Alessandro Colombo - La Guerra Ineguale

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Alessandro Colombo La Guerra Ineguale Pace e violenza nel tramonto della società internazionale CAPITOLO I L’eccezione e la norma – Il terrore e i limiti della guerra Paura e terrore come “nervo dell’obbligazione politica”. Possono essere manipolati per vari scopi: Acquisire e conservare potere Ottenere ubbidienza Procurarsi guadagni Costruire e conservare l’ordine sociale Nella convivenza internazionale assistiamo a una progressiva scomposizione del rapporto tra norma ed eccezione. 1. Una pratica immemorabile – L’uso del terrore tra pace e guerra Il terrore in battaglia Teatro della battaglia Spazio e tempo predestinati al terrore: la battaglia è un’esperienza collettiva di terrore, che accomuna tutti i combattenti (paralisi da paura, studio dell’American Historical Teams). Spesso paura riconosciuta come ragione della volontà di combattere (du Picq [Crimea e Algeria] paura delle conseguenze di una defezione, paura delle conseguenze del combattere male). Campo di battaglia luogo ove ci si sforza sistematicamente di ispirare terrore all’altro (Clausewitz guerra presuppone debolezza umana e contro essa è diretta). Manipolazione organizzata ostentazione acustica e visiva della prossimità della morte. Terrore e fattori morali in guerra Clausewitz centralità dei fattori morali in guerra Rafforzamento ulteriore nella riflessione ed esperienza successiva principale forza coesiva e allo stesso tempo punto di massima vulnerabilità. Terrore “decisione” della grande battaglia, porta alla disgregazione rapida dei legami sociali all’interno dell’esercito

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Pace e violenza nel tramonto della società internazionale

CAPITOLO IL’eccezione e la norma – Il terrore e i limiti della guerra

Paura e terrore come “nervo dell’obbligazione politica”.Possono essere manipolati per vari scopi:

Acquisire e conservare potere Ottenere ubbidienza Procurarsi guadagni Costruire e conservare l’ordine sociale

Nella convivenza internazionale assistiamo a una progressiva scomposizione del rapporto tra norma ed eccezione.

1. Una pratica immemorabile – L’uso del terrore tra pace e guerra

Il terrore in battaglia

Teatro della battaglia Spazio e tempo predestinati al terrore: la battaglia è un’esperienza collettiva di terrore, che accomuna tutti i combattenti (paralisi da paura, studio dell’American Historical Teams). Spesso paura riconosciuta come ragione della volontà di combattere (du Picq [Crimea e Algeria] paura delle conseguenze di una defezione, paura delle conseguenze del combattere male).Campo di battaglia luogo ove ci si sforza sistematicamente di ispirare terrore all’altro (Clausewitz guerra presuppone debolezza umana e contro essa è diretta). Manipolazione organizzata ostentazione acustica e visiva della prossimità della morte.

Terrore e fattori morali in guerraClausewitz centralità dei fattori morali in guerra Rafforzamento ulteriore nella riflessione ed esperienza successiva principale forza coesiva e allo stesso tempo punto di massima vulnerabilità.Terrore “decisione” della grande battaglia, porta alla disgregazione rapida dei legami sociali all’interno dell’esercito indifferenza nei soldati, fine dello stato di ebbrezza, crollo di gerarchia, prestigio, disciplina e sistema di valori (Bouthoul)Unica forza in grado di minacciare e dissolvere la disciplina degli eserciti regolari “Quel minuto di esitazione morale che decide la sorte delle battaglie” (Tolstoj in Crimea)

Il terrore fuori dalla battaglia. La diplomazia della violenza

Limiti del terrore in guerraTerrore in guerra selettivo e limitato. I limiti possono essere travalicati e vengono periodicamente travalicatiTrascinare in guerra chi non può essere chiamato e chi non vuole esserlo: neutralità e retrovie (risorse morali e materiali che sostengono i combattenti, il cosiddetto “fronte interno”)Utilizzo tutt’altro che marginale, modalità tra le più ricorrenti nella conduzione della guerra

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Arte della coercizioneUtilizzata tanto per indebolire o sconfiggere il nemico in battaglia quanto per intimidirlo all’infuori di essaMinacciare o causare sofferenze ai non combattenti per influenzare coercitivamente le sue scelte, dissuadendolo dal fare qualcosa o inducendolo a fare qualcosa d’altro.Diplomazia del terrorismo il successo dipende da quanto riesce a modificare i suoi interessi. Schelling “Procurare sofferenze spinge gli altri a fare in modo da evitarlo. Scopo, costringere le decisioni e scelte degli altri. Il potere di ferire è potere negoziale, sfruttarlo è diplomazia (degradata)”Terrorismo e diplomazia/comunicazione

Sovvertimento del rapporto tra azione e scopoObbiettivo resta indurre il nemico a cedere alla nostra volontàGuerra duello, i lottatori vogliono costringere l’avversario a piegarsi tramite la propria forza fisica, abbatterlo e rendergli impossibile ogni ulteriore resistenzaLogica terroristica scopo delle azioni e della guerra rivolti a soggetti diversi non vengono colpite direttamente le forze dell’avversario ma la sua capacità di promettere e assicurare sicurezza, ordine e benessereNon viene colpita la capacità di fare la guerra, ma quella di procurare la pace

Minaccia latenteIl potere di procurare sofferenze per modificare le intenzioni dell’avversario è tanto più efficace quanto più è tenuto in riserva. Per essere comunicato e reso credibile, va periodicamente esercitato.Ciò che conta non è la sofferenza inflitta, ma quella latente, la violenza che può essere trattenuta e inflitta o che la vittima crede possa essere trattenuta e inflitta. Minaccia del danno di un danno maggiore in futuro, induce a cedere e piegarsi.

Esempi storiciAvanzata persiana contro le città ioniche ambasciatori ammonivano che se le città greche non si fossero arrese, sarebbero state incendiate e gli abitanti ridotti in schiavitù (Erodoto)Campagna persiana in Asia minore radevano al suolo un villaggio per spargere il terrore tra le altre tribù e spingerle alla resa (Senofonte) – poi sistematico dell’espansione mongola di Gengis KhanNon esclusiva dello scontro tra civiltà e culture diverse eterogeneità culturale tene comunque ad abbassare le inibizioni all’impiego

2. Modernità e terrore. Le eredità del Novecento

Terrore impiegato e teorizzato dagli stati contro individui e gruppi non statuali da disciplinare al proprio interno e combattere al proprio esterno (politica interna e internazionale) centralità del terrore nel totalitarismoMezzo concepito come irresistibile, fiducia nella possibilità di modificare la realtà radicalmente, riorientandola e mondandola dagli aspetti indesiderati.Futuro concetto totalitario di guerra “il sacrificio di un essere vivente a uno scopo voluto dalla natura è legittimo” passaggio da un inferno chimerico a un inferno reale, scientifico, in un’impresa di perfezionamento dell’uomo e della societàLiberazione della guerra dalle inibizioni del passato per tornare a essere ciò che è sempre stata un inferno in cui tutto è permesso

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Il terrore praticato. Dalle guerre coloniali a Hiroshima

Terrore contro le popolazioni senza statoUtilizzo sistematico nelle guerre contro le popolazioni senza statoSubito individuato da Schelling come tipo di guerra che ha visto il ricorso più continuo e sistematico alla minaccia e all’uso del terrore in particolare conquiste colonialiConquiste coloniali conquiste di “spazi vuoti”, luoghi di invenzione senza limiti e senza scrupoli, scontri tra potenze ineguali, più spedizioni punitive che scontri militariAnche nella fase discendente della vicenda coloniale aviazione britannica vs tribù ribelli irachene, aviazione francese vs insurrezione araba in Siria, Marocco e Algeria, aviazione italiana in Libia ed Etiopia + guerre indiane degli Stati Uniti

Terrore nelle guerre interstataliStrumenti banditi dalle guerre interstatali dal 1650 ca alla WWI, ricomparvero poi stabilmente duplice sconfinamento (dal campo di battaglia e dalle avventure coloniali) risale alla guerra di secessione americana, marcia del generale Sherman attraverso la Georgia meglio violare le regole della guerra che lasciar prevalere i principi degli uomini di stato confederati, “rendere la guerra terribile al di là di ogni sopportazione”

Diplomazia della violenza nella WWIIGià nei due decenni precedenti la popolazione era stata oggetto di attacchi indiscriminati (bombardamenti aerei dimostrativi), ma WWII segna l’impiego sistematico del terrore verso i non combattenti da parte di tutti i principali stati indebolire o modificare la volontà del nemico attraverso bombardamenti a tappeto, rappresaglie e rastrellamentiContrazione dei tempi della distruzione le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki come i più perfetti atti terroristici della storia armi di terrore e shock, minaccia rivolta a tutto il Giappone: obbiettivo politico non i morti o le fabbriche, ma i sopravvissuti di Tokyo sofferenza, shock e promessa di infliggerne ancora

Il terrore nelle mani di attori non statualiAttori non statuali terroristiSoggetti diversi dagli stati movimenti rivoluzionari, piccoli gruppi organizzati, singoli individui, ricorso frequente a minaccia e uso del terroreFenomeno inizia a diffondersi nella seconda metà dell’Ottocento, prevalentemente tra gruppi anarchici e nichilisti, strumenti rudimentali e obbiettivi limitati (serie di uccisioni di capi di stato tra il 1880 e il 1904)Ideologia tende a spostarsi verso nazionalismo, socialismo lotta per l’indipendenza o per intimidire e cacciare membri di etnie diverseUltimamente teologia estrema“I tiranni hanno insegnato il metodo ai soldati e i soldati ai rivoluzionari moderni” (Walzer)

Il terrore legittimato. L’Efficienza, la Virtù e la Suprema Emergenza

Principi legittimanti del terroreEFFICIENZA giustificazione più estrema, considera il terrore semplicemente una tecnica al servizio di qualunque scopo: non ci sono ragioni decisive né per ricorrervi né per non ricorrervi, l’unico criterio è l’adeguatezza allo scopo. Manifestazione estrema dell’immanenza della politica e della guerra moderna.VIRTÙ criticata da Todorov, Hannah Arendt e dai critici del totalitarismo, si centra sulla distinzione tra un Bene e un Male terrore giustificato come strumento per la realizzazione

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del Sommo Bene nell’ordine politico interno come nella competizione internazionale (Robespierre: “La virtù, senza la quale il Terrore è cosa funesta; il Terrore, senza il quale la virtù è impotente”)SUPREMA EMERGENZA versione “moderata” della seconda, concepisce il terrore come strumento per evitare il Sommo Male. Formulazione archetipica attribuita a Churchill, che invocò la Suprema Emergenza per giustificare il ricorso a strumenti normalmente illegittimi (bombardamenti a tappeto). Clausola sospensiva dei codici legali e morali della guerra, definita da due criteri: imminenza e natura del pericolo. Di fronte a un pericolo la cui vittoria risulterebbe in un disastro umano, non possono essere rispettati limiti etici o giuridici, legittimo violare diritti degli innocenti.

Problematiche della Suprema EmergenzaLa nozione tende a sfumarsi, corrodendo la norma di cui dovrebbe costituire l’eccezione. Minaccia di asservimento o sterminio riguardante un solo popolo, ma: chi definisce il riconoscimento di un popolo, in cosa consiste una minaccia di asservimento, quando è considerabile imminente?Natura della minaccia (“Nazi-like regimes”)Nodi politici chi decide l’esistenza delle condizioni di uno “Stato di eccezione”? è sufficiente subire un pericolo imminente o bisogna avere le “carte in regola” con i principi ritenuti vincolanti dalla comunità internazionale (es. principi democratici)? Chi procede a questo doppio accertamento?Lord Bomber Harris “dimenticato” e poi omaggiato dal governo britannico uso del terrore tuttora considerato legittimo.

Il terrore teorizzato. Il moral bombing e le teorie infrabelliche del potere aereo

Dibattito infrabellicoIl Bomber Command era stato concepito già prima della Suprema Emergenza la possibilità di minacciare e usare il terrore fuori dal campo di battaglia era stata presa in considerazione dagli stati maggiori e dai governi dei principali paesi europeiDilemma dei teorici della nuova arma emersa dalla WWI (aviazione) rimanere nell’alveo della guerra tradizionale a sostegno dell’esercito o essere sfruttata per un nuovo tipo di guerra? contaminazione tra campo di battaglia e retrovie come raison d’être della nuova risorsa di potenza RAF, prima aviazione indipendente, fondata sulla base del memorandum Smuts del 1917Rivendicazione dell’indipendenza organizzativa e operativa, distinzione tra armi tattiche (vincolate al campo di battaglia) e strategiche (programmaticamente estranee ai suoi limiti) uso terroristico dell’aviazione vs infrastrutture e popolazione civile

Giulio Douhet e il dominio dell’ariaOpportunità di colpire al di fuori del campo di battaglia affermata da tutti i principali teorici del potere aereoGiulio Douhet massimo interprete della dottrina del bombardamento strategico (1921, Il Dominio dell’Aria) l’efficacia dell’aviazione dipende dal suo impiego indipendente e al di fuori dello spazio della battaglia infrangere resistenze morali, dissolvere organismi poco disciplinati, diffondere panico e terroreCome Clausewitz concepisce la guerra come ricerca incessante della “decisione”, anche qui vista come momento in cui una delle due parti sente cedere i propri fattori morali e coesione sociale. A differenza di Clausewitz la “decisione” non si cerca più nel campo di battaglia, ma nello “spezzarsi delle resistenze morali dei popoli”.

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Non ampliamento dell’ostilità politica, ma semplice calcolo, minare attraverso l’inflizione di sofferenze alla popolazione il sostegno alla volontà del governo: la popolazione civile strumento malleabile nelle mani dell’attaccante, cerca scampo nella pace se sottoposta a condizioni di vita intollerabili e di cui non vede fine.

Moral BombingLe teorie di Douhet ispirano lo sviluppo delle principali aviazioni immaginazione letteraria e riflessione strategica degli anni ’20 influenzate dall’idea che il morale della popolazione nemica dovesse essere uno (forse il principale) obbiettivo della guerraDottrina del Moral Bombing ben prima della sua legittimazione in nome di una Emergenza Suprema già saldamente inscritto nella routine della strategia e della pianificazione

3. Il terrorismo come tecnica

Una violenza impersonale, parsimoniosa e disponibile

Trasformazione del terrore in metodoNon libero sfogo di un’ostilità, ma calcolo apparentato alla ragione strumentale. Non è rivolto verso il colpevole o il più ostile, ma contro chi è meno risoluto nella determinazione di continuare la guerra non mira a colpire il nemico principale, ma a isolarlo e indebolirlo colpendo i nemici più tiepidi, inermi e indifferentiIl terrorismo sceglie non il militare (addestrato alla resistenza) né il militante (convinto da esser pronto a combattere a ogni costo), ma il civile e il neutrale il bourgeois chiuso nella sfera privata, che desidera essere dispensato dal rischio di morte violenta, è politicamente passivo in cambio di pace e guadagnoCondizione di efficienza del terrorismo capacità di indurre il cittadino a reclamare la tranquillità (a chi non gliela garantisce, non a chi gliela toglie!) vs rischio di strapparlo a forza dalla sfera privata, mobilitandolo a fianco del suo governo.Ratio vs Passio il terrorismo è apparentato più alla tecnica che al fanatismo, ma come dice Clausewitz, come la guerra, può sfuggire di mano alla politica, poiché “il sentimento ostile si desta per effetto della lotta stessa”

Tratto distintivo 1 Impersonalità/astrattezzaIl metodo terroristico aggira l’oggetto della sua ostilità politica, non colpendolo ma piuttosto indebolendolo colpendo altri oggetti struttura triangolare e non lineare, simile a una presa d’ostaggi piuttosto che a un assedioUn soggetto che lo compie, un secondo vittima diretta dell’attacco, un terzo destinatario dell’intimidazioneRappresaglia dissolve il nesso tra punizione del colpevole e deterrenza, è perseguita attraverso la punizione di innocenti, non restituisce il torto (lex talionis), ma lo infligge a un terzo

Tratto distintivo 2 ParsimoniaMetodo economico, capace di alterare l’equilibrio tra costi e benefici della violenzaSproporzione tra risultato immediato delle azioni e conseguenze psicologicheSproporzione tra costi dell’attacco e costi della difesa l’attacco terroristico costa meno di quanto costi prevenirlo o pararlo senza poter sapere dove e contro chi sarà rivoltoCompensazione della sproporzione tra forti e deboli la volontà, capacità e credibilità di procurare sofferenze non sono ridotte dalle volontà, capacità e credibilità del nemico

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Utilizzo da parte della Gran Bretagna nel momento di massima debolezza nella primavera-estate 1940

Tratto distintivo 3 Casualità/indiscriminatezzaNon può concentrarsi su categorie di individui o di luoghi specifici: deve diffondere e intensificare nel tempo la pauraMetodo indiscriminato, ma non rispondendo a logiche di furia cieca quanto a logiche indifferenti e superiori all’odio personaleAzione violenta i cui effetti psicologici sono sproporzionati ai risultati puramente fisici. Se nessuno è preso di mira, nessuno è al riparo (Aron)

Tratto distintivo 4 Disponibilità universaleNon è inevitabilmente associato né a un determinato attore, scopo o esito.Attori statuali e non statuali, gli uni contro gli altri o tra di loroGli stati democratici, che hanno sradicato il terrore dalla propria pace interna, non vi hanno rinunciato nelle proprie guerre esterne (esempio del Moral Bombing, abbracciato pienamente dagli stati democratici UK/USA, mentre i regimi totalitari tedesco e sovietico privilegiarono un impiego tradizionale dell’aviazione)Gli attori non statuali, al contrario del luogo comune, fanno uso razionale del terrore, che non perde nelle loro mani la natura di tecnica di coercizione l’obbiettivo è sempre minacciare sofferenze ulteriori per modificare scelte delle potenziali vittime, e non infliggere sofferenze e bastaUtilizzo del terrore sia da parte di attori forti sia da parte di attori deboli, addirittura (GB WWII) dallo stesso attore nel giro di pochi anni in condizioni prima di debolezza, poi di forza Hiroshima e Nagasaki furono resi possibili dall’assoluta superiorità degli USA, che rendeva impensabile che la catastrofe potesse essere restituita

In bilico tra pace e guerra

Rapporto ambiguo con la guerraParentela solo parziale con la guerra offensiva, pur nutrendosi della sorpresa, tipica risorsa offensiva, può avere scopi difensiviIl terrorismo è sempre offensivo dal punto di vista tattico, offensivo e difensivo dal punto di vista strategico, rivoluzionario e conservatore dal punto di vista politicoL’impiego non è solo limitato allo sforzo di vincere, ma può avere altri obbiettivi là dove la guerra si incontra e confonde con la pace

Perversioni del rapporto tra guerra e paceImpiego del terrorismo per PROVOCARE la guerra

Attentato di Sarajevo Gruppi rivoluzionari latinoamericani ed europei tra anni ’60 e ‘70

Impiego del terrorismo per DENUNCIARE la guerra Guerre già in corso ma invisibili ai testimoni o perfino ai contendenti Diffusione dei conflitti, violenza trapiantata in uno spazio dove non c’è ancora,

spaesamento come scopo politico specifico Imprese europee del terrorismo palestinese negli anni ’70 Movimenti e gruppi nazionalisti in nome di popoli e minoranze oppresse, ma non

riconosciute (armeni, macedoni, ceceni)

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Impiego del terrore per LIMITARE la guerra Insostenibilità di un conflitto senza regole Atto di terrore contro un atto di terrore Rappresaglia: in un sistema privo di un’agenzia dotata del potere di costringere tutti gli

stati al rispetto delle regole è un “mezzo di impedire alla guerra di diventare completamente barbara” o di ristabilire la pace infranta

Rappresaglie israeliane contro i villaggi della Giordania e del Libano contro l’introduzione di gruppi armati palestinesi o di Hezbollah

Minaccia di Churchill alla Germania sull’uso del gas Impiego del terrore per PREVENIRE la guerra

La GBR, la RAF e il bombardamento strategico non prepararsi a essere più forte, ma evitare a ogni costo una nuova guerra, innalzandone i costi fino a renderli inaccettabili (appeasement)

MAD – Mutual Assured Destruction regime di deterrenza reciproca, prima non concertata, poi ritualizzata, tra le due superpotenze distorsione radicale del significato del terrore, nuovo principio di pace

Il regime della deterrenza fu costretto ad adottare fino in fondo una logica terroristica: la funzionalità dell’equilibrio stava nella condizione che venisse soppresso o ridotto al minimo il vantaggio di chi avesse colpito nel primo necessario lasciare che ciascuna delle parti conservasse la capacità di secondo colpo

Rovesciamento dei principi e dei modi delle guerre del passato armi puntate contro le città e non contro le forze nucleari nemiche, rinuncia agli strumenti per difendere le proprie popolazioni (sistemi antimissile) “scambio di ostaggi”, modo paradossale di ottenere la pace

Ammissibile perseguire un fine morale attraverso una minaccia immorale?Impiego del terrore per SOSTITUIRE la guerra

Diplomazia della violenza, nemico costretto a scegliere tra accomodamento e vita Embargo ONU vs Iraq: non violento ma disponibile all’omicidio di massa logica

compiutamente e subdolamente terroristica

Il terrore efficiente

Luogo comune sull’inefficacia del terroreNon ha prevenuto WWII, ma presumibilmente è stato fondamentale nell’evitare WWIIINon hanno impedito i bombardamenti indiscriminati contro le città, ma hanno trattenuto le parti dall’impiego dei gas, utilizzati nella guerra precedenteNon hanno fiaccato il morale della popolazione sotto i bombardamenti, ma hanno ottenuto resa immediata e incondizionata quando hanno saputo condensare parsimonia e simbolismo del terrore in un unico atto a Hiroshima e NagasakiCampagne terroristiche fallimentari (anarchici Ottocento, comunisti ’60 e ’70)Indipendenza nazionale di CiproEspulsione delle comunità non nazionali per perfezionamento indipendenza Israele o AlgeriaErosione sostegno a governi considerati emanazioni di occupanti stranieri (Vietcong vs capivillaggio e funzionari del governo sudvietnamita)Testimonianza di una guerra (resistenza palestinese)Sarajevo 1914, e ho detto tutto

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4. La nozione politica e giuridica di “terrorismo”

Comparsa tardiva del termine “terrorismo” (terrore come strumento che qualcuno impiega per influenzare qualcun altro)Hobbes terrore come mezzo a disposizione del potere coercitivo per assicurarsi l’ubbidienza dei sudditiDa Montesquieu in poi connotazione negativa quale principio specifico del dispotismoRibaltamento di significato con il terrore della Rivoluzione Francese, strumento per eccellenza della difesa della Rivoluzione progetto dichiarato di Robespierre e Saint-Just di trasformazione sociale e legittimato allo “stato di eccezione”. Connotazione positiva, poi ribaltatasi con l’”emigrazione” in Russia da strumenti di chi esercita il potere a strumenti di chi il potere lo combatte.

Genealogia di un’eccezione ambigua

Acquisizione consapevole di pratiche immemorabiliLe pratiche diventano coerenti con concetti, metafore e analogie dello stile di pensiero dominante: non è possibile classificare qualcosa come anomalia se non si chiariscono prima i limiti della categoria che non la comprendeConsapevolezza del metodo terroristico tra XVIII e XX secolo possibile perché disponibile una nozione di pace e guerra normaliUna volta che lo stato è riconosciuto come produttore esclusivo di pace, ordine e normalità, terrorismo è ciò che non rinuncia a colpire lo stato colpendo la sua invenzioneNella convivenza politica internazionale il concetto di “terrorismo” rimase marginale fino a tutta la WWI più tardi le offensive aeree contro le città e la guerra partigiana misero in questione il modo in cui era stata fino a quel momento praticata e concepita la guerra interstatuale, come uno scontro tra eserciti impegnati a escludere (sia come portatori sia come vittime) tutti gli altri soggetti dalla violenza e dalla battaglia“Terrore” tedeschi vs le “incursioni terroristiche” dei bombardieri alleati, francesi vs le azioni dei partigiani algerini, libertari vs terrore dei regimi totalitari, nuovo tipo di equilibrio scaturito dall’avvento del deterrente nucleare durante la guerra fredda.

Due accezioni diverseSuperamento dell’hortus clausus dei combattenti, impiego da parte loro di strumenti terroristici contro il territorio e la popolazione dei propri nemiciProgressivo indebolimento della presa degli stati sulla politica internazionale, irruzione di portatori alternativi di violenza organizzataAccezioni che hanno a che fare con la rottura dei limiti di guerra: 1) come e contro chi 2) chi accezioni ambigue che non necessariamente hanno a che fare l’una con l’altraRottura dei due limiti storici della guerra: non tutti possono essere oggetto di atti di violenza e non tutti possono impiegarla

Nelle mani del Grande Definitore

Lo Stato, “Grande Definitore” di politica e diritto moderniSi impone l’accezione relativa al monopolio dello stato sulla violenza – legame intimo con la geometria politica e giuridica del sistema internazionale modernoConcetti giuridici improntati allo stato terrorismo, dal punto di vista dello stato è ciò che non rientra nella guerra legale tra gli stati, ovvero quando è perpetrato da soggetti non

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autorizzati a impiegare la violenza, che non hanno diritto di sospendere lo stato giuridico della pace

Equiparazione tra politica internazionale e politica interstatale Discontinuità tra soggetti autorizzati e non autorizzati all’impiego della violenza. Capacità predatoria che l’enfasi sulla natura dei soggetti ha su quella degli atti terroristici il metodo è trasformato direttamente in soggetto, mentre la varietà dei soggetti è annullata dall’impiego dello stesso metodoFragile equilibrio tra legittimità e innocenza si apre per i soggetti autorizzati uno sterminato spazio di innocenza all’interno del quale può tornare ad apparire legittimo qualunque atto di guerra, ivi inclusi quelli diretti verso civili natura terroristica trasfigurata dal richiamo alla legalità, dimostrazione della forza dello stato sulla narrazione politicaGli stessi atti sono definiti o meno terroristici a seconda che siano commessi da stati o da attori non statuali distingue troppo tra regolari e irregolari, utilizzo di altri termini e diritti crimini di guerra/diritto internazionale umanitario vs terrorismo/diritto penaleSe commessi da stati alcuni degli stessi atti cessano del tutto di figurare come violazioni la nozione dominante di terrorismo internazionale non riafferma il principio di immunità dei non combattenti, ma ribadisce il monopolio degli stati sulla guerraEsempi vari: embargo vs Iraq, bombardamenti vs Jugoslavia 1999, assedio di Groznyj 1994 – aviazione americana e miliziani iracheni, entrambi hanno sferrato offensive contro centrali elettriche e infrastrutture civili dell’Iraq – cacciatorpediniere Cole attaccato da al-Quaida mentre rinforzava l’embargo commerciale vs IraqAltre pressioni: specialisti di terrorismo in realtà specialisti di antiterrorismo terrorismo nemico anche prima che oggetto di studio, la definizione del fenomeno è già atto di guerra; domanda di conoscenze che tende a crescere ogni volta che è in corso un’offensiva terroristica, momento in cui è forte la tentazione di adottare la nozione dominante senza discuterla.

Indefinibilità del terrorismo ed erosione del concetto di guerra normale

Definizione di terrorismo sul piano internazionaleAssenza di una definizione condivisa e giuridicamente vincolante di terrorismo sul piano internazionaleIn nessun caso si è arrivati a una convenzione generale e giuridicamente vincolanteSotto accusa l’accezione svalutativa della parola terrorismo impossibilità di concordare sul suo significato riflette l’impossibilità di porre fine ai conflittiUn luogo comune come “il tuo terrorista è il mio combattente per la libertà” non regge fino a che regga l’accordo fondamentale che esige che solo lo stato abbia il monopolio dell’uso della violenza legittima indipendentemente dalle ragioniC’è sempre stato qualcuno che ha riconosciuto scusanti all’impiego della violenza da parte di soggetti diversi dagli stati rifiuto dei paesi del terzo mondo di includere nella definizione di terrorismo gli atti di violenza commessi nel corso delle guerre di liberazione nazionale

Rapporto norma-eccezione e paradosso fondamentale della parola terrorismoParola coniata nel periodo storico in cui iniziava a erodersi la condizione normale da cui avrebbe dovuto ricavare il proprio significatoAlcuni irregolari più legittimi di altri? Partigiani vs Terroristi si è già indebolita la separazione tra regolari e irregolari

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Invece di definire in negativo il concetto di guerra normale, la nozione di terrorismo ne ha definito la dissoluzione, la perdita di effettività del monopolio statuale sull’uso della violenza organizzataPace e guerra sono andate confondendosi in un intrico di esperienze e metafore (guerra fredda, peace enforcing, etc)

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CAPITOLO IIGuerra senza limiti e guerra limitata – I freni clausewitziani

La guerra è molto più della continuazione della politica con altri mezzi, ne è l’immagine riflessa. La sua forma non è mai estranea alla forma della convivenza interna e internazionale cui appartiene.

Dalla guerra cavalleresca alla guerra comunale declino sociale, politico ed economico della società feudaleDalla guerra settecentesca alla guerra napoleonica frattura nelle condizioni interne e internazionali delle società europeeDa guerra europea a guerra coloniale differenza persistente tra relazioni interne ed esterne all’EuropaScoppio di guerre mondiali globalizzazione politica, diplomatica e strategica

La guerra dice dell’ordine sociale persino ciò che la pace riesce a dissimulare o nascondere chi detiene il potere di dettare la propria volontà agli altri e in quale misuraCondizioni che rendono possibili le limitazioni della guerra potere e istituzioni (principali vettori ordinativi della vita internazionale) potere non richiede esistenza di un tessuto sociale tra gli attori (anche assoluti estranei che entrino in contatto sporadico tra loro, né società né sistema), il secondo richiede che si sentano parte di un insieme in qualche misura comune, necessario concordare che la guerra non debba pregiudicare o distruggere le mutuali relazioni future).

1. Tra continuità e discontinuità. La guerra e i diversi esiti dell’anarchia internazionale

Rapporto tra forma della guerra e forma della convivenza internazionale è costituente l’ammissibilità della guerra riflette la differenza costitutiva tra politica interna e politica internazionale. La mancanza di un’agenzia dotata del potere esclusivo di utilizzo legittimo della violenza condanna tutti i soggetti all’autodifesaL’anarchia internazionale, a differenza dell’anarchia hobbesiana, non produce una condizione immutabile di guerra tutti contro tutti: la guerra cambia nella frequenza come anche nella forma.Per Raymond Aron il quadro della congiuntura politica internazionale dipende dalla configurazione del rapporto di forze, dalle dimensioni della scena diplomatica e dal grado di somiglianza (istituzionale, culturale e ideologica) tra gli attori. Guerre meno frequenti e più micidiali – l’infittirsi delle interdipendenze politiche e strategiche aumenta il rischio che una qualunque guerra si trasformi in guerra generale e tende così ad aumentare le cautele delle parti in conflitto – possibilità o meno di fare appello a valori comuni, sistemi internazionali omogenei/eterogenei.Hobbes presuppone che siano gli stati a ritrovarsi in una condizione anarchica, e che l’anarchia interna sia risolta.

Tra Kriegsspiel e violenza totale

Guerra limitata e guerra senza limitiPuò risultare più o meno estesa in base alla posta in gioco, ai mezzi impiegati, ai soggetti che la combattono o a quelli che la subiscono. Può rimanere circoscritta a determinati soggetti o travalicare ogni distinzione (combattenti/non combattenti, battaglia/luogo riparato;

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neutrali/non neutrali) e non tollerare limiti nel dispiegamento della violenza (guerra totale e terrore vs i non combattenti).Distinzione basilare nella riflessione politica, giuridica e filosofica sulla guerra: “guerra giusta”, sviluppo parallelo di diritto bellico e diritto umanitario. Portato dell’esperienza individuale e collettiva.Guerre interne al sistema europeo molto limitate vs guerre esterne senza limiti. Codici di comportamento diversi su diversi fronti e contro nemici diversi nella stessa guerra: tedeschi e americani in WWII.Distinzione avvertita chiaramente nel passaggio tra epoche diverse: modi di combattere attraverso tattiche dilatorie, manovre e assedi cedono il posto a modi più spregiudicati di cercare la battaglia decisiva. Addirittura può non bastare la battaglia a esaurire il potenziale di violenza della guerra.Tre grandi traumi storici: guerra dei trent’anni, guerre napoleoniche, WWI. L’anarchia non rende la guerra sempre uguale: la immerge in un flusso ininterrotto di costruzioni e catastrofi di limiti.

2. Il freno originario. La soglia di accesso alla violenza

La guerra nella vita internazionaleModo in cui si combatte, rappresenta e tramanda nella memoria una guerra. Ciò che ha bisogno di essere spiegato non è l’irrompere della guerra senza limiti, bensì l’esistenza dei limiti stessi.Senza un’agenzia titolare del monopolio dell’uso della violenza legittima, legittimo attendersi che in caso di conflitto nessuno possa essere trattenuto dall’usare qualunque forma di violenza contro chiunque altro (Hobbes).Cosa trattiene l’anarchia internazionale dal precipitare nello stesso baratro?

Diseguaglianza di potereLa prima e più persistente forza frenante è la diseguaglianza di potere, che distingue alla radice l’anarchia internazionale dallo stato di natura hobbesiano. Eguaglianza = eguale capacità di uccidersi.La soglia per uccidersi può essere più o meno alta, ma mai tale da poter essere attraversata da tutti. Guerra: attività esclusiva che richiede disponibilità di risorse tecnologiche e finanziarie che consentano di combatterla e vincerla, di capacità organizzative e abilità tecniche che vanno apprese, tramandate e tenute in esercizio.Il limite originario alla violenza internazionale consiste nella soglia di accesso al gioco. La guerra è limitata se e in quanto non tutti coloro che vorrebbero difendersi da sé o attaccare gli altri hanno concretamente la possibilità di farlo.

Monopolio statuale sulla violenza Prima ancora che la soglia di accesso alla guerra venga sanzionata dal diritto, si forma e si consolida sul terreno del potere, chiarendo il rapporto tra legittimità e monopolio: è il monopolio che produce la legittimità, e non viceversa. Coloro che stanno perdendo di fatto il monopolio si sforzano di recuperarlo appellandosi al proprio diritto esclusivo di impiegarla.La legittimità non annulla le differenze di potere, resta esposta a frizioni, scostamenti e contraddizioni. Nel diritto la soglia di accesso al gioco ha diviso gli stati dagli attori non statuali, sul piano del potere ha diviso pochi o pochissimi stati da tutti gli altri.

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3. I freni alla “scalata all’estremo” in Clausewitz

Guerra assoluta vs Guerra realeNemmeno una volta superata la soglia di accesso i giocatori si comportano nello stesso modo. Distinzione tra guerra assoluta e guerra reale introdotta da Clausewitz. Guerra assoluta non ha nulla a che vedere con la guerra totale, ma è la guerra nella forma più pura, la “guerra in sé”. La guerra è per Clausewitz un duello su vasta scala con lo scopo di abbattere l’avversario e rendergli impossibile ogni ulteriore resistenza: un atto di forza che ha per scopo costringere l’avversario a sottomettersi alla nostra volontà.La guerra non dovrebbe in questo modo tollerare limiti, ma la guerra reale si allontana dal suo ideale assoluto nelle modificazioni della realtà, restandone subordinata come ad una legge suprema, al punto che prima di Bonaparte le guerre erano diventate una “diplomazia alquanto rinforzata in cui l’obbiettivo era un punto in cui mantenersi in equilibrio”.“Non due elementi distruttori, ma le tensioni provocate in due elementi elettrici ancora separati: qual è la parete non conduttrice che impedisce alla scarica totale di prodursi?”.

Le capacità limitate: il cerchio magico delle tecnologie

Cerchio magicoPrimo freno riconosciuto da Clausewitz al pieno dispiegamento delle forze, “cerchio magico vincolante le forze naturali della guerra”, poi definito dallo stato maggiore sovietico “i fattori che operano in permanenza”.Fattori che incidono sulle operazioni belliche, frenandole e a volte impedendole del tutto: tempo, clima, stagioni, terreno.Il cerchio magico circoscrive anche spazi e tempi della guerra: si pensi al carattere stagionale e diurno delle guerre fino al 1900, e alla preferenza per luoghi favorevoli al movimento e sostentamento degli eserciti, ma anche alle limitazioni tecnologiche (gittata e capacità di distruzione) che obbligano a restringere i confini della battaglia, disegnandone il margine esterno e creando una netta distinzione tra combattenti e non combattenti. Geografia e tecnologia.

Le capacitàOgni apparato militare dipende dagli strumenti disponibili e dal loro uso efficace. I contendenti non possono sfuggire dai propri limiti economici e tecnologici (armi, mezzi di trasporto e comunicazione, servizi logistici di rifornimento, approvvigionamento, acquartieramento ed equipaggiamento) e dalla propria organizzazione sociale ed economica, che deve finanziarli e gestirli.Limite molto variabile di epoca in epoca e continuamente sospinto in avanti nella nostra.La guerra è limitata se e in quanto le capacità dei contendenti sono limitate di conseguenza la forza distruttiva della guerra non può tradursi senza ostacoli in una “scarica” corrispondente.Le piccole cause innumerevoli che frenano il pieno dispiego della forza, fungendo da “mezzo resistente” o “attrito”, comprendono fattori morali (fatica, pericolo) e tecnologici (impossibilità di superare le avversità atmosferiche, carenza o imprecisione delle informazioni). Somma di attriti nel meccanismo della guerra.

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Gli obbiettivi limitati, ovvero il rapporto tra guerra e politica

Obbiettivi limitatiI fattori tecnologici hanno per Clausewitz un ruolo secondario, subordinato al contrappeso per eccellenza: la natura della guerra come strumento della politica. Il vero significato della guerra come “continuazione della politica con altri mezzi” consiste non in una liberazione della guerra, ma quasi sempre in una sua limitazione.La misura della guerra abbraccia tanto gli obbiettivi quanto i sacrifici per essi necessari la guerra è limitata se e in quanto sono limitati gli obbiettivi dei contendenti. Esempi di limite: voglio solo fare conquiste lungo le frontiere per conservarle o scambiarle nelle trattative di pace; voglio solo turbare la sicurezza dell’avversario e ispirargli inquietudine; posso avere un obbligo spiacevole imposto da alleanze.

CondizioniÈ necessario vi sia una mediazione istituzionale capace di sottrarre obbiettivi alla guerra nella continua tensione tra sentimento ostile e intenzione ostile.Separazione tra governo e popolo: il primo è depositario della natura razionale e politica della guerra, il secondo del cieco istinto della violenza. Lo scopo politico avrà un peso tanto più decisivo quanto più le masse saranno indifferenti e quanto minore sarà la tensione tra i due stati.I vincoli politici sono efficaci solo quando pesano nella stessa misura su entrambi i contendenti: per determinare la misura dei mezzi che dovrà mettere in azione per la guerra, ognuno dei contendenti dovrà valutare non soltanto il proprio scopo politico, ma anche quello dell’avversario.

La libertà limitata, ovvero la guerra come azione reciproca

Azione reciprocaTerzo freno: la guerra non suppone il lavoro di una forza attiva contro una massa inerte ma l’urto di due forze attive contrapposte. Azione reciproca: finché non abbiamo abbattuto l’avversario, dobbiamo temere noi stessi di esserne abbattuti.La guerra è limitata se e in quanto le capacità e la volontà di ciascuno dei contendenti sono controbilanciate o trattenute dalla capacità e dalla volontà altrui.Principi agiscono in tutte le fasi della guerra:

- All’inizio introduce un principio di cautela nella decisione stessa di ricorrere alla forza, non essendo noi in grado di conoscere a priori l’esito della guerra.

- Una volta scoppiate le ostilità la frizione tra volontà e capacità dei contendenti impedisce che la guerra si riassuma in una certa decisione e, determinando soste e sospensioni, consente allo scopo politico di riapparire e tornare a frenare i contendenti.

- Alla conclusione dello sforzo bellico suggerisce di andare non fino al limite estremo, ma solo fino al “punto culminante della vittoria” oltre cui si determina del lavoro perduto e dello sforzo nocivo, causa di reazioni.

Il principale freno risiede nella superiore forza della forma difensiva e nell’equilibrio tra offesa e difesa.

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4. Guerra e mutamento. I fattori di erosione dei limiti

Condizioni di limitazioneQuattro condizioni riconducibili alla dimensione del potere:

Non tutti coloro che avrebbero la volontà di combattere hanno la possibilità di farlo Anche coloro che hanno la possibilità hanno capacità economiche e tecnologiche

limitate Anche quando non frenati dalla capacità, i contendenti lo sono dalla limitatezza dei

propri obbiettivi Anche quando capacità e obbiettivi li spingerebbero verso l’estremo, incontrano la

forza reagente delle capacità e degli obbiettivi del nemico

Mutamenti destinati a indebolirleTre tipi di mutamento possono indebolire le condizioni di limitazione della guerra:

Mutamenti ambientali, riferiti al contesto tecnologico, militare ed economico Mutamenti interni, riguardanti il carattere delle società che compongono il sistema, il

loro sistema politico e la loro organizzazione militare Mutamenti internazionali, che investono la struttura del sistema internazionale e in

particolare la distribuzione del potere.Nella realtà i tre tipi di mutamento interagiscono e si influenzano continuamente: “gli stati fecero le guerre e le guerre fecero gli stati” tra 1560 e 1660 gli sviluppi della tecnologia militare e quelli dell’organizzazione politica, burocratica e fiscale dello stato si rafforzarono a vicenda.Occorre inoltre premettere che, anche quando talune percezioni sono erronee, ciò che spiega la maggiore o minore propensione a limitare la guerra è il modo in cui tali mutamenti sono percepiti, più che le loro oggettive radici storiche.

Fattori ambientali

La natura della guerra non è mai indipendente dalla natura delle tecnologie con le quali è combattuta. Come i mutamenti di livello tecnologico possono incidere sul carattere più o meno limitato della guerra. Quattro tipi di mutamento:

Mutamenti che, aumentando il rendimento della macchina militare, incoraggiano a non limitare i propri obbiettivi per il timore di non riuscire a realizzarli (abbassando il “gradiente della perdita di forza”, diradando la “nebbia della guerra”, infrangendo vecchi stili di combattimento e i loro limiti).

Mutamenti che, forzando il “cerchio magico”, consentono di indebolire o annullare il carattere circoscritto della guerra, dando ai contendenti la possibilità di scegliere sempre quando e dove attaccare l’avversario. Con l’avvento dell’aviazione è stata travolta la stessa separazione tra spazio della guerra e spazio della pace.

Mutamenti che investono la relazione reciproca tra i contendenti, mutando il rapporto tra offesa e difesa. Le innovazioni che avvantaggiano l’attacco stimolano il ricorso alla guerra. La guerra aerea secondo Douhet “ammette solo l’offesa”: ogni volta che la difesa torna ad apparire impossibile, la comune dialettica lascia il posto a una sorta di “guerra offensiva bilaterale”. [vedi rapporto Stati Uniti – terrorismo]. Attacco senza soste, le capacità dell’uno non sono più trattenute dalle capacità dell’altro. Alle pause dell’azione reciproca si sostituisce un attacco senza soste.

Mutamenti legati alla soglia di accesso alla guerra. Ogni volta che il costo o la difficoltà di impiego delle armi si abbassano drasticamente, i soggetti esclusi rientrano nell’universo della guerra. Incubo della proliferazione delle armi di distruzione di

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massa riavvicinamento dell’anarchia internazionale allo stato di natura fino all’ultima soglia critica, per cui le tecnologie civili e quelle militari non sono più chiaramente distinte tra loro e non richiedono abilità diverse per essere impiegate.

Fattori interni

Mutamenti nei format militari (dimensioni delle forze armate, rapporto tra le principali armi, stratificazione sociale della forza). In ogni epoca il format è funzione delle esigenze tecniche quanto di fattori sociali (cicli demografici, condizioni economiche, grado di mobilitazione politica, stratificazione sociale).Determinazione della quantità e qualità degli investimenti disponibili per le imprese militari, la capacità di prolungarle nel tempo senza pregiudicare le altre attività pubbliche e private. Alternanza di periodi in cui portare le armi coincide con il partecipare alla politica e periodi in cui si afferma la professionalità della violenza bellica (Miglio: privatizzazione di una funzione squisitamente politica). Nelle fasi storiche in cui la febbre politica è più bassa il mestiere della guerra è riservato ai professionisti, aumentando divario e reciproca diffidenza tra militari e civili.Tre aspetti che possono limitare la guerra:

Capacità di coinvolgere sul campo di battaglia il “sentimento ostile”, la contrapposizione tra amico e nemico e la disponibilità che ne consegue a uccidere o essere uccisi.

Dipendenza della guerra dagli obbiettivi della politica: mano a mano che il governo si isola dal popolo personificando in sé lo stato, la guerra diveniva puro affare di governi, l’opposto quando la guerra diviene affare di popolo.

Nazionalizzazione della guerra, che altera l’equilibrio dell’estraneità dei popoli rispetto alle decisioni su pace e guerra (principio dell’estraneità dei primi alle violenze della guerra). Se la guerra di gabinetto lascia spazio alla guerra di popolo, l’idea che il popolo debba restare al riparo dalla violenza perde plausibilità: si prepara la “guerra totale”.

Fattori politici internazionali

La guerra non è mai indipendente dal modo in cui è distribuito il potere tra le parti in conflitto. La possibilità di limitare la guerra dipende da quanto le capacità di ciascuno sono controbilanciate o trattenute dalle capacità e dalla volontà dell’altro.Diversi fattori possono pregiudicare l’equilibrio tra le parti: monopolio delle tecnologie militari più avanzate, organizzazione militare più efficiente, sviluppo economico superiore, cultura della guerra più spregiudicata. Si passa dal duello alla caccia.La consapevolezza della superiorità fa piazza pulita del principio di cautela che trattiene il passaggio dalla pace alla guerra: è una guerra senza azzardo il cui risultato è noto in anticipo. Incertezze sui costi umani ed economici, ma esito scontato.Durante la guerra la guerra va ad assomigliare al lavoro di una forza attiva contro una massa inerte.Non vi è più alla fine della guerra un punto culminante della vittoria, non vi è alcun disincentivo ad andare fino in fondo: guerra tendenzialmente senza limiti, come nella vicenda coloniale.Non si spiega però in Clausewitz perché nelle guerre occidentali, pure in casi di abissali differenze tra piccole e grandi potenze e gli sconfitti erano alla mercé dei vincitori, non è avvenuto quanto è avvenuto nel caso delle guerre coloniali.

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CAPITOLO IIIGuerra senza limiti e guerra limitata – I freni groziani

Per Clausewitz la guerra tra i popoli civili è estranea alla violenza illimitata perché avviene tra soggetti che mantengono l’idea di appartenere in comune a un contesto civile. Per Aron finché i nemici non perdono completamente la consapevolezza della loro parentela, la guerra resta un’istituzione sociale contraddistinta dal significato che le è attribuito dalle società, da obblighi e divieti, da elementi rituali e regole.Le “regole del gioco” e l’isomorfia tra guerra e gioco: distanza dalla vita ordinaria o comune, indole conchiusa nel tempo e nello spazio, realizzazione di un ordine temporaneo e limitato, ma assoluto, tensione creata dall’incertezza. Analogia con il duello.La guerra storicamente è stata limitata da regole del gioco concordate implicitamente o esplicitamente tra gli avversari. “Freni groziani” approccio che, senza rinunciare all’idea realista che la politica internazionale sia caratterizzata dall’assenza di governo, ridimensionano il peso dell’anarchia internazionale, ritenendo che l’ordine internazionale sia qualcosa di più del prodotto dei rapporti di forza e che dipenda da un insieme di vincoli politici, giuridici e culturali.

1. La società anarchica e la stilizzazione della guerra

Società internazionale vs sistema internazionaleSistema internazionale rete di interdipendenze politiche, economiche e strategiche, sufficiente che le azioni di ciascuno abbiano conseguenze sulla posizione degli altriSocietà internazionale insieme di comunità politiche indipendenti che si preoccupano di soddisfare almeno gli obbiettivi elementari di una convivenza sociale: ogni membro aderisce alle norme e alle regole sociali e ha un senso di interesse comune agli scopi elementari della vita sociale.Il rapporto tra società e sistema amplia lo spettro dei possibili esiti dell’anarchia internazionale. Continua tensione tra sistema e società: i confini tra di loro possono non coincidere neppure all’interno della stessa epoca storica (Persia, Impero Ottomano, rogue states o attori non statuali).Se una società anarchica non cessa mai di essere un sistema, un sistema anarchico può perdere i propri elementi societari: in assenza di forme di riconoscimento reciproco tra gli attori, sussistono unicamente i freni derivanti da capacità, obbiettivi e resistenze reciproche.La guerra può avere una forma giuridica e culturale solo se la convivenza internazionale ne ha già una. Ogni smarrimento o indebolimento della forma della guerra è segnale di un possibile smarrimento (forse già in atto) della forma della convivenza.Normalmente l’incombenza della minaccia della guerra di tutti contro tutti mette al centro di qualunque ordinamento internazionale l’esigenza di porvi un argine, istituzionalizzando la guerra.

2. La forma della guerra e i suoi contorni

Istituzionalizzare la guerra“Cosa è limitato quando la guerra è limitata?” nessun ordinamento internazionale può rinunciare all’obbiettivo di limitare la violenza, ciascuno lo persegue secondo i propri principi, norme e regole, coeretni con istituzioni e convinzioni dominanti, con la natura della propria organizzazione sociale e con la somma delle capacità tecniche a disposizione degli attori. Tali norme e principi non possono restare immutati da un’epoca all’altra.

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Tre questioni elementari: Chi ha diritto e a quali condizioni di ricorrere alla forza (jus ad bellum) In quali modi e contro chi ha diritto di impiegarla (jus belli) In che cosa e attraverso quali procedure la guerra si differenzia dallo stato di pace e da

altre forme di violenza (bellum)

Jus ad bellum, i freni al diritto di ricorrere alla guerra

Nessun contesto sociale può tollerare che la decisione di ricorrere alla violenza sia limitata soltanto da circostanze di fatto prima preoccupazione: limitare il diritto stesso di ricorrere alla guerra, vietando che chiunque possa farlo in qualunque momento e fino a qualunque esito. Necessari:

Autorità legittima Giusta causa Buona intenzione Estremo ricorso Una volta vinta non sia resa ingiusta da una punizione eccessiva allo sconfitto.

Elementi di comunicazione e moderazione. 1. Uso della violenza riservato a un gruppo limitato di soggetti cristallizzazione della

soglia di accesso in un’attribuzione di legittimità.