Alle origini della rivoluzione Immobilismo politico della Francia: la culla dell’illuminismo non...

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Alle origini della rivoluzione Immobilismo politico della

Francia: la culla dell’illuminismo non conosce riforme.

Esempio della rivoluzione americana.

Malcontento dei ceti produttivi penalizzati dalla politica economica e fiscale.

Cattiva congiuntura agricola e seguenti difficoltà alimentari per la popolazione.

Difficoltà finanziarie dello stato.

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Il problema fiscale Necker (1778-81) e gli altri ministri delle

finanze propongono:Riduzione delle spese (vita di corte, pensioni per

gli aristocratici)

Riforma fiscale che estenda la tassazione anche agli aristocratici.

La nobiltà difende i suoi privilegi.

Luigi XVI (1774-92) è costretto a convocare gli Stati Generali (1788)

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Il Terzo stato La leadership del terzo stato (borghesia

intellettuale e imprenditoriale) vede negli Stati generali un’occasione per una riforma globale del regno di Francia.

Il terzo stato ottiene una rappresentanza più numerosa degli altri stati.

Nelle assemblee in cui si eleggono i delegati la discussione va ben al di là dei problemi fiscali.

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Incipit dell’opuscolo Che cos'è il terzo stato? Pubblicato nel gennaio del 1789 dall’abate Sieyès (1748-1836)

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L’inizio della rivoluzione Gli Stati Generali si aprono a Versailles

(5/5/1789); il Terzo stato chiede che si voti per testa e non per stato.

Di fronte alla resistenza del re e dei privilegiati la borghesia (e alcuni esponenti di clero e nobiltà) si proclama Assemblea Nazionale Costituente (20/5).

Luigi XIV finisce con l’accettare il fatto compiuto.

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sJ.L. David: L’Assemblea Nazionale, riunita nella sala della pallacorda giura di non sciogliersi prima di aver dato una costituzione alla Francia.

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Il 14 luglio

Il popolo di Parigi, a seguito di notizie di movimenti di truppe contro l’Assemblea, si arma e assalta la prigione della Bastiglia.

I parigini ottengono un organo di rappresentanza cittadino (la Comune).

Si forma una forza armata popolare, la Guardia Nazionale, guidata da La Fayette.

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La “grande paura”

Nelle campagne, colpite dalla crisi agraria, si diffonde la suggestione di un complotto aristocratico che avrebbe armato bande di briganti.

I contadini assaltano e saccheggiano i castelli.

L’assemblea nazionale proclama l’abolizione dei diritti feudali (4-5/8).

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I princìpi dell’89 Il 26 agosto l’assemblea approva la

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.Ispirata a Locke, alla rivoluzione americana ma

anche a Rousseau.Sancisce l’uguaglianza e il diritto alla libertà

(espressione e opinione), alla proprietà, alla sicurezza e alla resistenza all’oppressione.

Nonché il diritto di concorrere a formare le leggi, espressione della “volontà generale”.

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La Costituzione del 1791

Mentre molti aristocratici fuggono all’estero, Luigi XVI fa resistenza passiva, rifiutandosi di firmare i decreti.

Il popolo e la Guardia Nazionale costringono re e assemblea a trasferirsi a Parigi (5/10).

Tra l’ottobre 1789 e il settembre 1791 l’Assemblea assolve il suo compito di dare una costituzione alla Francia.

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Monarchia costituzionale

Viene smantellato l’assolutismo dell’ “antico regime”:

Il potere legislativo va ad una Assemblea Legislativa (parlamento monocamerale), eletta dal popolo.

Il Re, sottomesso alla legge, conserva il potere esecutivo (nomina i ministri senza “fiducia” parlamentare) e un diritto di veto sulle leggi approvate dall’Assemblea.

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Égalité?

La maggioranza aristocratico-borghese della costituente intende difendere i propri privilegi politici e sociali:

Il voto e l’eleggibilità sono limitati sulla base del censo (i cittadini sono distinti in “attivi” e “passivi”).

Si aboliscono le corporazioni e si proibisce lo sciopero e le associazioni operaie.

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Amministrazione Il territorio francese, tutto sottoposto alle

medesime leggi, è suddiviso in 83 dipartimenti che cancellano gli antichi confini feudali.

Si attua il decentramento: le funzioni amministrative passano ad organi eletti localmente

che sostituiscono nobiltà e intendenti regi.

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Emergenza finanziaria

Per risolvere le difficoltà finanziarie si decide di utilizzare i beni ecclesiastici.

In attesa di venderli lo stato emette titoli (gli “assegnati”) garantiti da tali fondi.

La modalità della vendita favorisce chi ha grandi disponibilità finanziarie: si perde l’occasione per una ridistribuzione delle terre tra i contadini.

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Politica ecclesiastica

Con la Costituzione Civile del clero (1790) si riprende il “gallicanesimo”:

gli ordini religiosi sono sciolti;

vescovi e parroci sono stipendiati dallo stato e sottoposti al suo controllo.

Il Papa Pio VI la rifiuta. Alla richiesta di un giuramento di fedeltà allo stato il clero si divide tra “refrattari” e “costituzionali”

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L’atteggiamento del re Il nuovo regime per funzionare richiedeva la

collaborazione del re. Ma Luigi XVI mantiene un atteggiamento

ambiguo:Sembra cedere alla Costituente, ma non trascura

tentativi controrivoluzionari (una sua fuga viene sventata a Varennes il 20/6/1791),

indebolendo la posizione dei filomonarchici di fronte ai repubblicani (giacobini, cordiglieri)

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I Girondini e la guerra Nel parlamento del 1791 in maggioranza

sono i “Girondini” (repubblicani moderati)

che propongono la guerra contro Austria e Prussia (sostenitrici del vecchio regime) come mezzo per rafforzare la rivoluzione.

Il re li appoggia sperando nella sconfitta e nella restaurazione.

Solo i Giacobini si oppongono.