Aiuta Che Tu t'Aiuti (24 giugno 2015)

1
AIUTA CHE TU T'AIUTI Volevo continuare il discorso intrapreso nel precedente articolo “Futuriamo?”. Si dice spesso di ritornare alle origini, all'Uno, ecc... Penso che si possa anche dare qualche altra prospettiva in quanto, dopo aver raggiunto un certo livello (non duale) di consapevolezza , si dovrebbe in qualche modo risolvere o far chiarezza sul proprio passato o presunto tale. In pratica intendo: - terminare lavori (di qualsiasi genere) lasciati in sospeso nel dimenticatoio; - tentare di risolvere situazioni “passate”; - risolvere conflitti ed incomprensioni con persone con cui abbiamo litigato e che per tale motivo si è creata una barriera che magari dura da anni; Questi sono semplicemente tre punti in cui ognuno potrebbe trovarsi a vivere o rivivere. Se invece una persona (ben per lui/lei) non si ritrova in una di queste situazioni, beh... il discorso cade! :-) Un altro passo forse collegato è quello di chiedersi: ma io, nel concreto, cosa ho realmente fatto per me stesso e per gli altri? E qui stiliamo una lista, supponendo che ci sia, con carta e penna (o computer per i tecnologici). Dopodiché chiedersi perché l'abbiamo fatto. La risposta dovrebbe aderire al fatto che si aiuta l'altro per aiutare se stessi. Aiutare qualcuno, indifferentemente se si aiuta ad attraversare la strada un anziano o se si bada da 20 anni ad una persona in difficoltà, ecc... lo faccio volentieri? Mi fa star bene? Sono stufo? Eccetera. Io penso che aiutare qualcuno da tanti anni senza risultati, sia frustrante oltre che rivelarsi una grandissima perdita di tempo ed energia. Oggi come oggi sembra che la società si stia trasformando in un “volontariato” e “baratto”, dove la sicurezza e le certezze (?!?!?) sembrano scomparire definitivamente. Ho compreso, forse sbaglio eh, che aiutare serva solo da “tappabuchi” di una vita non pienamente vissuta. Come ho detto poco fa, si aiuta per aiutare se stessi ma per interesse... non che sia sbagliato eh, se è un aiuto disinteressato potrebbe andar benissimo, ma se invece si aiuta per motivi economici il discorso cambia perché in tal caso si creano antipatici fastidi sottili, soprattutto nell'invisibile! In sostanza credo che si debba aiutare l'altro in giusta misura, strettamente legato al tempo che ci dedichiamo. Mi piace molto il detto del pescatore che più o meno dice così: “non pescare per il tuo amico il pesce, ma dagli la canna e insegnagli a pescare” (detto da un circa- vegetariano è un po' strano ma lo faccio per rendere l'idea! Eheh!). Questa mi sembra la strada più consona per entrambe le parti, ovviamente ci sono casi e casi poiché tutti siamo diversi, nonostante non esista separazione tra osservato e osservatore. E' un pochino come il discorso del medico che ho fatto nello scorso articolo, e cioè che se un dottore veramente curasse i suoi pazienti non avrebbe più la fila nel suo ambulatorio. E se si diventasse come questo dottore “disoccupato”? Andremmo nel panico o penseremo ad altro ? Lascio al lettore proseguire................................. con Coscienza :) Grazie dell'attenzione, buon tutto !!! :-P 24 giugno 2015

description

Volevo continuare il discorso intrapreso nel precedente articolo “Futuriamo?”. Si dice spesso di ritornare alle origini, all'Uno, ecc... Penso che si possa anche dare qualche altra prospettiva in quanto, dopo aver raggiunto un certo livello (non duale) di consapevolezza ............................................................

Transcript of Aiuta Che Tu t'Aiuti (24 giugno 2015)

  • AIUTA CHE TU T'AIUTIVolevo continuare il discorso intrapreso nel precedente articolo Futuriamo?. Si dice spesso diritornare alle origini, all'Uno, ecc... Penso che si possa anche dare qualche altra prospettiva inquanto, dopo aver raggiunto un certo livello (non duale) di consapevolezza, si dovrebbe in qualchemodo risolvere o far chiarezza sul proprio passato o presunto tale.

    In pratica intendo:

    - terminare lavori (di qualsiasi genere) lasciati in sospeso nel dimenticatoio;- tentare di risolvere situazioni passate;- risolvere conflitti ed incomprensioni con persone con cui abbiamo litigato e che per tale motivo si creata una barriera che magari dura da anni;

    Questi sono semplicemente tre punti in cui ognuno potrebbe trovarsi a vivere o rivivere. Se inveceuna persona (ben per lui/lei) non si ritrova in una di queste situazioni, beh... il discorso cade! :-)

    Un altro passo forse collegato quello di chiedersi:ma io, nel concreto, cosa ho realmente fatto per me stesso e per gli altri?

    E qui stiliamo una lista, supponendo che ci sia, con carta e penna (o computer per i tecnologici).

    Dopodich chiedersi perch l'abbiamo fatto. La risposta dovrebbe aderire al fatto che si aiuta l'altroper aiutare se stessi. Aiutare qualcuno, indifferentemente se si aiuta ad attraversare la strada unanziano o se si bada da 20 anni ad una persona in difficolt, ecc... lo faccio volentieri? Mi fa starbene? Sono stufo? Eccetera. Io penso che aiutare qualcuno da tanti anni senza risultati, sia frustranteoltre che rivelarsi una grandissima perdita di tempo ed energia. Oggi come oggi sembra che lasociet si stia trasformando in un volontariato e baratto, dove la sicurezza e le certezze (?!?!?)sembrano scomparire definitivamente.Ho compreso, forse sbaglio eh, che aiutare serva solo da tappabuchi di una vita non pienamentevissuta. Come ho detto poco fa, si aiuta per aiutare se stessi ma per interesse... non che sia sbagliatoeh, se un aiuto disinteressato potrebbe andar benissimo, ma se invece si aiuta per motivieconomici il discorso cambia perch in tal caso si creano antipatici fastidi sottili, soprattuttonell'invisibile!In sostanza credo che si debba aiutare l'altro in giusta misura, strettamente legato al tempo che cidedichiamo. Mi piace molto il detto del pescatore che pi o meno dice cos:non pescare per il tuo amico il pesce, ma dagli la canna e insegnagli a pescare (detto da un circa-vegetariano un po' strano ma lo faccio per rendere l'idea! Eheh!). Questa mi sembra la strada piconsona per entrambe le parti, ovviamente ci sono casi e casi poich tutti siamo diversi, nonostantenon esista separazione tra osservato e osservatore.E' un pochino come il discorso del medico che ho fatto nello scorso articolo, e cio che se undottore veramente curasse i suoi pazienti non avrebbe pi la fila nel suo ambulatorio.E se si diventasse come questo dottore disoccupato?Andremmo nel panico o penseremo ad altro?Lascio al lettore proseguire................................. con Coscienza :)

    Grazie dell'attenzione, buon tutto !!! :-P

    24 giugno 2015