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ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITA’ DI BOLOGNA FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN SCIENZE POLITICHE TESI DI LAUREA IN SCIENZA POLITICA POPULISMO E ANTIPOLITICA. BEPPE GRILLO E IL MOVIMENTO 5 STELLE CANDIDATO RELATORE LUCA BALDINI Chiar.mo Prof. ALDO DI VIRGILIO SESSIONE II ANNO ACCADEMICO 2009‐2010

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ALMAMATERSTUDIORUM–UNIVERSITA’DIBOLOGNA

FACOLTA’DISCIENZEPOLITICHE

CORSODILAUREAINSCIENZEPOLITICHE

TESIDILAUREAINSCIENZAPOLITICA

POPULISMOEANTIPOLITICA.BEPPEGRILLOEILMOVIMENTO5STELLE

CANDIDATO RELATORELUCABALDINI Chiar.moProf.ALDODIVIRGILIO

SESSIONEIIANNOACCADEMICO2009‐2010

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E poi ti dicono "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera".

Ma è solo un modo per convincerti

a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.

Francesco De Gregori

La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure

difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al

tempo stesso. Max Weber

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Ringraziamenti

Innanzi tutto vorrei ringraziare i miei genitori, per avermi

insegnato cos’è l’amore, e per avermi mostrato che non c’è limite alla generosità; per aver sempre creduto nelle mie capacità anche

molto di più di quanto ci credessi io, e di avermi mostrato che arrendersi alle difficoltà è sempre la scelta sbagliata.

Ringrazio il professor Di Virgilio per la sua professionalità e per la

sua grandissima disponibilità.

Ringrazio il mio amico Giulio, per l’incredibile aiuto che mi ha dato, non lo ringrazierò mai abbastanza.

Ringrazio i miei amici di una vita che accompagnandomi in

questa strana avventura che è crescere hanno contribuito, molto più di quanto possano pensare, a dare forma a quel che sono

adesso; l’aver raggiunto questo traguardo è anche merito loro.

Ringrazio Lucrezia, e non semplicemente perché la sua presenza nella mia vita è ogni giorno più importante, ma perché senza falsi timori ha saputo spronarmi rendendomi migliore di quanto non

sia mai stato.

Questo lavoro è dedicato a Remo Dottori, Partigiano, Comunista, mio Nonno; per avermi donato la sua grande

passione per la politica, e per avermi insegnato l’umiltà delle grandi persone.

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Indice Introduzione ……………………………………………………………...………... p. 9 Capitolo 1 Populismo e antipolitica

Il populismo aspetti definitori e concettuali………………...…………..……p. 12 Il populismo in Italia, i precedenti..…………………………………...………p. 19 Forme recenti di populismo in Italia: il caso della Lega Nord……………..p. 30

Capitolo 2 Il fenomeno Grillo

Beppe Grillo nota Biografica…………………………………..…………...…p. 34 Il fenomeno Grillo, perché proprio ora?……...…………….…………..........p. 38 Un altro leader populista?.................................................……..………….p. 45

Capitolo 3 Il Movimento 5 Stelle Uno sguardo dallʼinterno……..………………………………..………………p. 52 Le prove elettorali…………………………………………………...…………p. 56

Conclusioni…..…………………………………………………………………….p. 64 Appendice………………………………………………………………………….p. 66 Bibliografia e sitografia…..……………………………………………………….p. 86

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Introduzione Nella così detta Seconda Repubblica italiana si è visto principalmente il trionfo elettorale di due personalità politiche: Silvio Berlusconi con Forza Italia e Umberto Bossi con la Lega Nord. Queste nuove figure politiche, sono entrambe caratterizzate da una forte dose di elementi populisti. I loro successi elettorali hanno acceso il dibattito accademico sul populismo, tanto che Loris Zanatta ha definito la penisola italiana “il più ricco laboratorio del nuovo populismo”.1 Per

lʼItalia non si tratta di una novità assoluta. Negli ultimi anni si è infatti potuto registrare un vero e proprio fiorire di movimenti e partiti, in maggior o minor misura, di stampo populista, tra i quali possiamo elencare lʼItalia dei valori di Di Pietro, il movimento dei girotondi, il popolo dei fax o il popolo viola. Lʼaggettivo populista e la parola antipolitica sono termini abusati soprattutto in ambito giornalistico. Per entrambi i termini non esiste una definizione condivisa in ambito scientifico. Il dibattito è ancora aperto. In letteratura si possono trovare differenti interpretazioni del fenomeno. Questa cornice definitoria ancora vaga rende difficile una adeguata messa a fuoco, e accade che allʼinterno della categoria rientrino molti e disparati referenti empirici. Considerando questo quadro, con questa tesi computo un lavoro esplorativo. Populismo e antipolitica sono richiamati in grande frequenza nel panorama politico italiano e ogni giorno, sulla stampa, si possono trovare numerosi articoli che, fanno riferimento a tali fenomeni2. Uno degli esponenti più recenti e dirompenti di questo panorama è sicuramente il comico/blogger/politico Beppe Grillo. Grillo è presente sulla scena pubblica

1LorisZanatta,Il Populismo. Sul nucleo forte di un’ideologia debole, in“Polis”,XVI,2Agosto2002,p.286.2Negli ultimi giorni di stesura di questo lavoro lʼex Primo Ministro Romano Prodi, discutendo della situazione politica italiana (fatta di pettegolezzi e scandali quotidiani) afferma: “…se lʼagenda dei problemi diventa virtuale e un intero Paese viene tenuto inchiodato per mesi sulla casa di Montecarlo, non restano che lʼanti-politica e il populismo.”, Romano Prodi, “Al futuro chi ci pensa?”, Lʼespresso n.40 anno LVI.

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italiana dai primi anni ottanta, ma solo da pochi anni vi ricopre un ruolo da protagonista. Mattatore e istrione, è stato capostipite di forme innovative di comunicazione, come per esempio lʼuso della rete a scopi di attivismo politico.

Lʼatipicità di Beppe Grillo risiede in questo: è un attivista politico, ma si distacca continuamente dalla profilo di politico tout court, che assume anzi uno dei suoi bersagli privilegiati. Negli anni Beppe Grillo ha costruito il suo successo come comico attraverso la critica, allo stesso tempo ironica e graffiante, nei confronti dei mostri sacri della società contemporanea, dal mondo della finanza a quello dellʼimprenditoria, dalla carta stampata alle personalità accademiche. Si è però concentrato principalmente sulla casta dei politici. Cavalcando lʼonda generata dallo scandalo di tangentopoli si è eretto a leader della così detta antipolitica. Grillo deve il suo successo alla sua popolarità come comico e alla sua grande abilità nello sfruttare le continue censure e cacciate dalle reti televisive pubbliche italiane. Lo scopo di questa tesi è verificare se nellʼattività politica di Beppe Grillo, e del Movimento 5 Stelle da lui fondato, sia possibile rintracciare elementi sufficienti a definirlo un leader populista alla luce della teoria e degli studi condotti sul tema. Il lavoro è articolato in tre capitoli. Nel primo affronto gli aspetti definitori, attualmente reperibili in letteratura, sui concetti populismo e antipolitica. Ripercorro inoltre la storia italiana dal dopo guerra al crollo della Prima Repubblica, rilevando i personaggi o movimenti riconosciuti come populisti. Affronto infine il caso della Lega Nord come esempio odierno più

rappresentativo di partito populista. Nel secondo capitolo analizzo la figura di Grillo, di cui presento una breve nota biografica, cercando di evidenziare gli elementi populisti, della sua azione politica, alla base di quanto esaminato in questo capitolo. Nel terzo capitolo mi occupo del Movimento 5 Stelle, allo scopo di presentarne caratteristiche di fondo e attività. Del movimento esamino anche le prime prove elettorali, con particolare riferimento ai casi dellʼEmilia Romagna e del Piemonte, a questo scopo ho condotto unʼintervista al consigliere regionale

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Favia, il candidato del movimento di maggiore successo (7%). Infine analizzo i risultati elettorali cercando di rilevare il suo peso nel contesto politico attuale.

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capitolo primo

IL POPULISMO CONCETTO E SVILUPPO STORICO

1.1 Populismo e antipolitica: aspetti definitori e concettuali Il populismo ha radici precise, non è una casualità della cronaca o della storia. Esso corrisponde ad una mentalità che ha dei fondamenti, per queste ragioni è da considerarsi come una componente del panorama politico e socioculturale contemporaneo. Da un punto di vista politologico il populismo è ancora in cerca di una definizione univoca. Il tentativo accademico più importante è rappresentato dal grande convegno sul populismo tenutosi presso la London School of economics nel 1967. Tutti concordano che il populismo ruota attorno ad un nucleo che è costituito in primo luogo da un forte richiamo dal concetto di popolo, o per meglio dire da un appello al popolo, quale pietra angolare dellʼordine politico che è stato però variamente interpretato. Paolo Pombeni è lʼautore che ha attribuito maggiore spessore teorico al richiamo di popolo come elemento principale dellʼordine politico, tanto da proporre di considerare il populismo come una vera e propria ideologia: “quellʼideologia che propone di far risiedere la legittimazione politica nellʼesistenza di una consonanza fra le sedi del potere politico e il popolo” -incluso, par di capire, lo Stato-, concedendo gli attributi della sovranità solamente “a chi con il popolo possa considerarsi in

sintonia”3. Più prudenti appaiono le posizioni di Yves Mény e Yves Surel; essi concedono al populismo lo status di Ideologia solo a condizione di considerare questʼultima alla stregua di un sistema cognitivo “culturalmente e storicamente determinato, per cui tramite si possono esprimere interessi o risolvere conflitti sociali, soprattutto quando le strutture cognitive e normative sperimentate

3PaoloPombeni,L’appello al popolo,in“Ideazione”,VII,2,marzo‐aprile2000,pp.35‐36

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sembrano non funzionare”4. In caso contrario è meglio considerarlo semplicemente uno “schema ideologico” e un “registro discorsivo”, capace comunque di fornire riferimenti interpretativi e proposte di soluzioni a problemi,

alla cui base sta la convinzione che politicamente il popolo è unʼentità sovrana a cui spetta il monopolio della legittimità, che le classi dirigenti lo hanno tradito, pur riservandogli la facoltà di governare, e che pertanto è dovere del popolo restaurare direttamente il proprio primato5. Che si possa parlare di unʼideologia ne è convinto anche Ludovico Incisa di Camerana, sebbene in prima battuta la sua definizione faccia cenno a “formule politiche per le quali fonte precipua dʼispirazione e termine costante di riferimento è il popolo considerato come aggregato sociale omogeneo e come depositario esclusivo di valori positivi, specifici e permanenti”. Un popolo “non razionalizzato ma piuttosto intuito o apoditticamente postulato […] assunto come mito”. Nei casi in cui si connetta a una crisi – che è il suo terreno di preferenziale di manifestazione, lʼhabitat in cui la sua forza di attrazione riesce ad esercitasi in modo più efficace – il populismo descritto da Incisa svolge la funzione di una ideologia “di sintesi, globale e cicatrizzante”, destinata cioè a cancellare le tracce dei conflitti sociali che hanno lacerato i tessuti connettivi di una collettività e a renderle lʼoriginaria omogeneità6. Le altre definizioni fin qui proposte rifuggono invece dallʼuso del termine ideologia, sin dal tempo del citato convegno di studi di Londra. In tale occasione Peter Wiles preferì parlare di una “Sindrome” di cui rileva ben ventiquattro sintomi, fra i quali il moralismo, la dipendenza da capi dotati di

qualità fuori dallʼordinario, lʼanti-intellettualismo, lʼopposizione allʼestablishment e al potere finanziario, una coscienza sociale conciliativa, lʼopposizione agli squilibri socioeconomici e un “pacato” razzismo7.Isaiah Berlin, intervenendo nel

4YvesMényeYvesSurel,Par le peuple, pour le pouple. Lepopulisme et les démocraties,Paris,Fayard,2000,p.170;trad.it.Il populismo e la democrazia,Bologna,IlMulino,2002.5QuestaformulazioneèinYvesSurel,Berlusconi, Leader Populiste?, inOlivierIhl,JanineChene,EricVialeGhislainWaterlot(acuradi),La tentation populiste au coeur de l’Europe,Paris,LaDécouverte,2003,pp.114,116.6LudovicoIncisadiCamerana,Populismo(1972),orainIdem,Fascismo Populismo Modernizzazione,Roma,AntonioPellicani,2000,pp.351,352,359.7Cfr.PeterWiles,A Syndrome, not a Crime. Some Elementary Theses on Populism, InIonescueGellener(acuradi),Populism,cit.,pp.166‐179.

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dibattito aperto dellʼincontro londinese e sforzandosi di tirare le somme degli spunti che ne erano emersi, reputò che per indicare dei caratteri generali del populismo, il consenso in materia si potesse considerare acquisito su sei punti:

unʼidea di società coesa molto simile al concetto di Gemeinschaft di Ferdinand Tönnies (una forma comunitaria, fondata sul sentimento di appartenenza e sulla partecipazione spontanea, predomina in epoca pre-industriale, in contrasto con una forma societaria, basata sulla razionalità e sullo scambio, domina nella moderna società industriale.); una fiducia riposta più nella società che nello stato; la preoccupazione di riportare il popolo alla perduta armonia con lʼordine naturale; un orientamento a riproporre valori legati al buon tempo antico; la convinzione di parlare a nome della maggioranza; la tendenza a manifestarsi in contesti sociali nei quali è già in corso, o è in fase di avanzata incubazione, un processo di modernizzazione.8 Nicola Matteucci, tornando ad allargare lʼanalisi sino a comprendervi lʼidea di società coltivata dai populisti, vi ha visto un orientamento psicologico “dominato dalla necessità di un incontro col popolo, di cui si ha unʼimmagine sentimentale, da una concezione rozza e manichea dei conflitti sociali”, visto come eterno scontro tra predoni e predati, e dal desiderio di estirpare in via definitiva il Male dalla comunità in cui si è insediato9. Per Gianfranco Pasquino, le politiche populiste si basano sulla “credenza nei valori positivi di quellʼindifferenziata entità che è il popolo e sullʼesistenza o sullʼasserzione della presenza di un rapporto diretto (e quasi carismatico) fra leadership e popolo”10. Marc Lazar ha ripreso lʼidea di sindrome, basata

sullʼesaltazione del popolo e sullʼantielitismo, collegandola a uno stile politico capace di dare forma concreta a dati simbolici11. Sulla crucialità degli elementi stilistici che si fondano “sulla retorica intrecciata intorno al popolo” inteso “come

8CfrIsaiahBerlin,RichardHofstadter,DonaldMacRaeet al.,To Define Populism, in“GovernmentandOpposition”,III,1968,pp.173‐178.9Cfr.NicolaMatteucci,Dal populismo al compromesso storico, Roma,EdizionidellaVoce,1976,pp.75‐76.10GianfrancoPasquino,Populismo,inEnciclopedia Italiana,Roma,Istitutodell’EnciclopediaItaliana,1994,app.V,p.202.11Cfr.MarcLazar,Du populisme à gauche: les cas français et italien, in“Vingtièmesiècle”,56,ottobre‐dicembre1997,pp.121‐122.

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comunità (nazionale), ovvero senza distinzioni di classe, di interessi, di valori, e senza le funeste divisioni generate dalla politica e, in special modo, dalle manovre parlamentari e dai partiti” ha insistito anche Alfio Mastropaolo,

aggiungendo però che, oltre a questo stile, i movimenti che si richiamano al populismo possiedono uno specifico obiettivo: rimettere il popolo, depositario di tutte le virtù, sul trono che gli spetta, “definendo superiori a ogni valore, ma anche a ogni regola, le sue manifestazioni di volontà” ed esprimendo in tal modo un afflato plebiscitario”12. Un importante elemento di novità è stato introdotto nella discussione da Margaret Canovan quando, aldilà della generica esaltazione di un popolo idealizzato, ha creduto di riconoscere nel populismo lʼespressione di un “pathos dellʼuomo comune”, ovvero un apprezzamento per le esemplari virtù civiche dei semplici cittadini, contrapposte ai vizi coltivati dai loro governanti13. Rispetto alla Canovan, Guy Hermet si sposta su un livello di analisi che richiama le teorie della psicologia. Hermet sostiene che la molla psicologica del populismo risiede nel sogno di “abolire finalmente la barriera che ha sempre separato quelli che stanno in basso da quelli che stanno in alto” questo concetto si richiama non solo e non tanto alla sovranità popolare, quanto piuttosto alla volontà di un popolo che trascende le classi sociali ed è al contempo costituito da uomini comuni e unificato da caratteri etnici. A questo popolo, di cui si reputano lʼincarnazione, i movimenti populisti e gli uomini che li guidano promettono la completa e rapida guarigione dai malanni che travagliano lʼordine sociale, accusando le élites al potere di ostacolare la

“terapia istantanea” da loro proposta per inconfessati motivi di interesse personale o di gruppo14. Su un piano di estrema concretezza, facendo specifico

12AlfioMastropaolo,La mucca pazza della democrazia. La destra radical­populista e la politica italiana, in“Meridiana”,38‐39,novembre2000,pp.51‐5213MargaretCanovan,Two Strategies for the Study of Populism, in“PoliticalStudies”,XXX,4,1982,p.552;dellastessaautrice,“People”, politicians and Populism, in“GovernmentandOpposition”,XIX(3),estate1984,pp.322‐324.14Cfr.Hermet,Les populismes, cit.,pp.16,41,45,49,52.Hermetritieneperaltro,controilpareredituttiglialtristudiosidelpopulismo,chesicommettaunerrorequandosifadell’appelloalpopolounacomponenteprivilegiatadellasuadottrina(terminecheèperaltroaccuratamenteevitatodagranpartedeglispecialisti),inquantoilriferimentoalpopolosirivelerebbe“paradossalmenteciòchevièdipiùconfusoesuppletivonelpopulismo”(ibidem,p.74).Malaconfusionedeicontornidiquestafigurasimbolicaèappuntoildatochepermetteaimovimentipopulistidifarnelapropria

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riferimento al caso italiano, Roberto Cartocci elenca le basi culturali su cui si fonda il populismo: a) che il popolo – o, in una versione aggiornata, la “gente” – “detenga il monopolio del buono, del bello, del vero e del giusto”; b) che il

potere sia racchiuso allʼinterno di un blocco monolitico (il “sistema”, la “partitocrazia”) “gestito da unʼélite indifferenziata e solidale al suo interno”; c) che questa èlite stia “congiurando” contro “la gente”; d) che essa si serva, a tale scopo, delle istituzioni nominalmente democratiche; e) che perciò politica, ideologia, e interessi siano cose negative; f) che il numero, attribuito essenziale del popolo e della gente, sia “garanzia di superiorità” per tutto quanto attiene allʼambito della gestione della cosa pubblica15. Loris Zanatta definisce il populismo una “quasi Ideologia”, perché ha molti dei tratti dellʼideologia ma non tutti. Zanatta la definisce unʼideologia intendendo “Lʼinsieme dei valori cui si richiamano i Populisti”. Così facendo mira a rilevare che questi valori esistono, cioè che i populisti non sono solo dei giocolieri che maneggiano le parole in maniera strumentale per ingannare la gente, ma che hanno un loro modo di vedere le cose. Tuttavia, se si considera lʼideologia nel senso politologico classico, cioè come un insieme correlato di credenze e di valori che fanno tra di loro sistema, è difficile ritrovarlo nel populismo, vista la grande diversità dei soggetti ai quali si può attaccare lʼetichetta di populista. Dʼaltronde lo studioso Paul Taggart nel suo libro “Il Populismo” afferma che il populismo è camaleontico e si riesce a coniugare con diverse fonti ideologiche, finendo per prenderne il colore. Quindi non è possibile considerarlo una vera ideologia, ma

possiamo vederlo come qualcosa dʼintermedio tra lo stile politico e lʼideologia16. Una delle caratteristiche del populismo è il ricorrere spesso ad una retorica antipolitica. Per quanto riguarda la seconda non esiste tuttavia una definizione univoca del concetto, e molto spesso questo termine è usato impropriamente, infatti, nella maggior parte dei casi con antipolitica sʼintende anti-partitocrazia. In bandieraedevocarlodicontinuoasostegnodelleproprieproposteanchequandoilpopolorealeeconcretosembranegareloro,conilvoto,unadelegarappresentativa.15Cfr.RobertoCartocci,L’Italia unita del populismo,in“RassegnaItalianadiSociologia”,XXXVII,2,aprile‐giugno1996,p.293.16Cfr.PaulTaggart,Populism,Buckingham‐Philadelphia,OpenUniversityPress,2000;trad.it.IlPopulusmo,Troina(En),Cittàaperta,2002.

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letteratura esistono poche definizioni e gli studi delle politiche anti-partitocratiche sono ancora agli inizi. Tutto questo sorprende se si considera che il Partito del progresso Danese, per esempio, ha ottenuto il suo più grande

successo sin dal 1973, o che il dibattito sulle difficoltà di relazione tra i cittadini e i partiti in Germania risale ad almeno i primi anni ottanta17. Forse a causa dellʼinclinazione pro-partitica tra gli studiosi delle democrazie parlamentari (e presidenziali), la ricerca sistematica specificatamente alle origini e alle conseguenze delle politiche anti-partitocratiche è rimasta indietro rispetto alla rilevanza del fenomeno contemporaneo18. Thomas Poguntke e Susan Scarrow denunciano una difficoltà di base che deve essere superata nello studio del concetto antipartitico: mentre lʼampio ventaglio dei fenomeni sono frequentemente attribuiti alla disaffezione con, o anche con il rigetto verso, i partiti politici; è difficile stabilire una relazione empirica tra le abitudini politiche e quello che viene chiamato sentimento anti-partitico. Gli autori suggeriscono di dividere lo studio del sentimento antipartitico su due livelli: quello delle elite e quello della massa. Nel primo livello si presenta sottoforma di una critica ai ruoli che i partiti hanno nel sistema democratico, soprattutto secondo i principi sviluppati in secoli di riflessione sulla governance del sistema democratico. Per esempio, da una prospettiva Russoniana, lʼaspettativa è quella che lʼazione dei politici dovrebbe sia direttamente guidata dalla consapevolezza del bene comune; questa aspettativa porta inevitabilmente a una valutazione negativa del ruolo dei partiti

politici come intermediari che alterano la relazione i tra i politici e il volere comune18. Alternativamente chi crede nello stato forte ed efficace, come un garante del bene comune, vede nei partiti dei disturbatori che minano questa capacità dello stato. Al secondo livello, quello della massa, il corrispettivo al tipo di critica delle elite è: scetticismo e ostilità verso il ruolo, la funzione e le performance dei partiti 17VediRashke1982.18Cfr.ThomasPoguntkeeSusanE.Scarrow,“The politics of anti­party sentiment: Introduction”, EuropeanJournalofPoliticalResearch, Volume29,Issue3,pages257–262,April1996

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politici. Il disagio popolare rispetto ai partiti politici può spesso riflettere delle reali disfunzioni degli stessi, tuttavia questo disagio può essere ispirato e amplificato dalle teorizzazioni anti-partitocratiche delle elite intellettuali e

politiche. Poiché le elite formano il contenuto dellʼopinione pubblica, in larga misura, le loro convinzioni normative a proposito dei partiti politici assumono quasi lo status di una variabile indipendente a questo proposito. Inoltre, lʼinfluenza tra i due livelli del sentimento anti-partitico scorre in entrambe le direzioni, poiché la retorica spesso risponde a percezioni a proposito delle attitudini della massa verso i partiti politici. Lo studio dellʼantipolitica è quindi lʼanalisi dellʼinterazione tra gli argomenti delle elite e i sentimenti della massa. Inoltre lo studio delle dinamiche antipolitiche incontra numerosi problemi di altra natura. Per esempio, lʼuso della retorica antipolitica può essere unʼarma dialettica che un partito può utilizzare contro uno o più specifici avversari politici. In alternativa lʼuso dei registri discorsivi dellʼantipolitica da parte delle elite, possono influenzare il comportamento elettorale delle masse, così da favorire il voto di protesta e lʼastensione. In questo modo è complicato tenere ben presente tutte queste variabili che interagiscono continuamente tra di loro. Alla base di questo sentimento antipartitico delle masse, vi sono dei motivi generali che dipendono dal periodo storico e dei motivi particolari che dipendono dalle caratteristiche peculiari delle diverse nazioni. Il post-materialismo è il primo dei motivi generali, in quanto la società civile è convinta che i partiti non sono più necessari, considerando ormai raggiunto il loro scopo di garantire il benessere

materiale generale19. Lʼindividualismo contribuisce alla crescita di questo sentimento anti-partitico poiché gli interessi degli individui sono sempre meno raggruppabili20. Infine una delle maggiori critiche che il sentimento antipartitico muove nei confronti dei partiti politici è quella di essere esclusivamente dei centri di potere pronti a scendere a patti anche con gli avversari se questo rientra negli interessi delle elite di partito. Questo è dovuto alla crescita del welfare che ha portato i partiti ad avere molti interessi economici che collidono

19VediFlanaganeDalton1984;Inglehar1989:557ff;Barnes,Kaaseetal.197920VediBiorcio&Mannheimer1995

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tra loro, questo può alimentare lʼimpressione che i diversi partiti avversari siano in collusione tra loro anziché in competizione, con la conseguenza di delegittimare tutti i partiti21. Tra le caratteristiche particolari-nazionali invece ci

sono: la capacità governativa di risolvere i problemi; le virtù e i vizi dellʼelite al governo (non ultimo, gli scandali); lʼarchitettura politica del sistema partitico, che può o non può facilitare lʼalternanza dei governi o la formazione di coalizioni governative; infine le tradizioni politiche nazionali e le culture politiche nazionali come per esempio nellʼest Europa dove il sentimento antipartitico è soprattutto il prodotto della precedente esperienza con il governo del partito unico. 1.2 Il populismo in Italia: i precedenti. In Italia lʼesaltazione del popolo come nerbo dello Stato e anima della società risale ad antica data: già allʼepoca della Restaurazione la sua rappresentazione sotto le spoglie di una “presenza umile, […] virtuoso, frugale, devoto, paziente [ma] anche feroce nella difesa della tradizione” è uno dei punti forti dellʼargomentazione legittimista, mentre i giacobini ne sottolineano la funzione sovrana di “inesausta potenzialità rivoluzionaria, quale origine di ogni innovazione che apportasse giustizia egualitaria e felicità generale”22. Insomma, che serva a puntellare il mito del progresso o a tracciare le lodi della conservazione, agli albori del XIX secolo la sua funzione politica è già essenziale. Dʼaltronde, già prima del ventennio fascista Mussolini aveva dato ampia prova della personale sensibilità verso tematiche che godono di larga

circolazione nellʼimmaginario populista: da socialista non si è risparmiato nello scagliare anatemi contro le “chiacchiere” e il “cretinismo” parlamentari, contro i burocrati e gli intellettuali23, tutti bersagli su cui continuerà a esercitarsi anche dopo la conversione interventista, non rinunciando a tuonare contro lʼinettitudine delle classi dirigenti, a sostenere le aspirazioni dellʼintero popolo alla giustizia sociale e a rivendicare lʼistituzione di strumenti di democrazia diretta. Come già 21VediKatzeMair199522Tullio‐Altan,Populismo e trasformismo,cit.,p.49.23PierreMilza,Mussolini entre fascisme et populisme,in“VingtièmeSiècle”,56,ottobre‐dicembre1997,p.118.

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sostenuto allʼinizio di questo paragrafo, il populismo degli albori non è appannaggio solo della destra, ma lo si può trovare anche a sinistra. Tuttavia, del populismo la sinistra antifascista riprende i contenuti comunitari soltanto alla

bisogna, non lasciandosi troppo condizionare dal fondamento classista del marxismo che teoricamente vi si opporrebbe; vi sono numerose tracce di populismo nellʼoratoria di Pietro Nenni degli anni quaranta, con la sua “visione indifferenziata delle masse popolari” ribelli ad uno Stato che si fa schiavo dei privilegi e “fonte di una legittimità data una volta per tutte” al di là anche dei vincoli della democrazia formale. Ve ne sono altrettante nella visione che Palmiro Togliatti ha del Partito comunista, riunificatore della classe operaia e delle classi medie allʼinterno di un popolo austero e virtuoso24. Ciò che del populismo né socialisti né comunisti riescono a metabolizzare sono gli aspetti che si potrebbero definire libertari: ovvero quella componente individualista che discende dallʼapologia della gente comune. Ed è invece su questo tasto che batte, con esiti brillanti, la propaganda del nemico giurato della restaurazione della politica dei partiti nellʼItalia dellʼimmediato dopoguerra: il qualunquismo. LʼUomo qualunque è la prima grande manifestazione del clima psicologico di ostilità verso la politica che si è diffuso – o si è conservato – fra la cittadinanza negli ultimi anni del regime fascista, soprattutto dopo lʼinizio della guerra. Aggregatosi intorno allʼomonimo settimanale di grande successo (le 80'000 copie del primo numero vanno a ruba e la tiratura salirà costantemente fino a raggiungere poco meno di 850'000 esemplari dellʼautunno del 1945) che viene

fondato alla fine del 1944 nella zona liberata di un paese che nelle regioni del Centro-Nord sta attraversando la fase più sanguinosa di una guerra civile. Come tutti i movimenti di vena similare che gli succederanno, lʼUomo qualunque è guidato da una personaggio dal carattere esuberante e autocratico, il giornalista e scrittore di commedie Guglielmo Giannini. Questi si fa interprete dei malumori diffusi in ampi settori della popolazione. Particolarmente forti sono le rimostranze nella piccola borghesia, stremata dalle sofferenze che ha dovuto

24Cfr.Lazar,Du populisme a gauche, cit.,p.128cheriprendeosservazionidiGiovanniSabatucci,Il riformismo impossibile, Roma‐Bari,Laterza1991,p.67.

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patire durante il conflitto; a ciò si aggiunge la delusione innescata dal ritorno in auge di gran parte di quel ceto politico le cui incertezze e i cui errori avevano causato, nel 1922, la caduta della democrazia. Nellʼottobre 1945 Giannini

pubblica un libro dal titolo emblematico: La Folla: seimila anni di lotta contro la tirannide, scritto quando lʼesperienza fascista non si era ancora conclusa, per divulgare la sua personale concezione del mondo. Scorrendo le pagine dellʼopera non si fatica a rintracciare quasi tutti i capisaldi del populismo, tali quali continuano a presentarsi agli albori del XXI secolo. Paradossalmente, lʼespressione popolo non vi compare mai in senso positivo; essa è compresa fra i “vocaboli imbroglioni” che disorientano “la gente onesta laboriosa e pacifica” e serve agli upp, gli uomini politici di professione, per strumentalizzarla. Tuttavia il concetto è riproposto fedelmente, nel significato che lʼintera tradizione populista attribuisce alla “gente comune”. Il termine usato è di Folla – rigorosamente riportato con lʼiniziale maiuscola -, “paladina del mondo umano” e forza irresistibile, nemica delle tirannidi con le quali si scontra da sempre25. Il fronte dellʼuomo qualunque ottiene successi nei due turni elettorali del 1946. Prima le consultazioni per la formazione dellʼAssemblea costituente il 2 giugno (5,3%, 30 seggi conquistati) poi le amministrative di novembre, quando le sue liste si piazzano al primo posto in molto importanti città del sud scavalcando la Democrazia cristiana, inducono il teorico dellʼonnipotenza della Folla a illudersi che questa sia sul punto di schierarsi compatta sotto le bandiere del suo partito. Fra il 1946 e il 1948 il movimento intensifica perciò gli atteggiamenti populisti,

estendendo alle istituzioni la pratica dello sberleffo e della provocazione che da sempre ne costituisce il suo marchio. Giannini minaccia di cantare canzoni napoletane durante i lavori della Costituente per mettere in ridicolo i riti che vi si consumano e di “spaccare la faccia” a chi insulta i suoi parlamentari con lʼaccusa di fascismo26. Sempre il leader dellʼUomo qualunque attacca Dc e Pci definendoli comparse del teatro dei burattini elettorali. Inoltre, quando si tratta di scegliere il nuovo Capo di Stato, decide di far votare dal suo gruppo una “donna

25GuglielmoGiannini,La Folla,SoveriaMannelli,Rubbettino,2002,pp.57‐5826Cfr.Setta,L’uomo qualunque,cit.,p229

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qualunque”, ovvero Ottavia Buscemi Penna, lʼunica deputata di cui dispone. Nel contempo si moltiplicano gli sforzi perché il Fuq mantenga le caratteristiche del movimento. Viene la qualifica di aderente anche a chi abbia già in tasca la

tessera di un altro partito. Ciononostante la delega assoluta delle prerogative direttive rimane al presidente, il quale è praticamente lʼunico a potersi esprimere nei congressi e di rado riunisce gli organi direttivi previsti dallo statuto. A livello politico, il rifiuto di sostenere il governo guidato da De Gasperi, minacciato da una mozione di sfiducia socialdemocratica, segna la strategia del Fuq, la quale culmina con lʼapertura di un dialogo a mezzo stampa con Togliatti in funzione di disturbo della Democrazia cristiana. Gli esiti della svolta sono però opposti a quelli sperati e il movimento, con la medesima rapidità con cui era cresciuto, si sgretola e si sgonfia. Prima nasce una corrente che non nasconde simpatie nazionaliste e neofasciste, con la conseguenza che i cui esponenti vengono estromessi con un atto dʼimperio, contraddicendo la sbandierata democraticità interna al Fronte. In seguito si intensificano i dissensi sulle linee di azione e Giannini subisce lʼaccusa di esercitare le sue funzioni in modo dittatoriale. Infine metà del gruppo parlamentare rifiuta di votare la sfiducia al governo e si ammutina. Una delle regole ferree che reggono la vita dei movimenti populisti, la dedizione cieca dei seguaci al capo, è infranta. La personalizzazione del feroce scontro interno demolisce il mito di una formazione immune dai vizi che ha sempre imputato al professionismo politico. Lʼisolamento e la perdita di una risorsa cruciale qual era la radicale alterità rispetto al politicantismo

determinano la fine dellʼavventura qualunquista.Tuttavia la scomparsa del Fronte dellʼuomo qualunque non significa il completo riassorbimento del deficit di legittimità di cui la democrazia italiana soffre negli anni della ricostruzione e della guerra fredda. Anche se i meccanismi di socializzazione dei partiti di massa cominciano a funzionare a pieno ritmo, i sintomi di quella mancanza di fiducia che ha determinato la fulminea affermazione delle liste del Fronte dellʼuomo qualunque persistono. In alcune zone del Sud del paese addirittura si accentuano. Il qualunquismo popolare meridionale sopravvive a Giannini e la sua eredità è contesa da più parti: per primo punta a raccoglierla il Movimento

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sociale italiano, tuttavia esistono distanze incolmabili tra i rispettivi valori cardine. Ad approfittarne è un altro soggetto politico: il movimento monarchico. Lʼoperazione riesce quando alla sua guida si pone un uomo che assomiglia

molto allʼidentikit del perfetto populista, lʼarmatore navale napoletano Achille Lauro. Plebeo nello stile e autoritario nel temperamento, Lauro presenta già le stigmate del capopopolo ancor prima di diventare una figura rilevante in ambito politico. Imprenditore di successo, amante del lavoro e del rischio, a Napoli, città a cui è legato da un affetto carnale e ricambiato, è per tutti “il Comandante”, e la carica dei presidente della locale squadra di calcio gli garantisce un sovrappiù di popolarità. Spregiudicato e istintivo, la qualifica di erede di Giannini affibbiatagli dal suo più accurato biografo27 gli calza a pennello. Tuttavia, non guasta ricordare che per aggiudicarsela, nel momento più aspro dello scontro tra Fuq e Democrazia cristiana, Lauro non ha esitato a utilizzare il gruppo parlamentare qualunquista convincendolo a ribellarsi alle direttive del suo fondatore. Nel 1952, al termine di una campagna dai toni violentemente anti-romani, lʼarmatore riesce a farsi eleggere sindaco, forte del plebiscito personale che gli ha fatto ottenere 117.000 preferenze sui 157.000 voti raccolti dalla sua lista. La mentalità e i metodi che lo hanno ormai reso famosi in tutta Italia non fanno che rinsaldarsi. Nel 1956 Lauro è riconfermato sindaco con la percentuale record del 51,8% raccolta dal partito monarchico popolare; dei 276.599 voti di lista, 241.974 sono accompagnati dalla preferenza per la sua persona. In seguito, alle elezioni legislative del 1958 imposta una

campagna allʼamericana che permette al Pmp di conquistare voti in zone a forte insediamento comunista. Questo successo extra moenia innalza il livello di allarme degli avversari, primi fra tutti i democristiani, che mettono in opera adeguate misure di contenimento. Unʼispezione ministeriale riscontra gravi irregolarità nella gestione del comune e ne destituisce sindaco e giunta. Alle orecchie di Lauro, la controffensiva di quella politica romana che ha sempre avversato suona come un monito efficace e gli chiarisce che, per continuare a poter coltivare la base di consenso napoletana, deve rinunciare alle potenzialità 27Cfr.PieroZullino,Il Comandante. La vita inimitabile di Achille Lauro,Milano,Sugar,1976,p.52.

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di espansione del suo partito nel Sud. Adeguandosi alle circostanze, “il Comandante” riesce a rimanere ancora a galla nel suo feudo per qualche anno, ma il suo populismo non può diventare merce di esportazione. Col trascorrere

delle stagioni politiche, la sfiducia degli italiani nei rappresentanti eletti nelle istituzioni non accenna a svanire. In questo modo si conserva il potenziale di consenso a disposizione dei movimenti e dei leader che fanno della protesta contro lʼestablishment una priorità. A partire dal 1972, i sondaggi condotti nei paesi della Comunità Europea segnalano un insoddisfazione cronica della società italiana nei confronti dei suoi rappresentanti e governanti. Nonostante le ragioni che hanno determinato fenomeni di populismo come il Fronte dellʼuomo qualunque e il Laurismo siano ancora intatte, per oltre due decenni non si registrano altre esplosioni paragonabili. Eʼ nella seconda metà degli anni 70 che si registra un rientro in forze del populismo nella politica italiana, ovvero in seguito al fallimento dei governi di solidarietà nazionale, che per effetto dei timori legati a vicende internazionali (il crollo della democrazia in Cile) e interne (il dilagare del terrorismo) avevano goduto del simultaneo sostegno della Democrazia cristiana e del Partito comunista. Gli scarsi risultati ottenuti da questa forma sui generis di consociativismo alimentano una forte polemica antipartitocratica, dai contenuti e toni spiccatamente populisti, che ha come principale interprete il Partito radicale. Nato nel 1955 da una scissione del Partito liberale, questo partito ha vissuto per quasi ventʼanni nel limbo della politica minore ed è stato oggetto di attenzione solo in ambienti intellettuali. In

questa sede ottiene credito soprattutto grazie al suo anticlericalismo duro e diretto. Durante questa lunga traversata del deserto il Partito radicale ha visto affermarsi, a scapito della dichiarata e sempre ribadita vocazione alla collegialità direttiva, la leadership carismatica di Marco Pannella. Questi si distingue per le sue capacità oratorie e per la sua spiccata vocazione istrionica. Dopo il successo ottenuto nel 1974 ponendosi alla testa dello schieramento che si oppone al referendum abrogativo sul divorzio, il Pr inizia a reclamare a livello politico una maggiore considerazione della cittadinanza, avversando il ruolo di monopolista giocato dalla classe politica professionale. Contestualmente

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allʼavviamento di questa campagna, i toni della propaganda lasciano trasparire un ricorso sempre più evidente e accentuato allo stile argomentativo populista. Sono messi sotto accusa coloro che “occupano” il parlamento, cioè i partiti e i

loro esponenti; la denuncia delle insufficienze e delle storture di un sistema politico fondato sulla rappresentanza è inoltre accompagnata dallʼorganizzazione dʼiniziative che puntano a promuovere una forma di democrazia diretta, come ad esempio lʼuso dei referendum. Nel 1977, il quesito referendario proposto dai radicali contro il finanziamento pubblico dei partiti, nonostante lʼopposizione di tutte le altre forze presenti in parlamento, Msi incluso, raccoglie il 43% dei consensi degli elettori. Al pari di Giannini, Pannella spinge il Partito radicale ad assumere sempre di più la forma di un movimento di opinione, come dimostra lʼintroduzione della possibilità di avere la doppia tessera. Secondo Hermet, per più di un verso la martellante propaganda antipartitocratica, e in una certa misura anti-istituzionale, è tipicamente populista e autorizza a parlare del Partito radicale come di un “antenato del futurismo anti-politico e “postindustriale” attuale”28. Per il Partito radicale, il referendum e le altre forme dʼiniziativa popolare rappresentano le armi politiche principali per mandare in corto circuito il sistema politico. Il suo impatto a livello di massa è innegabile (in vari casi, le firme raccolte a sostegno delle proposte referendarie hanno superato il milione), specialmente quando lʼobiettivo preso di mira è lʼestablishment politico. Tuttavia il Partito Radicale non riesce ad approfittarne pienamente e rimane ancorato a una soglia del 3,5% alle elezioni

amministrative, ma la capacità di attrazione del suo messaggio va ben oltre questo dato. Negli anni che precedono lo scoppio dello scandalo battezzato dai media Tangentopoli i radicali non sono gli unici aspiranti al ruolo di profeti dellʼItalia insoddisfatta e inquieta. Quanto più si diffonde lʼimmagine del sistema italiano come “democrazia bloccata” fra gli intellettuali, gli operatori dellʼinformazione e quegli strati dellʼopinione pubblica che hanno un interesse per la discussione sui temi politici, paralizzata dalla mancanza di alternative governative e dallʼautoreferenzialità della classe dirigente, tanto più si 28Hermet,Lespopulismes.Cit.,p.400.

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intensificano i tentativi di creare canali di mobilitazione e politicizzazione dei cittadini al di fuori del quadro istituzionale. Cresce, dunque, la tentazione di sfruttare lo spazio politico disponibile sul versante della protesta anti-

establishment agitando temi populisti. La diffusione attraverso i circuiti informativi del concetto di “società civile” segnala che un numero non indifferente di cittadini, contestando ai partiti di essersi trasformati in agenzie clientelari ormai sempre più simili lʼuna allʼaltra e di non tutelare più gli interessi della maggioranza della popolazione, ha scelto la via dellʼorganizzazione autonoma e dellʼattivazione di strumenti di pressione dallʼesterno, spesso basati su forme di aperta protesta, ritirando in sostanza la delega rappresentativa precedentemente concessa con il voto. Questo concetto è destinato a raggiungere il culmine della popolarità nei primi anni novanta, e ancor più la creazione di molti movimenti, associazioni e comitati che a tale concetto sʼispirano. La crescita della disaffezione verso i partiti che hanno dominato la scena politica lungo lʼintero arco del secondo dopoguerra è testimoniata da unʼampia serie di dati convergenti. Lʼastensionismo elettorale si accentua, soprattutto in occasione delle elezioni locali, e passa dallʼ8,4% del 1976 al 19,1% del 1990, indicando una tendenza che sʼintensificherà ulteriormente negli anni seguenti. Contemporaneamente sale una domanda di rappresentanza che non si incontra più con lʼofferta dei partiti tradizionali, comʼè dimostrato dal fatto che il numero delle liste di candidati presentate alle elezioni regionali, comunali e provinciali del 1990 è nettamente maggiore rispetto a quello che si era

registrato cinque anni prima. Fanno il loro ingresso in campo un gran numero di liste civiche estranee ai partiti e di gruppi politici fai-da-te che si ispirano non a programmi generali ma a interessi particolari; le liste che reclamano autonomia del loro territorio per motivi culturali o economici, un partito degli automobilisti, uno che si richiama alla caccia, alla pesca e allʼambiente e molti altri dalle denominazioni stravaganti; per la prima volta alcuni di essi riescono a far eleggere propri rappresentanti negli enti del governo locale. Appare dunque chiaro che lʼinsoddisfazione serpeggiante in settori consistenti e non sempre marginali della società italiana si sta trasformando in unʼespressione diretta o

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indiretta di protesta contro il funzionamento della politica. A impegnarsi in prima persona nella denuncia della crisi in cui sono precipitate le principali forme di rappresentanza della politica non sono soltanto degli outsider, ma anche e per

certi versi soprattutto personalità che dellʼestablishment sono, o sono state, figure chiave. Due dei nomi di queste personalità sono quelli di Francesco Cossiga e Mario Segni, entrambi esponenti di spicco del partito di governo per eccellenza nellʼItalia repubblicana, la Democrazia cristiana, ciononostante protagonisti a pieno titolo del revival populista dei primi anni novanta. Cossiga, dallʼautorevole pulpito in cui è collocato, partecipa con crescente asprezza alla polemica politica quotidiana, prefiggendosi lo scopo di allineare il sistema italiano al nuovo panorama internazionale che si sta delineando grazie al crollo del sistema di potere comunista nellʼEuropa orientale prima, e alla disgregazione dellʼUnione Sovietica poi. Nelle sue sempre più frequenti esternazioni riprende il tema della “grande riforma” in senso presidenziale delle istituzioni lanciato da Craxi già da anni, orientandolo tuttavia in aperto contrasto con gli assetti di quella che chiama la Prima Repubblica, sottolineando la necessità di prendere atto della rottura che si è prodotta tra due epoche storiche. Grazie ai suoi interventi pubblici che prendono di petto molti degli esponenti della classe politica di governo e di opposizione, le argomentazioni anti-partitocratiche, sino allora repertorio esclusivo di guastatori come Pannella, non vengono più ritenute delegittimanti per chi ne fa uso ed entrano nel linguaggio politico accettato, così come gli appelli al popolo affinché scavalchi

lʼistituzione parlamentare immobilizzata dalle risse tra i partiti, e riporti la società e i suoi problemi al centro dellʼinteresse pubblico29. A trarne il maggiore vantaggio, quanto meno nellʼimmediato, è quel composito movimento, trasversale rispetto ai precedenti allineamenti di partito, che si propone di combattere la partitocrazia con le armi della democrazia diretta, restituendo al popolo “principe” lo “scettro” della sovranità che gli è stato sottratto. Declinata la stella di Marco Pannella, a prendere la guida di questo movimento di opinione è

29Cfr.PasqualeSerra,Individualismo e populismo. La Destra nella crisi italiana dell’ultimo ventennio,Roma,Datanews,1997,pp.34‐35,41‐42.

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un parlamentare democristiano a quel tempo vicino a Cossiga, Mario Segni. Sua è lʼidea di lanciare un fronte referendario che punti a realizzare con il consenso popolare le riforme antipartitocratiche che il parlamento esita ad

approvare. Lʼimpresa non si presenta facile dal momento che la Costituzione italiana prevede la possibilità di ricorrere ai referendum soltanto per abrogare leggi e non per crearle, ma Segni e i suoi collaboratori si avvicinano allo scopo passo dopo passo, scegliendo i bersagli che meglio si presentano a catalizzare il diffuso scontento verso la politica egemonizzata delle segreterie di partito e sottratta al controllo degli elettori. La fine del sistema elettorale proporzionale, sostiene il comitato promotore del referendum, permetterà di votare “gli uomini”, guardando alla personalità dei candidati, e non più le liste di partito. Nel clima di generalizzato discredito che ha investito la politica e i suoi esponenti, la proposta viene approvata con un plebiscito: oltre lʼ82% di si. Per alcuni mesi Mario Segni diventa lʼuomo politico più popolare nel paese, il più intervistato dai giornali, il più frequentemente ospitato negli studi televisivi, condizione che lo spinge ad abbandonare la Democrazia cristiana per lanciare un proprio movimento. I Popolari per la riforma hanno il dichiarato obiettivo di sfidare la vecchia classe politica e costringerla a fare i conti con la volontà e le aspettative dei cittadini. Allʼinizio degli anni novanta, il vento populista soffia impetuoso in tutti i settori della politica italiana, a conferma del disagio degli italiani di fronte ad un sistema immobile e inefficiente. Il ciclone giudiziario che si scatena nel febbraio del 1992 è un capitolo importante del processo di progressiva crescita

del populismo allʼinterno della politica italiana. La cosi detta operazione Mani Pulite attesta infatti nel modo più clamoroso la fondatezza delle argomentazioni di chi accusa da anni i partiti e le istituzioni di agire in base ad una logica di difesa di interessi illegittimi e particolaristici, nel completo disprezzo non solo delle norme di legge ma anche delle istanze di quel popolo che sarebbero tenuti a servire. Dato ancora più significativo, lʼoperazione Mani Pulite dimostra che la corruzione attraversa la classe politica buona parte della classe politica. Le proporzioni dello scandalo che le inchieste della magistratura fanno emergere sono enormi: nel primo anno della legislatura apertasi dopo le elezioni del 1992

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sette ministri del governo in carica sono costretti a dimettersi perché sono stati raggiunti da avvisi di procedimenti giudiziari che li riguardano, mentre le richieste di autorizzazione a procedere contro membri del parlamento arrivano

allʼimpressionante cifra di 540. In totale gli effetti dellʼintervento della magistratura estromettono circa il 70% dei professionisti della politica dellʼarena parlamentare. La percentuale di quanti pensano che i partiti non siano necessari alla democrazia, che in un sondaggio del 1991 aveva fissato in un già rilevante 38%, cresce vertiginosamente. I sentimenti di sfiducia e di distacco dalla politica che covavano da decenni sotto la cenere della rassegnazione, o venivano compensati dai benefici del clientelismo salgono in superficie e si trasformano in esplicite manifestazioni di risentimento, la cui immagine emblematica è quella della folla raccoltasi davanti allʼHotel Raphael di Roma, dove alloggia il segretario socialista Craxi, per attaccare lʼex presidente del consiglio con un fitto lancio di monete, accompagnato da urla e insulti. Il ruolo svolto dai mass media nellʼattivazione di questa campagna antipolitica è cruciale. Nasce la “piazza elettronica”: alcuni dei più seguiti talk show spostano lʼambientazione degli studi televisivi ai luoghi pubblici più frequentati e i loro conduttori organizzano una sorta di processo parallelo a quella che viene sempre più spesso chiamata, con tono spregiativo, la Prima Repubblica; danno la parola agli accusatori dellʼestablishment di fronte a platee di centinaia di invitati, che sommergono con fischi e altre rumorose espressioni di disapprovazione i pochi rappresentanti di partiti sotto accusa che si azzardano

a difendere le proprie ragioni. I sondaggi eseguiti fra i telespettatori vengono esibiti come prove della delegittimazione di cui è oggetto la classe politica. Giornali e reti televisive favoriscono il crearsi della convinzione tanto diffusa quanto ipocrita in base alla quale lʼItalia sarebbe un paese a due facce nettamente distinte, in cui la società politica, corrotta e sleale, è responsabile di tutti i guasti, le arretratezze, le ingiustizie, le disfunzioni di cui la società civile, operosa e onesta, è la vittima incolpevole.

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1.3. Forme recenti di populismo in Italia: il caso della Lega La diffusione dei temi populisti nella società italiana è il frutto di un lento e lungo processo di logoramento della democrazia rappresentativa che trova il suo

punto di svolta nella fine del bipolarismo internazionale e si completa con lo scandalo di Tangentopoli. La traduzione in efficaci strumenti di competizione politica è opera soprattutto di un attore, la Lega Nord, che a cavallo tra gli anni ottante e novanta unifica e coordina lʼazione di una serie di formazioni autonomiste locali sviluppatesi negli anni precedenti nelle regioni settentrionali, specialmente in Veneto e in Lombardia30. Il leghismo nasce per iniziativa di alcuni outsider che si sono tenuti sempre ai margini delle manifestazioni convenzionali della politica e nella maggior parte dei casi sono stati spinti a entravi dal desiderio di affermare valori che ritenevano radicati nella memoria storica collettiva. Franco Rocchetta e Achille Tramarin sono i fondatori della Liga Veneta, provengono dalla Società filologica veneta che si propone di ripristinare la lingua e le tradizioni presenti in Veneto prima dellʼunificazione della regione allʼItalia. Umberto Bossi, il demiurgo della Lega Lombarda che assicurerà il definitivo successo delle Leghe, si diletta con la poesia dialettale varesina e sente la vocazione allʼimpegno politico quando incontra per caso uno dei padri dellʼautonomismo, Bruno Salvadori. Anche Gipo Farassino, principale esponente delle Leghe Piemontesi, è un outsider della politica, fino ad allora infatti è un musicista che compone ed esegue ballate popolari dialettali. La provenienza politica della classe dirigente del movimento è testimoniata dai più

o meno brevi trascorsi politici di molti dei suo membri, sparsi lungo un arco che va dalla sinistra comunista (Bossi) o ultracomunista (Maroni) allʼestrema destra (Borghezio e Rocchetta) passando per il partito socialista (Formentini) o per la Democrazia cristiana (Miglio). Il grande elemento di novità che il leghismo inserisce nella competizione politica è il riferimento a due linee di frattura che nella storia recente dellʼItalia sembravano aver ormai esaurito ogni effetto di coinvolgimento della pubblica opinione: da un lato il conflitto tra cento e

30IlvoDiamanti,La Lega, Geografia, storia e sociologia di un nuovo soggetto politico,Roma,Donzelli,1996.

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periferia, in altre parole tra stato centralizzato e contesti locali, e dallʼaltro tra città e campagna, cioè tra le metropoli e le aree suburbane ed extraurbane. La Lega non trascura mai di prestare le dovute attenzioni alla formazione della

propria identità. Unʼidentità che scavalca entrambe le discriminanti attorno alle quali si è articolato il sistema partitico prima e dopo la parentesi fascista: la contrapposizione di classe e in una prima fase la componente religiosa. Le Leghe accentuano la critica verso le istituzioni e la società politica non solo perché fanno da ostacolo alle rivendicazioni di autonomia culturale di alcune avanguardie minoritarie, ma anche e in primo luogo perché colpiscono lʼintera popolazione locale nei suoi interressi concreti. Lʼattacco è concentrato principalmente contro le misure assistenzialistiche dettate dal clientelismo del Sud “improduttivo” ai danni del Nord sviluppato e tartassato dal fisco. Il radicamento nel territorio periferico diventa un segno di antagonismo al sistema; la protesta contro la politica “romana” e lʼelogio della laboriosità del Nord, contrapposta allʼoziosità del Sud “parassita”, esprimono la consueta ostilità populista verso il sistema dei partiti e dei privilegi burocratici31. La Lega sa che ponendosi sul terreno delle rivendicazioni riformiste e professando idee liberiste corre il rischio di esporsi a possibili concorrenze; pertanto le è indispensabile coltivare al suo interno gli elementi che ne rendono evidente la diversità, così da demarcare con chiarezza i contorni del suo progetto “rivoluzionario” a lungo termine. Lʼobiettivo si rivela essere quello di tenere viva la fiducia e la dedizione dei militanti al di là di qualunque compromesso tattico.

Questa funzione è affidata ad unʼintensa opera di produzione simbolica che comprende una pluralità di strumenti: dai periodici raduni di massa sul prato di Pontida, allʼuso delle uniformi di colore “verde padano”, dalle pubblicazioni ai gadget, dai plebisciti tenuti sotto i gazebo allʼadozione di una toponomastica vernacolare. La mentalità populista ha sin dallʼinizio rappresentato un elemento caratterizzante. Ha consentito di mantenere una certa distanza dalle logiche di azione dei partiti rivali e ha ampliato le dimensioni del suo mercato politico-

31Cfr.CarloRuzzaeOliverSchmidtke,TheMakingoftheLombardLeague,in“Telos”,90,inverno1991‐1992,pp.57‐70

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elettorale. Il risultato è una spinta a schierarsi lungo delle linee di conflitto sociale trascurate per guadagnare consensi trasversali: a sinistra, agitando temi abitualmente classificati come “di destra”, e a destra, riformulando ad esempio il

tema della sicurezza, un tempo patrimonio delle classi abbienti ma oggi diffusa soprattutto fra gli abitanti di estrazione proletaria delle periferie urbane. Proprio da queste richieste nasce la scelta di condurre la battaglia contro lʼimmigrazione che è valsa alla Lega frequenti accuse di razzismo e di estremismo di destra. Questa scelta non sembra essere motivata da suggestioni di natura ideologica, (che pure, scorrendo le pagine de “La Padania”, non mancano di affiorare) quanto piuttosto da esigenze di natura strategica; prima fra tutte è la ricerca di un potenziale di disaggregazione delle appartenenze legate allo schema bipolare oggi prevalente in Italia e in molti altri paesi europei. Il leghismo si presenta come un movimento populista con attributi protestatari e identitari, afferma di battersi per liberare la comunità a cui fa riferimento dai mali che la affliggono allʼinterno, per preservarla dalla corrosione a cui possono esporla le aggressioni dallʼesterno. Tutto ciò attraverso lʼenfasi che pone sui fattori legati alla tutela della sicurezza (contrasto della criminalità e dellʼimmigrazione), della moralità (lotta alla corruzione, rifiuto dellʼomosessualità, difesa della famiglia e delle tradizioni) e delle condizioni di vita dei ceti meno difesi dai partiti rivali e dai sindacati (protezionismo commerciale, opposizione al ridimensionamento dei meccanismi previdenziali). Il popolo al quale rivolge il suo messaggio è unʼentità unitaria, ovvero una comunità idealizzata nella quale le distinzioni di

classe non hanno rilevanza. La lega nord segue due binari paralleli: da un lato sʼimpegna nellʼinvenzione di unʼunificante tradizione culturale del “popolo del Nord”, dallʼaltro punta a neutralizzare i conflitti che attraversano orizzontalmente la società settentrionale, valorizzando invece la contrapposizione verticale con lo Stato italiano. A partire dal 1996 la prima di queste linee strategiche ha raggiunto il culmine tramite la rivendicazione dellʼidentità della Padania, la macroregione centrosettentrionale estesa sino alla Toscana e allʼUmbria che, nellʼottica di Bossi, dovrebbe fornire un adeguato retroterra. Con lʼandar del tempo e con lʼadattarsi delle strategie alle mutevoli contingenze, il carattere

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populista della Lega Nord ha trovato altre conferme. Che si trovi allʼopposizione o al governo, i referenti ideali, i programmi pratici e il linguaggio leghisti non subiscono sconvolgimenti sostanziali e battono sempre sui medesimi tasti: dare

voce al popolo, nel cui nome e nel cui interesse i vertici del movimento dichiarano di compiere ognuna delle loro scelte. Viene in questo senso affermata lʼesigenza di difendere le prerogative del popolo contro lʼarroganza e la malafede dei potenti, di tutelarlo dai pericoli che lo minacciano al di qua e al di là dei confini, conservandone le doti “autentiche” e salvaguardando le tradizioni che sono alla base della sua identità. Anche nella sua versione “di governo” la Lega Nord rimane anche “di lotta”, col perenne rischio di destabilizzare la compagine di cui fa parte. Insomma, la Lega può invertire le alleanze politiche, modificare i referenti sociali della propaganda, coprire di fango istituzioni e personaggi che in precedenza aveva osannato, ma non può permettersi di abbandonare lo stile, la mentalità, il gergo e i registri retorici del populismo. Da essi infatti trae le indispensabili risorse della sua inconfondibile identità e dellʼalterità radicale rispetto al mondo della politica ufficiale tanto inviso ai suoi sostenitori attuali e potenziali.

capitolo secondo

IL FENOMENO GRILLO.

2.1 Beppe Grillo: scheda biografica. Beppe Grillo (Genova, 21 Luglio 1948) viene scoperto da Pippo Baudo per il cabaret milanese "La Bullona" e per tutta la prima metà degli anni ottanta conduce propri programmi televisivi di intrattenimento ottenendo un grande successo presso il pubblico e la critica. La sua carriera televisiva raggiunge lʼapice con la conduzione del Festival di San Remo.

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Il 15 novembre 1986, durante un varietà televisivo del sabato sera, Fantastico 7, attaccò il Partito Socialista e Bettino Craxi, all'epoca Presidente del Consiglio dei ministri, con una battuta32 che fu considerata un atto gravissimo, e costò

allʼattore l'allontanamento dalla televisione pubblica. La personalità camaleontica del comico gli permette di reinventarsi come uomo di spettacolo portando in scena dei recital con forti dosi di polemica ambientalista e politica in senso lato. Il primo, intitolato "Buone notizie" è scritto in collaborazione con Michele Serra e costituisce il suo debutto teatrale. Intanto in Italia scoppia lo scandalo Mani pulite, e in Rai sʼinsedia un nuovo consiglio di amministrazione (la cosiddetta "Rai dei professori") che riesce a convincere Grillo a tornare in televisione. Inizia quindi il Beppe Grillo show, trasmesso in prima serata su Rai 1 dal Teatro delle Vittorie di Roma il 25 novembre e il 2 dicembre 1993. Si rivela un evento televisivo in termini di ascolti (circa 15 milioni di telespettatori a sera) e il grande pubblico conosce il Grillo della denuncia vera e forte. Lo show costituisce l'ultima apparizione di Grillo sulle televisioni Rai e Mediaset. Tuttavia nel 1998 il gruppo francese Canal Plus, proprietario della televisione a pagamento Telepiù, trasmette i suoi spettacoli, compreso un monologo di trenta minuti circa mandato in onda la sera del 31 dicembre, subito dopo il tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica francese, del quale compie una sorta di parodia. Il titolo della trasmissione è "Discorso all'umanità" e viene riproposta con le stesse modalità dal 1998 al 2001, senza pubblicità e

non a pagamento. Quando però, nel 2002, Telepiù viene venduta a Rupert Murdoch, anche questa esperienza televisiva si interrompe. Grillo dichiara: “Con Murdoch in Telepiù non accetterò alcun programma; continuerò a girare per le piazze”. Gli anni novanta di Grillo segnano il suo passaggio dai mass media ai teatri e alle piazze, dove costruisce un diverso rapporto col pubblico grazie a spettacoli

32“La cena in Cina... c'erano tutti i socialisti, con la delegazione, mangiavano... A un certo momento Martelli ha fatto una delle figure più terribili... Ha chiamato Craxi e ha detto: ʻMa senti un po', qua ce n'è un miliardo e son tutti socialisti?ʼ. E Craxi ha detto: ʻSì, perché?ʼ. "Ma allora se son tutti socialisti, a chi rubano?ʼ”

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come “Cervello” e “Apocalisse morbida”. Sebbene non siano ancora palesi i suoi toni antipolitici, in queste performance fanno la loro comparsa le prime denunce inerenti alle speculazioni delle multinazionali in campo finanziario, con

una particolare attenzione ai danni arrecati al cittadino e al consumatore. La gestazione del Beppe Grillo leader politico del movimento/partito “Movimento 5 Stelle” segue un percorso a tre macro-tappe riassumibili in questo modo: da comico moralista a blogger, da blogger a fomentatore di masse, da fomentatore di masse a leader di partito. Allʼinizio degli anni Duemila si assiste a un'ulteriore evoluzione del modello di comunicazione dellʼattore genovese. Pur continuando a portare nei teatri i suoi monologhi impegnati, Grillo decide di intraprendere una nuova iniziativa. Apre un blog e grazie a questo strumento, raggiunge una vasta popolarità, a livello nazionale e internazionale, nonostante l'assenza dai mass media tradizionali. Nell'ottobre 2005 l'edizione europea del settimanale statunitense Time lo elegge tra gli eroi europei dell'anno per gli sforzi e il coraggio nel campo dell'informazione pubblica. Nel 2006 pubblica Tutto il Grillo che conta, un compendio di monologhi e argomenti trattati nei dodici anni precedenti. Nel 2006 collabora (per breve tempo) con Stefano Montanari (direttore scientifico del nano-diagnostics di Modena) ed Antonietta Gatti (direttore scientifico del laboratorio dei biomateriali dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia) per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema delle ricerche dei due studiosi inerenti

allʼinquinamento da nano-particelle e alle nano-patologie. Oltre ad esporre i contenuti ed i risultati di queste ricerche nelle forme tipiche della sua comicità, Grillo lascia spazio a Montanari, che lo affianca in diverse occasioni durante il suo tour per l'Italia, esponendo in modo divulgativo ma rigoroso i risultati delle due ricerche. Grillo affianca Montanari in diverse conferenze e dibattiti nelle quali il ricercatore emiliano era stato invitato da comitati di cittadini che si opponevano alla costruzione o all'ampliamento dʼimpianti di incenerimento dei rifiuti, o per esporre in sedi amministrative i rischi collegati alla presenza nel territorio di tali impianti.

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Grillo ha anche utilizzato il suo blog come piattaforma per promuovere una raccolta fondi per acquistare un nuovo microscopio necessario alla ricerca sulle nano-patologie. Oltre a collaborare attivamente nella lotta contro la costruzione

degli inceneritori è rilevante il suo interesse sul terreno delle energie rinnovabili. Nellʼottobre 2006 è stato prosciolto in un processo per diffamazione intentatogli da Mediaset. Nel 2006 è stato pubblicato il DVD Beppe Grillo 2006 Incantesimi, della durata totale di circa 5 ore (nell'edizione da due dischi, dove allo spettacolo "Incantesimi" si aggiunge una serie di interviste con varie personalità). Durante lo spettacolo, fra le altre cose Grillo parla di politica, trasporti, copyright, inceneritori e di case farmaceutiche. Riguardo all'informazione, oltre all'entusiasmo nei confronti di Internet e dei blog che permettono di saltare il filtro degli editori, è presente anche un breve elogio a Wikipedia. Il tour 2007, iniziato il 16 febbraio 2007 da Pordenone, ha preso il nome di "Reset”. Il 13 marzo 2007 Grillo ha annunciato sul suo blog di voler diventare editore e ha lanciato la collana beppegrillo.it. I libri sono tratti dai suoi spettacoli, dalle sue iniziative e dal suo blog; pubblica, inoltre, traduzioni di libri inediti in Italia. Il primo libro pubblicato è “Schiavi Moderni – Il precario nel Paese delle meraviglie” e raccoglie le storie a lui inviate, tramite il blog, dagli italiani che lavorano da precari. Nel 2007 ha pubblicato Tutte le battaglie di Beppe Grillo. Il 26 giugno 2007 Grillo ha tenuto un discorso di oltre un'ora al parlamento europeo nel quale, oltre a parlare di nuove tecnologie, ha discusso anche dei

problemi italiani, primo fra tutti il fatto che nel parlamento italiano risiedano 25 condannati in via definitiva. Nella stessa occasione ha annunciato l'organizzazione del Vaffanculo Day, un evento che si è tenuto l'8 settembre 2007 nelle piazze di varie città italiane e di fronte ad alcune ambasciate italiane all'estero. La manifestazione fu trasmessa in diretta soltanto dall'emittente satellitare EcoTv. Il V-day è il primo caso in Italia di protesta politica sviluppata e promossa esclusivamente attraverso Internet, con il passaparola tra blogger e senza alcun intervento dei media tradizionali. Nel corso del V day, oltre ad informare i cittadini, sono state raccolte circa 340 000 firme per tre proposte di

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legge dʼiniziativa popolare33. Le proposte sono state consegnate dal comico genovese il 14 dicembre del 2007 al presidente del Senato della Repubblica Franco Marini a Palazzo Madama ma non sono state prese in considerazione,

né discusse per una loro eventuale modifica entro il termine della XV legislatura. Il 23 febbraio 2008 il Meetup di Napoli ha organizzato a Napoli il "Giorno del Rifiuto", chiamato dalla stampa Monnezza Day, manifestazione di denuncia contro la crisi dei rifiuti in Campania. Durante la manifestazione, Grillo ha sostenuto che per secoli il Sud Italia è stato sfruttato e martoriato. La manifestazione, oltre ad aver registrato una grande partecipazione di cittadini e l'appoggio della blogosfera, ha avuto un certo risalto sui mezzi dʼinformazione tradizionale. Il 25 aprile 2008 si è tenuto il V2-Day, dedicato al tema della "libera informazione in libero stato". In questa occasione è stata avviata la raccolta firme per tre referendum abrogativi contro l'ordine dei giornalisti, i sussidi pubblici all'editoria e la legge Gasparri sul sistema radiotelevisivo. Il fulcro della giornata è stata la manifestazione tenuta a Torino a Piazza San Carlo con la presenza di Beppe Grillo. A Bologna, in occasione della protesta studentesca nei confronti del ministro Mariastella Gelmini, Grillo è stato fischiato da alcuni studenti indispettiti dalla sua partecipazione alla manifestazione, in quanto non era gradita la presenza di "primedonne" . Il comico genovese ha risposto che «sono cinque o sei, ma hanno perfettamente ragione, è la loro manifestazione e la gestiscono loro. Nonostante tutti siamo con loro»34.

Il 12 luglio 2009, tramite blog, annuncia la sua candidatura alle elezioni primarie del Partito Democratico. Il 14 luglio, però, la Commissione Nazionale di Garanzia del PD annuncia che non gli verrà consentita l'iscrizione al partito (condizione necessaria per potersi candidare alla segreteria), poiché egli si

33(a) nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale; (b) nessun cittadino italiano può essere eletto in Parlamento per più di due legislature (10 anni). La regola è valida retroattivamente; (c) i candidati al Parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.34Nonfirmato,Bologna, Scontri tra polizia e studenti ferita una giornalista del “Corriere”,“CorrieredellaSera”,30ottobre2008 

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riconosce in movimenti che si oppongono apertamente al PD. Ciononostante, il giorno 17 luglio 2009 riesce ad ottenere la tessera d'iscrizione al partito in una sezione di Paternopoli, provincia di Avellino, tessera che però viene

successivamente invalidata. Il 2 agosto 2009, in seguito all'impossibilità di candidarsi alle primarie, annuncia di voler fondare in autunno un proprio movimento politico. Nasce così il Movimento 5 Stelle. Il suo programma sarà quello delle "Liste a Cinque Stelle" e della Carta di Firenze. Il movimento viene presentato al pubblico il 4 ottobre 2009 al Teatro Smeraldo di Milano, con lʼannuncio della partecipazione in alcune regioni alle elezioni regionali 2010. 2.2 Il Fenomeno Grillo, perché proprio ora? In italia come si è detto nellʼintroduzione a questo lavoro nel periodo della così detta Seconda Repubblica si ha una vera e proprio fioritura di movimenti e di partiti politici che possono, a seconda dei punti di vista, rientrare nella categoria del populismo. Il Crollo della Prima Repubblica e la nascita della seconda è segnata dalla stagione di “mani pulite, la maxi inchiesta in cui vengono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori e perfino ex presidenti del consiglio. Questa stagione genera nellʼopinione pubblica italiana unʼonda emotiva dʻindignazione che raggiunge lʼapice nel momento emblematico del lancio di

monetine nei confronti di Bettino Craxi allʼuscita dallʼHotel Raphael nellʼAprile del ʼ93. Nel corso degli anni questa reazione si canalizza e organizza in forme di protesta o dʼimpegno civile di diverso tipo. In seguito al così detto decreto Biondi35 si scatena lʼazione di quello che viene definito il “popolo dei fax” che invia a migliaia le sue proteste alle redazioni di giornali e delle televisioni per

35Il 13 luglio 1994, il governo Berlusconi emanò un decreto legge (c.d. "decreto Biondi" - dall'allora Ministro della Giustizia Alfredo Biondi - spregiativamente soprannominato dai critici "salva-ladri") che favoriva gli arresti domiciliari nella fase cautelare per la maggior parte dei crimini di corruzione.

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appoggiare il dissenso che la magistratura esprime in merito al suddetto decreto. La protesta ottiene il ritiro del decreto. Qualche anno dopo sale alla ribalta il così detto movimento dei girotondi. Con

questo nome sono raggruppate le diverse manifestazioni svoltesi nelle più grandi città italiane nel 2002, in nome della difesa della democrazia e della legalità. Il nome deriva dal fatto che le manifestazioni consistono nella creazione di grandi girotondi attorno ai palazzi simbolo dʼistituzioni e beni della collettività. Il primo grande girotondo attorno al palazzo di giustizia si tiene a Milano il 26 gennaio del 2002, seguito dal girotondo attorno alla sede della televisione di stato. La formazione di movimenti prosegue nel tempo, cambiando però forma organizzativa grazie allʼespansione della rete internet. Proprio lʼuso della rete permette al comico Beppe Grillo di muovere i primi passi nella creazione di un vero e proprio movimento che darà luogo alle liste civiche elettorali, denominate appunto “Movimento 5 Stelle”. Il comico genovese apre il suo blog nel gennaio del 2005, e inizia ad aggiornarlo quotidianamente e a pubblicizzarlo nei suoi spettacoli in giro per lʼItalia. Grillo non si avvale soltanto del blog, ma attraverso lʼuso di una piattaforma web già esistente (meetup.com)36 crea una vera e propria rete di militanti che si organizzano e discutono delle questioni politiche e sociali del loro territorio organizzando iniziative politiche su temi locali. I Grillini, come sono chiamati gli attivisti che si rifanno al comico, organizzano soprattutto manifestazioni di protesta e campagne di sensibilizzazione su temi ambientali, quali la costruzione

dʼinceneritori, di centrali elettriche a combustibili non rinnovabili, raffinerie, e impianti di rigassificazione del gas metano, ma anche discariche o grandi infrastrutture come ad esempio la linea ferroviaria ad alta velocità (TAV), o ancora lʼampliamento della base militare statunitense di Vicenza. I meet-up di Grillo costituiscono una rete tra le varie realtà territoriali, in grado di organizzarsi autonomamente per ogni iniziativa locale e di coordinarsi per ogni iniziativa di

36Ilsitomeetup.comèunapiattaformacheconsenteagliutentiches’iscrivonodiorganizzarsipertemiedicrearedeigruppididiscussione,inoltreilsitopermettediaggregaregliscrittiperentitàterritorialicosìdafavorireincontriperiodicianchenellavitarealeenonsoltantosuquellavirtualedellarete.

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maggior rilevanza. Lʼuso della piattaforma mettup.com permette al movimento dei “Grillini” non solo di conoscersi e di aggregarsi, ma anche di continuare ad esistere negli anni e di essere presenti sul territorio con un radicamento che

difficilmente i movimenti precedenti sono riusciti a costruire. Una delle caratteristiche dei diversi movimenti che hanno attraversato lʼItalia degli ultimi quindici anni è, per l'appunto, la grande facilità con cui spesso vanno incontro a fratture e frammentazioni, come denunciato da Paolo Flores DʼArcais in un articolo del 2004 su Liberazione37. Altro movimento molto simile ai precedenti è quello costituitosi a Roma il 5 dicembre 2009 durante la grande manifestazione denominata “No Berlusconi Day”, manifestazione auto-convocata tramite il social network facebook38. La particolarità del così detto “popolo viola” è lʼapparente mancanza di un leader, o di una guida, anche se politicamente il movimento sembra molto vicino al partito di Antonio Di Pietro, LʼItalia dei Valori, tanto che Gianni Pennacchi su un articolo de Il Giornale ipotizza che lʼintero movimento sia in realtà una trovata dellʼex Magistrato39. Stando ai fatti, il “Popolo viola” è uno degli ultimi movimenti spontanei di protesta civile nati dalla potente forza aggregatrice e organizzatrice della rete internet. Oltre al “No-Berlusconi Day”40, sono seguite altre sei manifestazioni a carattere nazionale in diverse città dʼItalia: una sulla libertà della rete e contro la censura e il controllo del web da parte dei governi; una manifestazione a difesa della costituzione; un sit-in per promuovere il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; una manifestazione contro il così detto decreto “salva liste”41; un sit-in contro il

37Cfr.PaoloFloresD’Arcais,“La vera antipolitica è la partitocrazia, non il vaffanculo day”,“Liberazione”,27gennaio2004.38Dalcomunicatostampadelcomitato“NoBerlusconiday”.“IlNoBerlusconiDaynascesuFacebookil9ottobre2009periniziativadialcuniblogger.Lapagina“UnamanifestazionenazionaleperchiedereledimissionidiBerlusconi”inpochigiornisiriempiediadesioni.”,29ottobre2009.39Cfr.GianniPennacchi,Si scrive No­B Day, si legge Italia dei valori La grande bufala “viola” di Tonino,“IlGiornale”,6dicembre2009.40laprimamanifestazionechecontaunapartecipazionecheoscilladai90'000aderentidatodellaquesturadiRomaalmilionediadesionipergliorganizzatori41decretocheavevaloscopodiriammetterelelistedelPopolodellalibertàchenonavevanoconsegnatointempolefirmenecessarieallapresentazionedeicandidatiperleelezioniregionalidel2010

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legittimo impedimento42; ed infine una manifestazione contro la mafia che si è svolta a Reggio Calabria. Negli ultimi anni anche le testate giornalistiche iniziano a impegnarsi in vari tipi dʼiniziative, cercando di inseguire, e al tempo

stesso alimentare, il “mito della società civile”. Attraverso le loro testate online soprattutto “Repubblica” e “LʼUnità” lanciano, con cadenza quasi regolare, continue raccolte firme, invio di foto da parte dei lettori che esibiscono cartelli di dissenso, e altre iniziative con il puro scopo di dar voce al popolo dei cittadini indignati. Va sottolineato a questo punto il ruolo fondamentale della rete Internet; chi fa parte di questi movimenti rivendica in maniera netta la sua identità di “movimento” in contrapposizione allʼidentità di “partito”, questo per rafforzare la suggestione del “nuovo” contro il “vecchio” e per affermare la propria distanza dalla partitocrazia corrotta, in opposizione alla società civile onesta o al così detto “popolo degli onesti”. Inoltre, internet permette una grande facilità di adesione che può contare anche su un altro grande vantaggio, la comodità. I militanti dei movimenti nati attraverso la rete possono spesso agire mantenendo il più totale anonimato, scrivendo sotto pseudonimo, evitando di prendersi la responsabilità delle proprie azioni o delle proprie idee; aderire ad una raccolta firme on-line o commentare un post in un blog di Beppe Grillo è molto facile e immediato e permette a molti attivisti di compiere quello che viene ritenuto “il proprio dovere civico” standosene comodamente seduti nella propria casa coperti dallʼanonimato di un nickname. Tutto ciò afferma, agli occhi dellʼattivista

del movimento in rete, la propria distanza dai partiti e quindi dal “sistema”, e al tempo stesso permette di sottrarsi dal senso di colpa che proverebbero in seguito ad unʼimmobile rassegnazione. Grillo, attraverso lʼuso dei meet-up, riesce a far convivere nello stesso movimento questi due aspetti dellʼattivismo, permettendo sia lʼattivismo “soft” dalla poltrona di casa sia quello “hard”, dellʼorganizzazione nel territorio e delle manifestazioni di piazza. Questo secondo aspetto dellʼattivismo, che poi è quello da cui scaturirà il non-partito di

42l’istitutodiprocedurapenalechepermetteall’imputatodinonpresentarsiinaulaedirimandareilprocesso

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Grillo, si concretizza nel Movimento 5 Stelle. La data scelta da Beppe Grillo per la sua scesa in campo nellʼarena politica non è casuale, infatti il comico percepisce che in quella situazione di crisi governativa e politica di tutto il centro

sinistra il suo movimento può catturare molto consenso di chi è deluso dalla situazione partitica italiana infatti il 24 gennaio 2008, mentre in Parlamento cade il governo Prodi II, Grillo annuncia: «da oggi il blog fa politica attiva con un sito dedicato alle liste civiche, al cittadino che prende in mano il proprio destino, il proprio Comune, la propria Regione (...) (la Provincia non è contemplata perché, secondo il movimento, va abolita) Per un Nuovo Rinascimento». Quando Grillo scende attivamente nellʼarena politica la situazione italiana è critica. Il Governo Prodi II, in carica dal 17 maggio 2006, ha attraversato quasi due anni di legislatura continuamente in bilico a causa della sua debole maggioranza al Senato. Questa situazione di precarietà politica e istituzionale è aggravata dalla composizione della coalizione di maggioranza che conta ben 10 partiti diversi: tre (Democratici di Sinistra, Democrazia é libertà, Movimento repubblicano europeo) raggruppati sotto il nome Ulivo e forti di 220 seggi, il Partito di rifondazione comunista (41 seggi), la Rosa nel Pugno (16 seggi), lʼItalia dei Valori (16 seggi), la Federazione dei Verdi (15 seggi), i Popolari Udeur (10 seggi) e la SüdtirolerVolkspartei (4 seggi). A soli due mesi dallʼinsediamento la Camera approva con una maggioranza trasversale lʼindulto proposto dal ministro della giustizia Clemente Mastella. Alla votazione si esprime in maniera contraria lʼItalia dei Valori, i Comunisti Italiani si astengono.

In unʼaltra occasione, per ottenere il sì di alcuni senatori dissidenti della così detta “sinistra radicale”, il governo è costretto a porre la fiducia sulla votazione in Senato inerente al rifinanziamento delle missioni militari allʼestero Allʼinizio di settembre il Senatore De Gregorio eletto nellʼItalia dei valori passa allʼopposizione e il Governo perde la maggioranza degli eletti al Senato. Il voto dei senatori a vita diventa decisivo. Alla fine di gennaio 2007 un partito della coalizione di governo (Udeur) vota nuovamente contro ad una mozione che invita il governo a presentare un disegno di legge sulle coppie di fatto.

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Il 27 febbraio 2007 si ha la prima crisi di governo: al Senato, la risoluzione in appoggio alla politica estera del governo non raggiunge il quorum di maggioranza: 158 voti favorevoli, 136 contrari, 24 astenuti, con quorum

richiesto di 160. All'interno della maggioranza, non hanno partecipato al voto un Senatore del PdCI e uno di RC. A seguito di ciò Prodi si reca al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, il quale le respinge invitando il Governo a presentarsi alle Camere per la fiducia. L'esecutivo ottiene la fiducia dalla Camera dei deputati: 342 sì, 253 no e due astenuti. Il voto fa rientrare la crisi. Marco Follini, ex-segretario dellʼUDC e leader del movimento politico Italia di Mezzo, compie il salto opposto al senatore De Gregorio e vota a favore dellʼesecutivo, così come il senatore Luigi Pallaro, indipendente eletto nella circoscrizione estera America Meridionale. A metà novembre, durante le dichiarazioni di voto per lʼapprovazione della Finanziaria 2008, Lamberto Dini annuncia a nome suo e dei senatori liberaldemocratici la necessità di superare la fase politica. Tre settimane dopo in un'intervista il presidente della Camera Fausto Bertinotti dichiara: "questo governo ha fallito". Dopo lo strappo sul protocollo relativo al welfare, questo episodio segna un'ulteriore presa di distanza del Prc dalla maggioranza. Il 21 dicembre il Senato approva in via definitiva la Finanziaria 2008, dopo le polemiche scatenate dalle parole del Presidente Napolitano che aveva giudicato "abnorme" il ricorso ad eccessivi voti di fiducia. A metà gennaio 2008 si apre una nuova crisi di governo, il ministro della

giustizia Clemente Mastella annuncia le sue dimissioni in seguito all'ordinanza di arresti domiciliari per la moglie Sandra Lonardo. Il ministro, che nel frattempo risulta indagato dalla stessa Procura della Repubblica, conferma le proprie dimissioni e annuncia che lʼUdeur passerà allʼappoggio esterno. Quattro giorni più tardi il ministro annuncia però il ritirano del sostegno esterno per mancata solidarietà politica della maggioranza nei suoi confronti. Al termine del dibattito in Senato sulla fiducia, il governo è battuto per 161 voti a 156. Hanno negato la fiducia sei senatori eletti in liste dellʼUnione: due dellʼUDEUR, Lamberto Dini (Liberaldemocratici, eletto nella Margherita), Domenico

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Fisichella (indipendente, eletto nella Margherita), Franco Turigliatto (Rifondazione Comunista), Sergio De Gregorio (eletto nell'Italia dei Valori, passato nel settembre 2007nelle fila della Casa delle Libertà). Si astiene (ma al

Senato l'astensione equivale al voto contrario) il senatore Giuseppe Scalera, (Margherita). A seguito del voto negativo, Prodi si reca al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Il Presidente Napolitano invita il Governo a restare in carica per il disbrigo degli affari correnti. Nel bel mezzo del governo Prodi (14 ottobre 2007) nel centro sinistra avviene la creazione del Partito Democratico; il leader Walter Veltroni interviene nel dibattito sulla fragilità del governo Prodi affermando che il neonato partito avrebbe rinunciato ad ulteriori alleanze con la sinistra radicale. Queste affermazioni creano scompiglio nella compagine governativa e non pochi imbarazzi al presidente del consiglio. Questi eventi risulteranno determinanti alle elezioni del 2008 quando il PD si presenterà alleato solamente con lʼItalia dei Valori e i Radicali; in questa occasione emerge infatti il dibattito sul cosi detto “voto utile” che porterà molti elettori della sinistra radicale a concentrare il proprio voto sulla coalizione di centro-sinistra, ritenendo Veltroni il candidato con le maggiori possibilità di sconfiggere Berlusconi. Il risultato sarà un forte ridimensionamento della sinistra radicale la quale non ottiene voti sufficienti per superare lo sbarramento imposto dalla legge elettorale e rimanendo così fuori dal parlamento. In questo contesto lo zoccolo duro dellʼelettorato a sinistra del PD perde punti di

riferimento a livello parlamentare. La crisi della sinistra emerge soprattutto dal fatto che si aprono degli spazi nuovi di rappresentanza. In questo modo sʼinaugura una contesa tra numerose figure politiche e civiche per raccogliere lʼeredità lasciata dai partiti della sinistra radicale. Attraverso il recupero delle tematiche che caratterizzavano questo spazio politico, emergono due nuove figure: da un lato Niki Vendola, prodotto di una scissione di Rifondazione Comunista che fonda un movimento di ispirazione socialista di stampo europeo, dallʼaltro Beppe Grillo che, con il suo Movimento 5 Stelle, abbina allʼantipolitica tematiche ecologiste e domanda di efficienza amministrativa.

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2.3 Grillo leader Populista? Lʼazione politica di Grillo ruota attorno al suo blog, ai suoi spettacoli teatrali (in cui dà il meglio di se essendo un eccellente monologhista), e nelle manifestazioni/show dove arringa la folla e tesse il legame tra se e il movimento politico vero e proprio. Grillo nel corso degli anni ha investito molto nella creazione di un blog che è riuscito a diventare il 6° blog nella lista dei 25 migliori blog votati sul sito della rivista Time43. Oltre a portare in giro i suoi spettacoli con tantissime date nei palazzetti di tutta Italia, grillo ha anche unʼintensa attività di produzione editoriale di libri e dvd, oltre alle magliette ufficiali degli eventi. Tutto questo contribuisce a creare il personaggio pubblico Grillo come comico, ma anche come leader politico. Tenendo conto di quanto detto fin qui, si può considerare Beppe Grillo un leader populista? Il richiamo al popolo è Senza dubbio uno dei pilastri della retorica di Grillo. Il suo popolo viene acclamato come popolo di internet, Evocato con un ironico “Italiani” di mussoliniana memoria. Nei suoi discorsi in piazza o nei suoi spettacoli nei palasport si può riscontrare un antipartitismo viscerale. Lʼuso del linguaggio scurrile e volgare è un elemento fondamentale dellʼessere parte del popolo, della gente comune, che dice parolacce e (quando ci vuole) insulta. Significativo sotto questo aspetto è lʼevento manifestazione chiamato proprio V-Day

(Vaffanculo-Day) con un chiaro rinvio al D-Day (lo sbarco in Normandia e la liberazione dellʼEuropa dallʼoppressione nazi-fascista). La V dellʼinsulto, a sua volta, fa riferimento anche alla V del film dei fratelli Wachowski “V per Vendetta”44. Il logo della manifestazione è in tutto e per tutto quello del film, in questo Grillo dimostra di avere tutta la capacità populista di sfruttare i simboli e le narrazioni che coinvolgano e aggreghino il “suo popolo”, anche 43http://www.time.com/time/specials/packages/completelist/0,29569,1725323,00.html44NelfilmilprotagonistarifacendosiallaverastoriadiGuyFawkesilcospiratorebritannicodel1605,fasaltareinariailparlamentoingleseedailviaadunarivoltapopolarecontrounregimemediaticodittatorialediorwellianafattura

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accaparrandosene di non suoi. Per certi versi in questa operazione di marketing effettuata da Grillo con il marchio “V” è possibile notare lʼanalogia con quella effettuata da Silvio Berlusconi quando scelse di chiamare il suo partito Forza

Italia. Berlusconi e il suo entourage fecero quella scelta ben sapendo che pochi mesi dopo, tutta la penisola avrebbe gridato il nome del suo partito di fronte alle prodezze calcistiche della nazionale di calcio italiana, e ben sapendo che il nome del suo neo-partito avrebbe campeggiato in bella vista sulle curve degli stadi statunitensi, dove si svolse il mondiale di calcio del 1994. La data scelta per il V-Day è lʼ8 Settembre 2007, non ha caso Grillo sceglie lʼotto settembre, come anche lui sottolinea allʼinizio del suo discorso introduttivo. Lʼ8 settembre 1943 data dellʼarmistizio di Cassibile, Grillo riprende un pezzo scritto da Indro Montanelli nel 2000 su “lʼItalia del Millennio”: “La famiglia reale e Badoglio si avviarono in automobile verso Pescara per imbarcarsi sulla corvetta Baionetta, dove trovarono posto decine di generali, mentre molti altri invocanti lʼimbarco furono lasciati a terra”45. Il Comico riprende le parole scritte da Montanelli per fare una similitudine con i tempi attuali, affermando che da quellʼ8 settembre non è cambiato nulla “…il parlamento è occupato da Abusivi scelti dai segretari di partito, non scappano più, non ne hanno bisogno; vivono in un mondo a parte, tra scorte e televisione…”. Il discorso inizia con una delegittimazione del parlamento Italiano che non avrebbe rappresentatività poiché non eletto direttamente (con il voto di preferenza) dai cittadini, definendo i parlamentari abusivi ed elencando tutti i condannati in via definitiva presenti in parlamento.

Segue un appello al “riportare le cose al loro senso naturale”, riportare la politica verso i cittadini: “La politica la dobbiamo fare noi, noi, tutti i giorni, un pochino sempre di più, quando siamo in autobus, quando facciamo la spesa, quando siamo fermi ai semafori, quando andiamo a scuola, siamo noi che facciamo la politica”. Grillo inscena una comunicazione diretta con il suo popolo chiedendo alla folla la città di nascita di Romano Prodi, facendosi rispondere dalla folla (facendo partecipare direttamente il suo popolo al discorso) quindi ripete il leitmotiv del 45MarioCervi,IndroMontanelli,L’Italia del Millennio,Rizzoli,2000.

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film “V per vendetta”: “sono i governanti a dover avere paura dei cittadini e non il contrario facendo leva sullʼuso di scorte e auto blindate degli attori politici. In seguito accusa lʼex ministro Giuliano Amato di essere stato impegnato a

studiare Platone invece di vegliare sulla legalità allʼinterno del partito socialista o di esercitare il proprio ruolo di Presidente dellʼanti-trust (1994 – 1997) contrastando la vicenda della Parmalat di Callisto Tanzi, o il monopolio sleale di Telecom Italia o il crack finanziario dei bond argentini (tutti successi dellʼattività investigativa e per certi versi profetica di Grillo). Quindi inneggia con il suo linguaggio “colorito, da uomo della strada” a “prendere a calci nel culo” i politici. In seguito critica lʼindulto fatto dal Governo Prodi, affermando che tutti i danni creati dai reati perpetrati dai pregiudicati usciti con lʼindulto andrebbero pagati dallʼallora Ministro della Giustizia Mastella. Grillo ricorda al suo popolo di firmare la petizione di legge su tre punti: (1) lʼesclusione di tutti i condannati in via definitiva, dei prescritti e dei patteggiati, dal Parlamento; (2) il limite massimo di 2 legislature per qualsiasi carica elettiva, con effetto retroattivo; (3) la reintroduzione del voto di preferenza nelle elezioni politiche. Infine risponde direttamente al Ministro Santagata che aveva affermato che Grillo stesse preparando un partito da candidare alle elezioni europee del 2009, dicendo che lui è per lʼeliminazione dei partiti non per la creazione di nuovi partiti. Infine elogia i “ragazzi dei meet-up” dicendo che il grande successo del movimento non è merito suo (lui è stato solo il detonatore, afferma), ma di tutti quelli che si sono impegnati facendo la “vera” politica sul campo, lottando contro gli

inceneritori o per avere una connessione “da paese civile”. Proprio con la rete Grillo identifica il suo popolo, rapportando le “virtù del popolo” alle “virtù della rete”, utilizzando il termine rete con il suo significato biunivoco; rete intesa come internet, ma rete anche intesa come comunità, come rete sociale di relazioni. “Sulla rete non si mente” afferma Grillo, affermando implicitamente che il suo popolo (la rete appunto) non mente, affermando come principale virtù del suo popolo lʼonestà, la sincerità. Quindi torna a valorizzare lʼuomo della strada, lʼuomo del fare, definendo, a gesti, che le letture che il ministro Gentiloni afferma, sul suo blog, di fare in vacanza sono masturbazioni mentali.

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Il breve discorso iniziale del V-Day a Bologna, contiene tutti i crismi descritti dagli studiosi per definire il populismo: “lʼappello al popolo; lʼesaltazione dellʼuomo qualunque unita alla denigrazione delle attività “intellettuali”;

lʼabolizione delle barriere tra chi sta in alto e chi sta in basso; la delegittimazione dellʼordine costituito; lʼappello alla ribellione di un popolo da molti anni vessato dalla propria classe dirigente; lʼattacco ai partiti e alla partitocrazia; i richiami allʼuso dei meccanismi di democrazia diretta; lʼusurpazione del diritto di voto dei cittadini (il voto di preferenza) da parte dei partiti (che nominano i candidati delle liste bloccate); lʼuso di simboli che richiamano una narrazione coinvolgente; la funzione di far sentire coeso un popolo fatto di individui tutti uguali che fino a quel momento si sentivano vittime impotenti; un popolo dove lʼunica caratteristica indispensabile sia lʼonestà e la sincerità.”. Considerando lʼassenza di una definizione condivisa del concetto di populismo, questo lavoro ha posto a confronto le caratteristiche attribuite al fenomeno in letteratura. Per valutare se esse si adattano alle caratteristiche di Beppe Grillo e del suo movimento. Dallʼanalisi dei dati storici si è osservato quanto lʼesperienza del qualunquismo di Guglielmo Giannini, considerato uno dei padri del populismo italiano, sia stata fondamentale. Il Movimento 5 stelle appare infatti lʼevoluzione del Fronte dellʼuomo qualunque di Giannini. Le novità del Movimento 5 Stelle sono state due: lʼuso degli strumenti telematici che nellʼultimo decennio ha reso possibile unʼazione politica globale attraverso la

rete internet, la collocazione di Beppe Grillo in una funzione di leadership esterna al movimento connessa alla sua dichiarazione di incandidabilità personale. Le similitudini tra i due movimenti si riscontrano nella professione di provenienza per certi versi comune. Giannini era uno scrittore di commedie e Beppe Grillo è un comico. Il parallelismo è relativo anche allo stile comunicativo: hanno fatto dello sberleffo una forma importante della loro attività politica. Giannini la portò perfino in parlamento, Grillo lʼha riproposto in Commissione Parlamentare nel corso di unʼaudizione. Entrambi sono accomunati dallʼatto di mantenere per sè la prerogativa esclusiva di direzione del movimento,

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concretizzata nel fatto che Grillo è personalmente e nominalmente lʼunico detentore dei diritti dʼuso del contrassegno del movimento. Come evidenziato nel paragrafo sul contesto politico, anche Grillo sceglie di fondare il suo

movimento in una fase di grave crisi (e più specificamente al momento della crisi del secondo governo Prodi, e della più generale crisi del centro-sinistra italiano). Questo elemento rinvia alla funzione di sintesi globale e cicatrizzante, attribuita da Ludovico Incisa al leader populista, in grado di cancellare le tracce dei conflitti sociali che hanno lacerato i tessuti connettivi della collettività, attribuiti alle elite partitiche. Il presupposto consiste nellʼassumere che nellʼattuale contesto italiano ci sia effettivamente uno scontro sociale tra 2 soggetti ideali: la casta dei politici e il popolo; cosa che Grillo non dimentica mai di ricordare al suo popolo. Anche Mény e Surel parlando del populismo come di unʼazione politica atta a risolvere conflitti sociali, soprattutto quando le strutture cognitive e normative sperimentate sembrano non funzionare, affermano unʼimportante chiave di lettura del “fenomeno Grillo”. Effettivamente il comico descrive ampiamente il conflitto sociale tra il popolo e la casta dei politici, e si propone come elemento di novità sistemica, pronto a superare i precedenti tentativi di organizzazione partitica del panorama politico italiano. Lʼassociazione con Grillo, alle caratteristiche del populismo, è immediata quando i due autori affermano che i populisti tendono ad asserire che la classe dirigente ha tradito il popolo e quindi è dovere del popolo restaurare il proprio primato. Prima che il comico decidesse di lanciarsi attivamente nellʼimpegno

politico, fondando il suo movimento, nei suoi spettacoli teatrali o televisivi, si possono ritrovare molti dei sintomi della “sindrome” descritta da Peter Wiles: il moralismo; lʼopposizione allʼestablishment e al potere finanziario; lʼopposizione agli squilibri socio-economici. Questo sembrerebbe quasi suggerire che Grillo ha sempre posseduto i registri discorsivi del populismo e che il suo populismo non sia necessariamente legato alla sua attività politica. Quando Nicola Matteucci ha tracciato lʼorientamento psicologico del populista ideale sembra quasi che pensasse al comico genovese, soprattutto quando descrive la visione rozza e manichea dei conflitti sociali, visto come eterno scontro tra predoni e

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predati. Altrettanto forte risuona il desiderio di estirpare in via definitiva il male dalla comunità in cui si è insediato. Grillo, infatti, nei suoi discorsi tende a personificare questo male da estirpare con la classe politica espressione del

potere partitocratico. Uno dei principali avversari del popolo è appunto la partitocrazia e lʼélite che la gestisce. Unʼélite descritta dal comico come gruppo indifferenziato e solidale al suo interno, intento a congiurare contro la “gente”. Politica, ideologia, e interessi sono di conseguenza fattori negativi, proprio come ha scritto Cartocci, riferendosi al pensiero populista in generale. Cardine del populismo è poi lʼesaltazione del popolo, arte in cui Grillo é maestro nelle sue urlanti manifestazioni, come ben dimostrano i due V-day, in cui dà libero sfogo a tutto il suo anti-elitismo indirizzato specificatamente contro lʼélite dei politici. Grillo arringa il suo popolo chiamandolo semplicemente “Italiani”. Lo intende cioè come comunità nazionale, senza distinzioni di classe e senza le funeste divisioni generate dalla politica e dalle manovre parlamentari dei partiti, dai quali si distanzia costantemente affermando che il suo movimento non è né di destra né di sinistra ma è al di sopra. I comizi/spettacolo evidenziano le virtù civiche dei semplici cittadini contrapposte ai vizi coltivati dai loro governanti, vizi che secondo Grillo caratterizzano la classe politica attuale. Gli esponenti di questa classe ostacolano la terapia istantanea, personificata dal Movimento 5 Stelle, cioè da un movimento politico che nasce dal basso, dalla società civile, che porterebbe a completa e rapida guarigione dei malanni che travagliano lʼordine sociale, come afferma Margaret Canovan. Lo scopo di questa tesi era

quello di vedere se Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle potessero essere annoverati tra tutti quei partiti, movimenti o personalità politiche che possono essere raggruppati nel grande ed eterogeneo insieme del populismo. Come ho cercato di mostrare, il cosiddetto “fenomeno Grillo” sembra rientrare in questa definizione. Si tratta però di un fenomeno molto recente e ancora in continua evoluzione su quale non sono ancora state svolte ricerche e del quale si sa ancora molto poco.

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capitolo terzo

IL MOVIMENTO 5 STELLE

3.1 Il Movimento 5 stelle, uno sguardo dallʼinterno. Il Movimento 5 Stelle è un soggetto politico che ha presentato numerose ambiguità fin dalla sua formazione. Fondato dal suo attuale leader Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle è lʼufficializzazione e la standardizzazione delle varie liste civiche che si sono create sotto lʼegida del comico genovese. Ogni realtà territoriale si crea dallʼaggregazione dal basso di cittadini che decidono di impegnarsi attivamente sul proprio territorio, accumunati dalla condivisione delle istanze sollevate dal comico,.

Lʼordinamento interno si basa su un regolamento (definito non statuto) composto da sette semplici articoli46. Dalle norme del regolamento si apprende che non esiste una sede fisica del movimento, bensì solo una sede virtuale, il sito www.beppegrillo.it. Lʼarticolo 3 definisce le norme che regolano i diritti dʼuso del contrassegno: Essi appartengono nominalmente a Beppe Grillo e non ad una carica interna al movimento. Ciò evidenzia due aspetti importanti dellʼorganizzazione: 1) non esiste la possibilità che qualcun altro al di fuori di Beppe Grillo possa assumere, in seguito a votazioni democratiche interne, la guida del movimento e quindi il diritto dʼuso del contrassegno; 2) Beppe Grillo con questo diritto personale ha potere discrezionale assoluto sulla su chi si possa candidare, potendo scegliere chi può utilizzare il contrassegno per concorrere alle elezioni. Allʼarticolo 5 è descritta la forma di adesione: non esiste tesseramento; per aderire basta registrarsi al sito beppegrillo.it, il movimento è aperto a qualunque cittadino che non sia iscritto a nessun partito o associazione che abbiano un oggetto o delle finalità in contrasto con quelli descritti allʼarticolo 4. In questo modo il movimento è aperto a chiunque,

46Sivedal’appendice.

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lasciando la possibilità della così detta doppia tessera, già sperimentata dal Fronte dellʼuomo qualunque di Giannini e dal Partito radicale di Pannella. Lʼadesione al movimento non prevede nessun tipo di esborso monetario, non è

prevista, infatti, nessuna forma di finanziamento, tranne quella volontaria delle sottoscrizioni presenti nel sito e destinate di volta in volta a finanziare delle singole iniziative o manifestazioni47. Il leader del movimento, come il consigliere regionale Giovanni Favia intervistato per questa tesi, affermano di voler tenere i soldi al di fuori dellʼattività politica per due motivi: il primo è che il potere economico va irrimediabilmente a distorcere lo scopo dellʼazione politica deviando dal suo naturale obiettivo, cioè il bene comune; il secondo è che i soldi non sono necessari, in quanto gli unici elementi necessari sono le idee, lʼimpegno e la passione. Scelte eclatanti del movimento sembrano confermare lʼeffettiva fede nei principi appena descritti da parte degli esponenti di questo movimento (come lʼaver totalmente rinunciato ai rimborsi elettorali pari quasi 1 milione e mezzo di euro, o lʼessersi auto ridotto lo stipendio da consigliere da 7-8 mila euro a 2500 -anche se in campagna elettorale il giovane Favia prometteva di accontentarsi di 1.300 euro al mese48) Eppure ciò risulta piuttosto demagogico se si considera che il Movimento 5 stelle ha spese ridottissime in quanto concentra quasi la totalità della sua azione attraverso la rete, e i grandi eventi sono organizzati, e probabilmente interamente, finanziati da Beppe Grillo. Inoltre il comico, essendo un personaggio molto famoso per i suoi show, spesso ottiene spazi televisivi in trasmissioni di attualità e approfondimento da

dove effettua veri e propri comizi, come nella trasmissione “Annozero” di Santoro49. Lʼultimo articolo del regolamento, il numero 7, disciplina le procedure di designazione dei candidati, ma risulta molto vago e si lascia la possibilità di

47Comeèpossibilevederealsitohttp://www.emiliaromagna5stelle.it/all’iniziodelmesediottobre2010ledonazionivolontariedestinateaimilitanticheoperanonellaregioneEmiliaRomagnaharaggiuntoi1850€48Lacifraèstatapoialzataa2.500eurosuvotazionedegliaderentialmovimentoinassembleaplenariaregionalecomedichiaralostessoFavianellasuareplicaalgiornalel’Espresso:AndreaDefranceschieGiovanniFavia,Non avrai altro Grillo,“l’espresso”, p.176,15Luglio2010.49L’interventointegraleadAnnozerohttp://www.youtube.com/watch?v=9UTDkI3FpOs

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decidere, di volta in volta, in base al tipo di consultazione elettorale e allʼesperienza maturata nel tempo. Un altro documento del movimento è la cosiddetta “carta di Firenze”. L'8 marzo

2009 a Firenze si svolge il primo incontro ufficiale tra le liste civiche promosse da Beppe Grillo. Dalla redazione della "Carta di Firenze" ogni lista sʼimpegna a sostenere e promuovere in maniera trasparente diversi temi50. Inoltre, i candidati non devono aver subito condanne in via definitiva, né essere stati eletti per più di due mandati e devono essere residenti nel comune per il quale sono candidati. La carta di Firenze è solo una sorta di prologo di quello che diventerà poi il programma del Movimento 5 Stelle51, reso noto il 4 ottobre 2009. Questo programma è, comunque sia, una linea guida generale degli obbiettivi che il movimento si prefigge a livello nazionale, anche se poi per ogni candidatura verrà redatto un programma ad hoc. Per cercare di capire meglio il funzionamento del movimento ho intervistato il candidato eletto che ha raccolto più voti alle scorse elezioni regionali, il consigliere regionale dellʼEmilia Romagna Giovanni Favia52. Ho strutturato lʼintervista in quattro punti: struttura del movimento; relazioni politiche tra Beppe Grillo e il Movimento; la base del movimento; le alleanze elettorali; ho posto infine fatto una domanda inerente lʼargomento principale di questo lavoro: populismo e antipolitica e Movimento 5 Stelle. Dalle risposte di Favia si apprende che il movimento non ha una struttura definita. La base del movimento è composta dagli aderenti fisicamente presenti

alle iniziative e manifestazioni del movimento. Lʼimpegno in prima persona è lʼelemento di valutazione dei militanti, definiti dallo stesso Favia “gli attivi”. Le modalità di scelta dei candidati sembrano funzionare attraverso la votazione in assemblee degli aderenti senza specifici quorum o precise prassi. Il candidato solitamente è scelto per acclamazione, in base al suo impegno attivo nel movimento. Non é ben chiara la procedura attraverso cui il programma é

50sivedal’appendice.51sivedal’appendice.52sivedal’appendice.

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redatto e approvato, Favia parla di redazione collettiva, tra assemblee reali e virtuali, e nega che sia necessaria una votazione di approvazione. Per quanto riguardano le relazioni politiche con il comico ligure, il consigliere definisce Grillo

“il leader carismatico del movimento”, ma nega che Grillo intenda prendere la guida politica. Anzi, Favia sostiene che affermare che Grillo voglia prendere lʼeffettiva leadership del movimento è un tentativo di screditare il movimento stesso. Probabilmente Favia intende dire che così facendo Grillo verrebbe meno a uno dei principali capisaldi del movimento53, contraddicendo ciò che lui stesso ha continuamente affermato. Il Consigliere Giovanni Favia dichiara che in tutti i partiti vi è una disciplina dellʼuso del contrassegno elettorale, evitando di soffermarsi sul dato che i diritti dʼuso del contrassegno del Movimento 5 Stelle sono nominali e non legati ad una carica interna. Afferma in seguito che il potere discrezionale che Grillo conserverebbe non sussiste, poiché i principi che guidano la scelta di un candidato sono chiari a tutti gli aderenti, quindi non vi sono veti. Alle domande sulla base del movimento, Favia conferma che lʼimpegno attivo nel movimento è un elemento fondamentale per far parte della base. Per ciò che riguarda i presunti contrasti tra la base e Grillo ipotizzati da “Lʼespresso”54. Favia afferma di non essere a conoscenza del caso di Napoli. Sostiene inoltre che il movimento deve stare attento a tentativi di persone esterne di salire sul carro dei vincitori senza averne fatto parte. Non è chiaro chi debba decidere chi ne possa far parte, se Grillo o la cosiddetta “base degli attivi”. In quanto alle

polemiche sorte, dopo il voto regionale, sulla scelta di essere il consigliere della provincia di Modena (Favia era stato eletto come capolista sia a Bologna sia a Modena), Favia ricorda di aver replicato insieme al suo collega Defranceschi alle rivelazioni de “Lʼespresso” relative alle presunte polemiche che tale scelta sembrerebbe aver scatenato da parte della base di Modena55. I due consiglieri eletti sostengono che il movimento ha eseguito votazioni “secondarie” per 53Lanoncandidabilitàdellepersonepregiudicateecondannateinsedepenale.54FrancescaSchianchi,Non avrai altro Grillo,“l’espresso”, p.69,8Luglio2010.55AndreaDefranceschieGiovanniFavia,Non avrai altro Grillo,“l’espresso”, p.176,15Luglio2010.

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decidere quale candidato avrebbe dovuto occupare il posto lasciato libero da Favia. Nellʼintervista infine Favia afferma che con dei partiti diversi da quelli presenti

alle elezioni regionali 2010 il Movimento 5 Stelle non esclude possibili alleanze. Afferma di guardare con interesse a tutti i movimenti dei cittadini, come ad esempio il “popolo viola”, rispetto al quale evita di approfondire il tema dellʼesistenza di relazioni politiche. Nel commentare il fatto che Grillo e il Movimento 5 Stelle sono spesso tacciati di populismo dalla stampa e sono considerati espressione dellʼantipolitica, Favia afferma che, al contrario, il movimento è per il ritorno alla vera politica, quella delle proposte concrete. Proposte fatte dal Movimento, spesso vengono copiate dalle altre formazioni politiche. Viene sottolineata inoltre la diversità del movimento rispetto ai partiti, riaffermando la linea che Grillo ha tenuto nella sua ultima apparizione televisiva ad Annozero, ovvero che il movimento è lʼunico soggetto politico ad aver rinunciato ai rimborsi elettorali. 3.2 Un altro movimento populista? Nei sessantaquattro anni di storia dellʼItalia Repubblicana, il populismo ha lasciato una traccia visibile e profonda. Soltanto in due occasioni, con il fronte dellʼUomo qualunque a metà degli anni quaranta e con la Lega Nord negli anni ottanta, si è presentato sotto forma di un movimento di massa, cioè come

espressione di tendenze politiche e culturali radicate nella società e capaci di garantire un sostegno diffuso a chi se ne faceva portavoce. Probabilmente, per effetto dellʼeredità fascista, alcuni dei suoi temi ispiratori – la diffidenza verso i partiti e la politica di professione, lʼaspirazione a una ricomposizione organica della società al di là delle “artificiali” contrapposizioni ideologiche o di classe, la fiducia nelle virtù personali – hanno trovato una vasta eco nellʼopinione pubblica italiana già nei primi anni del dopoguerra, influenzando anche la propaganda e lʼazione dei partiti maggiori. Dallʼimmediato dopoguerra agli anni ʼ70 la crescente insoddisfazione per il funzionamento della democrazia e le

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disfunzioni della pubblica amministrazione hanno rafforzato il terreno di coltura del populismo. Negli anni della guerra fredda il sistema ha resistito alla pressione di questo

scontento grazie ai vincoli costituiti dallo scontro bipolare Est/Ovest sul piano internazionale. Quando questi vincoli hanno cominciato ad allentarsi, le argomentazioni e lo stile politico del populismo sono tornati in auge e sono stati usati con un duplice scopo: delegittimare i rappresentanti delle istituzioni e legittimare altre parti politiche che si proponevano come maggiormente rappresentative degli umori popolari56. La campagna antipartitocratica dei Radicali ha segnato un primo stadio di questo processo, la crescita elettorale della Lega ne ha costituito una fase ulteriore e più matura. Tangentopoli ha segnato un ulteriore e decisivo punto di svolta nella penetrazione di suggestioni populiste nella società e nella politica italiana. Sulla scia delle inchieste contro la corruzione del ceto di governo nazionale e locale, la polemica contro le istituzioni ha raggiunto il culmine, insieme al discredito dei partiti. Il gergo populista è diventato per almeno due anni il linguaggio corrente nella politica italiana. La nascita del tele-populismo dei talk show, trasformati in “piazze elettroniche”, il giustizialismo de La Rete, la tentazione del “popolo dei fax” di fare dei giudici i risanatori della vita pubblica, lʼaffannosa ricerca di candidati non “compromessi” con la politica professionale, sono altrettanti sintomi di questa evoluzione, determinata dallʼeffettiva crisi di legittimità che scuote il sistema italiano.

Tutto questo ha fatto sì che in Italia molti soggetti si siano appropriati dello stile populista e, in parte, dei suoi contenuti. A destra esistono diverse versioni di populismo, non sempre compatibili tra loro. La sinistra, nonostante le resistenze psicologiche di alcuni suoi settori, mostra ormai segni non superficiali di populismo, destinati probabilmente a farsi più evidenti nello sforzo di recuperare il gap elettorale che la separa dagli avversari. Tutti i movimenti che negli ultimi anni sono saliti alla ribalta delle cronache, o le campagne delle testate

56Cfr.Pombeni,L’appello al popolo, cit.,p.40.

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giornalistiche, si propongono di reagire allʼ“eclissi del cittadino”57. Questaʼultima scarica di “antipolitica positiva” non fa che confermare la tendenza, anche se sembra strizzare lʼocchio verso Di Pietro che incarna un altro possibile modello

di populismo, collocato “al di là della destra e della sinistra”. In tale scenario la discesa in campo e il successo di Grillo non appaiono poi così dissonanti. Il comico genovese ha saputo cogliere lʼaspetto più radicale della cosiddetta antipolitica. Basandosi su definizioni per antitesi, egli riconfigura continuamente la sua identità stando al passo con lʼattualità politica, e al tempo stesso tenendosene fuori. Anche la creazione del suo movimento elettorale ha mantenuto questo stile ambivalente: la presenza di Beppe Grillo è continuamente percepibile, tuttavia il suo impegno è sempre dissimulato attraverso il tentativo di rappresentare solamente un leader carismatico, che attraverso la sua notorietà sponsorizza il movimento senza nessuna volontà di candidarsi e di partecipare alla competizione elettorale58. La sua incandidabilità gli permette di essere sempre presente, ma di non sporcarsi le mani con il “sudiciume” della politica, come lui stesso la definisce. Beppe Grillo sembra quindi lʼespressione di un populismo radicale, che fa dellʼantipartitismo e dellʼantipolitica le sue principali bandiere. Egli ha saputo generare una sorta di leadership duale, che indirizza su due binari paralleli: la sua professione di comico e la sua attività di leader politico. Le due componenti si alimentano a vicenda: il comico ottiene grandi spazi sui media e grande pubblicità grazie agli argomenti e agli attacchi frontali che rivolge allʼestablishment; il politico può

utilizzare il palco dei suoi spettacoli per divulgare le proprie idee a un pubblico pagante. Attraverso un efficace linguaggio teatrale ed un collaudato stile che mescola battute al vetriolo con dimostrazioni semplici di un mondo migliore possibile, Grillo sfruttando a dovere le paure del suo pubblico, specialmente quando affronta temi di carattere ambientale. Queste due facce del personaggio sono entrambe in ascesa.

57Cfr.Floresd’Arcais,Il populismo italiano da Craxi a Berlusconi,cit.,p.31.58Ilcomicosostienechequestosarebbeincontraddizioneconipuntidelmovimentostessoessendoeglistessounpregiudicatocondannatoperomicidiocolposoinseguitoadunincidented’auto.

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Alle elezioni regionali siciliane del 13/14 aprile 2008 la lista “Amici di Beppe Grillo” si attesta sullʼ1,7%59. Alle elezioni comunali di Roma del 2008 la lista civica “Amici di Beppe Grillo lista civica” tocca il 2,6%60. Alle elezioni comunali

di Treviso del 2008 una lista collegata al nome di Beppe Grillo (grillitreviso) elegge un consigliere comunale, il primo, con il 3,6%61 delle preferenze. Il 28 novembre 2008 Grillo annuncia la creazione del simbolo “Liste civiche Cinque stelle” per le amministrative del 2009. Tali liste si presentano in più di trenta comuni, tra cui Bologna, Ancona, Ferrara, Forlì, Cesena, Reggio Emilia, Livorno, Rivoli. Riescono a far eleggere 23 consiglieri. Il 9 settembre 2009 viene varato il “Movimento 5 Stelle”, espressione nazionale delle liste elettorali collegate a Beppe Grillo. Il Movimento 5 Stelle partecipa alle elezioni regionali e amministrative del 2010. Presenta propri candidati governatori in cinque regioni su tredici (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Campania)62, e in dieci comuni, tra cui tre capoluoghi (Bolzano, Venezia, Matera). Raccoglie poco meno di 400 mila voti nelle cinque regioni (2,9% dei voti validi) ed elegge quattro consiglieri regionali, due in Piemonte e due in Emilia-Romagna. Le percentuali del Movimento oscillano fra l'1,3% e il 6% (si veda tabella). I relativi candidati alla presidenza hanno invece ottenuto una media del 3,5%. Il picco di consenso viene raggiunto in Val di Susa, nel piccolo comune di Bussoleno, dove, complice la protesta No Tav, il Movimento sfiora il 30% dei voti ed è la prima forza politica63. Nei comuni dovʼera presente per il rinnovo del consiglio comunale i risultati sono oscillati fra il 2% e il 10% con una media del 3,6% e

l'elezione di due consiglieri comunali a Voghera (con il 9,9% delle preferenze) ed uno a Cesena, Desio, Faenza e Venezia. Dallʼanalisi dei risultati elettorali si può affermare che a livello nazionale (considerando le 5 regioni dove sono state presentate le liste) il Movimento 5 Stelle ha ancora un peso piuttosto scarso allʼinterno del panorama partitico.

59http://www.elezioni.regione.sicilia.it/regionali2008/rep_7/riepilogoRegionale.html60http://www.elezioni.comune.roma.it/elezioni/2008/comunali/a042008/slis99.htm61http://www.comune.treviso.it/elezioni2008amministrative/V15720.htm62sivedalatabella163GiorgioPogliotti,Grillo fa il pieno in Val Susa: 30%,“IlSole24ore”, 31Marzo2010

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Tuttavia esistono realtà locali in cui il movimento ha ottenuto ottimi risultati, se non veri e propri trionfi come nel caso del comune della Val Susa. Questi exploit nascono da questioni puramente locali, come la forte protesta civile nei

confronti della TAV. I risultati delle elezioni comunali mostrano che il Movimento è presente solo in realtà circoscritte, soprattutto del nord Italia Questo radicamento a “macchia di leopardo” dipende dalla maggiore o minore attività dei gruppi meetup “amici di Beppe Grillo” e dalla presenza o meno di eventi che generano lo scontento popolare a livello locale, vale a dire di tutte quelle situazioni che possono essere catalogate sotto il cosiddetto effetto N.I.M.B.Y.64. Le due regioni dove il movimento è riuscito ad eleggere dei consiglieri regionali sono importanti per due motivi distinti. In Piemonte65 lo scarto tra i due candidati presidente che hanno raccolto il maggior numero di voti è molto scarso, solo lo 0,4% dei voti. Questa piccola differenza ha assegnato, di fatto, al Movimento 5 stelle un ruolo decisivo per stabilire lʼesito delle elezioni. In questo caso, essendo plausibile lʼipotesi che la maggior parte dei voti che il movimento raccoglie provengano da elettori di sinistra o di centrosinistra, la sconfitta della presidente uscente Mercedes Bresso è imputabile al travaso di voti verificatosi dalla sua coalizione al movimento; a maggior ragione se si prende in considerazione il fatto che durante la campagna elettorale gli attivisti del Movimento hanno concentrato i loro attacchi proprio contro la candidata del Partito Democratico. Attacchi al limite della correttezza, come nel caso in cui viene diffuso in rete un video amatoriale in cui, con unʼoperazione di montaggio

e stravolgendo il significato, una frase rivolta dalla Bresso disse in passato a una manifestante anti TAV66.

64Notinmybackyard:letteralmentenonnelmiogiardino.Lasiglavieneusataperdefinireilfenomenodiprotestadellepopolazionidiunazonaincuisièdecisodicostruireunaopiùinfrastrutturecheicittadiniritengononecessarieallacollettività,machenonsonodispostiadaverenellalorozonadiresidenza(adesempio:discariche;centralielettriche;termovalorizzatori;etc.)65sivedatabella2.66Aquestoindirizzosipossonovedereledueversionidelvideo,quellomanipolatotagliandolaparolaequellointegralehttp://www.youtube.com/watch?v=UQZ0hYi5xkc

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In Emilia Romagna67 invece si può notare un vero e proprio boom di voti. Nonostante il candidato del Partito Democratico sia ancora molto forte, in questa regione il centrosinistra ha registrato un forte calo dei consensi dovuto

soprattutto alla grande crescita dellʼastensionismo. Ne ha tratto vantaggio anche il Movimento 5 Stelle, (per via dellʼabbassamento del numero assoluto di voti per ottenere un seggio). Sebbene i risultati a livello nazionale non siano tali da far pensare a un impatto importante nel panorama politico, questo potrebbe accrescersi qualora il Movimento decidesse di candidare qualche esponente alle prossime elezioni politiche. Tab. 1 I risultati del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali 2010

Regione Voti validi

Liste per il Consiglio Voti validi

Candidature alla presidenza della Giunta

n. n. n. % n. n. % Piemonte 1.894.049 69.448 3,7 2.204.349 90.086 4

Lombardia 4.263.025 99.390 2,3 4.819.587 144.585 3 Veneto 2.243.042 57.848 2,6 2.540.736 80.246 3,1

Emilia-Romagna 2.109.871 126.619 6 2.300.385 161.056 7 Campania 2.756.130 36.792 1,3 2.924.360 39.353 1,3

Totale 13.266.117 390.097 2,9 14.789.417 515.326 3,5

67sivedatabella3

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Conclusioni.Questo lavoro sul populismo in Italia, ha assunto come oggetto di studio il caso Grillo e il Movimento 4 Stelle. Si tratta di un lavoro esplorativo, condotto con le difficoltà che normalmente si incontrano quando ci si occupa di un fenomeno di così recente sviluppo. Tutto ciò ha comunque le sue note positive, come la netta sensazione che ci si sta occupando di qualcosa di vivo, attuale, in continuo cambiamento, e quindi di grande interesse.

Lʼargomento ha presentato unʼulteriore grado di difficoltà. Come ho detto nellʼintroduzione e approfondito nel primo capitolo non esiste in letteratura una definizione condivisa né di antipolitica, mentre lʼuso dei due termini è abusato

nel linguaggio giornalistico e spesso confuso con il termine demagogia. Così come il termine anti-politica considerato equivalente a anti-partitocrazia. Tuttavia mi è stato possibile evidenziare come lʼanti-partitocrazia e lʼanti-politica promossa in termini populisti, non siano una novità nel nostro paese; anzi, sembrano riproporsi con una cadenza continua, anche se irregolare, con unʼespansione notevole negli ultimi anni.

In questo lavoro è emerso come lʼabile uso delle nuove tecnologie di comunicazione (internet) abbiano permesso a un comico di ripropone, per alcuni versi in modo molto simile, lʼofferta politica populista fatta da Guglielmo Giannini nellʼimmediato dopoguerra, ed ottenerne un consenso che attualmente è in crescita. Che lʼazione politica di Beppe Grillo si possa considerare populista trova riscontri sia nella manifestazione di grandi analogie con precedenti esperienze politiche italiane, sia considerando i tratti attribuitole letteratura al leader populista. Tuttavia, è emerso un elemento di novità: Beppe Grillo ha saputo creare una leadership che si può definire duale. Si tratta di un leader carismatico (come lo descrive anche il consigliere regionale Favia) che agisce da testimonial, parlando a nome di un movimento dal quale si chiama fuori. La poltrona che nei comizi e nelle dichiarazioni viene tanto vituperata si trasforma nella condizione necessaria e sufficiente ad arringare il suo seguito. A che pro

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quindi candidarsi e rischiare di occuparla sul serio quella poltrona?

Il Movimento 5 Stelle presenta unʼorganizzazione spesso ambigua e, sebbene la trasparenza e gli strumenti di democrazia diretta dal basso siano uno dei suoi

capisaldi, in più di unʼoccasione si sono verificate polemiche ed attriti tra il vertice e la base. Proprio a causa di presunte scelte molto poco democratiche del vertice, il populismo di Grillo si dimostra anche nei fatti non molto incline ad accettare i risultati del meccanismo democratico. Il Movimento 5 Stelle spaventa il centro sinistra, soprattutto in uno scenario di scontro bipolare in cui lo scarto di voti con il centro destra sarebbe molto piccolo, ciò che si è verificato in Piemonte potrebbe verificarsi nuovamente su scala nazionale.

Ciò che appare indubbio è che lʼItalia si presenta come lo scenario più adatto in cui far crescere lʼofferta politica populista di Beppe Grillo e del suo movimento. Del resto, dal secondo dopoguerra a oggi, la porzione di società civile sensibile a quel sentimento, genericamente definito antipolitica, sembra essere in crescita. Negli ultimi anni il linguaggio populista si è affermato fino quasi a divenire lʼunico linguaggio utilizzato nel dibattito politico. Il risultato è un bisogno sempre maggiore nella popolazione di cambiamenti drastici, e rivoluzionari, di svolte radicali e immediate, molto ben rappresentate dalla parola “reset”. Tutto ciò appare in netto contrasto con la definizione di “vocazione alla politica” che fa Max Weber in “La politica come professione”: «[…] se si debba seguire lʼetica della convinzione o quella della responsabilità, e quando lʼuna e quando lʼaltra, nessuno è in grado di determinarlo. […] Pertanto [esse] non sono

assolutamente antitetiche ma si completano a vicenda e solo congiunte formano il vero uomo, quello che può avere la “vocazione alla politica”. […] La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso»68. 68MaxWeber,La politica come professione,Enaudi1997(p.118‐120)

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Appendice Regolamento del Movimento cinque Stelle ARTICOLO 1 – NATURA E SEDE Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog www.beppegrillo.it La “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con lʼindirizzo web www.beppegrillo.it. I contatti con il MoVimento sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica allʼindirizzo [email protected]. ARTICOLO 2 - DURATA Il MoVimento 5 Stelle, in quanto “non associazione”, non ha una durata prestabilita. ARTICOLO 3 – CONTRASSEGNO Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti dʼuso dello stesso. ARTICOLO 4 – OGGETTO E FINALITÀ Il “MoVimento 5 Stelle” intende raccogliere lʼesperienza maturata nellʼambito del

blog www.beppegrillo.it, dei “meetup”, delle manifestazioni ed altre iniziative popolari e delle “Liste Civiche Certificate” e va a costituire, nellʼambito del blog stesso, lo strumento di consultazione per lʼindividuazione, selezione e scelta di quanti potranno essere candidati a promuovere le campagne di sensibilizzazione sociale, culturale e politica promosse da Beppe Grillo così come le proposte e le idee condivise nellʼambito del blog www.beppegrillo.it, in occasione delle elezioni per la Camera dei Deputati, per il Senato della Repubblica o per i Consigli Regionali, Provinciali e Comunali, organizzandosi e strutturandosi attraverso la rete Internet cui viene riconosciuto un ruolo centrale

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nella fase di adesione al MoVimento, consultazione, deliberazione, decisione ed elezione. Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in

futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi. ARTICOLO 5 – ADESIONE AL MOVIMENTO Lʼadesione al MoVimento non prevede formalità maggiori rispetto alla registrazione ad un normale sito Internet. Il MoVimento è aperto ai cittadini italiani maggiorenni che non facciano parte, allʼatto della richiesta di adesione, di partiti politici o di associazioni aventi oggetto o finalità in contrasto con quelli sopra descritti. La richiesta di adesione al MoVimento verrà inoltrata tramite Internet; attraverso di essa, lʼaspirante Socio provvederà a certificare di essere in possesso dei requisiti previsti al paragrafo precedente. Nella misura in cui ciò sia concesso, sulla scorta delle vigenti disposizioni di legge, sempre attraverso la Rete verrà portato a compimento lʼiter di identificazione del richiedente, lʼeventuale accettazione della sua richiesta e lʼeffettuazione delle relative comunicazioni. La partecipazione al MoVimento è individuale e personale e dura fino alla cancellazione dellʼutente che potrà intervenire per volontà dello stesso o per

mancanza o perdita dei requisiti di ammissione. ARTICOLO 6 – FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ SVOLTE SOTTO IL NOME DEL “MOVIMENTO 5 STELLE” Non è previsto il versamento di alcuna quota di adesione al MoVimento. Nellʼambito del blog www.beppegrillo.it potranno essere aperte sottoscrizioni su base volontaria per la raccolta di fondi destinati a finanziare singole iniziative o manifestazioni. ARTICOLO 7 – PROCEDURE DI DESIGNAZIONE DEI CANDIDATI ALLE ELEZIONI

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In occasione ed in preparazione di consultazioni elettorali su base nazionale, regionale, provinciale o comunale, il MoVimento 5 Stelle costituirà il centro di raccolta delle candidature ed il veicolo di selezione e scelta dei soggetti che

saranno, di volta in volta e per iscritto, autorizzati allʼuso del nome e del marchio “MoVimento 5 Stelle” nellʼambito della propria partecipazione a ciascuna consultazione elettorale. Tali candidati saranno scelti fra i cittadini italiani, la cui età minima corrisponda a quella stabilita dalla legge per la candidatura a determinate cariche elettive, che siano incensurati e che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato ad essi contestato. Lʼidentità dei candidati a ciascuna carica elettiva sarà resa pubblica attraverso il sito internet appositamente allestito nellʼambito del blog; altrettanto pubbliche, trasparenti e non mediate saranno le discussioni inerenti tali candidature. Le regole relative al procedimento di candidatura e designazione a consultazioni elettorali nazionali o locali potranno essere meglio determinate in funzione della tipologia di consultazione ed in ragione dellʼesperienza che verrà maturata nel tempo.

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Carta di Firenze. I Comuni decidono della vita quotidiana di ognuno di noi. Possono avvelenarci con un inceneritore o avviare la raccolta differenziata. Fare parchi per i bambini o porti per gli speculatori. Costruire parcheggi o asili. Privatizzare lʼacqua o mantenerla sotto il loro controllo. Dai Comuni a Cinque Stelle si deve ripartire a fare politica con le liste civiche per Acqua, Ambiente, Trasporti, Sviluppo e Energia. • Acqua pubblica. • Impianti di depurazione obbligatori per ogni abitazione non collegabile a

un impianto fognario; contributi/finanziamenti comunali per impianti di depurazione privati.

• Espansione del verde urbano. • Concessioni di licenze edilizie solo per demolizioni e ricostruzioni di

edifici civili o per cambi di destinazioni d'uso di aree industriali dismesse. • Piano di trasporti pubblici non inquinanti e rete di piste ciclabili cittadine. • Piano di mobilità per i disabili.

• Connessione web gratuita per i residenti nel Comune. • Creazione di punti pubblici di telelavoro. • Rifiuti zero. • Sviluppo delle fonti rinnovabili come il fotovoltaico e l'eolico con

contributi/finanziamenti comunali. • Efficienza energetica. • Favorire le produzioni locali. Inoltre, i candidati non devono aver subito condanne in via definitiva, non essere stati eletti per più di due mandati ed essere residenti nel comune per il quale sono candidati.

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ProgrammadelMovimento5StelleSTATO E CITTADINI L'organizzazione attuale dello Stato è burocratica, sovradimensionata, costosa, inefficiente. Il Parlamento non rappresenta più i cittadini che non possono scegliere il candidato, ma solo il simbolo del partito La Costituzione non è applicata. I partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio. - Abolizione delle province - Accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti - Abolizione del Lodo Alfano

- Insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico - Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica - Eliminazione di ogni privilegio particolare per i parlamentari, tra questi il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo - Divieto per i parlamentari di esercitare un'altra professione durante il mandato - Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali - Divieto di cumulo delle cariche per i parlamentari (esempio: sindaco e deputato) - Non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati - Partecipazione diretta a ogni incontro pubblico da parte dei cittadini via web, come già avviene per Camera e Senato - Abolizione delle Authority e contemporanea introduzione di una vera class action - Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum - Obbligatorietà della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi dʼiniziativa popolare

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- Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria - Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima delle loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini.

ENERGIA Se venisse applicata rigorosamente la legge 10/91, per riscaldare gli edifici si consumerebbero 14 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato calpestabile allʼanno. In realtà se ne consumano di più. Dal 2002 la legge tedesca, e più di recente la normativa in vigore nella Provincia di Bolzano, fissano a 7 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato calpestabile allʼanno il consumo massimo consentito nel riscaldamento ambienti. Meno della metà del consumo medio italiano. Utilizzando lʼetichettatura in vigore negli elettrodomestici, nella Provincia di Bolzano questo livello corrisponde alla classe C, mentre alla classe B corrisponde a un consumo non superiore a 5 litri di gasolio, o metri cubi di metano, e alla classe A un consumo non superiore a 3 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato allʼanno. Nel riscaldamento degli ambienti, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2, anche per evitare le sanzioni economiche previste dal trattato di Kyoto nei confronti dei Paesi inadempienti, deve articolarsi nei seguenti punti: - Applicazione immediata della normativa, già prevista dalla legge 10/91 e prescritta dalla direttiva europea 76/93, sulla certificazione energetica degli edifici - Definizione della classe C della provincia di Bolzano

come livello massimo di consumi per la concessione delle licenze edilizie relative sia alle nuove costruzioni, sia alle ristrutturazioni di edifici esistenti - Riduzione di almeno il 10 per cento in cinque anni dei consumi energetici del patrimonio edilizio degli enti pubblici, con sanzioni finanziare per gli inadempienti - Agevolazioni sulle anticipazioni bancarie e semplificazioni normative per i contratti di ristrutturazioni energetiche col metodo esco (energy service company), ovvero effettuate a spese di chi le realizza e ripagate dal risparmio economico che se ne ricava

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- Elaborazione di una normativa sul pagamento a consumo dellʼenergia termica nei condomini, come previsto dalla direttiva europea 76/93, già applicata da altri Paesi europei. Il rendimento medio delle centrali termoelettriche dellʼEnel si

attesta intorno al 38%. Lo standard con cui si costruiscono le centrali di nuova generazione, i cicli combinati, è del 55/60%. La co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, con utilizzo del calore nel luogo di produzione e trasporto a distanza dellʼenergia elettrica, consente di utilizzare il potenziale energetico del combustibile fino al 97%. Le inefficienze e gli sprechi attuali nella produzione termoelettrica non sono accettabili né tecnologicamente, né economicamente, né moralmente, sia per gli effetti devastanti sugli ambienti, sia perché accelerano lʼesaurimento delle risorse fossili, sia perché comportano un loro accaparramento da parte dei Paesi ricchi a danno dei Paesi poveri. Non è accettabile di per sé togliere il necessario a chi ne ha bisogno, ma se poi si spreca, è inconcepibile. Per accrescere lʼofferta di energia elettrica non è necessario costruire nuove centrali, di nessun tipo. La prima cosa da fare è accrescere lʼefficienza e ridurre gli sprechi delle centrali esistenti, accrescendo al contempo lʼefficienza con cui lʼenergia prodotta viene utilizzata dalle utenze (lampade, elettrodomestici, condizionatori e macchinari industriali). Solo in seguito, se lʼofferta di energia sarà ancora carente, si potrà decidere di costruire nuovi impianti di generazione elettrica. Nella produzione di energia elettrica e termica, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2 anche accrescendo lʼofferta, deve articolarsi nei seguenti punti:

- Potenziamento e riduzione dellʼimpatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti - Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica con tecnologie che utilizzano le fonti fossili nei modi più efficienti, come la co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, a partire dagli edifici più energivori: ospedali, centri commerciali, industrie con processi che utilizzano calore tecnologico, centri sportivi ecc. - Estensione della possibilità di riversare in rete e di vendere lʼenergia elettrica anche agli impianti di micro-cogenerazione di taglia inferiore ai 20 kW - Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica estendendo a

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tutte le fonti rinnovabili e alla micro-cogenerazione diffusa la normativa del conto energia, vincolandola ai kW riversati in rete nelle ore di punta ed escludendo i chilowattora prodotti nelle ore vuote - Applicazione rigorosa della

normativa prevista dai decreti sui certificati di efficienza energetica, anche in considerazione dellʼincentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che essi comportano - Eliminazione degli incentivi previsti dal CIP6 alla combustione dei rifiuti in base al loro inserimento, privo di fondamento tecnico-scientifico, tra le fonti rinnovabili - Legalizzazione e incentivazione della produzione di biocombustibili, vincolando allʼincremento della sostanza organica nei suoli le produzioni agricole finalizzate a ciò - Incentivazione della produzione distribuita di energia termica con fonti rinnovabili, in particolare le biomasse vergini, in piccoli impianti finalizzati allʼautoconsumo, con un controllo rigoroso del legno proveniente da raccolte differenziate ed escludendo dagli incentivi la distribuzione a distanza del calore per la sua inefficienza e il suo impatto ambientale - Incentivazione della produzione di biogas dalla fermentazione anaerobica dei rifiuti organici. INFORMAZIONE Lʼinformazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo dellʼinformazione è concentrato in pochi attori,

inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se lʼinformazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo. Lʼinformazione quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano. Le proposte:

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- Cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano - Eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento delle testate

giornalistiche - Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l'azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10% - Le frequenze televisive vanno assegnate attraverso un'asta pubblica ogni cinque anni - Abolizione della legge del governo D'Alema che richiede un contributo dell'uno per cento sui ricavi agli assegnatari di frequenze televisione - Nessun quotidiano con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l'azionariato diffuso con proprietà massima del 10% - Abolizione dell'Ordine dei giornalisti - Vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici - Un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale,indipendente dai partiti - Abolizione della legge Gasparri - Copertura completa dellʼADSL a livello di territorio nazionale - Statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo

da Telecom Italia, e lʼimpegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi ad ogni operatore telefonico - Introduzione dei ripetitori Wimax per lʼaccesso mobile e diffuso alla Rete - Eliminazione del canone telefonico per lʼallacciamento alla rete fissa - Allineamento immediato delle tariffe di connessione a Internet e telefoniche a quelle europee - Tetto nazionale massimo del 5% per le società di raccolta pubblicitaria facenti capo a un singolo soggetto economico privato - Riduzione del tempo di decorrenza della proprietà intellettuale a 20 anni

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- Abolizione della legge Urbani sul copyright - Divieto della partecipazione azionaria da parte delle banche e di enti pubblici o para pubblici a società editoriali

- Depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in anticipo in via cautelare all'atto della querela) - Abolizione della legge Pisanu sulla limitazione all'accesso wi fi. ECONOMIA - Introduzione della class action - Abolizione delle scatole cinesi in Borsa - Abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate - Introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate - Abolizione della legge Biagi - Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno - Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale - Introdurre la responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una compartecipazione alle eventuali perdite - Impedire ai consiglieri di amministrazione di ricoprire alcuna altra carica nella

stessa società se questa si è resa responsabile di gravi reati - Impedire lʼacquisto prevalente a debito di una società (es. Telecom Italia) - Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato - Abolizione delle stock option - Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, ENI, ENEL, Mediaset, Ferrovie dello Stato - Allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi europei - Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui

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costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con lʼintroduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino lʼaccesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari

- Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni allʼEni) come amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa - Favorire le produzioni locali - Sostenere le società no profit - Sussidio di disoccupazione garantito - Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es.distributori di acqua in bottiglia). TRASPORTI - Disincentivo dell'uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane - Sviluppo di reti di piste ciclabili protette estese a tutta lʼarea urbana ed extra urbana - Istituzione dii spazi condominiali per il parcheggio delle biciclette - Istituzione dei parcheggi per le biciclette nelle aree urbane - Introduzione di una forte tassazione per lʼingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo - Potenziamento dei mezzi pubblici a uso collettivo e dei mezzi pubblici a uso individuale (car sharing) con motori elettrici alimentati da reti

- Blocco immediato del Ponte sullo Stretto e della Tav in Val di Susa - Proibizione di costruzione di nuovi parcheggi nelle aree urbane - Sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo - Copertura dell'intero Paese con la banda larga - Incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro - Sistema di collegamenti efficienti tra diverse forme di trasporto pubblici - Incentivazione di strutture di accoglienza per uffici dislocati sul territorio collegati a Internet - Incentivazione dei mercati locali con produzioni provenienti dal territorio

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- Corsie riservate per i mezzi pubblici nelle aree urbane - Piano di mobilità per i disabili obbligatorio a livello comunale.

SALUTE L'Italia è uno dei pochi Paesi con un sistema sanitario pubblico ad accesso universali. Due fatti però stanno minando alle basi l'universalità e l'omogeneità del Servizio Sanitario Nazionale: la devolution, che affida alle Regioni lʼassistenza sanitaria e il suo finanziamento e accentua le differenze territoriali, e la sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico. Si tende inoltre ad organizzare la Sanità come unʼazienda e a far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di salute e di qualità dei servizi. GRATUITÀ DELLE CURE ED EQUITÀ DʼACCESSO - Garantire lʼaccesso alle prestazioni essenziali del Servizio Sanitario Nazionale universale e gratuito - Ticket proporzionali al reddito per le prestazioni non essenziali - Monitorare e correggere gli effetti della devolution sullʼequità dʼaccesso alla Sanità FARMACI - Promuovere lʼuso di farmaci generici e fuori brevetto, equivalenti e meno costosi rispetto ai farmaci “di marca” (che in Italia costano spesso di più che

all'estero) e più sicuri rispetto ai prodotti di recente approvazione - Prescrizione medica dei principi attivi invece delle marche delle singole specialità (come avviene ad esempio in Gran Bretagna) INFORMAZIONE - Programma di educazione sanitaria indipendente pubblico e permanente sul corretto uso dei farmaci, sui loro rischi e benefici - Politica sanitaria nazionale di tipo culturale per promuovere stili di vita salutari e scelte di consumo consapevoli per sviluppare lʼautogestione della salute

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(operando sui fattori di rischio e di protezione delle malattie) e lʼautomedicazione semplice - Informare sulla prevenzione primaria (alimentazione sana, attività fisica,

astensione dal fumo) e sui limiti della prevenzione secondaria (screening, diagnosi precoce, medicina predittiva), ridimensionandone la portata, perché spesso risponde a logiche commerciali - Sistema di misurazione della qualità degli interventi negli ospedali (tassi di successo, mortalità, volume dei casi trattati ecc.) di pubblico dominio MEDICI - Proibire gli incentivi economici agli informatori “SCIENTIFICI” sulle vendite dei farmaci - separare le carriere dei medici pubblici e privati, non consentire a un medico che lavora in strutture pubbliche di Operare nel privato - Incentivazione della permanenza dei medici nel pubblico, legandola al merito con tetti massimi alle tariffe richieste in sede privata - Criteri di trasparenza e di merito nella promozione dei primari ORGANIZZAZIONE - Liste di attesa pubbliche e on line Istituzione di centri unici di prenotazione on line

- Convenzioni con le strutture private rese pubbliche e on line - Investire sui consultori familiari - Limitare l'influenza dei direttori generali nelle ASL e negli ospedali attraverso la reintroduzione dei consigli di amministrazione LOTTA PER IL DOLORE - allineare lʼItalia agli altri Paesi europei e alle direttive dellʼOrganizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella lotta al dolore. In particolare per l'uso degli oppiacei (morfina e simili)

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RICERCA - Possibilità dell'8 per mille alla ricerca medico-scientifica

- Finanziare la ricerca indipendente attingendo ai fondi destinati alla ricerca militare - Promuovere e finanziare ricerche sugli effetti sulla salute, in particolare legate alle disuguaglianze sociali e allʼinquinamento ambientale dando priorità ai ricercatori indipendenti - Promuovere la ricerca sulle malattie rare e spesare le cure all'estero in assenza di strutture nazionali - Introdurre, sulla base delle raccomandazioni dellʼOMS, a livello di Governo centrale e regionale, la valutazione dellʼimpatto sanitario delle politiche pubbliche, in particolare per i settori dei trasporti, dellʼurbanistica, dellʼambiente, del lavoro e dellʼeducazione AMMINISTRATORI PUBBLICI - Eliminazione degli inceneritori - Introduzione del reato di strage per danni sensibili e diffusi causati dalle politiche locali e nazionali che comportano malattie e decessi nei cittadini nei confronti degli amministratori pubblici (ministri, presidenti di Regione, sindaci, assessori).

ISTRUZIONE - Abolizione della legge Gelmini - Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con lʼaccesso per gli studenti - Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con lʼaccessibilità via Internet in formato digitale - Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dallʼasilo - Abolizione del valore legale dei titoli di studio - Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica - Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti

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- Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri(obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza) - Accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie

- Investimenti nella ricerca universitaria - Insegnamento a distanza via Internet - Integrazione Università/Aziende - Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti

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L’intervista al Consigliere Giovanni Favia STRUTTURA DEL MOVIMENTO D) Com'è strutturato il Movimento 5 Stelle? Solo attraverso il Blog? (come è scritto nel non-statuto / regolamento) o esistono delle strutture territoriali che si occupano dell'organizzazione interna? e se si, esiste una scala gerarchica di qualche tipo? R) Una cosa è il Movimento 5 Stelle su scala nazionale, i cui principi sono nel non-statuto, e il Movimento nuelle delle varie realtà territoriali, ad esempio in Emilia-Romagna e in Piemonte, oltre che nei tanti Comuni dove siamo stati eletti. Le strutture che abbiamo sono tutte di tipo volontaristico, hanno dei referenti, e sono normalmente usate per organizzare eventi, assemblee o raccolte firme. Non ci sono gerarchie, ma funzioni. I vari referenti sono stati tutti eletti nelle assemblee degli “attivi”. D) Chi o come vengono scelti i candidati? Sono espressione esclusiva dell'esperienza attiva del meet-up? Oppure possono comprendere anche personalità che non hanno mai "militato" nel gruppo dei meet-up?

R) I candidati vengono scelti fra gli “attivi”, ovvero coloro che hanno partecipato ad un certo numero di attività del Movimento dando il proprio contributo. Sono eletti direttamente per votazione dagli altri Attivi. D) Da chi viene redatto il programma esposto durante la campagna elettorale? E se è approvato per votazione, chi partecipa al voto? R) Il programma viene redatto dallʼintelligenza collettiva, attraverso il confronto reale (assemblee) e virtuale (internet). Una volta redatto è perciò già adottato e condiviso. RELAZIONI POLITICHE DEL MOVIMENTO CON BEPPE GRILLO

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D) Quali sono le relazioni politiche del movimento con Beppe Grillo? R) Possiamo parlare personalmente. Abbiamo un rapporto umano di confronto

e dialogo, ma spesso non parliamo nemmeno di politica. Si fida di noi. D) E' corretto, a suo avviso, considerare Beppe Grillo il leader del Movimento? R) Direi più che altro il leader carismatico. Lui è stato il detonatore, ma la dinamite la mettono i cittadini che ogni giorno lavorano per strada e nelle assemblee. D) Quanto, secondo lei, Grillo è interessato a guidare il movimento come leader politico? R) Credo non lo sia affatto. Mi pare che questʼipotesi non esista, e venga agitata da chi ha paura del Movimento per screditarlo. D) Secondo il non statuto / regolamento del movimento, all'articolo 3 Grillo è nominalmente il titolare dei diritti d'uso del contrassegno, questo equivale a considerare che Grillo ha potere discrezionale nel decidere chi può candidarsi? R) Non esiste partito o associazione dove il logo possa essere

indiscriminatamente usato da chiunque, non vedo lo scandalo. Comunque i nostri principi cui devono rispondere i candidati ce li abbiamo ben chiari: è quella la discrezionalità cui facciamo riferimenti, senza veti da parte di nessuno. LA BASE DEL MOVIMENTO D) Da chi è composta la base del movimento 5 stelle? Dagli iscritti al blog beppegrillo.it? Da chi è iscritto ai Meet up? Da chi non solo è

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iscritto, ma partecipa fisicamente alle riunioni e alle attività dei meet-up?

R) Lʼiscrizione è un primo passo, ma non basta. Bisogna contribuire con le proprie idee e, anche, le proprie critiche. La base sono tutte le persone che contribuiscono a fare crescere il Movimento: non avendo alcuna tessera consideriamo lʼessere attivi un segnale di adesione. D) Nell'ultimo periodo sembrano essersi verificati episodi di conflittualità tra la base e Grillo (come scritto da l'Espresso: Il caso della Base del movimento a Napoli, o il caso che la riguarda direttamente: le polemiche con la base di Modena). Eʼ così o si tratta di montature della stampa? R) Il caso di Modena lo conosciamo molto bene, e in tantissime occasioni abbiamo già spiegato come sia andata. Il caso di Napoli non lo conosco. In generale, siamo molto giovani e in crescita. Può capitare che delle persone che non hanno la pasta per fare parte del Movimento vogliano salire sul carro.. Non sempre è facile individuarle e fermarle prima che facciano guai. Dobbiamo sempre stare molto vigili. ALLEANZE

D) Il Movimento 5 Stelle si è sempre presentato da solo alle elezioni, una scelta di circostanza, limitata agli attuali partiti politici, oppure una scelta di principio che prescinde dagli altri attori politici? R) Parlare per utopie è inutile. NellʼItalia del 2010 non è possibile pensare ad alleanze: la classe politica è inadeguata. Eʼ quella che ci ha condotti nel tunnel dove siamo e non può pretendere di essere sempre lei a condurcene fuori.

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D) Quali sono i rapporti del Movimento 5 Stelle con gli altri movimenti? Ad esempio con il movimento denominato Popolo Viola?

R) Guardiamo con interesse a tutti i movimenti che vengono dai cittadini, perché crediamo che la politica debba tornare proprio nelle mani della gente, e non di professionisti che badano solo a fare carriera. POPULISMO E ANTI-POLITICA D) L'azione politica di Beppe Grillo, e quindi del Movimento 5 Stelle che si rifà al comico genovese, viene spesso tacciata di populismo e/o di essere espressione della così detta anti-politica. Come può commentare questa affermazione? R) Eʼ unʼetichetta che ci attribuiscono da sempre per paura ed ignoranza. La paura deriva dal fatto che quando uno di noi entra in un Consiglio Comunale, Provinciale, Regionale o in Parlamento… Salta il banco perché entra tutto il Movimento. Siamo il granello di sabbia nel loro ingranaggio perfetto di collusione fra politica e affari alimentato sulle spalle della gente. Dico anche ignoranza, perché se avessero lʼumiltà di andare a leggere il nostro programma troverebbero tantissime proposte concrete, realizzabili e intelligenti per

migliorare le cose. Noi abbiamo portato in Regione, ad esempio, il tema dei costi della politica e adesso tutti ci vengono dietro, tentando goffamente di appropriarsene. Oppure, ancora, la raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, che un paio dʼanni fa quando proponevamo veniva additata come folle: ora sempre più Comuni la adottano. O lʼuso delle energie rinnovabili, dei prodotti locali… Solo chi è pigro o in malafede può additarci come anti-politici: noi vogliamo il ritorno della politica vera, e per questo abbiamo rinunciato, unica forza politica nella storia dʼItalia, ai rimborsi elettorali – sia in Piemonte che in Emilia-Romagna. Parliamo di 1,7 milioni di euro. Perché per fare politica

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servono cittadini con idee e energia, passione e volontà. I soldi devono starne fuori. Quale altro partito lo fa? Nessuno.

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