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Alla cara memoria di Mauro Volpi

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Alla cara memoria di Mauro Volpi

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Remo Volpi (1903 - 1979)

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ASSOCIAZIONE «M. A. INGEGNERI»

Scuola Diocesana di Musica Sacra «D. Caifa»

Remo Volpi

Musiche per il Santuario di Loreto

Edizione a cura di

Giordano Assandri e Marco Ruggeri

N.E.C.

Nuova Editrice Cremonese

Cremona 2010

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N.E.C. s.r.l.NUOVA EDITRICE CREMONESEPiazza S. Antonio Maria Zaccaria, 5 - 26100 CremonaUFFICIO: via Stenico, 3 - tel. 0372 20666 / 458584 • fax 0372 35721

L’Associazione “M. A. Ingegneri” di Cremona (Scuola Diocesana di Musica Sacra “D. Caifa”), ricordando con affetto il signor Mauro Volpi –che per primo suggerì la pubblicazione delle opere musicali dei fratelli Remo e Adamo Volpi – desidera ringraziare sentitamente le famiglie dei duemusicisti, in particolare i signori Mario e Angela Volpi e Maria Antonietta Ragaglia per aver messo a disposizione materiale biografico e musicalein loro possesso; la dott.ssa Katy Sordi, Responsabile dell’Archivio Musicale della Santa Casa, per la collaborazione e la squisita cortesia nell’averagevolato la consultazione dell’ingente quantità di manoscritti musicali lì conservati; il maestro Giuliano Viabile, attuale organista della BasilicaLauretana per la personale testimonianza; il sig. Pietro Alquati per la paziente elaborazione cartacea di tutte le fotografie dei manoscritti.La trascrizione pressochè integrale dei manoscritti si deve a Giordano Assandri, mentre la revisione generale, i testi introduttivi e la redazionefinale a Marco Ruggeri.

AUTORI CREMONESI DI MUSICA SACRA 4

Edizioni di musica sacra della Diocesi di Cremona a cura di don Giuseppe Ferri e Marco Ruggeri

Associazione «M. A. Ingegneri» Scuola Diocesana di Musica Sacra «D. Caifa»

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Con l’edizione delle composizioni musicali dei fratelli Remo e Adamo Volpi, a cura di Giordano Assandri e Marco Ruggeri, lacollana Autori cremonesi di musica sacra allarga notevolmente il proprio respiro: per la prima volta, infatti, gli autori considerati nonhanno svolto il loro servizio in diocesi ma altrove e, come in questo caso, in un luogo prestigiosissimo quale il Santuario mariano di Lo-reto. È dunque per noi un vero onore poter rendere disponibili le splendide partiture musicali di questi nostri due conterranei che tanto lu-stro hanno dato alla basilica lauretana e, di riflesso, anche alla diocesi di Cremona.

Furono nativi di Castelnuovo del Zappa, minuscola frazione di Castelverde nella piena campagna cremonese, provenienti dallastessa piccola ma vivace borgata che diede i natali anche a mons. Virginio Dondeo (1904-1974), rettore del Seminario e poi vescovo diAlife (Benevento) e di Orvieto.

La pubblicazione di questi due volumi nasce prima di tutto grazie all'impulso dato da un congiunto dei due fratelli, MauroVolpi, che - alcuni anni fa - vedendo e apprezzando l'iniziativa della Scuola Diocesana di creare una collana di partiture dedicata agliautori cremonesi di musica sacra, propose alla nostra attenzione la notevole attività compositiva dei cugini Remo e Adamo, auspicando ancheper loro una meritata riscoperta. Da parte della Scuola l'adesione fu immediata, con la promessa - ora mantenuta - di giungere all'edi-zione completa, affiancando così ai nomi di Caifa, Concesa e Restelli anche quello dei due illustri musicisti lauretani.

Mauro Volpi, che negli anni precedenti aveva già posto all'attenzione la dimenticata figura del padre Guido, importante tenoredella prima metà del Novecento, purtroppo non può ora gioire con noi nella consultazione di questi due corposi volumi: la sua recente scom-parsa non ci impedisce però di considerarlo spiritualmente tra noi, di ringraziarlo per il suo attaccamento alla famiglia e ai suoi talenti ar-tistici e dunque di ricordarlo affettuosamente dedicandogli il lavoro svolto.

L'edizione dei due volumi raccoglie anche molte preziosissime testimonianze (lettere, ricordi, diplomi, fotografie) messe a nostradisposizione dai famigliari dei due musicisti, in particolare Mario e Angela Volpi (figli di Remo) e Maria Antonietta Ragaglia (mogliedi Adamo). Un grazie particolare anche ai figli di Mauro Volpi che, dopo la scomparsa del padre, hanno continuato a seguire con pas-sione lo svolgersi dell'edizione.

Don Giuseppe FerriPresidente dell’Associazione “M. A. Ingegneri”

Scuola Diocesana di Musica Sacra “D. Caifa” di Cremona

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Ricordare il M° Remo Volpi non è solo ricordare un grande musicista ma soprattutto una simpatica persona con la quale amaviincontrarti e conversare.

Avevo circa 16 anni quando, per la prima volta, lo incontrai. Venne a Cingoli (Mc) per la festa del Padre Gualtiero Curi, mu-sicista anche lui. Al centro del refettorio, come si usava allora, vi era il pianoforte per accompagnare alcuni canti eseguiti da noi ragazzi.Ad un certo punto del pranzo il maestro si mise al pianoforte. Non ricordo il titolo ma ricordo bene l’autore: Liszt. Ricurvo sul piano esenza spartito iniziò a suonare o meglio a “volare” con tocco leggerissimo, sui tasti. Quel brano così tempestoso e impetuoso mise in evi-denza la sua incredibile tecnica. Io giovane ragazzo rimasi impietrito. Mai avevo sentito e mai avrei creduto che si potesse arrivare a tanto.Rimasi incantato!

Ho rivisto i fratelli Volpi a Loreto, durante lo studio teologico. Avendo anche lui, come il fratello Adamo, l’impegno di insegnarea noi studenti cappuccini, approfittai di questa opportunità per studiare seriamente con lui il pianoforte.

Remo era una persona simpaticissima, dal conversare brillante, dalle intuizioni acute e dall’umorismo fine. Persona onesta e coe-rente, allegro e brillante, un umorista nato. Aveva il dono della parola; non solo facile ma esplosiva. «La Provvidenza - diceva - mi hafatto sposare una donna che non parla mai. Se fosse stata una chiacchierona come me, avremmo fatto sempre questione». Aveva due occhiespressivi che soggiogavano tutti, specie i ragazzi del coro. Lo incrociavo spesso con il suo basco scuro in testa, con il suo immancabile mazzodi chiavi in mano che faceva tintinnare. Lo vedo ancora la domenica a mezzogiorno dietro la sacrestia, dopo la messa cantata dalla Cap-pella Musicale, a suonare il carillon delle campane del santuario per spandere nel cielo di Loreto la sua “Ave Maria”.

Teneva al decoro della Cappella anche nell’aspetto esteriore. L’ingresso in Basilica per la messa cantata era un rito liturgico.Come posso dimenticare la sfilata, dalla sala prove in Basilica, dei cantori, la genuflessione corale al Santissimo di tutta la cappella. Ba-stava uno sguardo per mettere tutti... in riga. Amava ricordare che nella Cappella desiderava avere i “campanelli” più che i “cannoncini”.Rivedo ancora la sua direzione ampia e a volte così tumultuosa soprattutto quando vedeva i ragazzi distratti o che parlavano durante leesecuzioni.

Le prove erano tutte a suo carico, non essendoci più a suo tempo il vice direttore. Sarebbe stato curioso oggi rivedere il leggio dellasala prove, segnato dai numerosi colpi di bacchetta per richiamare l’attenzione ed il silenzio da parte dei componenti la Cappella Musi-cale. Aveva a sua disposizione tutto l’archivio storico della Cappella, gelosamente conservato nella sala prove. Un giorno ero nella sala alezione di pianoforte e con commozione mi disse: «Vedi quanto ben di Dio abbiamo, sapessi quanta buona musica vi è dentro queste car-telle». Oggi, dopo aver trascritto vari pezzi conservati in questo archivio, posso con certezza dire che il maestro aveva ragione.

Remo è stato l’ultimo direttore della gloriosa Cappella Musicale della S. Casa di Loreto, la quale fin dalla sua fondazione(1507) ha ininterrottamente e professionalmente svolto, insieme ai suoi direttori ed organisti, l’alto compito di animare le liturgie del san-tuario lauretano.

padre Giuliano ViabileOrganista titolare, Direttore della Cappella Musicale

e Rettore della Basilica della Santa Casa di Loreto

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Arte e fede nella famiglia Volpi

La famiglia Volpi – originaria di Castelnuovo del Zappa (Castelverde, Cr), prolifica, ormai sparsa in varie partid’Italia, ma coesa nel nome di un giusto quanto raro orgoglio famigliare e di un non comune talento artistico che con-traddistingue molti suoi membri – ha una sorta di capostipite di sangue, virtù e arte nella persona di Esaù, da cui di-scendono i figli diretti e i nipoti, figli del fratello Arturo, ma in pratica da considerarsi quasi figli adottivi. Come sintetizzail pronipote Mauro, «nella famiglia Volpi a Castelnuovo del Zappa si respirava musica, poesia, onestà, chiarezza diidee: tutto questo grazie soprattutto allo zio Esaù».1

• ESAÙ VOLPI (Castelnuovo del Zappa, 8 dicembre 1870 – ivi, 6 settembre 1939). Nato nel cremonese, a Castel-nuovo del Zappa, frazione del comune di Castelverde, a pochi chilometri da Cremona, Esaù è la figura carismatica, inpossesso di solide doti umane e artistiche, poeta dialettale, organista, anche consigliere comunale, che si pone comepunto di riferimento per tutti i membri della famiglia. Di professione negoziante, sposò Chiara Bertoletti, cremonese,giunta al paese come maestra. Tra il 1891 e il 1911 ebbero 11 figli. La prima fu Carolina, che rimase a Castelnuovo esi dedicò per tutta la vita all’istruzione religiosa e all’educazione dei bambini. Il secondo fu Mario, morto nella guerradi Libia a soli 22 anni. Poi nacquero Eva, divenuta in seguito madre Serafina, presso il monastero di clausura di S.Chiara a Lovere (Bs) e Giuseppina, morta a soli 20 anni per malattia. Il quinto figlio fu Giuseppe, poi consacratosi allavita religiosa con il nome di Fermo (v. sotto). Altra religiosa fu la successiva figlia, Agnese, che prese i voti presso leAncelle della Carità di Cremona, come suor Angelica, organista autodidatta, insegnante di pianoforte e canto corale.Nacquero poi Remo e, nel 1905, Rosa, maestra di scuola materna per vari decenni (v. sotto). Le due successive figlie,Pasquina e Noemi, morirono in tenera età. Dopo di loro, undicesimo e ultimo, nacque Adamo.

Esaù studiò sino alla terza elementare, ma fu uomo colto, desideroso di conoscere. «Assai religioso, ogni mattinasi alzava alle quattro: in cucina si inginocchiava a terra, sopra un cuscinetto e, appoggiatosi ad una sedia, diceva il ro-sario e pregava a lungo; poi preparava la colazione alla moglie e alle sei si recava in chiesa per la Messa, al termine dellaquale iniziava la sua lunga giornata lavorativa. La sera radunava la famiglia per la recita del rosario e poi intratteneva ifigli, raccontando storie fantastiche e mitologiche sulla vita dei santi, da lui considerati sempre come modelli da imi-tare e, in seguito, li mandava a letto, rimboccava loro le coperte e augurava a tutti la buona notte».2

Scrisse molte poesie dialettali, nelle quali esaltava i valori semplici e profondi della cultura popolare: omaggi aivescovi locali (Bonomelli e Cazzani), al sindaco, al medico e poi filastrocche, episodi della vita di paese (tra cui, ad esem-pio, la costruzione del nuovo organo).3 Musicista autodidatta, fu organista parrocchiale e compose alcuni canti sacri.

Nella famiglia Volpi la vita quotidiana era condotta con rigore morale, fede genuina e amore per l’arte. Un “clima”ideale, nel quale vari talenti ebbero modo di sbocciare e cominciare ad esprimersi. La personalità di Esaù e il suo ta-lento vennero trasmessi a figli e nipoti. Oltre alla sua numerosa famiglia, accudì anche quella altrettanto prolifica delfratello Arturo, dopo la prematura scomparsa della cognata.

1 Cfr. MAURO VOLPI, Guido Volpi tenore lirico 1889 - 1944, Cremona, 2005, p. 21.2 Cfr. MATTEO MORANDI, I Volpi in Storie e uomini di Castelverde: il processo evolutivo del paese attraverso le biografie dei suoi personaggi piu illustri,

Cremona, 1996, 128 pp. Altre informazioni su Esaù si possono trovare in Testimonianze su due vite per la musica: Remo Volpi (1903-1979) e AdamoVolpi (1911-1980), Castelnuovo del Zappa, 1981, pp. 16-17.

3 Le poesie sono state raccolte da Gianfranco Taglietti in ESAÙ VOLPI, In puezia a gloria de'l Signuur [In poesia per la gloria del Signore],a cura di Gianfranco Taglietti, Cremona, La vita cattolica, 1983, pp. 36-39.

IX

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• PADRE FERMO (Castelnuovo del Zappa, 1899 – Bergamo, 1985), figlio di Esaù, entrò a soli 13 anni nel Conventodei Cappuccini di Lovere, dove prese il nome di Fermo. Nel 1917 interruppe gli studi, chiamato al fronte nella I GuerraMondiale. Combattè come fante sul monte Grappa e si distinse al punto da venir promosso caporale e sergente e poinominato cavaliere di Vittorio Veneto. Fu ordinato sacerdote nel 1926.

Dopo un breve periodo trascorso a Brescia, chiese ed ottenne di diventare missionario in Eritrea (ove mutò ilnome di religioso in GIUSEPPE). Nel 1929 sbarcò ad Asmara. Le sue abilità musicali gli procurarono subito il posto diorganista in cattedrale, incarico che mantenne per 7 anni. Nel 1937, però, riuscì finalmente a dedicarsi a tempo pienoalla sua missione evangelizzatrice ottenendo di trasferirsi presso la tribù dei Cunama, popolo poverissimo, pacifico,presso il quale erano già presenti i cappuccini. Oltre all’attività pastorale e caritatevole, padre Fermo si dedicò allo stu-dio della lingua locale che lo portò a pubblicare una grammatica già nel 1938. Rientrato in Italia nel 1949, completò ediede alle stampe il vocabolario della lingua cunama (1959), testo unico nel suo genere. Ricoprì importanti incarichi aRoma fino al 1972, quando rientrò a Cremona. Trasferitosi presso il Convento dei Cappuccini a Bergamo nel 1984,morì l’anno seguente. Studioso di lingue islamiche, ricevette la nomina di Cavaliere “Stella d’Italia”, il Solenne Enco-mio dello Stato Maggiore della Marina Militare. Fu stretto amico di Padre Pio.4

• ROSA VOLPI (Castelnuovo del Zappa, 1905 – Crema, 1993), figlia di Esaù: personalità forte e generosa, ne dàun vivido ritratto il cugino Mauro: «È con grande commozione che voglio ricordare questa meravigliosa cugina di miopapà. Le sue virtù, la sua cultura, la sua intelligenza erano almeno pari alla sua modestia; di tutti i suoi fratelli è quellache io ho avuto modo di frequentare maggiormente; fra di noi c’era un grande affetto ed una grandissima affinitàanche se i nostri incontri non potevano essere che saltuari ed incostanti a causa degli impegni di lavoro e di famigliache la vita di ognuno comporta. Mia moglie quando ebbe modo di conoscerla un po’ bene ne rimase colpita, abba-gliata. Giovanissima era insegnante e molte generazioni di suoi allievi poterono godere del suo esempio di vita sobria,onesta, senza esibizioni. Fu poi Direttrice didattica. Sposò Giovanni Bolzoni, un ebanista ottimo artigiano in mobilid’arte, e presero residenza a Crema. Ebbero sei figli. L’esistenza della carissima Rosa fu costellata di eventi doloro-sissimi, ma fu una donna incrollabile; la sua grande fede, la sua religiosità non bigotta ma sostanziale e basata sullaconoscenza la sorressero sempre. Vedendo lei e conoscendola bene quante volte ho pensato allo zio Esaù rammari-candomi solo di non aver potuto godere degli esempi di questo grande uomo oltre il tempo della mia prima giovi-nezza! Rosa aveva sempre una parola buona ed un buon consiglio per tutti. Anche nella sua casa si respirava musica,poesia, arte, gusto per le bellezze della natura».5 Tra i figli di Rosa e Giovanni, il talento artistico della famiglia siespresse in particolare in CHIARA, pittrice di talento, e LUCIA, eccellente pianista.

• ARTURO VOLPI, fratello di Esaù, sposò Cunegonda Mainardi (1859 – 1897), morta a soli 38 anni. Ebbero 6 figli,tra cui il tenore Guido Volpi. La famiglia, privata del sostegno della madre, si appoggiò a quella dello zio Esaù.

• GUIDO VOLPI, tenore lirico (Castelnuovo del Zappa, 1889 – Cremona, 1944), figlio di Arturo. Iniziati gli studimusicali a Cremona con Federico Caudana, si trasferì a La Spezia attorno al 1908-1910 presso lo zio Eliseo, lì residente.Nella città ligure, Guido approfondì gli studi musicali con il maestro Domenico Cortopassi. Tornato a Cremona,studiò con i maestri Arturo Cadore e Ottorino Vertova. Debuttò nel teatro lirico come Rodolfo nella Bohéme diPuccini nel 1914 in un teatro della provincia di Mantova, riscuotendo ottimo successo. Altri importanti ruoli gli la-sciarono presagire una bella carriera, ma l’inizio della I Guerra Mondiale gli bloccò ogni affermazione. Svolse ser-vizio militare e, non essendo al fronte, riuscì a continuare nello studio. Con Cavalleria Rusticana e Tosca date a Cuneonel 1919 riprese quindi la carriera di tenore. Da qui intraprese una brillante carriera nei principali teatri italiani (To-rino, Roma, Alessandria, Bari, Venezia, Genova, Firenze, Napoli, ecc.) e all’estero (Losanna, America Centrale –come secondo del celeberrimo tenore spagnolo Hipolito Lazzaro – Tunisia, Algeria) ricevendo ovunque grandi at-testazioni di merito.

4 Cfr. M. MORANDI, I Volpi cit., pp. 98-1025 Cfr. M. VOLPI, Guido Volpi cit., pp. 23-24.6 A tal punto che attorno al 1920 il tenore Giacomo Volpi si fece mutare il proprio cognome in Lauri Volpi proprio per distinguersi da

altri due tenori in piena attività (tra cui il Nostro) aventi lo stesso cognome e la medesima iniziale del nome.7 Vedi nota 1.

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XI

Nel 1922 si unì in matrimonio con Irma Galli. Tredici anni più tardi, nel pieno della carriera, stanco di un’atti-vità troppo frenetica e lontana dalla famiglia, decise di ritirarsi a vita privata, concedendosi solo per qualche concertobenefico. Morì improvvisamente nel 1944, a soli 54 anni.

Guido Volpi godette di una certa notorietà ai suoi tempi.6 Venne assai lodato dalla critica per la voce armoniosa,vibrante, sicura, la dizione nitidissima, interpretazioni di grande gusto e intelligenza. Un CD che raccoglie sue rare re-gistrazioni è stato recentemente pubblicato dalla Casa Discografica Bongiovanni di Bologna. Il figlio Mauro, per farconoscere la vita e i meriti artistici di questo ottimo artista a torto dimenticato, ha opportunamente raccolto testimo-nianze e ricordi personali in una interessante monografia.7

• MAURO VOLPI, figlio di Guido (Cremona, 18 settembre 1923 – ivi, 16 febbraio 2009), ha coltivato con passionee competenza la memoria del padre e di tutta la famiglia Volpi. Nel 2005 ha pubblicato a Cremona a proprie spese lacitata monografia Guido Volpi, tenore lirico 1889 - 1944, nella quale tratteggia con senso di doveroso e filiale omaggio lavicenda artistica e umana del padre, ricordando tuttavia anche le altre personalità di spicco della talentuosa famiglia.Grazie al suo personale interessamento e incoraggiamento, si deve la pubblicazione di questi volumi.

Albero genealogico della famiglia Volpi

Esaù Volpi –––––––––– Arturo§

Chiara Bertoletti|

________________________________________________________________________________________________| | | | | | | | | | |

Carolina Mario Eva Giuseppina Giuseppe Agnese REMO Rosa Pasquina Noemi ADAMO

(s. Serafina) (p. Fermo) (s. Angelica) (1903-79) (1911-80)§ §

Maria MariaMichelini Antonietta

| RavagliaPaola – Angela – Mario

–––––––––––– Arturo§

Cunegonda Mainardi| |

GUIDO altri 5 fratelli(1889 - 1944)

|Mauro

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XII

Il direttore carismatico: Remo Volpi

Remo Volpi nacque a Castelnuovo del Zappa (comune di Castelverde, prov. di Cremona) il 6 agosto 1903, set-timo di undici fratelli, figlio di Esaù e Chiara Bertoletti.

Le discrete condizioni economiche della famiglia consentirono ai figli di Esaù, nonostante gli inevitabili sacrifici,di intraprendere gli studi. Dopo i primi rudimenti musicali appresi in famiglia, Remo continuò e approfondì la propriaformazione a Cremona con Federico Caudana, organista della cattedrale. Sull’esempio del padre, anche Remo svolseben presto mansioni di organista parrocchiale, in vari paesi del circondario e specialmente a Paderno Ponchielli. Giànel 1925-27 fu nominato organista del duomo di Casalmaggiore, una grossa borgata certamente un po’ distante dalpaese natale, ma vicina a Parma, città nella quale il giovane Remo frequentò il Conservatorio, diplomandosi in Piano-forte nel 1927, avendo come insegnanti Ferrari-Trecate, Ravazzoni e Lorenzoni.

All’età di 24 anni, conclusi gli studi ordinari, a Remo si presentava la difficile decisione di interrompere o prose-guire il cammino formativo, cercare una sistemazione per vivere (a rischio di dover cambiare campo di attività) oppureinvestire nuovamente su se stesso, sperando in più ambiziose occupazioni future. Decise così di recarsi a Roma, perperfezionarsi nello studio del pianoforte. Nella capitale divenne allievo di un insigne pianista e didatta, Pietro Boccaccini(1843-1939), concertista di grande tecnica e sensibilità interpretativa, a sua volta allievo di Stefano Golinelli, FranzLiszt e Beniamino Cesi.2 Alla sua scuola Remo fece grandi progressi, promettendo un sicuro avvenire di concertista.Fu però che, pur continuando lo studio del pianoforte, il giovane Remo si iscrisse al Pontificio Istituto di Musica Sacra,coltivando così anche le passioni per l’organo e la musica sacra che gli erano state trasmesse fin da bambino nella casapaterna. Le sue abilità di organista liturgico gli consentirono di guadagnarsi qualcosa prestando servizio presso variechiese romane; a ciò si aggiungevano lezioni date in istituti religiosi della capitale e, non ultimo, il servizio organisticopresso la Sinagoga degli ebrei oppure momenti intrattenimento musicale presso famiglie facoltose. Fu compagno distudi di Ferruccio Vignanelli e Fernando Germani:3 secondo la testimonianza di Gabrielli, rispetto a quest’ultimo – poidivenuto il maggiore organista italiano – «diversi compagni e anche qualche professore, soprattutto per la tecnica delpedale, preferivano Volpi».4 Fu molto ammirato da Licinio Refice, maestro di Cappella a S. Maria Maggiore, il qualeamava ascoltare Remo al pianoforte, in particolare nella musica di Chopin.

Il pianoforte fu la grande passione di Remo, ma già a Roma, studiando parallelamente la tecnica organistica, siponevano le premesse per una scelta di campo – l’organo o il pianoforte – che sarebbe maturata negli anni successivi.Il figlio Mario racconta in proposito un episodio significativo riferito dallo stesso Remo e risalente proprio ai tempidegli anni romani: il suo maestro di pianoforte, Boccaccini, vedendo le qualità dell’allievo, non approvava che insiemecoltivasse seriamente anche lo studio dell’organo e pertanto un giorno si recò al Pontificio Istituto di Musica Sacra re-

1 Le presenti informazioni biografiche su Remo Volpi sono state ricavate prevalentemente dai testi BERNARDO GABRIELLI, Remo Volpidirettore della Cappella Musicale della S. Casa di Loreto, Loreto, 1981, 68 pp.; MATTEO MORANDI, I Volpi in Storie e uomini di Castelverde: il processo evo-lutivo del paese attraverso le biografie dei suoi personaggi piu illustri, Cremona, 1996, 128 pp.; Testimonianze su due vite per la musica: Remo Volpi (1903-1979)e Adamo Volpi (1911-1980), Castelnuovo del Zappa, 1981, 20 pp.

2 Fu anche compositore di musica sinfonica e pianistica; pubblicò a Roma nel 1913 il metodo didattico L’arte di suonare il pianoforte.3 Ferruccio Vignanelli (1903-1988) seguì un percorso didattico simile a quello di Remo Volpi, prima allievo (tra gli altri) di Boccaccini

e poi diplomato al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, istituto nel quale divenne docente di Organo nel 1933, a soli trent’anni. Giànegli anni ‘20 era affermato organista presso importanti chiese romane (dal 1923 a S. Luigi dei Francesi e dal 1928 a S. Carlo al Corso.

Fernando Germani (1906-1998) fu organista di S. Pietro in Vaticano dal 1948 al 1959 e tra i più affermati organisti internazionali delsuo tempo.

4 Cfr. B. GABRIELLI, Remo Volpi cit., p. 29.

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clamando: «Mi state rovinando il miglior pianista che ha Roma!». Gli studi al “Pontificio” procedevano alacrementefino a giungere ai diplomi in Canto gregoriano (con Onorio Magnoni), Organo (Raffale Manari) e Composizione sacra(Raffaele Casimiri).

Forte di questi importanti titoli, Remo si presentò nel 1930 al concorso per il posto di primo organista del San-tuario di Loreto: vinse l’incarico e rimase a Loreto per tutta la vita. Dunque, fu la musica sacra e non la carriera piani-stica (come forse avrebbe voluto e che senz’altro avrebbe comunque meritato e saputo affrontare) a garantire a Remola stabilità della professione, in una chiesa di grandi tradizioni musicali qual era il Santuario della Santa Casa di Loreto.Il posto era particolarmente prestigioso anche perché il precedente organista era stato nientemeno che Ulisse Matthey,tra i più affermati organisti italiani. Questi, trasferitosi a Torino nel 1923 per insegnare Organo al Liceo Musicale “G.Verdi”, aveva molto ridotto le sue presenze a Loreto. Anche la Cappella Musicale era in declino non avendo un diret-tore stabile. Nel 1930, appunto, si decise di riprendere regolarmente la tradizione musicale nominando un direttore dellaCappella e un organista: il primo fu scelto nel maestro Turibio Baruzzi di Bologna, mentre il secondo fu Remo Volpi.Il coro, formato da una quarantina di elementi (nel consueto organico dell’epoca a sole voci maschili, ossia ragazzi, te-nori I, tenori II e bassi), potè finalmente svolgere un servizio adeguato secondo tradizione, con un ampio repertorioda Palestrina a Perosi, Refice e lo stesso Baruzzi.

Il servizio musicale presso la Santa Casa era impegnativo: due messe cantate ogni giorno di cui, quella serale, pre-ceduta dal canto delle Litanie; nelle festività, invece, la messa solenne e i vespri, sempre con la presenza della Cappellapolifonica. Oltre all’accompagnamento, l’organista doveva solitamente improvvisare per riempire i vari momenti rituali,ma aveva anche la possibilità di eseguire pezzi della letteratura. Remo aveva un ottimo repertorio, grazie agli studi ro-mani: i grandi preludi e fughe di Bach, ma anche Bossi, Franck e Vierne. Un repertorio che gli consentì di svolgereper qualche anno una apprezzata carriera di concertista: a Roma (per l’inaugurazione della Radio Vaticana) e in varieparti d’Italia oltre che in alcune località delle Marche; ma gli impegni lauretani erano troppo pressanti, anche in con-siderazione di un mutamento professionale avvenuto nel 1936.

Resosi vacante il posto di direttore della Cappella, occupato da Turibio Baruzzi, l’incarico venne affidato pro-prio all’organista titolare Volpi. La nomina, forse per noi sorprendente, fu invece del tutto naturale, dal momentoche il giovane organista era fortemente appassionato al canto corale e alla direzione. Non solo a Roma, durante glistudi al Pontificio Istituto, ma anche a Loreto negli anni in cui fu organista, Remo ebbe modo di dedicarsi alla di-rezione di coro dimostrando competenza e affidabilità. La grande meticolosità nelle prove, la predilezione per la for-mazione musicale e vocale dei bambini, la conoscenza del repertorio e la capacità di scelta dei brani furono tuttielementi che contribuirono alla decisione di affidargli l’impegnativo incarico della direzione della Cappella. Avevapoi quella dote fondamentale del direttore, il carisma del leader, che è necessaria per garantire coesione al gruppo,concentrazione, energia e dedizione nel lavoro: «non suscitava particolare impressione: visto di spalle o anche di lato,diceva poco; visto di fronte, incontrando il suo sguardo si capiva perché l’esecuzione riusciva bene. Aveva due occhiespressivi che soggiogavano tutti, specie i ragazzi, e il coro cantava con sicurezza».5 L’attività della Cappella, oltreal servizio lauretano, era rivolta anche verso località vicine, sia in particolari celebrazioni liturgiche sia in occasioniconcertistiche.

Nella direzione della Cappella Musicale, Remo Volpi si inserì in una prestigiosa tradizione di maestri direttori cheavevano retto la compagine polifonica sin dall’inizio del Cinquecento. Fondata per volere del papa Giulio II nel 1507,la Cappella lauretana è stata diretta nei secoli da musicisti prestigiosi, i cui nomi più noti sono quelli di Costanzo Porta(1574-80, anch’egli cremonese), Annibale Zoilo (1584-92), Antonio Cifra (1609-22 e 1626-29), Andrea Basili (1740-77), Nicolò Zingarelli (1796-1805) fino a Roberto Amadei (1871-1902) e Giovanni Tebaldini (1902-25). In particolare,all’inizio del Novecento, godette di meritata fama il coro delle voci bianche, istruito da un autentico specialista qualera Quirino Lazzarini (1863-1940), già organista nella basilica nel periodo di transizione tra Matthey e Volpi (1924-1930).La tecnica vocale insegnata da Lazzarini consentiva ai ragazzi di raggiungere senza sforzo le note più acute, con le ca-ratteristiche “mezze voci”.6

L’assunzione della direzione da parte di Volpi comportò l’abbandono dell’incarico di organista: ruolo che venneufficialmente ricoperto l’anno successivo dal fratello Adamo.

XIII

5 Cfr. B. GABRIELLI, Remo Volpi cit., p. 426 Lazzarini fu pianista accompagnatore del celebre tenore Alessandro Bonci, maestro nella tecnica della mezza voce («la mezza voce è

seta, il falsetto è carta»); fu primo insegnante di canto di Beniamino Gigli. Cfr. B. GABRIELLI, Remo Volpi cit., p. 39.

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Nel 1936 Remo sposò Maria Michelini, una maestra bolognese che insegnava a Loreto: dal matrimonio nacqueroi tre figli Paola, Angela e Mario. Nonostante gli impegni lavorativi e famigliari, Remo svolse anche altre attività pro-fessionali insegnando alle Scuole Medie e all’Istituto “F. Baracca” di Loreto. Fu anche maestro del gruppo folcloristicolocale, presidente dei «Servi della Santa Casa» (con funzioni di assistenza ai pellegrini, specialmente gli ammalati), pre-sidente diocesano di Azione Cattolica, consigliere comunale nella Democrazia Cristiana. Fu direttore del coro femminiledell’Istituto dell’Aviazione Italiana “F. Baracca”. Nel 1960 fu ideatore e sostenitore attivo della «Rassegna Internazio-nale di Cappelle musicali», importante manifestazione di canto corale che Volpi continuò a seguire in tutte le edizionisuccessive. Oltre a far parte del comitato promotore, a lui veniva affidata la direzione della messa solenne conclusiva;più volte diresse anche i vari cori che si recavano in Vaticano all’udienza generale del papa Paolo VI.

In tutti questi contesti, Remo Volpi ebbe modo di mostrare non solo le sue doti artistiche, ma anche la sua sin-golare personalità, fatta di rigore professionale e grandi qualità umane, senso di servizio e decisione, insomma, unvero leader. Augusto Castellani, suo collega nell’organizzazione della Rassegna corale, lo ricorda come «persona sim-paticissima, dal conversare brillante, dall’umorismo fine, dalle intuizioni argute […], uomo dall’animo genuino, schietto[…] pratico, essenziale, senza fronzoli… dotato di grande magnetismo che riusciva a calamitare a prima vista» e dellarara capacità di «sdrammatizzare i momenti di acuta tensione con una battuta sempre pertinente che, aprendo l’animoal sorriso, riportava gli incontri a termini più reali».7

Padre Bernardo Gabrielli rileva invece che «una delle manifestazioni della sua intelligenza era il dono della pa-rola: non solo facile, ma esplosiva. Sia che raccontasse un episodio o trattasse un argomento artistico o intavolasse unadiscussione un po’ polemica, la sua parola era di una facilità eccezionale». Lui stesso riconosceva le proprie abilità ora-torie, constatando: «Se fossi stato sacerdote, avrei voluto fare il predicatore o il conferenziere: come avrei tenuto in-cantato l’uditorio!» ma, d’altro canto: «La Provvidenza mi ha fatto sposare una donna che non parla mai: se fosse statauna chiacchierona come me, avremmo fatto sempre questione». Le doti carismatiche di intrattenitore si completavanocon sorprendenti capacità di imitatore e con un innato senso comico: i ragazzini lo chiamavano “il mago”.8

Nel corso degli anni si offrirono alcune possibilità di trasferimenti: a Messina, come organista del duomo; a Bo-logna, come insegnante d’organo al Conservatorio (il posto fu vinto dal m.° Ireneo Fuser, perché i titoli vaticani di Volpinon vennero considerati validi per lo Stato italiano: in questo episodio, Fuser si prese una “rivincita” su Volpi che, asua volta, pochi anni prima, aveva superato Fuser nel concorso a Loreto); poi a Padova, Cremona e Caravaggio. Ma,per un motivo o per l’altro, non se ne fece mai nulla e Loreto divenne definitivamente la sua patria d’adozione.

Ritiratosi dalla direzione della Cappella Musicale nel 1972, fu costretto dalla malattia a lasciare una dopo l’altrale varie attività che l’avevano visto protagonista per vari decenni. Morì, «preparatissimo»,9 l’8 agosto 1979. Le esequiefurono celebrate da mons. Loris Capovilla, prelato e delegato pontificio.

Onorificenze ricevute da Remo Volpi

- Cavaliere dell’ordine di S. M. D. Alfonso XII, conferitagli dai Caballeros Hospitalarios de San Juan Bautista(15 febbraio 1928)

- Commendatore dell’Ordine di San Silvestro papa, conferitagli da papa Giovanni XXIII (28 maggio 1963)- Medaglia “Una vita per la musica”, conferitagli dall’Ente Rassegne Musicali (XIII Rassegna, 28 aprile 1973)- Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, conferitagli dal Ministero degli Affari Culturali di Francia (6 luglio 1974)- Medaglia d’oro dell’Istituto Baracca, conferitagli dall’Opera Nazionale Figli Aviatori (ONFA) (19 settembre 1976)

XIV

7 Cfr. B. GABRIELLI, Remo Volpi cit., pp. 5-10.8 Cfr. B. GABRIELLI, Remo Volpi cit., pp. 18-22.9 Cfr. B. GABRIELLI, Remo Volpi cit., pp. 15.

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XV

Documenti e testimonianze

1) Poesia di Esaù Volpi (in dialetto cremonese) per invogliare i parrocchiani alla costruzione di un nuovo organo.1

E ‘l òorghen, quàant el fùm?Quando costruiremo l’organo?

Rezidùuri e rezidùur Donne e uominide casìna e de paées, abitanti in cascina e in paeseséensa fàa tàanti stüpùur senza fare tanti proclamide paròola sìium intées eravamo intesi di parolache, pagàat a nèt la céeza, che, pagato il debito della chiesa,s’indusàavum n’àaltra spéeza. ci saremmo addossati un’altra spesa.

E ciuè: la canturìa, E cioè: la cantoria,tùr, campàani e ‘l òorghen rùt la torre, le campane e l’organo rottoj è stàt mìs in puezìa sono stati messi in poesiae gh’ùm fàt amò nigùt; e non è ancora stato fatto nulla;ma adès, i me càar gèent, ma adesso, miei cari concittadini,sarùm j ùc e saltùm dèent! chiudiamo gli occhi e incominciamo.

Prìma ‘l òorghen, puarìin, Prima l’organo, poveretto,che ‘l fa fìna cumpasiòon: che fa persino compassione:a i cèent àn ‘l è bèle in fìin, ha quasi cent’anni,vòi che ‘l métum in pensiòon dobbiamo metterlo in pensionee, se ‘l è àan necesàari, e, se è necessario,ghe farùm en centenàari. gli faremo il centenario.

Chè ‘l n’à fàt àan tròp servìsi Ci ha fatto fin troppo servizioin cèent àn che ‘l è al mùunt; in cent’anni che funziona;se adès al fa i caprìsi se adesso fa i capricci‘l è perché ‘l è bèle in fùunt; è perchè ha dato troppo;per guarìil valaràaf ‘n àca per guarirlo non vale nientegnàan la sièensa de Büzàca. tutta la scienza di un medico.

El s’intèent che ‘l gh’à dirìt Anch’esso ha dirittoàanca lüü de ‘ndàa in ripòos: di mettersi a riposo:j è cèent àn che ‘l fa ‘l rumìt è un secolo che fa l’eremitae adès el ghe n’àa ‘n gòos; e adesso è troppo stanco;el pòol pö stàa in de la pél, non sta più nella pelle,nu’l fa àalter che burdél. non fa altro che baccano.

Quàan cumìincia ‘l urghenìista, Quando l’organista inizia a suonarea ghe pàar, per la Martìna, sembra proprio, perbacco,pròpria dèent en machinìista che ci sia dentro un macchinistache fa fò la sumensìna; che fa bruciare il carburante;a scultàal de stàa de fòora ascoltandolo da giùpàar che i gràti in se na stòora. sembra grattare su una stuoia.

Se sèent pö nè cuntrabàs, Non si sentono più i contrabassi,nè ripièen, nè principàai: nè il ripieno e il principale:se sèent nùma en gràan fracàs si sente solo un gran fracassoche fa i màantes a tiràai prodotto dai mantici in funzionee de töti i so bagài e da tutti i meccanismighe vèen fìna i pentegài. che fan venire persino i brividi.

I regìister de cuncèert I registri da concerto(chi puchìin che gh’è amò) (quei pochi che ci sono ancora)a tiràai, i stàa sèen vèert: inserendoli, non escon più:figürèeve che fricò! figuratevi che caos!Ghe pàar dèent i marturéi, Sembra che ci sian dentro faine,sùrech, gàt e càan nuvéi. topi, gatti e cagnolini agitati.

E la povera tastéera E la povera tastierache àan lée l’è in fìin de vita? che anch’essa è in fin di vita?La sumìilia a la dentéera Assomiglia alla dentierade la vécia Margarìita: della vecchia Margherita:la gh’à là sti pòochi tàst possiede solo pochi tasti,sgnaulèent e töti guàst. storti e tutti guasti.

Gh’è li trùumbi segaìidi, Ci sono le trombe rauche,i fagòt i gh’à ‘l catàr, i fagotti hanno il catarro,i clarìin cun li püìidi i clarini con le ance difettatee pò ‘n làsi indrée amò ‘n càr e poi tralascio molti altrid’i difét e d’i malàn, difetti e malanni,südenò ghe n’è per ‘n àn. altrimenti ne ho per un anno.

Sé, ‘l ùm sèemper supurtàat Sì, l’abbiamo sempre sopportatoperchè gh’ìivum amò ‘l gàl; perchè avevamo ancora il debito;ma adès che ‘l ùm pagàat ma adesso che l’abbiamo estintoen fùm ‘n àalter sèensa fàl ne apriamo un altro senza indugiopüsèe dùuls e delicàat più dolce e delicatode chél lé töt malciapàat. di quell’altro così oneroso.

E chél lé, se ‘l gh’à di càter, E l’organo vecchio se ha delle storieel metùm in de na càsa lo mettiamo in una cassain sufìta, insèma a i tàter in soffitta, insieme al ciarpamee cuzé ‘l me rùump pö l’asa e così non ci crea più problemi,e ghe fùm el pasapòort gli facciamo il passaportode stàa lé fin che ‘l è mòort. di star lì fin che è morto.

Se sìi töti de ‘l paréer, Se siete tutti del parere,mé, dirès de cuminciàa io direi di cominciarea impastàase cu‘l penséer a impastarci col pensierosùura a quél che gh’è de fàa; di ciò che dobbiam fare;vardùm mìia nè la guèra, lasciam stare le difficoltà della guerranè i pastìs che gh’è ché in téra. nè i problemi che abbiam davanti.

Se sti spéezi li vòòol fàti, Se queste spese vanno fatte,l’è pasìa ‘ndàa adrée, è pazzia non farle,o co’ i sòolt o con d’i pàti o con i soldi o con le tratte,ma bizögna cunsàa ‘l pée; ma bisogna prepararsi.töti i vèt e töti i sèent tutti vedono e sentonoel bizögn che gh’è prezèent. le necessità presenti.

1 Cfr. ESAÙ VOLPI, In puezia a gloria de'l Signuur [In poesia per la gloria del Signore], a cura di Gianfranco Taglietti, Cremona, La vita cat-tolica, 1983, 150 pp.

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2) Lettera di Remo Volpi al maestro Giovanni Tebaldini, 10 agosto 1951.2

Loreto 10 agosto 1951

Illustrissimo Maestro, graditissimi mi sono giunti i suoi due articoli estratti dalla rivista «La Scala» su la vita e le opere del beatoPio X ch’Ella illustre maestro ha avuto la fortuna ed il privilegio di avvicinare con tanta familiarità. Due articoli pieni di episodicosì graziosi e scritti da Lei con tanta freschezza, da far desiderare si potessero prolungare in lunghi volumi invece che con tantabrevità. Mi congratulo vivamente con Lei, maestro, anche se con la mia povera voce. Mi congratulo per la sua attività sempre te-nace e giovanile e per la sua memoria veramente invidiabile.

Da questa sua attività mi viene da sperare che Ella stia passando un periodo di benessere e di serenità dopo tanti malanni e di-strubi di ogni genere. È vero? Allora potrebbe esserci ancora la speranza di rivederla fra le vie di Loreto per qualche giorno, no?Ho veduto alcuni giorni fa quella donna amica di sua figlia la Tostina la quale mi disse di aver lasciato Lei in ottime condizioninonostante gli anni. Il mio augurio è sempre fervido ed affettuoso perché Ella possa continuare ancora per molti anni a darci mu-sica e notizie musicali tanto preziose e storiche.

La sua vita a S. Benedetto come si svolge? È riuscito a formarsi un buon ambiente musicale per conversazioni e audizioni op-pure è rimasto arido come anni addietro?

A Loreto sempre peggio. Pellegrini tanti, ma musica poca. La questione degli aumenti ai cantori della Cappella è sempre in-soluta, ed allora lamentele da parte di tutti e tribolazione da parte mia a tenere in piedi un’istituzione tanto bella e che ha avutonel passato così gloriosa tradizione. Tiro con i denti e sgobbo in modo penoso per salvare il salvabile, ma temo tanto per l’avve-nire. Ho come superiore un uomo che di musica non ne vuol sentire, che per lui ciò che è speso per la musica è tutto scipio equindi nulla vale. Sarà più fortunato il mio successore il quale potrà facilmente capitare con qualcosa di meglio. Le ripetò peròche mi faccio coraggio e così pure mio fratello il quale nonostante ottime offerte continua a stare qui per deliziare con la sua bra-vura e per continuare degnamente la sua opera per la Cappella Lauretana.

Sa che ho salvato appena in tempo tutta la musica e scritti della famiglia Amadei? Volevano venderla alla S. Vicenzo per cartastraccia. L’ho ammucchiata alla rinfusa qui all’Archivio e piano piano la sistemerò. Non ne credevo tanta. Ottimi spartiti (circauna trentina) alcuni dei quali di valore, musica per piano, manoscritti del M.° Lazzarini ed Amadei. Scritti di famiglia di diecined’anni fa, ricordi e lettere intime di famiglia lasciate in balia di tutti. Fortuna che molto ho potuto salvare. Povera Sig. Cecilia, laquale conservava anche la lista della spesa, se tornasse a vedere. Così è il mondo caro maestro!!!

I miei bambini stanno tutti bene. Spesse volte parlando di lei si ricordano ancora e domandano. Paola si fa onore all’ultimoanno di ginnasio a Recanati e presto al Liceo. Come passano gli anni vero Maestro? Anche la sua famiglia tutti bene? Lo augurodi cuore. Mi scriva quando appena può maestro e le sarò riconoscente.

Tanti ossequiR. Volpi

XVI

El fùm mìia per caprìsi, Non lo facciamo per capriccio,ma per dàaghe al Signùur ma per dare al Signorein de töti i so ufìsi in tutti i momenti liturgicipusèe glòoria e unùur, più gloria e onore,e quèl lé ‘l è pròpria quel e l’organo è proprio lo strumentoche la fà deventàa bèl. che abbellisce la liturgia.

Cu na céeza cuzé vàasta Con una chiesa così vastala sarèbe na pasìa sarebbe una folliavìighe ‘n òorghen che la guàasta avere un organo che la guastae ghe tòos la puezìa: e toglie tutta l’atmosfera:mé, me pàar che adiritüüra a me sembra, addirittura,se ghe fàga na figüüra. che facciamo un torto al Signore.

Om e dùni, càp de càaza, Uomini e donne, capifamiglia,gh’ìi capìit cùza m’intèendi? avete capito cosa intendo?Se la mèent l’ìi persüàaza Se la vostra mente è persuasase cuméeda li facèendi si sistema la faccendae in sèt, vòt mées al pö, e in sette, otto mesi al più‘l òorghe nòof ‘l è bèle sö. l’organo nuovo è già montato.

Ma ‘l sìi mìia che belèsa Ma non sapete che bellezzaquàan gh’è ‘n òorghen che và bèen? quando c’è un organo che va bene?El ve mèena n’alegrèsa Vi trasmette un’allegriache se pàar a Dio in sèen; che vi par d’essere nel grembo di Dio;scàpa jà töti i dulùur fuggon via tutti i dolorie disgöst che se gh’à in cùur. e le angustie che si anno in cuore.

Tirùm fòora sti trìi ghèi Tiriam fuori questi tre soldiche ne tùca ‘n pòo per öön che ci tocca versare un po’ ciascunoe fùm ‘n òorghen püsèe mèi, e costruiamo un organo più bello,che quèl lé la vòol nisöön: quello vecchio nessuno lo vuole:de fàal gròs o de fàal pìcul farlo grosso o farlo piccolofàa nièent, ma màai redìcul… non fa nulla, purchè non sia ridicolo...

E, a òpera finìida, E, ad opera finita,ve ringràsi töti quàanti: vi ringrazio tutti quanti:se la rìma l’ìi capìida se avete capito la rimafòora sòolt e ‘ndùm avàanti, fuori i soldi e andiamo avanti,che con töta la speràansa che con tutta la speranzasàari sö la me istàans. chiudo la mia supplica.

2 Lettera in possesso della figlia Angela Volpi. Si ringrazia per la gentile concessione.

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3) Testimonianza della figlia Angela sulle vacanze cremonesi di Remo e della sua famiglia presso la casa paterna a Ca-stelnuovo del Zappa, che avvenivano tutti gli anni tra agosto e settembre.3

I giorni di Castelnuovo, caldi e lucenti, compresi sempre fra la seconda metà d’agosto e i primi di settembre, passavano in unlampo. Appena arrivati, salutavamo la nonna e la zia Carolina, poi guidati dal fiuto sicuro di papà, cercavamo biciclette pressoamici e parenti.

– Il Remo! Ma varda il Remo con li so puteli! [Remo! guarda Remo con le sue bambine!, ndc]E via per stradette ed argini in breve teoria: davanti papà, poi Paola, io, e ultimo Mario ancora piccolo, ma bravo ciclista.Andavamo a Castagnino (ora Castelverde) a mangiare le schiume, ad Ossolaro a trovare il violinista che da giovane aveva suo-

nato nelle feste e che avrebbe potuto far carriera e aveva un figlio timido pianista. Ci fermavamo alle chiuse dei canali a guardarele libellule che sfioravano l’acqua con le ali azzurre e a raccogliere strani fiori rossi a campanella. Altre volte ci spingevamo finoa Casalbuttano a comprare il “salam del Sissa” e a trovare certi nostri cugini: una numerosa famiglia, capeggiata dalla zia Irene,che era sempre ricordata durante i racconti d’inverno mentre pronunciava la fatidica frase: «Remo, se rimani a pranzo, te massiel nadrot!» [ti preparo l’anatra, ndc]

Papà era felice quando ci vedeva ammirare le galline con soffici ghette di piccole piume bianche, le oche grasse e maestose chesfilavano nei canali: era la sua Lombardia. La Lombardia delle tante burle con gli amici, della madre amatissima, delle ore ed oredi studio al pianoforte, delle corse in bicicletta fino a Cremona, della nebbia, delle aie piene di melegott [granoturco, ndc] dorato,delle serate passate nelle stalle ad ascoltare le storie dei “Reali di Francia” e di “Ginevra”.

La Lombardia dal dialetto ermetico che, talvolta, in occasione dell’arrivo dei treni degli ammalati di Milano e Piacenza, risuo-nava a brevi, morbide frasi nella piazza della Madonna a Loreto. Mio padre allora si dava un gran da fare a rispondere sullo stessotono: «Te set de Cremuna? [Sei di Cremona?, ndc] Venga, venga che le illustro la storia della basilica». E raccontava… Era un’an-tologia di ricordi. Sapeva di tutto. Degli spostamenti subiti dalle opere d’arte, dei vari restauri operati negli anni; parlava della co-struzione e messa in opera dei due organi maggiori della basilica. Raccontava aneddoti, scenette e la gente, dapprima perplessa,lo seguiva poi con entusiasmo e, ad un successivo ritorno, lo cercava: «Dov’è il maestro Volpi? Scusi, dove potrei trovare il mae-stro della Cappella? Maestro, come sta?»

Non cercava amici, ma ne aveva tanti di tutti i tipi e di tutte le età. Non era raro scorgere una breve fila di ragazze già piuttostograndi, raccogliersi intorno a mio padre: le convittrici dell’Istituto della Divina Provvidenza. I semplici dagli occhi attoniti e le boc-che ridenti, si voltavano verso il bar più vicino al cenno imperioso della grande mano: avanti giovanotto, tutte a prendere il gelato!

Le grandi, agili mani che scorrendo sulla tastiera, durante i brevi ritorni alla casa paterna negli anni della gioventù, facevanoaccorrere le ragazze del paese per ascoltare “il Remo” che suonava…

4) Testimonianza della figlia Paola.4

Papà nascondeva, sotto l’apparenza burbera, un animo molto tenero verso i poco fortunati, i più poveri, o quelli che consi-derava meno felici di lui. Aveva tuttavia anche molta paura di dimostrarla questa sua chiamiamola sensibilità, tenerezza, com-passione, non perchè se ne vergognasse con se stesso, perchè anzi cercò sempre di inculcarla anche in noi figli, ma percè credola ritenesse imbarazzante per coloro che la ricevevano. La mascherava così, servendosi di un altro aspetto del suo carattere:l’amore per lo scherzo. Papà aveva il dono dello spirito ed anche, proprio, il gusto di essere originale. L’unione di questi “ingre-dienti” del suo comportamento ha dato origine, oltre ad infiniti altri, anche all’episodio dell’agnello.

Un giorno mi chiamò e mi disse di accompagnarlo a fare gli auguri a certe monache di clausura. Aveva con sè un grosso in-volto. Quando entrammo in portineria, suonammo e sentimmo la vocina filante della monaca portinaia:

– Sia lodato Gesù Cristo.– Sempre sia lodato. Sono il M.° Volpi e sono venuto per augurarvi la Buona Pasqua!– Oh, il maestro Volpi: grazie, grazie!– Però dovreste girare la ruota, perchè vi ho portato... un bambino.– Oh, maestro; un bambino?E sia la qualità che l’intonazione della voce denotavano incertezza, imbarazzo, incredulità, sospetto. Era una cosa seria? Po-

teva essere una cosa seria? Ad ogni modo, siccome al maestro non si poteva negare niente, la ruota venne girata. Intanto si videche dietro la grata chiusa, si erano radunate altre monachine; papà mise il grosso pacco nella ruota che tornò, pian piano, a vol-tarsi verso l’interno. Un attimo di silenzio, il rumore della carta svolta e poi le voci liete e, soprattutto, piene di sollievo della co-munità che ringraziava per il “trovatello”. Si trattava infatti di un agnello già tagliato e pulito, che sarebbe servito a rallegrare lamensa pasquale di quelle creature che, certamente, non nuotavano nell’oro. E papà lo sapeva.

XVII

3 Cfr. B. GABRIELLI, R. Volpi cit., pp. 23-24.4 Cfr. B. GABRIELLI, R. Volpi cit., p. 18.

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5) Testimonianza del figlio Mario Volpi (Bologna, 4 febbraio 2010)

Non è possibile parlare di mio padre musicista senza parlare anche dell’uomo, di solito è un aspetto comune a tutti gli artisti,ma senza dubbio a mio padre questo parallelismo calza più che ad altri.

Quando lo sentivo suonare constatavo sempre quanto la sua morbidezza interna si trasferisse in suono.Il suo pianismo era un continuo riferimento ad un atteggiamento musicale ormai raro a sentirsi; anche se la sua carriera non

era stata quella del pianista, senz’altro era rimasto in lui l’entusiasmo giovanile di toccare il pianoforte e di piegarlo a tutte le sfu-mature che le varie partiture gli trasmettevano.

Quando suonava ritrovavo il sapore delle lezioni avute dal grande didatta Pietro Boccaccini, maestro di pianoforte molto notoa Roma negli anni venti, allievo della grande scuola napoletana di Beniamino Cesi e di Franz Liszt. Ritrovavo tutta una scuolapianistica che si era definitivamente persa e di cui mio padre avrebbe potuto essere uno degli interpreti più rappresentativi. A volteripensavo ai suoi racconti, quando l’anziano Maestro Boccaccini, sdegnato, entrò all’Istituto Pontificio di Musica Sacra dove miopadre studiava organo e alzando il bastone disse: «Mi state rovinando il migliore pianista che ha Roma», a causa della totale di-versità di impostazione tecnica che lo studio dell’organo impone. Ma mio padre non ha mai dimenticato il pianoforte, perché lasua musicalità era “chiara” e per sua natura era una uomo che, anche nella vita, amava scindere più che mischiare.

La sua onestà e la sua “nettezza” rappresentavano anche gli elementi che emergevano dalle sue esecuzioni e dalle sue com-posizioni. Poi le mani, qui parlo più che mai da figlio con tenerissimi ricordi, non certo da critico, dal momento che in genere èsuperfluo parlare delle mani di un musicista tanto queste rappresentano solo un mezzo. Le mani di un pianista sono per neces-sità forti e forti le aveva mio padre ma anche morbidissime e la loro forma era mutevole a seconda delle necessità interpretative.Mani particolari quindi a cui sono legato da un ricordo incancellabile, tanto più belle perché non belle come immagine scontatama perché costituivano un’immagine unica e legata a una funzione precisa.

Come stile pianistico mio padre ricordava non tanto Carlo Zecchi, famoso allievo di Boccaccini, quanto Artur Schnabel, ilgrande pianista austriaco morto nel 1951. Le affinità erano tante, la morbidezza del suono, la trasparente umanità, la comunica-tiva semplice e schietta.

Come musicista, la sua particolare caratteristica era l’appartenenza ad una scuola pianistica che aveva ancora capacità di co-municare una pace interiore e come tutti i musicisti che hanno compreso quanto la musica abbia il potere di scrutare i profondisignificati dell’animo umano, non si soffermava sul fatto meccanico, ma sia che suonasse il pianoforte o l’organo, sia che dirigessela Cappella Musicale Lauretana non era mai una fredda e schematica successione di note ma era subito musica.

6) Testimonianza delle figlie Angela e Paola relativa alla notte del bombardamento di Loreto.5

Mi ritrovo adesso in un sottoscala stretto e pieno di ragnatele con la mia famiglia. Sto fissando il cielo notturno da una fine-stra posta in alto, protetta da una grata. Il silenzio è assoluto perchè siamo impegnati nell’ascolto spasmodico del ronzio gene-rato dallo stormo aereo che sta volteggiando intorno alla cupola. Un certo Gino, amico di mio padre, sta dicendo «sono inglesi»e poi accade il finimondo. È come una sera di festa, una sagra di paese con scoppi di petardi, odore di polvere e fumo: la cupolaè in fiamme e il chiarore dell’incendio tinge di rosa tutta la piazza. Sto correndo nella notte, lungo la pescheria, trascinata in unimpetuoso vola-vola dalle mani dei genitori. Mia sorella in braccio a mio padre sta piangendo forte. Corriamo come quattroprede in cerca della tana, incappate in una gimcana fantastica. Il tratteggiare luminoso della contraerea ci attraversa gli occhi: spa-rano laggiù in basso, sulla destra, dal mare. La mitraglia sembra non trovare la forza di salire in cielo e si infrange sui bastioni.(Angela Volpi)

La cupola ardeva come un grande pagliaio e la piazza aveva il pavimento rosso, viola, giallo, arancione per i riflessi che quel-l’enorme, impressionante falò provocava per un grande spazio all’intorno. Uscimmo tutti dalle grotte, persi, confusi, in quelloscatenarsi di tanta furia e violenza. «Vogliono un’altra Montecassino!»

Le grida, le voci alterate e innaturali ci rendevano estranei gli uni agli altri, non riconoscevamo più gli amici con cui avevamosempre ragionato per prendere insieme le decisioni migliori. Gino, mentre correva sulle sue lunghe gambe, urlò: «Andatevene,maestro, scappate, portate via le bambine! Questo non è il luogo più sicuro, ma il più pericoloso!»

Per la prima volta percepii paura e insicurezza in quel mio papà dalle mani sempre calde, e sempre così pronto a mettere infuga ogni mio timore con una frase buffa, aspra, a volte perfino dissacratoria. (Paola Volpi)

XVIII

5 Cfr. ANGELA e PAOLA VOLPI, La cupola è in fiamme 1939-1945: racconti di due bambine di guerra, Ed. Oppure, Roma, 2001, pp. 51-52.

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XIX

7) Corrispondenza di Mauro Volpi relativa all’avvio delle ricerche sulle musiche dei fratelli Volpi, 2006-07.6

Cremona, 19 dicembre 2006Gent.ma dott.ssa Katy Sordi,7

è con un po’ di ritardo che la ringrazio per la cortesia con la quale ha risposto alle mie richieste di notizie e di pezzi mu-sicali composti dai miei cugini organisti Remo ed Adamo Volpi. Come le dissi telefonicamente, io già alcuni mesi fa scrissialla S. Casa di Loreto una lettera con le stesse richieste, rivolgendomi anche ad un padre, del quale al momento non ricordoil nome [...].

Ho a disposizione, per ora perchè mi sono stati prestati, i due volumi Guida agli Archivi Lauretani ma trovo una certa miadifficoltà di ricerca soprattutto dovuta ad una certa mia reale carenza di competenza intrinseca e, non ultimo, al fatto che mici dovrei dedicare con più costanza e senza interrompermi, quindi mi riprometto di dar corso ad una mia richiesta abbastanzaapprossimata dopo queste festività natalizie, giusto secondo i suggerimenti da lei gentilmente dati.

Con questa lettera personale perciò voglio soltanto ricordarle che... sono ancora vivo e che le esprimo la mia gratitudineper quanto ha fatto e quanto farà per accontentarmi nella mia ricerca di ricordi musicali della mia famiglia.

Nel frattempo, come promesso, le invioil libretto da me scritto e pubblicato su mio papà al quale ho voluto bene e che, anchequasi 63 anni dopo la sua morte improvvisa, è sempre presente nei miei pensieri (e nelle preghiere). Mi hanno detto che è unalettura abbastanza scorrevole; spero lo legga anche lei e, se vorrà, me ne dirà le sue impressioni.

Le invio i miei migliori auguri di ogni bene per il S. Natale e per il futuro.Suo dev.

Mauro Volpi

PS: Chiedo scusa per la calligrafia: un tempo era più ordinata e leggibile e poi... io odio le macchine da scrivere!

* * * * *

Cremona, 11 aprile 2007Gent.ma dott.ssa Katy Sordi,mi scuso se per molti mesi non mi sono più fatto sentire da lei, ma ne sono stato impedito da alcuni guai di salute che mi hanno

imposto un forzato riposo e quindi... il tempo è passato velocemente senza che io abbia dato seguito a quanto avrei voluto, sem-pre onde ricordare i miei cugini Remo ed Adamo Volpi almeno nella loro terra d’origine.

Nelle nostre ultime conversazioni telefoniche lei gentilmente mi aveva dato la sua disponibilità a ricevere, dopo giusto preav-viso, la visita di un ottimo giovane organista (Marco Ruggeri) per consultare l’Archivio della S. Casa di Loreto ove sono custo-diti e conservati spartiti composti dai suddetti organisti che a Loreto hanno prestato per tanti anni la loro operosa attività. Talevisita avverrà senz’altro fra un po’ di tempo, penso verso l’estate, in quanto il maestro Ruggeri ha un periodo molto impegnatosia per l’insegnamento a Novara sia per alcuni concerti; ad ogni buon conto spero di poter essere io stesso a tenere questo rap-porto e fare da tramite, visto che per me è impossibile venire a Loreto. Ad ogni modo la ringrazio anticipatamente di tutto e, seha letto il libretto che le ho inviato, mi dica le sue impressioni, apertamente, anche criticando.

Colgo l’occasione per inviarle un cordiale salutodev. Mauro Volpi

* * * * *

Cremona, 3 agosto 2007Gent.ma Dott.ssa Katy Sordi,le voglio esprimere il mio ringraziamento per la sua disponibilità in occasione della visita fatta a Loreto su mio incarico dal mae-

stro Marco Ruggeri: m’ha assicurato di essersi trovato benissimo e di questo è giusto che io le sia grato anche per lettera, vistoche le mie precarie condizioni di salute (o soprattutto di età) mi hanno impedito di venire io stesso per prendere visione del pa-trimonio musicale composto dai miei cugini Remo ed Adamo e di proprietà e pertinenza dell’Archivio da lei diretto.

Stia certa che di tali musiche ne verrà fatto l’uso più serio e discreto atto solo a ricordare questi validissimi organisti nella loroterra d’origine [...].

6 Per gentile concessione della famiglia di Mauro Volpi.7 Responsabile dell’Archivio della Santa Casa di Loreto.

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Questo volevo dirle augurandomi che per qualche evenienza, oggi credo poco ipotizzabile, mi sia possibile conoscerla diret-tamente. Nel frattempo le assicuro che metterò al corrente di tutto l’arch. Mario Volpi, residente a Bologna, che a sua volta nerenderà partecipi la sua mamma e le sue due sorelle Angela e Paola.

Di nuovo le sono assai grato e spero gradisca l’espressione della mia cordialità.

Mauro Volpi

* * * * *

Cremona, 13 novembre 2007Caro Mario [Volpi],è tanto tempo che non ci sentiamo o scriviamo ma io da qualche mese volevo metterti al corrente delle tante cose che ho fatto

in questi ultimi due anni per ricordare Remo ed Adamo Volpi. Purtroppo ho avuto alcuni guai di salute, oltre all’ineluttabilità deltempo che passa inesorabilmente, e quindi ho ritardato rispetto alle previsioni. La mia testarda caparbietà alla lunga ha avuto ra-gione! Ho scritto varie volte alla direzione della S. Casa di Loreto e non ho mai avuto risposta. Poi, circa un anno e mezzo fa hosaputo che esiste un archivio importantissimo ed ho pescato il nome della Direttrice dott. Katy Sordi: avendo potuto consultareun librone con tutto il catalogo delle opere, ed avendo notato che nel campo musicale vi era un lungo elenco di composizioniscritte dai due maestri Remo ed Adamo, io non ho più mollato l’osso. Mi sono fatto conoscere meglio sia con lettere che te-lefonicamente, dicendo chiaramente che la mia insistenza non era una curiosità ma una cosa seria ed infine le porte si sonoaperte. Ho quindi combinato un appuntamento con il giovane maestro Marco Ruggeri, ottimo organista, appassionato stu-dioso, insegnante al Conservatorio di Novara, lavoratore instancabile e bravissima persona perchè andasse a Loreto per me,in mia vece: il risultato lo evinci chiaramente dalla lettera che mi sono fatto scrivere appunto dal maestro Ruggeri affinchè tu,e per te la tua mamma e le tue sorelle, foste al corrente che i due maestri verranno ricordati in modo perenne proprio attra-verso le loro musiche.

Io non so se e quando ci sarò ancora, ma questo mi ero ripromesso tanti anni fa e sono lieto di esserci riuscito. La cosa è uf-ficiale ed ormai ben avviata su binari sicuri. Io ho un culto per la nostra famiglia ed i componenti che con tanti sacrifici si sonoimposti in lavori seri, onesti ed appassionati: non devono e non possono essere dimenticati. Il fondamento, la “pietra d’angolo”è stato tuo nonno Esaù, per il quale anche mio padre aveva una venerazione: ma tutta la pianta Volpi ha dato buoni frutti!

Ti saluto caramenteMauro

* * * * *

Bologna, novembre 2007Caro Mauro,sei riuscito a fare una cosa bellissima e molto importante per la NOSTRA famiglia interessando il Maestro Marco Ruggeri, com-

plimenti. L’osso non bisogna mollarlo, come dici tu.Se le composizioni di mio padre e di mio zio verranno pubblicate, il merito sarà senz’altro tuo e del Maestro Ruggeri che rin-

grazio a nome di tutta la mia famiglia. Se il Maestro tornerà a Loreto, potrà telefonare a mia sorella Angela per avere un aiuto.Tutti ti ringraziano, mia madre, Angela, Paola e la moglie di Adamo, Maria Antonietta.Spero vivamente che i tuoi guai di salute si siano definitivamente risolti. [...]Grazie ancora, ti saluto con affetto

Mario Volpi

XX

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Catalogo delle opere

XXI

Le composizioni musicali di Remo Volpi sono prevalentemente conservate in manoscritti custoditi presso l’Ar-chivio Musicale della Santa Casa di Loreto (AMSC) nelle buste n. 161-164. Altri brani sono in possesso del figlio Mariooppure sono stati recuperati da fonti a stampa. Nella Guida degli archivi lauretani a cura di Floriano Grimaldi è presentela descrizione completa del contenuto delle buste dell’Archivio Musicale e dunque ad essa si è fatto riferimento nellapresente edizione indicando di volta in volta, accanto al nome del curatore, il numero di pagina della Guida in cui vienecitato ogni brano in esame.1 In aggiunta alle informazioni già fornite da Grimaldi, si è ritenuto opportuno indicare lapaternità della redazione dei manoscritti: avendo consultato lettere autografe di Remo Volpi (in particolare la lettera aGiovanni Tebaldini, messa a nostra disposizione dalla figlia Angela Volpi, cfr. § Documenti e testimonianze, 2), si èpotuto con certezza identificare la grafia dell’autore in molti manoscritti musicali, indicati quindi come “autografi”. Larestante parte dei testimoni è opera di copisti della basilica, in prevalenza di Giuseppe Stegher, collaboratore precisoe fidato.

La descrizione degli esemplari segue l’impostazione di Grimaldi, ossia specifica innanzitutto la busta di conser-vazione e successivamente le varie possibili forme di presentazione: partitura, riduzione corale, parti vocali, parte del-l’organo, ecc. con l’indicazione della quantità dei testimoni conservati. A queste informazioni si è aggiunto il titolooriginale presente sul manoscritto principale (in genere la partitura completa), dal momento che il titolo poi riportatonella trascrizione in qualche caso se ne discosta, obbedendo a criteri di convenzionalità e sintesi. Concludono la de-scrizione eventuali annotazioni critiche di vario tipo: aspetti inerenti la trascrizione, specificazione di parti non origi-nali, riferimenti storici. Il testo musicale si presenta pressochè corretto, fatta eccezione per qualche rara omissione dicopiatura opportunamente integrata.

L’insieme delle composizioni è stato per praticità suddiviso nelle sottostanti 5 categorie. All’interno di ciascuna,i brani sono stati disposti in ordine alfabetico per titolo; in caso di omonimia, ci si è attenuti all’ordine crescente di to-nalità (da Do maggiore in avanti).

I. Mottetti in latino (39 brani)II. Mottetti in italiano (3 brani)III. Mottetti mariani in latino (7 brani)IV. Mottetti mariani in italiano (8 brani)V. Canti accademici e d’occasione (10 brani)

La maggior parte delle composizioni a 4 voci presenta l’organico integralmente maschile in uso fino ad oltre lametà del Novecento (pueri, tenori I e II, bassi). Si è dunque riportata la versione originale ma, in Appendice, si è rite-nuto opportuno pubblicare anche l’adattamento all’organico a voci miste oggi abituale (SCTB): l’operazione, oltre allatrasformazione della parte di tenore II in contralto, ha spesso comportato l’innalzamento generale di un tono per me-glio adeguare le estensioni alle tessiture del soprano e del contralto.

1 Cfr. Guida degli archivi lauretani, a cura di Floriano Grimaldi, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Roma 1985, pp. 618-624.

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I. Mottetti in latino

I/1. AcclamationesAMSC, b. 163, riduzioni corali n. 2 (autografe), parti vocali n. 41 (Grimaldi 621); titolo originale (sulla riduzione): Acclamationes / R. Volpi.Nella partitura, il nome del pontefice «Pio» (papa dal 1939 al 1958) è stato in seguito corretto in «Paulo», evidentemente per un suc-cessivo utilizzo. Marcello Mimmi (1882-1961) fu cardinale dal 1953 (prima a Napoli poi, dal 1958, nella diocesi di Sabina e Poggio Mir-teto). Si tratta di un brano probabilmente impiegato in una solenne celebrazione degli anni 1953-58. Nelle acclamazioni gregoriane,l’accompagnamento organistico è stato composto ex novo, mentre nella parte polifonica è dato dalla riduzione corale; è stato aggiuntoil ritornello tradizionale «Christus vincit».

I/2. Antico cantico del Natale (Adeste fideles)AMSC, b. 163, parti vocali n. 7 (Grimaldi 622); titolo originale (su ciascuna parte staccata): Antico Cantico del [opp. di] Natale / Riduz. diR. Volpi. Sono conservate solo le parti staccate del T I, T II e B: manca la voce del C che però è stata facilmente ricollocata trattandosidel celebre tema di Adeste fideles. L’accompagnamento organistico, dato dalla semplice riduzione corale, è stato aggiunto in questa edi-zione. Sul retro delle parti si trova il canto Su pastori.

I/3. BenedictusAMSC, b. 162, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 36 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla riduzione corale): BENEDICTUS/ FALSOBORDONE / a 4 v. d. / di / Remo Volpi / sul tono 6°.Nel manoscritto, le antifone e i versetti gregoriani sono scritti un tono sopra. Nel foglio contenente le antifone è scritto, in alto a de-stra, il nome «C. Barbieri»; a sinistra «Coro I». Il Gloria Patri, non presente nei manoscritti, è stato aggiunto in questa edizione.

I/4. Canti per la processione delle palmeAMSC, b. 161, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 42 (Grimaldi 618); titolo originale (sulle parti staccate): Antifona per la Processionedelle Palme; sulla riduzione corale del brano «Ingrediente»: Ingrediente Domino / a 3 voci dispari / per la Domenica / delle Palme / R. Volpi.Nella disposizione attuale si è seguito lo stesso ordine presente nelle parti staccate, corrispondente alla successione liturgica, ossia: l’an-tifona Ante sex dies, l’inno Gloria laus e il responsorio Ingrediente Domino.

I/5. Christus natus estAMSC, b. 161, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 21; titolo originale (sulla riduzione corale): Christus natus est. L’accompagna-mento organistico della parte iniziale solistica non è presente nell’originale ed è stato aggiunto in questa sede.

I/6. Dextera Dominib. 161, riduzioni corali n. 2 (autografe), parti vocali n. 33 (Grimaldi 618); titolo originale (sulla riduzione corale): R. Volpi / Offertorio perla 2ª Messa / Giovedì Santo. La parte dell’organo è data dalla riduzione corale.

I/7. Ecce panis angelorumb. 163, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 37 (Grimaldi 621); titolo originale (sulla riduzione corale): Ecce panis / R. Volpi. Laparte dell’organo è data dalla riduzione corale.

I/8. Elegit te DominusIl brano è stato gentilmente fornito dal dott. Mario Volpi, figlio di Remo; partitura per canto e organo; titolo originale: Elegit te / Do-minus / A P. Domenico da Corinaldo / ed ai suoi compagni / nel giorno della loro Iª Messa / R. Volpi.

I/9. Est secretumb. 161, partitura (copia), parti vocali n. 37, parte dell’organo (autografa; Grimaldi 619); titolo originale (sulla partitura): Est secretum / R. Volpi.

I/10. Hodie Christus natus estb. 161, partiture n. 2 (autografa e copia), parti vocali n. 38 (Grimaldi 618); titolo originale (sulla partitura autografa): Pastorale per Organo/ con accompagnamento di coro a 3 v. d.; al termine, la data: 18-XII-951.

I/11. Improperiumb. 161, riduzioni corali n. 2 (autografa a matita e copia), parti vocali n. 20 (Grimaldi 618); titolo originale (sulla copia della riduzionecorale): R. Volpi / Improperium / Partitura. A bb. 17-18, nella riduzione corale, è aggiunta una voce interna tra parentesi tonde (qui ri-prodotta con note più piccole) che probabilmente sta a significare una versione alternativa, cioè con un’estensione dei tenori meno acuta:in pratica, il tenore secondo diventa tenore primo, mentre viene scritta una nuova parte di tenore secondo (quella aggiunta tra paren-tesi). La soluzione alternativa è stata scritta nei righi del tenore primo e del tenore secondo con caratteri più piccoli. La parte dell’or-gano è data dalla semplice riduzione corale.

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I/12. Lauda, Jerusalemb. 162, riduzioni corali n. 2 (autografe), parti vocali n. 33 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla riduzione corale): Remo Volpi / Lauda Je-rusalem. Le parti vocali del basso riportano due voci, che qui sono state rese con B I e B II. L’accompagnamento del tono salmodiconon è presente nell’originale ma è stato introdotto nella presente edizione.

I/13. Laudate puerib. 133, parte dell’organo (autografa), parti vocali n. 38 (Grimaldi 577); titolo originale (sulla parte dell’organo): Laudate pueri / R. Volpi.

I/14. Litanie del Sacro Cuore (1) in Mib n. 1b. 163, parti dell’organo n. 2 (autografe, una a matita), parti vocali n. 6; titolo originale (sulla parte dell’organo): N. 1 Litanie S. Cuore.Sul retro delle parti vocali le Litanie n. 2 (v. sotto).

I/15. Litanie del Sacro Cuore (2) in Mib n. 2b. 163, parte dell’organo (autografa), parti vocali n. 6; titolo originale (sulla parte dell’organo): Litanie N. 2 / R. Volpi. Sul retro delleparti vocali le Litanie n. 1 (v. sopra).

I/16. Litanie del Sacro Cuore (3) in Fab. 163, partitura corale (autografa), riduzione per organo (autografa), parti vocali n. 19 (Grimaldi 621); titolo originale (sulla partituracorale): Partitura / Litanie S. Cuore a 4 v. d. / Volpi.

I/17. Litanie del Sacro Cuore (4) in Solb. 163, riduzioni corali n. 2 (autografe, una a matita), parti vocali n. 6; titolo originale (sulla riduzione corale): Guida / Litanie del S. Cuore/ R. Volpi. L’accompagnamento organistico non è originale, ma scritto per la presente edizione.

I/18. Miserereb. 162, partitura (copia), riduzione corali n. 2 (autografe), parti vocali n. 39 (Grimaldi 620); titoli originali: R. Volpi / Miserere / Parti-tura / – XXII – II – MCMXXXX – (sulla partitura); Miserere Riduzione a 4 v.d. con. Ten I, Ten 2i Bassi / R. Volpi (sulla riduzione coraleautografa).

I/19. Oremus pro antistiteb. 163, riduzione corale (copia), parti vocali n. 34 (Grimaldi 621); titolo originale (sulla partitura): Oremus / R. Volpi. La parte del-l’organo è data dalla riduzione corale. Gaetano Malchiodi (1878-1965) fu Amministratore Pontificio presso il Santuario di Loretodal 1935 al 1960.

I/20. O Roma nobilisb. 164, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 34; titolo originale (sulla riduzione corale): O Roma nobis / Armonizzazione / di R. Volpi.

I/21. Pange lingua (1)b. 162, partitura (copia), parti vocali n. 43 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla partitura): R. Volpi / Pange lingua / (Dal canto Gregoriano)/ Partitura / XIX – I – MCMXXXXIII. Sulla cartella che contiene le musiche, scritta autografa di Remo Volpi: R. Volpi / Pange lingua/ (da melodia spagnola).

I/22. Pange lingua (2)b. 162, partitura (copia), parti vocali n. 19 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla partitura): R. Volpi / Pange lingua / Loreto 1 – 5 – 1951.

I/23. Pange lingua (3)b. 162, partitura (copia), parte d’organo (autografa), parti vocali n. 25 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla partitura): Partitura / R. Volpi/ Pange lingua / Copiata il 28 – 5 – 1954 / Loreto.

I/24. Pange lingua (4)b. 162, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 12 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla riduzione corale): Pange lingua / … dal cantogregoriano / Armonizzato da R. Volpi. La parte dell’organo è data dalla riduzione corale.

I/25. Pange lingua (5)b. 162, partitura (copia), riduzione corale (autografa), parti vocali n. 31 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla riduzione corale): Pange lin-gua Processionale / R. Volpi.

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I/26. Pange lingua (6)b. 161, partitura (copia), parte d’organo a matita (autografa), parti vocali n. 37 (Grimaldi 619); titolo originale (sulla partitura): Partitura/ R. Volpi / Pange lingua / Loreto 6 – 7 – 1952.

I/27. Pange lingua (7)b. 161, riduzione corale, parti vocali n. 34 (Grimaldi 619); titoli originali: Pange lingua Processionale (sulla riduzione corale); Pange lingua /Volpi (sulle parti vocali). La parte dell’organo è data dalla riduzione corale.

I/28. Pange lingua (8)b. 162, partitura (copia), riduzione corale a matita (autografo?), parti vocali; titolo originale (sulla partitura): Partitura / Pange lingua / Lo-reto 11 Novembre 1950. Questo brano non è citato nel Catalogo Grimaldi, forse perché non ritenuto di Volpi in quanto su tutte le partivocali compare la sigla: N.N. Forse trattasi di una armonizzazione di un tema preesistente.

I/29. Pange lingua (9)b. 161, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 38 (Grimaldi 619); titolo originale (sulla riduzione): Pange lingua = Processionale / R.Volpi. La parte dell’organo è ricavata dalla riduzione corale.

I/30. Pange lingua (10)b. 161, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 40 (Grimaldi 619); titolo originale (sulla riduzione): Pange lingua Processionale / R.Volpi. La parte dell’organo è data dalla riduzione corale.

I/31. Prima parola delle tre ore di agoniab. 163, partiture corali n. 2 (autografa a matita e copia), parti vocali n. 18 (Grimaldi 621); titolo originale (sulla copia della partitura co-rale): Partitura / R. Volpi / 1.ª Parola delle 3 ore di agonia / di / N. S. G. C. / Loreto XXIV – III – MCMXXXXIV.

I/32. Puer natus estb. 161, partiture n. 2 (copie), parti vocali n. 42 (Grimaldi 618); titolo originale (sulla partitura): R. Volpi / Puer Natus est. / Pastorale / A4 Voci / Loreto 14 – Dicembre 1949.

I/33. Resonet in laudibusb. 163, parti d’organo n. 2 (copie), parti vocali n. 33 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla parte d’organo): Riduzione del M. R. Volpi /Resonet in laudibus / Antico cantico pel S. Natale.

I/34. Salve sancte paterb. 161, partitura (copia), riduzioni corali n. 2 (autografe), parti vocali n. 34 (Grimaldi 619); titolo originale (sulla partitura): SalveSante / Partitura.

I/35. Scio Deusb. 161, partitura a matita, parte d’organo, parti vocali n. 5 (tutti autografi; Grimaldi 618); titolo originale (sulla partitura): Offertorio perla festa di S. Serafino / di Montegranaro / R. Volpi. Nella parte del basso corale vi sono 8 battute introduttive probabilmente riferite ad un’al-tra versione del brano, dal momento che non trovano alcuna possibile collocazione all’interno della partitura e della parte d’organo.

I/36. Tantum ergo (1) in Lab. 163, riduzioni corali n. 2 (autografe), parti vocali n. 32 (Grimaldi 621); titolo originale (sulla riduzione): Tantum ergo / (Antico cantico)/ Armoniz.ne di Remo Volpi. L’organico descritto da Grimaldi (CTTB) è in realtà da intendersi come CCTB (o SCTB) poiché sulle partivocali del contralto sono scritte due voci, il cui ambito può identificarsi come soprano-contralto; la parte vocale del tenore è singola(non c’è divisione tra I e II).Nel Catalogo di Grimaldi (p. 621) si fa poi riferimento ad un altro Tantum ergo, in La a 2 v. pari (CB): il manoscritto è nella grafia di RemoVolpi, il quale però indica sul frontespizio il nome di F. Cordella, che pare quindi essere il vero autore del brano e dunque non è statoincluso nella presente edizione.

I/37. Tantum ergo (2) in Sibb. 163, riduzione corale, parti vocali ciclostilate; titolo originale (sulla cartella che raccoglie tutte le carte): Tantum ergo / a 2 voci / te-nori e bassi. Sul Catalogo di Grimaldi questo brano non compare. La riduzione corale presenta la grafia di Remo Volpi, ma non il suonome: dunque l’attribuzione è effettivamente incerta. L’accompagnamento organistico non è originale ma è stato realizzato per la pre-sente edizione.

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I/38. Tu es sacerdosIl brano appartiene al figlio Mario. Partitura; titolo originale: Tu es sacerdos a tre voci pari virili / R. Volpi.

I/39. Veritas meab. 161, partiture n. 4 (autografa in Re, autografa a matita e 2 copie, parti vocali n. 16 (Grimaldi 618); titolo originale (sulla copia dellapartitura): Offertorio = Veritas mea / R. Volpi.

II. Mottetti in italiano

II/1. Inno a S. Ceciliab. 164, ma non è segnalato nel Catalogo Grimaldi. Parte dell’organo (autografa, mancano le batt. 89-96, qui completate), parti vocali;titolo originale (sulla parte dell’organo): Inno a S. Cecilia / O. Ravanello / Armonizzazione di R. Volpi.

II/2. Ninna nannab. 163, partitura (copia), parti d’organo n. 3 (autografe), parti vocali n. 35 (Grimaldi 622); titoli originali: Ninna Nanna / R. Volpi (sulla par-titura); Contralto / Pastorale / R. Volpi (sulla parte vocale del contralto). Il Grimaldi descrive il brano a 4 voci, mentre in realtà le parti vocalisono tre, in quanto la voce del Canto coincide con quella del Contralto; le parti staccate delle voci (CTB) confermano l’organico a tre.

II/3. Su pastorib. 163, partiture n. 2 (autografa e copia), parti vocali n. 9 (Grimaldi 622); titolo originale (sulla copia della partitura): Partitura / M.i Volpie Moioli / Su’ Pastori / per organo / Loreto 20 – 12 – 1948. Sulle parti vocali è scritto il solo nome di Volpi. Sul retro delle parti vocali sitrovano le parti dell’Antico cantico di Natale (Adeste fideles).

III. Mottetti mariani in latino

III/1. Ave Mariab. 161, riduzioni corali n. 2 (autografa e copia), parti vocali n. 10 (Grimaldi 619); titolo originale (sulla copia della riduzione corale): Par-titura / Ave Maria / R. Volpi.

III/2. Ave maris stellab. 162, partiture n. 2 (autografe), parte d’organo (autografa), parti vocali n. 35 (Grimaldi 620); titoli originali: Tenore / Ave maris stella(modus loreti) / R. Volpi (sulle parti vocali); Ave maris stella (modus brevis) / R. Volpi (sulla partitura). Nei manoscritti non compare l’ac-compagnamento organistico nell’intervento del basso solo (strofe pari), che dunque è stato realizzato appositamente per questa edi-zione.

III/3. Felix esb. 161, riduzioni corali n. 2 (autografe), parte d’organo (autografa), parti vocali n. 38 (Grimaldi 618); titolo originale: nessuno.

III/4. Litanie lauretane (1)b. 162, partitura (autografa), parti d’organo n. 2 (autografa e copia in Re), parti vocali n. 42 (Grimaldi 621); titolo originale (sulla par-titura): Litanie Lauretane / R. Volpi.

III/5. Litanie lauretane (2)b. 162, partiture n. 3 (autografa e due copie, di cui una in Sol), parti vocali n. 38 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla partitura auto-grafa): R. Volpi / Litanie a tre voci dispari.

III/6. Magnificatb. 162, partiture n. 2 (autografa e copia), parti vocali n. 40 (Grimaldi 620); titolo originale (sulla partitura autografa): R. Volpi / Magni-ficat / a 4 v. dispari.

III/7. Tota pulchrab. 161, partiture n. 2 (copie), parti vocali n. 44 (Grimaldi 619); titolo originale (sulla partitura): R. Volpi / Tota pulchra / A 4 Voci /Partitura.

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XXVI

IV. Mottetti mariani in italiano

IV/1. Canzoncina alla Madonnab. 163, riduzioni corali n. 2 (autografe), parti vocali n. 81 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla riduzione): Canzoncina alla Madonna/ R. Volpi.

IV/2a. Canzone alla Vergineb. 163, partiture n. 3 (copie), parti vocali n. 37 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla partitura): Partitura / R. Volpi / Canzone alla Vergine/ Loreto 8 – 7 – 1950.

IV/2b. Canzone alla Vergineb. 163, partitura (autografo a matita), parti vocali n. 34 (Grimaldi 622: Preghiera alla Vergine); senza titolo. L’organico vocale originale èscritto per 3 voci maschili (TTB). Qui si è preferito adottare le chiavi di sol (non ottavizzato) per tutte le voci, così da rendere facil-mente leggibile sia una esecuzione a 3 voci maschili, sia femminili.

IV/3. Evviva Mariab. 163, parti d’organo n. 2 (autografe), parti vocali n. 38 (Grimaldi 622); titolo originale (sulla parte dell’organo); organo / Affetti e pen-sieri dell’anima.

IV/4. Il 13 maggioQuesto celebre canto non è conservato in Archivio. La presente versione a 2 voci con accompagnamento d’organo è stata tratta da re-pertori di canto in uso.

IV/5. Laude alla Santa Casab. 163, partitura (copia), parte d’organo (autografa), parti vocali n. 34 (Grimaldi 622); titolo originale (sulla partitura): Partitura / R. Volpi/ Laude alla S. Casa / Loreto 13 – 11 – 1952.

IV/6. Lodate Mariab. 163, parte d’organo (autografa), parti vocali n. 25 (Grimaldi 622); titolo originale (sulle parti vocali): Soprano / Lodate Maria / R.Volpi. Le parti vocali sono in Do.

IV/7. Nostra Signorab. 163, riduzione corale (autografa in Fa, copia in Fa, due autografe in Re), parte dell’organo (autografa in Re, parziale), parti vocali inRe e in Fa n. 27 (Grimaldi 622); titolo originale (sulla copia della riduzione): Partitura / “Nostra Signora” per solo di Baritono e coro / a 4 v.d./ Libera trascrizione e armoniz.ne di Volpi. La versione in Fa è per SCTB, mentre quella in Re per CTTB.

IV/8. O dolce nomeb. 163, parte dell’organo con guida canto (copia), parti n. 29 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla parte dell’organo): R. Volpi / O dolceNome / Partitura per Organo / Loreto 22 – 11 – 1949. Nel manoscritto della parte dell’organo, da batt. 9 sino alla fine, è riportato un altroaccompagnamento successivamente barrato e sostituito con il raddoppio delle parti vocali. Si è ritenuto opportuno trascriverlo ugual-mente, con rigo e note più piccoli.

V. Canti accademici e d’occasione

V/1. Alfabeto rusticanob. 164, parte per pianoforte (autografa), parti vocali n. 38 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla parte per pianoforte): Pianoforte / Cantosillabico / Sillabario Rusticano / R. Volpi; sulle parti vocali è riportato il titolo: Alfabeto Rusticano.

V/2. Barcarola venezianab. 164, riduzione corale (autografa), parti vocali n. 45 (Grimaldi 624); titolo originale (sulla riduzione): Barcarola veneziana / R. Volpi. Iltesto musicale presente sulla riduzione corale è nella tonalità di sol# minore per l’organico di tre voci maschili (TTB); nelle parti vo-cali, invece, la tonalità si trova abbassata a re minore e l’organico ampliato alle quattro voci dispari (CTTB): quest’ultima versione è statariportata in Appendice (V/2a) trasportata un tono sopra perché adattata all’organico vocale consueto a 4 voci (SCTB).

V/3. Brindisib. 164, partitura (autografa), parti vocali n. 39 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla partitura): R. Volpi / Brindisi / coro accademico a 4 v. miste.

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XXVII

V/4. Canzone lombardab. 163, parti vocali n. 40 (Grimaldi 623: indica la busta 164, in realtà attualmente il pezzo si conserva nella busta 163); titolo originale(sulle parti vocali): Canzone lombarda. Non è riportato il nome di Remo Volpi, anche se la sua grafia è riconoscibile in molte parti: si trattadi un’armonizzazione di un canto popolare lombardo.

V/5. Evviva monsignorb. 164, parti d’organo n. 2 (autografe), parti vocali n. 43 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla parte d’organo): R. Volpi / Evviva / Scherzovocale a 4 voci dispari. Il dedicatario è mons. Gaetano Malchiodi (v. I/19).

V/6. Il sole sbadigliab. 164, parte del pianoforte (autografa), partitura a matita (autografa), parti vocali n. 41 (Grimaldi 624); titolo originale (sulla parte delpianoforte): Scherzo Vocale / a 4 V. d. di / Remo Volpi / (Il sole sbadiglia).

V/7. Le campaneb. 164, riduzione corale (autografa), parti n. 49 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla riduzione corale): Le campane.

V/8. Quando l’albab. 164, parti n. 22 (Grimaldi 622-23); titolo originale (sulle parti vocali); Soprano / Quando l’alba / R. Volpi.

V/9. RuscellettoRiduzioni corali n. 2 (autografe, una a matita), parti vocali. Non è segnalato nel Catalogo Grimaldi. Titolo originale (sulla riduzione):Partitura / Schubert / Trascrizione di R. Volpi / Ruscelletto / Scherzo musicale / Loreto 15 – 3 – 1953; sulle parti vocali è riportato questo ti-tolo: Dove? / F. Schubert.

V/10. Serenata alla lunab. 164, partiture n. 2 (copie), parti vocali n. 25 (Grimaldi 623); titolo originale (sulla partitura): R. Volpi / Serenata alla Luna / Partituraper coro e pianoforte / Loreto 24 – 2 – 1951.

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