Ama e fa’ quel che · Dal Vangelo di Matteo 10,5-15 ... Cristo ci chiede di essere umili e...

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Ama e fa’ quel che vuoi. Se taci, taci per amore. Se parli, parla per a- more. Se correggi, correggi per amore. Se perdoni, perdona per amore. Metti in fondo al cuo- re la radice dell’amore. Da questa radice non può che maturare il bene. Sant’Agostino Anno XIII 82 Maggio 2014

Transcript of Ama e fa’ quel che · Dal Vangelo di Matteo 10,5-15 ... Cristo ci chiede di essere umili e...

Ama e fa’ quel che vuoi. Se taci, taci per amore. Se parli, parla per a-more. Se correggi, correggi per amore. Se perdoni, perdona per amore. Metti in fondo al cuo-re la radice dell’amore. Da questa radice non può che maturare il bene.

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Le nostre rubriche e curiosità pag 11 Letture delle domeniche pag 15 Per i bimbi pag 19

Dal sussidio dei pellegrinaggi pag 3 La Regola di Vita pag 4 Riflessioni dalle Zone pag 5 Dall’Assistente Spirituale pag 10 Seminario della Fede inserto

“Saper dare agli altri il meglio di noi stessi”

SOMMARIO IN CALENDARIO Santo Rosario della Madonnina 6 Giugno 17 Giugno 28 Giugno

PROSSIMI APPUNTAMENTI Catechesi sui Seminari della Fede Grosseto 15 Giugno 2014

“Quale impegno ha l’uomo nella vita? Onestà, fratellanza, amore, spiritualità vera… quindi fede.”

Cosetta Magherini

Anno XIII - n° 82 Maggio 2014

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DAL SUSSIDIO PER I PELLEGRINAGGI

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Il pellegrinaggio è … ESSENZIALITA’

I l pellegrinaggio è sobrietà di vita, essenzialità. Il pellegrino non ha tutte

le comodità della sua casa, ha le poche cose che porta suo zaino (e che ha

scelto con molta cura) e quello che incontra come dono lungo la strada.

Dal Vangelo di Matteo 10,5-15

[Gesù disse ai suoi discepoli:] «Non andate fra i pagani e non entra-

te nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute

della casa d’Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è

vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate

i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cintu-

re, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché

l’operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio

entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete

fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.

Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se

non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi

accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o

da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel

giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più

sopportabile di quella città.

Il pellegrino, che va a piedi, non può portare molto nel proprio zaino, per

cui deve scegliere le cose da portare con molta cura … deve riunire solo

l’essenziale.

La nostra società moderna invece ha molto di più dell’essenziale; oggi si ri-

tiene povera una famiglia che non ha il “superfluo”: la televisione, la mac-

china, … e tutto questo ci porta a dimenticare le cose necessarie, anzi spesso

a ritenere tali quelle superflue.

Il cristiano tutto ha ricevuto dal Signore, tutto è grazia (cioè gratuitamente

dato), ma, tra tutti i beni che ha ricevuto, il cristiano deve saper riconoscere

ciò che è veramente essenziale. Proviamo a stendere un elenco delle cose

che noi riteniamo indispensabili e poi proviamo a leggerlo molto lentamen-

te al Signore!

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RIFLESSIONI DALLE ZONE

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“Chi crede in me non muore” - Dice Gesù ―Io sono la Resurrezione e la vita;

chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno. Credi tu questo? "

(Gv 11,25-26) Dal 67° SEMINARIO DELLA FEDE – Grosseto, 8Aprile 1996

I n questa relazione si parla naturalmente della Pasqua intesa come resurre-zione a vita nuova. Soprattutto nella prima parte Cosetta ci spiega come

vivere questo tempo pasquale ricordandoci che Cristo è morto per noi. Come ci dice il profeta Isaia " Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiaccia-to per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" E' assurdo ma e' nella logica di Dio, che per salvare noi abbia voluto soffrire lui. Quando andiamo in chiesa ad a-dorare la croce e volgiamo lo sguardo verso le sue piaghe, ricordiamoci che quelle sono il segno della sua sofferenza da innocente, ma sono la nostra sal-vezza e il nostro perdono. Con la sua resurrezione Gesù ha vinto la morte e ha sconfitto l'assurdo; ci tro-viamo di fronte ad un evento unico nella storia che solo la fede può spiegare, per questo dobbiamo pregare affinché Dio aumenti la nostra fede e imprima nel nostro cuore la certezza della resurrezione futura. Siamo invitati a seguire il cammino di Gesù, a spingerci oltre per seguirlo. Lui non ci chiede di rinunciare a delle cose materiali, quanto a una nostra mentali-tà e a delle nostre abitudini, Cristo non forza nessuno, ma ci chiede di supera-re quella linea, di fare quell'ultimo passo per avvicinarci a lui, è il cuore dell'uomo che deve farlo sbarazzandosi dei pregiudizi e delle abitudini per venire introdotti nella verità della Rivelazione. Seguendo il Vangelo potremo riuscire a fare questo ultimo passo di avvicinamento totale a Cristo, con la preghiera chiediamogli di aiutarci ad avere la forza necessaria. Cristo ci chiede di essere umili e semplici, che non significa rinuncia allo stu-dio e all'approfondimento. Il cristiano umile è colui che con semplicità ed im-pegno intellettuale cerca le verità che le scritture racchiudono. Se l'uomo non crede a chi gli ha fatto del bene, a cosa crede nella vita? E' questa la domanda su cui siamo chiamati a riflettere. Tutti noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa o in qualcuno per continuare ad andare avanti. Quindi affidiamoci completamente a Dio al suo Amore per noi perché solo l'amore produce fede vera. Bellissime le seguenti frasi: o ci si spalanca con la fede, o ci si chiude e barrica con la ragione oppure rinnegare le sicurezze per rimanere abbagliati dalla ve-rità. Penso sia l'essenza dell'essere veri cristiani della vera fede, dell'abbando-no totale alla parola di Dio. Concludo il mio intervento con delle parole di Madre Speranza che il 31 di Maggio a Colvalenza verrà Beatificata : " Con la Resurrezione l' eterno Padre ricompensa l' umiliazione del Figlio con una gloria immensa, i suoi dolori con gioie inesprimibili, la sua povertà con una signoria universale."

Riflessione della zona di Perugia

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Elisa Gattini

Pasqua Le uova a sorpresa Le rondini e i fiori rallegran la Pasqua di vivi colori Ma il dono più bello Regalo migliore Lo porta la pace in fondo al cuore

Noemi Mastrocicco Le campane suona-no a festa entra il sole dalla finestra. L’odore dell’erba, il colore dei fiori porta la gioia in fondo ai cuori. Il sole giallo che splende lassù con i suoi raggi ci fa cucù.

Le poesie declamate dai nostri bimbi

Pasqua in “famiglia” ad Assisi

I l giorno di Pasqua il nostro incontro men-

sile si é svolto a Santa Maria degli Angeli,

presso Assisi. E' stato bello vedersi per tra-

scorrere insieme il giorno del Cristo risorto,

salutare associati che purtroppo per motivi

di salute non vedevamo da tempo, fra cui

ricordiamo la nostra amica Renata, che ora é

tornata al Padre. E' come se avesse voluto

salutare l'Omnibus un’ultima volta; è straor-

dinario come Gesù operi miracoli in ognuno

dei nostri cuori.

L'incontro è iniziato con la lettura di uno

scritto di Cosetta, da parte del nostro presi-

dente, che abbiamo seguito con un silenzio e

un raccoglimento commuovente.

Siamo passati poi alla lettura delle riflessioni in merito alla relazione da par-

te delle varie zone, dalle quali è emersa un'attenzione particolare alla frase

di Cosetta: "Se l' uomo non crede a chi gli ha fatto del bene, a cosa crede nel-

la vita?"

Alla fine dell' incontro abbiamo dato spazio ai più piccoli che hanno augu-

rato a tutti una buona Pasqua recitando delle poesie, strappando sorrisi e

applausi. A seguire c'é stata la Santa Messa presso la basilica di Santa Maria

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degli Angeli, animata dai canti del coro dei frati.

Il tutto si è concluso con un pranzo comunitario.

Ringraziamo sempre Gesù che ci dà la possibilità di trascorrere insieme

questi bei momenti e soprattutto Cosetta, grazie alla quale siamo entrati a

far parte dell' Omnibus, il tutto, in tutti, nel tutto.

Letizia Gattini

A lle 11:30 la Santa Messa a Santa Maria degli

Angeli celebrata dal Cardinale Nicola Buo-

nagiornata, la chiesa era gremita di gente. Al ter-

mine della celebrazione siamo andati al Domus

Pacis per il pranzo. E’stata una giornata molto

bella, carica di emozioni, gioia e fraternità. Come

sempre le giornate trascorse con l’associazione ti

fanno il pieno spirituale e ti rimane sempre qual-

che cosa di bello dentro, per poi poterlo donare

agli altri. Abbiamo ricordato tutti gli assenti e gli

ammalati e pregato per tutti. Con l’augurio di ri-

vederci presto vi saluto caldamente.

Adriana Saccardo

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Il Papa spiega ai prof come non isolarsi dal mondo

Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti alla plenaria della con-gregazione per l’educazione cattolica (degli istituti di studi) Sala Clementina—Giovedì, 13 febbraio 2014

S ignori Cardinali, Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, cari fratelli e sorelle,

rivolgo un particolare benvenuto ai Cardinali e Vescovi nominati di recente Membri di questa Congregazione, e ringrazio il Cardinale Prefetto per le pa-role con cui ha introdotto questo incontro. I temi che avete all’ordine del giorno sono impegnativi, come l’aggiorna-mento della Costituzione apostolica Sapientia christiana, il consolidamento dell’identità delle Università cattoliche e la preparazione degli anniversari che cadranno nel 2015, cioè il 50° della Dichiarazione conciliare Gravissimum edu-cationis e il 25° della Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae. L’educazione cattolica è una delle sfide più importanti della Chiesa, impegna-ta oggi a realizzare la nuova evangelizzazione in un contesto storico e cultura-le in costante trasformazione. In questa prospettiva vorrei richiamare la vostra attenzione su tre aspetti. Il primo aspetto riguarda il valore del dialogo nell’educazione. Di recente, avete sviluppato il tema dell’educazione al dialogo interculturale nella scuola catto-lica con la pubblicazione di uno specifico documento. In effetti, le scuole e le Università cattoliche sono frequentate da molti studenti non cristiani o anche non credenti. A tutti le istituzioni educative cattoliche offrono una proposta educativa che mira allo sviluppo integrale della persona e che risponde al di-ritto di tutti di accedere al sapere e alla conoscenza. Ma a tutti ugualmente sono chiamate ad offrire, con pieno rispetto della libertà di ciascuno e dei me-todi propri dell’ambiente scolastico, la proposta cristiana, cioè Gesù Cristo come senso della vita, del cosmo e della storia. Gesù iniziò ad annunciare la buona novella nella “Galilea delle genti”, croce-via di persone diverse per razza, cultura e religione. Tale contesto assomiglia per certi versi al mondo di oggi. I profondi cambiamenti che hanno portato al diffondersi sempre più vasto di società multiculturali domandano a quanti operano nel settore scolastico e universitario di coinvolgersi in itinerari educa-tivi di confronto e di dialogo, con una fedeltà coraggiosa e innovativa che sap-pia far incontrare l’identità cattolica con le diverse “anime” della società mul-ticulturale. Penso con apprezzamento al contributo che offrono gli Istituti reli-giosi e le altre istituzioni ecclesiali con la fondazione e la gestione di scuole cattoliche in contesti di accentuato pluralismo culturale e religioso. Il secondo aspetto riguarda la preparazione qualificata dei formatori. Non si può

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improvvisare. Dobbiamo fare seriamente. Nell’incontro che ho avuto con i Superiori Generali, ho sottolineato che oggi l’educazione è rivolta ad una ge-nerazione che cambia, e che quindi ogni educatore – e tutta la Chiesa che è ma-dre educatrice – è chiamato a “cambiare”, nel senso di saper comunicare con i giovani che ha di fronte. Vorrei limitarmi a richiamare i lineamenti della figura dell’educatore e del suo compito specifico. Educare è un atto d’amore, è dare vita. E l’amore è esigen-te, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza insieme ai giovani. L’educatore nelle scuole cattoli-che dev’essere anzitutto molto competente, qualificato, e al tempo stesso ricco di umanità, capace di stare in mezzo ai giovani con stile pedagogico, per pro-muovere la loro crescita umana e spirituale. I giovani hanno bisogno di quali-tà dell’insegnamento e insieme di valori, non solo enunciati, ma testimoniati. La coerenza è un fattore indispensabile nell’educazione dei giovani. Coeren-za! Non si può far crescere, non si può educare senza coerenza: coerenza, te-stimonianza. Per questo l’educatore ha bisogno egli stesso di una formazione permanente. Occorre dunque investire affinché docenti e dirigenti possano mantenere alta la loro professionalità e anche la loro fede e la forza delle loro motivazioni spi-rituali. E anche in questa formazione permanente mi permetto di suggerire la necessità dei ritiri e degli esercizi spirituali per gli educatori. E’ bello fare corsi su questo e quell’argomento, ma anche è necessario fare corsi di esercizi spiri-tuali, ritiri, per pregare! Perché la coerenza è uno sforzo, ma soprattutto è un dono e una grazia. E dobbiamo chiederla! Un ultimo aspetto concerne le istituzioni educative, cioè le scuole e le Universi-tà cattoliche ed ecclesiastiche. Il 50° anniversario della Dichiarazione concilia-re, il 25° della Ex corde Ecclesiae e l’aggiornamento della Sapientia christiana ci inducono a riflettere seriamente sulle numerose istituzioni formative sparse in tutto il mondo e sulla loro responsabilità di esprimere una presenza viva del Vangelo nel campo dell’educazione, della scienza e della cultura. Occorre che le istituzioni accademiche cattoliche non si isolino dal mondo, ma sappiano entrare con coraggio nell’areopago delle culture attuali e porsi in dialogo, consapevoli del dono che hanno da offrire a tutti. Carissimi, quello dell’educazione è un grande cantiere aperto, nel quale la Chiesa è da sempre presente con istituzioni e progetti propri. Oggi occorre incentivare ulterior-mente questo impegno a tutti i livelli e rinnovare il compito di tutti i soggetti che vi sono impegnati, nella prospettiva della nuova evangelizzazione. In questo orizzonte vi ringrazio per tutto il vostro lavoro, e invoco per interces-sione della Vergine Maria la costante assistenza dello Spirito Santo su di voi e sulle vostre iniziative. Vi domando per favore di pregare per me e per il mio ministero, e di cuore vi benedico. Grazie!

Padre Gabriele Ferlisi

DALL’ASSISTENTE SPIRITUALE

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―S aper dare agli altri il meglio di noi stessi‖. Non è facile, ma è certamente la scelta più saggia e più gratificante che possiamo fare nel quotidia-

no della nostra vita. Ce lo spiega bene Cosetta in questa catechesi che si terrà nel prossimo mese di giugno 2014. ―Saper dare agli altri il meglio di noi stessi‖. ―Dare‖: cioè donare, regalare, far dono gratuito senza patteggiamenti e calco-li di tornaconto. ―Saper dare‖: e quindi non limitarsi ad una volta sola, ad un gesto sporadico di bontà e di eroismo, ma inquadrare tutto in una sincera programmazione, in una scelta di consapevolezza. ―Agli altri‖: a tutti, senza riserve, senza eccezioni, senza preferenze, non a chi sì a chi no. ―Il meglio‖: non lo scarto, non gli avanzi, non il superfluo. ―Di noi stessi‖: ossia di qualcosa che non è estraneo a noi, ma che ci appartie-ne, che fa parte di noi stessi, del nostro essere. Saper dare agli altri il meglio di noi stessi! È un progetto di vita, bello, esaltante, dignitoso! L’unico che vale la pena di programmare, perché l’unico che met-te a fuoco la dignità della persona, rende la vita a misura d’uomo, bandisce ogni forma di ipocrisia, calcolo, interesse e stabilisce rapporti veri di fraterni-tà e di amicizia. Ricordiamolo: “il meglio di noi stessi” siamo noi, sono io, sei tu, come persona e non come cosa. Il meglio di noi stessi è il nostro cuore, il nostro amore, il nostro perdono, la nostra lealtà, la nostra stima, la nostra fiducia, la nostra amicizia. Io sono il dono migliore, più prezioso per l’altro e l’altro è il dono migliore, più prezioso per me. E questo dono reciproco è tanto più prezioso e più bello quanto più io, tu, il mio cuore, il tuo cuore so-no abitati da Dio. Allora il meglio da dare agli altri è Dio, di cui io e tu siamo immagine, siamo tempio! Spero che questi pensieri aiutino ad approfondire e a calare nella vita la rela-zione di Cosetta. Viverne infatti il messaggio dando agli altri il meglio di noi stessi equivale in pratica a vivere davvero la Pasqua!

LE NOSTRE RUBRICHE E CURIOSITA’

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Chi di voi lo sapeva? Che strano, ogni anno Cascia è meta dei no-stri pellegrinaggi e non eravamo a conoscenza di questa loro atti-vità! Pensate che io l’ho appreso da Radio Dj che per ben 2 volte ne ha parlato. In seguito c’è stato anche un servizio al TG5 e allo-ra, per chi se lo fosse perso vi propongo un’intervista che ne par-la.

Iniziativa solidale del monastero Santa Ritada da Cascia (www.ilcarrettinodelleidee.com)

I l nome di battesimo di questa suora di clausura, dalla storia assai partico-lare è Laura, ma quello spirituale è Maria in rispetto della vergine Madre

a cui tutte le sorelle del Monastero di Santa Rita da Cascia sono devote. Suor Maria Laura ha trascorso i primi ventotto anni della sua vita nella sartoria di famiglia dove come stilista cuciva anche abiti da sposa. “Quegli abiti che io confezionavo li ho indossati più volte -racconta - ma non ho mai provato tra-sporto per nessuno di questi nonostante alcuni mi stessero abbastanza be-ne”. Un fidanzato, una vita agiata ma un grande vuoto che solo la fede a-vrebbe potuto colmare. Il 15 agosto 1993 arriva la scelta radicale, ma la data non è casuale. Coronamento di un percorso che arriva dopo un pellegrinag-gio a Lourdes, e in concomitanza con una data particolare, il quindici appun-to, che è la data di morte della nonna di Laura, considerata una donna santa. La conversione vera e propria arriva con la nascita della prima nipotina: “Guardando quel corpo meraviglioso, Maria Laura si sente fortemente atti-rata verso Dio, lo percepisce come Bellezza. In pochi secondi, capisce di non avere di Lui un’idea corretta, e nasce dentro di sé un forte desiderio di cono-scerlo”. Conosce il messaggio di Dio attraverso la bellezza della natura, fre-quentando una scuola teologica, e con l’ascolto di un inno sacro che la com-muove fortemente “t'amai Bellezza infinita, tardi t'amai Bellezza così antica e così nuova”. L’abito bianco che indossa da vent’anni è quell’agostiniano e l’amore che brucia è quello verso il creatore. La storia però non si esaurisce qui. Dagli anni ’50 il monastero dove vive suor Maria Laura porta avanti un’iniziativa benefica:la raccolta di abiti da sposa, donati dalle devote di Santa Rita, per tutte quelle donne che non hanno la possibilità di spendere cifre esose per il giorno più bello della loro vita o che comunque vogliono celebrare il loro matrimonio all’insegna della sobrietà. Gli abiti sono custodi-ti in una stanza all’interno del monastero per taglia e tutte le coppie, anche chi sceglie di sposarsi con rito civile, possono farne richiesta, e decidere se lasciare un’offerta al monastero. L’incontro tra suor Maria Laura, “sposa di Cristo” e la “promessa in moglie”

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avviene in uno dei parlatori in cui è possibile comunicare con l’esterno. La consegna per la

prova avviene tramite una finestra e nonostante le regole della clausura non permettano ampi contatti con l’esterno suor Maria Laura ricorda l’emozione di incontrare tante spose che si ac-cingono a consacrare il loro amore con il matri-monio. Noi de ilcarrettinodelleidee abbiamo inter-vistato proprio suor Maria Laura, una delle principali artefici dell’iniziativa di beneficienza.

Che cosa è l'amore per suor Laura? È il "Fuoco Nascosto" che mi abita per Dono ri-cevuto dall’Alto, al quale posso continuamente attingere e lasciarmi ispirare. Se entro nella sua sintonia e lo assecondo, facendomi dono per l'al-tro, sperimento la mia verità più profonda, ritrovando la mia vera immagine a somiglianza di Dio-Amore. L’Amore è per me il bisogno fondante della mia vita, quello che mi fa vivere, che mi fa gustare la gioia, la bellezza, la di-versità dell’altro, anche il dolore, perché solo quando si ama davvero si sof-fre veramente; ma è anche esigenza senza sconto perché ha un prezzo alto da pagare, la moneta sei tu stesso, continuamente ti chiede la morte del tuo egoismo per dare vita a chi vive accanto a te, a chi Dio mette sul tuo cammi-no. L’amore è ciò che rende la mia vita "nascosta" una vita bella, felice, per-ché la libera dal peso della tristezza donandole orizzonti di apertura e di li-bertà; dilata lo spazio del mio cuore rendendolo aperto alla novità che ogni giorno porta. L'amore per me è tutto e, in tutto ciò che faccio, cerco di rispondere a questo Amore che mi precede attraverso l’amore. Non sempre ci riesco, per debo-lezza, per poca memoria, per incoerenza ecc., i motivi possono essere molti e vari, ma ogni volta che cado, l’Amore mi viene incontro e, dandomi la mano, mi fa rialzare. Così riparto alla sua scuola con una nuova grinta e una gioia sempre più vera. Solo quando amo mi sento realizzata.

Quali sono i punti di contatto tra l’amore verso Dio e quello fra una cop-pia di sposi? L’amore ci precede e ci accompagna come una sorgente che continuamente fa scaturire acqua sempre nuova. Se voglio bere, devo avvicinarmi alla sor-gente, devo attingere, solo così posso dissetarmi, gustare la freschezza e la purezza dell’acqua. Se mi tengo lontano, la mia idea d’amore non è più giu-sta. Così gli sposi possono arrivare al matrimonio felici ma con idee sbaglia-

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te, che poi con il tempo rivelano l’impossibilità di creare una unione profon-da fatta di dono reciproco. L’altro, in questa idea sbagliata, è per me, per la mia soddisfazione; se mi delude, non c'è più speranza. La Sorgente è la stes-sa per amare Dio. Ho bisogno dell’amore di Dio che ho ricevuto nel battesi-mo, per dono, ma lo devo riconoscere e usare; per amare l’altro ho bisogno sempre dell'amore di Dio che mi riempie e mi rende capace di essere dono, guarendomi dall’egoismo che mi fa usare l’altro. L'Amore è uno solo è lo Spirito che il Signore ci ha donato morendo sulla croce perché noi potessimo guarire dall’egoismo ed entrare in comunione con Lui e con il Padre e tra di noi. Questo apre la nostra vita alla felicità vera e ci rende ricchi, perché con l'amore possediamo già ora la vita eterna, già ora vinciamo la morte, quella fisica e tutte le piccole morti che la vita ci offre inevitabilmente, che noi stessi offriamo agli altri e gli altri ci offrono spesso senza volerlo.

Quanto è importante la scelta di un abito da sposa? Il giorno del matrimonio è un giorno importante pieno di attese verso il fu-turo. La sposa sente molto tutto questo e l’abito ha un po’ questo significato. La moda, in questo caso, mi sembra che eserciti meno il suo influsso. L’abito viene scelto come espressione della persona. La sposa si vuole sentire a suo agio, anche se riconosce che un abito forse è più bello di quello che lei sce-glie. Si vede dagli occhi quando è quello giusto.

Quali sono i ricordi più belli della giovinezza quando confezionava gli abiti? Porto nel cuore tantissimi ricordi belli. Il lavoro in sartoria era strutturato in modo che ognuna di noi lavorava in modo indipendente, così sapevamo tut-te fare tutto. Anche se ci aiutavamo nelle varie difficoltà. Gli abiti da sposa, invece, li facevamo insieme e prima di tagliare c’erano sempre animate di-scussioni su come procedere. Chi ci vedeva da fuori si spaventava, ma per noi era naturale; presa la decisione, iniziavamo a ridere. Sono stati anni mol-to felici, anni bellissimi, anche per il rapporto con le clienti, ci volevano bene. Spesso, quando passavano davanti al negozio, si fermavano e stavano un po’ con noi. Mentre lavoravamo, si parlava, molto spesso si condivideva il no-stro cammino di fede. Con mia sorella c’è sempre stato un bellissimo rappor-to. Questa è stata un’occasione anche per conoscere meglio mia madre, una donna davvero straordinaria, era una sarta di una bravura unica. Lei amava tantissimo questo lavoro, adesso ha problemi agli occhi e non riesce più a cucire.

A cosa servirà il ricavato? Le offerte che lasciano le spose vengono date alla Madre Badessa che, a sua volta, le usa per le necessità varie del Monastero e per le opere di beneficen-za.

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Mi chiamate il Redentore e non vi redimete Mi chiamate la Luce e non mi vedete Mi chiamate la Via e non mi desiderate Mi chiamate il Maestro e non mi credete Mi chiamate la Sapienza e non mi interrogate Mi chiamate il Signore e non mi servite Mi chiamate Onnipotente e non vi fidate di me Se un dì non vi riconosco non vi meravigliate

Iscrizione sul Duomo di Lubecca

D on Masetti da Modena suggerisce una meditazione personale su que-

sta iscrizione, in quanto a suo avviso la fede è un dono di Dio, ma “non si può vivere di rendita” e occorre rimanere in cammino spirituale tutta la vita! Non ci si può accontentare di una fede usa e getta, immatura e priva di radici: occor-re instaurare un rapporto profondo con il Padre e mettere eroicamente Dio al centro della vita! Tutto il nostro io (ragione-volontà-cuore) deve avere fede per testimoniare Cristo “in un contesto di leggerezza”, in cui è negata la presenza di Dio ed è lecito tutto ciò che l’uomo è in grado di fare. Può sembrare paradossale, ma la fede si sperimen-ta usando disciplina e metodo, tralasciando quindi sensazioni, e sentimenta-lismi. La costanza premia ed è importante fissare e mantenere tempi e moda-lità di preghiera in solitudine e/o in compagnia, soprattutto quando Dio tace e si nasconde: tanti santi hanno vissuto questa esperienza dolorosa chiamata “notte”! Forse tocca anche noi superare questa prova!

Interno del Duomo di Lubecca

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LETTURE DELLE DOMENICHE

11 MAGGIO 2014 IV Domenica del Tempo Pasquale

Adesione alla persona di Cristo Le letture: At 2,14a.36‑41: «Dio ha costituito Signore quel Gesù che

voi avete crocifisso». 1Pt 2,20b‑25: «Ora siete tornati al pastore delle vostre ani-

me». Gv 10,1‑10: « ... Chiama le sue pecore.... cammina innanzi a loro».

COMMENTO Il problema centrale del capitolo dieci del Vangelo di Giovanni, come del resto anche del capitolo nove in cui è stato narrato il miracolo della guarigione del cieco nato, è la persona di Gesù. La fede della chiesa primitiva era un messaggio rivolto agli ebrei per indurli a verificare la loro adesione alla persona del Cristo. E tale rimane anche per noi. Chi è per noi Gesù? Quale posto ha nella scala dei valori della nostra vita? Il suo messaggio incide nelle nostre scelte? Possiamo dire che conduce il nostro cammino? La liturgia di oggi vuole portarci a dare una risposta a questi interrogativi presen-tandoci Gesù come unico vero pastore degli uomini, l’unico «buon pastore» delle nostre comunità, dei quale nessun altro può prendere il posto a nessun titolo e per nessuna ragione.

18 MAGGIO 2014 V Domenica del Tempo Pasquale

Sulla strada... Le letture: At 6,1 – 7: «Non trascuriamo la parola di Dio per il servizio

delle mense». 1Pt 2,4‑9: «Pietre vive per la costruzione di un edificio spi-

rituale». Gv 14,1‑12: «lo sono la via ... ».

COMMENTO Il buon pastore, di cui abbiamo letto domenica scorsa, ci ha promesso di condurci in pascoli verdi, abbondanti di cibo. Ha dichiarato anche di essere la porta attraverso la quale giungere alla fine del nostro cammino. Oggi Gesù ci si ripropone, con un altro simbolo tanto caro a tutto il libro sacro: la strada. E in quanto strada, Gesù è anche verità e vita. Da Abramo, che viene invitato da Dio a mettersi in cammino da Ur (Gn 12), sino all’invito di Gesù agli apostoli e a tutta la chiesa di andare fino ai confini del mondo. Tutta la storia della fede è un lungo cammino per salire a Gerusalemme. Anche la

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25 MAGGIO 2014 VI Domenica del Tempo Pasquale

Il gioco della vita Le letture: At 8,5‑8.14‑17: Filippo predica il Cristo in Samaria.

1Pt 3,15‑18: Una testimonianza data «con dolcezza e rispet-

to».

Gv 14,15‑21: Amore e conoscenza dei Padre, nello Spirito.

COMMENTO Stiamo per avvicinarci alla pentecoste e, come comunità cristiana, siamo invitati a riconoscere la presenza dello Spirito quale segno fondamentale della risurrezione di Gesù. Forse ancora una volta ci siamo convinti di essere noi a costruire per il mondo la testimonianza della risurrezione e che sia la nostra condotta a dover provare da-vanti all’umanità che il Cristo è vivo. Dio ha ben altri strumenti per rendere testimonianza della sua opera: alla chiesa sta il compito di svegliare se stessa e ogni uomo alle meraviglie di Dio. Ancora una volta ‑ e questo è testimonianza di risurrezione dobbiamo avere il corag-gio di ammettere che Dio ci sorpassa, che Dio opera sempre e opera specialmente do-ve noi non penseremmo mai alla sua presenza (prima lettura). La risurrezione è opera dell’amore e così è l’azione di Dio nella chiesa perché la go-verna una logica che non è secondo ragione, ma secondo la creatività sempre nuova di un padre che è onnipotente per amore e che mette a disposizione ogni cosa perché il suo amore giunga ad ogni uomo (Vangelo).

vita di Gesù è stata un lungo cammino verso Gerusalemme, verso il compimento della volontà del Padre per realizzare la salvezza del mondo. E’ un invito per tutti a riscoprire la fede come un cammino da percorrere, come una strada su cui camminare. Dunque, un invito a convertirci dal considerare invece la fede come un punto di arrivo, una tranquilla posizione raggiunta con il nostro sacri-ficio e con la nostra fatica.

1 GIUGNO 2014 Tempo Pasquale: Ascensione del Signore

Il cielo… sulla terra Le letture: At 1,1‑11: L’inizio di un tempo nuovo.

Ef 1,17‑23: «Possa egli illuminare gli occhi della vostra

mente per farvi comprendere ... ».

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8 GIUGNO 2014 Domenica di Pentecoste

Una nuova creazione, un nuovo popolo Le letture: At 2,1 ‑11: «Furono tutti pieni di Spirito santo ... ».

1Cor 112,3b‑7.12‑113: Diversità di carismi, ma un solo Spi-

rito.

Gv 20,19‑23: Lo Spirito è il dono di Cristo risorto.

Santi Evangelisti Luca e Matteo

Mt 28,16‑20: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro,

fu assunto in cielo ... ».

COMMENTO

Quando il testo sacro puntualizza il

giorno di un avvenimento o ancor più

l’ora precisa di un fatto, vuole mettere

in evidenza un dato fondamentale della

vita dell’umanità, di un popolo o di una

singola persona.

«La sera di quello stesso giorno» (Gv

20,19).

Inizia così il brano di Vangelo della li-

turgia di pentecoste; alla sera cioè del

giorno di pasqua inizia un ciclo nuovo,

avviene un cambiamento, una conver-

sione della vita dei dodici «che erano

rinchiusi nel cenacolo per paura dei giu-

dei» (Gv 20,19).

In quella sera per tutta l’umanità ha

inizio un passaggio: dal popolo antico,

rinchiuso nei confini della famiglia e-

braica, al popolo nuovo, che ha le dimen-

sioni di tutti i popoli della terra. «Dopo

queste cose ‑ continua il testo ‑Gesù

alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spiri-

to santo» (Gv 20,22).

Il soffio di Dio viene nominato in mo-menti ben precisi della vita umana. Al

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15 GIUGNO 2014 Prima Domenica dopo Pentecoste

Festa della Santissima Trinità Le letture: Es 34,4b‑6.8‑9: Il Signore si rivela a Mosè come il «Miseri-

cordioso».

2Cor 13,11‑13: Vivete in pace e il Dio dell’amore e della

pace sarà con voi.

Gv 3,16‑18: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito per la

salvezza del mondo.

COMMENTO La festa della Trinità ci invita ad appro-

fondire il mistero di Dio. Nel nostro mon-

do secolarizzato è già difficile parlare di

Dio. Come si fa a parlare del mistero tri-

nitario? Eppure non dobbiamo avere pau-

ra di testimoniare la nostra fede in un

Dio che si rivela come il «Misericordioso»

e vuole stringere alleanza con l’uomo

(prima lettura); che manda il suo Figlio

unigenito nel mondo perché vuole libera-

re l’uomo dalle sue schiavitù e condurlo

alla vita eterna (Vangelo); che vuole re-

stare presente in mezzo al suo popolo co-

me offerta di amore, di grazia, di comu-

nione. San Giovanni Evangelista

momento della creazione: «Il soffio di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1,2), il che sta

a significare che tutta la realtà vive dell’alito di Dio e si conserva per la forza del suo

respiro.

Ancora il soffio di Dio viene nominato in Ezechiele: «Spirito, vieni dai quattro venti

e soffia su questi morti perché rivivano» (Ez 37,9); e in quel momento un popolo or-

mai ridotto ad ossa secche, riprende a vivere.

Il respiro di Dio entra anche nella vita degli apostoli e li fa rivivere, dando loro il

coraggio che avevano perduto.

Il soffio di Dio in quella sera di pasqua realizza una nuova creazione, l’uomo cioè

torna all’inizio e ridiventa «immagine di Dio».

PER I BIMBI

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Bellissima storia per l’anima di Bruno Ferrero. Il brano in que-stione è “Il conto”. E’ importante ricordare che l’amore è gratui-

to, se no, non è amore.

IL CONTO

U na sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano.

Con aria stranamente ufficiale il bambino porse il pezzo di carta alla mam-ma, che si asciugò le mani col grembiule e lesse quanto vi era scritto: “Per aver strappato le erbacce dal vialetto: Euro 3. Per aver ordinato la mia cameretta: Euro 5. Per essere andato a comperare il latte: Euro 0,50. Per aver badato alla sorellina (3 pomeriggi): Euro 9. Per aver preso due volte “ottimo” a scuola: Euro 5. Per aver portato fuori l’immondizia tutte le sere: Euro 4. Totale: Euro 26,50″. La mamma fissò il figlio negli occhi, teneramente. La sua mente si affollò di ricordi. Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse: “Per averti portato nel grembo 9 mesi: Euro 0. Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: Euro 0. Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: Euro 0. Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: Euro 0. Per tutto quello che ti ho insegnato, giorno dopo giorno:Euro 0. Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene e i panini che ti ho prepa-rato : Euro 0. Per la vita che ti do ogni giorno: Euro 0. Totale: Euro 0”. Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio. Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrimoni fecero capolino nei suoi occhi. Girò il foglio e sul suo conto scrisse: “Pagato”. Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci.

Quando nei rapporti personali e familiari si cominciano a fare i conti, è tutto finito. L’amore è gratuito. O non è amore. ―In un giorno caldo, preparai dei coni gelato e dissi ai miei quattro figli che potevano comprarli per un abbraccio. Quasi subito i ragazzi si misero in fila per fare il loro ―acquisto‖. I tre più pic-coli mi diedero una veloce stretta, afferrarono il cono e corsero di nuovo fuori. Ma quando venne il turno di mio figlio adolescente, l’ultimo della fila, ricevet-ti due abbracci. ―Tieni il resto‖ disse con un sorriso‖.

Bruno Ferrero – A volte basta un raggio di sole

ASSOCIAZIONE

del SS.mo

CUORE di GESU’

(Pubblicazione gratuita a cura dell’Associazione “OMNIBUS” del SS.

mo Cuore di Gesù

Via F. Ferrucci n° 11 58100 Grosseto)