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ALEX WEBB “Fotografie” “Conosco un solo modo per scoprire un luogo: camminare. In fondo non è altro che questo che fa uno street photographer: camminare, osservare, attendere, chiacchierare, e poi ancora osservare e attendere … restando fiducioso che qualcosa di inaspettato, sconosciuto o forse proprio l’essenza più segreta di ciò che pare conosciuto, ci aspetti proprio lì…dietro l’angolo.” Alex Webb, Under a Grudging Sun Alla fine degli anni ’70 ho iniziato a fotografare a colori ad Haiti e in Messico, luoghi di luce tropicale dove le tinte intense sono parte integrante della cultura del posto, così lontani dai toni grigi del mio New England. Ciò che mi ha attratto inizialmente,però, non sono stati la luce vibrante ed i colori pieni e caldi, bensì la vivacità della vita nelle strade dei tropici – la vita autentica, ruvida, scombinata, dei bassifondi dei tropici, mondi dove la cultura indigena viene spesso corrotta e trasformata dagli influssi estranei delle culture del nord. Da quando ho iniziato a lavorare nei Carabi e in America Latina, mi sono trovato sempre più spesso in situazioni di confine, come quello del Messico, dove culture diverse si intrecciano, talvolta scontrandosi, talvolta fondendosi con facilità. Nel corso degli anni ho ampliato i miei orizzonti in Florida, nel sud degli USA, nell’Europa dell’est e in tempi recenti, a Istambul, un confine diverso, e poi Cuba. La mostra è un’ Anteprima Nazionale Location: Villa Bottini – Piano Nobile Orari: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30 BIOGRAFIA Alex Webb è nato a San Francisco in California, nel 1952. Ha studiato Storia e Letteratura presso la Harvard University e Fotografia presso il Carpenter Center for the Visual Arts. Ha fotografato in situazioni di confine e paesi tropicali, America Latina, Africa, Stati Uniti, Europa dell’Est, Cuba e recentemente Istambul. Dal 1975, Webb ha partecipato a tante mostre in tutto il mondo. I suoi lavori sono presenti in collezioni quali “the Fogg Art Museum di Cambridge”, Massachusetts; “the International Center of Photography”, New York; “the Museum of Photographic Arts”, San Diego in California; “the Southland Collection”, Dallas in Texas; “the University of Massachusetts”, Amherst; e “the Getty Center for the Arts and the Humanities” a Santa Monica in California. Tra i molti riconoscimenti ottenuti per il suo lavoro, l’ “Overseas Press Club Award” (1980), il “Leopold Godowsky, Jr. Color Photography Award” (1988), il “National Endowment for the Arts” (1990), la “Leica Medal of Excellence” (2000), e la medaglia “David Octavius Hill Medaille” (2002). Le fotografie di Webb sono comparse in magazines come il GEO, Time, Stern, Life, e il New York Times Magazine. Egli ha affrontato vari temi per il National Geographic, fra cui la Riviera amazzonica, Tijuana, Monterrey, Messico, Istanbul. Ha pubblicato svariati libri di fotografia, fra cui Hot Light/Half-Made Worlds: Photographs from the Tropics, Under A Grudging Sun, e Crossings. Alex Webb vive e lavora a Brooklyn, New York.

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ALEX WEBB “Fotografie”

“Conosco un solo modo per scoprire un luogo: camminare. In fondo non è altro che questo che fa uno street photographer: camminare, osservare, attendere, chiacchierare, e poi ancora osservare e attendere … restando fiducioso che qualcosa di inaspettato, sconosciuto o forse proprio l’essenza più segreta di ciò che pare conosciuto, ci aspetti proprio lì…dietro l’angolo.” Alex Webb, Under a Grudging Sun Alla fine degli anni ’70 ho iniziato a fotografare a colori ad Haiti e in Messico, luoghi di luce tropicale dove le tinte intense sono parte integrante della cultura del posto, così lontani dai toni grigi del mio New England. Ciò che mi ha attratto inizialmente,però, non sono stati la luce vibrante ed i colori pieni e caldi, bensì la vivacità della vita nelle strade dei tropici – la vita autentica, ruvida, scombinata, dei bassifondi dei tropici, mondi dove la cultura indigena viene spesso corrotta e trasformata dagli influssi estranei delle culture del nord. Da quando ho iniziato a lavorare nei Carabi e in America Latina, mi sono trovato sempre più spesso in situazioni di confine, come quello del Messico, dove culture diverse si intrecciano, talvolta scontrandosi, talvolta fondendosi con facilità. Nel corso degli anni ho ampliato i miei orizzonti in Florida, nel sud degli USA, nell’Europa dell’est e in tempi recenti, a Istambul, un confine diverso, e poi Cuba. La mostra è un’ Anteprima Nazionale Location: Villa Bottini – Piano Nobile

Orari: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30 BIOGRAFIA

Alex Webb è nato a San Francisco in California, nel 1952. Ha studiato Storia e Letteratura presso la Harvard University e Fotografia presso il Carpenter Center for the Visual Arts. Ha fotografato in situazioni di confine e paesi tropicali, America Latina, Africa, Stati Uniti, Europa dell’Est, Cuba e recentemente Istambul.

Dal 1975, Webb ha partecipato a tante mostre in tutto il mondo. I suoi lavori sono presenti in collezioni quali “the Fogg Art Museum di Cambridge”, Massachusetts; “the International Center of Photography”, New York; “the Museum of Photographic Arts”, San Diego in California; “the Southland Collection”, Dallas in Texas; “the University of Massachusetts”, Amherst; e “the Getty Center for the Arts and the Humanities” a Santa Monica in California.

Tra i molti riconoscimenti ottenuti per il suo lavoro, l’ “Overseas Press Club Award” (1980), il “Leopold Godowsky, Jr. Color Photography Award” (1988), il “National Endowment for the Arts” (1990), la “Leica Medal of Excellence” (2000), e la medaglia “David Octavius Hill Medaille” (2002).

Le fotografie di Webb sono comparse in magazines come il GEO, Time, Stern, Life, e il New York Times Magazine. Egli ha affrontato vari temi per il National Geographic, fra cui la Riviera amazzonica, Tijuana, Monterrey, Messico, Istanbul.

Ha pubblicato svariati libri di fotografia, fra cui Hot Light/Half-Made Worlds: Photographs from the Tropics, Under A Grudging Sun, e Crossings.

Alex Webb vive e lavora a Brooklyn, New York.

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PATRIZIA SAVARESE "Lo Straripamento"

2008 Italia Video Istallazione prodotto da LUCCAdigitalPHOTOfest Anteprima Assoluta Vincitrice LUCCadigitalVIDEO contest 2008 Location Ex Manifattura Tabacchi Piazzale Verdi – Lucca Orario lun / ven 13.30 - 19.30 - sab / dom e festivi 10.00 - 19.30 regia e concept Patrizia Savarese musica Vittorio Nocenzi riprese Nina Baratta montaggio Francesca D’Urbano assistente alla regia Paolo Andreotti assistente musicale Antonio Sarà coordinamento Roberta Pompili, Marzia Giovannini Il progetto nasce dall’incontro della fotografa Patrizia Savarese con il compositore e pianista Vittorio Nocenzi e dalla sintonia dei due artisti sulle rispettive ricerche personali. Il ritmo incalzante e “acquatico” del brano musicale, tratto dall’opera “Estremo Occidente” di Vittorio Nocenzi, ha ispirato alla fotografa, che da anni conduce una personale ricerca intorno all’acqua, l’idea di unire visivamente musica ed acqua. Il titolo “Lo Straripamento” è , come gli altri titoli dell’Opera, tratto dal libro dei Mutamenti de I Ching , una frase del quale accompagna ogni brano. E’ lo stesso compositore, uno dei migliori tastieristi italiani, ad eseguire il brano sotto una pioggia scrosciante. La scelta di riprendere tutta l’esecuzione sotto la pioggia, e con telecamera fissa, nasce dalla volontà di aggiungere all’ascolto musicale una visiva e surreale rappresentazione che ne rafforzi il contenuto con stile poetico. L’essenzialità e la semplicità della ripresa concentrano l’attenzione visiva e musicale sull’esecuzione del brano, con la suggestione particolare dell’acqua e della luce sulle mani del abilissimo tastierista. Patrizia Savarese, inoltre, avendo iniziato la sua carriera quasi 30 anni fa come fotografa rock e proprio in un concerto del Banco del Mutuo Soccorso, band fondata da Vittorio Nocenzi, ha voluto oggi dare con sentimento ed emozione, un omaggio alla musica del pianista, nello stile che più le appartiene al momento. I due artisti, hanno scelto di collaborare nuovamente insieme con entusiasmo, in un esperimento nuovo e giocoso e sulla base delle reciproche esperienze maturate negli anni. Il progetto, in comune accordo dei due autori, verrà donato all’AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Ringraziamenti Fatar - Carlo Maffei per la master keyboard Studiologic - NUMA Rita Venturini per la location BIOGRAFIA Nata a Roma, frequenta la facoltà di Architettura negli anni '70 e si diploma in "Architettura d'Interni, e successivamente in "Fotografia" allo IED. Inizia a lavorare come fotografa nello show-businnes al seguito delle più famose stars internazionali del Rock, seguendo concerti e tournée in Europa. Si afferma come una delle migliori fotografe-rock negli anni '80 mentre inizia anche a lavorare nella moda ed in pubblicità. In seguito ad un lavoro di ricerca fotografica in bianco e nero sul nudo, in particolare apprezzata come una delle primissime fotografe italiane ad occuparsi del nudo maschile, è intervistata nell' '85 da "RAI 2" dal programma in prima serata "Incontri ravvicinati". Seguono una serie di interviste sulle principali riviste di fotografia (Photo, Progresso Fotografico, Fotografare, Reflex, Il Fotografo, FotoCult, ...), ed altre numerose recensioni negli anni su giornali e siti internet (Il Corriere della Sera, Il Tempo, Il Messaggero, L’Espresso, GQ etc.). Oggi Patrizia Savarese è considerata una delle fotografe più personali nel mondo della fotografia italiana. Vincitrice di due recenti premi alla carriera (di cui uno a Benevento nel “Memorial Mario Giacomelli” insieme ad Oliviero Toscani e Paola Mattioli), da due anni. P. Savarese è stata invitata più volte ad offrire le sue foto in varie aste tra cui alcune a sfondo benefico (2 aste per la Fondazione Luc Montagnier a Montecarlo alla presenza dei Principi Alberto e Stephanie, insieme a 50 tra i più noti fotografi mondiali). Le sue foto sono entrate nel circuito Fineart e battute all'asta da Cristie's e Sotheby's. Negli ultimi anni un'importante ricerca intorno all'acqua le è stata commissionata da Teuco Guzzini per gli ormai noti calendari aziendali, le cui immagini oniriche e raffinate sono apparse sulle maggiori testate giornalistiche italiane (il calendario Teuco del 2002, tra l'atro, è stato giudicato il migliore dell'anno); la Polizia di Stato l'ha invitata a partecipare alla realizzazione del calendario istituzionale 2004 insieme ad altri 11 importanti fotografi italiani. Come ha scritto di lei Denis Curti (ex direttore della Fondazione Italiana della Fotografia e critico) – "Patrizia si colloca a metà strada tra la condizione onirica e la percezione di una realtà altra, sempre filtrata dalla potenza delicata e fragile dell’acqua e, naturalmente, dalla consapevolezza della sua personalissima visione". "La sua grande capacità è non solo quella di offrire immagini artistiche, sia per l'industria che per il singolo personaggio, ma anche quella di percepire la luce e di saperla rappresentare proprio come un flusso fisico, tattile, di energia creatrice”, come ricorda Umberto Santucci (docente di comunicazione alla Luiss Management). Ed ancora coma scrive Roberto Koch (titolare di Contrasto): "La caratteristica principale del lavoro di Patrizia.Savarese, oltre ad una particolare sensibilità per la luce, é il costante impegno creativo nella costruzione delle immagini, a cui viene applicata una metodologia progettuale derivante dalle precedenti esperienze in

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campo architettonico. Spesso emerge nelle fotografie il voluto contrasto tra artificio e natura teso ad aggiungere una nuova percezione della realtà che trasporta oggetti quotidiani in situazioni irreali." Patrizia Savarese ha di recente insegnato allo IED e tenuto workshop al Toscana Foto Festival. Dal 2005 ha ripreso anche a fotografare i personaggi dello spettacolo. Durante la manifestazione internazionale Orvieto Fotografia 2006 è stato proiettato un lungo filmato inedito di suoi lavori fotografici dagli anni '80 ad oggi. In Italia è rappresentata dall'Agenzia Contrasto e in USA dalla Nile Tuzun Gallery di San Francisco (CA). Mostre 1984 "Free-lance: l'occhio metropolitano" organizzata dalla Regione Abruzzo (L’Aquila) 1985 "Autoritratto d'autore" - (Festival di Spoleto) 1986 "Donna e Jazz" - personale su B.B.King ("Umbria Jazz") "Rocksense" - (Giulianova Marche) "Produzioni culturali giovanili nell'area mediterranea" - (organizzata dal Comune di Firenze) 1988 "The Four Tops" - (organizzata dal Comune di Arezzo) 1996 mostra fotogr.collett.presentaz.catalogo "SIE" (Roma) 1999 "Verdure Volanti" - Spazio Quid (Milano) 2000 "Acquaria" - Spazio Quid (Milano) 2001 "Acquaria e Grafie d’Acqua" - Galleria Il Vicolo (Ferrara) "Acquarelli” - D. Facchinato Image Gallery - (Bologna) 2002 "Acquarelli" - Expo “Ambiente” Frankfurt "Acquarelli" - Pinacoteca Civica (organ. dal Comune di Bondeno) "Acquarelli” - Toscana Foto Festival (Massa Marittima) "Angeli e Demoni" - (collettiva) Festival di Fotografia di Savignano "Acquarelli" - Chiostro dell'Umanitaria (Milano) 2003 presentazione stampa "Bagni di Luce-Acquatica" (Milano) "Acquatica"- Festival di Alberobello "Acquatica"- Internazionale di Fotografia Solighetto (Treviso) "Bagni di Luce" - Museo Ken Damy (Brescia) "Acquarelli" - Morcone (BN) "Acquatica" - Festival di Fotografia di (Massa Marittima) "Bagni di Luce" - Museo del Sannio (BN) "Bagni di Luce" - Olevano sul Tusciano (BN) 2004 "Specchi d'Acqua" - Toscana Foto Festival (Roccastrada) 2005 "Acquatica" - San Felice sul Panaro (MO) 2006 "Bagni di Luce" - Orvieto Fotografia 2007 "Eredità del Simbolismo" (collettiva) - Galleria d'Arte Moderna del Comune di Cento (FE) "Vette Incantate, Boschi Fatati, Acque magiche" (collettiva) - Comune di Sovramonte (BL) "Viaggio Acquatico" - Palazzo Guinigi DigitalPhotoFestival (Lucca) 2008 "Climate Changes-panorami innaturali" – Shenker Culture Club -Roma prossime mostre a: San Francisco – 2008 (Nile Tuzun Gallery) www.patriziasavarese.com www.photographerspro.eu/patriziasavarese www.contrasto.it www.niletuzungallery.com biografia Vittorio NOCENSI - musicista Vittorio Nocenzi è una delle figure più atipiche e carismatiche di un panorama musicale e culturale non soltanto italiano. Dotato di un talento naturale che lo ha avvicinato fin da giovanissimo alla musica classica, deve la sua popolarità soprattutto al ruolo di pianista-tastierista e compositore nel progetto confluito sotto la denominazione di BANCO DEL MUTUO SOCCORSO. Nato nel 1951 a Marino (Roma), dopo aver studiato pianoforte, clarinetto, organo da chiesa, armonia, etnomusicologia, storia e filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma, Nocenzi debutta giovanissimo (nel 1966 in 100 minuti, piéce teatrale e radiofonica di Leone Mancini). Le sue prime composizioni pubblicate su dischi sono per Grabriella Ferri (10 brani sul Long playng Gabriella Ferri edito dalla RCA). Nel 1969 fonda il Banco del Mutuo Soccorso, uno dei più importanti esempi di contaminazione globale, dove la musica classica, il rock, il jazz si fondono e accolgono le suggestioni della sperimentazione nei territori del linguaggio dell’arte. Tutti i lavori eseguiti con la band romana sono degni di nota; tra i più significativi quello, famosissimo, identificato come Il Salvadanaio e poi Darwin, Io sono nato libero fino a …Di terra, uno dei primi esperimenti italiani di fusione tra rock e musica sinfonica. Come pianista-tastierista si è esibito in più di quattromila concerti in Italia e all'estero (Austria, Inghilterra, Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Cuba, U.S.A., Giappone, Messico, Panama, Brasile, Canada ecc.). Dalla critica specializzata è ritenuto tutt'oggi uno dei più importanti tastieristi italiani. Come compositore, oltre alla musica per il Banco e per altri artisti, Nocenzi ha attuato un ininterrotto itinerario solista scrivendo per la danza, il teatro, la poesia, il cinema. Tra i suoi lavori paralleli, vanno ricordati i balletti di danza contemporanea (Etruria, Boheme, Bocca della verità, E’ nata una stella); le numerose colonne sonore scritte per il cinema e per la televisione (Nudo di donna di Manfredi, Colomba di G. Battiato, Greggio è pericoloso di T. Torquati, L’occhio di Giuda e Turno di notte di P. Poeti, Garofano rosso di L. Faccini) e la musica scritta per il teatro (Rossetto sull’ostia, E il matto illuminò la notte,

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Dialoghi con Leucò di Sicco). E’ del 2001 la pubblicazione del suo CD-libro “MOVIMENTI”, contenente settanta minuti di musica correlati a tredici poesie inedite di Alda Merini. La caratteristica principale di queste composizioni è la loro natura “visiva”, la capacità cioè di dar vita ad un ascolto ricco di immagini: la stessa natura di cui sono dotate le liriche della Merini scritte per Movimenti, un gioco di specchi, di punti di vista. Non la visionarietà della musica ma la sua “visualità”, la capacità cioè di dar vita ad un ascolto ricco di campiture, spazi, e luce come in una pittura o in un fotogramma per ascoltare la poesia e leggere la musica. Come ricercatore, Nocenzi ha individuato nuovi percorsi per la divulgazione culturale realizzando CD rom, stage e concerti multimediali per docenti e studenti dei vari gradi degli Istituti italiani. Negli ultimi sette anni sono più di duecento gli stage realizzati (Piemonte, Emilia Romagna, Friuli, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Calabria), più di cinquantamila i ragazzi coinvolti, numerosi i seminari di formazione per i docenti. Dal 2002 è responsabile del comitato scientifico del PROGETTO MUSICA ITALIANA DANTE ALIGHIERI, costituito dal prof. Guido Zingari (docente titolare della Cattedra di Filosofia del Linguaggio del D.A.M.S. sez. Musica, Università di Roma - Tor Vergata), il prof. Renzo Coveri (docente titolare della Cattedra di Linguista Italiana all’Università di Genova, facoltà di Lingue), il maestro Antonio Scarlato (titolare della scuola sperimentale di Composizione presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma), Angelo Banduardi, Marco Frisina. Fra i documenti pubblicati, ha particolare rilievo Il suono della parola e la lingua del bel canto, manifesto firmato da Nocenzi, Franco Battiato, Angelo Branduardi, Eugenio Finardi e Francesco Guccini, inteso a rilanciare fra i giovani l’interesse per la lingua italiana. Dal 2005, per l’ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI DELLA PROVINCIA DI ROMA, dirige il progetto musicale sperimentale MUSICORIENTA, da lui ideato, e ne cura la realizzazione come direttore artistico e membro del Comitato scientifico insieme a Enrico Ghezzi, Franco Battiato, Vincenzo Cerami, Walter Mauro e Ennio Morricone. Ambasciatrice del progetto è la ROMA ELECTRIC ORCHESTRA, ensamble musicale nato dalla selezione di 400 giovani talenti della Provincia di Roma. Nel dicembre 2005 si fa promotore della costituzione della FEDERAZIONE ITALIANA DOCENTI DIDATTICA MULTIMEDIALE, che nasce con l’intento di sostenere l’utilizzo della multimedialità come nuovo supporto didattico interdisciplinare. Dal 2006, per l’Assessorato alle politiche educative e scolastiche del Comune di Roma, è curatore della SEZIONE MULTIMEDIALE del progetto Roma Rock Roma Pop, volta a sollecitare l’interesse giovanile verso la comunicazione multimediale e la sperimentazione di nuove forme di interpolazione tra musica parole e immagini. Parallelamente alla sua attività di compositore e concertista, il costante lavoro di ricerca e sperimentazione fa, oggi, di Nocenzi uno dei pochi esperti della comunicazione culturale multimediale volta a creare nuovi supporti didattici interdisciplinari per docenti e studenti della scuola italiana. Principali lavori musicali '07 “TubulaRequiem” CD-DVD (Roma Electric Orchestra) -RMA ’05 “Seguendo le tracce” CD (B.M.S.)* - RMA ’03 “No palco” CD (B.M.S.) - SONY ‘01 “Movimenti” CD (V. Nocenzi) -RMA ‘99 “E il matto illuminò la notte” (Teatro) ‘98 “Maree” (Teatro) ‘97 “Nudo” 2CD (B.M.S.) -EMI ‘96 “Insufficienza di prove” (Teatro) ‘95 “Rossetto sull’ostia” (Teatro) ‘94 “IL 13“ CD (B.M.S.) -EMI ‘91 “Da qui messere si domina la valle” 2CD (B.M.S.) -VIRGIN ‘91 “E' nata una stella” (Balletto) ‘89 “Non mettere le dita nel naso” CD (F.Di Giacomo)-RICORDI ‘87 "Bocca della verità" Balletto ‘86 "Bohéme" Balletto ‘85 "E via" CD (B.M.S.) -CBS ‘85 "Grande Joe" 45 g. (B.M.S.) -CBS ’84 "Etruria" (Balletto) ’83 "Banco" CD (B.M.S.) -CBS ’82 "L'occhio di Giuda" (Colonna sonora) ’82 "Turno di notte" (Colonna sonora) ’82 "Buone notizie"CD (B.M.S.) -CBS ‘8O "Urgentissimo" CD (B.M.S.) CBS ‘79 "Capolinea " CD (B.M.S.) RICORDI ’79 "Canto di primavera" CD (B.M.S.) -RICORDI ’77 “Di terra” CD (B.M.S.)-RICORDI ’76"Come in un'ultima cena" CD (B.M.S.) -MANTICORE ’76 "Garofano rosso" CD (B.M.S.) -MANTICORE ’75 "Banco" (inglese) CD (B.M.S.) -MANTICORE ‘73 "Io sono nato libero" CD (B.M.S.)-RICORDI ‘73 "Darwin ! "CD (B.M.S.) -RICORDI ‘72 "B.M.S." (Salvadanaio) CD (B.M.S.)-RICORDI

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MARIO LASALANDRA Poeti, maschere, attori, fantasmi

Fotografie 1962 – 2006 Soggiogata dall'ideale del “vero”, dai topoi letterari dell'obbiettività e dell'automatismo, la fotografia ha sempre dovuto lottare per affermare il suo statuto di arte – ossia di invenzione e di linguaggio. E' in questa battaglia che a Mario Lasalandra tocca un posto assai alto, e il merito di aver ricondotto, caso del tutto eccezionale in Italia, la fotografia alle funzioni primigenie dell'arte: l'evocazione, il racconto, la mitopoiesi. Nato nel 1933 a Este, sul limite meridionale dei colli Euganei, Lasalandra credita negli anni Cinquanta l'atelier del nonno materno, Federico Tuzza, pittore e fotografo. Presto inizia ad alternare l'attività commerciale con ricerche originali, fotografando in ambientazioni desolate personaggi clowneschi, sui quali l'influenza dei primi film di Fellini (La strada, le notti di Calabria) appare molto evidente. In breve, le scene si fanno sempre più complesse, e Lasalandra comincia a costruire fantastiche storie che, seppur prive di una rigorosa coerenza drammaturgica, sono piene di evocazioni e di riferimenti alla figure della mitografia del moderno. Nascono così le sue serie più celebri, Giudizio, 1967; Spaventapasseri, 1968; Filodrammatici, 1968; Storia di un dramma, 1970, popolate di suggestive schiere di angeli, vergini, profeti, maschere, attori, fantasmi. Figure barcollanti, che manifestano, attraverso il loro equilibrio precario, l'instabilità di un'epoca in cui la fotografia in Italia è attraversata da una crisi profonda e irrimediabile. Ma figure, al contempo, che si nutrono di un rapporto con la storia – dal dagherrotipo ad August Sander, da David Bailey e Diane Arbus – in un modo straordinariamente originale. E che si offrono ad una incessante, e tuttora inesausta, varietà di tipi e di situazioni. Figure, che fanno di Mario Lasalandra uno degli autori più innovativi e geniali della fotografia contemporanea. Location: Baluardo San Regolo

Orari: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30

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MARIO CRAVO NETO “L’Eterno presente”

a cura di Giuliana Scimé Talvolta mi chiedo se il mondo reale sia effettivamente così lontano da quello dell'immaginario. Durante l’infanzia gli adulti ci forzano a tarpare la fantasia e i sogni ad occhi aperti per guidarci verso quella che loro chiamano realtà. Ci viene insegnato che il regno dell’immaginazione è falso e pericoloso. Ma c’è una parte del nostro essere, talvolta minima, talvolta più grande - dipende dall’individuo - che si cela in quella sfera dell’ immaginario e che ci aiuta a sopravvivere. Gli artisti sono quegli esseri fortunati che non percepiscono la linea di demarcazione tra realtà e immaginazione. Essi hanno la straordinaria facoltà di superarla in completa libertà. La fantasia è intrisa di realtà e la realtà è la sorgente da cui scaturisce la loro creatività. Mario Cravo Neto ha il dono di essere perfettamente consapevole del mondo che lo circonda ed al tempo stesso di interiorizzarlo e interpretarlo trasformando la sua realtà/immaginazione in arte. Egli ha avuto una formazione da scultore - suo padre Mario Cravo è stato uno dei maggiori scultori latino americani - ed ha studiato alla fine degli anni ’60 all’ Art Students League a Manhattan, dove si è concentrato sulla street photography. Tornato a Bahia ha lavorato come scultore fino al 1975, quando un grave incidente automobilistico lo ha costretto in un letto per circa un anno. Qualche tempo prima Mario aveva trovato un vecchio telone da camion e lo aveva conservato, ne apprezzava il materiale e la consistenza, la texture provata dalle intemperie e le caratteristiche visive e tattili. Così, quasi per gioco, per ammazzare il tempo durante le lunghe ore di convalescenza a letto, iniziò a chiedere a coloro che lo andavano a visitare di posarvi di fronte, iniziò a fotografare…Un’esperienza triste che si trasformò in una nuova vita artistica.. Un nuovo modo di fare arte. La casualità è veramente casuale? O c'è un disegno recondito che guida verso una meta precisa e predestinata? Da quella insolita esperienza, Cravo Neto si avvicinò alla fotografia servendosi anche di alcuni elementi accessori come piccoli oggetti, animali, icone bizzarre pensate per dare ai suoi ritratti un significato più pregnante. Non quindi semplici ritratti, ma metafore di pensieri e voli interiori. Il suo lavoro in bianco e nero è un tributo ad una cultura assolutamente unica a Bahia dove Mario Cravo Neto è nato e vive. Egli dice: “"O baiano é uma família à parte do resto do Brasil” (la gente di Bahia è un popolo a sé in Brasile) In effetti l'atmosfera culturale di Bahia è una singolare alchimia di credenze religiose e filosofiche che Cravo Neto riesce a svelare attraverso le sue meravigliose immagini. Egli è uno dei pochissimi maestri della luce che riesce a conferire quel rilievo tridimensionale alle sue opere che richiama i bassorilievi rinascimentali, un artificio acquisito grazie alla sua formazione da scultore. Toni scuri squarciati da sprazzi di bianco costruiscono un'immagine che è tanto semplice nella percezione visiva, quanto complessa nel suo significato intrinseco. Tuttavia il significato delle sue opere è chiarissimo per chi abbia un animo puro in grado di leggere la trama segerta dei suoi racconti più intimi. Un perfetto connubio di forme eleganti e equilibrio simmetrico comunica spiritualità e sensualità intense, come nei capolavori dei grandi maestri italiani, da Raffaello a Tiziano, da Michelangelo a Bernini. Il parallelo potrebbe sembrare azzardato, ma in realtà anche questi artisti erano ispirati da una profonda sensibilità religiosa e al tempo stesso dipingevano la sensualità più terrena. Le due sfere dell'essere umano più contrapposte e complementari. E le opere di Cravo Neto rappresentano l'essenza della natura umana nelle sue virtù più belle e peculiari. Ciò che è più sorprendente ed affascinante è la pace, il silenzio, che si diffonde dalle sue opere. Sedete di fronte ad un'immagine di Mario Cravo Neto e lasciate che la vostra mente e la vostra anima volino via verso parole sconosciute, in completa quiete e relax ... scoprirete quel misticismo vibrante che stavate cercando. Location: Palazzo Guinigi – secondo piano

Orari: lun-ven 13,30 – 19,30

Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,30 – 19,30 BIOGRAFIA nasce a Salvador, Bahia, nel 1947. Cresciuto in una famiglia di artisti, il padre Mario Cravo Junior è considerato il più importante scultore brasiliano e uno dei preminenti artisti dell'America Latina, il giovane Cravo Neto ha iniziato a interessarsi di scultura e fotografia all'età di diciassette anni. Adolescente, viaggia con la famiglia in Europa dove scopre musei e luoghi storici e incontra numerosi artisti. In particolare, Emilie Vedova e Max Jakob dischiudono nuovi orizzonti creativi al giovane Mario Cravo Neto. Rientrato in Brasile nel 1965 termina gli studi e nel 1968 si iscrive al "Art Student League" di New York, diretta da Jack Krueger, uno dei precursori del movimento concettuale. Due anni di studio che sono stati fondamentali per la sua formazione di uomo e di artista. A New York, produce la serie di fotografie a colori "On thè Subway" e fotografie b/n sugli aspetti dell'abbandono e desolazione dell'essere umano in una grande metropoli. Nel suo studio di Soho, sviluppa anche una ricerca tridimensionale sul 'terrarium': la cultura delle piante in uno spazio chiuso. Rientra in Brasile nel 1970, sull'orlo di una crisi nervosa da stress. Espone per la prima volta alla XII Biennale di San Paolo. L'opera è una grande installazione delle 'sculture viventi' create a New York. A questa prima esperienza, seguiranno numerose mostre personali e collettive in Brasile e all'estero. Nel 1975 è vittima di uno spaventoso incidente automobilistico che lo costringe a letto immobilizzato per quasi un anno. In quel periodo di inattività, appunta l'attenzione sulla fotografia 'messa in scena', avvalendosi della collaborazione degli amici che lo vanno a trovare (i soggetti delle sue immagini) e di oggetti di uso comune. Dall'esperienza di allora Mario Cravo Neto si dedica alla fotografìa, sviluppando il suo stile inconfondibile che ha raffinato negli anni successivi, fino ai recentissimi lavori. Mario Cravo Neto si dedica anche alla produzione di film a corto metraggio e video. Vive e lavora a Salvador de Bahia.

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STEFANO DE LUIGI “Cinema Mundi”

Film making in tutto il mondo World Cinema ingloba tutte quelle produzioni cinematografiche che non fanno parte della “dream factory” Hollywoodiana. World Cinema non include solo produzioni europee, bensì film asiatici, nigeriani e sudafricani, produzioni contemporanee cinesi con background storico-propagandistico, biografie religiose iraniane, biografie comuniste russe in vecchio stile, nonché i famosi e speciali film indiani di Bollywood. World Cinema ha delle implicazioni e dei valori creativi in contrasto con il carattere commercialistico tipico di Hollywood: è un universo e un veicolo culturale lontano dall'industria anglofona del film (considerata su scala mondiale). Tuttavia, World Cinema continua ad avere successo, ad essere riconosciuta tramite la vincita di importanti e prestigiosi festival del film europei, cambiando di conseguenza la storia del film making degli ultimi dieci anni. Stefano De Luigi sta per raccontarci un universo cinematografico alternativo (che spazia da Shangai a Buenos Aires, passando da Mosca e Teheran), tramite una visione fotografica appassionata, narrandoci la storia di questo mondo del film meno conosciuto, pieno di vita e sulla via di un riconoscimento concreto. La mostra è un’ Anteprima Nazionale Location: Chiesa dell’Alba - Orari: lun-ven 13,30 – 19,30

Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30 BIOGRAFIA Fotografo professionista del 1988, realizza un reportage in Sud Africa sulle “Homelands” per documentare i cambiamenti del paese durante le fine dell’apartheid. Nel 1990 si stabilisce a Parigi, nel ’91 è assunto dal Museo del Grand Louvre per illustrare la trasformazione del museo in occasione del bicentenario. Durante lo stesso periodo realizza numerosi reportage per la stampa francese ed internazionale. Nel ’95 comincia un lavoro sull’universo televisivo italiano che sarà pubblicato dai più importanti magazine internazionali; estende in seguito il progetto ad altri paesi quali la Francia, gli Stati Uniti ed il Messico, intitolandolo “Global Television”. Nel ’98 incomincia un progetto fotografico sull’universo della moda in Francia e in Italia, dal titolo: ‘Celebrities’. Nel ’99 in collaborazione con Médecins Sans Frontières, illustra le condizioni dei detenuti malati di tubercolosi nelle prigioni della Siberia centrale. In questi anni i suoi lavori sono esposti al festival di Edimburgo (1988), all’Espace Carousel du Louvre (1993), in un’esposizione collettiva al Festival di Arles nel 1996, nel 2001 al “Festival do Imagem” di Braga. Nel 2002 “Celebrities” diventa una mostra personale prsentata al Festival Internazionale di Savignano. Nel 1997 viene invitato a partecipare al “Master Class” della fondazione World Press Photo e nel 1999 è premiato dalla stessa nella categoria “Art Stories” con il lavoro sulla moda. Nell’anno 2000, riceve la “Honorable Mention” del premio Leica Oskar Barnack Awards ed il suo lavoro è proiettato ad Arles. Nello stesso anno nasce il progetto “Pornoland”: un viaggio fotografico sui set porno nel mondo che diventa un libro edito nel 2004 negli Stati Uniti e Inghliterra (Thames and Hudson), Germania (Knessebeck), Francia (Le Martinière) e Italia (Contrasto). Nel 2004 “Pornoland” viene esposto alla galleria REA a Parigi, nel 2005 alla Galleria di Santa Cecilia a Roma e nel 2007 al festival Trans-Photographique a Lille. Il libro Pornoland ha vinto nel 2005 il premio ‘Marco Bastianelli’. Negli stessi anni partecipa a diverse collettive: “Eurogeneration”a Palazzo Reale a Milano (2004) e al Museo di Roma in Trastevere (2005) e in “Fotogiornalisno italiano”, alla fondazione per la Fotografia di Torino (2006); espone anche in “Beijing In and Out” presso la Triennale Bovina di Milano (2007). Dal 2004 Stefano De Luigi ha iniziato ‘Blindness’ un progetto in collaborazione con CBM (Christian Blind Mission), sulla condizione di cecità e sulla lotta alla malattia, quando è possibile curarla. Dopo aver sviluppato il lavoro in due paesi africani, Liberia e Nigeria, e successivamente in India, nell’estate 2005 ritorna in Africa. Il progetto continua in Uganda, Rwanda, Congo, Perù, Brasile, Bolivia, Thailandia, Cina, Laos e Vietnam per concludersi in Bulgaria e Lituania nel dicembre 2006. ‘Blindness’ sta ora per diventare un libro e nel 2007 ha avuto il patrocinio di Vision 2020 del WHO (World Health Organization). Nel novembre 2006 incomincia un nuovo progetto dedicato al cinema nel mondo, ‘Cinema Mundi’, che si propone di raccontare paese per paese, l’universo cinematografico alternativo e contrapposto a quello commerciale hollywoodiano. I paesi dove ha realizzato questo lavoro sono: Cina, Russia e Iran, Argentina, India e Nigeria. Prossimamente proseguirà in Corea del Sud. I lavori di Stefano De Luigi sono stati pubblicati nel corso della sua carriera dai più importanti magazines, sia nazionali che internazionali: Stern, Paris Match, le Monde 2, Time. New Yorker, EyeMazing, Geo, D della Repubblica, Internazionale. Nel 2007 riceve il Fellowship Grant dalla Eugene W Smith Foundation per il lavoro sulla cecità. Nel 2008 viene premiato dal World Press Photo, sezione Arte , foto singole, per un’immagine scattata sul set di un film a Buenos Aires, per i ciclo di lavoro Cinema Mundi (Argentina). Dal 2008 Stefano De Luigi è un fotografo dell’agenzia VII/ Network. Vive a Milano.

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FOTOGRAMMI. FOTOGRAFI E FOTOGRAFIA NEL CINEMA a cura di Maurizio e Filippo Rebuzzini

Argomento di radici antiche e profonde, la consapevole presenza dei fotografi e della fotografia nel cinema ha registrato una identificata trasformazione negli ultimi anni, dopo decenni di sostanziale ripetizione di concetti presto codificati e/o stereotipi subito smascherati. Così che è stata recentemente superata la precedente linea di confine, tracciata dall’epocale Blow up, di Michelangelo Antonioni (1966), che innescò una triviale escalation: infatti, all’indomani di Blow up, in un tempo di grandi sommovimenti ma di inquietante interregno espressivo, rari furono i fotografi che apparvero sullo schermo in altre vesti che non quelle del sesso. Molte furono le pellicole al di sotto del limite medio di accettabilità, che giocarono la facile carta del fotografo senza scrupoli e privo di morale. Le combinazioni a pannelli tematici che compongono la mostra Fotogrammi. Fotografi e fotografia nel cinema non raccontano questo, che è argomento da affrontare con le parole, e in luoghi diversi dall’allestimento scenico, ma visualizzano in quantità e qualità il tema proposto e prefissato: appunto, fotografi e fotografia nel cinema. Il percorso accosta tempi che si miscelano assieme, inseguendosi e completandosi a vicenda; sui pannelli, una consistente quantità e qualità di fotogrammi cinematografici è accostata per tematiche individuate dai curatori Maurizio e Filippo Rebuzzini. In assoluto, sintesi che sottolineano le situazioni macroscopiche e microscopiche di fotografi e fotografia nel cinema: dall’appena citato Blow up a La dolce vita (con la cui sceneggiatura nasce la figura del “paparazzo”), da La finestra sul cortile a Occhio indiscreto e Pretty Baby, da Smoke a I ponti di Madison County, e poi, ancora, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Legittima difesa, One Hour Photo e altro (tra cui, tanto fotoreportage di guerra). Quindi, a complemento, osservazioni microscopiche, quasi di traverso, quali sono le osservazioni sui titoli di testa nei quali compaiono fotografie d’autore, riconosciute come tali e attribuite (Cenerentola a Parigi e Occhio indiscreto), flash che illuminano la scena, attori celebri con macchina fotografica, mirini/schermi/vetri smerigliati/obiettivi in primo piano, fototessere, fotografia segnaletica, individuati sia in film nei quali la fotografia stessa svolge un proprio ruolo, sia in scenografie di passaggio, effimere ma affascinanti. Ancora, fotografi veri: Margaret Bourke-White (Candice Bergen) nella sceneggiatura di Gandhi; Ernest James Bellocq (Keith Carradine) rivelato in Pretty Baby; Weegee (Joe Pesci) evocato in Occhio indiscreto; Joe Rosenthal (Ned Eisenberg), che consegna alla Storia la bandiera statunitense issata sul monte Suribachi, nell’isola di Iwo Jima, vicenda discriminante del fronte del Pacifico della Seconda guerra mondiale, raccontata in Flags of Our Fathers; i tormenti di Diane Arbus (Nicole Kidman) nell’esplicito Fur. Un ritratto immaginario di Diane Arbus. Insomma: senza soluzione di continuità, film sulla e con la fotografia protagonista, ma anche film con la fotografia in ruolo comprimario. Tutte evocazioni che si sintonizzano con il vissuto di chi visita la mostra e riconosce i titoli di film che hanno accompagnato le esistenze individuali: un autentico piacere per il cuore e un avvincente stimolo per la mente. La mostra è realizzata con il contributo di SONY Italia SpA Location: ex Manifattura Tabacchi Orari d’apertura: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,30 – 19,30

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AES+F “Last Riot 2”

Il mondo virtuale generato dal mondo reale del ventesimo secolo come l'organismo proveniente da una provetta, si espande, lasciando i suoi confini e afferrando nuove zone, assorbe i suoi fondatori e muta in qualcosa di assolutamente nuovo. In questo nuovo mondo reale le guerre sembrano un gioco e le torture delle prigioni sembrano esercizi sadici di valkirie moderne. Tecnologie e materiali trasformano l'ambiente artificiale e le tecniche in un paesaggio di fantasia del nuovo Epos. Anche questo paradiso è un mondo mutato con il tempo congelato dove tutte le epoche passate si avvicinano al futuro, dove gli abitanti perdono la loro sessualità e gli esseri somigliano più ad angeli. Il mondo, dove ogni più severa, vaga o erotico immaginazione è naturale in una falsa instabile prospettiva tridimensionale. Gli eroi del nuovo Epos hanno una sola identità, l'identità dei ribelli dell'ultima sommossa. L'ultima sommossa, dove tutti combattono contro tutti e contro se stessi, dove non esiste alcuna differenza tra vittima e aggressore, maschio e femmina. Questo mondo celebra la fine dell'ideologia, dell storia e dell'etica. La mostra è un’ Anteprima italiana Location: Museo di Villa Guinigi – Piano seminterrato

Orari: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30 AES+F group Il gruppo AES si è costituito nel 1987. Dal 1995 è nata la collaborazione su molti progetti da parte di Vladimir FRIDKES (AES+F group). Tatians ARZAMASOVA Nata nel 1955 si è laureata in architettura a Mosca dove attualmente vive e lavora operando soprattutto nel campo dell’architettura concettuale, partecipando a mostre a Londra, Parigi e Venezia. Ha vinto il “Grand Prix” OISTT e il concorso Unesco “Theatre of Future”. Lev EVZOVICH Nato nel 1958 si è laureato in architettura a Mosca dove vive e lavora operando soprattutto nel campo dell’architettura concettuale. Ha vinto l’OISTT “The Tour Theatre” competition a Stoccolma. Ha partecipato a molte mostre dedicate all’architettura concettuale a Milano, Francoforte, Parigi ecc. E’ stato direttore artistico in svariati films di animazione e in “Sunset” (film d’azione, per Mosfilm studio). Evgeny SVYATSKY Nato nel 1957, si è laureato in arte a Mosca dove vive tutt’oggi occupandosi di campagne pubblicitarie e book-design partecipando anche a mostre internazionali nel settore dell’advertising e dell’illustrazione. Ha lavorato come direttore creativo in case editrici moscovite. Vladimir FRIDKES Nato nel 1956, vive a Mosca dove lavora come fotografo di moda pubblicando su riviste come Vogue, Harper Bazar, Elle, Marie Claire, Cosmopolitan, Sunday Times Style ecc. Dal 1995 collabora con AES. Ha partecipato a mostre internazionali personali, e insieme con l’ AES Group dal 1995.

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presenta

MARIO DANIELE - "Océan: da Capbreton a Quiberon"

Mostra Fotografica prodotta da LUCCAdigitalPHOTOfest Anteprima Assoluta

Vincitore LUCCAdigitalPHOTO contest 2008 Location Palazzo Guinigi II° piano, Via Guinigi - Lucca Orario: lun / ven 13.30 - 19.30 - sab / dom e festivi 10.00 - 19.30 “Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare - il mare - nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare. Potrebbe essere la perfezione - immagine per occhi divini - mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità - verità - ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo … .” Se prendo a prestito le parole dell’incipit del romanzo di Alessandro Baricco “Oceano mare” è perché non trovo le espressioni per narrare lo spettacolo tra terra e mare che, ogni giorno, si manifesta sempre in forme diverse. Le immagini di questo spazio indefinito tra il limite e l’ignoto hanno saputo affascinarmi profondamente. Da alcuni anni, infatti, porto avanti un lavoro lungo le coste italiane prima, e quelle francesi poi, in particolare quelle atlantiche le ho proposte per questo portfolio, datato aprile 2008. Sono entrato nello spirito che Luigi Ghirri, parlando del suo lavoro, definiva “un progetto che non restasse un rigido schema, ma che si aprisse ad intuizioni, casualità che incontravo nel corso di fare l’opera.” Per questo motivo ho percorso quel filo invisibile tra sabbia e acqua, acqua e vento, sole e nuvole. Repentini cambiamenti. Luci e colori. A volte, in lontananza, piccole donne e piccoli uomini fanno la loro comparsa. Salvifici granelli che inceppano il meccanismo di quel paradiso?

Mario Daniele BIOGRAFIA Nato a Scarnafigi (CN) nel 1950, si laurea in Scienze Biologiche e svolge l’attività di insegnante negli Istituti Tecnici Industriale e Commerciale di Fossano. Da poco più di un anno ha lasciato la professione di insegnante, dedicandosi a tempo pieno alla fotografia. Grande passione per la fotografia, autodidatta, un’ammirazione particolare nei confronti di Luigi Ghirri, ma anche verso Mario Giacomelli, Franco Fontana, Massimo Vitali, Olivo Barbieri e Walter Niedermayr. Da alcuni anni porta avanti in parallelo due lavori: uno paesaggistico riguardante le coste italiane e francesi, l’altro rivolto a ritratti di persone e di animali (con maggiore interesse per i cavalli). Vive a Savigliano.

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MASSIMO VITALI "Portfolio"

Le fotografie delle spiagge dell’Italia del Nord scattate da Massimo Vitali rappresentano un tema dominante e attualissimo di vita moderna – la fantasia della fuga dalle costrizioni socio-economiche verso spazi libidinosi di “natura”, concepita come luogo di spontanea socialità. Da tali spazi si delineano le affinità e le contraddizioni della natura/cultura, divisa in modi che hanno contribuito in gran parte alla definizione delle nostre sensibilità moderne e postmoderne. Sono immagini di divertimento e relax, stampe a colori ad ampia scala che – nella loro chiarezza descrittiva – si ricongiungono al genere del “paesaggio con figure”, ma senza la presenza di valori simbolici che solitamente pervadono le scene di tale tradizione pittorica occidentale. In effetti, i gruppi di individui che popolano il mare e la spiaggia, rappresentano il bricolage della “vita di tutti i giorni”, quel regno quotidiano del concreto e dello specifico interrotto dai piaceri occasionali ed arbitrari dei tempi frammentati del divertimento e del relax. Tuttavia, le immagini di Vitali rivelano quanto il genere del paesaggio sia ancora in grado di prestarsi a cambiamenti. Queste strisce di spiaggia confinanti con il mare, gli arbusti e, spesso, la fabbrica, diventano un sito di luddismo corporeo, un’industria del piacere, con alle spalle lo sfondo di un’industrializzazione produttiva. Se i pittori della vita moderna hanno tentato di rendere la fabbrica parte integrante dell’idillio, in queste fotografie, la fabbrica rappresenta il lavoro che blocca costantemente il nostro desiderio di guardare queste immagini semplicemente come documenti di divertimento sensuale ed erotico. Introducendo, oltre all’associazione lavoro/piacere, il prorompersi potenzialmente distruttivo dell’uno sull’altro, l’effetto estetico della luce sull’acqua tinge di colori più cupi l’ambiente circostante. Dal punto di vista formale, le spiagge dividono il piano orizzontale della fotografia in primo piano, piano medio e orizzonte; tuttavia queste zone spaziali sono distribuite inegualmente con un’alta linea di orizzonte e un primo piano allargato. In queste scene di spiaggia, la distribuzione delle figure e la loro leggibilità creano una traiettoria spaziale non tanto in profondità quanto nell'attraversare il campo visivo che, invece di sfuggire alla rappresentazione prospettiva, tende a rivelare la sua irrazionalità. La moltitudine di punti focali, la ricchezza dell'interesse visivo, generato da corpi sospesi in una luminescenza acquosa (combinazione degli effetti della luce e della fuoriuscita dalle fabbriche di bicarbonato che si ricongiungono alle spiagge di Rosignano Solvay), o da corpi adunati sulla sabbia bianca, suggeriscono spazi più tipici del sogno che della natura….La spiaggia delinea i contorni delle figure fra mare e cielo. Circondata dall'onnipresenza dell'aria e dell'acqua, l'azione si espande lateralmente attraverso la scena, man mano che lo spettatore crea nessi narrativi, introducendo ordine e design aldilà dell'arbitrarietà dello stereotipo culturale del tempo di divertimento e relax: “una giornata al mare”. Questa ricerca dell'ordine diventa un processo di produzione di significato sconfinato e affascinante, che impartisce allo spettatore un'autorità sui raggruppamenti indiscriminati, una sorta di conoscenza alla volta intima e fastidiosa per quella gente che si diverte ma il cui atteggiamento individuale è compassato. Una certa perdita di se stessi è uno degli obbiettivi di questa immagine. Apparentemente inconsapevoli dello sguardo della fotocamera, i bagnanti non danno significato a momenti significativi, né ad azioni di realismo documentario – più si cerca nell'immagine un significato, più il significato slitta in un' assurdità surrealista. A quali giochi stanno giocando nell'acqua, e perché quei due ombelichi fissano la sabbia? Cos'è che attira tanto l'attenzione della folla radunata nella piazza di Viareggio? Le stampe a colore di Massimo Vitali tracciano gli schemi di un certo tipo di attività urbana – l'esperienza della rappresentazione sensuale offerta dalla combinazione del sole, della sabbia e del mare - realizzate in modo da rivelare gli strati inferiori saldi della vita di tutti i giorni, quel che di misterioso che Freud percepiva negli incontri inconsci come qualcosa di dejà vu; perché in queste immagini c'è una qualche familiarità, una qualità edonistica che sfiora l'esperienza collettiva, benché temporanea e conquistata a fatica, di piacere corporeo e di gioco erotico. Jon Bird, Gennaio 1998 La mostra è un’ Anteprima Nazionale Location: Palazzo Guinigi – Primo piano - Orari: lun-ven 13,30 – 19,30, Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,30 – 19,30

BIOGRAFIA Massimo Vitali, nato a Como nel 1944, studia fotografia dopo il Liceo presso il “London College of Printing”. Agli inizi degli anni sessanta, comincia una carriera nel fotogiornalismo, collaborando con tanti magazines e agenzie in Italia e in Europa. L’incontro con Simon Guttmann, fondatore dell’ “agency report” incide particolarmente sulla sua crescita come fotografo. Agli inizi degli anni ottanta, una crescente sfiducia nella capacità assoluta della fotografia di riprodurre le sottigliezze della realtà, lo porta a sviluppare una nuova attività come cinematografo nel mondo della fiction e della pubblicità. Tuttavia, la relazione con la macchina fotografica non finisce mai e nell’arco degli ultimi dieci anni ha sviluppato un nuovo approccio al ritratto del mondo: la fotografia vista come un’espressione di arte contemporanea. Dal 1995 ha iniziato con la serie di spiagge.Vive e abita a Lucca. 1995 Comincia la serie delle spiagge 1993 Comincia a lavorare sulle fotografie a larga scala 1989 Direttore di fotografia in film di Fiction e Pubblicità

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MATTEO BASILE’ “The Saints are coming”

In occasione del Lucca Digital Photo Fest 08, Matteo Basilé presenterà per la prima volta la sua ultima serie di lavori dal titolo THE SAINTS ARE COMING. Basilé indaga un tema in apparenza classico, fonte d’ispirazione storica di numerosi artisti. Come espresso nel titolo della mostra, l’artista romano si interessa, con lo spirito di ricerca costante e la sperimentazione che lo caratterizzano, all’idea di “santità”. In questo caso, la santità è anzitutto intesa da Basilé come una possibilità di superamento e trascendenza della condizione fisica, che spesso viene vissuta in modo traumatico, soprattutto se subordinata a determinate categorie sociali o all’appartenenza sessuale. Con una forte volontà di decostruire un sistema di “caste” e rompere gli schemi di rappresentazione prestabiliti, Basilé fotografa un’umanità inconsueta, per la quale il corpo si fa spesso emblema, mezzo espressivo essenziale. Più che alla cultura cristiana, Basilé si riferisce soprattutto ad alcuni momenti salienti della storia dell’arte, cogliendone i motivi visivi per proiettarli nella contemporaneità. Attraverso scelte scenografiche curate e un particolare uso del mezzo digitale, Basilé conferisce ai suoi soggetti una bellezza straniante e sovrannaturale. Ne risulta un percorso sospeso tra cielo e terra, alle prese con un’umanità resa paradossalmente eterea ed affascinante. In queste fotografie, rimane tuttavia molto sottile il passo tra elevazione spirituale e sofferenza. Di fronte alla nudità e al carattere implicitamente vulnerabile di queste pietà, l’idea di cura dell’altro e di abbandono, ma anche di accettazione di un suo stato di debolezza, affiora, per produrre una serie di opere sconcertanti e sconvolgenti. L’artista, considerato come uno dei pionieri dell’arte digitale, usa la materia elettronica in modo particolare, con un’intenzione che potremmo definire “umanista”, sviluppando una profonda indagine sull’uomo contemporaneo. In tutte le sue opere, il racconto di Basilé si sviluppa attorno ad icone figurative dove l’elettronica aggiunge elementi, modifica colori e crea sottolineature grafiche. BIOGRAFIA Matteo Basilé (1974, vive e lavora a Roma) è considerato come un’importante protagonista della giovane scena artistica italiana. Tra le sue mostre personali ricordiamo Apparitions - MART di Rovereto, Matteo Basilé-Utopia, Museo d’arte moderna Vittoria Colonna, Pescara, 2006; No Man’s Land, Guidi & Schoen, Genova, 2006; Primordialità Alchemica, Galleria Pack, Milano, 2005; Lord of the Flies, Galerie Beukers, Rotterdam, 2004. Ha inoltre partecipato a numerose esposizioni collettive tra quali On the edge of vision - New idioms in Indian & Italian contemporary art, Victoria Memorial Hall, Calcutta/National Gallery of Modern Art, New Delhi/National Gallery of Modern Art, Mumbai; Arterritory. Arte, Territorio, Memoria, Centrale Montemartini, Rome, 2006; Natura e Metamorfosi, Urban Planning Exhibition Center, Shanghai/ Creative Art Center, Beijing, 2006; Sound & Vision, Museo della Città/Palazzo della Penna, Perugia; Il Male. Esercizi di pittura crudele, Palazzina di Caccia di Stupinigi, Torino, 2005; Italian Six, Barbara Davis Gallery, Houston, 2003. Basilé è stato vincitore del New York Price, Columbia University, 2002/2003.

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PAOLO PELLEGRIN ”As I was Dying”

”Quando compio il mio lavoro e mi trovo di fronte alla sofferenza altrui – perdite o a volte morte – divento un testimone e sento l’esigenza di immortalare queste scene per la nostra memoria collettiva. Credo che ciò sia legato ad un forte senso di responsabilità. Forse queste persone saranno notate esclusivamente in momenti di sofferenza come questi, ma notarli contribuirà a cancellare le nostre scuse, a screditare chi un giorno potrebbe dire “non sapevamo”. Tuttavia sento anche che proprio in questo spazio tanto delicato e tanto fragile, lo spazio che circonda la morte dove ho a volte sia il privilegio sia il compito di entrare, che esiste la possibilità di un incontro con l’altro in modo ineffabile, aldilà di ogni cultura e differenza. Si tratta di essere esposti per un attimo di fronte all’altro e di fronte all’atto e al mistero della morte. In questo momento sento che sto cercando qualcosa che non posso vedere completamente ma che mi sta guardando. E’ in questo scambio che qualcosa di universale ma alla volta profondamente intimo, può essere trovato; nella morte dell’altro c’è una perdita che appartiene a tutti” Paolo Pellegrin Location: Villa Bottini – Piano Nobile - Orari: lun-ven 13,30 – 19,30, Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30

BIOGRAFIA Paolo Pellegrin è nato nel 1964 a Roma. E’ diventato sostenitore di Magnum Photos nel 2001 e membro a pieno titolo nel 2005. E’ un fotografo a contratto per Newsweek Magazine. Pellegrin è vincitore di molti premi, fra cui otto World Press Photo e numerosi premi Photographer of the Year, una Leica Medal of Excellence, un Olivier Rebbot Award, il Hansel-Meith Preis, e il Robert Capa Gold Medal Award. Nel 2006 gli è stata assegnata la borsa di studio W. Eugene Smith in Photografia umanistica. E’ uno dei membri fondatori della “touring exhibition and installation Off Broadway” insieme a Thomas Dworzak, Alex Majoli e Ilkka Uimonen. Ha pubblicato quattro libri. Vive tra New York e Roma.

PREMI 2008 Picture of the Year International's Best Use Books for "Double Blind: War in Lebanon." 2007 The 'Deutsche Fotobuchpreis 2008' for the book 'As I Was Dying' 2007 Antonio Russo National Prize for War Reportage 2007 "City of Gijón" International Prize Of Photojournalism 2007 Leica European Publishers Award for Photography 2007 Robert Capa Gold Medal Award 2007 World Press Photo 1st Prize General News. 2006 World Press Photo 1st Prize Portraits. 2006 World Press Photo 3rd Prize Arts and Entertainment. 2005 World Press Photo 2nd Prize General News. 2004 Olivier Rebbot Award Overseas Press Club, USA. 2003 Pesaresi Prize. 2002 Hansel-Meith Preis. 2002 World Press Photo 1st Prize General New Stories. 2002 Leica Oscar Barnack Award.Honorable Mention 2001 EuroFuji Award/Italy. 2001 Leica Medal of Excellence. 2000 World Press Photo 1st Prize People in the News. 1999 World Press Photo 3rd Prize Portraits. 2006 Several citations at the Picture of the Year International Award, USA. 1997 "City of Gijón" International Prize Of Photojournalism 1996 Kodak Young Photographer Award - Visa d'Or, Perpignan, France. 1996 EuroFuji Award/Italy 1995 World Press Photo 1st Prize daily Life. BORSE DI STUDI 2006 W.E. Smith Grant in Humanistic Photography. 2000 Hasselblad Foundation Grant for Photography MOSTRE 2007 Double Blind - CVZ Contemporary, New York, USA 2007 Darfur - Holocaust Museum, Berlin, Germany 2007 Broken Landscape - Museo di Roma. Rome, Italy 2006 Traces - Galleria Santa Cecilia, Roma, Italy Traces of War - Malmö Museer, Malmö, Sweden 2005 The War of Desires - House of Photography, Moscow 2004 Israel and Palestine - Bildens Hus Fotomuseet, Sundsvall, Sweden 2002 Traces of War - Hasselblad Center, Göteborg, Sweden LIBRI 2007 As I was Dying Actes Sud, France 2007 Double Blind , Trolley. 2002 Kosovo 1999-2000: The Flight of Reason, Trolley, USA 2001 L'au delà est là, Le Point du Jour, France 1998 Cambogia, Federico Motta Editore, Italy 1997 Bambini, Sinnos, Italy

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DIEGO D’ALESSANDRO E MARCO PORTA “Pensare cerchi d’acqua”

Chuang-tzu racconta la storia di quando vide un vecchio cadere in una cascata e poi riuscirne fuori incolume seguendo la corrente. A chi gli chiedeva spiegazioni il vecchio rispose: No... non ho alcuna tecnica. Fu la mia condizione di origine, tanto per cominciare; e poi l’abitudine che cresce nella natura; e per finire l’acqiescenza nel destino. Tuffandomi insieme con il vortice, ne venni fuori insieme col vortice. Adattai me stesso all’acqua, non l’acqua a me. Ed è per questo che sono in grado di trattare con essa dopo questo esempio... Sono nato sulla terra secca... ed ho adattato me stesso alla terra secca. Questa era la mia condizione di origine. Crescendo sull’acqua adattai me stesso all’acqua. Questo è quel che volevo dire con la parola natura. E questo è quanto volevo significare come destino proprio facendo quel che ho fatto senza essere cosciente di un qualche sforzo per far ciò. Il progetto per il LuccaDigitalPhotoFest consiste in alcune videoproiezioni su supporti diversi. Il lavoro toccherà una serie di antinomie (falsità-verità, tempo soggettivo-tempo oggettivo, passato-presente) che intervengono nella narrazione del sé. I video sono costruiti utilizzando elementi reali ed opere di scultura che ne creano una continuazione e un traslato narrativo e conoscitivo. Le opere indagano L’enigmaticità che scaturisce dalla relazione tra pochi, scarni elementi visivi, la loro collocazione e il suono quasi unicamente costituito da rumori della natura. Figure immobili quasi trasparenti come aria immerse nell’acqua e nel vento osservate, indagate con lievi, lentissimi movimenti che esprimono l’indagine conoscitiva della mente (attraverso l’osservazione-rappresentazione della scena) e scandiscono il tempo del lento annullamento del sé nell’indefinito naturale. Una fusione di tutto l’essere: con la sua mente e col suo corpo, con l’indicibile. Una calma dissoluzione rigenerativa come ultima consapevole possibilità. La mostra è un’ Anteprima assoluta Location: Baluardo San Regolo - Orari: lun-ven 13,30 – 19,30, Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30

BIOGRAFIE ARTISTI: Diego D’Alessandro Genk (Belgio), 1951. Negli anni ’70 Frequenta l’Università di Torino dove entra in contatto con la cultura che in quegli anni si sviluppa attorno al Cabaret Voltaire e alle mostre degli artisti dell’arte povera. Nel 1977 si trasferisce a Milano dove inizia come assistente alla macchina da presa e alla fotografia. Fotografo professionista dal 1979 incomincia collaborando con alcune testate giornalistiche . In seguito orienta la sua attività verso la foto di moda e still-life collaborando con diversi periodici specializzati Esposizioni 2004 Trash: impressioni sull’ambiente - Area Expo - Genova. 2005 Lo sguardo italiano: Fotografie di moda dal 1951 a oggi - Rotonda della Besana - Milano. Marco Porta Casale Monferrato, 1956. Laureato in Matematica presso l'Università di Torino. Inizia a operare come artista nel 1990. Interessato alle interconnessioni tra uomo e ambiente ha prodotto diverse installazioni ambientali. Selezione di esposizioni personali dal 2001 2001 Profeti - Monopoli Arte Contemporanea - Pavia 2002 L’acqua per il re - Galleria Gonda - Milano. 2003 Ascoltare senza orecchie - Rino Costa Arte Contemporanea - Valenza 2003 De fragor de silêncio - Museu da Água - Lisboa. 2004 L’eau pour le roi - Musée de l’eau - Pont-en-Royans 2004 La complicità del silenzio - Pinacoteca Comunale - Varallo Pombia 2005 Le parole disperse - Gas Gallery - Chiesa della Misericordia - Casale Monferrato. 2005 Scegliere l’acqua sopra cui camminare - Silvy Bassanese Arte Contemporanea - Biella. 2006 Le parole come parole - Costantini Arte Galleria Il Torchio - Milano. 2006 Rumori suonano parole - Edificio Nervi - Margherita di Savoia. 2007 Ice - UBS e Galleria Barbara Mahler - Lugano. 2007 In una parola, sono già tre parole - Galleria Carlina - Torino. Selezione di esposizioni collettive dal 2001 2001 RisAlto - a cura di Maurizio Sciaccaluga - Castello di Camino. 2002 Interni italiani - a cura di Edoardo Di Mauro - Sociedade Nacional de Belas Artes - Lisboa. 2002 Experimenta - ex Giardino Zoologico Parco Michelotti - Torino.. 2002 Il tempo della profezia - a cura di Tiziana Conti - Casale Monferrato. 2003 Interni Italiani - a cura di Edoardo Di Mauro - Kunsthaus Tacheles - Berlin. 2004 Il rumore del mondo - a cura di Tiziana Conti - Complesso Monumentale - Bosco Marengo. 2004 Projet Biome - ideato da Piero Gilardi - Le Consortium - Dijon. 2005 Stemperando - a cura di Giovanna Barbero - Galleria Arte Moderna - Spoleto. 2005 Strade bianche - a cura di Roberta Fossati - Casale Marittimo. 2005 Via del sale - a cura di Nico Orengo e Silvana Peira - Vari luoghi romanici - Alta Langa. 2005 Prodotti di terra - a cura di Enrico Mascelloni - Università della Tuscia - Viterbo. 2006 Allarmi - a cura di Cecilia Antolini, Norma Mangione, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco - Caserma De Cristoforis - Como. 2006 Sculture da viaggio - a cura di Maurizio Sciaccaluga - Galleria del Tasso - Bergamo 2008 Sette vizi capitali sulla terra - affissione stradale - Novara, Romagnano Sesia. 2008 Tracce d’acqua - a cura di Tiziana Conti - Fiume Stura di Demonte 2008 Com’è profondo il mare - a cura di Nicola Angerame e Alessandro Trabucco - Ex chiesa anglicana - Alassio

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TIM ETHERINGHTON “Battle Company”

“Battle Company”, 2° Battaglione aviotrasportato della 503esima fanteria americana, è attualmente impegnata in uno schieramento di 15 mesi nella Valle Korengal, provincia di Kunar, Afghanistan. La Valle, situata in prossimità della frontiera con il Pakistan, è un epicentro della lotta americana contro i militanti dell’ Islam in Afghanistan. Divenne infame nel 2005, quando i membri di un gruppo di operazioni speciali americano vi fu intrappolato e tre dei suoi membri vennero uccisi. Un elicottero mandato con dei rinforzi fu ugualmente abbattuto, provocando la morte dei 16 soldati a bordo. Le forze americane lottano sia contro i Talebani locali che contro i militanti ispirati da Al-Qaeda all’estero. Le statistiche sono sconcertanti: la valle conta fra il 17-20% di tutti i combattimenti di coalizione in Afghanistan; circa 75% delle munizioni americane sono riposte in questa valle e nei suoi dintorni; il tasso di vittime della Battle Company si eleva a 25%. La prima volta che visitai la Valle Korengal, fu nel settembre del 2007. In quel mese, Battle Company ingaggiò forze nemiche in 111 vicende di combattimento separate. Il mio lavoro si è concentrato sulla piccola base “Restrepo”, nome dato dopo Juan Restrepo, medico del Secondo Plotone ucciso durante il primo periodo dello schieramento della Batte Company nella valle. Arrampicato sul dorso della montagna, la base Restrepo rappresenta uno dei limiti più in avanti del movimento americano nella valle. E’ stata costruita dopo che i soldati si lanciarono sulla montagna da un elicottero. Cominciarono a scavare le fortezze durante la notte e continuavano di giorno, accogliendo i frequenti attacchi insorgenti presso la loro nuova posizione come fossero dei break dal loro duro lavoro. Nei primi tre giorni dello stabilimento della base, furono attaccati più di 20 volte. Nell’ottobre del 2007, ritornai presso la valle per seguire i progressi della Battle Company mentre si imbarcava in un’operazione offensiva di combattimento, “Rock Avalanche”. L’operazione ebbe luogo sulla catena montagnosa Talesar, sovrastando la valle. Durante questa operazione, le forze americane bombardarono una casa al cui interno pensavano fossero nascosti degli insorgenti, mentre finirono per uccidere cinque civili e ferirne altri 13. Questo incidente di importanza cruciale, spinse gli abitanti locali del villaggio a cercare vendetta e ad insorgere in vari attacchi che provocarono la morte di 3 soldati americani e le ferite di altri otto. Continuo a seguire il progresso della Battle Company durante l’estate. Mentre guardate queste immagini, i soldati sono sempre lì e stanno cercando di spingere sempre più in avanti i limiti della valle; una valle di sole 6 miglia. La mostra è un’ Anteprima assoluta Location: Villa Bottini – Piano seminterrato

Orari: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30 BIOGRAFIA Tim Hetherington, fotografo a cui è stata riconosciuta la Foto dell’anno dalla World Press, è nato a Liverpool, Regno Unito, nel 1970. Vive fra Londra e New York ed apporta il suo contributo come fotografo al Magazine “Vanity Fair”. Il suo interesse sta nel creare diverse forme di comunicazione fotografica a partire da progetti a lungo termine; le sue sperimentazioni hanno spaziato dalle proiezioni digitali presso l’ ”Institute of Contemporary Art” di Londra, alle mostre di fly-posters a Lagos. Progetti recenti includono “Healing Sport”, “Blind Link Project” e “Liberia”. Attualmente, sta lavorando ad un progetto su un gruppo di soldati americani in Afghanistan. Ha ricevuto una borsa di studio dal “National Endowment for Science, Technology and the Arts” (2000-2004), un premio dalla “Hasselblad Foundation” (2002) e tre premi fotografici dalla World Press. Il suo libro sulla Liberia, “Long Story Bit By Bit”, sarà pubblicato da Umbrage nel 2009. In qualità di film maker, ha lavorato come cameraman e direttore/produttore. Fra i lavori recenti troviamo titoli di coda su “Liberia: an Uncivil War” (2004, vincitore del premio della giuria speciale e del premio IDA “Courage Under Fire”) e “The Devil Rides on Horseback” (2007).

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TERRITOIRES DE FICTIONS

“POM” Petit Objet Multimédia a cura di Laura Serani, con l’anteprima assoluta del POM di Paolo Woods

Territoires de Fiction è un ritratto frammentato della Francia, nel periodo di preparazione alle elezioni presidenziali del 2007. Il progetto è stato lanciato da un gruppo di fotografi che volevano gettare uno sguardo collettivo ravvicinato sul paese, chiedendosi se stesse per entrare in un periodo di cambiamenti, o se stesse semplicemente attraversando una profonda crisi. Il gruppo si è progressivamente allargato, accogliendo tanti giovani talenti della fotografia contemporanea francese. Oggi, sono coinvolti 55 fotografi in Territoires de fictions. Ogni “racconto” presenta un punto di vista personale del fotografo su un frammento dell’identità francese, una “terra” in fase di transizione. I soggetti variano da persone e parti del paese immobilizzati nel passato, a immagini del presente e questioni sul domani. Il risultato finale è una visione caleidoscopica del paese e dei suoi abitanti. In occasione del LUCCAdigitalPHOTOfest sarà realizzato un nuovo POM dal fotografo Paolo Woods vincitore del Premio Amilcare

Ponchielli 2008. Il POM, che sarà presentato in anteprima assoluta a Lucca, sarà prodotto dal LUCCAdigitalPHOTOfest in

collaborazione con il GRIN e avrà la curatela di Laura Serani.

In mostra l’ Anteprima assoluta del POM di Paolo Woods Location: Ex Manifattura Tabacchi

Orari: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30

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ENZO CEI “Trapianti”

La donazione degli organi investe i significati più profondi dell’esistere ed esige dunque una riflessione attenta e personale, fondata sulla conoscenza di quanto attiene ad una realtà così delicata e complessa.

Le circa 80 foto della mostra e del volume edito da Federico Motta, costituiscono una documentazione sull’argomento condotta per oltre tre anni da Enzo Cei, e promossa dalla Fondazione Arpa Onlus del Prof. Franco Mosca, Direttore della Divisione di Chirurgia Generale e Trapianti dell’Università degli Studi di Pisa. Il lavoro è volto ad appagare le istanze, proprie della società civile, di una conoscenza il più possibile circostanziata, nel rispetto delle ragioni dell’etica e della scienza, poiché un conoscere puntuale è indispensabile per maturare coscienza. L’espressione, affidata al suggerimento allusivo e alla suggestione, si fa carico di raccontare il mondo concreto della corporeità e quello immateriale di sentimenti e stati d’animo, comprendendo tutti gli accadimenti, contenuti nello spazio e nel tempo della donazione: l’attesa, il dramma accaduto e il prelievo degli organi, la preparazione e l’attuazione del trapianto, il decorso post-operatorio, il ritorno alla vita. Le immagini, in bianco nero, sono corredate da puntuali didascalie di carattere medico e scientifico, in qualche caso accompagnate da brevi scritti dell’autore, in grado di chiarificare situazioni e circostanze sullo sfondo, altrimenti non narrabili.

Promossa da:

Fondazione Arpa e Regione Toscana

La mostra è un’ Anteprima assoluta Location: Ex Manifattura Tabacchi

Orari: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30 BIOGRAFIA Nato a Pisa nel 1949 da famiglia contadina, autodidatta, dagli anni Settanta si occupa di fotografia narrativa, scegliendo l’ordinario come “evento” dentro storie radicate nella terra in cui vive. Per aderire alle cose come gli è naturale, ha organizzato la sua attività lontano dalle leggi proprie della committenza, seguendo per anni i temi a lui più congeniali: lavoro, arte, costume, sanità, vissuti sociali. Il suo lavoro accorda contatti umani e conoscenza dei fatti nella luce naturale che li accoglie, ma saranno poi ostinati e ripetuti procedimenti di camera oscura a restituire alle fotografie il peso delle idee che racchiudono. Ha progettato e pubblicato otto fotolibri ed esposto in mostre personali e collettive in molte città d’Italia e all’estero. Negli ultimi anni ha collaborato col regista Paolo Benvenuti al film Puccini e la fanciulla. Attualmente sta preparando un cortometraggio sulla condizione dei bambini nati prematuramente.

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ANDREW ZUCKERMAN Creature

Oltre trenta immagini a colori, ci trasportano in un viaggio ipnotico nel mondo animale, raccontato con ritratti “posati” in studio, come si potrebbe fare per i grandi cantanti o attori del cinema, di leoni, scimmie, serpenti, coloratissimi pappagalli, orsi bruni. Ritratti che ci fissano negli occhi, sostengono il nostro sguardo con forza e sincerità e ci mettono, faccia a faccia, a contatto con un’altra parte del mondo: quello animale. L’interesse di Zuckerman per gli animali nasce all’interno delle sale del Museo di Storia Naturale di New York, dove comincia ad appassionarsi alle riproduzioni a grandezza naturale degli esemplari esposti. Durante i suoi numerosi viaggi in Sud e Centro America, Andrew continua a studiare il legame tra le creature, il loro ambiente naturale e le profonde connessioni tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui ognuno di loro nasce e cresce. L’interesse del fotografo è insieme scientifico e stilistico: curioso come un bambino in un museo e insieme in grado di cogliere di ognuno particolarità e caratteristiche come solo un sensibile osservatore del mondo può fare. Fotografati contro il limbo degli studi fotografici, le creature si svelano in tutta la loro autentica bellezza e in tutto il loro selvaggio splendore. A noi osservatori resta la meraviglia di scoprire non solo l’esistenza di un enorme varietà di esseri e specie, ma anche l’innegabile prova della profonda spiritualità degli animali. Ecco forse l’altro mistero: guardare negli occhi questi animali ci mostra la loro personalità e ci pone in una profonda connessione con loro. (Graham Nash) Location: Auditorium di San Romano

Orari: lun-ven 13,30 – 19,30 Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30

BIOGRAFIA Andrew Zuckerman vive a New York. Fotografo e regista apprezzato, nel 2006 ha ricevuto il premio D&AD Yellow Pencil per la fotografia. Andrew Zuckerman è anche il cofondatore di Late Night & Weekends, una società che si occupa di realizzare pubblicità, libri e film. Ha diretto e coprodotto il lungometraggio High Falls, presentato al Sundace Film Festival nel 2007.