All’interno le sintesi · 2015-06-19 · XVI Congresso Cgil: una straordinaria occasione di...

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Anno XIII - n. 5 dicembre 2009 Reg. Trib. Milano n. 524 del 5/8/96 - Editore: Spi-Cgil Milano, Corso di Porta Vittoria 43, 20122 Milano - Per eventuali comunicazioni tel. 02.55025409 Direttore responsabile: Mariateresa Magenes - Segreteria di Redazione: Loredana Siverio • Realizzazione: m&c, Milano - Stampa: RDS WEBPRINTING, Arcore (MI) In caso di mancato recapito restituire al CMP Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi. - “Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Milano” All’interno le sintesi dei documenti congressuali La storia continua. Iscriviti allo SPI-CGIL.

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Anno XIII - n. 5 dicembre 2009

Reg. Trib. Milano n. 524 del 5/8/96 - Editore: Spi-Cgil Milano, Corso di Porta Vittoria 43, 20122 Milano - Per eventuali comunicazioni tel. 02.55025409 Direttore responsabile: Mariateresa Magenes - Segreteria di Redazione: Loredana Siverio • Realizzazione: m&c, Milano - Stampa: RDS WEBPRINTING, Arcore (MI)In caso di mancato recapito restituire al CMP Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi. - “Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postaleD.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Milano”

All’interno le sintesi

dei documenti congressuali

La storia continua. Iscriviti allo SPI-CGIL.

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n Cara iscritta, caro iscritto, prima di parlare dei percorsi congressuali, vor-rei ricordarvi che, proprio in occasio-ne del precedente Congresso, 4 anni

fa, usciva il 1° numero del nostro periodico NoiOggi con una nuova veste grafica, con molte più immagini a colori e con tantis-simi articoli riguardanti il nostro lavoro quotidiano, i numerosi impegni politici ai quali quotidianamente prendiamo parte quali accordi territoriali, lotte, manifesta-zioni, ecc.Sul nostro giornale hanno scritto arti-coli tutti i massimi dirigenti della nostra Organizzazione, hanno portato importanti contributi anche politici di provenienza sindacale. Importante il lavoro svolto dalla Direttrice del giornale, dalla segretaria di redazione, dei tecnici e dai grafici che, con il loro impegno, hanno permesso in questi 4 anni di poter far arrivare il nostro NoiOggi nelle vostre case con informazioni e comu-nicazioni non faziose ma vicine alla nostra realtà, alla nostra quotidianità e ai problemi di tutti i giorni. Il nostro impegno è quello di continuare su questa strada garantendo a tutti voi la massima trasparenza comuni-

cativa coinvolgendovi, anche attraverso la vostra partecipazione, alle decisioni della nostra Organizzazione.Questo è un numero speciale fatto in occa-sione del prossimo Congresso Cgil e Spi, che vedrà il suo avvio in questo mese di dicembre con assemblee nelle nostre Leghe ed il cui percorso si concluderà nel maggio 2010, con l’assise Confederale nazionale della Cgil.In questo numero sul tema del Congresso troverete molti articoli, da quello del Segretario Generale della Cgil, Guglielmo Epifani, alla Segretaria Generale dello Spi, Carla Cantone, del compagno Domenico Moccia, del Segretario Generale della Camera del Lavoro di Milano, Onorio Rosati, e della Segretario Generale dello Spi Cgil Lombardia, Anna Bonanomi.Articoli di presentazione riguardanti i con-tenuti di merito dei 2 documenti congres-suali, che troverete pubblicati in sintesi, e che sarete chiamati a discutere durante le nostre assemblee, così da decidere, attra-verso il vostro voto, quale linea strategica si dovrà assumere nei prossimi 4 anni.Inoltre, come Spi, è stato fatto un docu-mento nazionale quale contributo alla discussione sui problemi reali e concreti di noi pensionati e sul modo di affrontare la negoziazione territoriale con i Comuni, con

le Asl, con la Provincia e con la Regione.Come Spi di Milano e provincia, convo-cheremo oltre 300 assemblee che svol-geremo nelle zone del decentramento di Milano ed in tutti i Comuni e frazioni dell’hinterland.Sarà nostro compito, insieme alle nostre Leghe, informarvi circa il luogo e l’ora dello svolgimento delle stesse. Creeremo tutte le condizioni per una grande partecipazione, per discutere e decidere. Apriremo, per l’esercizio democratico del voto, i seggi che resteranno aperti per 12 ore su 2 giorni nelle sedi delle nostre Leghe e in tutti i luoghi dove si terranno le assemblee.È la nostra grande occasione di essere ancora protagonisti nelle scelte di politiche sindacali e dei gruppi dirigenti.Lo siamo stati in passato in momenti impor-tanti ed a volte difficili, come la riforma delle pensioni, la difesa dell’articolo 18, e lo saremo anche ora, come pensionati assieme ai lavoratori.Invito tutti voi ad intervenire alle nostre assemblee. Sarà un momento di discussione ma anche d’incontro per essere insieme uomini e donne protagonisti per l’afferma-zione dei nostri diritti, per l’uguaglianza e per la nostra dignità.

Valter GuazzoniSegretario Generale Spi Cgil Milano

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EDITORIALE

Congressi Cgil e Spi: una grande occasione di partecipazione!Siate protagonisti con noi nelle scelte politiche e sindacali e dei gruppi dirigenti

Il Segretario Generale, Valter Guazzoni, la Segreteria dello Spi-Cgil di Milano, il Direttore e la Redazione di NOIoggi

augurano un sereno Natale e un felice 2010

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VERSO IL CONGRESSO

n Il percorso con-gressuale è partito e si dovranno pro-grammare tantissi-me assemblee affin-ché vi sia la più ampia partecipazio-ne di pensionati e

pensionate al dibattito e alle scelte.È fondamentale la partecipazione perché è un fatto democratico e perché lo Spi è chiamato ad esprimersi sui contenuti dei due documenti.Per lo Spi il punto centrale deve riguardare l’uguaglianza e i diritti per i quali abbiamo sostenuto tante battaglie. Diritti che hanno bisogno di una forte e rinnovata confede-ralità. Confederalità significa democrazia della solidarietà, tenere insieme i più forti con i più deboli, i giovani e gli anziani, chi lavora e chi è in pensione.Confederalità significa valorizzare il ruolo dello Spi nella contrattazione sociale terri-toriale. Significa riconoscere e rafforzare il ruolo delle nostre leghe, che vivono nella frontiera del territorio la loro militanza quotidiana. Per questo non apprezziamo la proposta contenuta nel documento di minoranza presentato da Moccia e altri compagni, ove si delinea di fatto un ridi-mensionamento del ruolo dello Spi.

L’idea di modificare il ruolo dello Spi umilia i tantissimi pensiona-ti e pensionate che, in virtù della loro appar-tenenza al sindacato generale a vocazione confederale, quale è lo Spi, hanno sostenuto negli anni, e continua-no a sostenere battaglie unificanti, indifferente-mente dalla categoria di provenienza, per un welfare sociale basato sulla giustizia sociale. I nostri iscritti sapranno valutare i contenuti di merito dei due documen-ti e sapranno scegliere con la loro testa e le loro idee. Una cosa è certa, i nostri iscritti continueranno a sostenere la Cgil e le sue battaglie soprat-tutto in un momento così difficile per il

nostro paese, governato da una destra per nulla attenta ai veri bisogni dei pensionati e dei lavoratori.I nostri iscritti sapranno difendere la confe-deralità della Cgil e dello Spi, come viene

proposto dal documento congressuale ove il primo firmatario è Guglielmo Epifani e fra i sostenitori anche, naturalmente, chi scrive questo articolo: il Segretario Generale dello Spi. Il Congresso è quindi

l’occasione per parlare ai nostri iscritti e alle nostre iscritte, di come la Cgil e lo Spi non intendono arrendersi, ma vogliono dare continuità all’azione sindacale di que-sti ultimi anni, intensificandola, e lottare per modificare le scelte del Governo e con-quistare un modello di società per l’ugua-glianza, i diritti, la libertà, la dignità.

Carla CantoneSegretario Generale Spi Cgil

Protagonisti per l’uguaglianza, i diritti, la dignità, la libertà La Cgil e lo Spi insieme verso il Congresso per difendere la confederalità del sindacato

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Per lo Spi il punto centrale deve riguardare l’uguaglianza e i diritti, che hanno bisogno di rinnovata confederalità

NELLE PAGINE INTERNE

Diventa protagonista del Congresso Cgil . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4

Intervento del Segretario Generale Camera del Lavoro di Milano, Onorio Rosati . . . 5

I diritti e il lavoro oltre la crisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6-10

La Cgil che vogliamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11-15

Protagonisti per l’eguaglianza - Diritti Libertà Dignità . . . . . . . . . . . . 16-18

La tessera 2010 dedicata ai 40 anni dello Statuto dei Lavoratori . . . . . 19-20

Corso di Porta Vittoria,43: ieri ed oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20

Le nuove pensioni da lavoro nel 2010: ecco le prime informazioni . . . . . . .21

Novità per le domande di invalidità civile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22

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VERSO IL CONGRESSO

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Diventa protagonista del Congresso CgilVieni a votare la proposta più adeguata per far fronte alla crisi del nostro Paese

n La Cgil celebra il suo XVI Congresso. Nella sua lunga vita la nostra organizza-zione ha sempre lottato per conquistare diritti e benefici per i lavoratori e per i pensionati senza mai dimenticare il bene dell’insieme del nostro Paese. Gli appuntamenti congressuali sono tappe importanti per ciascuna organizzazione

sindacale, perché sono l’occasione per verificare se le proposte e l’azione sindacale, messe in atto nel corso degli anni, continuano ad essere le più adeguate per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e dei pensionati.Come sindacato dei pensionati abbiamo dato un contributo importante alla stesura dei documenti congressuali, vogliamo così cogliere l’occasione per rimettere al centro della discussione - oltre ai problemi dei lavoratori, dei giovani e delle donne - quel-li di noi pensionati. Lo Spi, che organizza i pensionati, è una grande categoria della Cgil. In questi anni, insie-me alla Confederazione, ci siamo battuti con tante lotte, mobilitazioni, incon-tri, informazione capilla-re, contro le politiche del governo Berlusconi.Ecco perché vogliamo, in continuità con le battaglie già messe in atto, proseguire il nostro cammino per rivendicare, con le altre organizzazioni sindacali:• il recupero del potere d’acquisto delle pensioni attraverso

concreti e reali aumenti delle pensioni, e non solo elargizioni monetarie occasionali e destinate a poche persone;

• diminuzione del carico fiscale su tutte le pensioni, basse e medie;

• adeguamento delle pensioni al reale costo della vita;• costituzione del fondo per la non autosufficienza;• lotta al carovita.

Vogliamo continuare questa mobilitazione in accordo con la Cgil, perché siamo convinti oggi più di ieri che, soprattutto in un momento di grave crisi, il presupposto per poter tenere insieme gli interessi e le aspettative di tutte le generazioni è rappresentato da una più forte azione confederale.

Solo una forte azione confederale può evitare il rischio che le corporazioni più forti possano dettare l’agenda delle priorità a cui dare risposte. Per queste ragioni abbiamo sempre condiviso la necessità che le nostre rivendicazioni, di carattere generale, fossero parte inte-grante delle piattaforme delle nostre confederazioni; così è stato nel corso degli anni e anche adesso ci sono le condizioni per proseguire sulla strada intrapresa. Così come le altre categorie, anche i pensionati hanno le loro specificità da rappresentare e questa rappresentanza continue-rà ad essere esercitata in stretta collaborazione con l’intera Organizzazione. Anche tu, in qualità di iscritto allo Spi Cgil, sarai chiamato a dare il tuo contributo a questa discussione e a scegliere, con il voto, quali sono le proposte più adeguate per far fronte alle gravi difficoltà in cui versa il nostro Paese. Ogni iscritta, iscritto allo Spi dovrà dare il suo voto vincolante scegliendo tra due proposte: quella che ha come primo firmatario

il Segretario Generale della Cgil, Guglielmo Epifani, dal titolo “I diritti e il lavo-ro oltre la crisi”, e quella che ha come primo firma-tario Domenico Moccia, Segretario Generale della Fisac, dal titolo “La Cgil che vogliamo”.

Io, come iscritta allo Spi Cgil, ho scelto di votare il documento il cui primo firmatario è il nostro Segretario Generale Guglielmo Epifani, perché in quelle proposte ho ritrovato tutte le ragioni per le quali sino ad oggi ci siamo battuti per migliorare la qualità della vita degli anziani e tutti i valori, che hanno portato la Cgil ad essere la più grande organizzazione di rappresentanza degli interessi dei lavoratori e dei pensionati. Per tutte queste ragioni ti invito a essere protagonista di questo Congresso, partecipando all’assemblea della tua lega e a dare il tuo voto al documento “I diritti e il lavoro oltre la crisi”. Abbiamo bisogno di una Cgil più forte e unita per essere al fian-co dei lavoratori e dei pensionati impegnati a migliorare la loro condizione di vita e di lavoro

Anna Bonanomi Segretario Generale Spi Cgil Lombardia

Io, come iscritta allo Spi, ho scelto di votare il documento il cui primo

firmatario è Guglielmo Epifani, perché in quelle proposte ho ritrovato le ragioni per cui sino ad oggi ci siamo battuti

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XVI Congresso Cgil: una straordinaria occasione di discussione ed analisiFondamentale l’apporto dello Spi

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VERSO IL CONGRESSO

n Il XVI Congresso della Cgil, che si conclu-derà con l’assise nazionale a Rimini dal 5 all’8 maggio, rappresenta una straordinaria occasio-ne per discutere dell’Italia dentro la crisi, una crisi che in questi ultimi mesi sta mostrando il suo aspetto peggiore; per ragionare sulle nostre proposte, sulle nostre idee, e sulle conseguenti politiche economiche e sociali, utili a dare al

nostro Paese una prospettiva di crescita e di una nuova coesione socia-le. Epifani parla giustamente di un nostro Progetto Paese. È in questo contesto che serve ragionare sul ruolo e sulla funzione di un sindacato confederale come il nostro, sulla sua rappresentanza e radicamento, sulla capacità di intercettare i nuovi bisogni di una società che sta cambiando. In definitiva sul modo di essere sindacato Generale, di massa, capace di parlare al mondo del lavoro e, con suo autonomo punto di vista, alla società e a tutto il Paese. Mi riferisco in particolare almeno sul nostro ter-ritorio, al tema della crescita della popolazione anziana, degli immigrati, dei lavoratori parasubordinati, dei giovani, delle donne. Tutti, in forma diversa, soggetti portatori di nuovi bisogni e di nuove esigenze, ai quali la politica e il sociale devono sapere dare risposte adeguate in termini di nuovi diritti e di nuove opportunità. Pensiamo al tema degli anziani, del loro invecchiamento attivo, al loro riconoscimento sociale e al rapporto con l’accesso ai servizi tramite lo strumento della contrattazione sociale, al loro reddito, alle loro condizioni di vita, che in questi anni stanno progres-sivamente peggiorando: è un problema particolarmente sentito a Milano e in Provincia. Un’occasione quindi, quella del Congresso, che non va sprecata e deve servire per discutere e confrontarci sul tema della contratta-zione che va estesa e generalizzata, e della riconquista di un unico modello contrattuale, capace di riunificare il lavoro pubblico e quello privato, le categorie forti con quelle meno forti, del welfare e della contrattazione sociale, di saper analizzare come noi siamo presenti nelle aziende e sul ter-ritorio. Serve quindi una rinnovata e più forte azione del nostro sindacato, così come sostiene giustamente il documento “I DIRITTI E IL LAVORO OLTRE LA CRISI” che ha come primo firmatario il Segretario Generale, Guglielmo Epifani, che io condivido e sostengo con convinzione. Una azione che si articoli e si alimenti dentro un forte intreccio e una più alta capacità di sintesi politica, tra l’azione delle categorie e l’iniziativa confe-derale. Rapporto e intreccio che tutti assieme abbiamo potuto registrare positivamente, in questi mesi, e che hanno visto, nel Paese e nei territori, una forte iniziativa e protagonismo da parte della Cgil per chiedere al

Governo politiche adeguate contro la crisi e per affrontare la difficile stagione dei rinnovi contrattuali, dopo la firma separata del 22 gennaio scorso sul nuovo modello contrattuale. Dal nostro Congresso, questo rapporto e questa relazione devono uscire rafforzate. Ci vuole una nuova e più forte confederalità e servono, a questo riguardo, scelte ed indicazioni chiare rispetto alle quali tutta la nostra organizzazione, nelle sue diverse articolazioni, territoriali e categoriali, dovrà trarre le conseguenti indica-zioni. Fondamentale in questa direzione è il contributo di conoscenze, di esperienze e di confederalità, espresse in questi anni dal nostro sindacato di pensionati della Cgil, dallo Spi.Da voi, la Cgil, per la vostra rappresentatività e il vostro profilo si aspetta un importante contributo per rendere la nostra organizzazione più forte e più autorevole. Siamo sicuri che questo positivo contributo, oggi come in passato, non mancherà a Milano. Per questo serve una discussione di massa, che partirà con le assemblee nei luoghi di lavoro e nelle leghe Spi nelle prossime settimane e che ci auguriamo possa coinvolgere almeno due dei sei milioni di nostri iscritti. Faremo molte assemblee e daremo a tutti la possibilità di partecipare alla nostra discussione e di votare, com-piendo le scelte conseguenti. Discutere, partecipare e decidere votando, sono l’ espressione più piena della vita democratica della nostra organiz-zazione. Una discussione quindi impegnativa è quella che ci aspetta, con l’obiettivo di parlare attraverso i nostri iscritti, lavoratori e pensionati, al Paese ed ai suoi problemi. Avremmo voluto fare questa discussione aven-do una Cgil forte e unita. Purtroppo non sarà così. Alcuni dirigenti con-federali e di importanti categorie della Cgil hanno deciso di presentare,

in questo Congresso, un documento globalmente alternativo al documen-to Epifani. È una scelta che reputo sbagliata e non condivisibile. Penso infatti che ci fossero tutte le condi-zioni per poter costruire un unico

documento unitario. È mancata evidentemente la volontà politica, che invece hanno ampiamente dimostrato di avere i compagni e le compagne che fanno riferimento all’area programmatica di Lavoro e Società, con i quali, insieme, abbiamo scritto e condiviso il documento “I DIRITTI E IL LAVORO OLTRE LA CRISI”. Ci presenteremo quindi divisi davanti ai nostri iscritti e questo, vista la fase che il Paese sta attraversando, non sarà un bene per la Cgil.Per chiudere voglio cogliere l’occasione per augurare a tutti voi e ai vostri cari di trascorrere felici e serene festività natalizie e un ottimo inizio 2010. Penso che ce lo siamo tutti molto meritato.

Onorio RosatiSegretario Generale Camera del Lavoro di Milano

Da voi la Cgil si aspetta un importante contributo per rendere la nostra organizzazione più forte

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I diritti e il lavoro oltre la crisiGuglielmo Epifani: i dieci obiettivi strategici per rilanciare il Paese

n La Cgil si avvia a celebra-re il suo XVI Congresso in un momento molto critico per il Paese, che sta facendo i conti con gli effetti deva-stanti di una gravissima crisi economica. Tutta la prima parte del documento è, per questo, dedicata all’analisi della condizione presente che non è una condizione ordinaria. Prima ancora che

la crisi scoppiasse, la Cgil aveva sostenuto che andava assicu-rato un ordine globale - sia di natura economica che finanzia-ria e politica - ai grandi problemi che la globalizzazione aveva proposto. In linea con quanto sostenuto, fin dall’inizio abbia-mo messo come causa fondamentale della crisi l’accentuarsi degli squilibri, a partire da quello che per noi è più importan-te: lo squilibrio fondato su una disuguaglianza crescente nella distribuzione dei redditi. Partendo da quest’analisi sulla crisi abbiamo provato a indi-care dieci obiettivi fondamentali che la Cgil si pone per il prossimo quadriennio. Gli obiettivi strategici sono: la piena occupazione, con la compiuta partecipazione delle donne e delle nuove genera-zioni al mondo del lavoro; la garanzia di tutele per i nuovi bisogni; politiche di welfare per un sistema di servizi integrati; il superamento del dualismo territoriale; la riduzione drastica delle disuguaglianze; il miglioramento del benessere attraverso politiche ambientali innovative; nuovi beni pubblici; la cre-scita dei saperi.

Dieci obiettivi che oggi sono anche più importanti che in passato: penso all’idea della Repubblica e del suo fondamento costituzionale ma anche ad obiettivi circostanziati, che tocca-no più da vicino coloro che rappresentiamo, come le misure per difendersi dalla disoccupazione - cassa integrazione, indennità di disoccupazione, ammortizzatori sociali - fino ai

temi della sanità, dove si deve confermare il diritto universale alla salute e giungere alla costituzione di un fondo nazionale per la non autosufficienza. Un progetto per il paese, era lo slogan del XV Congresso, e a questo ci rifacciamo, ma avendo ben presente che è un progetto che va innovato per renderlo all’altezza delle sfide che abbiamo oggi di fronte. Per questo abbiamo considerato, per esempio, i grandi temi legati alle questioni ambientali, rilevando la necessità di approfondire un dibattito finalizzato ad una diversa qualità della crescita. In questo quadro, come ho già detto, le que-stioni del fisco e del salario sono state affrontate partendo dall’assunto che questa crisi è figlia anche delle disuguaglianze che ci sono nella distribuzione del reddito. Per questo abbiamo voluto segnare con chiarezza, anche indican-do obiettivi quantitativi, il valore e la portata di questa sfida.

Guglielmo EpifaniSegretario Generale Cgil

e primo firmatario del documento “I diritti e il lavoro oltre la crisi”

Con questo documento abbiamo voluto segnare

con chiarezza, anche indicando obiettivi quantitativi, il valore e la portata di questa sfida

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VERSO IL CONGRESSO

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LE SINTESI E I TESTI INTEGRALI DEL REGOLAMENTO E DEI DOCUMENTI SU www.cgil.it

Sintesi del documento CONGRESSUALE

I DIRITTI E IL LAVOROOLTRE LA CRISIIl XVI Congresso della CGIL si svolge nel pieno della più grande crisi economica, finanziaria e sociale dopo quella del 1929: la prima crisi realmente globale che è, insieme, anche crisi dell’equilibrio ambientale dell’intero pianeta.Molti economisti ed istituzioni internazionali hanno ricostruito le origini, i processi e le responsabilità di questa situazione: essa è destinata a pesare sul nostro futuro e, soprattutto, su quello delle nuove generazioni, inoltre cambierà in profondità equilibri e assetti geopolitici in una nuova divisione internazionale del lavoro e dei poteri.La CGIL ritiene che uno dei fattori fondamentali di questa crisi consista nella crescita di disuguaglianze nei paesi ricchi, nello spostamento di quote crescenti di reddito dai salari ai profitti e da questi agli investimenti finanziari, mentre nei paesi in via di sviluppo siamo di fronte alla scelta di contenere la domanda interna. Così si determinano surplus finanziari sempre più grandi e sottratti alla domanda globale.L’allentamento della politica monetaria, la formazione di una liquidità crescente, lo stimolo ai consumi attraverso il debito (che si coniuga con la scarsa regolazione e trasparenza di prodotti finanziari ad alto rischio) hanno portato ad un punto di quasi non ritorno dell’economia mondiale. Infatti la crisi si è ritrasmessa rapidamente dai mercati finanziari, bancari e assicurativi all’economia reale, con il crollo della domanda internazionale e della produzione di beni e servizi, con una crescita progressiva della disoccupazione.Fortunatamente, almeno fino ad ora e a differenza della crisi del 1929, l’azione concertata dei Governi ha contribuito a ridurre e a contenere gli effetti più drammatici della crisi finanziaria. Risorse pubbliche in quantità prima inimmaginabili sono state investite per questo obiettivo, mentre altre, molto inferiori, sono state utilizzate per sostenere protezioni, tutele sociali e redditi.Chi aveva teorizzato l’autosufficienza ed il primato dei mercati - e la disuguaglianza come leva della crescita - ha riscoperto il ruolo insostituibile degli Stati e del denaro pubblico, i tanti diseguali sono diventati improvvisamente cittadini assolutamente uguali quando si è trattato di indirizzare le risorse di tutti al salvataggio del sistema! In questo la crisi che stiamo attraversando è anche crisi morale di valori.Ora, di fronte a tutti, il problema che si pone è di portata straordinaria: come fare per riprendere la strada di uno sviluppo che non abbia le contraddizioni e gli squilibri di quello precedente? Cosa fare per impedire che il gigantesco debito pubblico accumulato segni il futuro del mondo e delle nuove generazioni con meno

investimenti, meno reddito, meno occupazione, meno stato sociale, meno sanità e istruzione pubblica? Quale tipo di produzione, ricerca e innovazione attivare perché la crescita avvenga senza consumare ambiente o alterare i grandi equilibri geoclimatici ed impedire un futuro in cui lo scontro e il conflitto potrebbero non essere più segnati dal controllo delle materie prime energetiche, ma da quello dei beni comuni: la terra, l’acqua, il cibo?Ogni crisi di carattere epocale ha dentro di sé anche i fattori del cambiamento. Tutti quelli che pensano di tornare al mondo di prima coltivano un’illusione che non ha fondamento o, se lo avesse, porterebbe a nuove crisi e nuove contraddizioni.Il cambiamento oggi si impone e, come tutti i cambiamenti, può avere esiti anche sociali, morali e di valore diversi.La sfida che hanno di fronte a sé la CGIL, il sindacato europeo e quello mondiale - attraversati da una crisi riflesso dei processi degli ultimi venti anni - è quella di dare al cambiamento il segno e il contenuto di una profonda e generale innovazione di obiettivi, di politiche economiche e sociali, di idea di società, di cooperazione e regolazione degli interessi internazionali.All’interno di questo perimetro il lavoro, il suo ruolo, il suo valore e quello dell’uguaglianza - intesa come lotta contro emarginazione e povertà, come uguaglianza nei diritti fondamentali della cittadinanza moderna - deve ritrovare centralità e senso comune nelle politiche pubbliche. Proprio alla luce di queste considerazioni pensiamo che debbano essere profondamente ridiscussi anche i parametri su cui è costruito il concetto stesso di ricchezza e di crescita di un paese, e ciò a partire dalla ridiscussione del concetto di Pil.

Il XVI Congresso della CGIL, per questo contesto e per la straordinarietà e complessità della fase che attraversiamo, ha l’obiettivo di provocare una discussione democratica e di massa che leghi esplicitamente la condizione delle persone che rappresentiamo alla prospettiva di questo cambiamento. Ciò vuol dire ricostruire un orizzonte in cui, giorno dopo giorno, si possa trovare soluzione ai tanti e pesanti problemi di oggi: di chi sta in cassa integrazione o in mobilità; dei tanti licenziati senza lavoro e senza reddito; dei precari che per primi hanno perso il lavoro; degli inoccupati del Mezzogiorno, giovani donne e giovani uomini senza una concreta prospettiva di occupazione; degli anziani e pensionati che nella crisi sono stati e sono il sostegno di molte condizioni familiari e che aspettano una risposta alle richieste poste da tempo per superare le vecchie e nuove aree di povertà e di emarginazione; dei migranti, di coloro che sono sprovvisti di regolarizzazione senza un motivo

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accettabile e di chi ha perso il lavoro e, con questo, la possibilità di restare nel nostro Paese. E anche di coloro che hanno studiato, hanno competenze e talento e sono costretti ad andare fuori dall’Italia per lavorare a un progetto di ricerca, impoverendo così - non per loro responsabilità - le nostre università e la nostra ricerca.

La CGIL considera sbagliate e inadeguate le misure con cui il Governo Berlusconi ha agito nei confronti della crisi. A differenza di tutti i Paesi europei e mondiali, l’Italia ha deciso di assumere il primato del contenimento del debito pubblico come cuore della propria strategia: non ha sostenuto i consumi riducendo le tasse sul lavoro e sulle pensioni; non ha reso convenienti gli investimenti orientandoli verso settori e attività anticiclici; non ha sorretto la domanda di beni e servizi con progetti di politica industriale e salvaguardia di stabilimenti e occupazione italiana.Inoltre: ha sottratto risorse al Mezzogiorno, alla sanità, alla scuola, all’università; ha riportato legge e centralizzazione nei comparti pubblici senza introdurre vera efficienza e vere riforme; ha preferito infrastrutture pesanti di dubbia utilità a tanti interventi più leggeri e necessari, a partire dalla messa in sicurezza del territorio, delle zone da bonificare, delle aree sismiche, delle scuole. L’Aquila e Messina non sono il portato di una fatalità imprevista e imprevedibile!Infine, non ha svolto alcun ruolo significativo a livello mondiale ed europeo tanto che l’immagine del Paese oggi è fortemente compromessa. Il Governo non ha favorito partecipazione, confronti, accordi con Regioni, Province e Comuni, né tavoli anticrisi con le forze sociali. Anziché svolgere un ruolo sulla riforma del sistema contrattuale ha lavorato per dividere.Così il Paese si trova molto esposto ad una crisi con queste dimensioni: il calo del Pil del 2008 e del 2009 è tra i più forti di tutto il mondo e il deficit pubblico, anche per questo, è tornato a salire.Perfino dal punto di vista dei valori e dell’etica pubblica, il Paese vive una stagione molto difficile: conflitti istituzionali, non rispetto di prerogative e regole, attacchi alla libertà di informazione e cultura, sistematica contraffazione della realtà e della sua rappresentazione. Siamo di fronte ad un declino anche morale, che per i giovani si aggiunge alla profonda rottura in corso tra lavoro e futuro.Non tutti i ritardi e i problemi portano la responsabilità di questo Governo e di questa maggioranza, che ha vinto le elezioni anche in ragione delle divisioni e delle paralisi che hanno portato alla caduta del Governo presieduto da Romano Prodi al quale si deve una politica dei due tempi, nel risanamento economico e nella distribuzione fiscale, che ha finito per non rispondere alle attese di tanta parte del mondo del lavoro.Ma la sfida che hanno di fronte a sé l’Italia e l’Europa richiede proprio al Governo di centrodestra di dimostrare se, malgrado tutto, è in condizione di proporre un’alternativa credibile di politiche economiche, fiscali, sociali oppure se continuerà ad agire senza un progetto, allargando disuguaglianze, divari territoriali, riproponendo

vecchie ricette e vecchi schemi. La stessa scelta è di fronte al sistema delle imprese italiane. Con la firma dell’accordo separato sui contratti, Confindustria si è sottratta al dovere di definire le nuove regole con tutte le organizzazioni sindacali e all’esigenza di affrontare uniti la crisi e le conseguenze per i lavoratori e per le aziende. Si tratta di una rottura storica, che ha già portato alla firma separata del contratto dei metalmeccanici. Regole decise senza la CGIL, senza il voto ed il consenso dei lavoratori riducono l’autonomia dei soggetti negoziali, della stessa contrattazione e spingono verso una deriva corporativa e autoreferenziale.La CGIL si batterà con tutte le sue forze per impedire questa deriva e per conquistare nuove regole, nuovi contratti, pratiche realmente e compiutamente democratiche e confederali. Anche sulla crisi le imprese italiane sono chiamate a scelte di innovazione per non ripercorrere vecchie strade, cioè le stesse che hanno portato a una competizione giocata sulla riduzione di costi e diritti, sulla caduta degli investimenti in ricerca e innovazione, sulla scelta di settori e profitti sicuri e con poca concorrenza, che sono alla base del declino del Paese.

La proposta del XVI Congresso ha questa chiave: i lavoratori e il Paese hanno bisogno di risalire la china, di progettare il cambiamento, di riconquistare e allargare diritti, riforme, reddito e occupazione. Bisogna ritrovare e ricostruire un’idea inclusiva di unità del Paese e dei valori fondanti della nostra Carta costituzionale, dal lavoro alla pace. È necessario un progetto alternativo di sviluppo e di politica economica, un’idea alta e moderna di uguaglianza della cittadinanza. Si deve difendere e allargare la democrazia e la partecipazione; unificare - e non contrapporre - lavoro pubblico e lavoro privato; redistribuire la ricchezza in favore di lavoratori e pensionati, tassando rendite e patrimoni ed eliminando quell’evasione fiscale che poi ha portato alla vergogna del condono e dello scudo fiscale; riconquistare un potere contrattuale e un quadro nuovo di regole per i contratti nazionali e per una contrattazione di 2° livello più estesa; riaprire una vera mobilità sociale ingessata da corporazioni, privilegi legati al censo e al patrimonio, premiando capacità e competenze individuali. Bisogna farla finita col precariato, con la frammentazione dei contratti, dei costi e dei diritti e ridare ai lavoratori la parola definitiva attraverso il voto sugli accordi e sui contratti.

Il XVI Congresso della CGIL è l’occasione per avanzare proposte di cambiamento agli altri (Governo, imprese, istituzioni) e deve rappresentare, insieme, una riflessione su di noi, sulla CGIL: su quello che abbiamo fatto, su come cambiare per fare meglio, sul nostro rinnovamento.La Conferenza di Organizzazione, l’Assemblea di Programma, la revisione del Programma Fondamentale sono riferimenti importanti della ricerca e discussione congressuale. La fiducia che ci viene

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consegnata, i risultati positivi nel tesseramento e nelle elezioni delle Rsu non devono far velo sulle difficoltà che abbiamo e sulla necessità di soluzioni che ci mettano meglio in condizione di adempiere alle grandi responsabilità che abbiamo.Dobbiamo rifuggire da ogni semplificazione, da ogni suggestione di autosufficienza, non scambiare desideri per realtà, non stancarci di trovare soluzioni nuove a problemi nuovi, lavorare per allargare convergenze e alleanze, tanto più di fronte al disegno di metterci all’angolo. Per questo le nostre articolazioni e identità, tutte, rappresentano una ricchezza, un patrimonio che valorizza la confederalità come forza della CGIL.Ci rivolgiamo, come sempre, anche a CISL e UIL. Una divisione profonda ha segnato i rapporti unitari negli ultimi mesi: quella sul modello contrattuale è la più grave in sé e nelle conseguenze, come sul contratto dei metalmeccanici, ma non è la sola.Siamo chiamati tutti a riflettere, noi, la CGIL, ma anche le altre confederazioni che devono scegliere se insistere su questa strada, che è una via vecchia che porta all’indebolimento dei lavoratori, della loro autonomia, della comune unità, o se invece aprirsi ad una ricerca nuova, che faccia della democrazia e della forza del pluralismo il cuore di una stagione che superi quella della divisione e contrapposizione. Il XVI Congresso è chiamato a riconfermare la disponibilità della CGIL a lavorare in questa direzione, a non considerare irrimediabile la rottura ma anche a non sottovalutare la profonda diversità di merito emersa fra le tre confederazioni. Tra le tante sfide che abbiamo in campo questa rappresenta, forse, la più difficile ma anche, per tante ragioni, quella più decisiva. Perché la democrazia del sindacato non può che essere parte fondante della democrazia del Paese. Come scrisse Giuseppe Di Vittorio “le classi lavoratrici sono la democrazia e sono lo Stato”.

Le dIeCI propoSte fondamentaLI deL XVI ConGreSSo Riaffermare un’idea condivisa della repubblica Italiana, della

sua unità, del suo legame con l’Unione Europea e del suo atto fondativo: la Costituzione del 1948 (dall’articolo 1 alla difesa dei suoi equilibri istituzionali e di potere, alla pace). Costituzione che la CGIL difende e continuerà a difendere nei principi e nei valori fondanti. No, quindi, ad ogni discriminazione etnica, territoriale, sociale.

Rafforzare costantemente l’idea di democrazia come partecipazione attiva e consapevole, come autodeterminazione. La democrazia nei luoghi di lavoro (voto, mandati, rappresentanza) è parte costitutiva della questione democratica italiana e terreno su cui ricostruire l’unità tra i sindacati. La diffusione della pratica partecipativa e l’investimento nel sapere sono il contrasto più efficace del populismo, del plebiscitarismo, della riduzione della libertà di informazione e dell’autoreferenzialità dei poteri.

Costruire un “progetto paese” alternativo a quello in campo, in grado di affrontare la crisi e guidare il cambiamento, fondato sulla centralità della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione, sul superamento del dualismo territoriale e sul riequilibrio tra componente interna e componente esterna della domanda. Questo presuppone la qualificazione e l’orientamento sociale degli investimenti nelle reti e nei servizi pubblici, un piano di riconversione e ricerca ecologica ed ecosostenibile, la messa in sicurezza di case, scuole, assetti territoriali e il contrasto alle mafie perché, come scrive la CES, non c’è soluzione al degrado ambientale senza giustizia sociale. Le politiche per il Mezzogiorno sono parte essenziale del “Progetto Paese”, che richiede il ruolo fondamentale della responsabilità pubblica nell’orientare le scelte in materia di infrastrutture, specializzazioni produttive, politica del credito.

4. ridurre le diseguaglianze: integenerazionali, di genere, nei saperi e nelle competenze, nella distribuzione del reddito, nei percorsi di inclusione sociale (compresa la lotta alla povertà e all’emarginazione), nella salute e sicurezza alimentare. Favorire l’invecchiamento attivo degli anziani, difenderne reddito e dignità.

5. ricomporre la frattura tra giovani e futuro nel lavoro, nelle coperture previdenziali, nell’istruzione. Generalizzare contratti formativi che, attraverso l’incentivazione, determinino la stabilità con il passaggio ai contratti a tempo indeterminato. Garantire che le future pensioni del sistema contributivo non siano inferiori al 60% dell’ultima retribuzione, anche attraverso interventi fiscali.

6. Unificare culturalmente, socialmente, sindacalmente il lavoro pubblico e quello privato, superando il tentativo di contrapporli da parte del Governo e battendosi per un lavoro pubblico di qualità, reso responsabile ed efficiente verso i cittadini da una vera riforma della pubblica amministrazione per l’universalità dei diritti, verso nuovi modelli organizzativi.

7. riformare gli ammortizzatori sociali in senso universale senza differenza per tipologie di lavoro, impresa e dimensione aziendale. Risolvere, di fronte al prolungarsi della crisi, il problema dell’aumento della durata dell’indennità di disoccupazione, della Cig ordinaria e dei massimali. Rispondere ai precari ridando centralità al rapporto di lavoro a tempo indeterminato. fermare i licenziamenti. Chiedere al Governo un diverso rapporto tra gestione e problemi delle crisi aziendali, territoriali, settoriali e la definizione di una vera politica industriale nazionale. Impedire che con la ripresa si diffonda una nuova fase di precarietà nel lavoro con

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contratti senza stabilità, senza diritti e con costi più vantaggiosi per le imprese. Riprendere l’azione e la mobilitazione attorno ai progetti della CGIL di riforma e di riunificazione del mercato del lavoro e dare continuità alla campagna per l’educazione permanente.

8. ridurre la tassazione sul reddito da lavoro e da pensione, incrementando la lotta all’evasione ed elusione fiscale e tassando le rendite finanziarie e i grandi patrimoni. Portare la prima aliquota dell’Irpef al 20%, aumentare le detrazioni e riequilibrare attraverso fisco, contratti e contrattazione sociale per almeno 2 punti del pil la distribuzione nazionale del reddito in favore di lavoratori e pensionati.

9. riconquistare un nuovo modello di contrattazione, nuove regole che non lascino nessuno senza contratto, riconquistare i contratti nazionali pubblici e privati, in una logica di solidarietà confederale, estendere la contrattazione di 2° livello, aumentare il salario, rafforzare il governo delle condizioni di lavoro, a partire dalla sicurezza. Praticare rigorosamente la democrazia di mandato e il voto dei lavoratori sugli accordi, facendoli diventare il tema di una grande e continua campagna civile, sindacale, politica e parlamentare (legge). Sostenere la battaglia dei lavoratori metalmeccanici e di quanti possono essere oggetto di accordi separati. Battersi per una bilateralità positiva di servizio e di integrazione della contrattazione e non funzionale al disegno corporativo dello stato sociale. Sviluppare la contrattazione sociale e territoriale sostenendo bisogni e diritti dei cittadini in un quadro di rafforzamento dei sistemi di welfare locale.

10. riformare le modalità di ingresso, regolarizzare i migranti già in possesso dei requisiti e quelli che lavorano. Conquistare anche in Italia la cittadinanza all’atto della nascita e il diritto al voto amministrativo. Difendere il diritto di asilo e sospendere la Bossi-Fini per chi perde il lavoro, applicare tutte le risoluzioni dell’ONU, ed eliminare il reato di clandestinità.

Queste proposte e queste sfide richiamano in causa quello che siamo, richiedono sempre un’azione e una responsabilità coerente per il nostro cambiamento. Dobbiamo rafforzare l’azione, il radicamento e il rinnovamento della CGIL, il suo pluralismo, la sua autonomia progettuale. Superare ogni chiusura ed autosufficienza, allargare il fronte sociale - in un quadro di alleanze anche istituzionali - interessato e disponibile ad un progetto capace di arrestare il declino del Paese e a dar vita a una nuova stagione di diritti e democrazia. Le difficoltà sono tante e anche i nostri ritardi, vale per noi e per il sindacalismo europeo e mondiale. Le soluzioni

però non possono essere quelle delle chiusure aziendalistiche o quelle di natura corporativa. La CGIL è - e deve restare - un grande soggetto unitario e confederale.

IL doCUmento ConGreSSUaLe “I dIrIttI e IL LaVoro oLtre La CrISI” È Stato SottoSCrItto daI SeGUentI ComponentI IL ComItato dIrettIVo naZIonaLe deLLa CGILGuglielmo epifani • Paola agnello modica • Susanna Camusso • Fulvio fammoni • Vera Lamonica • Agostino megale • Enrico panini • Morena piccinini • Fabrizio Solari • Clara aldera • Barbara apuzzo • Mimma argurio • Francesca artista • Renata Bagatin • Daniela Barbaresi • Danilo Barbi • Nino Baseotto • Francesco Battiato • Franco Belci • Maria Bergamin • Giacomo Berni • Patrizia Bernieri • Mauro Beschi • Anna Bonanomi • Giacinto Botti • Kalid Bouzyan • Augustin Breda • Maria Brigida • Marco Broccati • Ivana Brunato • Anna Bucari • Paolo Burli • Cesare Caiazza • Alfonsina Caiazzo • Maurizio Calà • Donata Canta • Carla Cantone • Giuseppe Casadio • Giovanni Cazzato • Emidio Celani • Simona Cervellini • Celina Cesari • Franco Chiriaco • Francesco Coghene • Pietro Colonna • Ivano Corraini • Vincenzo Costa • Stefania Crogi • Domenico d’aurora • Nina daita • Adriana dantas Cabral • Luigina de Santis • Katia della rocca • Rossana dettori • Claudio di Berardino • Gianni di Cesare • Angela di tommaso • Sonia dosti • Fausto durante • Giuseppe errico • Maurizio fabbri • Walter fabiocchi • Abdou faye • Valeria fedeli • Donata ferrari • Aurora ferraro • Giovanni forte • Donatella frezzotti • Mauro fuso • Ivana Galli • Sergio Genco • Carlo Ghezzi • Anna Giacobbe • Alessio Gramolati • Teresa Granato • Michele Gravano • Giulia Guida • Lin Hu Xiao • Donata Ingrillì • Selly Kane • Maurizio Laini • Beniamino Lami • Emanuela Latini • Betty Leone • Piero Leonesio • Vanna Lorenzoni • Alessandra macci • Merida madeo • Dora maffezzoli • Emanuel maffi • Mariella maggio • Michele mangano • Elisabetta marchetti • Manlio mariotti • Nicola marongiu • Franco martini • Paolo mati • Cesare melloni • Marinella meschieri • Emilio miceli • Marinella migliorini • Erminia mignelli • Raffaele minelli • Renzo miroglio • Andrea montagni • Alberto morselli • Francesco mungari • Franco nasso • Nicola nicolosi • Domenico pantaleo • Gian Paolo patta • Ivan pedretti • Carla pellegatta • Antonio pepe • Sergio perino • Antonella pezzullo • Saverio piccione • Donato pivanti • Livia potolicchio • Jamal Qaddorah • Bruno raccio • Onorio rosati • Rossano rossi • Lucia rossi • Giancarlo Saccoman • Lucio Saltini • Alfio Savini • Walter Schiavella • Elena Schifino • Maria Sciangula • Vincenzo Scudiere • Papa Seck • Luigi Servo • Lorenzo Sola • Serena Sorrentino • Manuela taratufolo • Riccardo terzi • Patrizio tonon • Italo tripi • Filomena trizio • Angelo Vaccaro • Gianni Venturi • Emilio Viafora • Claudio Viale •

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La Cgil che vogliamoDomenico Moccia illustra la mozione presentata in vista del Congresso

n Un primo risultato, la mozione “La Cgil che voglia-mo”, l’ha già ottenuto. Il Congresso 2010 si farà senza nasconderci i problemi veri, discutendo quale possa esse-re la strategia migliore per uscire dall’angolo e portare a casa quei risultati che la nostra gente attende, invano, da tempo. Ci sono due docu-menti alternativi: l’auspicio e

l’impegno della mozione “La Cgil che vogliamo” sarà tutto orien-tato a far discutere lavoratori e pensionati in maniera aperta, tra-sparente, efficace, reale perché al loro voto è affidata la scelta. La grave crisi finanziaria ha solo fatto esplodere le contraddizioni del nostro sistema economico e produttivo: un’economia in affanno, incapace di orientarsi su un differente modello produttivo, indi-rizzando investimenti verso i fattori qualitativi dello sviluppo, un sistema fiscale sempre meno progressivo anche perché tollerante nei confronti dell’evasione e dell’elusione fiscale, un Welfare sem-pre meno rispondente ai nuovi bisogni della società, soprattutto verso giovani e anziani. Questo sfondo aggrava i due grandi temi del nostro tempo: una crescente e intollerabile disuguaglianza tra redditi e condizioni di vita e una pervasiva precarietà dei lavora-tori, che mortifica il lavoro stesso come valore fondante di una società democratica e condanna ad un futuro incerto e marginale le nuove generazioni.

L’azione della Cgil in questi anni è stata generosa ma inefficace. Troppo spesso alla coerenza strategica abbiamo sostituito l’aggiu-stamento tattico. Troppo spesso alle parole non sono seguiti fatti, scelte, pratiche. Troppo spesso si è appannata la nostra autorevo-lezza e la nostra visibilità. È arrivato il momento di chiederci come introdurre forti elementi di discontinuità nella strategia e negli obiettivi che ci diamo. Dobbiamo dire con chiarezza quali sono le nostre priorità e perseguirle con proposte innovative e pratiche conseguenti ed efficaci. Occorre un nuovo modello contrattuale che cancelli quello disegnato dall’accordo separato, che consenta

l’aumento delle retribuzioni reali nei contratti nazionali, che non abbia limiti alla libertà di contrattare nell’impresa. Sono neces-sarie proposte innovative per semplificare e unificare i canali di accesso al lavoro, ripristinando la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. È indispensabile incrementare le pen-sioni basse, rivendicare un loro adeguamento reale al costo della vita, introdurre un riferimento all’incremento delle retribuzioni, sviluppando contemporaneamente la contrattazione territoriale per l’accesso ai servizi e incrementando il fondo per la non auto-sufficienza. Giovani, lavoratori, pensionati hanno bisogno di un sindacato confederale forte, autonomo, democratico e rappresen-tativo che con vertenze e battaglie dia risposte alle loro esigenze. La confederalità, nostro fondante valore identitario, deve uscire dalle secche della gerarchia e della burocrazia, configurandosi, oggi più che mai, come progetto di trasformazione della società. Politiche e prassi democratiche a partire dal territorio, dai dele-gati, devono produrre sintesi compiuta degli interessi generali del mondo del lavoro.

Domenico MocciaSegretario Generale Fisac

e primo firmatario del documento “La Cgil che vogliamo”

Questa mozione sarà orientata a far discutere lavoratori

e pensionati in maniera aperta. Al loro voto è affidata la scelta

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VERSO IL CONGRESSO

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Sintesi del documento CONGRESSUALE

LA CGIL CHE VOGLIAMOLa CGIL che vogliamo è uno spazio libero nel quale lavoratrici e lavoratori, disoccupati, giovani ed anziani, uomini e donne, meridionali e settentrionali, nativi e migranti possano incontrarsi, riconoscersi ed organizzarsi. È così che diventa luogo vero di confronto, proposta e partecipazione.La CGIL che vogliamo rinnova ogni giorno il suo impegno per la difesa e l’estensione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, degli e delle aspiranti ad un lavoro, dei pensionati e delle pensionate.La CGIL che vogliamo è impegnata nella lotta per la piena e buona occupazione. La CGIL che vogliamo si batte per la difesa della Costituzione, per la democrazia e per la pace.È così che la storia, il presente, la realtà economica, sociale e produttiva non impongono le loro regole ma vengono attraversati dalle nostre priorità, vengono lette dalla nostra ottica, vengono conosciute e modificate dalle nostre battaglie.La CGIL che affronta oggi il Congresso si è molto allontanata da questo obiettivo: ad una società disgregata dal pensiero dominante della destra, ad un mondo produttivo incapace di fare cultura d’impresa, ad un mercato del lavoro impoverito e precarizzato, diviso nei diritti e nelle tutele, non ha saputo proporre e imporre la propria coerenza, il proprio impianto culturale e strategico fatto di solidarietà, contrattazione, partecipazione, uguaglianza, democrazia, diritti, tutte grandi condizioni che hanno segnato la nostra storia di emancipazione e libertà del lavoro.Gli anni che ci separano dal Congresso precedente ci hanno visto pericolosamente oscillanti lungo un asse segnato da continui aggiustamenti tattici che progressivamente hanno oscurato la coerenza e la linearità dei comportamenti, mettendo in forse l’esistenza di una linea strategica a guida delle azioni quotidiane.Il rischio più forte dell’assenza di una strategia, rischio puntualmente verificatosi, è il non riuscire mai a provare a dettare l’agenda delle priorità al Governo, alle controparti, agli altri interlocutori sindacali, con l’esito di non contrastare il disegno che Governo, controparti e interlocutori sindacali hanno ritagliato per noi, disegno di progressivo isolamento, disegno reso possibile dalla pericolosa intercettazione di quelle scelte con la nostra fragilità.La CGIL ha detto NO alla politica economica del Governo e alla scelta del Governo e della Confindustria di imporre con l’accordo separato un sistema contrattuale che colpisce il salario, i diritti e la libertà di contrattazione. La CGIL ha detto NO alla controriforma e alla privatizzazione della scuola. Questi NO sono giusti ma non bastano, se non supportati da decisioni strategiche, proposte innovative e pratiche conseguenti. Non si tratta infatti di emendare le scelte e le priorità che altri hanno definito, bensì di affermare le nostre priorità, le nostre scelte, le

nostre esplicite discontinuità per invertire il processo in atto.Occorre una rinnovata autorevolezza della proposta complessiva e visibilità, estensione ed efficacia della mobilitazione.Nonostante queste gravi lacune nella nostra azione e dunque nel rapporto con le persone che intendiamo rappresentare, esse guardano comunque a noi come un punto di riferimento forte, a maggior ragione in un contesto politico, economico e sociale così difficile. Per questo il Congresso deve essere un momento di confronto democratico sul futuro della nostra Organizzazione, e non la riproposizione di una impostazione autoassolutoria, a sommatoria, confusa, indistinta, priva di scelte e di priorità forti e chiare, dalla quale risulta per giunta completamente assente il tema vero di questa fase: l’esigenza di una forte discontinuità.Troppo spesso alla percezione di fragilità esterna si è risposto con tentazioni autocelebrative, conformismo e asfissia della discussione tra noi, contribuendo così a consolidare un’immagine e un vissuto di Organizzazione chiusa e burocratizzata, governata da una sorta di patto di non belligeranza tra leadership in carica e aspiranti alle medesime. Non c’è futuro per un’organizzazione di massa che non viva la democrazia come una risorsa positiva e non come un ostacolo. Alla CGIL serve oggi libertà di discussione, confronto, una continua circolazione di idee, serve un massiccio ricambio di genere e di generazioni che sconvolga gli incrostati assetti di potere, servono porte e finestre aperte grazie alle quali la domanda delle persone che vogliamo rappresentare si trasformi in proposte e battaglie per nuovi e vecchi diritti.La crisi finanziaria, economica e produttiva, la progressiva valorizzazione del lavoro, la continua messa in discussione dei diritti di cittadinanza, la netta riduzione dei gradi di democrazia e libertà mostrano l’urgenza della ridefinizione di un sindacato confederale forte, autorevole, rappresentativo.La nostra idea di confederalità è fondata su un progetto di trasformazione della società che fa del principio di uguaglianza e solidarietà, della partecipazione e della democrazia, dei valori sociali e civili della nostra Costituzione, dell’obiettivo della costruzione di un vero spazio sociale europeo basato sull’affermazione dei diritti sociali e del lavoro, l’orizzonte di riferimento.Sono queste le premesse per un rilancio della confederalità, non più come una sorta di istanza gerarchica superiore ma come una politica e una prassi democratica, che deve vivere concretamente a partire dal territorio, dal coinvolgimento dei delegati, su obiettivi sociali precisi, su una sintesi più compiuta degli interessi generali del mondo del lavoro, spostando a tal fine risorse e poteri verso i livelli decentrati di categoria e confederali.Si rende indispensabile una forte innovazione nei processi di

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formazione delle decisioni che devono rispondere a due criteri fondamentali: una reale collegialità, come segno vero di democrazia e modernità, in assoluta controtendenza rispetto al plebiscitarismo e al leaderismo oggi imperanti e un rigoroso rispetto delle regole interne della vita democratica dell’Organizzazione.Il gruppo dirigente attuale, che appartiene mediamente alla stessa generazione, deve saper dunque costruire rapidamente le condizioni per un deciso ricambio di genere, di generazione, di pluralismo etnico. I giovani non incontrano il sindacato o lo percepiscono come un corpo estraneo, non ne riconoscono il ruolo, molto spesso perché non lo riconoscono, altre volte perché il sindacato è lontano, fisicamente e idealmente, dalla loro dimensione lavorativa ed esistenziale. Non crediamo che sia sufficiente scrivere la parola giovani sui nostri manifesti e nei nostri documenti, firmando poi accordi che di loro si occupano poco e male, relegandoli in “riserve indiane” o in organizzazioni di precari. Troppo poco si fa per allargare un sistema di tutele volto all’inclusione dei soggetti più deboli e all’estensione dei diritti di cittadinanza, come il diritto all’abitare, alla mobilità, al sostegno per le giovani coppie.È per questo che la CGIL deve lanciare una grande campagna di iscrizione di massa dei giovani lavoratori precari e discontinui alle singole categorie di riferimento.Per la CGIL che vogliamo occorrono discontinuità, cambiamento, innovazione.Occorre dunque invertire la percezione collettiva: il mondo del lavoro, la società, le nuove generazioni devono poter guardare a noi non come a un problema, ma come alla più efficace delle soluzioni.

Le noStre Sette propoSte Una politica economica e sociale che faccia della

redistribuzione della ricchezza e della lotta alla disoccupazione le leve per uscire dalla crisi.

La crisi globale è l’epilogo di un lungo periodo dominato dal pensiero unico neoliberista, di sviluppo fondato sulla crescita delle disuguaglianze sociali, sulla compressione dei diritti individuali e collettivi e su un modello di consumi affidato all’incremento dell’indebitamento delle famiglie piuttosto che alla crescita delle retribuzioni. L’obiettivo del cambiamento degli equilibri sociali a favore del mondo del lavoro è oggi, invece, uno strumento fondamentale per uscire dalla crisi con un nuovo modello sociale fondato sulla coesione, la solidarietà e l’uguaglianza data dall’universalità dei diritti. Va rivendicata una politica economica che, anziché sul taglio di diritti del costo del lavoro, punti a competere sull’innovazione, la ricerca e la tecnologia, la scuola e la formazione, il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente. Occorrono investimenti pubblici nelle nuove tecnologie, nella mobilità sostenibile e nel risanamento ambientale respingendo il ritorno al passato dell’energia nucleare. Bisogna dire no alla politica di nuove

grandi opere inutili e faraoniche, a partire dal ponte sullo stretto di Messina, e invece rivendicare e riconquistare il lavoro diffuso, quello per strade, scuole, ospedali, ferrovie, promosso dagli Enti locali. Occorre un grande programma di investimenti a favore della scuola pubblica e per il diritto allo studio. Vanno difesi e sviluppati i sistemi pubblici di formazione, previdenza e sanità. Bisogna conquistare nuove politiche pubbliche fondate sulla difesa dell’accesso libero ed eguale ai beni comuni fondamentali, dall’acqua all’energia, all’istruzione, alla sanità. Occorre una riforma fiscale a favore dei redditi da lavoro dipendente e da pensione, che combatta davvero l’evasione fiscale e contributiva e che tocchi la finanza, i patrimoni e le ricchezze reali.

Il lavoro pubblico va finalizzato al benessere delle persone. La CGIL si deve impegnare a definire una nuova frontiera per una riforma generale del rapporto di lavoro dei lavoratori pubblici che abbia al centro un sistema contrattuale che riunifichi il lavoro pubblico con quello privato e che riconnetta chi lavora per produrre diritti con i soggetti portatori di questi diritti. A questo scopo la CGIL, oltre a contrastare con la mobilitazione sindacale e l’azione nei posti di lavoro la controriforma Brunetta, insieme ad altri soggetti e movimenti promuoverà una legge di iniziativa popolare per una vera riforma del lavoro pubblico. Chi pensa di salvare il Nord abbandonando il Mezzogiorno in realtà distrugge il futuro di tutti. L’Italia non si salva a pezzi. Nel Mezzogiorno occorre accompagnare un programma di investimenti e di lotta alla disoccupazione con il contrasto alla corruzione e alle mafie. Lo sviluppo economico sociale e civile del Mezzogiorno è condizione per la ripresa economica di tutta l’Italia.

La lotta alla precarizzazione e alla riduzione dei diritti e delle libertà delle lavoratrici e dei lavoratori.

Vanno semplificati e riunificati i canali di accesso al lavoro, ripristinando la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato (e per questo va superata la legge 30) senza distinzione di tipologia o dimensione aziendale nell’esercizio di tutti i diritti previsti dallo Statuto dei Lavoratori, a partire dall’art. 18. Vanno ricondotti a fattispecie circoscritte e definite i contratti a termine, mentre vanno superate tutte le altre forme di accesso quali le collaborazioni a monocommittenza e i contratti a somministrazione. Va fortemente limitato sia l’utilizzo del lavoro supplementare che delle clausole elastiche nel part time. Vanno contrastate le pratiche di ricorso agli appalti al massimo ribasso.Nel caso di esternalizzazione dei servizi sia in attività pubbliche (a partire da quelli alla persona) che private, è necessario garantire parità di trattamento a parità di mansioni svolte tra lavoratori dipendenti e quello in appalto.Bisogna ridefinire un sistema di controllo, trasparenza e legalità dell’incontro domanda offerta che è diventato in molti casi oggetto di clientelismo e

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discriminazione nel rapporto tra agenzie e imprese, da cui non sono sempre esenti le stesse organizzazioni sindacali. La lotta al lavoro nero e al supersfruttamento deve diventare impegno centrale del sindacato e di tutte le istituzioni superando la deregolazione e deresponsabilizzazione affermatesi in questi anni. La tutela della salute e della sicurezza del lavoro devono essere la priorità assoluta. Il diritto al lavoro non può essere messo in alternativa ai diritti nel lavoro. Le lavoratrici e i lavoratori migranti hanno diritto alla piena parità e alla piena cittadinanza superando le vergognose discriminazioni e i ricatti sul permesso di soggiorno che alimentano supersfruttamento e lavoro nero. Nell’immediato bisogna bloccare i licenziamenti sia nel sistema privato che in quello pubblico, generalizzando l’utilizzo dei contratti di solidarietà. Gli ammortizzatori sociali devono avere carattere universale e vanno pertanto estesi a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori senza distinzione e senza legami con la bilateralità. Va superato il massimale attualmente previsto per la Cig perché si arrivi all’80% della retribuzione e ne va raddoppiata la durata. Va inoltre ridefinito un Reddito Minimo o Salario sociale, sul modello di altri paesi europei, al quale alcune regioni si sono già ispirate.

La fine delle compatibilità definite dal Governo nelle rivendicazioni salariali

Il modello contrattuale frutto dell’accordo separato del 22 gennaio 2009 non può essere soggetto a semplici aggiustamenti, ma va sconfitto. Bisogna respingere il ritorno alle gabbie salariali, al cottimo, al salario discriminatorio, riaffermando il principio per cui a pari lavoro pari salario. Vanno ricostruite la piena autonomia e libertà di contrattazione sia nei contratti nazionali, che a livello d’impresa. Nel lavoro pubblico e in quello privato, oggi crescono l’autoritarismo e la spinta delle imprese alla pura individualizzazione del rapporto di lavoro e alla messa in competizione estrema delle lavoratrici e dei lavoratori gli uni contro gli altri. Per questo bisogna difendere ed estendere la contrattazione collettiva fondata sulla solidarietà. Occorre un sistema contrattuale che non ponga vincoli alla possibilità dell’incremento delle retribuzioni reali nei contratti nazionali e alla libertà di contrattare nell’impresa tutti gli aspetti della condizione di lavoro.

Questa strategia e pratica contrattuale, anche al fine di non lasciare esposti i lavoratori dei settori più deboli privi di sufficiente forza rivendicativa, consentirà di riconquistare un nuovo sistema contrattuale condiviso, per lavoratori pubblici e privati, non centralistico e ingessato, capace di adattarsi alle diverse situazioni e di avere nel contempo regole comuni certe ed esigibili. Elemento centrale di questo nuovo sistema dovrà essere una decisa riduzione della durata del Contratto nazionale nella parte salariale. La triennalizzazione prevista dall’accordo

del 22 gennaio, in assenza di qualsiasi meccanismo di recupero dell’inflazione reale, soprattutto alla luce di così grandi incertezze del ciclo economico globale e dunque degli andamenti dell’inflazione, programma una riduzione del potere d’acquisto delle retribuzioni. Per quanto riguarda infine le pensioni in essere, vanno incrementate quelle più basse, a partire da quelle da lavoro dipendente, va rivendicato per tutte l’adeguamento reale al costo della vita e un riferimento all’incremento delle retribuzioni. Va sostenuto il reddito dei pensionati anche attraverso una vertenzialità diffusa a livello territoriale per adeguate politiche sociali e di sostegno (servizi, politiche tariffarie ecc.). Va inoltre rivendicato un forte rifinanziamento del fondo nazionale per la non autosufficienza, alimentato dalla fiscalità generale, anche con tassa di scopo; tale fondo deve garantire a coloro che hanno bisogni e requisiti le necessarie risposte in termini di sostegno economico e/o di servizi, la cui offerta dovrà essere organizzata dagli Enti locali.

tutta l’azione sindacale dev’essere fondata sulla democrazia, cioè sul diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a scegliere chi li rappresenta e a decidere con il voto segreto sulle piattaforme e sugli accordi.

La conquista di una piena democrazia sindacale che sviluppi una reale partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, a tutte le scelte dell’organizzazione sindacale è la condizione di premessa per l’unità. Che, così concepita, è strumento indispensabile per tutte le lotte del mondo del lavoro. La pratica degli accordi separati e la scelta di CISL e UIL di rifiutare il voto delle lavoratrici e dei lavoratori su piattaforme e accordi hanno messo in crisi l’unità. La sua ricostruzione passa ora anche attraverso una legge che garantisca al mondo del lavoro il diritto alla democrazia sindacale. Va riconosciuta per via legislativa l’efficacia erga omnes dei Contratti nazionali di categoria, validati da criteri oggettivi di misurazione della rappresentanza delle OO.SS. firmatarie e dal referendum delle lavoratrici e dei lavoratori

interessati.

La contrattazione a tutti i livelli, fondata sulla democrazia, dev’essere la pratica prioritaria dell’organizzazione.

La CGIL dev’essere lo strumento di organizzazione sociale, di rivendicazione e di lotta di tutto il mondo del lavoro, così come esso è diventato oggi. Per questo la CGIL dev’essere ancor più, ma in alcuni casi ridiventare, il sindacato che sta dentro il mondo del lavoro e contratta. Il modello sindacale fondato sulla contrattazione è oggi alternativo a quello fondato sul servizio assistenziale governato dagli enti bilaterali.

Contrattare significa abbandonare ogni forma di centralizzazione e controllo dall’alto dell’azione sindacale. Significa sviluppare

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LE SINTESI E I TESTI INTEGRALI DEL REGOLAMENTO E DEI DOCUMENTI SU www.cgil.it

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una vertenzialità diffusa che si misuri con le diverse condizioni sociali e di libertà del mondo del lavoro. Nella crisi dell’unità sindacale la CGIL deve essere in grado di costruire ovunque pratiche sociali e vertenze anche in assenza di piattaforme unitarie. Questo richiede una pratica della democrazia e una verifica del consenso delle lavoratrici e dei lavoratori, che i dirigenti dell’Organizzazione a tutti i livelli devono considerare un dovere assoluto nei propri comportamenti. Questo deve accompagnarsi al massimo della conoscenza reale del mondo del lavoro, alla capacità di organizzare i bisogni in rivendicazioni, vertenze, conflitto, accordi. Su queste basi deve avvenire la formazione e la selezione dell’apparato e di tutte le rappresentanze della CGIL.

È necessario riformare l’organizzazione per un grande processo di sindacalizzazione del lavoro frantumato e diffuso.

È necessario rafforzare la funzione contrattuale e la capacità di iniziativa della CGIL, per sindacalizzare tutto il mondo del lavoro diffuso, frantumato, precarizzato. La CGIL deve quindi scegliere di riformare la propria struttura organizzativa e conseguentemente di distribuire diversamente le proprie risorse al fine di:

• ridurre gli apparati centrali e regionali a favore della presenza nel territorio e nei luoghi di lavoro;

• accorpare le categorie in funzione dell’unificazione contrattuale dei lavoratori, partendo dalle federazioni che hanno come controparte immediata i settori industriali della Confindustria;

• sperimentare strumenti di partecipazione dei lavoratori alle scelte sindacali, in aggiunta alle Rsu, quali delegati di reparto e di ufficio, comitati territoriali;

• valorizzare i giovani prevedendo che nella composizione dei comitati direttivi di ogni ordine e grado sia presente una quota non inferiore al 20% di under 35. È questa la strada per dare valore vincolante, inserendolo nel nostro statuto, alla presenza di almeno un under 35 nelle segreterie di ogni struttura.

autonomia e indipendenza nella formazione delle decisioni e dei gruppi dirigenti.

Va riaffermato il valore dell’autonomia e/o dell’indipendenza e respinta ogni forma di collateralismo, anche se, per i valori e i progetti sociali di cui è portatore, per gli interessi che rappresenta, il sindacato confederale non può prescindere dal rapporto esistente tra i programmi elettorali e le politiche degli schieramenti politici e gli interessi della sua area di rappresentanza. L’autonomia e/o indipendenza non significa in alcun modo indifferenza.

Significa invece stare in campo con l’autonomia della nostra proposta strategica di cambiamento e trasformazione della società. Questi elementi fondanti dell’autonomia e della indipendenza della CGIL devono vivere anche nella vita democratica dell’organizzazione. Ciò significa rafforzare le regole dell’incompatibilità e costruire pratiche di selezione democratica dei dirigenti che escludano la cooptazione dall’alto e favoriscano il rinnovamento e l’accesso diffuso ai ruoli di direzione. Scardinare cooptazioni e conformismi è davvero una priorità per una differente qualità della democrazia interna alla nostra Organizzazione e nella democrazia che vogliamo i rappresentati devono essere più importanti dei rappresentanti. Occorre aprire una grande e libera discussione sulle forme e i modi di coinvolgimento dei nostri iscritti nei processi di formazione delle decisioni e nella formazione stessa dei gruppi dirigenti, non escludendo il ricorso alle primarie tra gli strumenti di consultazione generalizzata degli iscritti.

IL doCUmento ConGreSSUaLe “La CGIL CHe VoGLIamo” È Stato SottoSCrItto daI SeGUentI ComponentI IL ComItato dIrettIVo naZIonaLe deLLa CGILDomenico moccia • Nunzia amura • Rosane aparecida araujo • Carlo Baldini • Vittorio Bardi • Mirto Bassoli • Carlo Carelli • Wilma Casavecchia • Sergio Chiloiro • Massimo Covello • Giorgio Cremaschi • Ferruccio danini • Lucia errico • Marco fenaroli • Francesco Grondona • Rita Guglielmetti • Mauro Guzzonato • Maurizio Landini • Marigia maulucci • Sergio mirimao • Rosa pavanelli • Franca peroni • Carlo podda • Simonetta ponzi • Nadia presi • Francesca re david • Gianni rinaldini • Nicoletta rocchi • Maurizio Scarpa • Laura Spezia • Claudio Stacchini • Iole Vaccargiu • Elena Zolo •

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LE SINTESI E I TESTI INTEGRALI DEL REGOLAMENTO E DEI DOCUMENTI SU www.cgil.it

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Il contributo per il dibattito nel percorso congressuale sui temi prioritari dello Spi Cgil

PROTAGOnISTIPER L’EGuAGLIAnzADIRITTI LIbERTà DIGnITàper Un SIndaCato deI penSIonatI pIù Grande neLLa SUa dImenSIone CateGorIaLe e ConfederaLeLa crisi economica, che ha investito il mondo intero ed il nostro Paese, richiede l’assunzione di scelte radicali capaci di modificare profondamente i fattori che l’hanno determinata; essa ha peggiorato la condizione dei pensionati e delle pensionate, delle lavoratrici e dei lavoratori con forti incrementi delle disuguaglianze e della povertà.La politica economica fin qui adottata dal governo ha solo acuito le disparità; senza modifiche nella sua strategia, si uscirà dalla crisi più lentamente di altri paesi e ancora più disuguali, con un impoverimento della democrazia e con un futuro difficile e precario sia per giovani sia per l’insieme delle diverse generazioni.Per questo occorre avanzare un progetto per il paese, per i diritti nel lavoro e per i diritti di cittadinanza.

per QUeSto, Come SpI, IntendIamo ConCentrare Le noStre aZIonI In tre dIreZIonI:• aumentare e migliorare la nostra capacità di rappresentare il

mondo della terza e quarta età, sempre più ampio, eterogeneo, in cui si esprimono anche bisogni nuovi e aspettative inedite;

• dare forza, voce e chiarezza alle ragioni ed alle nostre proposte in favore dei pensionati e delle pensionate;

• difendere e praticare la democrazia, a partire dal nostro agire quotidiano. Offrire occasioni e luoghi di partecipazione per rendere vivi e attuali i valori contenuti nella nostra Carta costituzionale.

Il Congresso è quindi l’occasione per parlare ai nostri iscritti e alle nostre iscritte, di come la Cgil e lo Spi non intendono arrendersi e di come vogliono dare continuità all’azione sindacale di questi ultimi anni, intensificandola, lottare per modificare le scelte del governo e conquistare un modello di società per l’uguaglianza, i diritti, la libertà, la dignità.Lo Spi intende procedere, coerentemente, nelle battaglie che sta sostenendo, sia nei territori sia a livello nazionale, insistendo sulle seguenti priorità strategiche che riguardano i pensionati e le pensionate.

• Continuare a sostenere con coerenza e con la mobilitazione diffusa a tutti i livelli, la piattaforma unitaria presentata al Governo nel settembre 2008 e dare continuità agli impegni sottoscritti con il protocollo del luglio 2007 con il Governo Prodi e successivamente sospeso dal Governo Berlusconi, in particolare:

- Modificare il sistema di perequazione annuale delle pensioni, rivalutandole ed estendendo la 14esima. Intervenire sul sistema fiscale per abbattere il carico fiscale e il peso delle tasse sui pensionati e sulle pensionate che riduce il valore del loro reddito anziché difendere il loro potere d’acquisto, affrontando e risolvendo il problema degli incapienti.

- Conquistare una legge per i non autosufficienti a sostegno di oltre 3 milioni di persone coinvolte, assicurando le risorse necessarie.

- Aprire il tavolo di confronto nazionale per affrontare le condizioni economiche, sociali, assistenziali e sanitarie delle persone che rappresentiamo.

- Assicurare risorse adeguate alle Regioni e ai Comuni come presupposto per ottenere risultati positivi nella negoziazione sociale territoriale.

• Per lo Spi è indispensabile rivendicare un sistema di protezione sociale universale basato su equità e giustizia sociale, e quindi contrastare i contenuti del Libro bianco del Governo.

ContrattaZIone SoCIaLeLo Spi valorizza i risultati positivi fin qui ottenuti, pur fra tante difficoltà, attraverso i confronti con le regioni e i comuni in occasione della discussione sui bilanci, sul versante dei prezzi e delle tariffe, dell‘assistenza e della sanità, del welfare in generale. Ritiene, però, che la campagna di contrattazione sociale avviata anche con la Cgil debba rafforzarsi, qualificarsi ed estendersi ovunque, quale contributo indispensabile anche per sostenere il confronto nazionale sul sistema di welfare; un confronto in grado di contrastare e modificare le scelte compassionevoli del governo come avvenuto per il bonus e per la social card.

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InVeCCHIare Bene

• L’aumento della speranza di vita è un’opportunità; questo dato non può essere letto come un peso per la società né tantomeno menzionato solo per spostare in avanti l’età pensionabile. Occorre ripensare l’organizzazione della società con l’obiettivo di garantire la vita attiva degli ultra sessantenni. A tale fine, lo Spi propone una politica a sostegno dell’invecchiamento attivo che comprenda una “Carta dei diritti dei lavoratori anziani”, nuove modalità di uscita graduale dal lavoro, diritto all’apprendimento permanente e valorizzazione del contributo degli anziani al benessere comune.

• Le tutele per rispondere alle esigenze dei pensionati e delle pensionate, sia di carattere collettivo sia individuale, devono essere assicurate attraverso la negoziazione e attraverso un sistema efficace di servizi svolto dallo Spi, dall’Inca e dai Caaf.

• Nella vecchiaia va assicurato il benessere e una vita di qualità sul versante dei bisogni materiali, relazionali e culturali, con interventi che sappiano cogliere le differenze derivanti dall’età, dal genere, dallo stato di salute e dalle condizioni economiche. Un benessere quale condizione per affermare vera libertà e vera dignità.

• Garantire un sistema pensionistico solido e stabile.• Va preteso un sistema sanitario pubblico efficiente, articolato e

diffuso su tutto il territorio nazionale, a cui contribuisce la nostra proposta della “casa della salute”.

• Sviluppare una rete di servizi territoriali assistenziali sociali, di cura, e un’adeguata politica abitativa in grado di rispondere alle esigenze e alle condizioni degli anziani e di chi non è autosufficiente.

per QUeSto oCCorre Uno SpI Sempre pIù forte e radICato neL terrItorIo, per aUmentarne La CapaCItà dI rappreSentanZa e dI parteCIpaZIone.

Dobbiamo dare attuazione alle decisioni assunte nella Conferenza di Organizzazione, anche attraverso il Progetto sperimentale Leghe e Partecipazione, nella valorizzazione delle donne con l’obiettivo di avere una rappresentanza paritaria tra i generi, per un sindacato altamente partecipativo che metta in campo strategie e politiche sindacali capaci di rispondere alla diversità di bisogni di uomini e donne. C’è bisogno di sviluppare sempre di più la formazione sindacale per l’insieme dei gruppi dirigenti.Una formazione che sia a sostegno della promozione delle donne e della composizione paritaria degli organismi; questa scelta assieme al rafforzamento delle regole dovrà consentire l’aumento delle candidature femminili negli incarichi nelle varie strutture. I coordinamenti donne devono essere estesi a tutti i livelli affinché il punto di vista femminile possa esprimersi e contribuire all’affermazione di una democrazia davvero paritaria.Dal modello organizzativo, dalla nostra capacità di stare sul territorio con le leghe nelle loro diverse tipologie, come previsto dallo

Statuto Spi, dal nostro impegno sul proselitismo, dal nostro essere sindacato generale dei pensionati e delle pensionate, dalla nostra idea convinta di confederalità e di difesa del carattere confederale della Cgil, deriva il tratto identitario dello Spi, la sua forma organizzata di categoria confederale alla quale non solo non intende rinunciare, ma che vuole sempre di più rafforzare.Sono queste infatti le motivazioni che sostengono la validità della rappresentanza generale delle condizioni degli anziani e dei pensionati che solo lo Spi può garantire.Le esperienze di molti paesi dell’Unione europea dimostrano la inadeguatezza dei modelli organizzativi di rappresentanza dei pensionati legati alle categorie di provenienza.Tutte queste ragioni, ivi compreso il processo già in atto da tempo di unificazione degli enti e delle gestioni previdenziali, le attività sempre più importanti di negoziazione sociale territoriale, la stessa natura confederale dei sistemi di confronto sulla previdenza, con il governo, presuppongono l’unitarietà della rappresentanza che solo la Cgil e lo Spi possono garantire.

La BattaGLIa per L’UnItà, La demoCraZIa e I dIrIttI UnIVerSaLI

La forza dello Spi impone a tutti noi di ricercare forme anche nuove e soprattutto unitarie di partecipazione democratica degli anziani alle scelte del sindacato dei pensionati. Intendiamo proporre a Fnp e Uilp, proposte di merito e di metodo in grado di garantire percorsi democratici ai quali non intendiamo rinunciare, per continuare ad essere il grande sindacato dei pensionati e delle pensionate.È inoltre necessaria la ricomposizione dell’azione sindacale unitaria, perché l’unità rafforza la nostra battaglia, perché uniti si possono contrastare con più forza le scelte che non condividiamo, del governo nazionale e di quelli locali. Intendiamo, quindi, proseguire con Fnp e Uilp la ricerca per un rinnovato accordo unitario per definire insieme

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strategie, impegno negoziale e scelte di mobilitazione, per sostenere diritti e tutele dei pensionati e delle pensionate. Tali convinzioni derivano soprattutto dalle esperienze che lavoratori e lavoratrici, oggi pensionati, hanno vissuto nel corso degli anni pagando un prezzo elevato quando le divisioni sindacali provocarono sconfitte e arretramento di diritti e tutele.Certo, se ciò non fosse possibile, lo Spi e la Cgil continueranno a battersi come hanno sempre fatto.Occorre intensificare il protagonismo dello Spi in Europa e nel mondo per sostenere strategie sindacali capaci di incidere, insieme alla CES e alla FERPA, sulle scelte di politiche sociali all’interno della Unione europea, e, contemporaneamente, conquistare sempre di più l’adesione allo Spi dei pensionati che vivono all’estero attraverso un adeguato lavoro organizzativo e di rappresentanza, in particolare per la vasta area dell’emigrazione più anziana e in difficoltà.Lo Spi deve sapersi rapportare con il mondo dell’associazionismo e del volontariato, a partire dall’Auser, non per competere ma per sviluppare alleanze, nel rispetto reciproco dei ruoli e per favorire la difesa dei diritti generali di cittadinanza. In questo senso, occorre, sulla base dell’autonomia prevista dei singoli statuti, rendere sempre più cogente ed attuativo il protocollo Spi-Auser, arricchendo le iniziative congiunte e valorizzando una confederalità di intervento per promuovere tutele e benessere per tutte le persone che noi rappresentiamo, se vogliamo che si affermi “una diversa idea di vecchiaia”, come dice l’Auser, fatta di benessere ed “invecchiamento attivo” come dice lo Spi.Questo impegno va rivolto anche ad altre associazioni ivi compreso il lavoro già avviato con la Federconsumatori.

Lo SpI SIndaCato GeneraLe deI penSIonatI e deGLI anZIanI deLLa CGIL La scelta effettuata nel secondo dopoguerra dal gruppo dirigente guidato da Giuseppe Di Vittorio di costituire un’unica organizzazione

che, dentro la Confederazione, rappresentasse i pensionati provenienti da tutte le categorie lavorative fu coerente con l’impianto della rinata Cgil. Quella scelta si rivela oggi giusta, adeguata alle modificazioni sociali, economiche e politiche intervenute nel paese e pienamente coerente nel corpo di un sindacato dei diritti come il nostro. Lo Spi ha assicurato e assicura la rappresentanza a milioni di uomini e donne che, pur nelle differenziazioni di età, reddito, condizione sociale ed economica, sono accumunati da una condizione sociale (l’essere anziani e/o pensionati) che ne fa soggetto negoziale nei confronti delle controparti istituzionali. Una volta assunto il territorio come luogo fondamentale per l’azione sindacale di tutta la Confederazione, lo Spi come organizzazione generale di rappresentanza dei pensionati e degli anziani si rivela punto fondamentale e irrinunciabile di snodo delle politiche sindacali per tutta la Cgil.

Lo SpI e I GIoVanIIl sindacato pensionati in quanto sindacato generale, forte del suo ruolo, della sua esperienza e delle tante conquiste che hanno visto i pensionati e le pensionate protagonisti nel loro tempo di vita e di lavoro, intende intensificare un confronto fra generazioni, fra giovani ed anziani, per costruire insieme una società più giusta, basata su uguaglianza, diritto al lavoro, per un futuro che dia certezze e non precarietà ai giovani che lavorano e che studiano e a quelli che vivono il dramma della disoccupazione. Per questo lo Spi continuerà nell’impegno di far vivere la memoria del passato per costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. Per questo lo Spi intende essere protagonista nella difesa dei valori portanti della Carta costituzionale, per la democrazia, per la dignità, la libertà e i diritti. Per questo lo Spi, i pensionati e le pensionate intendono continuare ad essere protagonisti per l’uguaglianza e protagonisti del cambiamento.Approvato all’unanimità nella riunione del Comitato direttivo Spi Cgil del 24 novembre 2009.

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TESSERAMENTO 2010

La tessera 2010 dedicata ai 40 anni dello Statuto dei LavoratoriUn’occasione per rafforzare il nostro impegno a difesa di questa grande conquista del movimento sindacale

n Carissimi iscritti, quest’anno la tes-sera vi viene consegnata con il nostro giornale “Noi Oggi”, uscito in edizione speciale per il XVI Congresso Nazionale della Cgil.La Cgil ha voluto dedicare la tessera 2010 alla ricorrenza dei quarant’anni dello Statuto dei Lavoratori.

Il 20 maggio del 1970 il Parlamento italiano approvava la Legge n.300 dal titolo “Norme sulla tutela della libertà sin-dacale nei luoghi di lavoro e norme su collocamento”, che passerà poi alla storia semplicemente come lo Statuto dei Lavoratori. Sette mesi dopo “l’autunno caldo” del 1969, che coinvolse oltre sette milioni di lavoratori e lavoratrici impe-gnati nella rivendicazioni contrattuali che sancirono la ridu-zione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali, gli aumenti salariali, le agevolazioni per i lavoratori studenti, il divieto di licenziamento nelle aziende inferiori ai 15 dipendenti e il diritto di assemblea nelle fabbriche.Lo Statuto garantisce al lavoratore dipendente il pieno eser-cizio di molte libertà, fra le quali la più importante è quella di opinione, grazie alla quale i lavoratori e le lavoratrici senza distinzione di opinioni poli-tiche, sindacali o di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove pre-stano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto della Costituzione e delle norme dello Statuto stesso.

Finalmente prevalgono il diritto e il rispetto della dignità della liber-tà umana nei luoghi di lavoro. Non vi è dubbio che lo Statuto ha rappresentato una concreta attuazione in tema di lavoro della Carta Costituzionale, in quanto segna il passaggio da un regime assolutista ad un regime statu-tario ed è certamente il frutto della mobilitazione e delle lotte operaie, in particolare dell’au-tunno caldo.

Sarebbe però riduttivo pensare che lo Statuto sia l’effetto solo delle lotte del ‘68-69. La sua gestazione culturale, poli-tica e legislativa viene da molto lontano. Già negli anni cinquanta, Giuseppe Di Vittorio aveva lanciato la proposta di “portare la Costituzione all’interno dei luoghi di lavoro” sostenendo che i diritti civili e politici fondamentali, garan-titi dalla Costituzione repubblicana, non potevano fermarsi ai cancelli delle fabbriche.

Tra la fine degli anni cinquanta e nel corso degli anni sessan-ta, con la ripresa delle lotte sindacali unitarie e con la nasci-ta dei governi di centrosinistra, si affermò l’idea di una legge che garantisse l’esercizio dei diritti costituzionali nei luoghi di lavoro. Erano gli anni delle prime leggi sulla salute e sicu-rezza nei luoghi di lavoro, sul divieto di licenziamento per le

Lo Statuto garantisce al lavoratore dipendente il pieno

esercizio di molte libertà, nel rispetto della Costituzione

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donne a causa del matrimonio, sul divieto di intermediazione di mano d’opera, delle pensioni. Nel 1966, la legge n.604 stabilì per la prima volta il principio della giusta causa e del giustificato motivo per i licenziamenti e quello contestuale del reintegro nel posto di lavoro nel caso di licenziamento ingiustificato e privo di motivazione. Rimanevano irrisolti però i problemi delle libertà sindacali e dei diritti sindacali, politici e civili dei lavoratori. Fu Giacomo Brodolini l’ispi-ratore di una legge che rappresentasse la carta costituzionale per chi lavora, ma l’artefice ne fu Gino Giugni, il padre dello Statuto. A quasi quarant’anni dalla sua nascita lo Statuto non si è fermato solo nelle fabbriche, ma è entrato in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati. È entrato negli uffici, si è affermato nelle scuole, nei servizi e così via, non senza difficoltà.

Ma la strada per una universale affermazione dei diritti in ogni luogo di lavoro non è finita, occorre continuare, sarà compito nostro e delle future generazioni difendere, rafforzare e imple-mentare questa grande conquista del movimento sindacale che si chiama semplicemente Statuto dei Lavoratori.

Anna Milani Segretaria Spi Cgil Milano

Finalmente prevalgono il diritto e il rispetto della dignità

della libertà umana nei luoghi di lavoro

Notizie dal Primo congresso milanese

Corso di Porta Vittoria, 43: ieri ed oggi

n Nel maggio 1946 la Camera del Lavoro apriva il suo primo Congresso nella sede di Porta Vittoria, vecchia roccaforte del sindacalismo fascista conquistata all’“alba radiosa” del 25 aprile 1945.Era momento di bilanci sulla rinata attività sindacale dopo gli anni della clandestinità, attività che era cominciata con l’arduo impegno di rinnovare la classe dirigente allontanan-do i sospettati di collaborazionismo, e con l’instancabile sforzo di affratellare operai, impiegati e tecnici e risvegliare anche nei più agnostici e apatici la coscienza sindacale che anni di dittatura avevano sopito. «Abbiamo lavorato senza stancarci di attendere » - recitava la relazione di Franco Mariani, già Segretario della Camera del Lavoro prima della clandestinità a testimonianza del lavoro condotto - «abbiamo parlato alla folla dei lavoratori nei paesi, nelle borgate, nelle città e non abbiamo perso il contatto con l’umanità bisognosa del nostro aiuto e della nostra parola: i pensionati, i reduci, i profughi, i senza tetto, i disoccupati, i perseguitati...» Le rivendicazioni in un momento storico in cui tutto era ancora da conquistare riguardavano i diritti più elementari: le indennità di contingenza, la gratifica

natalizia, l’indennità mensa e gli adeguamenti sala-riali da applicare a contratti stipulati negli anni del fascismo. I lavoratori dell’industria con quelli del pubblico impiego, i ferrovieri e portieri, gli artisti della lirica, dell’operetta, della prosa, del varietà congiunti ai lavoratori dell’ippica e del commercio avevano aderito compatti alla Camera del Lavoro e, uniti, avevano lot-tato per il riconoscimento del proprio lavoro «nel nome dei sacrifici compiuti dai martiri e dagli oscuri eroi che hanno operato per far sorgere un nuovo ordinamento sociale di giustizia e di pace». Il 6 maggio, alla presen-za di circa 300 delegati, si concludeva, quindi, il primo Congresso provinciale dell’Italia liberata con l’auspicio di nuove e numerose conquiste del Lavoro e con una salda unità sindacale.

Debora Migliucci

CORSO DI PORTA VITTORIA, 43: IERI ED OGGI

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PENSIONI

n Il decreto ministeriale che stabilisce i valori della perequazione annuale delle pensioni è stato pubblicato ieri. Con questo decreto si conferma allo 0,7% la percentuale di aumento delle pensioni per l’anno 2010. Si conferma anche al 3,2% la misura definitiva della perequazione per il 2009, e la misura

della trattenuta che sarà effettuata sulla rata di gennaio 2010 a titolo di conguaglio. Quindi, sulla sola rata di pensione di gennaio 2010 non ci sarà traccia di aumento, anzi, essa risulterà inferiore all’importo pagato durante ciascun mese del 2009. Vi invitiamo perciò a chiedere ulteriori informazioni nelle nostre Sedi sul territorio.

Vito Volpe

Le nuove pensioni da lavoro nel 2010: ecco le prime informazioniNessuna traccia di aumenti per gli importi che verranno versati il prossimo anno

PEREQuAzIOnE AuTOMATICA PER FASCE D’IMPORTO COMPLESSIVO DELLE PEnSIOnI (art. 24 L. 28 febbraio 1986, n. 41, art. 69, comma 1, L. 388/2000, art. 5, c. 6, L. 127/2007)

Periodo Aliquota Fascia di pensioneprovvisoria limiti aumento max

dal 1 gennaio 2010Aliquota piena 0,7 fino a € 2.288,80 16,02

Aliquota al 75% 0,525 da € 2.288,81

LA PEnSIOnE AL MInIMO nEL 2010 Età Importo Mensile Importo Annuo

- € 460,97 € 5.992,61 Pensione al minimo con maggiorazione

60 € 486,80 € 6.328,40 65 € 543,61 € 7.066,93 70 € 585,41 € 7.610,33 70* € 597,41 € 7.766,33

LA SOMMA AGGIunTIVA nEL 2010 (quattordicesima mensilità di pensione)

fascia di anzianità contributiva o di servizio per pensione diretta principale proveniente da:

Importo netto

lavoro dipendente privato (in settimane) 1° fascia da 1 a 780 € 336,00

2° fascia da 781 a 1300 € 420,00 3° fascia da 1300 in poi € 504,00

lavoro dipendente pubblico (in mesi) 1° fascia da 1 a 180 € 336,00

2° fascia da 181 a 300 € 420,00 3° fascia da 301 in poi € 504,00

lavoro autonomo (in mesi) 1° fascia da 1 a 216 € 336,00

2° fascia da 217 a 336 € 420,00 3° fascia da 337 in poi € 504,00

AuMEnTI PER COSTO VITA

LA PEnSIOnE AL MInIMO E LA MAGGIORAzIOnE SOCIALE

LA 14a MEnSILITà (SOMMA AGGIunTIVA)

* Per chi non ha diritto alla somma aggiuntiva

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PENSIONI

A partire dal 1° Gennaio 2010 cambiano le regole per

la presentazione delle domande di invalidità civile.

Le domande, compreso il certificato medico, non

dovranno più essere presentate presso i distret-

ti sanitari ASL, ma andranno presentate all’INPS,

ESCLUSIVAMENTE IN VIA TELEMATICA, dai cittadini,

dai Patronati e da altri soggetti abilitati.

L’INPS NON ACCETTERA’ NESSUNA DOMANDA DI

INVALIDITA’ CIVILE SU MODULO CARTACEO.

Questo significa che l’invalido o la sua famiglia,

per poter inoltrare la richiesta al fine di ottenere il

riconoscimento di invalidità civile o di indennità di

accompagnamento, dovrà recarsi presso un istituto

di patronato o altro soggetto autorizzato.

La domanda dovrà obbligatoriamente essere inol-

trata entro 30 giorni dalla data di compilazione del

certificato medico. Al patronato, pertanto, si dovrà

portare o il certificato medico cartaceo o la ricevuta

del certificato medico digitale, se già trasmesso dal

proprio medico curante.

Per ulteriori informazioni o chiarimenti, le Leghe SPI-

CGIL, congiuntamente al Patronato INCA-CGIL, sono

a disposizione degli invalidi e delle loro famiglie.

L’operatore INCA, oltre a presentare la domanda,

la seguirà per tutto l’iter burocratico fino alla sua

conclusione. Lo SPI-CGIL ha già protestato in merito

all’esclusività dell’invio telematico delle domande,

ottenendo per ora un netto rifiuto alla discussione,

in quanto la procedura è stata determinata da una

noma di legge (Legge n. 102 del 2 agosto 2009).

Proseguiremo nell’azione.Mirella Beneggi

noVItà per Le domande dI InVaLIdItà CIVILe Dal 1° Gennaio 2010 sarà possibile solo l’invio telematico

Convenzione Odontoiatrica tra SPI-CGILe Studio Medico Odontoiatrico Giolitti Associati

Piazza Giolitti, 6 - 20133 Milano - Telefono e Fax 022361015Direttore Sanitario Dott. Stefano Calò

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Spi Lega BaggioPiazza Anita Garibaldi, 120152 - MILANOtel. 02 48915863

Spi Lega BaronaVia Santa Rita da Cascia, 5920143 - MILANOtel. 02 89123529

Spi Lega BovisaVia Mercantini, 1520158 - MILANOtel. 02 3760566

Spi Lega Centro StoricoVia Lazzaro Papi, 1020135 - MILANOtel. 02 5517062

Spi Lega CrescenzagoVia Boiardo, 2020127 - MILANOtel. 02 26145058

Spi Lega ForlaniniVia Carlo Forlanini, 2620133 - MILANOtel. 02 7380257

Spi Lega GiambellinoVia Giambellino, 11520146 - MILANOtel. 02 471471

Spi Lega GratosoglioVia Baroni Costantino, 520142 - MILANOtel. 02 89302141

Spi Lega NiguardaVia Volturno, 4320124 - MILANOtel. 02 69000217

Spi Lega OglioVia Oglio, 1620139 - MILANOtel. 02 5691018

Spi Lega Quarto OggiaroVia Amoretti, 1220157 - MILANOtel. 02 39001138

Spi Lega RogoredoVia Rogoredo, 4120138 - MILANOtel. 02 51621082

Spi Lega San SiroPiazzale Segesta, 420148 - MILANOtel. 02 4036316

Spi Lega SempionePiazza Prealpi, 420155 - MILANOtel. 02 33003025

Spi Lega BollateVia Vittorio Veneto, 3220021 - BOLLATEtel. 02 38300208

Spi Lega Cassano d’AddaVia Q. di Vona, 29/P20062 - CASSANO D’ADDAtel. 0363 65465

Spi Lega CernuscoVia Briantea, 1820063 - CERNUSCO SUL NAVIGLIOtel. 02 54021270

Spi Lega Cesano Bosconec/o Centro Anziani - Via Don Sturzo, 120090 - CESANO BOSCONE

Spi Lega Cinisello BalsamoVia Monte Ortigara, 1420092 - CINISELLO BALSAMOtel. 02 6184084

Spi Lega Cologno MonzeseVia Fontanile, 1320093 - COLOGNO MONZESEtel. 02 2546444

Spi Lega CormanoVia Caduti della Libertà, 420032 - CORMANOtel. 02 66300758

Spi Lega CorsicoVia Foscolo, 1320094 - CORSICOtel. 02 4470001

Spi Lega Garbagnate MilaneseVia Canova, 4920024 - GARBAGNATE M.SEtel. 02 99025850 / 99020253

Spi Lega GorgonzolaVia Italia, 5520064 - GORGONZOLAtel. 02 9510008

Spi Lega LainateVia Zavaglia, 9 c/o C.d.L. 20020 - LAINATEtel. 02 93571158

Spi Lega MelegnanoVia Castellini, 17320077 - MELEGNANOtel. 02 98231850

Spi Lega MelzoPiazza Garibaldi, 520066 - MELZOtel. 02 9550697

Spi Lega OperaLargo Nenni, 220090 - OPERAtel. 02 57602690

Spi Lega Paderno DugnanoVia Roma, 6820037 - PADERNO DUGNANOtel. 02 9106856

Spi Lega PaulloVia Mazzini, 1920067 - PAULLOtel. 02 90631869

Spi Lega Peschiera BorromeoVia 2 Giugno, 6/420068 - PESCHIERA BORROMEOtel. 02 5473053

Spi Lega Pieve EmanueleVia Roma, 1420090 - PIEVE EMANUELEtel. 02 90781170

Spi Lega PioltelloVia Milano, 2820096 - PIOLTELLOtel. 02 92729213

Spi Lega RhoVia Dante, 520017 - RHOtel. 02 93169155

Spi Lega RozzanoVia dei Garofani, 2120089 - ROZZANOtel. 02 89201110

Spi Lega San Donato MilaneseVia Monte Nero, 120097 - SAN DONATO MILANESEtel. 02 5274724

Spi Lega San Giuliano MilaneseVia Fratelli Rizzi, 520098 - SAN GIULIANO MILANESEtel. 02 9845298

Spi Lega SegrateVia XXV Aprile, 2120090 - SEGRATEtel. 02 2136311

Spi Lega Sesto San GiovanniVia Salvemini, 820099 - SESTO SAN GIOVANNItel. 02 2422302

Spi Lega Settimo MilanesePiazza degli Eroi, 6/420019 - SETTIMO MILANESEtel. 02 33502723

Spi Lega Trezzo Sull’AddaVia Biffi, 320056 - TREZZO SULL’ADDAtel. 02 9091122

Le sedi dello Spi-CGIL

SPI MILANOCorso di Porta Vittoria, 43Milano Tel. 02/55025410www.cgil.milano.it/[email protected]

ORGANIZZAZIONE

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