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COMITATO “NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO!” Al Presidente della Provincia di Como Dr. Leonardo Carioni All’ Autorità procedente Dr. Franco Binaghi Settore Ecologia ed Ambiente Provincia di Como All’ Autorità competente Arch. Daniele Bianchi Settore Pianificazione territoriale Provincia di Como e p.c. Regione Lombardia Direzione Generale Territorio e Urbanistica

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COMITATO

“NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO!”

Al Presidente della Provincia di ComoDr. Leonardo Carioni

All’ Autorità procedente Dr. Franco BinaghiSettore Ecologia ed AmbienteProvincia di Como

All’ Autorità competenteArch. Daniele BianchiSettore Pianificazione territoriale

Provincia di Como

e p.c. Regione Lombardia Direzione Generale

Territorio e Urbanistica

Osservazioni alla Deliberazione della Giunta Provinciale n. 232 del 8 ottobre 2009

relativa alla proposta del Piano Cave Provinciale.

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Il sottoscritto EUGENIO MARIA CASTIGLIONI architetto, persona residente in Locate Varesino (CO) via Giuseppe Garibaldi n. 9, nella sua qualità di Responsabile del Comitato “NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO !” vista la Deliberazione delle Giunta Provinciale n. 232 del giorno 8 ottobre 2009 relativa alla proposta del Piano Cave Provinciale

OSSERVA QUANTO SEGUE

PREMESSA

ANALISI STORICA DELLE CRITICITA’ IDRO-GEOLOGICHE DEL TERRITORIO.

Per meglio comprendere le successive osservazioni, è necessario ricordare alcune vicende della storia del territorio del Mozzatese in particolare dei comuni di Locate Varesino, Carbonate e Mozzate e la storica elevata criticità idrogeologica di questo territorio.

A seguito della deforestazione di questo territorio, iniziata a partire dall’anno 1000 per poter ricavare aree da destinare alle coltivazioni, già a partire dal 1300 emergono grossi problemi di carattere idrologico.

I torrenti Fontanile di Tradate, Gradaluso di Locate e Bozzente di Mozzate, che raccoglievano in modo non controllato le acque delle valli e delle vallette dell’area che oggi è ricompresa nel Parco Regionale e Naturale della Pineta di Appiano Gentile-Tradate, in caso di piena o di pioggia prolungata, provocavano grandi devastazioni lungo tutto il bacino imbrifero.

Furono così realizzate fin dal 1500 alcune opere di messa in sicurezza degli abitati, in particolar modo del vicino comune di Cislago con la costruzione del Cavo Borromeo.Le devastazioni comunque periodicamente continuavano con sempre maggiori danni alle colture, alle abitazioni e alle persone.

Da ricordare la piena del 1718 (la Chiesa di San Martino di Mozzate nei pressi del Bozzente venne rasa al suolo) e quella del 1756 che provocò la morte di oltre 200 persone lungo l’intero bacino imbrifero, a partire dai comuni del mozzatese sino a Rho periferia di Milano.

Il governo austriaco decise allora di intervenire radicalmente sul territorio con un progetto di ingegneria idraulica e di messa in sicurezza delle acque finalizzato anche alla bonifica dell’intera zona del mozzatese.

Il progetto venne affidato al matematico Antonio Lecchi nel 1758 e l’opera venne portata a termine in soli tre anni nel 1762.

Il terreno, causa prima delle piene devastanti, ora compresa nel Parco Ragionale della Pineta di Appiano Gentile-Tradate era all’inizio del 1700 quasi completamente privo di vegetazione, solo il 6% era coperto da alberi e cespugli (vedere rivista ACER/1989), il resto era costituito da terra dilavata argillosa, ferrettosa e impermeabile solo parzialmente rivestita

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di “brugo” definita “terra afrachiata” incolta e improduttiva nei rilievi effettuati per il Catasto Teresiano nel 1722.

Antonio Lecchi in una delle tante visite sul posto così definisce la zona alla “Bocca delle Valli” (confine tra il comune di Carbonate e Mozzate) :”...Chiunque si affaccia all’imboccatura di queste tre valli, massimamente di Tradate, e del Bozzente, rimane sorpreso da uno spettacolo straordinario, quale appena può figurarselo chi non l’ha veduto. Il terreno che scende giù nella valle maggiore, tutto è trinciato, ed è aperto da altre valli, e vallette scoscese, e pare neve che si squagli al sole...La qualità poi della terra di queste valli è cotanto infelice, che al primo bagnarsi delle piogge, si ammollisce e fassi fluida e scorrevole, quasi al par dell’acqua medesima...”

- Copertina del Trattato allegato al progetto di bonifica.

Il progetto aveva come obiettivo primario quello di seprarare il corso dei tre torrenti così da ridurre la loro portata d’acqua e la conseguente onda d’urto che tanto aveva provocato devastazioni.

Oltre alla realizzazione di diverse opere lungo l’intero bacino imbrifero (canali, argini, traverse, ponti, muraglioni ecc.) il progetto auspicava anche il rimboschimento di tanti terreni nudi così da controllare meglio il deflusso e lo spagliamento delle acque.

Con l’editto di Maria Teresa d’Austria del 6 settembre 1775, con il quale vengono alienati i terreni nudi e incolti e messi all’asta con l’obbligo di impiantare boschi entro 4 anni, il

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rimboschimento auspicato dal Lecchi diventa una realtà che ancora oggi possiamo vedere e ricavarne beneficio (Parco della Pineta di Appiano Gentile-Tradate).

– Stralcio dal Trattato di Antonio Lecchi

Perché questa “premessa” storica e quale è il nesso con la nuova proposta di Piano Cave Provinciale?

Le opere realizzate su progetto del Lecchi hanno garantito per oltre due secoli la sicurezza delle nostre comunità proteggendo dalle piene case e colture, salvo poche e rare eccezioni non paragonabili comunque alle devastanti piene precedenti il 1756.

Tuttavia in questi ultimi decenni, a causa di un insensato utilizzo del territorio, soprattutto nella zona del mozzatese (come vedremo più avanti) e nelle zone limitrofe, a cui si deve aggiungere una mancata periodica manutenzione delle opere realizzate sul progetto del Lecchi, se non addirittura un totale loro abbandono, l’impianto e l’equilibrio idrogeologico progettato è in più occasioni saltato.

Già il Lecchi avvertiva della necessità di manutenzione di queste opere.

– Stralcio dal Trattato di Antonio Lecchi

Da ricordare l’ultima piena dell’agosto 2007 quando le acque del Fontanile di Tradate non più controllate hanno provocato gravi danni invadendo e allagando molte strutture

produttive nel vicino comune di Gorla Minore tra cui anche impianti pericolosi “a rischio di incidente rilevante” per la salute degli abitanti della zona.

A seguito di questo evento la Regione Lombardia dà inizio ad una serie di interventi tesi a controllare queste piene e a riqualificare l’ambiente della zona (vedere deliberazione n° VIII/7325 del 19 maggio 2008) dove si parla apertamente e senza alcun dubbio di “forti criticità” relativamente alla sicurezza idraulica e di “degrado ecologico-ambientale” del territorio.

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– Stralcio deliberazione n° VIII/7325 del 19 maggio 2008 Giunta Regionale

Se andiamo ad analizzare nel dettaglio il progetto del Lecchi possiamo comprendere l’assurdità, l’insensatezza e le gravi conseguenze sull’ambiente e sul paesaggio che hanno provocato i tanti interventi effettuati sul territorio del mozzatese negli ultimi decenni a cui purtroppo dobbiamo aggiungere le tre cave per l’escavazione di sabbia e ghiaia a Locate Varesino e a Mozzate previste dal nuovo Piano Cave Provinciale.

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– Stralcio “Carta Topografica del corso antico e moderno dei tre torrenti..” anno 1762 Antonio Lecchi

Notiamo che nella zona denominata “ Boschi Ramascioni” e nell’area circostante la “Cascina Visconta” era localizzato secondo il progetto del Lecchi lo spagliamento delle acque del Fontanile di Tradate e del Gradaluso di Locate Varesino.

L’opera più imponente è stata senz’altro la deviazione del corso naturale del Gradaluso a Locate Varesino, in modo tale da non invadere con le sue piene l’abitato di Carbonate e di Mozzate e unirsi poi a San Martino di Mozzate con il Bozzente provocando ulteriori devastazioni cui sopra abbiamo accennato.

Il progetto del Lecchi fa in modo che le acque del Fontanile di Tradate e del Gradaluso di Locate Varesino vengano costrette a drenare e a disperdersi in un terreno molto permeabile costituito nella quasi totalità da ghiaia e sabbia.

Purtroppo negli ultimi decenni, dimenticando completamente quello che circa 250 anni fa fu progettato, si è utilizzata questa parte di territorio in modo devastante e irrispettoso delle scelte e strategie intelligenti allora decise.

Cosa succede?

A partire degli anni ’70 si comincia con l’apertura di cave inizialmente per l’escavazione di sabbia per passare poi a discariche controllate di rifiuti, là dove non si doveva , secondo le indicazioni del Lecchi nel 1762, a stravolgere la natura del sottosuolo che era “vocata”, per la

Area spagliamentoacque del Gradaluso

Area spagliamento acque del Fontanile di Tradate

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sua struttura geologica, allo spagliamento delle acque del Fontanile di Tradate e del Gradaluso di Locate Varesino.

Cosa troviamo oggi in questa zona!

– Carta Topografica 1762 e interventi realizzati sul territorio o previsti.

1 – Nuova cava localizzata a Locate Varesino mc. 2.800.000 con individuazione di un giacimento sfruttabile di mc. 7.300.0002 – Impianto per lavorazione inerti in Carbonate (ex allevamento bovini) mq. 80.0003 – Discarica per rifiuti solidi urbani Gorla Maggiore-Mozzate mc. 7.000.0004 – Discarica rifiuti solidi urbani chiusa “Boschi Ramascioni” mc. 2.000.0005 – Nuova cava localizzata a Mozzate detta “Cornagia” mc. 600.0006 – Area di servizio Pedemontana mq. 146.0007 – Discarica rifiuti solidi urbani chiusa “Vigna Nuova” mc. 400.0008 – Area laminazione Torrente Gradaluso – Campo fotovoltaico scavo mc. 500.000 (non contabilizzata nella proposta di Piano Cave)9 – Nuova cava localizzata a Mozzate detta “Cornagia” mc. 2.300.00010 – Cava attiva di sabbia e ghiaia in Cislago mc. 15.000.000

Dobbiamo poi aggiungere l’ autostrada Pedemontana, che nella zona verrà realizzata in rilevato (fino a 6 metri sopra il piano naturale di campagna) così come previsto dal progetto per evitare problemi di natura idrologica a causa della presenza dei torrenti Fontanile di Tradate, Gradaluso e Bozzente e in modo tale da permettere diversi sottopassi con altezza netta interna di mt. 5,30; dalla Pedemontana nella zona della maxi area di servizio partirà in

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Pedemontana

Varesina bis

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direzione nord verso Locate Varesino la Varesina Bis che correrà parallela alla prevista nuova cava di Locate Varesino.

Questa diventa l’area con la maggior concentrazione di cave, discariche di rifiuti e infrastrutture connesse dell’intera Comunità europea.

Se è vero che la Direttiva 2001/42/CEE del 27 giugno 2001 pone la VAS come procedura che si basa principi guida della “precauzione” e della “sostenibilità” ci si chiede come mai nel Rapporto Ambientale e nella Valutazione Ambientale Strategica non si è fatto alcun riferimento a quanto sopra descritto e pensare che nel 1762 Antonio Lecchi prima di intervenire con il suo progetto che oggi noi definiremmo di “area vasta” era risalito nella sua indagine al 1500 (circa 250 anni prima) per rilevare lo stato dei luoghi e degli eventi legati alla storia di questa zona.

Altri tempi! Eravamo nel secolo dei LUMI!

Questa voluta dimenticanza e superficialità è irrispettosa anche nei confronti delle comunità che su questo territorio vivono e sembra quasi funzionale non tanto a rilevare le attuali reali criticità esistenti , quanto a giustificare le scelte e le localizzazioni già previste dal Piano Cave.

Ci si chiede anche come mai i tecnici incaricati della VAS dalla Provincia di Varese sono giunti a conclusioni contrapposte rispetto quanto hanno elaborato i tecnici della VAS per il Piano Cave della Provincia di Como?

Eppure i terreni dove sono state localizzate le tre cave nel mozzatese sono confinanti con i comuni in provincia di Varese.

Addirittura una delle due cave di Mozzate su quattro lati, tre sono sul confine con il Comune di Cislago in provincia di Varese!

Vista la grossolana ed evidente lacuna a livello conoscitivo dell’area interessata e la non coerenza delle valutazioni con l’assetto idrogeologico della zona si chiede l’annullamento della VAS per la parte che riguarda le cave previste a Locate Varesino e Mozzate

OSSERVAZIONI

1 – Proposta Piano Cave e Analisi del Fabbisogno

Pur apprezzando, dal punto di vista procedurale e formale, la dettagliata e corretta indagine conoscitiva sulla base dei dati ISTAT a disposizione per stabilire il fabbisogno di sabbia e ghiaia per i prossimi 10 anni manca a questa indagine un importante e sostanziale dato che, se computato, avrebbe stravolto le conclusioni a cui arriva la proposta di Piano Cave con il conseguente dimensionamente e localizzazione delle cave.

Mancano i dati relativi all’attività edificatoria nella Provincia di Como relativa agli ultimi tre anni (2007-2009) che modificherebbero radicalmente e in modo determinante la tendenza che invece emerge fermandoci ai dati del 2006.

L’attività edificatoria è praticamente quasi ferma in provincia sia per l’attuale crisi economica partita nel 2008 e che ancora oggi prosegue, sia per la saturazione delle richieste di mercato su una certa tipologia di abitazione (medio-alta diffusa nel Comasco) e che invece

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non tiene conto del reale fabbisogno di case (edilizia pubblica e case a costi contenuti per i giovani).

Centinaia di alloggi restano invenduti e molti progetti già con permesso di costruire rimangono sulla carta; negli ultimi anni tra l’altro si è costruito, soprattutto nei territori a sud della provincia per soddisfare il fabbisogno di casa non dei residenti in provincia di Como, ma per soddisfare la richiesta da parte di persone provenienti soprattutto dalla confinante provincia di Milano.

Per quanto riguarda l’attività edificatoria non residenziale, soprattutto quella relativa all’industria e all’artigianato, basta fare una semplice indagine tra i prefabbricatori che notoriamente operano sul nostro territorio per avere un dato certo e inconfutabile sulla loro ridotta produzione in questi ultimi tre anni.

E’ anche necessario tener conto che la gran parte delle ditte produttrici e fornitrici di prefabbicati in cemento armato per la costruzione di strutture industriali e artigianali risiedono in altre province (Bergamo, Brescia) e che pertanto utilizzano parte della materia prima (cemento, sabbia e ghiaia) certamente non proveniente dalla provincia di Como.

Per quanto riguarda l’esportazione di sabbia e ghiaia nella vicina Svizzera, l’indagine effettuata appare molto superficiale (solo 4 righe!!!) e la allegata tabella 13 non è credibile per quanto riguarda il transito di inerti dal valico comasco di Bizzarrone; passando dal valico di Bizzarrone spesso si vedono fermi in dogana automezzi che trasportano inerti e la presenza sia sul territorio italiano che svizzero di strutture di stoccaggio di sabbia e ghiaia che non avrebbero senso se questo traffico fosse inesistente.

Pare inattendibile il dato che indica nella quantità di mc. 44.612 la sabbia e la ghiaia esportata nel decennio 1997-2008 e per di più concentrata nel solo anno 2004, transitata oltrefrontiera dal valico di Bizzarrone.La questione su quanta sabbia e ghiaia finisce in Svizzera dura ormai da decenni e mai su questo problema si è riusciti a far chiarezza; già nel 1992 in un articolo apparso sul Corriere della Sera (Italia-Svizzera: la sabbia delle polemiche – Vittore De Carli) si affermava che i dati relativi all’esportazione di inerti in possesso della confederazione elvetica indicavano quantità tre volte superiori a quelle fornite dai cavatori italiani.

E’ noto che per i “cavatori” questo tipo di esportazione costituisce un “grosso affare” (è sufficiente vedere a quanto viene venduto un metro cubo di sabbia a Mendrisio o a Lugano), tuttavia il Piano Cave Provinciale deve occuparsi solo del fabbisogno della provincia e non delle quantità di sabbia e ghiaia da portare e vendere oltreconfine.

Per i motivi sopraesposti si chiede che l’analisi del fabbisogno indicato nella proposta di Piano Cave venga integrata dai seguenti dati (facilmente recuperabili) e che il fabbisogno stimato sia conseguentemente rivisto e ridimensionato:

- Attività edificatoria negli anni 2007-2009 contattando gli uffici tecnici dei 162 comuni della provincia di Como.

- Verifica della provenienza delle strutture prefabbricate in cemento armato per la costruzione di impianti produttivi e commerciali in provincia di Como.

- Quantità di sabbia e ghiaia esportata oltreconfine confrontando i dati in possesso delle dogane Svizzere con quelli indicati nella proposta di Piano Cave alla pag. 23 punto 4.

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2 - Valutazione della sostenibilità ambientale della prevista cava di Locate Varesino ATEg9.

La prevista cava per l’escavazione di sabbia e ghiaia di Locate Varesino in località Cascina Cantù (mai esistita a Locate Varesino una Cascina Cantù si tratta probabilmente della cascina Caimi, ormai demolita da oltre 80 anni, così come indicata nella mappa IGM e erroneamente trascritta nella CTR) perimetrata nella proposta del Piano Cave Provinciale viene a trovarsi in una parte del territorio di Locate Varesino in una posizione strategica dal punto di vista ambientale.

Il terreno interessato dalla cava di Locate Varesino si trova a soli 2.000 metri dal Parco Naturale della Pineta di Appiano Gentile-Tradate (tra i più estesi della Regione Lombardia, quasi 4.000 ettari pari all’80% della superficie dell’intero Parco Regionale, più esteso, per fare un confronto, del parco naturale della Valle del Lambro e del parco naturale Adda nord) individuato all’interno dell’area vincolata a Parco Regionale, caratterizzato come si dice nella legge di sua istituzione da elementi di elevata naturalità.

Il terreno interessato dalla cava di Locate Varesino si trova a 5.700 metri dal Sito di Interesse Comunitario – SIC di elevato interesse ornitologico (non a mt. 7.500 come erroneamente indicato nella VAS pag. 117/118 – Rapporti con i siti di Rete Natura 2000) all’interno del Parco Naturale della Pineta di Appiano Gentile-Tradate.

Il terreno interessato dalla cava di Locate Varesino è classificato nel PTCP della Provincia di Como – LA RETE ECOLOGICA come area di biodiversità di secondo livello che il PTCP descrive come “aree da tutelare con attenzione. Sono aree ove prioritariamente promuovere e sostenere iniziative di istituzione/ampliamento di aree protette.”

– Stralcio PTCP – La rete ecologica – Il sistema paesistico-ambientale.

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Il terreno interessato dalla cava di Locate Varesino si trova a soli 420 metri dal Parco del Medio Olona - PLIS e a soli 20 mt. dallo stesso se si considera il giacimento sfruttabile G9 individuato nella proposta di Piano Cave.

E’ necessario ricordare che in occasione della prima conferenza di valutazione era stata inoltrata all’autorità competente un’osservazione in data 17 dicembre 2008 da parte del Comune di Fagnano Olona (VA) che faceva presente l’incompatibilità di un ATE nella zona a confine con il PLIS del Medio Olona.

Nelle controdeduzioni la Provincia si proponeva di “verificare la vicinanza dei proposti ATE con aree protette di comuni di province limitrofe e di valutare i possibili impatti”.

Nella VAS nessun riferimento al riguardo, in particolare all’ATEg9 di Locate Varesino (comune confinante con Fagnano Olona) e della sua vicinanza con il sopraccitato PLIS.

La nuova cava prevista a Locate Varesino si trova a circa 300 metri dal Fontanile di Tradate (a 20 metri se ci riferiamo al giacimento sfruttabile G9) e a circa 700 metri dal Torrente Gradaluso (da notare che il PTCP della provincia di Como nella cartografia “La rete ecologica individua il torrente Gradaluso come scorreva prima del 1762!!!! Ben lontano dal territorio dove oggi passa).

La nuova cava è prevista su un’area completamente boscata di circa 10 ettari (25 ettari se facciamo riferimento al giacimento sfruttabile G9) si trova esattamente di fronte alla zona industriale “Sabbionera” sull’altro lato di via Garibaldi.

Due anni fa il Comune di Locate Varesino aveva richiesto nella variante al Piano Regolatore Generale un ampliamento del Piano di Insediamenti Produttivi (P.I.P.) in zona “Sabbionera” di circa un ettaro e la Provincia di Como giustamente aveva espresso parere negativo in quanto questo ampliamento andava ad interessare aree “ sorgenti di biodiversità di secondo livello”e a interrompere la continuità del bosco.

Ci si chiede come mai oggi la provincia nel suo Piano Cave va ad intaccare in modo irreparabile, se ci riferiamo al sottosuolo, e devastante per quanto riguarda il soprasuolo boscato, un’ area molto più vasta localizzata nella stessa zona.

Le aree limitrofe al terreno individuato per l’apertura della nuova cava ATEg9 verso il centro edificato di Locate Varesino sono destinate ad attività agricola che, nella zona del Mozzatese e del comune di Locate Varesino, rappresentano una realtà assolutamente da tutelare.

I boschi e le aree agricole della zona vengono così descritte nella Rete Ecologica Regionale (codice settore 31 – Boschi dell’Olona e del Bozzente) “…Si tratta di un importante settore di connesione tra il Parco Lombardo della Valle del Ticino e il Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate…” e le indicazioni generali per l’attuazione della Rete Ecologica Regionale chiedono di”…Favorire in generale la realizzazione di nuove unità ecosistemiche e di interventi di deframmentizzazione ecologica che incrementino la connettività…”

Le nuove cave di Locate Varesino e di Mozzate vanno nella direzione opposta a quella indicata dalla Rete Ecologica Regionale.

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– Area agricola confinante con i terreni interessati dalla prevista cava ATEg9 in territorio di Locate Varesino (la cava inizia dove iniziano i boschi)

Ovviamente questi terreni coltivati e boscati non rappresentano contesti agricoli di pregio se i criteri di valutazione vengono riferiti alle realtà agricole del sud della provincia di Milano e in genere di tutta la pianura padana sia per produttività che per dimensione, oppure agli estesi boschi aree della montagna lombarda, ma se visti nel contesto di un territorio ormai condizionato dalle dinamiche di sviluppo della “città estesa” diventano importanti baluardi e trincee per contenere la selvaggia “cementificazione” che ormai da tempo caratterizza questo territorio (da una parte l’asse della Varesina e dall’altra quello dell’Olona che saranno fra poco intersecati ortogonalmente dall’asse della Pedemontana).

L’area su cui è prevista la realizzazione della nuova cava si trova a circa 900 metri dall’abitato consolidato di Locate Varesino; a 400 metri troviamo il primo edificio residenziale sparso ovviamente escludendo le residenze annesse alle strutture artigianali che di fatto sono poste a soli circa 70 metri dalla cava.

Su quest’area non sono presenti puntuali vincoli idrogeologici o idraulici, ma se andiamo oltre il perimetro del “buco” di due milioni e ottocentomila metri cubi la situazione circostante attuale e storica, come in premessa ampiamente ricordata, ci presenta un territorio caratterizzato da “forti criticità” relativamente alla sicurezza idraulica e da un conseguente “degrado ecologico-ambientale”.

L’area dove è prevista la nuova cava è totalmente di proprietà privata e quindi in contrasto con le linee di indirizzo indicate nella deliberazione del Consiglio Provinciale n. 54 del 14 luglio 2008 che prevedevano:

a) proprietà pubblica dell’area dove fare cavazioni;b) cave da prevedere dove si dovranno eseguire opere pubbliche, sovra comunali;

Nella stessa delibera il Consiglio Provinciale “impegnava la Giunta” a predisporre una proposta di Piano Provinciale Cave “accompagnate dalla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla base delle linee di indirizzo allegate”.

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Nel documento di Scoping del 2008 l'Amministrazione Provinciale scriveva “Le linee di indirizzo approvate individuano i criteri da seguire nella individuazione degli Ambiti Territoriali Estrattivi (ATE).

La legge regionale 14/98 stabilisce che “le funzioni di programmazione e quindi di localizzazione dei siti di cavazione devono essere esercitate in conformità agli atti di indirizzo” emanati dal Consiglio Provinciale, per la cava di Locate Varesino invece non vi è né conformità né coerenza con gli atti di indirizzo approvati dal Consiglio Provinciale, in quanto la sua localizzazione è stata prevista su un’area privata e dove non sono previste opere pubbliche sovra comunali.

Per i motivi sopraesposti si chiede che venga rivista radicalmente la Valutazione della sostenibilità ambientale e i punteggi espressi, non conformi alla reale situazione (scheda alla pag. 106 del Rapporto Ambientale – VAS) relativa alla nuova cava prevista a Locate Varesino ATEg9.

3 – Le indicazioni del Consiglio Regionale della Lombardia.

Il Consiglio Regionale approvava la deliberazione n. VI/1536 del 29 febbraio 2000 avente oggetto: “Risoluzione concernente la situazione di degrado ambientale della zona della Valle Olona”.

In questa deliberazione il Consiglio Regionale riconosceva la particolare situazione di criticità e di disagio per le numerose cave e discariche di rifiuti esistenti in zona.

Il Consiglio Regionale sempre nella stessa delibera chiedeva alla Giunta di assumere come vincolo per le Province di Como e Varese delle misure di salvaguardia e di “iniziare conseguentemente una politica di rilancio e valorizzazione ambientale di questi territori verso ambiti ed attività sociali ed economiche favorevoli alle aspettative delle popolazioni locali”.

Il 30 settembre 2008 il Consiglio Regionale con Deliberazione n. VIII/697 avente come oggetto “Ordine del giorno concernente il nuovo Piano cave della Provincia di Varese: localizzazione dei nuovi impianti nelle Province di Varese e Como” riconosceva nuovamente il territorio dei comuni di Mozzate, Carbonate e Locate Varesino come “…già pesantemente compromesso dal punto di vista ambientale…” Con questa deliberazione il Consiglio Regionale richiamava la sopraccitata risoluzione del 29 febbraio 2000 e l’accordo di Programma tra la Provincia di Como, la Provincia di Varese ed il Comune di Mozzate del 1 giugno 1998, con il quale agli articoli 8 e 9 la Provincia “in considerazione del carico ambientale cui è stato sottoposto il territorio del Mozzatese inteso come Mozzate e Comuni limitrofi, si impegnava ad escludere ampliamenti e nuove aperture di poli estrattivi”.

Nella stessa deliberazione il Consiglio Regionale impegnava la Giunta a:- dare attuazione a quanto previsto nella risoluzione del 29 febbraio 2000;- far rispettare gli impegni sottoscritti tra le Province di Varese e di Como ed il Comune di Mozzate riguardo allo stralcio dal Piano cave della zona del Mozzatese (accordo Franchi-Selva)- pianificare ed attuare specifici interventi per il recupero ambientale … al fine di gestire insieme uno sviluppo sostenibile della zona.

La Provincia di Como nel nuovo Piano Cave localizzando tre nuove cave sul territorio di Locate Varesino e di Mozzate non prende in considerazione quanto la Regione ha più

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volte riconosciuto e indicato per questo territorio; per questo motivo si chiede di stralciare dal nuovo piano la cava di Locate Varesino e le due cave di Mozzate.

4 – Inquinamento previsto (atmosfera e rumore)

Per avere un quadro dettagliato, chiaro e completo dell’inevitabile inquinamento che provocheranno l’apertura dei nuovi ATE nella zona del mozzatese la VAS avrebbe dovuto, sulla base di una cartografia in una scala leggibile (minimo 1:10.000 CTR o meglio ancora in scala 1:5.000), individuare puntualmente gli ambiti potenzialmente interessati e le dinamiche di questo inevitabile fenomeno.

Questa carenza nella VAS impedisce di comprendere in modo dettagliato come l’inquinamento prodotto colpirà il territorio circostante alle nuove cave.

- Inquinamento dell’atmosfera.

Anche se in fase di rilascio delle autorizzazioni alle ditte cavatrici nelle convenzioni si elencheranno una serie di prescrizioni (un copia-incolla presente in tutte le NTA dei piani cave indipendentemente dalle caratteristiche tipiche e delle diversità di un luogo rispetto ad un altro) “…per il contenimento delle emissioni diffuse generate dalla coltivazione, dalla lavorazione, e dalla movimentazione del materiale inerte… lavaggi dell’area e dei mezzi, umidificazione, nebulizzazione, coperture ecc…” sta di fatto che la presenza di una cava comporta inevitabilmente l’emissione di polveri sottili nell’aria.

Per quanto riguarda la prevista cava di Locate Varesino, queste polveri andranno ad inquinare l’aria che i locatesi respireranno soprattutto per il fatto che la cava, come sopra già detto si trova soli 900 metri dall’abitato.

Dalla zona prevista per l’apertura della cava all’abitato non esistono barriere naturali (terreno completamente pianeggiante e mancanza di superfici boscate) tali da mitigare e rallentare, anche se in minima parte, questo tipo di inquinamento.

Se non ci sono in questa zona venti dominanti di rilievo, le correnti d’aria tendono a spirare normalmente in direzione Ovest Sud-Ovest soprattutto nelle ore pomeridiane e serali del periodo estivo (per effetto camino, dalla pianura fatta di campi coltivati, calda e soleggiata alle prime colline boscate del Parco Pineta) portando ovviamente con sé le polveri generate dalle lavorazioni in cava.

Anche nel periodo tra l’autunno e la primavera, quando spesso abbiamo venti o correnti fredde da Nord-Est, è stato rilevato che su 243 giorni, dal 1 ottobre 2008 al 31 maggio 2009, in 119 giorni il vento proveniva da Ovest Sud-Ovest (fonte stazione meteorologica “L. Pavoni” – Tradate)

Se riescono ad arrivare le polveri sottili e colorate dal deserto del Sahara, figuriamoci se quelle prodotte a soli 900 metri di distanza non arriveranno nel centro abitato di Locate?

L’inquinamento da polveri sottili presente a Locate Varesino provocato soprattutto dagli scarichi delle auto ferme in coda negli orari di lavoro e dal traffico intenso, anche di mezzi pesanti, non più sopportabile della Varesina ( velocità media di spostamento nelle ore diurne pari a 28 km. ora! ) che taglia in due l’abitato di Locate Varesino, verrà aggravato dalle polveri sottili che arriveranno dalla prevista nuova cava.

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- Inquinamento da rumore

L’inquinamento da rumore (simile per le dinamiche di trasmissione sul territorio a quello dell’atmosfera) provocato inevitabilmente dagli impianti di escavazione, di lavaggio, di frantumazione e vagliatura, di carico e scarico dell’inerte interesserà l’abitato di Locate Varesino e andrà ad aggiungersi al rumore già ricordato causato dalla presenza della strada statale Varesina.

Il rumore provocato dagli impianti di una cava per l’estrazione di sabbia e ghiaia, pur non raggiungendo picchi elevati in termini di decibel, avrà come fastidiosa caratteristica quella di essere presente durante l’intero arco della giornata.

A tal proposito mancano nella VAS dati precisi e documentati relativamente al rumore provocato dall’attività estrattiva di una cava di sabbia e ghiaia, basterebbe analizzare il rumore provocato dalla vicina cava di Cislago.

Ad aumentare l’inquinamento da rumore e anche di polveri sottili contribuirà anche il traffico di mezzi pesanti indotto dalla presenza di una cava sul territorio di Locate Varesino.

La dimensione prevista dal Piano Cave della cava di Locate Varesino è di due milioni e ottocentomila metri cubi di sabbia e ghiaia da scavare nell’arco dei 10 anni per cui si prevede mediamente una quantità/annua di inerte di 280.000 mc. che divisa per 250 giorni lavorativi di un anno vuol dire mc. 1.120/giorno.

Stabilendo come portata media di un automezzo la quantità di 15 mc. pari ad un peso di 25,5 tonnellate di inerte, occorreranno 74,6 viaggi per il trasporto dell’inerte al giorno che diventano 149 se teniamo conto dell’andata e del ritorno; calcolando la giornata lavorativa media di 9 ore, transiteranno 16,5 automezzi ogni ora ovvero un camion ogni 3,6 minuti!!!! Senza calcolare il traffico di automezzi che porteranno macerie provenienti da demolizioni in cava e quelli che preleveranno inerti di recupero trattati e frantumati dalla cava per il loro riutilizzo!

Questo traffico si riverserà su un’unica arteria stradale, la strada comunale di via Garibaldi che collega la strada statale 233 Varesina (Milano-Varese) con la strada provinciale Gorla Maggiore-Tradate-Cairate.

In prossimità della prevista cava inoltre verrà realizzata una rotonda di grande dimensione nel punto in cui la prevista Varesina-bis collegata alla Pedemontana e alla mega area di servizio di 146.000 mq., intersecherà via Garibaldi che di conseguenza dovrà sopportare un traffico non più sotenibile visto il suo calibro ridotto e la sua attuale portata!

Alla luce di quanto sopra detto emerge con prepotenza il problema della tutela della salute delle persone residenti a Locate Varesino che si troverebbero a dover sostenere questo tipo di inquinamento.

Nel “Documento di scoping” di questo Piano Cave era riportato che la normativa regionale imponeva al punto 5.4 , lettera “f” di “stimare gli effetti conseguenti e le componenti ambientali”, in particolare nei confronti di “popolazioni e salute umana”.

Nel Rapporto Ambientale di salute pubblica non se ne parla affatto, nonostante la necessità di tutelare prioritariamente la salute pubblica vista la dimensione di questi interventi e il conseguente notevole impatto sull’ambiente.

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Aprire una enorme cava in territorio di Locate Varesino e altre due in territorio di Mozzate dopo aver subito per oltre 30 anni la presenza di discariche di rifiuti, significa modificare e peggiorare l’ambiente in cui viviamo ed aumentare l’inquinamento, dell’aria, dei rumori, dei mezzi pesanti di trasporto, ecc.

Era necessario nel documento di VAS reperire preventivamente una serie di informazioni dal punto di vista sanitario.

Per quale motivo non si è voluto fare esplicito riferimento all’ambiente che caratterizza in nostro territorio e allo stato di salute della popolazione che in questa zona risiede?

Per i motivi sopra esposti si chiede che la prevista cava ATEg9 da realizzarsi sul territorio di Locate Varesino venga stralciata dal Piano Cave della provincia di Como.

5 – Inquinamento delle acque sotterranee

Vista la natura geologica dell’area su cui è prevista la realizzazione di tre nuove cave, ottimale per i cavatori, ma certamente ad alto rischio di inquinamento delle acque sotterranee di falda anche per la presenza di numerose discariche che raccolgono rifiuti solidi urbani da oltre 35 anni da tutta la Lombardia, appare molto strano il fatto che nella VAS non si sia provveduto ad indagare in modo dettagliato, sulla base di dati aggiornati, lo stato delle acque sotterranee nei luoghi dove sono state individuate le nuove cave nel mozzatese.

– La discarica di Mozzate- Gorla Maggiore in prossimità delle previste cave del Mozzateste (foto del 3 dicembre 2009)

Per la cava di Locate Varesino viene indicato un livello della falda a – 40 metri rispetto il piano naturale di campagna anche se si sa che l’acqua viene trovata ad una quota più elevata come nella vicina cava di Cislago dove il livello dell’acqua lo troviamo ad una quota media di – 30 metri sotto il piano di campagna.

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– Foto aerea della cava attiva di Cislago con indicate le quote del livello dell’acque e della quota naturale del terreno circostante.

E’ necessario fornire dati più precisi per quanto riguarda la quota della falda anche attraverso prove geognostiche puntualmente effettuate sui luoghi dove verranno realizzate le previste nuove cave.

Il possibile inquinamento delle acque sotterranee per i comuni a valle della zona del mozzatese costituisce un problema non indifferente, alla luce anche del fatto di avere a monte in comune di Mozzate e Gorla Maggiore grandi discariche di rifiuti che di fatto sono delle vere e proprie “bombe ad orologeria”.

Visto il mancato approfondimento e la mancanza di dati certi nella VAS riguardante lo stato delle acque sotterranee della zona e del territorio circostante le tre previste cave si chiede l’annullamento della VAS

6 – Obiettivi, strategie ed azioni di Piano

Al pag. 69 del rapporto Ambientale vengono elencati e descritti gli obiettivi, le strategie e le azioni che il Piano cave deve raggiungere.

Per quanto riguarda l’obiettivo n. 1 “Soddisfare il fabbisogno stimato” si ritiene che essendo il fabbisogno stimato non conforme a quello reale in quanto, come in dettaglio detto nell’osservazione n. 1 alla pag. 8, mancano i dati sull’attività edificatoria negli anni 2007-2009 la proposta di Piano delle Cave non ha raggiunto in modo credibile questo obiettivo.

Per quanto riguarda l’obiettivo n. 2 “ Elaborare un Piano Cave con impatto minimo sull’ambiente e il paesaggio” visto quanto elencato nell’osservazione n. 4 alla pag. 14 si ritiene che non solo l’obiettivo che il piano si era preposto non è stato raggiunto, ma, per quanto riguarda la cava di Locate Varesino ATEg9 e in genere per le altre due cave di Mozzate, le azioni di Piano sono andate in direzione opposta a quella che l’obiettivo si era dato.

Quota livello acqua 210 s.l.m.

Quota livello terreno 240 s.l.m.

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Per quanto riguarda l’obiettivo n. 3 “Ottimizzare la distribuzione degli ATE nel territorio provinciale rispetto i bacini di utenza” ogni commento pare superfluo; avendo concentrato in un’area estremamente periferica rispetto il territorio provinciale, direttamente confinante con la provincia di Varese, come quella del mozzatese, l’escavazione del 40% del previsto fabbisogno decennale di sabbia e ghiaia significa, senza ombra di dubbio, non aver raggiunto lo scopo dell’obiettivo n. 3.

Probabilmente le tre cave previste nella zona del mozzatese rispondono a logiche diverse da quelle indicate dalla vigente legislazione in materia: sono ottimamente posizionate per chi con la sabbia e la ghiaia vuole aggiudicarsi gli appettitosi appalti di Pedemontana, della Varesina bis, della mega area di servizio della Pedemontana, di Expo 2015 e inoltre strategicamente vicine ai valichi di Bizzarrone e Gaggiolo. Questi appalti, sapendo che dopo 12 km. di trasporto una tonnellata di inerte eguaglia il costo del trasporto, verranno aggiudicati a chi avrà le cave di fornitura della materia prima il più vicino possibile ai cantieri di queste grandi opere.

A causa del non raggiungimento di questi tre obiettivi si chiede l’annullamento della proposta del Piano Cave Provinciale.

7 – Contrarietà all’apertura di una nuova cava da parte del Comune di Locate Varesino.

In data 28 novembre 2009, con deliberazione di Consiglio Comunale votata all’unanimità il Comune di Locate Varesino, invitato dalla Provincia di Como ad esprimere un parere relativamente all’apertura di una nuova cava (ATEg9) sul proprio territorio ha espresso parere negativo e la propria contrarietà all’apertura di questa cava.

CONCLUSIONI

Sulla base di quanto sopra detto il Comitato per il “NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO” chiede che la prevista cava di Locate Varesino ATEg9 e l’individuato giacimento sfruttabile G9 vengano stralciati dalla proposta di Piano Cave della Provincia di Como.

per il Comitato “NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO”

Eugenio Maria Castiglioni architetto

Le presenti osservazioni sono sottoscritte da 519 persone che hanno aderito al Comitato “NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO!” (vedere copia firme allegate)

da Roberto Terzaghicapogruppo del Gruppo Consiliare “DEMOCRATICI PER LOCATE”

e daFrancesca PreatoniPortavoce del Circolo del Seprio del Partito Democratico

Locate Varesino 15 dicembre 2009.

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Al Presidente della Provincia di ComoDott. Leonardo CarioniVia Borgovico 14822100 COMO

Oggetto: Osservazioni al Piano Cave della Provincia di Como Comitato “NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO!”

Con la presente trasmettiamo in duplice copia le nostre osservazioni con allegate le firme in originale di 519 persone che hanno sottoscritto le osservazioni.

Per il Comitato“NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO!”

Eugenio Maria Castiglioni architetto

Locate Varesino, 15 dicembre 2009

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Al Presidente della Provincia di ComoDott. Leonardo CarioniVia Borgovico 14822100 COMO

Spett.leRegione LombardiaDott. Dario Fossati Direzione GeneraleTerritorio e UrbanisticaVia Sassetti 32/220124 MILANO