Alba - Antologia 2012

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“I Quaderni dell’Alba” “I Quaderni dell’Alba” “I Quaderni dell’Alba” “I Quaderni dell’Alba” Antologia di poesie Antologia di poesie Antologia di poesie Antologia di poesie Numero 4 – Marzo 2012 Con il patrocinio di www.proloco-fagnanoolona.org

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Alba - Antologia 2012

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“I Quaderni dell’Alba”“I Quaderni dell’Alba”“I Quaderni dell’Alba”“I Quaderni dell’Alba” Antologia di poesieAntologia di poesieAntologia di poesieAntologia di poesie

Numero 4 – Marzo 2012

Con il patrocinio di

www.proloco-fagnanoolona.org

Elaborazione Testi: Paolo Bossi Impaginazione e grafica: Fausto Bossi

Paolo Bossi

Circolo Culturale “l’Alba”

www.circoloalba.altervista.org

© 2012

Tutti i diritti sono riservati.

È consentita la riproduzione parziale, previa autorizzazione scritta da parte degli autori.

“Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera”

Pablo Neruda

Questa pubblicazione vuole dare la possibilità

ai membri del Circolo di presentarsi e farsi conoscere,

diventando un momento di compagnia o un luogo di incontro

tra la bravura e fantasia dei poeti con il lettore.

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Maria Luisa Avvignano

Note sull’Autrice: Nata il 19/03/1963 e trasferitasi nella sua attuale residen-za a Fagnano Olona (Va) nel 1995. L’autrice iniziò a scrivere i primi componimenti poetici all’età di 19 anni, successivamente alla morte del padre. Nel 2004 in lei riemerse, dopo oltre 20 anni, l’ispirazione poetica che da allora la accompagna quotidianamente. Le caratteristiche strutturali, i temi ed i contenuti degli scritti seguono il progressivo mutamento psicologico ed emotivo dell’autrice.

Sei…

Sei mare, sei vento l’ardimentare festoso di gabbiani in volo, sei brezza roboante, schiumeggiante, disinvolta nel mitico tramestio da pensieri e parole ornate di immenso, sei la nascita di una emozione sgusciante come fascio di luce all’alba di un tramonto: chimere non osservo mere vite scruto, nell’attimo stesso di un suggestivo, inebriante gorgogliare di intendi.

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Storia

Fulminea, l’indole geniale dell’artista, silente ed imprendibile, sfiora l’umane beltà, canta lodi e glorie di gendarmi d’altri tempi lor prodezze esalta, del villano l’audacia dipinge tra zolle di vissuto arcaico e stanco: la storia,ombra più non è, viva essenza emana in un tardivo rimembrar di intendi disciolti nell’aria come cenere al vento, quali scempi di lugubri presagi ai posteri annunziati.

In fondo ad un bacio…

Dietro ad un fiore l’amore, accanto ad un sorriso l’amicizia, in fondo ad un bacio… l’immenso.

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Maria Luisa Avvignano

Vita

Smarrite spoglie di un uragano ormai lontano, squarci di cielo impavidi si aprono in un universo sterminato e tetro, quasi fossero auree benefiche vizzite e stanche, ed il plenilunio sfodera aggraziate vesti d’argentea visual beltade, ora rarefatta tra mugoli di pioggia che suadenti cavalcano, come destrieri al galoppo, l’immortal desio.

Nel silenzio… nell’anime…

Nel silenzio… un desio nell’anime… un virgulto, nell’atteso crepitio dei sensi, da mistica alleanza irrorati.

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Dietro l’angolo… Dietro l’angolo uno sconosciuto attende te, non è l’attesa ad infrangere il muro del pianto, ma l’angosciante desio ad innalzare al cielo superbe note di immenso.

Selvaggia, indomata indole Sacrilegio, sacrilegio urla l’uomo al destino, ma qual sacrilegio se l’indole indomata e selvaggia, sfugge al fedel destriero dall’arme sue dorate?

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Angerina Banfi

Note sull’Autrice: Nata a Varese, all’età di nove anni si è trasferita a Gorla Minore con la famiglia che custodiva il casello delle fer-rovie Nord Milano. Ha lavorato per trent’anni presso gli uffici postali della Valle Olona ed è stata direttrice dell’ufficio postale di Gorla Minore. Scrive da parecchi anni sul suo paese che ama moltissimo e che rivive nelle sue poesie con le sue tradizioni, i suoi costumi, i suoi luoghi caratteristici, i suoi personaggi.

Spigolatrice d’amore

Nel campo ormai mietuto della vita, raccolgo le rade piccole ma turgide spighe ignorate dall’incuria di chi crede d’aver raccolto il più, il meglio. Spigolatrice delle piccole cose, vado per le vie della vita. E si colma il mio canestro. Attraggo visi sorridenti, calore di mani tese e strette. Occhi che vedono nel profondo. Tanti ricordi, gesti d’amore. Un grazie, un saluto, un tenero abbraccio.

La bellezza eterna e varia del volgere delle stagioni. Le vite che mi scorrono accanto. Ed io che ancora posso, per poco, fluire con esse. Quell’arsura d’amore, mai placata, della mia vita, viene irrorata dai piccoli doni quotidiani. E il mio canestro si riempie.

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Voglio

Vorrei che accadesse, ma so, non accadrà. Vorrei un segno piccolo piccolo solo per me (è egoismo lo so) Qualcosa di tangibile. Ch’io sappia (ma io so) Ch’io senta (la certezza l’ho) Allora? Voglio un segno d’amore da tener stretto nel più profondo segreto. Un arabesco di luce che accenda il cuore di gioia ritrovata. Un’intima lieve carezza. Un dono di forza. La forza dell’Amore che travalica mondi e materia. Vorrei che m’accadesse. Ma so non accadrà. Forse. Perché? Non so. Ugualmente spero, vorrei, voglio! Chissà, prima o poi…..

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Angerina Banfi

A piedi nudi

Ho camminato sull’erba del prato. Ho camminato sui sentieri dell’orto. Ho camminato sulle pietre calde di sole. A piedi nudi ho camminato. Ho rubato alla terra il suo calore per ritrovare la mia identità gioiosa. Scalzi, i miei piedi hanno tentato di realizzare un lontano sogno, pagare un debito di desiderio rimasto insaldato negli anni. Veloci anni, quando aggiogata potevo solo trainare il gran carro della vita. E camminare, camminare…Sì. Ma sotto il basto dei doveri. Vecchio sogno, piccolo sogno di nudi piedi fra la bruna terra. Una corsa trafelata fra l’umide zolle spezzate dall’aratro. Un contatto reale, un dilagare di gioia.

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Ho camminato a piedi nudi. Ho camminato sulla terra amica, fra pietre divise da fili di smeraldo incoronati di rugiada. Ho deposto il forzoso, l’imposto, il gravoso, per un momento scelto e voluto. Il piede poggiato fermo sulla dura terra ha ripreso contatto con la grande madre. Ho alzato allora il viso nel sole verso il Padre. Ho riso come ride un bimbo felice. Fra il verde, i colori, gli odori. L’anima liberata ha danzato nell’aria nel sole. I piedi scalzi hanno trasportato un pesante stanco corpo che felice obliava il suo tempo.

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Paolo Bossi

Note sull’Autore: Dottore in Economia Aziendale Sistemi Informativi con una tesi sulla Pro Loco di Fagnano Olona, lavora in qua-lità di consulente in ambito marketing e comunicazione. Inizia a imprimere su carta i suoi pensieri durante le scuole superiori, proseguendo a fasi d’ispirazione alterna-te fino ad oggi. Appassionato di musica, di tecnologia informatica e di arti visive. Attivo nel volontariato in differenti realtà ed associazioni. Web designer, grafico, montatore e regista. Sito Internet personale: www.paolobossi.altervista.org

Polvere nel passato Potrei seguirti per sempre, tra le onde dei desideri per averti mia… Per sempre rincorrerti nudo nella notte, mentre abbracci la luna e dimentichi il mio viso. È facile illudersi, molto meno convincersi. Ora sei polvere nel passato. Sabbia dorata nella clessidra della vita…

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Sei parte di me

Mi sono innamorato di te senza ammirare il tuo viso… I tuoi capelli dorati come il grano cullato dal sole La tua voce dolce e candida ricorda il vento che accarezza le foglie a primavera Elementi che portano a pensare che sei parte di me…

Rivederti dopo molto tempo Rivederti dopo molto tempo e veder che nulla è cambiato. Le emozioni che mi pervadono restano invariate… Tutto potrebbe ricominciare domani, tornare a sognare non è così scontato… Le emozioni che mi avvolgono si stringono più forti, senza lasciarmi respiro. Le speranze riaccese che invadono il cuore, e le scelte crudeli di provarci a parole.

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Paolo Bossi

Ogni tanto ti penso…

Ogni tanto ti penso… Mi manca il tuo rendermi la vita speziata. La giocosità disinibita o l’armonia nell’aspettare intrepido il nuovo giorno per vederti ancora. Nella fitta pioggia ti inserivi in ogni goccia per darmi gioia venendomi a bagnare il viso con tutta te stessa.

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La clessidra del tempo

Lo scintillio dell’acqua che si infrange a riva sembra chiamare una ad una le singole onde. Il profumo del mare mi avvolge come un dolce abbraccio della mia amata in momenti di gioia. I granelli di sabbia tra le dita scorrono come fossero la clessidra del tempo. Tempo che ora sta finendo, ma riprenderà tutta la sua magia appena il mio piede si poserà di nuovo, insieme al tuo, sulla sabbia infuocata cullata dalle onde.

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Pinuccia Bossi

Note sull’Autrice: Giuseppina Bossi (per tutti Pinuccia), nata a Fagnano Olo-na nel 1936, mamma e nonna. Ama la poesia in lingua ma è il dialetto che irrompe in lei nelle ore piccole della notte, quando tutto tace; non più ru-mori, vocii di nipotini, frastuono di Tv. Il foglio bianco la invita sempre a far scorrere la penna per sprigionare i sentimenti, le emozioni dell’anima o immorta-lare tradizioni e culture della sua amata Fagnano. Partecipando a concorsi riporta sempre felicemente premi.

Là pugià là

A vedu una cà a vedu una stüa a vedu lì tacàa una cadréga impaià dué ul mé nonu l’hea sempar setàa; al vedu peà ul pundatera da mangià senza tantu mastigà, urmài pôchi dénci a ghé restà. A vedu a mé nona da négar vistì cún ul michén da cavèi gris di sfurcin fermà sôtu ul camén incùrvà cún a scéndra fularmà ul ramm a lüstrà.

…A vedu a sidéla dul laci mungiü dun panétu quatà là sul távar in un cantón pugià e i génti che in vén e végnan a cumprà cún i ramin d’alüminiu inquarcià.

E sentu a mé mama e ul mé pà daghi dul “Vü” in dul parlà,

a loeur i parér sempar dumandà senza mai ribecà.

A sentu anmô rasunà: “Ti Marita, té se rigordi

che bei tempi hémm passà quando a Madona dul Mónti

cún u asnén sèmm andà?”

…Poeu rivedu a nona cún a panàgia ul bütér a fà

e in dá marnéta ul pán gialdu impastà, poeu séntu ul rusàri invià là

e, in fén, a bôna noci a tüti dà.

Che semplicità, che serenità, quantu amoeur in m’hénn regalà,

quanti valoeur in m’hénn cunsegnà.

Sì, l’è un quádretu dul passàa ca lé là

in un cantón dul mé coeur pugià e ai mé fioeu ga la lassu in eredità!

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Là appoggiato là

Traduzione in lingua

Vedo una casa vedo una stufa e vedo lì attaccata una sedia impagliata dove mio nonno stava sempre seduto; lo vedo pelare la patata da mangiare senza tanto masticare, ormai pochi denti gli sono rimasti.

Vedo mia nonna di nero vestita con i capelli grigi raccolti fermati da forcine sotto il camino incurvata con la cenere indaffarata il rame a lucidare.

…Vedo il secchio del latte munto coperto da un tovagliolo in un angolo del tavolo appoggiato e la gente che va e viene a comperarlo con recipienti rotondi di alluminio.

Sento mamma e papà dare del “Voi” nel parlare, a lori i pareri sempre domandare senza mai contraddire. E li sento ancora ragionare: “Marietta, ti ricordi che bei tempi abbiam passato quando al Sacro Monte con l’asino siamo andati?”

…Poi rivedo nonna con la zangola il burro fare e nella madia il pane giallo impastare, poi sento il rosario incominciare, infine, la buona notte a tutti dare.

Che semplicità, che serenità, quanto amore m’hanno regalato, quanti valori m’hanno consegnato.

Sì è un quadretto del passato che è là in un angolo del mio cuore appoggiato e ai miei figli lo lascerò in eredità!

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Pinuccia Bossi

È sempre amore

Sono velati di lacrime i miei occhi in questo parco dal castello fatato, luogo di festa con vocii di bimbi, giostre, altalene, scivoli, dondoli di elefantini di legno, di cavallucci marini, di aerei multicolori. Si sto piangendo mio compagno di vita spingendo una carrozzina pesante pensando ad un passeggino leggero in cui sedevano man mano biondi nipotini. Così ci ha reso ora il tempo scorrendo giorno dopo giorno. “Perché piangi?” mi chiedi sottovoce, per nostalgia del passato, per realtà del presente. Ho perso il ruolo di baby-sitter ho acquistato quello d’infermiera, ma ambedue sono Amore, amore che continua che sprona, che consolida. Ma, miracolosamente c’è un passaggio di consegna un nipote ora ti spinge; mi ritraggo, non piango più anzi vedi sorrido perché, marito mio, abbiamo comunicato amore si, amore che si rinnova, amore che sostiene si, si amore che edifica!

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Ul ciculàtu

Iér al mercàa ul ciculàtu ho cumprà, quell bôn, nuciùlà; sùl tàvar l’ho pugià e sùbitu ul diaval al m’ha tentà! Dul restu l’hea inütil sügütà guardà stâ carta da foeura bèla culúrà pensandu a quela interna argéntàa e ai quadratiti marón tüti istéss lineáa, …l’hea mei un tùchetu pruà! Però spacandul, a metà al ma se taià, par forza l’ho duü mangià. Che güstu, che buntà! …E se al sa dasléngua, ho pénsà? L’è mei dividala anmô stâ metà, l’ho fai e l’ho mangià! Ma poeu ma sonn dumándà: inscì pôcu no’ da ritià? L’è mei finil tütu e vèss ben südisfà! Stâ vuluntà l’ho rispèttà e a brüta tèntazion lé scattà! Dul restu sa sà, anca da gúa sa pô pèca, …lé ménga vön di sèti vizi capitài che sul catechismu hénn studiàa?

Il cioccolato

Ieri al mercato / il cioccolato ho comprato, / quello buono, nocciolato; / sul tavolo l’ho appoggiato / e subito il diavolo mi ha tentato! / Del resto era inutile continuare a guardare / la carta fuori bella colorata / pensando a quella interna argentata / e ai quadratini marroni tutti uguali allineati, / …era meglio un pezzettino provare! /Però spaccandolo a metà mi si è spezzato, / per forza l’ho dovuto mangiare. / Che gusto, che bontà! / …E se si scioglie, ho pensato? / È meglio dividere ancora questa metà, l’ho fatto e l’ho mangiato! / Ma poi mi sono domandata: / così poco ne devo ritira-re? / È meglio finirlo tutto ed essere ben soddisfatta! / Questa volontà l’ho rispettata / e la brutta tentazione è scattata! / Del resto si sa, / anche di gola si può peccare, / …non è uno dei sette vizi capitali / che sul catechismo abbiam studiato?

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Dina Colombo

Note sull’Autrice: Insegnante elementare in pensione, sposata, madre di due figlie ormai grandi, vive a Gorla Minore. Da una decina d’anni si dedica con grande passione alla poesia, a livello di lettura e di produzione personale. Predilige il genere ermetico.

Una rivelazione inopportuna

Come una spina celata nel verde insospettabile che solo il dito sa e di rubino tinge il tocco il grido così le tue parole uscite da copioni di silenzio a dire quella cosa che TE libera TE affranca E me strugge invece me confonde me assassina.

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Grammatica d’amore

Mio aggettivo possessivo maschile singolare. Definizione ineccepibile neutra impersonale. Ma provate a guardare i miei occhi Se lo dico pensando all’amore. E la voce? E la voce si rinfocola si anima riluce su queste poche lettere d’orgoglio e gelosia.

Ancora tu nei pensieri della notte

Ancora tu nei pensieri della notte. Uno dei tanti l’ultimo che assopirà Morfeo. E poi verranno le luci del mattino. Vagito vergine il risveglio e strascico di te.

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Dina Colombo

Non ti conosco amore mio

Vorrei avere di te un’immagine che non sia palpito del nostro amore L’estraneo tu che sanno gli altri un vago gesto la voce oscura. Non ti conosco amore mio fuori di me fuori di noi e per un giorno al tuo profilo vorrei donare sguardi intonsi.

Insonnia, mal comune

Sventurati come noi con le luci ancora accese nel silenzio della notte… Camminiamo a passi lenti fra i locali addormentati. Non conosciamo il sonno nè le pecore che vagano mandate da Morfeo.

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La sorte del sasso

È così amara la sorte del sasso lanciato da un bimbo per gioco nell’acqua… Bagliori d’argento un urto lo sciacquio e il cerchio dell’onda che tocca la riva. Poi l’abisso.

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Elisa Della Corna

Note sull’Autrice: Lo scorrere delle stagioni, il mutare del pensiero, il corpo in divenire…. Sono io a 26anni, nella fase di cambiamento che porta a riflettere, costantemente… Anche le immagini a volte aiutano, assottigliando l’immaginazione, permettendomi di trarne ispirazione.. poetica.. ispirazione di vita.

Autunno

Ticchettio di tacchi e impermeabili impettiti nel primo giorno di autunno tutto scorre tra frescura frizzante del mattino che formicola il corpo alla luce del sole ancora sonnecchiante

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Crostacei

Come vongola sulla spiaggia poco mi infosso nella sabbia e mi apro e mi distendo al calore del sole, come fuoco vivace mi cuoce… lascio da parte il mio guscio rivelando il mio lato molle abbandono la corazza.

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Elisa Della Corna

La pellicola

Come nel riavvolgersi di una vecchia pellicola… Scorgo. Scorrere di luci notturne in galleria… Incontro fugace di sguardi tra metropolitane parallele.

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Temporale

Tuonante crebbe il suo nome nel cuore, come lampo che annuncia l’arrivo del temporale e ti fa sussultare. Un tuffo di immaginazione… Il battito accelera in un rullo di tamburi, lo stomaco rimbalza. Amore

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Annitta Di Mineo

Note sull’Autrice: Annitta Di Mineo, orgogliosamente sicula, nasce a Mira-bella Imbaccari ove torna appena può. Risiede a Gallarate, insegna materie letterarie negli Istitu-ti Superiori di Busto Arsizio.

Volontà sfibrante

Vita popolata da immagini sfavillanti Soffre nel continuo inseguimento Sogni accarezzati frantumati contro la corazza d'ogni tempo Ferrea ed inscalfìta da volontà sfibrante

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Camminare

Creste di spuma infrangono rocce Cammino lento su rupi appuntite Mistero antico attira Solo rumore Odi Solo il rumore del mare Odi Lo sguardo ergi Riprendi a camminare

Tsunami

Tsunami nella mente Scompiglio nel cuore Marosi l'infrangono Corpo beccheggia Cerca àncora Agogna stremato nell'oblìo

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Annitta Di Mineo

Bombe Acrobazie quotidiane Ubiquità impossibile Un cubo incastra spazi e tempi Fatica senza fondo Ordigni senza congegni implodono bombe silenziose Sparire nella trama degli eccessi

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Non sai più Non sai più a quale scena appartieni Non sai più dove recitare Non sai più la tua parte Viaggi in treno Fuori dai finestrini scorre il tuo tempo Immagini spezzate Trattieni l'anima Siepe nel tremito Suoni confusi all'interno Mondo di carta vergata acquieta

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Note sull’Autrice: Dal 1972 è impegnata nel volontariato per l’aiuto agli anziani. Ha iniziato a scrivere poesie fin da giovanissima. Vive da moltissimi anni a Fagnano Olona.

Ho visto

Ho visto gente vivere in baracche Ho visto gente nutrirsi di rifiuti Ho visto gente dormire sulle panchine coprirsi con dei cartoni per ripararsi dal freddo Ho visto donne violentate e poi abbandonate Ho visto uomini morire per strada Ho visto giovani recarsi alla Caritas a sfamarsi Ho visto ricchi sprecare milioni per divertirsi Ho visto bambini scalzi e mal nutriti Ho visto soli e abbandonati Potrei continuare all’infinito mi si stringe il cuore parlare di tanto dolore e far poco o niente per aiutare tanta povera gente

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Ricordi Quando ero bambina calzavo le scarpe di mia mamma stringevo la mia bicotta di pezza e passeggiando per casa le cantavo la ninna nanna

Sognavo la mia casetta sognavo il grande amore e tanti bambini da stringere al cuore

Avevo 15 anni. Se mi chiedevano quanti anni avevo, 20 gli rispondevo

Gli anni passano in fretta non ti accorgi. Ti ritrovi a 70 anni poco hai realizzato di quello che hai sempre sognato

Ho sempre sognato l’amore la gioia, la serenità non si pensa al dolore. Non esiste non lo vai a cerca te lo ritrovi accanto

Carico di penosi affanni lasciando un vuoto nel cuore con la speranza che il domani sarà migliore

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Alfredo Maestroni

Note sull’Autore: Nato nel 1943 a Bonate Sopra (BG) e trapiantato prima a Bergoro di Fagnano Olona poi a Cairate, vive ora a Mal-nate (VA). Sue liriche figurano in riviste varie e sono state selezio-nate e incluse in mole pubblicazioni antologiche. È stato premiato con prestigiosi riconoscimenti e sono diversi i critici che hanno scritto su suo lavoro; tra questi Manrico Zoli, Paolo Gadaleta, Miriam Ballerini e Rosa Canotti. Ha pubblicato le opere giovanili in “Percorsi – Gli spec-chi dell’anima” nel 2006 e le composizioni ultime in “Retrospettive” nel 2007.

Mia terra

Fosti indolente cicala nei lontani inverni sorte dai fragili colmi che ombre sfiancava nei tabarri, ai muri al vagheggio di lanterne. Fosti solo malinconia specchiata al fuoco di sera. Fosti col vento l'interludio migratore per altre terre al ramo, foglia tremante. Sei il tempo che aspetterò, naufrago vicino alla riva .....

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Metamorfosi

Non sa che venirmi incontro non sapendo nulla di me al velo squarciato oppongo resistenze vane. E questa forma, dalla quale dipendo come un'ombra; prigioniero alle usuali cadenze mi plasma e riplasma in essere, a rituali scaduti. Al gioco di specchi si riflette a rimando qualche dubbio pensiero, una traccia precaria; bozzolo d'attese di quel tempo insoluto si ricompone lenta nel mare dei giorni. E già si orna di confini inesorabili metamorfosi che traspare solo al fuoco d'anima; è fuori, vasto il limitare che ad occhi di mondo ancor più mi nascose

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Alfredo Maestroni

Per anno domini

Guarda il cielo: e come altrove muta l 'istante. Si frammenta l 'Evento al barlume quotidiano, consuma segni a noi sepolti. Brezza fredda che ricuce il bussare di grida, in bilico come apparenze, su distese d'orme a candida neve. Presso il mistero della Notte s 'azzarda il vinto scandaglio al fondo d'anima, creste di cime rischiara, spossessa i sordi anfratti di corpi sparsi e ne riluce. Dove falso idillio si forma al tondo di luna e lontananze tracima a svagate, ritorte parole. Alla voce del coro, ultimo stenta il formarsi di una verità senza alfabeto, un Dio nel bicchiere così esiliato, assorto in chiuse aduse stanze.

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Questo sole appena uscito

Questo sole appena uscito mi coglie all’improvviso fra i viali del giardino, quel sito tanto caro, il mio paradiso Ora è spoglio, inerte, muto lasciato a sé dal tempo, cerco invano quel sussurro amato, che si perdeva di campo in campo E si porta quest’inverno ben altro, la sua fredda mano lascia scheletri di cose, e il costerno non strappa lacrime, ma un reclinare piano L’abbandono mi è facile come l’animo ha in sé la malinconia di queste cose, e umile si trascura, sognando ciò che non c’è Forse domani mi chiederò perché ma ora non posso – e fino a sera vivrò, questo momento Poi penserò a cose mai viste

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Giuseppe Mauro

Note sull’Autore: Nato il 12 ottobre 1924 in un paesino lucano, Acerenza, ma abita a Fagnano Olona dal 1960. Ha cominciato a scrivere poesie per i suoi nipotini, che sono tre. È membro fondatore del Circolo Culturale l’Alba di Fagnano Olona.

Nozze d’oro

Nel matrimonio dei vecchi tempi si partiva felici e contenti Bastava avere onore e orgoglio come desideravano i loro cuori

Tanti anni fa davanti al parroco e ai parenti prestavano giuramento di volersi bene con tutto il cuore e raggiungere le nozze d’oro

Inizia il cammino a seconda del destino bello o brutto ma per le coppie è uguale per tutti

Ma nella vita non è tutto rosa nel destino c’è sempre qualche cosa C’è il bene e i male ma tutto bisogna affrontare

La vita coniugale anno dopo anno ha raggiunto i 50 anni Si sono amati con tutto il cuore e hanno festeggiato le nozze d’oro

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Le ferie

Parliamo di ferie, una cosa seria. In ferie c’è chi va per incontrare gente e chi va per divertimento. Ma parlare di vacanze non è abbastanza, nel mondo c’è di tutto sia di bello che di brutto. A tanti piace il mare per potersi bagnare, e a tanti piace la montagna anche se non ci si bagna. Veniamo alla tintarella che non per tutti è bella, pensando alle spese dappertutto è una sorpresa. Alla fine o in montagna o al mare le ferie sono da fare, ma dopo di queste feste dolori di tasca e mal di testa.

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Giuseppe Mauro

L’emigrazione

Terra mia dopo tanti anni ce l’ho ancora nell’anima L’ho abbandonata 50 anni fa ma c’è sempre voglia di torna’ Per me che ho tanti anni questi viaggi non si fanno Ho vissuto la mia giovinezza e a quell’età era una bellezza I ricordi della terra natale non sono mai da dimenticare Si viveva nella miseria ma era sempre nella mia terra Anche con i piedi scalzi nella neve ma il coraggio l’avevo nelle vene Con l’abbandono della terra mia ho lasciato tutta la famiglia mia Tutti questi sono ricordi che dalla memoria non si scordano Amando la vita con tanta gioia chi si accontenta gode

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Fagnano Olona

Parliamo della Valle Olona conoscendola nel comune di Fagnano Olona In questa valle c’era una ferrovia che è stata portata via Era una bellezza ma era anche una ricchezza Nei vecchi tempi era importante quando lavoravano tutti quanti Era bella per il lavoro ma vedere un treno era una gioia in quei tempi per gli abitanti Era utile a tutti quanti Alla ferrovia adesso ci si fa poco caso poiché tutti hanno la macchina in casa Ma quando si pensa a quel treno erano belli i tempi di ieri La valle era piena di industrie che piano piano sono state distrutte E per la gente è rimasto il dolore che per le famiglie è mancato il lavoro Siamo giunti ai tempi moderni ma per il paese è rimasto il lamento.

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Rossana Longhi

Note sull’Autrice: Nata a Milano il 31/08/1962 e residente a Fagnano Olona dal 1983. Pendolare per ben sedici anni a Milano, per non dimenti-care le proprie radici, trascorsi lavorando in una società editoriale. Questa esperienza associata ad una sfrenata passione per i libri e la lettura, hanno permesso nel corso degli anni, di poter maturare una sensibilità atta ad esprimere, attraver-so la poesia: emozioni e frammenti di quotidianità.

Amata valle

Valle fatata Valle incantata di spettacolare natura di incantevoli paesaggi di armoniose stagioni di mille colori di facili percorsi di passaggio di piacevoli appuntamenti di importanti eventi bagnata da un fiume coraggioso bistrattata ed inquinata disastrata e rimodernata chiacchierata e sorprendente Valle accogliente che ama la gente Valle di armoniosa poesia e per sempre la valle mia.

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Olocausto

L’assurda atrocità irrompe: drago dalla gola infuocata sputa, vulcano di lava immonda sgorga, onda colma di malvagità s’innalza, fame di male avanza. Vite strapazzate e divorate, anime sfinite senza speranza, inaccettabile sofferenza. Con dubbi irrisolti e tormentati perché, con l’inspiegabile colpa dell’esser caduti in quelle bestiali mani, in regime di deplorevole normalità. Inutile pensare di poter sfuggire a Colui che tutti vede e attende. Vitale è ricordare quel grido innocente, vitale è non dimenticare: per non ricadere in quella trappola infernale.

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Rossana Longhi

Zingari

Come una giostra gira la loro vita popolo senza patria simile a pianta senza radici, ma con tribali tradizioni e nomade morale.

Sempre in lotta con la legge a causa di miti selvaggi e criminali e comportamenti primitivi.

Monitorati, isolati ed emarginati corrono verso nuovi sentieri silenziosi e scaltri non curanti degli altri.

Che vita è mai questa vagabonda e pittoresca ed un poco disonestà ma mai nessun potrà toglier loro la libertà.

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A Vrbnik (isola KRK agosto 2011)

Profumo d’antico, rocce arse dal sole, dove sbocciano odorose erbe. Profumo inebriante assale, le membra addormenta nell’incessante incanto d’amorevoli onde, che le braccia allungano: a dorate baie, ad affamati cormorani, a solitari pescatori, che il vento le rughe ha disegnato. Il misterioso fascino d’un tempo, pare ritornare tra le strade di lustri ciotoli e case di pietra, che il campanile sveglia. Profumo di mare il vento sparge, tra suoni di musica gitana inesplicabile richiamo che pare dica ……. Ritorna.

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Fabrizio Moroni

Note sull’Autore: Nasce nell'Autunno 1977, stagione da cui trae il carattere melanconico, che talvolta riemerge nei suoi scritti. Da alcuni anni, si riaffaccia prepotentemente alla Luce di una nuova Speranza. Le numerose antologie che lo ospitano ed i Premi vinti, nonché la pubblicazione della sua prima raccolta di versi (“Il Segreto Del Volo”) nell'Ottobre 2005, non rappresen-tano per lui un punto di arrivo, ma bensì molteplici “nuo-vi inizi”; convinto che un giorno la Poesia non sarà più una forma elitaria di letteratura ostica ai più, ma un bene comune e diffuso che sarà più spesso sulla bocca di tutti.

Sogni di rugiada

Scaturiscon dal mio sonno strani sogni di rugiada: li abbandono sull’erba di un prato di ricordi

e nascono visioni, vaporosa pioggia inesorabile

di parole annotate al risveglio.

Ancora immerso inseguo miraggi lontani - così vani

perché rifulgono tra caduca rugiada

che all’aurora vien carpita sull’erba verde speranza

con ardore insopprimibile da quel Sole d’oro-effimero.

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Linea di separazione

Sento il lento scorrere del tempo inesorabile dentro la mia mente

già persa in un sogno e di contro immagino

sotto di me questa linea retta che di nuovo ci separa, mentre veloce svanisce dal suo punto d'origine.

Dal vetro segnato da lacrime antiche e da impronte lievi di mani che sebben divise s'incontrano, come non seguir pensierosi la scia dei ricordi più belli mentre muta il suo aspetto con il paesaggio là fuori; non sentire il dolore e il rimpianto di ciò che si è perso in un battito d’ali di fuoco sulle immote rotaie su cui scivolano emozioni, fantasmi e speranze?

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Fabrizio Moroni

Ultima frontiera

“All’ultima varcata frontiera dove il passo mi ha spinto,

straniero ancorato alla Terra sconosciuto a sé stesso;

esule di mare e tempesta cui non fu concesso il cielo;

forestiero giunto per caso in una città di specchi,

io sono”.

E prigioniero sarò senza dubbio del mondo odierno che abbacina

che circuisce, mente e seduce lasciando appena brandelli d'altrui volontà, sopraffatte

sotto già aliene vestigia - violate da torri di vetro e cemento -

di ciò che fu edificato in origine in nome di Sacrificio, Fede e Bellezza.

Così le città d’oggi, intemperanti non ascoltan follie ne ragioni:

se io rido, se io piango, se io grido se io vivo - combatto - oppur muoio,

in ogni caso ovunque vada;

a qualsiasi porta io possa bussare, per chiunque sulla strada incontrerò sarò muto cantore del mio tempo, senza Patria e senza Asilo. Solo.

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Terra ritrovata (L’approdo)

Fra le onde del tuo crine cuor mai domo ho navigato ed approdato sono al tuo sorriso in cerca d'un sicuro asilo. Nel profumo del tuo seno ho ritrovato ogni mio ardore ed ho seguito l’eco dei rimpianti scivolando lieve sui tuoi fianchi. Giunto in questa dolce piana ho coltivato lacrime di gioia mentre già nel ventre tuo l'acerbo frutto germogliava della speranza mia, un tempo abbandonata.

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Stefana Pieretti

Note sull’Autrice: Nata a Bergamasco (AL), ma dal 1946 vive a Fagnano Olona (VA). Ama la poesia, l’arte e tutte le forme creative, nelle quali con entusiasmo e fantasia si esprime. La sua poesia è delicata, ma con passione esprime gli in-trinsechi stati d’animo, le emozioni, i sentimenti e l’amore. Niente è più gratificante che l’esprimere in poe-sia ciò che suggerisce il cuore. Un suo sogno? Regalare un momento piacevole ai suoi lettori.

Che musica sei…

Che musica sei gentil vento

quando le foglie d’acero

accarezzi e vibrar fai tutt’intorno le verdi vite

d’odorosi suoni…

E che lievi melodie di profumi spandi…

di rose…viole e d’erbe rigogliose…

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Come matite colorate

Le tue parole come matite colorate dipingevano il mio mondo e dalle ciglia socchiuse vedevo l’orizzonte vestirsi di colori. La nuda terra ai miei piedi si faceva verde prato mentre il vuoto intorno diveniva selva In quel silenzio fatto di sospiri brezza profumata m’accarezzava nelle tue mani e musica di colori le tue parole bisbigliavan… calde…

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Stefana Pieretti

Nostalgia

Dondoli nel cuore spasimi nell’anima t’insinui suadente ed il pensiero culli

con lunghe onde di ricordi...

E nello struggente desio che si fa volo il cuore vesti

di languido dolore.....nostalgia...

Sapessi

Sapessi, come trema la mia anima quando diventa ali che ti cercano. Sapessi, come si lamenta il mio cuore quando nella folla il tuo volto, nei volti cerca. Sapessi, quando chiudo la porta e solo il pensiero di te si siede alla mia mensa… Quanto ascolto e quanto ti penso…

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Meraviglioso pensiero...

Meraviglioso pensiero sfuggi dalla mia mente accarezzi la sua pelle poi...ritorni a me prepotentemente e mi porti il suo profumo. Io ti tengo stretto stretto ma mi sfuggi nuovamente ed ancor voli…dove sai…dove devi dove il mio cuore vuole…

Nel mio cuore

Indelebile nel mio cuore il tuo volto la mia poesia…

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Rosa Anna Rigo Bo

Note sull’Autrice: In gioventù ha scritto novelle per settimanali, per un decennio si è occupata di teatro quale regista in una compagnia di buon livello. Dal 2007 ha iniziato a dedicarsi alla poesia par-tecipando a concorsi ottenendo buoni giudizi da parte della critica, vincendo o classificandosi nei primi posti ad importanti concorsi letterari. Nel 2008 ha presentato la sua prima antologia di poesie, dal titolo “Frammenti di vita”. Nel 2010 ha ricevuto l’attestato di Benemeren-za Civica, categoria lettere ed arti per onorare il nome della città per le sue virtù di poetessa ap-prezzata da riconoscimenti nazionali e interna-zionali. Nel 2012 ha presentato al pubblico la sua se-conda opera, intitolata “I colori dell’anima”. Varie sue poesie sono inserite nelle prestigiose antologie premiate con targhe e diplomi.

Nel profondo

Immersa nel profondo silenzio ascolto il mio cuore e mi chiedo guardando la bellezza del tuo volto Signore, perché talvolta immersa dal quotidiano non sappia riconoscere le tue parole.

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Verso il tramonto

Ho raccattato pulviscolo di memoria e mi sono illusa che il tempo potesse regalarmi diversi momenti, quando la gioventù mi avvolgeva di illusioni e spumeggianti sentimenti e ho avvertito dentro il cuore lo stantuffo del tempo, come un rimpianto che non si spegne, lascio che i canti sgorghino dal cuore e il sottile sibilo del vento m'insegna come accarezzare ancora la vita. Come la giovinezza germina fiori di speranze, così questa sera mi sono persa a catturare emozioni mentre il profilo della vita mi regala un lapillo di luce carpiti dai ricordi. Il vento scivola tra i rami gravati da frutti ed un brivido lieve circoscrive il cuore e domani sarà un altro giorno cocente per me, poiché si approssima il barlume del tramonto.

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Rosa Anna Rigo Bo

Il suono della vita

Ed ecco che ascolto il leggero sibilo del vento che mi porta in luoghi lontani e timidamente sento i primi odori, s’innalza ogni respiro, dove parole e silenzi s’incontrano. È dunque proprio questo il suono della vita? Vita vera, gracile ma temperata, chiudo gli occhi in pacato abbandono e appari tu come una carezza, come un soffio di vento ti tuffi nel mio destino e respiro il profumo denso di rose e limoni, il cuore pulsare, morire rinascere in quel pettirosso che cade, allunghi la mano e riprendi a volare.

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Cercatemi

La mia voce cercatela nel vento, negli angoli più nascosti del mio essere, nei ricordi più preziosi, lo sguardo dei miei occhi cercatelo nella luce assolata dei meriggi, cercatemi nella pace serena dei crepuscoli, nell’alba, nei tramonti, di passo nelle sere tempestose, cercatemi nel ciliegio del giardino la cui leggera brezza mitiga l'ardore dell’estate... Lasciate poi che il vento mi cerchi come si cercano i semi alle arance. Ed io mi sentirò immortale.

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Pier Mario Tognoli

Note sull’Autore: Nato ad Angera sul Lago Maggiore nel 1955 risiede a Solbiate Olona con la famiglia dal 1993. Poeta già apprezzato in età scolastica, i primi scritti ri-salgono all’età di diciassette anni, per parecchi anni mantiene un rapporto intimo e personale con la poesia, con i suoi scritti gelosamente rinchiusi in un cassetto. Nel 2008, dopo essere diventato nonno, si presenta nuo-vamente al pubblico con una mostra personale nella chiesa del Sacro Cuore di Solbiate Olona. Alcune sue poesie sono state pubblicate in antologie e giornali specializzati. Le poesie presentate sono inserite nella raccolta “Rime nel tempo”, opera già premiata al concorso letterario “MusOlona”, che contempla le liriche più significative della sua vita, con vissuto quotidiano tra gioie e dolori e moralità congiunte in una comunicativa molto diretta con il lettore.

Anno 2010

Tempo che fugge, sospiro di vita,

lacrime perse nel vento.

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Notte da sogno sulla spiaggia

In quella notte d’estate, come in un sogno,

tu eri con me su una spiaggia deserta.

Fra i nostri languidi sguardi, le tue lacrime improvvise scesero in un soffusa luce.

Tremavo al pensiero di sfiorare i tuoi seni,

liberi nella carezza del vento. Poi sulla sabbia abbracciati

i nostri baci, tanto desiderati,

nell’estasi di un completo abbandono. Solo la splendida luna,

che si specchiava nel mare restò a guardare.

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Pier Mario Tognoli

Perduto amore

In quel cielo di luce terso, il mio cuore si era perso, fra le tue braccia in quel bosco fiorito, in quel pensiero alato, in quel desiderio sognato, in quel bacio appassionato, in quella tenera carezza, in quella fugace promessa. D’improvviso tutto è finito, svanito…. senza una ragione, come una nera nube che copre un sole splendente e scatena un gran temporale. Tu come una farfalla rapita poi smarrita ora voli su un altro fiore, senza il mio rancore con un po’ di dolore per questo nuovo perduto amore.

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A Solbiate Olona noi siamo Alpini

Anche nel nostro gruppo come in tanti, Noi siamo Alpini:

per il nostro ritrovo serale, settimanale, nella nostra sede,

fra un brindisi e una piccola discussione, prepariamo con molta attenzione,

la nostra festa e ogni altra manifestazione. Noi siamo Alpini:

nell’annuale adunata, nella sfilata con migliaia di penne nere,

fra le fanfare e il calore della gente, per noi commovente.

Nello spirito della tradizione con gli alpini arrivati da ogni parte della nazione.

Noi siamo Alpini

per quel luogo sacro restaurato, di simboli eterni addobbato,

nel ricordo di quella campana, benedetta a Roma da quel Papa che sarà Santo,

in quel giorno d’incanto. Noi siamo Alpini

per il nostro volontariato, per una parte di cuore donato,

alla nostra comunità, con solidarietà e per quel bambino che da lontano

ci ha teso la mano. Nel rispetto e nell’onore

per i nostri amici della “Protezione” partiti senza alcuna esitazione,

per quella missione, nella terra d’Abruzzo dal terremoto devastata. Anche per volontà di Dio Noi siamo Alpini

ancora Alpini per sempre.

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Antonio Vaccaro

Note sull’Autore: Antonio Vaccaro siciliano d'origine,vive dal 1966 a Fa-gnano Olona, ove ha insegnato fino al 1999. Ha fatto parte, negli anni 90 del Comitato di gestione d'USSL di Busto Arsizio. Assessore alla PI di Fagnano Olona dal 1999 al 2004, attualmente si dedica al volonta-riato (insegna italiano agli stranieri ed educazione all'im-magine-laboratorio di argilla presso la scuola S.Orrù). Presiede il circolo poetico-culturale l'Alba. Fa parte del Consiglio di Amministrazione dell'associazione S.Orrù per la scuola e recita con la compagnia teatrale la Mar-motta.

A sgonfie vele

Sospinta, al mattino, da un vento leggero, volava veloce sulla bianca cresta dell'onda. A gonfie vele dritta,puntava l'orizzonte, la mia barca. Si è districata nel groviglio d'alghe nei Sargassi, mentre soffiava il vento e ruggiva la tempesta, a mezzogiorno. Ora, giunta la sera, calato il vento, a sgonfie vele mira l'orizzonte; solo la corrente inesorabilmente la trascina, sebbene lentamente, verso il gorgo senza fondo né ritorno.

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Alta velocità

Corre veloce, nella nuova tratta il treno e, toglie tempo al tempo che s'invola. Ride felice il ricco passeggero e dice ad alta voce: -Un portento! In meno di quattr'ore, dall'alta guglia della Madonnina, fulmine del cielo saluta il Colosseo. Ora sì che l'Europa è più vicina- Lenta, ansante tartaruga, morde le parallele, il convoglio locale. I pendolari accorciano la notte e piangono lacrime d'acido sudore, per essere, allo scoccar dell'ora, sul posto di lavoro puntuali e guadagnarsi il pane..

Rondini Nel cielo d’agosto voli di garrule rondini! Gelo nel cuore che il sole non sa riscaldare!

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Antonio Vaccaro

I perduti giorni

Un cielo velato da lacrime di pioggia, stamane ha salutato il mio risveglio. Non un filo d'azzurro, un cenno d'arcobaleno colora i fantasmi che attraversano i miei giorni. Filera d'alberi, neri fantasmi salutano l'autunno con le spoglie chiome, scarne dita i nudi rami al ciel protesi, chiedono la pietà che non arriva. Giorni perduti, senza memoria alcuna:arido deserto scremato dal variopinto tappeto di perdute foglie. Solitudine, oppressiva come questa pioggia sottile che continua a cadere, perseverante. Vuol forse lavare coscienze che la voglia di vivere ha offuscato?

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Il canto del gallo

Il giorno, di rosso porpora si veste e nella sera si scolora e muore. Nel suo mantello l'avvolge la notte e lo nasconde. Il canto del gallo, fugherà la tenebra scura che lo copre; Lazzaro novello risuscitato, i tuoi capelli, vestirà di nuova luce. Oggi, non più oggi è già domani mi sei vicina ancora. Domani! Domani, ma quanti oggi cela il mio domani ?

I sogni

Foglie gialle, avvizzite i sogni si staccano dal verde ramo della vita. Restano solo monotoni i giorni sempre uguali, a senso unico nella segnaletica dell’esistenza.

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Intento principale del Circolo Culturale “l’Alba” è quello di valorizzare i racconti e le poesie già scritte e future, promovendone lo sviluppo sia in numero di persone sia di testi

redatti, considerando basilare la volontà di non disperdere queste preziose energie che sono un esempio per la loro stesura

e comprensione per la comunità.

La vena poetica bisogna continuamente coltivarla, svilupparla per migliorarla raffinandola rendendo più fluida

l’espressione e la capacità di trasmettere emozioni e sensazioni di un momento particolare del poeta,

anche alla platea che ascolta.

Cariche Associative:

Antonio Vaccaro Presidente

Alfredo Maestroni Vicepresidente

Paolo Bossi Segretario

Casti Menchise Pacioni Tesoriere

Gabriella Ferioli Consigliere

Elisa Della Corna Consigliere

Fabrizio Moroni Consigliere

Il Circolo Culturale “l’Alba” è nato per promuovere la poesia e la letteratura, attraverso incontri e manifestazioni sul territorio.

Questi incontri saranno momenti di confronto delle proprie esperien-ze, di apprendimento di nuove nozioni, di riflessione, di divertimen-to e di reciproco stimolo e supporto nell’impareggiabile arte di scri-

vere sulla carta ciò che pensa la mente o il cuore. Racconti, letteratura e narrativa sono tipologie di espressioni che, sia in lingua sia nella versione popolare dialettale, arricchiscono e riem-

piono lo spazio culturale che affianca la poesia nel gruppo.

Sono benvenute tutte le persone che vogliono partecipare, anche solo saltuariamente a tutte le proposte del Circolo.

VIENI A CONOSCERCI: La sede del Circolo Culturale è presso la Biblioteca Comunale

di Piazza Matteotti a Fagnano Olona (Varese); i soci si riuniscono il primo sabato del mese dalle ore 15:30.

www.circoloalba.altervista.org

e-mail: [email protected]

Nuove idee per nuove cucine

Bonicalzi Cucine s.r.l. Via per Fagnano Olona 4 – 21058 Solbiate Olona (Va)

Telefono 0331/641269 – Fax 0331-649495 www.bonicalzi.it – e-mail: [email protected]