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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI LOMBARDI III TRIMESTRE 2014 499 ORDINI DEGLI ARCHITETTI P.P.C. DELLE PROVINCE DI BERGAMO, BRESCIA, COMO, CREMONA, LECCO, LODI, MANTOVA, MILANO, MONZA E DELLA BRIANZA, PAVIA, SONDRIO, VARESE CONSULTA REGIONALE LOMBARDA DEGLI ORDINI DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI - VIA SOLFERINO 19, 20121 MILANO - ISSN 1825-8182 R NAT URALIZZ AZI NE URBANA

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Rinaturalizzazione urbana

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trimestrale di informazione degli Architetti PiAnificAtori PAesAggisti e conservAtori lombArdi

iii trimestre 2014

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Ordini degli Architetti P.P.c. delle PrOvince di BergAmO, BresciA, cOmO, cremOnA, leccO, lOdi, mAntOvA, milAnO, mOnzA e dellA BriAnzA, PAviA, sOndriO, vArese

cOnsultA regiOnAle lOmBArdA degli Ordini degli Architetti PiAnificAtOri PAesAggisti e cOnservAtOri - viA sOlferinO 19, 20121 milAnO - issn 1825-8182

r naturaliZZaZi neurbana

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Direttore ResponsabileAngelo Monti

Comitato editorialeConsulta Regionale Lombardadegli Ordini degli ArchitettiPianificatoriPaesaggisti e Conservatoriwww.consultalombardia.archiworld.itwww.architettilombardia.com

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La rivista viene inviata gratuitamente,in forma digitale, a tutti gli architetti iscritti agli Ordini degli ArchitettiPianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Lombardia aderenti alla Consulta che abbiano rilasciato l’autorizzazione a:[email protected]

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Quarantatreesimo anno

Chiuso in Redazione23 dicembre 2014

Il gruppo di Consulta è su Facebook

trimestrale di informazionedegli Architetti PiAnificAtoriPAesAggisti e conservAtorilombArdi

iii trimestre 2014

499RInAtuRALIzzAzIOne uRbAnAcittÀ e nAtUrA: Prove di diAlogo di Angelo MontilombArdiA, Un grAnde cAntiere di ideedi Viviana Beccalossil’infrAstrUttUrA verde dellA cittÀdi Damiano Di Simineverde UrbAno e risPetto del territorio Per Un nUovo stile di vitA nelle cittÀdi Ettore PrandinirinAtUrAliZZAZione? Processi di rigenerAZione e tAttiche di riUso di Isabella IntiintervistA Ad AnnA ZAhonero XifrÉa cura di Antonio AngelillointervistA A PAolo lAssinia cura di Daniela VillalA consUltA A UrbAnPromointervista a stefano stanghellini e vittorio salmoni a cura di Igor Maglicaintervista a gian luca Perinotto a cura della Redazione di “AL”l’AgricoltUrA UrbAnA di ProssimitÀ nei Processi di rigenerAZione UrbAnAdi Tania ComelliintervistA Ad AnnA gAstela cura di Tania Comelli

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orticolArio, dentro e oltre i confini di Igor MaglicaneWs

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le voci degli ordini:cOmO: rinAtUrAliZZAZione UrbAnA di como e dei sUoi dintorni di Roberta FasolalOdi: essenZe e trAme: segni di PAesAggio in cittÀ a cura di Anna Arioli

UnA nUovA stAgione Per i concorsi di ArchitettUrA? di Roberto GambalA sAlvAgUArdiA del sUolo Agricolo e il recUPero del PAtrimonio ediliZio esistente di Walter Fumagalli

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Professione

ProgettinUovi PArchi Per lA comUnitÀUn giArdino Per lA cittÀlAnd, Porta nuova varesine, milanoUn PArco rUrAle PeriUrbAnogioia gibelli, Parco agricolo delle risaie, milano / buccinasco / Assago

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sPeciAle lombArdiAsUolo e territorio: sPrecArne meno, UtiliZZArlo meglio di Gian Luca PerinottocriticitÀ nel dibAttito sUl temA dellA ridUZione del consUmo di sUolo e nelle ProPoste di legge lombArde (Pdl40/2013, Pdl140/2014, Pdl156/2014 e Pdl157/2014) note A mArgine ddl sUi “PrincìPi in mAteriA di Politiche PUbbliche territoriAli e trAsformAZione UrbAnA” (ddl-lUPi)

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RinatuRalizzazione uRbana

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Con questo numero di “AL” ci piacerebbe po-ter contribuire  a ridurre la distanza tra le paro-le, spesso assunte e omologate a slogan, e il loro significato e peso effettivo. Così ci sembra stia accadendo per tutta la stringente tematica sulla biodiversità dei territori urbanizzati, sulla loro relazione con il mondo delle attività agricole e l’uso dei suoli. Mai, come in questi ultimi anni, questi argomenti sembrano raccogliere un’atten-zione quasi universale, post-ideologica verrebbe da dire. Mai, al contempo, così diverse ne sono le letture, le interpretazioni e le conseguenti ricette. In fondo il punto di partenza sembra “banalmen-te” semplice. La società urbana europea è a un bi-vio epocale. Continuare a crescere, consumando spazio al suo esterno, polverizzandosi in quelle strutture urbane a densità variabile che chiamia-mo ancora città, o ritrovare un concetto di “limi-te” e di disegno, con luoghi urbani che crescono per “rigenerazione”, recuperando superfici ve-getazionali e biologiche. Da questo presupposto si aprono le possibili strategie, che comportano inevitabilmente, un radicale salto della cultura della società.Un nuovo “patto”, così è stato ben definito, tra città, natura, agricoltura, dove la cultura urbana affronta il cambiamento dei propri programmi di crescita, coniugandolo con il ripensamento della struttura agricola tradizionale a partire dagli am-biti di prossimità e dei territori marginali sino alla revisione dei modelli del mercato agroalimentare e della sua distribuzione. Solo l’accenno a questi nodi e alla intuibile complessità delle interazioni e delle ricadute sull’economia, svela quanto il mio richiamo al “banale” sia certamente vero – le cose impossibili a volte sono più facili di quelle difficili

CITTÀ E NATURA: PROVE DI DIALOGOAngelo monti

– ma, al contempo, improvvido per le molteplici componenti della sfida. Per questo abbiamo volu-to, grazie ai contributi di interlocutori impegna-ti istituzionalmente – per professione, cultura e rappresentanza – dare inizio a un percorso di approfondimento e di valutazione a cui credia-mo che, come architetti, non possiamo sottrarci. In un’epoca confusa e smarrita, tocca anche alla nostra disciplina cercare di mettere a punto, al di là degli slogans, vere strategie di sostenibilità. La difesa dell’habitat è un’azione complessa affidata agli organi di tutela, alla determinazione pianifi-catoria, alla crescita di sensibilità del cittadino e alla cultura architettonica e urbanistica.  Presuppone la volontà di riaffermare – nei pro-getti – e di rispettare – nell’uso – il valore di al-cuni princìpi di revisione della mutazione della città contemporanea che ha rovesciato lo storico rapporto tra città e natura, interferendo forte-mente con lo spazio naturale diventato spazio intercluso al mondo costruito. L’ambito di riferimento degli interventi sarà sempre più un ambito di innalzamento del livel-lo qualitativo della biodiversità del suolo e delle connessioni ecologiche tra le parti. Molte le azio-ni praticabili, a partire dal ridisegno dei paesaggi periurbani, dalla difesa della tessitura costruttiva e insediativa del paesaggio agrario, sino alla ri-qualificazione dell’agricoltura verso una dimen-sione multifunzionale sempre più integrata ai contesti urbanizzati e a politiche di rinaturaliz-zazione della città pubblica.Le pagine che seguono raccontano, senza pregiu-dizi, i punti di vista, gli esempi e le buone prati-che, le tendenze e le sperimentazioni di alcuni possibili indirizzi verso città sostenibili.

Angelo MontiPresidente della Consulta regionale lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori e direttore di “AL”.

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sentito parlare anche del processo di revisione della Legge 12/2005. Ci avviamo al decennale di questa legge fondamentale per il governo del ter-ritorio, ed è di conseguenza venuto il momento di una revisione, che per definizione serva a verifica-re che tutto funzioni bene e apportare i giusti cor-rettivi alle parti che mostrano i segni del tempo. Riconfermo convintamente che le tre parole sulle quali si baserà saranno semplificazione, sosteni-bilità, sussidiarietà. Semplificazione delle norme e degli strumenti, a favore delle istituzioni e de-gli operatori privati. Sostenibilità, perché anche il “territorio” è una risorsa limitata, che non può sopportare aggravi e carichi infiniti. Sussidiarie-tà, infine, che significa responsabilità da parte di ciascun livello istituzionale e non pensare che le opere siano fondamentali solo se realizzate entro i confini del nostro vicino di casa. Da ultimo il nuovo Piano Territoriale Regionale, lo strumento che rappresenterà il vero filo condutto-re tra tutti i progetti, tra gli adeguamenti normativi e la realtà della concretezza e della vita quotidiana. Mi auguro che il lavoro di revisione, iniziato con un incontro pubblico appena qualche settimana fa, porti all’adozione di uno strumento concreto, agile, ma soprattutto utilizzato, che sia riferimento vero e non solo per la pianificazione a uso di stu-dio accademico. Spero in un documento che possa essere utilizzato negli uffici e negli studi, che non venga dimenticato negli armadi. Per questo, deve rappresentare una naturale evoluzione rispetto al primo Piano Territoriale Regionale approvato solo pochi anni fa, dal quale molto abbiamo imparato, nel quale crediamo, e sul quale vogliamo nuova-mente investire.L’ambizione, lo ribadisco, è quella di contribuire con le idee e gli spunti di tutti a quella ripresa eco-nomica, sociale e anche morale che tutti cerchia-mo, ma che ancora troppo faticosamente sembra profilarsi all’orizzonte. Mai come in questo mo-mento il laboratorio di idee a cui facevo riferimen-to pocanzi necessiterebbe del parere autorevole di chi quotidianamente, svolgendo la propria profes-sione, proprio con norme e regole deve fare i conti per basare la sua attività. Non a caso mi sono impe-gnata perché tutti gli Ordini professionali tecnici entrassero a far parte di un Tavolo che possa fare da stimolo per queste e numerose altre iniziative. Abbiamo bisogno del vostro contributo per riscri-vere le regole che, lo crediamo fortemente, possa-no confermare la Lombardia come la Regione faro di questo Paese.

Se dovessi definire con poche parole le azioni che in questi mesi stanno caratterizzando l’assessorato al Territorio, Urbanistica e Difesa del Suolo di Regio-ne Lombardia, parlerei senza dubbio di un “grande cantiere di idee”. Fin dall’inizio della nuova legisla-tura, infatti, stiamo procedendo nella convinzione che la nostra regione, pur continuando a essere un modello e una guida per il Paese, non solo dal punto di vista economico, necessiti di una serie di impor-tanti riforme per rilanciare questo ruolo. È quindi fondamentale impostare un lavoro all’in-segna del confronto e della discussione che, ri-guardo a temi di grande interesse, non può essere solo politica, dovendo puntare a trovare soluzioni innovative, efficaci ma soprattutto adatte al conte-sto difficile nel quale siamo immersi. I progetti che stanno prendendo forma porteran-no all’approvazione di norme innovative e sono fortemente interconnessi, perché se esaminati se-paratamente perderebbero una parte consistente della loro efficacia. In questo contesto, centrale è il progetto per fare della Lombarda il primo territo-rio nazionale dotato di una regolamentazione sul consumo di suolo.È un argomento del quale si parla molto, da diver-si anni, ma caratterizzato da una complessità tale che fino ad oggi nessuno, nemmeno il Governo, è riuscito a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze della tutela e quelle dello sviluppo. Altri grandi Stati europei hanno già affrontato il tema, l’Italia no. Confido che il lavoro di questi mesi, del-la Giunta e dei gruppi consiliari, sia capace di giun-gere a una sintesi che sappia contemperare rigore, tutela, sviluppo, sostenibilità ambientale e anche economica.Discorso simile anche per un altro Progetto di Legge che stiamo approntando, relativo alla Dife-sa del suolo. Un tema quasi mai considerato tra le priorità, come provato dal fatto che non è presente, per scelta precisa, nelle misure finanziate in Italia dai fondi europei, così come dalla esiguità delle risorse dedicate dai bilanci pubblici. Eppure, la gestione delle conseguenze delle calamità che con regolarità colpiscono ogni anno il nostro Paese ha un costo enorme, senza parlare delle vite umane perse ogni anno, che semplicemente non hanno prezzo. Anche la Regione da troppi anni non inter-viene normativamente in questo ambito e ha quin-di scelto di introdurre nella propria legislazione il concetto della invarianza idraulica, così come anni fa è stato introdotto quello del consumo del suolo.Chi di voi si occupa di urbanistica, inoltre, avrà

LOMBARDIA, UN GRANDE CANTIERE DI IDEEviviAnA beccAlossi

Viviana BeccalossiAssessore regionale al Territorio, Urbanistica e Difesa del Suolo.

Centrale è il progetto per fare della Lombardia il primo territorio nazionale dotato di una regolamentazione sul consumo di suolo.

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zi sono stati occupati dai city users, e ciò rende tale beneficio meno percepibile. Ma questa vastità rende conto di quali plasticità offra l’impalcatura urbana a una prospettiva di densificazione sostenibile, al ridursi delle pressioni da traffico. Aumentare la den-sità urbana non significa impilare nuovi volumi, ma rigenerare le funzioni della città, a partire dalla resi-denza, rendendo praticabili efficienze ed economie di scala altrimenti inconcepibili in tutti i campi, dal-la produzione culturale alla fornitura di servizi. Tor-nare a investire sulla città, concentrando anziché di-sperdendo, significa anche favorire l’aggregazione di iniziativa d’impresa e l’integrazione di competenze necessarie a promuovere innovazioni produttive, a condizione che queste funzioni riescano a convive-re con l’organismo urbano anziché venirne espulse come accaduto per il comparto manifatturiero. Nella rimodellazione della città possono e devono trovare spazio anche tutte le funzioni che hanno a che fare con la qualità ambientale e con la capacità di adattamento dell’organismo urbano entro i nuo-vi confini che si sono definiti nella fase espansiva. È chiaro che anche dispositivi basilari, come i si-stemi di fognatura, concepiti per tutt’altre dimen-sioni della città, non funzionano più in presenza di grandi agglomerazioni che rendono vulnerabili agli eventi meteorologici le vastissime superfici impermeabilizzate. E, d’altro canto, le crescenti problematiche legate a fenomeni quali le isole di calore urbane sottraggono alla dotazione di verde e di spazi aperti urbani quella funzione prevalente-mente estetica che ha contraddistinto la storia del giardino urbano. Le infrastrutture verdi diventano un elemento funzionale del nuovo disegno urbano, capace di associare alla funzione estetica e fruitiva propria del verde urbano anche un ruolo di natura strutturale, atto a restituire alla città, per quan-to possibile, le funzioni e i servizi ecosistemici di quel suolo che l’urbanizzazione ha negato, ripristi-nando flussi di materia ed energia che attenuino l’anomalia geomorfologica che la città rappresenta rispetto al contesto circostante. Ma anche in que-sto caso si pone un problema di convivenza e uso degli spazi.È chiarissimo che sulle città e sulla loro rigenerazio-ne – materica e culturale – si gioca una partita stori-ca, in cui protagonista è il settore delle costruzioni, da tempo orfano di politiche industriali e condan-nato a produrre oggetti privi di mercato. L’affranca-mento da dinamiche di rendita è sicuramente un ir-rinunciabile fattore di ritrovato successo per questo settore. Ed è stupefacente quanto poco, tuttavia, le politiche urbane trovino riscontro nei provvedimen-ti del Governo nazionale e delle regioni, che, invece, preferiscono attardarsi su soluzioni fortemente an-corate nel tardo Novecento per emergere da una cri-si che quel secolo ha definitivamente affossato.

La geografia del ventunesimo secolo sarà in gran parte una geografia urbana. Le tendenze sono glo-bali, e a illustrarle sono le proiezioni delle Nazioni Unite, che prospettano una popolazione urbana di 6 miliardi di persone allo scenario 2050 (contro i 3,5 miliardi attuali) a fronte di un calo nelle aree rurali, come esito di migrazioni interne e internazionali. Ciò che i numeri non dicono è come saranno le città che accoglieranno questa popolazione, come si sti-peranno questi numeri impressionanti negli spazi urbani, se aumenterà a dismisura il fenomeno della suburbanizzazione dissipativa che assume già oggi dimensioni apocalittiche nelle megalopoli del sud del mondo, o se il processo urbano saprà essere in-telligente, rigenerativo degli spazi e delle funzioni di prossimità, in altre parole, se le comunità umane saranno in grado di riannodare i fili e di aggiornare un processo urbano durato millenni e messo in cri-si nell’intero ciclo storico racchiuso tra la fine del secondo conflitto mondiale e il default economico-finanziario dell’Occidente.Nelle mappe aggiornate dello sviluppo, la ridefini-zione dello spazio urbano seguirà evidentemente percorsi differenziati nei diversi blocchi continen-tali, con esiti oggi imprevedibili, ma l’Europa è chia-mata a un ruolo che assuma come asset la propria millenaria produzione urbana, ruolo che fino a oggi è stato molto proclamato nei documenti e nei manife-sti delle smart city, ma insufficientemente praticato nelle politiche di pianificazione e di programmazio-ne degli investimenti urbani. Per mezzo secolo, il principale driver di sviluppo delle dinamiche urbane è stata l’automobile, che, in una prima fase fortemente espansiva, ha giocato, solidalmente con le altre componenti industriali, come fattore di concentrazione demografica lega-ta ai luoghi della produzione, e immediatamente dopo è divenuta strumento di dispersione insedia-tiva, sparpagliando popolazione, e successivamente funzioni urbane e produttive, in spazi non urbani, contestualmente infittendo e ricalibrando la maglia infrastrutturale a spese dello spazio rurale.Oggi è paradossalmente proprio la rinuncia al pos-sesso dell’automobile a costituire un elemento di ritrovata attrattività delle città come polarizzatrici di offerte e servizi che permettono di prescinderne. Valga per tutti il caso di Milano, che in due decadi segnate da una blanda ripresa demografica ha visto crollare del 25% il parco automobilistico dei resi-denti, e contestualmente crescere l’offerta di servizi di mobilità (di servizio pubblico, ma anche di merca-to). I benefici di un simile aumento di efficienza non sono solo in termini di congestione e inquinamento, ma anche di spazio urbano: le oltre 200.000 auto in meno dei milanesi corrispondono a una liberazione di spazi pari a 200 ettari, l’equivalente di cinque vol-te il Parco Sempione. Certo, gran parte di questi spa-

L’INFRASTRUTTURA VERDE DELLA CITTÀdAmiAno di simine

Le infrastrutture verdi sono un elemento funzionale del nuovo disegno urbano, capace di associare, alla funzione estetica e fruitiva, un ruolo di natura strutturale.

Damiano Di SiminePresidente di Legambiente Lombardia.

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contribuisce a migliorare la qualità della vita nelle città ma che, allo stesso tempo, richiede cure e manu-tenzione. E gli interventi sul patrimonio verde pub-blico possono rappresentare una leva per rilanciare l’attività delle oltre cinquemila aziende che operano nel florovivaismo lombardo.Il verde storico caratterizza le città di Monza, dove rappresenta l’86,4% del verde urbano (pari a 7 milio-ni di mq) e Pavia dove è pari al 53,7% del verde totale (cioè più di 1,4 milioni di mq). A Milano il verde stori-co copre il 45,6% di quello complessivo (cioè quasi 10 milioni di mq) mentre a Brescia il 32,9% (per un tota-le di 1,7 milioni di mq). Queste ultime due città rien-trano anche tra quelle in cui le aree a verde attrezzato (che includono aree adibite a giardini di quartiere con giochi per bambini, aree cani, ecc.) incidono per oltre il 20% sulla dotazione del verde. In particolare, a Brescia sfiorano il 28% del totale, mentre a Milano rappresentano il 27%. Percentuali elevate si registra-no anche a Bergamo (37,7%) e Cremona (29,3%). E non dimentichiamo il boom degli orti urbani. Secon-do la mappa 2014 elaborata da Coldiretti Lombardia, dal 2012 a oggi il numero è passato da circa 2.000 a quasi 2.800 appezzamenti. Nelle amministrazioni comunali si sta rafforzando la propensione a creare zone di orti urbani che assolvano a una duplice fun-zione: da una parte fornire ad anziani e famiglie un servizio con costi di gestione molto limitati, dall’altra migliorare la vivibilità delle periferie dove di solito queste aree vengono ricavate e attrezzate. L’orto ur-bano, a terra o sul balcone, è un modo per riscoprire il legame con la terra, con il ciclo delle stagioni e ha anche un effetto benefico sulla salute fisica e psichi-ca. La nuova politica urbanistica non è, quindi, una scelta statica che riguarda solo la previsione di aree più o meno edificabili, ma deve puntare a una nuova qualità della vita, dei servizi, dell’ambiente per delle città dove l’abitare sia una dimensione dell’esistenza e non solo una necessità.

“Sono le case a fare un borgo, ma sono gli uomini a fare una città” diceva Jean Jacques Rousseau nel 1700. Dopo tre secoli il principio è sempre valido e ha portato spesso le città ad assomigliare ad agglo-merati senza anima, senza verde, senza una qualità della vita vera per chi ci abita. Negli ultimi 50 anni in Lombardia l’unica preoccupazione sembra essere stata quella di costruire. Una specie di religione del mattone e del cemento che poche volte si è integra-ta con una visione dell’ambiente circostante. In cin-quant’anni il suolo urbanizzato della nostra regione è aumentato del 235%. Una colata di cemento che dagli anni Cinquanta ha continuato a ingrandirsi rubando suolo agricolo, facendo strage di fiori e ani-mali e mettendo a rischio la stabilità idrogeologica del territorio. In cinquant’anni, dal 1955 al 2011, le superfici agricole utilizzate sono diminuite di oltre il 25,4% passando da 1.322.017 ettari a 986.853 ettari. Tra i territori in cui il cemento è aumentato più velo-cemente c’è il Bresciano dove negli ultimi anni sono spariti oltre 2 ettari di terra ogni giorno. Mentre nel Bergamasco si è persa un’estensione di suolo agri-colo pari a circa 7 volte la superficie del Parco Nord Milano. Milano si conferma la provincia con più aree urbanizzate (62.618,8 ettari nel 2007), e proprio su questo territorio si sta realizzando una delle nuove grandi opere viabilistiche che stanno interessando la nostra regione: la Tangenziale Est Esterna di Mi-lano e la nuova autostrada Brescia Bergamo Milano (Brebemi). Di fronte a un panorama del genere, una speranza viene dalla nuova politica del verde e da una nuova visione della qualità della vita negli agglo-merati urbani. Se Sondrio è il capoluogo di provincia più “green” della Lombardia, sia per densità, che per disponibilità pro capite del verde urbano, Milano è la città dove si contano più metri quadrati occupati dal verde: oltre 21 milioni di metri quadrati. Solo nei ca-poluoghi di provincia si contano in tutto più di 61 chi-lometri quadrati di verde urbano. Una presenza che

VERDE URBANO E RISPETTO DEL TERRITORIO PER UN NUOVO STILE DI VITA NELLE CITTÀettore PrAndini

Ettore PrandiniPresidente della Coldiretti Lombardia e della Federazione Provinciale Coldiretti di Brescia

La nuova politica urbanistica non è una scelta statica che riguarda solo la previsione di aree più o meno edificabili, ma deve puntare a una nuova qualità della vita.

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all’innovazione, alla sperimentazione di nuovi modi d’uso dello spazio. A fine anni ’90 molti architetti si sono liberati dei limiti delle loro pratiche professio-nali per estendere le loro competenze a complesse aree urbanistiche, programmatiche e infrastruttu-rali. Sembra che architettura, urbanistica, architet-tura del paesaggio e pianificazione urbana si stiano muovendo verso una forma di pratica condivisa, il Landscape Urbanism (LU). Questa nuova fusione disciplinare è stata avviata dal symposium e mo-stra del 1997 organizzati alla Harvard University da Charles Waldheim. I temi principali promossi dal LU per la rigenerazione di spazi in abbandono sono la definizione di un nuovo immaginario, l’organizza-zione delle superfici, il metodo di lavoro operativo sul campo e i processi in divenire. Terra Fluxus se-condo James Corner di Field Operation e non Terra Firma, è il nuovo modo di guardare ai processi mu-tevoli, provvisori e temporanei che si avvicendano lungo e attraverso il territorio urbano. L’intento di coniugare usi temporanei e pianifica-zione urbana di lunga durata guarda al progetto come un processo aperto, un palinsesto che per-metta ai partecipanti (progettisti, abitanti, usufrut-tuari) di adattare nel corso del tempo gli spazi, di poter sbagliare e cambiare funzioni, di sviluppare un progetto evolutivo e indeterminato, pur mante-nendo un certo grado di continuità spaziale ed este-

Il termine francese per vuoto “friche”, originaria-mente era legato al mondo rurale, e in agricoltura designava il terreno agricolo lasciato a riposo (a maggese/jachère) – rotto e abbandonato – tra una semina e l’altra, perché si rigenerasse. Se il terreno abbandonato inizia a rimboschirsi spontaneamen-te si parla poi di rinaturalizzazione/accrus. I luoghi abbandonati e i piccoli spazi residuali rinaturaliz-zati sono un terzo paesaggio (Gilles Clément, 2006), e sono fondamentali, così come i parchi e le riserve naturali, per la conservazione della diversità biolo-gica. I parametri concettuali dell’urbanistica tradi-zionale intendono il processo di rivitalizzazione di un vuoto, come conversione e rinnovo urbano. Co-munque questo, al meglio, elimina le aree dismesse a livello fisico, materiale. Si pensa solo in termini di “vuoto d’uso funzionale”, lasciando da parte il tema del “vuoto di significato”. Ma dietro ad ogni vuoto fisico o area abbandonata, ci sono altri tipi di assen-za: il vuoto sociale nelle forme della povertà e della disoccupazione, spesso il vuoto intellettuale sotto forma di soluzioni datate o il vuoto politico nell’in-capacità di proporre soluzioni alternative alla pura riconversione funzionale. Quali immaginari e culture urbane parlano di riuso dei vuoti e di riattivazione di spazi in abbandono? Possiamo intendere la rinaturalizzazione e la rura-lizzazione urbana come strategie lente affinché una molteplicità di attori, essenze e animali pionieri, possano colonizzare i territori dell’abbandono? Esi-stono una pluralità di modi per riattivare spazi resi-duali e grandi aree dismesse, alcune pratiche sono codificate e istituzionalizzate, altre sono ai margini, tollerate o rifiutate dalle Istituzioni. Le forme più tradizionali di pianificazione e progettazione urba-na tentano di riattivare il potenziale di queste aree attraverso concorsi di idee, masterplan e progetti di lunga durata, coinvolgendo architetti, urbanisti, ma anche economisti, fotografi e sociologi. Attraverso un percorso che prevede la tabula rasa e la ri-fon-dazione di una nuova render city vengono restituite alla cittadinanza, in un primo momento, solo imma-gini, render di esterni e interni, dati quantitativi sul futuro delle aree riconvertite. Spesso questo pro-cesso, se non accompagnato da un percorso di pro-gettazione e coinvolgimento della comunità locale, non facilita il dibattito pubblico sulla qualità dei futuri pezzi di città, ma, anzi, innesca incompren-sioni e opposizioni tra comitati, futuri destinatari, progettisti, immobiliari e investitori. Fin dal 1986, con l’articolo “Progetto di suolo” comparso su “Casabella” n. 521, è Bernardo Sec-chi che propone una revisione critica del modo di progettare la città indicando nel vuoto, un modo di fare progetto, il progetto di ciò che sta tra le cose, un’infrastruttura sociale. C’è una città inversa “La città elementare”, dove il progetto di suolo si apre

RINATURALIZZAZIONE? PROCESSI DI RIGENERAZIONE E TATTICHE DI RIUSO isAbellA inti

Isabella Intisocio fondatore e Presidente di Temporiuso, docente di Urban Planning al Master in Architecture, Politecnico di Milano.

L'intento di coniugare usi temporanei e pianificazione urbana di lunga durata guarda al progetto come un processo aperto, un palinsesto.

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tica e un’indispensabile qualità di strutture e infra-strutture primarie. Nel 1970, il sociologo Lucius Burckhardt criticava la pianificazione funzionalista che partiva dall’a-nalisi per poi arrivare a un progetto definitivo e proponeva un metodo alternativo di “pianificazione aperta” (Offenen Planungs), non programmata, che nel tempo potesse accogliere in libertà usi diversi e imprevisti. Come pure Rem Koolhaas in Delirious New York del 1978 è alla riscoperta di una instabi-lità programmatica, in cui tenta di combinare spe-cificità architettonica con una indeterminatezza programmatica. Da un’osservazione attenta dei territori di frangia e terreins vagues emergono gli usi spontanei di riuso parassitario e mimetico di popolazioni di invisibili quali migranti senza permesso di soggiorno o sen-za tetto, oppure le forme di riuso e colonizzazione da parte di comunità locali di abitanti con progetti informali di risemantizzazione e condivisione, o ancora forme di lotta per la rivendicazione di diritti abitativi e culture alternative con occupazioni abu-sive e autogestioni di spazi. Da oltre un decennio in tutta Europa esistono, poi, le pratiche di riuso tem-poraneo di spazi vuoti con progetti abitativi, lavora-tivi e per il tempo libero, con contratti ad uso tem-poraneo di breve durata, che grazie a politiche tolle-ranti, hanno spesso innescato processi di rigenera-zione urbana imprevisti. Nel 2003, la ricerca “Urban Catalyst” a Berlino, e, dal 2009, la ricerca-azione “Temporiuso” a Milano, tracciano nuove linee gui-da per l’attivazione di progetti di riuso temporaneo di spazi in abbandono o in attesa di trasformazione. Recentemente, il libro Temporiuso. Manuale per il riuso temporaneo di spazi in abbandono, in Italia interpreta il riuso come un percorso che si articola in sette mosse: la mappatura e la tassonomia degli spazi vuoti per conoscere le diverse tipologie di una potenziale offerta; la mappatura delle popolazioni che potrebbero poi fruire degli spazi; i nuovi cicli di vita da reinserire con tempi di riuso legati a esigen-ze site-specific; i livelli di architettura e infrastruttu-re primarie per poter riabitare dei luoghi per lungo tempo abbandonati o rimasti incompiuti; le regole per l’accesso e la condivisione degli spazi; le possi-bili politiche pubbliche per consolidare e rinnovare queste pratiche. Qui sono descritte delle possibili linee guida per attivare progetti di riuso di spazi in abbandono e sottoutilizzati, terreins vagues, e spazi della rinaturalizzazione, che ci auguriamo possano essere anche un laboratorio per comunità di cura e di progetto, dei progetti tra spazio e società.

• derattizzazione e deblatizzazione € 1.400,00• accompagnamento start-up (convocazione di dodici assemblee, € 1.200,00 una al mese)• voltura utenza per la fornitura gas € 93,00• voltura utenza per la fornitura energia elettrica € 102.85• voltura utenza per la fornitura idrica € 120,00

€ 2.915,00COSTI AL PRIMO ANNO

• IMU € 2.000,00• T.A.R.S.U. € 314,00• tasse distribuzione gas € 2.500,00• tasse energia elettrica € 620,00• tasse fornitura idrica € 346,00• assicurazione antincendio € 560,00• abbonamento internet € 420,00

€ 6.760,00COSTI DI GESTIONE ANNUALI

MANUTENZIONE STRAORDINARIA € 1.400 €

•Acquisto ed installazione nuovo contatore elettrico generale 250 € •Acquisto ed installazione boiler elettrico (piano terra) 100 €•Riattivazione contatore gas principale 250 € •Acuisto e sostituzione contatore gas secondario (piano 1°) 300 €•Acquisto ed installazione caldaia a gas (piano 1°) 500 €

MANUTENZIONE ORDINARIA € 4.441,00*

•raschiatura, stuccatura e tinteggiatura di pareti e soffitti; revisione/riparazione dei serramenti; sostituzione dei vetri rotti. La quota comprende il costo dei materiali (€ 3.961) e il costo della presenza del serramentista durante il workshop di autorecupero (€ 480).

*la mano d’opera di tutte le opere di manutenzione ordinaria e le opere necessarie per l’impianto elettrico saranno eseguite dagli assegnatari degli spazi con l’assistenza di esperti necessari (es:serramentista).

COSTI A CARICO DI TEMPORIUSO.NET

€ 15.516,00COSTI TOTALI

PROGRAMMA

associazionidi quartiere

abitanti delquartiere

studenti appartamento

info pointsul progetto

spazi per associazioni

locale caldaia e deposito

PIANO TERRA

PIANO INTERRATO

PIANO PRIMO

FUTUREATTIVITÀ

FUTURIUTENTI

A- spazi per associazioni e co-working

B_stanze per studenti di Università Pubbliche

D_ giardino per le famiglie ed i bambini e associazioni della Zona 4

C_ Infopoint associazioni della Zona 4

PAL. 7 PROGETTO ATTIVITA’ E RICAVI ANNUALI

• PIANO INTERRATO 128mqdestinazione ad uso logistico dei futuri utenti della palazzina.

• PIANO TERRA 107mqspazi destinati al quartire e al desk temporaneo sul progetto.

• PIANO PRIMO 107mqappartamento per studenti.

scala 1:200

0 1 5

legenda

vani tecnici

deposito

cucina e living room

bagno

spazio accoglienza

RICAVI

DESTINAZIONE D’USOSINGOLI SPAZI

COSTOgg[€]

COSTOmm[€]

COSTOaa[€]

RICAVO ANNUALE[€]

spazi per associazionidel quartiere BIG 18mq

spazi per associazioni del quartiere SMALL 11,5mq

stanza doppia*17mq

stanza singola*11,5mq

N°spazi

1

2

1

2

--

220

460

290

290

--

--

--

3.480

2.640

5.520

3.480

3.480

5.280

5.520

6.960

TOT. 21.240

P7

La proposta di riattivare per 3 anni la palazzina 7 prevede: 3 spazi al piano terra destinati ad associazioni che operino nella zona 4, 1 micro-infopoint situato in ingresso e corpo scala con materiale sul progetto LIBERTY e sui progetti della zona 4, 1 piccolo appartamento di 3 stanze per studenti di università pubbliche milanesi al piano primo, 1 vano attrezzato a cantina isolato dal locale caldaia nel piano interrato.

A A

A C

B B

B

D

Progetto di riuso temporaneo della Palazzina 7 di viale molise 62 a milano, realizzato a cura di temporiuso.net in collaborazione con il consiglio di Zona 4 del comune di milano.Progetto per riattivare la palazzina per 3 anni. esso prevede: tre spazi al piano terra destinati ad associazioni che operino nella Zona 4, micro-infopoint situato in ingresso e corpo scala, un piccolo appartamento di tre stanze per studenti al piano primo, un vano attrezzato a cantina nel piano interrato.nella pagina a fianco: vista dell'area che ospita numerose palazzine liberty.

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Esiste una linea molto chiara per ricostruire la relazione tra questi due elementi, ripensando la transizione urbana verso la campagna, ma soprat-tutto come la campagna possa apportare una mi-glioria culturale e ambientale alla città. Si crea in questo modo uno spazio sufficiente per sviluppare idee su come intendere tale vincolo. In realtà la cit-tà usa lo spazio rurale quasi come fosse uno spazio ludico: i percorsi ciclabili che escono dalla città, la possibilità di esercitare attività sportive e altro. È percepita come risorsa naturale disponibile nelle immediate adiacenze della città. Il tempo libero sta iniziando a cucire la relazione tra due elemen-ti che una volta erano molto distanti. Attraverso l’architettura del paesaggio bisogna iniziare a ra-zionalizzare e a riequilibrare tale relazione. Esiste uno spazio fisico di relazionamento: il perimetro urbano si estende sul territorio, mentre la ruralità si sviluppa al suo interno.

Come si può progettare con la biodiversità all’interno di contesti costruiti di aree metro-politane?Probabilmente è uno dei temi più urgenti e im-portanti che l’architettura del paesaggio deve affrontare oggi. Certo, il paesaggista lavora fre-quentemente e con una certa tranquillità in con-testi agroforestali, dove non si pongono particolari problemi. Tuttavia, ritengo che in ambito metro-politano sia determinante tentare di relazionare il sistema urbano, un sistema così poco autonomo e molto isolato, con residui di paesaggi ibridi tra forme agricole fragili, linee d’acqua, sistemi fore-stali che presentano problemi di sopravvivenza. Si tratta tuttavia di sistemi necessariamente in-terconnessi. Questi sono come dei piccoli doni che si offrono alla società e per tale motivo si deve affrontare il tema progettuale con gli strumenti dell’architettura del paesaggio. Quest’ultima deve fornire risposta al conglomerato delle relazio-ni sociali, alle condizioni ecologiche di flussi e di

Come l’architettura del paesaggio può parteci-pare allo sviluppo della città?Penso che l’apporto principale che può fornire l’ar-chitettura del paesaggio consista nella sua com-ponente analitico-progettuale capace di trovare il necessario inquadramento per la massima effi-cienza ecologica. La città è un sistema che richiede un consumo costante e molto sostenuto di energia superiore a quanto possa produrre essa stessa. L’architettura del paesaggio detiene una certa at-titudine a comprendere quali siano i processi che possano svilupparsi per trovare in essi la massima efficienza: minimo costo in termini energetici e di risorse, anche economiche. Intendere il progetto dal punto di vista della sostenibilità e attraverso i processi degli apporti non inerti, ma biologica-mente vivi alla città, penso in definitiva che sia il maggiore contributo allo sviluppo urbano da parte della disciplina.

Come la consapevolezza ambientale degli ul-timi decenni ha influenzato l’architettura del paesaggio?In forma determinante. Negli anni ’80 e ’90 a Bar-cellona, la città da cui provengo, l’architettura del paesaggio si occupava principalmente di questioni inerenti lo spazio pubblico urbano. La coscienza dell’ambiente, dei cambiamenti climatici, dell’esi-genza di ridurre il consumo di risorse naturali si è introdotta un po’ alla volta nella cultura progettua-le che aveva interessi intellettuali verso la società. Ormai l’ambientalismo è perfettamente immerso nel progetto del paesaggio, che, pur riconoscendo la sua tradizione passata, ha ora in più l’agilità per cercare quei meccanismi che la rendono necessa-ria per la costruzione del mondo futuro.

Lo sviluppo contemporaneo ci restituisce una dimensione frammentata della città e della campagna. Come può l’architettura del pae-saggio intervenire in queste circostanze?

INTERVISTA AD ANNA ZAHONERO XIFRÉA cUrA di Antonio Angelillo

Antonio Angelillodirettore di ACMA, Centro Italiano di Architettura.

Anna Zahonero Xifrélaureata in biologia presso l’UPC di Barcellona, specializzata in architettura del paesaggio.

In ambito metropolitano è determinante relazionare il sistema urbano con residui di paesaggi ibridi tra forme agricole, linee d'acqua e sistemi forestali.

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L’intervista è stata realizzata a Milano durante il workshop “Reti ecologiche. Progettare con la biodiversità in ambito metropolitano”, ottobre 2014, nell’ambito del Master in Architettura del Paesaggio UPC Barcellona / ACMA Milano (paesaggio.it).

connettività e a quelle proprie dei sistemi urbani. Il progetto deve alla fine costruire tale territorio ibrido e in più sottoposto a pressioni significative. È necessario affrontare temi del genere se si vuole costituire istituzionalmente un “insieme di città” in un’area metropolitana.

La biodiversità può essere una risorsa, anche un valore economico?Certamente. Ci sono molti paesi che lo hanno ad-dirittura inserito nel PIL in termini economici, di valori ambientali prodotti dalla biodiversità nel rapporto tra le persone e la natura. Dobbiamo ten-tare di introdurre tale pratica anche in tutti i conti economici, nella stima di tutti i progetti urbani. Gli organismi biologici non possono vivere da soli, ma relazionati gli uni agli altri. Dobbiamo proteggere tali relazioni e favorirne un’evoluzione. L’equili-brio della biodiversità coincide con l’equilibrio del territorio: è la giusta relazione tra un sistema agri-colo produttivo funzionante, un sistema forestale controllato, una superficie ben relazionata con il sistema urbano, in modo che si possa verificare il giusto equilibrio delle intensità che si producono in termini di consumo energetico, del suolo, di alimenti, ecc. In un contesto così costruito si può sviluppare con successo la biodiversità. Non si tarderà molto a introdurre la biodiversità come indicatore economico nel linguaggio comune nei sistemi economici standardizzati, per esempio, nei bilanci delle pubbliche amministrazioni, esat-tamente come gli indici della finanza, ecc.

Cosa pensi del caso di Lentate e della valle del Seveso attualmente sottoposto a progetti di messa in sicurezza del sistema idrogeologico?È un’area dotata di un enorme potenziale. È vero che si tratta di un sistema urbano esteso ma non è molto denso, non richiede, quindi, molta energia; inoltre, è collocato tra ambiente agricolo e fore-stale. In questo senso, e in termini più generali, si può riscontrare un certo equilibrio. In questo ambiente specifico si innestano poi questioni di un certo interesse che attengono a un’area più am-

pia, al sistema metropolitano. Si tratta di un sito che presenta comunque alcune problematiche concrete. Per esempio il torrente Seveso presen-ta una qualità di acqua sotto i limiti prescritti e uno scarso relazionamento con il suo intorno. Le questioni aperte in ambito metropolitano, come la laminazione e la rete ecologica, possono diventare pretesti per intervenire positivamente sull’area di Lentate che di per sé presenta già molte risorse, come gli spazi non occupati dall’urbanizzazione, un’agricoltura diffusa che potrebbe diventare un potenziale anche economico, un certo equilibrio del sistema forestale. Il caso di Lentate potrebbe diventare un caso esemplare per l’intera area me-tropolitana a nord di Milano.

Cosa pensi della contraddizione espressa da questa parte della Lombardia, ricca economi-camente, ma con un territorio così poco equi-librato?È una situazione che si è creata quasi per caso, per sommatoria di questioni complesse. Non penso che sia mai esistita una consapevolezza sullo svi-luppo di questo tipo di territorio che, in realtà, ge-nera uno squilibrio così rilevante. Oggigiorno sem-pre più si cercano dei meccanismi che permettono di intervenire in ambiti densamente urbanizzati a partire dal territorio rurale. Finora la prospettiva urbanistica considerava unicamente lo sviluppo delle città sul nulla, sul vuoto. Recentemente, i cittadini riconoscono in quei vuoti qualche valo-re, sociale, ecologico e, in qualche modo, questo conduce che a medio-lungo periodo si stabilisca-no maggiori equilibri tra gli elementi. Direi che si renderanno complementari a quelle attrattività tipiche delle centralità urbane, come la cultura e i servizi collettivi, che sono tipici della sopravviven-za della specie umana, a cui ovviamente non dob-biamo rinunciare, quelli ambientali, ricreativi e produttivi. Molti studi e ricerche si stanno svilup-pando e sono sicura che non tarderanno a essere impiegati progettualmente in aree che presentano problematiche come quelle riscontrate nell’area metropolitana lombarda.

L'equilibrio della biodiversità coincide con l'equilibrio del territorio. Dobbiamo introdurla nella stima di tutti i progetti urbani.

immagini realizzate in Zona 9 dopo l'esondazione del fiume seveso, milano, luglio 2014 (da: beppegrillo.it).

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da una parte una propria struttura centralizzata in grado, sia di pianificare e innovare strategie, che di valutare, monitorare e controllare quanto avviene nella gestione decentrata, dall’altra la esternaliz-zazione della maggior parte della operatività, sia per gli interventi di investimento, che di manu-tenzione. A fianco della struttura centralizzata dovrebbe operare in parallelo una struttura pub-blica operativa dello stesso ente, con maestranze ramificate sul territorio in grado di: sopperire alle emergenze e a situazioni di degrado comunque verificatesi; effettuare e gestire aree verdi model-lo; interagire con i cittadini e le loro associazioni; assicurare un presidio continuo nelle diverse zone; coordinare l’affidamento di lavori in rapporto fidu-ciario agli agricoltori per il verde estensivo peri-urbano e rurale. Un buon rapporto tra il volume di lavoro eseguito in appalto e quello eseguito in

Parlando di rinaturalizzazione urbana, ri-spetto a città come Milano, ha senso oggi fare distinzione tra interventi da attuare in aree centrali, periurbane e periferiche? Si può fare riferimento a sistemi verdi diffusi su un ter-ritorio metropolitano, che non tengono conto della differenza tra “interno” ed “esterno”?Certamente ha senso mantenere una differenza. Un sistema verde diffuso non permette una frui-zione intensa e la sua affermazione richiede tempi più lunghi. Questo non toglie, come si vede bene in varie città estere, che il verde diffuso possa essere una parte del verde urbano accompagnando aree verdi di pronto effetto e che richiedono una manu-tenzione costante e intensa. Il verde estensivo non può sostituire le funzioni svolte in città dal verde urbano tradizionale, ma le può completare, inse-rendo alcune aree di maggiori naturalità.

INTERVISTA A PAOLO LASSINIA cUrA di dAnielA villA

Paolo Lassiniconsigliere dell’Ordine di Milano del CONAF (Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali)

Qual è secondo lei il modo migliore per affron-tare la sostenibilità economica di un buon “piano del verde metropolitano”? Quali sog-getti devono essere coinvolti e di quali interes-si bisogna tener conto?La declinazione degli obiettivi del sistema verde di una città metropolitana e della relativa strategia è alla base della redazione e attuazione di un piano del verde. Non è così scontato come possa sembra-re: varie città si dotano, ad esempio, di un regola-mento del verde prima di avere definito almeno la strategia se non un piano vero e proprio. La sua so-stenibilità economica deriva, sia da un’opportuna differenziazione delle aree a verde di pronto effet-to e di verde estensivo, e, quindi, ad una differen-ziazione della intensità di manutenzione, sia dal-la gestione e organizzazione del lavoro nel breve, medio e lungo periodo. L’organizzazione e gestione del verde metropolitano dovrebbe vedere, inoltre,

amministrazione diretta con agricoltori e associa-zioni, potrebbe essere di 4:1. Mai come ora la popolazione è stata sensibile alla esigenza di avere spazi verdi e di sentirli propri, per questo una parte del verde urbano e rurale può es-sere affidato ad associazioni di cittadini, come del resto bene indica la legge quadro sul verde urbano 10/2013. Ancora ritengo che la sostenibilità eco-nomica delle aree verdi possa essere incrementata attraverso gli sponsor e la loro gestione di aree ver-di con un possibile cambiamento culturale: pas-sando dalla sponsorizzazione di aree già esistenti, alla formazione di vere aree verdi fruibili a corredo dei propri insediamenti commerciali o industriali.

Quali aspetti culturali, oltre a quelli tecnici, sollecitano e sviluppano gli interventi di rina-turalizzazione urbana (sistemi di parchi, fila-ri, boschi, orti, ecc.). Quali positive ricadute

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economiche possiamo stimare?Principalmente la presa di coscienza del valore e della non surrogabilità delle aree verdi, in quan-to indispensabili per la qualità della vita in città, nelle periferie e nello stesso territorio rurale. In una simile visione culturale ogni comprensorio dovrebbe avere una sua dotazione di superficie a verde anche di maggiore naturalità, non delega-bile o compensabile con aree esterne e del tutto scollegate. Così possono esser ripresi, valorizzati o ricreati spazi verdi dove, in particolare, si possa manifestare un certo grado di biodiversità e di ap-prezzamento dei cicli naturali: la presenza anche minima dell’acqua è un elemento che ben caratte-rizza le aree di verde estensivo. Aree non fruibili, ma ben visibili, ben si prestano a interventi di ri-naturalizzazione. Le stesse nuove infrastrutture potrebbero essere meno impattanti se il loro pro-getto prevedesse aree di rispetto adeguate di verde estensivo anche produttivo. L’inserimento o il ri-pristino di elementi naturali e estensivi nel terri-torio quali boschi, boschetti, filari, siepi, fontanili, sponde di canali, dovrebbe essere accompagnato da una adeguata informazione sulla gestione eco-

nomica di questi elementi, che prevede anche il loro utilizzo per la produzione di legna, irrigazione con interventi selvicolturali. La continuità pae-saggistica di questi elementi può essere mante-nuta distribuendo opportunamente gli interventi di taglio, sostituzione, manutenzione, nel tempo e nello spazio.

Riguardo al tema del rapporto tra la città e la produzione di cibo (visto anche l’avvicinarsi di Expo 2015), quali sono le caratteristiche principali per il buon funzionamento di una “fattoria urbana”, che rispetto ai modelli degli orti urbani e delle vertical farms sembra esse-re la più realistica e praticabile per il territo-rio italiano? Quale la sua ragionevole massa critica sostenibile economicamente?Gli spazi verdi, intesi come superficie non imper-meabilizzata ove la natura si possa manifestare

più liberamente, sono indispensabili nel territorio urbanizzato e le loro funzioni non possono essere sostituite da altre forme produttive più o meno verticali, o da spazi verdi puramente simbolici. Gli orti urbani e le iniziative agricole puramente dimostrative, hanno avuto e hanno un’importante funzione sociale, di aggregazione, e anche produt-tiva per le famiglie interessate, ma non rappresen-tano l’attività di una azienda agricola.Penso che la vera sfida, che nel passato ci ha porta-to alla creazione anche di grandi spazi verdi pub-blici estensivi, ora debba rivolgersi alla creazione di fattorie urbane intese come aziende agroam-bientali modello, che contemporaneamente pro-ducano beni alimentari e siano in grado di fornire servizi ambientali e sociali. La superficie coltivata deve permettere una vera attività imprenditoriale agricola di qualità e multifunzionale: un’ipotesi di dimensionamento minimo esemplificativo può essere di almeno 30 ettari, con una dotazione di verde naturaliforme su almeno il 10% della propria superficie complessiva. Una simile fattoria urbana potrebbe effettuare produzioni di alta qualità e caratteristiche del territorio, mantenendo sia una

agrobiodiversità, che una biodiversità naturale, e offrendo innumerevoli servizi alla popolazione.

Ci sono incentivi e risorse economiche verso il recupero di agricolture multifunzionali?Certamente. In particolare, nel 2015, prenderà il via l’attuazione del prossimo Programma di Svi-luppo Rurale 2014-2020 che contiene molte forme di incentivazione per una agricoltura multifunzio-nale e, in particolare, per la realizzazione di coltu-re sostenibili, interventi agroambientali, siepi, fi-lari, aree umide, mantenimento di acqua invernale nelle risaie, fornitura di servizi ambientali, ma anche interventi per fonti di energia rinnovabile e, più in generale, per lo sviluppo delle aree rurali, anche attraverso progetti integrati di area. Quindi, la creazione di fattorie urbane eccellenti non è un problema economico, ma di scelta precisa e con-divisa e le occasione potrebbero essere numerose.

Azienda agroambientale la forestina (cisliano, milano).da sinistra: una veduta dei campi; il sentiero virgiliano nel bosco secolare; un viale fiancheggiato da alte siepi; un piccolo allevamento di mucche varzesi, razza locale in estinzione.

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dall’11 al 14 novembre 2014 si è svolta a milano, presso la triennale di milano, l’Xi edizione di Urbanpromo, evento culturale di riferimento sul tema della rigenerazione urbana. la consulta regionale lombarda degli ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e conservatori, avendo valutato positivamente l’offerta culturale della rassegna, ha condiviso e promosso 19 corsi e seminari delle giornate

milanesi, permettendo ai suoi iscritti di parteciparvi di persona, o, in alternativa, via webinar (e di acquisire crediti formativi richiesti al cnAPPc).in particolare, sono stati individuati tre eventi − “la filiera del social housing: gli attori, i progetti” (12 novembre); “città metropolitana: politiche e pianificazione” e “europa 2020 e sviluppo place based. i territori snodo per la costruzione dell’Agenda Urbana” (13 novembre)

– offerti gratuitamente agli iscritti di consulta in modalità webinar.riportiamo, qui di seguito, due brevi interviste ad alcuni dei protagonisti della manifestazione, stefano stanghellini, Presidente di Urbit (Urbanistica italiana srl), vittorio salmoni, consiglio di Amministrazione di Urbit, e gian luca Perinotto, che ha coordinato la partecipazione della consulta all’evento Urbanpromo.

delle aree post Expo, ad analisti delle dinamiche immobiliari, sono stati chiamati artisti e light designers per introdurre visio-ni e “sguardi laterali”.

Anche se conclusa da poco, si può già provare a fare un bi-lancio dell’edizione di quest’anno?Lo scenario offerto dalla Triennale di Milano ha indubbiamente costituito un “valore aggiunto” ad una edizione importante che, a dispetto dell’attuale situazione critica del Paese e del settore immobiliare in particolare, ha fornito innumerevoli spunti e ap-profondimenti nei vari campi tematici.Chi si occupa di Social Housing, ad esempio, ha avuto il più am-pio e completo quadro sulla evoluzione che le politiche abitati-ve hanno maturato nel nostro paese. Il processo di formazione della Città Metropolitana è stato riposizionato sulle ragioni economiche e sociali, di sviluppo sostenibile del territorio e di gestione efficiente dei servizi, che soprattutto giustificano la nuova realtà istituzionale.Urbanpromo, tuttavia, quest’anno non si conclude con le quat-tro giornate della Triennale. Una delle principali novità di que-sta edizione è il superamento della tradizionale mostra con la Galleria online di progetti. Costruita in versione bilingue, conti-nuerà ad essere alimentata da nuovi progetti anche nei prossimi mesi e farà conoscere in tutto il mondo le iniziative e le qualità progettuali del nostro Paese.

Uno dei temi riguardava il nuovo ciclo di programmazione comunitaria Europa 2020. Attualmente, qual è la situazio-ne italiana rispetto a questo importante appuntamento?Malgrado i ritardi che si sono accumulati in tutte le sedi de-

Questa che si appena conclusa è stata l’undicesima edizio-ne di Urbanpromo, ormai quasi un appuntamento d’obbli-go per tutti coloro (i professionisti, ma anche i “semplici” cittadini) che si interessano alle problematiche urbanisti-che contemporanee. Su quali temi e interessi si è caratte-rizzata questa edizione rispetto alle precedenti?È ormai opinione condivisa che Urbanpromo sia la più impor-tante e completa rassegna di progetti, strategie, politiche, pro-grammi che riguardano le città e i territori Italiani.Nel corso di questi undici anni di attività UP ha saputo inter-pretare le tendenze, gli obiettivi e, soprattutto, le richieste che provengono non solo dagli ambiti di più diretto riferimento, quali le amministrazioni pubbliche ai vari livelli, centrale e lo-cali, i professionisti, gli imprenditori, il mondo culturale e della formazione, ma anche da vasti settori di una società sempre più interessata alla partecipazione nella governance dei processi di trasformazione.Nelle ultime edizioni questa capacità si è espressa ancora più chiaramente con la definizione di temi e con approcci sempre più interdisciplinari, proprio per cogliere appieno la comples-sità che caratterizza il continuo cambiamento delle città e del territorio.Accanto ai qualificati interlocutori che UP si è scelto in questi anni, che appartengono al mondo accademico, professionale, dell'alta amministrazione pubblica, compaiono sempre più spesso nei convegni e nei dibattiti delle intense giornate della rassegna, soggetti che appartengono ad altri mondi, in primo luogo al mondo culturale nella sua più vasta definizione. Ad esempio, quest’anno, a parlare di Expo 2015, assieme a proget-tisti dei Padiglioni, a urbanisti responsabili della riconversione

INTERVISTA A STEFANO STANGHELLINI E VITTORIO SALMONIA cUrA di igor mAglicA

la ConSulta a uRbanPRoMo

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scambiare idee, raggruppare istanze, sollecitare cambiamenti. Ecco, se vogliamo parlare di strategie di comunicazione degli architetti, sono convinto che ci si debba rafforzare tutti su un obiettivo, come si è provato a fare concretamente a livello di Ordini e di Consulta nell’ultimo periodo: quello dell’“apertura” verso l’esterno, verso gli enti, le altre professioni, la società. È mia opinione che la colpa più grave del passato, che dobbiamo evitare di ripetere, sia proprio la “chiusura” in noi stessi, nei no-stri Ordini, parlando e discutendo principalmente tra noi, anzi-ché con gli altri.

Per l’anno prossimo, Consulta prevede di ripetere l’espe-rienza di Urbanpromo? Magari partecipando attivamente all’organizzazione di singoli incontri promuovendo temi che, come Osservato-rio della professione, Consulta coglie e già sviluppa nelle sue iniziative? Consulta è fatta dagli Ordini territoriali della Lombardia e an-che per Consulta vale quello che dicevo prima: l’associazione vive non solo grazie ai contribuiti economici, ma anche e so-prattutto per merito delle risorse umane e intellettuali che cia-scun Ordine mette a disposizione e a beneficio degli altri Ordini. La partecipazione attiva a qualsiasi iniziativa, in particolare a quelle che servono ad aprirsi verso l’esterno, è sintomo di questa vitalità. Urbanpromo è certamente uno di quegli appuntamenti di cui si sente il bisogno. Nel corso di questo “quatriduano” della cultura urbanistica e territoriale (mi piace usare l’espressione di Gianfranco Conti-ni a proposito dell’effetto rigenerante di questo tipo di manife-stazioni), penso che chiunque abbia partecipato si sia accorto dell’importanza degli incontri e della rilevanza degli eventi. Consulta, anche per questi motivi, si è resa disponibile a favori-re e a costruire insieme a Urbit la prossima rassegna. Credo sia di grande interesse per noi tutti.

Ti sei occupato attivamente dell’organizzazione dei nu-merosi eventi formativi offerti agli iscritti della Consulta. Quali sono stati gli stimoli ma anche le modalità di inter-relazione con un contesto così grande e già consolidato?L’aspetto più sorprendente è che si riescano ancora a organiz-zare rassegne di urbanistica e territorio di una tale consistenza. Intendo dire che la preparazione di Urbanpromo rende eviden-te la permanenza nel nostro Paese di associazioni organizzate in grado di mettere in campo iniziative di alto valore culturale. Certo, con grande fatica di risorse umane e intellettuali. Esiste, credo, una sorta di intento comune a molti, coinvolti negli even-ti in Triennale, che può essere descritto come un impegno a mi-gliorare le cose che si conoscono. Questo fatto ritengo che sia una vera ricchezza per tutti, al di là di quelle che sono le “contin-genze economiche e finanziarie attuali”, nel senso volgarizzato dei termini.

Con il Presidente hai avviato e sviluppato la sinergia con Urbit. Come giudichi l’esperienza di Urbanpromo dal pun-to di vista della Consulta? I 19 eventi accreditati che si potevano seguire dal vivo, di cui tre in modalità webinar, sono stati apprezzati e seguiti dagli iscritti di Consulta? Cosa ci può insegnare questa esperienza, in termini posi-tivi ma anche migliorativi, per le nostre strategie di comu-nicazione?Gli architetti sono stati partecipi e attivi in tutta la manifesta-zione. In particolare la preminenza dei lombardi è derivata dalla sede milanese di Urbanpromo, ma anche dal coinvolgimento di Consulta nell’iniziativa e dalla possibilità di seguire gli eventi in rete, cosa che abbiamo ritenuto molto importante e che ha avu-to un riscontro molto positivo. Penso che la pratica dell’aggior-namento professionale, resa obbligatoria dall’inizio di quest’an-no per tutti gli iscritti, si stia a poco a poco trasformando in una necessità personale di ognuno di noi a condividere esperienze,

INTERVISTA A GIAN LUCA PERINOTTOA cUrA dellA redAZione di “Al”

cisionali, testimoniate dal fatto che l’Accordo di partenariato italiano è stato approvato solo di recente e che molti POR (Pro-grammi Operativi Regionali) sono ancora in via di definizione, c’è una grande aspettativa sulle Agende Urbane che le città stanno definendo, con riferimento agli obiettivi della program-mazione europea. Le Città Metroplitane e le aree interne stan-no per divenire gli scenari operativi principali dei programmi nazionali, ma una grande occasione è data anche a quei “territo-ri intermedi” che costituiscono il tessuto vitale del Paese e che con la loro vitalità, anche in questi anni oscuri, hanno reagito positivamente alla crisi.Alle città sono offerte varie opportunità di aiuti legati alla capa-cità di aggregazione e di strategia comune, fondata su obiettivi condivisi. Si tratta di un forte incentivo allo sviluppo e all'azio-ne locale, i cui primi elementi riconoscibili sono apparsi nella interessante iniziativa che il Ministero delle Infrastrutture ha organizzato quest’anno.

In questa edizione abbiamo assistito a tantissimi incontri sempre molto partecipati e l’impressione che si è avuta è che Urbanpromo stia sempre più sviluppando programmi anche dal punto di vista dell’offerta formativa. È una stra-

tegia che intendete perseguire? Potete già darci qualche anticipazione sull’edizione dell’anno prossimo, quella dell’Expo 2015?Da sempre Urbanpromo cura i rapporti fra tutti i settori della cultura e dell’economia che si occupano di città, territorio, am-biente, e opera perché si creino, fra essi, occasioni di confronto e di scambio. Uno di tali settori è certo quello della formazione universitaria. Nell’edizione di quest’anno Urbanpromo ha cercato di qualifica-re molto il proprio programma, rendendolo idoneo a contribuire all’aggiornamento e alla qualificazione delle professioni tecni-che. I positivi risultati raggiunti sono il frutto della generosa e proficua collaborazione che ci hanno dato i colleghi impegna-ti a dirigere gli Ordini degli architetti, degli ingegneri e degli agronomi. Noi architetti e ingegneri impegnati nello sviluppo dell’attività culturale dell’INU questa volta non ci siamo sentiti soli. Ci siamo sentiti parte di una grande comunità professiona-le, coralmente impegnata a trovare vie d’uscita dalla difficile si-tuazione in cui ci troviamo. L’ottima riuscita di questa edizione ci porta a pensare che la prossima edizione non potrà che essere a Milano e alla Triennale. Qualsiasi altra sede difficilmente, nel-le condizioni attuali, reggerebbe il confronto.

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qualità; queste forme di agricoltura di prossimità che si collocano all’interno della cintura urbana, ri-spondono quindi a una evidente necessità produtti-va e di risparmio economico, ma anche all’esigenza di coesione sociale, di integrazione interculturale, di sicurezza e salute, di ridisegno dello spazio pub-blico e riuso del suolo proponendosi efficacemente come una delle risposte alle problematiche della città contemporanea. Di fondamentale importanza in questo scenario è la partecipazione attiva delle amministrazioni, soprattutto attraverso servizi ad hoc e chiare regolamentazioni (ad esempio la Char-te Main Verte parigina), e la realizzazione di reti territoriali organiche e funzionali.Esempio italiano virtuoso è sicuramente la Regio-ne Lombardia, in cui, secondo i dati Coldiretti (2) gli orti urbani sono aumentati del 40% dal 2012 al 2014, contando quasi 2.800 aree verdi coltivate a gestione pubblica, più alcune di iniziativa privata. Queste esperienze non sono solo episodi di coltiva-zione diretta di una particella personale concessa dal Comune, ma anche giardini condivisi in cui le aree sono destinate sia alla coltivazione collettiva, sia alla socializzazione e ad altri eventi connessi al progetto, come ad esempio (3) i Giardini in Transito di viale Montello, il Giardino Nascosto di via Busso-la, l’Isola Pepe Verde nei pressi della stazione Ga-ribaldi e Coltivando, orto del Politecnico di Milano e molti altri. L’amministrazione cittadina dal 2013 propone una guida “Giardini Condivisi” che infor-ma e accompagna passo a passo i cittadini che vo-gliono intraprendere un nuovo progetto che possa abbellire, recuperare, migliorare lo spazio pubblico urbano nell’ottica di una nuova città coesa a misura di cittadino rispettoso, responsabile e consapevole.

A partire dalle prime radici medievali dell’orto-giardino, agli orti di guerra del periodo post bellico, fino ad arrivare alle molteplici forme odierne, l’agri-coltura si connette indissolubilmente alla vita citta-dina e si sviluppa in forme urbane che permeano il tessuto costruito. Il concetto moderno di orto urbano, lungi dall’esse-re una moda dei nostri tempi, nasce nei primi anni ’70 a New York grazie dall’intervento dell’artista Liz Christie che, attraverso la promozione di una vera e propria guerrilla gardening, mira a naturalizzare la città “vegetalizzando” le aree degradate e in disuso. Il movimento si espande immediatamente rispon-dendo alla pesante crisi urbana e finanziaria della città con i primi veri e propri community garden, orti polifunzionali gestiti da volontari, che, oltre alla produzione di cibo, divengono luoghi di incontro e integrazione. Anche in Europa il fenomeno si dirama e si radi-ca in molte città, declinato in diverse forme che si ricollegano spesso alla tradizione precedente: dai consolidati orti sociali agli orti didattici, entrambi indirizzati a una specifica fascia d’età, fino ad arri-vare alle nuove forme condivise di orto-giardino e food forest. Ad esempio, a Londra e a Parigi, le aree pubbliche come aiuole, grandi parchi cittadini e tet-ti sono costellate di giardini e orti di ogni dimensio-ne e forma che, spesso gestiti da associazioni locali e felicemente manifesti e aperti a tutti, incrementa-no la qualità del paesaggio e della vita degli abitanti. All’interno della città diffusa il cittadino si riappro-pria dello spazio pubblico, dei frammenti degradati e inutilizzati, degli in-between spaces (1), ricercan-do un legame con un ambiente in cui è sempre più difficile riconoscersi e tessere rapporti sociali di

L’AGRICOLTURA URBANA DI PROSSIMITÀ NEI PROCESSI DI RIGENERAZIONE URBANAtAniA comelli

Tania Comellilaurea magistrale in Architettura per il progetto sostenibile, Politecnico di Torino.

Note:1. Cecilia Scoppetta, Gli “in between spaces”. Elementi caratterizzanti della metropoli contemporanea, Cittalia – Fondazione Anci ricerche, maggio 2010.2. http://www.lombardia.coldiretti.it/lombardia-orti-urbani-la-mappa-2014.3. http://www.agricity.it/giardini-condivisi.

L'agricoltura di prossimità si propone come una delle risposte alle problematiche della città contemporanea.

Planimetria del giardino nascosto di via bussola a milano.nella pagina a fianco: una mappa sull'agricoltura di nieves lopez izquierdo (fonte: “internazionale” n. 1073, ottobre 2014).

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ManchesterDublino

Birmingham

Liverpool

LondraBruxelles

Colonia

Lille

Parigi

BerlinoAmburgo

Katowice

Varsavia

Stoccolma

Helsinki

Milano

Lione

Marsiglia

Napoli

Bucarest

Sofia

Budapest

Monaco

Praga

Atene

BarcellonaMadrid

Lisbona

Roma

Riga

Bristol

Vigo

Ginevra

Friburgo

L’Aia

Gand

Rotterdam

Amsterdam

Zurigo

Bonn

Bratislava

LUSSEMBURGO

76 Internazionale 1073 | 17 ottobre 2014

Atlante 18Atlante 18

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e testati personalmente dal FAI (tutti scaricabili dal sito www.faivialattea.it), attraverso cui raggiunge-re le cascine e gli agriturismi che rimangono aperti promuovendo didattica, cultura e vendita di prodotti locali a km 0. Sorprendenti sono stati i giovani agri-coltori che si distinguono per l’alta qualità del loro lavoro agricolo e delle attrezzature e per l’impren-ditorialità avanzata. Grazie a questo progetto città e campagna si riconnettono. La campagna va in città: ad esempio, al mercato degli agricoltori nel cortile delle armi e della Rocchetta del Castello Sforzesco, in cui 70 cascine possono vendere i loro prodotti al dettaglio senza nessun costo aggiuntivo; la città va in campagna: in poco tempo e con una piccola spe-sa, attraverso i percorsi sempre agibili e in partico-lare nelle giornate organizzate dal FAI, grazie anche a varie facilitazioni come il noleggio di bici a offerta libera e la possibilità di poter caricare la bicicletta sul vagone della metro nei giorni di Via Lattea. Il proget-to permette di conoscere il territorio di prossimità, i prodotti direttamente da chi li produce e nel luogo in cui lo fa, portando la cascina come esempio di ripresa virtuosa dell’economia.

Quindi, promuovete la bellezza accessibile a tutti e, indissolubilmente, connessa con il territorio? Il paesaggio dà felicità, che è la stessa felicità del tuo vicino. Le cose vanno sì comprese intellettualmente, ma con il cuore: l’emozione è per tutti, si può sentire senza spiegare, è una reazione empatica; si potrebbe parlare di eticità della bellezza, non empirica e fine a se stessa. L’intuizione, l’emozione unite al mangiar sano portano equilibrio, armonia e benessere e la bel-lezza stessa ha bisogno di armonia e di buon senso. Fëdor Dostoevskij diceva “la bellezza salverà il mon-do”, e ricordo che Salvatore Settis commentò che “prima dobbiamo salvare la bellezza”.

Grande impegno su scala nazionale è quello del FAI (Fondo Ambiente Italiano) che promuove attiva-mente sia arte e cultura, sia paesaggio e tradizione, contribuendo a ricongiungere la popolazione al pro-prio patrimonio e alla propria identità. Molteplici sono le azioni volte a valorizzare i beni ambientali attraverso iniziative e campagne efficaci che con-nettono l’uomo e la natura, la città e la campagna in un’ottica di condivisione delle bellezze e delle risorse del territorio italiano. Anna Gastel, vicepresidente FAI Nazionale, racconta, attraverso alcune domande mirate, l’impegno della fondazione nel sensibilizzare, educare e coinvolgere i cittadini.

Che rapporto ha il FAI con i beni che tutela e come li connette al territorio?Dal 1975 l’imperativo del FAI è fare: grazie all’acqui-sizione di beni donati da privati, apriamo le porte del-le case e dei beni restaurati a tutti coloro che vogliano fruire di una bellezza diversa da quella museale, una bellezza vissuta da padroni di casa e non subita: il vi-sitatore può goderne come meglio crede, senza vin-coli restrittivi o cordoni da non oltrepassare, sotto la supervisione di un volontario. La bellezza ha un potere terapeutico: la bellezza insegna la bellezza, genera attenzione ed esige rispetto… e devo dire che il rispetto viene dato.I beni restaurati (a oggi più di 50) sono il fulcro prin-cipale a cui si aggiunge un elemento altrettanto im-portante: la generazione di un “sistema” che racchiu-da in sé l’intorno, le radici del posto, il paesaggio, che segni il rapporto con il territorio. Ne è un esempio il Castello di Masino, nel Canavese, in cui abbiamo pensato all’intero sistema e ai diversi modi di fruizio-ne del bene da parte del visitatore: dal percorso per i bambini, ai curious mind, ai visitatori “mordi e fuggi”, ognuno può beneficiare della bellezza e della ricchez-za di quel luogo secondo le proprie inclinazioni.

Il FAI ha avuto esperienze dirette di orticoltura urbana?Un piccolo esempio curato direttamente da noi è a Villa Necchi Campiglio a Milano: nella dimora dise-gnata da Piero Portaluppi che fu costruita sull’ampio terreno, un tempo di competenza del parco Cicogna, abbiamo realizzato un piccolo orto che ospita varietà autoctone.

Molto interessante è il progetto Via Lattea, por-tatore della consapevolezza che Più AgriCultu-ra = più Cibo, più Salute, più Lavoro, più Difesa del Territorio.Il progetto è nato nel 2011, in collaborazione con Giu-seppe Sala, per portare l’attenzione sul tema del ver-de intorno al progetto dell’Expo 2015. Il programma quinquennale ha il fine di valorizzare il Parco Sud di Milano, vera e propria cintura verde di 47.000 ha in cui sono stati aperti 15 percorsi ciclopedonali segnati

INTERVISTA AD ANNA GASTELA cUrA di tAniA comelli

Anna GastelVice Presidente del FAI (Fondo Ambiente Italiano) e Presidente FAI Lombardia.

Progetto via lattea. i percorsi 2014.nella pagina a fianco: villa necchi campiglio, foto di Kalle söderman.

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Como

a cura di roberta fasola

L’orto urbano, riconosciuto anche col termine più internazionalistico di “gardening”, nasce, genericamente, come opportunità di recupero di aree dismesse e/o degradate, ri-destinate alla produzione di fiori e ortaggi.Privo, per principio, di qualsiasi forma di lucro e di commercializzazione, caratterizzato da una forte funzione sociale, coinvolge i cittadini nella cura del territorio e del bene comune, consentendo così lo sviluppo dei rapporti tra le persone e la crescita di conoscenze dei prodotti e dei loro metodi di coltivazione.Secondo Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti - la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana) in Lombardia, negli ultimi due anni, si è registrato un aumento pari al 40% dei cosiddetti orti urbani: Como risulta in quinta posizione (con 154 lotti) dopo Milano

(1.384), Brescia (212), Pavia (200) e Lecco (165).Entrando nello specifico delle nostre realtà locali, incontriamo varie associazioni che volgono il loro interesse in questa direzione. Tra queste spicca indubbiamente “Sistema Como 2015”, la quale, in linea coi valori promossi da Expo Milano 2015, opera per dare visibilità ai progetti green sociali: tra le sue realizzazioni si possono trovare orti urbani, ma anche scolastici e ospedalieri (case di riposo comprese); l’intento è quello di contribuire alla diffusione e al miglioramento qualitativo di spazi condivisi di socializzazione, siano questi per la cultura , lo sport, l’attesa o la ricreazione. “Sistema Como 2015” è un’associazione che opera anche all’esterno di se stessa, per valorizzare tutte quelle iniziative

volte al recupero ambientale e produttivo, come ad esempio potrebbe essere per i terrazzamenti sulle pendici attorno al lago di Como, o di tutti quei luoghi che si prestino per attività di green economy.“Cooperativa sociale Il Seme onlus” riguarda un interessante progetto di agricoltura sociale in ambito psichiatrico, nato dall’esigenza di voler dare agli utenti del Centro Psico Sociale di Appiano Gentile la possibilità di aprire lo sguardo oltre le difficoltà, attraverso un nuovo approccio agli spazi della struttura: la realizzazione di un orto terapeutico, coltivato con il metodo dell’agricoltura biologica, è stato ritenuto funzione abilitante per gli utenti del servizio che, attraverso la guida di una figura specializzata (educatore esperto in ortofloricoltura) e l’interazione con la natura, incrementano le proprie abilità e recuperano benessere psicofisico, in vista anche di un graduale avvicinamento al mondo del

le AssociAZioni volte Al recUPero AmbientAle, ProdUttivo e sociAle

RINATURALIZZAZIONE URBANA DI COMO E DEI SUOI DINTORNI

lavoro. Attualmente stanno sviluppando sul territorio provinciale diversi progetti di Agricoltura Sociale, orientata ai fini riabilitativi e di integrazione sociale di persone con problematiche di vari tipi (non solo in ambito psichiatrico). L’ortoterapia, utilizzata molto anche all’estero, diviene così metodo sociale per riscoprire sia il legame con la terra, sia benefici sulla salute fisica e psichica.“L’Isola che c’è” è un’associazione di promozione sociale nata nel 2005 che si ispira ai valori della “Carta dei Criteri delle Reti di Economia Solidale”, con la finalità di costruire un sistema locale di relazione e di scambio. Opera in diversi ambiti, con particolare attenzione al consumo responsabile e di filiera corta, soprattutto nel settore agricolo-alimentare, in quello energetico e dei rifiuti, attraverso proposte di riuso e di baratto.Sostiene finanziariamente il proprio lavoro attraverso la partecipazione a Bandi e la collaborazione con Comuni e altri Enti (Camera di Commercio, scuole, biblioteche, ecc.), oltre che la ricezione di donazioni spontanee. Tra i suoi vari progetti emergono:• Radici e Ali, finanziato da Fondazione Cariplo, che si occupa di sviluppo di comunità e pratiche di cittadinanza attiva nel quartiere Como Borghi, dove convivono esperienze di vita diversificate sia da un punto di vista culturale, che sociale ed economico. Per dare nuova funzionalità sociale a un quartiere dotato di spazi pubblici e luoghi di aggregazione che, nel tempo, hanno perso il loro valore e che necessitano di una riqualificazione complessiva; a cui si aggiungono edifici che devono trovare una nuova collocazione (es: ex Caserma, ex Circoscrizione) o spazi da rendere fruibili ai residenti (es. Parco di San Martino);• Oggi parte il domani, che promuove interventi diretti alla nascita e al rafforzamento di relazioni tra gli abitanti dei quartieri di Rebbio e Camerlata, con particolare attenzione ai contesti di vita (parchi, giardini, sale pubbliche, cinema). Attraverso la partecipazione attiva dei residenti, che conoscono risorse e bisogni del proprio quartiere, nonché dei suoi cambiamenti storico-sociali, si vogliono trasformare le criticità in occasioni di sviluppo;• Sistemi Partecipativi di Garanzia (SPG), che si sviluppano nei territori dei Distretti di Economia Solidale (DES) di Como, Varese e Monza, quali sistemi di assicurazione della qualità che agiscono su base locale. La certificazione dei produttori prevede la partecipazione attiva delle parti interessate (stakeholders) ed è costruita basandosi sulla fiducia, le reti sociali e lo scambio di conoscenze (IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti per l’Agricoltura Biologica, 2008). In ogni territorio sono presenti dei comitati locali nei quali gruppi eterogenei di persone (consumatori, produttori, tecnici, ecc.) hanno approfondito la conoscenza degli aspetti tecnici del produrre biologico e condiviso i principi etico-valoriali di riferimento per definire dei protocolli sperimentali che stanno dando vita al primo SPG in Lombardia.

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lodi

a cura di Anna Arioli

“Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi. Li venero quando vivono in popoli e famiglie, in selve e boschi. E li venero ancora di più quando se ne stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come gli eremiti, ma come grandi uomini solitari, come Beethoven e Nietzsche. Tra le loro fronde stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo: realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi. Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte” (Hermann

UnA strAtegiA UrbAnA Per rigenerAre il tessUto esistente

ESSENZE E TRAME: SEGNI DI PAESAGGIO IN CITTÀ

Hesse, Il canto degli alberi, 1962).“Essenze e trame” sono i “segni del paesaggio che entra nella città”, che la rigenera riutilizzando tracce e materiali esistenti sul territorio: tutti possono trarre beneficio da queste presenze verdi, nella percorrenza quotidiana o turistica, nella percezione sensoriale e estetica, nella possibilità d’incontro e sosta ombreggiata. Il progetto (1) si sviluppa da una prima fase di studio a cura di un gruppo del Politecnico di Milano, guidato da Roberto Spagnolo, che dalla scala del territorio definisce una strategia urbana di operazioni mirate alla rivalutazione del tessuto esistente. L’obiettivo è connettere con un

Ampliando invece lo sguardo verso anche i dintorni provinciali di Como, si incontra un’iniziativa, attivata alla fine del 2013, che ha visto la nascita di un’associazione culturale e per il tempo libero, denominata “Orti a Cantù”: un centro permanente di vita associativa a carattere volontario, priva di finalità di lucro e apartitica. Normata da un semplice regolamento interno, il suo obiettivo principale è di riappropriarsi di aree abbandonate, riutilizzandole per migliorare la qualità della vita e dell’ambiente: orti e giardini dove prima c’erano terreni incolti. Particelle, denominate “lotti” o “unità coltivabili”, dalle dimensioni di circa 40-50 mq vengono date in “adozione temporanea” a qualsiasi socio sia interessato a coltivarle e curarle, senza alcuna discriminazione sociale di classe o età. La

concessione delle stesse è a titolo precario e della durata di cinque anni a partire dall’inizio dell’annata agraria. Allo scopo di ancorare il più possibile il socio alla particella assegnata, ogni anno si ha il rinnovo automatico della concessione in assenza di comunicazioni contrarie: l’orto deve essere coltivato direttamente e con continuità dal concessionario e non può né essere ceduto, né dato in affitto, né trasmesso per successione; può esserne concessa, solo saltuariamente, la coltivazione a una persona di fiducia. Varie e sicuramente interessanti sono, dunque, le associazioni che operano nel settore del recupero ambientale e sociale di aree degradate e che offrono interessanti spunti di collaborazione e crescita tra i cittadini e, perché no, anche tra noi professionisti. R. F.

Note:1. La ricerca per la riqualificazione e la valorizzazione degli spazi aperti sulle principali vie del centro storico di Lodi sono condotti dal gruppo di progettazione del Politecnico di Milano (DASTU), guidato da R. Spagnolo con A. Arioli, E. Cormio, E. Scaglione. Il progetto esecutivo e la direzione artistica dei lavori, realizzati nell’estate 2011, è seguita da Anna Arioli e Erika Cormio dello studio Atelier Architettura di Lodi (www.atelierarchitettura.org).

essenze e trame, strategia urbana.

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“filo conduttore” naturale e riconoscibile gli spazi aperti fuori e dentro Lodi, in un continuo dialogo tra centro e periferia, tra spazio urbano e identità agricola, memoria storica e sviluppo auspicato. Le “isole verdi” ne danno scansione concreta: esse sono “minimi meccanismi benefici” attraverso i quali si sperimenta una nuova idea di città. A partire dal progetto pilota del centro si auspicano, infatti,

possibili altre sperimentazioni, quali la creazione di forme di micro-orticoltura urbana, installazioni d’arte, o la riproposizione dell’intervento in altri quartieri, anche periferici (2).La seconda fase di lavoro, approfondita dallo studio lodigiano Atelier Architettura, sviluppa il progetto per la realizzazione del percorso paesaggistico lungo le vie principali del centro storico, corso V. Emanuele II, corso Umberto I e corso Adda, dipanandosi a partire dai parchi esistenti – Isola Carolina e Giardini Barbarossa – fino al lungo fiume Adda. Gli elementi che lo costituiscono sono soste alberate in cordoli di granito bianco, arricchite da sedute, che accolgono alberi ed essenze floreali tematizzate. Si tratta di elementi eleganti, che si integrano con la pavimentazione esistente, agevolando la convivenza tra percorrenza di bici e pedoni – incentivata dall’intervento – e le attività commerciali (3).Le isole naturali ospitano specie arboree ed erbacee scelte con comportamento rustico, ovvero necessitanti di limitate cure manutentive, che ricreano i caratteri del paesaggio agricolo, identità profonda del Lodigiano: si delinea, così, l’auspicato “filo conduttore verde”, ora concretamente vissuto dalla cittadinanza, fatto di porzioni di paesaggio e luoghi di loisir, incastonati tra le strette vie del centro. A. A.

monza e Brianza

a cura di maria grazia Angiolini

È ormai da qualche tempo che, al mattino, nel recarmi in studio decido di percorrere quella strada che mi permette di vedere filari di alberi, campi agricoli, fitte siepi, qualche casa, un gruppo di maestosi platani… e che infine mi concede, come fosse un piccolo premio, di scorgere in lontananza la cintura delle Prealpi. La percorro, così, solo per il piacere di volgere lo sguardo verso spazi più ampi che non siano quelli urbani. Il piacere della vista, degli odori, dei suoni, dei colori della natura fa da sempre parte del benessere e dell’equilibrio psico-fisico dell’essere umano. La natura è dinamica, cambia durante il passare delle ore nell’arco della giornata, delle settimane, dei mesi, dell’anno, degli anni. È viva. E, contrariamente a quanto accade alle città, lo è anche se priva della nostra presenza. È la ricerca di questo tipo di benessere a condurci verso un nuovo interesse per la salvaguardia del suolo agricolo? Forse non solo, ma sicuramente anche a causa di questo desiderio. E sono sinceramente stupita delle numerose iniziative legate alla valorizzazione dell’agricoltura e degli spazi aperti, parchi compresi, diffuse sul territorio della provincia di Monza e Brianza, che vado man mano scoprendo mentre cerco di approfondire la mia conoscenza sul tema della “rinaturalizzazione urbana”. Tanto da chiedermi se la Brianza voglia e possa ora tornare ad essere cantata da scrittori e poeti come lo fu in passato, per la bellezza, l’armonia e la salubrità del suo paesaggio. Quasi un tentativo di lasciarsi alle spalle il fatto di essere una delle province più urbanizzate d’Italia, con un indice che si attesta attorno al 53% di suolo edificato. A favore di questo cambiamento nel 2011 l’Amministrazione

le nUmerose iniZiAtive di rinAtUrAliZZAZione Presenti sUl territorio

LA VERDE BRIANZA

Provinciale stilò, unitamente a Comuni e operatori agrari, la “Charta di Monza”. Un impegno per tutti sulla tutela del settore agricolo e sulla valorizzazione di chi opera e produce nel verde e sul verde. La presenza della Scuola Agraria (a Monza dal 1957) all’interno delle mura del Parco della Villa Reale, il suo essere centro di formazione professionale, è sicuramente un punto di riferimento per la diffusione di quegli obiettivi da raggiungere per la valorizzazione, non solo dell’agricoltura, ma anche del paesaggio e del territorio nella sua complessità. Tra i molteplici corsi offerti ve ne sono anche alcuni di agricoltura multifunzionale: vanno dalla formazione di figure professionali, quali l’operatore agrituristico, l’operatore di fattoria didattica e di fattoria sociale, fino a quelli di ortoterapia (o terapia orticolturale). Da qui è evidente come l’agricoltura possa assumere altre potenzialità e che non possa più essere relegata al solo ruolo di soddisfacimento di un puro bisogno primario.All’interno del territorio provinciale vi sono alcune fattorie didattiche che svolgono l’importante ruolo di diffusione della conoscenza dell’ambiente rurale, dell’origine degli alimenti, delle tecniche di lavorazione dei prodotti tipici, attraverso il contatto diretto con la campagna, gli animali e la vita contadina. Le attività previste sono principalmente rivolte alle scuole e alle persone diversamente abili. Un percorso educativo che segue i principi dell’ “apprendere facendo” e aiuta a comprendere il vero significato di “filiera corta”, “prodotto locale” ed “eco-compatibilità”. La stessa Scuola Agraria è una di queste.E per ridurre lo spazio fisico/temporale tra

2. L’attenzione del lavoro in tutte le sue fasi si è concentrata sull’utilizzo di materiali e sistemi di realizzazione a costi il più possibile contenuti, proprio perché una replicabilità futura dell’intervento sia fattibile e sostenibile economicamente, oltre che dal punto di vista ambientale. Una corretta e costante manutenzione, talvolta non semplice da effettuare e garantire, seppur a basso costo, è necessaria per garantire l’effettiva riuscita dell’intervento e la sua durata nel tempo. 3. La Committenza di tutto il lavoro di rinaturalizzazione delle vie cittadine, pensato anche per favorire l’economia minuta in città, è proprio il Distretto Urbano del Commercio di Lodi, costituito in primis dal Comune di Lodi (L. Guerini, S. Uggetti), dalla Camera di Commercio e dall’Associazione Commercianti Lodi.

in alto, fotoinserimento dell'intervento nel centro storico di lodi.

nella pagina a fianco, alcune vedute dell'orto di caponago gestito da "comunorto può fare".

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produzione e consumo dei prodotti agroalimentari è sempre più diffusa la vendita diretta presso i produttori. Una reale agricoltura urbana di prossimità che viene ben rappresentata dalle 47 aziende che sul territorio commerciano quanto viene prodotto e lavorato in luogo. Dove la garanzia della qualità, la valorizzazione del legame con il territorio di origine, la riduzione dei tempi di conservazione e la contrazione dei trasporti, possono essere considerati, a ragion veduta, un valido motivo per incentivarne e premiarne lo sviluppo e la diffusione. La loro offerta alimentare comprende carne, frutta, verdure, latte, formaggi, confetture, miele e farine.Accanto ai numerosi orti pubblici urbani dati in concessione dalle amministrazioni comunali ai cittadini (vedi Monza, Lissone, Vedano, Agrate Brianza) per un uso esclusivamente famigliare dei prodotti coltivati, stanno sempre più diffondendosi gli orti sociali a carattere comunitario. L’orto sociale può essere veicolo di aggregazione e coesione sociale, di valorizzazione del luogo ove si vive e di riappropriazione di quegli spazi aperti “dimenticati”, così spesso frequenti in molti quartieri urbani. Il progetto “Un quartiere per tutti”, quartiere Cederna Cantalupo (Monza), prevede la realizzazione di orti sociali, e lo stesso accade nel quartiere S. Albino (Monza) con il progetto “City Farm”. Qui, su una superficie di 7000 mq, ora incolta, verrà realizzato un orto-giardino progettato e curato dai residenti. “Comunorto può Fare” è un’esperienza iniziata quest’anno a Caponago. Un

orto laboratorio sito nella stessa area degli orti dati in uso ai pensionati e gestito collettivamente secondo i principi della sostenibilità ambientale. Tra gli obiettivi, la sperimentazione della chiusura del ciclo dei rifiuti organici locali promuovendo l’uso del compost come fertilizzante e la riduzione dello spreco di acqua con la raccolta e l’uso di quella piovana. L’iniziativa “Orti in Brianza” promossa ad Agrate Brianza è un esempio di “Agricoltura Sostenuta dalla Comunità Locale”. Gli agricoltori si impegnano a lavorare il terreno posto lungo la strada vicinale dei Boschi di San Martino e la comunità co-produttrice ad anticipare parte delle spese di gestione di questo progetto impegnandosi all’acquisto del raccolto.Non si può dimenticare di fare cenno alla manifestazione, giunta ormai al terzo anno, “Festival degli orti” che si tiene alle Serre della Villa Reale di Monza. “Coltivare Energie” è stato il tema in programma lo scorso giugno: ovvero come le buone pratiche della vita rurale possono oggi essere riprese e sviluppate anche all’interno del contesto urbano. Aggiungo infine che, secondo un rapporto di Coldiretti (Città verdi di Lombardia, luglio 2014), Monza è “capitale del verde storico in Lombardia”. Giardini, parchi, orti botanici di almeno 50 anni, che hanno mantenuto nel tempo l’impianto originario, costituiscono l’86,4% del verde urbano monzese, e sono pari a 7 milioni di metri quadri.Non dimentica del proprio passato la Brianza si ri-tinge di verde natura. M. G. A.

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numerose fotografie pubblicate in questo numero di "Al" fanno parte di un esteso progetto fotografico realizzato, nel 2012, da filippo Poli per "Al 491", che aveva lo scopo di documentare “il paesaggio antropizzato lombardo: dall’agricoltura che si insinua fino ai limiti della città, ai capannoni industriali che occupano pianure e valli, dal paese di montagna difficilmente raggiungibile, alla

cementificazione delle seconde case nelle località sciistiche, dal paesaggio metafisico e mutevole degli argini dei grandi fiumi lombardi alla calma immobile degli ambienti lacustri”.Alle pagine 2-3: cascine dietro al quartiere dell'ortica a milano; p. 4: Parco nord milano (bresso); p. 7: campagna di beverate (lecco); pp. 24-25: limite del Parco sud milano; pp. 26-27: quartiere Porta nuova a milano.

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IL LAVORO DELLA COMMISSIONE TERRITORIO DI CONSULTA SULLA LIMITAZIONE DEL CONSUMO DI SUOLO

Suolo e territorio: sprecarne meno, utilizzarlo meglio

La Commissione Urbanistica e Territorio di Consulta sintetizza alcune osservazioni sul tema del contenimento del consumo di suolo

Un argomento di cui si parla diffusamente in questi tempi è certo quello del-la limitazione del consu-

mo di suolo. Al tema si è dato ampio spa-zio su stampa e mezzi di comunicazione, si sono scritte numerose e approfondite pagine specialistiche, e si è provato a co-struire vari testi normativi, di cui un esito è dato dall’ultima legge lombarda in materia.L’attualità e il rilievo di tale questione han-no condotto la Commissione Territorio di Consulta a dedicarsi nel corso di quest’an-no alla tematica nel tentativo di chiarirne meglio gli aspetti rilevanti, di diradare il campo da argomentazioni ideologiche, di proporre un modo di procedere più reali-stico ed efficace nei nostri territori.Non è semplice riportare le risultanze di questo lavoro, ma si possono evidenzia-re brevemente alcuni punti condivisi, che sono stati conferiti ai tavoli istituzionali quale contributo degli architetti lombardi.Anzitutto è però bene intendersi sulle pa-role e sulle definizioni, principio di ogni buona discussione e di ogni buona legge, anche se spesso disatteso. Non è sempre chiaro ad esempio che, quando si parla

di limitazione del consumo di suolo, per “suolo” si intenda il terreno agricolo uti-lizzato per la coltivazione alimentare, per “consumo” si intenda l’uso per fini diversi da quelli colturali, per “limitazione” si in-tenda la riduzione dello spreco del territo-rio agrario.Non bisogna dimenticarsi, inoltre, le cause del problema, che, se tenute a mente, sono un’utile conoscenza per deliberare solu-zioni adeguate. Ci si deve sempre ricorda-re perciò che la consistente trasformazio-ne di aree agricole coltivate in aree urbane infrastrutturate è un fenomeno dovuto es-senzialmente a due fattori: la necessità o la domanda di nuovi spazi per abitazioni, attività e servizi, utili per la vita civile, fami-liare, lavorativa e sociale; e la convenienza imprenditoriale nel costruire su terreni li-beri e rurali, anche senza la sussistenza di una reale necessità abitativa o produttiva.Detto questo, in considerazione del limi-tato spazio di queste pagine, le osserva-zioni principali individuate dal lavoro della Commissione possono ricondursi in sinte-si a tre aspetti salienti, purtroppo trascu-rati, e talora omessi, nel dibattito attuale.Il primo è il riconoscimento che il territo-rio, in special modo quello lombardo, è uno spazio complesso, le cui componenti hanno ruoli diversi per posizione, per uso, per natura, e hanno rilevanza negli equi-libri territoriali in modo dissimile. Anche il territorio agricolo è composto da parti con differenti valori ecologici e ambienta-li, ed è quindi semplificatorio classificarlo come un’unica entità con caratteri omo-genei e indistinti, e farlo tutto oggetto di salvaguardia o di limitato consumo.

Il secondo punto è che il conteggio del suolo consumato e consumabile rappre-senta una ristretta risposta al problema. La soluzione non è, infatti, riducibile solo ad una predeterminazione di inedificabi-lità dei terreni agricoli, di soglie dimen-sionali da non superare, di obblighi di compensazione, ovvero a mere verifiche di rispetto di quantità. È, invece, molto più importante dare un concreto e posi-tivo supporto all’applicazione dei princìpi qualitativi di governo del territorio, soste-nendo adeguate logiche di opportunità, necessità e qualità delle scelte di pianifi-cazione. Occorre sicuramente non fermar-si nel perseguire questi obiettivi, come pare invece sottintendere l’approvazione dell’ultima legge lombarda che delibera una moratoria dello stato di fatto dei pia-ni urbanistici. In altri paesi europei, dove la problematica del consumo di suolo è molto più forte che nei nostri territori, per esempio in Germania, si è convenuto che, anziché sui calcoli numerici, sia più corret-to investire economicamente sulla persua-sione ed educazione alle buone pratiche urbanistiche degli amministratori, dei tec-nici, degli imprenditori, dei professionisti, dei cittadini.Il terzo punto riguarda i meccanismi pro-posti per la riduzione del consumo di suolo, che risultano spesso palesemente complicati e altresì derogabili, come risul-ta anche nella versione approvata del re-cente testo legislativo lombardo. In queste risoluzioni si ritiene di ottenere risultati at-traverso particolari procedure con deter-minate tempistiche, i cui presunti effetti sono posticipati nel tempo. Si considera

Bisogna ricordarsi che la consistente trasformazione di aree agricole coltivate in aree urbane infrastrutturate è un fenomeno dovuto essenzialmente a due fattori: la necessità o la domanda di nuovi spazi per abitazioni, attività e servizi, utili per la vita civile, familiare, lavorativa e sociale; e la convenienza imprenditoriale nel costruire su terreni liberi e rurali, anche senza la sussistenza di una reale necessità abitativa o produttiva

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Speciale Lombardia

parimenti che alcune specie di realizzazio-ni e usi non consumino suolo. È il caso de-gli interventi produttivi estensivi del set-tore primario, che la normativa considera come non incidenti sulla preservazione delle regioni rurali lombarde, e che invece partecipano anch’essi al depauperamento del nostro suolo agricolo. In sostanza si introducono meccaniche contrarie all’ur-genza del problema.Viceversa (ecco in estrema sintesi le con-clusioni del documento di Consulta sul tema), riconsiderando le motivazioni che hanno determinato e determinano la per-dita di territorio agrario di pregio, si po-trebbe perseguire una soluzione più sem-plice e di applicazione immediata, con-sistente nella maggiore tassazione delle aree libere trasformabili, e contestualmen-te nella maggiore de-tassazione delle aree già edificate, degradate e dismesse, da riqualificarsi attraverso la demolizione e ricostruzione di parti obsolete e la preser-vazione e valorizzazione di parti di valore storico e ambientale. Di certo per un con-trasto vero allo sperpero di suolo agricolo, come è riscontrabile in tanti casi europei realizzati, sono più efficaci proprio questi provvedimenti economici, giuridici e pia-nificatori, finalizzati a incentivare e agevo-lare il recupero e la rigenerazione urbana sostenibile, per rinnovare i nostri centri abitati e i relativi contesti territoriali.

Gian Luca Perinottoresponsabile Gruppo di lavoro Urbanistica e territorio,Consulta regionale lombarda degli Ordini degli Architetti PPC

L’importanza del Ddl-Lupi è data dal fatto che esso costituisce l’ultimo ten-tativo di realizzare una nuova legge di princìpi e di norme generali per il go-verno del territorio, a settant’anni dalla Legge Urbanistica fondamentale, oggi ancora vigente.Si deve da subito notare peraltro che in questa recente stesura il testo non appare scritto con particolare accu-ratezza, contenendo numerosi rinvii, ripetizioni, contraddizioni, equivoci, mancanze. Anche i contenuti sono in più parti contrassegnati o da troppa genericità, dove servirebbe più ap-profondimento, o da troppo dettaglio, dove servirebbe più semplicità.Nonostante le difficoltà di lettura, si possono evidenziare alcuni importanti contenuti, che emergono nel disegno di legge e rappresentano la base fon-dativa di una nuova e moderna pianifi-cazione e gestione applicabile su tutto territorio nazionale, sebbene diversi al-tri elementi appaiano omessi o non suf-ficientemente chiariti e messi in rilievo. (per leggere e/o scaricare il documen-to intero vai al www.architettilombar-dia.com/pagina.asp?ID=1101)

Milano, 30 settembre 2014CRITICITÀ NEL DIBATTITO SUL TEMA DELLA RIDUZIONE DEL CONSUMO DI SUOLO E NELLE PROPOSTE DI LEGGE LOMBARDE (PDL40/2013, PDL140/2014, PDL156/2014 E PDL157/2014)

La Consulta regionale degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Con-servatori della Lombardia, dopo un lavoro di approfondimento della propria Com-missione Urbanistica e Territorio, sintetiz-za di seguito alcune osservazioni sul tema del contenimento del consumo di suolo, oggetto dei progetti di legge lombardi, pdl40/2013, pdl156/2014, pdl157/2014, e in particolare del pdl140/2014 di iniziativa della Giunta Regionale.Nell’ultimo cinquantennio la forte urbaniz-zazione ha trasformato una grande quanti-tà di aree agricole dedicate alla coltivazio-ne in aree urbane e infrastrutturate. Tale fe-nomeno ha riguardato soprattutto le regio-ni, come quella lombarda, interessate da un maggiore sviluppo in termini di incremento della popolazione e delle imprese.Le cause di questa espansione delle città con notevole trasformazione di suolo agri-colo, oltre ad una mancante logica cultu-rale di prevedere alternative, si trovano sostanzialmente in due diverse condizio-ni: la prima è la necessità o la domanda di nuovi spazi per abitazioni, attività, servizi e urbanizzazioni, utili per la vita civile, fa-miliare, lavorativa e sociale; la seconda è la convenienza imprenditoriale nel trasforma-re aree libere invece di aree già edificate, per le quali servono investimenti maggiori; questa convenienza è spesso assecondata dall’interesse dei comuni ad incassare oneri ai fini di bilancio, rendendo edificabili terre-ni rurali. (per leggere e/o scaricare il docu-mento intero vai al www.architettilombar-dia.com/pagina.asp?ID=1100)

Milano, 10 ottobre 2014NOTE A MARGINE DEL DISEGNO DI LEGGE SUI “PRINCÌPI IN MATERIA DI POLITICHE PUBBLICHE TERRITORIALI E TRASFORMAZIONE URBANA” (DDL-LUPI)

La Consulta regionale lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Pae-saggisti e Conservatori della Lombardia, dopo un lavoro preliminare della propria Commissione Urbanistica e Territorio, sin-tetizza di seguito alcune osservazioni sul disegno di legge, presentato a fine luglio, intitolato “Princìpi in materia di politiche pubbliche territoriali e trasformazione ur-bana” (Ddl-Lupi).

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progetti di architettura / 1

Le opere qui presentate seppur a prima vista possano per molti aspetti sembrare diametralmente opposte − una terminata da poco e l’altra, a stento, ancora in corso di realizzazione, la prima con una superficie di circa 30 ettari e la seconda di cinque volte tanto, una realizzata da privati, mentre l’altra è un intervento misto, pubblico e privato −, hanno, in realtà, un obiettivo comune: rispondere ad una sempre maggiore richiesta, da parte dei cittadini, ma anche di enti, associazioni e amministrazioni “illuminate”, di spazi di qualità “verdi” dentro le nostre città. Se poi questi parchi, giardini, orti, nuovi luoghi urbani − vista la ormai cronica mancanza di territori liberi – recuperano e riutilizzano, “rinaturalizzano”, una storica area abbandonata o uno spazio di risulta cittadino, e li sistemano, offrendogli la giusta dignità architettonica e d’utilizzo che si meritano, tanto meglio. Vuol dire che da un singolo progetto di bonifica e riqualificazione urbana ne ha tratto vantaggio l’intera comunità.

NUOVI PARCHI PER LA COMUNITÀ Due esempi di rinaturalizzazione urbana: un’articolata area inserita dentro un importante progetto cittadino e un parco periurbano con una sua identità ancora in divenire.

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Trenta ettari di un grande spazio orizzontale sono tornati a disposizione dei cittadini e fanno da contrappunto alla verticalità ed eterogeneità degli edifici circostanti

UN GIARDINO PER LA CITTÀ

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MILANO

Porta Nuova riunisce i tre progetti di Garibaldi, Varesine e Isola nella più grande operazione di riqualificazione urbana mai realizzata nel cuore di Milano: quasi 30 ha di terreno lasciato in abbandono per oltre 50 anni sta tornando a disposizione dei cittadini.La riqualificazione del quartiere di Porta Nuova è la naturale evoluzione dei quartieri esistenti, ognuno con la propria storia e identità da salvaguardare attraverso lo sviluppo di spazi pubblici di elevata qualità. L’obiettivo è di creare non solo un’area di passaggio tra le tre zone, ma un vero e proprio luogo di ritrovo per le persone, il progetto di un grande spazio orizzontale che faccia da contrappunto alla verticalità ed eterogeneità degli edifici. La creazione di un grande parco, la dimensione umana, l’importanza istituzionale e sociale dell’area sono tutti elementi

LAND (LANDSCAPE ARCHITECTURE NATURE DEVELOPMENT)PORTA NUOVA VARESINE, MILANO

che stanno alla base di uno sviluppo ambientale, urbanistico e infrastrutturale sostenibile. Il masterplan, a tutti i livelli della progettazione, racchiude, infatti, tre concetti di sostenibilità: urbana, infrastrutturale e ambientale. Il progetto mette in atto le linee guida dei “Raggi Verdi” attraverso un progetto di paesaggio che valorizza la permeabilità e la continuità degli spazi, restituendo i luoghi all’uso pubblico dei cittadini e mettendo in rete le principali aree verdi esistenti e future. Porta Nuova è un tassello chiave del Raggio Verde 1 che si sviluppa in direzione Bicocca lungo il tracciato della Martesana (…) All’interno di questa grande trasformazione, alcuni progetti chiave sono dedicati alla rinaturalizzazione urbana, alla realizzazione di un’infrastruttura verde, alla promozione della

Planimetria.Nelle pp. 28-29: vista di un’area del progetto.Nella pagina a fianco: un’altra area “rinaturalizzata”.

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biodiversità, alla sostenibilità ambientale oltre che energetica: il parco pubblico Biblioteca degli Alberi a firma di InsideOutside / Petra Blaisse; il Bosco Verticale di Stefano Boeri; il giardino degli aceri di Varesine, uno scrigno verde di oltre 6.000 mq di superficie pensile.Al termine della passeggiata pedonale più lunga della città − oltre 1 km senza auto, che da piazza XXV Aprile attraversa piazza Aulenti e piazza Aalto arrivando in piazza Bo Bardi − i giardini di Varesine regalano uno spazio di tranquillità, intimo e raccolto, lontano dal traffico e dal rumore.Oltre 6.000 mq di tetto verde che porta nel centro di Milano tutti i benefici del verde in città, dal microclima alla biodiversità, dall’abbattimento degli inquinanti alla riduzione del rumore, e riduce il rischio di allagamenti accumulando come una spugna le acque piovane per poi rilasciarle nel tempo.L’intero spazio, elegante e rustico al tempo stesso, offre ombra e aree di sosta, una grande varietà di aceri e fasce erbacee che ondeggiano al vento, campi tappezzati dalle fioriture blu e viola, bordure arbustive che dialogano con i materiali high-tech – dalle pavimentazioni drenanti continue e in WPC, ai rivestimenti in leghe di rame – ritagliando ampi scorci visuali sul nuovo skyline a contrasto con la naturalità e la stagionalità di questo giardino (dalla relazione di progetto).

Scheda tecnica

Landscape design:Land, Milano (con edaw per la sola fase di progetto preliminare)Designer:andreas KiparProject Manager:Valeria pagliaroProject team:giuliano garello, ivan Maestri, cecilia pirani, anna Brambilla, elisa Frappi Cronologia:2006 - 2014Committente:hines italia

Giardini con il Bosco Verticale sullo sfondo; passeggiata verso corso Como; piazza Gae Aulenti.

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Un vasto parco in corso di realizzazione in più fasi, sulla base di iniziative pubbliche e private, in grado di interagire con l’area metropolitana

UN PARCO RURALE PERIURBANO

MILANO

Lo sviluppo di Milano, da sempre, è stato influenzato dal suo territorio (…) grazie all’altissimo valore agronomico dei suoli, all’abbondanza di acque e alle grandi proprietà agricole (…) Oggi (…) l’agricoltura è posta ai margini della città, ma non è più attività marginale come nel passato più recente. Il suo ruolo è importante per la sostenibilità e il futuro della città, il cui sviluppo dipende ancora dai servizi e dalle forniture provenienti dall’agricoltura di prossimità che fornisce benefici svariati in grado di migliorare la sostenibilità ambientale e sociale della città.

GIOIA GIBELLIPARCO AGRICOLO DELLE RISAIE, MILANO / BUCCINASCO / ASSAGO

Il territorio rurale, non solo alimenta la città, ma è in grado di generare risorse ed ecosistemi importanti per l’intero metabolismo urbano e fornire servizi di paesaggio funzionali alla qualità della vita dei cittadini. Si tratta di servizi immateriali come la cultura, l’educazione, la tradizione, la ricreazione, il silenzio, la bellezza e servizi tangibili come la produzione di cibo e altri frutti della terra, preservando risorse primarie come il suolo, l’acqua e la biodiversità che stanno alla base della vita dei cittadini, aumentando la “resilienza” del sistema metropolitano.

progetti di architettura / 2

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Planimetria generale.A pagina 33: modello visto da sud-ovest.

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In questo scenario, si sviluppano all’interno dell’area metropolitana una serie di progetti che interessano principalmente il territorio del Parco Agricolo Sud, uno di questi è il cosiddetto “Parco agricolo delle Risaie”.Il progetto del Parco delle Risaie è nato nel 2008 come processo partecipativo di tipo bottom-up, i cui attori principali sono agricoltori e cittadini. Processo che, un po’ alla volta, è riuscito a coinvolgere anche gli attori istituzionali, quali Regione Lombardia, il Parco Agricolo Sud Milano, i comuni di Milano e di Buccinasco. Inoltre, è stato il progetto pilota del DAM (Distretto Agricolo Milanese), istituito nel 2011, dando un cospicuo contributo fattivo al discorso in itinere sull’agricoltura urbana milanese. La promozione dell’AQST “Milano Metropoli rurale” del dicembre 2013 (R.L. 2013) ha ridato ufficialità all’agricoltura milanese, confermandone l’indispensabilità nel sistema urbano. Il processo partecipativo di formazione dello scenario progettuale e i primi interventi attuativi, sono stati sostenuti dalla Fondazione Cariplo. Le tappe principali sono state:• l’avvio della partecipazione finalizzata alla

formazione dello scenario progettuale, strumento fondamentale per il coinvolgimento degli enti;• l’attivazione di due progetti Cariplo, Cives (Cittadini Verso la Sostenibilità, guidato da RCM) e “Parco delle risaie, un cuore agricolo per Milano”, volto a sviluppare lo scenario e i moduli progettuali;• la fase di attuazione, appena iniziata.Complessivamente, lo scenario affida alle diverse aree del Parco le funzioni più adatte, agricole, naturalistiche, protettive o ricreative. Costituisce il “principio ordinatore” delle molteplici iniziative in essere e future e non un disegno tassativo da conseguire. I moduli progettuali, relativamente indipendenti, sono la parte operativa e potranno essere realizzati separatamente in base alla possibilità di attingere a fonti di finanziamento diverse. In questo modo il Parco può essere realizzato in più fasi, sulla base di iniziative pubbliche e private.Il risultato atteso è un parco rurale urbano in grado di interagire con le aree metropolitane in continua evoluzione. Il progetto ha vinto il Premio mediterraneo del paesaggio 2011, nella categoria progetti e concorsi di idee (dalla relazione di progetto).

In senso orario, alcune viste del Parco:Molino Montalbano, la cascina di Mezzo e le risaie; Area Basmetto; Chiesetta di San Marco al Bosco e nuovi quartieri di Assago sullo sfondo; Area Margine Ovest.

Scheda tecnica

Progetto promosso da:associazione parco delle risaie onlus Progetto e accompagnamento: gioia gibelli con Silvia Beretta, Simona Salteri, ester Yembi pagnoniConsulenza naturalistica: Filippo Bernini Dimensioni: ca. 600 ettari; ca. 20.000 visitatori all’anno; infiltra ca. 6.000.000 mc di acqua piovana all’anno

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Si è aperta una nuova stagione per i concorsi di architettura?L’Ordine degli Architetti PPC e quello degli Ingegneri della provincia di Milano hanno messo a punto con il Comune di Milano una piattaforma informatica per la gestione dei concorsi di progettazione.L’obiettivo è quello di uniformare i regolamenti che guidano le procedure partecipative, attraverso l’istituzione di un “bando tipo”, obbligatoriamente utilizzabile in ogni occasione concorsuale, pertanto non più soggetto a obiezioni o a fraintendimenti, che prevede, fra l’altro la possibilità per i concorrenti di ricorrere all’“avvalimento” dei requisiti, a risultato ottenuto. Inoltre, l’iniziativa serve a snellire le procedure organizzative e valutative da parte dell’ente banditore e a rendere meno dispendiose per i concorrenti le preparazioni degli elaborati, non più necessitanti di stampa e di rapida spedizione postale.L’Ordine degli Architetti PPC ha sostenuto i costi del programma informatico ed è disponibile alla messa a disposizione della piattaforma, presso altri enti o Comuni che la volessero utilizzare.Di conseguenza, dalla primavera scorsa, con spirito di innovatività, il Comune di Milano ha, quindi, proceduto al varo di una serie di bandi di progettazione, per prevedere la costruzione di manufatti che si integrino socialmente e rappresentativamente nelle nuove aree di sviluppo semicentrale della città.

Il concorso per la Ludoteca-padiglione infanzia, dedicato ai bambini con disabilità, che dovrà sorgere all’interno del nuovo Parco pubblico “La Biblioteca degli Alberi”, nell’ambito del Piano Integrato di Intervento “Garibaldi-Repubblica”, è stato il primo di questa serie; risulta ugualmente concepito e concertato con gli Ordini professionali, pur se non è stato inserito subito nella neonata piattaforma.

Di prossima presentazione su questa rivista saranno gli altri concorsi di tale serie, ormai giunti ad aggiudicazione.Bisogna però considerare che, per i concorsi, la nuova stagione risulterà aperta effettivamente quando si sarà verificato un convinto apprezzamento e un utilizzo diffuso della piattaforma; infatti, questo strumento per il momento non prevede di essere impiegato per i concorsi di idee; la sua esistenza e le opportunità che esso offre non paiono per il momento essere abbastanza conosciute in altri comuni lombardi.Inoltre, conviene che la sua adozione da parte degli enti banditori si associ a un maggiore impegno a rendere credibile, concreto e necessario l’istituto del concorso, presso politici, amministratori e imprenditori; affinché la scelta della qualità concorsuale non sia compiuta “al ribasso”, per accorciare i tempi, magari in nome di astratti o non chiari princìpi, che poco hanno a che fare con il modo di intendere l’architettura (come per esempio l’astrattezza di “princìpi di leggerezza, flessibilità, chiassosità” delle forme edilizie, già messi a confronto nei giudizi di alcune giurie), ma sia esito di un’analisi attenta e razionale, affidata alla competenza di esperti commissari e alla responsabile volontà di committenti “illuminati”.

Degli altri concorsi qui presentati, tutti di idee, i due di Cesano Maderno erano “ad invito”; quello di Brescia è stato promosso da una società immobiliare che ha acquisito dal Demanio militare la disponibilità di un’area trasformabile; quello di Vanzaghello (derogante dalla normativa), era riservato a progettisti “under 40”; quelli di Briosco e di Travacò, avendo come tema la costruzione di edifici pubblici, di cui però purtroppo non si prevede l’immediata attuazione, hanno visto un affollato numero di partecipanti, rispettivamente di 270 e 137 progetti. Roberto Gamba

professione | ConCorsi

UNA NUOVA STAGIONE PER I CONCORSI DI ARCHITETTURA?

Progetto primo classificato.

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UNA LUDOTECA - PADIGLIONE INFANZIA, DEDICATA AI BAMBINICON DISABILITÀ, ALL’INTERNO DEL NUOVO PARCO PUBBLICO “LA BIBLIOTECA DEGLI ALBERI”, PII “GARIBALDI-REPUBBLICA”, MILANOGENNAIO - MAGGIO 2014

Erano chieste soluzioni tipologiche e di architettura per organizzare correttamente la relazione fra gli spazi per le diverse attività, fra spazi per le attività e architettura e fra architettura e contesto. Tutti gli spazi dovranno essere finalizzati alla definizione di un ambiente ordinato, ben organizzato, calmo e armonioso, elementi essenziali per le attività dedicate all’infanzia e fondamentali per la visione autonoma della realtà dei bambini, in particolare dei bambini con disabilità. Gli spazi dovranno essere luminosi e consentire una visione reciproca interno-esterno ed essere concepiti in modo da facilitare, ai bambini che utilizzeranno la Ludoteca, la visione e la lettura dello spazio in cui si trovano.La Ludoteca deve costituirsi come uno degli episodi del Parco e deve contribuire con la sua presenza e con le attività svolte a stimolare ricchezza di relazioni e iniziative della “Biblioteca degli Alberi”.

Banditore:Comune di Milano

Commissione giudicatrice:Marco rasconi, Giancarlo Tancredi, Andrea Viaroli, simona Malvezzi, enrico Molteni; supplenti: Aurelio Mancini, Marco Muscogiuri

Premi: 16.000, 2.000, 2.000 euro (primo, secondo, terzo classificato); 1.500 euro (ai 7 concorrenti ammessi alla ii fase)

1° classificatoesaù Acosta pèrez (Madrid), Alba Balmaseda Domìnguez, Ariadna Barrio Garrudo

2° classificatoCarlo Appiani (Milano), emiliano rizzotti, Xavier rechi Montes

3° classificatoCarlo rivi (Milano)

FinalistiAndrea Trucillo, Barbara Barbieri, Alice Grandi, Laura rusconi, Michele Alberti (Milano);

Ambra fabi, Giovanni piovene porto Goti, francesca Benedetto, Luca Gattoni, Andrej Mikuz, stefano De Cerchio, paola Tentoni (Milano);

simone Capra, Claudio Castaldo, Dario scaravelli, francesco Colangeli, Massimiliano faina, stefania Guerra Lisi, Marco Basti (roma);

Diego Terna, Chiara Quinzii, Mick Van Gemert, simone papais, Virginio Brocajoli, fabiano Cocozza, Valeria pagliaro, Denise ertugral Milica Alempic, oyuki Manidi (Milano);

Antonio paternosto, riccardo Zanette (firenze);

Antonio Bergamasco, enrico Zara, federico Lorenzon, fausta occhipinti, Annalisa Gatto (Milano);

Josè Dias, francisco Carvalho, Luis Carvalho, nuno Costa, Miguel Guimaraes, Luìs Afonso (porto)

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VELOSTAZIONE A CESANO MADERNO NOVEMBRE 2013 - FEBBRAIO 2014

Proposte per una struttura da adibire a velostazione, nell’area prospiciente la nuova stazione FNM di via Volta; dovrà ospitare locali per il ricovero di circa 150 biciclette; inoltre, locali per l’eventuale riparazione, custodia, vendita, noleggio, bike sharing; dovrà essere una struttura modulare in grado di “crescere” nel tempo. Sono stati invitati a partecipare 9 concorrenti; sono stati consegnati 6 progetti.

Banditore:Comune di Cesano Maderno (Monza e Brianza)

Commissione giudicatrice:Davide Cereda, francesca Lizio, olga Brignone, Cinzia Colombo

Premi: 5.000, 2.000, 1.000 euro (primo, secondo, terzo classificato)

2° classificato Luca scacchetti (Milano), Giada Torchiana, Lara fabbian, Carla salami, ewelina Maliborska

RIQUALIFICAZIONE DELL’ASSE DI VIA CONCILIAZIONE E VIA COZZI A CESANO MADERNO NOVEMBRE 2013 - FEBBRAIO 2014

Proposte per la riqualificazione dell’asse di via Conciliazione e via Cozzi; dovrà privilegiare obiettivi di riordino gerarchico dei diversi fruitori quali, nell’ordine, pedoni, biciclette, trasporto pubblico, trasporto privato, trasporto merci, con soluzioni idonee a favorire la sicurezza degli utenti e la durabilità degli interventi; dovrà essere garantito il superamento delle barriere architettoniche; dovrà promuovere la realizzazione di percorsi ciclabili e, nelle zone centrali tali percorsi potranno avere carattere di promiscuità con i percorsi pedonali; si dovrà tenere in considerazione la presenza di molteplici elementi importanti sul territorio lungo gli assi designati – scuole, parcheggi, municipio. Sono stati invitati a partecipare 9 concorrenti; sono stati consegnati 7 progetti.

Banditore:Comune di Cesano Maderno (Monza e Brianza)

Commissione giudicatrice:Davide Cereda, francesca Lizio, olga Brignone, Cinzia Colombo

Premi: 2.500, 2.500, 2.000, 1.000 euro (ai primi ex aequo, secondo e terzo classificato)

1° classificato ex aequoLaura Anna pezzetti - Agalmata (Lenno, Co), nicola Mastallicollaboratori: Lorenzo rampinini, Giorgia favero, Giulia prevedello

1° classificato ex aequoMarco Castelletti (erba, Co)

3° classificato LfL architetti (Galbiate, LC) pietro Luconi, Laura Luconi, sergio fumagalli

1° classificatoLfL architetti (Galbiate, LC) pietro Luconi, Laura Luconi, sergio fumagalli

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1° classificatoLuigi serboli, boschi+serboli arch. ass. (Brescia), Valeria Boschi, ruggero Boschi, Giuseppe Cantarelli

RECUPERO RESIDENZIALE DELL’EX CASERMA “SERAFINO GNUTTI” A BRESCIA GIUGNO 2013 - APRILE 2014

Era da proporre la riconversione funzionale del complesso di edifici di valore storico, precedentemente destinato a caserma, con la realizzazione di unità immobiliari residenziali di pregio; la massima possibile preservazione della struttura architettonica, soprattutto per quanto concerne la facciata sul fronte strada; era da prevedere un parcheggio interrato con un minimo impatto architettonico delle rampe di accesso e delle griglie di aerazione, anche procedendo, se necessario, alla demolizione e ricostruzione di alcuni volumi, compatibilmente con i caratteri del complesso architettonico e fatto salvo il parere della Sovrintendenza; ammesso il riuso pubblico della chiesa; la valorizzazione della corte secondaria con la ricostruzione degli edifici demoliti. Era prevista l’eliminazione delle eventuali superfetazioni, estranee ai caratteri storici e architettonici dell’edificio e il recupero della slp relativa, secondo le modalità definite dal Comune in accordo con la Sovrintendenza; la cessione all’Amministrazione comunale della chiesa e dell’ingresso al monastero (se non demolito) per adibirli a servizi pubblici.

Banditore:società nibofin a r.l. (Casto, Brescia)

Commissione giudicatrice:orlando niboli, Valeria niboli, Arrigo Bandera, Angelo rampinelli, fausto Ventura, elisabetta Conti, Valentino Volta

Premi: 10.000, 5.000, 2.500 euro (primo, secondo, terzo classificato)

2° classificato Carlo ezechieli Ce-A studio (Milano)collaboratori: ilario nicolò, paolo segarini

3° classificato Marco Castelletti (erba)

2° classificato Gianfranco sangalli (Brescia), ABDA - Camillo Botticini, Giulia De Apolloniacollaboratori: stefano farina, pedro Daniel faria, Giovanni pavanello, federica simoni, riccardo Costa, Chiara Morandini

3° classificato Christian Gasparini - nAT office (reggio emilia), Matteo Gabbi, Andrea Maiocchi, Marco Borghi

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Una serie di interventi alla scala piccola, mirati per lo più sul verde urbano, in grado di generare una nuova riconoscibilità degli spazi

RIQUALIFICAZIONE DELLA PIAZZA SANT’AMBROGIO A VANZAGHELLO NOVEMBRE 2013 - MARZO 2014

Obiettivo è la valorizzazione dell’identità della Piazza S. Ambrogio e degli immediati dintorni, mediante una serie di interventi alla scala piccola, mirati per lo più sul verde urbano, in grado di generare una nuova riconoscibilità degli spazi, incrementandone la fruibilità, valorizzandone gli edifici significativi, qualificandone gli spazi aperti e potenziando il ruolo del commercio. Ulteriori temi di progetto dovevano essere la rimodulazione dei livelli della piazza che oggi presenta parte rilevante del suo sviluppo ad una quota più bassa rispetto al piano stradale; la possibile ridefinizione delle aree di sosta degli autoveicoli che consentirebbe di inserire elementi per la sosta pedonale in grado di incrementare le possibilità d’uso e di valorizzare il ruolo del piccolo commercio locale; intervenendo, sul sistema delle piantumazioni, dell’illuminazione ed eventualmente delle pavimentazioni.

Banditore:Comune di Vanzaghello (Milano)

Commissione giudicatrice:Laura Gianetti (presidente), rosalba russo, Giovanna Crespi, Monica Bernardiello

Premi: 3.000, 1.000, 1.000 euro (primo, secondo, terzo classificato)

Dall’alto:

1° classificatoGianluca Bresciani (Cremona), Davide Corticollaboratori: Tiziano Colombi, Debora palmieri, Valentina Demma

2° classificato Matteo Verdoia (Milano), Cristian peracchi

3° classificato LandAlab - Maurizio Vescovi, roberta rizzi, pietro Gellona, Laura Caterina Agazzi (Cernobbio)collaboratore: nadia Bregozzo

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NUOVA BIBLIOTECA COMUNALE DI BRIOSCO FEBBRAIO - MAGGIO 2014

Il lotto d’intervento è ubicato nella frazione di Capriano di Briosco all’interno di un’area di proprietà dell’amministrazione comunale. La biblioteca, quindi, dovrà contribuire alla costituzione di un polo culturale-ricreativo di riferimento per l’intero paese, inserendosi armoniosamente nel paesaggio, valorizzando le funzioni esistenti del parco giochi e della baita dell’Associazione Nazionale Alpini. Il terreno di circa 3.500 mq si trova su un fronte collinare a balze con un dislivello di circa 4 m. Sono state auspicate

soluzioni con caratteristiche di edificio passivo (ad energia quasi zero); con una superficie lorda di pavimento di 400 mq circa, oltre un locale tecnico per gli impianti tecnologici, con un costo di costruzione non superiore agli 850.000 euro.

Banditore:Comune di Briosco (Monza e Brianza)

Commissione giudicatrice:Claudia Maggioni (presidente), Marco Arosio, Giovanni piazza, Angelo Maurizio novara, francesco pasquali, palmide Maria osculati

Premi: 5.000, 2.000, 1.000 euro (primo, secondo, terzo classificato)

Da sinistra, le immagini del primo e secondo classificato.

1° classificatofederico Bargone (foligno - roma), francesco Bartolucci, Gianluca pelizzi, enrico Auletta

2° classificato Antonio ruiu (Lacchiarella)

3° classificato pedro Marques de sousa (Lisbona)

Menzionipaloma Baquero Masats (Granada);pietro pezzi (sant’Arcangelo di romagna), frederic Barog

1° classificatoMichele Cro (roma)CENTRO CIVICO INTEGRATO,

SALA POLIFUNZIONALE, BIBLIOTECA, ARCHIVIO, MUNICIPIO A TRAVACÒ SICCOMARIO SETTEMBRE 2013 - FEBBRAIO 2014

L’edificio, previsto su un’area pianeggiante di circa 3.200 mq, poteva essere sviluppato su un massimo di tre piani fuori terra, funzionalmente collegati, senza piani interrati o seminterrati; doveva comprendere: sala polifunzionale (da adibire a sala riunioni, sala consiliare, sala teatrale), biblioteca, ambulatorio e archivio comunale, nuova sede degli uffici municipali.Sono state privilegiate le proposte progettuali che hanno utilizzato soluzioni architettoniche, materiali e tecnologie che possono permettere significativi risparmi economici sia in fase realizzativa che gestionale.

Banditore:Comune di Travacò siccomario (pavia)

Commissione giudicatrice:italo Maroni (presidente), ermanno Bonazzi, Davino Gelosa, roberto perego, Vincenzo Bertoletti, Lorenzo Agnes

Premi: 5.500, 2.500, 1.000 euro (primo, secondo, terzo classificato)

3° classificato Alfredo Carbotti (Modena)

2° classificato Gianluca Gelmini (sotto il Monte)collaboratore: Andrea pressiani

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professione

Lo spreCo DeL TerriTorio È Un LUsso CHe non Ci possiAMo piÙ perMeTTere

LA SALVAGUARDIA DEL SUOLO AGRICOLOE IL RECUPERO DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE

Il contenimento del consumo di suolo, inoltre, è stato perseguito aumentando il contributo di costruzione per i nuovi edifici da realizzare su suolo agricolo, e riducendolo per gli interventi di recupero degli edifici esistenti.Dal primo punto di vista, la Legge regionale n. 12/2005 stabilisce che “gli interventi di nuova costruzione che sottraggono superfici agricole nello stato di fatto sono assoggettati a una maggiorazione percentuale del contributo di costruzione, determinata dai comuni entro un minimo dell’1,5 e un massimo del

La terra è una risorsa limitata indispensabile per la sopravvivenza dell’Umanità, perché le persone mangiano ciò che la terra (e il mare) produce: è stato calcolato che in media ogni persona consuma 22.000 mq di “spazio bioriproduttivo”, e che però già oggi lo “spazio bioriproduttivo” disponibile per ogni abitante del Pianeta è pari a poco più di 17.000 mq. Se si vuole evitare che intere popolazioni emigrino o muoiano di fame, quindi, deve essere preservata una quantità di terra sufficiente a produrre quanto meno il cibo necessario per sfamare ogni persona. È un dato di fatto elementare, che troppo spesso viene dimenticato soprattutto in un Paese come l’Italia, in cui per decenni l’economia ha fatto perno sulla realizzazione di nuovi edifici e di nuove infrastrutture, e sul conseguente consumo (e spesso sullo spreco) di suolo agricolo.Da qualche tempo, però, seppur con estrema fatica anche il legislatore si è reso conto della necessità di proteggere tale preziosissima risorsa, e ancorché con molta timidezza (e qualche contraddizione) hanno fatto la loro comparsa alcune regole aventi questa specifica finalità.In Lombardia, in particolare, l’articolo 15.4 della Legge regionale 11 marzo 2005 n. 12 persegue la tutela delle “aree agricole di interesse strategico”, affidando ai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale il compito di individuarle, mediante previsioni che prevalgono su quelle degli strumenti urbanistici generali comunali “nei limiti della facoltà dei comuni di apportarvi, in sede di redazione del piano delle regole, rettifiche, precisazioni e miglioramenti derivanti da oggettive risultanze riferite alla scala comunale” (articolo 15.5).

Poco per volta la sensibilità ambientalista ha fatto breccia nel Legislatore anche per ciò che riguarda la necessità di contenere il consumo di suolo

(articolo 44.10-bis);• “per gli interventi di ristrutturazione edilizia non comportanti demolizione e ricostruzione il costo di costruzione è determinato in relazione al costo reale degli interventi stessi, così come individuato sulla base del progetto presentato e comunque non può superare il valore determinato per le nuove costruzioni” (articolo 48.6).Non mancano poi altre disposizioni della Legge regionale n. 12/2005, intese a incentivare la riqualificazione di insediamenti esistenti degradati:• “il documento di piano può prevedere (…) una disciplina di incentivazione, in misura non superiore al 15 per cento della volumetria ammessa, per interventi ricompresi in piani attuativi finalizzati alla riqualificazione urbana” (articolo 11.5);• “la dismissione di aree non residenziali costituisce grave pregiudizio territoriale, sociale ed economico-occupazionale” (articolo 97 bis.1);• relativamente a tali aree “il comune, in seguito all’approvazione del PGT, (…) può invitare la proprietà dell’area a presentare una proposta per il riutilizzo della stessa in attuazione delle previsioni del PGT, con possibilità di incrementare fino al 20 per cento la volumetria o la superficie ammessa” (art. 97 bis.4).A queste disposizioni regionali si è venuto ad aggiungere il Decreto legge 12 settembre 2014 n. 133 (non ancora convertito in legge nel momento in cui si scrive) (N.d.R. 15 ottobre 2014), il quale ha introdotto la possibilità di rilasciare il permesso di costruire in deroga anche alle destinazioni d’uso, “per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di ristrutturazione urbanistica, attuati anche in aree industriali dismesse”.Walter Fumagalli

È stato calcolato che in media ogni persona consuma 22.000 mq di “spazio bioriproduttivo”, che però, già oggi, è pari a poco più di 17.000 mq per ogni abitante del Pianeta

5 per cento” (articolo 43.2 bis).Sotto il secondo profilo, tale legge dispone che:• per gli interventi di ristrutturazione non comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici “gli oneri di urbanizzazione, se dovuti, sono quelli riguardanti gli interventi di nuova costruzione, ridotti della metà” (articolo 44.10);• “i comuni, nei casi di ristrutturazione comportante demolizione e ricostruzione e in quelli di integrale sostituzione edilizia possono ridurre, in misura non inferiore al 50 per cento, ove dovuti, i contributi per gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria”

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Orticolario. Per un giardino evolutoVilla Erba, Cernobbio,3-5 ottobre 2014.

“Orticolario”, dentro e oltre i confini

Nel mese di ottobre si è svolta a Cernobbio, nella prestigiosa sede di Villa Erba e del suo parco storico, la sesta edizione di “Orticolario. Per un giardinaggio evoluto”. L’innovativa iniziativa florivivaistica, promossa dall’Ortofloricola Comense e dal Distretto Florovivaistico Alto Lombardo, aveva quest’anno come senso conduttore l’olfatto: “un viaggio nella percezione di aromi e fragranze nell’aria e tra le essenze, nell’evocazione di atmosfere, momenti e ricordi che prenderanno corpo liberando il più antico e primordiale tra i sensi”. Mentre il fiore protagonista dell’edizione era l’Aster con le sue 250 specie, noto anche come “Settembrino”.La manifestazione “Orticolario” ha un grande successo ed è in continua ascesa, sia nel numero degli espositori, sia dei visitatori, perché piace tanto al grande pubblico quanto agli specialisti del settore. La sesta edizione era composta da innumerevoli iniziative parallele di incontri, tavole rotonde, laboratori, visite guidate, lezioni e mostre, ma anche da quelle più tradizionali come sono risultate essere l’“Emphaty Garden” (uno spazio multisensoriale all’interno del Padiglione centrale di Villa Erba), i tredici “Giardini creativi” (spazi verdi progettati, “vivibili e fruibili”, selezionati attraverso un concorso internazionale e inseriti nel Parco di Villa Erba) e gli spazi espositivi occupati dai migliori vivaisti provenienti dall’Italia, Francia e Svizzera.La novità di questa edizione è stata “Oltre i confini” – forse, la parte che più ha interessato la fascia del pubblico di architetti e landscape designer – le cinque installazioni realizzate come proposte per studiare e promuovere

La novità di questa sesta edizione di “Orticolario” è stata l’iniziativa “Oltre i confini” che ha promosso quattro installazioni urbanea Como e una a Cernobbio

un migliore paesaggio urbano. Si è trattato di “suggestioni e idee creative” volte a sviluppare nel visitatore, o nel semplice cittadino che vi passa accanto, “una maggiore attenzione verso la componente naturale nelle città”. Il tema urbano era ribadito anche dalla scelta dei luoghi in cui sono stati “installati” i progetti: Cortile d’onore del Palazzo Cernezzi, piazze Grimoldi e Cavour nel centro di Como; Villa Olmo a Como e piazza Risorgimento a Cernobbio.Tra i lavori presentati, sicuramente, quello di piazza Cavour, “Un sogno verde”, ha suscitato più curiosità e interesse. Nella storica piazza della città lariana è stata proposta dall’architetto e landscape designer Valerio Cozzi, un’altra piccola piazza che riporta le tracce romane del Cardo e Decumano. Uno spazio arricchito da “sedute ecocompatibili e fioriere colme di prato semplice e fiorito, in omaggio alla biodiversità”, cioè, un progetto di come potrebbe essere un luogo urbano contemporaneo.Per cui ben vengano le manifestazioni come “Orticolario”, che, oltre ad occuparsi di florivivaistica tradizionale, cercano di promuovere nuovi concetti del stare urbano, facendo provare al grande pubblico, anche se per un lasso di tempo breve, casi concreti come questi, che – con un po’ di buona volontà e con qualche risorsa economica in più – potrebbero migliorare sensibilmente la realtà quotidiana delle nostre città. Igor Maglica

Riportiamo alcuni passaggi del breve colloquio avuto alla fine dell’evento con Emilio Trabella, presidente dell’Ortofloricola Comense e uno dei promotori di “Orticolario”.

Due vedute del Parco di Villa Erba pieno di visitatori ed espositori.

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Qual è il bilancio di questa sesta edizione di “Orticolario”?Si tratta di un evento che, fin dall’inizio, quando ci siamo trovati in quattro-cinque e vi abbiamo dato il via, cambia ogni anno proponendo una veste nuova, e anche quest’anno abbiamo avuto un grande successo, sia di pubblico sia di partecipanti. Per esempio, abbiamo avuto tantissime richieste per allestire i “Giardini creativi”, che, anche se pensati come giardini a tema provvisori, trasmettevano delle nozioni a chi li “leggeva” e, soprattutto, degli spunti di riflessione. Inoltre, abbiamo cercato espositori di prima qualità che hanno dato lustro al nostro vivaismo italiano, e non solo. A noi del Comitato preme selezionare espositori che presentino ottimi prodotti, all’avanguardia, ma anche che loro stessi siano persone disponibili a raccontare e a spiegare ai visitatori come hanno ottenuto quell’essenza, intesa come pianta, come va coltivata, ecc.

Per la prima volta avete promosso anche l’iniziativa “Oltre i confini”.L’idea mi è venuta un po’ vedendo il “Fuorisalone” del Salone del Mobile di Milano, che ha un successo veramente incredibile. Così, parlando con Moritz Mantero abbiamo detto, perché non lo facciamo anche noi?, ed è nata l’idea di portare in giro per la città di Como e a Cernobbio l’iniziativa. Poi, abbiamo chiamato l’assessore (ai LLPP, mobilità, parchi e giardini Ndr.) del Comune di Como, Daniela Gerosa, che ha accolto con entusiasmo la nostra proposta.

Sono progetti urbani…Sì, ma anche di piccoli angoli di città, di un giardino, di un parco, di un cortile… Addirittura anche nel Cortile d’onore di Palazzo Cernezzi è stata realizzata da una paesaggista francese, Christine Verjus (F8 Architecture), una bella istallazione dal nome Rencontre.

Sì, li ho visitati. C’è per esempio anche quello di piazza Cavour a Como… Per piazza Cavour ho fatto i complimenti all’espositore, che ha mostrato in un’anteprima assoluta per “Orticolario” le piante che utilizzerà nell’area di Expo 2015. Ciò è stato veramente importante per architetti e paesaggisti, perché hanno potuto vedere piante pronte per essere piantumate in un qualsiasi periodo dell’anno, anche a fine estate, attraverso una nuova tecnica di coltivazione. Ma, soprattutto, ha realizzato un bosco in pieno centro di Como.

Pensate di ripetere l’esperienza anche l’anno prossimo?Sicuramente, anzi, la nostra idea è proprio quella di allargare ancora di più i confini dell’evento. Lo speriamo veramente. Se gli architetti che leggono la rivista “AL” vogliono inviarci i loro progetti, anche di arredo urbano, per noi sarà molto interessante. Possono già farlo perché le iscrizioni sono già state aperte. Basta collegarsi al sito di “Orticolario”, al www.orticolario.it/index.php?pag=165, e lì troveranno tutte le informazioni e le modalità per poter partecipare.

Vista di alcuni “giardini creativi” all’interno del Parco di Villa Erba.

Installazione “Un sogno verde” di Valerio Cozzi in piazza Cavour a Como.

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news

RIGENERAZIONE URBANA

Il Cavalcavia BussaIl concorso per la riqualificazione del Cavalcavia Bussa a Milano, che collega corso Como al quartiere Isola, è stato vinto dal progetto “Guardami”, realizzato dal gruppo romano di architetti under 35, “TSPOON”, capitanato da Eliana Saracino.Si tratta di un modello di gara “partecipato”, già sperimentato per il Centro Civico del quartiere Isola, che ha il merito di raccogliere il contributo diretto della cittadinanza.

Oggi il cavalcavia è uno spazio di 8.400 mq, lungo 240 metri, adibito a parcheggio e transito, senza una chiara identità e problematico per la sicurezza. Con l’obiettivo di rendere di nuovo accessibile e fruibile questo luogo, il progetto “Guardami” realizza una nuova piazza urbana, una promenade plantée e uno spazio di aggregazione ludico e culturale, dove le diverse attività praticabili si affacciano sul contesto e sono a loro volta visibili, in uno scambio di relazioni. La scelta di inserire una struttura verticale sul fronte dei binari deriva, infatti, da una riflessione sul contesto. L’impalcatura, sorregge una scritta luminosa che gioca sul doppio significato delle parole “Guardami” e “Guarda-Mi”, diventando sia un landmark per la città, sia un luogo privilegiato da cui osservarla. Il progetto prevede, inoltre, un parterre in continuo mutamento, denominato “Palinsesto”, destinato ad attività che si definiranno con il coinvolgimento dei cittadini.

CNAPPC

Vincitori 2014 dei tre PremiSono stati proclamati i vincitori dei tre Premi banditi dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in occasione della Festa dell’Architetto 2014, “iniziativa che, con cadenza annuale, intende celebrare e valorizzare l’architettura e la qualità del progetto nella loro più elevata dimensione civile e culturale”. Il Premio “Architetto italiano 2014” è stato assegnato allo studio Tamassociati di Venezia per alcune opere realizzate in Sudan, Darfur e Sierra Leone, in cui hanno dimostrato “la capacità di valorizzare una dimensione etica della professione realizzando, attraverso un approccio rigoroso e un linguaggio sempre controllato, progetti di architettura di qualità non solo in Italia ma, all’estero, anche e soprattutto, in realtà di particolare disagio, spesso caratterizzate da condizioni estreme causate da guerre, carestie, epidemie”.

Il premio “Giovane talento dell’architettura 2014” è stato assegnato allo studio romano Scape per la realizzazione dell’edificio multifunzionale di rue Paul Meurice a Parigi per “la coerenza compositiva e la maturità nel controllare un progetto articolato che si caratterizza, oltre che per la rilevante funzione sociale in un contesto periferico, per il dialogo instaurato con il contesto”. Nell’ambito dello stesso premio sono state attribuite anche tre menzioni d’onore: a MAB+LAPS per l’edificio Patronage Laïque e residenze sociali a Parigi; a Lorenzo Guzzini per la Casa G, a Como; ad Andrea Morana e Luana Rao per l’intervento di riqualificazione di Largo di Porta Reale a Noto (Siracusa).

Il “Premio Sirica 2014. Start up giovani professionisti” è stato assegnato al progetto di ricerca “Paesaggi in movimento” di Maria Bruna Pisciotta, Renè Soleti e Valentina Spataro di Matera per “il fine di divulgare e di migliorare la fruizione del sistema paesaggistico, attraverso la definizione e la sistemazione dei percorsi di collegamento relativi ad un’area interna al Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine, al limite tra il Parco della Murgia Materana e quello delle Murge Tarantine”.La Giuria dei tre Premi, presieduta da Mario Cucinella, era composta da Fabrizio Barozzi, Simone Cola, Nicola Di Battista, Francesco Fresa, Paolo Malara, Domenico Podestà e Luciana Ravanel.

LIBRI

Caccia Dominioni milaneseÈ in uscito il terzo volume dalla collana “Itinerari di architettura milanese: l’architettura moderna come descrizione della città”, a cura dell’Ordine degli Architetti PPC di Milano e della sua Fondazione, dedicato all’opera milanese di Luigi Caccia Dominioni. Il libro illustra “alcuni capisaldi della sua opera con l’obiettivo di far affiorare le peculiarità di un’instancabile ricerca progettuale, mai legata a una teoria scritta o insegnata, bensì affidata alla cristallizzazione degli oggetti costruiti, in cui l’essenza di un mestiere traspare nel ‘senso della misura’ e nella ‘rispettosa esecuzione’, delineando la propria originale calligrafia compositiva”.

Alberto Gavazzi, Marco GhilottiLuigi Caccia Dominioni(a cura di Alessandro Sartori e Stefano Suriano)Solferino ed., Milano, 2014112 pp., euro 14

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PREMI / 1

Prix des femmes architectes 2014Alla sua seconda edizione, il premio francese per la “donna architetto dell’anno”, promosso e organizzato dall’Arvha, (associazione nata nel 1901 per la ricerca sulla città e l’abitare) è stato assegnato a Manuelle Gautrand. Tra le sue opere più note la Cité des Affaires di Saint-Etienne, lo Showroom C42 Citroën sugli Champs-Elysées, il Gaîté Lyrique di Parigi, il Museo d’arte moderna Lille Métropole (LaM) a Villeneuve d’Ascq e l’Immeuble Origami a Parigi.

Maggiore, Casa La Sbandata (La Maddalena, 2004) e l’Appartamento su tre livelli (Milano, 2006) viene illustrata la sua “visione colta e generosa dello spazio domestico” che “è interpretato quale luogo primario di espressione della personalità dell’individuo, che dialoga con le esigenze degli altri abitanti della casa”.Il percorso espositivo è completato da alcune opere di design realizzate (poltrona per Arflex, seduta in vetro per Fiam) e da una videointervista.

Cini Boeri. Progettando la gioia Milano, SpazioFMGfino al 6 febbraio 2015

MOSTRE IN CORSO / 1

Due mostre per De CarloLa prima, Giancarlo De Carlo. Schizzi inediti, a cura di Anna De Carlo e Giacomo Polin, è una piccola mostra che raccoglie gli schizzi inediti realizzati da Giancarlo De Carlo, architetto, urbanista e teorico italiano, nell’ultima parte della sua vita. Disegni di diverse dimensioni (dalle pagine di un block notes, ai grandi fogli da disegno) nati per una ricerca del tutto personale, come suggestioni o semplici idee, che la Triennale decide di presentare nel decennale della sua scomparsa. La seconda, Triennale Live -Episodio #2 – Piazza De Carlo – Gruppo A12, curata da Paola Nicolin, è un progetto di ricerca che invita a riflettere sui materiali degli Archivi Storici della Triennale di Milano legati all’attività dell’architetto, e a reinterpretarli attraverso installazioni, azioni performative, lezioni e conversazioni nello spazio di “Piazza De Carlo”, un ambiente di sosta e incontro creato dal Gruppo A12.

Giancarlo De Carlo Schizzi inediti e Triennale Live -Episodio #2 – Piazza De Carlo – Gruppo A12Triennale di Milanoviale Alemagna 6fino all’11 gennaio 2015

Oltre a lei, Maryam Ashford Brown è stata premiata nella categoria “opera originale” per il progetto Siège social Weleda a Basilea, mentre il premio “giovane donna architetto ” è stato assegnato a Agnès et Agnès Architecture. Infine, due menzioni speciali a Christiane Schmuckle Mollard e a Renée Gailhoustet.

MOSTRE IN CORSO / 2

La gioia di Cini Boeri Fino al 6 febbraio 2015, presso lo Spazio FMG di Milano, è in corso la prima mostra monografica dedicata all’opera della nota progettista milanese Cini Boeri. A cura di Luca Molinari, l’esposizione Progettando la gioia esplora le tappe più importanti della sua carriera e “getta uno sguardo ‘indiscreto’ sui lavori in corso”. Attraverso una selezione di progetti dedicati all’abitare come la Casa nel Bosco (Osmate, 1969), presso il lago

MOSTRE IN CORSO / 3

Vico Magistretti a Milano Architetture in Posa. Le opere di Vico Magistretti a Milano è stata prorogata fino al 14 febbraio 2015. L’esposizione, ospitata presso la Fondazione studio museo Vico Magistretti, illustra per la prima volta in questi spazi l’opera di Magistretti architetto e racconta i suoi edifici a Milano attraverso le fotografie conservate nell’archivio, con opere di autori tra cui Basilico, Sinigaglia, Monticelli, Musi.

Architetture in Posa. Le opere di Vico Magistretti a MilanoFondazione studio museo Vico MagistrettiMilano, via Conservatorio 20fino al 14 febbraio 2015

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PREMI / 2

International Highrise Award 2014Il “Bosco Verticale” dello Studio Boeri (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra), le due torri “boschive” per il Progetto Porta Nuova a Milano, ha vinto l’International Highrise Award 2014, assegnato ogni due anni al “grattacielo più bello e innovativo del mondo”.Il premio, istituito nel 2003 a Francoforte, riconosce i criteri di sostenibilità, design e qualità degli spazi interni, oltre alla capacità di integrarsi nel contesto urbano, per architetture che raggiungono almeno i 100 m di altezza completate negli ultimi due anni. Il progetto, scelto fra 800 edifici di tutto il mondo, si è conteso il primo posto con altri quattro grattacieli: il “De Rotterdam” a Rotterdam di Office for Metropolitan Architecture (OMA), l’“One Central Park” a Sydney e il “Renaissance Barcelona Fira Hotel” a Barcellona entrambi di Ateliers Jean Nouvel e lo “Sliced Porosity Block” di Chengdu, in Cina, di Steven Holl Architects.

MOSTRE IN CORSO / 4

La M1 di Albini, Helg e Noorda Una mostra dedicata alla metropolitana milanese in occasione dei 50 anni della linea Rossa allestita nello studio di Franco Albini, l’architetto che con Franca Held e Bob Noorda progettò il design delle stazioni, aggiudicandosi il Compasso d’Oro.

A cura di Giovanni Luca Minici insieme alla Fondazione Albini, l’allestimento di Marco Marzini accompagna i visitatori attraverso documenti d’archivio e tavole originali che narrano le fasi di un progetto unitario di architettura e comunicazione visiva.

2015, passando per Cesena (gennaio-febbraio 2015), Ravenna (marzo-aprile 2015), Firenze (maggio-giugno 2015) e Roma (luglio-settembre 2015).

Pier Luigi Nervi. Gli stadi per il calcio Urban Center Bologna piazza Nettuno 3fino al 9 gennaio 2015

CONCORSI

Soggiorno di ricerca a RomaIl concorso, promosso dallo Studio Roma (programma di ricerca transdisciplinare dell’Istituto Svizzero di Roma) si rivolge ad artisti delle arti visive, design, architettura, letteratura, danza, teatro, musica, ecc. e ricercatori universitari di scienze umane, sociali e naturali che desiderano affrontare un percorso di ricerca sperimentale tra discipline differenti, finalizzato a costruire nuove pratiche pedagogiche nella produzione artistica e scientifica. Il bando è aperto ai cittadini svizzeri, ai residenti in Svizzera, o a chiunque abbia comprovati legami con istituzioni culturali o scientifiche svizzere. I candidati, under 40, dovranno presentare un progetto di ricerca personale e partecipare alle attività dell’Atelier Studio Roma. La scadenza per l’invio delle domande di ammissione è il 9 febbraio 2015.

M1. La metropolitana in mostraFondazione Franco AlbiniMilano, via Telesio 13 fino a novembre 2015

MOSTRE IN CORSO / 5

Gli stadi di Pier Luigi NerviNata da un ampio progetto di ricerca, la mostra ricostruisce il percorso creativo e costruttivo dell’ingegnere italiano, illustrando i suoi progetti di stadi per il calcio in Italia e all’estero, attraverso disegni e materiali d’archivio, accompagnati da modelli costruttivi dei progetti, realizzati appositamente per l’occasione. L’esposizione, curata da Micaela Antonucci, Annalisa Trentin e Tomaso Trombetti, è la prima tappa di una mostra itinerante che proseguirà fino a settembre

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Consulta Regionale Lombardadegli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatoritel. 02 29002174www.architettilombardia.comSegreteria: [email protected]: Angelo Monti Vice Presidente: Giuseppe SgròTesoriere: M. Elisabetta RipamontiSegretario: Fabiola MolteniConsiglieri: Umberto Baratto, Laura Boriani, Valeria Bottelli, Laura Gianetti, Gian Luca Perinotto, Pietro Triolo, Francesco Valesini, Carlo Varoli

Ordine APPC di Bergamotel. 035 219705www.bg.archiworld.itPresidenza e segreteria: [email protected] Informazioni utenti: [email protected] Presidente: Franceso Valesini; Vice Presidente: Carlos Manuel Gomes de Carvalho;Segretario: Alessandra FerrariTesoriere: Arianna Foresti Consiglieri: Remo Capitanio, Marcella Datei, Giuseppe Joi Donati, Emilio Braian Giobbi, Riccardo Invernizzi, Sandra Marchesi, Alessandra Morri, Federica Nozza, Chiara Raffaini, Stefano Tacchinardi, Barbara Venturi(Termine del mandato: 12.6.2017)

Ordine APPC di Bresciatel. 030 3751883www.bs.archiworld.itPresidenza e segreteria: [email protected] utenti: [email protected]: Umberto Baratto Vice Presidente: Laura DalèSegretario: Gianfranco CamadiniTesoriere: Eugenio SaglioccaConsiglieri: Stefania Annovazzi, Stefania Buila, Serena Cominelli, Alessandro

D’Aloisio, Paola Faroni, Luisa Favalli, Fabio Maffezzoni, Roberta Orio, Alessio Rossi, Roberto Saleri, Eliana Terzoni(Termine del mandato: 28.10.2017)

Ordine APPC di Comotel. 031 269800www.ordinearchitetticomo.itInformazioni utenti: [email protected]: Michele PierpaoliVice Presidente: Elisabetta CavalleriSegretario: Lorenza CerutiTesoriere: Alessandra GuanziroliConsiglieri: Alessandro Cappelletti,Margherita Mojoli, Elisa Molteni,Angelo Monti, Entico Nava, Matteo Nava, Giacomo Pozzoli, Stefano Seneca, Alessandro Soldini, Giulia Turati, Gabriele Vaccarella(Termine del mandato: 17.2.2018)

Ordine APPC di Cremona tel. 0372 535422www.architetticr.itPresidenza e segreteria: [email protected]: Bruna GozziVice Presidente: Carlo Varoli;Segretario: Maria Luisa FiorentiniTesoriere: Laura PatriniConsiglieri: Elisabetta Cristina Bondioni, Eugenio Amedeo Campari, AntonioLanzi, Massimo Masotti, Andrea Pandini, Paola Pietramala, Silvano Sanzemi(Termine del mandato: 2.10.2017)

Ordine APPC di Leccotel. 0341 287130www.ordinearchitettilecco.itPresidenza, segreteria e informazioni: [email protected]: Maria Elisabetta RipamontiVice Presidente: Paolo RughettoSegretario: Marco PoglianiTesoriere: Vincenzo D. Spreafico;Consiglieri: Davide Bergna, Laura Colombo, Paolo Manzoni, Elio Mauri, Giorgio Melesi, Diego Toluzzo, Giulia Torregrossa(Termine del mandato: 8.10.2017)

Ordine APPC di Loditel. 0371 430643www.lo.archiworld.itPresidenza e segreteria: [email protected] utenti:

[email protected]: Laura Boriani; Vice Presidente: Alessandro CordoniSegretario: Chiara PanigattaTesoriere: Carlo TerribileConsiglieri: Simonetta Fanfani, Emanuele Grecchi, Paola Mori, Anna Patrizia Legnani, Giuseppe Rossi(Termine del mandato: 25.9.2017)

Ordine APPC di Mantovatel. 0376 328087www.mn.archiworld.itPresidenza e segreteria: [email protected] utenti: [email protected]: Alessandro Valenti; Vice Presidenti: Cristiano Guernieri, Pietro Triolo; Segretario: Alessandra Fortunati;Tesoriere: Mariangela Gavioli; Consiglieri: Francesco Cappa, Andrea Cattalani, Federico Fedel, Gianni Girelli, Vittorio Longheu, Martina Mazzali(Termine del mandato: 5.9.2017)

Ordine APPC di Milanotel. 02 625341www.ordinearchitetti.mi.itPresidenza: [email protected] utenti: [email protected]: Valeria BottelliVice Presidenti: Franco RaggiSegretario: Paolo BrambillaTesoriere: Marcello RossiConsiglieri: Marco Francesco Bianchi,Antonio Borghi, Cecilia Bolognesi,Paolo Mazzoleni, Alessandra Messori,Vittorio Pizzigoni, Vito Mauro Redaelli,Clara Rognoni, Francesca Simonetti, Alessandro Trivelli, Stefano Tropea(Termine del mandato: 20.11.2017)

Ordine APPC di Monza e della Brianzatel. 039 2307447www.ordinearchitetti.mb.itSegreteria: [email protected]: Fabiola Molteni; Vice Presidenti: Carlo MarianiSegretario: Enrica LavezzariTesoriere: Giuseppe CaprottiConsiglieri: Maria Grazie Angiolini, Marco Ballarè, Chiara Lorenza Colzani,

Luca Elli, Emanuele Gatti, Andrea Meregalli, Maura Monti, Vania Mottinelli, Fabio Sironi, Corrado Spinelli, Mariarosa Vergani(Termine del mandato: 23.12.2017)

Ordine APPC di Paviatel. 0382 27287www.ordinearchitettipavia.itPresidenza e segreteria: [email protected] utenti: [email protected]: Aldo Lorini; Segretario: Paolo Marchesi;Tesoriere: Maura Lenti; Consiglieri: Roberto Fusari, Luca Pagani, Gian Luca Perinotto, Paolo Polloni, Loretta Rizzotti, Giorgio Tognon, Alessandro Trevisan, Andrea Vaccari (Termine del mandato: 2.9.2017)

Ordine APPC di Sondriotel. 0342 514864www.so.archiworld.itPresidenza e segreteria: [email protected] utenti: [email protected]: Giovanni VanoiSegretario: Claudio BotacchiTesoriere: Andrea ForniConsiglieri: Marco Del Nero,Mauro Marantelli, Carlo Murgolo, Giulia Pedrotti, Nicola Stefanelli, Giulia Maria Vitali(Termine del mandato: 23.9.2017)

Ordine APPC di Varesetel. 0332 812601www.ordinearchitettivarese.itPresidenza: [email protected]: [email protected]: Laura Gianetti; Vice Presidente: Giuseppe Speroni, Emanuele BrazzelliSegretario: Matteo SacchettiTesoriere: Maria Chiara BianchiConsiglieri: Giorgio Maria Baroni, Luca Bertagnon, Alberto D’Elia, Mattia Frasson, Ilaria Gorla, Carla Giulia Moretti, Dario Pesca, Franco Segre, Maria Cristina Tomasini, Stefano Veronesi(Termine del mandato: 1.10.2017)

La rivista AL, fondata nel 1970, raggiunge ogni tre mesi i 27.635 architetti iscritti ai 12 Ordini degli Architetti PPC della Lombardia: 2.353 iscritti dell’Ordine di Bergamo; 2.356 iscritti dell’Ordine di Brescia; 1.720 iscritti dell’Ordine di Como; 706 iscritti dell’Ordine di Cremona; 955 iscritti dell’Ordine di Lecco; 403 iscritti dell’Ordine di Lodi; 713 iscritti dell’Ordine di Mantova; 12.080 iscritti dell’Ordine di Milano; 2.534 iscritti dell’Ordine di Monza e della Brianza; 876 iscritti dell’Ordine di Pavia; 372 iscritti dell’Ordine di Sondrio; 2.306 iscritti dell’Ordine di Varese.

Ricevono, inoltre, la rivista: 90 Ordini degli Architetti PPC d’Italia; 1.555 Amministrazioni comunali lombarde; Assessorati al Territorio delle Province lombarde e Uffici tecnici della Regione Lombardia; Federazioni degli architetti e Ordini degli ingegneri; Biblioteche e librerie specializzate; Quotidiani nazionali e Redazioni di riviste degli Ordini degli Architetti PPC nazionali; Università; Istituzioni museali; Riviste di architettura ed Editori.

TRIMESTRALE DI INFORMAZIONEDeGLi ArCHiTeTTi piAnifiCAToripAesAGGisTi e ConserVATori LoMBArDi

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