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    www.allenatore.net - Magazine n.46 Ottobre 07 

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    FOCUS

    A R T I C O L O 1

    Come la conoscenza e il confronto tra tecnici può creare valore aggiunto in

    termini di aggiornamento e formazione professionale.A cura di R.Bonacini 

    A R T I C O L O 2

    Integrazione ed attività sportiva.A cura di U.Joannon

    A R T I C O L O 3

    La creatina.A cura di U.Joannon

    A R T I C O L O 4

    Come lavorare, già dalla fase di riscaldamento, sull’obiettivo tecnico della

    seduta: il gioco collettivo della squadra.A cura di M.Tossani

    A R T I C O L O 5

    Risolvere il problema atletico: la squadra, dopo un primo tempo ad alta

    intensità, mostra un calo atletico nella seconda parte della partita.A cura di A.Castagnetti

    A R T I C O L O 6

    Confrontarsi con gli altri allenatori quale strumento importante per

    crescere: Mister Marco Ognibene.A cura di R.Bonacini

    A R T I C O L O 7

    Confrontarsi con gli altri allenatori quale strumento importante per

    crescere: Mister Dario Biasiolo.A cura di R.Bonacini

    A R T I C O L O 8

    Il gioco a zona: principi e didattica per il Settore Giovanile (parte

    seconda).A cura di A.Pagan 

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    A R T I C O L O 9

    Confrontarsi con gli altri allenatori quale strumento importante per

    crescere: Mister Mauro Reggiani.A cura di R.Bonacini

    A R T I C O L O 1 0

    Confrontarsi con gli altri allenatori quale strumento importante percrescere: Mister Enrico Sbardella.A cura di R.Bonacini

    A R T I C O L O 1 1

    Guidare la palla: errore - correzione.A cura di P.Zarzana

     

    A R T I C O L O 1 2

    Confrontarsi con gli altri allenatori quale strumento importante per

    crescere: Mister Giulio Mussini.A cura di R.Bonacini

    A R T I C O L O 1 3

    Confrontarsi con gli altri allenatori quale strumento importante per

    crescere: Mister Francesco Salmi.A cura di R.Bonacini

    A R T I C O L O 1 4

    Allenare la situazione di 2>1.

    A cura di F.Macri M.cacicia 

    A R T I C O L O 1 5

    Esempio di mesociclo di lavoro per la Categoria Esordienti: il mese di

    Ottobre.A cura di M.Bruni

    A R T I C O L O 1 6

    Risolvere il problema tattico: la squadra è brava ad amministrare la

    palla ma fatica nell’attacare un’avversario schierato.A cura di M.Tossani

    A R T I C O L O 1 7

    Il Mesociclo di lavoro di Ottobre per la Categoria Berretti.A cura di G.Rosso

    A R T I C O L O 1 8

    Il gesto tecnico della parata, finalizzato all’attacco della palla in

    diagonale, per i portieri della Categoria Giovanissimi..A cura di V.Valpreda

    www.allenatore.net

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    Il lavoro ad alta frequenza e controllo dell’ergoazione.A cura di G.Bonocore

    A R T I C O L O 2 0

    I moduli statici per le pedane propriocettive A.M.V. (ad Assetto

    Modulare Variabile).A cura di G.Stracquadaneo

    A R T I C O L O 2 1

    Contrapposizione tattica: 4-4-2 contro 4-3-1-2.A cura di L.Prestigiacomo

    A R T I C O L O 2 2

    Attaccare con il 4-2-3-1: gli sviluppi offensivi della Roma.A cura di M.Lucchesi

    EDIZIONI WWW.ALLENATORE.NET SEDE: Via E.Francalanci, 418 - 55050 Bozzano (LU)

    Partita IVA: 01781660467, C.C.I.A.A. Lucca, R.E.A. 170681, Reg. Imp. 21776Tel: 0584 976585

    Fax: 0584 977273 

     Alla realizzazione del presente numero hanno collaborato:Bonacini R., Prestigiacomo L., Rapacioli C., Pagan A., Tossani M.,Boncore G., Straquadaneo G., De Joannon U., Zarzana P., Macri F.,

    Cacicia E., Bruni M., Rosso G., Valpreda V., Lucchesi M.,Castagnetti A.

    E’ stato inoltre tratto un brano dal seguente libro:

    - PRINCIPI, METODOLOGIA ED ESERCITAZIONI PER ALLENARE LA CATEGORIAPULCINI – Macri Francesco, Cacicia Emanuele.

    WWW.ALLENATORE.NET - MAGAZINE è una pubblicazione mensile edita da edizioni www.allenatore.net ed iscritta nel registro Periodicidel Tribunale di Lucca con il n.785 del 15/07/03

    Direttore Responsabile: Fabrizio Ferrari; Coordinatore tecnico: Massimo LucchesiLuogo di stampa: Bozzano, via Francalanci 418 (LU)

    Provider-stam atore: I.NET S A Web: www.inet.it via Caldera 21/D - 20153 Milano 

    www.allenatore.net

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    Come la conoscenza e il

    confronto tra tecnici può creare

    valore aggiunto in termini di

    aggiornamento e formazione

    professionale.

     A cura diROBERTO BONACINI  

    La presentazione del palinsesto mensile.

    Il titolo dato a questo Redazionale ha due motivi ben precisi.

    Il primo, in cui crediamo noi di Allenatore.net, è quello dell’importanza attribuita alvalore delle parole: “collaborazione-confronto”, “conoscenza-formazione”, “aggiornamento”.

    Collaborazione intesa come lavorare con gli altri, come strumento di confronto lealee reciproco, utilizzabile in tutti i campi per cercare di raggiungere, con il massimo dellasoddisfazione, gli obiettivi prefissati confidando che dove non arriva uno arriva l’altro,dove difficoltà e successi vengono vissuti, superati e goduti da tutti.

    Conoscenza  e formazione  intesi come mezzi per essere preparati e competenti,anche in questo caso in tutti i settori in cui si opera, per affrontare ogni situazione concognizione di causa non lasciando mai niente al caso.

    Aggiornamento  inteso come l’adeguarsi alle nuove necessità, rinnovandocontinuamente le proprie conoscenze al fine di non fossilizzarsi su quanto già appresoin passato, base iniziale imprescindibile ed indispensabile, ma stando sempre pronti arecepire il nuovo che avanza….significativo il detto “chi si ferma è perduto”.

    Da questo primo motivo ecco il secondo, collegato strettamente a quanto trovereteall’interno di questo Focus e sulle prossime uscite.

    Si, perché in queste mese di Ottobre il nostro palinsesto è ricco di interviste a colleghiallenatori, Mister un po’ di tutte le categorie, che attraverso le loro risposte mensili ciaiuteranno, unitamente a tutto il materiale che www.allenatore.net giornalmenteprepara, a perseguire i nostri obiettivi: collaborazione-confronto, conoscenza-

    formazione, aggiornamento.

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    N . 4 6 O T T O B R E 2 0 0 7  

    RIVISTA ELETTRONICA DELLA CASA EDITRICE WWW.ALLENATORE.NET

    REG. TRIBUNALE DI LUCCA N° 785 DEL 15/07/03DIRETTORE RESPONSABILE: FERRARI FABRIZIOCOORDINATORE TECNICO: LUCCHESI MASSIMO

    SEDE VIA E.FRANCALANCI 418 – 55050 BOZZANO (LU)

    TEL. 0584 976585 - FAX 0584 977273

    R E D Z I O N L E

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    www.allenatore.net

    Uno sguardo alle ultime novità editoriali; altre in preparazione…vi terremo informati.

    Motivare per vincere

    Stefano Tavoletti

    Come imporre le proprie idee e guidare la squadra al successo

    Il piede calcia il pallone ma è la mente che guida il piede.

    Puoi raggiungere un obiettivo, tagliare un traguardo orealizzare un sogno solo se lo hai ben chiaro nella tua mente.

    Un meta sorprendente non si raggiunge attraversouna grande azione ma grazie a tante piccole azioniquotidiane.

    Solo se si è in grado di guidare se stessi si potràcondurre un gruppo verso risultati straordinari.

    Principi, metodologia ed esercitazioni per allenare la

    Categoria Pulcini

    Francesco Macri – Manuele Cacicia

    Le caratteristiche della Categoria, la figura dell’istruttore, lecapacità motorie, le fasi della programmazione,

    l’apprendimento motorio, le abilità tecniche, le abilitàsituazionali, la collaborazione in fase offensiva, il mesociclo.

    Gli obiettivi e i test specifici, le progressioni didattiche, leprogrammazioni mensili.

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    E prima di passare alla presentazione del Focus di Ottobre una meritata parentesi perla Nazionale Italiana di Calcio Femminile.

    Il mese scorso ho avuto l’occasione diassistere, a Peschiera del Garda (Vr), adun stage della Nazionale Maggiore del CtPietro Ghedin e della Nazionale Under 19guidata da Corrado Corradini.

    E’ stata una bella giornata di calcio dove,all’ìnterno della splendida struttura delParc Hotel Paradiso & Golf Resort, le duecompagini azzurre si sono affrontate inuna bella amichevole “in famiglia”.

    Approfitto pertanto di queste pagine per:

    •  ringraziare lo Staff Tecnico, nonché legiocatrici,

    •  rimarcare, e questa interessante

    esperienza rafforza quanto esprimo,l’assoluto valore del calcio femminile.

    Un calcio, quello delle “donne” che non haproprio niente da invidiare, soldi a parte,al più blasonato calcio dei “maschi”.

    E se si presta attenzione, oltre alle nazionali, anche al Campionato italiano di serie A,ci si rende conto di trovarsi di fronte ad un calcio di livello tecnico-tattico notevole edelevato, con atlete da elogiare per impegno, costanza e tenacia.

    Un grande in bocca al lupo a tutto il movimento.

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    Ma ora vediamo un attimo cosa potete leggere questo mese sulla rivista.

    Iniziamo con i gli articoli n° 2 e n° 3 dove troviamo ancora importanti consigli dialimentazione, nonché di integrazione e supplementazione;

    L’esperto Umberto De Joannon ci parla di integrazione ed attività sportiva e dicreatina.

    Molti gli articoli riguardanti la preparazione atletica.

    Alessandro Castagnetti , articolo n° 5, affronta un problema, il calo atletico di unasquadra nella seconda frazione di gioco, parlandoci di fatica e di cosa puòdeterminarla, fornendoci poi suggerimenti relativi ad un piano di lavoro da svolgereper cercare di risolvere il problema.

    Gian Luca Rosso propone, articolo n° 17, un mesociclo per l’allenamento, da un puntodi vista condizionale, della Categoria Berretti.

    Altri due notevoli lavori, articoli n° 19 e n° 20, sono quelli presentati da GiuseppeMaria Stracquadaneo e Giovanni Bonocore, trattazioni di spessore per il lavoro diricerca che li accompagna; Stracquadaneo continua a farci conoscere a 360° il suolavoro sulla propriocettività, mentre Bonocore analizza il lavoro ad alta frequenza ed ilcontrollo dell’ergoazione attraverso il monitoraggio del giocatore.

    In questo numero di Ottobre tante interviste (articoli n° 6, n° 7, n° 9, n° 12 e n° 13),

    a nostro avviso molto interessanti per i motivi già espressi nelle righe iniziali di questoRedazionale; spazio quindi ai tecnici; si parlerà di qualità dell’allenatore, di gestionedel gruppo, d’allenamento, di approccio alla gara e anche, in forma generale, ditecnica e tattica.

    Sempre un intervista, articolo n° 10, ma inserita nello spazio riservato al Calciofemminile, è quella rilasciata da Enrico Sardella, Ct della Nazionale di Calcio FemminileUnder 17.

    Potrete poi trovare, inseriti nelle Categorie Esercitazioni, Tecnica e Settore Giovanile,tanti lavori ed esercizi da svolgere; nel dettaglio l’articolo n° 4 di Michele Tossani

    (esercitare il gioco collettivo già dalla fase di riscaldamento), l’articolo n° 11 di PaoloZarzana (errori e correzioni nella guida della palla), l’articolo n° 14 di Francesco MacriManuele Cacicia (estratto del libro in uscita, “Principi, metodologia ed esercitazioni perallenare la Categoria Pulcini” e riferito alle situazioni di 2>1), e per finire, l’articolo n°15 di Maurizio Bruni che ci dettaglia un mesociclo di lavoro per la Categoria Esordienti.

    Dal punto di vista tattico, analisi di grande interesse.

    Si comincia con la seconda parte dell’articolo (la prima parte è stata pubblicata nellarivista di Settembre), articolo n° 8, di Andrea Pagan sulla didattica del gioco a zonanel Settore Giovanile; si prosegue ancora con Michele Tossani, articolo n° 18, che

    affronta e cerca di risolvere, con opportune esercitazioni, un preciso problema tattico,

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    tra i tanti che si possono riscontrare durante la gara; e poi la volta di LucaPrestigiacomo con la sua dettagliata analisi, articolo n° 22, relativa allacontrapposizione tra 4-4-2 e 4-3-1-2; si termina con Massimo Lucchesi che,nell’articolo n° 24 ci svela i segreti del 4-2-3-1 della Roma di Spalletti.

    Non ci siamo dimenticati dei portieri, che troviamo negli articoli n° 16 e n° 23,rispettivamente di Valerio Valpreda e Claudio Rapacioli.

    Nel primo, tratto da uno stage tenuto dal nostro collaboratore, l’analisi di un gestotecnico indirizzato ai ragazzi dei Settori Giovanili; nell’altro le esercitazioni perlavorare sulla parte alta del portiere.

    Buona lettura…a seguire titoli, sottotitoli ed autori.◊ 

    Art. n° 1 REDAZIONALE

    Come la conoscenza e ilconfronto tra tecnici può creare

    valore aggiunto in termini diaggiornamento e formazione

    professionale.

    La presentazione del palinsestomensile.

    BonaciniRoberto

    Art. n° 2 ALIMENTAZIONEIntegrazione ed attività

    sportiva.

    Pratici consigli da sapere,seguire ed utilizzare da coloroche praticano e/o insegnano

    l’attività sportiva.

    De JoannonUmberto

    Art. n° 3 ALIMENTAZIONE La creatina.

    Le informazioni generali dasapere, seguire ed utilizzare da

    coloro che praticano e/o

    insegnano l’attività sportiva.

    De JoannonUmberto

    Art. n° 4 ESERCITAZIONI

    Come lavorare, già dalla fase diriscaldamento, sull’obiettivotecnico della seduta: il gioco

    collettivo della squadra.

    Migliorare il gioco collettivodella squadra: le esercitazioni e

    le partitelle da utilizzare, giàdall’inizio dell’allenamento(come riscaldamento), per

    perseguire l’obiettivo.

    TossaniMichele

    Art. n° 5 PREPARAZIONE

    Risolvere il problema atletico: lasquadra, dopo un primo tempoad alta intensità, mostra un calo

    atletico nella seconda partedella partita.

    Come comportarsi durante ilmicrociclo settimanale per

    risolvere il problema emigliorare la condizione atletica

    della squadra.

    CastagnettiAlessandro

    Art. n° 6 INTERVISTAQualità dell’allenatore, gestione

    del gruppo, allenamento: laparola a Mister Marco Ognibene.

    Come la conoscenza e ilconfronto tra tecnici può creare

    valore aggiunto in termini diaggiornamento e formazioneprofessionale: l’intervista aMarco Ognibene, allenatore

    Giovanissimi Nazionali HellasVerona.

    BonaciniRoberto

    Art. n° 7 INTERVISTAQualità dell’allenatore, gestione

    del gruppo, allenamento: laparola a Mister Dario Biasiolo.

    Come la conoscenza e ilconfronto tra tecnici può creare

    valore aggiunto in termini diaggiornamento e formazioneprofessionale: l’intervista a

    Dario Biasiolo, allenatore degliAllievi Nazionali ’91 dell’U.s. Pro

    Vercelli.

    BonaciniRoberto

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    Art. n° 8 TATTICAIl gioco a zona: principi e

    didattica per il Settore Giovanile(parte seconda).

    Come sviluppare unaprogressione didattica perl’insegnamento del sistemadifensivo a zona nel Settore

    Giovanile.

    PaganAndrea

    Art. n° 9 INTERVISTAGestione del gruppo,

    allenamento, gara, tattica: laparola a Mister Mauro Reggiani.

    Come la conoscenza e ilconfronto tra tecnici può creare

    valore aggiunto in termini diaggiornamento e formazioneprofessionale: l’intervista aMauro Reggiani, allenatore

    della Correggese (Re), militantenel Campionato di Promozione.

    BonaciniRoberto

    Art. n° 10CALCIO

    FEMMINILE

    Qualità dell’allenatore, gestionedel gruppo, allenamento, gara:

    la parola a Mister EnricoSbardella.

    Come la conoscenza e ilconfronto tra tecnici può creare

    valore aggiunto in termini diaggiornamento e formazioneprofessionale: l’intervista adEnrico Sbardella, CT della

    Nazionale di Calcio FemminileUnder 17.

    BonaciniRoberto

    Art. n° 11 TECNICAGuidare la palla:

    errore - correzione.

    Come e cosa osservare in ungesto tecnico per individuarne

    eventuali errori di esecuzione e,conseguentemente, correggerlo

    con opportune e mirateesercitazioni.

    ZarzanaPaolo

    Art. n° 12 INTERVISTAGestione del gruppo,

    allenamento, gara, tattica: la

    parola a Mister Giulio Mussini.

    Come la conoscenza e ilconfronto tra tecnici può creare

    valore aggiunto in termini diaggiornamento e formazioneprofessionale: l’intervista a

    Giulio Mussini, allenatoredell’Arcetana (Re), militante nel

    Campionato di Eccellenza.

    BonaciniRoberto

    Art. n° 13 INTERVISTA

    Gestione del gruppo,allenamento, gara, tattica: la

    parola a Mister FrancescoSalmi.

    Come la conoscenza e ilconfronto tra tecnici può creare

    valore aggiunto in termini diaggiornamento e formazioneprofessionale: l’intervista aFrancesco Salmi, allenatore

    della Scandianese (Re),militante nel Campionato di

    Eccellenza.

    BonaciniRoberto

    Art. n° 14 ESERCITAZIONI Allenare la situazione di 2>1.

    La progressione didattica perallenare il 2>1, elemento base

    da cui partire per poistrutturare nel tempo il gioco di

    squadra.

    Macri FrancescoCacicia Manuele

    Art. n° 15 SETTOREGIOVANILE

    Categoria Esordienti: ilmesociclo di Ottobre dellaScuola Calcio Specializzata

    A.s. Saurorispescia.

    Le unità di lavoro utilizzatedalla A.s. Saurorispescia (Gr)per la Categoria Esordienti.

    BruniMaurizio

    Art. n° 16 IL NUMERO UNO

    Il gesto tecnico della parata,finalizzato all’attacco della pallain diagonale, per i portieri della

    Categoria Giovanissimi.

    Come impostarel’insegnamento di

    un’importante gesto tecnico,tenendo sempre in

    considerazione l’età dei ragazzial quale è rivolto.

    ValpredaValerio

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    Art. n° 17 PREPARAZIONECategoria Berretti: il mesociclodi lavoro della U.s. Pro Vercelli.

    Il programma di lavoro svolto etestato nella Categoria Berretti

    della U.s. Pro Vercelli.

    RossoGian Luca

    Art. n° 18 TATTICA

    Risolvere il problema tattico: la

    squadra è brava adamministrare la palla ma fatica

    nell’attacare un’avversarioschierato.

    Come ottimizzare glisfondamenti laterali per

    risolvere il problema? Quali gliesercizi utili?

    TossaniMichele

    Art. n° 19

    ON LINE

    DAL

    08/10

    PREPARAZIONEI moduli statici per le pedane

    propriocettive A.M.V.(ad Assetto Modulare Variabile).

    Come cambiare tipo di lavoropropriocettivo attraverso

    modifiche statiche di assetto.

    StracquadaneoGiuseppe Maria

    Art. n° 20

    ON LINE

    DAL

    08/10

    PREPARAZIONEIl lavoro ad alta frequenza, illavoro aerobico ed il controllo

    dell’ergoazione.

    Come impostare l’allenamentoindividuale, monitorando il

    calciatore.

    BonocoreGiovanni

    Art. n° 21

    ON LINE

    DAL15/10

    SETTOREGIOVANILE

    Una stagione con la Categoriadegli Allievi ’92: il lavoro svolto

    nel mesociclo di Agosto-Settembre.

    Come è stato pianificato esviluppato il mesociclo di lavoro

    di Agosto-Settembre,comprensivo della preparazione

    precampionato, per unaformazione Allievi al primo

    anno nella Categoria.

    PaganAndrea

    Art. n° 22

    ON LINE

    DAL15/10

    MODULIE

    SCHEMI

    Contrapposizione tattica:4-4-2 contro 4-3-1-2.

    Come contrapporre il 4-4-2 al4-3-1-2 nelle due fasi di gioco.

    PrestigiacomoLuca

    Art. n° 23

    ON LINE

    DAL

    22/10

    IL NUMERO UNOCome allenare la parte alta del

    portiere (parte prima).

    Le esercitazione per lo sviluppodegli arti superiori del nostro

    N° 1.

    RapacioliClaudio

    Art. n° 24

    ON LINE

    DAL22/10

    TATTICAAttaccare con il 4-2-3-1: glisviluppi offensivi della Roma.

    Flussi di gioco e sviluppioffensivi della squadra di

    Spalletti.

    LucchesiMassimo

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    Integrazione ed attività sportiva.

     A cura di UMBERTO DE JOANNON  

    Pratici consigli da sapere, seguire ed utilizzare da coloro che praticanoe/o insegnano l’attività sportiva.

    INTEGRAZIONE E SUPPLEMENTAZIONE NELLO SPORT.

    Sempre di più, soprattutto negli ultimi anni, si parla di integrazione nello sport e ciòha causato un vero e proprio “boom” nella vendita di prodotti contenenti le piùsvariate sostanze.

    L’attività fisica determina un depauperamento fisiologico delle riserve energetichedell’organismo oltre che di acqua, sali minerali e vitamine.

    Ovviamente il consumo di queste sostanze presenti nell’organismo sarà più o menoimportante in base al tipo di lavoro svolto.

    Si parla quindi di integrazione quando si assumono prodotti atti a ricostituire ciò che èstato consumato durante lo sforzo fisico, aggiungere cioè l'elemento che manca alproprio equilibrio fisiologico.

    Si parla invece di supplementazione quando si assumono sostanze atte ad aumentare

    le riserve energetiche al fine di migliorare la performance fisica.

    E’ opportuno quindi evidenziare sotto l'aspetto scientifico e pratico l'uso corretto diquesta integrazione dietetica.

    È evidente che la somministrazione di alcuni nutrienti e substrati nutritivi finalizzatiall'uso sportivo può essere utile, ma è importante che questi vengano presi in modomirato e nella misura indispensabile.

    La premessa fondamentale è che sia l'allenamento che la competizione debbono essersostenuti da una struttura ottimale delle razioni alimentari consumate; questo assunto

    vale ovviamente in assoluto per gli atleti sia professionisti che dilettanti.

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    N . 4 6 O T T O B R E 2 0 0 7  

    RIVISTA ELETTRONICA DELLA CASA EDITRICE WWW.ALLENATORE.NET

    REG. TRIBUNALE DI LUCCA N° 785 DEL 15/07/03DIRETTORE RESPONSABILE: FERRARI FABRIZIOCOORDINATORE TECNICO: LUCCHESI MASSIMO

    SEDE VIA E.FRANCALANCI 418 – 55050 BOZZANO (LU)

    TEL. 0584 976585 - FAX 0584 977273

    L I M E N T Z I O N E

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    www.allenatore.net

    La dieta sempre deve rispondere alle esigenze di consumo rappresentato da:

    metabolismo basale;

    costo della regolazione termica;

    fabbisogno per le sintesi plastiche;

    azione dinamico specifica degli alimenti;

    costo specifico del lavoro muscolare.

    Questa risposta d'ordine non solo quantitativo, ma anche qualitativo deve renderedisponibili i nutrienti necessari alle differenti richieste.

    A mio avviso un’alimentazione equilibrata e varia nella maggior parte dei casi è ingrado di fornire i substrati necessari allo sforzo fisico praticato; eventualmente si puòpensare di utilizzare qualche modica integrazione in atleti professionisti sottoposti, inparticolari circostanze, a carichi di lavoro pesanti.

    Nell’atleta dilettante nella maggior parte dei casi non è necessario utilizzare integratoridietetici.

    Un discorso a parte va fatto per l’acqua.

    L’acqua è fondamentale per qualsiasi reazione chimica che avviene nel nostro

    organismo e durante lo sforzo fisico il suo depauperamento è particolarmenteaumentato (reazioni biochimiche, dispersione con il sudore per abbassare latemperatura interna, dispersione con la respirazione che risulta aumentata durante losforzo).

    E’ necessario quindi reintegrarla rapidamente eper tale motivo è consigliabile assumernefrequentemente e abbondantemente, siadurante un normale allenamento, sia duranteuna competizione.

    Solitamente l’acqua che introduciamo contiene

    anche i sali minerale necessari all’attivitàcellulare e per tale motivo nondimenoimportanti.

    Sconsigliabile l’utilizzo di bevande zuccherate(da introdurre solo in particolari situazioni insport di endurance come per esempio ciclismoo maratona).

    In buona sostanza nell’atleta dilettante, che solitamente ha carichi di lavorocertamente inferiori al professionista, ritengo che per ottenere una buona resa nel

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    www.allenatore.net

    lavoro fisico sia sufficiente una alimentazione equlibrata e varia con una buonarappresentazione di frutta e verdura.

    Risulta poi importante bere molta acqua e, solo in particolari situazioni, sono da

    utilizzare eventualmente prodotti a base di sali minerali.

    Si guadagna in salute e, cosa non di poco conto, si risparmia in denaro.◊ 

    Do t t . UM BERTO DE JOANNON

    M ed i co Ch i r u r go

    Spec ia l i s t a in D iabe to log ia e M a la t t i e del R icam b io - Nu t r i z i on i s t a

    U .O. D ia beto log ia – Ospeda le “Da Sal i ceto” – AU SL Pia cenza

    M edi co Socia l e Piacenza Vol ley – Ser ie A1 M aschi l e

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    La creatina.

     A cura di UMBERTO DE JOANNON  

    Le informazioni generali da sapere, seguire ed utilizzare da coloro che praticano e/ o insegnano l’attività sportiva.

    LA METIL-GLICO-CIAMINA O PIU’ COMUNEMENTE CREATINA.

    La CREATINA (dal greco kreas = carne) o metil-glico-ciamina è un componente delmetabolismo intermedio che viene formata nel fegato in quantità quasi costante,secondo una reazione che coinvolge gli aminoacidi GLICINA, ARGININA EMETIONINA, e che viene depositata per circa il 95% nei muscoli.

    La creatina viene convertita irreversibilmente e non-enzimaticamente in creatinina e,quindi, escreta nelle urine.

    Nel muscolo a riposo la creatinchinasi serve a sintetizzare la fosfocreatina dallacreatina a spese dell'ATP, mentre durante l'esercizio tale reazione è diretta soprattutto

    alla sintesi dell'ATP.

    Nell'uomo la creatina viene parzialmente sintetizzata per via endogena, ma è anchepresente nella dieta, venendo derivata principalmente dalla carne.

    I supplementi di creatina non alterano i livelli di ATP a riposo, ma l'incrementataconcentrazione di fosfocreatina, conseguente alla assunzione di creatina, permette dimantenere alte e in evoluzione dinamica le concentrazioni di ATP durante uno sforzo dielevata intensità e di breve durata.

    La fosfocreatina rappresenta, infatti, un pool di riserva energetica rapidamente

    utilizzabile per il ripristino del contenuto muscolare di ATP.

    aar r ttiiccoolloo 

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    SEDE VIA E.FRANCALANCI 418 – 55050 BOZZANO (LU)

    TEL. 0584 976585 - FAX 0584 977273

    L I M E N T Z I O N E

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    Pur con la riserva della grande variabilità dei protocolli sperimentali messi in atto, siriscontra una notevole discordanza per quanto riguarda la possibilità di migliorareeffettivamente la prestazione degli atleti mediante la supplementazione di creatina.

    Infatti, sono descritti effetti nulli nelle prestazioni di potenza e di sprint oppure nellebrevi ripetizioni ad alta intensità nel nuoto, nell'atletica leggera e nelle prove alcicloergometro.

    Anche le prestazioni di endurance nel nuoto non sembrano essere positivamentemodificate.

    Di contrapposto alle osservazioni su citate, altri riscontri evidenziano effetti positivinelle prestazioni di sprint o nelle prestazioni intermittenti ad alta intensità di giocatoridi football, di nuotatori juniores, di sprinter e saltatori.

    Per ottenere un effetto positivo a livello muscolare è peraltro necessario somministrarea dosi elevati la cretina.

    Se da un lato somministrazioni acute di tale sostanza sembrano essere ben tollerate,dall’altro lato provocano come effetto collaterale aumento di peso attribuibile ad unaumento di acqua a livello della massa magra ed in particolare nelle fibrocellulemuscolari.

    In buona sostanza la supplementazione con alte dosi di creatina non ritengo sia unapratica “vincente”, in termini di miglioramento della performance sportiva, e ribadiscoil concetto che la migliore integrazione o supplementazione che si può fare è sempre

    con una sana ed equilibrata alimentazione.◊ 

    o t t . UM BERTO DE JOANNON

    M ed i co Ch i r u r go

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    Come lavorare, già dalla fase di

    riscaldamento, sull’obiettivo

    tecnico della seduta: il gioco

    collettivo della squadra.

     A cura di MICHELE TOSSANI  

    Migliorare il gioco collettivo della squadra: le esercitazioni e le partitelle da utilizzare,già dall’inizio dell’allenamento (come riscaldamento), per perseguire l’obiettivo.

    INTRODUZIONE.

    Continua la serie di articoli dedicati alle attività utili per riscaldarsi e, al contempostesso, idonee ad introdurre quello che sarà il tema centrale della seduta diallenamento.

    Argomento di questo mese sarà il gioco collettivo della squadra.

    Il calcio, come tutti sanno, è un gioco di squadra, nel quale il collettivo prevale sulsingolo.

    Questo non vuol dire, ovviamente, annullare le individualità o diluirle all’interno di unsistema di gioco rigido, ma bensì mettere i giocatori in grado di sfruttare le propriequalità all’interno di una ben precisa organizzazione di gioco.

    Proprio sul concetto di collettivo gli allenatori devono lavorare parecchio, dato che ungruppo coeso e ben organizzato tatticamente potrà sopperire alle proprie lacunetecniche e mettere in difficoltà squadre avversarie dotate di qualità individualimaggiori ma disorganizzate.

    Diciamo coeso perché il termine collettivo non deve significare solo l’insieme deigiocatori dal punto di vista tecnico-tattico, ma anche dal punto di vista psicologico: sideve quindi andare ad incidere anche dal punto di vista dell’unione “spirituale” dei

    aar r ttiiccoolloo 

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    giocatori, volta a creare quel famoso “spirito di squadra” che è la base di ogni gruppodi successo.

    Andiamo quindi a presentare alcune semplici esercitazioni, utilizzabili nel

    riscaldamento, per migliorare il gioco di squadra ed il senso del collettivo del propriogruppo.

    LE ESERCITAZIONI.

    Esercitazione N° 1 ( figura 1)

    In un rettangolo di 40x20 metri si affrontano due squadre di sette giocatori ciascuna.

    Ogni squadra gestisce due palle; lo scopo del gioco è quello di conquistare i palloniavversari mantenendo il possesso dei propri.

    Tutte le volte che una squadra riesce ad avere il possesso di tutti e quattro pallonicontemporaneamente, segna un punto.

    Fig. 1Fig. 1Fig. 1Fig. 1

     

    Si gioca a due tocchi con l’obbligo di tenere la palla rasoterra.

    Questo esercizio sviluppa il senso di squadra dei giocatori, che dovranno pensarecollettivamente, sia per aiutare il compagno in possesso di palla a gestire la sfera,garantendo un appoggio sicuro in caso di pressione avversaria, sia per cercare la

    riconquista mediante un’azione di pressing organizzato.

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    Esercitazione N° 2 ( figura 2)

    In un campo rettangolare, di dimensioni variabili in funzione del numero di giocatori adisposizione, si affrontano due squadre di otto giocatori ciascuna.

    Ogni squadra gestisce quattro palloni.

    Fig. 2Fig. 2Fig. 2Fig. 2

     

    Lo scopo del gioco è quello di conquistare i palloni avversari e di trasportarli nellapropria zona di meta, difendendo contemporaneamente i propri dall’attacco dellasquadra avversaria.

    Si gioca a due tocchi e solo rasoterra.

    Anche questo esercizio abitua i nostri giocatori a pensare collettivamente, sia in fase di

    riconquista della sfera, sia in fase di gestione del pallone.

    Esercitazione N° 3 ( figura 3)

    Nello stesso spazio di gioco dell’esercitazione precedente, disponiamo al centro uncerto numero di palloni in numero superiore a quello dei giocatori in campo.

    Fig. 3Fig. 3Fig. 3Fig. 3

     

    Ogni squadra deve cercare di portare quanti più palloni possibile nella zona di meta

    opposta.

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    Le due squadre dovranno quindi contemporaneamente occuparsi, sia di portare inmeta i propri palloni, sia di impedire agli avversari di fare altrettanto.

    Si gioca con i piedi, a tocchi liberi, per due-tre blocchi di 3’ ciascuno.

    Esercitazione N° 4 ( figura 4)

    Intorno al cerchio di centrocampo, si dispone una squadra formata da sei elementi,con altri tre giocatori collocati all’interno del cerchio stesso.

    I giocatori all’esterno dello spazio di gioco gestiscono due palloni con i quali dovrannocolpire i compagni all’interno del cerchio.

    Ogni volta che un giocatore all’interno viene colpito, esce dal cerchio e passa a giocare

    con i “lanciatori”.Quando tutti e tre i giocatori interni sono stati eliminati, o dopo un tempo prefissato(ad esempio dopo 5’), altri tre giocatori entrano nel cerchio per una nuova serie.

    I giocatori esterni devono rimanere fissi nelle rispettive posizioni.

    Questa versione modificata del vecchio gioco della “palla avvelenata” stimola ilpensiero collettivo; i giocatori esterni infatti dovranno collaborare passandosi i palloniper cercare la zona di campo migliore dalla quale poter eliminare i compagni interni,mentre questi ultimi dovranno darsi assistenza chiamandosi a voce per aiutarsireciprocamente a non essere “colpiti”.

    Esercitazione N° 5 ( figura 5)

    In un campo di 30x30 metri due squadre di cinque giocatori ciascuna si affrontano inun possesso palla con i piedi a due tocchi.

    Per realizzare un punto ogni squadra dovrà far toccare la palla a tutti i suoi elementi.

    Fig. 4Fig. 4Fig. 4Fig. 4

     

    Fig. 5Fig. 5Fig. 5Fig. 5

     

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    Esercitazione N° 6 ( figura 6 )

    In un campo costruito sul prolungamento dell’area di rigore, due squadre si affrontanoin un 7>7 compresi i portieri.

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    5

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    1

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    Fig. 6Fig. 6

    1

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    7

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    1

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    4

    63

    Fig. 6Fig. 6

     

    Ogni squadra deve fare cinque passaggi consecutivi per acquisire il diritto a cercare disegnare.

    Si gioca a due tocchi, con obbligo di tenere la palla rasoterra.

    Esercitazione N° 7 ( figura 7 )

    In un campo di 40x60 metri, due squadre di otto giocatori giocano con le mani unapartita di calcio-rugby.

    Fig. 7Fig. 7Fig. 7Fig. 7

     

    Obiettivo del gioco è quello di schiacciare la palla nell’area di meta avversaria.

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    Sono ammessi placcaggi, spinte e trattenute ma soltanto sul giocatore in possesso dipalla ed in forma leggera.

    Ogni volta che un giocatore cade a terra con la palla la dovrà immediatamente liberare

    per i compagni, senza quindi poterla trattenere a terra, al fine di garantire lacontinuazione dell’azione.

    Come nel rugby sarà vietato passare la palla in avanti ed i giocatori della squadra nonin possesso potranno intervenire sul portatore soltanto frontalmente o lateralmente enon da dietro.

    Esercitazione N° 8 ( figura 8 )

    Ripetiamo l’esercitazione precedente ma stavolta, per aumentare ulteriormente lacollaborazione fra i compagni di squadra, sarà permesso, ai giocatori della squadra in

    possesso di palla, di spingere e trattenere (ma non placcare) gli avversari.

    Fig. 8Fig. 8Fig. 8Fig. 8

     

    Si collabora così, attraverso la creazione di spazi e zone libere, all’avanzata del proprioportatore.

    Esercitazione N° 9 ( figura 9)

    Disponiamo, in uno spazio ridotto, la squadra secondo il modulo tattico prescelto.

    Faremo effettuare al gruppo un possesso palla a due tocchi con i giocatori che

    dovranno mantenere le rispettive posizioni.

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    Successivamente andremo ad eseguire un 11>0, con i giocatori che si muoverannosecondo schemi prestabiliti, nel quale dovremo far toccare la palla ad almeno ottogiocatori prima di concludere a rete.

    1

    2 7

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    Fig. 9Fig. 9

    1

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    3

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    10

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    Fig. 9Fig. 9

     

    Tutta la squadra dovrà accompagnare l’azione e si dovrà fare attenzione al fatto che

    tutti i giocatori mantengano le giuste distanze fra loro.◊ 

    M ICH ELE TOSSAN I

    A l l e n a t o r e d i B as e

    Au t o r e de l l i b r o “M odu l o 4 - 3 -2 -1”

    Co a u t o r e d el l i b r o

    “A n a l i s i T a t t i c a Cham p i o n s L e a g u e 2 0 0 2 - 20 0 3 ”

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    Risolvere il problema atletico: la

    squadra, dopo un primo tempo ad

    alta intensità, mostra un calo

    atletico nella seconda parte della

    partita.

     A cura di ALESSANDRO CASTAGNETTI  

    Come comportarsi durante il microciclo settimanale per risolvere il problema e

    migliorare la condizione atletica della squadra.

    INTRODUZIONE.

    Credo che a tutti gli allenatori e preparatori atletici del settore sia capitato, più omeno spesso, di osservare la propria squadra giocare un calcio ad alta intensità nelprimo tempo della partita, basato sulla corsa, sul gioco aggressivo, sul pressing, suimovimenti dei giocatori senza palla, un calcio in sostanza “dinamico” e attivo.

    Ma poi, terminati i primi 45 minuti di gioco, la squadra si ripresenta in campo con uno “spirito” diverso, con una mentalità più difensiva, con una impossibilità evidente dicondurre il gioco, logica conseguenza di un calo di tenuta atletica tra il primo ed ilsecondo tempo, visto che si presume che gli avversari siano rimasti quelli di prima.

    Cosa sarà successo negli spogliatoi in quei 15 minuti di intervallo?

    Probabilmente niente di particolare, l’allenatore avrà chiesto ai suoi giocatori di fare lapartita, di tenere alti i ritmi di gioco, visto il risultato ancora in equilibrio, e di farlo pertutti i 90 minuti di gioco.

    Ciò di cui non è stato tenuto conto, o si cercava di sopperirlo attraverso la carica

    agonistica e volitiva, è stato il rendimento atletico della squadra in quel momento;

    aar r ttiiccoolloo 

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    momento nel quale sembrava però che i giocatori avessero esaurito, come si suol dire,il carburante, la benzina per poter continuare lo sforzo.

    Questo è pertanto, in parte, quello che è successo (relativamente al calo di

    rendimento), anche se il fenomeno della fatica ha un’eziologia multifattoriale ed èriduttivo ricondurre tutto ed esclusivamente alla deplezione delle fonti energetiche.

    LA FATICA E LE CAUSE DELL’AFFATICAMENTO.

    Qual’è il significato esatto del termine fatica riferito all’esercizio fisico ed in particolareal gioco del calcio?

    L’uso tipico del termine fatica è riferito a sensazioni generali di stanchezza associate aun peggioramento della prestazione muscolare, ed è ciò che ha evidenziato la nostrasquadra in esame nei restanti 45 minuti di gioco.

    La maggior parte dei tentativi volti a definire i fattori determinanti e, per così dire, iluoghi fisici della fatica si sono concentrati su:

      i sistemi energetici (ATP-PCr, glicolisi ed ossidazione);

      l’accumulo dei metabolici quali il lattato;

      il sistema nervoso e il venir meno del meccanismo contrattile della fibra muscolare.

    Nessuno di questi fattori da solo può spiegare tutti gli aspetti della fatica.

    Per esempio, anche se la capacità dei muscoli di produrre forza può ridursi quandoviene a mancare la disponibilità di energia, i sistemi energetici non sono interamenteresponsabili di tutte le forme di fatica.

    SISTEMI ENERGETICI E FATICA.

    Deplezione della fosfocreatina

    Ricordo che, in condizioni anaerobiche (ed il gioco del calcio presenta tantissimesituazioni di impegno energetico di questo tipo), la fosfocreatina (PCr) serve aricostituire l’ATP altamente energetico, man mano che questo viene utilizzato, in mododa mantenere le scorte di ATP dell’organismo.

    Studi recenti condotti sui muscoli quadricipiti dei giocatori di calcio, hanno evidenziatoche, durante contrazioni massimali ripetute, la fatica coincide con la deplezione delPCr; non appena si verifica la deplezione del PCr, la capacità dell’organismo di

    ricostituire rapidamente l’ATP speso è seriamente inficiata.

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    L’utilizzazione di ATP continua, ma il sistema ATP-PCr è meno capace di ricostituirlo e,quindi, il livello di ATP decresce.

    Si ritiene, oggi, che l’aumento del Pì (fosfato) durante un esercizio breve ad alta

    intensità e di natura intermittente, per via della degradazione del PCr, siapotenzialmente una causa di affaticamento.

    Deplezione del glicogeno

    I livelli di ATP nel muscolo vengono mantenuti anche attraverso la scissione aerobicaed anaerobica del glicogeno muscolare.

    Nel gioco del calcio, il glicogeno muscolare diventa la fonte energetica primaria per lasintesi dell’ATP.

    Purtroppo, le riserve di glicogeno sono limitate e si esauriscono rapidamente.

    Come per il PCr, il tasso di deplezione del glicogeno muscolare dipende dall’intensitàdell’attività.

    Quando aumenta l’intensità del gioco ed il ritmo partita si fa elevato, dopo avercompiuto 45 minuti a questi livelli, si viene a determinare una diminuzionesproporzionata del glicogeno muscolare.

    Pertanto, la sensazione di fatica che avvertono i giocatori, alla metà o verso la finedella partita, coincide con la diminuzione del glicogeno muscolare.

    Deplezione dei diversi tipi di fibraLe fibre muscolari vengono reclutate e consumano (utilizzano) le riserve energetichesecondo schemi ben precisi.

    Si può verificare la deplezione del glicogeno nelle singole fibre che vengono reclutatecon maggior frequenza durante l’esercizio.

    Questo riduce il numero di fibre in grado di produrre la forza muscolare richiesta.

    Lo schema di deplezione del glicogeno dalle fibre ST e FT dipende dall’intensitàdell’esercizio.

    Ricordo che quelle ST sono le prime fibre reclutate durante un esercizio a bassa

    intensità.Non appena aumentano le richieste di tensione muscolare, le fibre FTa vengonoaggiunte alla forza lavoro.

    Quando lo sforzo durante una partita si avvicina all’intensità massimale, vengonoreclutate anche le fibre FTb.

    Deplezione in gruppi muscolari diversi

    Oltre a consumare in modo selettivo le scorte di glicogeno nelle fibre ST oppure diquelle FT, la partita di calcio può anche sollecitare in maniera particolarmente pesante

    gruppi muscolari specifici.

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    E’ stato condotto uno studio e fatto il raffronto della deplezione di glicogeno misuratoin tre dei muscoli dell’arto inferiore:

      vasto laterale (estensore del ginocchio);

     

    gastrocnemio (estensore della caviglia);

      soleo (anche questo estensore della caviglia).

    I risultati hanno dimostrato che il gastrocnemio consuma più glicogeno, sia rispetto alvasto laterale, sia rispetto al soleo in tutte le condizioni di corsa (lenta, inprogressione, durante lo sprint); questo indica che la deplezione dei muscoli interessipiù gli estensori della caviglia che non i muscoli della coscia, restringendo la zona difatica ai muscoli della gamba propriamente detta.

    Effetti della deplezione sulla prestazione

    Non sorprende che la prestazione di una partita di calcio giocata su ritmi elevati,specie nel secondo tempo, migliori quando i muscoli hanno una grande disponibilità diglicogeno all’inizio della prova.

    Per il momento, possiamo affermare che la deplezione del glicogeno e l’ipoglicemia(ovvero un basso livello di glucosio ematico) sono fattori limitanti della prestazione inuna partita di calcio che duri più di 30 minuti.

    La fatica per un giocatore, che rimanga in campo per un periodo più breve, derivamolto probabilmente dall’accumulo nei muscoli di metabolici, quali il lattato e gli H+.

    Metabolici e fatica

    Ricordo che l’acido lattico è un sottoprodotto della glicolisi anaerobica.

    Anche se molti tecnici del settore ritengono che sia responsabile della fatica edell’esaurimento in qualsiasi tipo di esercizio, l’acido lattico si accumula nella fibramuscolare solo durante un impegno muscolare relativamente breve e molto intenso,oppure, ed è ciò che si verifica probabilmente durante una partita di calcio, in seguitoall’effettuazione di numerosi scatti ripetuti con tempi brevissimi di recupero.

    Quando non viene rimosso, l’acido lattico si dissocia (convertendosi in lattato) e

    provoca un accumulo di ioni idrogeno; l’accumulo di ioni idrogeno determinal’acidificazione muscolare, che porta a una condizione patologica denominata acidosi.

    L’azione degli H+ blocca la scissione del glicogeno determinando un rapidodecremento dell’ATP, che porta all’esaurimento.

    Inoltre gli H+ possono prendere il posto del calcio all’interno della fibra, il che ostacolal’accoppiamento dei ponti trasversali di actina-miosina e fa diminuire la capacitàcontrattile del muscolo.

    Il Dottor Arcelli ha chiaramente spiegato l’importanza e l’intervento che ha ilmeccanismo lattacido durante una partita di calcio, stimando valori di lattato ematico

    di circa 8-10 mml/l nei giocatori al termine di un’incontro.

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    Fatica neuromuscolare 

    Finora ho preso in considerazione solo i casi in cui la fatica può essere ricondotta afattori interni al muscolo.

    E’ stato osservato che, in alcune situazioni, la fatica può dipendere da una incapacitàdi attivare le fibre muscolari, una funzione questa del sistema nervoso.

    Trasmissione nervosa

    La fatica può instaurarsi a livello della giunzione neuromuscolare, impedendo latrasmissione dell’impulso nervoso alla membrana della fibra muscolare.

    Tale interruzione è dovuta principalmente ad una riduzione nel rilascio o nella sintesi

    di acetilcolina (ACh), il neurotrasmettitore che invia l’impulso nervoso dalmotoneurone alla membrana muscolare.

    Infine, per concludere la disamina dei fattori che portano alla fatica, possiamoincludere anche quella che si verifica a livello del sistema nervoso centrale (SNC),anche se ulteriori studi ed approfondimenti potranno spiegare meglio questa teoria.

    IL MICROCICLO DI ALLENAMENTO SETTIMANALE.

    Una volta presi in esame i diversi fattori che possono indurre allo stato di fatica edimpedire alla nostra squadra di esprimersi nei secondi 45 minuti di gioco sui livelli delprimo tempo, è necessario che il preparatore atletico, insieme al proprio allenatore,valuti attentamente la condizione dei propri giocatori attraverso una approfonditaanalisi della partita.

    Visto che non stiamo prendendo in esame giocatori di serie A, costretti spesso adimpegni talmente ravvicinati ed impegnativi da supporre in loro uno stato diaffaticamento per “over-training” o sovrallenamento, credo che la causa maggiore delcalo di rendimento nel secondo tempo di gioco sia da attribuire ad una condizione

    fisica precaria di almeno metà dei componenti della squadra.La condizione fisica, e ci tengo a sottolinearlo, non dipende solo dal lavoro atleticosvolto, ma anche probabilmente da una mediocre intensità durante le esercitazioni conla palla.

    Credo che questo sia il punto cruciale di tutto il nostro discorso, ovvero la giustamiscela del carico di lavoro tra il lavoro fisico ed il lavoro con la palla.

    Posso affermare con certezza che l’allenamento svolto solo a “secco”, anche seeseguito ad alta intensità, non è sufficiente per permettere alla squadra una tenutaatletica per tutta la partita, ma debba essere associato ad esercitazioni specifiche con

    la palla, eseguite anch’esse ad alta intensità.

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    L’IMPORTANZA DELLA POTENZA AEROBICA.

    E’ evidente, visto che in questo contesto ci occupiamo di preparazione atletica,soffermarci sulle cause che inducono allo stato di affaticamento i nostri giocatori nei45 minuti di gioco finali e soprattutto occuparci dei giusti mezzi di allenamento dacampo.

    Io cercherei subito di dare priorità, magari dopo aver fatto svolgere alla squadra untest specifico di resistenza (Leger, test sui 3000 mt), a sedute atte ad incrementare lacapacità e successivamente la potenza aerobica, ritenendo queste ultime le maggioriresponsabili del calo di rendimento.

    Sia che vengano svolte tre o quattro sedute settimanali, io adotterei per un mesociclocompleto di lavoro (almeno un mese), la strategia della doppia seduta di allenamento

    per la resistenza e quindi introdurrei oltre al martedì, un secondo lavoro aerobico nelcorso della settimana, per esempio il giovedì oppure, perché no, il venerdì.

    Tale lavoro potrebbe anche essere eseguito al termine di una seduta dedicataall’esercitazione con la palla o nel mezzo di essa.

    I mezzi di allenamento di questa seconda seduta devono avere in comune il fatto dipoter essere svolti in tempi ridotti (quasi sempre meno di 15-20 minuti), di nonrichiedere, a confronto di quelli del martedì, un grosso impegno fisico e psichico e, diconseguenza, poter venire “assorbiti” in tempi rapidi.

    Come detto precedentemente, il tutto deve essere supportato da allenamenti effettuaticon la palla ad alta intensità, da svolgere antecedentemente alle esercitazioni diresistenza.

    Nelle restanti sedute di allenamento, se il microciclo prevede tre giornate, dedicheròquest’ultima a mezzi e metodi atti ad incrementare la rapidità e la velocità; seabbiamo a disposizione un quarto giorno (microciclo con quattro allenamenti), lodedicheremo allo sviluppo della forza esplosiva e della forza veloce.

    Martedì (Prima Seduta) Giovedì (Seconda Seduta)

    Settimana A Ripetute sui 1000 mt Circ. aerobico di 5’ con diverse staz.

    Settimana B Ripetute sui 300 mt Corto-Veloce 10’-12’

    Settimana C Ripetute sui 40-60 metri Corsa aerobica fra paletti di 4’-6’

    Settimana D Fartlek di 12’-15’ con stimoli di 30”-40” Navetta aerobica di 2’-3’

    Tabella 1

    Vediamo dalla tabella 1  un esempio di doppio lavoro aerobico settimanale; uno deilavori (di solito compiuto il martedì) è più impegnativo, mentre l’altro (quello del

    giovedì o del venerdì) è in genere più leggero.

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    IL programma descritto è un esempio per chi volesse svolgere due sedute di potenzaaerobica alla settimana, non facile da far capire ai giocatori, ma necessario sevogliamo aumentare la tenuta atletica della squadra specie nei minuti finali dellapartita, periodo in cui spesso si decide il risultato tra le due contendenti.

    Se associamo questo lavoro atletico ad esercitazioni specifiche con palla ad altaintensità, è molto facile che la nostra squadra migliori il proprio rendimento di gioco e

    di conseguenza la sua posizione in classifica.◊ 

    AL ESSANDRO CASTAGNETTI

    L a u r ea t o i n Sci en z e M o t o r i eP r e p a r a t o r e A t l e t i c o Pr o f essi o n i s t a

    P r e p a r a t o r e A t l e t i c o A .c . Do r a n d o P i et r i Ca r p i (Cam p i o n a t o d i E c cel l e n za )

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    Qualità dell’allenatore, gestione

    del gruppo, allenamento: la parola

    a Mister Marco Ognibene.

     A cura di ROBERTO BONACINI

    Come la conoscenza e il confronto tra tecnici può creare valore aggiunto in terminidi aggiornamento e formazione professionale: l’intervista a Marco Ognibene,allenatore Giovanissimi Nazionali Hellas Verona.

    L’ALLENATORE, IL GRUPPO.

    Mister quali qualità deve avere un buon allenatore? 

    Il fulcro è sicuramente la passione, poi ovviamente vi sono qualità caratteriali quali:

      carisma;

      carattere equilibrato;

     

    saper motivare;  saper osservare;

      e soprattutto (specie nel settore giovanile) capacità di trattare i ragazzi conpazienza; essere comprensivi, ma con la volontà di raggiungere gli obiettivi.

    Il tutto non può prescindere da qualità per le quali è sempre necessario una continuadisponibilità all'aggiornamento quali ad esempio:

      capacità organizzative;

      capacità di comunicazione;

      conoscenze tecniche e tattiche;

    aar r ttiiccoolloo 

    66 

    N . 4 6 O T T O B R E 2 0 0 7  

    RIVISTA ELETTRONICA DELLA CASA EDITRICE WWW.ALLENATORE.NET

    REG. TRIBUNALE DI LUCCA N° 785 DEL 15/07/03DIRETTORE RESPONSABILE: FERRARI FABRIZIOCOORDINATORE TECNICO: LUCCHESI MASSIMO

    SEDE VIA E.FRANCALANCI 418 – 55050 BOZZANO (LU)

    TEL. 0584 976585 - FAX 0584 977273

    I N T E R V I S T

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      conoscenze metodologiche e didattiche;

      capacità di analisi.

    Cosa è più importante per un allenatore: la competenza tecnica-tattica o unabuona capacità di comprensione e di intervento psicologico?

    Rifacendomi alla precedente domanda non può esistere l'una senza l'altra, chiaro èche come in ogni lavoro di gruppo le capacità di comprensione e di interventopsicologico sono fondamentali.

    Che tipo di rapporto cerca di instaurare con la squadra?

    Per un allenatore è importante fin dall'inizio stabilire un buon rapporto con il gruppo,basato, a mio modo di vedere, sulla stima e sul rispetto.

    L'Allenatore è colui che valuta, sceglie e decide; per fare questo però è necessariodimostrare competenza e saper trasmettere fiducia ai propri ragazzi.

    Un buon gruppo, un buon collettivo cosa deve e non deve avere?

    Le caratteristiche fondamentali di un gruppo sono senz'altro la coesione e l'unitàd'intenti, compito dell'allenatore è infatti orientare l'attività verso obiettivi comuni.

    Da evitare ogni situazione che porta la disgregazione.

    Ci sono regole di comportamento e di disciplina che devono essere rispettati dalgruppo?

    Come in ogni gruppo è importante stabilire delle regole.

    Poche ma chiare.

    In questo l'allenatore deve essere l'esempio con il proprio comportamento.

    Oltre alle evidenti regole di educazione, rispetto, puntualità e disponibilità verso glialtri è importante capire che si vince e si perde assieme.

    L’ALLENAMENTO.

    Quanti allenamenti alla settimana?

    Nella categoria che alleno sviluppiamo il lavoro in quattro allenamenti settimanali.

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    Gli allenamenti sono svolti nel pomeriggio o alla sera?

    Nel primo pomeriggio.

    Quali gli eventuali problemi organizzativi durante l’allenamento settimanale?

    Problemi legati soprattutto agli impegni scolastici; la collaborazione e la disponibilitàdell'intero staff contribuiscono però al superamento di ogni problema organizzativo.

    Mi descriva un attimo la settimana tipo di lavoro dal punto di vista dellapreparazione fisica?

    Tutto il programma deve essere organizzato in perfetta sintonia tra l'allenatore, ilresponsabile area tecnica ed il preparatore atletico, in particolare abbiamo sviluppato illavoro in questo modo:

      Martedì: potenziamento aerobico;

      Mercoledì: forza;

      Giovedì: lavoro lattacido;

      Venerdì: rapidità – velocità.

    Il tutto ovviamente in perfetta sintonia con il lavoro tecnico-tattico.

    Come organizza e gestisce la preparazione tecnico-tattica della squadra?

    In merito al lavoro tecnico-tattico, in perfetta sintonia col responsabile area tecnica,sviluppiamo il lavoro alternando l’allenamento in fase di non possesso a quello in fasedi possesso palla.

    Ad esempio nella fase iniziale abbiamo sviluppato per circa 10 giorni il lavoro in fase dinon possesso palla per poi passare alla fase di possesso del pallone.

    E in questo modo alterneremo il lavoro durante l'anno.

    Dal punto di vista della tecnica come lavora durante la settimana?

    Non dimenticando che il lavoro sulla tecnica è fondamentale, abbiamo sviluppato gliallenamenti inserendo, per almeno due giorni consecutivi, un gesto tecnico comeobiettivo principale in ogni seduta di allenamento.

    Intorno a questo svilupperemo l'intera seduta dove è importante che i ragazzi siano

    consapevoli degli obiettivi da raggiungere.

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    Ripetendo la sequenza di tutti i gesti tecnici, aumenteremo poi, in via successiva,anche le difficoltà di esecuzione; nella fase di riscaldamento si potrà svolgere il lavoroin forma analitica per poi passare in situazione.

    Dal punto di vista della tattica come lavora durante la settimana?

    Nella categoria che alleno il lavoro principale è incentrato sulla tattica individualealternando la fase di non possesso alla fase di possesso palla.

    Successivamente si potrà passare al lavoro sulla tattica di reparto.◊ 

    M ARCO OGNI BENE

    A l l e n a t o r e G i o v a n i ssim i Na z i o n a l i H el l a s Ver o n a

    St a g i o n e 200 7/ 2 0 0 8

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    Un buon gruppo, un buon collettivo cosa deve e non deve avere?

    Un buon gruppo deve avere un obiettivo comune e, come squadra, avere un solocomportamento.

    Soprattutto nei momenti di estrema difficoltà il gruppo si compatta e diventa più fortee più determinato nel raggiungimento dell’obiettivo.

    Nei momenti di “gloria” un buon gruppo sa smorzare i facili entusiasmi e rimaneumile.

    Ci sono regole di comportamento e di disciplina che devono essere rispettati dalgruppo?

    All’interno di uno spogliatoio avvengono tutta una serie di dinamiche.

    L’allenatore ha il compito di verificare che la “vita” del gruppo rispetti le regole delbuon senso.

    Diventerà un grande leader l’allenatore che otterrà il rispetto delle regole senza piùintervenire (sanzioni) perché è il gruppo stesso che rimette in carreggiata chi tenta diuscire e aiuta coloro che attraversano momenti difficili (vita extracalcistica o difficoltàad essere al 100% nella prestazione).

    L’ALLENAMENTO.

    Quanti allenamenti alla settimana?

    Quattro allenamenti alla settimana.

    Gli allenamenti sono svolti nel pomeriggio o alla sera?

    Vengono svolti al pomeriggio, dalle 15,30 alle 17,30.

    Quali gli eventuali problemi organizzativi durante l’allenamento settimanale?

    Possono essere diversi:

      pranzo non corretto, andando a scuola;

      mancanza di tempo, per chi arriva tardi al campo, per eseguire il lavoro individualepreventivo (propriocettiva, bonificazione, posture, arti superiori);

     

    mancanza del fisioterapista e del medico agli allenamenti.

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    Mi descriva un attimo la settimana tipo di lavoro dal punto di vista dellapreparazione fisica?

      Martedì: rigenerazione a livello organico, forza a livello muscolare.

      Mercoledì: resistenza specifica attraverso lavoro intermittente con o senza palla eback to back (5>5 con porte rovesciate, Bangsbo).

      Giovedì: forza esplosiva attraverso colpi di testa, cambio gioco 50 mt, tiro da fermoda 30 mt.

      Venerdì: un blocco di intermittente.

    La reattività a stimoli calcistici (la velocità nel calcio non esiste) è allenata in tutte lesedute.

    LA TECNICA, LA TATTICA.

    Dal punto di vista della tecnica come lavora durante la settimana?

    Dal video del campionato, lavori per ruolo nella propria posizione in campo, a nastro(ho 60 palloni), con avversario attivo e allenando la capacità decisionale.

    Dal punto di vista della tattica come lavora durante la settimana?

    Dal video del campionato, movimento per reparto.

    Non insegno mai più di tre movimenti e non passo a movimenti nuovi sino a quando

    non li vedo sistematicamente, sia in allenamento (avversari attivi), sia in partita.◊ 

    DARI O B IASIOLO

    A l l ena t o r e A l l i e v i Na zi on a l i ’ 9 1 U . s. P r o Ver cel l i

    St a g i o n e 200 7/ 2 00 8

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    Le situazioni di gioco inizieranno ad essere più complesse ed il lavoro svolto nelle duefasi precedenti risulterà fondamentale per la riuscita dei movimenti edell’atteggiamento difensivo in generale.

    ESERCITAZIONI PER LA SINCRONIZZAZIONE E COLLABORAZIONE

    TRA UNO O PIU REPARTI

    Esercitazione N° 11

    (le esercitazioni e le figure riprendono la numerazione dell’articolo precedente)

    La prima situazione di gioco riprende un concetto che si era già analizzatoprecedentemente in forma meno complessa: lo scorrimento orizzontale della lineadifensiva.

    Si schiera una difesa completa con suoi quattro difensori, e si suddivide il campo inquattro fasce verticali che vanno dal fondo al centro del campo (figura 13); quattroattaccanti inizialmente fanno scorrere la palla, con i difensori che si spostano in baseal pallone disponendosi, sia in diagonale che a piramide (lavoro precedente); in questocaso ci si concentrerà sulle linee di copertura potendo, in questa esercitazione,disporsi anche con tre linee (avendo quattro difensori).

    Quest’ultimo tipo di diagonale, viene poco utilizzato da parte delle squadre perl’evidente motivo di lasciare troppa profondità agli avversari.

    Successivamente gli attaccanti proveranno a sviluppare soluzioni offensive creandoquei presupposti che consentono ai difensori di provare i movimenti in situazione di

    gioco attiva e simile a quanto succede in partita.La suddivisione del campo in quattro parti servirà all’allenatore per far comprendere aipropri giocatori il lato o zona forte (spazio dove si trova palla e possessore), partedel campo dove si deve concentrare la massima attenzione e il maggior numero didifensori per creare una situazione di superiorità numerica rispetto agli avversari.

    In questa zona del campo si dovrà effettuare una marcatura più stretta rispetto aquello che succede nel lato o zona debole (spazio di campo meno pericoloso perchélontana da dove si trova la palla).

    In questo secondo caso i difensori svolgono una marcatura  definita d’anticipo; insostanza si tengono ad una distanza tale che possa permettere loro un eventuale

    intercettamento del passaggio.

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    Esercitazione N° 12

    Situazione di gioco 4>4+4 (figura 14); in uno spazio che va dal limite dell’area dirigore al centrocampo giocano quattro difensori schierati, a difesa della porta, contro

    quattro attaccanti che si devono muovere continuamente per trovare gli spazi giustiper ricevere la palla dai quattro sostegni posti dietro la linea di centrocampo.

    I difensori dovranno muoversi e scambiarsi le marcature dei quattro attaccanticercando, sia l’anticipo, sia la marcatura con pressione, cercando di tenere l’avversariospalle alla porta con la solo possibile giocata di scarico.

    Questo tipo di situazione che si viene a creare viene definita di palla coperta, cioè dinon pericolo in quanto l’avversario in possesso palla, girato di spalle, non può vederela porta e può solo cercare un eventuale scarico all’indietro.

    Quando invece la palla si viene a trovare nei piedi dei quattro giocatori esterni delcampo (sostegni), la situazione sarà di palla scoperta.

    In questo caso i quattro difensori non dovranno prima di tutto rimanere in linea tra diloro e dovranno anche evitare di dare troppa profondità agli attaccanti scappandoall’indietro su un eventuale lancio profondo; da questa situazione si creeranno lecondizioni per allenare anche l’elastico difensivo.

    Con questo tipo d’esercitazione il reparto difensivo potrà allenare moltissimi principivisti in questa trattazione dove, in base ai movimenti degli attaccanti, i difensoridovranno riconoscere le situazioni di gioco e comportarsi di conseguenza.

    Importante sarà l’intervento dell’allenatore nel fermare il gioco ed evidenziare, sia glierrori commessi, sia, soprattutto, i movimenti riusciti, in modo tale da farcomprendere alla squadra che il lavoro assimilato è fondamentale per continuare nellaprogressione dell’apprendimento della fase difensiva.

    Una variante dell’esercizio può essere quella di inserire due attaccanti nella zona digioco attiva, con i difensori che dovranno essere bravi a difendersi in una situazioned’inferiorità numerica.

    Esercitazione N° 13

    Situazione di gioco di 6>8 con due porte laterali a metà campo (figura 15).

    Si aggiungono ai quattro difensori due centrocampisti centrali che giocano contro ottogiocatori che sviluppano la fase offensiva.

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    In questa esercitazione la difesa, con i due centrocampisti, deve difendere la propriaporta sviluppando i concetti affrontati precedentemente e allenando anche altri aspettiquali i raddoppi di marcatura, la pressione, l’ equilibrio (squadra stretta e corta)ed il pressing.

    Anche se effettivamente non si può parlare di reparto di centrocampo completo,l’allenatore, nello sviluppo dell’esercitazione, dovrà portare molta attenzione alledistanze tra i difensori e i due centrocampisti in modo tale che non si creino queglispazi necessari agli attaccanti per poter giocare; determinante sarà la pressione deldifensore sull’attaccante in possesso palla dando modo al centrocampista diraddoppiare la marcatura. 

    I centrocampisti risulteranno determinanti anche nella pressione che effettueranno suiportatori di palla e di conseguenza i difensori dovranno adottare il giustocomportamento a seconda di dove si trova la palla (scoperta o coperta).

    Per completare l’esercitazione, si chiede ai difensori di cercare la realizzazione nelleporticine poste dopo la metà campo, allenando quindi anche la transizione positiva,il passaggio cioè dalla fase difensiva a quella offensiva.

    Una variante all’esercizio può essere quella di inserire due giocatori per parte,aumentando lo spazio di gioco, potendo così allenare i due reparti completi (difesa ecentrocampo) nella fase di non possesso e continuando il lavoro appena affrontato supressione, equilibrio, collaborazione tra reparti e raddoppio di marcatura.

    Esercitazione N° 14

    Situazione di 8>8 con squadre divise su due campi (figura 16); in questa esercitazione

    si cureranno molto i movimenti collettivi anche dei centrocampisti.

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    Gli otto giocatori che curano la fase di possesso palla, provano a sviluppare giocopartendo dai centrocampisti che devono far pervenire palla ai quattro compagni postinella zona presidiata dai difensori avversari.

    I quattro centrocampisti difensivi dovranno impedire, attaccando con ordine ilgiocatore in possesso e muovendosi in modo sincronizzato (stessi movimenti visti perla linea difensiva), che la palla passi.

    Molto importante la comunicazione tra i due reparti in difesa, con i difensori chedovranno guidare i centrocampisti nella pressione e nel pressing organizzato.

    PROPOSTA DIDATTICA PER L’INSEGNAMENTO DELLA ZONA: QUARTA FASE

    In quest’ultima parte della proposta didattica verranno presi in considerazione tutti e

    tre i reparti di una squadra, cercando di sincronizzare i movimenti dei lorocomponenti.

    Questo momento è da considerarsi molto importante ma allo stesso tempo delicato.

    Spesso si vedono sul campo allenatori che fanno muovere la propria squadraattaccando paletti, cinesini o giocatori passivi, con l’obiettivo di allenare appunto queimovimenti difensivi fondamentali per essere organizzati nella fase di non possessopalla.

    L’obiettivo di questo contenuto è proprio quello di far comprendere che a tale lavoro sideve arrivare in modo graduale lavorando prima sulle basi (lavoro fin qui analizzato) e

    poi in forma generale.Rimane poi importante dire che diverse esercitazioni che proporremo, richiedono lapossibilità di giocare partite di 11>11; questo, calandosi nelle realtà dei settorigiovanili, diventa a volteun problema visto che poche sono le società che si possonopermettere di formare rose di giocatori così ampie.

    In tutti i casi questo non deve diventare un problema per l’allenatore, anzi deve essereuno stimolo in più per poter modificare, adattare e creare esercitazioni più vicine, siaalle proprie priorità tattiche, sia alle capacità tecniche dei propri giocatori.

    ESERCITAZIONI PER IL MIGLIORAMENTO DELL’ORGANIZZAZIONE

    DIFENSIVA GENERALE

    Esercitazione N° 15

    Situazione di 11>0 (figura 17)  con la squadra disposta secondo il proprio modulotattico.

    Si fanno effettuare movimenti sincronizzati attaccando otto paletti di colore diverso,disposti sul campo come se fossero avversari (un centrale difensivo, due esterni bassi,

    due mediani, due esterni alti, una punta).

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    Ogni volta che l’allenatore chiamerà un colore, la squadra si disporrà in base allaposizione del paletto, controllando accuratamente le posizioni di tutti i giocatori(lasciando la possibilità ai calciatori di correggersi).

    In questo tipo di esercitazione vengono raggruppati tutti gli sviluppi difensivi,servendo da verifica al lavoro svolto precedentemente.

    Una variante dell’esercitazione può essere quella di porre dei palloni vicino ai paletti;al segnale dell’allenatore il giocatore può recuperare palla sul paletto attaccato esviluppare un’azione offensiva, allenando in modo particolare la transizione positiva.

    Esercitazione N° 16

    Situazione di 11>10 (figura 18) con una squadra in possesso palla schierata secondoun modulo deciso dall’allenatore.

    Nel caso l’esercitazione fosse proposta nell’ultimo allenamento che precede una partitadi campionato, sarebbe opportuno schierare una formazione come gli avversari che sidovranno appunto affrontare (informazioni che non sempre nei settori giovanili sipossono avere).

    La squadra in possesso inizia una circolazione della palla in modo lento e prevedibile,in modo tale che la squadra che dovrà esercitarsi nella fase difensiva cominci aprendere confidenza con i movimenti da effettuare.

    Con il continuare dell’esercitazione si aumenterà il ritmo del possesso palla,effettuando passaggi lunghi o corti, lenti o rapidi, in avanti o all’indietro, con lasquadra in fase difensiva che dovrà trovare i giusti accorgimenti tattici perfronteggiare ogni situazione che si verrà a delineare.

    In questo tipo di esercizio sarà molto importante che l’allenatore, oltre a valutare lacapacità della propria squadra di muoversi in modo organizzato e sincronizzatotra i reparti, valuti anche il modo di comunicare tra compagni, in modo tale che la

    difesa guidi nei movimenti il centrocampo e quest’ultimo il reparto d’attacco.

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    Esercitazione N° 17

    Situazione di 11>11 (figura 19), con una squadra che lavora sulla fase difensiva el’altra che si dispone in campo come nell’esercitazione precedente (in base all’esigenze

    del Mister).Il portiere della squadra in possesso palla rinvia il pallone; a seconda di dove va acadere la palla, che verrà prontamente stoppata da un giocatore posto sul campo(tenendola ferma), la squadra andrà immediatamente ad attaccarla spostandosi inbase a dove si trova.

    A quel punto la squadra in possesso inizierà a giocare in modo attivo cercando di faregol, con la squadra in fase di non possesso che continuerà il lavoro difensivo percercare di recuperare il pallone, organizzando in modo ordinato pressione  epressing.

    Conquistato palla, si calcia verso il portiere della squadra avversaria per iniziare dinuovo l’esercitazione.

    L’allenatore dovrà concentrarsi sui movimenti difensivi in generale di tutta la squadra.

    Questo tipo di allenamento si deve sviluppare a ritmi vicini a quelli di gara.

    Esercitazione N° 18

    Situazione di 11>11, come esercitazione precedente, con l’inserimento di una lineadifensiva posta nella trequarti campo della squadra che deve esercitarsi in fase didifesa (figura 20).

    L’esercizio così organizzato, permette di allenare la capacità della squadra di difendersisenza indietreggiare troppo.

    La squadra in possesso palla invece avrà il compito di cercare l’inserimento, nella zona

    difensiva, solo con un passaggio rasoterra; ovviamente il giocatore che s’inserisce

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    dietro la linea della palla dovrà entrare nella zona difensiva dopo l’entrata del pallone;lo stesso vale per i difensori.

    L’esercitazione sollecita le capacità dei centrocampisti di portare sempre pressione agli

    avversari non permettendo la giocata in verticale ma invitandoli a giocare per vieorizzontali (meno pericoloso).

    Permette inoltre alla difesa di interscambiarsi velocemente le marcature e leggereattentamente, sia la posizione delle punte avversarie, sia la posizione del pallone.

    Con quest’ultima esercitazione abbiamo finito la serie di proposte che compongonoquesta programmazione.

    Diventa ora importante per ogni allenatore trovare dei sistemi utili per valutaremiglioramenti o difficoltà che la propria squadra e i singoli giocatori evidenziano.

    Un sistema potrebbe essere quello di darsi risposte continue sul comportamento

    appunto della squadra in fase difensiva durante quello che avviene nella gara stessa.

    Di seguito viene illustrato una tabella con delle domande (tabella 4)  che ogniallenatore può modificare e/o personalizzare a proprio piacimento, in modo tale dapoter avere sempre sotto controllo le prestazioni tecnico-tattiche del proprio gruppo.

    Sicuramente non è un compito facile per l’allenatore, durante la partita, riuscirecontemporaneamente a seguire con attenzione i propri ragazzi e annotare appunti edati sull’andamento della propria squadra; sarà cura del Mister, utilizzando un po’ difantasia, trovare una soluzione per riuscire in questo compito, facendosi aiutare da uncollaboratore (dirigente o genitore) o perché no dagli stessi ragazzi che rimangono inpanchina, dandogli delle responsabilità su come assistere e osservare la gara.

    VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE TTAATTTTIICCAA iinn f f aassee ddiif f eennssiivvaa 

      La squadra sa mantenersi corta e stretta?

      La squadra sa attaccare gli appoggi del portatore di palla?

      La squadra sa raddoppiare la marcatura?

      C’è equilibrio e collaborazione tra i reparti?

     La difesa sa scalare e slittare?

      La difesa sa effettuare diagonali e piramidi?

      La difesa sa scambiarsi la marcatura?

      La difesa sa effettuare l’elastico difensivo?

      La difesa legge correttamente le situazioni di palla coperta e scoperta?

      La difesa sa applicare la tattica del fuorigioco?

    N.B. Queste sono solo alcune domande che possono essere poste ad un singoloreparto in particolare (difesa in questo caso) o alla squadra in generale.

    tabella 4

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    CONCLUSIONI.

    E’ giusto ricordare che quanto espresso rimane solo una delle tante proposte

    didattiche che si possono creare per l’insegnamento del sistema difensivo a zona(ovviamente le categorie in questione riguardano Giovanissimi e Allievi).

    Molti aspetti andrebbero analizzati e curati con molta più attenzione e sicuramente perogni sviluppo difensivo si potrebbero scrivere pagine e pagine.

    Ogni allenatore deve saper valutare attentamente le capacità del proprio gruppo e diconseguenza pianificare un lavoro che possa mettere in risalto le capacità della propriasquadra.

    Il calcio in generale è in continua evoluzione e sicuramente chi ne fa da modellorimane sempre il professionismo.

    Questo può essere un vantaggio o uno svantaggio per noi tecnici.La voglia di provare e approfondire concetti che prima non si erano mai analizzati puòportare ad esplorare qualcosa di nuovo, ma allo stesso tempo può diventare nocivovoler imitare il lavoro dei professionisti che lavorano sul campo molto più tempo di noie soprattutto con strutture e materiale tecnico molto diverso.

    E’ sempre importante comunque ricordare che tutto quello che si vede o si imparapossa poi essere idoneo per trasmetterlo ai nostri ragazzi e che l’adattare e trovare igiusti sistemi metodologici rimane sempre una delle qualità più importanti perqualsiasi allenatore.

    Allenare la zona significa voler costruire nei propri giocatori una mentalità propositiva,

    dove si organizza una fase difensiva non solo per difendersi ma anche per prepararsiin modo efficace a sviluppare la propria fase offensiva.

    Questo dovrebbe essere l’obiettivo di un allenatore che vuole trasmettere unamentalità vincente e costruttiva ai propri giocatori.

    La zona insegnata con i giusti metodi può portare a questi risultati.◊ 

    AND REA PAGAN

    Al lena to r e d i Ba se

    A l lena to r e A l l i ev i ’ 92 Noven ta Ca lc io (PD)

    St ag i one 2007 / 200 8

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    Gestione del gruppo,

    allenamento, gara, tattica: la

    parola a Mister Mauro Reggiani.

     A cura di ROBERTO BONACINI

    Come la conoscenza e il confronto tra tecnici può creare valore aggiunto in terminidi aggiornamento e formazione professionale: l’intervista a Mauro Reggiani,allenatore della Correggese (Re), militante nel Campionato di Promozione.

    L’ALLENATORE, IL GRUPPO.

    Mister Reggiani quali qualità deve avere un buon allenatore? 

    Nei dilettanti ritengo che l’allenatore debba avere soprattutto doti di motivatore edessere bravo nella gestione del gruppo, considerando in particolar modo le varieproblematiche che i giocatori si trovano ad affrontare per gestire gli impegnilavorativi/scolastici/famigliari e quelli sportivi.

    Ritengo inoltre che, per un allenatore, sia fondamentale, al giorno d’oggi, avere unaconoscenza a 360° della materia, essere quindi preparato, sia dal punto di vista tattico

    che di gestione degli aspetti atletici.

    Che tipo di rapporto cerca di instaurare con la squadra?

    Io cerco di parlare in modo molto chiaro, prima dell’inizio della stagione, con tutti igiocatori in relazione al ruolo che avranno all’interno dello spogliatoio.

    Con il gruppo, durante l’anno, tengo un atteggiamento di estrema disponibilità aldialogo ma ho anche maturato esperienze che mi portano poi ad essere inflessibile sequalcuno approfitta di questa mia disponibilità.

    I giocatori sanno fino a che punto si possono spingere a livello confidenziale, il tutto

    nel rispetto dei ruoli.

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    Ci sono regole di comportamento e di disciplina che devono essere rispettati dalgruppo?

    Per le categorie che ho allenato (fino alla Promozione) ritengo sia indispensabile avere

    poche regole ma che queste poche siano rispettate.

    Mi riferisco soprattutto alla puntualità agli allenamenti e partite, alla sportività incampo ed al rispetto del direttore di gara.

    Rispetto inoltre per le persone che giocano con te e di chi è parte del sistema calcio.

    Abbiamo sanzioni interne allo spogliatoio per chi non rispetta queste regole.

    LA PREPARAZIONE, L’ALLENAMENTO.

    Preparazione. Quanto è durata?

    La preparazione è durata quattro settimane dal 16 Agosto al 16 Settembre, data diinizio del Campionato.

    Preparazione. Quali gli obiettivi ricercati in questa preparazione iniziale(ottenere risultati a breve termine con previsione di un secondo periodo

    preparatorio, oppure risultati a medio lungo termine)?La nostra preparazione è stata strutturata per ricercare una buona base organica sullaquale inserire poi le qualità specifiche.

    Per questo motivo mi aspetto che in partenza non saremo brillantissimi ma che lodiventeremo dopo qualche partita.

    Il tutto per arrivare alla sosta natalizia e riprogrammare un lavoro organico inprospettiva del girone di ritorno.

    Questa scelta è stata anche fatta tenendo in considerazione l’obiettivo di proseguire ilcammino di Coppa Emilia che potrebbe ridurre il tempo di lavoro settimanale.

    Allenamento. Quanti allenamenti alla settimana?

    Sono programmati tre allenamenti settimanali serali nelle giornate di Martedì,Mercoledì e Venerdì.

    Allenamento. Gli allenamenti sono svolti nel pomeriggio o alla sera?

    Sono svolti esclusivamente alla sera.

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    Allenamento. Mister mi descriva un attimo la settimana tipo di lavoro dal puntodi vista della preparazione fisica a secco?

    Io concentro il lavoro fisico a “secco” il martedì sera nel quale sono previsti lavori di

    forza nelle sue varie forme ma con prevalenza di forza esplosiva.

    A questo viene abbinato un allenamento di potenza aerobica.

    I lavori sono variati nelle quattro settimane che compongono il mesociclo.

    Allenamento. Come organizza e gestisce la preparazione tecnico-tattica dellasquadra?

    Il Martedì, prima del lavoro atletico, propongo un lavoro di correzione degli errori

    commessi nella partita precedente con esercitazioni mirate.Il Mercoledì passiamo alla preparazione della partita successiva; le esercitazioniproposte prevedono principalmente lavori situazionali, divisi per reparto, e partite atema.

    Il Venerdì invece prevede un allenamento di rifinitura nel quale approfitto per provareanche le palle inattive.

    LA GARA, LA TATTICA DI BASE.

    Gara. Come sono gestite, dal punto di vista preparatorio, le ultime ore cheprecedono l’incontro?

    La mia squadra non si trova a pranzare insieme la Domenica prima della partita.

    Questa scelta è dovuta principalmente al fatto che ho appurato che, soprattutto igiocatori più anziani, preferiscono trascorrere la mattinata a casa dopo una settimanapiena di impegni lavorativi e di allenamenti.

    Ci ritroviamo pertanto un’ora e mezza prima dell’inizio dell’incontro.

    Gara. Quando è comunicata la formazione che scende in campo (ultimoallenamento, durante i trasferimenti, prima della gara etc.)?

    La formazione la comunico sempre nello spogliatoio prima della gara, anche se ritengoche i giocatori possano intuire gli undici che scendono in campo già dall’allenamentodel Venerdì sera.

    Mi piace comunicarla all’ultimo momento per non incorrere in qualche imprevistodell’ultimo minuto e trovarmi pertanto qualche giocatore non motivato o che pensava

    di non giocare.

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    Tattica. Quale modulo adottate solitamente?

    Io adatto il modulo in funzione delle caratteristiche che hanno i miei giocatori.

    Quest’anno inizieremo con il 4-4-2 anche se ho in rosa qualche ragazzo giovane che,

    se confermerà quelle che sono le nostre aspettative, potrebbe consentirmi di variarel’atteggiamento tattico in un 4-3-3.

    Tattica. Quali secondo lei i vantaggi di questo modulo?

    Per quanto riguarda il 4-4-2:

      una maggior facilità di occupazione di tutte le zone del campo;

      semplicità di insegnamento;

      semplicità di apprendimento da parte dei giocatori.

    Il 4-3-3 mi piace perchè lascia più spazio alle giocate spettacolari; si utilizzanogiocatori più offensivi ma presuppone accorgimenti maggiori in fase difensiva.

    Tattica. E gli svantaggi?

    Lo svantaggio maggiore con il 4-4-2 lo possiamo ritrovare nella difficoltà di limitare igiocatori avversari disposti tra le linee di difesa e centrocampo in moduli, come adesempio il 4-3-1-2, che qualche squadra adotta nel nostro Campionato.

    Considerando invece il 4-3-3, per non avere svantaggi in fase difensiva, occorrelavorare bene sulle scalate del reparto offensivo in modo da non concedere superioritànumerica agli avversari; in fase offensiva lo svantaggio può essere invece, se non si

    trovano i giusti movimenti e sincronismi tra gli attaccanti, di essere molto piatti eprevedibili.

    Palle inattive. Quale importanza preparativa durante gli allenamenti?

    Proviamo le palle inattive il Venerdì, per circa trenta minuti, alla fine della seduta.

    Mi interessano particolarmente alcune situazioni come i calci d’angolo e le punizionilaterali.

    Ai giocatori, in queste situazioni, insegno e richiedo di sapersi muovere con logica, noneffettuando o proponendo giocate a caso.

    E’ chiaro che bisogna avere giocatori bravi a mettere la palla nel posto giusto ecalciatori altrettanto bravi a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.

    Per i calci di punizione a favore, oltre a una minima organizzazione e preparazionedella giocata, è fondamentale avere in squadra uno o più atleti dotati di potenza e/o

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