Al Andalus jb

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al-Andalus al-Andalus è il nome che i musulmani diedero alla parte della Penisola Iberica e della Settimania al sud della Gallia da essi controllata e governata. [1][2] Nonostante si seguiti a ripetere da più parti che il nome al-Andalus (da cui viene il termine geografico Andalusia) derivi da un preteso “Vandalusia”, gli studi più auto- revoli hanno dimostrato come il termine derivi inve- ce dall'espressione in lingua gota “Landahlauts” (lot- ti terrieri), i “feudi” cioè attribuiti ai nobili visigoti. [3] Gli Arabi apposero il loro articolo determinativo “al” a tale parola, dando origine ad “al-Landahlautsiyya”. L'espressione originaria araba era dunque “bilād al- landahlautsiyya” (paese dei feudi gotici) che si semplificò in “bilād al-andalusiyya” e che originò infine il toponimo “al-Andalus”. [4] 1 Le prime incursioni islamiche I musulmani cominciarono a compiere incursioni e raz- zie sul territorio spagnolo visigoto tra la fine del VII e l'inizio dell'VIII secolo d.C., partendo dalle loro basi nel Nordafrica, da poco conquistato. Nel 698, il califfo omayyade, ʿAbd al-Malik ibn Marwān, nominò wali del Maghreb, il generale yemenita, Musa ibn Nusayr, che portò a termine la conquista dei territori berberi e migliorò la flotta per la futura conquista delle isole Baleari a danno dei Bizantini. Verso il 708, vi fu un tentativo di invasione da parte degli arabi di Ifriqiya, che il re visigoto Witiza respinse. Secondo le cronache arabe il primo a organizzare spedi- zioni miranti alla pura e semplice razzia (ghazi) sarebbe stato il berbero musulmano Tarif ibn Malik. Nel 710 il successore di Witiza, Agila II, fu spodestato dal consiglio dei nobili, che elesse come re il duca di Betica, Roderico (conosciuto anche come Rodrigo). Agila dun- que cercò l'alleanza del governatore cristiano di Ceuta, Giuliano (forse un esarca bizantino o addirittura un visi- goto) che nelle cronache arabe viene indicato con il nome di Ilyan o Yulyân e che nutriva sentimenti di vendetta nei confronti di Roderico, responsabile di aver violentato la sua bellissima figlia Florinda. Attraverso Giuliano, Agila ottenne l'appoggio di Musa che delegò un suo cliente (mawla), il wali berbero di Tangeri, Tariq ibn Ziyad ad organizzare un piccolo eser- cito al suo comando e preparare l'invasione del regno dei Visigoti. Con le imbarcazioni concessegli da Giuliano, Tariq tra- sportò sulla sponda europea due contingenti. I primi 7000 soldati furono presto raggiunti da altri 5 000 uomini, sot- to l'altura che da allora porta il nome del comandante: Jabal Ṭāriq (Gibilterra). 2 La conquista islamica L'esercito arabo-berbero attraversò lo stretto nella prima- vera del 711, ed il 30 aprile 711, mentre Rodrigo si trova- va impegnato a domare una rivolta dei Baschi, sobillati da Agila II, a Pamplona, nel nord della Spagna. Le forze di Ṭāriq ibn Ziyād (circa 12000 uomini, di cui 7000 berberi) sbarcarono sotto la rocca di Calpe, da allora Gibilterra (il nome Gibilterra deriva dall'espressione araba Jabal Tāriq, ossia monte di Ṭāriq) che occuparono assieme alla città di Algeciras. Tariq si diresse verso Cordova, ma fu bloccato dalle trup- pe visigote comandate da Bencio, cugino del re. Que- st'ultimo, pur sconfitto, continuò la resistenza, permet- tendo così a Rodrigo, informato dello sbarco con ben 10 giorni di ritardo, di portare le sue truppe a sud con un mese di marcia forzata. Nella valle del rio Salado, sulle rive del lago Janda, vicino alla città di Medina-Sidonia, avvenne la battaglia decisiva. I due eserciti si scontrarono il 19 luglio 711 nella battaglia del Guadalete che si pro- trasse per ben otto giorni, dal 19 al 26 dello stesso mese. Alla fine, l'esercito di Rodrigo fu sconfitto. L'esito della battaglia fu fatale al re e al regno dei Visigoti: secondo le cronache arabe i nemici vennero passati tutti a fil di spa- da e gettati nel fiume. La vittoria musulmana fu favorita anche dal supporto di molti degli avversari di Rodrigo, come il già citato Agila, e Oppas, fratello del defunto Wi- tiza. Questa battaglia mise fine al regno dei Visigoti e aprì, in modo facile e inatteso, le porte all'occupazione araba della Penisola Iberica. Rodrigo, secondo alcuni morì in battaglia, mentre secondo altri si salvò. I musulmani, appoggiati dalla popolazione ebraica, che, negli anni precedenti, era stata perseguitata, continuaro- no ad avanzare ed arrivarono a Toledo, senza incontrare molta resistenza. Agila II, che sperava di poter rientrare in possesso del regno, fu costretto a ritirarsi al nord. Musa intervenne nelle vicende della penisola iberica,o perché chiamato da Tariq, che si sentiva minacciato da un esercito visigoto (sembra guidato da Roderico) che si era raccolto a Medina, oppure perché invidioso del rapido successo del suo generale. 1

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al-Andalus

al-Andalus è il nome che i musulmani diedero alla partedella Penisola Iberica e della Settimania al sud della Galliada essi controllata e governata.[1][2]

Nonostante si seguiti a ripetere da più parti che il nomeal-Andalus (da cui viene il termine geografico Andalusia)derivi da un preteso “Vandalusia”, gli studi più auto-revoli hanno dimostrato come il termine derivi inve-ce dall'espressione in lingua gota “Landahlauts” (lot-ti terrieri), i “feudi” cioè attribuiti ai nobili visigoti.[3]Gli Arabi apposero il loro articolo determinativo “al”a tale parola, dando origine ad “al-Landahlautsiyya”.L'espressione originaria araba era dunque “bilād al-landahlautsiyya” (paese dei feudi gotici) che si semplificòin “bilād al-andalusiyya” e che originò infine il toponimo“al-Andalus”.[4]

1 Le prime incursioni islamiche

I musulmani cominciarono a compiere incursioni e raz-zie sul territorio spagnolo visigoto tra la fine del VII el'inizio dell'VIII secolo d.C., partendo dalle loro basi nelNordafrica, da poco conquistato.Nel 698, il califfo omayyade, ʿAbd al-Malik ibn Marwān,nominò wali del Maghreb, il generale yemenita, Musaibn Nusayr, che portò a termine la conquista dei territoriberberi e migliorò la flotta per la futura conquista delleisole Baleari a danno dei Bizantini.Verso il 708, vi fu un tentativo di invasione da parte degliarabi di Ifriqiya, che il re visigoto Witiza respinse.Secondo le cronache arabe il primo a organizzare spedi-zioni miranti alla pura e semplice razzia (ghazi) sarebbestato il berbero musulmano Tarif ibn Malik.Nel 710 il successore diWitiza, Agila II, fu spodestato dalconsiglio dei nobili, che elesse come re il duca di Betica,Roderico (conosciuto anche come Rodrigo). Agila dun-que cercò l'alleanza del governatore cristiano di Ceuta,Giuliano (forse un esarca bizantino o addirittura un visi-goto) che nelle cronache arabe viene indicato con il nomedi Ilyan o Yulyân e che nutriva sentimenti di vendetta neiconfronti di Roderico, responsabile di aver violentato lasua bellissima figlia Florinda.Attraverso Giuliano, Agila ottenne l'appoggio di Musache delegò un suo cliente (mawla), il wali berbero diTangeri, Tariq ibn Ziyad ad organizzare un piccolo eser-cito al suo comando e preparare l'invasione del regno deiVisigoti.

Con le imbarcazioni concessegli da Giuliano, Tariq tra-sportò sulla sponda europea due contingenti. I primi 7000soldati furono presto raggiunti da altri 5 000 uomini, sot-to l'altura che da allora porta il nome del comandante:Jabal Ṭāriq (Gibilterra).

2 La conquista islamica

L'esercito arabo-berbero attraversò lo stretto nella prima-vera del 711, ed il 30 aprile 711, mentre Rodrigo si trova-va impegnato a domare una rivolta dei Baschi, sobillati daAgila II, a Pamplona, nel nord della Spagna. Le forze diṬāriq ibn Ziyād (circa 12000 uomini, di cui 7000 berberi)sbarcarono sotto la rocca di Calpe, da allora Gibilterra (ilnomeGibilterra deriva dall'espressione araba Jabal Tāriq,ossiamonte di Ṭāriq) che occuparono assieme alla città diAlgeciras.Tariq si diresse verso Cordova, ma fu bloccato dalle trup-pe visigote comandate da Bencio, cugino del re. Que-st'ultimo, pur sconfitto, continuò la resistenza, permet-tendo così a Rodrigo, informato dello sbarco con ben 10giorni di ritardo, di portare le sue truppe a sud con unmese di marcia forzata. Nella valle del rio Salado, sullerive del lago Janda, vicino alla città di Medina-Sidonia,avvenne la battaglia decisiva. I due eserciti si scontraronoil 19 luglio 711 nella battaglia del Guadalete che si pro-trasse per ben otto giorni, dal 19 al 26 dello stesso mese.Alla fine, l'esercito di Rodrigo fu sconfitto. L'esito dellabattaglia fu fatale al re e al regno dei Visigoti: secondo lecronache arabe i nemici vennero passati tutti a fil di spa-da e gettati nel fiume. La vittoria musulmana fu favoritaanche dal supporto di molti degli avversari di Rodrigo,come il già citato Agila, e Oppas, fratello del defuntoWi-tiza. Questa battaglia mise fine al regno dei Visigoti e aprì,in modo facile e inatteso, le porte all'occupazione arabadella Penisola Iberica. Rodrigo, secondo alcuni morì inbattaglia, mentre secondo altri si salvò.I musulmani, appoggiati dalla popolazione ebraica, che,negli anni precedenti, era stata perseguitata, continuaro-no ad avanzare ed arrivarono a Toledo, senza incontraremolta resistenza. Agila II, che sperava di poter rientrarein possesso del regno, fu costretto a ritirarsi al nord.Musa intervenne nelle vicende della penisola iberica, operché chiamato da Tariq, che si sentiva minacciato daun esercito visigoto (sembra guidato da Roderico) che siera raccolto aMedina, oppure perché invidioso del rapidosuccesso del suo generale.

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2 4 L'EMIRATO

Nel 712 Musa, accompagnato dal figlio ʿAbd al-ʿAzīz b.Mūsā e con un esercito di 18.000 uomini, attraversò lostretto e procedette alla conquista del restante territoriodel regno visigoto: occupò Medina-Sidonia, Carmona eSiviglia. In seguito, attaccòMérida, ponendo l'assedio allacittà che resistette un anno (sino al 30 giugno 713). DaMérida, Mūsā, si diresse a Toledo, dove si ricongiuse aTariq.Sempre nello stesso anno propose ad Agila II di ricono-scersi vassallo del califfo in cambio di tutte le terre ed ibeni che gli erano stati confiscati da Roderico. Quella chedoveva essere una scorreria per conquistare un notevolebottino si era trasformata in guerra di conquista. I Visi-goti cominciarono ad opporre una generale resistenza: laribellione di Siviglia dovette essere domata dal figlio delcaliffo ʿAbd al-ʿAzīz. Musa si diresse invece nella zonadi Mérida, dove Rodrigo (secondo gli storici arabi ripresida Saavedra) si era ritirato e dove Musa fu raggiunto daTariq.Le forze musulmane congiunte di Musa e Tariq attacca-rono Rodrigo, costringendolo alla battaglia nei pressi diSegovia, nella provincia di Salamanca, dove lo sconfisseroe lo uccisero.Musa tornò quindi a Toledo che si era ribellata e doveAgila II, dopo l'occupazione accettò la proposta di Musa,di riconoscersi vassallo del Califfo di Damasco.Nel 714 Mūsā e Ṭāriq occuparono Saragozza e avanza-rono sino a Lérida. Quindi si separarono: Mūsā si dires-se nelle Asturie, occupando León, Astorga e Zamora equindi arrivò sino a Lugo.Al suo ritorno a Siviglia, Mūsā fu richiamato a Damasco,per rendere conto del suo operato, dal califfo al-WalīdI. Il figlio, ʿAbd al-ʿAzīz, nominato wali, dipendente dalWali di Ifriqiya, continuò l'opera del padre. Le truppemusulmane con gli ebrei, che erano stati duramente per-seguitati dai Visigoti, loro alleati, tra il 715 ed il 716, conla conquista di Tarragona riuscirono nell'occupazione diquasi tutta la penisola.

3 I Wālī omayyadi

Al-Ḥurr ibn ʿAbd al-Raḥmān al-Thaqafī, che, appena no-minato aveva spostato, nel 716, la capitale da Siviglia aCordova, fu il Wālī che portò a termine la conquista dellapenisola Iberica, occupando Barcino (Barcellona), ultimobaluardo dei Visigoti, nel 718.Contemporaneamente, nelle regioni dei monti Canta-brici, a Cangas de Onís, don Pelagio de Favila, iniziòun'aperta ribellione, che coagulò intorno a lui tutti i vi-sigoti dissidenti, gettando in tal modo, le basi del Regnodelle Asturie.Al-Samḥ ibn Mālik al-Khawlānī fu il Wālī che conqui-stò Narbona uccidendo l'ultimo re dei Visigoti, Ardo, nel721.

Nello stesso anno, al-Samḥ lasciò Narbona e si diressesu Tolosa, a cui pose l'assedio; ma all'improvviso piombòsugli assedianti il duca Oddone d'Aquitania, con le suetruppe ed i cavalieri di Neustria, che il 10 giugno del 721(Battaglia di Tolosa) sbaragliarono l'esercito di al-Samḥ,che nel combattimento perse la vita.Il wali ʿAnbasa ibn Suḥaym al-Kalbī riuscì ad occupa-re tutto il regno che era stato dei Visigoti, nel nord dellaSpagna, scontrandosi con la resistenza organizzata nellemontagne della Cantabria e delle Asturie dal duca Pietrodi Cantabria e da Pelagio, primo sovrano delle Asturie.Nel 722 i musulmani vennero sconfitti a Covadonga: peri cronisti cristiani fu un importante fatto d'armi che die-de inizio allaReconquista, mentre per quelli musulmani fuun episodio talmente insignificante da non essere neppurecitato.Nel 725, ʿAnbasa si mise alla testa delle operazioni: par-tendo dalla base di Narbona, occupò tutta la Settimaniasino a Nîmes.ʿAbd al-Raḥmān ibn ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī fu il wālī che,nel 732, attraversò i Pirenei penetrò in Aquitania, e ap-profittando delle difficoltà del duca d'Aquitania Oddone(che era impegnato contro i Franchi di CarloMartello), losconfisse nella Battaglia di Bordeaux. Dopo la conquista,il saccheggio e l'incendio di tutte le chiese di Bordeaux,proseguì verso Tours. Allora Oddone implorò l'aiuto diCarlo, il quale accorse e si attestò alla confluenza dei fiumiClain e Vienne.I due eserciti si fronteggiarono per sette giorni e final-mente, un sabato di ottobre del 732 si scontrarono vicinoa Poitiers. Pur superiore di numero, l'esercito di Abd al-Rahman fu rovinosamente sconfitto dai Franchi di CarloMartello e il generale ʿAbd al-Raḥmān, che era una per-sona molto amata sia dal suo popolo sia dai suoi soldati,perse la vita nel corso della battaglia.Nei dieci anni che seguirono, i wali continuarono a com-battere Oddone I d'Aquitania, sia in Aquitania sia inNavarra, dove Pamplona fu persa e ripresa diverse volte.Seguirono cinque anni di guerra civile che, oppose isiriani e gli yemeniti ai Berberi e poi gli yemeniti ai si-riani, sino a che fu eletto wālī Yūsuf ibn ʿAbd al-Raḥmānal-Fihrī, che pose termine alla guerra civile. Fu l'ultimoWālī alle dipendenze (formali) del califfo omayyade diDamasco. Dopo che ilWālī di Qayrawān, Hanzala ibn Sa-fwān, nel 745, aveva abbandonato l'Ifriqīya, al-Andalussi era resa praticamente indipendente dal Wālī di Ifrī-qiya e conseguentemente dal califfo di Damasco; indi-pendenza che si rafforzò nel 750, quando la famiglia degliOmayyadi fu massacrata dai partigiani della famiglia da-gli Abbasidi, che la sostituirono sul trono del califfato diDamasco.

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4.1 ʿAbd al-Rahmān I al-Dākhil 3

Partito da Ceuta, ʿAbd al-Raḥmān sbarcò ad Almuñécar in al-Andalus, a est di Malaga, nel settembre del 755.

4 L'emirato

Nel 753, arrivò in Ifrīqiya ʿAbd al-Raḥmān ibn Muʿā-wiya (figlio di una berbera), uno dei pochi omayyadi so-pravvissuti al massacro della sua famiglia, operato dagliAbbasidi.Nel 755, ʿAbd al-Raḥmān, che nel frattempo, tramite isuoi emissari, si era alleato alla fazione araba yemenita,chiese di essere eletto emiro di al-Andalus.Nello stesso anno, ʿAbd al-Raḥmān, sbarcò a Almuñécar.Il wali Yusuf avrebbe voluto attaccare subito il pretenden-te al trono di al-Andalus, ma la diserzione di buona partedel suo esercito, lo convinsero ad aprire dei negoziati conʿAbd al-Raḥmān, che però fallirono.L'anno seguente, nel marzo, ʿAbd al-Raḥmān e i suoi al-leati yemeniti entrarono in Siviglia e si avviarono versoCordova sulla riva sinistra del Guadalquivir, mentre Yu-suf lo seguiva sulla riva destra. Giunto a Mosara, ʿAbdal-Raḥmān decise di dare battaglia, attraversò il fiume, ecogliendolo di sorpresa, sconfisse Yūsuf e i suoi alleati(tra cui i Banū Qasī), nella battaglia di al-Musara, il 15maggio 756.ʿAbd al-Raḥmān non permise il saccheggio del campo ne-mico e trattò con magnanimità la famiglia di Yusuf. Nellostesso mese di maggio, dopo difficili negoziati, Yusuf ri-conobbe emiro di al-Andalus ʿAbd al-Raḥmān, che entròin Cordoba e fu riconosciuto emiro di al-Andalus da granparte dei maggiorenti del regno.

4.1 ʿAbd al-Rahmān I al-Dākhil

ʿAbd al-Rahmān I al-Dākhil, “l'Immigrante”, diventòil primo emiro indipendente da Baghdad, insediandosinell'Alcazar (dall'arabo al-Qaṣr, “il Palazzo”) di Cordova.Il suo governo fu caratterizzato da un continuo impe-gno bellico per stroncare qualsiasi forma di opposizione,senza peraltro adottare una linea d'intransigente fermez-za (tipica, invece, di suo nipote al-Ḥakam I). La primae più terribile rivolta fu quella degli yemeniti che iniziònel 756 per il mancato saccheggio del campo nemico ad

La Grande Moschea di Cordova (interno)

al-Musara e che terminò nel 764 con la resa di Toledo.L'opposizione si espresse anche nel tentativo di rivalsadello sconfitto governatore Yusuf, che fu battuto però an-cora una volta nel 758 presso Toledo e morì in battaglial'anno successivo, nonché nelle ribellioni ordite dai di-scriminati Berberi andalusi e nelle incursioni organizzatedal regno cristiano delle Asturie che sperava di prendersiuna pronta e decisiva rivincita dopo che la conquista isla-mica aveva costretto Pelagio e i suoi successori, Favila eAlfonso I delle Asturie, ad asserragliarsi nel settentrionecantabrico e asturiano della Penisola Iberica.I Berberi iniziarono la rivolta nel 764, capeggiati da unmaestro di scuola di nome Chaqya, che si spacciava perun discendente di ʿAlī e di Fāṭima; nel 770, subirono unatremenda sconfitta sulle rive del fiume Bembezar, dovemorirono in 30.000. La rivolta fu completamente domatasolo nel 774, alla morte di Chaqya, assassinato da un suoseguace.Nel corso del governo di ʿAbd al-Rahmān I al-Dākhil siebbe anche l'ingresso in Spagna di Carlo Magno. Fu esor-tato a intervenire da un gruppo di musulmani, guidati dalwali di Barcellona; ribelli all'autorità dell'Emiro, indus-sero il sovrano franco a porre l'assedio a Saragozza nel778.ʿAbd al-Raḥmān I non ebbe necessità d'intervenire, per-ché Carlo fu richiamato nella Marca Orientale del regnoFranco dalle notizie d'una pericolosa rivolta dei Sassoni,da poco sottomessi. Il loro condottiero, Vitichindo, erarientrato in Sassonia e stava marciando su Colonia. Quin-di Carlo Magno, nel 778, ripassò i valichi pirenaici dacui aveva fatto ingresso nel territorio dell'emirato, espo-nendo nella battaglia di Roncisvalle la sua retroguardia aidevastanti colpi dei Baschi.ʿAbd al-Raḥmān riprese il possesso di Saragozza, scon-fisse i Baschi e costrinse il conte di Cerdagna a diveniresuo tributario.I rapporti con i rivali Abbasidi furono di ostilità, ma piùteorica che pratica. Se infatti al-Manṣūr[5] aveva armatoil capo arabo al-ʿAlāʾ ibnMughīth nel 763, il tentativo ab-baside di recuperare al-Andalus fallì in un combattimentosvoltosi presso Carmona, poco distante da Siviglia. ʿAbd

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4 4 L'EMIRATO

al-Raḥmān progettò anch'egli di tornare in Oriente perabbattere la dinastia rivale e nel 780 i preparativi oppor-tuni furono avviati. La situazione però a Saragozza era tal-mente complessa da richiedere ogni sua attenzione e ognisuo sforzo e infine l'Emiro fu costretto ad accantonare persempre il suo piano.ʿAbd al-Raḥmān I avviò la costruzione della grandemoschea, che sarà terminata nel X secolo.

4.2 Hishām I

Figlio di Abd al-Raḥmān I, Hishām I dovette affrontarela ribellione dei fratelli Sulaymān e ʿAbd Allāh, che ter-minò all'assedio di Toledo in cui i due fratelli si dovetteroarrendere e furono generosamente esiliati in Nordafrica.Durante il suo regno la maggior parte dei fuqaha (esper-ti di diritto canonico), aderì alla scuola giuridica delmalikismo, sorta in oriente, contribuendo a renderlamolto influente.Sul fronte esterno l'Emiro non allentò la sua pressionenei confronti dei cristiani Asturiani, all'epoca governatiprima da Bermudo I e poi da Alfonso II.Senza successo si era conclusa invece, nel 793, una cam-pagna in Settimania, con il tentativo arabo di impadro-nirsi di Narbona (persa sotto il regno di suo padre), dopoche Gerona (che nel 785 si era consegnata ai Franchi) erastata presa e occupata.L'anno seguente i Franchi, passati i Pirenei, dopo la ri-conquista di Gerona, avanzarono vittoriosamente versooccidente, occupando territori e fortificandoli in moltipunti. Nel 795, Carlo Magno costituì la marca di Spagna.

4.3 al-Ḥakam I

Figlio di Hisham I, al-Ḥakam I dovette, per gli oltre 25anni di regno, reprimere sollevazioni e rivolte, ad inizia-re da quella degli zii, Sulaymān e ʿAbd Allāh. Si rivol-tarono furono i Banū Qasī, al nord dell'emirato. Quindifu la volta di Toledo, i cui fermenti insurrezionali si tra-dussero nel “Massacro del Fossato”. Infine, si ribellò ilsud: a Mérida le agitazioni durarono oltre 7 anni, ma larepressione culminò nel massacro del rabad (sobborgo)di Cordova. L'Arrabal del Sur fu circondato e le guar-die dell'emiro si abbandonarono ad una mattanza che du-rò 3 giorni, con un numero di morti incalcolabile, a cuiseguì l'esecuzione di altri 300, fra gli abitanti più faci-norosi. Dopodiché al-HakamI ordinò che tutti gli abitan-ti dell'Arrabal del Sur lasciassero l'emirato entro 3 gior-ni, pena la crocifissione: circa 8000 famiglie si stabili-rono a Fez in Marocco, mentre circa altre 15000, pas-sate in Nordafrica, dopo aver combattuto contro i bedui-ni, si impadronirono di Alessandria e fondarono un regnoindipendente sotto Abu Hafs Omar al-Balluti.

La fontana dell'Alcazar di Cordova

Nei 25 anni impegnati a domare tali insurrezioni inter-ne, al-Hakam I ebbe poco tempo per le offensive controil regno cristiano delle Asturie. Comunque il suo genera-le ʿAbd al-Karīm ibn Mughīt colpì, nel 796, la VecchiaCastiglia (al-Qilāʿ nelle fonti arabe) e, dopo un rove-scio patito nell'801, nell'803, al-Andalus tornò a effettua-re incursioni (ṣāʾifa) in profondità, per reiterare l'azione,nell'808 e, su scala assai maggiore, nell'816.

4.4 ʿAbd al-Raḥmān II

Succeduto al padre, ʿAbd al-Raḥmān II fu assorbito dalcontinuo impegno bellico, con campagne estive (saifa) eperfino invernali che penetrarono in profondità nei ter-ritori cristiani, contro il regno cristiano asturleonese econtro il suo re Alfonso II, del quale bloccò la pericolo-sa spinta verso meridione. Inoltre al-Andalus dispiegò unefficiente impegno bellico, che, tra l'822 e l'828, portò ilsuo esercito a saccheggiare più volte la marca di Spagna.Al-Andalus inviò e ricevette delegazioni diplomatiche divari paesi, comprese quelle degli staterelli nordafricanicon cui tentò di mantenere relazioni cordiali. Lo stessoImpero bizantino, per cercare alleati contro i loro avver-sari abbasidi, sollecitò rapporti cordiali con Cordova chedi Baghdad restava fiera avversaria.Nell'837 l'emirato di ʿAbd al-Raḥmān II represse la ri-volta cristiana mozaraba ed ebraica a Toledo (e più tardisubì la radicale opposizione dei mozarabi della capitale,che produsse i fatti dei "Martiri di Cordova").

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Vichinghi armati pronti allo sbarco dal loro drakkar. 1100 ca.

Nell'844 riuscì a respingere il rovinoso sbarco deiVichinghi (dagli arabi chiamati magiűs). Questi saccheg-giarono le coste andaluse e inizialmente avevano coltodi sorpresa l'Emirato: sbarcati a Cadice, penetrando at-traverso il Guadalquivir (Wadī al-Kabīr, “Il Grande fiu-me”), conquistarono Siviglia, ad eccezione della cittadel-la, e quindi attaccarono Cordova, dove vennero sconfittie respinti. Ciò indusse al-Andalus ad assumersi l'onerefinanziario di un'imponente cantieristica. Siviglia fu do-tata di un arsenale in grado di armare una potente flot-ta, che mantenne per secoli il dominio delle acque delMediterraneo occidentale. Inoltre rafforzò l'allevamentodei cavalli: al-Andalus espresse una delle più efficienticavallerie militari di tutto il Medioevo europeo.Durante l'Emirato, al-Andalus conobbe un'imponentecrescita tanto sociale ed economica quanto culturale.L'ambiente di corte era del tutto simile a quello abbaside(alla sua corte vissero Ziryāb, ʿAbbās b. Firnās e Yaḥyāibn al-Ḥakam, detto al-Ghazal, “Gazzella”, per la sua bel-lezza). ʿAbd al-Raḥmān II promosse le arti e ampliò lacommittenza architettonica, trasformando profondamen-te il volto di Cordova che si avviò a diventare una dellepiù importanti città del mondo islamico.

4.5 Muhammad I, al-Mundhir e ʿAbdAllāh

Negli anni del governo di Muḥammad I ibn ʿAbd al-Raḥmān, figlio di Abd al-Rahman II si ebbero continuerivolte e movimenti separatisti dei meticci (muladì) edei Cristiani che vivevano in zone a maggioranza araba

(mozarabi). I Banu Qasi, con a capo Musa ibn Musa, al-leatisi con la famiglia Arista della Navarra, si ribellaro-no all'emirato di Cordova e proclamarono la loro indi-pendenza. Musa si autoproclamò: «Terzo re di Spagna»(dopo Muhammad I e Ordoño I delle Asturie).Ibn Marwan rientrò nella sua terra di origine (Mérida),ribellandosi all'emiro. Questi, non riuscendo a reprimerela ribellione, permise a Ibn Marwan di costruirsi una cit-tà libera da imposte ed indipendente dall'emirato di Cor-dova. Ibn Marwan fondò la città di Badajoz nell'875 nelbosco della Muela, su una sponda del fiume Guadiana.La città fu dotata di un'alcazaba. Anche Toledo, appog-giata dal re delle Asturie Ordoño I si ribellò all'emiro,ma subì una sconfitta nella battaglia di Guazalete. Infine,nell'880, Umar ibn Hafsun diede inizio ad una rivolta chesarà soffocata soltanto nel 928, al tempo dell'emiro ʿAbdal-Raḥmān III ibn Muḥammad.Il figlio di Muhammad I, al-Mundhir ibn Muhammad I,durante il governo del padre, ebbe il comando delle ope-razioni militari e combatté, nell'anno 865, contro il re del-le Asturie Ordoño I, nella valle del Duero, e sulla via delritorno a Cordova, sconfisse, a Burgos, il conte di Casti-glia, Rodrigo. Tentò di conquistare León e Astorga, pe-rò fu battuto a Valdemora, nell'878, dal re delle AsturieAlfonso III. Organizzò una spedizione contro i BanuQasi,alleatisi col re delle Asturie, Alfonso III, ma venne scon-fitto, nell'883. Nell'884, portò a termine le operazioni mi-litari contro Ibn Marwan, cacciandolo da Badajoz. Regnòper soli due anni, continuando a combattere, senza esito,contro il ribelle Umar ibn Hafsun.Gli succedette sul trono il fratello ʿAbdAllāh ibnMuḥam-mad, che, a quanto pare, lo aveva fatto avvelenare. Il go-verno di Abd Allah fu caratterizzato da continue guerretra arabi, berberi e muladí. Il suo potere di emiro fu eser-citato solo nella zona di Cordova, mentre nel resto di al-Andalus governavano famiglie ribelli che non accettavanola sua autorità. In tutte le città si erano formate due fazio-ni: gli arabi e gli spagnoli (sia musulmani sia cristiani),che si combattevano tra loro. Comunque il problema piùgrave, anche più del regno asturleonese, per ʿAbd Allāhfu costituito da Ibn Ḥafṣūn, che controllava le provinciedi Rayyo (dove si trovava Bobastro), di Elvira (dove sor-geva Granada) e di Jaén, e che si era alleato con i BanuQasi e con il re delle Asturie Alfonso III e che gli tennesempre testa.

5 Il califfato

Succeduto al nonno ʿAbd Allāh all'età di 23 anni, ʿAbdal-Raḥmān III con la “campagna di Monteleón” conqui-stò 70 piazzeforti cristiane e 300 postazioni di minor ri-levanza. Nel 917 fu sconfitto a San Esteban de Gormazdalle forze congiunte del re asturleonese Ordoño II e delsovrano di Navarra Sancho I Garcés. Tuttavia l'anno do-po ʿAbd al-Raḥmān III si prese una rivincita nei pressi

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6 5 IL CALIFFATO

La penisola iberica all'inizio del regno di Abd al-Rahman III.

Patio dei Leoni. Alhambra (Granada)

di Mitonia (nel Nord della Catalogna). Nel 920 sconfig-geva ancora le forze cristiane dei due re alla battaglia diValdejunquera nella valle del fiume Junquera (a sud-est diPamplona). Nel 924 colpiva il regno di Navarra, saccheg-giandone la capitale Pamplona, evacuata da tutti i suoiabitanti.Contemporaneamente pacificò l'Emirato, stroncando lapericolosa insurrezione di ʿUmar b. Ḥafṣūn, che morì nel917; ma la lotta fu proseguita dai figli, che si arresero solodopo la caduta di Bobastro (Málaga), il 21 gennaio 928.

5.1 ʿAbd al-Raḥmān III

Nel 929 ʿAbd al-Raḥmān III si proclamava califfo conl'appellativo onorifico (laqab) di al-Nāṣir li-dīn Allāh (Ilvincitore per la religione di Dio). In quel momento laUmma islamica aveva così tre califfi: quello abbaside diBaghdad, quello fatimide del Cairo e quello andaluso diCordova.Dopo la caduta della roccaforte di Bobastro e la sotto-missione di Ibn Marwān (930) e dopo la riconquista atutti gli effetti di Toledo (932), ʿAbd al-Raḥmān III po-té considerare il suo regno pacificato e unito. Allora ilcaliffo poté organizzare le sue azioni per contrastare la

crescente potenza fatimide in Nordafrica. In quest'otticafu conquistata nel 931 Ceuta (Sibta in arabo). I Berberi,sotto il comando di Abū Yazīd, riuscirono a sconfiggere iFatimidi, si impadronirono di una parte di territorio e ri-conobbero la sovranità spirituale di ʿAbd al-Raḥmān III,che li aveva aiutati. Il dominio dei Berberi però duro po-co, poiché la dinastia fatimide recuperò in breve tempotutti i territori perduti.Nel 932 riprese la guerra contro il regno di León, il ca-liffo ʿAbd al-Raḥmān respinse il re Ramiro II, che por-tava aiuto a Toledo, che capitolò. Nel 934, dopo esserepassato da Pamplona (dove obbligò la regina reggente diNavarra Toda ad un formale atto di sottomissione) e daÁlava, lo costrinse a indietreggiare sino a Burgos, dopoche, nel 932, il suo esercito era stato sconfitto da Rami-ro, nei pressi di Osma. Nel 937 conquistò una trentinadi castelli ai Leonesi. Si rivolse poi contro la Navarra,imponendo nuovamente il vassallaggio alla regina Toda.Affrontò quindi Muhammad ibn Hashim at-Tugibi, go-vernatore di Saragozza, che si era alleato con il re di LeónRamiro II; occupò la città e perdonò Muhammad. ʿAbdal-Raḥmān aveva raggiunto il culmine della sua poten-za: tutta la penisola iberica, eccetto il León e parte dellaCatalogna era sottomessa a lui.Nel 939, ʿAbd al-Raḥmān III, al-Nāṣir li-dīn Allāh subìuna disfatta da Ramiro II, alleato a Toda di Navarra, nellaBattaglia di Simancas, dopo la quale, per i gravi perico-li corsi, non volle più partecipare in prima persona alleoperazioni belliche.Tra il 951 e il 952 sottoscrisse la pace col re di LeónOrdoño III per avere mano libera contro i Fatimidi, manon riuscì che a fare una spedizione contro l'Ifrīqiya, nellazona di Tunisi.Sotto ʿAbd al-Raḥmān III, la flotta, che aveva comeporto principale Almería, diventò la più potente delMediterraneo. Le scorrerie, condotte sotto la guida di ca-pitani chiamati alcaides si spinsero sino in Galizia, nelleAsturie ed anche in Nordafrica: la pirateria musulmanaera il terrore del Mediterraneo.Grazie al periodo di pace garantito dal califfo, che arric-chì la biblioteca reale, Cordova divenne il centro intel-lettuale dell'occidente. Tra le sue principali realizzazionicivili vi fu la costruzione, nelle vicinanze di Cordova, del-la città reale diMadīnat al-Zahrāʾ (dal nome dell'amantepreferita del califfo, di nome appunto al-Zahrāʾ, che peròpuò anche significare “Città dei fiori”).

5.2 al-Ḥakam II

Nel 961 al-Ḥakam II succedette a suo padre e si fece at-tribuire il laqab: al-Manṣūr bi-llāh (Colui che è reso vin-citore da Dio). A differenza di suo padre, per governaresi appoggiò (il che gli permise di dedicarsi alla sua at-tività preferita, la letteratura) a due personaggi di corte:il generale Ghālib, un liberto di origine slava ed il ciam-

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5.2 al-Ḥakam II 7

Erbario (dalla traduzione araba del Libro dei semplici, ovveroMateria Medica, di Dioscoride. British Museum di Londra)

Volume di un esemplare del Corano vergato in al-Andalus

Madīnat al-Zahrāʾ

Cassa di avorio e argento con decorazioni intarsiate (Madīnatal-Zahrāʾ)

bellano, al-Mushafi, che assieme alla concubina Aurora,esercitavano l'effettivo controllo del governo.Nel 962, al-Ḥakam II dichiarò guerra a tutti i regni (ele contee) cristiani. Dopo la conquista di San Esteban deGormaz, Atienza e Calahorra, obbligò a chiedere la paceil conte di Castiglia, Fernán González, il re di Navarra,Garcia Sanchez, il re del León, Sancho I, ed infine i contidi Barcellona, Mirò e il fratello Borrell II (963).Continuò la politica del padre per contrastare la po-tenza fatimide in Nordafrica. I Fatimidi avevano postola capitale a Qayrawan, ma nel 969, dopo la conquistadell'Egitto, trasferirono la loro capitale al Cairo, allen-tando la pressione sull'Ifriqiya. A contrastare al-ḤakamII rimase la dinastia idriside, con l'emiro, al-Hasan b.Gannūn. Nel 972, per ripristinare l'influenza omayyade inIfriqiya, il califfo inviò un primo esercito e poi, nel 974,un secondo al comando del generale Ghālib che, infine,sottomise l'emiro idriside.Nel 966, i vichinghi attaccarono Lisbona, portando lascompiglio in tutta l'area della foce del Tago. Fu inviata laflotta di Siviglia che li intercettò e li sconfisse duramente.al-Ḥakam II, allora fece costruire ad Almería una secon-da flotta, con navi più adatte al combattimento distantedalla costa, e fu posta di stanza nella stessa Almería. Nel971, i vichinghi fecero una scorreria su Siviglia, risalen-do il Guadalquivir; il califfo fece allora uscire la flotta diAlmería, che unitamente a quella di Siviglia chiuse nelleanse del fiume le navi vichinghe, che furono annientate.Il generale Ghālib, rientrato dal Marocco nel 974, po-se fine agli attacchi cristiani del nuovo conte di Casti-glia, Garcia Fernandez, che aveva attaccato i castelli diDeza e Sigüenza, sconfiggendolo nella battaglia di Langa.Il nuovo re di León, Ramiro III, che aveva attaccatoSan Esteban de Gormaz, fu sconfitto nella battaglia diEstercuel.L'apogeo (che durò circa 30 anni) del califfato omayya-de fu raggiunto probabilmente con il regno di al-HakamII, sotto il quale la capitale andalusa raggiunse il mezzomilione di abitanti[6] su un'area estesa per 5 000 ettari,[7]

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8 5 IL CALIFFATO

diventando così la seconda città dell'emisfero boreale e lapiù importante città dell'intera Europa centro-occidentale(Parigi era la seconda città, ma contava a stento i 100000 abitanti, mentre Costantinopoli è esclusa da questocalcolo).La Biblioteca califfale aveva 400 000 volumi (molti deiquali raccoglievano più opere) e un privato ne avevaaddirittura 500 000.La città era dotata di sistemi fognari efficienti e l'acquagiungeva anche ai piani alti delle abitazioni. Le moscheeerano 700 e i bagni pubblici (ḥammām) 300. Esisteva datempo un ospedale pubblico che fungeva da università peri medici, la cui capacità erano note e apprezzate in tuttal'Europa. Inoltre si interessò dei lavori della Grande mo-schea di Cordova, la Mezquita, tra il 962 e il 966, e neidintorni di Cordova, completò, nel 976, la residenza rea-le di Madīnat al-Zahrāʾ (la città di Zahrāʾ[8]), iniziata, nel936, da ʿAbd al-Raḥmān III. Infine il famoso scienzia-to, fisico e soprattutto medico, Abu al-Qasim al-Zahrawi(Abulcasis) fu attivo alla corte di al-Hakam, durante il suoregno. Inoltre il califfo invitò a Cordova parecchi studiosiorientali perché vi tenessero conferenze e onde favoriregli studenti poveri dispose dei lasciti per i professori cheinsegnavano a Cordova.

5.3 Hishām II ibn al-Ḥakam

Ad al-Ḥakam II succedette Hishām II, che aveva solo 11anni, sotto la reggenza dellamadreAurora, con il generaleGalib, comandante dell'esercito, Yafar al-Musahfi, primoministro o hajib (ciambellano) e nominò visir Almanzor.Almanzor è il nome dato dai cristiani a Muhammad ibnAbī ‘Āmir al-Manṣūr bi-llāh, dal cui nome è chiamatoquesto periodo “ciambellanato ‘āmride”.Nel 978 Almanzor fu nominato hajib (primo ministro ociambellano) e, poco dopo, divenne anche responsabi-le dell'esercito e quindi relegò il califfo Hisham II nelpalazzo reale di Madinat al-Zhara e in pratica governòautonomamente.

5.3.1 Almanzor

Almanzor (Muhammad ibn Abī ʿĀmir al-Manṣūr bi-llāh), dapprima, si guadagnò una grande reputazione diortodossia presso i fuqahāʾ, ordinando di bruciare tuttii libri di argomento filosofico della biblioteca del calif-fo; quindi decise di riformare l'esercito. L'esercito di al-Andalus era, da sempre, a carattere tribale, cioè ciascunatribù si raccoglieva intorno al suo capo e al suo stendardo.Il principale obiettivo era il bottino: quando il bottino ve-niva giudicato sufficiente l'esercito si ritirava. Già i primicaliffi avevano cercato di cambiare questo sistema, magli arabi si opponevano. Allora Almanzor arruolò moltiBerberi che fece venire, soprattutto dalla zona di Ceuta;inoltre arruolò parecchi cristiani, attratti dall'ottima pa-ga, dal León, dalla Castiglia e dalla Navarra. Infine formò

Statua di Almanzor eretta ad Algeciras nell'estate del 2002, incommemorazione del millenario della sua morte.

nuovi reggimenti che non rispondevano più al capotribù,ma ai loro rispettivi comandanti.La ristrutturazione dell'esercito durò circa tre anni, co-sì come la lotta contro il generale Ghālib, che era an-che suo suocero e che alla fine venne ucciso in batta-glia. Quindi, dal 981, Almanzor, fu di fatto sovrano dial-Andalus, poiché oltre che hajib, fu anche responsabileunico dell'esercito.Almanzor, nel 981, marciò contro le truppe cristiane del-la coalizione anti-islamica formata da León, Castiglia eNavarra, condotte rispettivamente da Ramiro III, GarcíaFernández e Sancho Abarca, e le sbaragliò nella battagliadi Rueda, 40 km circa a sud-est di Simancas. Al ritornoda questa campagna Almanzor assunse e si fece attribui-re il laqab con cui è noto: al-Manṣūr bi-llāh (Colui che èreso vincitore da Dio).Nel 984, Almanzor inviò in aiuto al nuovo re del León,Bermudo II delle truppe per domare la rivolta dei nobilileonesi. Sconfitti i ribelli, i soldati di Almanzor rimaseronel regno, che quindi dal 985 fu tributario di al-Andalus.Tra il 981 ed il 1002 organizzò diverse campagne militarisia in Nordafrica che nella Penisola Iberica. Oltre le duecitate le principali furono:

• 981 - Zamora

• 985 - Barcellona, quando Manresa fu rasa al suolo

• 987 - Coimbra

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5.4 La guerra civile e gli ultimi califfi 9

• 988 - Sahagún ed Eslonza

• 997 - Santiago de Compostela

• 999 - Pamplona

• 1002 - San Millán de la Cogolla

Nello stesso periodo, Aurora, che ormai odiava Alman-zor, spinse il figlio Hisham II a chiedere l'aiuto del vice-ré del Marocco, Ziri ibn Atiya, per destituire Almanzor.Questi non si fece sorprendere, ma sbarcato a Ceuta, nel998, sconfisse Ziri e annetté il vicereame ad al-Andalus.Dimostrò tutta la sua brutalità, tanto in battaglia (mafu idolatrato dai suoi soldati che portava invariabilmen-te alla vittoria) tanto alla corte del califfato (sia colsuocero sia con gli altri nemici). Però fu amante dellelettere[9]. Fu anche protettore delle scienze, specialmentedella medicina. Governò bene curando gli interessi ma-teriali del suo paese e amministrò severamente la giusti-zia. Prima di morire nominò suo successore il figlio Abdal-Malik al-Muzaffar.

5.3.2 al-Muzaffar

Nel 1002, alla morte del padre, gli succedette sia comehajib (ciambellano) o primo ministro, sia come coman-dante dell'esercito, mentre il califfo Hishām II, in prati-ca non aveva alcun potere. Continuò la politica paterna,riportando numerose vittorie sui reami cristiani e man-tenne su di essi l'egemonia, obbligando i loro sovrani arispettare le tregue e ad accettarlo come arbitro nelle lo-ro dispute. In politica interna dovette affrontare alcunerivolte che represse rapidamente, con energia. Morì neipressi di Cordova, nel 1008, probabilmente avvelenatodal proprio fratellastro, Abd al-Rahman Sanchuelo, chegli succedette.

5.3.3 Sanchuelo

Nel 1008, alla morte di al-Muzaffar, gli succedette sia co-me hajib (ciambellano) o primo ministro, sia come co-mandante dell'esercito, mentre il califfo Hisham II nonsolo continuava a non avere alcun potere, ma addiritturanominò Sanchuelo suo erede. Questo fatto creò parecchiomalcontento, ispirato dai fuqaha', nel popolo di Cordovache era molto affezionato agli omayyadi. Nel 1009, men-tre Sanchuelo era impegnato in una campagna militarein León contro il re Alfonso V, una rivoluzione spodestòHisham II e pose sul trono un altro omayyade, al-Mahdi.Quando Sanchuelo rientrò a Cordova, fece imprigionareal-Mahdi ed in seguito lo mise a morte il 4 marzo 1009.Con la sua morte la dinastia degli Amiridi cadde e, in al-Andalus, si innescò una guerra civile che in due decenniportò alla caduta e allo smembramento del Califfato diCordova.

5.4 La guerra civile e gli ultimi califfi

Hisham II fu arrestato e tenuto segretamente in prigionedal nuovo califfo, al-Mahdi. al-Mahdi era alleato con ilconte di Barcellona Raimondo Borrell III, che nel mag-gio del 1010 conquistò Cordova, che fu messa a saccodai Catalani. Hisham II fu liberato alcuni mesi dopo daSulaymān ibn al-Ḥakam, “al-Mustaʿīn”, alleato del contedi Castiglia Sancho Garcés, che lo rimise sul trono per po-che settimane per poi spodestarlo. Hisham II, pochi me-si dopo tornò al califfato, per l'ultima volta, per altri treanni circa. Sulayman continuò la guerra e il suo alleato,il conte di Castiglia, Sancho Garces poté recuperare lefortezze che Almanzor aveva conquistato.Nel 1013, Sulayman entrò in Cordova, dove permise ilsaccheggio a berberi e Castigliani. Depose Hisham II,che presumibilmente fu ucciso dai berberi nel maggio diquello stesso anno. Nei venti anni di guerra civile, furo-no poste le basi per i regni di Taifa, mentre al governo sialternarono sei califfi della dinastia omayyade e tre delladinastia hammudita.L'aristocrazia di Cordova, nel 1025, nominò, per la primavolta un consiglio di stato per governare la città in assenzadi un califfo. Dopo circa sei mesi però il consiglio di statosi rivolse a Yahya ibn Ali, affinché tornasse a Cordova eaccettasse di essere rieletto califfo.Nel giugno del 1027, dopo un anno di sede vacante fueletto l'ultimo califfo: Hisham III. Nel 1031 ci fu un sol-levamento popolare che portò alla deposizione, cattura ereclusione del califfo. Gli subentrò nel potere un nuovoconsiglio di stato che decretò la soppressione del califfa-to. Così il consiglio di stato divenne permanente e avreb-be dovuto governare su tutto il territorio di al-Andalus.Di fatto, alcune potenti famiglie, nelle loro terre di com-petenza, erano già indipendenti. Era iniziato il periodoconosciuto come primo periodo dei Regni di Taifa.

6 Prima Taifa

Con il termine regni di Taifa sono stati designati gli sta-ti nati in al-Andalus durante la dissoluzione (iniziata conl'abdicazione del califfo di Cordova, Hishām II, nel 1009,che aprì un periodo di anarchia, con nove califfi in cir-ca vent'anni) e la seguente abolizione del califfato delladinastia degli Omayyadi, nel 1031, con la deposizione diHishām III.Durante il periodo di anarchia si resero indipenden-ti dal califfato: Almería, Murcia, Alpuente, Arcos,Badajoz, Carmona, Denia, Granada, Huelva, Morón,Silves, Toledo, Tortosa, Valencia e Saragozza. Quandol'ultimo califfo, Hishām III, fu deposto e a Granada fuproclamata la repubblica, tutte le province di al-Andalus,che ancora non lo erano, si autoproclamarono indipen-denti e furono rette da famiglie arabe, berbere o di origineslava.

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10 8 SECONDA TAIFA

Taifa indicava la base familiare e tribale di questi regni;ogni taifa, all'inizio, si identificò con una famiglia, clan odinastia: così si ebbe la taifa degli amiridi (discendenti diAlmanzor) a Valencia; i Tugibidi a Saragozza; gli Aftasidia Badajoz; i Birzalidi a Carmona; gli Ziridi a Granada;gli Hammudidi ad Algeciras e a Málaga; e gli Abbadidi aSiviglia.Con il passare degli anni i regni di taifa di Siviglia (cheaveva conquistato tutta l'Andalusia occidentale e partedi quella orientale), Badajoz, Toledo e Saragozza, co-stituirono le potenze islamiche della penisola iberica.Non avendo le truppe necessarie, i regni di taifa assol-davano truppe mercenarie, che si trovavano nella peni-sola iberica, quindi provenienti anche dai regni cristiani(che servendo re musulmani, combattevano anche controi regni e le contee cristiane),[10] oppure provenienti dalNordafrica.Questi regni arrivarono ad essere più di trenta (sino atrentanove)[11] e il loro numero proporzionale alla lorodebolezza fu uno dei fattori che favorì la Reconquistacristiana della Spagna, che ebbe un notevole impulso du-rante l'XI secolo. I regni di taifa si mantennero indipen-denti per tutto l'XI secolo, sino all'inizio del XII secolo,quando l'impero almoravide del Maghreb li conquistò e liinglobò.

7 Impero almoravide

Su richiesta degli Emiri di Siviglia, Badajoz, Granada eCordova, che erano divenuti tributari dei regni di Leóne di Castiglia, pur senza alcun accordo formale, e sen-za il consenso del cugino, l'emiro Abu Bakr, che regge-va il sultanato almoravide in Maghreb al Aqsa (attualeMarocco), Yūsuf Ibn Tāshfīn, uno dei condottieri degliAlmoravidi, salpò dal Marocco, attraversò lo stretto diGibilterra e occupò Algeciras. Avanzò poi sino a Sivigliae si unì alle truppe dei succitati emirati, a cui si erano ag-giunte le truppe di Almería. Nell'ottobre del 1086 scon-fisse Alfonso VI di Castiglia nella battaglia di al-Zallaqa,nei pressi di Badajoz, obbligando i cristiani a ritirarsi dal-la regione di Valencia e a togliere l'assedio a Saragozza.L'avanzata almoravide fu fermata dall'improvviso ritornoin Africa di Yūsuf ibn Tāshfīn, diventato sultano degli Al-moravidi (praticamente di tutta l'Africa nordoccidentale,dal Senegal all'Algeria).Yūsuf ibn Tāshfīn ritornò in al-Andalus nel 1090 e po-se l'assedio al castello di Aledo, senza riuscire a conqui-starlo. Venne raso al suolo e abbandonato da Alfonso VI,che ormai lo considerava indifendibile. Yūsuf era pres-sato dai fuqaha intolleranti, in contrasto con la “libertàreligiosa” concessa dai vari emiri delle Taifa, ed era spin-to dalla bramosia delle ricchezze offerta dalle fertili terredella Penisola iberica, perciò si diede alla conquista deiregni musulmani.Dopo la conquista dell'Andalusia, nel 1093, avanzò ver-

Castello di Consuegra con i mulini circostanti.

so i regni di Toledo e Valencia, ma in quest'ultima cittàdovette scontrarsi con il Cid, che nel frattempo era di-ventato signore della città e che la difese strenuamente,impedendo a Yūsuf di conquistarla.A Toledo, invece, arrivò al confine con la Castiglia dove,nel 1097, le truppe castigliane contrattaccarono gli Al-moravidi, riuscendo a occupare il castello di Consuegra,che tennero per otto giorni Tuttavia, nella battaglia del 15agosto 1097, le truppe di Yūsuf, nuovo emiro di Cordova,ebbero la meglio su quelle di Alfonso VI. Yūsuf ibn Tā-shfīn, dieci mesi dopo, nel giugno del 1098, tornò defini-tivamente nella città che aveva fondato, a Marrakech, inNordafrica, lasciando che la guerra nella Penisola ibericafosse continuata dal figlio ʿAlī ibn Yūsuf.ʿAlī proseguì nella conquista dei regni di Regni di Taifa,che portò a termine nel 1111, dopo che, nel 1106, suc-cedendo a suo padre, era divenuto emiro del Maghrebal-Aqsa e di al-Andalus.Nel 1108, ottenne un'importante vittoria sui Castigliani aUclés, nella regione di Cuenca: morirono Sancho, il figlio,ancora bambino, del re di Castiglia Alfonso VI e moltinobili castigliani.Dal 1125, gli Almoravidi, sconfitti in battaglia dai nuo-vi protagonisti berberi maghrebini, gli Almohadi (ossia“Unitari”), cominciarono a perdere territori in favore de-gli Almohadi e nei venti anni che seguirono l'impero al-moravide maghrebino cadde nelle mani degli Almohadi,mentre dal 1140, in al-Andalus le famiglie più potenti sirendevano indipendenti e parecchi territori non ubbidiva-no più agli Almoravidi. ʿAlī morì nel 1143. Gli succedet-te il figlio Tāshfīn ibn ʿAlī, ma ormai i suoi possedimentierano ridotti quasi alla sola al-Andalus.

8 Seconda Taifa

Con il dissolvimento dell'impero almoravide, si ebbe unsecondo periodo di regni di Taifa tra il 1144 ed il 1172,prima che si imponesse, sempre proveniente dal Norda-frica, un altro impero, quello degli Almohadi. L'emiroTāshfīn, dopo che nel 1144, aveva perso anche Cordova,tentò di riconquistare l'emirato di al-Andalus, ma fusconfitto e perse la vita in battaglia.A parte l'isola di Maiorca, che si era resa indipendente giànel 1126 e si mantenne libera sino alla conquista aragone-se del 1228, gli altri regni di Taifa divennero indipenden-

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ti dagli Almoravidi dopo il 1144, per essere ben prestosottomessi dagli Almohadi (Silves, 1151, Mértola, 1151,Granada, 1154, Cordova, 1148, Beja, 1150 ed Evora,1150) ed il 1145 (Valencia, 1172, Niebla, 1150, Murcia,1172, Malaga, 1145, Badajoz, 1150 e Almeria, 1155).Come per la prima Taifa anche la seconda favorì laReconquista cristiana della Spagna, che ebbe un impulsoalla metà del XII secolo.

9 Impero almohade

I rivoluzionari nordafricani che avevano assunto il nomedi Almohadi (gli unitari), e tra il 1125 ed il 1145 avevanoconquistato l'impero almoravide, in Nordafrica, sbarca-rono in al-Andalus e in pochi anni, conquistarono tutti iregni musulmani della penisola iberica che non erano sta-ti conquistati dai regni cristiani, cominciando dal regnodi Málaga. ʿAbd al-Mùʾmin si proclamò califfo e coman-dante dei credenti nel 1146, rinnegando così la sovranitàdegli Abbasidi, e impose il principio di ereditarietà dina-stica. Estese la sua autorità sul Bilād al-Andalus occiden-tale (presa di Cordova nel 1148 e di Granada nel 1154).Così suo figlio, Abū Yaʿqūb Yūsuf I (1163–1184), potésuccedergli e continuò la conquista dei regni musulmanidi Taifa di al-Andalus, completandola nel 1172. Suo fi-glio Abū Yūsuf Yaʿqūb al-Mansūr, «il Reso vittorioso [daDio]» (1184–1199), terzo califfo, continuò la sua opera einfliggendo nel 1195 una sconfitta ad Alfonso VIII di Ca-stiglia nella battaglia di Alarcos, impedì al re di Castigliadi proseguire nella Reconquista per una ventina d'anni.Gli Stati cristiani di Spagna (Castiglia, León, Aragona eNavarra) e del Portogallo allora si organizzarono per laReconquista, mettendo a tacere le loro dispute, e inflis-sero al califfo almohade Muhammad al-Nasir il disastrodella battaglia di Las Navas de Tolosa (16 luglio 1212).Fu la svolta decisiva per la Reconquista, che da allora pro-gredì a grandi passi: Cordova, la città simbolo dell'Islamspagnolo, cadde nel 1236, Valencia nel 1238 e Siviglia nel1248.Comunque il sultanato almohade, dopo Las Navas de To-losa, in pochi anni perse l'autorità su al-Andalus, permet-tendo così un terzo periodo di regni di Taifa, di breve du-rata, che terminò con la fondazione del Sultanato nasridedi Granada.Califfi almohadi di al-Andalus:

• ʿAbd al-Muʾmin 1145–1163

• Abū Yaʿqūb Yūsuf 1163–1184

• Abū Yūsuf Yaʿqūb al-Manṣūr 1184–1199

• Muhammad al-Nāṣir 1199–1213

• Yūsuf al-Mustanṣir 1213–1223

• Abd al-Wahid I 1223

• Abū Muḥammad ʿAbd Allāh al-ʿĀdil 1223–1227

• Abū al-ʿAlāʾ Idrīs al-Maʾmūn 1227–1233

• La Torre del Oro di Siviglia costruita su ordine delcaliffo almohade Abū Yūsuf Yaʿqūb al-Manṣūr.

• Patio de las Doncellas, Alcázar di Siviglia, di epocaalmohade.

• La Giralda di Siviglia, di epoca almohade.

10 Terza Taifa e sultanato di Gra-nada

Situazione della penisola iberica nel 1360.

Territorio del regno nasride durante il XV secolo. In verde chiaro,i territori conquistati dai regni cristiani dal XIII secolo includonoCeuta, sulla costa africana.

Con la caduta, nel 1228, dell'ultimo califfo almohade dial-Andalus, si formarono immediatamente dei nuovi re-gni, oltre a Minorca, che aveva resistito alla conquistaAragonese, a partire da Murcia, nel 1228, Valencia, nel1229, Niebla, nel 1234, Granada, nel 1237, Orihuela, nel1239 e Lorca, nel 1240, che ovviamente agevolarono laReconquista.

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12 12 NOTE

A parte il regno nasride di Granada, che riuscì ad espan-dersi in poco tempo, gli altri regni ebbero una breve du-rata e furono conquistati e inglobati dal regno di Ara-gona (Valencia, 1238 e Minorca, 1287) e nel regno diCastiglia (Orihuela, 1250, Niebla, 1262, Lorca, 1265 eMurcia, 1266). Solo il regno di Granada, durerà a lungoe capitolerà il 2 gennaio 1492, segnando il trionfo dellaReconquista.La dinastia Nasride di Granada ebbe il suo capostipitecon Muhammad ibn Nasr, che, nel 1232, fu proclamatosultano dalle oligarchie di Guadix, Baza, Jaén, Málaga eAlmería. Nel 1234 si dichiarò vassallo di Cordova, cheperò fu conquistata, nel 1236, da Ferdinando III di Casti-glia; allora Muhammad, nel 1237 si fece eleggere sultanodi Granada, facendo un patto con Ferdinando III, ricono-scendosi suo vassallo. Nel 1246, fece un altro trattato conFerdinando III, stabilendo un'alleanza per aiutarlo a con-quistare Siviglia e riconoscendosi suo vassallo. Si iniziòcosì un periodo in cui il sultanato granadino fu garantitodalla benevolenza dei re castigliani.Dal 1275, la dinastia dei Merinidi, dinastia regnante nelMaghreb al-Aqsa (Marocco) partecipò attivamente allelotte dei Nasridi del Sultanato di Granada contro gli at-tacchi dei regni cristiani della penisola iberica. Nel XIVsecolo i Merinidi tentarono anzi di estendere il loro do-minio sulla penisola, riuscendo a riconquistare Gibilterrae una parte dell'Andalusia (1333), ma furono fermatiall'assedio di Tarifa. Con la sconfitta subita, assieme alloro alleato, il Sultano di Granada, Yūsuf I, al rio Sala-do (detta anche Battaglia di Tarifa), il 4 aprile del 1340,ad opera di truppe castigliane e portoghesi, dovetteroabbandonare definitivamente la penisola iberica.

La resa di Granada.

Nei circa 140 anni successivi, pur essendovi sempre unostato di belligeranza tra il regno di Castiglia e il sultanato,le campagne militari non furono molte e l'arretramentoterritoriale del sultanato di Granada fu molto contenu-to. A partire dal 1481, Ferdinando II di Aragona, maritodi Isabella di Castiglia, la regina di Castiglia, si occupòdella conquista del regno dei Nasridi di Granada. Fu unaguerra d'assedio che terminò nel 1492, con la capitola-zione dell'ultimo ridotto musulmano della penisola iberi-

ca. Finalmente il 2 gennaio 1492, Granada si arrese, do-po sei mesi di assedio, e Isabella vi entrò vittoriosa conil crocifisso in mano (come spesso viene rappresentata),completando così la Reconquista.

11 Il terrorismo islamico odierno

Rivendicazioni del territorio originale di Al-Andalus so-no arrivate nell'agosto del 2014 dall'organizzazione ter-roristica islamica ISIS, che punta alla rifondazione diuno Stato Islamico comprendente i territori della dinastiaAbbaside del IX secolo.

12 Note

[1] “Los arabes y musulmanes de la Edad Media aplicaron elnombre de al-andalus a todas aquellas tierras que habianformado parte del reino visigodo: la Peninsula Ibérica yla Septimania ultrapirenaica.”, Eloy Benito Ruano, Tópi-cos y realidades de la Edad Media, Real Academia de laHistoria, 2000, p. 79

[2] “Para los autores árabes medievales, el término al-Andalus designa la totalidad de las zonas conquistadas -siquiera temporalmente - por tropas arabo-musulmanas enterritorios actualmente pertenecientes a Portugal, Espanay Francia”, José Ángel García de Cortázar, V Semana deEstudios Medievales: Nájera, 1 al 5 de agosto de 1994, Go-bierno de La Rioja, Instituto de Estudios Riojanos, 1995,p. 52

[3] Heinz Halm, “al-Andalus und Gothica Sors”, in: Die Weltdes Orients, 66 (1989), p. 252 e sgg.

[4] Ibidem

[5] Il califfo abbaside ammirava nondimeno il suo avversa-rio, da lui soprannominato “il falco dei Quraysh" (ṢaqrQurayš ).

[6] Luis G. de Valdeavellano, Historia de España, Madrid,Alianza Editorial, 1980 (ma la I edizione risale al 1952),II, p. 156.

[7] E. Lévi-Provençal, Histoire de l'Espagne musulmane,Parigi, G.-P. Maisonneuve, III, 1953, p. 362

[8] Nome della concubina amata dal califfo.

[9] Rafael Altamira, “Il califfato occidentale”, in Storia delmondo medievale, vol. II, 1999, p. 497

[10] Il Cid Campeador, per circa dieci anni, in due riprese, fual servizio di al-Muqtadir e al-Musta'in, re di Saragozza, eoltre che lottare contro gli Stati musulmani vicini si trovòdovette combattere anche contro il regno d'Aragona e lacontea di Barcellona, che erano stati cristiani.

[11] vedi collegamento esterno

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13

13 Bibliografia• Évariste Lévi-Provençal, Histoire de l'Espagne mu-sulmane, Parigi-Leida, G.-P. Maisonneuve–E.J.Brill, 1950, 3 voll.

• Reinhart Dozy, Histoire des musulmans d'Espagne,Leyda, E.J. Brill, 1932, 3 voll.

• C. H. Becker, “L'espansione dei saraceni in Africae in Europa”, in Storia del mondo medievale, vol. II,1999, pp. 70–96

• Rafael Altamira, “Il califfato occidentale”, in Storiadel mondo medievale, vol. II, 1999, pp. 477–515

• Marius Canard, “Bisanzio e il mondo musulma-no alla metà dell'XI secolo”, in Storia del mondomedievale, vol. II, 1999, pp. 273–312

• Gerhard Seeliger, “Conquiste e incoronazione a im-peratore di Carlomagno”, in «Storia del mondomedievale», vol. II, 1999, pp. 358–396

• Claudio Sánchez-Albornoz, La España Musulmana,Buenos Aires, 1960

14 Voci correlate• Visigoti

• Wali di al-Andalus

• Emiri di al-Andalus

• Califfi di al-Andalus

• Lista dei monarchi delle Asturie

• Omayyadi

• Abbasidi

• Berberi

• Carlo Magno

• Tabella cronologica dei regni della Penisola iberica

• Storia della Spagna

• Storia del Portogallo

15 Altri progetti

• Wikimedia Commons contiene immagini oaltri file su al-Andalus

• Darío Fernández-Morera: “The Myth of the An-dalusian Paradise”, The Intercollegiate Review,2006

16 Collegamenti esterni• (ES) Cronologia dei regni di taifa

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14 17 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE

17 Fonti per testo e immagini; autori; licenze

17.1 Testo• Al-Andalus Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Al-Andalus?oldid=72505081 Contributori: Ary29, Marcok, Carlomorino, Balubino, Baru-neju, Alfiobot, SpeDIt, ZeroBot, Lohe, Cloj, AdBo, Sid-Vicious, Wiskandar, LeonardoRob0t, FlaBot, Beta16, SunBot, CruccoBot, Eu-molpo, Moloch981, Pequod76, Squattaturi, PersOnLine, Llorenzi, Ottaviano II, Nadira, Thijs!bot, Escarbot, Filbot, Wanjan, Elborgo,JAnDbot, MalafayaBot, Lucaromano, CommonsDelinker, Triph, MelancholieBot, RolloBot, Castagna, Justinianus da Perugia, Dodek-Bot, TXiKiBoT, VolkovBot, Mappo, Nicola Romani, Idioma-bot, Musso, Calabash, Gregorovius, SieBot, Filos96, Fbedini, Phantomas,Pracchia-78, TiGrE BiAnKa, Marco Rosellini, DragonBot, Dr Zimbu, Alecs.bot, Ripebot, Gronk, No2, Alexbot, MaEr, Tombot, FixBot,IagaBot, Luckas-bot, Aedo89, Amirobot, FrescoBot, FordPrefect42, Schellenberg, AttoBot, ArthurBot, Xqbot, AushulzBot, GhalyBot, Ri-botBOT, The White Lion, Kammback, The Polish, Wurk, Michi81, Tenebroso, EmausBot, ZéroBot, ZimbuBot, Tubess, WikitanvirBot,Massimiliano Panu, MerlIwBot, AvocatoBot, Nononsense, Botcrux, Tirol del Sur, AlessioBot, ValterVBot, SamoaBot, 9af9af e Anonimo:28

17.2 Immagini• File:Al-Andalus-de-910.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7b/Al-Andalus-de-910.jpg Licenza: CC-BY-SA-3.0 Contributori: ? Artista originale: ?

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