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Alessandro Martin Università di Padova Facoltà di Scienze della Formazione e Dipartimento di Scienze Chirurgiche e Gastroenterologiche [email protected]

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Alessandro Martin

Università di PadovaFacoltà di Scienze della Formazione

eDipartimento di Scienze Chirurgiche

e Gastroenterologiche

[email protected]

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Perché fare un corso di Metodologia Educativa per

l’infermiere?Perché tutti gli operatori sanitari hanno, tra le loro funzioni, quelle di comunicare, rapportarsi, educare:

*pazienti, loro familiari*colleghi, altre figure professionali*popolazione sana

Perché questo è un campo in cui l’utente spesso esprime insoddisfazione

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In quali ambiti è necessaria una competenza educativa?

• Approccio educativo necessario (efficace) nella prevenzione

• Approccio educativo necessario (efficace) nella cura di diverse malattie croniche

• Approccio educativo necessario (efficace) per migliorare la qualità di vita

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Gli obiettivi del corso:

Al termine del corso, lo studente sarà in grado di:

• Individuare gli aspetti educativi degli interventi sanitari

• Collaborare alla ideazione, progettazione e attuazione di interventi educativi

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Metodologia del Corso

• Lezioni• Lavori in gruppo • Lavoro personale e presentazione• Studio indipendente

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Materiali di studioAppunti dalle lezioni e dei lavori in aulaS Mambriani, La comunicazione nelle relazioni di aiuto, Cittadella Editrice, Assisi, 3° ed, 2001A. Martin, Schemi di Educazione Medica e Metodologia Educativa, CEDAM 2005A. Martin, P. Santonastaso, Educazione Professionale in Medicina e Psichiatria, Piccin 2008

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Esame

Esame finale: domande a scelta multiplaDurante il corso: autovalutazioni informali

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Premessa

1. Per poter svolgere un intervento educativo è indispensabile saper comunicare efficacemente

2. Precisiamo in che modo si può esprimere la comunicazione, per l’infermiere:

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Esercizio

Che significato possiamo dare a questi termini?

InformareAddestrareComunicareRapportarsiEducareValutareProgettare

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LA RELAZIONE DI AIUTO

E’ la relazione che si instaura tra un individuo in condizione di malessere ed un altro in possesso degli strumenti e delle competenze utili ad alleviare la condizione di malessere dell’altro.

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Malessere: percezione individuale di condizione non soddisfacente, limitante la qualità della vita e/o delle relazioni con l’ambiente, per

dolore,

malattia del corpo, della psichevecchiaia,disabilità

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La comunicazione nella relazione interpersonale

• significato generale della comunicazione: funzione tramite cui gli individui interpretano i comportamenti degli altri, ed al contempo il mezzo di cui si servono per trasmettere agli altri delle informazioni

• è impossibile non comunicare:ogni comportamento assume un significato ed è quindi comunicativo

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Modalità della comunicazione

• Verbale

• Para-verbale

• Non verbale

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Modalità della comunicazione

• Orientazione e postura

• Distanze e spazi interpersonali

• Estetica e cura della persona

• Comportamenti

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Funzioni particolari della comunicazione

• Referenziale

• Di auto-presentazione

• Di etero-presentazione

• Di metacomunicazione

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Funzioni della comunicazione nella relazione di aiuto

•acquisizione di conoscenze• riconoscimento e

considerazione•catartica, liberatoria• rinforzo e modifica del

comportamento

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Comportamenti limitanti la relazione di aiuto

• Egocentrismo• Taciturnismo• Logorrea• Fretta• Anticipazione• Invadenza

%

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• Recitazione• Non considerazione • Sdrammatizzazione• Evasione • Interpretazione• Valutazione• Incoerenza• Assolutismo

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4 aspetti, circa la comunicazione, da curare nella relazione di aiuto

• Agevolare la comunicazione: favorire l’espressione e la verbalizzazione di opinioni, idee, vissuti

• Favorire la comunicazione con l’interlocutore: usare accorgimenti per cui chi ci ascolta comprende ciò che intendiamo comunicargli

1. Favorire la relazione con l’interlocutore:usare atteggiamenti che portano all’instaurarsi di una buona relazione di aiuto

1. Trasmettere comprensione emotiva ….

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1. Agevolare la comunicazione

• Creare un ambiente non ostacolante: riservatezza, temperatura, rumore, arredi, ecc

• Stimolare l’interlocutore: porre domande aperte e chiuse. Chiedere di esprimere opinioni

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•Mostrare attenzione: annuire, domandare, ripetere, sintetizzare

•Comunicare calma e disponibilità di tempo: postura rilassata, non interrompere, voce distesa

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2. Favorire la comunicazione: strategie

• Chiarezza verbale • Velocità adeguata • Ordine logico, temporale • Richiesta di conferme es. “Vuole ripetermi

ciò che le ho detto così controlliamo se ci siamo capiti bene?”

• Ripetizioni, Riformulazioni, Sintesi• Sottolineature: es. “Ecco, questo è un

concetto molto importante e vorrei che se lo ricordasse”

• Lodi per il corretto atteggiamento, comprensione, attenzione, presenza

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3. Fattori che favoriscono una buona relazione di aiuto

• Relazione paritaria: atteggiamento che dimostra di ritenersi sullo stesso piano, in un’ottica di rispetto e pari dignità

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4. Trasmettere comprensione emotiva

• Ascolto: atteggiamento di recettività, disponibilità, sensibilità nei confronti dell’interlocutore

• Empatia: sforzo di “entrare” nello stato d’animo e nella realtà dell’interlocutore, di capire ciò che prova

• Accettazione: atteggiamento che permette all’interlocutore di essere se stesso all’interno della relazione e di comunicare senza il timore di essere giudicato

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Trasmettere comprensione emotiva II

• Rispecchiamento emotivo: “rimandare” all’interlocutore i contenuti emotivi da lui espressi: ripetizione, ripresa di una parte del discorso, …

• Contatto corporeo: usato in modo appropriato, tale che il suo significato sia correttamente compreso: stretta di mano, presa della mano, mano sulla spalla …

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I rischi nella relazione di aiuto

• Eccessivo coinvolgimento emotivo • Spersonalizzazione • Induzione di aspettative

irrealistiche nell’operatore

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I benefici della relazione di aiuto

• Auto-conoscenza• Crescita individuale• Arricchimento di sé • Sperimentare il sentimento di

solidarietà umana

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Approccio sistemico all’educazione medica

La “spirale educativa”:

Obiettivi

ValutazioneMetodi didattici

Bisogni

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In tutte le tappe, garantire:

Coerenza

Pertinenza

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Problemi sanitari, bisogni sanitari

Bisogni educativi

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Come possiamo identificare i bisogni formativi?

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Come possono essere identificati i bisogni

formativi?1. Bisogni espressi (da individui, gruppi,

istituzione)2. Bisogni rilevabili3. Bisogni non percepiti,“scotomizzati”4. Interessi, curiosità5. Dati epidemiologici6. Opinione degli esperti7. Risultati della ricerca (di altri, fatta ad

hoc)

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Strumenti per l’identificazione dei

bisogniColloquio, intervista strutturataQuestionarioMetodo FGPFocus groupAnalisi dei compitiMetodo dell’incidente critico

• NB possibile uso anche per altri scopi

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IL QUESTIONARIO

Domande aperte o chiuseNumero delle domande, tempo richiesto– Formato: v/f, varie opzioni, graduare le

priorità, graduare la certezza, VAS

Linguaggio, chiarezzaCompilazione, restituzione, privacyAutosomministrato?IncentiviValidazione preliminare!

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Metodo FGPE’ una griglia per l’analisi, ai fini educativi,

di una serie di situazioni, sintomi o problemi.

Viene preparata una lista di ciò che si vuole valutare

A lato della lista, si prepara una griglia di valutazione (0, 1, 2, 3) dei parametri:

F= frequenza G= gravità P= problematicità, in termini di Sapere,

Saper fare, Saper essere

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Esempio: metodo FGPRilevazione dei bisogni educativi dei

genitori di bambini diabetici F G P ___ ____ s sf se

• ipoglicemia……..2……2……0…1….0 5• iperglicemia…….1……3……3…1….0 8• dosaggio ins……2……0……1…1….0 4• stile di vita……...3……2……1…0….3 9• alimentazione…..3……2……1…2…3 11• …………………• …………………

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FOCUS GROUP“Intervista guidata”:

Gruppo di 6-10 personeIntervistatore: pone una serie di domande, facilita la discussione, prende appuntiTempo adeguato: circa 2 ore per voltaRevisione dei risultatiFormulazione di altre domande in un nuovo

incontro

NB vari usi

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ANALISI DEI COMPITI1. Definizione, condivisa, della procedura corretta (letteratura, esperti)

2. Stesura di una griglia di osservazione e valutazione con tutte le tappe

3. Osservazione sul campo, applicando a grigla

4. Analisi delle differenze tra condotta ideale e quella attuata nella pratica

5. Definizione degli obiettivi educativi

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TECNICA DELL’INCIDENTE CRITICO

“Inchiesta poliziesca” su un determinato evento o fenomeno:L’osservatore interroga sulle circostanze in cui è avvenuto il fatto negativo, gli elementi che lo hanno (con)causato, le interpretazioni del fatto

Dall’analisi delle risposte si definiscono ii bisogni formativi e gli obiettivi

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EsercizioIn gruppi: scegliere l’oggetto di una rilevazioneScegliere uno dei metodi per la rilevazione dei bisogni:

QuestionarioMetodo FGPFocus groupAnalisi dei compitiIncidente critico

Preparare il materiale o la traccia per l’attuazione

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Obiettivi educativi

Bisogni educativi

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Gli obiettivi educativi

Obiettivo educativo: ciò che il destinatario di un intervento educativo dovrà acquisire per effetto dell’ intervento (e che non possedeva già)

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Perché è importante definire gli obiettivi?

• Per pianificare coerentemente le varie fasi del processo educativo

• Per essere in grado di stabilire se (o in che misura) sono stati raggiunti

• Per poter fare valutazioni di costo/ beneficio, ricerche, confronti

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Definizione degli obiettivi educativi

“…al termine dell’attività educativa l’utente sarà in grado di”:

1. Atto (verbo di azione)2. Contenuto (oggetto) ed eventualmente:3. Condizione4. Criterio

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Esercizio: esempi di obiettivi educativi

Al termine del …… il/ la/ i …… sarà (saranno) in grado di:1……………………………………………2……………………………………………3……………………………………………4……………………………………………5……………………………………………

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Gli obiettivi ricadono in vari campi del sapere:

1. Cognitivo (sapere)

1. Gestuale (saper fare)

1. Comunicativo, relazionale (saper essere)

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Gli obiettivi ricadono in vari campi del sapere:

1. Cognitivo (sapere)ElencareDescrivereCalcolareDefinireInterpretareScegliere…..

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Gli obiettivi ricadono in vari campi del sapere:

2. Gestuale (saper fare)EseguirePraticareSomministrareApplicareRegolareMisurare…..

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Gli obiettivi ricadono in vari campi del sapere:

3. Comunicativo, relazionale (saper essere)

InformareSpiegareFar riflettereIncoraggiareRassicurareMotivare…..

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Esercizio

In riferimento ad un intervento nel campo sanitario, definire alcuni (3-5) obiettivi educativi, nei vari campi del sapere

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Gli obiettivi hanno diversi livelli di profondità:

Obiettivi cognitivi:Primo livello: memorizzazione

elencare, descrivere, discutere…

Secondo livello: interpretazionericonoscere, interpretare, identificare…

Terzo livello: decisionedecidere, stabilire, scegliere…

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Gli obiettivi hanno diversi livelli di profondità:

Obiettivi gestuali:Primo livello: ripetere un’azione

Secondo livello: eseguire, con supervisione

Terzo livello: esecuzione autonoma

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Gli obiettivi hanno diversi livelli di profondità:

Obiettivi relazionali:Primo livello: essere recettivi

Secondo livello: mettere in atto comportamenti adeguati, se richiesto

Terzo livello: acquisizione di uno “stile di comportamento” adeguato

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Quali problemi si incontrano, a questo punto?

Avendo svolto una accurata analisi, emergono numerosi bisogni formativi

La definizione puntuale degli obiettivi educativi ne produce un numero elevato

E’ impossibile poter conseguire tutti gli obiettivi, alla luce dei limiti dati (tempo, risorse, attenzione, ecc)

Diviene necessario selezionare, con criteri razionali, gli obiettivi realmente perseguibili su cui concentrare l’intervento

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Criteri per la scelta degli obiettivi educativi

P = prevalenzaU = urgenza I = possibilità di interventoG = gravitàE = esemplarità didatticaR = ripercussioni Ogni parametro viene valutato 0,1,2,3

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Esercizio

Applicare la griglia PUIGER agli obiettivi scritti in precedenza

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Definizione degli obiettivi

Definizione della valutazione

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La valutazione

Due parametri essenziali:

Validità

Affidabilità

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Valutare

1.Chi, cosa2.Come3.Quando4.Dove5.Perché

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Chi, cosa valutare

1. Le condizioni preliminari di un dato fenomeno

2. L’apprendimento ottenuto dal destinatario dell’intervento educativo

3. Sé stessi4. Il progetto (logistica, docenza,

costi, gradimento, ecc)5. Altre ricadute interessanti (risultati

clinici, media, richieste ulteriori..)

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Come valutare

Dipende dal tipo di obiettivi (cognitivi, gestuali, comunicativi)

Dipende dallo scopo della valutazione

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Valutazione di obiettivi cognitivi

1. Autovalutazione (?)

2. Valutazione orale (fattori aggiunti, bassa validità e riproducibilità, tempo)

3. Prove oggettive:1. Domande a scelta multipla 2. Domande a risposta aperta breve3. Dissertazione

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Valutazione di obiettivi gestuali

In condizioni reali o simulate (laboratorio, manichino, attrezzo, ecc):

Esecuzione; l’ osservatore giudica

Esecuzione; l’ osservatore applica una griglia di verifica per giudicare

(Autovalutazione)

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Valutazione di obiettivi relazionali (I)

La persona che deve essere valutata esegue la comunicazione, in condizioni reali o simulate e:

L’ osservatore (esaminatore) giudica L’ osservatore applica una griglia di verifica per giudicare La persona si autovaluta

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Valutazione di obiettivi relazionali (II)

La persona che deve essere valutata osserva una situazione di comunicazione videoregistrata, e:

a. Deve discutere ciò che ha rilevato circa la comunicazione

b. Deve rispondere ad un questionario relativo a quanto ha visto

c. Deve formulare suggerimenti per il miglioramento della comunicazione

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Esercizio

In riferimento agli obiettivi già identificati, stabilire come valutarli

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Quando valutare

1. Prima dell’intervento educativo

2. Al termine 3. Prima e al termine4. In tempi successivi5. Durante

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Quando: prima dell’intervento

Rilevare i bisogni di formazioneDefinire il livello di conoscenze già posseduteRilevare le richieste e aspettativeRilevare il gradimento di un servizio

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Quando: al termine dell’intervento

Valutare il raggiungimento (o il grado di) degli obiettivi previsti“Certificare” il possesso di conoscenze o abilitàRilevare il gradimento del corso

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Quando: prima e al termine dell’intervento

Definire il grado di miglioramento delle conoscenze per effetto dell’intervento:

Es. Percentuale di risposte corrette prima e dopo; es. progress test

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Quando: in tempi successivi

Scelta del tempo successivo:

In funzione del possibile/prevedibile peggioramento del risultato ottenuto (es. cura dell’obesità, dipendenze)

In funzione del naturale decadimento delle conoscenze (es. ECM, ma anche ECP)

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Valutazione certificativa

Valutazione formativa (in itinere)*è coerente con la valutazione

reale*non è “minacciosa” *dà un feed-back: correzione,

commento

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Dove valutare

1. Dove è avvenuto l’insegnamento, il corso

2. Nel reale contesto operativo (ospedale, casa, ecc.)

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Perché valutare

1. Per definire il raggiungimento degli obiettivi

2. Per valorizzare3. Per motivare4. Per dare un feed-back5. Per garantire la competenza6. Per selezionare (v. riferita a un

criterio o v. riferita alla norma)

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L’OSCE

OSCE = Objective-Structured Clinical Examination

= Esame Clinico Strutturato Per Obiettivi

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OSCEAttuazione: stazioni, i candidati ruotano

tempi brevivalutatori a ogni stazione

Presupposti: coerenza con gli obiettivi

pertinenzaoggettività, affidabilità

Pianificazione vs attuazione

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Valutazione

In termini di miglioramento dell’apprendimento

In termini di modificazione dei comportamenti, degli atteggiamenti

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Definizione dei metodi didattici

Definizione della valutazione

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Insegnamento?

Apprendimento?

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Esercizio

Discutere in gruppo ed elencare:

I fattori che promuovono l’apprendimento

I fattori che lo peggiorano

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Fattori che facilitano l’apprendimento

Motivazione (intrinseca, estrinseca)Posizione attiva dello studentePercezione dell’utilità per sé stessi dell’apprendimentoGrado di difficoltà adeguato, progressioneFeed backAspetti logistici

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Scelta del metodo educativo in rapporto agli

scopi: informare, aggiornare

formare, educare

ottenere un consenso, motivare

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The Learning Pyramid

Teach others

Lecture

Discussion group

Demonstration

Audiovisual

Reading

Practice by doing

5%

10%

20%

30%

50%

75%

80%

AverageRetention Rate

National Training Laboratories, Bethel, Maine, USA

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TeachingProgrammes

Teaching is essential

Knowledge transfer

Teacher - centered

Teachers provide answers

Students are led

Lecture halls are essential

LearningProgrammes

Learning is essential

Knowledge acquisition

Student - centered

Teachers ask questions

Students discover

Learning facilities are essential

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SPICE, l’approccio moderno alla didattica

medicaStudent centered

Problem oriented

Interactive

Community oriented

Elective

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Metodi per l’insegnamento/ apprendimento

Obiettivi Cognitivi:Lezione tradizionaleStudio di testiSeminario, dibattito, laboratorioTutoriali (vari formati)e-learning

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UNIGASTRO Autovalutazione dei docenti sulle capacità didattiche; 10 items, max 40

0

10

20

30

40

docenti studenti

Ric

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L’attenzione dell’ascoltatore

tempo

Livello diattenzione

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Esercizio

In riferimento alla lezione tradizionale come metodo di insegnamento / apprendimento:

elencare i difetti e i pregi definire come potrebbe essere

migliorata

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Pregi e difetti

Pregi: formato conosciutonon richiede preparazione (?)flessibile (?)

Difetti:passivitàtrasmissione vs costruzione del saperespesso spinge alla memorizzazionespesso non è meglio del libro

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LEZIONE: come potrebbe essere migliorata?

1. Scandire i tempi in modo da stimolare l’attenzione: pianificare

2. Creare momenti di interazione 3. Creare situazioni in cui il

partecipante è attivo: esercizi, autovalutazioni

4. Proporre riflessioni motivanti5. Sottolineare, riassumere mettere

in prospettiva

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MICROTEACHING“insegnamento esaminato al microscopio”

Scopo: migliorare le capacità didattiche

1. Il docente svolge una parte dell’insegnamento (prova o dal vivo)

2. L’ “esperto” osserva ed analizza in termini di:

• Contenuti (sequenza, priorità, tempi, ecc)• Aspetti comunicativi (gestualità, postura,

tono della voce, sottolineature, pause, contatto visivo, gestione delle interazioni, “clima”, ecc)

3. Feed back dell’”esperto” al docente, discussione, piano di azione

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ATTIVITA’ TUTORIALISvolte in piccolo gruppo (o più gruppi)Il tutore svolge prevalentemente (o solamente) una funzione “maieutica”Nel piccolo gruppo si creano dinamiche particolari, stimolate dal tutoreAttraverso le interazioni, i partecipanti,

apprendono di più e meglio che individualmente

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ATTIVITA’ TUTORIALISvolte in piccolo gruppo, ma il grado di interazione e di attività dello studente è variabile.

Lavoro su compiti dati, autodirettoStudio di testi, discussione, relazioneDimostrazione, addestramento Produzione di progetti, relazioni, testiPBLTutoriale 1:1Tutoriale nell’e-learning

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Il PBL

Problem-based Learning, PBL= Apprendimento

basato sui problemi( Case-based learning )

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In cosa consiste il PBLE’ una metodologia didattica in cui• Lo studente impara a partire da un

problema; non ci sono discipline da studiare come tali

• Si impara in piccolo gruppo (6-10), guidati da un tutore

• Per ogni problema c’è un primo tutoriale, poi alcuni giorni di lavoro indipendente, poi il secondo tutoriale conclusivo

• Un intero Corso di Laurea viene svolto con un centinaio di problemi

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I presupposti pedagogici del PBL

1. Apprendimento attivo, parte da uno stimolo coerente con le proprie motivazioni

2. Apprendimento per scoperta, autodiretto

3. Sfrutta le dinamiche di gruppo, ricevere/ dare stimoli, informazioni; formulare ipotesi,provarle, verificarle

4. Lo studente è responsabile del suo apprendimento

5. Interazione (colleghi, tutore), feed back, revisione, sostegno, appartenenza

6. Atteggiamento critico, abitudine a cercare le spiegazioni

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Come è fatto il “problema” per il PBL

E’ un testo che presenta una situazione problematica. Può essere corredato di reperti, risultati, ecc Applicandosi al problema gli studenti identificano gli obiettivi di apprendimento. Lavorando sugli obiettivi, gli studenti apprenderanno ciò che è stato pianificato.

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I “sette salti” del PBL

1. Presentazione del problema, chiarificazione dei termini

2. Generazione delle ipotesi3. Identificazione degli obiettivi di

apprendimento4. Definizione dei compiti di studio5. Attribuzione dei compiti6. Studio indipendente, consultazione di

esperti, esercizi, laboratori, ecc7. Sintesi finale e soluzione del problema

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La funzione “metacognitiva” del tutore1. “Insegnare a ragionare”: a fare

ipotesi, riflettere, studiare, verificare, decidere

2. Stimolare, indirizzare, correggere, valutare

3. Gestire le risorse didattiche4. Sostenere, apprezzare,

consigliare

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Il TUTORIALE 1:1

Rapporto personale molto intensoFattori relazionali possono condizionare l’esitoLa carenza di strutturazione delle attività può condizionare l’esitoTipicamente, il tutore non è formato per svolgere questa funzione e l’allievo spesso non sa cosa attendersi

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Esercizio

In riferimento al tutoriale 1:1:

Discutere ed elencare i problemi

Definire come potrebbe essere reso più efficace e meno problematico

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Tutoriale 1:11. Il tutore deve creare un clima di

accoglienza e di disponibilità2. Tutore e studente devono impegnarsi a

“partire bene”3. Discutere e concordare gli obiettivi, le

modalità di lavoro, i tempi, i limiti, la valutazione dell’apprendimento e reciproca

4. Stabilire momenti definiti per il feed-back, richieste, suggerimenti

5. Creare momenti di confronto tra studenti e tra tutori

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Metodologie educative

• Atelier• Attività sportive• Audiovisivi• Brainstorming• Classificatore

d’immagini• Consigli telefonici• Corso interattivo

• Escursioni, visite• Focus group• Giochi• Gioco dei ruoli• Gruppi di auto-

mutuo-aiuto• Guida individuale• Incontri e colloqui

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Metodologie educative

• Insegnamento assistito dal computer

• Insegnamento pratico, dimostrazione

• Marionette, favole, teatro, puzzle

• Metodi di simulazione

• Relazioni• Sessioni di

apprendimento per problemi

• Studio di casi• Tavola rotonda

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RAGIONARE AD ALTA VOCE

Metodologia utile per lavorare ai livelli più profondi, non per una formazione inizialeIl docente condivide con lo studente/i le sue impressioni, il suo modo di ragionare, i suoi percorsi diagnostici/ terapeutici, ecc., motiva le scelte, ricorda casi simili o eventuali errori in cui è caduto.

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e-LEARNING

Formazione a distanza: da forme iniziali (cartacee, posta) a forme basate su cassette, CD a forme basate sulla rete

Formazione a distanza di ultima generazione: e-learning: apprendimento basato sulla rete interazione tra i discenti e con il tutore, creazione di “comunità di apprendimento”, apprendimento collaborativo integrazione con altre modalità didattiche.

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e-LEARNING

Materiali di studio scaricabili, da cercareCompiti da svolgere, assistiti da tutorePartecipazione a forumPartecipazione a chatProduzione di materiale (relazioni, progetti)Prove di valutazione formativaProve di valutazione certificativaMonitoraggio delle attività individuali

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Metodi per l’insegnamento/apprendimen

toObiettivi gestuali:

DimostrazioniUso di materiali, manichini, strumentiDal vivo

progressione gradualefeed back, correzioneprove ripetute

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Metodi per l’insegnamento/apprendimen

toObiettivi relazionali:• Osservazione (libera, guidata,

riflessione)• Simulazione, gioco dei ruoli• Dal vivo

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Esercizio

In riferimento ad un obiettivo relazionale (ad es. accoglienza del paziente, dimissione, informazioni su indagini, ecc.):

Preparare una guida per l’osservazione e la riflessione sulla relazione

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L’EDUCAZIONE DEL PAZIENTE

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L’educazione del paziente

Obiettivi:Partecipazione del paziente alle sue cure: compliance, personalizzazione, qualità di vitaMigliori risultati delle cureRiduzione delle spese: visite, farmaci, urgenze

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L’educazione del paziente

Malattie croniche; riabilitazioneEsempi: diabete, asma bronchiale, day hospitalNecessità di saper programmare ed erogare interventi formativi:

Di ordine generaleIndividualizzatiValutazione dei risultati

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• Prevenzione primaria : Educazione sanitaria

• Prevenzione secondaria: Diagnosi precoce

• Prevenzione terziaria: Educazione del paziente

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Prevenzione primaria:educazione sanitaria

• Azione di massa• Ruolo relativamente limitato dei

professionisti dell’area sanitaria• Basata principalmente sui media e

sulle strategie di comunicazione• Rivolta a chi è (ancora) sano,

spesso giovane

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Prevenzione secondaria: diagnosi precoce

Azione di massa, ma selezionataBasata sui media e sui sanitariNecessità di persuadere chi spesso non è motivato: non sa, non crede, ha paura, eccAccurate valutazioni costo/beneficio

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Prevenzione terziaria:riabilitazione, educazione

terapeuticaAlcuni esempi:

Diabete

Asma bronchiale

Terapia anticoagulante

Disassuefazione dall’alcol, fumo, ecc

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Per educare dobbiamo:

1. Stabilire un buon rapporto:1. “accogliere”: alzarsi, sorridere,

incontrare, dare la mano2. Dare segni di disponibilità:

espressione del viso, attenzione, interesse

3. Dare segni “distensivi”: osservazioni, commenti, ecc

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2. Comunicare efficacemente:1. Usare domande aperte e chiuse2. Usare il linguaggio verbale e non-

verbale3. Ascoltare 4. Verificare la comprensione5. Verificare le opinioni del paziente,

rispettare eventuali divergenze 6. Manifestare empatia e

comprensione emotiva

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3. Fare l’intervento educativo:1. Definire gli obiettivi, concordarli

(“alleanza terapeutica”)2. Scegliere i metodi3. Stabilire come valutare il

raggiungimento degli obiettivi4. Essere preparati a riformulare il

piano

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In tutte le fasi

Non giudicare Porsi in una prospettiva positivaIncoraggiareRinforzareNon abbandonare (cfr “continuità

delle cure”)

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Definire i bisogni del paziente: la diagnosi

educativa1. Che cosa ha? Dimensione

biologica2. Che cosa fa ? D. socio-

professionale3. Che cosa sa? D. cognitiva4. Chi è? D. psico-

affettiva

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1. Dimensione biologica

• Sintomi• Terapie• Storia di malattia• Malattie associate• Gravità• Prognosi

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2. Dimensione socio- professionale

• Professione• Famiglia• Svaghi• Abitazione• Risorse mediche• Risorse sociali

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3. Dimensione cognitivaa. Conoscenza della malattia da parte del

paziente:• Patogenesi• Sintomi e segni significativi• Fattori scatenanti / allevianti• Ruolo dei farmaci• Altre risorse terapeutiche

b. Generale:• Studi• Letture• Metodi di apprendimento preferiti

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4. Dimensione psico-affettiva

• Relazioni affettive• Progetti• Cambiamenti lavorativi• Atteggiamento: passività/ dinamismo• Educazione precedente• Vissuto di malattia• Compliance• Automedicazione incontrollata• Terapie “alternative”

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Bisogni del paziente

1. Diagnosi educativa

2. Obiettivi pedagogici: comuni, specifici

3. Valutazione

4. Metodi didattici

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Esercizio

In riferimento ad una patologia di vostra scelta, definire le linee principali di un intervento di educazione dei pazienti o dei loro familiari

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PERCENTUALE DI RITENZIONE

5% 50%

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Tempo di dimezzamento delle conoscenze del

paziente

tempo

conoscenze

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“La tesi dell’infermiera Lorenza” Questionario dettagliato sui fattori di rischio

e terapia della cardiopatia ischemica, somministrato a:

• Pazienti con cardiopatia ischemica ricoverati, dopo corso di formazione (90%)

• Soggetti di controllo (30%)

• Pazienti con cardiopatia ischemica al primo contatto ambulatoriale (80%)

• Pazienti con cardiopatia ischemica già ricoverati, che hanno avuto un corso di formazione, a distanza di un anno (40%)

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Metodi per l’Educazione Continua

Philips 6.6Metodo dello studio di casiMetodo delle differenzeSimulazioni, gioco dei ruoli

cfr home page su infostudent

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Metodo Philips 6.61. L’Esperto fa una breve introduzione: 5-

10 minuti2. I piccoli gruppi (6-8 persone, 3-4 gruppi)

discutono su quanto ascoltato e formulano alcune (3-5) domande per l’Esperto

3. L’Animatore raccoglie le domande dai vari gruppi su una lavagna di carta e le passa all’Esperto

4. Finito di rispondere alla prima domanda di ogni gruppo , si passa alla seconda e così via

5. Esaurite le domande, si replica come dal punto 1, per 1-2 volte

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Metodo Philips 6.61. Oltre all’Esperto è necessario un

Animatore che regoli i tempi e la discussione. Tempo globale circa 2 ore

2. L’Esperto, con il suo primo intervento, provoca riflessioni e suscita reazioni, che vengono poi tradotte in domande

3. L’Esperto viene “sfruttato” dai partecipanti per dare risposta a ciò che interessa loro, anziché fare una presentazione preordinata

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Metodo dello Studio di casi1. L’Esperto prepara alcuni (1-3) “casi”

seguiti da numerose domande2. L’Esperto presenta il caso, le

domande e le assegna ai gruppi3. Ogni gruppo discute e risponde ad

alcune domande, es: il gruppo 1 risponde alle domande 1 e 2, il gruppo 2 risponde alle 3 e 4, ecc

4. I gruppi presentano le loro risposte 5. L’Esperto commenta le risposte

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Metodo dello Studio di casi

1. L’Esperto deve sapere come preparare i “casi” e le domande.

2. La presenza dell’Animatore non è indispensabile, ma molto utile

3. Il metodo permette di affrontare numerose domande in tempi relativamente brevi, circa 2 ore complessive

4. Metodo utile per correggere, aggiornare, ripassare

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Metodo delle Differenze1. L’Esperto prepara uno o più “casi” seguiti

da alcune domande 2. L’Esperto presenta il caso e le domande e

chiede a tutti i gruppi di rispondere a domande

3. I gruppi lavorano ma non presentano le loro conclusioni

4. L’Esperto presenta le sue risposte alle domande

5. I gruppi discutono le differenze tra le conclusioni cui erano arrivati e ciò che dice l’Esperto

6. I gruppi presentano allora le differenze emerse e si apre una discussione generale su queste e il perché vi siano

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Metodo delle Differenze1. Necessaria la presenza di Esperto e

Animatore2. Il metodo consente il confronto su

argomenti in cui siano possibili punti di vista e orientamenti diversi, ad esempio tra categorie diverse che operano nello stesso sistema (es medici di famiglia e specialisti, medici e infermieri)

3. Il metodo, attraverso l’analisi delle differenze e la miglior comprensione di queste può portare al consenso, ad esempio su linee-guida

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Esame finale

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PROVA DI ESAME• Scrivere subito il nome; fare eventuali

domande ora; durante l’esame silenzio• 15 domande a scelta multipla; indicare una

sola risposta con una croce• 45 secondi per domanda; vale solo il

numero di risposte esatte; 2 punti ciascuna• A chi cerca di comunicare, verrà invalidata

la prova• Al termine consegnare rapidamente al primo

della fila che porterà i fogli a me; non verranno accettati fogli consegnati in ritardo

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Domanda n 1

Quale delle seguenti sigle indica i criteri per la scelta degli obiettivi educativi prioritari?a. PBLb. OSCEc. PUIGERd. FGP

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Domanda n 2

Quale tra le seguenti è la più importante

caratteristica di una prova di valutazione?

a. Discriminbilitàb. Validitàc. Comparativitàd. Programmabilità

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Domanda n 3

Quale dei seguenti esemplifica il primo

livello di un obiettivo cognitivo?a. Interpretazione b. Decisionec. Competenzad. Memorizzazione

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Domanda n 4

Con quale altro termine si può indicare

una prova formativa?a. Certificativab. Integrativac. In itinered. Suppletiva

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Domanda n 5

Quale dei seguenti non è uno degli strumenti per l’identificazione dei

bisogni di formazione?a. Metodo dell’incidente criticob. Analisi dei compitic. Focus groupd. Metodo PBL

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Domanda n 6

In cosa consiste il Focus Group?a. Discussione tra esperti per mettere

a fuoco un problema educativob. Un gruppo di problemi focali da

affrontarec. Una sorta di intervista di gruppod. Un gruppo di docenti che focalizza

un progetto educativo

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Domanda n 7In cosa consiste il metodo FGP?a. È una griglia per valutare i

problemi educativi in termini di facilità, gestibilità e progresso

b. È una griglia per l’analisi ai fini educativi, di una serie di situazioni, sintomi o problemi

c. È una metodica per formulare la didattica tutoriale per problemi

d. Nessuno dei precedenti

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Domanda n 8Nella formulazione di un obiettivo educativo, la scelta del verbo

Descrivere, identifica l’obiettivo come:a. Descrittivob. Comunicativoc. Cognitivod. Tutti i precedenti

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Domanda n 9Nel caso di un obiettivo educativo comunicativo, la capacità di mettere in atto comportamenti adeguati a

richiesta, colloca la competenza al:a. Primo livellob. Secondo livello c. Terzo livellod. Quarto livello

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Domanda n 10

Nella sigla PUIGER, cosa indica la lettera

G?a. Generalitàb. Gravitàc. Generalizzabilitàd. Gestibilità

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Domanda n 11

In che termini possono essere programmate le prove di valutazione in ambito sanitario?a. Di miglioramento dell’apprendimentob. Di modificazione degli atteggiamentic. Di modificazione dei comportamentid. Tutti i precedenti

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Domanda n 12

Quale tra i seguenti non è un fattore che facilita l’apprendimento del discente?a. Importanza della materia insegnatab. Posizione attiva del discentec. Feed back del docente sui progressid. Motivazione dello studente

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Domanda n 13

Nella “piramide dell’apprendimanto” quale dei seguenti metodi didattici determina la migliore percentuale di ritenzione?a. Audiovisivib. Lettura c. Insegnamento ad altrid. Gruppi di discussione

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Domanda n 14

Quante sessioni tutoriali sono previste

per affrontare ogni problema nella didattica basata sui problemi (PBL)?a. Unab. Duec. Numerose, a giudizio del tutored. Tutte le precedenti sono previste

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Domanda n 15

Quale dei seguenti non è uno dei “sette salti” della didattica PBL?a. Presentazione del problema,

chiarificazione dei terminib. Identificazione degli obiettivi di

apprendimento da parte del tutorec. Attribuzione dei compiti di studiod. Generazione delle ipotesi

Page 159: Alessandro Martin Università di Padova Facoltà di Scienze della Formazione e Dipartimento di Scienze Chirurgiche e Gastroenterologiche alessandro.martin@unipd.it.

Somiglianze tra Evidence Based Medicine e Best Evidence

Medical Education EBM: “the conscientious, explicit and

judicious use of current best evidence in making decisions about the care of individual patients”. Sackett et al 1996

BEME: “the implementation, by teachers in their practice, of methods and approaches to education based on the best evidence available”.

Harden et al 1999