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Informativa al Pubblico Pillar III Dati riferiti al 31 dicembre 2012 www.bancopopolare.it

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Informativa al Pubblico

Pillar III

Dati riferitial 31 dicembre 2012

www.bancopopolare.it

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Informativa al Pubblico

Pillar III

Dati riferiti al 31 dicembre 2012

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Indice

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Tavola 1 – Requisito Informativo generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

Tavola 2 – Ambito di applicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

Tavola 3 – Composizione del Patrimonio di Vigilanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43

Tavola 4 – Adeguatezza Patrimoniale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52

Tavola 5 – Rischio di Credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche . . . 58

Tavola 6 – Rischio di Credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB . . . . . . . . . . . . . . 67

Tavola 7 – Rischio di Credito: informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71

Tavola 8 – Tecniche di Attenuazione del Rischio . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . 88

Tavola 9 – Rischio di Controparte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91

Tavola 10 – Operazioni di Cartolarizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97

Tavola 11 – Rischi di mercato: informazioni per le banche che utilizzano il metodo dei modelli interni per il rischio di posizione, per il rischio di cambio e per il rischio di posizione in merci (IMA) . . . . . . . 110

Tavola 12 – Rischio Operativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121

Tavola 13 – Esposizioni in Strumenti di Capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122

Tavola 14 – Rischio di tasso d’interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126

Tavola 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione . . . . . . . . . . . . . . . . 129

Glossario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168

Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172

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Introduzione

Note esplicative sull’informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2

La normativa di vigilanza prudenziale (circolare Banca d’Italia n. 263 del 27 dicembre

2006 e successivi aggiornamenti - Titolo IV - Informativa al pubblico) prevede a carico

delle banche specifici obblighi circa la pubblicazione di informazioni riguardanti la

propria adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei

sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione, al controllo e alla gestione di tali

rischi, nonché la fornitura di elementi informativi sulle prassi e politiche di

remunerazione, al fine di rafforzare il ruolo di disciplina assicurato dal mercato.

Il presente documento, denominato Informativa al pubblico, che costituisce

adempimento agli obblighi normativi sopra richiamati, è redatto su base consolidata ed

è oggetto di pubblicazione con la cadenza di seguito riportata:

dati al 31 dicembre (disclosure annuale): aggiornamento di tutte le informazioni di

carattere qualitativo e quantitativo;

dati al 30 giugno (disclosure semestrale): pubblicazione delle informazioni di carattere

quantitativo per le banche autorizzate all’utilizzo dei sistemi interni per il calcolo dei

requisiti patrimoniali sui rischi di credito od operativi;

dati al 31 marzo e al 30 settembre (disclosure trimestrale): pubblicazione delle

informazioni di carattere quantitativo contenute nella tavola 3 (patrimonio di

vigilanza) e nella tavola 4 (adeguatezza patrimoniale).

È prevista inoltre la possibilità di pubblicare l’Informativa al pubblico con maggior

frequenza, in relazione alla rilevanza delle attività svolte dalla banca, alla presenza in

diversi Paesi e settori finanziari, alla partecipazione a mercati finanziari e a sistemi

internazionali di pagamento, regolamento e compensazione, alla volatilità del valore

delle esposizioni.

Pertanto, in relazione all’ottenimento dell’autorizzazione da parte dell’Autorità di

Vigilanza (comunicazione del 18 maggio 2012) all’utilizzo della metodologia “Advanced

Internal Rating Based” (“AIRB”) per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del

rischio di credito, il Gruppo Banco Popolare si è attivato per la produzione

dell’informativa al pubblico a partire dal 30 giugno 2012 e, successivamente, con le

cadenze sopra indicate. Di conseguenza sulla base della normativa di riferimento viene

redatta e inclusa nel documento la tavola 7 (Informativa sui portafogli cui si applicano

gli approcci IRB) espressamente prevista per le banche autorizzate.

La medesima comunicazione ha autorizzato l’utilizzo dei modelli interni anche a fronte

dei rischi di mercato; su questo tema vengono fornite le informazioni richieste in tavola

11 (Rischi di mercato: informazioni per le banche che utilizzano il metodo dei modelli

interni per il rischio di posizione, per il rischio di cambio e per il rischio di posizione in

merci (IMA)).

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Nel seguito troveranno rappresentazione tutte le informazioni di carattere qualitativo e

quantitativo. In particolare, per la descrizione degli obiettivi e delle politiche di

gestione del rischio si rimanda alla Tavola 1 - Requisito informativo generale – mentre

per informazioni dettagliate con riferimento ai rischi di credito e di mercato oggetto di

recente validazione si rinvia rispettivamente alla Tavola 7 e alla Tavola 11.

Si segnala, inoltre, che nella presente rilevazione annuale le informazioni di natura

quantitativa sono poste a confronto con le corrispondenti evidenze alla data del 31

dicembre 2011. Il raffronto con la fine anno precedente sarà fornito anche nelle future

informative.

Si fa presente che informazioni relative alle diverse tipologie di rischio cui il Gruppo

Banco Popolare risulta esposto sono contenute anche nella Relazione sulla Gestione e

nella Parte E della Nota Integrativa della Relazione Finanziaria Annuale (bilancio di

esercizio) secondo quanto previsto dalle norme di riferimento. Maggiori informazioni

sul sistema dei controlli interni, sulla revisione legale dei conti e sull’attestazione di

corrispondenza dei documenti contabili alle risultanze dei libri e delle scritture contabili

da parte del Dirigente Preposto sono presenti nella Relazione sul governo societario e

gli assetti proprietari in coda al bilancio di esercizio. Sono invece contenute all’interno

della Relazione sulle Remunerazioni (presente sul sito internet del Gruppo)

informazioni analitiche sulle politiche di remunerazione in essere.

Con riferimento al documento “Enhancing the risk disclosures of banks” (predisposto da

un gruppo di lavoro internazionale costituito sotto l’auspicio del Financial Stability

Board), il Gruppo si è attivato per l’implementazione, in questa edizione e nelle

prossime, delle raccomandazioni volte a rafforzare la trasparenza informativa del

presente documento.

Il Gruppo Banco Popolare, nel rispetto degli obblighi informativi e di frequenza sopra

richiamati, pubblica il presente documento sul proprio sito internet

www.bancopopolare.it nella sezione investor relations. Esso è disponibile in lingua

italiana e in lingua inglese.

Tutti gli importi riportati nelle tabelle a seguire sono espressi in migliaia di Euro, salvo

differenti indicazioni.

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I coefficienti di solvibilità al 31 dicembre 2012

Patrimonio di Vigilanza e coefficienti di solvibilità 31/12/2012 31/12/2011

A. Requisiti Patrimoniali di Vigilanza

Patrimonio di vigilanza

Patrimonio di base netto (Tier 1) 6.160.533 7.509.298

Patrimonio supplementare netto (Tier 2) 1.571.958 3.064.770

(-) altri elementi da dedurre 26.547 49.900

Prestiti subordinati di terzo livello (Tier 3) 0 0

PATRIMONIO DI VIGILANZA 7.705.944 10.524.168

Attività di rischio ponderate

Rischi di credito e controparte 47.707.250 80.153.593

Rischi di mercato 1.447.325 3.635.396

Rischi operativi 5.918.900 6.245.250

Altri elementi di calcolo 31.925 -

ATTIVITA' DI RISCHIO PONDERATE 55.105.400 90.034.238

B. Coefficienti di Solvibilità (%)

B.1 Core Tier 1 Ratio 10,07% 7,05%

B.2 Tier 1 Ratio 11,18% 8,34%

B.3 Total Capital Ratio 13,98% 11,69%

Il patrimonio di vigilanza ed i coefficienti al 31 dicembre 2012 sono stati determinati

con l’applicazione delle disposizioni di Banca d’Italia secondo la normativa Basilea 2.

Al 31 dicembre 2012 il patrimonio di vigilanza complessivo ammonta a 7.706 milioni, a

fronte di un attivo ponderato di 55.105 milioni, derivante in misura prevalente dai

rischi di credito e di controparte e, in misura minore, dai rischi operativi e di mercato.

Il coefficiente di solvibilità totale (Total Capital ratio) si colloca al 13,98%; il rapporto

tra il Patrimonio di base del Gruppo e il complesso delle attività ponderate (Tier 1

ratio) si attesta all’ 11,18%. Il rapporto tra Patrimonio di Vigilanza “core” e le attività

di rischio ponderate (Core Tier 1 ratio) risulta pari al 10,07%.

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Tavola 1 - Requisito Informativo generale

Informativa qualitativa

Obiettivi e politiche comuni a tutti i rischi

Obiettivi nella gestione e controllo dei rischi

Il Gruppo Banco Popolare e le società che vi appartengono informano la propria attività

a criteri di prudenza e ridotta esposizione ai rischi, in relazione:

all’esigenza di stabilità connessa all’esercizio dell’attività bancaria;

alla propria matrice cooperativa e ai valori del credito popolare;

al profilo dei propri investitori.

La propensione complessiva al rischio del Gruppo (risk appetite) è misurata in forma

sintetica tramite l’individuazione, nell’ambito dei mezzi patrimoniali del Gruppo

(patrimonio di vigilanza), di una componente di capitale non destinata all’assunzione

dei rischi (perdite inattese), ma orientata al perseguimento delle finalità di continuità

aziendale di medio-lungo termine, graduale rafforzamento patrimoniale e

mantenimento di condizioni di flessibilità gestionale (cosiddetta riserva strategica di

capitale), nonché di copertura patrimoniale degli impatti derivanti dal verificarsi di

stress molto severi (cosiddetto capitale a fronte degli stress).

Coerentemente con la propria propensione al rischio, il Gruppo Banco Popolare e le società controllate perseguono obiettivi di:

crescita stabile e sostenibile nel tempo, cioè caratterizzata da una contenuta

variabilità dei risultati economici e del valore aziendale;

creazione di valore aggiunto per gli azionisti rispetto a investimenti finanziari

paragonabili in termini di rischio-rendimento;

forte frazionamento dei rischi di credito, coerentemente con l’obiettivo di finanziare

prevalentemente piccole-medie imprese e famiglie;

esposizione al rischio di tasso di interesse strutturale a un livello tendenzialmente

pari alla best practice di settore;

assunzione di rischi di mercato in relazione alle esigenze commerciali nonché a

finalità di investimento proprietario;

esclusione di rischi estranei alle attività caratteristiche ed accurata valutazione delle

iniziative che comportano nuove tipologie di rischio;

sviluppo di metodologie di monitoraggio dei rischi sempre più complete ed accurate,

anche in una prospettiva di riconoscimento dei modelli interni ai fini della vigilanza;

gestione attiva dei rischi aziendali, mediante l’utilizzo delle tecniche più avanzate di

copertura e mitigazione;

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crescente trasparenza nei confronti del mercato circa l’esposizione al rischio.

Il Gruppo dispone di una struttura organizzativa, di processi aziendali e di risorse

umane con competenze ed esperienze idonee ad assicurare lo svolgimento, in

condizioni di efficacia e di efficienza, dei processi d’identificazione, assunzione,

gestione, monitoraggio e controllo dei diversi rischi che ne caratterizzano l’attività, con

l’obiettivo primario di proteggere la solidità finanziaria e la reputazione del Gruppo

rispetto a eventi indesiderati.

Organi aziendali

Il ruolo fondamentale nel controllo dei rischi a livello di Gruppo spetta al Consiglio di

Amministrazione della Capogruppo, che stabilisce gli orientamenti strategici, approva

le politiche di gestione dei rischi e valuta il grado di efficienza e adeguatezza del

sistema dei controlli interni, con particolare riguardo al controllo dei rischi. Il Consiglio

di Amministrazione delibera in particolare le modifiche al Regolamento Rischi di Gruppo

in relazione all'evoluzione della gestione e del mercato di riferimento.

Il Consiglio di Amministrazione si avvale, per le attività istruttorie e consultive relative

al controllo interno e al monitoraggio della gestione dei rischi aziendali, del Comitato

per il Controllo Interno e Rischi costituito al proprio interno.

Il Consiglio di Amministrazione del Banco Popolare e i Consigli di Amministrazione delle

società controllate definiscono, sulla base degli orientamenti di Gruppo, gli indirizzi

gestionali e operativi relativamente ai propri rischi aziendali.

Il Collegio Sindacale vigila sull’efficacia e l’adeguatezza del sistema di gestione e di

controllo dei rischi nonché di revisione interna e sulla funzionalità e l’adeguatezza del

complessivo sistema dei controlli interni.

Funzioni aziendali

Le principali funzioni aziendali della Capogruppo preposte al controllo dei rischi sono le

seguenti:

Direzione Audit;

Direzione Rischi;

Direzione Crediti.

La Direzione Audit svolge l’attività di revisione interna prevista dalle Disposizioni di

Vigilanza, sia tramite il coordinamento delle strutture locali di audit presso le entità del

Gruppo (Creberg e società estere) sia mediante lo svolgimento di attività di verifica e

monitoraggio – in loco e a distanza – presso le Banche e le Società Prodotto del

Gruppo, in forza di specifico contratto di outsourcing ovvero in qualità di Capogruppo.

La Direzione Rischi e le strutture che in essa operano sono indipendenti dalle funzioni

e attività operative. Esse hanno il compito di presidiare in modo integrato i processi di

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governo e misurazione dei rischi (risk management), il rischio di non conformità

normativa (compliance), il processo di convalida dei modelli interni di misurazione dei

rischi ed il processo di supporto e consulenza in materia legale alla Capogruppo e alle

Società del Gruppo.

In particolare provvedono a:

proporre e sviluppare, in coerenza con le strategie e gli obiettivi aziendali, gli

indirizzi e le politiche in materia di gestione dei rischi di competenza;

coordinare l’attuazione degli indirizzi e delle politiche in materia di gestione dei

rischi di competenza da parte delle unità preposte del Gruppo, anche nei diversi

ambiti societari;

garantire la misurazione e il controllo dell’esposizione di Gruppo alle diverse

tipologie di rischio e dei relativi assorbimenti di capitale, verificando l’attuazione

degli indirizzi e delle politiche definite in materia di gestione dei rischi di

competenza;

presidiare l’identificazione e il monitoraggio di eventuali disallineamenti dalle

norme, nonché la consulenza, l’assistenza e la sensibilizzazione delle funzioni

aziendali alle normative;

assicurare la gestione delle controversie, il presidio ed il sistematico aggiornamento

sulle tematiche giuridico-legali d’interesse per il Gruppo, fornendo assistenza e

consulenza legale su tutte le tematiche di tipo legale/contrattuale, fatta eccezione

per gli ambiti giuslavoristico, previdenziale, tributario e recupero crediti, assegnati

ad altre strutture del Gruppo.

La funzione di gestione del rischio è affidata al Servizio Risk Management che ha il

compito di presidiare i processi di governo, misurazione e controllo dei rischi cui il

Gruppo è esposto, in coerenza con le strategie e le politiche definite dagli Organi

Amministrativi. In particolare, nell’ambito delle proprie attribuzioni il Servizio coordina

le attività di:

individuazione, misurazione e controllo gestionale dei rischi del Gruppo,

segnalazione di eventuali scostamenti dagli obiettivi stabiliti dagli Organi Sociali e

proposta di contromisure finalizzate al ripristino di condizioni di normalità;

valutazione e determinazione in modo sistematico dell’adeguatezza patrimoniale del

Gruppo in coerenza con i rischi attuali e prospettici (processo ICAAP);

sviluppo e gestione dei modelli interni volti alla determinazione dei requisiti minimi

patrimoniali e collaborazione con le strutture amministrative del Gruppo nella

determinazione dei requisiti stessi;

predisposizione dell’informativa periodica integrata in materia di rischi e di capitale

verso gli Organi Amministrativi, l’Alta Direzione, le funzioni di controllo interno, le

unità di business;

predisposizione dell’informativa verso gli Organismi Regolamentari, nonché verso il

mercato (Bilancio, Terzo Pilastro, Agenzie di Rating, ecc.);

promozione del pieno utilizzo gestionale dei modelli di misurazione dei rischi.

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L’assetto organizzativo prevede quattro Funzioni “in line” e un Ufficio in “staff” al

Responsabile del Servizio. Esse sono:

Funzione Rischi di Credito: con competenze di individuazione, misurazione e

controllo dei rischi di credito, collaborazione al calcolo dei corrispondenti requisiti

minimi patrimoniali e realizzazione, gestione ed ottimizzazione del Sistema dei

Rating Interni; sviluppo e mantenimento delle metodologie, dei modelli e delle

metriche di misurazione dei rischi di credito, con particolare riferimento ai modelli

interni per il calcolo dei fattori di rischio (PD, LGD, EAD), nonché del rischio di

credito secondo un approccio gestionale (credit-VaR);

Funzione Rischi di Mercato: cui compete l’individuazione, misurazione e controllo

dei rischi di mercato; la definizione delle metodologie di misurazione, la verifica

periodica di affidabilità, la proposta e il monitoraggio dei limiti operativi; la

validazione dei modelli e dei processi di pricing degli strumenti finanziari e

collaborazione al calcolo dei requisiti minimi patrimoniali; l’individuazione,

misurazione e controllo dei rischi di controparte; il controllo dei rischi della clientela

cui il Gruppo presta servizi di investimento e di distribuzione di prodotti finanziari;

Funzione Rischi di Tasso e Liquidità: definizione e sviluppo di metodologie per

l’identificazione, la valutazione, il monitoraggio ed il reporting dei rischi di

trasformazione (tasso d’interesse e liquidità) con individuazione e determinazione di

opportuni limiti gestionali; misurazione e controllo di tali rischi; predisposizione di

adeguata reportistica destinata agli Organi decisionali aziendali e per le Società

monitorate;

Funzione Rischi Operativi: con competenze di sviluppo di metodologie per

l’identificazione, la valutazione, il monitoraggio ed il reporting dei rischi operativi;

determinazione dei requisiti minimi patrimoniali individuali e consolidati; supporto

all’indicazione degli interventi di mitigazione dei rischi operativi, in particolare

assicurativi o finanziari di esternalizzazione del rischio e dei processi;

Ufficio Integrazione Rischi: stima dell'esposizione complessiva ai rischi; valutazione

dell'adeguatezza patrimoniale corrente e prospettica del Gruppo; proposta di

obiettivi e limiti in materia di rischi complessivi; individuazione e modellizzazione

dei rischi anche di nuova tipologia; coordinamento dei processi di disclosure

(bilancio, Terzo pilastro, agenzie rating).

La Direzione Crediti persegue l’obiettivo di ottimizzare la qualità del credito e

minimizzare il costo complessivo del rischio creditizio per il Gruppo, attraverso le

seguenti attività:

coordinare le attività volte all’attuazione degli indirizzi e delle politiche in materia di

credito;

definire le regole creditizie in modo da assicurare uniformità di approccio e di

linguaggio all’interno del Gruppo e contribuire allo sviluppo del Sistema di Rating;

proporre per i grandi clienti plafond massimi di affidabilità;

esprimere un parere obbligatorio non vincolante sull’ammontare massimo di

affidamenti concedibili a clienti singoli o connessi con esposizioni superiori a soglie

prestabilite;

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monitorare e gestire le posizioni anomale di maggior rilievo.

Alle predette funzioni si aggiungono, nello svolgimento delle attività di controllo dei

rischi, le strutture aziendali operative di Capogruppo e collocate presso le Società

controllate, aventi in carico le attività di controllo di primo livello.

Comitati di Gruppo

Nell’ambito dei Comitati previsti dal Regolamento Interno della Capogruppo, operano

con specifiche competenze all’interno dei processi di assunzione, gestione, misurazione

e controllo dei rischi il Comitato Rischi, il Comitato Finanza ed ALM e il Comitato

Innovazione Prodotti Finanziari.

I primi due Comitati sono presieduti dall’Amministratore Delegato, il terzo dal

Responsabile della Direzione Finanza, e prevedono la partecipazione dei principali top

manager del Gruppo:

Comitato Rischi: assiste i Consigli di Amministrazione nella formulazione delle

politiche di rischio e interviene per far correggere situazioni non coerenti con tali

politiche;

Comitato Finanza e ALM: sovrintende alle azioni di gestione dei rischi di mercato e

di liquidità, definendo le politiche di funding del Gruppo;

Comitato Innovazione Prodotti Finanziari: è un organo di Gruppo avente potere

consultivo e informativo, costituito allo scopo di supportare gli Organi

Amministrativi nel presidio e nella gestione dei rischi legati all’innovazione in

ambito finanza, secondo quanto stabilito dalle disposizioni di vigilanza prudenziale

previste per gli intermediari finanziari.

Il governo dei rischi attraverso il sistema dei limiti

Il Gruppo Banco Popolare dispone di un sistema di limiti di rischio quale strumento

gestionale volto a disciplinare l’assunzione dei rischi aziendali ed a guidare il ripristino

di condizioni di normalità nel caso di superamento dei valori-soglia. Esso, soprattutto

se riferito a rischi di rilevante dimensione, è definito anche in relazione alla

disponibilità patrimoniale del Gruppo ed alla sua propensione al rischio.

In tal senso rappresenta un fattore di raccordo tra la propensione al rischio e

l’operatività corrente, costituendo così un elemento a garanzia della coerenza tra gli

orientamenti strategici in termini di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione e il

processo di assunzione dei rischi, tipico dell’attività bancaria. Il sistema dei limiti di

rischio è finalizzato:

alla definizione e al rispetto di vincoli alla destinazione d’uso dei mezzi patrimoniali;

a tradurre gli obiettivi definiti in sede di pianificazione strategica e/o di budget in

coerenti modalità di allocazione dei mezzi patrimoniali disponibili con riferimento ai

più rilevanti portafogli ed aree di operatività del business bancario;

al continuo potenziamento e affinamento dei controlli sui rischi caratterizzanti sia le

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attività tradizionali sia quelle di nuova attivazione.

I limiti rappresentano la soglia massima dei rischi che possono essere assunti o

comunque detenuti, corrispondendo al livello massimo di perdite potenziali che si

ritiene possano essere sostenute senza intaccare il profilo di rischio-rendimento

prescelto come ottimale dal Gruppo e sono definiti principalmente in termini di VaR

(Value at Risk). In prossimità dell’eventuale raggiungimento del valore-soglia scattano

appositi alert, cioè segnalazioni preventive di allarme, mentre in caso di superamento

del limite viene comunicato lo stato di sconfino cui è collegato il dovere di ripristino di

condizioni di normalità.

La responsabilità del rispetto di ciascun limite è assegnata a specifiche funzioni/organi

aziendali, che governano le leve gestionali che determinano la dinamica dei rischi.

Sono previste due categorie di limiti:

un limite di rischio complessivo di Gruppo;

limiti specifici, riferiti a ciascuna categoria di rischio.

Il limite complessivo viene definito con riferimento all’esposizione complessiva ai rischi

aziendali e nell’assunto che le singole categorie di rischio non si materializzino in forma

simultanea al massimo grado potenziale ma secondo intensità diversificate, cioè

mediamente inferiori al livello massimo stimato. I limiti specifici sono definiti

autonomamente, a prescindere dalla relazione reciproca e dai relativi effetti di

compensazione. In tal modo i relativi responsabili rispondono esclusivamente

dell’andamento del rischio assegnato e non della sua interazione con gli altri rischi.

I rischi soggetti a specifici limiti sono i seguenti:

Rischio di credito;

Rischio di mercato del trading book;

Rischio di mercato del banking book;

Rischi operativi;

Rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario;

Rischio di controparte.

L’insieme dei limiti specifici è pari a un ammontare superiore al limite complessivo

sopra descritto ed al capitale disponibile, ma con il vincolo che le perdite prevedibili

complessive non eccedano il limite complessivo e il capitale disponibile.

I limiti specifici vengono declinati in sotto-limiti di dettaglio, anch’essi riferiti, a

seconda della fattispecie di rischio, alle singole società giuridiche, ai portafogli (retail e

corporate) e alle aree di operatività (risorse umane, sistemi e procedure). Questa

declinazione risponde all’esigenza di consentire un migliore monitoraggio e una più

efficiente gestione dei rischi da parte dei soggetti responsabili. In tal modo i limiti

assumono anche valenza di leva gestionale.

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Va aggiunto a quanto finora detto il rischio di liquidità, i cui limiti di esposizione sono

definiti tramite lo strumento della “maturity ladder”, scadenzario dove i flussi di

liquidità futuri generati dallo scadere delle operazioni di intermediazione finanziaria

sono collocati all’interno delle corrispondenti fasce temporali. Mediante la somma

algebrica dei flussi di liquidità previsti in entrata ed in uscita si determina la previsione

dei fabbisogni netti. I limiti sul rischio di liquidità sono finalizzati a verificare la

capacità delle riserve liquide disponibili ad assicurare la copertura dei fabbisogni netti

di liquidità. Sono previsti anche limiti massimi alla concentrazione della raccolta per

controparte e wholesale.

Il processo di definizione del complessivo sistema dei limiti prevede una costante

verifica e revisione/ricalibrazione su base annua, in corrispondenza della revisione del

piano strategico e/o della formulazione del nuovo budget, nonché al verificarsi di

eventi in grado di modificare sostanzialmente l’esposizione ai rischi e/o la dotazione

patrimoniale disponibile.

Il sistema dei limiti (complessivi e analitici) fin qui esposto è affiancato da limiti

operativi di dettaglio, specifici per tipologia di rischio, che prevedono l’utilizzo di

indicatori non solo statistici ma anche di tipo tradizionale (ad es. limiti di sensitività e

stop loss), definiti con riferimento a date unità organizzative (ad es. i desk

dell’Investment Bank che gestiscono i rischi di mercato) o specifiche aree di operatività

(ad es. limiti relativi ai rischi finanziari delle banche estere), nonché a ben individuate

componenti di rischio (ad es. il rischio di concentrazione delle esposizioni nell’ambito

del rischio di credito).

Questi limiti sono oggetto di monitoraggio, controllo e reporting a cura delle funzioni

titolari dei controlli di primo e di secondo livello.

Secondo quanto previsto dal Titolo V, Capitolo V della Circolare 263/2006 “Nuove

disposizioni di vigilanza prudenziale delle banche”, il Gruppo si è dotato a partire da

dicembre 2012 di un sistema di limiti di propensione al rischio, con riferimento alle

esposizioni a rischio verso i Soggetti Collegati (esponenti aziendali, società controllate

o sottoposte a influenza notevole, relativi soggetti connessi).

Il “Limite di Rischio verso Soggetti Collegati” rappresenta l’ammontare massimo

accettabile delle esposizioni complessive verso l’insieme di tali Soggetti, sia a livello di

Gruppo sia in limiti specifici definiti con riferimento:

- alle Banche (italiane) del Gruppo;

- a due specifici aggregati di Soggetti Collegati, rappresentati dagli Esponenti

aziendali (e Soggetti connessi) e dalle Società su cui il Gruppo esercita il

controllo o un’influenza notevole.

L’esposizione al rischio è definita come sommatoria delle esposizioni, misurata sulla

base delle attività a rischio in capo a tali soggetti in relazione ai rapporti intercorsi con

il Gruppo Banco Popolare; tali esposizioni corrispondono a quelle definite ai fini della

disciplina in materia di concentrazione dei rischi (Circolare n. 263, Titolo V, Capitolo 1,

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sezione III).

Tali limiti sono definiti, misurati e monitorati in termini di rapporto massimo tra le

predette esposizioni e il patrimonio di vigilanza del Gruppo o della singola Società.

Categorie di rischio monitorate e gestite dal Gruppo Banco Popolare

A seguire si riporta l’elenco dei rischi rilevanti del Gruppo, oggetto d’illustrazione nei

paragrafi successivi.

Rischi del Primo Pilastro:

Rischio di credito e controparte;

Rischio di mercato;

Rischio operativo;

Rischi del Secondo Pilastro:

Rischio di concentrazione;

Rischio tasso di interesse del portafoglio bancario;

Rischio di liquidità;

Rischio residuo;

Rischio derivante da cartolarizzazioni;

Rischio strumenti di capitale del portafoglio bancario;

Rischio strategico;

Rischio reputazionale;

Altri rischi:

Rischio commerciale;

Rischio immobiliare;

Rischio avviamento;

Rischio compliance;

Rischio da fondi pensione a prestazioni definite (o Pension Risk).

Il Gruppo è impegnato ad attuare in via continuativa un processo di analisi, ricerca ed

identificazione dei rischi potenzialmente significativi, sia verificando la rilevanza dei

rischi aziendali già oggetto di valutazione, sia cogliendo i segnali di eventuali altri

rischi o specifiche componenti nell’ambito di categorie di perdita già monitorate o di

nuova tipologia.

Le analisi condotte nel corso del 2012 non hanno evidenziato nessun nuovo rischio

rilevante ulteriore rispetto a quelli già identificati per il Gruppo.

Ciò premesso, per quanto riguarda il rischio di credito, le evidenze scaturenti dagli

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andamenti recenti, unitamente agli obiettivi perseguiti in termini di composizione degli

impieghi, suggeriscono un quadro evolutivo di sostanziale stabilità del rischio,

risultante dall'effetto combinato di un contenimento del rischio medesimo sulle

esposizioni in bonis e di una maggiore volatilità per quanto concerne il portafoglio

deteriorato.

Il rischio di tasso di interesse mostra il profilo rialzista del Gruppo che, in caso di

aumento dei tassi di mercato, vedrebbe un miglioramento del proprio margine di

interesse. In considerazione dell'attuale livello dei tassi, il rischio di un'ulteriore

riduzione appare poco probabile.

Relativamente al rischio di liquidità, le azioni di rafforzamento da tempo intraprese dal

Gruppo hanno portato ad una solida posizione che, pur in una fase di persistente

incertezza sui mercati circa gli sviluppi della crisi economica in atto, permette di

guardare al futuro con relativa tranquillità.

Con riferimento ai rischi operativi, i presidi organizzativi e tecnologici attivati da tempo

a livello di Gruppo e le specifiche azioni di mitigazione implementate negli ultimi anni

hanno prodotto un contesto organizzativo e operativo caratterizzato da un basso profilo

di rischio, come testimoniato dal contenuto livello delle perdite operative rilevate

contabilmente, riferite ad eventi di rischio di nuovo accadimento. Si ritiene che tale

trend andrà a caratterizzare anche il prossimo futuro.

Con riferimento ai processi di integrazione dell’ex Gruppo Banca Italease si segnala

l’impegno costante, in termini di gestione del portafoglio creditizio in default, a ridurne

i rischi con, particolare attenzione, a quelli di elevato ammontare (cosiddetti grandi

rischi).

Segue la presentazione, per ciascuna categoria di rischio sopra richiamata, dei relativi

obiettivi e politiche di gestione, nonché dei sistemi, strumenti e processi di controllo.

Rischio di credito e controparte

Definizione e obiettivi

È il rischio che un debitore del Gruppo (ivi comprese le controparti di operazioni

finanziarie aventi ad oggetto strumenti derivati Over The Counter – in tal caso si parla

più specificatamente di rischio di controparte, per il quale si rimanda alla tavola 9) non

adempia alle proprie obbligazioni, totalmente o parzialmente, o che il merito creditizio

subisca un deterioramento. Strettamente connesso al rischio di credito è il rischio di

concentrazione (oggetto di trattazione nel prosieguo) che deriva da esposizioni verso

controparti, gruppi di controparti connesse o del medesimo settore economico o che

esercitano la stessa attività o appartengono alla medesima area geografica.

Con riguardo alle garanzie viene gestito il rischio residuo (oggetto di trattazione nel

prosieguo) relativo alla possibilità che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del

rischio di credito utilizzate dalle banche risultino meno efficaci del previsto. Per

fronteggiare questo rischio è operativa una normativa interna che disciplina i processi

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di acquisizione, perfezionamento e gestione delle garanzie, attuati in modo uniforme su

tutto il perimetro del Gruppo.

La valutazione dell’ammontare delle possibili perdite in cui il Gruppo potrebbe incorrere

relativamente alla singola esposizione creditizia e al complessivo portafoglio degli

impieghi dipende da molteplici fattori, tra cui l’andamento delle condizioni economiche

generali o relative a specifici settori produttivi, la variazione del rating delle singole

controparti, i cambiamenti strutturali e tecnologici all’interno delle imprese debitrici, il

peggioramento della posizione competitiva delle controparti, l’eventuale cattiva

gestione delle imprese o delle controparti affidate, il crescente indebitamento delle

famiglie, i fattori macroeconomici strutturali ed altri fattori esterni quali le norme legali

e regolamentari applicabili alla materia.

Il Gruppo Banco Popolare persegue gli obiettivi di politica creditizia indirizzati a:

supportare lo sviluppo delle attività nel territorio in cui opera, focalizzando il

sostegno e lo sviluppo delle relazioni con le piccole e medie imprese, nonché con le

famiglie;

diversificare il portafoglio, limitando la concentrazione delle esposizioni su singole

controparti/gruppi e su singoli settori di attività economica o aree geografiche;

applicare un modello omogeneo di gestione del credito basato su regole,

metodologie, processi, procedure informatiche e normative interne armonizzate e

standardizzate per le banche del Gruppo.

Il monitoraggio del portafoglio crediti, svolto dalla Direzione Crediti della Capogruppo,

è focalizzato sull’analisi dell’andamento del profilo di rischio dei settori economici, delle

aree geografiche, dei segmenti di clientela e delle tipologie di affidamento accordato e

su altre dimensioni di analisi, che permettono a livello centrale di definire le eventuali

azioni correttive. I report prodotti sono sottoposti periodicamente all’attenzione degli

organi collegiali della Capogruppo.

Politica creditizia del Gruppo

Il modello organizzativo del Gruppo in materia creditizia si conforma ai seguenti

principi:

la Capogruppo garantisce l’unitarietà di governo, indirizzo, coordinamento e

controllo del processo del credito e dei rischi connessi, sia delle banche reti sia delle

società prodotto, definendo politiche, metodologie e processi, criteri di valutazione,

strumenti organizzativi, gestionali, informativi e formativi adeguati e verificandone

l’adozione da parte delle società del Gruppo;

le banche e le società operative del Gruppo valutano e deliberano autonomamente

le operazioni di credito erogate in proprio, mantenendo la titolarità dei rapporti e

dei componenti economici e di rischio connessi.

Al fine di perseguire l’obiettivo di ottimizzare la qualità del credito e minimizzare il

costo complessivo del rischio creditizio per il Gruppo e le singole società, il modello

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organizzativo assegna alla Direzione Crediti della Capogruppo il ruolo di indirizzo delle

politiche creditizie sia per le banche sia per le società del Gruppo.

Per dare piena e concreta attuazione del modello creditizio di Gruppo le banche e le

società controllate si attivano per:

adottare, secondo le disposizioni trasmesse loro dalla Capogruppo, i criteri, gli

strumenti e le procedure per l’analisi del merito creditizio e la metodologia di

valutazione degli affidamenti;

assicurare il rispetto costante dei limiti globali ed individuali assegnati per

l’assunzione e la gestione dei “grandi rischi”, sia a livello di singola unità che di

Gruppo;

definire la struttura degli Organi deliberanti e dei meccanismi di delega interna in

conformità alle disposizioni della Capogruppo;

assicurare, in conformità alle indicazioni impartite dalla Capogruppo, il monitoraggio

dell’andamento dei rapporti affidati e non, attraverso la responsabilità e

l’esecuzione dei controlli di primo livello.

Per quanto riguarda il processo di valutazione del merito creditizio, delibera e gestione

delle posizioni, ogni società che esercita attività creditizia adotta una propria struttura

di organi deliberanti e facoltà autorizzative delegate, sulla base delle linee-guida

indicate dalla Capogruppo.

I livelli di autonomia attribuiti agli Organi Deliberanti sono definiti in termini di credito

accordato nei confronti del gruppo di rischio. Il rating condiziona, fino a predefiniti

limiti di importo, la determinazione della competenza deliberativa.

Nell’ambito del Gruppo sono stabilite linee di comportamento in merito all’assunzione

del rischio creditizio, al fine di evitare eccessive concentrazioni, limitare le potenziali

perdite e garantire la qualità del credito. In particolare, nella fase di concessione del

credito la Capogruppo esercita il ruolo di indirizzo, governo e supporto del Gruppo

attraverso:

le regole creditizie, che disciplinano le modalità attraverso le quali assumere il

rischio di credito verso la clientela;

il plafond di affidabilità, inteso quale limite complessivo degli affidamenti accordabili

dalle società del Gruppo ai gruppi di rischio di maggior rilievo;

il parere preventivo sull’ammontare massimo di affidamenti concedibili a favore di

un singolo cliente o di un gruppo di clienti affidati dal Gruppo Banco Popolare.

Un’attenta valutazione del merito di credito è effettuata anche per le controparti

istituzionali (banche e investment banks), con riferimento in particolare all’operatività

di natura finanziaria (negoziazione di strumenti derivati e di strumenti di mercato

monetario, erogazione di finanziamenti, investimento in emissioni obbligazionarie).

I principi-cardine della gestione del rischio originato da queste controparti, come sopra

indicato, sono i seguenti:

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accentramento del processo di affidamento presso la Capogruppo;

sistema interno per l’assegnazione e la revisione periodica del rating (ad

integrazione del rating rilasciato dalle agenzie internazionali);

sistemi di misurazione e controllo giornaliero dell’esposizione creditizia e del

rispetto dei limiti;

minimizzazione del rischio derivante dalla negoziazione di contratti derivati OTC

attraverso il largo ricorso a meccanismi di mitigazione del rischio (accordi di Credit

Support Annex con tutte le principali controparti).

Processi e strumenti di gestione e controllo

Il Gruppo Banco Popolare si avvale di un articolato insieme di strumenti per monitorare

l’andamento della qualità del portafoglio crediti, che comprende anche i rating interni.

Questi ultimi sono calcolati da modelli che sono differenziati e stimati specificamente

per segmento di clientela (large corporate, mid corporate plus mid corporate, small

business, privati e banche).

Il rating concorre alla determinazione degli organi competenti per la delibera degli

affidamenti, e contribuisce a guidare la decisione dei gestori nella classificazione

andamentale delle posizioni.

Il rating riveste un ruolo centrale nei processi di erogazione, monitoraggio e gestione

andamentale. In presenza di determinate casistiche, il Rating Desk è chiamato a

esaminare queste posizioni e valutare la possibilità di modificare il rating (processo di

“override”).

Nel corso del 2012 si è provveduto ad una rivisitazione e ad un rafforzamento del

presidio per quanto riguarda i crediti problematici, rendendo operativa una nuova

versione aggiornata e maggiormente funzionale della procedura dedicata. La procedura

intercetta le cause che possono potenzialmente portare le posizioni ad una fase di

criticità in tempi successivi, individuandole in anticipo. I segnali sono molteplici e

differenziati per gravità e la loro corretta interpretazione consente di prevenire il

fenomeno del deterioramento del credito e di attuare tutte le possibili azioni rivolte a

rimuoverne le cause.

Per quanto riguarda i limiti interni al Gruppo Banco Popolare relativi alla concessione

dei crediti, oltre al rispetto dei limiti alla concentrazione dei rischi definiti dalla

normativa di vigilanza, per i principali clienti è previsto, al superamento di

predeterminate soglie di affidamento, la delibera di plafond massimi a livello di Gruppo

Creditizio o il parere degli organi competenti della Capogruppo.

Sempre a livello di Capogruppo è deliberata la classifica Paesi ed i limiti di esposizione

massima di Gruppo per ciascun Paese.

I modelli di stima del rischio di credito sono sviluppati sotto la responsabilità del

Servizio Risk Management. Tra essi, in particolare, i seguenti modelli di rating sono

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stati autorizzati, nel corso del 2012, per l’utilizzo ai fini prudenziali di vigilanza (per

ulteriori elementi di dettaglio relativi ai modelli di rating e al loro perimetro di

applicazione a fini segnaletici si faccia riferimento alle successive Tavola 4 e Tavola 7):

cinque modelli di rating, finalizzati alla stima della probabilità di default (PD –

Probability of Default) rispettivamente delle controparti Imprese segmentate (di

“prima accettazione” e di monitoraggio) Large Corporate, Mid Corporate Plus, Mid

Corporate, Small Business e Privati (segmentazione “modelli di rating”);

due modelli LGD (Loss Given Default), volti alla stima del tasso di perdita in caso di

default rispettivamente delle controparti Imprese e Privati.

Il Servizio Risk Management ha inoltre sviluppato ulteriori modelli per la stima dei

fattori di rischio (PD, LGD ed EAD – Exposure at Default) utilizzati ai soli fini gestionali.

I parametri del rischio di credito (PD, LGD ed EAD), determinati sulla base dei modelli

interni, vengono utilizzati nella reportistica direzionale. L’attività di monitoraggio dei

rischi di credito a livello di portafoglio è condotta tramite l’utilizzo di un modello

statistico di stima del rischio VaR, appartenente alla categoria dei “default model”,

applicato con frequenza mensile alle esposizioni creditizie delle banche del Gruppo,

limitatamente ai crediti in bonis, di cassa e di firma, della clientela, ordinaria e non,

residente. Il modello utilizzato permette di stimare il capitale economico a fronte del

rischio di credito, tenendo conto della concentrazione del portafoglio e dell’ipotesi di

inadempimento congiunto delle controparti, in un predefinito contesto di variabili

macroeconomiche rilevanti. L’intervallo di confidenza utilizzato è il 99,9% e l’orizzonte

temporale di riferimento è pari ad un anno.

In particolare, il capitale gestionale assorbito dalle controparti è determinato

utilizzando un approccio “MonteCarlo”, mediante il quale viene simulato un numero di

scenari sufficientemente elevato da fornire una buona approssimazione empirica della

distribuzione teorica delle perdite del portafoglio creditizio in un contesto avverso.

Per le altre esposizioni - diverse da quelle verso la clientela ordinaria e finanziaria

residente in bonis - il controllo dei rischi viene realizzato mediante l’utilizzo di metriche

regolamentari di vigilanza (Standard /Irb).

Il modello di portafoglio viene, infine, sottoposto periodicamente a prove di stress al

fine di valutare la sensibilità del rischio di credito del portafoglio di Gruppo a variazioni

estreme (purché plausibili) di uno (cd. analisi di sensitività) o più (cd. analisi di

scenario - storico e ipotetico) fattori economico-finanziari.

Nel corso del 2012 sono stati finalizzati i processi di definizione e monitoraggio di

indirizzi di politica creditizia di Gruppo. Gli indirizzi di sviluppo e riarticolazione del

portafoglio crediti hanno l’obiettivo di ottimizzare il costo del credito coerentemente

con il profilo di rischio target definito dagli organi societari, il capitale disponibile e gli

obiettivi di crescita economico-patrimoniale pianificati.

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Principali strutture di gestione e controllo

La Direzione Crediti della Capogruppo definisce le regole creditizie che devono essere

seguite dalle banche del Gruppo e formula, in coerenza con le strategie e gli obiettivi

economici approvati dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, le relative

politiche creditizie con l’obiettivo di indirizzare la dimensione complessiva, il

frazionamento e la diversificazione del portafoglio crediti del Gruppo, ottimizzandone la

redditività corretta per il rischio e minimizzando il costo del credito. In modo

particolare è stata istituita la Funzione Andamentale e Rating Desk per attuare la

supervisione complessiva della gestione andamentale, identificando i fabbisogni e gli

interventi implementativi a supporto. Per i “grandi clienti” del Gruppo la Direzione

propone plafond di affidabilità da sottoporre per l’approvazione dei competenti organi

deliberanti ed esprime un parere obbligatorio non vincolante sull’ammontare massimo

di affidamenti concedibili a clienti con esposizioni superiori a soglie prestabilite. Con

riferimento ai crediti anomali, gestisce le posizioni di maggiore importo ed esprime un

parere obbligatorio non vincolante sui clienti con esposizioni superiori a soglie

prestabilite.

All’interno della Direzione Crediti, la struttura Rating Desk autorizza l’override, ovvero

gli scostamenti discrezionali e motivati del rating, per tutte le imprese e per le altre

tipologie di controparti a favore di tutte le banche del Gruppo, riferendo al Servizio

Risk Management per analisi ed eventuali interventi sui modelli di rating.

All’interno del Servizio Risk Management è coinvolta nella gestione e controllo del rischio di

credito la funzione Rischi di Credito, per il tramite degli uffici:

Modelli Rischi di Credito: ha la missione di sviluppare e mantenere le metodologie, i

modelli e le metriche di misurazione dei rischi di credito, con particolare riferimento

ai modelli interni per il calcolo (i) dei fattori di rischio (PD, LGD, EAD) nonché (ii)

del rischio di credito secondo un approccio gestionale (credit-VaR): tali modelli sono

destinati (i) al calcolo dei requisiti patrimoniali minimi su base individuale e

consolidata in conformità di quanto autorizzato, tempo per tempo, dall’Organo di

Vigilanza nonché (ii) al calcolo del capitale interno nell’ottica del secondo pilastro di

Basilea II;

Misurazione e Controllo Rischi di Credito: ha il compito di misurare, monitorare e

controllare l’assorbimento di capitale per rischio di credito, sotto il profilo

regolamentare (primo pilastro di Basilea II) e gestionale (secondo pilastro di Basilea

II), anche con riferimento ai limiti di esposizione tempo per tempo definiti, dei

rischi di credito. Collabora inoltre con le competenti strutture aziendali per la

determinazione delle attività ponderate per il rischio per l’intero portafoglio crediti

oltre a definire e sviluppare metodologie per la misurazione del fair value dei

crediti.

Politiche di copertura e attenuazione

Il Gruppo Banco Popolare è particolarmente attento all’acquisizione di contratti accessori al

credito ovvero all’utilizzo di strumenti e tecniche che determinano una riduzione del rischio

di credito. A tale fine sono acquisite, quando ritenute necessarie, le garanzie tipiche

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dell’attività bancaria, vale a dire, principalmente, ipoteche su beni immobili, garanzie reali

su titoli oltre alle garanzie personali rilasciate dai fideiussori.

In generale, la decisione sull’acquisizione di una garanzia si basa sulla valutazione del

merito creditizio del cliente e sulle caratteristiche dell’operazione

Si è consolidato il sistema di censimento dei beni immobili posti a garanzia di operazioni di

finanziamento che consente, tra l’altro, la rivalutazione periodica del valore dei beni.

Il valore delle garanzie reali finanziarie è sottoposto a un costante monitoraggio

automatico, che consente di confrontare il valore attuale della garanzia rispetto a quello

iniziale, in modo da consentire al gestore di intervenire tempestivamente nel caso avvenga

una significativa riduzione della garanzia stessa.

Per quanto riguarda l’attività in derivati con controparti di mercato, sono preferite le entità

con le quali sono attivi accordi di prestazione di collaterale, con particolare riferimento agli

ISDA - Credit Support Annex, al fine di ridurre significativamente il rischio di credito.

Per ulteriori approfondimenti sulla gestione delle garanzie reali, si rinvia alla “Tavola 8 –

Tecniche di attenuazione del rischio”.

Rischio di mercato

Definizione

Il rischio di mercato consiste nella possibilità di subire minori ricavi rispetto a quelli

previsti, perdite di valore delle poste patrimoniali o minusvalenze economiche

relativamente alle posizioni finanziarie detenute, a causa di sensibili e avverse

variazioni delle condizioni di mercato e in particolare dei tassi di interesse, dei corsi

azionari, dei cambi e delle relative volatilità e correlazioni (rischio generico), o per il

verificarsi di fattori che compromettano la capacità di rimborso dell’emittente (rischio

specifico).

Strategie e processi per la gestione dei rischi

Relativamente ai portafogli di negoziazione, i rischi di mercato derivanti dalle attività

commerciali esercitate dalle banche del Gruppo sono sistematicamente trasferiti alla

controllata Banca Aletti, salvo posizioni residuali rispetto ai predetti portafogli,

detenute per esigenze e finalità specifiche dei singoli istituti o direttamente collegate

all’attività commerciale.

Il modello organizzativo adottato dal Gruppo Banco Popolare per i portafogli di

negoziazione prevede l’accentramento:

nella Finanza di Gruppo delle posizioni della Tesoreria, la quale provvede al

coordinamento della gestione delle posizioni di rischio tasso e liquidità a breve

termine e di cambio del Gruppo, e della gestione del portafoglio di Proprietà con

l’obiettivo di ottimizzare il profilo di rischio/rendimento complessivo, diversificando i

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rischi tra differenti asset class di strumenti finanziari;

nella controllata Banca Aletti delle posizioni di rischio e dei flussi operativi

concernenti l’attività di negoziazione e trading di titoli, divise, derivati OTC ed altre

attività finanziarie.

Strutture e organizzazioni coinvolte nella gestione del rischio

L’attività di controllo della gestione dei rischi finanziari, volta all’individuazione delle

tipologie di rischi, alla definizione e implementazione delle metodologie di misurazione

degli stessi e al controllo dei limiti a livello strategico, è accentrata presso il Servizio

Risk Management per le principali società del Gruppo.

Per la rilevazione, la misurazione, la gestione e il controllo operativo delle posizioni di

rischio delle Banche del Gruppo, il Servizio Finanza di Gruppo e Banca Aletti si

avvalgono di un sistema di position keeping e controllo dei rischi che consente il

costante governo dei livelli di esposizione e la puntuale verifica del rispetto dei limiti

operativi definiti dagli Organi Sociali.

In presenza di strumenti finanziari con strutture particolarmente complesse e

innovative, è inoltre prevista l’integrazione del sistema con modelli di pricing e di

calcolo delle sensitività sviluppati internamente, che considerano le caratteristiche dei

prodotti e la dinamica delle variabili di mercato sottostanti. In relazione a ogni nuovo

modello di pricing, o a eventuali variazioni di modelli già operativi, vengono eseguiti

dei test di validazione da parte del Servizio Risk Management.

L’attività consiste nel verificare e validare il modello di pricing analizzato, affinché

possa essere utilizzato nei sistemi di Front Office e di controllo e misurazione dei

rischi. La bontà del modello viene successivamente verificata, nel continuo, con

un’opportuna attività di revisione dei modelli.

La vendita di ogni nuovo prodotto e la sua inclusione nel catalogo prodotti sono

sistematicamente precedute da un’approfondita analisi degli interventi necessari ad

assicurarne la corretta gestione sotto il profilo contabile, legale/normativo, di

settlement, di pricing e di gestione dei rischi. Tali attività sono assicurate dal

coordinamento di un apposito Comitato Innovazione Prodotti Finanziari, composto dai

responsabili delle principali strutture coinvolte.

Il Comitato valuta ed analizza le osservazioni formulate dalle singole Strutture

operative e di governo e, se necessario, indirizza le criticità emerse. Approva la

proposta di nuovi prodotti formulando eventualmente proprie considerazioni e/o

indicazioni operative attraverso la redazione di uno specifico documento, secondo uno

schema predefinito, che diviene la “scheda di prodotto” riportante sia gli elementi

distintivi del nuovo prodotto sia l’attestazione dell’avvenuto esame e valutazione dei

rischi correlati.

Metodo di misurazione

La componente di rischio generico del trading book viene monitorata con frequenza

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giornaliera mediante indicatori deterministici, quali l’esposizione al rischio, e la

sensitività, nonché probabilistici di tipo Value at Risk (VaR).

In particolare tali indicatori sono ritenuti gli strumenti più idonei ad assicurare una

misurazione e un controllo efficace e preciso dei rischi di mercato derivanti dalle

esposizioni in strumenti derivati complessi, anche in ottica regolamentare.

Il Value at Risk (VaR) rappresenta una misura sintetica di rischio ed esprime la

massima perdita potenziale causata da movimenti di mercato in condizioni di

normalità. La metodologia utilizzata per il calcolo del VaR si inserisce nella classe dei

modelli di VaR a simulazione storica. La simulazione storica è un metodo di costruzione

della distribuzione di probabilità di un fattore di rischio basato sulle variazioni passate

dello stesso. Non viene adottata alcuna ipotesi riguardo al tipo di distribuzione del

fattore ma viene generata una distribuzione (discreta) a partire dal valore corrente del

fattore e ipotizzando variazioni (in genere logaritmiche) identiche a quelle verificatesi

nella serie storica. Altra significativa caratteristica del modello adottato è la “full

evaluation congiunta” delle transazioni; ciascuna operazione viene riprezzata con i

parametri di mercato ottenuti dall’applicazione degli scenari storici di ciascuna delle

giornate passate. Tali parametri vengono variati congiuntamente, cogliendo in questo

modo l’effetto di interazione tra di essi nella valutazione degli strumenti finanziari.

Al fine di misurare il rischio indotto dalla componente creditizia implicita in posizioni

su obbligazioni, derivati di credito e futures su obbligazioni, la metodologia VaR

implementata raccoglie anche il fattore di rischio spread a Simulazione Storica basata

sul fattore di rischio spread di credito.

Le stime di rischio sono calcolate con un livello di confidenza del 99% e un orizzonte

temporale pari a un giorno. Il periodo di osservazione è di 250 giorni. Le correlazioni

utilizzate sono quelle implicite negli scenari storici applicati per la stima della

distribuzione empirica dei valori del portafoglio di negoziazione. Il rischio è calcolato

come il massimo tra quello calcolato con scenari equipesati e quello calcolato dando

maggiore rilievo agli scenari più recenti, attraverso l’utilizzo di un fattore di

decadimento lambda pari a 0,99.

Il Servizio Risk Management effettua, anche ai fini della verifica dell’adeguatezza

patrimoniale complessiva, una misurazione mensile del rischio di mercato con livello di

confidenza fino al 99,90% e un orizzonte temporale di 10 giorni lavorativi.

L’aggregato di riferimento per il calcolo del VaR è rappresentato dal portafoglio di

negoziazione o trading book. Il modello attualmente in uso copre interamente i rischi di

posizione generica e di cambio e il rischio specifico sia per i titoli di debito che per i

titoli di capitale. I fattori di rischio considerati sono il rischio tasso di interesse, il

rischio azionario, il rischio di cambio e il rischio spread di credito.

Per la stima della componente di rischio emittente implicita nelle posizioni su

obbligazioni appartenenti al portafoglio bancario, è utilizzata a livello gestionale e per

finalità di valutazione dell'adeguatezza patrimoniale la metodologia IRC. Questa

metodologia, basata su un approccio di portafoglio a soglia multifattoriale, consente di

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stimare la massima perdita potenziale derivante dal downgrading e/o dal default

congiunto di più emittenti presenti nel portafoglio, in linea con le indicazioni della

normativa di vigilanza prudenziale.

Viene prodotta una reportistica VaR che consente il monitoraggio a livello di Gruppo, di

singole banche, di unità organizzativa e di portafogli di trading. Questa reportistica

viene trasmessa alle Direzioni delle Banche, alla Direzione Finanza ed all’Internal

Audit.

Per quanto riguarda le analisi di scenario (“stress testing”), sono effettuate simulazioni

applicando shock predefiniti ai principali fattori di rischio, ai fini della valutazione

attuale e prospettica della dotazione patrimoniale come richiesto dal dettato normativo

del Secondo pilastro di Basilea II. Sono state riviste e perfezionate le metodologie di

calcolo degli stress test, prevedendo stress test storici, ipotetici e discrezionali.

La metodologia VaR sopra descritta viene utilizzata per la misurazione dei rischi

gestionali. A partire dal 30.06.2012, il Gruppo ha ottenuto la validazione del modello

interno ai fini del calcolo del requisito patrimoniale, per il rischio generico e specifico

dei titoli di capitale, il rischio generico titoli di debito, il rischio di opzioni e OICR.

Per ogni società del Gruppo che detiene un portafoglio di trading vengono definiti

specifici limiti massimi giornalieri di VaR e di assorbimento patrimoniale, determinato

secondo le metriche sopra esposte.

Il rispetto di tali limiti è demandato in linea generale agli Amministratori delegati di

ciascuna società, e a cascata alle strutture specialistiche, che riferiscono

periodicamente ai propri Consigli di amministrazione evidenziando eventuali

sconfinamenti e le azioni messe in atto per ripristinare condizioni di normalità.

Il monitoraggio del rispetto di tali limiti è affidato al Servizio Risk Management della

Capogruppo che vi provvede giornalmente, segnalando senza indugio eventuali

sconfinamenti.

Inoltre il Servizio Risk Management segnala alle società interessate ed ai soggetti

delegati alla gestione dei rischi il raggiungimento del 90% dei limiti di rischio (livello di

alert), in ordine alle conseguenti valutazioni ed eventuali interventi correttivi.

Evoluzione del rischio di mercato

L'evoluzione del rischio di mercato assunto dal Gruppo, misurato mediante metriche

gestionali interne, è riassunta dalle seguenti informazioni quantitative, presenti anche

nella Parte E della Nota Integrativa al Bilancio consolidato 2012.

La misura di Value at Risk (VaR) considera il rischio tasso, il rischio azionario, il rischio

cambio e il rischio spread di credito, nonché il beneficio di correlazione tra i rischi.

Vengono considerati anche il rischio correlazione ed il rischio dividendo.

A seguire si riportano alcune evidenze numeriche di dettaglio ed il grafico andamentale

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dei dati di VaR (livello confidenza 99,0%, 1 giorno di holding period) relativi al 2012,

riferiti al portafoglio di negoziazione di vigilanza del Gruppo Banco Popolare. I valori

esposti non comprendono i portafogli dell’ex Gruppo Italease.

Andamento VaR giornaliero GRUPPO BANCO POPOLARE

Portafoglio di negoziazione di vigilanza

0

5.000.000

10.000.000

15.000.000

20.000.000

25.000.000

02-0

1

17-0

1

01-0

2

16-0

2

02-0

3

17-0

3

01-0

4

16-0

4

01-0

5

16-0

5

31-0

5

15-0

6

30-0

6

15-0

7

30-0

7

14-0

8

29-0

8

13-0

9

28-0

9

13-1

0

28-1

0

12-1

1

27-1

1

12-1

2

27-1

2

VaR Trading

Portafoglio di negoziazione vigilanza

(in milioni di euro) 2011 2012 MEDIA MASSIMO MINIMO

Rischio tasso 1,419 1,325 1,186 3,177 0,556

Rischio cambio 0,158 0,170 0,245 0,485 0,130

Rischio azionario 1,203 1,395 2,048 4,144 1,104

Dividendi e Correlazioni 1,244 0,722

Totale non correlato 4,023 3,612

Effetto diversificazione -1,244 -2,088

Totale Rischio Generico 2,779 1,523 2,379 4,316 1,265

Rischio Specifico Titoli di Debito 9,097 7,907 13,774 18,532 7,483

Rischio Congiunto 10,996 8,319 14,918 20,600 7,918

31-dic 2012

Come si vede, la componente di rischio rilevante è quella relativa alla componente

specifica sui titoli di debito, per la presenza delle posizioni su titoli governativi italiani.

Alla movimentazione di questi titoli, nonché alla volatilità degli spread di credito, è da

attribuire il valore elevato di inizio anno e la discesa alla fine.

A seguito della validazione del modello interno per la determinazione del requisito

patrimoniale sui rischi di mercato vengono condotti, su base quotidiana, test

retrospettivi (backtesting) finalizzati a verificare la bontà del modello VaR adottato.

Tali test vengono eseguiti sul portafoglio di negoziazione di vigilanza del Banco

Popolare e di Banca Aletti.

Con riferimento al portafoglio bancario, il Gruppo valuta inoltre l’esposizione al rischio

di default e di migrazione della classe di rating dei titoli di debito classificati come AFS,

CFV, L&R ed HTM utilizzando una metodologia di tipo Incremental Risk Charge (IRC).

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Relativamente a tali posizioni, il rischio viene misurato anche attraverso una

metodologia gestionale interna di tipo Value at Risk, che stima la componente di rischio

specifico.

Il principale elemento di attenzione che ha caratterizzato la dinamica del rischio nel

corso del 2012 è rappresentata dall’andamento della volatilità degli spread di credito,

che si è riflesso sulla componente di rischio specifico titoli di debito in particolare

governativi. Le consistenze del portafoglio di titoli di debito AFS del Gruppo Banco

Popolare ammontano al 31 dicembre 2012 a 11.747,5 milioni di euro, di cui 10.193,5

milioni rappresentati da titoli governativi italiani.

Rischio operativo

Definizione

Il rischio operativo è il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o disfunzione

delle procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni.

Non rientrano in tale definizione il rischio strategico e il rischio reputazionale, mentre è

ricompreso il rischio legale, inteso come rischio che deriva dalla violazione di leggi ed altre

normative, dal mancato rispetto delle responsabilità contrattuali ed extra-contrattuali,

nonché da altre controversie che si possono verificare con le controparti nello svolgimento

dell’operatività.

Le fonti principali di manifestazione del rischio operativo sono: la scarsa affidabilità - in

termini di efficacia/efficienza - dei processi operativi, le frodi interne ed esterne, gli errori

operativi, il livello qualitativo della sicurezza fisica e logica, l’inadeguatezza dell’apparato

informatico rispetto al livello dimensionale dell’operatività, il crescente ricorso

all’automazione, l’esternalizzazione di funzioni aziendali, l’utilizzo di pochi fornitori,

l’adozione di cambiamenti di strategia, la presenza di non corrette politiche di gestione e

formazione del personale ed infine gli impatti sociali ed ambientali.

Modello di gestione del rischio e struttura organizzativa

Il Gruppo ha adottato un modello di gestione del rischio che definisce le modalità di

gestione e gli attori coinvolti nei processi di identificazione, misurazione, monitoraggio,

mitigazione e reporting. I contenuti del modello sono stati recepiti in uno specifico

Regolamento di Gruppo, approvato dagli Organi di Governo.

Il Gruppo ha adottato il metodo standardizzato nella modalità combinata con il metodo

base, applicato quest’ultimo alle società del Gruppo che cumulate non superano i livelli

dimensionali previsti dalla normativa di Vigilanza (cosiddetto uso combinato).

Al fine dell’implementazione del metodo standardizzato, il modello organizzativo di Gruppo

prevede la gestione accentrata del rischio a cura di specifiche strutture della Capogruppo,

che operano direttamente per conto delle società controllate avvalendosi, nel caso delle

società che hanno adottato il metodo standardizzato, di referenti decentrati previsti per la

gestione locale del rischio.

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In relazione alle fasi di identificazione e misurazione dei rischi operativi, il Gruppo Banco

Popolare dispone di una metodologia interna secondo la logica Value at Risk (VaR), che si

basa su analisi di tipo quantitativo e qualitativo. In relazione a tale modello, la cui

impostazione è stata completata nel corso del 2008, sono proseguite nel 2012 le attività di

affinamento e calibratura dello strumento. Le risultanze di Gruppo del modello vengono

utilizzate specificatamente a livello gestionale e non hanno quindi valenza al fine del

calcolo dei requisiti patrimoniali minimi.

La valutazione quantitativa utilizza in primo luogo dati di perdita interni (loss collection),

che sono registrati e conservati in un applicativo informatico dedicato, secondo regole

codificate in specifiche normative. Queste prevedono processi collegati all’iter operativo

seguito per la registrazione contabile delle perdite in oggetto. In tal senso è stato anche

sviluppato un sistema che consente di automatizzare il processo di loss collection e di

contabilizzazione dei rimborsi commerciali e delle perdite operative per le strutture delle

reti commerciali. Il processo di loss collection contempla inoltre un sistema di verifica e di

certificazione della base-dati dei rischi operativi, che garantisce in ordine alla completezza,

qualità e correttezza dei singoli censimenti di perdita.

In secondo luogo, ai fini della valutazione quantitativa, sono utilizzati anche dati esterni di

perdita disponibili per il Gruppo, con particolare riferimento ai flussi di ritorno del consorzio

DIPO, costituito in ambito ABI dai principali Gruppi Bancari italiani a cui il Banco Popolare

ha aderito sin dalla sua costituzione nel 2003.

La valutazione qualitativa dei rischi (risk self assessment) viene effettuata per arricchire i

dati quantitativi disponibili, in particolare nei casi in cui non esistano dati storici di perdita

in grado di indicare il livello di rischiosità associato a specifici eventi (con riferimento

innanzitutto agli eventi a bassa frequenza ed alto impatto) o siano in corso attività di

revisione dell’operatività aziendale che ne modificano il livello di esposizione, attribuendo

in generale un orientamento prospettico alle valutazioni complessive. I dati di Risk

Assessment vengono raccolti periodicamente tramite somministrazione di specifici

questionari nell’ambito di un processo strutturato di coinvolgimento dei responsabili delle

diverse strutture organizzative; questi dati vengono gestiti e conservati nell’applicativo

integrato della loss collection.

Le stime di rischio operativo tramite modello interno, con livello di confidenza del 99,9% ed

orizzonte temporale di un anno, sono utilizzate per verificare l’adeguatezza patrimoniale

complessiva, per la definizione, monitoraggio e controllo di specifici limiti di rischio e per la

parametrazione del sistema incentivante del top management.

Sistema di reporting

Il Gruppo Banco Popolare dispone di un processo di reporting che prevede:

un sistema di informativa direzionale, con analisi e valutazioni trimestrali su tutte le

tematiche significative del rischio operativo (in particolare le perdite significative e i

relativi recuperi, la valutazione complessiva sul profilo di rischio, gli assorbimenti

patrimoniali e le politiche di gestione del rischio realizzate e/o pianificate);

un sistema di reportistica operativa, anch’esso trimestrale, inteso come strumento per

le strutture operative che partecipano ai processi di loss collection, utile ai fini di

un’adeguata valutazione e gestione del rischio nei relativi ambiti di pertinenza.

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Nel corso degli ultimi anni il Gruppo Banco Popolare ha realizzato continui sviluppi

gestionali del modello di rischio operativo, indirizzati verso l’adozione delle metodologie

avanzate previste dalla Normativa per tale fattispecie di rischio.

Progetto di adozione dei modelli avanzati

Nel corso del secondo semestre 2012 il Gruppo ha attivato formalmente un progetto di

affinamento del relativo framework interno di misurazione e di gestione mediante la

pianificazione di una serie di interventi metodologici, applicativi e operativi aventi

l’obiettivo di assicurarne un miglior presidio gestionale e di ottenerne la validazione ai fini

del calcolo del requisito patrimoniale obbligatorio entro il 2013.

Tra i principali interventi realizzati nel corso degli ultimi mesi si evidenziano:

il rafforzamento del presidio decentrato di governo del rischio operativo tramite

l’introduzione di “nuovi” ruoli specialistici (Referenti ORM) di presidio locale a

livello di Direzione Centrale e Rete Commerciale;

la razionalizzazione e l’efficientamento dei processi di raccolta dei dati interni di

perdita della Rete Commerciale e delle Direzioni Centrali, anche tramite

adeguamento dell’infrastruttura IT e il ricorso a specifiche azioni formative

rivolte al personale coinvolto nei processi di segnalazione e validazione;

la revisione metodologica e dei ruoli e processi riferiti alle auto-valutazioni

prospettiche di rischio, condotte tramite un sistema dei questionari sottoposti ai

business expert;

l’affinamento del sistema di reporting direzionale e operativo, con il supporto di

soluzioni IT web based e nell’ottica di rafforzarne gli utilizzi gestionali a fini di

prevenzione e mitigazione, nonché di favorire la diffusione della cultura del

rischio.

Anche il modello interno gestionale di stima del rischio è in corso di revisione e

perfezionamento nell’ottica di rispondere pienamente ai requisiti quantitativi previsti per i

modelli validati AMA dalla normativa di vigilanza; tali interventi permetteranno una miglior

formalizzazione delle logiche e delle singole componenti del modello, nonché un

allineamento delle componenti statistico-quantitative alle best practice di mercato.

Rischio di concentrazione

Il rischio di concentrazione deriva da esposizioni creditizie verso controparti, gruppi di

controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la

stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica.

Il presidio e la gestione del Rischio di Concentrazione vengono svolti in maniera accentrata

a livello di Gruppo dalla Direzione Crediti, che ricopre un ruolo di indirizzo dell’attività del

credito e di politiche creditizie per le banche e le società del Gruppo. In particolare essa

formula gli indirizzi di politica creditizia, con riguardo altresì alla composizione del

portafoglio crediti del Gruppo, anche in termini di esposizione massima per ciascuna

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dimensione rilevante, quale ad esempio l’area geografica, il settore economico, il tipo di

controparte, ecc.

Per quanto riguarda i clienti di dimensione rilevante, la Direzione Crediti svolge, in

particolare, le funzioni di valutazione dell’affidabilità delle controparti e di monitoraggio

degli affidamenti concessi. Analizza altresì il quadro complessivo ed organico del

portafoglio crediti e della sua composizione/diversificazione. Infine produce periodicamente

una reportistica che evidenzia le esposizioni verso i principali clienti.

La quantificazione del rischio di concentrazione viene effettuata dal Servizio Risk

Management nell’ambito dei modelli impiegati per la stima del rischio di credito sul

portafoglio delle controparti residenti in bonis.

Rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario

Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo Banco Popolare relativamente al

proprio portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività caratteristica esercitata

in qualità di intermediario impegnato nel processo di trasformazione delle scadenze

(cfr. Tavola 14 cui si rinvia per approfondimenti circa la natura del rischio, le strategie

di gestione e le modalità di misurazione utilizzate dal Gruppo).

Il Gruppo si è dotato, per la gestione ed il controllo del rischio, di un modello

organizzativo che prevede l’accentramento delle attività in apposite strutture

specializzate che svolgono il servizio anche su delega specifica delle società

controllate. In particolare:

la misurazione e la gestione del rischio di tasso d’interesse è delegato ad apposite

strutture del Servizio Finanza di Gruppo;

il monitoraggio e controllo del rischio è assegnato al Servizio Risk Management

della Capogruppo.

Per ciascuna società del Gruppo monitorata vengono definiti specifici limiti massimi di

fine mese in termini di VaR (determinato con holding period di 12 mesi ed intervallo di

confidenza del 99,9%).

Relativamente alle prove di stress del rischio di tasso di interesse, il Gruppo valuta

l’impatto di scenari storici e ipotetici (stress specifici) elaborati secondo un approccio

metodologico che tiene conto delle specifiche caratteristiche di tale rischio, oltre che

uno scenario comune a tutti i rischi (stress congiunto).

Sono inoltre previsti due limiti di tipo “deterministico”, definiti sia per la Capogruppo

sia per le banche/società monitorate del Gruppo; tali indicatori si basano sulla misura

dell’impatto, sul margine d’interesse atteso a 1 anno dell’entità monitorata, di uno

shock istantaneo dei tassi di interesse di mercato - shock che varia in relazione al

livello raggiunto da questi ultimi (attualmente +/-0,40%), - sulla base della situazione

patrimoniale al momento della rilevazione, e di uno shock del 2% dei tassi applicato al

valore economico del portafoglio bancario, in rapporto al patrimonio di vigilanza.

Il rispetto di tali limiti è demandato agli Amministratori delegati di ciascuna società, i

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quali provvedono a cascata a incaricare le strutture specialistiche, che riferiscono

periodicamente ai rispettivi Consigli di Amministrazione evidenziando eventuali

sconfinamenti e le azioni messe in atto per ripristinare condizioni di normalità. Analoga

segnalazione viene effettuata dalla Capogruppo e da Banca Aletti alle altre società del

Gruppo relativamente ai rischi per i quali hanno ricevuto delega di gestione operativa.

Il controllo dell’osservanza dei limiti è affidato al Servizio Risk Management della

Capogruppo, il quale provvede a segnalare eventuali sconfinamenti alla società a cui si

riferiscono ed agli altri soggetti delegati alla loro gestione, oltre a segnalare il

raggiungimento del valore del 90% dei limiti stessi quale allarme per un eventuale

futuro sforamento.

Il Servizio Risk Management collabora, inoltre, con le strutture deputate alla gestione

del rischio all’individuazione e valutazione di azioni correttive finalizzate al rientro nei

limiti.

Rischio di liquidità

Il rischio di liquidità consiste in una possibile condizione di instabilità derivante

dall’eventuale sbilancio negativo tra flussi di cassa in entrata e in uscita, qualora non

adeguatamente coperto dalle riserve di liquidità rappresentate in particolare dai crediti, dai

titoli disponibili ed anticipabili in Banca Centrale Europea o da altri asset liquidi.

Particolare attenzione viene posta dal Gruppo nella gestione di tale rischio, che può

manifestarsi per lo più in presenza di eventi eccezionali, quali la riduzione di liquidità dei

mercati, provocando difficoltà nelle banche relativamente alla loro capacità di far fronte

agli obblighi di pagamento. Questo rischio viene di norma gestito e mitigato attraverso

interventi di diversificazione delle fonti di finanziamento e di rafforzamento delle riserve di

titoli anticipabili, utilizzabili per far fronte ad uscite di cassa inattese.

Nella rilevazione del rischio di liquidità del Gruppo ricopre un ruolo importante l'attenta,

costante e quotidiana misurazione della counterbalancing capacity, una riserva di liquidità

disponibile in tempi rapidi e che si sostanzia nell'ammontare - previa applicazione degli

haircut previsti - di strumenti finanziari dell’attivo (prevalentemente titoli di debito emessi

da governi centrali e locali, in larga parte Paesi UE) che, per le loro caratteristiche,

possono essere oggetto di anticipazione presso la Banca Centrale Europea.

Nel corso del 2012 il Gruppo ha proseguito nell’emissione di obbligazioni garantite

(Covered Bond) e di auto-cartolarizzazioni, che sono anche state utilizzate come collaterale

per l’accesso agli strumenti resi disponibili dalla Banca Centrale Europea al fine di fornire

liquidità al sistema bancario europeo.

Inoltre il Gruppo si è dotato di un preciso sistema di limiti, sia per la liquidità di vigilanza,

di brevissimo termine, sia per la liquidità operativa, entro l’anno, generata dall’intero

bilancio. Inoltre è operativo un apposito Liquidity Contingency Plan, emanato dagli Organi

Sociali, volto ad assicurare un tempestivo ed efficiente governo nel caso di stress o di crisi

della liquidità, ed è operativo un sistema automatico per il monitoraggio del previsionale di

liquidità.

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Modello Organizzativo

Il modello organizzativo adottato dal Gruppo Banco Popolare prevede la gestione operativa accentrata della tesoreria delle banche e società finanziarie del Gruppo in apposite strutture del Servizio Finanza di Gruppo. La copertura delle esigenze di liquidità di breve termine, generate dall’operatività complessiva delle banche, viene effettuata sulla base di uno sbilancio previsionale elaborato con frequenza giornaliera.

Limiti relativi al rischio di liquidità

Il Regolamento di Gruppo sui limiti di rischio prevede un sistema di limiti volti ad

assicurare la copertura dei fabbisogni netti di liquidità da parte delle riserve liquide

disponibili relativamente alle due seguenti specifiche dimensioni:

liquidità di vigilanza, misurata sulla base delle indicazioni ricevute dalla banca d’Italia

attraverso il calcolo del gap cumulato sul perimetro di operatività relativa ai flussi

generati dalle operazioni con controparti bancarie e istituzionali;

liquidità operativa, che riguarda i flussi generati dall’intera operatività di bilancio e fuori

bilancio.

La misurazione del rischio di liquidità viene effettuata attraverso il calcolo giornaliero

(rischio di liquidità di vigilanza) e decadale (rischio di liquidità operativa) dello sbilancio

cumulato definito come somma algebrica dei flussi di liquidità in entrata ed in uscita

generati dall’operatività sopra evidenziata, e al netto delle riserve di liquidità. Lo sbilancio

cumulato netto così calcolato è soggetto a limiti in termini di massimale di esposizione. I

due limiti sono oggetto di monitoraggio su base rispettivamente giornaliera e decadale, a

cura del Servizio Finanza di Gruppo, il primo, e della Funzione Rischi di Tasso e Liquidità

appartenente al Servizio Risk Management, il secondo, con illustrazione in sede di Comitato

Finanza ed ALM e di Comitato per il Controllo Interno e Rischi.

Al fine di gestire in modo integrato ed efficace i flussi finanziari generati dall’operatività

complessiva, i limiti sono fissati a livello di Gruppo; ciò permette di ottimizzare

sinergicamente gli specifici profili di posizionamento sul mercato delle singole realtà

bancarie del Gruppo.

Vengono, inoltre, monitorati:

il rischio di concentrazione della raccolta per controparte, inteso come la possibilità che

la raccolta sia eccessivamente concentrata in un numero ridotto di controparti

(principalmente large corporate), esponendo il Gruppo al rischio di sensibile riduzione

della componente più volatile. Il corrispondente limite è misurato con riferimento alle

prime 50 controparti per raccolta diretta ed è fissato in un valore massimo misurato

tramite l’indice Herfindahl-Hirschmann;

il rischio di concentrazione della raccolta wholesale, inteso come limite massimo

percentuale del rapporto tra raccolta wholesale (effettuata dalla filiale di Londra o con

emissioni di EMTN o covered bonds o con indebitamento netto interbancario) e totale

raccolta.

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Struttura e organizzazione delle funzioni di gestione del rischio di liquidità

La gestione e il presidio del rischio di liquidità vedono la partecipazione delle seguenti

unità organizzative aziendali:

Servizio Tesoreria di Gruppo (Capogruppo - Servizio Finanza di Gruppo), che vede

tra le proprie mansioni la gestione del rischio di liquidità del Gruppo tramite il

ricorso al programma di emissione di carta commerciale internazionale ECP/ECD

della Capogruppo Banco Popolare, la gestione dei rapporti intrattenuti con la Banca

Centrale, la partecipazione alle operazioni di politica monetaria, lo svolgimento

dell’operatività sui mercati domestici ed internazionali relativamente alle posizioni

di mercato monetario, la gestione del portafoglio obbligazionario di tesoreria e la

partecipazione ad aste per titoli di debito pubblico;

Funzione Funding e Liquidità (Capogruppo - Servizio Finanza di Gruppo) che vede

tra le proprie mansioni la definizione delle politiche di funding da adottare, in

collaborazione con la Direzione Pianificazione e Controllo e nel rispetto dei limiti

strutturali definiti dal Gruppo, la gestione della realizzazione del piano di funding a

medio/lungo termine, mediante definizione del mix di strumenti e del timing ed il

monitoraggio della posizione di liquidità e del bilanciamento della durata finanziaria

delle attività e passività delle singole banche/società del Gruppo;

Funzione Rischi di Tasso e Liquidità (Capogruppo – Servizio Risk Management) che

vede tra le proprie mansioni:

o la definizione e gestione dei modelli di misurazione del rischio di tasso e del

rischio di liquidità del banking book, a livello di Gruppo e di singola società,

con individuazione, determinazione e monitoraggio di opportuni limiti

gestionali;

o la predisposizione dell’adeguata reportistica afferente al rischio di tasso e di

liquidità del banking book, destinata agli Organi decisionali aziendali e per le

Società monitorate.

Sistemi di misurazione e controllo

Il primo sistema di monitoraggio del rischio di liquidità è rappresentato dal controllo

giornaliero dello sbilancio cumulato di liquidità di tesoreria, generato principalmente

dall’operatività con le controparti interbancarie e istituzionali, con particolare riferimento

alle fasce temporali di breve e brevissimo termine secondo le scadenze stabilite

dall’Autorità di Vigilanza (1 mese e 3 mesi).

Lo strumento utilizzato è rappresentato dal cosiddetto scadenzario di liquidità, che prende

le mosse dalle regole fornite dall’Autorità di Vigilanza per la costruzione dell’indicatore che

quotidianamente deve essere calcolato e settimanalmente trasmesso all’autorità stessa.

Partendo dal saldo di fine giornata del Conto di Gestione e dagli oneri di Riserva

Obbligatoria si aggiungono, sviluppando un’aggregazione per scadenze, i movimenti di

liquidità relativi all’attività interbancaria, istituzionale e ad alcune componenti di operatività

attesa con la clientela, quali le previsioni di incasso pensioni e di uscita di una quota di

riversamenti fiscali. L’esposizione attesa viene dedotta dalle riserve di liquidità, per

verificarne il grado di copertura ed il risultato ottenuto rapportato all’attivo di bilancio. Il

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32

report prodotto viene, come detto, inviato giornalmente alle unità coinvolte nel governo dei

rischi nonché settimanalmente trasmesso all’Autorità di Vigilanza.

La misurazione del rischio di liquidità operativa viene effettuata sia in ottica statica,

misurando il fabbisogno di liquidità attraverso la costruzione sulle singole fasce temporali

del gap di liquidità (differenza tra gli impieghi e la raccolta in scadenza), sia in ottica

dinamica, determinando il fabbisogno di liquidità in diversi scenari (definiti anche alla luce

dei piani di sviluppo commerciale previsti nel processo di pianificazione strategica triennale

e di budgeting), caratterizzati dalla variazione di alcune grandezze finanziarie capaci di

influenzare il profilo temporale di liquidità.

Per le banche estere del Gruppo il Servizio Rete Internazionale della Capogruppo ha

attivato un monitoraggio mensile della liquidità complessiva, sulla base di scadenziari

elaborati dalle unità di controllo di gestione delle singole banche.

Liquidity Contingency Policy e indicatori di early warning

Il Liquidity Contingency Plan di Gruppo definisce le condizioni che configurano situazioni di

stress di liquidità o di crisi finanziaria, nonché il processo finalizzato a gestire il profilo di

liquidità del Gruppo in condizioni di difficoltà o emergenza, caratterizzate da bassa

probabilità ed alto impatto. In particolare:

le condizioni di difficoltà sono costituite dal superamento di predeterminati livelli

assunti da un insieme di indicatori di early warning. Tali indicatori sono stati selezionati

in funzione della loro capacità previsiva di potenziali rischi (sistemici o idiosincratici),

che possono minacciare la stabilità del Gruppo;

la situazione di stress si distingue da quella di crisi per la gravità (in termini di intensità

e duration) delle predette condizioni, che sono fatte oggetto di monitoraggio

giornaliero;

è prevista l’attivazione di due corrispondenti tipologie di Comitati di emergenza

(Comitato di gestione di stress di liquidità e Comitato di gestione di crisi di liquidità), da

parte, disgiuntamente, del Direttore Generale, del responsabile della Direzione Finanza

o del responsabile della Direzione Rischi, sentito l’Amministratore Delegato del Banco

Popolare;

sono delineate le possibili strategie di intervento che possono essere adottate in via di

emergenza;

è previsto un immediato aggiornamento (incremento della frequenza e della granularità

della reportistica) a vantaggio degli Organi sociali e la ratifica dell’operato dei Comitati.

Gli indicatori di early warning sono oggetto di monitoraggio su base giornaliera a cura della

Funzione Rischi di Tasso e Liquidità del Servizio Risk Management, con la produzione di

apposito report.

Gli indicatori di liquidità previsti dalla normativa "Basilea III", calcolati dal Gruppo e

comunicati trimestralmente alle Autorità di Vigilanza, evidenziano nel corso delle rilevazioni

sin qui effettuate nel 2012 valori superiori al 100%, limite minimo finale che entrerà in

vigore rispettivamente nel 2019 (Liquidity Coverage Ratio-LCR) e nel 2018 (Net Stable

Funding Ratio-NSFR).

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33

Rischio residuo

Il rischio residuo si configura come il rischio che le tecniche riconosciute per

l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca risultino meno efficaci del

previsto.

Il Gruppo Banco Popolare ha revisionato il processo di gestione delle garanzie,

rivedendo l’impianto normativo e le prassi operative, individuando puntualmente le

tecniche di mitigazione del rischio, utilizzabili per limitare l’esposizione al rischio di

credito, e definendo le modalità da adottare in fase di acquisizione, gestione ed

escussione delle garanzie.

Le novità introdotte sono volte a rafforzare l’efficacia delle coperture acquisite, in

termini di effettiva possibilità delle banche di escutere le garanzie e il valore

recuperabile, tenuto conto dei tempi e dei costi di recupero. Per un approfondimento

delle tecniche di attenuazione del rischio di credito e della valutazione della loro

efficacia si rimanda alla Tavola 8 della presente Informativa al pubblico.

Rischio derivante da cartolarizzazioni

Il rischio da operazioni di cartolarizzazione consiste nel rischio che la sostanza

economica di un’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle

decisioni di valutazione e di gestione del rischio. Il Gruppo si è dotato di una struttura

dedicata all’interno del Servizio Finanza di Gruppo, in ordine alla definizione,

implementazione e gestione delle operazioni di cartolarizzazione e auto-

cartolarizzazione dei propri attivi.

I portafogli a collaterale delle operazioni realizzate sono sottoposti a monitoraggio

costante attraverso la produzione di report mensili e trimestrali, da cui si evince

l’andamento degli incassi in linea capitale e interessi e lo status dei crediti.

Rientra tra gli incarichi del Servizio Finanza il presidio di quegli elementi che

potrebbero generare impatti negativi inattesi sul risultato d’esercizio, quali la selezione

del portafoglio e la definizione della struttura dell’operazione, la revisione della

documentazione legale, ivi ricomprese le clausole contrattuali ed extracontrattuali.

Approfondimenti circa il governo di tale rischio si trovano alla Tav. 10.

Rischio strumenti di capitale del portafoglio bancario

Rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione del fair value dei titoli di

capitale del portafoglio bancario in relazione alla volatilità di mercato o alla situazione

dei singoli emittenti.

Il governo del rischio viene svolto con riferimento ai seguenti portafogli bancari:

Strumenti finanziari disponibili per la vendita (AFS);

Investimenti azionari del Gruppo consolidati a patrimonio netto.

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34

Sono escluse dal perimetro di calcolo del rischio le partecipazioni dedotte dal calcolo

del Patrimonio di Vigilanza e le partecipazioni detenute dalle singole società del

Gruppo, per le quali risultano già applicati specifici modelli di stima del rischio.

La quantificazione del capitale assorbito avviene applicando agli strumenti finanziari

sopra descritti i requisiti patrimoniali di vigilanza previsti, in sede di Primo Pilastro, per

il rischio di credito.

Per entrambi i portafogli il Servizio Partecipazioni assicura il supporto alla Direzione

nella valutazione strategica e nella gestione del portafoglio partecipazioni della

Capogruppo e delle altre società del Gruppo.

Rischio commerciale

Il rischio commerciale è il rischio attuale o prospettico di flessione del margine di

intermediazione commerciale atteso derivante da scarso gradimento dei prodotti e

servizi da parte della clientela, anche in relazione al contesto di mercato.

In particolare il Gruppo risulta esposto al rischio di variabilità dei ricavi commissionali

legati ai servizi di investimento. Questo rischio viene gestito e mitigato attraverso

politiche ed azioni commerciali finalizzate alla fidelizzazione della clientela, allo scopo

di rendere stabile e costantemente profittevole l’attività di erogazione di servizi, e al

mantenimento di un’offerta commerciale ad elevato valore aggiunto, innovativa e in

linea con le esigenze attuali e prospettiche della clientela.

Nel controllo del rischio commerciale sono coinvolti il Servizio Risk Management, con il

ruolo di monitorare e quantificare l’evoluzione del rischio, la Funzione Pianificazione e

Controllo Capogruppo e Consolidato, che assicura il costante controllo dei risultati della

Capogruppo e del Gruppo, e le Direzioni Retail e Corporate, che - ciascuna per i

segmenti di pertinenza - supportano le Banche del Gruppo nel monitoraggio dei

risultati, anche in relazione agli obiettivi prefissati, e negli eventuali interventi

correttivi. Nelle singole Divisioni Territoriali, oltre a strutture analoghe a quelle

previste nella Capogruppo, il controllo dei risultati viene svolto anche dalle Aree Affari

per le filiali di competenza. Il monitoraggio viene svolto sulla base dei report di

Controllo di Gestione, delle informazioni fornite dai cruscotti commerciali nonché delle

statistiche ad hoc predisposte dalle strutture di pianificazione commerciale delle unità

Corporate e Retail delle Banche del Gruppo.

Il Servizio Risk Management realizza una quantificazione del rischio commerciale in

ottica Secondo Pilastro con una metodologia gestionale del tipo EaR - Earning at Risk,

che permette di stimare la quota di margine di intermediazione a rischio applicando

coefficienti di rischio determinati sulla base dall’analisi storica della volatilità di tale

componente. La stima è effettuata con un livello di confidenza del 99,9% ed un

orizzonte temporale di un anno.

Page 36: ALL1 Pillar 3 31 dic 2012 DEF - gruppobancopopolare.it · 3 Introduzione Note esplicative sull’informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2 La normativa di vigilanza prudenziale

35

Rischio strategico

E’ il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da

errato posizionamento di mercato o da scelte di discontinuità gestionale.

E’ il rischio, cioè, che le scelte di posizionamento competitivo/strategico non producano

i risultati attesi, penalizzando il raggiungimento degli obiettivi economici e patrimoniali

anche di lungo periodo, o addirittura provocando indesiderate contrazioni dei livelli di

redditività e delle condizioni di solidità patrimoniale.

In tale prospettiva, il rischio strategico attiene alla possibilità di insuccesso di progetti

aziendali che comportino discontinuità gestionale e all’inerzia della banca di fronte ad

impreviste dinamiche del mercato. Le eventuali perdite appaiono così principalmente

come il risultato di fattori quali l’imprecisione delle previsioni effettuate, la

sottovalutazione delle problematiche attuative e l’errata definizione degli scenari di

mercato.

Il rischio in questione è oggetto di valutazione per il tramite di un processo di

assessment, non standardizzato bensì definito caso per caso, dal quale può scaturire

una valutazione in termini di perdite inattese implicite nel business plan.

Rischio reputazionale

Il rischio reputazionale è il rischio di flessione degli utili o del capitale derivante da

percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti

della banca, investitori o autorità di vigilanza, a causa di eventi critici specifici

afferenti, ad esempio, determinate aree di operatività, prodotti, processi.

Oltre ai regolamenti interni, che disciplinano le linee di condotta generali per tutti i

dipendenti del Gruppo, vengono svolte attività a presidio del rischio da diverse funzioni

aziendali, con lo scopo di presidiare il rispetto degli obiettivi di qualità e soddisfazione

del cliente, gestire i reclami presentati dalla clientela, gestire i rapporti con gli

azionisti, curare i rapporti con gli analisti finanziari e gli investitori istituzionali.

Rischio immobiliare

Il rischio immobiliare è definito come il rischio di flessione del valore di mercato dei

beni immobiliari del Gruppo a causa della variazione dei prezzi rilevati sul mercato

immobiliare italiano. Questo rischio è presidiato da apposite strutture tecniche previste

all’interno del Gruppo.

In ottica gestionale, il Servizio Risk Management stima il capitale economico a fronte di

tale rischio mediante una metodologia statistica Value at Risk con intervallo di

confidenza del 99,9% e orizzonte temporale di un anno, approccio varianza-covarianza,

applicata al valore di mercato degli immobili di proprietà del Gruppo (compresi quelli

acquisiti tramite leasing finanziario).

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36

Rischio avviamento

Il rischio avviamento si configura come il rischio attuale o prospettico che il valore

degli avviamenti iscritti in bilancio sia superiore a quello effettivamente realizzabile.

Rischio di compliance

Il rischio di compliance (o di non conformità) è definito come il rischio di incorrere in

sanzioni amministrative e giudiziarie, a causa del verificarsi di condizioni di non

conformità tra la normativa di fonte esterna e la normativa di fonte interna (e le

procedure aziendali) e tra codici di auto regolamentazione e codici interni di condotta.

Risultano inoltre ricomprese le situazioni di non conformità che determinano perdite

finanziarie rilevanti e danni di natura reputazionale.

Questa tipologia di rischio è presidiata, a livello di Gruppo, dal Servizio Compliance

della Capogruppo.

Rischio da fondi pensione a prestazioni definite (o Pension Risk)

Il rischio riferito ai fondi pensione a prestazioni definite è il rischio che, con riferimento

ai piani pensionistici a prestazioni definite, i contributi versati/accantonati non siano

sufficienti a coprire le prestazioni garantite in relazione a dinamiche demografiche

impreviste (cd. rischio attuariale) e/o che si realizzi un insufficiente rendimento degli

assets in cui tali contributi sono stati investiti (cd. rischio finanziario), con conseguenti

oneri aggiuntivi a carico della banca.

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37

Tavola 2 - Ambito di applicazione

Informativa qualitativa

Denominazione della banca cui si applicano gli obblighi di informativa

Banco Popolare Soc. Coop. Capogruppo del “Gruppo Bancario Banco Popolare”.

Illustrazione delle differenze nelle aree di consolidamento rilevanti per i

fini prudenziali e di bilancio

Con riferimento alle aree di consolidamento, si segnala che il perimetro non presenta

significativi cambiamenti rispetto a quanto presentato al 31 dicembre 2011. Le uniche

eccezioni riguardano l’uscita dall’area di consolidamento delle seguenti società: Portone

Scarl, Arca SGR, Cores Costruzioni Residenziali, Novara Promuove, BPI International UK,

Istituto Pisano Leasing, Tirrena Professional Factor, Mercantile Leasing, Acque Minerali

Riunite, Società Gestione Crediti BP, Auto Trading Leasing IFN e Compagnia Finanziaria

Ligure Piemontese.

Aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di bilancio

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Agos-Ducato S.p.A. Società di credito al consumo Milano ITALIA X X

Alba Leasing S.p.A. Società di leasing Milano ITALIA X X

Aletti & C. Banca di Investimento

Mobiliare S.p.A.Sistema bancario Milano ITALIA X X

Aletti Fiduciaria S.p.A. Società fiduciarie di gestione Milano ITALIA X X

Aletti Gestielle SGR S.p.A. Società di gestione fondi Milano ITALIA X X

Aletti Trust S.p.A.Società fiduciarie di

amministrazioneMilano ITALIA X X

Alfa Iota 2002 S.r.l. (in liquidazione) Holding private Milano ITALIA X X

Aosta Factor S.p.A. Società di factoring Aosta ITALIA X X

Arcene Immobili S.r.l. (in liquidazione) Imprese produttive Lodi ITALIA X X

Arcene Infra S.r.l. (in liquidazione) Imprese produttive Lodi ITALIA X X

Arena Broker S.r.l.Mediatori agenti e consulenti di

assicurazioneVerona ITALIA X X

AviPop Assicurazioni S.p.A. Imprese di assicurazione Milano ITALIA X X

Banca Aletti & C. (Suisse) S.A.Sistema bancario dei paesi non

UELugano SVIZZERA X X

TRATTAMENTO

NEL BILANCIO

RAGIONE SOCIALE SETTORE

SEDE

TRATTAMENTO NELLE

SEGNALAZIONI

PRUDENZIALI

Page 39: ALL1 Pillar 3 31 dic 2012 DEF - gruppobancopopolare.it · 3 Introduzione Note esplicative sull’informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2 La normativa di vigilanza prudenziale

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Banca Italease Capital TrustAltre società finanziarie dei

paesi non UEDelaware

STATI UNITI

D'AMERICAX X

Banca Italease Funding LLCAltre società finanziarie dei

paesi non UEDelaware

STATI UNITI

D'AMERICAX X

Banca Italease S.p.A. Sistema bancario Milano ITALIA X X

Banca Popolare di Lodi Capital Company

LLC III

Altre società finanziarie dei

paesi non UEDelaware

STATI UNITI

D'AMERICAX X

Banca Popolare di Lodi Investor Trust

III

Altre società finanziarie dei

paesi non UEDelaware

STATI UNITI

D'AMERICAX X

Banco Popolare Croatia d.d.Sistema bancario dei paesi non

UEZagabria CROAZIA X X

Banco Popolare Hungary Zrt.Sistema bancario dei paesi UE

non membri dell'UMBudapest UNGHERIA X X

Banco Popolare Luxembourg S.A.Sistema bancario dei paesi UE

membri dell'UMLussemburgo LUSSEMBURGO X X

Banco Popolare soc. coop. Sistema bancario Verona ITALIA X X

Bipielle Bank (Suisse) S.A. (in

liquidazione)

Sistema bancario dei paesi non

UELugano SVIZZERA X X

Bipielle International Holding S.A. (in

liquidazione)

Altre società finanziarie di

paesi non UELugano SVIZZERA X X

Bipielle Real Estate S.p.A. Imprese produttive Lodi ITALIA X X

Bipitalia Residential S.r.l. Altri intermediari finanziari Milano ITALIA X X

BP Covered Bond S.r.l. Altri intermediari finanziari Milano ITALIA X X

BP Mortgages S.r.l. Altri intermediari finanziari Brescia ITALIA X X

Banco Popolare Service Kft. Imprese produttive Budapest UNGHERIA X X

BP Property Management Soc.

Consortile a r.l.Imprese produttive Verona ITALIA X X

BPL Mortgages S.r.l. Altri intermediari finanziariConegliano

VenetoITALIA X X

BPV Mortgages S.r.l. Altri intermediari finanziari Verona ITALIA X X

Braidense Seconda S.r.l. Imprese produttive Milano ITALIA X X

BRF Property S.p.A. Imprese produttive Parma ITALIA X X

Bussentina S.c.a.r.l. Imprese produttive Roma ITALIA X X

Credito Bergamasco S.p.A. Sistema bancario Bergamo ITALIA X X

Energreen S.A.Società non finanziarie dei

paesi UE membri UMLussemburgo LUSSEMBURGO X X

Erice Finance S.r.l. Altri intermediari finanziariConegliano

VenetoITALIA X X

Essegibi Promozioni Immobiliari S.p.A. Imprese produttive Milano ITALIA X X

Estates Capital Venture S.A. (in

liquidazione)

Società non finanziarie dei

paesi UE membri UMLussemburgo LUSSEMBURGO X X

Eurocasse SIM S.p.A. (in liquidazione)Società di Intermediazione

Mobiliare (SIM)Milano ITALIA X X

FIN.E.R.T. S.p.A (in liquidazione) Altri intermediari finanziari Marano (NA) ITALIA X X

TRATTAMENTO

NEL BILANCIO

RAGIONE SOCIALE SETTORE

SEDE

TRATTAMENTO NELLE

SEGNALAZIONI

PRUDENZIALI

Page 40: ALL1 Pillar 3 31 dic 2012 DEF - gruppobancopopolare.it · 3 Introduzione Note esplicative sull’informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2 La normativa di vigilanza prudenziale

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Finanziaria ICCRI BBL S.p.A. (in

liquidazione)Altri intermediari finanziari Milano ITALIA X X

Finoa S.r.l. Holding finanziarie private Milano ITALIA X X

GEMA Magazzini Generali BPV-BSGSP

S.p.A.Imprese produttive

Castelnuovo

Sotto (RE)ITALIA X X

Gestielle Alternative SelectionFondi comuni di investimento

mobiliare Milano ITALIA X X

Gestielle Alternative Selection PlusFondi comuni di investimento

mobiliare Milano ITALIA X X

Gestielle Hedge High VolatilityFondi comuni di investimento

mobiliare Milano ITALIA X X

Gestielle Hedge Multi StrategyFondi comuni di investimento

mobiliare Milano ITALIA X X

Gestielle Hedge OpportunityFondi comuni di investimento

mobiliare Milano ITALIA X X

Gestielle Low VolatilityFondi comuni di investimento

mobiliare Milano ITALIA X X

HCS S.r.l. Imprese produttive Milano ITALIA X X

HI-MTF SIM S.p.A.Società di intermediazione

mobiliare (SIM)Milano ITALIA X X

Holding di Partecipazioni Finanziarie

Banco Popolare S.p.A.Holding finanziarie private Verona ITALIA X X

Immobiliare BP S.r.l. Imprese produttive Verona ITALIA X X

Immobiliare Centro Milano S.p.A. Imprese produttive Milano ITALIA X X

Immobiliare Marinai d'Italia S.r.l. Imprese produttive Lodi ITALIA X X

Italease Finance S.p.A. Altri intermediari finanziari Milano ITALIA X X

Italease Gestione Beni S.p.A. Imprese produttive Milano ITALIA X X

Italfinance RMBS S.r.l. Altri intermediari finanziari Trento ITALIA X X

Italfinance Securitisation VH 1 S.r.l. Altri intermediari finanziariConegliano

VenetoITALIA X X

Italfinance Securitisation VH 2 S.r.l. Altri intermediari finanziariConegliano

VenetoITALIA X X

Leasimpresa Finance S.r.l. Altri intermediari finanziariConegliano

VenetoITALIA X X

Liberty S.r.l. Imprese produttive Lodi ITALIA X X

Lido dei Coralli S.r.l. Imprese produttiveSanta Teresa di

Gallura (SS)ITALIA X X

Mariner S.r.l. Imprese produttive Lodi ITALIA X X

Milano Leasing S.p.A. (in liquidazione) Società di leasing Milano ITALIA X X

Nadir Immobiliare S.r.l. Imprese produttive Lodi ITALIA X X

P.M.G. S.r.l. (in liquidazione) Imprese produttive Milano ITALIA X X

Pami Finance S.r.l. Altri intermediari finanziari Milano ITALIA X X

Partecipazioni Italiane S.p.A. Altri intermediari finanziari Milano ITALIA X X

TRATTAMENTO

NEL BILANCIO

RAGIONE SOCIALE SETTORE

SEDE

TRATTAMENTO NELLE

SEGNALAZIONI

PRUDENZIALI

Page 41: ALL1 Pillar 3 31 dic 2012 DEF - gruppobancopopolare.it · 3 Introduzione Note esplicative sull’informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2 La normativa di vigilanza prudenziale

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Phoenix S.p.A. Imprese produttive Verona ITALIA X X

Popolare Vita S.p.A. Imprese di assicurazione Verona ITALIA X X

Release S.p.A. Altri intermediari finanziari Milano ITALIA X X

Renting Italease S.r.l. Società di leasing Roma ITALIA X X

RI Investimenti Due S.r.l. Imprese produttive Milano ITALIA X X

Royle West Ltd. (in voluntary

liquidation)

Altri intermediari finanziari dei

paesi UE membri dell'UMDublino IRLANDA X X

Seefinanz S.A. (in liquidazione)Altre società finanziarie di

paesi non UELugano SVIZZERA X X

Servizi Riscossione Imposte SE.R.I.

S.p.A. (in liquidazione)Altri intermediari finanziari Napoli ITALIA X X

S.E.T.A. Società Edilizia Tavazzano S.r.l. Imprese produttive Milano ITALIA X X

S.I.A.L. Società Imm. Agricola Lodigiana

S.r.l. (in liquidazione)Imprese produttive Lodi ITALIA X X

Sirio Immobiliare S.r.l. Imprese produttive Lodi ITALIA X X

Soc. Coop. fra le Banche Pop.

"L.Luzzatti" S.c.r.l.Associazioni bancarie Roma ITALIA X X

Società Gestione Servizi BP Soc.

Consortile p. az.Imprese produttive Verona ITALIA X X

Sviluppo Comparto 6 S.r.l. Imprese produttive Milano ITALIA X X

Sviluppo Comparto 8 S.r.l. Imprese produttive Milano ITALIA X X

Tecmarket Servizi S.p.A. Imprese produttive Verona ITALIA X X

Tiepolo Finance II S.r.l. Altri intermediari finanziari Lodi ITALIA X X

Tiepolo Finance S.r.l. Altri intermediari finanziari Lodi ITALIA X X

Tre Pi S.p.A. (in concordato preventivo) Imprese produttive Roma ITALIA X X

TT Toscana Tissue S.r.l. Imprese produttive Pisa ITALIA X X

TR Toscana Resort S.r.l. Imprese produttive Pisa ITALIA X X

Valori Finanziaria S.p.A. (in liquidazione) Altri intermediari finanziari Verona ITALIA X X

Verona e Novara (France) S.A. (in

liquidazione)

Altri intermediari finanziari dei

paesi UE membri dell'UMParigi FRANCIA X X

TRATTAMENTO

NEL BILANCIO

RAGIONE SOCIALE SETTORE

SEDE

TRATTAMENTO NELLE

SEGNALAZIONI

PRUDENZIALI

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41

Impedimenti giuridici o sostanziali che ostacolano il rapido trasferimento

di risorse patrimoniali all’interno del gruppo

Non esistono vincoli che ostacolano il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi all’interno del gruppo.

Riduzione dei requisiti patrimoniali individuali applicati alla Capogruppo

ed alle controllate italiane

Poiché l’ammontare del Patrimonio di Vigilanza su base consolidata non è inferiore al requisito patrimoniale complessivo, i requisiti delle banche italiane controllate a fronte dei rischi di credito, controparte, mercato ed operativo sono ridotti del 25% (cfr. Banca d’Italia, Circ. 263, Tit. II, Cap. 6, Par. 5).

Page 43: ALL1 Pillar 3 31 dic 2012 DEF - gruppobancopopolare.it · 3 Introduzione Note esplicative sull’informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2 La normativa di vigilanza prudenziale

42

Informativa quantitativa

Denominazione delle controllate non incluse nel consolidamento

Per l’elenco delle società che rientrano nell’area di consolidamento a fini civilistici ma escluse da quello prudenziale si rimanda alla tabella della precedente sezione.

Ammontare aggregato delle deficienze patrimoniali delle controllate non

incluse nel consolidamento rispetto ad eventuali requisiti patrimoniali

obbligatori

Al 31 dicembre 2012 non risultano deficienze patrimoniali di controllate non incluse nel consolidamento ai fini prudenziali rispetto ad eventuali requisiti patrimoniali obbligatori.

Riconciliazione tra perimetro regolamentare e perimetro di bilancio al 31 dicembre 2012

Voci dell'attivo riclassificate

(migliaia di euro)

Gruppo

bancario

Imprese di

assicurazione

Altre

imprese

Aggiustamenti

da

consolidamento

31/12/2012

Cassa e disponibilità liquide 672.122 42 - 672.164

Attività finanziarie e derivati di copertura 23.943.138 477.241 (218.517) 24.201.862

Crediti verso banche 4.206.906 6.337.626 (6.072.661) 4.471.871

Crediti verso clientela 92.596.065 1.616 (1.116.449) 91.481.232

Partecipazioni 921.902 6.799 (81.195) 847.506

Attività materiali 1.762.164 325.299 17.649 2.105.112

Attività immateriali 2.323.767 1.405 (6) 2.325.166

Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione 238.532 19.521 (1.666) 256.387

Altre voci dell'attivo 5.554.522 96.932 (91.370) 5.560.084

Totale 132.219.118 - 7.266.481 (7.564.215) 131.921.384

Voci del passivo riclassificate

(migliaia di euro)

Gruppo

bancario

Imprese di

assicurazione

Altre

imprese

Aggiustamenti

da

consolidamento

31/12/2012

Debiti verso banche 17.570.477 1.077.744 (1.075.184) 17.573.037

Debiti verso clientela, titoli in circolazione e passività

finanziarie valutate al fair value 95.060.463 5.510.488 (6.064.606) 94.506.345

Passività finanziarie e derivati di copertura 6.323.487 29.330 - 6.352.817

Fondi del passivo 1.142.026 6.239 (13.557) 1.134.708

Passività associate ad attività in via di dismissione 84.740 714 (728) 84.726

Altre voci del passivo 3.086.943 594.086 (392.182) 3.288.847

Patrimonio di pertinenza di terzi 366.758 - 1.759 368.517

Patrimonio netto 8.584.224 47.880 (19.717) 8.612.387

- Capitale e riserve 9.528.339 59.228 (30.624) 9.556.943

- Risultato del periodo (944.115) (11.348) 10.907 (944.556)

Totale 132.219.118 - 7.266.481 (7.564.215) 131.921.384

Page 44: ALL1 Pillar 3 31 dic 2012 DEF - gruppobancopopolare.it · 3 Introduzione Note esplicative sull’informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2 La normativa di vigilanza prudenziale

43

Tavola 3 - Composizione del Patrimonio di

Vigilanza

Informativa qualitativa

Informazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali

Dettaglio strumenti di capitale per patrimonio di base

(dati in euro)

ISIN Emittente TipoData

emissione

Data

scadenza

Clausole

speciali

Importo

emesso

Computabile nel

patrimonioDivisa

Modalità

di rimborso

Cedola in

corso

XS0304963373Banco Popolare

Soc.Coop.pref 21/6/2007 21/6/2100 no step up 139.650.000 127.450.000 euro

Previa autorizzazione della

Banca d'Italia, rimborso in unica

soluzione alla scadenza ovvero

facoltà di rimborso anticipato

trascorsi 10 anni dall'emissione

Annuale

XS0304963290Banco Popolare

Soc.Coop.pref 21/6/2007 21/6/2100 step up 78.100.000 77.950.000 euro

Previa autorizzazione della

Banca d'Italia, rimborso in unica

soluzione alla scadenza ovvero

facoltà di rimborso anticipato

trascorsi 10 anni dall'emissione

Annuale

IT0004596109Banco Popolare

Soc.Coop.pref 29/3/2010 29/3/2046 step up 25.000.000 25.000.000 euro

Previa autorizzazione della

Banca d'Italia, rimborso in unica

soluzione alla scadenza ovvero

facoltà di rimborso anticipato

trascorsi 10 anni dall'emissione

Annuale

XS0223454512

BANCA

POPOLARE DI

LODI INVESTOR

TRUST III

pref 30/6/2005 30/6/2049 step up 500.000.000 359.482.000 euro

Previa autorizzazione della

Banca d'Italia, rimborso in unica

soluzione alla scadenza ovvero

facoltà di rimborso anticipato

trascorsi 10 anni dall'emissione

Annuale

XS0255673070BANCA ITALEASE

CAPITAL TRUSTpref 6/6/2006 6/6/2049 step up 150.000.000 30.484.000 euro

Previa autorizzazione della

Banca d'Italia, rimborso in unica

soluzione alla scadenza ovvero

facoltà di rimborso anticipato

trascorsi 10 anni dall'emissione

Trimestrale

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44

Dettaglio strumenti di capitale per patrimonio supplementare

(dati in euro)

ISIN Emittente TipoData

emissione

Data

scadenza

Clausole

speciali

Importo

emesso

Computabile

nel

patrimonio

Divisa Tasso di interesse Modalità di rimborsoCedola in

corso

XS0256368050Banco Popolare

Soc.Coop.sub 15/06/2006 15/06/2016 step up 165.400.000 132.088.440 euro

Euribor a 3 mesi + 40

bp fino a giugno 2011

poi Euribor a 3 mesi +

100 bp

Facoltà di rimborso

anticipato dal 15/6/2011

previa autorizzazione

della Banca d'Italia

Trimestrale

XS0276033510Banco Popolare

Soc.Coop.sub 22/11/2006 22/11/2016 step up 157.900.000 126.320.000 euro

Euribor a 3 mesi + 45

bp fino a novembre

2011 poi Euribor a 3

mesi + 105 bp

Facoltà di rimborso

anticipato dal 22/11/2011

previa autorizzazione

della Banca d'Italia

Trimestrale

XS0284945135Banco Popolare

Soc.Coop.sub 08/02/2007 08/02/2017 step up 124.150.000 123.811.070 euro

Euribor a 3 mesi + 35

bp fino a febbraio

2012 poi Euribor a 3

mesi + 95 bp

Facoltà di rimborso

anticipato dal 8/2/2012

previa autorizzazione

della Banca d'Italia

Trimestrale

XS0215451559Banco Popolare

Soc.Coop.ibrido 23/03/2005 23/03/2015 - 292.300.000 290.623.565 euro

4,625% fisso su base

annua

In unica soluzione alla

scadenzaAnnuale

IT0004328230Banco Popolare

Soc.Coop.sub 31/03/2008 31/03/2018 step up 415.000.000 377.417.333 euro

Euribor a 3 mesi + 25

bp fino a marzo 2013

poi Euribor a 3 mesi +

85 bp

Facoltà di rimborso

anticipato dal 31/3/2013

previa autorizzazione

della Banca d'Italia

Trimestrale

XS0451531346Banco Popolare

Soc.Coop.sub 09/09/2009 09/09/2016 50.000.000 40.000.000 euro

5,70% fisso su base

annua

In unica soluzione alla

scadenzaAnnuale

XS0456106912Banco Popolare

Soc.Coop.sub 07/10/2009 07/10/2014 50.000.000 20.000.000 euro

4,50% fisso su base

annua

In unica soluzione alla

scadenzaAnnuale

XS0464464964Banco Popolare

Soc.Coop.sub 12/11/2009 12/11/2016 286.504.000 229.203.200 euro

5,473% fisso su base

annua

In unica soluzione alla

scadenzaAnnuale

XS0481740438Banco Popolare

Soc.Coop.sub 26/01/2010 26/01/2015 53.000.000 31.800.000 euro

4,4% fisso su base

annua

In unica soluzione alla

scadenzaAnnuale

XS0504893701Banco Popolare

Soc.Coop.sub 28/04/2010 28/04/2017 100.000.000 96.745.000 euro

4,75% fisso su base

annua

In unica soluzione alla

scadenzaAnnuale

XS0555834984Banco Popolare

Soc.Coop.sub 05/11/2010 05/11/2020 732.627.000 725.779.802 euro

6% fisso su base

annua

In unica soluzione alla

scadenzaAnnuale

XS0632503412Banco Popolare

Soc.Coop.sub 31/05/2011 31/05/2021 333.072.000 330.363.297 euro

6,375% fisso su base

annua

In unica soluzione alla

scadenzaAnnuale

XS0203156798 Banca Italease sub 15/10/2004 15/10/2014 step up 150.000.000 59.646.000 euro

Euribor a 3 mesi + 50

bp fino a ottobre 2009

poi Euribor a 3 mesi +

110 bp

Facoltà di rimborso

anticipato dal 15/10/2009

previa autorizzazione

della Banca d'Italia

Trimestrale

XS0259400918 Banca Italease sub 28/06/2006 28/06/2016 step up 125.000.000 63.732.250 euro

Euribor a 3 mesi + 55

bp fino a giugno 2011

poi Euribor a 3 mesi +

115 bp

Facoltà di rimborso

anticipato dal 28/6/2011

previa autorizzazione

della Banca d'Italia

Trimestrale

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45

Informativa quantitativa Nel seguito viene esposta la composizione del Patrimonio di Vigilanza e il dettaglio sulla composizione del patrimonio di base e supplementare.

Composizione del Patrimonio di Vigilanza

ELEMENTI DEL PATRIMONIO DI VIGILANZA 31/12/2012 31/12/2011

A. Patrimonio di Base prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 7.455.681 8.912.753

B. Filtri prudenziali del patrimonio di base: -180.599 -711.441

B.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) 0 0

B.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) 180.599 711.441

C. Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre (A+B) 7.275.082 8.201.312

D. Elementi da dedurre dal patrimonio di base 1.114.549 692.014

E. Totale Patrimonio di base (Tier 1) (C-D) 6.160.533 7.509.298

F. Patrimonio supplementare prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 2.731.406 3.790.900

G. Filtri prudenziali del patrimonio supplementare: -44.899 -34.116

G.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) 0 0

G.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) 44.899 34.116

H. Patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre (F+G) 2.686.507 3.756.784

I. Elementi da dedurre dal patrimonio supplementare 1.114.549 692.014

L. Totale Patrimonio supplementare (Tier 2) (H-I) 1.571.958 3.064.770

M. Elementi da dedurre dal totale del patrimonio di base e supplementare 26.547 49.900

N. Patrimonio di Vigilanza (E+L-M) 7.705.944 10.524.168

O. Patrimonio di terzo livello (TIER 3) 0 0

P. Patrimonio di Vigilanza incluso Tier 3 (N+O) 7.705.944 10.524.168

Per quanto riguarda le caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali si segnala che in data 15 febbraio 2012, con data di regolamento 20 febbraio 2012, è stata perfezionata l’operazione di cash tender, ovvero il riacquisto da parte dell’emittente di titoli Tier 1 e Tier 2. Per ulteriori dettagli si rimanda al Resoconto intermedio di gestione di Gruppo al 31 marzo 2012.

Si evidenzia, inoltre, che nel computo del Patrimonio di Vigilanza è ricompresa anche l’eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore (cd "shortfall") pari a 1.144 milioni di euro, che è oggetto di deduzione al 50% dal Patrimonio di base e al 50% dal Patrimonio supplementare.

Si precisa che nel calcolo della predetta grandezza sono stati considerati i passaggi a perdita anticipata (cd "stralci") relativi a controparti le cui esposizioni siano state oggetto di cancellazione integrale, ancorché i processi di recupero siano ancora in atto.

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46

Ammontare del patrimonio di base, con il dettaglio dei singoli elementi positivi e negativi

ELEMENTI DEL PATRIMONIO DI BASE 31/12/2012 31/12/2011

Elementi positivi del Patrimonio di Base

Capitale 4.335.694 4.336.553

Sovrapprezzi di Emissione 2.917.075 4.850.136

Riserve 2.707.695 3.050.794

Strumenti non Innovativi 0 0

Strumenti Innovativi 0 0

Utile del Periodo 0 11.049

Strumenti oggetto di disposizioni transitorie (Grandfathering) 620.366 1.205.565

Filtri Prudenziali: Incrementi del Patrimonio di Base

Fair value option: variazioni del proprio merito creditizio 0 0

Azioni rimborsabili 0 0

Risorse patrimoniali oggetto di impegni di acquisto a termine computabili nel patrimonio di base 0 0

Altri filtri prudenziali positivi 0 0

Totale degli elementi positivi del Patrimonio di Base (A) 10.580.830 13.454.097

Elementi negativi del Patrimonio di Base

Azioni o Quote Proprie 4.643 4.570

Avviamento 1.591.729 1.702.757

Altre Immobilizzazioni Immateriali 543.416 541.487

Perdita del Periodo 959.286 2.292.530

Altri elementi negativi 0 0

Rettifiche di valore su crediti 0 0

Rettifiche di valore di vigilanza relative al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza 0 0

Altri 26.075 0

Filtri Prudenziali: Deduzioni dal Patrimonio di Base

Fair value option: variazioni del proprio merito creditizio 149.834 591.236

Riserve negative su titoli disponibili per la vendita - titoli di capitale e quote di O.I.C.R. 0 0

Riserve negative su titoli disponibili per la vendita - titoli di debito 0 60.021

Plusvalenza cumulata netta su attività materiali 0 0

Risorse patrimoniali oggetto di impegni di acquisto a termine computabili nel patrimonio di base 0 0

Altri filtri negativi 30.765 60.183

Totale degli elementi negativi del Patrimonio di Base (B) 3.305.748 5.252.785

Patrimonio di Base Lordo (C=A-B) 7.275.082 8.201.312

Totale Elementi da dedurre da Patrimonio di Base (D) 1.114.549 692.014

Patrimonio di Base (E=C-D) 6.160.533 7.509.298

A decorrere dal 30 giugno 2010, il Gruppo ha adottato l’impostazione prevista dal Provvedimento della Banca d’Italia

datato 18 maggio 2010, che consente l’esclusione dal computo del patrimonio di vigilanza della quota di riserve da

valutazione connessa ai titoli delle amministrazioni centrali di Paesi appartenenti all’Unione Europea, inclusi nel

portafoglio “attività finanziarie disponibili per la vendita”. In particolare, in alternativa all’approccio “asimmetrico”

(integrale deduzione delle minusvalenze nette dal Tier 1 e parziale inclusione per il 50% delle plusvalenze nette nel Tier

2) già previsto dalla normativa italiana, il citato Provvedimento ha riconosciuto la possibilità di neutralizzare

completamente le plusvalenze e le minusvalenze rilevate nelle riserve da rivalutazione (approccio “simmetrico”). Tale

opzione deve essere estesa a tutti i titoli della specie detenuti nel citato portafoglio, deve essere applicata in modo

omogeneo dal Gruppo e mantenuta costantemente nel tempo.

Al 31 dicembre 2012 la variazione delle riserve dei titoli emessi da Amministrazioni centrali di Paesi appartenenti

all’Unione europea, intervenuta a partire dal 1 gennaio 2010, ed esclusa dal computo del patrimonio di vigilanza, è

negativa per 108 milioni; in assenza di tale approccio, detta variazione avrebbe comportato un decremento del

patrimonio di base di un corrispondente importo, in presenza di riserve su titoli di debito complessivamente negative.

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Patrimonio supplementare

ELEMENTI DEL PATRIMONIO SUPPLEMENTARE 31/12/2012 31/12/2011

Elementi positivi del Patrimonio Supplementare

Riserve da Valutazione - Attivita materiali 0 0

Leggi speciali di rivalutazione 4.033 4.048

Attività materiali ad uso funzionale 0 0

Riserve da valutazione - Titoli disponibili per la vendita 0 0

Titoli di capitale e quote di O.I.C.R. 63.301 54.422

Titoli di debito 17.614 0

Strumenti innovativi di capitale non computabili nel patrimonio di base 0 0

Strumenti non innovativi di capitale non computabili nel patrimonio di base 0 0

Strumenti non innovativi di capitale computabili fino al 35% 0 0

Strumenti non innovativi di capitale computabili fino al 50% 0 0

Strumenti Ibridi di Patrimonializzazione 290.624 523.625

Passività Subordinate di 2° Livello 2.356.906 3.209.977

Eccedenza rettifiche di valore complessive rispetto alle perdite attese 0 0

Plusvalenze nette su partecipazioni 0 0

Altri elementi positivi 0 0

Filtri prudenziali: incrementi del patrimonio supplementare

Plusvalenza cumulata netta su attività materiali 0 0

Risorse patrimoniali oggetto di impegni di acquisto a termine computabili

nel patrimonio supplementare0 0

Altri filtri positivi 0 0

Totale elementi positivi del Patrimonio Supplementare (A) 2.732.478 3.792.073

Elementi negativi del Patrimonio Supplementare

Minusvalenze nette su partecipazioni 0 0

Crediti 0 0

Altri elementi negativi 1.072 1.173

Filtri prudenziali: deduzioni dal patrimonio supplementare

Quota non computabile della riserva da valutazione su attività materiali ad uso funzionale 0 0

Quota non computabile delle riserve positive su titoli disponibili per la vendita - Titoli di capitale

e quote di O.I.C.R.31.651 27.210

Quota non computabile delle riserve positive su titoli disponibili per la vendita - Titoli di debito 8.807 0

Risorse patrimoniali oggetto di impegni di acquisto a termine non computabili

nel patrimonio supplementare0 0

Passività subordinate di 2° livello e strumenti ibridi di patrimonializzazione oggetto di

impegni di acquisto a termine non computabili nel patrimonio supplementare 0 0

Altri filtri negativi 4.441 6.905

Totale elementi negativi del Patrimonio Supplementare (B) 45.971 35.288

Patrimonio Supplementare Lordo (C=A-B) 2.686.507 3.756.784

Totale Elementi da dedurre da Patrimonio Supplementare (D) 1.114.549 692.014

Patrimonio Supplementare (E=C-D) 1.571.958 3.064.770

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48

Patrimonio di terzo livello

ELEMENTI DEL PATRIMONIO DI TERZO LIVELLO 31/12/2012 31/12/2011

Patrimonio di Terzo Livello (Tier3) 0 0

Elementi positivi

Passività subordinate di 2° livello non computabili nel patrimonio supplementare 0 0

Passivita' subordinate di 3° livello 0 0

Elementi negativi

Filtri prudenziali: deduzioni dal patrimonio di 3° livello

Passivita' subordinate di 2° e 3° livello oggetto di impegni di acquisto a termine

non computabili nel patrimonio di 3° livello 0 0

Altre deduzioni 0 0

Elementi da dedurre dal patrimonio di vigilanza

ELEMENTI DA DEDURRE DAL PATRIMONIO DI VIGILANZA 31/12/2012 31/12/2011

Elementi da dedurre da Patrimonio di Base 1.114.549 692.014

di cui Eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore complessive

(Patrimonio di Base) 571.833

Elementi da dedurre da Patrimonio Supplementare 1.114.549 692.014

di cui Eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore complessive

(Patrimonio Supplementare) 571.833

Altre elementi da dedurre dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare 26.547 49.900

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49

Evoluzione dinamica del Patrimonio di Vigilanza consolidato

PATRIMONIO DI BASE "CORE"

Saldo iniziale 6.349.088 5.422.708

Incrementi del capitale 4 1.988.404

Decrementi del capitale - -

Distribuzione dividendi (804) 130.009

Risultato economico dell'esercizio 1.346.445 (2.564.668)

Azioni proprie riacquistate (73) 26.779

Esclusione impatto del proprio merito creditizio 441.402 (307.534)

Movimentazione delle riserve (2.266.523) (94.626)

Riserve di patrimonio netto (2.301.241) (36.956)

Riserve da valutazione portafoglio AFS 60.021 (57.670)

Altre riserve (25.303) 0

Avviamento e Immobilizzazioni immateriali (al netto passività fiscali) 109.099 3.066.937

Altri elementi positivi (1.450.000)

Altri elementi negativi inclusi elementi da dedurre (429.949) 131.079

filtri prudenziali negativi (7.414) 185.612

elementi da dedurre (50%) partecipazioni e strumenti subordinati 149.298 54.533-

elementi da dedurre (50%) shortfall per adozione modelli interni (571.833) 0

Saldo finale 5.548.689 6.349.088

PATRIMONIO DI BASE "NON CORE" ADDIZIONALE

Saldo iniziale 1.160.210 1.370.485

Incrementi degli strumenti computabili (emissioni) 0 0

Decrementi degli strumenti computabili (riacquisti/rimborsi) (585.199) (164.921)

Altri elementi positivi / negativi 36.833 (45.354)

Saldo finale 611.844 1.160.210

PATRIMONIO SUPPLEMENTARE

Saldo iniziale 3.064.770 3.421.378

Incrementi degli strumenti computabili (emissioni) 0 0

Decrementi degli strumenti computabili (riacquisti/rimborsi) (910.512) (207.541)

Ammortamenti di vigilanza (175.561) (58.600)

Altri elementi positivi 29058 17169

Altri elementi negativi inclusi elementi da dedurre (435.797) (107.636)

filtri prudenziali negativi (13.262) (53.103)

elementi da dedurre (50%) partecipazioni e strumenti subordinati 149.298 (54.533)

elementi da dedurre (50%) shortfall per adozione modelli interni (571.833) 0

Saldo finale 1.571.958 3.064.770

ELEMENTI DA DEDURRE DAL TOTAL CAPITAL RATIO

Saldo iniziale (49.900) (60.000)

Altri elementi negativi inclusi elementi da dedurre 23.353 10.100

Saldo finale (26.547) (49.900)

PATRIMONIO AL FINE DEL CALCOLO DEL TOTAL CAPITAL RATIO 7.705.944 10.524.168

(in migliaia di euro) ESERCIZIO 2012 ESERCIZIO 2011

Per quanto riguarda il patrimonio di base “core” si evidenzia che il “Risultato economico dell’esercizio” rappresenta la differenza algebrica tra il saldo di conto economico dell’esercizio e quello precedente.

La voce “esclusione impatto del proprio merito creditizio” è condizionata dal risultato della componente “merito creditizio” che scaturisce dall’applicazione della Fair Value Option. La variazione è di segno positivo se vi è una diminuzione dell’impatto FVO. La

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50

movimentazione 2012 delle riserve presenta segno negativo in seguito all’allocazione della perdita dell’esercizio 2011. L’avviamento e le immobilizzazioni immateriali presentano una movimentazione di segno positivo in quanto prendono origine dalle riduzioni di valore (impairments) effettuate al termine dei due esercizi. Gli altri elementi negativi e gli elementi da dedurre presentano andamento di segno positivo nell’esercizio 2011 per svalutazioni su interessenze finanziarie e assicurative, mentre presentano andamento negativo nel 2012 derivante dall’introduzione dell’elemento “shortfall” conseguente all’adozione dei modelli A-IRB per la valutazione dei rischi di credito.

Nel patrimonio di base “non core” addizionale l’andamento negativo degli strumenti computabili è conseguente ai risultati dell’Offerta Pubblica di Acquisto su titoli della specie effettuata nel primo trimestre 2012.

Tale evento ha altresì provocato la riduzione degli strumenti computabili nel patrimonio supplementare, a cui si è accompagnato l’incremento degli ammortamenti di vigilanza che impattano sulle emissioni di tipo “Lower Tier2”.

Per quanto riguarda gli elementi da dedurre dal patrimonio supplementare si rimanda a quanto indicato per il “core capital”.

La riduzione degli elementi da dedurre dal total capital è conseguente a svalutazione di una partecipazione assicurativa.

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51

Riconciliazione tra Patrimonio contabile e Patrimonio di Vigilanza

31/12/2012

Patrimonio netto consolidato 8.612.387 Rettifiche per imprese non appartenenti al Gruppo Bancario 28.163-

Patrimonio netto contabile (Gruppo Bancario) 8.584.224

quota di terzi 357.668

Erogazioni liberali (Creberg) 2.167-

Riserve da valutazione 63.824

Strumenti di capitale 33.089-

Strumenti computabili (Grandfathering) 620.366

Avviamento (al netto della fiscalità differita) 1.591.729-

Altre immobilizzazioni immateriali al netto della fiscalità differita 543.416- A. Patrimonio di base prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 7.455.681

B. Filtri prudenziali del patrimonio di base:

B.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS pos itivi (+) - B.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) 180.599- C. Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre (A + B) 7.275.082

D. Elementi da dedurre dal patrimonio di base 1.114.549-

E. Totale patrimonio di base (TIER 1) (C - D) 6.160.533

F. Patrimonio supplementare prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 2.731.406

G. Filtri prudenziali del patrimonio supplementare:

G.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS pos itivi (+) -

G.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) 44.899- H. Patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre (F + G) 2.686.507

I. Elementi da dedurre dal patrimonio supplementare 1.114.549

L. Totale patrimonio supplementare (TIER 2) (H - I) 1.571.958

M. Elementi da dedurre dal totale patrimonio di base e supplementare 26.547-

N. Patrimonio di vigilanza (E + L - M) 7.705.944

O. Patrimonio di terzo livello (TIER 3) -

P. Patrimonio di vigilanza incluso TIER 3 (N + O) 7.705.944

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52

Tavola 4 – Adeguatezza Patrimoniale

Informativa qualitativa

Metodologia adottata dalla banca nella valutazione dell’adeguatezza del capitale interno

Il processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale affianca e integra la verifica di

congruità condotta nell’ottica del Primo Pilastro, che prevede l’accertamento della capienza

del patrimonio di vigilanza rispetto ai requisiti minimi prudenziali relativi ai rischi di credito

(ivi compreso il rischio di controparte), ai rischi di mercato e ai rischi operativi.

La misurazione dei rischi rilevanti (credito, controparte, mercato, tasso, operativo e altri

rischi quantificati) avviene tramite metodologie di tipo statistico e quantitativo riconducibili

alla tecnica del VaR, con stima della massima perdita probabile (perdita inattesa) nell’arco

dei 12 mesi successivi alla data di rilevazione e con un intervallo di confidenza prudenziale

fino al 99,90%.

La valutazione di adeguatezza patrimoniale comporta, oltre alla quantificazione di tutti i

rischi rilevanti, la definizione della misura di capitale complessivo utilizzata come

grandezza patrimoniale a copertura degli stessi rischi aziendali.

A questo riguardo il Gruppo Banco Popolare ha deciso di adottare un approccio prudenziale,

utilizzando al momento una nozione di capitale complessivo corrispondente a quella di

patrimonio di vigilanza. Tale grandezza non deve limitarsi esclusivamente a coprire il

capitale a rischio complessivo. Le risorse finanziarie disponibili, infatti, devono consentire

anche di:

ampliare gli spazi di crescita, oltre a quanto definito in sede di piano strategico,

garantendo potenziali margini di flessibilità gestionale;

gestire la continuità aziendale, qualora le perdite cumulate registrate nei dodici mesi

siano superiori a quelle stimate sulla base del livello di confidenza ipotizzato;

fronteggiare le situazioni nelle quali l’evoluzione dei mercati possa risultare

sostanzialmente peggiore rispetto a quella prevista e incorporata nei modelli di stima

dei rischi;

detenere un buffer aggiuntivo di capitale, finalizzato a mantenere/migliorare il livello di

patrimonializzazione in ottica di rafforzamento del giudizio formulato dalle agenzie di

rating;

perseguire gli obiettivi, in termini di target ratios, stabiliti dall’Alta Direzione.

La valutazione di adeguatezza patrimoniale viene effettuata anche in chiave prospettica allo

scopo di individuare eventuali condizioni di incoerenza tra l’evoluzione dei rischi,

prevedibile prudenzialmente sulla base degli obiettivi definiti in sede di pianificazione

strategica e di budget, e la generazione interna di capitale attraverso i processi di

autofinanziamento o le azioni specifiche di gestione dello stesso.

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53

A tale riguardo, qualora necessario l’Alta Direzione interviene per correggere le eventuali

condizioni di inadeguata patrimonializzazione, attivando processi di pianificazione del

capitale che prevedano il ricorso ad operazioni di contenimento degli assorbimenti di

capitale (ad es. cartolarizzazioni, derivati creditizi) o di natura patrimoniale anche

straordinaria, al fine di ottimizzare il profilo di rischio e rendimento.

Per garantire nel continuo tale monitoraggio il Gruppo Banco Popolare si è dotato di un

sistema evoluto di integrazione dei rischi e di quantificazione delle risorse di capitale

disponibili, con funzionalità avanzate di gestione, controllo, reporting e simulazione circa le

condizioni di adeguatezza patrimoniale.

Per la stima del capitale a rischio complessivo il Gruppo Banco Popolare adotta un

approccio di integrazione dei rischi che considera il beneficio della diversificazione. Il

capitale economico (rischi complessivi) così determinato include anche le risultanze emerse

in sede di conduzione degli esercizi di stress. Nello specifico si considerano gli impatti

congiunti sui diversi fattori di rischio di scenari macroeconomici, omogenei a tutti i rischi,

costruiti ad hoc e caratterizzati da condizioni di stress.

L’eccedenza di capitale (differenza tra capitale e rischi) costituisce una riserva di risorse

che non può essere assorbita/allocata dai rischi. Gli Organi di Governo del Gruppo hanno

specificatamente destinato questa riserva strategica (unitamente alla componente stimata

nell’ambito degli esercizi di stress testing) per il rafforzamento della stabilità patrimoniale

di medio/lungo termine e la copertura del rischio modello.

Nella tavola a seguire sono riportate le evidenze dei rischi complessivi e del patrimonio di

vigilanza, con rilevazione della corrispondente riserva di capitale.

Rischi e patrimonio di vigilanza (milioni di Euro)

Stime al 99,90%

31-dic-12

(rischi 2013)

RISCHI COMPLESSIVI (A) 4.864,5

IMPATTO DELLO STRESS (B) 871,5

RISCHI COMPLESSIVI CON IMPATTO STRESS (C=A+B) 5.736,0

Effetto diversificazione (D) -452,4

RISCHI COMPLESSIVI DIVERSIFICATI (E=C-D) 5.283,6

PATRIMONIO DI VIGILANZA (F) 7.705,9

RISERVA DI CAPITALE SENZA STRESS (G=F-A-D) 3.293,9

RISERVA DI CAPITALE CON STRESS (H=F-E) 2.422,3

Rischi/patrimonio/riserva

Le analisi condotte in sede ICAAP, relativamente all’adeguatezza patrimoniale corrente del

Gruppo, evidenziano un ridimensionamento della riserva di capitale, che tuttavia risulta

adeguata a supportare la gestione corrente e a sostenere le strategie operative del Gruppo,

nonché a svolgere le funzioni di copertura del rischio modello.

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54

Informativa quantitativa

In base alle disposizioni di vigilanza prudenziale attualmente in vigore (“Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le Banche” - circolare Banca d’Italia n. 263 del 27 dicembre 2006 e successivi aggiornamenti), il requisito patrimoniale minimo è fissato all’8% delle attività ponderate per il rischio.

Il requisito minimo patrimoniale è pari alla somma dei requisiti patrimoniali prescritti a fronte dei rischi di credito, controparte, mercato e operativo. A loro volta tali requisiti derivano dalla somma dei requisiti individuali delle società appartenenti all’area di consolidamento del Gruppo dal punto di vista prudenziale, depurati dei rapporti infragruppo sui rischi di credito, operativi e di controparte.

Il Banco Popolare ha ricevuto lo scorso 18 maggio 2012 l’autorizzazione dell’Organo di Vigilanza per l’adozione dei propri modelli interni ai fini della misurazione regolamentare dei rischi di credito e di mercato a valere sulla rilevazione al 30 giugno 2012.

L’Organo di Vigilanza ha indicato, nel proprio provvedimento autorizzativo, il livello minimo consolidato del requisito patrimoniale a fronte dei rischi di Primo Pilastro che non può essere inferiore all’85% (floor) del requisito patrimoniale standard, calcolato in base alle Istruzioni di Vigilanza per le Banche in vigore alla fine del 2006 (cosiddetto “Basilea 1”).

Per quanto riguarda il rischio di credito l’autorizzazione riguarda i modelli interni di rating avanzati (PD, sia di monitoraggio sia di accettazione, e LGD) relativi ai crediti verso imprese e al dettaglio di Banco Popolare e Credito Bergamasco.

Nello specifico è stata richiesta e ottenuta l'autorizzazione all'utilizzo di:

cinque modelli di rating, finalizzati alla stima della probabilità di default (PD – Probability of Default) rispettivamente delle controparti segmentate (di “prima accettazione” e di monitoraggio) Large Corporate, Mid Corporate Plus, Mid Corporate, Small Business e Privati (segmentazione “modelli di rating”);

due modelli LGD (Loss Given Default), volti alla stima del tasso di perdita in caso di default rispettivamente delle controparti Imprese e Privati.

Per i portafogli creditizi non rientranti nel perimetro di prima validazione A-Irb - tra cui quelli riferiti a Banca Aletti e alle società dell’ex Gruppo Banca Italease - permane l’applicazione, a fini prudenziali, dell’approccio regolamentare standard.

E’ stato previsto e presentato all’Organo di Vigilanza un piano per lo sviluppo dei modelli interni di rating, relativamente a segmenti e società non ricomprese nel perimetro di validazione. Le esposizioni rientranti nel piano di estensione progressiva (“Roll Out”) sono nello specifico:

modelli PD e LGD: relativamente a Banca Aletti è previsto il rilascio entro il 2014 sia del modello PD (di “prima accettazione” e di monitoraggio) sia di quello LGD, mentre per le Società dell’ex Gruppo Italease è previsto il rilascio entro il 2017 sia del modello PD (di “prima accettazione” e di monitoraggio) sia di quello LGD;

modello per la stima della “Exposure at Default” (EAD): è previsto il rilascio a

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partire dal 2016 e non oltre il 2017 del modello relativo a tutte le banche del Gruppo (Banco Popolare, Credito Bergamasco, Banca Aletti, Società dell’ex Gruppo Italease - Banca Italease, Mercantile Leasing e Release);

esposizioni creditizie verso intermediari vigilati: è previsto il rilascio entro il 2017 dei modelli PD, LGD e EAD relativamente al perimetro societario costituito da Banco Popolare, Credito Bergamasco, Banca Aletti ed ex Gruppo Italease.

Nel corso del secondo semestre del 2012 il Gruppo Banco Popolare ha completato alcuni interventi di affinamento e correttivi – in coerenza con l’Action Plan concordato con l’Autorità di Vigilanza – che hanno riguardato i modelli Mid Corporate Plus, Mid Corporate e Small Business: le versioni aggiornate di tali modelli di rating sono state adottate a partire dalle segnalazioni di vigilanza riferite al 31 dicembre 2012.

Con riferimento al rischio di mercato il Gruppo Banco Popolare ha ottenuto l’autorizzazione, da parte dell’Autorità di Vigilanza, all’utilizzo del modello interno per il calcolo degli assorbimenti patrimoniali per il portafoglio di negoziazione di Banca Aletti e della Capogruppo.

Il perimetro di applicazione è il rischio generico e specifico dei titoli di capitale, il rischio generico dei titoli di debito e il rischio quote di fondi OICR. La restante parte dei rischi di mercato continuerà ad essere misurata secondo l’approccio “standard” e non è previsto un piano di estensione progressiva (“Roll Out”).

Il rischio operativo è misurato con metodologia Standard per la quasi totalità del Gruppo, ad eccezione di Banca Italease e di alcune società minori per le quali si utilizza il metodo Base.

Il Gruppo effettua inoltre, con periodicità trimestrale, anche una valutazione gestionale della propria adeguatezza patrimoniale in relazione ad un insieme di rischi più ampio rispetto a quelli previsti dalla normativa di Primo Pilastro in condizioni ordinarie e di stress (rilevazioni ICAAP).

Tale verifica viene effettuata utilizzando, in massima parte, strumenti di misurazione dei rischi di tipo gestionale, basati prevalentemente su metodologie statistico-quantitative riconducibili in particolare alla tecnica del VaR (Value at Risk).

Le risultanze di tali analisi formano oggetto di specifica rendicontazione agli Organi sociali ed alle funzioni aziendali competenti della Capogruppo.

Nel seguito trovano rappresentazione i requisiti patrimoniali e i coefficienti di vigilanza del Gruppo Banco Popolare alla data del 31 dicembre 2012.

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Requisiti patrimoniali e coefficienti di vigilanza del Gruppo Banco Popolare

Importi

ponderatiRequisiti

Importi

ponderatiRequisiti

A. Requisiti Patrimoniali di Vigilanza

A.1 Rischio di Credito e di Controparte 47.707.250 3.816.580 80.153.593 6.412.287

1.Metodologia Standard 21.259.063 1.700.725 80.153.593 6.412.287

2.Modelli interni - Base 0 0 0 0

3.Modelli interni - Avanzati 26.448.187 2.115.855 0 0

A.2 Rischio di Mercato 1.447.325 115.786 3.635.396 290.832

1.Metodologia Standard 464.462 37.157 3.635.396 290.832

2.Modelli interni 982.863 78.629 0 0

3.Rischio di Concentrazione 0 0 0 0

A.3 Rischio Operativo 5.918.900 473.512 6.245.250 499.620

1.Metodo Base 240.200 19.216 350.288 28.023

2.Metodo Standardizzato 5.678.700 454.296 5.894.963 471.597

3.Metodo Avanzato 0 0 0 0

A.4 Altri requisiti prudenziali 0 0 0 0

B.5 Altri elementi di calcolo 31.925 2.554 0 0

A.5 Totale Requisiti Prudenziali 55.105.400 4.408.432 90.034.238 7.202.739

B. Coefficienti di Solvibilità (%)

B.1 Core Tier 1 Ratio

B.2 Tier 1 Ratio

B.3 Total Capital Ratio 13,98%

31/12/2011

7,05%

11,69%

8,34%

Informazioni

31/12/2012

10,07%

11,18%

Requisito patrimoniale per Rischio di Credito e di Controparte (Metodo Standard)

31/12/2012 31/12/2011

Esposizioni verso o garantite da amministrazioni centrali e banche centrali 203 129

Esposizioni verso o garantite da enti territoriali 5.202 5.733

Esposizioni verso o garantite da enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico 46.506 49.598

Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo 0 -

Esposizioni verso o garantite da organizzazioni internazionali 0 -

Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 307.805 220.391

Esposizioni verso o garantite da imprese 500.138 3.235.124

Esposizioni al dettaglio 36.392 722.318

Esposizioni garantite da immobili 55.015 751.327

Esposizioni scadute 358.476 1.026.152

Esposizioni ad alto rischio 8.857 8.303

Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite 0 -

Esposizioni a breve termine verso imprese 486 870

Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) 45.301 92.261

Altre esposizioni 321.883 284.130

Cartolarizzazioni: Totale Esposizione 14.461 15.950

TOTALE RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE 1.700.725 6.412.287

PORTAFOGLIO REGOLAMENTAREREQUISITO PATRIMONIALE

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Requisito patrimoniale per Rischio di Credito e di Controparte (Metodo IRB)

PORTAFOGLIO REGOLAMENTARE

31/12/2012 31/12/2011

Esposizioni verso o garantite da imprese

- PMI 872.984 n.d.

- Altre Imprese 660.388 n.d.

Esposizioni al dettaglio

- esposizioni garantite da immobili residenziali: PMI 66.095 n.d.

- esposizioni garantite da immobili residenziali: Persone Fisiche 204.358 n.d.

- esposizioni rotative al dettaglio qualificate 11.044 n.d.

- altre esposizioni al dettaglio: PMI 264.614 n.d.

- altre esposizioni al dettaglio: Persone Fisiche 36.372 n.d.

TOTALE 2.115.855 n.d.

REQUISITO PATRIMONIALE

Requisito patrimoniale per Rischio di Controparte

31/12/2012 31/12/2011

Rischio di Controparte 98.862 93.730

Portafoglio RegolamentareREQUISITO PATRIMONIALE

Il valore del requisito è già ricompreso nel requisito patrimoniale relativo al rischio di credito e di controparte, così come esposto nelle tabelle precedenti.

Requisito patrimoniale per Rischio di Mercato

31/12/2012 31/12/2011

A. Attività ricomprese nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza 104.460 288.290

Rischio di Posizione 104.460 288.290

Rischio di Concentrazione 0 0

B. Intero Bilancio 11.326 2.542

Rischio di Cambio 11.145 2.313

Rischio di Regolamento 29 24

Rischio di Posizioni in merci 152 205

TOTALE RISCHI DI MERCATO (A+B) 115.786 290.832

PORTAFOGLIO REGOLAMENTAREREQUISITO PATRIMONIALE

Requisito patrimoniale per Rischio di Operativo

31/12/2012 31/12/2011

Metodo di Base 19.216 28.023

Metodo Standardizzato 454.296 471.597

Metodi Avanzati 0 0

TOTALE RISCHIO OPERATIVO 473.512 499.620

PORTAFOGLIO REGOLAMENTAREREQUISITO PATRIMONIALE

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58

Tavola 5 – Rischio di Credito Informazioni generali riguardanti tutte le banche

Informativa qualitativa

Definizioni di crediti “scaduti” e “deteriorati” e metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore Definizioni di crediti “scaduti” e “deteriorati” utilizzate a fini contabili

Le esposizioni deteriorate del Gruppo Banco Popolare sono suddivise, coerentemente con quanto previsto dalla normativa di vigilanza prudenziale, nelle seguenti categorie:

esposizioni scadute (past due): rappresentano le esposizioni che alla data di riferimento

presentano crediti scaduti o sconfinanti da oltre 90 giorni. In tale categoria rientrano le

posizioni per le quali la quota scaduta e/o sconfinante superi la soglia di rilevanza del

5% dell’esposizione stessa, in base alle regole presenti nelle istruzioni di Vigilanza che

disciplinano in dettaglio le modalità tecniche del calcolo;

incagli: rappresentano le esposizioni relative a soggetti che si trovano in una situazione

di temporanea difficoltà, ma che si prevede possa essere superata in un congruo

periodo di tempo;

esposizioni ristrutturate: rappresentano le esposizioni nei confronti di controparti alle

quali è stato consentita la modifica delle originali condizioni contrattuali (riscadenza

mento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi) che diano luogo ad una

perdita.

sofferenze: rappresentano le esposizioni relative a crediti verso clienti che versano in

uno stato di insolvenza, anche non accertato giudizialmente, per i quali si procede con

azioni mirate al recupero, totale o parziale, del debito (in linea capitale ed in linea

interessi).

Descrizione delle metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore Esposizioni classificate “in bonis”

Nel corso del 2012 sono state aggiornate le metriche utilizzate per il calcolo della

svalutazione collettiva sulle posizioni in bonis.

L’adozione, da parte del Banco Popolare, dei modelli interni ai fini del calcolo del

requisito patrimoniale sul rischio di credito, ha infatti reso opportuno valutare

un’evoluzione dell’approccio fin qui seguito per il calcolo della svalutazione collettiva.

Tale evoluzione consiste nell’utilizzo di una metrica di tipo “incurred loss” (coerente

con i principi contabili internazionali IASB), basata sui fattori di rischio “Basilea 2”

oggetto di validazione (PD ed LGD) e su un fattore correttivo (loss confirmation period)

utilizzato per “trasformare” il concetto di expected loss gestionale in uno di tipo

contabile (perdita “incurred but not reported”).

Per maggiori informazioni si rimanda a quanto riportato in Tavola 7.

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Esposizioni classificate “scadute” (past due)

Per tale tipologia di crediti le rettifiche di valore analitiche vengono determinate attraverso

l’applicazione di un’unica misura percentuale, indifferenziata, su tutte le controparti.

Esposizioni classificate “ad incaglio”

Per i crediti classificati ad incaglio la valutazione analitica della rettifica di valore di

ciascun credito è determinata, posizione per posizione, in base alla effettiva possibilità da

parte della controparte di superare le proprie difficoltà.

Esposizioni classificate “in ristrutturazione”

Per i crediti in ristrutturazione la valutazione analitica della rettifica di valore di ciascun

credito è determinata, posizione per posizione, in base alla ristrutturazione concordata

ovvero alla perdita derivante, anno per anno, dal piano di rientro concordato di

ristrutturazione rispetto alle condizioni di erogazione iniziali.

Esposizioni classificate “a sofferenza”

Per i crediti classificati a sofferenza la valutazione analitica della rettifica di valore di

ciascun credito è determinata, posizione per posizione, in base alle caratteristiche delle

eventuali garanzie ed alla effettiva possibilità, nonché convenienza in base ai costi da

sostenere, di recupero.

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60

Informativa quantitativa

Esposizioni verso Stati sovrani

Al 31 dicembre 2012 l’esposizione complessivamente detenuta dal Gruppo nei confronti

degli Stati sovrani ammonta a 13.319 milioni, così ripartita per singolo Paese:

Paesi Titoli di debitodi cui

CapogruppoFinanziamenti

di cui

CapogruppoTotale

Italia 12.940.961 12.137.763 97.757 96.731 13.038.718

Spagna 205.337 205.337 205.337

Portogallo - - 0

Irlanda - - 0

Germania 169 2 169

Grecia - - 0

Francia - - 0

Austria 1.711 - 1.711

Altri paesi UE 2.065 - 2.065

Totale Paesi UE 13.150.243 12.343.102 97.757 96.731 13.248.000

USA 34.543 - 34.543

Svizzera 23.295 - 23.295

Ungheria - - 0

Croazia 13.162 - 13.162

Argentina 23 23 23

Canada - - 0

Brasile - - 0

Totale altri Paesi 71.023 23 - 71.023

Totale al 31 dicembre 2012 13.221.266 12.343.125 97.757 96.731 13.319.023

Nel dettaglio, l’esposizione è rappresentata:

per 97,8 milioni da finanziamenti per prestiti concessi allo Stato Italiano;

per 13.221,3 milioni da titoli di debito emessi da governi centrali e locali, di cui

13.150,2 milioni di emittenti di Paesi UE.

L’esposizione in titoli di debito nei confronti di Paesi UE rappresenta il 98,7%

dell’esposizione complessiva. Al 31 dicembre 2012 il Gruppo Banco Popolare non

presenta esposizioni nei confronti del “debito sovrano” greco, portoghese e irlandese.

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61

Vengono di seguito riportate alcune tabelle contenenti le esposizioni creditizie distinte

per principali tipologie di esposizione, di controparte, distribuzione per area geografica,

per settore economico, per vita residua contrattuale.

Esposizioni creditizie per tipologia di esposizione

Lorde Nette Lorde Nette Lorde Nette

Attività finanziarie detenute per la

negoziazione63.432 0 41.581 26.010 2.159 1.953

Attività finanziarie disponibili per la

vendita629 629 0 0 0 0

Attività finanziarie detenute sino alla

scadenza0 0 0 0 0 0

Crediti verso banche 25.191 1.724 0 0 0 0

Crediti verso clientela 7.056.642 4.294.741 5.671.928 4.536.591 2.557.035 2.175.906

Attività finanziarie valutate al fair

value0 0 0 0 0 0

Attività finanziarie in corso di

dismissione2.746 1.701 6.543 6.407 19.387 18.289

Derivati di copertura 0 0 0 0 0 0

Totale al 31/12/2012 7.148.640 4.298.795 5.720.052 4.569.008 2.578.581 2.196.148

Totale al 31/12/2011 6.086.951 3.675.257 4.830.824 3.879.274 2.717.162 2.374.442

Sofferenze IncagliPORTAFOGLI

REGOLAMENTARI/QUALITA'

Esposizioni Ristrutturate

Lorde Nette Lorde Nette Lorde Nette

Attività finanziarie detenute per la

negoziazione13.763 12.311 9.785.395 9.775.198 9.906.330 9.815.472

Attività finanziarie disponibili per la

vendita0 0 11.752.774 11.746.832 11.753.403 11.747.461

Attività finanziarie detenute sino alla

scadenza0 0 17.192 17.192 17.192 17.192

Crediti verso banche 0 0 4.205.462 4.205.182 4.230.653 4.206.906

Crediti verso clientela 962.355 892.333 79.973.546 79.580.045 96.221.506 91.479.616

Attività finanziarie valutate al fair

value0 0 3 3 3 3

Attività finanziarie in corso di

dismissione7.877 1.768 99.453 99.453 136.006 127.618

Derivati di copertura 0 0 727.739 727.739 727.739 727.739

Totale al 31/12/2012 983.995 906.412 106.561.564 106.151.644 122.992.832 118.122.007

Totale al 31/12/2011 386.660 356.988 110.765.424 108.793.811 124.787.021 119.079.772

TotalePORTAFOGLI

REGOLAMENTARI/QUALITA'

Esposizioni Scadute Altre Attività

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Esposizioni creditizie per area geografica verso clientela e banche Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela

Esp

osiz

ion

e

nett

a

Rett

ific

he d

i

valo

re

co

mp

lessiv

e

Esp

osiz

ion

e

nett

a

Rett

ific

he d

i

valo

re

co

mp

lessiv

e

Esp

osiz

ion

e

nett

a

Rett

ific

he d

i

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A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze 4.267.752 2.676.453 22.316 69.766 3.104 9.156 2.847 465 1.051 8.024

A.2 Incagli 4.498.083 1.086.872 51.761 62.111 1.231 223 5.873 1.067 1 1

A.3 Esposizioni ristrutturate 2.104.861 368.634 58.770 12.690 103 1 5 0 30.458 901

A.4 Esposizioni scadute 889.575 69.697 3.386 6.376 1.138 58 0 0 2 0

A.5 Altre esposizioni 90.930.466 381.146 2.784.748 8.564 667.157 1.619 38.492 7.987 267.066 133

Totale - A 102.690.737 4.582.802 2.920.981 159.507 672.733 11.057 47.217 9.519 298.578 9.059

B. Esposizioni "fuori bilancio"

B.1 Sofferenze 28.618 70.323 0 139 0 0 0 0 0 0

B.2 Incagli 141.671 20.999 2.693 0 0 0 0 0 0 0

B.3 Altre attività deteriorate 98.620 5.714 1.532 28 0 0 0 0 0 0

B.4 Altre esposizioni 8.405.991 0 371.922 0 3.792 0 694 0 1.012 0

Totale - B 8.674.900 97.036 376.147 167 3.792 0 694 0 1.012 0

Totale (A+ B) al 31/12/2012 111.365.637 4.679.838 3.297.128 159.674 676.525 11.057 47.911 9.519 299.590 9.059

Totale (A+ B) al 31/12/2011 111.389.505 3.994.443 3.284.605 240.587 640.034 66.045 70.291 9.070 434.694 18.219

ESPOSIZIONI/AREE

GEOGRAFICHE

RESTO DEL MONDOITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA

Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche

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e

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze 0 0 1.724 23.467 0 0 0 0 0 0

A.2 Incagli 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A.3 Esposizioni ristrutturate 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A.4 Esposizioni scadute 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A.5 Altre esposizioni 2.559.842 217 3.235.781 63 300.614 0 24.675 0 2.936 0

Totale - A 2.559.842 217 3.237.505 23.530 300.614 0 24.675 0 2.936 0

B. Esposizioni "fuori bilancio"

B.1 Sofferenze 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

B.2 Incagli 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

B.3 Altre attività deteriorate 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

B.4 Altre esposizioni 2.330.057 0 897.810 0 106.188 0 110.575 0 14.979 0

Totale - B 2.330.057 0 897.810 0 106.188 0 110.575 0 14.979 0

Totale (A+ B) al 31/12/2012 4.889.899 217 4.135.315 23.530 406.802 0 135.250 0 17.915 0

Totale (A+ B) al 31/12/2011 7.632.317 179 4.581.801 23.924 385.534 0 228.283 0 18.525 0

ESPOSIZIONI/AREE

GEOGRAFICHE

RESTO DEL MONDOITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA

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63

Esposizioni creditizie e rettifiche di valore per tipologia di controparte

Esp

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re d

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porta

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lio

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze 0 22.261 0 2.043 2.344 0

A.2 Incagli 8 1 0 36 66 0

A.3 Esposizioni ristrutturate 0 0 0 0 0 0

A.4 Esposizioni scadute 0 0 0 24 2 0

A.5 Altre esposizioni 13.333.992 0 104 547.738 0 1.612

Totale - A 13.334.000 22.262 104 549.841 2.412 1.612

B. Esposizioni "fuori bilancio"

B.1 Sofferenze 0 0 0 0 0 0

B.2 Incagli 0 0 0 7 0 0

B.3 Altre attività deteriorate 0 0 0 0 0 0

B.4 Altre esposizioni 242.221 0 0 78.098 0 0

Totale - B 242.221 0 0 78.105 0 0

Totale (A+ B) al 31/12/2012 13.576.221 22.262 104 627.946 2.412 1.612

Totale (A+ B) al 31/12/2011 10.819.927 102.194 70 730.303 2.080 901

ESPOSIZIONI/CONTROPARTI

Governi e Banche centrali Altri enti pubblici

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A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze 24.954 34.888 0 35 4 0

A.2 Incagli 91.724 60.555 0 2 0 0

A.3 Esposizioni ristrutturate 111.454 37.687 0 0 0 0

A.4 Esposizioni scadute 19.046 1.982 0 0 0 0

A.5 Altre esposizioni 13.773.391 0 36.297 187.049 0 6.327

Totale - A 14.020.569 135.112 36.297 187.086 4 6.327

B. Esposizioni "fuori bilancio"

B.1 Sofferenze 7 36 0 0 0 0

B.2 Incagli 2.794 27 0 0 0 0

B.3 Altre attività deteriorate 7.883 850 0 0 0 0

B.4 Altre esposizioni 514.862 0 0 12.558 0 0

Totale - B 525.546 913 0 12.558 0 0

Totale (A+ B) al 31/12/2012 14.546.115 136.025 36.297 199.644 4 6.327

Totale (A+ B) al 31/12/2011 10.931.499 158.959 34.592 154.489 4 5.697

ESPOSIZIONI/CONTROPARTI

Società finanziarie Società di assicurazione

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64

Esp

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fog

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A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze 3.420.924 2.203.094 0 849.116 501.272 0

A.2 Incagli 3.903.774 1.007.471 0 561.407 82.179 0

A.3 Esposizioni ristrutturate 2.046.780 343.933 0 35.961 607 0

A.4 Esposizioni scadute 799.829 68.060 0 75.204 6.086 0

A.5 Altre esposizioni 47.347.982 0 304.156 19.497.777 0 50.952

Totale - A 57.519.289 3.622.558 304.156 21.019.465 590.144 50.952

B. Esposizioni "fuori bilancio"

B.1 Sofferenze 28.046 70.419 0 565 7 0

B.2 Incagli 138.151 20.905 0 3.412 66 0

B.3 Altre attività deteriorate 90.566 4.832 0 1.704 60 0

B.4 Altre esposizioni 7.360.382 0 0 575.289 0 0

Totale - B 7.617.145 96.156 0 580.970 133 0

Totale (A+ B) al 31/12/2012 65.136.434 3.718.714 304.156 21.600.435 590.277 50.952

Totale (A+ B) al 31/12/2011 71.088.915 3.011.585 416.666 22.093.994 524.385 70.941

Imprese non finanziarie Altri soggetti

ESPOSIZIONI/CONTROPARTI

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65

Esposizioni per vita residua contrattuale

ATTIVITÀ/VALORI A vistaDa oltre 1 giorno a 7

giorni

Da oltre 7 giorni a 15

giorni

Da oltre 15 giorni a 1

mese

Da oltre 1 mese fino a

3 mesi

Da oltre 3 mesi fino a

6 mesi

Da oltre 6 mesi fino a

1 anno

Da oltre 1 anno fino a 5

anniOltre 5 anni

A -Attività per cassa

Titoli di stato 3.312 1 0 28.299 97.456 1.516.173 2.301.485 7.218.866 1.434.142

Altri titoli di debito 1.662 0 20.123 63.434 176.918 257.583 368.272 2.149.724 1.327.749

Quote OICR 823.217 0 0 0 0 0 0 0 0

Finanziamenti:

- Banche 757.911 150.191 1.968.704 390.332 152.373 5.319 75.826 528.439 2.279

- Clientela 32.326.786 221.066 545.372 1.351.851 2.419.080 2.770.702 5.113.839 22.292.502 26.140.780

Totale (A) 33.912.888 371.258 2.534.199 1.833.916 2.845.827 4.549.777 7.859.422 32.189.531 28.904.950

B -Passività per cassa

Depositi

- Banche 1.923.272 71.485 1 373.814 10.749 118 0 13.502.731 1.627

- Clientela 36.405.761 127.980 326.721 836.654 606.616 238.355 479.599 122.473 47.555

Titoli di debito 161.806 93.980 91.923 382.193 1.880.411 2.012.503 2.861.212 33.792.161 2.167.220

Altre passività 1.364.964 3.581.741 2.210.386 2.347.941 524.564 198.402 177.619 2.425.164 506.990

Totale (B) 39.855.803 3.875.186 2.629.031 3.940.602 3.022.340 2.449.378 3.518.430 49.842.529 2.723.392

C -Operazioni "fuori bilancio"

Derivati finanziari con scambio di

capitale

- Posizioni lunghe 25 633.156 171.891 356.343 634.996 362.813 194.535 197.810 84.384

- Posizioni corte 2.794 702.512 169.744 365.276 627.974 296.263 173.180 145.698 83.222

Derivati finanziari senza scambio di

capitale

- Posizioni lunghe 4.819.959 0 0 6.161 55.492 38.503 73.273 331.435 19.625

- Posizioni corte 4.488.905 0 0 24 9.605 341.783 53.710 0 0

Depositi e finanziamenti da ricevere

- Posizioni lunghe 0 491 0 0 0 0 0 0 0

- Posizioni corte 0 491 0 0 0 0 0 0 0

Impegni irrevocabili a erogare fondi

- Posizioni lunghe 376.971 724 1.697 25.207 256.686 96.454 182.934 532.337 973.480

- Posizioni corte 2.405.582 5.535 27 28.836 1.712 694 1.211 2.856 37

Derivati creditizi con scambio di

capitale

- Posizioni lunghe 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- Posizioni corte 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Derivati creditizi senza scambio di

capitale

- Posizioni lunghe 160 0 0 0 0 0 0 0 0

- Posizioni corte 3.207 0 0 0 0 0 0 0 0

Garanzie finanziarie rilasciate 14.228 40 808 643 2.347 5.099 4.720 14.556 11.994

Garanzie finanziarie ricevute 34.369 0 9 0 6.244 12.795 17.506 57.892 76.994

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66

Dinamica delle rettifiche di valore complessive relative a esposizioni per cassa verso clientela e banche

Dinamica delle rettifiche di valore complessive relative a esposizioni per cassa verso clientela al 31 dicembre 2012

INFORMAZIONE

Sofferenze al lordo

delle cancellazioni

(*)

Sofferenze al

netto delle

cancellazioni

IncagliEsposizioni

ristrutturate

Esposizioni

scadute

A. Rettifiche complessive iniziali 4.666.761 2.386.732 938.804 342.283 29.589

- di cui: esposizioni cedute non cancellate 68.505 68.505 28.845 200 1.582

B. Variazioni in aumento

B.1 rettifiche di valore 1.036.877 1.036.877 655.028 172.903 91.348

B.1 bis perdite da cessione 7.833 7.833 13 1.827 0

B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 197.262 197.262 46.310 20.072 892

B.3 altre variazioni in aumento 301.817 301.817 34.854 5.535 10138

C. Variazioni in diminuzione

C.1 riprese di valore da valutazione -250.490 -250.490 -152.701 -90.685 -10.464

C.2 riprese di valore da incasso -84.754 -84.754 -19.945 -33.331 -366

C.2 bis utili da cessione -3.879 -3.879 -77.785 0 0

C.3 cancellazioni -284.525 -758.969 -45.462 -15.342 -1.360

C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate -5.497 -5.497 -204.460 -18.378 -36.201

C.5 altre variazioni in diminuzione -210.547 -63.068 -24.383 -2.657 -7.445

D. Rettifiche complessive finali 5.370.858 2.763.864 1.150.273 382.227 76.131

- di cui: esposizioni cedute non cancellate 86.129 86.129 23.562 1.294 6.922

(*) La colonna presenta le rettifiche di valore inclusive delle rettifiche relative alle sofferenze verso debitori assoggettati a procedure concorsuali ancora in essere, che sono state oggetto di cancellazione anticipata (rispetto alla data di chiusura della procedura concorsuale) per la quota parte ritenuta irrecuperabile.

Dinamica delle rettifiche di valore complessive relative a esposizioni per cassa verso banche al 31 dicembre 2012

INFORMAZIONE Sofferenze IncagliEsposizioni

ristrutturate

Esposizioni

scadute

A. Rettifiche complessive iniziali 23.883 0 0 0

- di cui: esposizioni cedute non cancellate 0 0 0 0

B. Variazioni in aumento

B.1 rettifiche di valore 0 0 0 0

B.1 bis perdite da cessione 0 0 0 0

B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 0 0 0 0

B.3 altre variazioni in aumento 0 0 0 0

- di cui: operazioni di aggregazione aziendale 0 0 0 0

C. Variazioni in diminuzione

C.1 riprese di valore da valutazione 0 0 0 0

C.2 riprese di valore da incasso 0 0 0 0

C.2 bis utili da cessione 0 0 0 0

C.3 cancellazioni 0 0 0 0

C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate 0 0 0 0

C.5 altre variazioni in diminuzione -416 0 0 0

- di cui: operazioni di aggregazione aziendale 0 0 0 0

D. Rettifiche complessive finali 23.467 0 0 0

- di cui: esposizioni cedute non cancellate 0 0 0 0

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67

Tavola 6 – Rischio di Credito Informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo

standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in

strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB

Informativa qualitativa

Processo di valutazione del merito creditizio Rischio di credito – metodologia standardizzata

Elenco delle ECAI (Agenzie esterne per la valutazione del merito di credito - External Credit

Assessment Institution) ed ECA (Agenzie per il credito all’esportazione - Export Credit

Agency) utilizzate nella metodologia standardizzata e dei portafogli in cui sono applicati i

rating delle stesse.

Portafogli ECA/ECAICaratteristiche dei Rating

(solicited/unsolicited)

Moody’s

Standard & Poor’s

Fitch

Moody’s

Standard & Poor’s

Fitch

Moody’s

Standard & Poor’s

Fitch

Moody’s

Standard & Poor’s

Fitch

CERVED Unsolicited

Moody’s

Standard & Poor’s

Fitch

Esposizioni verso Amministrazioni

Centrali e Banche Centrali

Esposizioni verso organizzazioni

Internazionali

Solicited

Solicited

Solicited

Solicited

SolicitedEsposizioni verso banche multilaterali

di sviluppo

Esposizioni verso imprese ed altri

Soggetti

Esposizioni verso organismi di

investimento collettivo del risparmio

(OICR)

Cartolarizzazioni

ECA/ECAI

Moody’s

Standard & Poor’s

Fitch

Moody’s

Standard & Poor’s

Fitch

Posizioni verso le cartolarizzazioni aventi un rating a breve

termine

Posizioni verso le cartolarizzazioni diverse da quelle aventi un

rating a breve termine

Portafogli

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68

Informativa quantitativa

Distribuzione delle esposizioni per classe regolamentare

EAD CON

ATTENUAZIONE

RISCHIO DI

CREDITO

ESPOSIZIONI

CON

ATTENUAZIONE

RISCHIO DI

CREDITO

ESPOSIZIONI

SENZA

ATTENUAZIONE

RISCHIO DI

CREDITO

ESPOSIZIONI

DEDOTTE DAL

PATRIMONIO

DI VIGILANZA

EAD CON

ATTENUAZIONE

RISCHIO DI

CREDITO

ESPOSIZIONI

CON

ATTENUAZIONE

RISCHIO DI

CREDITO

ESPOSIZIONI

SENZA

ATTENUAZIONE

RISCHIO DI

CREDITO

ESPOSIZIONI

DEDOTTE DAL

PATRIMONIO

DI VIGILANZA

Esposizioni verso o garantite da

amministrazioni centrali e banche

centrali

14.947.578 14.990.712 14.990.712 36.482 15.100.811 15.157.689 15.157.689 36.482

Esposizioni verso o garantite da

enti territoriali324.720 689.513 689.585 0 381.759 816.018 816.382 0

Esposizioni verso o garantite da

enti senza scopo di lucro ed enti

del settore pubblico

865.912 1.637.978 1.742.690 0 907.789 1.752.065 1.970.831 0

Esposizioni verso o garantite da

banche multilaterali di sviluppo100.987 101.440 101.440 0 94.567 94.567 94.567 0

Esposizioni verso o garantite da

intermediari vigilati8.222.661 10.058.660 13.162.990 724.397 9.347.653 11.356.318 16.124.124 149.773

Esposizioni verso o garantite da

imprese6.131.056 7.274.921 7.907.926 351.099 43.243.998 73.034.290 74.976.914 1.247.674

Esposizioni al dettaglio 644.655 716.281 901.459 0 12.035.737 19.900.407 22.145.883 0

Esposizioni garantite da immobili 1.508.341 1.528.976 1.529.068 0 24.315.379 24.503.836 24.531.741 0

Esposizioni scadute 3.530.266 3.562.074 3.562.099 0 10.380.786 10.848.020 10.912.545 0

Esposizioni ad alto rischio 55.356 55.356 55.356 0 51.897 51.897 51.897 0

Esposizioni a breve termine verso

imprese6.077 7.728 7.728 0 10.874 12.494 12.494 0

Esposizioni verso organismi di

investimento collettivo del

risparmio (OICR)

566.268 566.268 919.093 0 1.153.258 1.796.676 1.937.696 0

Altre esposizioni 4.881.026 4.881.026 4.881.026 0 4.218.923 4.218.923 4.218.923 0

Cartolarizzazioni 85.864 85.864 85.864 0 176.380 176.380 176.380 0

Totale Rischi di Credito 41.870.767 46.156.797 50.537.036 1.111.977 121.419.809 163.719.580 173.128.066 1.433.928

Portafoglio Regolamentare

31/12/201131/12/2012

Si segnala che con EAD si indicano le Esposizioni al momento del Default, ossia il valore delle attività di rischio per cassa e fuori bilancio (garanzie rilasciate e impegni). Per le sole esposizioni fuori bilancio l'EAD viene determinata mediante un fattore di conversione creditizia (CCF) che rappresenta il rapporto tra la parte non utilizzata della linea di credito che si stima possa essere utilizzata in caso di default e la parte attualmente non utilizzata. Col termine Esposizioni s'intendono le attività per cassa e fuori bilancio, con esclusione degli attivi dedotti dal patrimonio di vigilanza o costituenti il portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza.

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69

Distribuzione delle esposizioni per classe di merito creditizio e per classe regolamentare di attività: esposizioni con attenuazione del rischio di credito

0% 10% 20% 35% 50% 75% 100% 150% 200% altro Totale

Esposizioni verso o garantite da

amministrazioni centrali e banche

centrali

14.985.625 x x x 5.087 x x x x x 14.990.712

Esposizioni verso o garantite da enti

territorialix x 689.405 x x x 108 x x x 689.513

Esposizioni verso o garantite da enti

senza scopo di lucro ed enti del

settore pubblico

x x 890.911 x x x 747.067 x x x 1.637.978

Esposizioni verso o garantite da

banche multilaterali di sviluppo101.440 x x x x x x x x x 101.440

Esposizioni verso o garantite da

intermediari vigilati5 x 6.964.600 x 72.494 x 3.021.545 16 x x 10.058.660

Esposizioni verso o garantite da

impresex x 2.385 x 574.375 x 5.960.744 737.417 x x 7.274.921

Esposizioni al dettaglio x x x x x 654.607 3 x x 61.671 716.281

Esposizioni garantite da immobili x x x 447.513 1.081.463 x x x x x 1.528.976

Esposizioni scadute x x x x 9.460 x 1.624.437 1.928.177 x x 3.562.074

Esposizioni ad alto rischio x x x x x x x 5 55.351 x 55.356

Esposizioni a breve termine verso

impresex x x x x x 7.728 x x x 7.728

Esposizioni verso organismi di

investimento collettivo del risparmio

(OICR)

x x x x x x 566.268 x x x 566.268

Altre esposizioni 694.788 x 203.375 x x x 3.982.863 x x x 4.881.026

Cartolarizzazioni x x 25.874 x 12.888 x 36.491 x x 10.611 85.864

Totale Rischi di Credito 15.781.858 0 8.776.550 447.513 1.755.767 654.607 15.947.254 2.665.615 55.351 72.282 46.156.797

Portafoglio Regolamentare

31/12/2012

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70

Distribuzione delle esposizioni per classe di merito creditizio e per classe regolamentare di attività: esposizioni senza attenuazione del rischio di credito

0% 10% 20% 35% 50% 75% 100% 150% 200% altro Totale

Esposizioni verso o garantite da

amministrazioni centrali e banche

centrali

14.985.625 x x x 5.087 x x x x x 14.990.712

Esposizioni verso o garantite da enti

territorialix x 689.477 x x x 108 x x x 689.585

Esposizioni verso o garantite da enti

senza scopo di lucro ed enti del

settore pubblico

x x 890.911 x x x 851.779 x x x 1.742.690

Esposizioni verso o garantite da

banche multilaterali di sviluppo101.440 x x x x x x x x x 101.440

Esposizioni verso o garantite da

intermediari vigilati747.817 x 7.302.005 x 72.494 x 4.938.584 102.090 x x 13.162.990

Esposizioni verso o garantite da

impresex x 2.385 x 591.115 x 6.024.674 1.289.752 x x 7.907.926

Esposizioni al dettaglio x x x x x 839.785 3 x x 61.671 901.459

Esposizioni garantite da immobili x x x 447.605 1.081.463 x x x x x 1.529.068

Esposizioni scadute x x x x 9.460 x 1.624.437 1.928.202 x x 3.562.099

Esposizioni ad alto rischio x x x x x x x 5 55.351 x 55.356

Esposizioni a breve termine verso

impresex x x x x x 7.728 x x x 7.728

Esposizioni verso organismi di

investimento collettivo del risparmio

(OICR)

x x x x x x 919.093 x x x 919.093

Altre esposizioni 694.788 x 203.375 x x x 3.982.863 x x x 4.881.026

Cartolarizzazioni x x 25.874 x 12.888 x 36.491 x x 10.611 85.864

Totale Rischi di Credito 16.529.670 0 9.114.027 447.605 1.772.507 839.785 18.385.760 3.320.049 55.351 72.282 50.537.036

Portafoglio Regolamentare

31/12/2012

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71

Tavola 7 – Rischio di Credito Informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB

Informativa qualitativa

Autorizzazione da parte della Banca d’Italia e applicazione del processo di estensione

Il perimetro per il quale il Gruppo Banco Popolare ha ottenuto da parte di Banca

d’Italia l’autorizzazione all’utilizzo dei modelli interni (in data 18 maggio 2012) secondo

la metodologia AIRB (Advanced Internal Rating Based model), è costituito dagli attivi

riconducibili alle classi regolamentari “esposizioni creditizie verso imprese” ed

“esposizioni creditizie al dettaglio” del Banco Popolare e del Credito Bergamasco

(modelli di “accettazione” e modelli di “monitoraggio”).

Nello specifico, è stata richiesta e ottenuta l'autorizzazione all'utilizzo di cinque modelli

di rating, finalizzati alla stima della PD (probability of default) rispettivamente delle

controparti segmentate con i modelli di rating Large Corporate, Mid Corporate Plus, Mid

Corporate, Small Business e Privati e di due modelli di LGD (Loss Given Default), volti

alla stima del tasso di perdita in caso di default rispettivamente delle controparti

Imprese e Privati.

Le esposizioni rientranti nel piano di estensione progressiva (“Roll Out”) sono nello

specifico:

modelli PD e LGD: relativamente a Banca Aletti è previsto il rilascio entro il 2014

sia del modello PD (di “prima accettazione” e di monitoraggio) sia di quello LGD,

mentre per le Società dell’ex Gruppo Italease è previsto il rilascio entro il 2017 sia

del modello PD (di “prima accettazione” e di monitoraggio) sia di quello LGD;

modello per la stima della “Exposure at Default” (EAD): è previsto il rilascio a

partire dal 2016 e non oltre il 2017 del modello relativo a tutte le banche del

Gruppo (Banco Popolare, Credito Bergamasco, Banca Aletti, Società dell’ex Gruppo

Italease);

esposizioni creditizie verso intermediari vigilati: è previsto il rilascio entro il 2017

dei modelli PD, LGD e EAD relativamente al perimetro societario costituito da

Banco Popolare, Credito Bergamasco, Banca Aletti ed ex Gruppo Italease.

Le esposizioni non ricomprese nel piano di estensione progressivo sono sottoposte ad

un utilizzo permanente della metodologia Standard (Permanent Partial Use - PPU).

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Illustrazione della struttura, dell’utilizzo, dei processi di gestione e dei meccanismi di controllo dei sistemi di rating interno Struttura dei sistemi di rating interni (PD)

I modelli di rating oggetto di validazione sono il risultato di un’attività di ristima dei

modelli già adottati ai fini gestionali dal Gruppo Banco Popolare negli ultimi anni,

svolta con l’obiettivo di massimizzare l’accuratezza delle stime prodotte, assicurando al

contempo la coerenza con i processi gestionali e la compatibilità con i sistemi

informativi del Gruppo.

In particolare, tali modelli intendono rispondere ad un preciso razionale, quello, cioè, di

ottenere, per finalità sia segnaletiche che gestionali, misure di rischio:

idonee a cogliere i driver fondamentali alla base del merito creditizio dei soggetti

nei confronti dei quali il Gruppo ha o intende assumere esposizioni creditizie;

relativamente stabili nel tempo, così da riflettere, in ogni segmento di clientela,

la rischiosità attesa nel lungo periodo delle esposizioni creditizie, attuali e

potenziali, del Gruppo;

atte ad evitare fenomeni di crescita non controllata del rischio nelle fasi di ciclo

positivo e - per converso - di restrizione indiscriminata degli impieghi in quelle

di ciclo negativo (anticiclicità).

Alla luce di tali obiettivi sono state impiegate tecniche statistiche avanzate nelle

diverse fasi del processo di stima (es. individuazione delle variabili esplicative/

predittive del default, integrazione degli score, ecc.) e di calibrazione dei rating interni.

I modelli di rating sono stati sviluppati internamente sotto la responsabilità del Servizio

Risk Management. Le diverse fasi dello sviluppo dei modelli sono state strutturate in

modo da prevedere il coinvolgimento attivo - al fine di favorire la coerenza dei modelli

con le prassi gestionali - di tutti gli stakeholder interni, quali la Direzione Crediti, la

Direzione Organizzazione, le Direzioni Commerciali Retail e Corporate, la Direzione

Amministrazione e Bilancio e la Società Gestione Servizi (IT) del Gruppo (di seguito

SGS).

Nel processo di sviluppo dei modelli sono state inoltre utilizzate tecniche statistiche per

supportare le scelte metodologiche attraverso solide evidenze empiriche. In

particolare, l’interpretabilità e la valenza economico-finanziaria degli indicatori

utilizzati nel contesto dei modelli di rating è stata sia oggetto di verifica da parte del

Risk Management nel corso dell’attività di stima (i.e. significato “economico” oltre che

“statistico” degli indicatori) sia oggetto di confronto nel contesto del Gruppo di Lavoro

progettuale (es. Direzione Crediti, Convalida Interna, Revisione Interna).

La rilevanza a fini statistici delle informazioni è stata accertata attraverso appropriate

analisi che hanno condotto a selezioni successive degli indicatori. Tale approccio ha

permesso l’individuazione delle informazioni maggiormente rilevanti, evitando

l’inclusione nel modello di informazioni ridondanti o superflue che ne avrebbero

aumentato la complessità, senza un effettivo valore aggiunto in termini di accuratezza

delle stime prodotte.

Il corredo informativo utilizzato per la stima dei modelli di rating è stato definito con

l’obiettivo di valorizzare tutta la base dati disponibile e sviluppato sulla base

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dell’esperienza maturata sui modelli di rating precedentemente stimati nonché della

coerenza con la prassi gestionale creditizia, verificata mediante l'attivo concorso delle

funzioni aziendali competenti.

In particolare, le serie storiche utilizzate in fase di stima si caratterizzano per la più

ampia profondità temporale disponibile ed i campioni di sviluppo sono stati selezionati

in modo da garantirne la più alta rappresentatività rispetto al portafoglio crediti del

Gruppo.

Tutti i modelli e stime saranno inoltre oggetto di revisione periodica allorquando si

renderanno disponibili nuove informazioni rilevanti.

Struttura dei sistemi di rating interni (LGD)

I modelli interni di calcolo della Loss Given Default (LGD) sono stati sviluppati con

l’obiettivo di privilegiare - nell’individuazione dei driver esplicativi delle stime - la

coerenza con i processi del credito del Gruppo.

Tali modelli sono differenziati per fasce di esposizione, tipologia di macro-forma

tecnica, presenza/assenza di garanzia e stato della controparte (bonis, past due,

incaglio, ristrutturato, sofferenza). Sono stati stimati analizzando le perdite subite dal

Gruppo sui default storici occorsi (cd.”workout LGD”), con una definizione di default

coerente con quella applicata ai modelli di stima della PD.

Al fine di includere gli impatti derivanti da fasi congiunturali recessive nella struttura

computazionale della LGD, è stimata la componente “downturn" in base alla tipologia di

portafoglio oggetto di analisi.

Il modello comprende, inoltre, la stima dei costi indiretti, ovvero quei costi

amministrativi che non sono direttamente imputabili alla singola pratica.

Utilizzo del sistema di rating (PD ed LGD)

Nel seguito vengono descritte le principali caratteristiche del sistema di rating

utilizzato nel processo di concessione del credito, di monitoraggio e gestione dello

stesso, nel pricing, nel governo societario e nella reportistica.

Concessione del Credito

Il rating costituisce elemento essenziale nella valutazione del merito creditizio in sede

di concessione e di revisione/variazione degli affidamenti. Il rating è utilizzato:

ai fini dell’individuazione delle facoltà di delibera, per le quali la valutazione di

merito creditizio - espressa dal rating determinato dai modelli sviluppati per i

diversi segmenti regolamentari di clientela – viene ricondotta gestionalmente in

“Classi di competenza deliberativa”;

in sede di chiusura della proposta e assunzione della delibera, laddove il

proponente ed il deliberante si devono esprimere sulla coerenza complessiva tra

l’impianto fiduciario proposto/in delibera (tipologia linee di credito e garanzie

accessorie) e la valutazione del merito creditizio espresso dal rating.

La Direzione Crediti della Capogruppo provvede a definire gli indirizzi di politica

creditizia tenendo conto delle informazioni geo-settoriali acquisite da fonti esterne

relativamente alle PD ed alle perdite attese dei diversi settori economici. La

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distribuzione della crescita dei volumi degli impieghi è differenziata nei vari settori in

base ai valori delle suddette metriche, prevedendo riserve di facoltà per controparti

con livelli di rating più elevati.

Monitoraggio e Gestione del Credito

Il processo prevede una fase di attivazione attraverso la quale sono individuate le

posizioni anomale da inserire nel processo di “Monitoraggio e gestione del credito

problematico”. L’individuazione di tali posizioni è effettuata automaticamente una volta

al mese sulla base di una serie di indicatori, tra cui il rating. Sono intercettate ed

inserite nel processo le posizioni di ogni segmento che presentano i rating delle classi

peggiori. Inoltre è previsto che, per ogni posizione inserita nel processo, il Gestore

analizzi la coerenza del rating con la classe gestionale proposta e valuti, caso per caso,

l’eventuale necessità di attivare il processo di override.

Pricing

Il Gruppo dispone di un modello di determinazione del pricing corretto per il rischio

creditizio; tale strumento è in grado di quantificare lo spread minimo rispetto al tasso

interno di trasferimento dei fondi che l’azienda deve praticare per assicurarsi la

copertura della perdita attesa, del costo del capitale e di tutte le componenti che

abilitano la generazione di valore.

Governo societario

Il sistema interno di rating (PD ed LGD) viene utilizzato nel contesto

dell’aggiornamento della propensione al rischio e del monitoraggio dei limiti di rischio

(mediante metriche di capitale economico di Secondo Pilastro), sia su base consuntiva

che su base prospettica.

Reporting

Il rating e la LGD sono alla base della reportistica direzionale e distribuita sui rischi del

portafoglio creditizio. Per quanto riguarda la reportistica direzionale, il Servizio Risk

Management elabora periodicamente il Tableau de Bord dei Rischi, che fornisce una

visione complessiva della posizione di rischio del Gruppo con riferimento all’insieme di

tutti i fattori di rischio, secondo un'impostazione conforme a Basilea 2 (Pillar I e Pillar

II).

Calcolo della svalutazione collettiva sulle posizioni in bonis

Nel corso del 2012 sono state aggiornate le metriche utilizzate per il calcolo della

svalutazione collettiva sulle posizioni in bonis.

L’adozione, da parte del Banco Popolare, dei modelli interni ai fini del calcolo del

requisito patrimoniale sul rischio di credito, ha infatti reso opportuno valutare

un’evoluzione dell’approccio fin qui seguito per il calcolo della svalutazione collettiva.

Tale evoluzione consiste nell’utilizzo di una metrica di tipo “incurred loss” (coerente

con i principi contabili internazionali IASB), basata sui fattori di rischio “Basilea 2”

oggetto di validazione (PD ed LGD) e su un fattore correttivo (loss confirmation period)

utilizzato per “trasformare” il concetto di expected loss gestionale in uno di tipo

contabile (perdita “incurred but not reported”).

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75

L’approccio adottato è sintetizzato dalla seguente formula:

Incurred loss = EXP x PD x LGDgest x LCP

con:

• EXP = esposizioni oggetto di svalutazione collettiva;

• PD = Probability of Default (modelli Small Business, Mid Corporate, Mid

Corporate Plus, Large Corporate e Privati) validate a fini prudenziali;

• LGDgest= Loss Given Default gestionale (Imprese e Privati) che, rispetto a

quella validata a fini prudenziali, non include alcune componenti non coerenti

con le finalità di provisioning;

• LCP: Loss Confirmation Period, ovvero il tempo che mediamente intercorre tra

deterioramento del merito di credito del debitore e la classificazione in default. Il

parametro è stato determinato in coerenza con quanto rilevato sui processi del

credito.

Processo di gestione e riconoscimento delle tecniche di attenuazione dei rischi di credito

Il Gruppo Banco Popolare pone attenzione all’acquisizione di contratti accessori al

credito ovvero all’utilizzo di strumenti e tecniche che favoriscono la mitigazione del

rischio di credito. A tale proposito, nello svolgimento dell’attività creditizia da parte

delle Banche del Gruppo, è diffusa l’acquisizione delle garanzie tipiche dell’attività

bancaria, vale a dire, principalmente, garanzie reali su beni immobili o strumenti

finanziari e garanzie personali, rilasciate da privati, imprese, istituzioni finanziarie, ecc.

All’interno del Progetto Basilea 2, e segnatamente nel cantiere progettuale CRM - che

ha visto il contributo trasversale di risorse delle funzioni Rischi, Organizzazione e

Sistemi Informativi - sono stati realizzati tutti gli interventi di tipo metodologico,

organizzativo e procedurale al fine di consentire l’utilizzo di tecniche di mitigazione del

rischio basate sui modelli interni di probabilità di default (PD) e di loss given default

(LGD) in linea con i requisiti normativi.

Con particolare riferimento alla gestione delle diverse tipologie di garanzie reali e

personali, sono presenti:

procedure informatiche che coprono tutti gli aspetti collegati alla gestione delle

citate garanzie;

normative interne (Circolari, Istruzioni, Regolamenti, Norme di Processo) ad uso

di tutte le Strutture Organizzative coinvolte (Rete e Strutture Centrali), che

forniscono sia indicazioni di carattere “Normativo”, sia di carattere tecnico-

operativo.

La conformità dei predetti interventi ai requisiti normativi è stato sottoposta ad

accertamento da parte delle funzioni di convalida e revisione interna.

Controllo e revisione dei sistemi di rating

Prerequisito per l’adozione dei sistemi interni di misurazione dei rischi per il calcolo del

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requisito patrimoniale è la presenza di un processo di convalida e revisione interna dei

sistemi di rating sia in fase di impianto di tali sistemi, indirizzato all’ottenimento

dell’autorizzazione da parte delle Autorità di Vigilanza, sia in fase di

gestione/manutenzione continuativa degli stessi una volta ottenuta l’autorizzazione.

Il Gruppo Banco Popolare si è dotato di una funzione responsabile del processo di

convalida interna che opera in modo indipendente dalle funzioni che gestiscono le

attività di sviluppo sopra descritte e dalla funzione titolare della revisione interna. Con

riferimento ai macro processi di adozione e gestione dei sistemi interni di misurazione

dei rischi di credito, sono pertanto attribuibili come di esclusiva pertinenza della

Convalida Interna le seguenti attività:

convalida finalizzata alla valutazione dell’adeguatezza del sistema rispetto ai

requisiti normativi, alle esigenze operative aziendali e a quelle del mercato di

riferimento ed alla formulazione di un giudizio in merito alla performance

complessiva dei sistemi, al loro regolare funzionamento e al loro effettivo

utilizzo nei diversi ambiti della gestione aziendale, anche mediante

l’identificazione di eventuali criticità e miglioramenti necessari;

redazione della relazione di convalida da presentare al Consiglio di

Amministrazione a corredo della delibera di attestazione di rispondenza del

sistema interno ai requisiti normativi e quindi dell’istanza di autorizzazione a

Banca d’Italia;

emissione periodica di raccomandazioni alle funzioni di sviluppo relativamente

alle performance, al funzionamento e all’utilizzo dei sistemi interni;

analisi periodiche finalizzate alla verifica delle performance e del corretto

funzionamento del sistema interno e trasmissione della relativa informativa alla

funzione di revisione interna e al Comitato per il Controllo Interno e Rischi;

redazione della relazione annuale di convalida con indicazioni di eventuali

criticità/aree di miglioramento del sistema da sottoporre all’attenzione delle

funzioni di sviluppo, della funzione di revisione interna e degli Organi Societari.

L’attività di Revisione Interna prevista dalle Disposizioni di Vigilanza è svolta dalla

Direzione Audit del Banco Popolare. Con specifico riguardo ai rischi di credito, la

struttura sottopone a verifica l’intero processo di adozione e gestione dei sistemi

interni di misurazione secondo modalità ed aree di competenza definite dalla normativa

aziendale e sulla base di un piano di lavoro specifico.

Alla struttura compete la valutazione della funzionalità del complessivo assetto del

processo di misurazione, gestione e controllo dell’esposizione di Gruppo ai rischi di

credito anche attraverso revisione periodica del processo di convalida interna dei

relativi modelli elaborati ai sensi di Basilea 2 e della normativa di Vigilanza

Prudenziale.

Tra le attività di pertinenza della Direzione Audit vi sono:

revisione interna finalizzata alla verifica della rispondenza dei sistemi di

misurazione dei rischi di credito ai requisiti stabiliti dalla normativa;

verifiche sulla funzionalità del complessivo assetto dei controlli interni;

verifiche sull’effettivo utilizzo a fini gestionali dei sistemi interni di misurazione

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dei rischi creditizi;

verifiche sull’integrità e l’affidabilità del sistema informativo;

emissione periodica di raccomandazioni alle funzioni di sviluppo e convalida

interna relativamente alle performance, al funzionamento e all’utilizzo dei

sistemi interni di rating;

redazione della relazione a corredo dell’istanza di autorizzazione a Banca

d’Italia;

redazione della relazione annuale di revisione interna con informativa al

Comitato per il Controllo Interno e Rischi, al Collegio Sindacale ed al Consiglio di

Amministrazione.

Descrizione dei modelli di rating interni per il segmento Corporate regolamentare e Privati Aspetti comuni ai diversi modelli

Il Gruppo Banco Popolare, in funzione della propria prassi creditizia, ha adottato per

finalità di stima una definizione di default coerente con le disposizioni normative (Circ.

263/2006, Titolo II, Capitolo 1, Parte seconda, Paragrafo 3.2).

La calibrazione del modello è basata su una central tendency di lungo periodo. La

funzione di calibrazione è stata realizzata per definire una corrispondenza tra gli score

integrati e le probabilità di default (PD) di lungo termine. La filosofia di calibrazione

adottata dal Banco si basa su una logica di tipo “Through-The-Cycle” (TTC), che

neutralizza i possibili impatti derivanti dalla presenza di un ciclo economico in fase di

espansione o recessione.

I modelli PD restituiscono valutazioni articolate su 9 classi di rating in bonis (cd. Scale

“Locali”), con PD medie di classe differenziate per ciascun modello. Le Scale Locali

sono raccordate con una Scala “Maestra”, introdotta con l’obiettivo di rendere

confrontabili tra loro le valutazioni espresse attraverso i diversi modelli di rating e di

disporre di uno strumento che renda più agevole il trattamento del rating riferito a

controparti appartenenti a Gruppi.

Il Gruppo ha definito, inoltre, un approccio metodologico sulla base del quale il rating

della controparte subisce un notching per considerare l’eventuale appartenenza della

controparte stessa ad un Gruppo Economico (si considerano solo i legami giuridici tra

controllante e controllata).

Modello Large Corporate

Il modello di rating Large Corporate è stato definito tenendo conto della classificazione dei clienti fornita dagli esperti della Direzione Crediti (expert rank ordering). L’obiettivo di tale scelta è stato quello di disporre di una valutazione della controparte che da un lato si basasse su principi statistici e dall’altro incorporasse l’esperienza specialistica della Direzione Crediti su tale segmento di clientela.

Tale modello si compone di due moduli: un modulo economico-finanziario e un modulo qualitativo.

Lo score ottenuto dal modulo qualitativo interviene mediante notching (positivo,

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negativo o neutrale) della classe di rating di Scala Maestra derivante dallo score economico-finanziario.

Il rating della controparte può essere successivamente modificato nel caso di aziende appartenenti ad un gruppo economico.

Infine, il Rating Desk attribuisce il rating finale mediante una revisione del rating assegnato dal modello sulla base di warning signals o di altre informazioni di tipo andamentale disponibili ma non catturate direttamente dal modello.

Modelli Imprese

I modelli relativi alle controparti segmentate Small Business, Mid Corporate e Mid Corporate Plus sono sviluppati a partire da quattro fonti informative trattate in moduli specifici che contribuiscono, tramite score statistici, alla determinazione della Probabilità di Default (PD) finale per ogni singola controparte attraverso l’adozione di funzioni di integrazione differenziate per segmento e per anzianità di clientela (portafoglio di accettazione e portafoglio di monitoraggio).

I moduli elementari alla base di tali modelli e corrispondenti alle quattro fonti informative sono i seguenti:

modulo Andamentale Interno: ha lo scopo di cogliere la dinamica del merito creditizio delle controparti nel tempo, basandosi sui dati concernenti i rapporti delle controparti medesime con le banche del Gruppo;

modulo Centrale Rischi: ha lo scopo di cogliere l’evoluzione temporale del rapporto della controparte (se segnalata) presso le altre banche del sistema, basandosi sui dati di segnalazione della Centrale Rischi;

modulo Economico-Finanziario: ha lo scopo di valutare il merito creditizio dei clienti basandosi sulle informazioni economico-finanziarie, con particolare riferimento a quelle controparti che redigono bilancio secondo le disposizioni del Codice civile (cosiddetta contabilità ordinaria);

modulo Qualitativo: è basato sulle informazioni provenienti dai questionari qualitativi distinti per comparto di attività di impresa delle controparti.

A partire dai singoli score dei moduli è calcolato uno score integrato su base statistica (funzione di integrazione) con lo scopo di sintetizzare in un unico indicatore di rischio i risultati provenienti dai moduli elementari (Andamentale Interno, Centrale Rischi ed Economico Finanziario per il modello di monitoraggio; Centrale Rischi, Economico Finanziario e Qualitativo per il modello di accettazione).

Lo score prodotto dalla funzione di integrazione è successivamente associato ad una probabilità di default (PD) mediante la definizione e l’applicazione di un’apposita funzione di calibrazione; tale probabilità di default è, infine, mappata sulle classi di rating della Scala “Maestra”, trasversale a tutti i segmenti ed i modelli in uso presso il Gruppo. Le funzioni di calibrazione, differenziate per ciascun segmento di rating, hanno l’obiettivo di “ancorare” le Probability of Default alla Central Tendency di lungo periodo.

Inoltre, successivamente alla fase di calibrazione, il questionario qualitativo sul modello di monitoraggio interviene come notching della classe di rating, a partire da intervalli specifici (cut-off) degli score qualitativi (nello specifico, ciascun intervallo corrisponde a un certo numero di notch in più o in meno sulla classe di rating della Scala Maestra).

Infine, in caso di controparte segmentata Large Corporate, Mid Corporate Plus o Mid

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Corporate appartenente ad un Gruppo avente Capogruppo consolidante un Large Coporate, si applicano le regole di notching (upgrading/downgrading del rating di controparte) definite dal Gruppo.

Modello Privati

L’approccio metodologico adottato nel calcolo e nell’attribuzione della probabilità di

default è per controparte. Per i clienti condivisi da più banche del Gruppo viene

adottato il principio del cumulo di dati, ciò al fine di calcolare un unico rating per tali

controparti.

Il campione di sviluppo è costituito da tutte le controparti “Privati”, ossia controparti

con natura giuridica “Persone Fisiche o Cointestazioni di persone fisiche”, con una

esposizione registrata nei confronti delle banche del Gruppo, senza collegamento a

ditta individuale, ovvero cointestazioni di persone fisiche.

Ogni modulo si basa su una fonte informativa diversa e fornisce uno score

”intermedio”, che contribuisce alle diverse funzioni di integrazione che assegnano la PD

finale alla controparte. Il modello consta di quattro moduli elementari che

contribuiscono alla determinazione della PD finale di controparte attraverso quattro

funzioni d’integrazione, distinte per anzianità di rapporto tra cliente e banca e per

presenza/assenza di un nuovo prodotto.

Descrizione dei modelli di LGD Imprese e Privati

Tali modelli sono differenziati per fasce di esposizione, tipologia di macro-forma

tecnica, presenza/assenza di garanzia e stato della controparte (bonis, past due,

incaglio, ristrutturato, sofferenza). Sono stati stimati analizzando le perdite subite dal

Gruppo sui default storici occorsi (cd.”workout LGD”), con una definizione di default

coerente con quella applicata ai modelli di stima della PD.

Condizionatamente all’ingresso nello stato di default, ad ogni controparte può essere

associata una casistica di risoluzione del proprio ciclo, indipendentemente dal percorso

compiuto negli stadi intermedi di default; tali casistiche sono rappresentate da:

ritorno in bonis: si intende il caso di una controparte in default che ritorna a

far parte del portafoglio in bonis. Ciò può avvenire sia nel caso in cui non si

verifichi nessuna perdita da parte della banca sia qualora questa si verifichi;

chiusura della posizione: si intende il caso di una controparte in default, che

non passa a Sofferenza e chiude i rapporti commerciali con la banca durante lo

stato di Past Due o Incaglio. Ciò può avvenire sia nel caso in cui non si verifichi

nessuna perdita da parte della banca sia nel caso in cui questa si verifichi;

passaggio a sofferenza: si intende lo stato più “grave” del default, dal quale

non è possibile tornare né ad un precedente stato di default né in bonis. Quando

una controparte passa a Sofferenza vengono formalmente chiusi tutti i rapporti

con la Banca ed inizia il processo di recupero dell’ammontare per cui la

controparte è esposta.

Tutti i possibili percorsi che una controparte in default può compiere, e che sono stati

considerati nei modelli di LGD, sono schematizzati nella figura seguente:

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Gli stati di default relativi a Past Due, Incaglio e Ristrutturato possono incorrere come

stati iniziali di ingresso o, nei soli casi di Incaglio e Ristrutturato, anche

successivamente. Ulteriore possibilità di risoluzione del default è rappresentata infine

dall’attivazione della procedura (o azione) Revocatoria, la cui occorrenza può verificarsi

sia a valle del passaggio a Sofferenza sia a seguito di una Chiusura o del Ritorno in

bonis.

I modelli di LGD constano di cinque versioni, a seconda che siano applicati ad una

controparte in bonis, piuttosto che ad una controparte in Past Due, Incaglio,

Ristrutturato o Sofferenza.

Al fine di includere gli impatti derivanti da fasi congiunturali recessive nella struttura

computazionale della LGD, è stimata la componente “downturn" in base alla tipologia di

portafoglio oggetto di analisi. L’aggiunta di questo effetto alla stima della LGD viene

determinata tramite l’applicazione di uno specifico fattore di correzione (add-on). Tale

approccio consiste nello stimare alcune componenti del modello nei periodi di downturn

identificati lungo la serie storica presa a riferimento e nel verificare l’impatto rispetto

al risultato ottenuto dalla stima della LGD compiuta sull’intero periodo di osservazione.

I modelli comprendono inoltre la stima dei costi indiretti (ovvero quei costi

amministrativi che non sono direttamente imputabili alla singola pratica), alla quale si

perviene tramite le seguenti fasi: identificazione del costo medio per anno per pratica,

allocazione, in base alla durata della pratica in default, del costo medio annuo e, infine,

allocazione del medesimo importo anche per gli stati di Incaglio e Past Due.

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Informativa quantitativa

Valore delle esposizioni per classe regolamentare di attività

31/12/2012 31/12/2011

Esposizioni creditizie verso imprese

- PMI 39.042.592 n.d.

- Altre Imprese 31.422.532 n.d.

Totale 70.465.124 n.d.

Esposizioni creditizie al dettaglio

- Esposizioni garantite da immobili residenziali: PMI 2.348.181 n.d.

- Esposizioni garantite da immobili residenziali: Persone Fisiche 17.345.720 n.d.

- Esposizioni rotative al dettaglio qualificate 951.404 n.d.

- Esposizioni al dettaglio: Altre: PMI 15.864.964 n.d.

- Esposizioni al dettaglio: Altre: Persone Fisiche 2.882.138 n.d.

Totale 39.392.407 n.d.

Classe di attività regolamentareValore dell'esposizione

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82

Distribuzione delle esposizioni per classe di attività regolamentare e classe di PD Esposizioni verso imprese

31/12/2011

PD centrale

(%)

Valore

esposizioni

LGD media

ponderata

Fattore medio

di

ponderazione

Margini

inutilizzati

EAD media

ponderata per

margine

inutilizzato

Valore

esposizioni

0,03% 1.774.675 29% 6,24% 1.519.219 0,61% n.d.

0,05% 4.007 18% 10,37% 1.229 8,14% n.d.

0,06% 40 - 0,00% 40 0,00% n.d.

0,07% 2.497.686 29% 10,81% 1.734.943 0,89% n.d.

0,14% 3.319.996 29% 17,30% 1.895.064 1,11% n.d.

0,15% 728.361 23% 18,72% 249.411 4,72% n.d.

0,31% 17.823 19% 24,01% 2.065 0,00% n.d.

0,32% 5.177.160 26% 27,57% 1.924.695 3,29% n.d.

0,34% 6.375 25% 29,51% 4.160 8,31% n.d.

0,51% 65.816 41% 52,64% 53.333 0,00% n.d.

0,71% 5.987 28% 36,99% 1.225 0,00% n.d.

0,72% 4.035.246 26% 39,54% 1.153.649 3,77% n.d.

0,87% 2.697.289 23% 41,40% 562.751 9,04% n.d.

0,99% 23.159 29% 60,80% 19.334 26,74% n.d.

1,30% 2.000 42% 65,23% 463 0,00% n.d.

1,59% 13.895 28% 49,22% 3.552 0,00% n.d.

1,61% 2.974.998 26% 53,65% 581.861 3,45% n.d.

1,63% 3.163 30% 64,89% 709 0,00% n.d.

3,02% 2.181.104 23% 55,47% 448.762 10,41% n.d.

3,58% 2.155.881 26% 66,12% 308.653 3,61% n.d.

3,66% 22.404 30% 65,68% 3.719 7,09% n.d.

4,01% 14.789 26% 82,51% 7.573 17,76% n.d.

8,00% 13.835 22% 63,91% 559 0,00% n.d.

8,06% 6.578 25% 76,53% 5.025 43,11% n.d.

8,14% 1.229.710 25% 83,04% 145.656 4,92% n.d.

8,19% 985.339 23% 74,51% 131.102 9,41% n.d.

14,78% 366.239 24% 97,49% 34.772 14,17% n.d.

15,27% 33.698 19% 70,83% 0 - n.d.

18,41% 5.100 32% 133,40% 15 0,00% n.d.

20,29% 2.028 39% 172,56% 1.894 0,00% n.d.

20,54% 32 44% 183,05% 0 - n.d.

20,82% 1.148.912 26% 121,52% 123.679 5,40% n.d.

22,17% 430.088 27% 130,56% 59.538 4,26% n.d.

33,25% 338.408 23% 111,80% 34.904 11,16% n.d.

100,00% 6.760.773 43% 0,00% 323.508 4,32% n.d.

31/12/2012

Portafoglio

regolamentare

Esposizioni verso o

garantite da imprese -

PMI

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83

31/12/2011

PD centrale

(%)

Valore

esposizioni

LGD media

ponderata

Fattore medio

di

ponderazione

Margini

inutilizzati

EAD media

ponderata per

margine

inutilizzato

Valore

esposizioni

0,03% 1.801.771 33% 7,92% 1.489.237 0,27% n.d.

0,04% 1.141.698 37% 10,29% 891.337 3,26% n.d.

0,07% 2.043.151 30% 13,55% 1.322.551 1,44% n.d.

0,14% 62.056 31% 20,29% 42.931 0,62% n.d.

0,15% 3.335.765 29% 20,93% 1.907.167 0,65% n.d.

0,17% 1.052.820 39% 29,10% 835.961 0,01% n.d.

0,32% 2.700.132 30% 33,22% 1.242.160 0,42% n.d.

0,51% 4.110.954 33% 48,28% 2.453.753 5,62% n.d.

0,72% 2.234.480 29% 52,67% 726.039 0,88% n.d.

0,87% 2.059.240 32% 58,65% 1.032.232 0,64% n.d.

1,30% 2.063.554 31% 71,80% 908.795 3,09% n.d.

1,59% 6.299 43% 90,02% 6.067 0,00% n.d.

1,61% 217.635 23% 60,01% 28.095 0,00% n.d.

1,63% 2.069.995 27% 61,92% 602.923 6,62% n.d.

1,95% 1.316.063 31% 71,68% 468.755 4,77% n.d.

3,02% 30.328 24% 69,41% 6.065 0,00% n.d.

3,58% 1.189.039 27% 84,80% 215.212 3,70% n.d.

3,61% 500 31% 84,31% 188 0,00% n.d.

4,01% 414.908 30% 92,43% 96.330 6,64% n.d.

8,00% 0 120% 453,01% 0 - n.d.

8,06% 0 120% 454,71% 0 - n.d.

8,14% 64.038 23% 96,06% 14.629 0,00% n.d.

8,19% 950.258 27% 110,03% 145.073 0,57% n.d.

14,78% 29.342 26% 128,41% 111 0,00% n.d.

15,27% 170.725 31% 155,18% 71.440 0,00% n.d.

18,41% 0 120% 622,87% 0 - n.d.

20,54% 465.665 26% 147,86% 28.255 7,17% n.d.

20,82% 8.918 33% 181,01% 3.350 0,00% n.d.

100,00% 1.883.198 27% 0,00% 261.651 1,25% n.d.

31/12/2012

Esposizioni verso o

garantite da imprese -

Altre Imprese

Portafoglio

regolamentare

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84

Esposizioni al dettaglio

31/12/2011

PD centrale

(%)

Valore

esposizioni

LGD media

ponderata

Fattore medio

di

ponderazione

Margini

inutilizzati

EAD media

ponderata per

margine

inutilizzato

Valore

esposizioni

0,05% 64.612 17% 2,34% 324 45,21% n.d.

0,07% 18.015 19% 3,70% 564 49,46% n.d.

0,14% 157.199 17% 5,44% 2.137 34,98% n.d.

0,15% 78.591 19% 6,77% 4.067 41,89% n.d.

0,31% 274.742 17% 9,93% 1.291 35,09% n.d.

0,32% 171.248 19% 11,66% 7.377 40,23% n.d.

0,71% 104.814 17% 17,78% 1.057 39,92% n.d.

0,87% 371.425 19% 24,32% 15.495 44,83% n.d.

0,99% 1.489 19% 25,74% 44 0,00% n.d.

1,59% 65.155 17% 30,06% 2.290 44,65% n.d.

3,02% 324.839 19% 51,02% 4.547 33,62% n.d.

3,58% 1.610 19% 55,07% 0 - n.d.

3,66% 44.950 17% 49,45% 601 47,98% n.d.

4,01% 1.934 19% 81,46% 68 47,34% n.d.

8,00% 33.267 17% 73,30% 360 36,20% n.d.

8,19% 163.610 19% 85,32% 922 22,20% n.d.

14,78% 65.483 19% 106,28% 500 49,14% n.d.

18,41% 33.762 17% 98,19% 3 49,44% n.d.

22,17% 47.864 19% 116,78% 166 1,53% n.d.

33,25% 112.882 18% 112,79% 24 45,37% n.d.

100,00% 210.690 21% 0,00% 569 39,31% n.d.

Esposizioni al dettaglio:

Esposizioni garantite da

immobili residenziali: PMI

31/12/2012

Portafoglio

regolamentare

31/12/2011

PD centrale

(%)

Valore

esposizioni

LGD media

ponderata

Fattore medio

di

ponderazione

Margini

inutilizzati

EAD media

ponderata per

margine

inutilizzato

Valore

esposizioni

0,05% 1.830.707 17% 2,34% 12.473 36,33% n.d.

0,14% 4.612.455 17% 5,43% 10.410 28,23% n.d.

0,31% 5.918.458 17% 9,93% 13.205 27,55% n.d.

0,32% 21 22% 13,38% 0 - n.d.

0,71% 1.446.297 17% 17,81% 9.825 37,89% n.d.

0,87% 177 20% 25,04% 0 - n.d.

1,59% 675.741 17% 30,11% 12.198 45,27% n.d.

3,02% 377 19% 51,56% 0 - n.d.

3,66% 483.374 17% 49,55% 3.758 42,60% n.d.

8,00% 321.169 17% 73,46% 1.418 14,61% n.d.

8,19% 408 19% 86,09% 0 - n.d.

14,78% 102 19% 107,07% 0 - n.d.

18,41% 386.860 17% 98,03% 653 41,93% n.d.

22,17% 197 19% 115,75% 0 - n.d.

33,25% 354.136 17% 102,76% 80 2,78% n.d.

100,00% 1.315.241 35% 0,00% 812 47,96% n.d.

Portafoglio

regolamentare

31/12/2012

Esposizioni al dettaglio:

Esposizioni garantite da

immobili residenziali:

Persone Fisiche

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85

31/12/2011

PD centrale

(%)

Valore

esposizioni

LGD media

ponderata

Fattore medio

di

ponderazione

Margini

inutilizzati

EAD media

ponderata per

margine

inutilizzato

Valore

esposizioni

0,05% 86.294 41% 1,37% 83.230 0,00% n.d.

0,14% 174.008 42% 3,53% 166.151 0,00% n.d.

0,31% 183.358 43% 6,96% 163.196 0,00% n.d.

0,32% 30 - 0,00% 30 0,00% n.d.

0,71% 126.360 44% 13,69% 79.926 0,00% n.d.

0,87% 106 42% 16,30% 98 0,00% n.d.

1,59% 166.779 46% 26,55% 88.040 0,00% n.d.

3,02% 71 52% 48,03% 32 0,00% n.d.

3,66% 116.470 47% 49,29% 38.453 0,00% n.d.

4,01% 15 - 0,00% 15 0,00% n.d.

8,00% 58.042 47% 81,86% 9.153 0,00% n.d.

14,78% 5 66% 160,82% 2 0,00% n.d.

18,41% 20.293 46% 122,65% 1.441 0,00% n.d.

33,25% 5.920 42% 134,09% 364 0,00% n.d.

100,00% 13.653 44% 0,00% 420 0,00% n.d.

31/12/2012

Esposizioni al dettaglio:

Esposizioni rotative al

dettaglio qualificate

Portafoglio

regolamentare

31/12/2011

PD centrale

(%)

Valore

esposizioni

LGD media

ponderata

Fattore medio

di

ponderazione

Margini

inutilizzati

EAD media

ponderata per

margine

inutilizzato

Valore

esposizioni

0,03% 75 - 0,00% 75 0,00% n.d.

0,05% 28.721 21% 3,19% 10.766 13,90% n.d.

0,06% 192 16% 3,02% 35 0,00% n.d.

0,07% 805.951 28% 5,78% 486.875 0,86% n.d.

0,14% 61.508 21% 7,19% 23.151 6,21% n.d.

0,15% 1.827.000 28% 10,30% 925.834 1,53% n.d.

0,31% 90.623 21% 12,12% 26.627 2,95% n.d.

0,32% 2.534.729 28% 16,60% 1.062.823 2,82% n.d.

0,34% 10.612 26% 15,76% 7.582 2,73% n.d.

0,71% 66.549 27% 25,01% 23.273 5,72% n.d.

0,72% 9.970 29% 27,35% 5.990 0,00% n.d.

0,87% 3.974.914 29% 30,21% 1.334.199 3,78% n.d.

0,99% 26.657 32% 34,20% 18.348 4,73% n.d.

1,59% 69.529 29% 37,02% 20.583 4,08% n.d.

1,61% 2.309 33% 44,78% 1.228 0,00% n.d.

3,02% 2.734.971 29% 43,52% 676.189 5,10% n.d.

3,58% 5.327 28% 42,61% 1.464 0,00% n.d.

3,66% 54.181 32% 49,08% 10.201 1,89% n.d.

4,01% 16.437 33% 54,13% 10.720 12,61% n.d.

8,00% 29.200 33% 56,07% 3.585 0,19% n.d.

8,14% 2.506 32% 53,69% 556 0,00% n.d.

8,19% 1.144.442 30% 49,88% 179.981 4,10% n.d.

14,78% 391.205 30% 62,52% 51.937 7,56% n.d.

18,41% 18.956 28% 62,98% 666 1,82% n.d.

20,29% 1 120% 285,34% 0 - n.d.

20,82% 3.122 32% 76,63% 773 0,00% n.d.

22,17% 288.460 30% 73,16% 29.462 4,61% n.d.

33,25% 363.422 29% 80,75% 34.252 4,53% n.d.

100,00% 1.303.395 38% 0,00% 133.303 4,49% n.d.

Portafoglio

regolamentare

31/12/2012

Esposizioni al dettaglio:

Altre: PMI

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86

31/12/2011

PD centrale

(%)

Valore

esposizioni

LGD media

ponderata

Fattore medio

di

ponderazione

Margini

inutilizzati

EAD media

ponderata per

margine

inutilizzato

Valore

esposizioni

0,05% 338.037 25% 3,92% 161.506 43,29% n.d.

0,14% 416.175 23% 7,92% 71.812 26,91% n.d.

0,15% 3 - 0,00% 3 0,00% n.d.

0,31% 512.682 22% 13,09% 65.953 21,11% n.d.

0,32% 994 19% 11,29% 0 0,00% n.d.

0,71% 311.607 27% 25,31% 45.153 15,73% n.d.

0,87% 3 66% 68,81% 0 0,00% n.d.

1,59% 220.692 27% 34,02% 39.173 12,40% n.d.

3,02% 5.183 19% 27,91% 1 0,00% n.d.

3,66% 209.015 28% 42,90% 25.082 6,44% n.d.

4,01% 5 45% 73,20% 0 - n.d.

8,00% 125.722 27% 45,68% 9.770 11,28% n.d.

8,19% 33 21% 35,36% 0 - n.d.

14,78% 0 120% 248,82% 0 - n.d.

18,41% 98.310 27% 62,25% 2.020 14,00% n.d.

22,17% 0 120% 295,26% 0 - n.d.

33,25% 57.869 23% 64,68% 833 23,01% n.d.

100,00% 585.808 65% 0,00% 6.189 26,30% n.d.

31/12/2012

Esposizioni al dettaglio:

Altre: Persone Fisiche

Portafoglio

regolamentare

Rettifiche di valore effettive

31/12/2012

Passaggi a perdita anticipati

IMPRESE-Esposizioni verso PMI 2.362.975

IMPRESE-Esposizioni verso Altre imprese 124.769

DETTAGLIO-Esposizioni garantite da immobili residenziali: PMI 0

DETTAGLIO-Esposizioni garantite da immobili residenziali: persone fisiche 0

DETTAGLIO-Esposizioni rotative al dettaglio qualificate 0

DETTAGLIO-Altre esposizioni al dettaglio: PMI 32.425

DETTAGLIO-Altre esposizioni al dettaglio: persone fisiche 8.501

Totale 2.528.669

Rettifiche nette

IMPRESE-Esposizioni verso PMI 1.860.053

IMPRESE-Esposizioni verso Altre imprese 445.682

DETTAGLIO-Esposizioni garantite da immobili residenziali: PMI 24.579

DETTAGLIO-Esposizioni garantite da immobili residenziali: persone fisiche 272.774

DETTAGLIO-Esposizioni rotative al dettaglio qualificate 6.426

DETTAGLIO-Altre esposizioni al dettaglio: PMI 313.829

DETTAGLIO-Altre esposizioni al dettaglio: persone fisiche 274.395

Totale 3.197.738

Classe di attività regolamentareImporto

In termini di confronto con le evidenze del 2011, rileva come l'incremento delle rettifiche effettive verificatosi nel secondo semestre del 2012 è attribuibile ad ispezione di Banca d'Italia, svoltasi tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013. L'esito dell'ispezione, che ha coinvolto le maggiori banche italiane, ha determinato una richiesta di aumento della copertura dei crediti dubbi, in particolare su sofferenze ed incagli.

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87

Raffronto tra stime e risultati effettivi

Il Gruppo Banco Popolare adotta - ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito (sistema AIRB) - stime interne di probabilità di default (PD) e di loss given default (LGD) per i portafogli Imprese e Privati.

Il confronto tra stime e dati empirici viene effettuato separatamente, per PD con cadenza almeno semestrale, per LGD con cadenza annuale, mediante attività di backtesting condotta dalla funzione di Convalida Interna.

Con riferimento ai modelli di PD, il Gruppo Banco Popolare adotta misure di performance per verificare la capacità discriminante delle stime (accuracy ratio-AR) e test di calibrazione (test binomiali classici e corretti per la ciclicità) per confrontare i tassi di decadimento realizzati su un orizzonte temporale annuale con i valori stimati di PD.

Relativamente ai segmenti Imprese, dall’ultimo backtesting emerge una buona capacità discriminante dei modelli sia a livello di singoli moduli sia di rating finale, che si attesta su valori comparabili e a volte superiori rispetto a quelli ottenuti in sviluppo.

Per quanto concerne la calibrazione, si rilevano valori soddisfacenti per il modello Large Corporate, mentre i segmenti Mid Corporate e Small Business evidenziano - su alcune classi di rating - tassi di default superiori alla PD media corrispondente, da imputarsi principalmente ad un aumento della rischiosità nel campione di backtesting, riconducibile all’inasprirsi delle condizioni economiche rilevate nel corso del 2011 (fenomeno peraltro avvalorato dalla "tenuta" dei test binomiali corretti per la componente di ciclicità).

Sul segmento Privati, si osserva nel complesso un buon livello di performance del modello, mentre con riferimento ai test di calibrazione gli esiti sono soddisfacenti e superiori con quanto osservato nel precedente backtesting, con valori accettabili se si incorporano nelle stime gli effetti dell’attuale contesto di crisi economica. In tema di LGD, si evidenzia come l’approccio adottato in fase di sviluppo (includendo i dati più recenti e vari elementi di prudenzialità richiesti in sede di validazione dal Regulator) garantisca l’applicazione di parametri che rappresentano stime conservative delle perdite.

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88

Tavola 8 – Tecniche di Attenuazione del Rischio

Informativa qualitativa

Compensazione in bilancio e “fuori bilancio”

Il Gruppo Banco Popolare ha attivato, per quanto riguarda l’attività in derivati con le

controparti istituzionali e in linea con le migliori pratiche di mercato, accordi ISDA

affiancati da CSA al fine di mitigare il rischio controparte.

Gestione delle garanzie reali

Il Gruppo Banco Popolare pone attenzione all’acquisizione di contratti accessori al credito

ovvero all’utilizzo di strumenti e tecniche che favoriscono la mitigazione del rischio di

credito. A tale proposito, nello svolgimento dell’attività creditizia da parte delle Banche del

Gruppo, è diffusa l’acquisizione delle garanzie tipiche dell’attività bancaria, vale a dire,

principalmente, garanzie reali su beni immobili o strumenti finanziari e garanzie personali,

rilasciate da privati, imprese, istituzioni finanziarie, ecc.

Nell’ambito della gestione delle garanzie reali il Gruppo Banco Popolare ha adeguato i

processi aziendali ai requisiti previsti dalle nuove disposizioni di Vigilanza Prudenziale ai

fini della mitigazione del rischio di credito.

Le due principali macro-tipologie di garanzie reali che sono presenti nel portafoglio crediti

del Gruppo sono costituite da:

ipoteche su beni immobili;

pegno, in denaro o titoli.

Per entrambe queste macro-tipologie di garanzie reali sono presenti:

procedure informatiche che coprono tutti gli aspetti collegati alla gestione delle garanzie

(acquisizione, valutazione, rivalutazione, gestione, ecc .);

normative interne (Circolari, Istruzioni, Regolamenti, Norme di Processo) ad uso di tutte

le Strutture Organizzative coinvolte (Rete e Strutture Centrali), che forniscono sia

indicazioni di carattere “Normativo”, sia di carattere tecnico-operativo.

Per garantire che il valore della garanzia acquisita sia costantemente allineato al valore del

bene sottostante, sono previste modalità di gestione differenziate.

Garanzie ipotecarie:

acquisizione iniziale del valore del bene immobile in fase di erogazione del credito sulla

base di una perizia rilasciata da tecnici indipendenti per qualsiasi importo del credito

richiesto e/o del valore del bene; tutti i dati del bene posto a garanzia (es. dati

catastali, rivalutazioni periodiche, ecc.) sono acquisiti in fase di erogazione in una

specifica procedura informatica dedicata al censimento, gestione ed interrogazione dei

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89

dati relativi ai beni immobili;

aggiornamenti su base semestrale del valore di mercato dell’immobile.

Garanzie pignoratizie:

acquisizione iniziale del valore del pegno in fase di erogazione del credito, sulla base del

valore di mercato rettificato di uno scarto prudenziale (percentuale sul valore del titolo

posto a garanzia) e differenziato in funzione della tipologia e rischiosità del titolo

sottostante;

aggiornamento giornaliero del valore di mercato dei titoli posti a “pegno”, comprensivo

dello scarto prudenziale da applicare in funzione della tipologia e rischiosità del titolo -

è prevista l’eventuale segnalazione automatica di intervento da parte della Banca per

adeguare la garanzia nel caso in cui il valore scenda al di sotto di soglie prestabilite dei

parametri di copertura previsti.

Tipi di garanzie reali accettate

Le principali tipologie di garanzie reali previste dal Gruppo Banco Popolare si possono

sintetizzare nelle macro-categorie sotto indicate:

ipoteca su beni immobili (residenziali e commerciali);

pegno in denaro, titoli e fondi comuni depositati presso la Banca;

pegno su polizze di assicurazione;

pegno su merci;

pegno denaro/titoli in deposito presso terzi;

ipoteca su beni mobili registrati.

Le prime due tipologie di garanzie rappresentano la maggioranza delle garanzie reali

acquisite e presentano i requisiti tecnico/legali/organizzativi indicati dalle nuove

disposizioni di Vigilanza per l’applicazione delle regole previste per la mitigazione del

rischio di credito.

Operazioni su derivati creditizi

Il Gruppo Banco Popolare effettua operazioni di copertura di esposizioni con derivati

creditizi, con controparti nazionali ed internazionali di primario standing.

Concentrazioni del rischio di mercato e di credito

Le garanzie reali di natura immobiliare costituiscono la prevalenza degli strumenti di

attenuazione del rischio di credito adottati. La struttura del portafoglio creditizio del

Gruppo è caratterizzata prevalentemente da impieghi verso privati e piccole e medie

imprese; ciò favorisce il contenimento della concentrazione anche nell’ambito degli

strumenti di attenuazione del rischio. Periodicamente viene svolta un’analisi dell’evoluzione

dei valori immobiliari, al fine di misurare la tenuta degli stessi.

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90

Informativa quantitativa Nella tavola a seguire viene data rappresentazione dei valori delle esposizioni coperte da garanzie personali, reali finanziarie e altre garanzie reali.

Distribuzione delle esposizioni coperte da garanzie reali, personali o derivati su crediti per classi di attività regolamentare Esposizioni sottoposte al METODO STANDARD - Esposizioni coperte da garanzie

GARANZIE

PERSONALI

GARANZIE

REALI

GARANZIE

PERSONALI

GARANZIE

REALI

Esposizioni verso o garantite da amministrazioni centrali e banche centrali 433.493 0 382.862 0

Esposizioni verso o garantite da enti territoriali 95.879 72 100.415 364.000

Esposizioni verso o garantite da enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico 93 111.840 3.465 218.766

Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo 793 0 0 0

Esposizioni verso o garantite da organizzazioni internazionali 0 0 0 0

Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 591.602 3.104.330 1.214.285 4.767.806

Esposizioni verso o garantite da imprese 307.990 702.829 1.275.816 1.942.624

Esposizioni al dettaglio 19.508 299.020 14.363 2.245.477

Esposizioni garantite da immobili 2.666 92 165 27.905

Esposizioni scadute 0 25 0 64.525

Esposizioni ad alto rischio 0 0 0 0

Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite 0 0 0 0

Esposizioni a breve termine verso imprese 0 0 0 0

Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) 0 939.051 0 141.020

Altre esposizioni 13.763 0 11.944 0

Totale 1.465.787 5.157.259 3.003.315 9.772.123

Portafoglio Regolamentare

31/12/2012 31/12/2011

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91

Tavola 9 – Rischio di Controparte

Informativa qualitativa

Metodologia e politiche

La circolare 263/06 di Banca d’Italia (Titolo II, Cap. 3, Sezione I) definisce il rischio di controparte

come “il rischio che la controparte di una transazione avente ad oggetto determinati strumenti

finanziari risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa”.

Il rischio di controparte è una fattispecie del rischio di credito, relativo a perdite connesse al default

della controparte su transazioni con fair value positivo. E’ pertanto un rischio bilaterale (il valore della

transazione può essere positivo o negativo per entrambe le controparti) ed evolve nel tempo sia perché

cambia l ’esposizione, in base all’andamento dei parametri di mercato, sia perché varia la rischiosità

della controparte (PD e LGD).

Il rischio di controparte si manifesta ed è soggetto a requisito patrimoniale sia relativamente alle

posizioni allocate nel portafoglio di negoziazione (trading book), sia nel portafoglio bancario (banking

book).

Nella quantificazione dell’esposizione a rischio il Gruppo utilizza, ai fini regolamentari, il metodo del

‘valore corrente’ sul comparto dei derivati negoziati over the counter, mentre per le operazioni di pronti

contro termine adotta il metodo ‘integrale’.

Il Gruppo ha altresì sviluppato una propria metodologia statistica per stimare il capitale economico

necessario a fronteggiare la massima perdita probabile conseguente alle esposizioni derivanti da

contratti derivati Over-The-Counter (OTC). Per quanto riguarda le altre tipologie di operazioni

(operazioni SFT e con regolamento a lungo termine) che generano rischio di controparte, la stima è

condotta sulla base della metodologia prevista per il calcolo dei requisiti patrimoniali di vigilanza.

Il modello interno per la stima gestionale del rischio di controparte riferita al momento all’operatività in

derivati OTC del Gruppo, prevede, ai fini della determinazione dell’esposizione attesa, la rivalutazione

del valore di mercato su 250 scenari futuri mediante historical simulation, su diversi orizzonti temporali,

considerando le correlazioni dei fattori di rischio che ne influenzano il prezzo: tassi d’interesse, tassi di

cambio, prezzi azionari. La presenza di eventuali accordi di mitigazione del rischio tra le parti (netting e

collateral agreement) implica diversi metodi di calcolo dell’esposizione attesa futura, definita come il

valore atteso ad oggi della perdita condizionata al fatto che in una data futura avvenga il default della

controparte.

Il calcolo del rischio avviene mediante l’applicazione della formula secondo la metodologia IRB per il

rischio di credito (circ. 263/06 cfr. Titolo II, Cap.1, Parte Seconda , ALLEGATO B), con l’utilizzo delle

stime interne, qualora disponibili, di PD (Probability of Default) e dell’LGD (Loss Given Default) di

controparte.

Nel corso del 2012 sono stati effettuati alcuni interventi in ottica gestionale, volti a recepire le direttive previste per il rischio di controparte dalla normativa Basilea III, che entrerà in vigore nel corso del 2013.

Il regolamento di Gruppo sui limiti di rischio prevede un massimale di rischio di controparte - definito

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92

sulla base delle metriche sopra citate - con riferimento (i) all ’operatività in derivati OTC e (ii) al

perimetro complessivo di operatività, in entrambi i casi a livello di Gruppo.

L’operatività che determina l’insorgere del rischio di controparte viene gestita, ex ante, nell’ambito di

appositi affidamenti per singola controparte, a fronte dei quali sono definiti – con riferimento

all’operatività in derivati OTC e controparti istituzionali di mercato – appositi limiti operativi di

affidamento, parametrati al valore nominale di ciascun contratto e applicando coefficienti differenziati

(add on) in relazione al tipo di sottostante, alla durata del contratto e alla presenza o meno di

collateral a garanzia.

Le politiche relative alle garanzie e alle valutazioni concernenti il rischio di controparte dipendono dal

tipo di operazione realizzata, che può appartenere, coerentemente con il perimetro normativo, ad una

delle seguenti tipologie:

Derivati Over-The-Counter (OTC)

Pronti Contro Termine (operazioni SFT)

Prestito Titoli

Cambi a termine e forward su titoli o merci (operazioni con regolamento a lungo termine)

In un’ottica di mitigazione del rischio di controparte nei confronti delle controparti di mercato con cui si

opera in derivati OTC, vengono predisposti i Credit Support Annex (CSA) che assumono, sotto il profilo

giuridico, la forma di allegato ad integrazione del contratto principale “ISDA Master Agreement”.

Nell’ambito della negoziazione contrattuale del CSA è prevista la determinazione di una soglia di rischio

di credito non coperta da garanzia reale, superata la quale scatta l’obbligo di fornire garanzie: oltre

tale soglia la linea di credito è quindi garantita, consentendo la limitazione del rischio connesso

all’operatività.

La garanzia, che potrà essere costituita in denaro o in titoli, è aggiornata con una periodicità prevista

contrattualmente (prevalentemente giornaliera), sia in aumento che in diminuzione, in relazione a

spostamenti pari, ovvero superiori, ad un importo “parametro” stabilito nel contratto per ciascuna

controparte.

Il rischio derivante dall’esecuzione di operazioni in Pronti Contro Termine con controparti, italiane ed

estere, viene generalmente mitigato attraverso la stipula di contratti denominati “TBMA/ISMA Global

Master Repurchase Agreement” con la finalità di predisporre un sistema di garanzie finanziarie

reciproche. Tali contratti prevedono la determinazione di una soglia di rischio di credito non garantita,

superata la quale scatta l’obbligo, su richiesta della parte creditrice, di fornire la garanzia,

rappresentata da un “versamento di margine”, da contanti o da strumenti finanziari.

Il rischio derivante dall’esecuzione di operazioni di Prestito Titoli è mitigato attraverso contratti

denominati “ISLA e OSLA”, parti integranti del modello contrattuale “GMSLA - Global Master Securities

Lending Agreement”, con la finalità di predisporre un sistema di garanzie finanziarie reciproche con

controparti, sia italiane che estere.

I cambi a termine (termini secchi e forex swaps con controparti di mercato possono rientrare nei

contratti CSA e quindi sono soggetti a marginazione come i derivati OTC.

E’ stato avviato un progetto per lo sviluppo di un Archivio Contratti con le controparti, che, integrato

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93

con il sistema gestionale per il controllo del rischio di controparte, fornirà i parametri e gli elementi

salienti dei contratti di mitigazione del rischio per il comparto derivati OTC (ISDA/CSA). Sono allo

studio opportune integrazioni al fine di ricomprendere anche le clausole contrattuali previste

nell’ambito della contrattualistica ISMA e ISLA sopra citate.

Il rischio derivante dall’operatività in derivati OTC con controparti bancarie è mitigato dagli effetti della

compensazione contrattuale e accordi di garanzia, e rappresenta circa il 27% del rischio di controparte

complessivo su strumenti finanziari negoziati over the counter.

Secondo quanto previsto a livello normativo (circ. 263/06 Titolo II, Cap.3, Sezione II), ‘le esposizioni

relative alle transazioni del perimetro regolamentare1 poste in essere con una controparte centrale

sono poste pari a zero ai fini del calcolo del requisito patrimoniale qualora le esposizioni che

quest’ultima vanta nei confronti delle proprie controparti contrattuali siano interamente assistite da

garanzia reale su base giornaliera’.

Tra le società del Gruppo, Banca Aletti e Banco Popolare sono partecipanti diretti ad alcuni comparti

della Cassa di Compensazione e Garanzia (nel seguito CC&G), unica controparte centrale del Gruppo

relativamente ad operatività in titoli, pronti contro termine ed opzioni/futures su azioni/indici.

Il Banco Popolare, partecipa al comparto obbligazionario unicamente in pronti contro termine su Titoli

di Stato italiano.

Banca Aletti partecipa al comparto azionario e derivati per l’operatività in conto proprio e conto terzi in

“exchange traded derivatives” (ovvero opzioni e futures su azioni/indici italiani sull’IDEM) negoziati nei

confronti di CG&G.

Sistema di reporting

Il Gruppo Banco Popolare ha perfezionato il processo di reporting che prevede nello specifico un

sistema di informativa direzionale, con analisi aggregate e di dettaglio delle principali determinanti del

rischio di controparte misurato con metodologia gestionale, dati andamentali del rischio ed il

monitoraggio del massimale assegnato a livello di Gruppo, ripartito per tipologia di prodotto (derivati

OTC, operazioni SFT), e con l’eventuale segnalazione di sconfinamenti o di raggiungimento del 90% dei

limiti di rischio (livello di alert).

1 Strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC), operazioni SFT ed operazioni con regolamento a

lungo termine.

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Informativa quantitativa

Il rischio di controparte è una fattispecie del rischio di credito, relativo a perdite connesse al default della controparte su transazioni con fair value positivo.

Rischio di controparte - Equivalente Creditizio - 31 dicembre 2012

METODO

STANDARDIZZATOMETODO IRB

Contratti Derivati 2.199.094 568.945

Operazioni SFT ed operazioni con regolamento a lungo termine 1.784.994 10.537

Compensazioni tra prodotti diversi 0 0

31/12/2012

Equivalente creditizio

Derivati finanziari OTC portafoglio di negoziazione: valori nozionali, fair value lordi positivi e negativi per controparti Contratti rientranti e non in accordi di compensazione

CONTRATTI

RIENTRANTI E NON

IN ACCORDI DI

COMPENSAZIONE

Governi e

Banche

Centrali

Altri enti

pubbliciBanche

Società

finanziarie

Società di

assicurazione

Imprese non

finanziarie

Altri

soggetti

Totale

31 dic 2012

Totale

31 dic 2011

Titoli di debito e tassi

di interesse

- valore nozionale 0 3.081 176.440.312 25.895.946 857.440 8.879.643 4.001.956 216.078.378 213.628.569

- fair value positivo 0 220 3.209.191 695.037 0 450.848 5.967 4.361.263 3.607.588

- fair value negativo 0 1 3.382.613 526.571 63.895 2.581 9.888 3.985.549 3.225.521

- esposizione futura 0 11 93.542 4.556 4.102 42.382 35.853 180.446 284.164

Titoli di capitale e

indici azionari

- valore nozionale 0 0 7.393.971 139.265 3.361.355 247.816 361.755 11.504.162 14.480.330

- fair value positivo 0 0 186.267 6.132 0 89.896 0 282.295 237.075

- fair value negativo 0 0 160.245 430 38.623 881 86.016 286.195 321.928

- esposizione futura 0 0 124.499 1.177 238.114 9.730 11.278 384.798 588.333

Valute e oro

- valore nozionale 0 0 925.910 371.875 0 639.881 29.457 1.967.123 3.111.455

- fair value positivo 0 0 13.652 2.800 0 8.420 300 25.172 57.632

- fair value negativo 0 0 5.882 4.200 0 6.459 303 16.844 59.748

- esposizione futura 0 0 556 1.383 0 5.085 311 7.335 15.940

Altri valori

- valore nozionale 0 0 5.343 0 0 0 0 5.343 9.719

- fair value positivo 0 0 2 0 0 0 0 2 33

- fair value negativo 0 0 2 0 0 0 0 2 7860

- esposizione futura 0 0 0 0 0 0 0 0 999

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Derivati finanziari OTC portafoglio bancario: valori nozionali, fair value lordi positivi e negativi per controparti Contratti rientranti e non in accordi di compensazione

CONTRATTI

RIENTRANTI E NON

IN ACCORDI DI

COMPENSAZIONE

Governi e

Banche

Centrali

Altri enti

pubbliciBanche

Società

finanziarie

Società di

assicurazione

Imprese non

finanziarie

Altri

soggetti

Totale

31 dic 2012

Totale

31 dic 2011

Titoli di debito e tassi

di interesse

- valore nozionale 0 0 42.694.325 2.323.324 0 0 191.089 45.208.738 56.943.586

- fair value positivo 0 0 1.561.685 73.869 0 0 0 1.635.554 1.412.000

- fair value negativo 0 0 577.489 145.712 0 0 18 723.219 744.640

- esposizione futura 0 0 99.842 500 0 0 0 100.342 169.120

Titoli di capitale e

indici azionari

- valore nozionale 0 0 1.686.467 156.363 0 0 1.632.467 3.475.297 4.133.995

- fair value positivo 0 0 32.283 0 0 0 0 32.283 43.042

- fair value negativo 0 0 15 0 0 0 0 15 6.259

- esposizione futura 0 0 123.487 9.382 0 0 0 132.869 220.749

Valute e oro

- valore nozionale 0 0 6.123 0 0 0 46 6.169 6.406

- fair value positivo 0 0 106 0 0 0 0 106 12

- fair value negativo 0 0 0 0 0 0 0 0 390

- esposizione futura 0 0 0 0 0 0 0 0 2

Altri valori

- valore nozionale 0 0 6.000 0 0 0 0 6.000 702.578

- fair value positivo 0 0 0 0 0 0 4 4 38

- fair value negativo 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- esposizione futura 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Derivati su crediti: valori nozionali di fine periodo

Su un singolo soggetto Su più soggetti (basket) Su un singolo soggetto Su più soggetti (basket)

1. Acquisti di protezione

a) Credit default products 280.805 0 7.056 0

b) Credit spread products 0 0 0 0

c) Total rate of return swap 0 0 0 0

d) Altri 0 0 0 0

Totale al 31 dicembre 2012 280.805 0 7.056 0

Totale al 31 dicembre 2011 262.500 0 65.341 0

2. Vendite di protezione

a) Credit default products 0 0 0 0

b) Credit spread products 0 0 0 0

c) Total Rate of return swap 0 0 0 0

d) Altri 0 0 0 0

Totale al 31 dicembre 2012 0 0 0 0

Totale al 31 dicembre 2011 0 0 0 0

Portafoglio di negoziazione di vigilanza Portafoglio bancario

CATEGORIE DI ESPOSIZIONI

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Derivati creditizi OTC: fair value lordo (positivi e negativi) per controparti: contratti rientranti e non in accordi di compensazione

CONTRATTI RIENTRANTI E

NON IN ACCORDI DI

COMPENSAZIONE

Governi e

Banche

Centrali

Altri enti

pubbliciBanche

Società

finanziarie

Società di

assicurazione

Imprese non

finanziarie

Altri

soggetti

Totale

31 dic 2012

Totale

31 dic 2011

Negoziazione di vigilanza

1) Acquisto protezione

- valore nozionale 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- fair value positivo 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- fair value negativo 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- esposizione futura 0 0 0 0 0 0 0 0 0

2) Vendita protezione

- valore nozionale 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- fair value positivo 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- fair value negativo 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- esposizione futura 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Portafoglio bancario

1) Acquisto protezione

- valore nozionale 0 0 0 0 0 0 0 0 65.341

- fair value positivo 0 0 0 0 0 0 0 0 355

- fair value negativo 0 0 0 0 0 0 0 0 41

2) Vendita protezione

- valore nozionale 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- fair value positivo 0 0 0 0 0 0 0 0 0

- fair value negativo 0 0 0 0 0 0 0 0 0

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Tavola 10 – Operazioni di Cartolarizzazione

Informativa qualitativa

Sintesi obiettivi e metodi

Attraverso la realizzazione delle operazioni di cartolarizzazione il Gruppo ha perseguito i

seguenti principali obiettivi: la diversificazione delle fonti di raccolta, l’allungamento della

scadenza del passivo, la riduzione del costo di funding e la liberazione del capitale

regolamentare.

In tutte le operazioni le banche cedenti hanno mantenuto “la prima perdita” attraverso la

sottoscrizione dei titoli junior. I titoli senior sono stati invece collocati presso gli investitori

istituzionali, ad eccezione di quelli emessi nell’ambito delle operazioni realizzate a partire

dal mese di dicembre 2007, interamente detenuti dalla Capogruppo. Le operazioni di

cartolarizzazione caratterizzate dalla integrale sottoscrizione da parte del Gruppo dei titoli

emessi dalle Società veicolo, si definiscono come “auto-cartolarizzazioni” ed il funding

rappresenta l’obiettivo esclusivo di tali operazioni, in quanto i titoli vengono utilizzati per

ottenere liquidità dal mercato attraverso operazioni di rifinanziamento in BCE o mediante

operazioni di pronti contro termine con controparti di mercato.

Il Gruppo ha avviato inoltre due programmi pluriennali che prevedono l’emissione di

Obbligazioni Bancarie Garantite (“OBG Residenziale” e “OBG Commerciale”) destinate ad

investitori istituzionali. In base a tali programmi il Banco Popolare agisce in qualità di unica

banca emittente delle OBG e, a seguito della fusione di alcune banche del territorio

avvenuta in data 27 dicembre 2011 agisce, insieme al Credito Bergamasco, anche in qualità

di banca cedente gli attivi (ai sensi dell’art. 7-bis della legge 30 aprile 1999, n. 130) e di

banca finanziatrice. I titoli emessi sono collocati presso investitori istituzionali o sottoscritti

dal Banco Popolare, che li utilizza per operazioni di pronti termine o per operazioni di

rifinanziamento.

Il Gruppo Banco Popolare ha in essere al 31 dicembre 2012 le seguenti operazioni di

cartolarizzazione:

Tiepolo Finance S.r.l.: cartolarizzazione di crediti non performing derivanti da mutui

residenziali e commerciali originati dalla Banca Popolare di Lodi S.p.A. e dalla Cassa di

Risparmio di Lucca Pisa Livorno S.p.A., ora Banco Popolare Soc. Coop;

Tiepolo Finance 2 S.r.l: cartolarizzazione di crediti chirografari e di mutui ipotecari non

performing originati dalla Banca Popolare di Lodi S.p.A., dalla Cassa di Risparmio di

Lucca Pisa Livorno S.p.A., da Efibanca S.p.A., dalla Banca Popolare di Crema S.p.A., ora

Banco Popolare Soc. Coop. e dalla Banca Popolare di Mantova S.p.A;

Bipitalia Residential S.r.l. (giugno 2004)2: cartolarizzazione di mutui residenziali

performing originati dalla Banca Popolare di Lodi S.p.A., dalla Banca Popolare di Crema

S.p.A. e dalla Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno S.p.A., ora Banco Popolare Soc.

Coop.;

2 Si segnala che a seguito della riarticolazione degli sportelli avvenuta in data 1 agosto 2011, il Credito

Bergamasco S.p.A. è entrato a far parte dell’operazione.

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BP Mortgages S.r.l. (marzo 2007)2: cartolarizzazione di mutui residenziali performing

originati dalla Banca Popolare di Verona - SGSP S.p.A., ora Banco Popolare Soc. Coop.;

BP Mortgages S.r.l. (giugno 2007): cartolarizzazione di mutui residenziali performing

originati dalla Banca Popolare di Novara S.p.A., ora Banco Popolare Soc. Coop. e dal

Credito Bergamasco S.p.A.;

BPV Mortgages S.r.l. (dicembre 2007 - autocartolarizzazione): cartolarizzazione di

mutui residenziali performing originati dalla Banca Popolare di Verona - SGSP S.p.A.,

dalla Banca Popolare di Novara S.p.A. e dalla Banca Popolare di Lodi S.p.A, ora Banco

Popolare Soc. Coop. e dal Credito Bergamasco S.p.A.;

BPL Mortgages S.r.l. (luglio 2009 - autocartolarizzazione): cartolarizzazione di mutui

residenziali e commerciali performing originati dalla Banca Popolare di Verona - SGSP

S.p.A., dalla Banca Popolare di Novara S.p.A., dalla Banca Popolare di Lodi S.p.A., dalla

Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno S.p.A., dalla Banca Popolare di Crema e dalla

Banca Popolare di Cremona S.p.A, ora Banco Popolare Soc. Coop. e dal Credito

Bergamasco S.p.A.; tale operazione è stata chiusa anticipatamente nel mese di febbraio

2013;

BPL Mortgages S.r.l. Serie V (dicembre 2012- autocartolarizzazione): cartolarizzazione

di mutui residenziali performing originati dal Banco Popolare Soc. Coop. e dal Credito

Bergamasco S.p.A.;

Italfinance Securitization Vehicle S.r.l. (dicembre 2005): cartolarizzazione di leasing

performing originati da Banca Italease S.p.A. e Mercantile Leasing S.p.A. (incorporata in

Banca Italease nel corso del 2012);

Italfinance Securitization Vehicle 2 S.r.l. (I-marzo 2007, II-maggio 2008, III-gennaio

2009): cartolarizzazioni di leasing performing originati da Banca Italease S.p.A. e

Mercantile Leasing S.p.A. (incorporata in Banca Italease nel corso del 2012);

Leasimpresa Finance S.r.l. (ottobre 2006): cartolarizzazione di leasing performing

originati da Banca Italease S.p.A.;

Erice Finance S.r.l. (dicembre 2005): cartolarizzazione di leasing performing originati da

Banca Italease S.p.A.;

Italease Finance S.p.A. (I-giugno 2004, II-marzo 2005): cartolarizzazioni di leasing

performing originati da Banca Italease S.p.A.;

Italfinance RMBS S.r.l. (novembre 2008): cartolarizzazione di mutui residenziali

performing originati da Banca Italease S.p.A.;

Pami Finance S.r.l. (ottobre 2008): cartolarizzazione di leasing performing originati da

Banca Italease S.p.A. e Mercantile Leasing S.p.A (incorporata in Banca Italease nel

corso del 2012).

Per le prime due operazioni di cartolarizzazione (realizzate “ante IAS”), i crediti sottostanti

sono stati cancellati dal bilancio della banca cedente, nel quale sono state rilevate soltanto

le eventuali forme di credit enhancement sottoscritte o erogate.

I crediti sottostanti le altre operazioni (realizzate “post IAS”) non sono stati cancellati dal

bilancio delle banche cedenti, ma continuano a figurare tra i “Crediti verso la clientela”.

I principali rischi inerenti le operazioni di cartolarizzazione e le Obbligazioni Bancarie

Garantite (OBG) possono essere sintetizzati in: (i) rischio tasso, legato alla eventuale

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presenza di tranche/serie a tasso fisso/tasso variabile a fronte di un portafoglio sottostante

di mutui con diverse tipologie di tasso; (ii) rischio credito, riconducibile alla qualità dei

crediti ceduti al veicolo e dunque alla loro performance; (iii) rischio controparte,

consistente nella possibilità che il merito di credito delle controparti terze, coinvolte nelle

operazioni (controparti swap, cash manager,…), possa peggiorare al punto da creare un

problema di liquidità ed avere un impatto negativo sul rating delle singole tranche/serie

emesse; (iv) rischio reputazionale, consiste nella possibilità che un determinato evento

influenzi negativamente la credibilità e l’immagine del gruppo all’interno del mercato di

riferimento (mancato rispetto dei mandatory test, ritardo nella diffusione reportistica ad

uso esterno…); il mancato intervento da parte del Banco Popolare a supporto delle

operazioni può influenzare negativamente la credibilità del Gruppo sul mercato; (vi) rischio

liquidità, correlato alla performance del portafoglio a collaterale: un deterioramento del

portafoglio cartolarizzato o ceduto nell’ambito di un programma di OBG può creare uno

“shortfall” nella struttura finanziaria dell’operazione e di conseguenza l’impossibilità da

parte del veicolo di rimborsare i titoli emessi.

Nell’ambito delle operazioni di auto-cartolarizzazione strutturate dal Gruppo, e per le serie

di OBG riacquistate dal Banco Popolare ed utilizzate in operazioni di politica monetaria

presso la BCE, è individuabile un ulteriore tipologia di rischio, legato sempre alla qualità del

portafoglio sottostante. Un deterioramento dei crediti ceduti può determinare, infatti, una

riduzione del prezzo della tranche senior da parte delle autorità di vigilanza in sede di

operazioni di rifinanziamento, nonché la riduzione del rating dei titoli anche al di sotto della

soglia minima di eligibilità BCE con conseguente impatto sul valore del portafoglio titoli

stanziabili e disponibili e dunque sulla liquidità.

Nell’ambito delle operazioni di cartolarizzazione realizzate, le banche del Gruppo (ora

Banco Popolare, Creberg e Banca Italease) svolgono i ruoli di “Originator” (banca cedente)

e di “Servicer” (monitoraggio e gestione) dei portafogli ceduti. Il ruolo di Originator

prevede la cessione di portafogli di crediti alle Società veicolo costituite nella forma di

“società per la cartolarizzazione di crediti” ai sensi della legge 130/1999, che finanziano

l’acquisto dei portafogli mediante l’emissione di titoli ABS.

La Capogruppo svolge l’attività di “Administrative Servicer”, ovvero di soggetto incaricato

allo svolgimento per conto della Società veicolo di talune attività di carattere contabile

amministrativo e, ad eccezione delle Società veicolo dell’ex Gruppo Banca Italease, di

interim Account Bank (Banca depositaria dei conti della Società veicolo) con l’obbligo di

trasferire i fondi accreditati sui conti correnti intestati alla Società veicolo verso l’Account

Bank.

Il Gruppo Banco Popolare ha predisposto un set di verifiche periodiche per monitorare la

variazione dei rischi inerenti le operazioni di cartolarizzazione e le Obbligazioni Bancarie

Garantite.

Nell’ambito delle operazioni di cartolarizzazioni vengono monitorati periodicamente (i) la

performance del portafoglio in termini di livelli di default, delinquency e prepayment e (ii) i

livelli di rating delle tranche senior e mezzanine.

Nell’ambito delle operazioni di Obbligazioni Bancarie Garantite, oltre al monitoraggio

periodico della performance del portafoglio in termini di livelli di default, delinquency e

prepayment, vengono eseguiti i test normativi e quelli richiesti dalle agenzie di rating con

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100

una frequenza maggiore rispetto a quella prevista dalla documentazione contrattuale del

Programma, in modo da poter intervenire tempestivamente a supporto dell’operazione

evitando così il mancato superamento dei tests e le relative conseguenze.

Per quanto riguarda i rischi inerenti le operazioni di cartolarizzazione e le Obbligazioni

Bancarie Garantite, il Banco Popolare ha adottato una serie di meccanismi utili alla loro

mitigazione. Nello specifico per mitigare il rischio controparte nelle operazioni vengono

coinvolte controparti con rating elevato e vengono inserite delle previsioni contrattuali in

base alle quali, in caso di downgrading delle controparti stesse, si possa procedere con la

loro sostituzione. Il rischio reputazionale viene invece mitigato mediante una efficace

attività di relazione con il mercato e gli investitori istituzionali. La selezione di un

portafoglio crediti qualitativamente elevato, nonché l’attivita di monitoraggio e gestione dei

crediti ceduti, insieme ad un livello di credit enhancement/overcollateralization riducono

sensibilmente il rischio di liquidità. Infine, per quanto riguarda il rischio tasso: il ricorso

alla sottoscrizione di contratti derivati protegge la società veicolo da movimenti inattesi

della curva dei tassi d’interesse, immunizzandola totalmente dal rischio tasso; il rischio

viene infatti trasferito alla banca originator.

Il Gruppo Banco Popolare applica due diversi approcci, ordinati gerarchicamente, per il

calcolo degli importi delle esposizioni, ponderati per il rischio delle attività di

cartolarizzazione:

se le esposizioni creditizie comprese nel portafoglio cartolarizzato sono soggette

all'applicazione del metodo standardizzato, all'esposizione verso la cartolarizzazione

viene parimenti applicato il metodo standardizzato;

se le esposizioni creditizie comprese nel portafoglio cartolarizzato sono soggette

all'applicazione del metodi avanzati basati su modelli interni, all'esposizione verso la

cartolarizzazione viene parimenti applicato tale approccio.

I titoli emessi nell’ambito di un’operazione di cartolarizzazione possono essere:

(i) collocati sul mercato per il tramite di soggetti preventivamente all’uopo incaricati

(c.d. lead manager, book-runner, ecc.); ovvero

(ii) sottoscritti interamente dall’originator degli attivi ceduti, che poi utilizzerà la classe

più senior in operazioni di politica monetaria.

In entrambi i casi, pertanto, la banca non detiene alcun elenco di soggetti che detengono i

titoli emessi nell’ambito delle cartolarizzazioni e le OBG, in quanto i titoli sono liberamente

negoziati sul mercato secondario o detenuti dalla stessa banca.

Sintesi delle politiche contabili

Il trattamento contabile delle operazioni di cartolarizzazione effettuate dal Gruppo Banco

Popolare differisce a seconda della data di perfezionamento delle stesse.

In sede di prima applicazione dei principi contabili internazionali, infatti, ci si è avvalsi

della facoltà di non iscrivere in bilancio gli attivi sottostanti ad operazioni di

cartolarizzazione effettuate prima del 1° gennaio 2004, che risultavano cancellati in base ai

precedenti principi contabili. Ne deriva che nel bilancio della banca cedente sono

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evidenziati i titoli sottoscritti e le eventuali garanzie ed impegni ad erogare fondi,

adeguatamente valutati in modo da riflettere l’andamento economico della sottostante

operazione di cartolarizzazione. Fanno eccezione a tale regola le operazioni di

cartolarizzazione originate delle società dell’ex Gruppo Banca Italease, consolidate

integralmente a partire dal secondo semestre del 2009, a seguito dell’acquisizione del

controllo, per le quali le scelte a suo tempo operate dalle società acquisite prevedevano

l’iscrizione degli attivi sottostanti alle operazioni di cartolarizzazione.

Per le operazioni perfezionatesi dopo il 1° gennaio 2004, i crediti ceduti non risultano

cancellati dal bilancio, qualora vi sia un sostanziale trattenimento di rischi e di benefici,

anche se formalmente oggetto di cessione pro-soluto ad una Società veicolo. Ciò si verifica,

ad esempio, qualora le banche originator del Gruppo sottoscrivano le tranche dei titoli

Junior o esposizioni analoghe, in quanto sopportano il rischio delle prime perdite e,

parimenti, beneficiano del rendimento dell’operazione (Additional Return) definito in base

alle caratteristiche del portafoglio. Il mantenimento della maggioranza dei rischi e dei

benefici comporta, ai sensi del SIC 12, il consolidamento integrale del veicolo, pur in

assenza di un rapporto partecipativo al capitale dello stesso; per effetto di tale

consolidamento, a fronte dei crediti ceduti, che continuano a rimanere iscritti in bilancio

come “Attività cedute e non cancellate”, figurano i titoli emessi dal veicolo per finanziare

l’operazione, al netto delle tranche dei titoli sottoscritti dalle stesse società del Gruppo.

Detti crediti ceduti risultano iscritti in bilancio al netto delle rettifiche di valore per il costo

ammortizzato e per le svalutazioni analitiche e collettive.

Diversamente, qualora siano stati sostanzialmente trasferiti tutti i rischi ed i benefici, la

banca cedente procede all’eliminazione contabile delle attività cedute dal proprio bilancio,

rilevando in contropartita il corrispettivo ricevuto e l’eventuale utile o perdita da cessione.

Si segnala che le cessioni perfezionate dal Gruppo non hanno comportato la rilevazione di

alcun utile o perdita alla data stessa di cessione, in quanto il valore dei crediti ceduti è

risultato pari al valore di libro.

Si precisa, infine, che tutte le operazioni finora stipulate dal Gruppo sono rappresentate da

cartolarizzazioni tradizionali; non risulta, infatti, in essere alcuna operazione di

cartolarizzazione sintetica.

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102

Fitch Ratings Ltd

Moody's Investors Service Ltd

Fitch Ratings Ltd

Moody's Investors Service Ltd

Standard & Poor's Rating Services

Fitch Ratings Ltd

Moody's Investors Service Ltd

Standard & Poor's Rating Services

BPV Mortgages S.r.l (dicembre 2007) Standard & Poor's Rating Services

Moody's Investors Service Ltd

DBRS Ltd

Moody's Investors Service Ltd

Standard & Poor's Rating Services

Moody's Investors Service Ltd

Standard & Poor's Rating Services

Moody's Investors Service Ltd

Fitch Ratings Ltd

Standard & Poor's Rating Services

Italfinance Securitization Vehicle 2 S.r.l (III gennaio 2009) Standard & Poor's Rating Services

Moody's Investors Service Ltd

Standard & Poor's Rating Services

Erice Finance S.r.l (dicembre 2005) Moody's Investors Service Ltd

Moody's Investors Service Ltd

Standard & Poor's Rating Services

Moody's Investors Service Ltd

Standard & Poor's Rating Services

Italfinance RMBS S.r.l (novembre 2008) Moody's Investors Service Ltd

Fitch Ratings Ltd

Moody's Investors Service Ltd

Agenzie di rating coinvolteOperazioni di cartolarizzazione del Gruppo Banco Popolare

Bipitalia Residential S.r.l (giugno 2004)

BP Mortgages S.r.l (marzo 2007)

BP Mortgages S.r.l (giugno 2007)

Italfinance Securitization Vehicle S.r.l (dicembre 2005)

Italfinance Securitization Vehicle 2 S.r.l (I marzo 2007)

BPL Mortgages S.r.l (dicembre 2012)

Pami Finance S.r.l (ottobre 2008)

Italfinance Securitization Vehicle 2 S.r.l (II maggio 2008)

Leasimpresa Finance S.r.l (ottobre 2006)

Italease Finance S.p.A (I giugno 2004)

Italease Finance S.p.A (II marzo 2005)

L’operazione BPL Mortgages (luglio 2009) non è stata riportata nella Tabella in quanto chiusa anticipatamente nel mese di febbraio 2013.

Agenzie esterne di valutazione del merito di credito

Per quanto riguarda le agenzie esterne di rating coinvolte in ciascuna operazione di

cartolarizzazione si veda la precedente tabella. Per quanto riguarda le denominazioni delle

agenzie esterne di rating si veda la Sezione A della Tavola 6. Cambiamenti significativi intercorsi dall’ultimo periodo di riferimento

BPL Mortgages

Nel mese di dicembre 2012 è stata perfezionata la prima fase dell’operazione di

cartolarizzazione BPL Mortgages Serie V (autocartolarizzazione) avviata nel mese di

novembre 2012 mediante la cessione alla società veicolo di un primo portafoglio di mutui

residenziali originati dal Banco Popolare e del Credito Bergamasco. Tale operazione si

articola in due fasi distinte: (i) a fronte della cessione di un primo portafoglio la società

veicolo ha emesso titoli per un importo pari al portafoglio ceduto, e (ii) a fronte della

cessione di un ulteriore portafoglio, perfezionata nel primo trimestre del 2013, la società

veicolo ha incrementato l’importo dei titoli con struttura “partly paid” già emessi. I titoli

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103

emessi in dicembre sono stati interamente sottoscritti dalle banche originator ed il titolo

Senior, a seguito della dichiarazione di stanziabilità ottenuta nel mese di gennaio 2013, è

utilizzato per operazioni di rifinanziamento con la Banca Centrale Europea.

Le banche originator hanno deliberato nel mese di dicembre 2012 il riacquisto dei mutui

sottostanti l'operazione di cartolarizzazione BPL Mortgages Serie IV (luglio 2009); la

società veicolo ha effettuato il rimborso anticipato dei titoli emessi nella interest payment

date dell’8 febbraio 2013.

Inoltre, nel mese di gennaio 2013, rispettivamente il Credito Bergamasco ed il Banco

Popolare, hanno deliberato la cessione alla società veicolo BPL Mortgages (serie VI - marzo

2013 autocartolarizzazione) di un nuovo portafoglio mutui performing erogati alle piccole e

medie imprese originati dal Banco Popolare e dal Credito Bergamasco che si è perfezionata

nel mese di febbraio 2013.

Bipitalia Residential

Nel corso del 2012 Moody’s ha downgradato il titolo senior portando il rating da “Aa1” ad

“A2” ed il titolo mezzanine al rating “A2”.

BPV Mortgages

A causa della crescita dei mutui classificati come Default, con conseguente incremento

degli importi da versare a beneficio del rimborso del capitale dei titoli outstanding, si è

generato un debito per il mancato rimborso dei titoli che all’ultima payment date del 22

gennaio 2013 era pari a circa 110 milioni di euro. L’agenzia S&P in data 13 febbraio 2013

ha downgradato il titolo senior da “AA” ad “A”.

BP Mortgages (marzo 2007)

In relazione al downgrading del servicer Banco Popolare da parte di S&P’s, in data 10

febbraio 2012, il “Cash Reserve Required Level” si è incrementato dallo 0,7% all’1,2%

dell’importo iniziale dei titoli emessi portando il livello target ad euro 17,4 milioni.

Nell’interest payment date del 21 gennaio 2013 l’importo della Cash Reserve è sceso sotto

il 50% del livello target, dando all’Originator la facoltà di riacquistare i crediti in sofferenza

al fine di ripristinare la riserva. A seguito della perdita, da parte del Banco Popolare, del

rating minimo previsto per il rilascio della garanzia, ai sensi del contratto di “First Demand

Guarantee”, il Banco Popolare ha costituito nel mese di giugno 2012 un collateral account

per un importo di euro 14,5 milioni.

Nel corso del 2012 Moody’s ha downgradato il titolo senior portando il rating da “Aaa” ad

“A2” ed i titoli mezzanine ad “A2”.

BP Mortgages (giugno 2007)

A seguito della perdita, da parte del Banco Popolare, del rating minimo previsto per il

rilascio della garanzia ai sensi del contratto di “First Demand Guarantee”, il Banco Popolare

ha costituito nel mese di giugno 2012 un collateral account per un importo di euro 17,8

milioni.

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104

Erice Finance (dicembre 2005)

Il 27 settembre 2012 il Banco Popolare ha provveduto al rinnovo della garanzia interessi;

l’ammontare della garanzia prestata è pari ad euro 3,8 milioni con scadenza 21 dicembre

2013. Nel mese di agosto 2012 il Titolo Senior è stato donwgradato da Moody’s ad “A2”.

Italease Finance (I giugno 2004)

Nei mesi di gennaio ed agosto 2012 i Titoli Senior sono stati downgradati da

Standard&Poor’s e da Moody’s rispettivamente ad “AA+” ed “A2”, mentre i Titoli Mezzanine

sono stati upgradati da Standard&Poor’s a luglio 2011 ad “AA”.

Italease Finance (II marzo 2005)

Nei mesi di gennaio ed agosto 2012 i Titoli Senior sono stati downgradati da

Standard&Poor’s e da Moody’s rispettivamente ad “AA+” ed “A2”; la prima tranche

mezzanine è stata downgradata da Moody’s nel mese di agosto 2012 ad “A2”, mentre la

seconda tranche mezzanine è stata upgradata da Standard&Poor’s a luglio 2011 ad “A+”.

Italfinance Secutitization Vehicle (dicembre 2005)

Nei mesi di luglio 2011 ed agosto 2012 i Titoli Senior sono stati downgradati da

Standard&Poor’s e da Moody’s rispettivamente ad “AA” e “A2”, mentre la prima tranche

mezzanine è stata downgradata da Moody’s nel mese di dicembre 2012 al “Baa2”.

Leasimpresa Finance (ottobre 2006)

Nei mesi di dicembre 2012 e gennaio 2012 i Titoli Senior sono stati downgradati da Moody’s

e da Standard&Poor’s rispettivamente a “Baa1” ed “AA+”, mentre la prima e la seconda

tranche mezzanine sono state downgradate da Moody’s nel mese di dicembre 2012

rispettivamente a “Baa3” e ”Ba1”.

Italfinance Secutitization Vehicle 2(II maggio 2008)

Nel mese di luglio 2012 i Titoli Senior emessi sono stati integralmente rimborsati.

Italfinance Secutitization Vehicle 2 (III gennaio 2009)

Il downgrade, da parte della Agenzia di Rating Moody’s della controparte swap Royal Bank

of Scotland (RBS), ha causato la perdita, da parte di quest’ultima, dei requisiti necessari

per poter essere controparte swap eleggibile.

Ai sensi della documentazione contrattuale, per continuare ad agire in qualità di

controparte swap ha effettuato, nel mese di novembre 2012, la costituzione di un deposito

non remunerato a favore del Veicolo Italfinance Securitisation Vehicle 2.

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105

Informativa quantitativa

Operazioni di cartolarizzazione: ammontare delle posizioni inerenti a

cartolarizzazioni suddivise per tipo di esposizione

Ammontare complessivo delle operazioni di cartolarizzazione in essere realizzate dalla banca in qualità di originator suddivise tra tradizionali e sintetiche, e per qualità di attività sottostante

QUALITÀ ATTIVITÀ SOTTOSTANTI/ ESPOSIZIONICartolarizzazioni

tradizionaliCartolarizzazioni

sintetichePerdite riconosciute

nel periodo

Attività sottostanti proprie:

Oggetto di integrale cancellazione

1. Sofferenze 6.592 0 1.943

2. Incagli 0 0 0

3. Esposizioni ristrutturate 0 0 0

4. Esposizioni scadute 0 0 0

5. Altre attività 369.257 0 0

Oggetto di parziale cancellazione

1. Sofferenze 0 0 0

2. Incagli 0 0 0

3. Esposizioni ristrutturate 0 0 0

4. Esposizioni scadute 0 0 0

5. Altre attività 0 0 0

Non cancellate

1. Sofferenze 70.298 0 4.625

2. Incagli 24.331 0 0

3. Esposizioni ristrutturate 1.659 0 0

4. Esposizioni scadute 3.504 0 0

5. Altre attività 1.189.089 0 0

Attività sottostanti di terzi:

1. Sofferenze 0 0 0

2. Incagli 0 0 0

3. Esposizioni ristrutturate 0 0 0

4. Esposizioni scadute 0 0 0

5. Altre attività 0 0 0

TOTALE AL 31 dicembre 2012 1.664.730 0 6.568

TOTALE AL 31 dicembre 2011 1.612.671 0 4.731

Non sono presenti cartolarizzazioni per le quali la Banca è intervenuta unicamente come

promotrice.

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106

Esposizioni derivanti da operazioni di cartolarizzazione distinte per qualità delle attività sottostanti

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Con attività sottostanti proprie

a) deteriorate 0 0 47.486 36.740 2.317 1.485

b) altre 73.881 73.881 92.800 92.800 681.604 680.119

Con attività sottostanti di terzi

a) deteriorate 0 0 0 0 0 0

b) altre 22.296 22.296 0 0 0 0

Totale al 31 dicembre 2012 96.177 96.177 140.286 129.540 683.921 681.604

Totale al 31 dicembre 2011 191.445 191.445 300.447 139.578 732.673 657.718

ATTIVITÀ/VALORI

ESPOSIZIONI PER CASSA

Senior Mezzanine Junior

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Con attività sottostanti proprie

a) deteriorate 0 0 0 0 0 0

b) altre 0 0 0 0 0 0

Con attività sottostanti di terzi

a) deteriorate 0 0 0 0 0 0

b) altre 0 0 0 0 0 0

Totale al 31 dicembre 2012 0 0 0 0 0 0

Totale al 31 dicembre 2011 0 0 0 0 0 0

Senior Mezzanine Junior

ATTIVITÀ/VALORI

GARANZIE RILASCIATE

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107

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Esposiz

ione

Lord

a

Esposiz

ione

Nett

a

Con attività sottostanti proprie

a) deteriorate 0 0 0 0 0 0

b) altre 0 0 0 0 0 0

Con attività sottostanti di terzi

a) deteriorate 0 0 0 0 0 0

b) altre 0 0 0 0 0 0

Totale al 31 dicembre 2012 0 0 0 0 0 0

Totale al 31 dicembre 2011 0 0 0 0 0 0

JuniorSenior Mezzanine

ATTIVITÀ/VALORI

LINEE DI CREDITO

Non sono presenti posizioni verso ri-cartolarizzazioni.

Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione “proprie” ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni

Valore di

bilancio

Rettifiche /

riprese di

valore

Valore di

bilancio

Rettifiche /

riprese di

valore

Valore di

bilancio

Rettifiche /

riprese di

valore

A. Oggetto di integrale cancellazione dal bilancio 46.172 0 89.487 -10.746 370.742 -832

A.1 Tiepolo 1 - crediti in sofferenza 0 0 6.845 0 1.485 -832

A.2 Tiepolo 2 - crediti in sofferenza 0 0 29.895 -10.746 0 0

A.3 ITA 6 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 13.676 0

A.4 ITA 7 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 34.921 0

A.5 ITA 8 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 7.829 0

A.6 ITA 9Bei - crediti di leasing in bonis 36.491 0 52.747 0 22.365 0

A.7 Leasimpresa2 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 21.519 0

A.8 ITA 9 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 22.572 0

A.9 ITA 10 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 55.317 0

A.10 Quick Silver - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 75.347 0

A.11 ITA 11 - crediti di leasing in bonis 9.681 0 0 0 115.711 0

B. Oggetto di parziale cancellazione dal bilancio

C. Non cancellate dal bilancio 27.709 0 40.053 0 310.862 0

C.1 Residential 2004 - mutui residenziali 0 0 0 0 14.314 0

C.2 BP Mortgages marzo 2007 - mutui ipotecari 0 0 0 0 71.840 0

C.3 BP Mortgages giugno 2007 - mutui ipotecari 0 0 0 0 57.407 0

C.4 ITA 6 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 2.485 0

C.5 ITA 7 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 13.407 0

C.6 ITA 8 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 38.065 0

C.7 ITA 9Bei - crediti di leasing in bonis 27.709 0 40.053 0 71.458 0

C.8 Leasimpresa2 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 0 0

C.9 ITA 9 - crediti di leasing in bonis 0 0 0 0 41.886 0

TOTALE AL 31 dicembre 2012 73.881 0 129.540 -10.746 681.604 -832

TOTALE AL 31 dicembre 2011 133.114 0 139.578 -9.870 657.718 -798

Titologia attività cartolarizzate / Esposizioni

(migliaia di euro )

ESPOSIZIONI PER CASSA

Senior Mezzanine Junior

Si omette la parte della tabella relativa alle garanzie rilasciate e alle linee di credito in quanto fattispecie non presenti.

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108

Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione di “terzi” ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni

Valore di

bilancio

Rettifiche /

riprese di

valore

Valore di

bilancio

Rettifiche /

riprese di

valore

Valore di

bilancio

Rettifiche /

riprese di

valore

Altro-CAMBER A3 04-53 TV - XS0208439694 188 0 0 0 0 0

Altro-CEDULAS TDA EUR TV16 - ES0371622004 5.877 0 0 0 0 0

Altro-G SQUARE FIN04-50 TV - XS0206715137 38 0 0 0 0 0

Mutui-BANCAJA 6 A2 EUR /36 - ES0312885017 6.948 0 0 0 0 0

Mutui-BANKINTER/36 3A CL A - ES0314019003 4.709 0 0 0 0 0

Mutui-TDA IBERCAJA 35 TV - ES0338450002 4.536 0 0 0 0 0

TOTALE AL 31 dicembre 2012 22.296 0 0 0 0 0

TOTALE AL 31 dicembre 2011 58.331 0 0 0 0 0

Titologia attività cartolarizzate / Esposizioni Codice

ISIN

(migliaia di euro )

ESPOSIZIONI PER CASSA

Senior Mezzanine Junior

Si omette la parte della tabella relativa alle garanzie rilasciate e alle linee di credito in quanto fattispecie non presenti.

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109

Ammontare ponderato delle posizioni inerenti a cartolarizzazione in funzione delle fasce di ponderazione del rischio

Proprie Terzi

20% Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 1.936 3.239

50% Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 3.467 2.977

100% Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 36.491 0

1250% - con rating Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 0 2.349

Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 0 474

Mezzanine Mutui Ipotecari su immobili residenziali 0 46.419

Junior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 83.409 0

Totale 125.303 55.458

0 0

Totale 0 0

Totale al 31 dicembre 2012 125.303 55.458

Totale al 31 dicembre 2011 126.323 73.058

Esposizioni verso

Ricartolarizzazioni

ImportoTipo Sottostante

Posizioni verso

Cartolarizzazioni

1250% - privo di rating

CLASSE DI ESPOSIZIONEFASCE DI

PONDERAZIONE

TIPO

ESPOSIZIONE

Requisito patrimoniale delle posizioni inerenti a cartolarizzazione in funzione delle fasce di ponderazione del rischio

Proprie Terzi

20% Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 155 259

50% Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 277 238

100% Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 2.919 0

1250% - con rating Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 0 188

Senior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 0 38

Mezzanine Mutui Ipotecari su immobili residenziali 0 3.714

Junior Mutui Ipotecari su immobili residenziali 6.673 0

Totale 10.024 4.437

0 0

Totale 0 0

Totale al 31 dicembre 2012 10.024 4.437

Totale al 31 dicembre 2011 10.106 5.845

CLASSE DI ESPOSIZIONEFASCE DI

PONDERAZIONE

TIPO

ESPOSIZIONETipo Sottostante

Requisito

Posizioni verso

Cartolarizzazioni

1250% - privo di rating

Esposizioni verso

Ricartolarizzazioni

Distribuzione per tipologia di esposizione delle posizioni ponderate al 1250%

Cartolarizzazioni

proprie

Cartolarizzazioni di

terzi

Altre attività 9.889 46.827

Altri ABS (CLO/CMO/CFO) 0 117

CDO cash 0 292

CMBS 0 310

Finanziamenti PMI 0 57

Prestiti personali 0 153

RMBS 73.520 1.486

TOTALE ESPOSIZIONI PONDERATE AL 1250% 83.409 49.242

Titologia attività cartolarizzate / Esposizioni

(migliaia di euro )

31/12/2012

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110

Tavola 11 – Rischio di mercato Informazioni per le banche che utilizzano il metodo dei

modelli interni per il rischio di posizione, per il rischio di

cambio e per il rischio di posizione in merci (IMA)

Informativa qualitativa

Caratteristiche dei modelli interni e descrizione delle prove di stress applicate Validazione modello interno

Il Gruppo Banco Popolare, nel corso dei primi mesi del 2012, ha ottenuto la validazione del modello interno per i rischi di mercato, con efficacia a partire dal 30.06.2012.

Il modello interno si affianca a misure di rischio gestionali che differiscono rispetto alle misure regolamentari in virtù dei fattori di rischio considerati e di alcuni elementi tecnici.

Vengono di seguito riportate le principali caratteristiche del modello interno di VaR utilizzato al fine della valutazione dei rischi di mercato:

Metodologia: simulazione storica

Orizzonte temporale: 1 giorno (riparametrato a 10 giorni ai fini regolamentari)

Profondità delle serie storica: 1 anno

Livello di confidenza: 99%

Fattore di decadimento: 0.99 ai fini gestionali e 1 ai fini regolamentari (ovvero equi-pesatura degli scenari storici di riferimento)

Non linearità dei pay-out: gestita attraverso una valutazione del portafoglio in “full evaluation”

I fattori di rischio considerati dal modello VaR ai fini regolamentari sono:

prezzi azionari;

volatilità dei prezzi azionari;

tassi di interesse;

volatilità tassi di interesse;

tassi di cambio;

volatilità tassi di cambio.

A fini gestionali il modello interno stima anche il fattore di rischio specifico.

La normativa regolamentare, prevede un requisito prudenziale aggiuntivo al VaR, calcolato utilizzando input di mercato relativi a periodi di stress finanziari (c.d. “VaR in condizioni di stress o Stressed VaR”). Il perimetro di applicazione del VaR in condizioni di stress include tutte le componenti di rischio comprese nel VaR.

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111

Ai fini di stima del requisito patrimoniale tramite modello interno, il calcolo del requisito patrimoniale viene pertanto calcolato come di seguito indicato:

[ ]par.ill. ST]sVaRâ;max[sVaR]VaRâ;max[VaRC sôc1tt ++=

tC

: è il requisito patrimoniale al giorno t;

1tVaR

: è il valore a rischio calcolato secondo il modello interno per il

portafoglio detenuto al giorno t-i, mentre VaR rappresenta la media delle misure di VaR calcolate negli ultimi 60 giorni lavorativi;

ôsVaR

: è l’ultimo valore disponibile per il “VaR in condizioni di stress” mentre

sVaR rappresenta la media delle misure di “VaR in condizioni di stress” calcolate negli ultimi 60 giorni lavorativi (per una definizione del Var in condizione di stress si veda il paragrafo successivo);

e sâ

: rappresentano rispettivamente i fattori moltiplicativi per il VaR e quello per il “VaR in condizioni di stress”;

illparST .

: è la componente del requisito patrimoniale stimata a fronte dei parametri illiquidi e condotta con metodologia stress test. I parametri in oggetto sono rappresentati da dividendi e correlazioni.

Stressed VaR

Lo misura di VaR in condizione di stress (Stressed VaR) è ottenuta considerando la composizione del portafoglio corrente e applicando input di mercato rilevati in un periodo storico di condizioni avverse (stress).

Tale misura di VaR è quindi caratterizzata dall’utilizzo di un set di scenari calibrati su una serie storica dei fattori di rischio riferita ad un periodo di particolare stress dei mercati.

L’esigenza di tale misura integrativa di rischio nasce dal fatto che i modelli VaR si basano su periodi storici di osservazione non sempre sufficienti a ricomprendere rilevanti episodi di stress.

Utilizzando per la simulazione storica 250 osservazioni, in periodi di bassa volatilità, il VaR non tiene conto di eventuali shock estremi del mercato: lo Stressed VaR consente di integrare tale aspetto nella misura di rischio utilizzata. Diversamente da quanto richiesto per il calcolo del VaR, il VaR in condizioni di stress può essere calcolato con frequenza almeno settimanale.

L’applicazione del modello interno per il calcolo dello Stressed VaR implementato dalla Banca presuppone:

una calibrazione del modello sulla base di un periodo storico di stress di 250 osservazioni che alla data di riferimento risultano quelle comprese tra aprile 2008 ed aprile 2009;

coerenza con il perimetro di calcolo della misura di VaR. I fattori di rischio considerati sono i medesimi del VaR.

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112

Il processo di identificazione del periodo di stress di riferimento per il calcolo dello Stressed VaR ricalca l’approccio di individuazione degli scenari storici utilizzato nell’ambito del programma di stress test e si articola nelle seguenti macro-fasi:

individuazione delle posizioni di rischio rilevanti e dei benchmark di riferimento – si individuano tutte le posizioni di rischio che concorrono al calcolo del VaR, a cui vengono abbinati dei benchmark rappresentativi attraverso le greche;

definizione dell’orizzonte temporale di riferimento – l’identificazione della finestra annuale di maggiore volatilità, ai fini del calcolo dello SVaR, viene effettuata mediante un’analisi di confronto tra le variazioni decadali di performance dei singoli fattori di rischio e gli impatti di P&L relativi agli scenari di stress test determinati dalla Funzione Rischi di Mercato;

revisione dell’orizzonte temporale di riferimento – lo scenario selezionato per il calcolo del VaR in condizione di stress viene monitorato giornalmente al fine di verificare nel continuo che la finestra temporale scelta sia sempre quella di maggiore volatilità. Nel caso in cui in concomitanza con l’introduzione di nuovi prodotti, variazioni rilevanti dei fattori di rischio, considerevoli alterazioni nell’andamento dei mercati o mutamenti nelle strategie di trading, si dovesse verificare che la misura di VaR in condizioni di stress non risulti essere adeguata, l’orizzonte temporale di riferimento viene sottoposto ad opportuna revisione.

Stress test

Gli Stress Test sono delle analisi effettuate su un portafoglio volto ad individuare quegli scenari – intese come variazioni di un insieme di fattori di rischio – al realizzarsi dei quali si verificherebbe una perdita significativa.

Attraverso tali analisi è possibile individuare quei fattori di rischio che più di altri contribuiscono a determinare tale risultato negativo e, conseguentemente, permettono di porre in essere strategie che consentono di limitare la perdita al realizzarsi di detti scenari.

Lo stress test è obbligatorio ai fini della validazione dei Modelli Interni per la quantificazione dei requisiti patrimoniali minimi a fronte del rischio di mercato poichè fornisce indicazioni alle banche circa il livello di capitale necessario per affrontare eventuali perdite derivanti da duraturi deterioramenti delle condizioni economico-finanziarie.

È, inoltre, uno strumento di supporto ad altre tecniche di gestione e di misurazione dei rischi, in quanto:

fornisce una visione prospettica dei rischi e dei relativi impatti economici;

supera i limiti derivanti da modelli di gestione dei rischi basati su dati storici (modello HVaR con rilevazione delle ultime 250 osservazioni);

supporta la comunicazione interna ed esterna;

fornisce dati di input per i processi di pianificazione di capitale e liquidità;

fornisce indicazioni circa il livello di “tolleranza” ai rischi di una banca;

garantisce lo sviluppo di piani di mitigazione del rischio e di ripristino in concomitanza con determinate situazioni di stress.

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Per il Gruppo Banco Popolare, vengono eseguite regolarmente delle prove di stress sull’intero portafoglio di negoziazione. Al fine di determinare il valore del portafoglio negli scenari di stress è stato prescelto l’approccio della full revaluation, per cogliere in pieno tutti quegli elementi di non linearità nei payoff degli strumenti presenti.

Vengono applicate due tipologie di scenario: scenari storici (in cui le variazioni di ogni singolo parametro di rischio sono comunque coerenti con le peggiori osservazioni storiche) e scenari ipotetici in cui le variazioni dei parametri di rischio vengono definite tramite valutazione esperta senza alcun limite.

Ai fini della rappresentazione del rischio complessivo collegato ad un portafoglio di negoziazione riveste particolare rilevanza la connessione tra rischio di mercato e rischio di liquidità, in particolare in termini di market liquidity risk, ossia il rischio che una banca – a causa di un’improvvisa carenza di liquidità dei mercati – non sia in grado di chiudere tempestivamente alcune posizioni (ad un prezzo prossimo a quello teorico). L’orizzonte temporale in cui si ritiene possano essere tempestivamente liquidate le posizioni di rischio di un portafoglio di negoziazione, è considerato pari 10 giorni lavorativi. Tale orizzonte è coerente sia con le indicazioni di vigilanza, con le opinioni dei trader e con le evidenze quantitative storiche.

Pertanto, nella valutazione degli Stress Test si procede ove possibile all’individuazione di scenari sui parametri basati su intervalli temporali decadali oppure, in presenza di dati relativi ad oscillazioni giornaliere dei parametri, a riparametrare il dato di VaR su un orizzonte temporale di 10 giorni.

Backtesting

Il tema centrale del processo di backtesting è il confronto dei valori delle perdite attese (VaR) e delle perdite effettive o teoriche dei portafogli. Una volta ottenute due grandezze confrontabili è possibile analizzare statisticamente la numerosità delle eccezioni, ovvero di quegli eventi in cui la grandezza di VaR stimata dal modello sia risultata meno grave della perdita effettiva registrata.

La normativa di vigilanza prudenziale, prevede che la variazione di valore del portafoglio (o della singola posizione) debba essere il più possibile significativa per il confronto con il VaR. La misura più indicata è data dalla variazione effettiva netta, ovvero quella ottenuta escludendo dai risultati gestionali le commissioni e il contributo relativo ai ratei di interesse. In aggiunta le prove retrospettive sono condotte anche in base alla variazione ipotetica di portafoglio, ottenuta rivalutando le quantità presenti in portafoglio al giorno t-1 con i prezzi del giorno t (data di test). Inoltre porre a confronto il VaR calcolato su di un portafoglio direttamente con il risultato di Profit and Loss gestionale dello stesso non solo è scarsamente significativo, ma può portare a delle conclusioni erronee.

Giornalmente il risultato di VaR viene posto a confronto con il risultato di P&L, sia Effettivo che Teorico, come descritto in precedenza e si da evidenza di come la relazione tra le due grandezze si è evoluta su base storica, ovvero nell’arco delle ultime 250 osservazioni.

Il Gruppo ha scelto di sottoporre ai test retrospettivi non solo il portafoglio delle banche nel suo complesso, ma di confrontare anche a livello di sottoaggregati di portafoglio il risultato di P&L di backtesting e il risultato di VaR.

La ragione di tale scelta sta nella volontà di verificare e monitorare le performance e l’attendibilità dei risultati del modello VaR sui diversi livelli dell’organigramma, laddove

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il risultato sia meno influenzato da effetti di compensazione. Inoltre tale scelta è coerente, da un punto di vista gestionale, con l’attribuzione di limiti di VaR sui diversi livelli.

Da un punto di vista operativo tale scelta permette di verificare quanto il modello in uso sia valido sui differenti portafogli, evidenziando quelle strutture in cui una modellizzazione delle variazioni di P&L sulla base della simulazione storica è più efficiente e dove meno.

Inoltre, qualora si dovessero verificare delle eccezioni è possibile individuare esattamente le singole componenti che hanno prodotto l’evento e, quindi, intervenire di conseguenza.

Perimetro di autorizzazione all’uso del metodo dei modelli interni rilasciata dalla Banca d’Italia

Allo stato attuale i profili di rischio inclusi nel modello interno sono: rischio generico per titoli di debito, di capitale e quote di O.I.C.R., rischio specifico per gli strumenti di capitale e quote O.I.C.R. calcolando in aggiunta, in modo prudenziale, rischio di cambio che è misurato sia con i modelli interni sia secondo la metodologia standard (“double counting”). In questo stadio del processo di validazione viene inoltre adottata la metodologia interna per la quantificazione del rischio derivante dalla variazione del prezzo di strumenti con payoff non lineare (rischio opzioni).

Lo schema seguente illustra graficamente i profili di rischio che vengono misurati tramite modelli proprietari alla data di riferimento:

Il programma di estensione graduale del modello interno prevede in fasi successive la misurazione esclusiva tramite modelli proprietari dei seguenti profili di rischio: Rischio di posizione su merci, rischio di cambio unicamente e rischio specifico per titoli di debito.

Fair value policy

La crescente complessità degli strumenti finanziari, le continue evoluzioni normative nonché le recenti turbolenze nei mercati hanno sempre più accentuato l’attenzione, in particolare del mondo degli investitori, sulla trasparenza e sulla veridicità del bilancio d’esercizio inteso non solo come resoconto di gestione ma anche come strumento in grado di fornire informazioni prospettiche sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale a tutti i suoi possibili interlocutori.

In quest’ottica, sempre maggiore rilevanza viene attribuita alle componenti oggetto di valutazioni ed in particolare al valore equo o fair value degli strumenti finanziari (titoli e derivati) iscritti nell’attivo e fra le passività del bilancio.

Alla richiesta di sempre maggiore chiarezza, trasparenza e comparabilità dei dati

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relativi alla valorizzazione al fair value degli strumenti finanziari, a beneficio non solo degli azionisti (shareholders) ma di tutti i portatori di interesse nei confronti della banca (stakeholders), hanno risposto anche i Regulators internazionali e le Autorità di vigilanza nazionali modificando le regole “contabili” di riferimento e recependo tali modifiche nella disciplina di vigilanza e di predisposizione dei bilanci.

In tale contesto diviene sempre più importante dotarsi di un regolamento e di una policy interna che disciplini in modo trasparente ed esauriente l’approccio metodologico ed il modello operativo adottato dalla Banca per la valorizzazione degli strumenti finanziari al fair value.

La chiarezza e la continuità delle strategie di valutazione adottate per la stima del fair value consente, peraltro, la comparabilità dei risultati anno su anno, nonché tra i vari operatori di mercato.

La fair value policy si applica a tutte le valutazioni di bilancio (Stato Patrimoniale, Conto Economico e Nota Integrativa) degli strumenti finanziari rappresentati da titoli di debito, titoli di capitale e strumenti derivati ed ha come oggetto le posizioni dei portafogli di proprietà delle Banche del Gruppo, con esclusione dei portafogli di negoziazione conto terzi.

La valorizzazione degli strumenti finanziari al fair value può avvenire:

attraverso l’utilizzo di prezzi o valori di mercato che rispondano a determinati requisiti (c.d. ‘mark to market’);

attraverso l’utilizzo di prezzi o valori di mercato di strumenti o transazioni similari che rispondano a determinati requisiti (c.d. ‘mark to matrix’);

attraverso l’utilizzo di tecniche e modelli di valutazione basati su parametri di mercato (c.d. ‘mark to model’) siano essi tutti osservabili o in parte derivanti da ipotesi ed assunzioni.

La migliore evidenza del fair value di uno strumento finanziario è un prezzo quotato in un mercato attivo.

Se il mercato non è attivo, e pertanto il prezzo quotato non rappresenta correttamente il fair value dello strumento, la Banca determina il fair value adottando una tecnica di valutazione. L’obiettivo della tecnica di valutazione è stabilire a quale prezzo sarebbe avvenuta la transazione alla data di valutazione in normali condizioni di business.

Nell’ambito delle tecniche di valutazione si considerano:

se disponibili, i prezzi di recenti transazioni su strumenti similari opportunamente corretti per riflettere le mutate condizioni di mercato e le differenze tecniche fra lo strumento oggetto di valutazione e lo strumento selezionato come similare (c.d. ‘comparable approach’ o ‘mark to matrix’);

modelli di valutazione, diffusamente utilizzati dalla comunità finanziaria, che hanno dimostrato nel tempo di produrre stime affidabili di prezzi con riferimento alle correnti condizioni di mercato.

Con riferimento a quest’ultima tipologia (modelli di valutazione), la Banca fa il massimo utilizzo di parametri di mercato osservabili riducendo, per quanto possibile, input frutto di assunzioni e/o stime interne.

Nell’effettuare le proprie valutazioni con un modello di pricing, la Banca tiene conto di

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tutti i fattori rilevanti ai fini della determinazione di un prezzo che possa essere considerato rappresentativo di una ipotetica transazione di mercato. Periodicamente, la Banca effettua inoltre una calibrazione delle tecniche di valutazione per testare, su base continuativa, la loro validità con riferimento alle effettive transazioni di mercato o ad ogni altro valore osservabile e rappresentativo del fair value.

Una misurazione al fair value prevede inoltre i c.d. ‘valuation adjustments’ per tener conto dei risk premiums che gli operatori considerano quando prezzano gli strumenti. I valuation adjustments, se non considerati esplicitamente nel modello di valutazione, includono:

model adjustments: debolezze dei modelli evidenziate durante le fasi di calibrazione;

liquidity adjustments: se il modello stima un mid-price, deve essere aggiustato per tener conto del bid/ask spread;

credit risk adjustments: se il modello non tiene conto del rischio di controparte o del proprio rischio, questo deve essere conseguentemente aggiustato;

other risk adjustments: se il modello non tiene conto di un risk premium ‘prezzato’ sul mercato (ad esempio relativo alla complessità di valutazione o di hedging dello strumento), questo deve essere adeguatamente corretto.

Tali correzioni sono consentite solo nella misura in cui aiutino ad ottenere una stima migliore. Conseguentemente, i valuation adjustments non vengono adottati se allontanano la valutazione dal fair value, ad esempio per mere finalità prudenziali.

La Fair Value Policy, è costituita da due documenti principali: un primo documento che descrive le modalità e la fonte di valutazione delle “Securities”, un secondo documento il cui perimetro di applicazione sono i “Derivatives”.

Il primo documento, relativo alle “Securities”, ha l’obiettivo di definire e formalizzare le scelte operative della Banca per la valutazione al fair value degli strumenti finanziari non derivati.

In particolare nell’ambito della Mark to Market Policy, il documento definisce:

le modalità di scelta dei mercati da cui i prezzi sono reperiti;

le configurazioni di prezzo adottate;

le fonti informative;

le tipologie di controlli operativi sulla disponibilità e sulla qualità dei prezzi.

Per quanto previsto dalla Mark to Model Policy, il documento descrive:

i criteri per reperire parametri di mercato tramite comparable approach;

i parametri di mercato da utilizzare nell’ambito delle valutazioni tecniche;

i controlli operativi sulla disponibilità e sulla qualità dei market data.

Il secondo documento, relativo ai “Derivatives”, ha l’obiettivo di definire e formalizzare le scelte operative della Banca per la valutazione al fair value degli strumenti finanziari derivati. In particolare nell’ambito della Mark to Market Policy, il documento definisce:

le modalità di scelta dei mercati da cui i prezzi sono reperiti;

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117

le configurazioni di prezzo adottate;

le fonti informative.

Per quanto previsto dalla Mark to Model Policy, nella quale rientrano gli strumenti derivati OTC, il documento descrive:

i parametri di mercato da utilizzare nell’ambito delle valutazioni tecniche;

i criteri per reperire parametri di mercato tramite comparable approach.

Modelli di pricing

Gli strumenti derivati OTC vengono gestiti su uno specifico applicativo di position keeping (nella fattispecie l’applicativo Risque della società Mysis/Sophis) che consente il calcolo del fair value, la gestione delle posizioni e del rischio (calcolo delle greche di rischio, calcolo del VaR, gestione dei flussi di cassa, conto economico gestionale e contabile) e la predisposizione di tutte le alimentazioni ai sistemi di sintesi (contabilità, segnalazioni e fido utilizzato).

Il calcolo del fair value avviene attraverso l’associazione a ciascun prodotto di un modello di pricing che considera le caratteristiche del prodotto e in particolare la dinamica delle variabili di mercato sottostanti. Nel caso di prodotti particolarmente complessi o nel caso in cui si ritenesse mancante o non adeguato il modello di valutazione “di default” del sistema Risque, i modelli di pricing possono essere integrati con modelli di valutazione predisposti dalla Funzione Financial Engineering di Banca Aletti. In entrambi i casi i modelli devono essere validati e periodicamente rivisti dalla Funzione Rischi di Mercato che ha il compito di certificare la correttezza dei modelli di pricing delle posizioni gestite all’interno del sistema di position keeping Risque.

Validazione Modelli

L’attività di validazione nasce dall’esigenza di utilizzare un nuovo modello di pricing ed è dettata da due tipi diversi di necessità:

rendere più aderenti al mercato i modelli di pricing di prodotti già esistenti;

valutare nuovi payout da parte dei Trader.

Tale attività si articola nei seguenti punti:

analisi teorica del modello

test su payout deterministico

stress test del payout

stress test dei parametri

repricing

consistenza delle greche

test di confronto con i prezzi delle controparti

stesura della scheda di Validazione Prodotto/Modello.

Se tutti i test svolti hanno dato esito positivo, la scheda di Validazione è presentata al Comitato Innovazione Prodotti Finanziari.

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Revisione dei Modelli

Lo scopo della revisione dei modelli è finalizzata a verificare che i prodotti già validati siano ancora rispondenti alle mutate condizioni del mercato, attraverso la replica dei test previsti per la validazione e l’aggiunta di alcuni test di consistenza:

test di replica del prezzo tramite le greche;

confronto nel continuo con il mercato.

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Informativa quantitativa

Evoluzione del VaR gestionale giornaliero VaR gestionale giornaliero del portafoglio di negoziazione

La tavola seguente illustra le dinamiche del VaR e delle sue componenti nel corso delle

ultime 60 giornate lavorative precedenti al 31 dicembre 2012, con riferimento al portafoglio

di negoziazione sia di Banca Aletti che della capogruppo Banco Popolare.

Fine Periodo Media Massimo Minimo

Var 958.200 1.322.680 1.855.213 736.832

Var Stressato 2.488.714 2.307.120 3.061.098 1.496.179

Dividendi e Correlazioni 704.351 655.523 798.108 498.930

Var 543.448 757.882 1.111.625 493.352

Var Stressato 1.971.000 1.895.585 2.265.184 1.723.116

Dividendi e Correlazioni 24.603 22.897 27.858 0

ALETTI

BANCO POPOLARE

31-dic-12

ISTITUTO

Backtesting del portafoglio di negoziazione

Viene di seguito riportato il “backtesting” delle stime VaR, cioè il confronto della perdita

attesa stimata ex-ante tramite VaR con i corrispondenti dati consuntivi di profitti e perdite

relativamente all’andamento del portafoglio di negoziazione di vigilanza del Banco Popolare

e di Banca Aletti nel periodo gennaio 2012-dicembre 2012. Le rilevazioni giornaliere di

profitti/perdite sono depurate delle componenti che non sono pertinenti alle verifiche di

backtesting quali le commissioni e l’attività intraday.

Si segnala che nel periodo in esame il numero di eccezioni (perdite superiori alla stima di

VaR) risulta coerente con il livello di confidenza utilizzato (la stima al 99% implica che

nell’1% dei casi residui si verifichi un eccezione: su 250 giorni lavorativi questo risultato è

atteso quindi in 2-3 giornate lavorative).

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120

Backtesting di Banca Aletti

-4.000.000

-2.000.000

0

2.000.000

4.000.000

6.000.000

8.000.000

10.000.000

12.000.000

14.000.000

gen-1

2

feb-1

2

mar-

12

apr-

12

mag-1

2

giu

-12

lug-1

2

ago-1

2

set-

12

ott-1

2

nov-

12

dic

-12

VaR Pnl Teoriche Pnl Effettive

Backtesting Banco Popolare

-3.000.000

-2.000.000

-1.000.000

0

1.000.000

2.000.000

3.000.000

4.000.000

gen-1

2

feb-1

2

mar-

12

apr-

12

mag-1

2

giu

-12

lug-1

2

ago-1

2

set-

12

ott-1

2

nov-

12

dic

-12

VaR Pnl Teoriche PnL Effettive

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121

Tavola 12 – Rischio Operativo

Informativa qualitativa

Metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali

Il Gruppo Banco Popolare ha scelto di adottare, a partire dal 30 giugno 2008, il metodo

Standardizzato, in uso combinato con il metodo Base, per il calcolo del requisito

patrimoniale sui Rischi Operativi, ai sensi di quanto previsto dalla Circolare Banca d’Italia

n° 263 del 27/12/2006 contenente le Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le

Banche.

Il metodo Base e il metodo Standardizzato si caratterizzano per la determinazione del

requisito patrimoniale mediante l’applicazione di appositi coefficienti percentuali alla media

del margine di intermediazione (indicatore rilevante) degli ultimi tre esercizi.

In particolare il metodo base prevede che il capitale necessario a fronteggiare il rischio

operativo sia pari al 15% della media del margine di intermediazione degli ultimi tre

esercizi.

Secondo il metodo standardizzato, invece, si utilizzano diversi coefficienti percentuali da

applicare alla media dei margini di intermediazione prodotti dalle Business Lines previste

dalla normativa.

Il metodo Standardizzato è attualmente applicato alle principali banche del Gruppo e, in

particolare, al Banco Popolare Soc. Coop., al Credito Bergamasco S.p.A. e a Banca Aletti &

C. S.p.A.

La componente del requisito regolamentare determinata col metodo Standardizzato

rappresenta il 95,9% (pari a 454,3 mln Euro circa su un totale di 473,5 mln Euro circa) del

requisito complessivo relativo al rischio operativo.

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Tavola 13 – Esposizioni in Strumenti di Capitale Informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario

Informativa qualitativa

Esposizioni differenziate in funzione degli obiettivi perseguiti e tecniche di contabilizzazione

Nel seguito si illustrano le finalità di detenzione degli strumenti di capitale classificati in

bilancio alle voci “Partecipazioni” ed “Attività finanziarie disponibili per la vendita”, nonché

una descrizione dei relativi criteri di classificazione, contabilizzazione e valutazione.

Partecipazioni

La voce include le interessenze in società sottoposte a controllo congiunto o collegate, che

vengono iscritte in base al metodo del patrimonio netto, detenute con finalità strategiche,

istituzionali o strumentali all’attività operativa del Gruppo ed allo sviluppo dell’attività

commerciale e di investimento finanziario.

Si considerano società controllate congiuntamente (cd joint ventures) quelle partecipate

nelle quali è contrattualmente stabilita la condivisione del controllo con altri partecipanti,

cioè quando, per le decisioni finanziarie, gestionali e strategiche relative alla società, è

richiesto il consenso unanime di tutte le parti che condividono il controllo. Si considerano

collegate le società non controllate in cui si esercita un’influenza significativa. Si presume

che la società eserciti un’influenza significativa in tutti i casi in cui detiene il 20% o una

quota superiore dei diritti di voto e, indipendentemente dalla quota posseduta, qualora

sussista il potere di partecipare alle decisioni gestionali e finanziarie delle partecipate.

L’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria avviene alla data di regolamento, sulla base del

costo. Successivamente le partecipazioni sono oggetto di valutazione secondo il metodo del

patrimonio netto.

Se esistono evidenze che il valore di una partecipazione possa aver subito una riduzione, si

procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, che rappresenta il

maggiore tra il fair value, al netto dei costi di vendita, ed il valore d’uso.

Il fair value viene determinato facendo riferimento alle quotazioni di mercato o mediante

applicazione del metodo dei multipli di società comparabili e, in via subordinata, mediante

l’utilizzo di metodi di valutazione finanziari, reddituali e patrimoniali.

Il valore d’uso viene determinato attualizzando i flussi finanziari futuri che la

partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione finale dell’investimento.

Qualora il valore recuperabile risulti inferiore al valore contabile, la relativa differenza è

rilevata a conto economico. Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito

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di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono

effettuate riprese di valore con imputazione a conto economico.

Le attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi

finanziari derivanti dalle attività stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta,

trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi.

Attività finanziarie disponibili per la vendita

Sono incluse nella presente categoria le attività finanziarie non diversamente classificate

come Crediti, Attività detenute per la negoziazione o Attività detenute sino a scadenza.

In particolare, vengono incluse in questa voce anche le interessenze azionarie non gestite

con finalità di negoziazione e non qualificabili di controllo, collegamento e controllo

congiunto.

L’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria avviene alla data di regolamento. All’atto della

rilevazione iniziale le attività sono contabilizzate al fair value, che normalmente

corrisponde al corrispettivo pagato, comprensivo dei costi di transazione direttamente

attribuibili allo strumento stesso.

Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività disponibili per la vendita continuano ad

essere valutate al fair value, cioè al teorico corrispettivo al quale un’attività potrebbe

essere scambiata o una passività estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli ed

indipendenti. Le variazioni di valore derivanti da una variazione di fair value vengono

rilevate in una specifica riserva di patrimonio netto sino a che l’attività finanziaria non

viene cancellata o non viene rilevata una perdita di valore (impairment), con conseguente

imputazione a conto economico dell’intera differenza tra valore di carico e prezzo di

cessione o fair value.

Per la determinazione del fair value degli strumenti finanziari quotati in un mercato attivo,

sono utilizzate quotazioni di mercato.

In assenza di un mercato attivo i titoli di capitale non quotati sono valutati facendo

riferimento a transazioni dirette sullo stesso titolo osservate in un congruo arco temporale

rispetto alla data di valutazione, oppure mediante applicazione del metodo dei multipli di

mercato di società comparabili e, in via subordinata, mediante utilizzo di metodi di

valutazione finanziari, reddituali e patrimoniali.

I titoli di capitale per i quali non sia possibile determinare il fair value in maniera

attendibile sono mantenuti al costo e svalutati nell’eventualità in cui siano riscontrate

perdite durevoli di valore.

La verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di riduzione di valore (test di impairment)

viene effettuata ad ogni chiusura di bilancio o di situazione infra-annuale.

In particolare, per i titoli di capitale costituisce evidenza di impairment una riduzione

significativa o prolungata del fair value al di sotto del valore contabile originario. A tal

proposito, il Gruppo ha ritenuto significativa, una riduzione di fair value superiore al 30%,

e prolungata, una riduzione del fair value per un periodo ininterrotto di 24 mesi. Il

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superamento di una delle due soglie comporta, salvo circostanze eccezionali, la rilevazione

dell’impairment sul titolo con impatto sul conto economico.

Esiste inoltre una policy ad hoc per alcune tipologie di investimento, assimilabili ai titoli di

capitale, ma caratterizzate da elementi peculiari e distintivi rispetto ad un investimento

azionario diretto. Trattasi dei fondi di private equity e dei veicoli di investimento

assimilabili: nel dettaglio, rientrano in tale categoria gli OICR, le Sicav, le holding di

partecipazioni o le altre strutture assimilabili aventi l’obiettivo di investire direttamente e/o

tramite altri fondi di private equity ed ulteriori veicoli societari. Per tali investimenti, aventi

un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, costituisce evidenza di impairment il

superamento di una delle seguenti soglie:

decremento di fair value superiore al 40% rispetto al valore contabile originario;

decremento perdurante per un periodo ininterrotto superiore ai 60 mesi;

decremento di fair value superiore al 30% e perdurante per un periodo ininterrotto

superiore ai 36 mesi.

In mancanza del superamento di dette soglie automatiche, per quei titoli di capitale che

presentano un decremento di fair value superiore al 20% del valore contabile originario o

perdurante da più di 12 mesi, vengono effettuate delle analisi qualitative volte ad accertare

la presenza di perdite di valore.

L’importo dell’eventuale svalutazione rilevata a seguito di tale verifica è registrato nel

conto economico come costo dell’esercizio. Qualora i motivi della perdita di valore vengano

meno a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione, la ripresa di

valore viene iscritta in una specifica riserva di patrimonio netto.

Le attività finanziarie vengono cancellate in caso di cessione, trasferendo sostanzialmente

tutti i rischi/benefici ad esse connessi.

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125

Informativa quantitativa

Nelle tabelle che seguono sono riportate le informazioni sulle posizioni incluse nel

portafoglio bancario, relativamente alle esposizioni in strumenti di capitale.

Portafoglio bancario: esposizioni in strumenti di capitale – tipologia e importi

(dati in euro)

METODO STANDARD METODO IRB METODO STANDARD METODO IRB

Esposizioni negoziate sul mercato 975.813.881 0 914.919.653 0

Esposizioni in strumenti di private equity 0 0

Altre Esposizioni 4.734.641.008 0 4.677.663.267 0

Totale Esposizioni 5.710.454.889 0 5.592.582.920 0

IMPORTO PONDERATO IMPORTO PONDERATOPORTAFOGLIO REGOLAMENTARE

31/12/2012 31/12/2011

Portafoglio bancario: esposizioni in strumenti di capitale – portafoglio contabile di classificazione

Valore di

Mercato

Livello 1 Livello 2/3 Livello 1 Livello 2/3 Livello 1 Utili Perdite Plus (+) Minus (-)

A. Partecipazioni (*) 0 847.506 0 0 0 65.391 -550.658 0 0

B. Attività finanziarie disponibili per la vendita 11.821.554 1.116.468 11.821.554 1.116.468 11.821.554 17.228 -29.421 71.828 -17.137

C. Attività finanziarie valutate al fair value 4.514 222.681 4.514 222.681 4.514 114 -121 0 0

TIPOLOGIA ESPOSIZIONI/VALORI

31/12/2012

FAIR VALUE

Plus/Minusvalenze

non realizzate e

iscritte in SP

Utili/Perdite realizzati

e impairmentValori di Bilancio

Valore di

Mercato

Livello 1 Livello 2/3 Livello 1 Livello 2/3 Livello 1 Utili Perdite Plus (+) Minus (-)

A. Partecipazioni (*) 0 1.180.387 0 0 0 72.964 -373.430 0 0

B. Attività finanziarie disponibili per la vendita 8.717.923 1.095.908 8.717.923 1.095.908 8.717.923 42.323 -81.786 79.139 -23.284

C. Attività finanziarie valutate al fair value 221.199 5.486 221.199 5.486 221.199 32 -186 0 0

TIPOLOGIA ESPOSIZIONI/VALORI

31/12/2011

Valori di Bilancio FAIR VALUEUtili/Perdite realizzati

e impairment

Plus/Minusvalenze

non realizzate e

iscritte in SP

(*) Il fair value si riferisce alle sole Partecipazioni quotate (l ivello 1)

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126

Tavola 14 – Rischio di tasso d’interesse

sulle posizioni incluse nel portafoglio

bancario

Informativa qualitativa

Natura del rischio, ipotesi di fondo e frequenza della sua misurazione

Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo Banco Popolare relativamente al

proprio portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività caratteristica esercitata

in qualità di intermediario impegnato nel processo di trasformazione delle scadenze.

In particolare costituiscono fonte di rischio di tasso da “fair value” le emissioni di

prestiti obbligazionari a tasso fisso, l’erogazione di mutui e impieghi commerciali a

tasso fisso e la raccolta mediante conti correnti a vista; costituiscono fonte di rischio di

tasso di interesse da flussi di cassa le attività/passività finanziarie a tasso variabile.

Anche per il rischio di tasso dei portafogli bancari, il Gruppo ha individuato la soglia di

tolleranza al rischio e si è dotato di un sistema di limiti prudenziali, declinato sulle

singole società e approvato dai competenti Organi aziendali, al fine di contenere entro

limiti definiti l’impatto sul margine d’interesse e sul valore del patrimonio di eventuali

scenari di repentino rialzo o ribasso dei tassi d’interesse di mercato nonché, con

riferimento al patrimonio, di condizioni di volatilità dei mercati.

La struttura organizzativa preposta al monitoraggio e controllo del rischio è

rappresentata dalla Funzione Rischi di Tasso e Liquidità appartenente al Servizio Risk

Management della Capogruppo, che svolge questa attività anche su delega delle

banche e delle principali società finanziarie controllate.

La struttura deputata alla misurazione e alla gestione del rischio di tasso d’interesse è,

invece, rappresentata dalla Funzione ALM della Direzione Finanza della Capogruppo,

che svolge questa attività anche su delega delle banche e società finanziarie

controllate; essa opera in ottica di massimizzazione della contribuzione economica

riveniente dall’attività commerciale delle banche, nel rispetto dei limiti di esposizione al

rischio tasso d’interesse definiti. Sempre al fine di ridurre l’esposizione al rischio tasso

generata dagli attivi, il Gruppo ha effettuato coperture di fair value di portafogli di

mutui omogenei tramite il ricorso a swap amortizing. Inoltre, il Gruppo ha messo in

atto, al fine di stabilizzare il costo della propria raccolta a tasso variabile e ridurre lo

sbilancio attivo, alcune coperture tramite swap, classificate come macro cash flow

hedge. Le residue coperture in essere trovano totale capienza per importo nei nozionali

dei prestiti a tasso variabile. Per la valutazione del rischio di tasso d’interesse del

portafoglio bancario ed il conseguente assorbimento patrimoniale il Gruppo adotta una

metodologia VaR – Value at Risk del tipo varianza-covarianza su un orizzonte di

riferimento di 12 mesi e con un intervallo di confidenza fino al 99,90%.

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Le poste del portafoglio bancario, considerate a livello consolidato, sono ricondotte (cd.

operazione di mapping) a una serie di fattori di rischio rappresentati dai singoli nodi

della struttura a termine dei tassi di interesse relativa sia all’area Euro, sia alle altre

valute estere. Sulla base della matrice di volatilità e correlazione tra i singoli nodi, è

stimata la massima perdita probabile di valore del portafoglio bancario.

Le poste a vista (c/c passivi, c/c attivi e anticipi sbf) sono rappresentate, in termini

finanziari, tramite un modello denominato replicating portfolio che, sulla base di

parametri comportamentali rilevati storicamente, le descrive in termini finanziari come

equivalenti a due portafogli di depositi a scadenza, uno a tasso fisso e l’altro a tasso

variabile. L’utilizzo del replicating portfolio è limitato alla misurazione e controllo del

rischio di tasso riferito alla variazione del valore economico del patrimonio.

Con riferimento, inoltre, ai prestiti obbligazionari emessi dal Gruppo e caratterizzati

dalla presenza di clausole di rimborso anticipato (esercitabili esclusivamente dal

soggetto emittente), la scadenza finanziaria utilizzata per la stima del rischio di tasso è

definita ipotizzando che la clausola sia sempre esercitata (e non, invece, ipotizzando

che il prestito sia rimborsato alla naturale scadenza). L’approccio è coerente con le

scelte gestionali di governo delle politiche di funding, orientate a ottimizzare il profilo

di costo (evitando, in caso di mancato esercizio della clausola, l’aumento del tasso da

applicare, come previsto contrattualmente) e il piano di funding (tramite inclusione

nella pianificazione dei fabbisogni finanziari di queste componenti). L’attività di

monitoraggio e controllo è condotta su base mensile verificando anche il rispetto dei

limiti fissati in termini di variazione del margine di interesse o di patrimonio, con la

possibilità di effettuare eventuali aggiornamenti infra-mensili in corrispondenza di

operazioni di importo significativo o di eventi di particolare importanza.

Informativa quantitativa Rischio tasso d’interesse

Il rischio di tasso del banking book del Gruppo, monitorato attraverso gli indicatori di

sensitivity, evidenzia i livelli riportati nella tabella sottostante.

Variazione del margine e del valore economico nell’ipotesi di shock dei tassi

+40bps -40bps +200bps -200bps

Euro 25.347 -20.363 -137.577 314.227

Altre Valute -792 666 -6.853 5.403

Totale al 31 dicembre 2012 24.554 -19.698 -144.430 319.630

Totale al 31 dicembre 2011 30.176 -41.286 -448.025 785.864

dati in mgl di euro

Margine finanziario Valore economico

Nell’ambito del Gruppo viene utilizzata una procedura di Asset & Liability Management

(ALM) allo scopo di misurare, con frequenza mensile, gli impatti (“sensitivity”)

derivanti da variazioni della struttura dei tassi di interesse sul margine finanziario

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atteso e sul valore economico del patrimonio, relativamente al portafoglio bancario ed

al portafoglio di negoziazione.

Per quanto concerne il margine finanziario atteso, il sistema ALM ne stima la variazione

su un orizzonte temporale di dodici mesi (annuale) nell’ipotesi di shock deterministico

delle curve dei tassi variabile in relazione al livello degli stessi (attualmente +/- 40

punti base applicati a tutte le curve dei tassi come variazione istantanea, unica e

parallela, in relazione al basso livello raggiunto dai tassi di mercato a breve termine).

Le stime sono condotte in ottica di analisi statica, ipotizzando cioè l’invarianza della

struttura patrimoniale in termini di insieme di attività e passività e relative

caratteristiche finanziarie (tassi, spread, duration).

Relativamente al valore economico del patrimonio, il sistema ALM applica ipotesi di

variazione della curva dei tassi, con uno shock di +/- 200 punti base, misurando la

differenza riscontrata nel valore attuale di tutte le operazioni e confrontando queste

variazioni con il valore economico del patrimonio.

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129

Tavola 15 – Sistemi e prassi di

remunerazione e incentivazione

Informativa qualitativa

La presente Tavola risulta strutturata in due sezioni.

Nella prima sezione viene inizialmente fornita una panoramica della normativa in cui si

inquadra il tema delle politiche di remunerazione, a cui fa seguito un’analisi degli

interventi degli organi sociali nell’ambito del processo di definizione delle politiche

medesime. Successivamente sono illustrate le politiche di remunerazione adottate per

gli organi di amministrazione e controllo e, a seguire, per tutto il personale dipendente

e i collaboratori non legati da rapporti di lavoro subordinato.

La seconda sezione fornisce, nella prima parte, una rappresentazione dell’attuazione

delle politiche retributive con uno specifico dettaglio riguardante i compensi erogati per

la cessazione dei componenti del “personale più rilevante” e, nella seconda parte:

informazioni quantitative aggregate ripartite per aree di attività relative ai

compensi corrisposti a tutto il personale;

per il “personale più rilevante”, informazioni quantitative aggregate ripartite tra

le varie categorie di “personale più rilevante”.

Si segnala che la presente Informativa è sottoposta al voto dell’Assemblea in forza di

quanto prescritto dall’art. 123-ter TUF e dalle relative norme regolamentari emanate

da Consob, e in particolare vengono sottoposte all’esame per la loro approvazione (con

voto vincolante) i paragrafi che compongono la Prima Sezione recanti le proposte

relative alle deliberazioni di competenza dell’Assemblea sulle politiche di

remunerazione dei componenti degli organi di supervisione, gestione e controllo

nonché del personale, di cui al par. 4.1 delle Disposizioni della Banca d’Italia del 30

marzo 2011.

Quanto sopra, con la precisazione che in relazione alle politiche relative ai componenti

degli organi sociali non sono previste modifiche rispetto a quanto deliberato nella

precedente riunione assembleare del 21 aprile 2012.

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130

SEZIONE I

Il contesto normativo delle politiche di remunerazione

Nel 2012 è perdurata la forte attenzione da parte degli organismi di indirizzo e di

vigilanza sulle politiche di remunerazione e, nello specifico, sui sistemi di

incentivazione riservati agli amministratori e al management delle aziende di credito.

In particolare, si ricordano i provvedimenti emanati a partire dal 2011 e che

manifestano i propri effetti sulle politiche di remunerazione:

le diposizioni emanate dalla Banca d’Italia il 30 marzo 2011, che hanno precisato

e dato attuazione alla Direttiva 2010/76/UE del 24 novembre 2010 (CRD III)

relativamente alle previsioni in essa contenute in materia di “politiche e prassi di

remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari”. L’obiettivo

perseguito era quello di pervenire, nell’interesse di tutti gli stakeholders, a

sistemi di remunerazione in linea con le strategie e gli obiettivi aziendali di

lungo periodo, collegati con i risultati aziendali, opportunamente corretti per

tener conto di tutti i rischi, coerenti con i livelli di capitale e di liquidità

necessari a fronteggiare le attività intraprese e, in ogni caso, tali da evitare

incentivi distorti che possano indurre a violazioni normative o ad un’eccessiva

assunzione di rischi per la banca e il sistema nel suo complesso;

l’aggiornamento del 21 dicembre 2011 della Circolare n.263 del 2006 (“terzo

pilastro”), con la quale Banca d’Italia è andata ulteriormente a disciplinare

l’informativa al pubblico in materia di remunerazione;

la delibera Consob n.18049 del 23 dicembre 2011, con la quale è stato

modificato il Regolamento di attuazione del Decreto Legislativo n.58 del 24

febbraio 1998 concernente la disciplina degli emittenti (in particolare, vedi art.

123-ter “Relazione sulla remunerazione”); la suddetta delibera è stata emanata

con la principale finalità di adottare una completa e sistematica disciplina in

materia di trasparenza delle remunerazioni corrisposte dalle società quotate, in

un’ottica di razionalizzazione delle disposizioni vigenti.

la comunicazione della Banca d’Italia del 2 marzo 2012 che, nella parte

riguardante le politiche di remunerazione, raccomanda un complessivo

contenimento dei costi della remunerazione variabile idoneo a garantire la

sostenibilità della situazione finanziaria ed un adeguato livello di

patrimonializzazione.

la comunicazione della Banca d’Italia del 13 marzo 2013 che, per le banche che

hanno adottato piani di incentivazione su base annua e che chiudono l’esercizio

2012 in perdita, prevede che:

a) non siano riconosciuti bonus a valere sui risultati dell’esercizio 2012 ai

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componenti degli organi con funzione di supervisione strategica e di

gestione, al direttore generale, nonché ad altro “personale più rilevante”

la cui remunerazione variabile sia esclusivamente o prevalentemente

collegata ad obiettivi riferiti all’intera azienda;

b) per il restante personale sia applicata una significativa riduzione del bonus

anche nel caso in cui siano stati raggiunti gli obiettivi di performance

individuali e della business unit di appartenenza.

Le linee guida proposte dalla menzionata normativa, che progressivamente hanno

determinato un quadro sempre più dettagliato della materia, sono state recepite dal

Gruppo già nel 2011 e sono esplicitate nel presente documento.

Organi sociali per la politica delle remunerazioni

Sono descritti nel seguito gli organi sociali che intervengono per la delibera,

l’approvazione e il controllo delle politiche di remunerazione. Nei paragrafi I.C.4 e I.D.

(cfr. “iter di elaborazione”) sono indicate anche le strutture aziendali operative che

predispongono, danno concreta attuazione e controllano le politiche di remunerazione.

Assemblea dei soci

Deve anzitutto ricordarsi che, per le società rette dal modello tradizionale di

amministrazione e controllo, la legge (artt. 2364 e 2389 cod. civ.) assegna

all’Assemblea la competenza a stabilire i compensi dei componenti del Consiglio di

Amministrazione e del Comitato Esecutivo nonché la retribuzione dei sindaci (art. 2402

cod. civ.).

Compete all’Assemblea anche la determinazione delle politiche di remunerazione dei

componenti del Consiglio di Amministrazione, di Sindaci, dei dipendenti e dei

collaboratori non legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato, ai sensi dell’art.

20, comma 3, n. 7), dello Statuto e in conformità alle disposizioni di Vigilanza emanate

dalla Banca d’Italia in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione

nelle banche e nei gruppi bancari.

All’Assemblea viene inoltre resa annualmente adeguata informativa sull’attuazione

delle politiche di remunerazione.

Consiglio di Amministrazione

Il Consiglio di Amministrazione, ai sensi dell’art. 31 dello Statuto, su proposta del

Comitato Remunerazioni di cui all’art. 33.4 dello Statuto Sociale e sentito il Collegio

Sindacale, stabilisce la remunerazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione

investiti di particolari cariche o di particolari incarichi o deleghe o che siano assegnati a

membri di comitati in conformità allo Statuto.

Comitato Remunerazioni

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Le proposte sulle remunerazioni sottoposte all’Assemblea sono deliberate dal Consiglio

su proposta o previo parere del Comitato per le remunerazioni (“Comitato

Remunerazioni”), costituito dal Consiglio di Amministrazione al proprio interno, a

norma dell’art. 33.4 dello Statuto e ai sensi delle Disposizioni di Vigilanza in materia,

che ne ha approvato il Regolamento che determina le competenze ed il funzionamento.

Il Comitato è composto da un minimo di 3 (tre) ad un massimo di 5 (cinque) Consiglieri

diversi da quelli aventi i requisiti di cui al primo comma dell’art. 29.1 dello Statuto

(ossia i Consiglieri scelti tra i principali dirigenti della Società o di società bancarie del

Gruppo o tra soggetti che rivestano o abbiano rivestito per più di 12 mesi la carica di

Amministratore Delegato della Società o di società bancarie del Gruppo), la

maggioranza dei quali indipendenti ai sensi del Codice di Autodisciplina di Borsa

Italiana S.p.A., con esclusione dei componenti del Comitato Esecutivo.

Alla data della presente Informativa, il Comitato risulta composto da cinque membri

non esecutivi: dott. Enrico Perotti, con la carica di Presidente, dott. Alberto Bauli,

p.chim. Gianni Filippa, not. Maurizio Marino e dott.ssa Cristina Zucchetti, gli ultimi tre

dei quali risultano indipendenti ai sensi del suddetto Codice di Autodisciplina.

Il Comitato Remunerazioni, fermo quanto previsto dalla normativa tempo per tempo

vigente e le eventuali ulteriori competenze ad esso attribuite dall'apposito

Regolamento:

ha compiti consultivi e di proposta in materia di compensi degli esponenti

aziendali della Società, delle banche controllate e delle principali controllate non

bancarie del Gruppo, ai sensi del Testo Unico Bancario e della relativa

regolamentazione attuativa, e dei responsabili delle funzioni di controllo interno;

svolge inoltre compiti consultivi in materia di determinazione dei criteri per la

remunerazione del restante personale;

vigila direttamente sulla corretta applicazione delle regole relative alla

remunerazione dei responsabili delle funzioni di controllo interno, in stretto

raccordo con il Collegio Sindacale;

assicura il coinvolgimento delle funzioni aziendali competenti nel processo di

elaborazione e controllo delle politiche e prassi di remunerazione;

si esprime, anche avvalendosi delle informazioni ricevute dalle funzioni aziendali

competenti, sul raggiungimento degli obiettivi di performance cui sono legati i

piani di incentivazione e sull’accertamento delle altre condizioni poste per

l’erogazione dei compensi.

Più dettagliatamente, in base al proprio Regolamento, fatta salva ogni ulteriore

attribuzione prevista dalla normativa e dalle disposizioni anche regolamentari o di

vigilanza in materia di compensi e remunerazioni:

a) il Comitato, nei confronti della Capogruppo, delle banche controllate e delle

principali società non bancarie del Gruppo:

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ha compiti consultivi e di proposta in materia di compensi di

amministratori, sindaci, direttori generali, condirettori generali e vice

direttori generali;

ha compiti consultivi e di proposta in materia di compensi del Dirigente

preposto alla redazione dei documenti contabili societari ex art. 154-bis

TUF, dei responsabili delle funzioni di controllo interno - e pertanto del

responsabile della Funzione di revisione interna (internal audit), del Chief

Risk Officer (CRO), del Responsabile della Funzione di conformità

(Compliance Manager) e del Responsabile della Funzione di gestione del

rischio (Risk Manager) - e, ai sensi delle Disposizioni di Vigilanza in materia

di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei

gruppi bancari, del Responsabile della Direzione Risorse Umane;

ha compiti consultivi in materia di determinazione dei criteri per la

remunerazione del restante “personale più rilevante“ individuato con le

modalità previste dalle Disposizioni di Vigilanza;

vigila direttamente sulla corretta applicazione delle regole relative alla

remunerazione dei responsabili delle funzioni di controllo interno - come

sopra menzionati - in stretto raccordo con il Collegio Sindacale;

cura la preparazione della documentazione da sottoporre al Consiglio di

Amministrazione per le relative decisioni;

collabora con gli altri comitati interni del Consiglio di Amministrazione, ed

in particolare con il Comitato per il Controllo Interno e Rischi;

assicura il coinvolgimento delle funzioni aziendali competenti nel processo

di elaborazione e controllo delle politiche e prassi di remunerazione;

verifica e comunica, anche avvalendosi delle informazioni ricevute dalle

funzioni aziendali competenti e, segnatamente, dalla Direzione Risorse

Umane, il raggiungimento degli obiettivi di performance cui sono legati i

piani di incentivazione e sull’accertamento delle altre condizioni poste per

l’erogazione dei compensi;

fornisce adeguato riscontro sull’attività svolta al Consiglio di

Amministrazione, al Collegio Sindacale ed all’Assemblea;

b) con riferimento alle proprie specifiche funzioni previste dal Codice di

Autodisciplina, il Comitato svolge, fra l’altro, i seguenti compiti:

valuta periodicamente l’adeguatezza, la coerenza complessiva e la concreta

applicazione della politica generale adottata per la remunerazione dei

dirigenti con responsabilità strategiche, avvalendosi delle informazioni

fornite dall’Amministratore Delegato, e formula al Consiglio di

Amministrazione proposte in materia;

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presenta al Consiglio di Amministrazione proposte sulla remunerazione

degli amministratori aventi i requisiti di cui all’art. 29.1 1° comma dello

Statuto sociale e degli amministratori che ricoprono particolari cariche

nonché sulla fissazione degli obiettivi di performance correlati alla

componente variabile di tale remunerazione; monitora l’applicazione delle

decisioni adottate dal Consiglio stesso verificando, in particolare, l’effettivo

raggiungimento degli obiettivi di performance.

qualora intenda avvalersi dei servizi di un consulente al fine di ottenere

informazioni sulle pratiche di mercato in materia di politiche retributive, il

Comitato verifica preventivamente che esso non si trovi in situazioni che ne

compromettano l’indipendenza di giudizio.

In relazione alle modalità di funzionamento:

1. Il Comitato si riunisce, su convocazione del Presidente, ogniqualvolta sia da

questi ritenuto opportuno. I componenti del Comitato possono chiedere, anche

individualmente, per iscritto la convocazione del Comitato indicando gli

argomenti da trattare. Il Comitato deve in ogni caso riunirsi in tempo utile per

vagliare o elaborare le proposte, i pareri o le relazioni da esaminarsi dal

Consiglio di Amministrazione.

2. Le riunioni del Comitato vengono convocate con avviso da inviarsi tramite

telefax o qualsiasi altro mezzo telematico che garantisca la prova della ricezione,

spedito almeno tre giorni liberi prima di quello fissato per la riunione, in tempo

utile per consentire ai componenti del Comitato una sufficiente informazione

sugli argomenti in discussione ed è seguito dall’invio della documentazione, ove

disponibile, necessaria per assicurare al meglio lo svolgimento dei lavori del

Comitato.

3. Nei casi di particolare urgenza la convocazione può avvenire con preavviso di

ventiquattro ore, con qualsiasi mezzo idoneo. In tale caso, nel corso della

riunione dovranno comunque essere assicurate un’adeguata istruttoria ed

un’esauriente informazione su ogni argomento da trattare, con una particolare

attenzione al contenuto dei documenti che non è stato possibile trasmettere in

via ordinaria.

4. Il Responsabile della Segreteria Societaria o altra persona incaricata nell’ambito

della medesima Segreteria assiste il Presidente del Comitato nella convocazione

delle riunioni, nonché nella trasmissione ai convocati del relativo materiale.

5. Si intende in ogni caso validamente costituita la riunione alla quale, pur in

assenza di una formale convocazione ai sensi del precedente punto 4,

partecipino tutti i componenti del Comitato o qualora gli assenti diano

espressamente il loro previo consenso al suo svolgimento ed agli argomenti da

trattare.

6. Il Comitato si riunisce, secondo convenienza, in qualunque luogo nel territorio

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italiano. Le riunioni del Comitato possono essere validamente tenute anche

mediante mezzi di telecomunicazione, a condizione che ogni partecipante possa

essere identificato da ciascuno degli altri e che sia consentito a ciascuno di

seguire la discussione e di intervenire in tempo reale nella trattazione degli

argomenti in esame; verificandosi tali presupposti, l’adunanza si considera

tenuta nel luogo in cui si trovano il Segretario ed il Presidente della riunione.

7. Per ogni riunione del Comitato è redatto apposito verbale a cura del Segretario.

Il verbale è sottoscritto dal Presidente e dal Segretario ed è trasmesso ai

componenti del Comitato o ad altri organi o strutture aziendali, su indicazione

del Presidente. In ogni caso, il verbale è trasmesso al Presidente del Consiglio di

Amministrazione.

8. Qualora il verbale delle deliberazioni non possa essere predisposto in tempo per

la riunione del Consiglio di Amministrazione nel corso della quale deve essere

formulata la proposta o reso il parere, il Presidente del Comitato procede ad

un’illustrazione in forma orale, dando notizia in ogni caso dell’esito della

votazione e delle eventuali considerazioni del Chief Risk Officer.

Politiche di remunerazione a favore dei componenti del Consiglio di

Amministrazione e del Collegio Sindacale

Modalità di adozione e verifica

Le proposte relative alla formulazione delle politiche di remunerazione degli organi

sociali, così come le successive variazioni e/o aggiornamenti, vengono predisposte dal

Comitato Remunerazioni con il supporto dell’apposita struttura di Segreteria Societaria

e assicurando il preventivo coinvolgimento nel processo di elaborazione delle stesse

delle competenti funzioni aziendali per i profili di rispettiva competenza: Direzione

Pianificazione e Controllo di Gestione e Direzione Rischi (per le valutazioni in ordine ad

eventuali profili di rischio sottesi alle predette politiche); Servizio Compliance (per la

verifica di aderenza alla normativa). Il Comitato Remunerazioni sottopone quindi le

politiche così elaborate al Consiglio di Amministrazione per l’approvazione ai fini della

formulazione delle conseguenti proposte all’Assemblea dei soci.

Le società del Gruppo, tramite apposita delibera dei Consigli di Amministrazione,

adottano le medesime linee guida approvate dalla Capogruppo.

Il Comitato Remunerazioni assicura il coinvolgimento delle funzioni aziendali

competenti nel processo di controllo delle politiche e prassi di remunerazione.

La struttura aziendale preposta alla revisione interna (Direzione Audit) è richiesta di

verificare annualmente le modalità attraverso le quali viene assicurata la conformità

della prassi di remunerazione al contesto normativo. Le evidenze riscontrate e le

eventuali anomalie sono portate a conoscenza degli organi e delle funzioni competenti.

Nella predisposizione della politica delle remunerazioni degli organi di amministrazione

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e controllo non è stato fatto ricorso ad esperti esterni indipendenti.

In relazione alla predisposizione delle politiche di remunerazione a favore del personale

dipendente e dei collaboratori non legati alla società da rapporti di lavoro subordinato

si rinvia allo specifico paragrafo della presente Sezione.

Politiche di remunerazione a favore dei componenti del Consiglio di

Amministrazione e del Comitato Esecutivo

Si premette che per quanto riguarda le informazioni relative agli “amministratori

dirigenti” di cui all’art. 29.1, comma 1, dello Statuto (i Consiglieri scelti tra i principali

dirigenti della Società o di società bancarie del Gruppo o tra soggetti che rivestano o

abbiano rivestito per più di 12 mesi la carica di Amministratore Delegato della Società

o di società bancarie del Gruppo), in quanto dipendenti o collaboratori, si rinvia alla

specifica sezione riguardante le politiche retributive rivolte al personale dipendente,

atteso che dette informazioni riguardano non i rapporti fra Società ed esponente

determinati dalla nomina ad amministratore, ma la diversa fonte negoziale costituita

dal contratto di lavoro subordinato o di collaborazione.

Quanto sopra premesso, si segnala che le ragioni poste alla base dei criteri di

remunerazione di seguito riportati sono:

la responsabilità, tenendo conto della natura dell’incarico e del ruolo attribuito al

consigliere di amministrazione, che agisce e delibera con cognizione di causa ed

in autonomia, perseguendo risultati ripetibili nel tempo;

la disponibilità, con l’accettazione della carica, a dedicare allo svolgimento

diligente del compito il tempo necessario, tenendo conto di eventuali altri

incarichi ricoperti anche in altre società;

le elevate competenze richieste e la qualificazione professionale che ciascun

componente deve possedere anche in ossequio ai requisiti di professionalità

previsti dalla normativa vigente.

In relazione a quanto sopra vengono adottati, nel rispetto della normativa emanata da

Banca d’Italia in materia di remunerazioni, i seguenti criteri di assegnazione dei

compensi da riconoscere al Consiglio di Amministrazione conformi a quanto deliberato

dall’Assemblea dei Soci del Banco Popolare del 26 novembre 2011 e poi confermato

dall’Assemblea del 21 aprile 2012:

I. per tutti gli amministratori, il compenso può essere articolato in forme diverse,

anche concorrenti tra loro, come retribuzione fissa o come medaglia di presenza

per le riunioni consiliari, mentre per i soli “amministratori dirigenti” il compenso

può essere articolato con forme di retribuzione fissa, forme di remunerazione

variabile collegate ai risultati nonché mediante eventuali strumenti finanziari a

scopo di retention;

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II. fermo restando quanto stabilito dall’art. 30, comma 1, dello Statuto3, a tutti gli

amministratori spetta un compenso rapportato alla effettiva durata della carica;

III. la misura del compenso tiene conto dell’impegno richiesto, delle inerenti

responsabilità, dell’esigenza di salvaguardare il principio di perequazione tra i

diversi emolumenti riconosciuti nell’ambito del Gruppo, del confronto con

remunerazioni riconosciute da Istituti concorrenti di caratteristiche analoghe;

IV. il compenso degli “amministratori dirigenti”, che intrattengono un rapporto di

lavoro o di collaborazione con società del Gruppo, è di norma regolato nel

trattamento economico contrattuale dell’esponente attraverso apposite voci

relative all’esercizio delle funzioni di amministratore; il suddetto trattamento

economico può anche prevedere un importo omnicomprensivo; il relativo contratto

di lavoro o collaborazione è vagliato dal Consiglio di Amministrazione, su proposta

del Comitato Remunerazioni, sentito il Collegio Sindacale; la parte di retribuzione

variabile si basa su elementi di valutazione previsti nelle politiche di

remunerazione per i dipendenti ed i collaboratori non legati alla società da

rapporti di lavoro subordinato, approvate dall’Assemblea a norma di Statuto e

comunque dall’organo competente in base alla normativa tempo per tempo in

vigore; agli “amministratori dirigenti” che siano dipendenti o collaboratori della

Banca o di società del Gruppo Banco Popolare, sino alla cessazione del rapporto di

lavoro o di collaborazione, non spetta il compenso deliberato dall’Assemblea per i

componenti del Consiglio di Amministrazione e/o del Comitato Esecutivo; il

compenso deliberato dall’Assemblea è pertanto corrisposto all’amministratore che

abbia un contratto di lavoro subordinato con il Banco Popolare o con società del

Gruppo solo in caso di cessazione da detto rapporto cui non si accompagni la

cessazione dalla carica di amministratore oppure quando il contratto di lavoro o

collaborazione non preveda alcun compenso per l’esercizio delle funzioni di

amministrazione né espressamente sancisca che la remunerazione convenuta

stabilita si intende omnicomprensiva, e cioè relativa non solo all’attività lavorativa

o di collaborazione ma anche alle funzioni di amministrazione comunque svolte

presso la Società;

V. agli amministratori che godano o comunque dichiarino, all’atto dell’accettazione

della candidatura, di godere dei requisiti di indipendenza previsti per i Sindaci

dall’art. 148, terzo comma, del D.Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 o dal Codice di

Autodisciplina di Borsa Italiana o dei diversi requisiti di indipendenza richiesti

dallo Statuto o dal Testo Unico Bancario e dalle relative norme di esecuzione è

preclusa qualsiasi forma di remunerazione variabile;

VI. fermo quanto previsto dall’art. 30, comma 2, dello Statuto4, e fatto altresì salvo il

caso che, per gli amministratori legati da rapporti di lavoro subordinato o di

collaborazione, i relativi contratti espressamente vietino il riconoscimento di tale

forma di compenso o dichiarino comunque omnicomprensivo ed esteso all’esercizio

3 L'art. 30, comma 1, dello Statuto prevede in favore dei componenti del Consiglio di Amministrazione il rimborso delle spese sostenute per ragione del loro ufficio. 4 L'art. 30, comma 2, dello Statuto prevede che "può essere altresì prevista, nel rispetto delle vigenti previsioni normative, l'assegnazione di medaglie di presenza per la partecipazione alle sedute del Consiglio di Amministrazione".

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delle funzioni di amministrazione il compenso contrattualmente stabilito, per tutti

gli amministratori, può essere prevista l’assegnazione di una medaglia di presenza

per la partecipazione alle sedute non solo del Consiglio di Amministrazione ma

anche del Comitato Esecutivo o di altri Comitati nominati nell’ambito del Consiglio

di Amministrazione; l’ammontare della medaglia è determinato in funzione della

prevedibile durata e frequenza delle riunioni;

VII. per gli amministratori investiti di particolari cariche in conformità allo Statuto, il

Consiglio di Amministrazione, sulla base di proposte formulate dal Comitato

Remunerazioni, determina la misura degli emolumenti da riconoscere, ai sensi

dell’art. 2389, comma 3, cod. civ.;

VIII. la misura dei compensi riservata agli amministratori investiti di particolari cariche,

deve tenere conto anche dei principi di prudenza e di rigore che hanno sempre

ispirato il sistema remunerativo della Banca;

IX. ai sensi dell’art. 30 dello Statuto, a tutti gli amministratori spetta il rimborso delle

spese sostenute in ragione della carica;

X. all’Assemblea dei soci deve essere assicurata annualmente adeguata informativa

sull’attuazione delle politiche di remunerazione riservate ai componenti del

Consiglio di Amministrazione del Banco.

Politiche di remunerazione a favore dei componenti del Collegio Sindacale

Le politiche di remunerazione per il Collegio Sindacale si ispirano ai principi di

indipendenza e obiettività funzionale di tale organo e dei suoi componenti direttamente

sottesi alle norme fondamentali stabilite dall’ordinamento giuridico nazionale e dalla

normativa bancaria:

onerosità della carica, predeterminazione in ragione d’anno e invariabilità per il

triennio di durata dell’ufficio della remunerazione (art. 2402 cod. civ.);

preclusione di ogni forma di remunerazione variabile (Disposizioni della Banca

d’Italia in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle

banche e nei gruppi bancari par. 4.4.).

Si precisa che risultano compatibili con i citati principi e coerenti con il quadro

normativo:

il diritto del sindaco al rimborso delle spese per l’incarico;

la possibilità di riconoscere ai Sindaci una medaglia di presenza per la

partecipazione alle sedute degli organi sociali collegiali e dei Comitati istituiti dal

Consiglio di Amministrazione in base allo Statuto;

la possibilità di differenziare il compenso in ragione delle specifiche funzioni

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svolte e, segnatamente, il riconoscimento al Presidente di una remunerazione

superiore rispetto a quella dei colleghi;

l’assenza di remunerazione per i sindaci supplenti, naturalmente fintantoché non

subentrino agli effettivi.

Inoltre, il Banco Popolare ritiene di applicare nel modo più rigido il principio di

invariabilità e, a tale riguardo, non intende avvalersi della possibilità, compatibile con il

descritto quadro normativo, di prevedere modifiche della retribuzione nel corso del

triennio di carica e di fissare a tal fine, nella delibera contestuale alla nomina, i relativi

criteri di determinazione, purché oggettivi.

Sono stati dunque posti all’attenzione dell’Assemblea dei Soci del Banco Popolare del

26 novembre 2011 taluni criteri cui informare le scelte relative alla determinazione

degli emolumenti. Detti criteri costituiscono il contenuto delle politiche di

remunerazione per l’organo con funzione di controllo che, ai sensi delle citate

Disposizioni di Banca d’Italia del 30 marzo 2011, devono essere decise dall’Assemblea.

In relazione a quanto sopra, le citate Assemblee del novembre 2011 e aprile 2012

hanno, rispettivamente, stabilito e poi confermato criteri di assegnazione dei compensi

da riconoscere ai componenti del Collegio Sindacale articolati nei seguenti parametri:

il principio di cui all’art. 2233 comma 2° cod. civ., in materia di professioni

intellettuali, a mente del quale “in ogni caso la misura del compenso deve essere

adeguata all’importanza dell’opera e al decoro della professione”;

la circostanza che, nel caso del Banco Popolare, società bancaria e quotata, ai

sensi dell’art. 16 del D.Lgs. 39/2010 “Attuazione della Direttiva 2006/43/CE

relativa alla revisione legale dei conti annuali e dei conti consolidati”, la

revisione legale dei conti spetta al revisore (art. 48 dello Statuto), tenendo

peraltro conto del fatto che, ai sensi dell’art. 19 sempre del D.Lgs. 39/2010, al

Collegio Sindacale spetta l’esercizio delle funzioni proprie del comitato per la

revisione ed il controllo contabile, e cioè la vigilanza sul processo di informativa

finanziaria, sull'efficacia dei sistemi di controllo interno, di revisione interna e di

gestione del rischio, sulla revisione legale dei conti annuali e dei conti

consolidati, sull'indipendenza del revisore legale o della società di revisione

legale, in particolare per quanto concerne la prestazione di servizi non di

revisione all'ente sottoposto alla revisione legale;

le previsioni dell’art. 37 D.M. 2 settembre 2010 n. 169 “Regolamento recante la

disciplina degli onorari, delle indennità e dei criteri di rimborso delle spese per le

prestazioni professionali dei dottori commercialisti e degli esperti contabili”, con

la precisazione che peraltro detto regolamento, in molti casi individua gli onorari

analiticamente, in relazione a singoli atti e pratiche, anziché considerare

unitariamente sia detti atti sia la complessiva e articolata attività di vigilanza

che compete al Collegio in base all’art. 149 D.Lgs. 58/1998 (TUF) e che

comporta anche l’adempimento degli specifici obblighi e l’esercizio degli specifici

poteri contemplati dall’ordinamento, dall’obbligo di partecipare alle adunanze

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degli organi collegiali a quello di riferire all’Assemblea, dal potere di procedere

anche individualmente ad atti di ispezione e di controllo ai compiti collegati ad

operazioni straordinarie;

le previsioni del Decreto Legge n. 223 del 4 luglio 2006, convertito con L.

248/2006, che ha disposto l’abrogazione delle disposizioni legislative e

regolamentari che prevedano, con riferimento alle attività libero-professionali e

intellettuali, l’obbligatorietà di tariffe fisse o minime5;

la possibilità, quindi, per l’Assemblea, di determinare le retribuzioni di tutti i

Sindaci, compresi quelli che siano dottori commercialisti o esperti contabili,

senza disporre l’applicazione delle tariffe professionali e remunerando l’attività

complessivamente svolta.

Iter deliberativo per Consiglieri e Sindaci

Le proposte relative alla formulazione delle politiche di remunerazione degli organi

sociali, così come le successive variazioni e/o aggiornamenti, vengono predisposte -

con il supporto dell’apposita struttura di segreteria e assicurando il preventivo

coinvolgimento nel processo di elaborazione delle stesse delle competenti funzioni

aziendali di gestione dei rischi, di pianificazione strategica e di compliance, per i profili

di rispettiva competenza - dal Comitato Remunerazioni, il quale le sottopone al

Consiglio di Amministrazione per l’approvazione ai fini della formulazione delle

conseguenti proposte all’Assemblea dei soci.

Le società del Gruppo, tramite apposita delibera dei Consigli di Amministrazione,

adottano le medesime linee guida approvate dalla Capogruppo.

La struttura aziendale preposta alla revisione interna verifica annualmente le modalità

attraverso le quali viene assicurata la conformità della prassi di remunerazione al

contesto normativo. Le evidenze riscontrate e le eventuali anomalie sono portate a

conoscenza degli organi e delle funzioni competenti. Il Comitato Remunerazioni

assicura il coinvolgimento delle funzioni aziendali competenti nel processo di controllo

delle politiche e prassi di remunerazione.

Nella predisposizione della politica delle remunerazioni degli organi di amministrazione

e controllo non è stato fatto ricorso ad esperti esterni indipendenti.

Altre informazioni

Non sono presenti coperture assicurative, previdenziali o pensionistiche, diverse da

quelle obbligatorie, a favore dei componenti degli organi di amministrazione (diversi

dagli “amministratori dirigenti”, per i quali si rinvia allo specifico paragrafo della 5 Al riguardo si precisa che il Decreto Legge n. 1/2012, convertito con Legge 24 marzo 2012 n. 27 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 71 del 24 marzo 2012), ha fra l'altro, disposto, all'art. 9, l'abolizione delle tariffe stabilite dagli ordini professionali, conservando tuttavia un sistema di tariffe nel caso di liquidazione giudiziale dei compensi. Tale sistema di tariffe per avvocati, commercialisti e notai è disciplinato nel DM (Ministero Giustizia) n. 40 del 20 luglio 2012. Il principio della libera determinazione dei compensi professionali fra le parti (salvo il divieto di patto di quota-lite) è confermato nell'art. 13 della Legge n. 247 del 31 dicembre 2012, relativa alla professione forense.

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presente Sezione I) e dei sindaci con premi a carico del Banco Popolare o di altra

società del Gruppo, ad eccezione di una copertura assicurativa a favore dei componenti

del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale (sindaci effettivi) del Banco

Popolare e di tutte le Società italiane già identificate quali “principali controllate del

Gruppo”, per gli eventuali infortuni “professionali” subiti durante l’attività svolta per

partecipare alle riunioni dei Consigli di Amministrazione e dei Collegi Sindacali o per

svolgere mansioni od incarichi connessi all’espletamento del mandato per conto del

rispettivo Consiglio / Collegio. Per coloro che siano anche dipendenti del Gruppo tale

copertura è esclusa in quanto si applica la Polizza Infortuni già in essere per tutti i

dipendenti del Gruppo, compresi i dirigenti.

Inoltre, risulta in essere una polizza vita a favore dell’attuale Presidente del Consiglio

di Amministrazione contratta nel corso del 2006 dall’allora Banco Popolare di Verona e

Novara in relazione alla quale non ci sono stati nel corso del 2012 ulteriori versamenti

a titolo di premio o riscatti.

Per completezza di informazione, si rappresenta infine che è in essere una polizza a

copertura delle perdite relative a richieste di risarcimento avanzate nei confronti, tra

gli altri, di amministratori e sindaci delle società rientranti nel perimetro del Gruppo e

che traggono origine da atti dannosi compiuti nell’esercizio delle funzioni, mansioni e

compiti da questi svolti a favore delle rispettive società. Per l’annualità assicurativa

luglio 2012 - giugno 2013, tale polizza è stata stipulata dalla Capogruppo con

riaddebito dei premi agli assicurati per una quota, rapportata al periodo effettivo di

permanenza nella carica, stabilita nella misura massima di Euro 1.300 per gli

Amministratori e cariche assimilate ed in Euro 500 per i Sindaci e cariche assimilate e

comunque non eccedente il 5% del compenso corrisposto per ciascuna carica. Nel caso

di rappresentanti del Gruppo che ricoprano cariche negli organi amministrativi delle

società controllate e che riversino il compenso spettante per la carica alla società

controllante, il premio viene posto a carico della controllante stessa.

Politiche di remunerazione 2013 per il personale dipendente e i

collaboratori non legati alla società da rapporti di lavoro

subordinato

Finalità perseguite – Modalità di adozione e attuazione

Le Politiche Retributive che il Gruppo Banco Popolare adotta per il proprio personale

dipendente, ivi compresi gli “amministratori dirigenti”, sono valide in tutte le società

del Gruppo e redatte tenendo conto delle diverse normative in materia. Gli obiettivi

generali sono

il riconoscimento del merito di chi, nel rispetto delle regole, dei valori e dei

livelli di rischio, produca i risultati attesi, ponendone le basi per la sostenibilità

nel medio/lungo periodo;

la stabilità del rapporto di lavoro;

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l’equità interna e verso il mercato del lavoro esterno.

Iter di elaborazione

La proposta relativa alla formulazione delle politiche di remunerazione dei dipendenti

del Gruppo Banco Popolare, così come le sue successive variazioni e/o aggiornamenti,

viene predisposta dalla Direzione Risorse Umane in coordinamento con la Direzione

Pianificazione e Controllo e con la Direzione Rischi per gli aspetti di specifica

competenza ed è soggetta al parere di conformità espresso dal servizio Compliance. La

proposta delle politiche retributive è quindi sottoposta alla consultazione del Comitato

Remunerazioni.

Il Comitato Remunerazioni assicura quanto previsto dal proprio specifico regolamento

in termini consultivi e di proposta, in particolare in materia di compensi al “personale

più rilevante” individuato secondo le disposizioni di Vigilanza e vigila direttamente sulla

corretta applicazione delle regole relative alla remunerazione dei responsabili di livello

più elevato delle funzioni di controllo interno.

Le politiche retributive così definite vengono annualmente sottoposte alla deliberazione

del Consiglio di Amministrazione ed alla successiva approvazione da parte

dell’Assemblea dei Soci.

La Direzione Risorse Umane, avvalendosi di apposita struttura specialistica, analizza e

confronta i dati retributivi dei vari ruoli e famiglie professionali, di tutte le società del

Gruppo e del mercato esterno di riferimento. La medesima Direzione definisce i budget

di spesa avendo con ciò riguardo di attuare le politiche retributive, progetta i criteri di

funzionamento (regolamenti) dei sistemi incentivanti, diffonde le direttive operative

avendo cura di assicurare la necessaria comunanza di linee guida all’interno del

Gruppo. Gli obiettivi contenuti nei sistemi incentivanti sono condivisi con le Direzioni

Retail, Corporate, Pianificazione e Controllo, Rischi. I regolamenti dei sistemi

incentivanti ottengono il parere di conformità da parte del Servizio Compliance.

La struttura aziendale preposta alla revisione interna (Direzione Audit) verifica la

rispondenza delle prassi di remunerazione alle politiche approvate ed alla normativa di

Vigilanza. Le evidenze riscontrate e le eventuali anomalie sono portate a conoscenza

degli organi e delle funzioni competenti.

Ambito di applicazione

Il quadro di riferimento per la definizione delle politiche retributive è costituito dai

contenuti dei contratti collettivi nazionali del settore, dalla normativa degli enti di

vigilanza nazionali e sovranazionali e dagli esiti della contrattazione aziendale.

L’insieme delle previsioni contrattuali e normative, definisce:

gli inquadramenti (e con ciò le retribuzioni fisse) corrispondenti ai ruoli

organizzativi ricoperti,

le linee guida della retribuzione variabile, concernente i sistemi incentivanti

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formalizzati ed il premio aziendale,

i benefit derivanti da accordi collettivi nazionali o integrativi (ad esempio la

previdenza complementare, l’assistenza sanitaria, le coperture assicurative).

Su questo contesto si innesta la componente di retribuzione che deriva dalle politiche

retributive in senso proprio dell’azienda, che impattano sulla sfera sia della

retribuzione fissa che di quella variabile.

Gli interventi sulla retribuzione fissa sono costituiti:

dalla promozione ad un inquadramento superiore, laddove sussista un effettivo

incremento di responsabilità, oppure

dalla corresponsione di un assegno mensile “ad personam”, erogato per

premiare un consolidamento nel ruolo in costanza di prestazioni eccellenti ed in

previsione di un futuro sviluppo del collaboratore.

Gli interventi sulla retribuzione variabile, invece, sono costituiti:

dai sistemi incentivanti regolamentati, caratterizzati da norme differenti in base

alla tipologia di popolazione aziendale considerata, di cui nel seguito sono

indicati maggiori dettagli,

da premi “una tantum” discrezionali, che possono essere erogati in presenza di

prestazioni eccellenti (valutando il raggiungimento di obiettivi quali/quantitativi

assegnati, ovvero riferibili al ruolo agito).

La retribuzione fissa nonché quella variabile collegata ai risultati sono opportunamente

bilanciate e comunque la parte variabile è progettata affinché non ecceda la

retribuzione media fissa dei componenti di ciascuno dei gruppi professionali più oltre

precisati (salvo una potenziale eccezione derivante dal sistema incentivante,

contenente per altro obiettivi di natura pluriennale, a favore di figure specialistiche di

gestori di fondi comuni di investimento). Sull’argomento è indicato nel seguito un

dettaglio.

Perseguimento dell’equità

Circa l’equità interna, richiamata nelle anzidette “finalità perseguite”, viene utilizzata,

con il supporto di una primaria società di consulenza, una metodologia internazionale

di valutazione dei più importanti ruoli manageriali e professionali, che consente una

comparazione della retribuzione globalmente corrisposta in relazione al peso delle

posizioni organizzative: questa comparazione permette il monitoraggio di singole

posizioni o di gruppi professionali.

L’equità esterna è invece verificata mediante indagini retributive “ad hoc”, svolte con

frequenza almeno annuale ed avvalendosi di una società di consulenza specializzata,

che consentono il monitoraggio delle retribuzioni che i competitori erogano per

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analoghe posizioni di lavoro.

L’analisi dell’equità interna ed esterna consente di individuare corretti intervalli

retributivi, compresi fra un livello minimo ed un massimo, orientando di conseguenza

le decisioni manageriali attinenti il fronte retributivo.

Sistemi incentivanti: logiche generali e correzioni specifiche per il 2013

Esistono quattro differenti tipologie di sistemi incentivanti, destinate a

manager,

specialisti (espressamente individuati sulla base dell’attività svolta),

reti commerciali (strutture direttamente a contatto con la clientela),

sedi centrali.

Le regole utilizzate per ciascuno di tali sistemi sono caratterizzate da linee guida

comuni, espresse nel presente testo, nonché da specificità correlate alle particolari

competenze professionali, come dettagliato nei regolamenti operativi.

L’attuale contesto economico, particolarmente difficile e delicato, rende

opportuna, per il 2013, la riduzione di costo dei sistemi incentivanti. Nel

seguito viene descritto l’impianto generale che presiede il funzionamento di

tali sistemi, ma, al paragrafo “riduzione di costo dei sistemi incentivanti in

ragione del contesto macroeconomico” (cfr. ultimo paragrafo), vengono

illustrate le modifiche a tale impianto generale, da attuare nel 2013. Tali

modifiche prevedono un forte ridimensionamento della retribuzione variabile

attraverso la contrazione del montepremi complessivo (cioè della disponibilità

del costo a livello di Gruppo) e la riduzione dei premi potenziali dei sistemi

incentivanti, attuata anche attraverso l’annullamento del pagamento dei premi

differiti eventualmente maturati. Per effetto di dette riduzioni nel 2013 il

rapporto fra la componente di retribuzione fissa e quella variabile vede un

aumento della prima componente, rispetto agli standard indicati nei paragrafi

concernenti il “pay-mix”.

Valore “cancello”

Valore “cancello” di natura reddituale

Le linee guida comuni comportano che i premi siano attivati al superamento di risultati

reddituali minimi predeterminati del bilancio consolidato (risultato dell’operatività

corrente consolidato – “ROC”). Viene utilizzato come riferimento il “ROC” cosiddetto

”normalizzato”, depurato cioè da poste di natura straordinaria in linea con le evidenze

periodicamente elaborate dalla Direzione Amministrazione e Bilancio e rese pubbliche

in occasione delle presentazioni dei risultati trimestrali al mercato. Rispetto a tali

criteri di “normalizzazione” ed ai soli fini del calcolo del “cancello” di natura reddituale,

verranno escluse dalle rettifiche le “perdite straordinarie ed impairment” sulle

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partecipazioni che, pertanto, impatteranno per intero sui risultati utilizzati ai fini del

sistema incentivante. Il processo di “normalizzazione” verrà applicato anche al budget,

al fine di poter elaborare confronti su basi omogenee.

I risultati minimi necessari per l’accesso ai premi sono tanto più elevati quanto più si

salga nella gerarchia aziendale, diretta conseguenza dei crescenti livelli di

responsabilità. Per risultati inferiori al livello previsto, dunque, i primi ad essere esclusi

dall’erogazione dei premi sono i manager di livello più elevato.

Viene formalizzato un livello massimo di costo complessivo del montepremi, il cui

ammontare varia in ragione dello scostamento da budget del citato ROC di Gruppo

(vedasi in allegato 1 la sintesi dei risultati minimi per l’accesso ai premi e l’andamento

del montepremi in ragione del risultato del ROC di Gruppo rispetto al budget).

Tale montepremi viene suddiviso fra le differenti tipologie di sistemi incentivanti. Nel

caso in cui la sommatoria dei premi maturati superasse i valori di costo massimo

previsto per ciascuna tipologia di sistema incentivante, tutti i premi maturati, afferenti

tale tipologia, verrebbero ridotti in maniera proporzionale.

Valore “cancello” sul rischio di capitale

Le specifiche disposizioni di vigilanza (Banca d’Italia 30 marzo 2011) richiedono che i

premi incentivanti siano attribuibili in relazione a risultati aziendali che tengano conto

della componente di rischio. Al fine di integrare il valore cancello reddituale

precedentemente illustrato, l’analisi condotta dal Risk Management e dalla

Pianificazione e Controllo conferma il Capitale a Rischio di Gruppo (CAR) come il

parametro più adatto allo scopo6. Il risultato di CAR di Gruppo sarà dunque

pregiudizievole per l’attivazione di tutti i sistemi incentivanti.

Inoltre, per consentire la corresponsione della parte differita dei premi, laddove

prevista, dovrà essere verificato il rispetto del livello minimo del Common Equity

Capital Ratio, come definito dalla normativa in vigore alla data.

Valore “cancello” sulla liquidità

Ad ulteriore garanzia che i pagamenti dei premi di incentivazione del “personale più

rilevante” possano essere corrisposti solo a condizione di un idoneo equilibrio

finanziario del Gruppo, anche nel 2013 è previsto il “cancello” riferito alla condizione

della “liquidità operativa”, basato sulla metrica già regolamentata dalla nostra

normativa interna (Regolamento Rischi di Gruppo) e costantemente monitorato. La

condizione riguardante la liquidità operativa si considera rispettata se la media

aritmetica annuale delle rilevazioni decadali sulle sole scadenze cumulate a 1 mese e a

6 Capitale a rischio (CaR): indicatore di rischio che stima la massima perdita potenziale che un dato portafoglio di posizioni finanziarie/creditizie o altre attività bancarie possono subire con un certo livello di probabilità e in un dato orizzonte temporale di riferimento. La misurazione della massima perdita potenziale avviene tramite l’impiego di metodologie di tipo statistico-quantitativo (riconducibili alla tecnica del VaR – Value at Risk) oppure, in mancanza, tramite i requisiti patrimoniali minimi previsti dalla normativa di vigilanza prudenziale.

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1 anno, rispetti il 90% della media dei relativi limiti di Gruppo in vigore nell’anno.

Inoltre, sempre per il solo “personale più rilevante”, per consentire la corresponsione

della parte differita dei premi, laddove prevista, dovrà essere verificato il rispetto del

livello minimo della liquidità operativa. Tale condizione si considera rispettata se la

media aritmetica, riferita all’ultimo semestre prima del pagamento, delle rilevazioni

decadali sulle sole scadenze cumulate a 1 mese e a 1 anno, rispetta il 90% della media

dei relativi limiti di gruppo in vigore nell’anno.

“Personale più rilevante”

Per disposizione della Banca d’Italia le banche devono identificare, fra le categorie di

soggetti la cui attività ha o può avere un impatto più rilevante sul profilo di rischio, il

cosiddetto “personale più rilevante”. L’identificazione avviene mediante un criterio di

proporzionalità che deve essere formalizzato. A tale personale devono essere applicate

regole dettagliate sulla retribuzione variabile.

Alla categoria del “personale più rilevante” vengono ricondotti coloro i quali abbiano il

maggior impatto sui profili di rischio, potendone assumere le maggiori responsabilità.

Per poter comparare ruoli aventi incarichi diversi, su differenti ambiti produttivi,

riteniamo opportuno ricorrere alla valutazione delle posizioni. Tale valutazione, come

già indicato al precedente paragrafo “Perseguimento dell’Equità”, è svolta da una

società esterna indipendente, che classifica il personale di maggiore rilevanza in livelli

(“grade”) di valutazione. A partire dal grade 24 si evidenzia una rilevanza significativa

riferita sia alle responsabilità assumibili, sia al conseguente livello retributivo;

l’attribuzione di un grade almeno pari a 24 è quindi il criterio formalizzato in base al

quale si rientra nel “Personale più Rilevante”: tale analisi rappresenta pertanto la

declinazione applicativa delle indicazioni fornite al paragrafo 3.2 delle richiamate

disposizioni di Banca d’Italia del marzo 2011, anche con riferimento a quanto indicato

ai punti ii) e iv) del paragrafo medesimo. I responsabili di livello più elevato delle

funzioni di controllo della Capogruppo rientrano nel ”personale più rilevante” a

prescindere dal grade. Per quanto sopra risultano attualmente da inserire nel

“personale più rilevante” le seguenti 32 posizioni (di cui 6 delle funzioni di controllo):

Amministratore Delegato di Capogruppo;

Direttore e Condirettore Generale di Capogruppo;

Responsabili di Direzione di Capogruppo7;

Responsabili delle Divisioni e Responsabili Direzioni Territoriali;

Amministratore Delegato di Credito Bergamasco, Amministratore Delegato e

Vice Direttore Generale di Banca Aletti, Direttore Generale di Banca Italease;

7 Tale novero include 4 responsabili di funzioni di controllo, ossia i direttori (nella Capogruppo) di Amministrazione e Bilancio (in qualità di soggetto avente dirette responsabilità in merito alla veridicità e correttezza dei dati contabili e finanziari della banca), Audit, Rischi, Risorse Umane.

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Compliance Manager;

Risk Manager.

Nell’ambito del “personale più rilevante” rivestono il ruolo di consiglieri di

amministrazione l’Amministratore Delegato, il Direttore ed il Condirettore Generale

della Capogruppo.

Regole di dettaglio per la retribuzione variabile del “personale più

rilevante” (esclusi i responsabili delle funzioni di controllo)

Per i componenti del “personale più rilevante” una quota sostanziale della componente

variabile, pari almeno al 40%, deve essere soggetta a sistemi di pagamento differito

per un periodo di tempo non inferiore a 3 anni dalla maturazione dei risultati. La quota

differita è soggetta a meccanismi di correzione ex-post (malus) idonei a riflettere i

livelli di performance al netto dei rischi effettivamente assunti o conseguiti. Inoltre una

quota sostanziale, pari almeno al 50%, deve essere bilanciata tra azioni o strumenti ad

esse collegate. Il presente punto si applica, con identica percentuale, sia alla parte di

bonus differito, sia alla parte a breve termine. Gli strumenti finanziari utilizzati devono

essere soggetti ad un’adeguata politica di mantenimento (retention), che vincola la

libera disponibilità di tali strumenti sino alla fine del periodo di mantenimento

medesimo. Tale periodo non può essere inferiore a due anni per i pagamenti a breve

termine, mentre è possibile una retention annuale per i pagamenti differiti. La sintesi

delle modalità di recepimento nel nostro ambito di quanto sopra descritto è

schematizzata in allegato 2.

Responsabili delle funzioni controllo

Sono responsabili delle funzioni di controllo i direttori, nella Capogruppo, di

Amministrazione e Bilancio, Audit, Rischi, Risorse Umane, nonché il Compliance

Manager e il Risk Manager. Per i responsabili delle funzioni di controllo di livello più

elevato le norme raccomandano l’attribuzione di bonus non dipendenti dai risultati

delle funzioni soggette al loro controllo; sono pertanto da evitare bonus collegati ai

risultati economici. I compensi devono essere adeguati alle responsabilità e la

componente variabile deve essere contenuta rispetto a quella fissa.

Si prevedono dunque dei premi:

inferiori a quelli previsti per i manager di corrispondente valore della posizione

(cfr. allegato 3)

derivanti da obiettivi specifici del loro ruolo e non delle aree di business

controllate

corrisposti soltanto in contanti, essendo il valore delle azioni correlato ai risultati

aziendali

corrisposti annualmente in unica soluzione, non dovendosi verificare nel tempo il

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mantenimento dei risultati

sottoposti ad un “cancello” riferito ai risultati aziendali, ma meno stringente di

quello normalmente praticato per i manager (cfr. allegato 1)

I criteri suddetti sono validi anche per tutti i destinatari di sistema incentivante che

operano all’interno delle funzioni di controllo.

Senior manager

I senior manager rappresentano il livello manageriale sottostante il “personale più

rilevante”. Per loro è previsto un meccanismo di incentivazione simile a quello descritto

per il “personale più rilevante”, ovvero con previsione di una quota differita pari al

40% del premio maturato, senza tuttavia l’utilizzo di azioni proprie.

Determinazione del premio potenziale nel sistema incentivante

manageriale

Avviene basandosi sulla pesatura delle posizioni citata in precedenza. L’importo

previsto per i titolari di ciascuna scheda incentivante viene determinato come quota

percentuale rispetto alla mediana delle retribuzioni fisse di tutti gli appartenenti dei

diversi “grade”. Le percentuali che determinano i diversi bonus (riportate nell’allegato

3) sono variabili in funzione della famiglia manageriale di appartenenza, oltre che della

tipologia di ruolo (business, staff, finanza, controllo). Ogni anno la mediana della

retribuzione fissa di grade viene ricalcolata e, se la variazione rispetto alla mediana di

“grade” del primo anno di applicazione del sistema (2010), o dell’eventuale ultima

variazione, non risulta maggiore di +15% o minore di –15%, i premi potenziali

risultanti del sistema incentivante non vengono modificati.

Qualora un singolo manager, per ragioni soggettive, avesse una retribuzione fissa

significativamente diversa dalla mediana del grade a cui appartiene, è possibile la

determinazione del suo premio utilizzando la stessa percentuale utilizzata dalla sua

famiglia professionale, ma applicata alla sua retribuzione individuale.

Pay-mix

Per pay-mix si intende la suddivisione percentuale della retribuzione totale fra le

componenti fisse e quelle variabili previste per risultati a budget. Nella componente

fissa è aggregata l’erogazione a titolo di premio aziendale, per evidenziare le

componenti variabili derivanti da sistema incentivante. Le componenti variabili, dove

specificamente indicato, possono essere divise fra erogazioni a breve termine (IBT) ed

erogazioni differite (ILT). Il pay-mix è progettato in misura diversa per le diverse

tipologie professionali, in analogia con quanto previsto dalle prassi dei mercati di

riferimento. In linea di principio nel Gruppo viene attribuito un peso relativo alla

retribuzione fissa rispetto a quella variabile superiore rispetto a quanto sia di sovente

riscontrabile sul mercato. Le percentuali che seguono si intendono come valori medi di

riferimento riscontrati, a livello di conseguente pay-mix, per ciascuna tipologia

professionale.

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Pay-mix “personale più rilevante” e senior manager

Il pay-mix medio è stimabile in circa 70% di retribuzione fissa, 18% di retribuzione

variabile a breve (IBT) e 12% di retribuzione variabile differita; con riferimento al solo

“personale più rilevante” la retribuzione variabile a breve e differita, quando dovuta,

sarà erogata per metà in azioni del Banco Popolare. Per quanto riguarda la crescita dei

premi, il rapporto fra il premio massimo potenziale e il premio medio (quello previsto

per risultati a budget) è pari a 2 volte per il “personale più rilevante” e 1,8 volte per i

senior manager (2 volte per senior manager di Banca Aletti e di Aletti Gestielle), salvo

accordi individuali pregressi.

Pay-mix middle management

Il middle management è rappresentato dai responsabili di strutture con peso della

posizione inferiore o uguale al “grade” 21, normalmente dipendenti dai senior

manager. Il loro pay-mix medio è stimabile in circa 80% di retribuzione fissa e 20% di

retribuzione variabile. Il premio massimo potenziale è previsto pari ad 1,6 volte il

premio medio, salvo accordi individuali pregressi e con l’eccezione dei middle manager

di Banca Aletti e di Aletti Gestielle), per i quali il premio massimo può essere pari a 2

volte quello medio, per le peculiarità del mercato retributivo di riferimento.

Pay-mix collaboratori della rete commerciale

Il pay-mix per la rete commerciale è mediamente pari circa al 90% di retribuzione

fissa e 10% di retribuzione variabile (che raggiunge un massimo pari a circa il 20% per

i capi Area Affari ed un minimo circa del 5% per gli addetti operativi). Il premio

massimo potenziale è previsto pari ad 1,6 volte quello medio, salvo accordi individuali

pregressi.

Pay-mix specialisti espressamente individuati

Il pay-mix medio del personale operante nell’Investment Banking8 è circa pari all’80%

di retribuzione fissa e 20% di retribuzione variabile. Il pay-mix medio del personale

operante nell’Asset Management9 è circa pari al 70% di retribuzione fissa e 30% di

retribuzione variabile. Il pay-mix medio dei restanti specialisti è circa pari al 85% di

retribuzione fissa e 15% di retribuzione variabile.

Mediamente il premio massimo potenziale è pari circa al 61% delle retribuzioni medie

fisse; tale percentuale può essere superata dai gestori di fondi comuni di Aletti

8 Area di attività che “ricomprende le attività di intermediazione mobiliare e nei mercati finanziari, la finanza d’impresa e strutturata, il private equity, la relativa attività di consulenza, etc., nonché tutti i servizi e le attività ancillari.” (cfr. di istruzioni per la raccolta dati novembre 2012 di Banca d’Italia presso banche e SIM in attuazione degli orientamenti dell’EBA). 9 Area di attività che ricomprende “la gestione di portafogli e altre forme di gestione del risparmio (fondi comuni di investimento, fondi pensione, GPM, GPF, hedge funds, etc.), nonché tutti i servizi e le attività ancillari…” (cfr. di istruzioni per la raccolta dati novembre 2012 di Banca d’Italia presso banche e SIM in attuazione degli orientamenti dell’EBA).

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Gestielle, ma subordinatamente al raggiungimento di performance positive su obiettivi

pluriennali.

Pay-mix addetti di sede centrale

Non sono determinate griglie di importi, bensì la disponibilità di un montepremi

collettivo, ripartito fra quanti hanno maggiormente contribuito alla realizzazione degli

obiettivi. Tale montepremi è pari a circa il 2% del monte salari dei potenziali

destinatari.

Bonus “una tantum discrezionali”

Possono essere disposti, a fronte di prestazioni eccellenti, nel limite complessivo

massimo dello 0,10% del costo del Personale.

Contenimento del rischio

Oltre ai “cancelli” citati in precedenza concernenti la verifica dei limiti di capitale a

rischio e di liquidità, i regolamenti operativi dei sistemi incentivanti contengono alcuni

elementi volti specificamente al contenimento del rischio. Infatti:

nelle schede incentivanti dei singoli collaboratori che abbiano attribuite

apprezzabili responsabilità sulle diverse tipologie di rischi aziendali sono

utilizzati specifici obiettivi riguardanti i limiti di rischio e riferiti a diversi ambiti

aziendali (ad esempio rischio di credito, operativo, di mercato, RWA o con

calcolo tramite metodologia VAR);

i premi possono maturare soltanto al complessivo raggiungimento di un insieme

di risultati previsti nelle diverse “schede-obiettivo”: non vengono pertanto

erogati premi al raggiungimento di risultati singoli;

ogni obiettivo ha comunque un tetto di risultato di poco superiore al budget,

oltre il quale si blocca il contributo al premio;

è previsto un livello massimo di premio, in ogni caso non superabile;

la crescita del premio, dal livello medio a quello massimo, è particolarmente

contenuta per tutte le tipologie di incentivazione;

gli obiettivi cui i premi si riferiscono contengono, per numerose tipologie di ruoli,

elementi come la qualità del credito;

l’attivazione dei pagamenti è subordinata al raggiungimento di un livello minimo

della redditività aziendale, che è tanto più severo quanto più si salga nell’albero

gerarchico.

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151

Stabilità dei risultati e qualità

Il raggiungimento minimo dei risultati economici aziendali (in associazione al rispetto

dei limiti di CAR e di liquidità operativa di Gruppo) determina la maturazione dei premi,

non essendo previsti bonus garantiti salvo eventuali bonus d’ingresso, come previsto

dalla normativa. Vengono considerati soltanto risultati derivanti dall’attività ordinaria,

escludendo pertanto poste straordinarie di bilancio.

E’ perseguito il conseguimento di risultati sostenibili nel medio-lungo periodo. A tal

fine, a titolo d’esempio:

per consentire il pagamento della parte differita dei sistemi incentivanti è

prevista la preventiva verifica che la positività dei limiti di CAR e di liquidità

operativa (solo per “personale più rilevante”) che ha consentito il pagamento a

breve termine dei bonus si sia mantenuta tale, pena la non corresponsione della

parte differita dei premi;

la previsione di una quota di pagamento differito dei premi è prevista non

soltanto per il “personale più rilevante” (come già illustrato), ma anche per i

senior manager;

vengono utilizzati i risultati delle indagini di “customer satisfaction” effettuate da

società esterne, relative al giudizio espresso da campioni significativi di clienti

sul servizio loro reso, che influenzano il premio di una parte rilevante dei

partecipanti ai sistemi incentivanti (superiore ai due terzi nelle Reti

Commerciali);

gli obiettivi collegati al “numero dei conti correnti” o al “mantenimento dei conti

correnti” (che sottendono alla sostenibilità nel tempo dei risultati) incidono per

una parte rilevante delle schede-obiettivo;

vengono considerate la valutazione delle prestazioni e la valutazione delle

competenze manageriali;

vengono annualmente introdotti obiettivi di natura qualitativa, ad esempio

tendenti a valorizzare l’efficacia ed efficienza del processo di erogazione del

credito.

Correlazione fra risultati e calcolo della retribuzione incentivante

I parametri oggetto di misurazione esprimono svariati obiettivi, riferiti al reddito, ai

volumi, ai rischi, ad aspetti di qualità di differente natura, variamente articolati e

specificati per i differenti ruoli aziendali.

I dati utilizzati per computare i premi spettanti a singoli individui sono normalmente

elaborati dalla struttura di Controllo di Gestione con riguardo agli obiettivi economici,

ovvero da altre strutture aziendali della Capogruppo competenti per specifici obiettivi

(rischi, “customer satisfaction”, valutazioni manageriali, ecc).

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Oltre ai contenuti già espressi nel precedente paragrafo “stabilità dei risultati e

qualità”, si precisa che i risultati degli obiettivi inseriti in una scheda incentivante

determinano un punteggio complessivo; se tale punteggio è inferiore ad un minimo

stabilito il premio non matura; il medesimo punteggio può raggiungere un livello

massimo predeterminato che non può ulteriormente crescere; risultati degli obiettivi

via via migliori determinano un incremento lineare del punteggio complessivo.

Benefit

Il Gruppo assicura a tutti i dipendenti benefici diversificati (anche conseguenti a

contrattazione nazionale o integrativa), di utilità estesa anche all’ambito famigliare.

Fra i principali è opportuno evidenziare le provvidenze che, in senso lato, riguardano il

welfare aziendale e cioè la previdenza integrativa e l’assistenza sanitaria. Quest’ultima

si estrinseca in diverse forme di sussidio economico a copertura di oneri sostenuti per

la prevenzione e la cura delle persone. Sono previste anche una serie di agevolazioni

riguardanti i servizi bancari, le coperture assicurative, i permessi per particolari

situazioni personali e famigliari, il “servizio d’aiuto alla persona”, le provvidenze

economiche per i figli. Sono poi attribuibili benefit riconosciuti individualmente e

connessi a specifiche esigenze lavorative, riguardanti l’utilizzo di autovetture od

alloggi.

Non sono previsti “benefici pensionistici discrezionali”.

Politiche “ad hoc” per situazioni specifiche

Patti di stabilità. Al fine di favorire il mantenimento del rapporto di lavoro di

collaboratori che ricoprono importanti ruoli di relazione con la clientela, risultano

attivi poco più di 700 patti di stabilità, consistenti nell’erogazione di un assegno

fisso mensile a titolo di compensazione dell’allungamento del periodo di

preavviso previsto dal contratto in caso di dimissioni volontarie. I citati assegni

incidono sulla retribuzione fissa dei percettori mediamente per il 9% circa.

Strumenti finanziari per il management. Oltre a quanto previsto per il sistema

incentivante, possono essere attribuiti, a scopo di retention, strumenti finanziari

da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea ordinaria. In questi casi i sistemi

di fidelizzazione che fossero approvati in futuro dall’Assemblea, potranno essere

basati esclusivamente sull’attribuzione di strumenti finanziari emessi dal Banco,

prevedendo la possibilità per gli assegnatari di conseguire i relativi vantaggi,

non prima di 5 anni dalla loro attribuzione.

Risoluzione del rapporto di lavoro per il management. In tutti i casi di

risoluzione del rapporto di lavoro con il management, il costo a carico del

Gruppo non potrà essere maggiore di quello previsto dalla normativa applicabile

ai sensi di legge e dalla contrattazione collettiva ed individuale. In ogni caso il

Banco non introduce nei contratti di lavoro che stipula clausole del tipo

“paracadute” che prevedano, anche nel caso di risoluzione anticipata del

rapporto di lavoro e per iniziativa riconducibile al solo Banco, il pagamento di

importi superiori a 24 mesi della retribuzione ordinaria.

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Politiche di remunerazione a favore di collaboratori non legati alla società da

rapporti di lavoro subordinato. Per questi collaboratori è previsto un compenso

in forma fissa predeterminata, commisurato all’importanza e alla durata della

collaborazione prestata. In alcuni casi, relativamente a posizioni che incidono in

modo significativo sui risultati economici, possono essere previsti piani di

incentivazione variabile, con le caratteristiche precedentemente indicate. Non

sono presenti reti distributive esterne e gli accordi in essere con i partner

esterni prevedono che il Gruppo riconosca provvigioni direttamente alla società

con cui è in partnership, non avendo alcun rapporto retributivo con il personale

di tali società.

Riduzione di costo dei sistemi incentivanti in ragione del contesto

macroeconomico

A fronte di quanto già anticipato, per il 2013 sono previste riduzioni dei premi

potenziali dei sistemi incentivanti. Tale riduzione dei costi si realizza

attraverso le riduzioni dei montepremi, riferiti alle diverse categorie di

personale, tanto più elevate quanto maggiore è l’entità dei premi potenziali

stessi;

per il “personale più rilevante” e per i “senior manager” annullando il pagamento

eventualmente maturato delle previste componenti di premio differite;

per i destinatari del sistema incentivante triennale in Aletti Gestielle

sospendendo l’attivazione del bonus triennale;

per le restanti categorie di personale attraverso una contrazione percentuale del

bonus, tanto maggiore quanto più elevato è l’importo originario.

L’applicazione di quanto sopra determina nuovi pay-mix nei quali la parte di

retribuzione fissa è generalmente aumentata. Ciò avviene nonostante il premio

aziendale non sia qui calcolato nella parte fissa, bensì in quella variabile, per

evidenziarne tale natura:

per il “personale più rilevante” e “senior manager”: 80% di retribuzione fissa e

20% di retribuzione variabile (ex 70%-30%);

per il “middle management”: 84% di retribuzione fissa e 16% di retribuzione

variabile (ex 80%-20%);

per i collaboratori della rete commerciale: 88% di retribuzione fissa e 12% di

retribuzione variabile (ex 90%-10%);

per gli specialisti:

o dell’Investment Banking: 83% di retribuzione fissa e 17% di retribuzione

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variabile (ex 80%-20%);

o dell’Asset Management : 76% di retribuzione fissa e 24% di retribuzione

variabile (ex 70%-30%);

o altri specialisti: 86% di retribuzione fissa e 14% di retribuzione variabile;

o sede centrale: 92% di retribuzione fissa e 8% di retribuzione variabile.

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155

Allegato 1 - Politiche retributive 2013 - cancelli e variabilità del

montepremi

variabilità del montepremi rispetto al risultato reddituale consolidato (riduzioni e crescite si intendono rispetto al montepremi previsto al

100% di ROC)

cancello

reddituale consolidato

che consente il pagamento dei premi maturati

ROC > 100% e 120%

ROC inferiore al 100% ma superiore o uguale

al valore cancello

Personale più rilevante (grade 24)

95%

Personale più rilevante, in quanto Responsabili Funzioni di Controllo

90%

Senior Manager (grade 22) 95%

il montepremi cresce del 4% ogni punto

percentuale di ROC

Middle Manager (grade < 22) e Specialisti

il montepremi cresce del 3% ogni punto percentuale di ROC

Rete Commerciale

il montepremi cresce del 2% ogni punto percentuale di ROC

Sede Centrale

50%

il montepremi cresce dell’1% ogni punto percentuale di ROC

il montepremi si riduce dell’1% ogni punto

percentuale di ROC

Inoltre:

l’erogazione dei premi, in tutte le società, avverrà solo nel caso in cui sia

rispettato il limite di CAR di Gruppo e, per il personale più rilevante, il limite di

liquidità operativa di Gruppo.

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Allegato 2 – Politiche retributive 2013 - struttura del sistema incentivante

manageriale per il “personale più rilevante” (non responsabili funzioni di

controllo)

Esemplificazione schema della struttura del Sistema Incentivante ed anno di

riferimento per il pagamento del premio:

Errore. Il segnalibro non è definito.

N.B. Le caselle barrate fanno riferimento a componenti annullate in caso di

maturazione del premio per il 2013

componenti annullate in

caso di maturazione del premio

2013

2013 201 4 201 5 201 6 201 7 201 8

IBT CASH

IBT AZIONI

ILT CASH

ILT AZIONI

Su Risultato

2013

Su Risultato

2014

Su Risultato

2015 Su Risultato

2016

Su Risultato

2017

Su Risultato

2013

Su Risultato

2014

Su Risultato

2013

Su Risultato

2014

Su Risultato

2015

Periodo di retention (2 anni)

Periodo di differimento (3 anni)

201 9

Su Risultato

2018

Su Risultato

2015

Su Risultato

2016

Su Risultato

2013

Su Risultato

2014 Periodo di differimento (3 anni)

Periodo di retention

(1 anno)

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Allegato 3 - Politiche retributive 2013 - iter di definizione dei premi

potenziali per “personale più rilevante” e senior manager

Errore. Il segnalibro non è definito.

Individuazione della RAL mediana di “grade”

Calcolo del premio medio potenziale, ricavato come percentuale della RAL mediana di “grade”. Trattasi

di premio complessivo.

Percentuali sulla RAL mediana applicate in funzione della famiglia manageriale e dell’appartenenza a

ruoli di business, staff, finanza o con trollo:

DG aziende minori

+ Capi Servizio

grade Hay >= 22

“Personale più

rilevante” secondo

la normativa Bankit,

“grade” >= 24

Famiglia manageriale

% di crescita del premio

massimo rispetto al premio

medio

% di riduzione del premio

minimo rispetto al premio medio

cancello reddituale

Personale più rilevante 100% 50% 95%

Personale più rilevante funzioni di controllo 80% 40% 90%

Senior Manager Finanza 100% 50% 95%

Senior Manager 80% 40% 95%

Pesatura delle posizioni organizzative secondo “grade” Hay e aggregazione in famiglie manageriali

(“personale più rilevante” e Senior Manager)

con riferimento al

2013

90% Senior Manager controllo 80% 40%

Errore. Il segnalibro non è definito.Errore. Il segnalibro non è definito.

Senior Manager controllo 80% 40% Senior Manager controllo 80% 40%

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SEZIONE II

Nel seguito vengono riportate:

le deliberazioni relative ai compensi dei componenti del Consiglio di

Amministrazione e del Collegio Sindacale;

una descrizione di sintesi della corresponsione dei premi dei sistemi incentivanti,

effettuata nel corso del 2012, sulla base delle regole vigenti nel 2011;

l’illustrazione dell’attuazione delle Politiche Retributive 2012 del personale

dipendente, con particolare riguardo ai sistemi di retribuzione variabile;

indicazioni relative allo scioglimento anticipato del rapporto;

informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni, ripartite per aree di

attività, corrisposte nel 2012, secondo quanto previsto nella Tavola 15, lettera

“b”, punto i) della circolare n.263 di Banca d’Italia;

informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni, corrisposte e di

competenza del 2012, ripartite tra le varie categorie del “personale più

rilevante”, come previsto nella Tavola 15, lettera “b”, punto ii) della circolare

n.263 di Banca d’Italia.

Deliberazioni relative ai compensi dei componenti del Consiglio di

Amministrazione e del Collegio Sindacale e attuazione delle Politiche

di remunerazione

Deliberazioni relative ai compensi dei componenti del Consiglio di

Amministrazione e del Comitato Esecutivo

Fermo quanto illustrato nella precedente Sezione I della presente Informativa nel

paragrafo relativo al Consiglio di Amministrazione, si precisa che, in conformità al

vigente Statuto:

il Consiglio di Amministrazione è composto da 24 Consiglieri nominati

dall’Assemblea (artt. 20 comma 3, n. 1, e 29.1);

di questi, 4 Consiglieri (3 a far data dal 9 ottobre 2012 a seguito delle dimissioni

del dott. Maurizio Di Maio) sono stati scelti tra i principali dirigenti della Società

o di società bancarie del Gruppo o tra soggetti che rivestano o abbiano rivestito

per più di 12 mesi la carica di Amministratore Delegato della Società o di società

bancarie del Gruppo (“amministratori dirigenti”);

ai componenti del Consiglio di Amministrazione spetta, oltre al rimborso delle

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spese sostenute per ragione del loro ufficio, un compenso annuo che viene

determinato per l’intero periodo di carica dall'Assemblea all'atto della loro

nomina. Può essere altresì prevista l’assegnazione di medaglie di presenza per la

partecipazione alle sedute del Consiglio di Amministrazione (art. 30);

ai sensi dell’art. 2389 cod. civ., compete all’Assemblea deliberare i compensi che

spettano agli amministratori che siano componenti del Comitato Esecutivo;

ferme le sopra descritte competenze assembleari, la remunerazione dei

componenti del Consiglio di Amministrazione investiti di particolari incarichi o

deleghe o che siano assegnati a comitati in conformità allo Statuto viene

stabilita dal Consiglio di Amministrazione con le modalità fissate dall’art. 31

dello Statuto.

Sulla base di quanto sopra, l’Assemblea dei Soci del 26 novembre 2011 ha deliberato:

di riconoscere ai Consiglieri di Amministrazione eletti dalla medesima

Assemblea, per l’intero periodo di carica e cioè per gli esercizi 2011-2012-2013,

i seguenti compensi da corrispondersi e rapportarsi all’effettiva durata della

carica:

o un compenso di Euro 100.000 annui lordi per ciascun Consigliere di

Amministrazione diverso dagli “amministratori dirigenti” e di Euro 50.000

annui lordi per ciascun “amministratore dirigente”;

o un compenso di Euro 50.000 annui lordi per ciascun componente del

Comitato Esecutivo,

o il tutto salvo che per gli “amministratori dirigenti” non sia diversamente

stabilito nell’ambito di accordo contrattuale individuale che preveda un

compenso omnicomprensivo oppure un diverso importo per la carica

comunque non superiore al predetto compenso di Euro 50.000 annui;

con riferimento all’esercizio corrente ed a quelli futuri fino a diversa

determinazione assembleare, di riconoscere per la partecipazione alle sedute del

Consiglio di Amministrazione e del Comitato Esecutivo medaglie di presenza pari

ad Euro 600 lordi per seduta - salvo che per gli “amministratori dirigenti” non

sia diversamente stabilito nell’ambito di accordo contrattuale individuale che

preveda un compenso omnicomprensivo - il tutto con la precisazione che dette

medaglie di presenza non sono cumulabili nell’arco di tempo costituito da

un’unica giornata di lavoro.

Inoltre, con riferimento alla remunerazione dei Consiglieri investiti di particolari

incarichi o deleghe o che siano assegnati a Comitati in conformità allo Statuto, il

Consiglio di Amministrazione, a norma dell’art. 31 dello Statuto, nella seduta del 24

aprile 2012, su proposta del Comitato Remunerazioni e tenuto conto del parere

favorevole espresso del Collegio Sindacale, ha stabilito i seguenti compensi, per

l’esercizio 2012, da corrispondersi e rapportarsi all’effettiva durata della carica:

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emolumento per la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione: Euro

350.000 annui lordi;

emolumento per la carica dei Vice Presidenti del Consiglio di Amministrazione:

Euro 125.000 annui lordi;

ai componenti del Comitato per il Controllo Interno e Rischi: Euro 20.000 annui

lordi;

al Presidente del Comitato per il Controllo Interno e Rischi: Euro 40.000 annui

lordi;

ai componenti del Comitato Remunerazioni: Euro 10.000 annui lordi;

al Presidente del Comitato Remunerazioni: Euro 25.000 annui lordi;

medaglia di presenza per la partecipazione alle sedute di ciascuno dei Comitati

previsti dall’art. 33.4 dello Statuto Sociale, Euro 400 lordi per seduta – salvo che

per gli “amministratori dirigenti” non sia diversamente stabilito nell’ambito di

accordo contrattuale individuale che preveda un compenso omnicomprensivo – il

tutto con la precisazione che, nell’arco di tempo costituito da un’unica giornata

di lavoro, dette medaglie di presenza non sono cumulabili, né tra di loro né con

le medaglie previste per la partecipazione al Consiglio di Amministrazione e/o al

Comitato Esecutivo.

Nel corso del 2012, come sopra chiarito, i compensi e le medaglie di presenza per la

carica di consigliere di amministrazione sono rimasti invariati rispetto all’esercizio

2011.

In relazione all’attuazione delle politiche di remunerazione deliberate dall’Assemblea

del 21 aprile 2012 si evidenzia, in particolare, quanto segue:

per gli amministratori diversi dagli “amministratori dirigenti”, il compenso per

carica è stato articolato in retribuzione fissa e medaglia di presenza per le

riunioni consiliari, mentre per gli “amministratori dirigenti”, in forza di accordi

con gli stessi, esso è stato in concreto articolato unicamente in forma fissa;

a tutti i consiglieri di amministrazione è stato riconosciuto un compenso

rapportato alla effettiva durata della carica;

nel corso del 2012, come sopra specificato, è cessato anticipatamente dalla

carica un “amministratore dirigente”, il dott. Maurizio Di Maio, nei cui riguardi è

proseguito il rapporto di lavoro in essere con il Banco Popolare;

è stato, altresì, confermato il criterio di sostanziale continuità e di stabilità sia

per i compensi delle cariche particolari del Consiglio di Amministrazione che per

le medaglie di presenza, salvo per quanto riguarda il Comitato per il Controllo

Interno e Rischi. A quest’ultimo proposito, infatti, verificato l’effettivo e gravoso

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161

impegno richiesto sin dai primi mesi di operatività, sia al Presidente che ai

componenti del predetto Comitato, si è ritenuta corretta una revisione dei loro

compensi.

Deliberazioni relative ai compensi dei componenti del Collegio Sindacale

In conformità al vigente Statuto:

il Collegio Sindacale è composto da 5 Sindaci effettivi e 2 supplenti (art. 44);

ai membri effettivi del Collegio Sindacale compete, per l’intera durata del loro

ufficio, l’emolumento annuale deliberato dall’Assemblea (art. 20, comma 3, n. 2

e art. 44).

Sulla base di quanto sopra, l’Assemblea dei Soci del 26 novembre 2011, su proposta

del Consiglio di Sorveglianza e avute presenti le politiche di remunerazione a favore dei

componenti del Collegio Sindacale approvate nella medesima occasione, ha deliberato

di riconoscere al Presidente e ai membri effettivi del Collegio Sindacale, per l’intero

periodo di carica e cioè per gli esercizi 2011-2012-2013:

1) un compenso annuo lordo di Euro 150.000 per ciascun Sindaco effettivo e di

Euro 225.000 per il Presidente del Collegio stesso, da corrispondersi e

rapportarsi all’effettiva durata della carica;

2) fino a diversa determinazione assembleare, medaglie per la partecipazione alle

riunioni del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Esecutivo pari ad Euro

600 lordi per seduta, con la precisazione che dette medaglie di presenza non

sono cumulabili nell’arco di tempo costituito da un’unica giornata di lavoro.

In relazione all’attuazione delle politiche di remunerazione deliberate dall’Assemblea si

evidenzia, in particolare, quanto segue:

le retribuzioni di tutti i Sindaci, compresi quelli che siano dottori commercialisti

o esperti contabili, sono state determinate senza disporre l’applicazione delle

tariffe professionali e remunerando l’attività complessivamente svolta;

il compenso per tutti i sindaci è stato definito avuto riguardo ai criteri di

onerosità della carica, predeterminazione in ragione d’anno e invariabilità per il

triennio di durata dell’ufficio della remunerazione;

è stata rigorosamente preclusa ogni forma di remunerazione variabile;

è fatto salvo il diritto del sindaco al rimborso delle spese per l’incarico;

è stata riconosciuta ai Sindaci una medaglia di presenza per la partecipazione

alle sedute degli organi sociali collegiali e dei Comitati istituiti dal Consiglio di

Amministrazione in base allo Statuto;

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162

il compenso è stato differenziato in ragione delle specifiche funzioni svolte e,

segnatamente, al Presidente è stata riconosciuta una remunerazione superiore

rispetto a quella dei colleghi;

è stata stabilita l’assenza di remunerazione per i sindaci supplenti, naturalmente

fintantoché non subentrino agli effettivi.

Corresponsione premi e attuazione politiche di remunerazione del

personale dipendente

Corresponsione premi relativi alla retribuzione variabile erogati nel corso

del 2012

Nel corso del 2012 sono stati effettuati i pagamenti dei premi maturati in relazione ai

sistemi incentivanti regolamentati vigenti per l’esercizio 2011 e dei bonus discrezionali.

In particolare i sistemi incentivanti sono stati rivolti a quattro tipologie di riferimento:

manageriale (Capogruppo, Banche del Territorio e Società prodotto),

reti commerciali (limitatamente alle strutture direttamente a contatto con la

clientela),

sedi centrali (Capogruppo, Banche del Territorio e Società prodotto),

società specialistiche.

Le regole utilizzate per ciascuna di queste sono state caratterizzate da linee guida

comuni e da specificità tipiche per le diverse famiglie professionali. L’attivazione dei

sistemi incentivanti, in particolare, è stata vincolata, oltre che alla idonea misura del

Capitale a Rischio, al raggiungimento di risultati minimi aziendali predeterminati (validi

per la singola società), a garanzia della sostenibilità economica degli stessi. I risultati

minimi necessari per poter accedere ai premi erano (così come ora) tanto più elevati,

quanto più si salga nell’ambito della gerarchia aziendale, come diretta conseguenza dei

crescenti livelli di responsabilità. In funzione del risultato raggiunto, quindi, i primi ad

essere esclusi dal pagamento dei premi sono i top manager.

In sintesi il costo complessivamente sostenuto per i sistemi incentivanti 2011

(comprendendo le campagne ed i bonus discrezionali) corrisponde a circa il 4,1% del

costo complessivo ricorrente del personale per l’esercizio 2011 (pari a 1.454,2

milioni), mentre il costo del premio aziendale contrattuale (comprensivo della

componente in azioni) erogato nel 2012 con riferimento al 2011, è risultato pari ad

76,9 milioni (5,3% del costo del personale 2011).

Attuazione delle Politiche Retributive 2012

Le politiche retributive del Gruppo per il 2012, approvate dall’assemblea dei soci del 21

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163

aprile 2012, sono state formulate, nel rispetto delle diverse normative, in modo da

assicurare la coerenza con gli obiettivi generali del Gruppo, nonché con le politiche di

prudente gestione del rischio, le strategie di lungo periodo e il contenimento dei costi

del personale. Tali politiche sono state ispirate ad una serie di obiettivi comuni quali

l’equità interna ed esterna, il riconoscimento del merito e la sostenibilità, al fine di

contenere gli oneri derivanti dall’applicazione delle policy aziendali entro i valori

compatibili con gli obiettivi di bilancio.

Per verificare la possibilità di attivare i sistemi incentivanti, in aggiunta al consueto

“cancello” di natura economica (risultato dell’operatività corrente - ROC) è stato

confermato il “cancello” riferito al Capitale a Rischio (CAR), il cui risultato, dal 2012,

viene considerato esclusivamente a livello di Gruppo.

Pur in presenza di un risultato di Capitale a Rischio di Gruppo (CAR) adeguato

all’obiettivo prefissato, i risultati economici dell’esercizio 2012 non consentono

l’attivazione dei sistemi incentivanti di Gruppo (e delle società ad esso collegate in

termini di “cancello”), di Banco Popolare e di Credito Bergamasco. Nessun manager

facente parte del “personale più rilevante” potrà accedere ai premi (per effetto del

legame con il “cancello” di Gruppo). L’erogazione dei premi sarà limitata alle poche

società (Banca Aletti e Aletti Gestielle) con risultati economici adeguati al proprio

“cancello” aziendale e sarà destinata a circa 300 dipendenti. Tuttavia in tali aziende i

senior manager non percepiranno premi per effetto di rinuncia individuale, mentre al

restante personale gli importi verranno erogati con una riduzione del 50%, in relazione

al fattore di solidarietà introdotto nel 2012 in tutti i sistemi incentivanti.

A prescindere dai risultati economici maturati e dei conseguenti effetti, si sintetizzano

nel seguito le principali linee guida relative alle politiche retributive, che sono state

attuate nel 2012 in coerenza con la specifica normativa.

Durante il trascorso esercizio è stato identificato, fra le categorie di soggetti la cui

attività ha un impatto rilevante sul profilo di rischio, il cosiddetto “personale più

rilevante”. L’identificazione è avvenuta mediante un criterio di valutazione dei ruoli ed

ai manager inclusi in tale perimetro sono state applicate le regole previste dalle

disposizioni di Vigilanza del 30 marzo 2011. La struttura del sistema incentivante di

pertinenza del “personale più rilevante” è stata quindi definita ripartendo il premio

potenziale in una quota erogabile a breve termine ed in una differita a tre anni, pari al

40% del totale, sottoposta a meccanismi di correzione ex-post (malus) idonei a

riflettere i livelli di performance al netto dei rischi. E’ stata poi prevista una quota pari

al 50% della retribuzione variabile complessiva (sia per la parte di bonus differito, che

per la parte a pronti) da corrispondere in azioni del Banco Popolare. Per altro questo

piano azionario non verrà attuato, stante la già richiamata mancata attivazione del

sistema incentivante del “personale più rilevante” per il 2012.

Sempre in conformità alle disposizioni della Banca d’Italia, per i responsabili delle

funzioni di controllo di livello più elevato sono stati previsti bonus non dipendenti dai

risultati delle funzioni soggette al loro controllo o collegati ai risultati economici,

escludendo le quote differite e in azioni (non dovendosi verificare nel tempo il

mantenimento dei loro risultati e riflettendo la quotazione delle azioni il risultato

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164

dell’andamento economico della società).

Per la categoria dei senior manager, che rappresentano il livello manageriale

sottostante il “personale più rilevante”, è stata confermata anche per il 2012

l’assegnazione di una quota differita pari al 40% del premio, per un periodo di 3 anni

dalla maturazione dei risultati, senza tuttavia l’utilizzo di azioni proprie.

Particolare attenzione è stata riservata nel 2012 all’equità interna, perseguita tramite

l’utilizzo ormai consolidato di una metodologia internazionale di valutazione dei più

importanti ruoli operativi e manageriali, che ha consentito una comparazione della

retribuzione globalmente corrisposta in relazione al peso delle posizioni organizzative:

questa comparazione è stata utilizzata per monitorare le singole posizioni o i gruppi

professionali fra di loro. L’equità esterna è stata invece verificata mediante indagini

retributive “ad hoc”, che hanno consentito il monitoraggio delle retribuzioni che i

competitori hanno erogato per analoghe posizioni di lavoro.

E’ stato confermato anche nel 2012 l’impegno ad enfatizzare il valore degli aspetti

qualitativi espressi dal personale, in aggiunta a quelli economici. Attraverso i sistemi

incentivanti sono infatti stati valorizzati elementi quali l’attenzione al cliente (tramite

la rilevazione di customer satisfaction), la qualità del credito erogato e la valutazione

delle competenze individuali e manageriali.

Sempre nel 2012, conformemente ad apposita delibera di approvazione da parte

dell’Assemblea Ordinaria dei Soci, il Banco ha attuato un piano di attribuzione di

azioni, rivolto alla generalità dei dipendenti del Gruppo, nell’ambito del premio

aziendale previsto contrattualmente per l’esercizio 2011.

Le finalità del Piano, come da documento informativo a suo tempo pubblicato, sono il

rafforzamento del senso di appartenenza al Gruppo e di adesione verso gli obiettivi

aziendali, accompagnate dalla considerazione che, da un punto di vista finanziario, il

Piano medesimo rappresenta un’opportunità vantaggiosa tanto per la società che lo

adotta quanto per i beneficiari. Infatti, il valore delle azioni assegnate (fino al limite di

euro 2.065,83 per ciascun anno) e mantenute per un periodo di tre anni non concorre a

formare l’imponibile contributivo e fiscale.

Hanno deciso di aderire al Piano 1.391 dipendenti del Gruppo, i quali hanno chiesto di

ricevere in azioni l'intero premio aziendale 2011 o parte di esso, per un controvalore

complessivo di 2.009.332 euro. L’approvvigionamento delle azioni è avvenuto mediante

acquisto di azioni proprie sul mercato regolamentato.

Verifica sui sistemi di remunerazione ed incentivazione ai sensi delle

Disposizioni di Banca d’Italia

Come richiesto dalle disposizioni di vigilanza, è stata condotta dalla direzione

audit della Capogruppo una verifica sulle modalità attraverso le quali viene assicurata

la conformità delle prassi di remunerazione al contesto normativo. L’attività ha

evidenziato un impianto organizzativo che garantisce la complessiva adeguatezza dei

sistemi di remunerazione e incentivazione rispetto al contesto normativo. Gli esiti della

verifica sono stati portati a conoscenza degli organi e delle funzioni competenti.

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165

Scioglimento anticipato del rapporto di collaborazione

Premesso che non esistono specifici accordi che prevedono indennità in caso di

scioglimento anticipato del rapporto di lavoro, con riguardo ai casi di risoluzione del

rapporto di collaborazione nell’ambito della categoria del “personale più rilevante”, si

evidenzia che:

con il dott. Luigi Negri, a seguito della consensuale risoluzione del rapporto di

lavoro, avvenuta in data 31 luglio 2012, è stata concordata un’erogazione

comprensiva di trattamento di fine rapporto e incentivazione all’esodo;

al rag. Bruno Pezzoni, con il quale è stato risolto il rapporto di lavoro in data 31

dicembre 2012, è stato riconosciuto il trattamento di fine rapporto;

al rag. Silvano Piacentini e al rag. Oreste Invernizzi, cessati per dimissioni

rispettivamente il 14 maggio 2012 e il 2 ottobre 2012, sono state applicate le

spettanze dovute in base al C.C.N.L., nonché le trattenute per il mancato

preavviso.

Le politiche riguardanti i casi di cessazione anticipata del rapporto sono illustrate nelle

politiche di remunerazione del personale dipendente (sezione I).

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166

Informativa quantitativa

Come precedentemente anticipato, si riportano di seguito:

informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni, ripartite per aree di

attività, corrisposte nel 2012, secondo quanto previsto nella Tavola 15, lettera

“b”, punto i) della circolare n.263 di Banca d’Italia;

informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni, corrisposte e di

competenza del 2012, ripartite tra le varie categorie del “personale più

rilevante”, come previsto dalla Tavola 15, lettera “b”, punto ii) della circolare

n.263 di Banca d’Italia.

Categorie di "personale più

rilevante" presenti nel

Gruppo

NumerositàRetribuzione

fissa 2012

Bonus

discrezionali

(erogati nel

2011)

Amministratori con incarichi

esecutivi1 1.700.000 0 229.680 (a) 229.680 (b) 153.120 (b) 153.120 (b)

Direttore generale e

responsabili delle principali

linee di business

27 8.782.523 145.000 1.081.283 (c) 745.645 (c)

Responsabili e personale di

livello più elevato delle

funzioni di controllo interno

6 1.413.513 30.000

TOTALE 34 11.896.036 175.000

(a) importo devoluto dall'Amministratore Delegato in beneficienza

(c) l'attribuzione è subordinata al rispetto del livello minimo, misurato nel secondo semestre del 2014, di:

_ Common Equity Capital Ratio , come definito dalla normativa in vigore a quella data;

2.336.426 1.334.005 1.234.403 898.765

(b) importo che l'Amministratore Delegato non percepirà in quanto ha espresso formale rinuncia; l'Azienda, per tanto, non sosterrà alcun

costo

_ Liquidity Coverage Ratio e Net Stable Funding Ratio , come definiti dalla normativa di Vigilanza in vigore alla data di verifica dei

requisiti.

1.104.325

0 0 0

Sistema

incentivante

upfront cash

(erogato nel

2012)

1.702.913

403.833

Retribuzione variabile di competenza 2011

Sistema

incentivante

upfront azioni

(disponibile

nel 2014)

Sistema

incentivante

differito cash

(da erogare nel

2015)

Sistema

incentivante

differito azioni

(disponibile

nel 2016)

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167

Categorie di "personale più

rilevante" presenti nel

Gruppo

Variabile di

anni

precedenti

erogata nel

2012

Pagamenti

2012 per

trattamenti di

inizio rapporto

Pagamenti

2012 per

trattamenti di

fine rapporto

Sistema

incentivante

differito azioni

(disponibile

nel 2017)

Amministratori con incarichi

esecutivi0 0 0 0 (*)

Direttore generale e

responsabili delle principali

linee di business

0 0 938.290 0 (*)

Responsabili e personale di

livello più elevato delle

funzioni di controllo interno

0 51.230 0 0 (*)

TOTALE 0 51.230 938.290 0

(*) "cancello" del sistema incentivante 2012 non aperto; nel corso del 2012, per altro, hanno preventivamente rinunciato al suddetto sistema incentivante

0 (*)

0

Sistema

Incentivante

differito cash

(da erogare

nel 2016)

0 (*)

0 (*)

0 (*)

0

Retribuzione variabile di competenza 2012

Sistema

incentivante

upfront azioni

(disponibile nel

2015)

0 (*)

0 (*)

0 (*)

0 (*)

0 (*)

0

Bonus

discrezionali

(erogati nel

2012)

0

100.000

275.000

375.000

Sistema

incentivante

upfront cash

(da erogare nel

2013)

GRUPPO Aree di attività * Numerosità **Retribuzione

fissa***

Retribuzione

variabile ****

Retribuzione

fissa***

(in percentuale

sul totale fissa +

variabile)

Retribuzione

variabile ****

(in percentuale

sul totale fissa +

variabile)

Importo medio di

retribuzione

totale (fissa +

variabile)

INVESTMENT BANKING 152,8 9.943.177,1 3.476.229,9 74% 26% 87.823

RETAIL BANKING 14.824,4 690.520.318,1 71.801.864,9 91% 9% 51.423

ASSET MANAGEMENT 71,0 4.872.992,7 493.668,4 91% 9% 75.587

ALTRE 3.295,3 178.107.510,0 20.457.486,5 90% 10% 60.257

TOTALE 18.343,5 883.443.998,0 96.229.249,7 90% 10% 53.407

* aree di attività previste dalle raccolte dati Banca d'Italia/EBA

*** comprende le componenti fisse della retribuzione

**** comprende premio aziendale, bonus e incentivi erogati nel 2012

** personale in forza al 31/12/2012 individuato con il metodo del full time equivalent; nella nozione di "personale", secondo quanto previsto

dalle Disposizioni di Banca d'Italia del 30 marzo 2011, rientrano, oltre ai dipendenti, anche i collaboratori, i sindaci e gli amministratori

indipendenti

BANCO

POPOLARE

Retribuzioni 2012

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168

Glossario

Viene nel seguito riportata la definizione di alcuni termini tecnici utilizzati nel presente

documento di informativa al pubblico.

Backtesting

Test retrospettivi effettuati per verificare la capacità predittiva dei modelli di stima di rischio.

Banking book

Il Banking book consiste in un portafoglio di proprietà in cui sono detenute partecipazioni di natura strategica o verso controparti con le quali vi è una relazione di lungo periodo. Attraverso il banking book passano gran parte delle transazioni

(prestiti, depositi) di medio - lungo termine. Esso è può contenere strumenti detenuti per la vendita (Available for Sale o AFS) come le partecipazioni strumentali o detenuti fino a scadenza (Held to Maturity o HTM), strumenti che rappresentano

finanziamenti, crediti e/o titoli obbligazionari (Loans & Receivable o L&R) come obbligazioni non quotate in mercato attivo.

Cartolarizzazione

Operazione di trasferimento del rischio relativo ad attività finanziarie o reali a una società veicolo, effettuata mediante la cessione delle attività sottostanti ovvero mediante l’utilizzo di contratti derivati.

Core tier 1 ratio

Rapporto tra il patrimonio di base core (core tier 1) ed il totale delle attività a rischio ponderate. Corporate

Fascia di clientela corrispondente alle imprese di medie e grandi dimensioni. Credit default swap/option

Contratto col quale un soggetto, a fronte del pagamento di un premio, trasferisce ad un altro soggetto il rischio creditizio inerente un prestito o un titolo, al verificarsi di un determinato evento legato al deterioramento del grado di solvibilità del debitore (nel caso della option sussiste anche il diritto da parte dell’acquirente dell’opzione di esercitare o meno).

Credit derivatives

Contratti derivati che hanno l’effetto di trasferire rischi creditizi. Sono prodotti che permettono agli investitori di effettuare arbitraggi e/o coperture sul mercato dei crediti con ricorso prevalentemente a strumenti diversi dalla liquidità, di assumere

esposizioni creditizie diversificate per durata e intensità, di modificare il profilo di rischio di un portafoglio, di separare i rischi di credito dagli altri rischi di mercato.

Credito scaduto

Le “esposizioni scadute”corrispondono alle esposizioni deteriorate scadute e/o sconfinanti in via continuativa da oltre 90/180 giorni (definizione prevista nelle vigenti segnalazioni di vigilanza). CRM

Tecniche di attenuazione del rischio di credito (Credit Risk Mitigation), tipicamente garanzie reali o personali. Default

Condizione di dichiarata impossibilità ad onorare i propri debiti e/o il pagamento dei relativi interessi. EAD – Exposure At Default

Stima del valore futuro di un’esposizione al momento del default del debitore. Le banche che soddisfano i requisiti per l’adozione dell’approccio IRB Advanced sono legittimate a stimare l’EAD, mentre per e altre è necessario ricorrere alle stime

regolamentari. Expected loss

Ammontare delle perdite su crediti che sono attese nell’orizzonte temporale di un anno. Dato un portafoglio di crediti, la expected loss (perdita attesa) rappresenta il valore medio della distribuzione delle perdite.

Fair value

Corrispettivo al quale un’attività potrebbe essere scambiata o una passività estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli ed indipendenti.

Filtri prudenziali

Nell’ambito delle modalità di calcolo del patrimonio di vigilanza si identificano come filtri prudenziali quelle modifiche apportate alle voci di bilancio allo scopo di salvaguardare la qualità del patrimonio di vigilanza stesso e di ridurne la

potenziale volatilità indotta dall’applicazione dei principi contabili internazionali “IAS/IFRS”.

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169

Floor

Le “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche” della Banca d’Italia, coerentemente con le linee guida definite a livello internazionale, hanno imposto a chi utilizza modelli interni negli anni 2007, 2008 e 2009 (scadenza prorogata anche per gli anni successivi) - di mantenere una dotazione patrimoniale non inferiore, rispettivamente, al 95%, 90% e 80%

(“floor”) del requisito complessivo calcolato in base alle disposizioni di vigilanza in vigore alla fine del 2006 (cd. “Basilea 1”). Viene anche in analogia definita Floor la ulteriore penalizzazione prudenziale che può essere introdotta dall’autorità di

vigilanza in sede di autorizzazione all'utilizzo dei Metodi Interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali, a fronte di lacune in

via di risoluzione. IAS/IFRS

I principi IAS (International Accounting Standards) sono principi contabili internazionali emanati dall’International Accounting Standards Board (IASB). I principi emanati successivamente al luglio 2002 sono denominati IFRS (International Financial

Reporting Standards).

ICAAP

Processo per la determinazione del livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni tipologia di rischio, anche diversi da quelli presidiati dal requisito patrimoniale complessivo (“Primo Pilastro”), nell’ambito di una valutazione, attuale e

prospettica, che tenga conto sia delle strategie aziendali sia dell’evoluzione del contesto macroeconomico. Il processo è disciplina del “Secondo Pilastro” (Titolo III della circolare di vigilanza 263).

IMA

Modello interno (Internal models approach) per il calcolo dei requisiti minimi patrimoniali relativi al Rischio di Mercato.

IRB (Internal Rating Based)

Approccio dei rating interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del Rischio di Credito, che si distingue nei metodi

base e avanzato. Nel metodo avanzato tutti le stime degli input (PD, LGD, EAD) per la valutazione del rischio di credito avvengono internamente. Nel metodo base (FIRB) solo la PD è invece stimata dalla Banca.

Junior

In una operazione di cartolarizzazione è la tranche più subordinata dei titoli emessi (Equity tranche), che sopporta per prima

le perdite che si possono verificare nel corso del recupero delle attività sottostanti.

Loss Given Default (LGD)

Tasso di perdita stimato in caso di default del debitore.

Mezzanine

In una operazione di cartolarizzazione, è la tranche con grado di subordinazione intermedio tra quello della tranche junior e quello della tranche senior.

Patrimonio di Base

Il patrimonio di base, detto anche tier 1, comprende il capitale versato, il sovrapprezzo di emissione, le riserve di utili (inclusa la riserva di prima applicazione IAS / IFRS diversa da quelle che sono rilevate tra le riserve da valutazione), al netto

delle azioni proprie in portafoglio e delle attività immateriali. Il tier 1 consolidato, inoltre, include anche il patrimonio di pertinenza di terzi.

Patrimonio Supplementare

Il patrimonio supplementare, detto anche tier 2, include le riserve da valutazione, gli strumenti non innovativi e innovativi di capitale non computati nel patrimonio di base, gli strumenti ibridi di patrimonializzazione, le passività subordinate di secondo livello, le plusvalenze nette implicite su partecipazioni, l’eccedenza delle rettifiche di valore complessive rispetto alle perdite

attese, gli altri elementi positivi che costituiscono gli elementi patrimoniali di qualità secondaria; a questi si aggiungono i

“filtri prudenziali” positivi del patrimonio supplementare. Il totale dei suddetti elementi, diminuito delle minusvalenze nette implicite su partecipazioni, degli elementi negativi relativi ai crediti, degli altri elementi negativi, dei "filtri prudenziali"

negativi del patrimonio supplementare costituisce il “patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre”. Il patrimonio supplementare è costituito dalla differenza tra il “patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre” e

il 50% degli “elementi da dedurre”. Patrimonio di Vigilanza

Il patrimonio di vigilanza è l’insieme degli elementi patrimoniali per la copertura dei rischi e delle perdite aziendali. Esso è costituito dal patrimonio di base più il patrimonio supplementare al netto delle deduzioni.

Probability of Default (PD)

Probabilità che il debitore vada in default su un orizzonte temporale di un anno.

Rating

Valutazione della qualità di una società o delle sue emissioni di titoli di debito sulla base della solidità finanziaria della società stessa e delle sue prospettive. La valutazione può essere effettuata da agenzie specializzate o dalla banca sulla base di modelli interni.

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170

Retail

Fascia di clientela che comprende principalmente i privati, i professionisti, gli esercenti e gli artigiani. Rischio di credito

Rischio che una variazione inattesa del merito creditizio delle controparti affidate determini l'inadempienza delle controparti stesse, producendo perdite impreviste relativamente alle esposizioni per cassa o di firma. Rischio di controparte

Rischio che la controparte di un’operazione avente a oggetto determinati strumenti (derivati finanziari e creditizi Otc, operazioni pronti contro termine, prestito titoli/merci, finanziamenti con margini ecc.) risulti inadempiente prima del

regolamento definitivo dei flussi finanziari dell'operazione. Rischio di mercato

Rischio di perdita generato dall'operatività sui mercati riguardanti gli strumenti finanziari (del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza e del portafoglio bancario), le valute e le merci, derivante dall'andamento dei fattori di mercato o dalla

situazione dell'emittente. Rischio operativo

Rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni

dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il

rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. Rischio di liquidità

Rischio che la banca non sia in grado di adempiere alle proprie obbligazioni alla loro scadenza. Ai fini interni a supporto del processo ICAAP è definito come Rischio di sostenere costi di finanziamento non di mercato in relazione ad una posizione

finanziaria netta sbilanciata. Risk Appetite

Livello di rischio che la banca è disposta a tollerare. La propensione al rischio viene definita sulla base degli obiettivi strategici perseguiti nell’assunzione e gestione dei rischi (stabilità, continuità, ridotta variabilità dei risultati, ecc...)

attraverso l’individuazione di una quota di capitale indisponibile ai rischi. RWA (Risk Weighted Assets)

Attività per cassa e fuori bilancio classificate e ponderate in base a diversi coefficienti legati ai rischi, ai sensi delle normative bancarie.

Senior/super senior

In un’operazione di cartolarizzazione è la tranche con il maggiore grado di privilegio in termini di priorità di remunerazione e rimborso. Sensitivity

Identifica la sensibilità con la quale determinate attività o passività reagiscono a variazioni dei tassi o di altri parametri di riferimento.

SPE/SPV

Le Special Purpose Entities o Special Purpose Vehicles sono società appositamente costituite da uno o più soggetti per lo svolgimento di una specifica operazione. Le SPE/SPV, generalmente, non hanno strutture operative e gestionali proprie ma si

avvalgono di quelle dei diversi attori coinvolti nell’operazione. Spread

Con spread ci si riferisce generalmente alla differenza tra due tassi di interesse, allo scarto tra le quotazioni denaro e lettera nelle contrattazioni in titoli o alla maggiorazione che l'emittente di valori mobiliari riconosce in aggiunta ad un tasso di

riferimento. Stress test

Per prove di stress si intendono le tecniche quantitative e qualitative con le quali la banca valuta la propria vulnerabilità ad eventi eccezionali ma plausibili. Le prove di stress verificano gli effetti sui rischi della banca di eventi specifici (analisi di

sensitività) o di movimenti congiunti di un insieme di variabili economico-finanziarie in ipotesi di scenari avversi (analisi di scenario), con riferimento a singoli rischi (stress specifico) o in maniera integrata su più rischi (stress congiunto).

Strumenti ibridi del patrimonio di base

Strumenti finanziari computati, entro limiti specifici, nel patrimonio di base in presenza di condizioni di permanenza nella disponibilità dei fondi raccolti e capacità di assorbimento delle perdite che garantiscono pienamente la stabilità patrimoniale delle banche. Tali strumenti possono essere classificati come innovativi e non innovativi in funzione delle presenza o meno di

incentivi al rimborso anticipato da parte dell’emittente.

Tier 1 ratio

Rapporto tra patrimonio di vigilanza di base e il totale delle esposizioni ponderate per il rischio.

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Total capital ratio

Rapporto tra patrimonio di vigilanza e il totale delle esposizioni ponderate per il rischio. Trading book

Rappresenta il “portafoglio di negoziazione di vigilanza” della banca, ovvero l’insieme delle posizioni assunte per finalità di tesoreria o di negoziazione con la clientela e intenzionalmente destinate, a breve termine, ad una successiva dismissione allo scopo di beneficiare degli utili originati dalla differenza tra prezzo di acquisto e di vendita.

VaR - Value at Risk

Misura probabilistica di massima perdita potenziale che un intermediario può complessivamente subire entro un certo intervallo di confidenza e in un determinato orizzonte temporale.

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