Alimentazione

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pharma service srl edizioni L’ALIMENTAZIONE NELLA PREVENZIONE

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L’ALIMENTAZIONE NELLA PREVENZIONE

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Crediti

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Sale 18

Alcolici 20

Acqua 16

Zuccheri, dolci e bevande zuccherate 14

Grassi 12

Cereali, legumi, ortaggi e frutta 10

Controllare il peso e mantenere un’abituale attività motoria 8

Introduzione 5

Le diverse età nell’alimentazione 22

Consigli 26

La dieta mediterranea 28

Il medico di famiglia e le strategie nell’educazione alimentare 30

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Tra le tante analisi che possono riguardare la società moderna, una tra le più interessanti può essere rivolta alle abitudini alimentari che negli ultimi anni sono profondamente cambiate nelle popolazioni occidentali .

Parallelamente il mondo scientifico ha iniziato ad occuparsi in modo sempre più stretto ed attento delle problematiche legate all’alimentazione ed alla correla-zione tra dieta e patologie con una particolare attenzione all’area cardiovascola-re ed oncologica oltre che al più scontato ambito metabolico.

Tra i fattori che hanno favorito questi cambiamenti dobbiamo senz’altro pren-dere in considerazione il forte sviluppo dell’economia ed i miglioramenti delle condizioni di status di una gran parte della popolazione; la possibilità di contatto con altre culture favorita in particolare dal grande impulso del turismo di massa e dei viaggi oltre frontiera.

Oltre a questi grandi mutamenti sociali ed al raggiungimento di un migliore tenore di vita, non vi è dubbio che la diffusione di messaggi pubblicitari attra-verso i media e le grandi opportunità offerte dagli strumenti di comunicazione di massa, hanno spostato l’attenzione e spinto i consumatori a considerare, con maggior frequenza e in più larga misura, una vasta gamma di generi alimentari meno usuali e considerati in precedenza esclusivi di una certa elite.

Se per un verso la possibilità di usufruire di una grande e differente varietà di cibi ha portato al miglioramento del livello di nutrizione di molti individui ed ha favorito la pressocchè totale scomparsa di un gran numero di patologie legate alle carenze nutrizionali, d’altro canto sono emerse sempre più chiaramente una serie di problematiche legate agli eccessi alimentari, alla errata composizione della dieta, al conseguente sovrappeso ed agli squilibri metabolici associati.

Il nuovo paradigma è diventato quello del rischio cardiocerebrovascolare e dello

Il ruolo dell’alimentazione nella prevenzione delle malattie.

INTRODUZIONE

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Seven Countries Study

La prima intuizione a riguardo dell’importanza del-l’alimentazione per la prevenzione delle malattie fu del fisiologo americano Ancel Keys che condusse uno studio epidemiologico denominato, appunto, “Seven Countries Study”, e negli anni ‘70 pubblicò il libro “Eat well and stay well, the Mediterranean way”.

Proprio per meglio sviluppare le sue teorie, Ancel Keys decise di stabilirsi in un piccolo borgo di pesca-tori (Pioppi) in provincia di Salerno dove visse per quasi quaranta anni. È deceduto nel novembre 2004 all’età di cento anni.

Questo modello alimentare è basato su di un para-dosso (almeno per il punto di vista del nutrizionismo tradizionale): i popoli che vivono nelle nazioni del Mediterraneo consumano quantità relativamente elevate di grassi animali, e ciò nonostante hanno minori tassi di malattie cardiovascolari rispetto agli abitanti degli Stati Uniti, dove ci sono livelli simili di grassi animali nell’alimentazione.

La spiegazione è che la gran quantità di olio di oliva usata nella cucina mediterranea controbilancia al-meno in parte i grassi animali. L’olio di oliva sembra infatti abbassare i livelli di colesterolo nel sangue.

Inoltre, si pensa che il consumo di vino rosso sia un altro fattore, in quanto contiene bioflavonoidi con potenti effetti antiossidanti.

stile di vita che, come ben evidenziato da numerosi importanti trials clinici, sono i fattori legati in modo diretto con i parametri di morbilità e mortalità.

Dal famosissimo Seven Countries Study (vedi box a lato) ormai vecchio di molti anni in poi, gli studiosi hanno dimostrato ad esempio sempre più chiaramente la relazione tra tassi di mortalità per cardiopatia coronarica e consumo di grassi sa-turi, cosi come la correlazione con l’aumento della colesterolemia e della pres-sione arteriosa legati a scorretti stili di vita e incongrue abitudini alimentari.

Con l’obiettivo di fornire chiare e semplici indicazioni per la popolazione, l’Istitu-to Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione ha recentemente emanato nuove direttive per una sana alimentazione.

Queste linee guida, aggiornate alla luce dell’evoluzione delle conoscenze scien-tifiche e stilate con una particolare attenzione ai cambiamenti delle abitudini di vita, vogliono anche essere un monito per sfatare miti e false convinzioni sull’alimentazione ed un tentativo per modificare errate ‘’mode alimentari’’ che sono ormai consolidate per molti.

Vediamo in modo semplice e sintetico una serie di regole da poter trasmettere per una alimentazione e per uno stile di vita più corretto.

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È opportuno pesarsi almeno una volta al mese controllando il proprio IMC (indi-ce di massa corporea). L’IMC si calcola dividendo il proprio peso in chilogrammi per il quadrato della propria altezza.

Se si è sovrappeso, ridurre le entrate energetiche (includendo comunque tutti gli alimenti in modo equilibrato) e aumentare nel contempo le uscite.

Evitare le diete drastiche e sbilanciate, che non includono tutti gli alimenti. Se si è sottopeso mantenere un giusto livello di attività, accompagnata da un’alimen-tazione varia ed equilibrata, consumando tutti i pasti agli orari abituali.

Nell’anziano sembra che 3-5 kg in più rispetto al peso al suo peso forma da adulto possano essere protettivi per la salute e la spettanza di vita.

Non è possibile seguire un’alimentazione corretta senza praticare un’attività fisica continua e di intensità non trascurabile.

La misura della circonferenza della vita e dei fianchi consente di definire la di-strettualizzazione dell’adipe, l’eccesso di peso distribuito prevalentemente sul tronco è più rischioso per la salute di quello distribuito sui fianchi.

Composizione corporea (media):

80-85 % massa magra (liquidi corporei, scheletro, visceri); 15-20% massa magra (tessuto adiposo). Nella donna adulta 20-30 %.

Quale attività fisica?

Per stile di vita fisicamente attivo si deve intendere innanzitutto un tipo di com-portamento che dia la preferenza, nell’espletamento delle attività quotidiane, all’uso dei propri muscoli piuttosto che all’uso delle macchine. Un adulto sano a questo può aggiungere, 4 o 5 volte la settimana, un’attività fisica (per circa 20 secondi) di intensità sufficiente a provocare un evidente sudorazione.

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Controllare il peso e mantenere una abituale

attività motoria

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Incrementare l’assunzione quotidiana di ortaggi, frutta fresca e legumi, cercando di raggiungere le cinque porzioni giornaliere.

È conveniente includere i legumi secchi (fagioli, ceci, piselli, lenticchie) amplian-do così la possibilità di scelte alternative.

Ciò perché i legumi oltre a rilevanti quantità di amido e fibra forniscono anch’es-si quei nutrienti principali che sono caratteristici della carne, del pesce e delle uova, come ferro e altri oligoelementi oltre a notevoli quantità di proteine di buona qualità biologica.

Alcune sostanze ad azione protettiva contenute in frutta e verdura hanno azione antiossidante (contrastano cioè l’azione dei radicali liberi i quali alterando la struttura delle membrane cellulari e del materiale genetico, aprono la strada al-l’invecchiamento precoce e possono dare l’avvio a processi che sono all’origine di diverse forme tumorali).

Antiossidanti

Acido ascorbico (vitamina C).

Carotenoidi: betacarotene: vegetali gialli, arancione,frutti giallo-arancio

Licopene: vegetali rossi come il pomodoro

Composti fenolici: in quasi tutti gli alimenti di origine vegetale (uva, vino)

Tocoferoli: presenti nei semi oleosi e negli ortaggi a foglia verde

Consumare regolarmente anche pane, pasta, riso e altri cereali, meglio se integrali, limitando grassi e oli.

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Cereali, legumi, ortaggi e frutta

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Condire preferibilmente con grassi di origine vegetale, soprattutto olio extraver-gine di oliva e oli di semi, a crudo, e sempre in quantità controllate. Non eccedere nel consumo di alimenti fritti, evitando di riutilizzare grassi e oli già cotti.

Mangiare il pesce due o tre volte la settimana e, fra le carni, preferire quelle ma-gre, eliminando l’eventuale grasso visibile. Non consumare più di quattro uova alla settimana, distribuite nei vari giorni.

Preferire il latte scremato o parzialmente scremato a quello intero e, per quanto riguarda i formaggi, scegliere quelli più magri oppure ridurne le porzioni. Abi-tuarsi a controllare le etichette per conoscere il contenuto in grassi dei vari cibi.

È stato dimostrato che alcuni acidi grassi saturi che abbondano in certi grassi animali oltre che nell’olio di cocco e di palma, elevano il livello di colestero-lo totale e LDL nel sangue favorendo il processo aterosclerotico. L’acido oleico (monoinsaturo – olio di oliva) riduce il colesterolo LDL non modificando o au-mentando l’HDL.

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Grassi

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Tra i dolci meglio sarebbe meglio scegliere i prodotti da forno della tradizione italiana, come biscotti, torte, ecc, che contengono meno grassi e zuccheri.

Lo zucchero comune è costituito da saccarosio. Nell’alimentazione abituale una delle fonti importanti di zuccheri sono gli alimenti e le bevande dolci.

È contenuto anche nella frutta e nel miele (che contengono anche glucosio e frutto-sio). Il latte contiene zuccheri semplici (lattosio).

Gli zuccheri, specialmente se assunti da soli, sono facilmente assorbiti e utilizzati, sia pure con diversa rapidità. Alcuni zuccheri (glucosio) provocano in tempi brevi un bru-sco innalzamento della glicemia.

Questo “picco glicemico”, mentre può attenuare fastidiose sensazioni legate alla ipo-glicemia (“calo degli zuccheri”) è controindicato per chi, come i soggetti diabetici, ha difficoltà ad utilizzare il glucosio a livello cellulare

Lavarsi sempre i denti dopo il loro consumo. Informarsi sempre sul tipo di edulcoran-te artificiale addizionato ad un determinato alimento, per evitarne una assunzione eccessiva.

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Zuccheri, dolci e bevande zuccherate?

Sì, ma nei giusti limiti...

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È bene consumarne in abbondanza. Va sempre assecondato il senso di sete ten-tando anzi di anticiparlo, bevendo 1,5-2 litri al giorno di acqua: meglio bere frequentemente, piccole quantità a piccoli sorsi, soprattutto se appena fredda.

I bambini e gli anziani,che sono abitualmente più esposti al rischio di disidra-tazione, dovrebbero bere frequentemente nell’arco della giornata, anche in as-senza di sete.

Durante l’attività fisica e in determinate condizioni patologiche (es. stati febbri-li, diarrea) che determinano un aumento dell’eliminazione dell’acqua corporea, reintegrare tempestivamente e in quantità adeguata l’acqua perduta.

È sbagliato evitare di bere per il timore di sudare eccessivamente o di ingrassare: sudare è infatti indispensabile per regolare la temperatura corporea e l’acqua non apporta calorie.

Ricordiamo: il fabbisogno (per adulti e anziani) e di 1 ml di acqua per ogni chi-localoria alimentare introdotta al giorno. Per i bambini circa 1,5 ml/ kcal/giorno.

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Acqua

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In Italia si consuma sale in eccesso: in media dai 10 ai 14 grammi a testa al giorno.

Preferire il sale arricchito con iodio (sale iodato).

Cercare di ridurre progressivamente il sale che si aggiunge ai cibi, tutto il sale di cui abbiamo bisogno è già contenuto negli alimenti allo stato naturale.

Abituarsi a salare progressivamente meno i cibi, tenendo in considerazione inol-tre le fonti di sale come dadi, ketchup, salsa di soia, senape, ecc.

Per esaltare il sapore dei cibi preferire succo di limone, aceto, spezie ed erbe aromatiche.

Durante l’attività sportiva moderata è sufficiente reintegrare i liquidi persi attra-verso la sudorazione con la semplice acqua.

Il Ministero della Salute ha promosso nel 1997 una Campagna di educazione alimentare su “Sale nell’alimentazione per la profilassi della carenza iodica e la prevenzione dell’ipertensione”.

La necessità di effettuare una Campagna informativa è derivata dalla constata-zione che la domanda ed il consumo di sale arricchito con iodio non raggiunge-vano livelli di mercato significativi (circa 2% della produzione globale di sale), poiché i consumatori non erano consapevoli dei disturbi legati alla carenza ali-mentare di iodio e della possibilità di prevenirli con l’uso di sale arricchito.

Il proposito è stato quello di conseguire il duplice obiettivo:

l’eradicazione dei disturbi da carenza iodica, attraverso una forte promozione dell’uso del sale arricchito scarsamente utilizzato dai consumatori;

la riduzione del consumo medio globale di sale al di sotto dei 6 g/die, per la correlazione sodio-ipertensione, nell’ambito della prevenzione della patologia cardiovascolare.

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Sale

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Se si desidera bere alcolici, è preferibile assumerli durante o vicino ai pasti, in quantità controllata, prediligendo quelli a basso tenore alcolico, come birra e vino. Evitare l’assunzione di alcol durante l’infanzia, l’adolescenza, la gravidan-za, l’allattamento e se ci si deve mettere alla guida di veicoli o macchinari che richiedono attenzione.

Ridurre o eliminare l’assunzione di bevande alcoliche se si è obesi o in sovrappe-so, ma anche se si presenta una familiarità per diabete, obesità, ipertrigliceride-mia, ecc. o se si stanno assumendo farmaci che potrebbero interagire.

Il costituente fondamentale e caratteristico di ogni bevanda alcolica è l’etanolo. Il corpo umano è per lo più in grado di sopportare l’etanolo senza evidenti danni purchè si rimanga entro i limiti di un consumo moderato. Per l’uomo questo con-sumo è calcolato in 2-3 unità alcoliche (U.A.) mentre per la donna è di 1-2.

Nella tabella sottostante sono riportati i Valori indicativi di alcolemia (g di alcol/ml di sangue) in funzione della quantità di alcol ingerita (U.A.) e tempo trascorso dall’ingestione (a digiuno). In giallo sono contrassegnati i tassi consentiti dalla legge per la guida

A quanto ammonta una unità alcolica?

1 U.A. = 12 g di etanolo = 1 bicchiere di vino = 1 lattina di birra = 1 bicchierino di superalcolico.

Ore dall’assunzione (uomini)

U.A 1 2 3 4 5

1 0,13 0,01 0 0 0

2 0,38 0,26 0,14 0,02 0

3 0,63 0,51 0,39 0,27 0,15

4 0,88 0,76 0,64 0,52 0,40

5 1,13 1,01 0,89 0,77 0,65

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Alcoolici

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In gravidanza

È bene evitare aumenti eccessivi di peso, facendo nel contempo attenzione a soddisfare gli aumentati fabbisogni nutritivi, in particolare di proteine, calcio, ferro e acido folico. Non assumere cibi crudi o poco cotti e bevande alcoliche. Un’adeguata assunzione di acido folico è consigliabile anche durante tutta l’età fertile.

Durante l’allattamento

Le necessità nutritive sono addirittura superiori rispetto alla gravidanza. Un’ali-mentazione varia, ricca di vegetali freschi, pesce, latte e derivati aiuta a stare bene e a produrre un latte adatto alle esigenze del neonato. Evitare gli alimenti che possono conferire odori o sapori sgradevoli al latte. Assumere con cautela i prodotti che contengono sostanze eccitanti, come the, caffè, cacao, coca cola. Evitare gli alcolici.

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Le diverse etànell’alimentazione

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Bambini e ragazzi

Non saltare mai la prima colazione e suddividere opportunamente gli alimenti nel corso della giornata, aumentando l’assunzione di ortaggi e frutta. Non ec-cedere con dolci, bibite gassate e piatti dei fast food. Dedicare almeno 1 ora al giorno all’attività fisica e al movimento (camminare, giocare all’aperto, ecc.).

Adolescenti

Cercare di evitare schemi alimentari squilibrati e monotoni, solo perché di moda. Soprattutto per le ragazze, è importante soddisfare i propri fabbisogni alimentari di ferro e di calcio. Non escludere dalla dieta cibi come carne o pesce, pane e pasta o latte e formaggi, così come impongono alcune ‘’mode alimentari’’ at-tualmente molto seguite.

In menopausa

Aumentare l’attività motoria e curare di più l’alimentazione, senza eliminare indiscriminatamente alcun gruppo di alimenti a favore di altri. Non esagerare con latte e formaggi prediligendo comunque quelli magri e a basso contenuto di sale. Assumere ortaggi e frutta fresca in abbondanza, conditi con olio extraver-gine di oliva. Limitare o evitare condizioni quali sovrappeso o obesità, sedenta-rietà, stitichezza, fumo e abuso di alcol, che rappresentano importanti fattori di rischio per diverse malattie.

Anziani

Rendere la propria dieta varia e appetibile, evitando il più possibile i piatti freddi, precucinati e riscaldati. Scegliere gli alimenti in relazione allo stato di salute dell’apparato masticatorio e digerente: ad esempio tritare le carni, grattugiare la frutta, preparare minestre, puree e frullati. Evitare i pasti abbondanti, frazionan-do l’alimentazione in più occasioni durante la giornata.

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La prima colazione dovrebbe essere abbondante e comprendere latte o yogurt. Consumare spesso legumi, frutta e ortaggi freschi. Ridurre i grassi animali, sce-gliendo carni magre come pollo, coniglio, tacchino. Aumentare il consumo di pesce e ridurre quello di formaggi, di alcolici e del sale da cucina.

Seguire un’alimentazione varia riduce anche le possibilità di ingerire sostanze dannose eventualmente contenute negli alimenti, consumare molta verdura e frutta ben lavata (funzione protettiva) è il miglior strumento di difesa.

Le persone anziane, i bambini e le donne in gravidanza devono evitare il consu-mo di alimenti di origine animale crudi o poco cotti.

Le conserve casalinghe devono essere preparate osservando scrupolose norme igieniche per scongiurare il rischio che si sviluppino microrganismi dannosi per la salute.

È bene non lasciare raffreddare gli alimenti già cotti fuori dal frigorifero per più di due ore (una in estate) e senza coperchio. Quando riutilizzati, dovranno essere scaldati fino a quando saranno molto caldi anche all’interno.

Non scongelare gli alimenti di origine animale a temperatura ambiente, meglio cucinarli direttamente oppure scongelarli nel frigorifero o nel forno a microonde.

Nel frigorifero evitare il contatto tra alimenti diversi; conservare i cibi già cucinati in recipienti chiusi, le uova nel contenitore d’origine, ecc.

Ricordare sempre che l’etichetta alimentare è uno strumento di tutela del consu-matore e che sarebbe quindi utile leggerla con attenzione.

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Consigli

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Una brevissima nota conclusiva sul modello alimentare mediterraneo; ci rife-riamo in questo caso non solo all’Italia (e non tutta l’Italia), ma anche ad altri paesi come Francia, Spagna, Grecia, ai paesi settentrionali dell’Africa e del vicino Oriente che geograficamente si trovano in un ambiente simile.

Usi e consumi alimentari ed i prodotti tipici di questi luoghi hanno dato origine al modello alimentare mediterraneo. Prodotti tipici di questo modello sono il pane, la pasta, l’olio di oliva,il vino, la frutta e tutta la vasta gamma degli ortaggi fra i quali primeggia il pomodoro.

Non si tratta di una dieta ad impronta vegetariana, ma questi prodotti, ben combinati fra loro (come insegna la cucina mediterranea) con l’aggiunta di modeste quantità di prodotti di origine animale (formaggio, latte, uova, carne e pesce) sono in grado di assicurare un’alimentazione valida, equilibrata, adatta a qualsiasi età e anche in grado di ridurre il rischio di insorgenza di patologie (diabete, obesità, malattie cardiovascolari).

Vi sono importanti prove scientifiche in favore della validità del modello alimentare mediterraneo nel proteggere la salute basate sulla somiglianza con modelli alimentari proposti nel mondo (suddivisione ideale in calorie e principi nutritivi) e sui principi della dieta mediterranea (riduzione dei grassi saturi a favore dei grassi monoinsaturi, adeguato apporto di acidi grassi essenziali, apporto di fibra, prevalenza di carboidrati complessi), oltre a prove derivanti da importante ricerche epidemiologiche come ad esempio il già citato “Seven Countries Studio” (vedi box a pagina 9).

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La dieta mediterranea

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Non si può mantenersi in salute basandosi soltanto sul tipo di alimentazio-ne, ma a questa bisogna affiancare anche degli esercizi fisici” (Ippocrate: “Il regime”, metà del IV sec. AC)

Negli ultimi anni si sta finalmente sviluppando la cultura della nutrizione e della prevenzione di alcune patologie attraverso una corretta alimentazione.

Il medico di medicina generale per il proprio ruolo e profilo professionale intera-gisce con il paziente nell’ambito di un rapporto fiduciario e conosce la sua storia clinica e personale oltre che socio-famigliare e psicologica, ed è la figura medica che può vantare il contatto più frequente e diretto con il paziente.

È quindi necessario che il medico di famiglia risponda con competenza alle richieste di salute e prevenzione che sempre più frequentemente gli vengono rivolte. Ciò implica anche l’acquisizione di conoscenze in campo nutrizionale che, costantemente aggiornate, andranno applicate al soggetto sano o affetto da patologia.

La promozione di una corretta alimentazione richiede, però, non solo conoscenze specifiche, ma anche disponibilità da parte del medico a fornire indicazioni e strategie di comportamento e contemporaneamente da parte della famiglia la disponibilità ad effettuare eventuali variazioni alimentari e dello stile di vita.

L’anamnesi nutrizionale costituisce un primo approccio importante e consente una conoscenza approfondita della famiglia, delle sue abitudini non solo diete-tiche ma anche di vita; permette inoltre di evidenziare le dinamiche all’interno del nucleo familiare e la presenza di contrasti, incomprensioni e insoddisfazioni spesso causa di scorrette abitudini dietetiche.

Proprio in sede di colloquio è opportuno che vengano messi in luce precocemen-te oltre agli errori nutrizionali anche eventuali comportamenti a rischio per svi-luppo di patologie del comportamento alimentare e che si cerchi di intervenire per un tentativo di correzione degli stessi.

Questo approccio si può realizzare attraverso la metodica del Counseling che può spesso costituire un’efficace metodo di intervento ma che necessita tut-tavia di una serie di requisiti peculiari quali: qualità personali, conoscenze

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Il medico di famiglia e le strategie nella educazione

alimentare

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specifiche,abilità e strategie comunicative e relazionali finalizzate all’attivazione delle risorse personali dell’individuo. Il termine deriva dalla lingua inglese “to counsel” e spesso viene erroneamente tradotto con il verbo “consigliare”, in realtà fare counseling significa ben altro. Si tratta infatti di un processo che ha il fine di rendere possibili scelte e cambiamenti, nel rispetto dei valori e della capacità di autodeterminarsi del paziente.

Qualche definizione di Counseling: “...una pratica o prestazione professionale atta a guidare un individuo verso una migliore comprensione dei suoi problemi e potenzialità attraverso l’uso di principi e metodi psicologici moderni in partico-lare raccolta dei dati storici del caso, uso di varie tecniche di intervista personale e individuazione di interessi e attitudini”.

Secondo l’OMS “...è un processo che, attraverso il dialogo e l’interazione, aiuta le persone a risolvere e gestire problemi e prendere decisioni; esso coinvolge un “cliente” e un “operatore”: il primo è un soggetto che sente il bisogno di essere aiutato, il secondo una persona esperta, imparziale, non legata al cliente, addestrata all’ascolto, al supporto e alla guida”.

Fare counseling significa dunque entrare strategicamente nei meccanismi deci-sionali del paziente ed aiutarlo a trovare il suo modo per cambiare.

Lasciando ai più motivati il compito di approfondimento su questa tecnica è opportuno, riprendendo alcune considerazioni tratte da G.Bert e S.Quaglino (Il medico e il counseling, 1993) ricordare che:

il counseling non è un obbligo morale (un suo utilizzo strutturato va riservato alle situazioni in cui è veramente possibile il coinvolgimento del paziente)

il counseling non è una psicoterapia (è fondamentale che il medico sappia deli-mitare con attenzione il proprio intervento senza sconfinare)

il counseling non è un’imposizione di valori (l’obiettivo è un obiettivo educativo, non bisogna convincere nessuno ma aiutare e favorire un percorso di cambia-mento)

il counseling si impara (è una tecnica che si deve apprendere e non una improv-visazione, si basa sulla relazione e richiede motivazione, impegno, riflessione, esercizio).

Uno strumento quindi complesso, relativamente nuovo per il medico di famiglia, ma che può essere di grande aiuto in un ambito di intervento così difficile come quello della educazione alimentare e del cambiamento del lifestyle.

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