AIEJI – ANEP Internazionali/Refugee... · Questionario internazionale AIEJI – ANEP bambini...

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Associazione Nazionale Educatori Professionali Sede Nazionale Via S. Isaia, 90 - 40123 Bologna - Fax 1782215640 Sezioni Regionali ANEP: Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Liguria, Marche, Piemonte e Valle D'Aosta, Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino Alto Adige, Veneto. www.anep.it Anep è associata a Relazioni Internazionali Questionario internazionale AIEJI – ANEP bambini rifugiati i bambini, accompagnati o non accompagnati, e senza asilo concesso dallo Stato Chiediamo gentilmente di inviare il questionario compilata [email protected] entro e non oltre il 20 agosto 2013. ___________________________________________________________________________________________________________ Associazione Nazionale Educatori professionali C.F. 04147380374 Partita I.V.A. 02988091209

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Sezioni Regionali ANEP: Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Liguria, Marche, Piemonte e Valle D'Aosta, Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino Alto Adige, Veneto.

www.anep.itAnep è associata a Relazioni Internazionali

Questionario internazionale

AIEJI – ANEP

bambini rifugiati i bambini, accompagnati o non

accompagnati, e senza asilo concesso dallo Stato

Chiediamo gentilmente di inviare il questionario compilata [email protected] entro e non oltre il 20 agosto 2013.

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Nel questionario sono definiti come bambini rifugiati i bambini, accompagnati o non accompagnati, e senza asilo concesso dallo Stato.

Chi e’ un rifugiato Il rifugiato è una persona in pericolo, costretta a fuggire dal proprio Paese per un fondato timore di persecuzione a causa della sua razza, religione, nazionalità, per il gruppo sociale al quale appartiene, per le sue opinioni politiche, secondo la definizione contenuta nella Convenzione di Ginevra del 1951. (Sono 147 gli Stati aderenti alla Convenzione di Ginevra del 1951 o al Protocollo del 1967 o ad entrambe). Il rifugiato non sceglie di spostarsi alla ricerca di migliori opportunità di vita, ma è costretto ad abbandonare la sua casa e a trovare protezione fuori dal proprio Paese. I Rifugiati in Italia L'Italia, con 58mila rifugiati, presenta cifre contenute rispetto ad altri paesi dell'Unione Europea, in termini sia assoluti che relativi In Francia, Paesi Bassi e Regno Unito i rifugiati sono tra i 3 e i 4 ogni 1.000 abitanti, in Germania oltre 7 (con 571.700 rifugiati), in Svezia oltre 9, mentre in Italia meno di 1 ogni 1.000 abitanti. (dati UNHCR) Inoltre, in Italia il diritto di asilo è garantito dall’art.10 comma 3 della Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”

CIR - CONSIGLIO ITALIANO PER I RIFUGIATI onlus

Immigrati, l'agenzia Adnkronos dice no alla parola 'clandestino'6 aprile 2013- Riportiamo lancio dell’agenzia Adnkronos: “Raccogliendo la sollecitazione di Carta di Roma e la storica battaglia condotta dalla presidente Laura Boldrini, l'agenzia annuncia che i suoi lanci non conterranno più la parola 'clandestino' riferita alle persone immigrate. Il direttore Marra: ''L'uso di un linguaggio corretto è sempre importante e ancora di più quando si tratta di fenomeni come l'immigrazione, su cui è facile alimentare paura, xenofobia e razzismo''Faranno eccezione solo le eventuali dichiarazioni contenute in comunicati stampa e riportate tra virgolette. Anche nella trascrizione delle interviste e delle dichiarazioni raccolte, la parola 'clandestino' sarà evitata, a meno che essa non sia ritenuta indispensabile-opportuna per chiarire il pensiero dell'intervistato o per riprodurre fedelmente il linguaggio dello stesso.Al posto di 'clandestino' saranno usati di volta in volta i termini più adeguati al contesto delle singole notizie, come irregolare, migrante, immigrato, rifugiato, richiedente asilo, persona, cittadino, lavoratore, giovane, donna, uomo, secondo quanto indicato dal glossario e dalle Linee guida della Carta di Roma stessa.L'annuncio viene dato dal direttore dell'agenzia di stampa, Giuseppe Pasquale Marra, che dichiara: ''L'uso di un linguaggio corretto è sempre importante per un'agenzia di stampa, ma lo è ancora di più quando si tratta di fenomeni, come l'immigrazione su cui è facile alimentare paura, xenofobia e razzismo. Ogni giornalista in questo dovrebbe fare la propria parte''. Tratto dal sito IGN-portale dell’ADNKronos

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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Immigrati-lagenzia-Adnkronos-dice-no-alla-parola-clandestino_3256316445.html L’Italia è situata alla frontiera meridionale dell’Unione Europea (UE) ed ogni anno decine di migliaia di rifugiati e migranti arrivano in questo Paese, ma non sempre vi restano. Su una popolazione di circa 60 milioni di abitanti, si stima che i cittadini di stati terzi siano tra i 4 e i 5 milioni. Paese di emigrazione fino agli anni 60, l’Italia oggi è diventato un paese di destinazione sia per rifugiati che per migranti economici. Nel 1954 l’Italia ha ratificato la Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati e, nel 1972, il relativo Protocollo addizionale. Da allora, il Paese ha sviluppato un proprio sistema di asilo ed ha partecipato alle iniziative dell’UE mirate ad armonizzare le politiche in materia di asilo e migrazione, nonché a stabilire un sistema di asilo comune.

COMMISSARIO UE MALMSTROM: SVOLTA PER UN SISTEMA EUROPEO COMUNE DI ASILO

14 aprile 2013- "Abbiamo percorso una strada difficile per arrivare qui", ha detto Cecilia Malmström, commissario UE per gli affari interni. Lo scorso 27 marzo i rappresentanti degli Stati membri dell'UE hanno approvato due parti vitali del sistema europeo comune di asilo. "I negoziati non sono stati sempre facili e sono durati parecchi anni, ma sono fiduciosa che l'adozione formale di tutto il pacchetto asilo sarà presto possibile", ha detto Malmström.

Dopo i negoziati tra il Consiglio, il Parlamento europeo e la Commissione, il Comitato dei Rappresentanti Permanenti dell'Unione europea (Coreper) ha approvato i testi sulla Direttiva sulle procedure di asilo riveduta e sul regolamento Eurodac,. Entrambe queste misure sono ora soggette all'approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio."Il sistema europeo comune di asilo è stata la mia priorità sin dall'inizio del mio mandato e sono stata coinvolta nei negoziati sin dal primo giorno”. L’adozione di un sistema “sarà un risultato storico, qualcosa a cui gli Stati membri dell'Unione europea e il Parlamento aspirano dal 1999”.

1) Quanti bambini profughi ci sono nel vostro paese (circa) - se possibile, un numero per entrambi accompagnati o non accompagnati?

Dal 1 gennaio 2013 ad oggi, sono sbarcati sulle coste italiane 7.260 immigrati. Più del doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. 1.866 solo negli ultimi 6 giorni, di cui la stragrande maggioranza (1.166) a Lampedusa, benché l’isola sia ancora dichiarata dalle autorità porto non sicuro. Qui la presenza dei minori stranieri ha toccato quota 1.140, 985 dei quali non accompagnati. Sono alcuni dei dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza diffusi da Save the Children che, nell’ambito del progetto Praesidium del Ministero dell’Interno e insieme a UNHCR, OIM e Croce Rossa, è stabilmente presente a Lampedusa, sulle coste siciliane, pugliesi e calabresi, per assistere i piccoli migranti fin dal momento dello sbarco.Sui minori stranieri non accompagnati le politiche migratorie europee continuano a procedere alla cieca. Senza venirne a capo. Soprattutto nel caso dei richiedenti asilo per i quali è fondamentale raggiungere una ragionevole certezza sulle loro reali identità. Chi sono, da dove e perchè vengono, quale è la loro età, etc. Esemplare a riguardo il caso dei minori che sbarcano non accompagnati in Inghilterra. Secondo il rapporto Buon compleanno? Dispute sull’età dei bambini nel sistema immigrazione, infatti, sono in centinaia coloro la cui richiesta d’asilo viene respinta perchè considerata infondata dagli operatori sociali. Che non credono alle loro storie. Il Coram Children’s Legal Centre, ad esempio, fa una dettagliata denuncia dei numerosi casi di minori

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registrati come maggiorenni. Con il risultato non solo di negare loro il diritto alla casa e allo studio, ma spesso e volentieri, in attesa del provvedimento di espulsione, di obbligarli nei centri di detenzione per adulti. Al fondo di queste decisioni ci sono fondamentalmente due ragioni:1) Classificare gli under 18 come maggiorenni consente al governo di risparmiare risorse finanziare (che altrimenti sarebbe tenuto a spendere per il loro sostentamento) e dare mano libera all’Home Office per le procedure di espulsione dal paese.2) Il pugno di ferro contro gli immigrati paga elettoralmente.1/3 dei rifugiati che arrivano in Italia ha personalmente subito esperienze di tortura. Un fenomeno grave ma di cui si parla ancora troppo poco. Tra l’altro, il nostro Paese non può ancora dirsi completamente libero da questo tipo di violazione dei diritti umani. In quanto non ha introdotto la tortura come un reato specifico nel suo codice penale, nonostante l’obbligo direttamente derivante dalle Convezioni internazionali, e sono tanti i fatti di cronaca che hanno raccontato drammatiche violenze esercitate volontariamente da uomini su altri uomini. E’ quanto fa sapere il CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati) che, in occasione della Giornata Internazionale a Sostegno delle Vittime di Tortura, torna a “denunciare la tortura comunque e ovunque, non solo come pratica diffusa in paesi lontani ma anche come fenomeno presente qui e ora, nei Centri di Identificazione ed Espulsione e nelle nostre carceri”.

IV Rapporto Anci -Cittalia

Lo studio fotografa la situazione la situazione dei minori stranieri non accompagnati sia sul fronte della protezione sociale che su quello della presa in carico da parte dei comuni, oltre che per la futura integrazione di questa particolare categoria di migranti nei contesti sociali ed economici delle città italiane.

Il IV Rapporto Anci -Cittalia rileva nell’ultimo anno un forte aumento nella presenza di minori stranieri non accompagnati, con un totale di circa 7750 minori censiti al 31 dicembre 2011 dal Comitato minori stranieri (rispetto ai 5879 presi in carico nel 2009 ed ai 4588 nel 2010). In totale sono 845 i comuni italiani che nel corso del 2010 hanno accolto minori stranieri non accompagnati con forte prevalenza nelle città con oltre centomila abitanti, che vedono aumentare il trend degli accolti (67,8 per cento del totale). Diminuiscono invece i minori accolti nei centri di medie dimensioni (passano dal 37,5 per cento al 25,6 nei comuni dai 15mila ai 100mila abitanti) mentre aumentano i minori stranieri non accompagnati presi in carico nei comuni con meno di 15mila abitanti.Lazio (19 per cento), Puglia (14 per cento), Emilia Romagna (13 per cento) e Lombardia (11 per cento) sono le regioni i cui comuni fanno registrare nel 2010 il più alto numero di minori presi in carico. I minori stranieri presenti in Italia nel 2010 provengono invece soprattutto da Afghanistan (16,8 per cento), Bangladesh (11 per cento), Albania (10 per cento), Egitto, Marocco e Kosovo: un dato destinato a modificarsi con i rilevamenti per il 2011, che evidenziano un aumento di arrivi dai paesi del Nordafrica.Il fenomeno riguarda soprattutto minori maschi (il 91,4 per cento, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2008), la maggior parte appena sotto la soglia della maggiore età (il 55 per cento ha 17 anni, quattro punti in più per questa fascia d’età rispetto al 2008). Tra le principali evidenze dell’indagine Anci-Cittalia figura anche il miglioramento della capacità di assicurare effettiva protezione ai minori accolti da parte dei comuni, con un aumento dal 42 per cento del 2008 al 74 per cento del 2010 del totale dei minori che dispongono di permesso di soggiorno tra quelli accolti in seconda accoglienza e dal 36 per cento (2008) al 65 per cento (2010) dei minori ai quali è stata attribuita la tutela. Decisivo per il

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raggiungimento di questo miglioramento degli standard il ruolo del Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati, finanziato dal Ministero del lavoro e realizzato dall’Anci, attivo dal 2008 su una rete di 32 comuni che ha accolto più di 2750 minori per un totale di più di 160mila giornate di accoglienza fruite in comunità o in famiglia. (com/gp)

UNHCR: IL NUMERO DI RIFUGIATI E SFOLLATI NEL MONDO AI LIVELLI PIU' ALTI DA 18 ANNI. In Italia domande di asilo dimezzate nel 201219 giugno 2013- Nel 2012 il numero di rifugiati e sfollati interni ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 18 anni. È quanto emerge dall'ultimo rapporto annuale Global Trends - sulle tendenze a livello globale in materia di spostamenti forzati di popolazione - pubblicato oggi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Il nuovo rapporto Global Trends può essere scaricato al seguente link http://www.unhcr.org/globaltrendsjune2013/

Lo studio prende in esame le migrazioni forzate avvenute durante il 2012 basandosi su dati prodotti da governi, organizzazioni non governative partner e dalla stessa Agenzia ONU. Mentre alla fine del 2011 – si legge nel rapporto – le persone coinvolte in tali situazioni nel mondo erano 42,5 milioni, un anno dopo erano ben 45,1 milioni. Di queste 15,4 milioni erano i rifugiati, 937mila i richiedenti asilo e 28,8 milioni gli sfollati, persone cioè costrette ad abbandonare le proprie abitazioni ma che sono rimaste all'interno del proprio paese.

Le guerre restano la principale causa alla base della fuga. Il 55% di tutti i rifugiati presi in esame dal rapporto proviene infatti da appena 5 paesi colpiti da conflitti: Afghanistan, Somalia, Iraq, Siria e Sudan. Importanti nuovi flussi si registrano anche in uscita da Mali, Repubblica Democratica del Congo e dallo stesso Sudan verso Sud Sudan ed Etiopia.

“Sono numeri allarmanti” ha affermato l'Alto Commissario ONU per i Rifugiati António Guterres. “Indicano non solo una sofferenza individuale su vasta scala, ma anche le difficoltà della comunità internazionale nel prevenire i conflitti e nel promuovere soluzioni tempestive per una loro ricomposizione”.

Le tendenze che emergono dal rapporto sono preoccupanti sotto diversi aspetti; uno di questi è la rapidità con la quale le persone sono costrette a spostamenti forzati. Durante il 2012, 7,6 milioni di persone sono state costrette alla fuga, delle quali 1,1 milioni hanno cercato rifugio all'estero e 6,5 milioni sono rimaste sfollate all'interno del proprio paese. Ciò consente di affermare che ogni 4,1 secondi una persona nel mondo diventa rifugiato o sfollato.

Emerge poi come il gap tra i paesi più ricchi e quelli più poveri si faccia più ampio quando si tratta di accogliere rifugiati. La metà dei 10,5 milioni di rifugiati che rientrano nel mandato dell'UNHCR (altri 4,9 milioni sono rifugiati palestinesi che ricadono invece nella competenza dell'UNRWA, l'Agenzia ONU che si occupa specificamente di tale popolazione) trova infatti accoglienza in paesi che hanno un reddito pro capite annuo inferiore a 5mila dollari USA. Complessivamente i paesi in via di sviluppo ospitano l'81% dei rifugiati di tutto il mondo, un netto aumento rispetto al 70% di un decennio fa.

I minori – bambini e adolescenti con meno di 18 anni – costituiscono il 46% di tutti i rifugiati. Lo scorso anno poi la cifra record di 21.300 domande d'asilo è stata presentata da minori non accompagnati o separati dai loro genitori, si tratta del numero più alto mai registrato dall'UNHCR. ___________________________________________________________________________________________________________Associazione Nazionale Educatori professionali C.F. 04147380374 Partita I.V.A. 02988091209

La cifra complessiva relativa alle persone vittime di migrazioni forzate è calcolata sommando il numero di nuove persone in fuga alle situazioni esistenti non risolte e sottraendo il numero di persone che hanno potuto trovare una soluzione permanente, come ad esempio le persone che rientrano nelle proprie case o coloro cui viene consentito di stabilirsi permanentemente fuori del proprio paese d'origine attraverso il riconoscimento della cittadinanza o altre soluzioni. L'UNHCR è impegnato ad aiutare coloro che sono stati costretti alla fuga, sia fornendo loro assistenza materiale immediata e sia perseguendo soluzioni durevoli alla loro condizione. Il 2012 d'altra parte ha segnato la fine della condizione di rifugiato e sfollato per rispettivamente 526mila e 2,1 milioni di persone . Tra coloro per i quali sono state individuate soluzioni, 74.800 sono le persone che l'UNHCR ha identificato per i programmi di reinsediamento in paesi terzi.

Nel 2012 – si legge ancora nel rapporto - il cambiamento rispetto all'anno precedente nella graduatoria dei paesi che accolgono il più alto numero di rifugiati è stato invece lieve: il Pakistan si è confermato al primo posto con 1,6 milioni, seguito da Iran (868.200) e Germania (589.700).

L'Afghanistan si è confermato in testa alla classifica dei paesi d'origine del maggior numero di rifugiati, un triste primato che detiene da ben 32 anni: in media nel mondo un rifugiato su 4 è afghano e il 95% di loro si trova in Pakistan o in Iran. La Somalia – teatro di un altro conflitto di lunga data – è stato nel 2012 il secondo paese per numero di persone fuggite, sebbene il ritmo del flusso sia rallentato. I rifugiati iracheni erano il terzo gruppo nazionale (746.700), seguiti dai siriani (471.400).

Per ciò che riguarda gli sfollati interni, la cifra di 28,8 milioni alla fine del 2012 è la più alta da oltre vent'anni a questa parte. L'UNHCR assiste 17,7 milioni di loro, poiché l'assistenza dell'Agenzia agli sfollati non avviene in maniera automatica ma solo su richiesta dei governi interessati. Significativi nuovi flussi di sfollati interni sono stati registrati nella Repubblica Democratica del Congo e Siria.

In Italia nel 2012 sono state presentante 17,352 domande d’asilo, circa la metà dell’anno precedente. Questo calo significativo, determinato prevalentemente dalla fine della fase più drammatica delle violenze in Nord Africa, riporta il numero di domande in media con il dato degli ultimi dieci anni. I rifugiati in Italia alla fine del 2012 erano 64.779, questa cifra colloca l’Italia al 6° posto tra i Paesi europei, dopo Germania (589,737), Francia (217,865), Regno Unito (149,765), Svezia (92,872), e Olanda (74,598).

Il rapporto Global Trends dell’UNHCR è il principale rapporto statistico sullo stato delle migrazioni forzate nel mondo. Dati aggiuntivi vengono pubblicati nel nostro Annuario Statistico e nel rapporto L’Asilo nei Paesi Industrializzati. Tratto da www.unhcr.it

http://www.unhcr.it/news/dir/18/view/1517/il-numero-di-rifugiati-e-sfollati-nel-mondo-ai-livelli-piu-alti-da-18-anni-in-italia-domande-di-asilo-dimezzate-nel-2012-151700.htmlSTATISTICHE ASILO 2012: CIR ITALIA POCO ATTRATTIVA

21 marzo 2013- Leggendo il rapporto "Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries 2012", pubblicato oggi dall'UNHCR e riferito ai paesi più industrializzati del mondo, si impongono varie considerazioni. In Italia è vero che il numero delle domande d'asilo nel 2012 (15.700) è più che dimezzato rispetto al 2011 (circa 37mila). ___________________________________________________________________________________________________________Associazione Nazionale Educatori professionali C.F. 04147380374 Partita I.V.A. 02988091209

Ma è anche vero che nel 2011 il numero era balzato in avanti solo per il fatto che tutti i profughi provenienti dalla Libia, ma di origine di molti Paesi diversi dell'Africa Sub-sahariana, erano stati "indotti" a fare la richiesta d'asilo. Se, come auspicato dal CIR, avessero da subito ottenuto, comegruppo, la protezione temporanea o umanitaria, e non con un ritardo di 20 mesi, non sarebbero mai entrati nelle statistiche d'asilo. Deve essere considerato che il numero di quasi 16mila richiedenti asilo nel 2012 è comunque un numero maggiore rispetto ai 10 anni precedenti, con l'unica eccezione del 2008 (31.000 richieste d'asilo). In quell'anno il numero è stato più elevato anche a causa delle decisioni politiche di Gheddafi - di fare pressione sull'Italia e sull'Europa attraverso la propria partecipazione al contrabbando di persone. Non vogliamo neanche parlare degli anni 1990 – 98 quando le domande d'asilo erano circa 3mila all'anno, perché la maggior parte dei gruppi di profughi e sfollati che arrivavano in Italia - gli albanesi prima, bosniaci e serbi poi - avevano altre modalità di protezione e non dovevano, e spesso neanche potevano, fare richiesta d'asilo. Dal 2003 in poi il numero delle richieste d'asilo si è attestato intorno alle 10mila unità, o poco più, annue.In tutti questi anni le richieste d'asilo in Italia erano ben inferiori a quelle di altri paesi europei, come anche queste ultime statistiche confermano. Non erano e non sono ancora paragonabili a Francia (nel 2012 con 54.900 domanda d'asilo), Germania (64.500), Gran Bretagna (27.400) e perfino a Paesi come Svezia (43.900) e Svizzera (25.900). Nonostante la posizione geografica e geopolitica, evidentemente l'Italia non viene considerata dalla stragrande maggioranza dei richiedenti asilo in Europa il loro Paese di destinazione. I veri motivi sono da individuare nella scarsità quantitativa e qualitativa di accoglienza e le magre prospettive di integrazione. "A volte giornalisti e interlocutori dall'estero ci chiedono se sia una politica voluta per disincentivare gli arrivi dei rifugiati. Non sappiamo a questo dare risposte semplici, purtroppo." dichiara Christopher Hein Direttore del CIR. Un altro elemento significativo del rapporto UNHCR è quello che riguarda i richiedenti asilo siriani, che si collocano dopo gli afgani come secondo gruppo più numeroso nei paesi analizzato. Questo dato si traduce, però, in Europa in pochi Paesi in cui i siriani presentano domanda d'asilo: Svezia, quasi 8mila arrivi, Germania, 6mila, Gran Bretagna, 1.300, Svizzera 1.100. Sono però numeri certamente modesti rispetto al più di un milione di rifugiati siriani accolti dai Paesi limitrofi, Giordania, Siria, Libano, Turchia e Iraq. "Appare comunque fisiologico che i numeri in Europa aumentino, è una questione di tempo: sempre più richiedenti asilo arriveranno in Europa, e purtroppo, temiamo in maniera irregolare. Sono pochissimi quelli che potranno entrare in modo regolare, attraverso programmi nazionali di "re insediamento". Appare che l'idea dell'AltoCommissario delle Nazioni Unite Antonio Guterres di lanciare eventualmente un appello per il re-insediamento di 50mila profughi siriani in Libano non abbia trovato alcuna sponda in Europa. Ed è la ragione per cui tale appello non è stato formalizzato. Siamo convinti che studiare modalità di ingresso protetto in Europa sia di fondamentale importanza per alleviare una pressione davveroinsostenibili per i profughi siriani e i Paesi limitrofi" conclude Hein. - Comunicato Stampa UNHCR - Rapporto UNHCR "Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries 2012" COMUNICATO STAMPA UNHCR

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RAPPORTO UNHCR: ANCHE IL CONFLITTO IN SIRIA ALLA BASE DELL'AUMENTO DELLE DOMANDE D'ASILO NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI 21 marzo 2013

Nuovi e vecchi conflitti - tra i quali quelli in Siria, Afghanistan, Iraq e Somalia - hanno contribuito all'aumento dell'8% nel numero di domande d'asilo presentate nei paesi industrializzati durante il 2012, con l'incremento più deciso registrato tra le domande d'asilo inoltrate da cittadini siriani. Sono state complessivamente 479.300 le richieste d'asilo registrate nei 44 paesi presi in esame dal rapporto Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries 2012 (Livelli e tendenze dell'asilo nei paesi industrializzati 2012) pubblicato oggi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Si tratta del totale annuale più elevato dal 2003, una cifra che conferma la tendenza in aumento riscontrata in tutti gli anni tranne uno dal 2006 a oggi. “Le guerre costringono sempre più persone a cercare asilo” ha affermato l'Alto Commissario per i Rifugiati António Guterres. “Ciò rende quanto mai necessario sostenere il sistema internazionale d'asilo. In periodo di conflitto esorto i paesi a mantenere aperte le frontiere a chi fugge per mettere in salvo la propria vita”. A livello regionale, nel 2012, è stata l'Europa a ricevere il maggior numero di domande d'asilo: 355.500 in 38 paesi rispetto alle 327.600 dell'anno precedente. Tra i singoli paesi la Germania ha fatto registrare il più alto numero di richieste (64.500, il 41% in più rispetto al 2011), seguita da Francia (54.900 domande, +5%) e Svezia (43.900 domande, +48%). Un aumento del 33% in Svizzera (25.900 le richieste inoltrate) ha collocato il paese quasi al livello del Regno Unito (27.400 domande, +6%).

In Italia, il numero di domande di asilo (15.700) è più che dimezzato rispetto all’anno precedente anche a causa del ridotto numero di arrivi via mare. Il dato italiano contribuisce ad abassare il numero di domande di asilo in Europa meridionale del 27% (48.600 domande). Si tratta del secondo valore più basso negli ultimi 6 anni. Nel complesso, comunque, il paese che ha ricevuto il maggior numero di domande d'asilo sono stati gli Stati Uniti con 83.400 (7.400 in più rispetto all'anno precedente), presentate per la maggior parte da cittadini di Cina (24%), Messico (17%) ed El Salvador (7%). Anche in Asia nord-orientale e Australia si sono avuti incrementi, ma complessivamente si tratta di cifre più contenute. Giappone e Repubblica di Corea nel 2012 hanno registrato 3.700 domande d'asilo, un aumento del 28% rispetto al 2011. Il numero di persone che ha chiesto asilo in Australia è salito del 37% con un totale di 15.800 domande registrate nel 2012. Varia in maniera significativa l'andamento degli incrementi negli ultimi 5 anni tra i diversi paesi presi in esame dallo studio. In rapporto alla popolazione, Malta, Svezia e Liechtenstein sono stati i paesi con il maggior numero di richiedenti asilo (rispettivamente 21,7 ogni 1.000 abitanti, 16,4 e 16,1 – A titolo di paragone in Italia i richiedenti asilo sono 0,2 ogni 1.000 abitanti). Se il raffronto avviene invece con le dimensioni economiche dei paesi, sono stati Francia, Stati Uniti e Germania quelli col maggior numero di richiedenti asilo (rispettivamente 6,5 per ogni dollaro di prodotto interno lordo, 6,2 e 5,2). L'Afghanistan si è confermato il paese d'origine del maggior numero di richiedenti asilo (36.600 domande nel 2012 rispetto alle 36.200 dell'anno precedente), seguito dalla Siria, dove il conflitto si è tradotto in un aumento del 191% nel numero di domande d'asilo presentate (24.800). Terzo paese è risultato la Serbia [compreso il Kosovo: S/RES/1244(1999)] con 24.300 domande (+14%). Numeri rilevanti di richieste d'asilo inoltre sono stati

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presentati da cittadini di Cina (24.100) e Pakistan (23.200, la cifra più alta finora documentata, per un incremento del 21% rispetto al 2011). Il numero di domande d'asilo non corrisponde a quello delle persone cui viene riconosciuto lo status di rifugiato, né costituisce un indicatore dell'immigrazione. Nella maggior parte dei casi le persone che cercano rifugio da un conflitto scelgono di restare nei paesi vicini nella speranza di poter tornare a casa. Un esempio di questa tendenza è proprio la Siria: 24.800 cittadini siriani hanno presentato domande d'asilo nei paesi industrializzati, mentre oltre 1,1 milioni rifugiati siriani si trovano nei paesi circostanti. È altrettanto vero comunque che le domande d'asilo possono riflettere l'ambiente prevalente in termini di sicurezza globale e rischio politico: quando ci sono più conflitti, ci sono anche più rifugiati. L'UNHCR pubblica dati su rifugiati, sfollati e richiedenti asilo in tutto il mondo nel rapporto annuale Global Trends, disponibile anche sul sito italiano dell'Agenzia (http://www.unhcr.it/news/dir/148/statistiche-dati.html). Il prossimo rapporto Global Trends sarà pubblicato nel giugno 2013. Il rapporto dell'UNHCR Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries 2012 con fotografie e didascalie può essere scaricato qui (http://www.unhcr.org/5149b81e9.html) in lingua inglese. TRATTO DAL SITO-WEB WWW.UNHCR.IT

Ministero dell’Interno

Chiusura dell’emergenza umanitaria Nord-Africa: minori stranieri non accompagnati e minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo.

A seguito dell’Ordinanza di Protezione Civile n. 33 del 28 dicembre 2012, che ha regolato la chiusura dello stato di emergenza umanitaria ed il rientro nella gestione ordinaria, da parte delle Amministrazioni competenti, degli interventi concernenti l’afflusso di cittadini stranieri sul territorio nazionale, emerge la necessità di definire le procedure riguardanti i sistemi di protezione dei minori stranieri non accompagnati e dei minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. Al riguardo va evidenziato che la competenza della Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali riguarda esclusivamente i minori stranieri non accompagnati, così come definiti dall’art. 1, comma 2, del D.P.C.M. n. 535/1999, il quale prevede che per minore straniero non accompagnato s'intende “il minorenne non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell'Unione europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano”. Per quanto concerne la procedura ordinaria relativa ai sistemi di protezione dei minori stranieri non accompagnati, così come già espresso attraverso una nota pubblicata sul sito istituzionale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 14 gennaio 2013 (Chiusura dello stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del nord africa ENA), è necessario precisare che, ai sensi della normativa vigente, nel caso in cui la presenza di un minore straniero non accompagnato venga rilevata sul territorio nazionale, i pubblici ufficiali, gli incaricati di pubblico servizio e gli enti, in particolare quelli che svolgono attività sanitarie o di assistenza, sono responsabili per il collocamento del minore in luogo sicuro. Il collocamento del minore in una struttura di accoglienza autorizzata/accreditata comporta la sua presa in carico da parte dei servizi sociali del Comune nel cui territorio la struttura è presente e la richiesta di apertura della tutela nei suoi confronti.

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A tal riguardo, si richiamano tutti i soggetti indicati nell’art. 5 del citato D.P.C.M. n. 535/1999 a dare immediata notizia alla Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione dell’ingresso e della presenza sul territorio nazionale dei minori stranieri non accompagnati. Tali segnalazioni risultano fondamentali per consentire alla predetta Direzione generale di adempiere ai compiti ad essa attribuiti dal predetto D.P.C.M., in particolare con riferimento al censimento della presenza dei minori stranieri non accompagnati sul territorio nazionale. La Direzione generale assicura la pubblicazione dei dati aggregati relativi ai minori stranieri non accompagnati sul sito Internet istituzionale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con un aggiornamento a cadenza almeno trimestrale. I dati vengono pubblicati secondo le variabili relative alla cittadinanza, all’età, al genere e alla distribuzione dei minori per Regione di accoglienza. E’ opportuno precisare che, ai sensi dell’art. 2 del D.P.C.M. n. 535/1999, la Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione non è competente per il collocamento dei minori, né per la copertura dei relativi oneri di accoglienza. Al fine di assicurare la prosecuzione degli interventi a favore dei minori stranieri non accompagnati, l’art. 23, comma 11, del D.L. n. 95/2012, convertito, con modificazioni, nella L. n. 135/2012, ha istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Per l’anno 2012, la disposizione legislativa ha fissato la dotazione del Fondo a complessivi € 5.000.000,00. In attuazione della citata disposizione legislativa, con il D.M. del 31.10.2012, registrato dalla Corte dei Conti in data 13.12.2012, sono state stabilite le modalità di utilizzo del Fondo in parola, incentrate su un sistema di riparto delle risorse finanziarie tra i Comuni che hanno sostenuto costi per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati entrati nel territorio nazionale e segnalati nei primi nove mesi del 2012, con esclusione dei minori per i quali gli oneri dell’accoglienza sono imputabili all’Emergenza Nord Africa. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è fatto parte attiva nel richiedere, anche per l’anno 2013, copertura finanziaria per il suddetto Fondo, prevedendo altresì, d’intesa con le Regioni, di destinare una quota derivante dal riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali alle finalità dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. In merito all’Emergenza Nord Africa, rimangono in capo al Soggetto attuatore per i minori stranieri non accompagnati le competenze relative al pagamento degli oneri dell’accoglienza per il 2012, da espletarsi entro il 30 giugno 2013. Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo, il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno, con nota del 18 febbraio 2013 prot. 1424, nel richiamare le previsioni contenute nella “Direttiva sui minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo” adottata in data 7 dicembre 2006 dal Ministro dell’interno, d’intesa con il Ministro della giustizia, ha destinato la somma di € 5.000.000,00 per i rimborsi che gli enti locali possono richiedere alle Prefetture competenti delle spese sostenute per l’accoglienza del minore straniero non accompagnato richiedente asilo solo dalla formalizzazione della domanda di asilo e sino all’inserimento nelle strutture dello SPRAR. Il predetto rimborso è finalizzato a coprire le richieste relative al periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2013. La disponibilità di soli € 5.000.000,00 impone alla data del 30 giugno 2013 una prima verifica delle richieste per l’ammissione al rimborso che, sulla base del numero dei minori richiedenti asilo in accoglienza, potrà essere soddisfatta totalmente o in percentuale.

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Per il secondo semestre sarà seguito il medesimo criterio atteso che, come già anticipato con la citata nota del 18 marzo 2013, sono state richieste risorse aggiuntive per tali finalità. Si precisa altresì che in ragione dei diversi costi dell’accoglienza, che variano a seconda della Regione e della tipologia del servizio offerto, e tenuto conto della disponibilità finanziaria, il limite massimo del costo dell’accoglienza pro die/pro capite rimborsabile è fissato in € 70,00,IVA inclusa, in analogia ai costi unitari omnicomprensivi dei progetti SPRAR. Le richieste dovranno essere indirizzate da codeste Prefetture alla Direzione Centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del Dipartimento delle libertà civili e l’immigrazione.

2) Quali sono i paesi di provenienza, e qual è la percentuale di ciascun paese (circa)?

Minori stranieri, Italia: Save the Children, 2010 anno nero per l’integrazione e l’accoglienza

5 febbraio 2011 - Presentato nei giorni scorsi il 2° Rapporto annuale di Save the Children su “I minori stranieri in Italia” .

“Alla domanda su come l’Italia ha provveduto all’accoglienza, integrazione, protezione, istruzione di un milione di minori stranieri che sono sul nostro territorio, la riposta è che il 2010 è stato un anno nel complesso critico, in cui sono stati compiuti molti passi indietro”, commenta Raffaela Milano, Responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia.

La legge 94-2009, più nota come legge sulla sicurezza, si sta rivelando un ostacolo che interrompe o rende più difficile il percorso d’integrazione intrapreso - spesso con grande abnegazione e impegno - da tanti minori stranieri non accompagnati, i cui viaggi verso l’Italia peraltro sono diventati ancora più rischiosi a seguito della ratifica dell’accordo Italia-Libia avvenuta nel febbraio 2009. La scuola italiana - tradizionale fulcro della integrazione - è sempre più in affanno, e la previsione di un tetto del 30% di alunni stranieri per classe non ha certo contribuito a migliorare la situazione. Il 2010 ha segnato inoltre un periodo di grave difficoltà per centinaia di bambini rom, a causa di sgomberi realizzati senza predisporre misure alternative di accoglienza.

“A fronte di tutto ciò, i dati statistici ci confermano come la presenza di bambini e adolescenti stranieri sia in costante crescita e consolidamento”, prosegue Raffaela Milano. “Una presenza vitale, se si considera che le nascite di bambini di genitori stranieri fanno sì che il nostro saldo demografico sia positivo. Però è anche una presenza che va accompagnata e sostenuta, perché l’integrazione di un bambino con radici culturali e sociali diverse può essere difficoltosa. E’ urgente fare subito almeno tre cose: dare seguito alle misure sull’integrazione dei minori previste nel Piano nazionale“identità e incontro”- varato dal Governo nel maggio 2010 che ora deve essere attuato, potendo contare sugli investimenti necessari; rivedere le norme sulla cittadinanza per chi è figlio di genitori non italiani prevedendo il riconoscimento della cittadinanza prima del compimento del diciottesimo anno in modo che possa sentirsi pienamente “cittadino” del paese in cui è nato e cresce; approntare un programma organico per la protezione dei minori stranieri che vivono le condizioni di maggior rischio. Un segnale positivo è venuto, su quest’ultimo punto, dall’approvazione nel mese di ottobre, da parte del Parlamento, di una mozione unica, sottoscritta da deputati delle diverse parti politiche, volta a rafforzare la tutela dei minori stranieri non accompagnati” cui ora è necessario dare seguito.

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I minori stranieri in ItaliaNegli ultimi 7 anni il numero di minori stranieri residenti 1 è passato da 412.432 al 1° gennaio 2004 a 932.000 2 al 1° gennaio 2010, pari all’8% della popolazione minorile italiana. La maggior parte dei minori stranieri residenti - circa 572.000, il 10.4% in più rispetto al 2009 - è nata in Italia. E’ la cosiddetta generazione 2 (G2). Vi è poi un numero crescente di minori, rimasti nella prima infanzia con i nonni nel paese di origine, che raggiunge i genitori in Italia nella prima adolescenza. Parliamo della cosiddetta “generazione 1 e mezzo”, un gruppo di minori che può incontrare gravi problemi di inserimento, sia dal punto di vista scolastico che familiare, e che necessita di particolare attenzione e sostegno. Cremona (27.6%), Lodi (27.3), Brescia (27.2), Mantova (27), Bergamo (26.9), Prato (26.7), Vicenza (26.3), Treviso (26.3), Reggio Emilia (26), Lecco (25.4) sono le prime 10 province italiane con la percentuale più alta di minori stranieri (in rapporto alla popolazione straniera). Nella gran parte di esse l’incidenza della popolazione minorile straniera su quella italiana è superiore al 15%, cioè un minore su 6 è straniero.Una presenza che, stando alle recenti stime dell’Istat 3 è cresciuta ulteriormente nel corso del 2010: 104.000 sono infatti i nuovi nati stranieri lo scorso anno, pari al 18,8% del totale delle nascite.

I minori stranieri non accompagnatiSono almeno 4.438 4 i minori stranieri non accompagnati presenti sul suolo italiano. Il 90% sono maschi, per la gran parte (l’85%) fra i 15 e i 17 anni ma non mancano 12enni, 13enni e 14enni. Il gruppo più numeroso è costituito dai minori afgani (20%), seguito dai minori provenienti dal Marocco (14.7), Egitto (11), Albania (9), Bangladesh (5), Somalia (3.9), Repubblica del Kosovo (3.8), Palestina (3.1), Eritrea (3).

“I ragazzi afgani si confermano un flusso in costante crescita”, spiega ancora Raffaela Milano. “Tuttavia va ricordata la presenza del gruppo consistente dei minori rumeni, anche rom, che però non sono più computati perché neo-comunitari”.

In diminuzione appare invece il flusso di minori provenienti dai paesi del Corno d’Africa - Eritrea, Etiopia e Somalia Non un buon segno, ma il frutto dell’accordo fra Italia e Libia, a seguito del quale sono state realizzate operazioni di rinvio di migranti, inclusi minori, rintracciati in acque internazionali e diretti verso l’Italia. Save the Children presume che siano centinaia i minori rimasti in Libia senza che si abbia alcuna garanzia circa il rispetto dei loro diritti fondamentali.

Quanto agli altri minori che continuano ad arrivare nel nostro paese, i loro viaggi sono sempre più rischiosi, nascosti dentro Tir o furgoni, nel caso di minori afgani o bengalesi, o su navi da diporto irriconoscibili e non facilmente intercettabili, nel caso di minori provenienti per esempio dal medio-oriente. A gestire i viaggi sono trafficanti che chiedono per ciascun ragazzo 4-5.000 euro. Per ripagare il debito contratto dalle famiglie, i ragazzi sono molto esposti al rischio di sfruttamento o di caduta in circuiti di devianza ed illegalità.

L’impatto del “pacchetto sicurezza”Per questo motivo, una volta in Italia hanno necessità di essere protetti, accolti e di essere inseriti in un percorso di formazione finalizzato al loro ingresso nel mondo del lavoro. Ma a causa degli stringenti requisiti 5 imposti dalla legge sulla sicurezza per la conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni, molti minori stranieri arrivati a 17 anni rischiano di vedere invalidato il

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loro percorso formativo e di integrazione e di ritrovarsi “clandestini” da un giorno all’altro. Corrono questo rischio l’89% dei minori collocati in Sicilia, il 27% dei giovani ospiti delle comunità marchigiane, l’82 % circa dei minori presenti nelle comunità pugliesi 6.

La scuola e i servizi per l’infanziaMisure che affievoliscono i processi di integrazione si sono registrate anche in luoghi e istituzioni fondamentali come la scuola.

“Save the Children ritiene che la strada da percorrere non possa essere quella delle soglie di sbarramento per gli alunni stranieri nelle classi, ma vi sia bisogno di rafforzare la scuola con risorse e strumenti, affinchè possa giocare a pieno il suo ruolo chiave nei processi di integrazione”, prosegue Raffaela Milano.

“Sappiamo che la crisi economica ha avuto un grave impatto sulle famiglie con bambini e che le famiglie di origine straniera sono tra quelle più colpite. E’ bene ricordare che quando un capofamiglia straniero resta disoccupato, seppure entrato regolarmente in Italia, rischia automaticamente di commettere il “reato di clandestinità”, e di interrompere in modo drammatico il percorso di integrazione di tutta la sua famiglia, magari avviato da anni. In questo scenario difficile per le famiglie straniere e per quelle italiane, si è inserita la drastica diminuzione delle risorse destinate ai servizi per l’infanzia, quando proprio questi servizi diventano più necessari. Occorre invertire questa tendenza, considerando la spesa per questi servizi, a partire dagli asili nido, non come un costo ma come un investimento irrinunciabile”.

E lesivi di diritti fondamentali quale quello alla salute, all’istruzione, alla sicurezza abitativa sono stati altri provvedimenti che hanno interessato specifici gruppi di minori stranieri nel 2010, come i numerosi sgomberi di insediamenti rom avvenuti senza la definizione di percorsi di accoglienza e integrazione. Provvedimenti che hanno contribuito di fatto ad un affievolimento dei diritti dei minori, in violazione dei principi generali dell’ordinamento italiano e degli standard di diritto internazionale.

Comunicato stampa tratto dal sito-web www.savethechildren.itecco il rapporto per intero: http://images.savethechildren.it/IT/f/img_pubblicazioni/img133_b.pdf

NOTE:1: Le informazioni sui minori residenti non sono complete, poiché trascurano gruppi di minori che per diversi motivi non vengono registrati negli elenchi anagrafici. Il numero dei residenti relativo alla componente minorile fotografa solamente alcuni gruppi di minori: a) quelli non comunitari che vivono con i genitori o con i parenti, con regolare permesso di soggiorno e in possesso dei requisiti per l’iscrizione anagrafica, che hanno provveduto a farla; b) quelli comunitari che vivono con i genitori o con i parenti che hanno provveduto all’iscrizione; c) quelli comunitari non accompagnati per i quali il tutore o l’affidatario abbiano provveduto all’iscrizione anagrafica [3]; d) i minori non accompagnati affidati a comunità di accoglienza per i quali il responsabile della convivenza abbia proceduto all’iscrizione anagrafica.2: Fonte Istat al 1° gennaio 20103: Istat, Indicatori demografici 2010 4: Fonte: Comitato per i Minori stranieri, al 31 dicembre 20105: (tre anni di permanenza in Italia o due anni di partecipazione ad un programma di integrazione, oltre al requisito dell’apertura della tutela o dell’affidamento). I requisiti valgono anche per quei minori giunti prima

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dell’approvazione della legge 94, cioè prima dell’8 agosto 20096: Fonte: Save the Children, agosto 2010

3) In che tipo di istituzioni vengono accolti i bambini rifugiati che vivono nel vostro paese?

L’accoglienza dei richiedenti asiloIl Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), che è stato già in precedenzarichiamato, è stato istituito dalla legge n. 189/2002 e riunisce la rete dei progetti territoriali di accoglienza, realizzati dagli enti locali, per l’assistenza e la protezione dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria e umanitaria, attingendo per le risorse a un apposito Fondo nazionale costituito presso il Ministero dell’Interno.La gestione del Servizio Centrale dello SPRAR è affidata all’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI). Il Servizio Centrale, che affianca i progetti territoriali ai quali assicura un supporto di informazione, promozione, consulenza e assistenza, si propone come un punto di osservazione privilegiato sulla popolazione rifugiata in Italia ed è in grado di conoscere in modo analitico il profilo socio-demografico delle persone assistite.Il modello seguito è quello della “accoglienza integrata”, sia per le collaborazioni sia per gli obiettivi, in quanto viene realizzata in sinergia con enti del terzo settore, istituzioni centrali e amministrazioni locali e si propone di garantire un’accoglienza comprensiva di tutta una serie di servizi di orientamento, assistenza e inserimento della persona. Si va oltre la semplice distribuzione di vitto e alloggio e si prevedono in modo complementare anche misure di orientamento legale e sociale, nonché la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.Nel 2010 i progetti territoriali di accoglienza dello SPRAR sono stati 151 (erano 115 nel 2008) facenti capo a 128 enti locali, per un numero complessivo di 3.146 posti, di cui 500 destinati ad accogliere persone portatrici di specifiche vulnerabilità (minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo, nuclei monoparentali, persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria specialistica e prolungata, vittime di tortura e violenza, persone con problemi di salute mentale) (SPRAR, 2011).Negli ultimi anni, gli interventi di assistenza sociale, mediazione e assistenza sanitaria sono stati in percentuale i servizi maggiormente garantiti dai progetti territoriali dello SPRAR, anche in misura superiore alle attività per l’inserimento lavorativo e per l’alloggio.

La gestione dell’emergenza Nord AfricaIl 2011 è stato per l’Italia un “fronte caldo” in materia di immigrazione, dopo la fuga in massa di migliaia di migranti provenienti dal Nord Africa, seguita alle rivolte della “primavera araba” e al conflitto libico. Una situazione che ha portato il Governo a dichiarare, il 12 febbraio 2011, lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale, successivamente prorogato fino al 31 dicembre 2012 (con Dpcm del 6 ottobre 2011).Per pianificare e gestire l’accoglienza sia dei profughi sia dei migranti arrivati dal 1° gennaio al 5 aprile 2011 dai Paesi del Nord Africa – a cui è stato concesso un permesso temporaneo di soggiorno (Dpcm del 5 aprile 2011) – si è fatto ricorso al Sistema nazionale di protezione civile. In base a questo mandato il Dipartimento della Protezione Civile, struttura della Presidenza del Consiglio, ha previsto un tavolo di lavoro con le Direzioni di protezione civile regionali, i rappresentanti dell’UPI (Unione delle province d’Italia) e dell’ANCI (Associazione nazionale dei comuni italiani) che ha definito le modalità di coinvolgimento delle amministrazioni regionali e locali. Il tavolo di lavoro ha predisposto un Piano per la gestione dell’accoglienza dei migranti che prevede

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per ogni Regione diverse fasi di attuazione, tenendo conto delle assegnazioni già realizzate, così da garantire in ogni fase un’equa distribuzione sul territorio nazionale.Il documento ha previsto che siano assicurate l’assistenza sanitaria e di primo ristoro anche per i migranti che sono arrivati dopo il 5 aprile. L’accoglienza è seguita dall’avvio delle procedure di ritorno per gli immigrati non autorizzati e di distribuzione sul territorio italiano per quanti appartengono alle altre categorie. Ai migranti che richiedono i benefici previsti dall’art. 20 del T.U. sull’Immigrazione sono garantiti da subito vitto, alloggio e assistenza sanitaria di base. Ai richiedenti asilo e ai minori non accompagnati è garantita l’assistenza prevista dalla normativa nazionale attuativa delle convenzioni internazionali e delle Direttive comunitarie.Dal Piano nazionale discendono i diversi piani regionali per l’attuazione delle misure di assistenza a livello locale. Apposite strutture interne, a livello nazionale e a livello locale, svolgono i compiti di coordinamento delle misure previste nei Piani.Il Piano nazionale di protezione civile ha proposto un modello di accoglienza modulare per garantire assistenza a un massimo di 50mila migranti entrati in Italia tra il 1° gennaio e il 5 aprile 2011 in strutture dedicate fruibili nell’immediato o in tempi brevi. Al 30 dicembre 2011 si contavano 22.300 profughi. Il sistema di accoglienza messo a punto da Regioni Province e Comuni dovrà coordinarsi al meglio – come ha sostenuto Angela Pria, il capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno – con quello finalizzato all’integrazione che fa capo ai Centri di accoglienza per i richiedenti asilo (CARA) e allo SPRAR gestiti - quest’ultimo, in convenzione con l’ANCI - dal Ministero dell’Interno.Nel contempo, per arginare i continui sbarchi di immigrati provenienti dalle coste tunisine, il Governo italiano ha siglato un accordo di cooperazione con la Tunisia il 6 aprile 2011, che mira, da un lato, a rafforzare la collaborazione nei controlli di coste e mare per evitare nuove partenze e, dall’altro, al ritorno delle persone in situazione di irregolarità, ovvero di coloro che arrivano in Italia dopo l’entrata in vigore del decreto che concede il permesso di soggiorno temporaneo (Dpcm del 5 aprile 2011).

Rete Europea Migrazioni EMNMinistero dell’InternoDipartimento Libertà Civili e ImmigrazioneDirezione Centrale Politiche Immigrazione e AsiloCon il supporto diIDOS/Centro Studi e Ricerche

I Centri dell’immigrazioneLe strutture che accolgono e assistono gli immigrati irregolari sono distinguibili in tre tipologie• Centri di accoglienza (CDA)• Centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA)• Centri di identificazione ed espulsione (CIE)

I CENTRI DI ACCOGLIENZA (CDA)(L.563/95)

Sono strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale. L’accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l'identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l'allontanamento. I centri attualmente operativi sono:

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• Agrigento, Lampedusa – 381 posti (Centro di primo soccorso e accoglienza)• Cagliari, Elmas – 220 posti (Centro di primo soccorso e accoglienza)• Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 360 posti (CDA)• Lecce - Otranto (Centro di primissima accoglienza)• Ragusa Pozzallo (Centro di primo soccorso e accoglienza) – 172 Posti

CENTRI ACCOGLIENZA RICHIEDENTI ASILO (CARA)

(DPR 303/2004 - D.Lgs. 28/1/2008 n°25 ) Sono strutture nelle quali viene inviato e ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l’identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato.

I centri attualmente operativi sono:• Bari Palese, Area aeroportuale - 744 posti• Brindisi, Restinco - 128 posti• Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 96 posti• Crotone, località Sant’Anna – 875 posti• Foggia, Borgo Mezzanone – 856 posti• Gorizia, Gradisca d’Isonzo – 138 posti• Roma, Castelnuovo di Porto - 650 posti• Trapani, Salina Grande - 260 postiVengono utilizzati per le finalità sia centri di accoglienza (CDA) che di centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) i centri di Ancona, Bari, Brindisi, Crotone, Foggia.

I CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE (CIE)Così denominati con decreto legge 23 maggio 2008, n. 92, sono gli ex 'Centri di permanenza temporanea ed assistenza': strutture destinate al trattenimento, convalidato dal giudice di pace, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione. Previsti dall’art. 14 del Testo Unico sull’immigrazione 286/98, come modificato dall’art. 12 della legge 189/2002, tali centri si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle Forze dell’ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari. Il Decreto-Legge n. 89 del 23 giugno 2011, convertito in legge n. 129/2011, proroga il termine massimo di permanenza degli stranieri in tali centri dai 180 giorni ( previsti dalla legge n. 94/2009) a 18 mesi complessivi.

Attualmente i centri operativi sono 13:• Bari-Palese, area aeroportuale – 196 posti• Bologna, Caserma Chiarini – 95 posti• Brindisi, Loc. Restinco - 83 posti• Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 96 posti• Catanzaro, Lamezia Terme – 80 posti• Crotone, S. Anna – 124 posti• Gorizia, Gradisca d’Isonzo – 248 posti• Milano, Via Corelli – 132 posti• Modena, Località Sant’Anna – 60 posti• Roma, Ponte Galeria – 360 posti• Torino, Corso Brunelleschi – 180 posti• Trapani, Serraino Vulpitta – 43 posti• Trapani, loc Milo - 204 posti

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L’operatività dei centri e la loro a capienza può essere soggetta a variazioni in relazione ad eventuali lavori di manutenzione, ordinaria o straordinaria..

I CENTRI SONO PIANIFICATI DALLA DIREZIONE CENTRALE DEI SERVIZI CIVILI PER L’IMMIGRAZIONE E L’ASILOSono gestiti a cura delle Prefetture-Utg tramite convenzioni con enti, associazioni o cooperative aggiudicatarie di appalti del servizio. Le prestazioni e i servizi assicurati dalle convenzioni sono:1) Assistenza alla persona -assistenza alle persone (vitto, alloggio, fornitura effetti personali ecc.);-assistenza sanitaria-assistenza psico-sociale;-mediazione linguistico culturale.2) Ristorazione3) Servizio di pulizia ed igiene ambientale 4) Manutenzione della struttura e degli impianti

Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che – per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di "accoglienza integrata" che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. Le caratteristiche principali del Sistema di protezione sono:

• il carattere pubblico delle risorse messe a disposizione e degli enti politicamente responsabili dell'accoglienza, Ministero dell'Interno ed enti locali, secondo una logica di governance multilivello;

• la volontarietà degli enti locali nella partecipazione alla rete dei progetti di accoglienza;

• il decentramento degli interventi di "accoglienza integrata"; • le sinergie avviate sul territorio con i cosiddetti "enti gestori", soggetti

del terzo settore che contribuiscono in maniera essenziale alla realizzazione degli interventi;

• la promozione e lo sviluppo di reti locali, con il coinvolgimento di tutti gli attori e gli interlocutori privilegiati per la riuscita delle misure di accoglienza, protezione, integrazione in favore di richiedenti e titolari di protezione internazionale.

I progetti territoriali dello SPRAR sono caratterizzati da un protagonismo attivo, condiviso da grandi città e da piccoli centri, da aree metropolitane e da cittadine di provincia. A differenza del panorama europeo, in Italia la realizzazione di progetti SPRAR di dimensioni medio-piccole - ideati e attuati a livello locale, con la diretta partecipazione degli attori presenti sul territorio - contribuisce a costruire e a rafforzare una cultura dell'accoglienza presso le comunità cittadine e favorisce la continuità dei percorsi di inserimento socio-economico dei beneficiari.

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L' accoglienza integrataGli enti locali che fanno parte del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e garantiscono interventi di "accoglienza integrata" ai richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. L'ammissione ai centri di accoglienza del Sistema, fino a esaurimento dei posti complessivamente disponibili, è disposta dal Servizio centrale su segnalazione dei singoli progetti territoriali o di enti terzi (prefetture, questure, associazioni). Tutti i progetti territoriali del Sistema di protezione, all'interno delle misure di accoglienza integrata, oltre a fornire vitto e alloggio, provvedono alla realizzazione di attività di accompagnamento sociale, finalizzate alla conoscenza del territorio e all'effettivo accesso ai servizi locali, fra i quali l'assistenza socio-sanitaria. Sono inoltre previste attività per facilitare l'apprendimento dell'italiano e l'istruzione degli adulti, l'iscrizione a scuola dei minori in età dell'obbligo scolastico, nonché ulteriori interventi di informazione legale sulla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale e sui diritti e doveri dei beneficiari in relazione al loro status Con l'obiettivo di accompagnare ogni singola persona accolta lungo un percorso di (ri)conquista della propria autonomia, i progetti territoriali dello SPRAR completano l'accoglienza integrata con servizi volti all'inserimento socio-economico delle persone. Sono sviluppati, in particolare, percorsi formativi e di riqualificazione professionale per promuovere l'inserimento lavorativo, così come sono approntate misure per l'accesso alla casa. All'interno del Sistema sono, inoltre, presenti progetti specializzati per l'accoglienza e sostegno di persone portatrici di specifiche vulnerabilità: persone disabili o con problemi di salute (fisica e mentale), minori non accompagnati, vittime di tortura, nuclei monoparentali, donne sole in stato di gravidanza.

Secondo un approccio all'accoglienza che prevede una completa apertura dei progetti SPRAR ai propri territori e al lavoro in rete, sono promosse iniziative per informare e sensibilizzare le comunità cittadine alla conoscenza della realtà del diritto di asilo e della condizione di richiedenti e titolari di protezione internazionale. Occasione centrale per iniziative di questo genere è il 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato. Manuale operativo per l'attivazione e la gestione di servizi di accoglienza e integrazione

SERVIZI AI VALICHI DI FRONTIERA

Il CIR gestisce, in accordo con le Prefetture-U.T.G., servizi al valico di Brindisi.In questi 3 importanti valichi di frontiera, il CIR garantisce servizi di assistenza, informazione legale e orientamento al territorio per richiedenti asilo. Questi servizi sono stati istituiti all’interno delle zone aeroportuali di transito, grazie ad apposite convenzioni con le Prefetture – UTG, in base all’art.11 comma 6 del D.lgs 286/98 che prevede l’istituzione di “servizi di accoglienza al fine di fornire informazioni e assistenza agli stranieri che intendano presentare

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domanda di asilo o fare ingresso in Italia per un soggiorno di durata superiore a tre mesi”.

Valico di Brindisi

2) U.T.G. Prefettura di BRINDISI: è attiva la Convenzione tra il CIR e l’U.T.G. Prefettura di Brindisi per un servizio di accoglienza, informazione e orientamento in favore degli stranieri presso il valico di frontiera portuale e aeroportuale.

LA PRESENZA DEL CIR NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA PER RICHIEDENTI ASILO (CARA) NEI CENTRI DI PRIMA ACCOGLIENZA-CPAIl CIR è presente con propri operatori con altri Uffici o Punti informativi sul territorio nazionale a sostegno di migliaia di richiedenti asilo e rifugiati. Sportelli informativi che, finanziati attraverso apposite convenzioni con gli Enti locali, garantiscono servizi di accoglienza, assistenza legale, orientamento sociale e al territorio. A tal fine spesso questi sportelli implementano specifici progetti volti a favorire l’integrazione socio-lavorativa degli utenti.Pur non entrando, per propria decisione, nella gestione diretta dei CARA-Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (già CID, centri di identificazione o dei CPA (centri di prima accoglienza), il CIR ha ritenuto invece di fondamentale importanza garantire una qualificata e costante presenza di operatori sociali e legali in questi centri, in modo da poter fornire ai richiedenti asilo lì trattenuti tutte le informazioni e l’orientamento necessari per una piena fruizione dei diritti loro riconosciuti.

Il CIR è presente presso:

Centro di S. Anna - nell’ambito del progetto SPRAR Progetto della Provincia di Crotone(KR.) per servizi di tutela. PARTECIPAZIONE DEL CIR AL SISTEMA DI PROTEZIONE PER RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI- SPRAR Il CIR collabora alle attività del Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati- detto SPRAR, programma gestito dal Servizio Centrale, coordinato dall’ANCI in collaborazione con Ministero dell’Interno, UNHCR e OIM. La maggior parte dei Comuni ha affidato ad associazioni locali o nazionali l’attuazione e la gestione dei vari progetti approvati. Il CIR è ente gestore del progetto del comune di Badolato e fornisce consulenza e orientamento legale presso una serie di altri progetti locali.

Il CIR fornisce consulenza e orientamento legale presso una serie di altri progetti locali, tra questi:

VENETO: VERONA - “SPORTELLO INTEGRAZIONE” – PROGETTO “VERONA SOLIDALE” Lo Sportello Integrazione presso l’Ufficio Stranieri del Comune di Verona è gestito dal CIR nell’ambito del Progetto “Verona solidale: interventi a favore di rifugiati, beneficiari di protezione umanitaria e richiedenti asilo” nell’ambito delle attività previste dal Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati.

PUGLIA: Progetto del comune di S.Pietro in Vernotico (BA) per il servizio di tutela. CALABRIA:

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Progetto della Provincia di Crotone(KR.) per i servizi di tutela all’interno del Centro di S. Anna ALTRI SERVIZI SUL TERRITORIO:

LAZIOProgetto “Domus”: CIR capofila: attività nella provincia di Roma con partner operativi il Centro Astalli e la Federazione delle Chiese Evangeliche in italia-FCEI CALABRIA Coordinamento per la Regione Calabria - Il Centro Servizi del CIR per la Calabria ha sede a Badolato e opera in questa regione da diversi anni. Le attività svolte sono quelle che rientrano nelle finalità istituzionali del CIR: orientamento legale e sociale di rifugiati e richiedenti asilo, rapporti con le Istituzioni e gli Enti, rapporti con i media, relazioni con il pubblico.Progetto “Domus”: CIR capofila: attività nella provincia di Crotone con partner operativo Consorzio dei Servizi Sociali -COPROSS FRIULI VENEZIA GIULIA GORIZIA, CIR PARTECIPA A PROGETTO S.P.R.A.R. Proseguono a Gorizia le attività del progetto SPRAR, iniziato nell’aprile 2009. L’ente capofila è la provincia di Gorizia, gli enti gestori sono: la Caritas Diocesana per i servizi di accoglienza e per dei servizi di integrazione non gestiti direttamente dalla provincia di Gorizia; il CIR è ente gestore dei servizi di tutela e dei servizi di integrazione non direttamente gestiti dalla provincia di Gorizia. In totale sono 15 i posti a disposizione per gli utenti (3 donne e 12 uomini, ospiti di 4 appartamenti situati nel comune (città) di Gorizia). Servizio del CIR anche all’interno del CARA.

L’ufficio SPRAR è situato in Provincia di Gorizia; il CIR ha sportello il lunedì e il mercoledì dalle 14.30 alle 17.00 solo per i beneficiari del progetto SPRAR. Il lunedì dalle 9.00 alle 13.30: backoffice. Tel/Fax 0481/385334. Provincia di Gorizia, Corso Italia 55.All’interno del progetto SPRAR è previsto, con l’autorizzazione della Prefettura di Gorizia, anche un progetto di orientamento legale e di sostegno/assistenza socio-psicologica all’interno del CARA, gestito dal CIR di Gorizia.Lunedì, Martedì e Giovedì:dalle 09.00 alle17.00 sportello per gli utenti del CARAMercoledì e Venerdì: back officeOperatori legali: Manushaqe Zefi (Coodinatrice CIR per il Friuli Venezia Giulia) e Marta d’AgostoOperatore sociale: Sima Khadami SICILIACatania: il CIR partecipa alla gestione dello sportello informativo per rifugiati presso il “progetto Immigrati” del comune di Catania, attivato nell’ambito dei 2 progetti accoglienza SPRAR per la categoria “ordinari” e “vulnerabili” di titolarità del comune. CAMPANIAProgetto “Domus”: CIR capofila: attività nella provincia di Caserta con partner operativo l’Associazione “Comitato per il Centro Sociale di Caserta” Nell’ambito del Progetto “ARCA”- sostenuto dalla regione Campania- nel 2007 sono stati attivati due sportelli CIR a Napoli (con la CGIL) e a Caserta (con il Centro sociale ex-canapificio) di informazione e accompagnamento per richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione sussidiaria.

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LOMBARDIA Collaborazione con la CGIL Lombardia La CGIL Lombardia e il CIR hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per fornire assistenza e orientamento ai richiedenti asilo.Milano, Servizio Rifugiati CIR in collaborazione con CGIL-Camera del Lavoro Metropolitana: sulla base della collaborazione con CGIL-Camera del Lavoro Metropolitana di Milano, è attivo un “Servizio Rifugiati CIR” presso il Centro Immigrati della Camera del Lavoro di Milano rivolto a rifugiati e richiedenti asilo. Ad integrazione del progetto, anche la Provincia di Milano ha attivato un “Servizio integrato per richiedenti asilo della provincia di Milano” attraverso il quale viene potenziato il servizio di orientamento legale e sociale ed è stato attivato un analogo sportello nel comune di Sesto San Giovanni, sempre in collaborazione con la Camera del Lavoro-CGIL. 4) Ci sono educatori sociali che lavorano con i bambini rifugiati nelle istituzioni o in altri luoghi, come ad esempio...?

5) Come stanno lavorando gli educatori sociali con i bambini rifugiati nel vostro paese?

Grazie mille per le vostre risposte, che sono importanti per il nostro lavoro! Come ultima cosa ti chiederemo di fare riferimento alle istituzioni nel vostro paese, in cui gli educatori sociali lavorano con i minori rifugiati. Ci piacerebbe molto chiedere loro educatori sociali circa le sfide quotidiane per sostenere i bambini, se lavorano, dopo uno speciale metodo pedagogico sociale, il modo in cui verranno descritti dalla politica dei governi e le possibilità di inclusione sociale:

6) Si prega di inserire il nome delle istituzioni, indirizzi (compreso un eventuale homepage) e, se possibile, una persona di contatto:

Molti i progetti portati avanti con il sostegno dell’Unione Europea; tra questi: due dedicati alle conseguenze del Regolamento Dublino 2, “Access to Protection: a human right”, ma anche: il Progetto “ET – Entering the Territory”, AIDA, Domaid.

Rete NIRVA-RIRVA: vi aderiscono 317 realtà del privato sociale e istituzioni di tutte le regioni; effettuate 800 assistenze dirette a migranti e operatori grazie al servizio dell’help desk telefonico; 350 segnalazioni e referral ai progetti che realizzano i programmi di ritorno volontario assistito;

RN LATAM II: si sviluppa in 4 paesi Europei (Spagna, Francia, Olanda e Italia) e in 7 Paesi Latinoamericani (Colombia, Ecuador, Argentina, Brasile, Perù, Uruguay e Bolivia). Nel corso del 2012 il CIR ha direttamente accompagnato 15 migranti.Numerose norme comunitarie cercano di rendere effettivo tale diritto: la direttiva 2005/85/CE relativa alle norme riguardanti la procedura di riconoscimento e di revoca dello status di rifugiato negli Stati membri (art. 17), la direttiva 2003/9/CE relativa alla norma per l’accoglienza dei richiedenti asilo ( art. 19) contenenti le disposizioni specifiche e infine il regolamento n° 343/2003 detto Dublino II. Quest’ultimo comporta ugualmente una disposizione relativa ai minori non accompagnati di nazionalità extraeuropea (art. 15.3).Grazie alla sua esperienza più che quarantennale nell’ambito del diritto d’asilo, l’associazione France Terre D’Asile, membro dell’ECRE e capofila del progetto, si propone di realizzare, nell’ambito del progetto, uno studio sulle pratiche

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concernenti il diritto d’asilo per i minori non accompagnati presenti nel territorio comunitario, con la collaborazione di sei organizzazioni partner (tra ONG e associazioni no profit):1) Shelter Safe House (Lituania);2) Consiglio Italiano per i Rifugiati (Italia);3) Institute for Rights Equality and Diversity (Grecia);4) Hungarian Helsinki Committee ( Ungheria);5) Terre des Hommes Deutschland ( Germania);6) International Humanitarian Initiative Foundation (Polonia).Il fine ultimo del progetto è rafforzare il diritto di ciascun minore a richiedere l’asilo sul territorio dell’Unione Europea, in conformità all’ articolo 22 della Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo.Il progetto è iniziato nel gennaio 2011 e terminerà con la conferenza di presentazione dei risultati della ricerca, che si terrà a Budapest in Ungheria, nell’ottobre del 2012.

Inoltre, in Italia il diritto di asilo è garantito dall’art.10 comma 3 della Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”

Il rifugiato è colui che è costretto a lasciare il proprio paese a causa di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le opinioni politiche (Convenzione di Ginevra, 1951). A differenza del migrante, egli non ha scelta: non può tornare nel proprio paese d’origine se non a scapito della propria sicurezza e incolumità. Dal punto di vista giuridico-amministrativo, un rifugiato è una persona cui è riconosciuto lo status di rifugiato.

Nel corso del 2008 sono entrati in vigore importanti Decreti in materia di asilo: il cosiddetto "Decreto Qualifiche" - Decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251 - di attuazione della Direttiva 2004/83/CE del Consiglio recante Norme minime sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonché norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta,, entrato in vigore il 19 gennaio 2008 ed il "Decreto Procedure" - Decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25 - di attuazione della Direttiva 2005/85/CE del Consiglio recante Norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato, entrato in vigore il 2 marzo 2008 : questo decreto ha subito modifiche ed integrazioni a seguito dell'entrata in vigore, il 5 novembre 2008, del Decreto legislativo 3 ottobre 2008, n. 159.

ACCOGLIENZA DEI RICHIEDENTI ASILO D. LGS. 140/2005 Decreto Legislativo 30 maggio 2005, n.140, Attuazione della direttiva 2003/9/CE che stabilisce norme minime relative all’accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri, e successive modificazioni introdotte da Legge 24 Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica Artt. 1 sexies e septies Legge 28 Febbraio 1990, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 Dicembre 1989, n. 416, Norme urgenti in

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materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi (Quadro sinottico esplicativo Direttiva accoglienza 9/2003/CE e Decreto legislativo 140/2005)

EMERGENZA NORD AFRICA, NUOVA CIRCOLARE SU MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI (ANCHE RICHIEDENTI ASILO) 12 maggio 2013 - Emanata congiuntamente lo scorso 24 aprile dal Ministero dell’interno e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali una Circolare su:“Chiusura dell’emergenza umanitaria Nord-Africa: minori stranieri non accompagnati e minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo”, in cui vengono forniti chiarimenti sulle procedure riguardanti l’accoglienza e la protezione dei minori stranieri non accompagnati dopo la chiusura della c.d. “Emergenza Nord Africa”.

prosegue

ASILO, MALMSTROM: IN DIRITTURA ARRIVO SISTEMA UEA GIUGNO ULTIMO PASSAGGIO IN P.E. 'STOP A LOTTERIA' 30 aprile 2013 - Un sistema unico europeo di asilo per evitare che le differenze normative tra stato e stato in Ue rischino di far diventare il dramma dei richiedenti in una lotteria: il pacchetto di cinque direttive, frutto di un assiduo e lungo lavoro della commissaria Cecilia Malmstrom fin dal febbraio 2010, dopo l'approvazione di ieri (25/4) degli ultimi due elementi mancanti, veleggia verso la sua tappa finale. A giugno approdera' infatti alla plenaria del Parlamento europeo per l'ok definitivo, sul quale sembra gia' esserci accordo politico (da ANSA).

prosegue Dal Blog del Commissario Malmstromhttp://blogs.ec.europa.eu/malmstrom/the-last-pieces-of-the-puzzle/ IMMIGRAZIONE E ASILO: CONSIGLIO D’EUROPA, UE RIVEDA SUA POLITICAASSEMBLEA PARLAMENTARE CRITICA FRONTEX E GESTIONE FRONTIERE EST 29 aprile 2013 - Riportiamo nota ANSA: L'Unione europea deve riformare la sua politica di gestione dei flussi migratori. A chiederlo è l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa che oggi (25 aprile, n.d.r.) ha votato all'unanimità due rapporti in cui si chiede un maggiore controllo delle operazioni condotte da Frontex, agenzia della Ue che coordina le azioni di gestione e controllo delle frontiere esterne, e allo stesso tempo un'assistenza concreta, anche economica, per i Paesi al confine orientale della Ue affinchè possano meglio gestire i crescenti flussi di immigrati, profughi e richiedenti asilo.

prosegue

Council of Europe parliamentarians still concerned about EU border agency’s respect for human rightshttp://assembly.coe.int/ASP/NewsManager/EMB_NewsManagerView.asp?ID=8685 & L=2

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The EU needs to assist the countries beyond its eastern borders more to deal with migratory pressureshttp://assembly.coe.int/ASP/NewsManager/EMB_NewsManagerView.asp?ID=8683 & L=2

Circolari: Il Circolare n°10/2008 del 3 novembre 2008 D.lgs del 3 ottobre 2008 n°159Ordinanza n.° 3703 del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 settembre 2008 (pubblicata su GU 19-09-2008) Circolare 04/2008 del 11 marzo 2008 D.Lgs 28 gennaio 2008, n25, attuazione della direttiva 2008/85/CE recante norme minime per le procedure applicate negli stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello Status di rifugiato

Direttiva su minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo Circolare INPS 21/05/2007 - Assegno di maternità di base concesso dai Comuni favore di cittadine extracomunitarie rifugiate politicheCircolare INPS sulla Direttiva sui diritti dello straniero nelle more del permesso di soggiorno 16/10/2006Circolare del Ministero dell'Interno del 25/10/2005 Procedimenti di competenza dello sportello unico per l'immigrazione - chiarimenti.

Direttiva sulle procedure ai fini del riconoscimento e della revoca dello Status di rifugiato. Direttiva sulla qualifica di "rifugiato" Direttiva su ricongiungimento familiare Direttiva sull'accoglienza Direttiva sulla protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di profughi Direttiva che costituisce il FER

ATTIVITA’ IN FAVORE DELLE CATEGORIE PIU’ VULNERABILI DI RIFUGIATI

Il CIR svolge le sue attività anche in favore di quelle categorie più vulnerabili come le vittime di tortura e i minori non accompagnati.“ - ricerca sul fenomeno dell’apolidia tra le comunità rom in Italia

Progetto “In the Sun“ - ricerca sul fenomeno dell’apolidia tra le comunità rom in Italia Project name: “Research and advocacy on Roma stateless people in Italy” Implementato dal CIR e finanziato da Open Society Foundations

Obiettivi del Progetto

In the Sun -Research and Advocacy on Roma Stateless People in Italy“- implementato dal CIR e finanziato da Open Society Foundations vuole contribuire allo sviluppo di una strategia nazionale sull’integrazione dei rom, sostenendo il dibattito con una ricerca sul fenomeno degli apolidi de facto che vivono in Italia e sostenendo possibili soluzioni. Le attività sono coordinate dal CIR; per l’impostazione metodologia e l’elaborazione degli strumenti di raccolta dati ci si è avvalsi della collaborazione e supervisione di un dottore di ricerca del Dipartimento di Scienze sociali (DiSS) dell’Università “Sapienza” di

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Roma, facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione; le interviste e la somministrazione dei questionari sono state attuate grazie al lavoro di operatori individuati in collaborazione con l’ ”Opera Nomadi” e la “Federazione Rom e Sinti Insieme”

Nello specifico il progetto intende: Contribuire a definire il fenomeno dei rom che vivono in Italia senza uno status riconosciuto e verificare le principali difficoltà

incontrate da queste persone nel processo di integrazione; Migliorare il punto di vista dei decision makers, politici e altre controparti di rilievo sul problema; Concepire possibili soluzioni.

Beneficiari del Progetto: Persone di origine rom che vivono in Italia senza uno status legale riconosciuto.Sono state coinvolte nella ricerca attraverso l’attività di intervista sul campo nelle tre città di riferimento: Milano, Roma, Napoli.

Interlocutori politici: Membri del Parlamento Italiano e del Governo, in particolare del Ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione. Dirigenti del Ministero dell’Interno, in particolare della Direzione generale delle Libertà civili, Cittadinanza e Immigrazione.

Rappresentanti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, essendo questa l’agenzia UN competente per i problemi dell’apolidia;

Responsabili Amministrativi: esponenti delle agenzie e istituzioni del sistema di sicurezza sociale italiano. Enti locali, in particolare Amministrazioni comunali, Questure, Prefetture.

Altre controparti quali organizzazioni dei rom, avvocati e operatori socio-legali, organizzazioni umanitarie.

La ricerca sulle condizioni degli apolidi de facto di origine rom in Italia è, di per se stessa, uno strumento di advocacy, sostenendo il dibattito sul tema. Dopo avere condotto la ricerca sul campo nelle città di riferimento, il CIR proporrà incontri con decisori politici e amministrativi per condividere i risultati e mettere in luce le discrepanze dell’attuale sistema. Si attiverà quindi un processo indirizzato a influenzare le decisioni e individuare problemi e soluzioni. Il risultato della ricerca e degli incontri sarà riassunto in una breve pubblicazione che contenga anche i cambiamenti proposti, che saranno presentati a livello di esperti. Saranno condotte azioni di sensibilizzazione e disseminazione dei risultati anche attraverso i mezzi di comunicazione del CIR e in altri forum di discussione. Verrà organizzato un workshop a Roma con la partecipazione degli interlocutori di rilievo, allo scopo di disseminare i risultati e sostenere possibili soluzioni.

Introduzione al lavoro di ricerca “ In the Sun “ – Alla luce del sole

Il numero delle persone di origine rom in Italia è incerto e forse sottostimato. Comunque, tra le persone riconosciute come apolidi i cittadini dell’ex Jugoslavia sembrano il gruppo maggiore, considerando sia le persone che erano già apolidi nel loro Paese di origine sia coloro che lo sono diventate in seguito. Il secondo caso è piuttosto comune: dopo la dissoluzione dell’ex-Jugoslavia diversi nuovi Stati non hanno riconosciuto i rom come loro cittadini. Queste persone, arrivate in Italia con o senza passaporto, o altri documenti, sono diventate irregolari. Gli apolidi

hanno difficoltà ad ottenere il riconoscimento del loro status in Italia poiché non possono fornire alle autorità i documenti previsti, come certificati di residenza e permessi di soggiorno. Pertanto, un ampio numero di rom passa la propria vita in una sorta di limbo senza accesso ad un riconoscimento ufficiale del loro status e ai diritti connessi, nè ad un qualche altro tipo di status

Lo stesso si può dire dei figli nati in Italia. Ci sarebbero circa 15 mila giovani rom, nati da famiglie sfollate dall’ex Jugoslavia, che hanno vissuto in Italia per una vita intera ma non hanno avuto accesso ad uno status riconosciuto e, per via della loro posizione irregolare, non possono neppure ottenere la cittadinanza italiana (fonte: Relazione sulla condizione di rom e sinti in Italia, Commissione per i diritti umani, Senato della Repubblica, maggio 2011). L’accesso allo status di apolide o alla cittadinanza sembra particolarmente difficile per questo gruppo di stranieri, che rappresenta un numero significativo (secondo la ricerca “Italiani, rom e sinti a confronto”, prodotta dall’ISPO in occasione della Conferenza Europea sulla popolazione rom del 22-23 gennaio 2008 promossa dal Ministero dell’Interno: “c’è una fascia di almeno 20/25.000 giovani rom soprattutto della ex Jugoslavia che non hanno cittadinanza: non sono stati riconosciuti nei paesi di origine, parlano solo italiano e romanes e sono senza documentiIn ogni caso, la presenza di una procedura per il riconoscimento dell’apolidia, che appare normata in modo insufficiente oppure non normata affatto, rappresenta un ostacolo significativo per gli stranieri che richiedono l’accesso allo status di apolide e che si

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trovano a dover ricorrere alla via giudiziale perché è quasi impossibile praticare una via amministrativa.Si suppone che alcune nascite non siano state neppure registrate all’anagrafe. Pertanto ci sono problemi di accesso all’educazione, ai diritti sociali, al lavoro. Essi appaiono invisibili agli occhi dei cittadini italiani e delle istituzioni. Di fatto, in tali circostanze, il ricorso a mezzi irregolari di sostentamento è inevitabile, provocando una spirale di intolleranza anti-rom e xenofobia.

Il CIR considera che questo sia il momento giusto per incoraggiare il dibattito politico sulle condizioni di questi “invisibili”. Nella summenzionata Relazione della Commissione per i Diritti Umani, Senato della Repubblica, la questione dello stato civile dei rom è doverosamente sottolineata. Nondimeno, non ci sono dati credibili sul fenomeno degli apolidi rom, e nessuna soluzione è stata pensata per superare i problemi per il riconoscimento dello status legale di apolide. Perciò è della massima importanza sostenere il dibattito con informazioni aggiornate.

Il rapporto finale del progetto “In the Sun”- presentato a Roma il giorno 7 febbraio 2013 nell’ambito di un confronto tra esperti e istituzioni presso la sede dell’UNAR e con il sostegno di Open Society Foundations– sarà disponibile su questo sito sia in Italiano

Per ulteriori informazioni: CONSIGLIO ITALIANO PER I RIFUGIATI onlus

Via del Velabro 5/A

Tel.06-69200114Fax.06-69200116

04132611007 C.f. [email protected]

Ufficio stampa CIR Yasmine Mittendorff [email protected] 06 69200114 – 230

Responsabile progetto CIR Daniela Di [email protected] 69200114 – 223

"Improving the implementation of the right to asylum for unaccompanied children within the European Union" cofinanced by the European Commission

JUST/2010/FRAC/AG/1071Oggi sono circa 100.000 i minori non accompagnati di nazionalità extraeuropea (Afghanistan, Somalia, Eritrea, Repubblica Democratica del Congo e Iran) presenti all’interno dei 27 Stati membri.Dal 2006, la Commissione Europea ha proposto una strategia volta a promuovere e proteggere efficacemente i diritti del minore nel quadro delle politiche interne ed esterne all’UE. Numerose norme comunitarie cercano di rendere effettivo tale diritto: la direttiva 2005/85/CE relativa alle norme riguardanti la procedura di riconoscimento e di revoca dello status di rifugiato negli Stati membri (art. 17), la direttiva 2003/9/CE relativa alla norma per l’accoglienza dei richiedenti asilo ( art. 19) contenenti le disposizioni specifiche e infine il regolamento n° 343/2003 detto Dublino II. Quest’ultimo comporta ugualmente una disposizione relativa ai minori non accompagnati di nazionalità extraeuropea (art. 15.3).Grazie alla sua esperienza più che quarantennale nell’ambito del diritto

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d’asilo, l’associazione France Terre D’Asile, membro dell’ECRE e capofila del progetto, si propone di realizzare, nell’ambito del progetto, uno studio sulle pratiche concernenti il diritto d’asilo per i minori non accompagnati presenti nel territorio comunitario, con la collaborazione di sei organizzazioni partner (tra ONG e associazioni no profit):1) Shelter Safe House (Lituania);2) Consiglio Italiano per i Rifugiati (Italia);3) Institute for Rights Equality and Diversity (Grecia);4) Hungarian Helsinki Committee ( Ungheria);5) Terre des Hommes Deutschland ( Germania);6) International Humanitarian Initiative Foundation (Polonia). Il progetto ha per obiettivo l’analisi delle procedure e delle pratiche dei 27 Stati membri inerenti l’attuazione del diritto d’asilo per i minori stranieri non accompagnati. Esso si propone di identificare gli ostacoli che impediscono la piena implementazione di tale diritto ma anche le buone pratiche dei singoli Stati, al fine di fornire alle istituzioni comunitarie degli indicatori riguardanti l’applicazione delle norme attuali e quelle concernenti le future esigenze normative. Il fine ultimo del progetto è rafforzare il diritto di ciascun minore a richiedere l’asilo sul territorio dell’Unione Europea, in conformità all’ articolo 22 della Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo.Il progetto è iniziato nel gennaio 2011 e terminerà con la conferenza di presentazione dei risultati della ricerca, che si terrà a Budapest in Ungheria, nell’ottobre del 2012.

NIRAST NETWORK ITALIANO RICHIEDENTI ASILO SOPRAVVISSUTI A TORTURAAl Progetto NIRAST- Network Italiano per Richiedenti Asilo Sopravvissuti a Tortura27 novembre 2009- In questi giorni si avvia ufficialmente il Progetto NIRAST-Network Italiano per Richiedenti Asilo Sopravvissuti a

- attraverso cui si realizza, per la prima volta in Italia, una rete di centri medico-psicologici del S.S.N., diffusa su tutto il territorio nazionale, integrati tra loro ed altamente qualificati nell’identificazione, certificazione e cura dei richiedenti asilo sopravvissuti a tortura e traumi estremi. Nell’ambito delle attività del progetto è stato organizzato a Roma un Corso nazionale di Formazione (2° livello). “Consideriamo la costruzione di questa rete di Centri NIRAST- ha dichiarato il Direttore del CIR Hein- uno strumento fondamentale per la protezione e la riabilitazione delle vittime di tortura e di violenza estrema”. Il progetto NIRAST è promosso e sostenuto da Ministero dell’Interno Commissione Nazionale per il Diritto d'Asilo, dall’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma-Centro per le Patologie Post-traumatiche e da stress, dal CIR-Consiglio Italiano per i Rifugiati e dall’UNHCR-Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

Negli ultimi decenni un numero sempre maggiore di studi ha documentato l’alta incidenza dell’esperienza di tortura tra le persone che fuggono dal proprio Paese verso l’Europa e le gravi conseguenze a lungo termine prodotte dalla tortura. In Italia, il decentramento dell’istanza decisionale con l’istituzione, delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della Protezione Internazionale, ha determinato alcuni significativi miglioramenti nel processo di riconoscimento, facendo al contempo emergere l’esigenza, soprattutto nei casi di richiedenti asilo ad alta vulnerabilità (vittime di tortura, violenza sessuale, traumi estremi), di poter disporre di strumenti e competenze specifiche e affidabili per ciò che concerne l’identificazione e la

In risposta a questa esigenza si è individuata la possibilità, per le Commissioni Territoriali, di poter disporre, nella loro stessa città, di Servizi medico-psicologici del SSN, specializzati nell'identificazione, certificazione e cura delle vittime di tortura.I Centri medico-psicologici territoriali che formano il network, Centri NIRAST, sono collocati nelle città sede delle 10 Commissioni Territoriali per il riconoscimento della Protezione Internazionale: Roma, Milano, Torino, Gorizia, Caserta, Foggia, Bari, Crotone, Siracusa, Trapani. I Centri NIRAST costituiscono per le Commissioni stesse un riferimento territoriale specialistico e un supporto affidabile nella valutazione dei richiedenti asilo altamente vulnerabili e in particolare per quanto attiene alla loro identificazione e alle relative certificazioni.L’attività di rete del progetto NIRAST, di cui è coordinatore scientifico il dottor Massimo Germani, è fortemente potenziato dalla disponibilità di un sito ufficiale del progetto, che risulta di importanza strategica per consentire la concreta efficacia ed operatività dei Centri e dei partner coinvolti nel progetto. Obiettivo generale Garantire la tempestiva e corretta identificazione, certificazione e cura dei Richiedenti Asilo sopravvissuti a tortura e traumi estremi, su tutto il territorio nazionale, all’interno di strutture del SSN, mettendo a disposizione delle Commissioni Territoriali

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competenze specifiche e certificazioni qualificate ed affidabili, redatte da strutture pubbliche specializzate, operanti su standard diagnostico-terapeutici elevati ed omogenei in base alle più avanzate conoscenze scientifiche nel campo delle patologie post-

Obiettivi SpecificiRealizzazione di una rete diffusa sul territorio nazionale (Network) formata da 10 Centri medico-psicologici di riferimento

territoriale (Centri NIRAST), operanti all’interno di strutture delle ASL, di Aziende Ospedaliere o Reparti Universitari comunque afferenti all’area di riferimento delle Commissioni Territoriali, integrati e coordinati da un centro di riferimento nazionale a Roma (Centro per le patologie post-traumatiche e da stress - Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata)·

Creazione di un data base per il monitoraggio nazionale della situazione dei richiedenti asilo e rifugiati vittime di tortura e di traumi estremi (dati epidemiologici, clinici, sociali, flussi, ecc.)

Consolidamento, approfondimento e aggiornamento continuo delle competenze specialistiche delle equipe dei Centri NIRAST. Sviluppo di modalità operative certificative e diagnostico-terapeutiche condivise ed omogenee su tutto il territorio nazionale Aggiornamento continuo, sulle tematiche specifiche, per i componenti delle Commissioni Territoriali. Facilitazione di scambi e comunicazione tra le Commissioni Territoriali, i Centri NIRAST e i CARA, attraverso corsi di

formazione, incontri e creazione di strumenti idonei all’integrazione e alla collaborazione tra queste strutture · Riduzione delle percentuali di errata valutazione di Richiedenti Asilo con riferite torture o gravi violenze (disturbi fittizi –

simulazioni) e conseguente incremento dell’affidabilità nella valutazione di casi dubbi. Maggiori informazioni sul sito ufficiale del progetto www.nirast.it

VI.TO- ACCOGLIENZA E CURA DELLE VITTIME DI TORTURA Dal 1996 il CIR gestisce il progetto VI.TO. - Accoglienza e Cura delle Vittime di Tortura, co-finanziato dal Fondo Volontario delle Nazioni Unite per le Vittime di Tortura e dalla Commissione Europea. Il progetto VI.TO partecipa alla rete che fa capo all'IRCT - International Rehabilitation Centre for Victims of Torture

Nell’ambito del progetto sono portate avanti attività di: assistenza legale supporto ed orientamento sociale, teso a promuovere e favorire il processo di integrazione nel paese ospite assistenza medica e psicologica, diagnosi prevenzione e cura dei disturbi psicopatologici, psicosomatici ed organici presentati

dai soggetti vittime di tortura certificazione laboratori di riabilitazione psico-sociale

Tutte queste attività sono considerate nel loro insieme fattori terapeutici e vengono utilizzate contemporaneamente all’interno di un approccio integrato ed orientato alla fase.

Un aspetto qualificante del progetto sono le esperienze di laboratori di integrazione psico-sociale, che in particolare nella fase iniziale della permanenza in Italia rappresentano un forte punto di riferimento spazio-temporale per gli utenti. Queste attività di vera e propria "riabilitazione psico-sociale" prevedono delle borse-lavoro legate alla frequenza, che consentono l'introduzione di un supporto economico, al di fuori di una logica strettamente assistenzialistica.

Il 26 giugno viene  celebrata in tutto il mondo la Giornata mondiale a sostegno delle vittime di tortura, proclamata nel 1997 dall'Assemblea Generale dell'ONU. La giornata è diventata, a livello internazionale, un momento di aggregazione, durante il quale associazioni e gruppi organizzano e partecipano a eventi di sensibilizzazione e di denuncia di questo crimine.

La campagna globale "26 giugno - Assieme contro la tortura" viene annualmente coordinata dall'IRCT (Consiglio Internazionale per la Riabilitazione delle Vittime di Tortura). Il CIR-VI.TO., membro dell'IRCT partecipa attivamente alla campagna internazionale di sensibilizzazione.

Particolare attenzione è dedicata alle attività di formazione sul tema della tortura: lo staff del progetto VI.TO. mette a disposizione la propria esperienza e competenza per la formazione di persone a vario titolo interessate e impegnate nelle problematiche legate alla tortura (operatori legali e sociali, medici, insegnanti, giornalisti).

PROGETTO “Together with VI.TO.”

Co-finanziato dall’Unione Europea – European Instrument for Democracy and

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Human Rights VI.TO. è l’acronimo che il CIR utilizza per indicare l’impegno ormai pluriennale in progetti a favore di Vittime di Tortura. Per il triennio 2011-2012-2013 il CIR ha ottenuto un nuovo finanziamento dall’Unione Europea- EIDHR, (European Instrument for Democracy and Human Rights) per un progetto denominato Together with VI.TO che per la prima volta ci vede impegnati in un partenariato che coinvolge il CRAT in Camerun (Centre for Rehabilitation and Abolition of Torture) e l’ AJPNV in Ciad (Association Jeunesse pour la Paix et la Non Violence).

Il progetto ha diversi obiettivi: - formazione e ricerca con i Paesi africani coinvolti (Camerun, Ciad e RDC);- azioni di prevenzione della tortura;- attività di riabilitazione e cura degli esiti della tortura, - azioni di contrasto a micro-traumatismi legati alle difficili condizioni di accoglienza. Destinatari del progetto in Italia, saranno nel corso dei tre anni, 1300 richiedenti e titolari di protezione Internazionale vulnerabili (in particolare sopravvissuti a tortura e/o violenza estrema). Le persone, sono prese in carico dal CIR in termini di supporto sociale, legale, medico e psicologico. Medici e psicologi del Progetto Together with VI.TO. offrono cure e trattamenti terapeutici a seconda delle esigenze individuali. Il progetto prevede tra l’altro, per la prima volta, attività di formazione, sensibilizzazione, capacity building, networking e ricerca in Cameroon e Ciad. Il programma di cooperazione con il CRAT e l’AJPNV sarà articolato nei tre anni del progetto. Nel corso del primo anno verranno organizzate due “visite studio”: - la prima in Camerun e Ciad; - la seconda in Italia allo scopo di approfondire la conoscenza reciproca dei tre centri di riabilitazione coinvolti nel progetto, confrontare metodologie mediche e psicologiche utilizzate con specifica attenzione al trattamento e alla certificazione delle vittime di tortura.

Durante il terzo anno verrà organizzato un workshop di 6 giorni in Camerun, e uno sempre di 6 giorni in Italia, con l’obiettivo primario di confrontare e approfondire le differenti modalità di trattamento (psicoterapia, trattamento farmacologico, etc), di analizzare le peculiarità etno-culturali nei sintomi clinici manifestati dai sopravvissuti a tortura e per definire le best practices.

Tra le varie attività del programma ricordiamo la ricerca clinica condotta in Italia Camerun e Ciad, che avrà come obiettivo prioritario la valutazione comparativa delle conseguenze psicopatologiche della tortura sui migranti forzati sopravvissuti alla tortura che arrivano in Europa versus quelli che restano in Africa. La ricerca sarà coordinata dal Cento per lo Studio e il Trattamento delle patologie post traumatiche e da stress dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni di Roma, con cui il CIR collabora da anni. vai al sito del progetto www.togetherwithvito.org

ASSISTENZA AI MINORI

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Tra i richiedenti asilo che giungono in Italia, alcuni sono bambini privi di qualunque sostegno e senza alcun familiare che possa prendersi cura di loro.Anche quest’anno il CIR si è occupato di garantire e di promuovere il pieno rispetto dei diritti dei minori stranieri, favorendo la diffusione della conoscenza e delle informazioni, promuovendo procedure di accesso più rapide e intervenendo nei confronti delle istituzioni perché siano migliorate le norme e le prassi e portando diversi progetti innovativi

PROGETTI CIR

MIGLIORARE L’ASSISTENZA E ACCOGLIENZA DEI MINORI NON ACCOMPAGNATI STRANIERI PRESENTI SUL TERRITORIO DELL’UNIONE EUROPEA ATTRAVERSO L’ARMONIZZAZIONE DELLE LEGISLAZIONI DEI PAESI MEMBRI SCHEDA DEL PROGETTOco-finanziato dalla Commissione Europea -

Il progetto “Migliorare l’assistenza e accoglienza dei minori non accompagnati stranieri presenti sul territorio dell’Unione europea attraverso l’armonizzazione delle legislazioni dei Paesi membri.”, co-finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma specifico”Diritti fondamentali e di cittadinanza” 2007-2013. Il progetto, della durata di 13 mesi, ha lo scopo di fornire alle Istituzioni dell’Unione Europea strumenti di riflessione per una effettiva armonizzazione delle legislazioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati e dell’eventuale adozione di una Direttiva europea recante norme minime sull’accoglienza e assistenza dei minori non accompagnati. Attraverso questo progetto si mira a fare un confronto tra le differenti legislazioni e prassi adottate da alcuni Stati membri dell’Unione europea, identificando le buone prassi che potrebbero essere adottate come modello da parte di altri.Tra le attività del progetto, è prevista la realizzazione di uno studio di diritto comparato sulle legislazioni e prassi adottate nei seguenti Paesi: Italia, Francia, Regno Unito, Grecia, Romania, Spagna, Svezia e Ungheria.Lo studio sarà condotto e coordinato da France Terre d’Asile, in qualità di capofila, in collaborazione con il Consiglio Italiano per i Rifugiati ed il partner greco, l’Istituto per i Diritti, l’Uguaglianza e la Diversità. Attraverso lo studio s’intende analizzare le norme riguardanti l’ingresso e il soggiorno dei minori stranieri, le disposizioni a tutela dell’infanzia, in particolare quelle relative alla loro protezione, accoglienza e assistenza.Come previsto dal progetto, il 17 dicembre 2009 si è tenuta a Lille, in Francia, una Conferenza europea sulla materia e altre due saranno realizzate per la diffusione dello studio comparato, una a Strasburgo ed un’altra a Roma alle quali saranno inviati i rappresentanti delle istituzioni europee e nazionali, della Pubblica Amministrazione e delle organizzazioni internazionali e locali che operano nel settore. Nel corso della Conferenza tenutasi a Lille è stato lanciato l’Appello per una protezione europea dei minori stranieri non accompagnati, firmato anche dal CIR. CELEBRAZIONE DEI 20 ANNI DELLA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA: FOCUS SU PROGETTO SPRAR ‘TERRA D’ASILO’ DI S.PIETRO VERNOTICO (BR.)

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20 novembre 2009 - 20 anni fa, il 20 novembre 1989, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il trattato sui diritti umani maggiormente ratificato nella storia. Per celebrare questo anniversario, presentiamo una buona pratica che coinvolge da anni il comune di S. Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi: il progetto S.P.R.A.R. “Terra D’Asilo” a sostegno di rifugiati e richiedenti asilo in situazioni di grande vulnerabilità, in particolare minori non accompagnati; l’ente gestore del progetto è l’ARCI (ved. primo articolo), con la collaborazione - soprattutto per attività di orientamento legale- del CIR (ved secondo articolo) .

ATTIVITA’ DEL CIR NEL PROGETTO S.P.R.A.R. “TERRA D’ASILO” DI S.PIETRO VERNOTICO (Brindisi) di Marco D’Antonio, CIR Puglia Il progetto SPRAR “Terra D’Asilo” fa capo al Comune di San Pietro Vernotico (Br) ed è gestito dall’Arci – Comitato Territoriale di Lecce in collaborazione con il CIR che si occupa degli aspetti legali e del disbrigo delle pratiche amministrative a favore delle persone accolte. La peculiarità del programma è quello di offrire accoglienza e tutela a favore di richiedenti asilo e rifugiati che vengono a trovarsi in condizione di ulteriore vulnerabilità, come ad esempio minori, donne in stato di gravidanza, genitori singoli con figli, vittime di tortura; categorie meglio specificate dall’art. 8 del D.Lgs. 140 del 2005.Certamente l’attività a favore dei minori non accompagnati è quella che, da un punto di vista legale, risulta di maggiore complessità ma al contempo più stimolante.Il nostro sistema, infatti, individua nella figura del minore privo di figure genitoriali un soggetto di grande vulnerabilità cui occorre assicurare una adeguata forma di assistenza ad iniziare dallo stesso luogo fisico ove questa ha luogo. La normativa in materia, infatti, ha inteso superare la forma di accoglienza presso istituti, preferendo quella della comunità di tipo familiare.Nella regione Puglia, al riguardo, è intervenuto, in attuazione della L.R. 19 del 2006, il Regolamento n° 4 del 2007 che disciplina, sia dal punto di vista strutturale che organizzativo, le varie tipologie di strutture destinate all’accoglienza dei minori non accompagnati. Considerato, quindi, che i rintracci di minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo riguardano, nella gran parte, ragazzi con un età superiore ai 15 anni, si è ritenuto di optare per la tipologia di accoglienza “gruppo appartamento”, così come definita dal predetto regolamento, che consente una attività quotidiana autogestita sulla base di regole condivise dai giovani accolti.La maggior parte dei ragazzi inseriti nel Terra D’Asilo sono stati rintracciati dalle autorità di polizia al momento, o subito dopo, il loro ingresso irregolare in Italia.Immediatamente dopo la loro accoglienza viene inoltrata al Tribunale per i Minorenni di Lecce, una richiesta di affidamento temporaneo ed una istanza al Giudice Tutelare presso il Tribunale di Mesagne (Br) per l’ apertura della tutela. Intorno alla figura del minore, quindi, ruotano una serie di enti ciascuno con competenze e ruoli differenti.Viene infatti avviato il procedimento di affidamento presso il Tribunale per i Minorenni, vengono interessati i Servizi Sociali del Comune di accoglienza, si procede all’apertura della Tutela presso il Giudice Tutelare del Tribunale con

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conseguente nomina del tutore e del protutore, le cui funzioni sono svolte, fino alla loro nomina, provvisoriamente dall’ente affidatario. La Questura, inoltre, comunica al Comitato per i minori stranieri la presentazione della istanza di riconoscimento della protezione internazionale.Il coinvolgimento di tanti numerosi attori intorno alla figura del minore aumenta senz’altro le garanzie di tutela, ma ha come conseguenza un ampliamento della burocratizzazione della procedura di riconoscimento della protezione internazionale.Nel territorio di riferimento, tuttavia, grazie ad oltre 5 anni di attivazione del progetto, si sono istaurate delle prassi che consentono di predisporre tutta la documentazione necessaria per il colloquio in Commissione mediamente in un periodo di circa 1 mese.Occorre infatti evidenziare che dal momento della presentazione della istanza di asilo, la procedura resta sospesa in attesa della nomina del tutore.Nelle more di tale procedimento, in virtù di accordi con la Questura di Brindisi, viene rilasciata copia della richiesta di asilo indirizzata al Questore di riferimento, che cristallizza l’inquadramento del minore nella figura del richiedente la protezione internazionale, ed al contempo viene rilasciato un permesso di soggiorno che consente il rilascio della documentazione propedeutica (codice fiscale, iscrizione al Sistema Nazionale Nazionale, iscrizione a corsi scolastici) per avviare l’urgente percorso di integrazione.Invero, va ribadito, che la Questura provvede, a sua volta, a sollecitare l’apertura della tutela, che grazie alla solerzia del Giudice tutelare di Mesagne avviene, di regola, in tempi abbastanza rapidi. Risulta chiaro che, nonostante gli sforzi per far comprendere ai ragazzi tutti i passaggi sopra descritti, raramente essi riescono ad individuare ruoli e funzioni dei vari enti interessati, come ad esempio la differenza che intercorre tra una udienza finalizzata al loro affidamento da quella riguardante la nomina del tutore.Invero, la procedura innanzi descritta, costituisce di fatto il contorno a quello che è l’obiettivo principale, ovvero la preparazione del colloquio presso la Commissione territoriale per la protezione internazionale che procederà all’ascolto del minore, in via prioritaria rispetto agli altri richiedenti asilo, alla presenza del legale e del tutore, garantendo le condizioni necessarie ad una serena audizione.I minori che giungono nel nostro progetto sono stati per lo più rintracciati sulle coste siciliane, in tal caso sono in prevalenza di nazionalità somala, eritrea, gambiese e togolese. I ragazzi afghani fanno ingresso normalmente dai valichi di frontiera di Ancona, Venezia e Brindisi o sono stati rintracciati lungo le coste salentine.Negli ultimi mesi, infatti, si sono intensificati gli approdi di imbarcazioni sulle coste del Salento, provenienti dalla Grecia e spesso tra le persone rintracciate vi sono dei minori non accompagnati.Nel 2009, nel progetto Terra D’asilo, ne sono stati inseriti 4, ma sono emersi due problemi di particolare rilevanza; il primo riguarda le procedure di accertamento dell’età, il secondo l’applicazione del Regolamento Dublino 343 del 2003.Riguardo il primo dei problemi, si evidenzia che è divenuta prassi sottoporre i minori rintracciati alla procedure di verifica dell’età anagrafica da loro dichiarata; nel territorio di Brindisi questo accertamento avviene presso il locale ospedale.Capita sovente, tuttavia, che gli accertamenti effettuati presso l’ospedale Brindisino terminano con una certificazione in cui viene riportata la seguente locuzione: “maggiore degli anni 18”, attestazione che non può ritenersi sufficiente per attribuire la maggiore età.

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Infatti, la circolare del 9 luglio 2007, firmata dal Ministro dell’Interno, introduce nuovi criteri al fine di accertare le generalità in caso di età incerta, per evitare il rischio di adottare erroneamente provvedimenti gravemente lesivi dei diritti dei minori. Le verifiche dell’età effettuate con la misurazione del polso, come nella fattispecie, hanno un margine di errore fino a due anni.Quindi con la sopra indicata direttiva viene introdotto il principio della presunzione della minore età in caso di perizia incerta.Considerato quindi il margine di errore di due anni, i ragazzi dovrebbero ricevere un trattamento da maggiorenni solo qualora la perizia dovesse stabilire una età superiore ai 20 anni.Sul punto è anche intervenuto il Ministro dell’Interno Roberto Maroni con una relazione alla Camera del 25 febbraio u.s., ha dichiarato: “Per poter accedere alle garanzie previste dal nostro ordinamento giuridico, è necessario accertare la minore età dello straniero nel caso in cui questi sia privo di documenti…. Attualmente, i metodi di accertamento più comuni comprendono le radiografie e le misure antropometriche. Queste ultime, anche se non comportano esposizione alle radiazioni, sono state criticate perché non tengono conto di variazioni legate all'etnia e allo stato di nutrizione. Le radiografie del polso sembrano essere tra le tecniche più affidabili, anche se soggette a un margine di incertezza di circa due anni. In questo caso, se il margine di incertezza fa presumere che un soggetto possa essere maggiorenne nel limite di un margine di errore, questi viene considerato minore.” Tuttavia, riguardo i minori nei cui confronti sono state avviate tali verifiche, due di essi hanno ricevuto dai loro parenti gli originali dei documenti di identità che confermano la loro minore età, per due altri sono in corso dei procedimenti presso il Tribunale per i Minorenni. Inoltre, problematica strettamente connessa all’accertamento dell’età, è quella dell’applicazione nei loro confronti del Regolamento Dublino, considerato, come innanzi specificato, che i suddetti minori provengono dalla Grecia.Si evidenzia, infatti, che la predetta normativa ha stabilito una disciplina più favorevole per i minori non accompagnati, per questo motivo acquista maggiore importanza la problematica relativa alla esatta individuazione dell’età che deve avvenire senza alcun margine di dubbio.Si confida, in ogni caso, che nell’applicazione del Regolamento Dublino, in particolare per le persone che provengono dalla Grecia, si tengano sempre in dovuta considerazione le denunce fatte dagli organismi internazionali concernenti l’accesso alla procedura di asilo e la qualità della procedura stessa. Infatti, le condizioni di accoglienza continuano a non rispettare in pieno gli standard internazionali ed europei. Di conseguenza, i richiedenti asilo, compresi coloro che vengono respinti in Grecia in applicazione del Regolamento Dublino, continuano a far fronte ad eccessive difficoltà nell’ottenere che la loro richiesta di protezione venga esaminata e decisa in modo appropriato.In un recente articolo dell'UNHCR, poi, si denunciano le indecorose condizioni di accoglienza dei minori non accompagnati in un centro in Grecia e la difficoltà di accesso alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale.Nell’ottobre del 2008 un rapporto di Amnesty International riportava che 160 minorenni non accompagnati erano trattenuti nel centro di detenzione di Pagani in condizioni indecorose e prive di igiene. “I detenuti dormivano sui pavimenti, che erano sempre allagati a causa dell’obsolescenza dell’impianto idraulico, e raramente erano autorizzati a uscire all’aria aperta. Il centro, costruito per ospitare 300 persone, raccoglieva 830 detenuti, tra cui madri con bambini piccoli e almeno una donna incinta. Avvocati e ONG avevano accesso limitato al centro.”

Servizio ad Ancona

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Il CIR collabora all’“Iniziativa per contrastare l’ingresso in Italia dei minori stranieri in stato di abbandono”, promossa dal 2002 dalla Procura della Repubblica per i minorenni di Ancona, che prevede attività di accoglienza al Porto di Ancona per minori stranieri a rischio di traffico.Il coinvolgimento di operatori umanitari con i nuclei familiari oggetto dell’iniziativa ha come fine quello di rendere più “morbido” l’incontro con i minori evitando loro ogni eventuale trauma di natura psicologica. L’intervento del personale CIR (reperibili, oltre gli orari d’ufficio, a turno, sette giorni su sette, 24h su 24) viene effettuato a richiesta degli Agenti della Pol-mare ogni qualvolta si presentano situazioni che danno adito a perplessità circa la regolarità dell’ingresso e del rapporto di parentela; gli operatori utilizzano un questionario tradotto in varie lingue, realizzato in collaborazione con le assistenti sociali della Prefettura di Ancona; viene utilizzato un interprete di lingua madre, considerata anche la sua attività di mediatore interculturale. Progetto del Comune di TriesteIn collaborazione con il CIR e altre organizzazioni locali: percorsi di autonomia per minori stranieri non accompagnati e giovani. “ Ritrovarsi per ricostruire” (progetto terminato nel dicembre 2007) Progetto per il sostegno al ricongiungimento familiare di rifugiati, con il contributo della Fondazione UNICREDIT-Unidea.Il progetto "Ritrovarsi per ricostruire" nasce con l'obiettivo di supportare 10 nuclei familiari di rifugiati nel loro lungo e difficile processo di ricongiungimento. Questo progetto pilota mette in atto un complesso e articolato approccio che agisce su diversi momenti e aspetti del ricongiungimento: il progetto, infatti, vuole accompagnare il nucleo nella fase precedente all'arrivo, nel momento dell'arrivo e nell'integrazione familiare e sociale successiva nel territorio di accoglienza; il progetto vuole evidenziare i diversi aspetti del tema perché i nuclei verranno supportati dal punto di vista legale, sociale e psicologico.Il progetto, che si svilupperà nel territorio di Roma e provincia, è iniziato nell'ottobre 2006 ed ha una durata di 12 mesi.

RICONGIUNGIMENTO FAMILIAREBILANCIO DEL PROGETTO “Ritrovarsi per ricostruire”sostenuto da Unidea-UniCredit Foundation 29 gennaio 2008- Il progetto “Ritrovarsi per ricostruire”- sostenuto da Unidea-UniCredit Foundation, è durato 14 mesi ed ha terminato le sue attività lo scorso 31 dicembre 2007. Ha riguardato 14 nuclei di rifugiati - provenienti da Repubblica Democratica del Congo, Congo Brazzaville, Camerun, Togo, Rwanda, Etiopia ed Eritrea - residenti per la maggior parte nel Lazio e in particolare nella provincia di Roma per un totale di 50 persone seguite dal progetto. Dei 14 nuclei familiari seguiti, due di questi sono capofamiglia donne. L’obiettivo di favorire il processo di ricongiungimento familiare è stato portato avanti attraverso un supporto al nucleo da ricongiungersi lungo tutte le fasi necessarie alla ricomposizione familiare, non limitando gli interventi solo al supporto legale all’interno del complesso iter per l’ottenimento del nullaosta e del visto di ingresso e al supporto economico per il pagamento dei biglietti aerei ma proponendo piuttosto una modalità di azione attenta a preparare l’arrivo dei familiari su più versanti (alloggio, lavoro, integrazione sul territorio, rapporti con i servizi sociali, contatti con le scuole, versante psicologico, ecc.).L’esperienza maturata negli anni ci mostra infatti come il ricongiungimento sia argomento prioritario nel progetto di vita dei nuclei che sono stati forzatamente separati dalle vicende di persecuzione e di fuga; nella realtà in

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queste riunificazioni tanto agognate sono presenti problemi, difficoltà e rischi di fallimenti.Ci è sembrato dunque importante guardare “al prima” e “al dopo” di questo evento sia con i diretti interessati sia con la rete dei servizi in grado di aiutarli. Il progetto ha così coinvolto le assistenti sociali di alcuni municipi e gli operatori di alcuni centri di accoglienza in momenti di approfondimento sulle tematiche legali e sociopsicologiche legate al ricongiungimento. E’ stato distribuito materiale relativo all’iter burocratico e sulla situazione dei paesi di origine.In particolare rispetto alla conoscenza della cultura dei paesi di provenienza dei ricongiunti, il progetto ha permesso una ricerca sui ruoli e dinamiche familiari nella Repubblica democratica del Congo- RDC ed Eritrea.La conoscenza della struttura familiare nei paesi di origine da parte degli operatori italiani a diverso titolo coinvolti nel ricongiungimento ci è sembrato un elemento importante per poter sostenere nel modo migliore il difficile processo di passaggio da una cultura all’altra.Inoltre nell’ottica di facilitare il versante più privato e personale del ricongiungimento è stata offerta a tutti i rifugiati la possibilità di supporto psicologico sia in preparazione all’evento che dopo l’arrivo dei familiari da parte di una terapista familiare esperta di dinamiche migratorie.Tutti i nuclei inseriti nel progetto “Ritrovarsi per ricostruire” sono seguiti dal servizio sociale del municipio di residenza che continuerà a sostenere le famiglie nel percorso di integrazione.Gli interventi proposti dal CIR si sono pertanto inseriti in un più ampio progetto al quale hanno voluto\potuto dare un input iniziale o uno specifico sostegno senza sovrapporsi o supplire a competenze esistenti ma piuttosto affiancandole in ambiti necessari al progetto di riunificazione concordati congiuntamente.In questa ottica sono stati concessi dal progetto “Ritrovarsi” fondi per spese burocratico /amministrative legate al reperimento di certificati, visti, tasse consolari, ecc.; test del DNA per stabilire il legame parentale; biglietti aerei; mensilità di affitto; spese scolastiche; sostentamento.Sempre nell’ottica di ottimizzare i processi necessari alla realizzazione del ricongiungimento sono state raggiunte intese operative (attraverso protocolli e lettere di intenti) con l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni- OIM e con il Comitato Internazionale della Croce Rossa- CICR, rispettivamente impegnati nell’effettuazione del test del dna, nel reperimento di biglietti aerei a tariffe più convenienti, nell’individuazione e assistenza in loco dei familiari da ricongiungere. Entrambi gli organismi hanno accettato di cooperare con il progetto CIR “Ritrovarsi per ricostruire” avendo la garanzia di un seguimento specifico, sia legale, fondamentale all’esercizio del diritto, sia sul fronte dell’integrazione socio-professionale, che psicologico a favore degli utenti che sono stati segnalati.Per alcune situazioni di particolare fragilità l’OIM ha inoltre esentato alcuni interessati dal pagamento del test dna e il Comitato internazionale della Croce Rossa ha partecipato al pagamento di alcuni biglietti aerei.Dal punto di vista più specificatamente legale la sperimentazione progettuale ha fatto emergere alcune problematiche generali.Le attività progettuali sono state avviate dall’ottobre del 2006 durante la vigenza della precedente normativa- modificatasi dal 12 febbraio 2007, con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 8 gennaio 2007, n.5 di attuazione della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto di ricongiungimento familiare- che inquadrava il ricongiungimento dei rifugiati all’interno del Testo Unico per l’Immigrazione (artt 29-31) come emendato dalla Legge n 189/2002 e del relativo regolamento n 334/2004. Questa procedura prevedeva che ai fini del rilascio del Nulla Osta in favore dei familiari il titolare presentasse tutta la documentazione attestante il legame familiare, debitamente tradotta e legalizzata “per ricongiungimento familiare” presso lo Sportello Unico Immigrazione -SUI del domicilio dichiarato, corredata dalla copia dei passaporti

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dei familiari. Un primo ostacolo, evidente da subito per i rifugiati, era di poter avere tutta la documentazione richiesta per inoltrare l’istanza al SUI. In tale cornice interviene l’introduzione del Test del DNA (già sperimentalmente introdotto per alcuni Paesi nel 2003 e dal dicembre 2005 estesa a tutti i cittadini di altri Paesi) quale elemento di prova certa del legame familiare per ovviare, spesso, alle lentezze burocratiche di riscontro formale e legalizzazione della documentazione civile o superarne l’inesistenza o inaffidabilità. Il test è a carico economico degli interessati e il servizio è gestito dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni- OIM. Dal 12 febbraio 2007, a seguito dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo n 5 di recepimento della Direttiva comunitaria sul ricongiungimento familiare la situazione è, apparentemente, ritornata “più agevole”, avendo eliminato il passaggio della previa validazione della documentazione da presentare allo Sportello Unico (presso le relative UTG territoriali), e riportando la stessa direttamente presso la Rappresentanza diplomatica in loco, naturale “giudice” di valutazione.Questo “ritorno al passato” se da una parte ha comportato lo snellimento del procedimento dinanzi allo Sportello Unico, che in tal caso si limita solo a verificare i requisiti formali del rifugiato in Italia con il parere della Questura relativamente alla non segnalazione dei familiari da ricongiungere, dall’altra parte ha mantenuto la stessa tempistica rispetto al passato, a causa delle ben note difficoltà organizzative dello Sportello Unico di Roma a ridurre l’arretrato accumulato. I passaggi giuridici fondamentali monitorati con i rifugiati seguiti e secondo quanto previsto dalle due normative vigenti per la durata del progetto sono stati:1- la raccolta, nel Paese di origine o di stabile residenza dei familiari, della documentazione necessaria ad accertare il legame familiare da tradurre e legalizzare presso le nostre Rappresentanze diplomatiche in loco, che, laddove in assenza della stessa possono richiedere, ove possibile, l’accertamento attraverso il Test del Dna a spese degli interessati. E’ stato garantito il supporto CIR sia con la competente autorità consolare italiana, sia con l’ACNUR e il Comitato internazionale della Croce Rossa intervenuti spesso per garantire la protezione materiale e giuridica dei familiari (anche presenti in Paesi terzi). I tempi di espletamento sono stati di almeno 6 mesi e oltre.2- la presentazione della richiesta del Nulla Osta presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione: l’invio della richiesta avviene tramite posta, con raccomandata con ricevuta di ritorno. La successiva convocazione del rifugiato presso lo Sportello Unico per ritirare il documento, qualora non ci siano integrazioni di pratica generalmente non frequenti per i rifugiati in quanto non devono esibire i requisiti di reddito e di alloggio, ha impegnato normalmente dagli 8 ai 12 mesi di attesa, a causa del particolare carico di lavoro dello Sportello Unico di Roma che ha un arretrato considerevole di pratiche pendenti. Sollecitazioni a rendere più fluido e veloce questo passaggio sono state presentate anche in seno al Consiglio territoriale per l’Immigrazione di Roma congiuntamente dal CIR con le altre associazioni interessate alla problematica.3- A seguito dell’invio del Nulla osta al ricongiungimento ai familiari nel Paese di origine o di stabile residenza, la formalizzazione del rilascio del visto da parte della nostra Rappresentanza diplomatica avviene generalmente entro 1 mese, salvo collaterali problemi pratico-logistici di accesso all’ufficio consolare o di eventuali appuntamenti da rispettare. Sono stati condotti dal progetto interventi specifici presso le rappresentanze consolari italiane interessate al fine di supportare anche questa fase della procedura.Si è proceduto inoltre ad un monitoraggio delle procedure di ricongiungimento familiare attivate sul territorio nazionale nei vari Sportelli Unici per

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l’Immigrazione, attraverso il coinvolgimento degli sportelli periferici CIR, al fine di rilevare criticità e buone prassi adottate al di fuori del territorio progettuale (Roma e Provincia). E’ stato prodotto a tal fine un relativo questionario inviato a tutti gli sportelli sui quali i colleghi hanno fornito le relative risposte operative. Al termine del progetto, durato 14 mesi, una sola situazione non è andata a buon fine: si tratta di un nucleo che ha ricevuto il diniego di rilascio del visto da parte della nostra rappresentanza consolare (per documentazione ritenuta inattendibile) e sta valutando se presentare ricorso.Tre nuclei familiari hanno terminato positivamente l’iter legale e burocratico e pertanto i familiari dovrebbero arrivare nei primi mesi del 2008.Dieci famiglie si sono già ricongiunte. A cura di Marina Bozzoni e Maria Giovanna Fidone, CIR This project has been supported by the European Programme for Integration and Migration (EPIM), a collaborative initiative of the Network of European Foundations

Progetto Asylum Information Database – AIDAIl CIR partecipa alla realizzazione delle attività previste dal progetto Asylum Information Database – AIDA attuato dall’ECRE, in quanto capofila, in partenariato con l’Comitato Helsinki ungherese, Forum Réfugiés e il Consiglio Irlandese per i Rifugiati. Il progetto AIDA è finanziato dal Network of European Foundation nell’ambito del Programma europeo per l’integrazione e la migrazione (EPIM). In vista della “seconda fase” di trasposizione dell’acquis europeo in materia di asilo, il progetto AIDA, iniziato nel settembre 2012, mira a realizzare i seguenti obiettivi:1) fornire strumenti di advocacy alla società civile sia a livello nazionale che dell’Unione europea riguardo alla trasposizione delle direttive europee in materia di asilo che sono state oggetto di revisione durante la “seconda fase di armonizzazione” delle politiche di asilo nell’ambito dell’UE. 2) offrire informazioni utili, indipendenti e aggiornate ai media, ricercatori, avvocati e ad altri attori della società civile sulle legislazioni e prassi concernenti l’asilo negli Stati membri dell’UE.L'obiettivo generale del progetto è quello di contribuire al miglioramento delle politiche e delle prassi nell’ambito dell’asilo negli Stati membri dell'UE e della situazione dei richiedenti asilo, promuovendo elevati standard di protezione e di procedure nazionali eque concernenti l’accoglienza, il riconoscimento della protezione internazionale, la detenzione, ecc). Il progetto mira altresì a promuovere il contenzioso strategico su questioni controverse, fornendo informazioni rilevanti agli avvocati e agli operatori legali. Infine, il progetto si propone di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione dei richiedenti asilo.A tal fine verrà istituita una banca dati “multifunzionale” in materia di asilo (disponibile attraverso un apposito sito web) che conterrà 14 rapporti nazionali (AT, BE, BG, DE, FR, GR, HU, IE, IT, MT, NL, PL, SE, UK), aggiornato due volte all'anno da esperti nazionali riguardanti le procedure di asilo, le condizioni di accoglienza, la detenzione, l'applicazione del Regolamento Dublino II. I rapporti nazionali riporteranno altresì statistiche, pubblicazioni rilevanti e collegamenti ad altre banche dati e siti. Le testimonianze di rifugiati e richiedenti asilo (in forma scritta e video) saranno raccolte in ogni paese per illustrare questioni nazionali di particolare rilevanza.Annualmente l’ECRE pubblicherà uno studio comparativo sull’applicazione della normativa in materia di asilo nell’UE, basandosi sui rapporti redatti a livello nazionale. Tale studio potrà essere considerato come un “shadow report” per quanto riguarda il rapporto annuale dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO). Eventi di lancio di tali rapporti saranno organizzati a Bruxelles.

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Sarà sviluppata una strategia mediatica in ogni paese, basata sui rapporti nazionali, al fine di supportare l’attività di advocacy volta all’adozione di alti standard di protezione negli Stati membri dell’UE che sarà svolta in collaborazione con le organizzazioni che fanno parte dell’ECRE. Nel corso del progetto verranno realizzate note informative, in lingua inglese, rivolte anche ai media, allo scopo di influenzare il recepimento e l'attuazione dei nuovi strumenti in materia di asilo.

MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI RICHIEDENTI ASILO

Progetto di accoglienza del Comune di Portopalo (SR) in ambito S.P.R.A.R. Progetto terminatoIl Progetto di accoglienza del Comune di Portopalo (SR) – iniziato nel 2005 e terminato nel dicembre 2007 nell’ambito del Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati (S.P.R.A.R) - è stato specificamente dedicato a 15 minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. In convenzione di servizio con l’Ente gestore, la Cooperativa Karol Woytila, il CIR ha gestito il servizio di tutela offrendo la possibilità per i minori ospiti di avere garantiti i diritti secondo le attuali previsioni normative.

PROBLEMATICHE RELATIVE AI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI RICHIEDENTI ASILO: una chiave di lettura CIR

Progetto di accoglienza del Comune di Portopalo (SR) in ambito S.P.R.A.R Il Progetto di accoglienza del Comune di Portopalo (SR) - attivo dal 2005 - nell’ambito del Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati, è stato specificamente dedicato a 15 minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. In convenzione di servizio con l’Ente gestore, la Cooperativa Karol Woytila, il CIR ha gestito il servizio di tutela offrendo la possibilità per i minori ospiti di avere garantiti i diritti secondo le attuali previsioni normative. Il progetto è terminato nel dicembre 2007. Dall’attuazione della Direttiva del 7 dicembre 2006 in materia di minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo, emanata dal Ministro dell’Interno d’intesa con il Ministro della Giustizia, si è determinata una forte accelerazione sia della procedura finalizzata all’accoglimento dei minori non accompagnati r.a. all’interno delle strutture destinate specificamente ad ospitarli, sia dell’iter di riconoscimento dello status di rifugiatoAl contempo si sono evidenziati anche alcune problematiche connesse allo “stato di adattabilità”, come anche al “rimpatrio assistito” per le quali si è cercato di dare una chiave di lettura aderente allo spirito della Legge.. Stato di adottabilitàAi sensi dell’art.8 della Legge 184/1983, presupposto fondamentale perché il Tribunale per i Minorenni possa dichiarare lo stato di adottabilità, è che il minore si trovi in stato di abbandono, sia cioè privo di assistenza morale e materiale da parte dei parenti tenuti a provvedervi, purché la mancanza di assistenza non sia dovuta a forza maggiore di carattere transitorio. Orbene, con riguardo ai minori r.a. si può affermare che il semplice fatto di trovarsi in un paese diverso da quello di origine, ove invece risiedono i genitori, al fine di richiedere il riconoscimento dello status di rifugiato non è sufficiente ad integrare lo stato di abbandono di cui all’art.8 della Legge 184/1983.Invero, la mancanza di assistenza da parte dei genitori dei minori richiedenti asilo, nella maggior parte dei casi, presenta le seguenti caratteristiche:è determinata da forza maggiore, ovvero da una causa contingente, estranea alla condotta dei genitori. Invero, il minore si allontana dalla propria famiglia a causa delle persecuzioni subite o temute nel paese di origine.

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ha carattere transitorio, ovvero è una condizione reversibile. Infatti, è altamente probabile che vi sia un ricongiungimento con i familiari non appena costoro riescano ad allontanarsi dal paese di origine e a raggiungere il minore oppure nel caso in cui il minore faccia rientro in patria, qualora cessino le persecuzioni.A ciò si aggiunga che quasi sempre permane tra i minori r.a. ed i loro genitori, che vivono nel paese di origine, un forte legame affettivo nutrito attraverso contatti epistolari o telefonici.Quanto sopra esposto, peraltro, è stato confermato anche in giurisprudenza. Si consideri al riguardo la sentenza del Tribunale di Roma del 4 marzo 1994, laddove si legge che: “Il minore straniero presente in Italia, avendo abbandonato il proprio paese d'origine (nella specie, la Bosnia) grazie all'opera di un'organizzazione umanitaria che lo ha sottratto così agli orrori ed ai gravissimi pericoli della feroce guerra civile colà imperversante con il consenso dell'unico genitore (la madre) che al minore stesso si interessi, e dato in affidamento familiare dalla medesima organizzazione, non puo' essere considerato in stato di abbandono ex art. 37 della legge n. 184 del 1983, allorche' il minore, pur permanendo in Italia per le ragioni suddette, mantenga comunque rapporti a distanza con la propria madre (rimasta in Patria), che continua a prodigare al figlio costante assistenza morale non trascurabile, essendo l'assistenza materiale impedita, di fatto, dal necessitato esodo e dalla conseguente lontananza dalla terra natale, dove sia il minore, sia la di lui madre aspirano possa farsi al piu' presto ritorno”.

Rimpatrio assistitoL’istituto del rimpatrio assistito è previsto nel nostro ordinamento dall’art.7 del D.P.C.M. 535/99 solo con riguardo ai minori stranieri non accompagnati non richiedenti asilo. Ciò si evince dall’art.1, comma 2 del D.P.C.M. 535/99, rubricato “Oggetto e definizioni”, ove si stabilisce che “per minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato, di seguito denominato "minore presente non accompagnato", s'intende il minorenne non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell'Unione europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano”. Risulta, dunque, evidente che anche nel successivo art. 7 del medesimo D.P.C.M., laddove si disciplina il rimpatrio assistito, si fa riferimento esclusivamente ai minori che non hanno presentato richiesta di asilo.Pertanto, tale istituto in assenza di una previsione di legge espressa, non può essere applicato ai minori non accompagnati richiedenti asilo.A quanto sopra esposto si aggiunga che il rimpatrio assistito del minore r.a. è escluso dall’art. 19 comma 2 lett.a) del D. Lgs. 286/98, che sancisce il divieto di espulsione e di respingimento dei minori gli anni diciotto, salvo il diritto a seguire il genitore o l'affidatario espulsi. Inoltre, un eventuale rimpatrio assistito del minore richiedente asilo costituirebbe violazione del principio di “non refoulement” sancito dall'art.33 della Convenzione di Ginevra, che stabilisce che “Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche.” Si consideri, infine, che un'eventuale rimpatrio assistito del minore richiedente asilo contrasterebbe con la previsione di cui all'art.10 Cost. ed equivarrebbe, pertanto, alla negazione sostanziale del diritto d'asilo nel territorio della

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Repubblica al minore, al quale sia impedito nel paese di origine l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana.

Procedura di asiloIn Italia la richiesta di asilo di un minore non accompagnato viene formalizzata solo con la presenza del tutore nominato dal giudice tutelare, su segnalazione del Tribunale per i minorenni . La stessa procedura è “suggerita” all’art. 4 della risoluzione del 26/06/1997 del Consiglio dell’U.E., su “I minori non accompagnati, cittadini di paesi terzi”, che ha disposto che ogni Stato può disporre che, un minore non possa fare richiesta d’asilo, finché non fruisce dell’assistenza di un tutore, di un rappresentante adulto o di un’istituzione.In virtù delle disposizioni contenute nel D.P.R. del 16.09.2004, n. 303 (pubblicato sulla G.U. del 22.12.2004), l’autorità di Polizia (Polizia di frontiera o Questura) informa il Comitato Minori stranieri[1] della richiesta d’asilo presentata da un minore non accompagnato. In tale modo il Comitato svolge attività di monitoraggio completo sia dei minori non accompagnati richiedenti asilo in frontiera e sul territorio, che di quelli non richiedenti asilo presenti sul territorio (secondo la sua originaria competenza).Il Comitato per i minori stranieri ha adottato alcuni criteri orientativi non potendosi comunque fissare criteri rigidi, in quanto la decisione deve sempre fondarsi su una valutazione caso per caso che possono essere così sintetizzati (si vedano le Linee Guida del Comitato del.11.1.2001 e diverse dichiarazioni pubbliche del Presidente e del Vice-Presidente del Comitato): 1) non può essere disposto il rimpatrio nei casi in cui: · non vi siano familiari o autorità del paese di. origine disposte ad assumere l.affidamento del minore a seguito del rimpatrio: questo criterio deriva dalla definizione stessa di rimpatrio assistito come misura finalizzata al ricongiungimento coi propri familiari o al riaffidamento alle autorità responsabili del Paese di.origine; · il rimpatrio comporterebbe un rischio per il minore: ad esempio nei casi in cui il minore sia a rischio di persecuzione nel proprio paese, o provenga da un paese in guerra, o ancora nei casi di minori albanesi a rischio di vendetta di sangue fondata sul codice tradizionale del Kanun. a cura di Maria Giovanna Fidone, CIR e Nadia Campo- avvocato CIR nell’ambito del Progetto di accoglienza

COMMISSIONE EUROPEA La Commissione sostiene l’attività del CIR direttamente – attraverso il finanziamento di alcuni progetti specifici– e indirettamente attraverso i Programmi finanziati ai quali il CIR partecipa in partenariato con altre organizzazioni. Progetti Asylum Information Database – AIDA Domaid - dialogue on migration and asylum in development Access to Protection: a Human Right RIRVA - la Rete Italiana per il Ritorno Volontario Assistito RN LATAM II: Rete Europea e Latino Americana sul Ritorno: Per un processo completo, efficace e sostenibile di ritorno e re-integrazione European network for technical cooperation on the application of the Dublin II Regulation Elaborating a common interdisciplinary working methodology (legal-psychological) to guarantee the recognition of the proper international protection status to victims of torture and violence” – Maieutics

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“Knowledge-based Armonization of European Asylum Legislation through Exchanging Information and Building on Existing Best Practices” - PROGETTI CIR IN LIBIA E ALGERIA Ecco i due progetti a cui ha collaborato il CIR:

1- “A Comprehensive Survey of Migration Flows and Institutional Capabilities in Libya” - progetto terminato

2- “ A Comprehensive Approach to the Effective Management of Mixed Flows in Libya”

Progetti in Algeria:Al via il progetto del CIR per rifugiati e migranti in Algeria - UNHCRL’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati ha fortemente sostenuto e patrocinato l’azione del CIR sin dal 1990, anno della sua costituzione. La collaborazione tra il CIR e l’UNHCR è proseguita in questi anni su diversi livelli: dall’attività congiunta per casi individuali di richiedenti asilo e rifugiati, ad interventi riguardanti la protezione e l’assistenza di gruppi e categorie più svantaggiate di rifugiati, alla promozione di una normativa organica sul diritto d’asilo; rilevante è anche la collaborazione tra CIR e UNHCR nella promozione e organizzazione congiunta di corsi, di attività di formazione e seminariale, Il CIR, insieme ad altri enti di tutela, ha preso parte al Tavolo dell’asilo – promosso e coordinato dall’UNHCR – che ha presentato, in occasione del 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato, a Governo e Parlamento un appello e un documento per chiedere l’adozione in tempi brevi di una legge organica in materia di asilo. - ECRE Il CIR è membro dell’ECRE, il Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esuli, organismo che riunisce 76 associazioni e organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti dei rifugiati in tutta Europa.

Nell’ambito dell’ECRE, il CIR partecipa ai lavori di ELENA, il network legale Europeo per l’Asilo e dell’ECRAN- Network Europeo per la Promozione e il coordinamento ECRE/ICVA sulla ex Jugoslavia, che agiscono per la promozione e realizzazione di attività di formazione e advocacy a livello europeo e nazionale sul tema dei rifugiati e del diritto d’asilo.

Nell'ambito dell'ECRE, il CIR partecipa anche alle attività del NGO Network of integration focal points che riunisce 28 organizzazioni che lavorano nel campo dell'asilo e della migrazione in 19 diversi Paesi europei. Obiettivo del network è promuovere e realizzare attività di advocacy volte a promuovere migliori politiche di integrazione in Europa; formulare raccomandazioni elaborate sulla base delle esperienze di pratiche integrative sviluppate dalle ONG e dalle comunità dei migranti;, monitorare l'implementazione delle azioni governative a favore dell'integrazione e la loro rispondenza con i Common Basic

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Principles on Integration, scambiare buone pratiche sull'integrazione dei rifugiati e migranti.

Progetto REFUGEE STORIES

Il CIR è partner italiano del progetto europeo Refugee Stories coordinato dall'European Council on Refugees and Exiles (ECRE) che ha coinvolto organizzazioni di tutela dei rifugiati provenienti da 13 diversi Paesi. L’idea di base del progetto, finanziato dall'European Refugee Fund, Oxfam, Dutch Refugee Council e UNHCR, è che attraverso la diffusione di storie di vita di rifugiati e richiedenti asilo si possa incoraggiare una migliore informazione e una più equa percezione delle difficili condizioni in cui questi sono costretti a vivere in Europa. Sono state quindi raccolte storie, attraverso testimonianze, case studies e interviste in profondità, che denunciano come le vite dei rifugiati siano drammaticamente condizionate dalle politiche europee sull’asilo e dai conseguenti recepimenti nelle legislazioni nazionali. Parte essenziale del progetto è la promozione della massima diffusione di tale materiale attraverso i media al fine di raggiungere una più ampia e informata sensibilizzazione su questi temi.

In Italia, in particolare, il focus d’indagine è stato l’impatto del cosiddetto Regolamento Dublino II sulle condizioni esistenziali dei rifugiati. Tale regolamento (vedi approfondimento nel box) stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame delle domande di asilo. Questo strumento è stato introdotto al fine di risolvere il cosiddetto problema dei rifugiati in orbita. Ovvero, per garantire che ogni richiedente asilo abbia la sua domanda esaminata da uno Stato membro dell’Unione Europea, evitando il rischio di essere “rimbalzato” da uno Stato all’altro senza una chiara presa in carico dell’analisi della sua domanda. I parametri individuati per determinare lo Stato ruotano però intorno ad un unico principio: lo Stato che permette l’ingresso, regolare o no, nel territorio dell’Unione Europea del richiedente asilo è quello responsabile dell’esame e dell’eventuale accoglimento dell’istanza, indipendentemente da dove questa venga presentata. Tale principio può essere derogato solo nel caso in cui in un Paese dell’Unione siano presenti parenti stretti (moglie/marito; figli minorenni; genitori se si tratta di minori) del richiedente asilo già riconosciuti rifugiati.

Queste rigide regole si stanno dimostrando estremamente rischiose e spesso distruttive per l’equilibrio della vita di centinaia di persone e dovranno essere riviste nel corso di quest’anno. Parliamo di vite drasticamente interrotte, di persone che hanno fortuitamente attraversato una frontiera e dopo anni di vita (a volte addirittura 4/5) vissuta in uno Stato in cui hanno cominciato un già difficile percorso di inserimento si vedono rispedire in un Paese diverso, che non hanno scelto, dove forzatamente ricominciare l’ennesimo processo di integrazione affettiva, culturale e sociale. Un gruppo coordinato dall’Ecre e formato da 73 organizzazioni per la difesa del diritto d’asilo provenienti da vari Paesi europei, ha presentato il 27 giugno 2006 ufficialmente una lettera al Commissario Frattini, competente per la materia, sottolineando come tale Regolamento stia fallendo nel

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garantire ai richiedenti asilo delle procedure eque, mettendo i rifugiati a rischio e causando inutili sofferenze alle famiglie, ai minori e ai sopravvissuti a tortura. Le organizzazioni hanno anche formulato diverse raccomandazioni.

All’interno del progetto Refugee Stories abbiamo raccolto 10 storie di richiedenti asilo e rifugiati la cui vita è stata drasticamente modificata a causa di tale strumento legislativo.

Siti CIR:Help Dubliners Nirast - Network Italiano Richiedenti Asilo Sopravvisuti a Tortura Together With Vito Le associazioni di Ecstra

Siti italiani:Archivio dell'ImmigrazioneArchivio delle Comunità Straniere Agenzia Migra Amnesty International - Sezione Italiana - Mandato RifugiatiAssociazione Annarella Benvenuti nel mondo araboBriguglio Sergio - Immigrazione e Asilo Centro Astalli Centro Enea Comitato Diritti Umani Comune di RomaCoordinamento AntirazzistaDaddoFondazione CariploFondazione UnicreditImmigrazioneImmigrazioneoggiIntegrAzione - Fondaz ione per la promozione dei diritti, della solidarietà e della legalitàIn Italia - L'Italia e l'italiano per stranieriIl Passaporto Ministero dell'Interno Ministero del Lavoro e delle Politiche SocialiNeodemos - popolazione, società e politicheNigrizia No ai respingimentiProgetto Isolarifugiati Prefetture-Uffici Territoriali del GovernoPoliticamentecorretto Ritrovarsi per ricominciareRoma InterculturaRoma MultietnicaSan Paolo Imi Stranieri in Italia Servizio dei Gesuiti per i rifugiatiTavola della pace Unione Diritti Umani Un mondo a colori Unimondo - Sviluppo umano sostenibile

Siti Stranieri:

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CIRE - Coordination et Initiatives pour Réfugiés et Etrangers Dublin project ENAR - European Network against Racism EuromedEuropean Council on Refugees and Exiles Euro-Mediterranean Human Rights Network Forum Economiczne Human Rights Watch International Organization for Migration Medecins Sans Frontieres Refugee International Save the Children the deeper projectThe UN Refugee Agency SCEP Separated Children in Europe Programme U.S. Committee for Refugees

Chiediamo gentilmente di inviare il questionario compilata [email protected] non oltre il 20 agosto 2013.

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