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AGLI ALBORI DELLA CRIMINOLOGIA SCIENTIFICA A cura di Raffaella Sette

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AGLI ALBORI DELLA CRIMINOLOGIA SCIENTIFICA

A cura di Raffaella Sette

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ENRICO FERRI

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25 FEBBRAIO1856

Enrico Ferri nasce a San Benedetto Po (MN)

Fotografie di Raffaella Sette.

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1877

Si laurea presso la Facoltà diGiurisprudenzadell’Università di Bolognacon una tesi in tema di“Teorica dell’imputabilità enegazione del liberoarbitrio” che verràpubblicata l’anno successivoa Firenze

Bisi R., Enrico Ferri e gli studi sulla criminalità, Milano, FrancoAngeli, 2004,pag. 9; http: //opac.sbn.itFotografia di Raffaella Sette.

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confino e gli viene tolta lacattedra dell’università diPisa a causa della suaadesione, l’annoprecedente, al PartitoSocialista Italiano.

Ferri fa riferimento aquesta vicenda, nel mesedi febbraio del 1900, nellaprefazione alla quartaedizione del volumeSociologia criminale.

1879-1929: mezzo secolo di carriera universitaria tra prestigio

e bando

La carriera universitaria diFerri inizia con la liberadocenza pressol’Università di Torino eprosegue nel ruolo diprofessore ordinario didiritto penale presso gliatenei di Bologna, Siena,Pisa e Roma.Nel 1894, è condannato al

Galati di Riella A.,Alcuni uomini politici del mio tempo, Firenze, Successori B. Seeber, 1914, p. 15; www. treccani.it/enciclopedia/enrico-ferri_%28Dizionario-biografico%29/;www. pertini.it/turati/archivio.html; «La morte di Enrico Ferri», La Stampa, 13 aprile 1929, pag. 1, disponibile su: www. archiviolastampa.it; Bisi R.,op. cit., pag. 10; Ferri E.,Sociologia criminale, Quarta edizione, Torino, Bocca, 1900, pp. VII-VIII.

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Carrara’. Io ho un ricordo incancellabile diquella riunione, alla quale assistettigiovinetto, studente di liceo. E rammento lafigura alta, snella, armonica del Maestro nelpieno vigore dei suoi trentacinque anni,apparire nell’aula che lo accolse con un deliriod’applausi! Ho ancora nelle orecchie la Suavoce stridula ma possente, ho ancora negliocchi il Suo gesto energico e corretto […].Concetto della prolusione mirabile per sintesiè questo: da Cesare Beccaria a FrancescoCarrara, alla codificazione italiana del 1890,la scuola classica ha esaurito il suo cicloluminoso: sorta per impulso sentimentale deitempi essa ebbe il suo clima storico nei grandirivolgimenti politici determinati dallaRivoluzione francese. I regimi di libertàsucceduti allo Stato di polizia ne facilitarono iltrionfo: essa è la organizzazione e lasistemazione delle istituzioni penalicorrispondenti agli ordini politici moderni.[…] Ma essa ormai ha adempiuto la sua

PROLUSIONE DI ENRICO FERRI ALL’UNIVERSITA’ DI PISA NEI

RICORDI DEL PROF. ALFREDO POZZOLINI

Enrico Ferri fu chiamato a succedere aFrancesco Carrara all’Università di Siena«passando per la porta aurea della normalegislativa che consentiva e consente lachiamata alla cattedra universitaria al di fuoridel concorso per fama generalmentericonosciuta.[…] Il giorno della prolusione di Ferri inquesta Sapienza fu un avvenimentoscientifico. Egli disse la Sua prolusione il 13Gennaio 1890 nella grande aula adanfiteatro che ora più non esiste, dinanzi adun imponente uditorio composto di studentidi tutte le facoltà e di cittadini d’ogni cetosociale, presentato dal Preside della Facoltà,che era Filippo Serafini. Argomento dellaprolusione ‘Da Cesare Beccaria a Francesco

Pozzolini A., Lezione commemorativa di Enrico Ferri detta in Pisa nell’Aula III della Sapienza il XVI Aprile MCMXXIX, Pisa, Arti Grafiche Pacini-Mariotti, 1929, pp. 8-9.

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missione […]. Oggi incalzano altri bisogni,poiché incalza il flagello della criminalità: aquesti bisogni non può rispondere che ilnuovo indirizzo positivista il quale considerail delitto non come un mero fatto giuridico maun fenomeno naturale prodotto di causenaturali ed appresta i mezzi più idonei percombatterlo in queste sue cause naturali.

Pozzolini A., Lezione commemorativa di Enrico Ferridetta in Pisa nell’Aula IIIdella Sapienza il XVI Aprile MCMXXIX, Pisa, Arti Grafiche Pacini-Mariotti, 1929,p. 9.

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parte di chi sottopone le proprie dottrineal tornaconto della carriera ufficiale –hanno per sè l’avvenire, perchè solerispondono alle realtà della vitaindividuale e collettiva».

IL BANDO NELLA PREFAZIONE ALLA QUARTA EDIZIONE DI

«SOCIOLOGIA CRIMINALE»

«[…] da quando scrissi la prefazione allaIII edizione, non occupo più la cattedradi Carmignani e di Carrara; perchél’eterodossia delle mie opinioni politiche,apertamente professate, mi ha valso ilbando ufficiale dalla Università di Pisa,che non può tornare di disdoro se non aquelli che l’hanno preparato ed eseguito.Quanto me, continuo sereno e ostinatonello studio e nella diffusione delle nuoveidee scientifiche, che – malgrado leopposizioni del misoneismo accademico odelle abitudini burocratiche, e attraversole transazioni di coscienza scientifica da

Ferri E., Sociologia criminale, Quarta edizione, Torino, Bocca, 1900, pp. VII-VIII.

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1881

Viene pubblicata lamonografia Studi sullacriminalità in Francia dal 1825al 1878 a conclusione di unperiodo di studio e di ricercaeffettuato presso la Sorbonadi Parigi

http://gallica.bnf.fr http://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-ferri_%28Dizionario-Biografico%29/

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1880-1893: la sociologia criminale

La lezione di carattere solennein tema di Nuovi orizzonti deldiritto e della procedura penale,tenuta da Ferri nel 1880all’Università di Bologna nonappena nominato professore,divenne nel 1892 l’operaSociologia criminale, tradotta indiverse lingue, tra le quali ilfrancese nel 1893.

Bisi R., op. cit., pag. 9; http://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-ferri_%28Dizionario-Biografico%29/; Guarnieri L.,L’atlante criminale. Vita scriteriata di Cesare Lombroso,Milano, Mondadori, 2000, pp. 9-10.

http://gallica.bnf.fr

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1886: IL SISTEMA PENITENZIARIO

Dopo lo svolgimento a Roma dei congressiantropologico-criminale e penitenziario,Ferri decide, «spronato» dall’amore che eglinutre per i suoi studi, di rendere partecipedei risultati emersi in tali iniziativescientifiche, tramite una pubblicadiscussione, il maggior numero possibile dipersone. Così, pur «stonato, sbalordito,affaticato da una settimana di congressi», egli,

il 24 novembre 1885, a Roma, tiene unaconferenza in tema di Lavoro e celle deicondannati al fine di diffondere «queiprincipi, dai quali, secondo noi, devedeterminarsi la soluzione degl’intricatiproblemi attinenti a quella parte di vitapatologica sociale, che si manifesta nel delitto enelle sue conseguenze».

Ferri E.,Lavoro e celle dei condannati, Roma, Libreria Nuova, 1886, p. 7.http://data.decalog.net/enap1/liens/fonds/F2A18.pdf

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tutto il pericoloso alveare umano.Identici nelle due classiche scuole il punto dipartenza, l’indirizzo ed il punto di arrivo.Nel campo dei principi giuridici, la scuolainiziata dal Beccaria, e nel campo delle normedisciplinari per le pene detentive, la scuolainiziata dall’Howard nascevano entrambicome generosa reazione contro le brutturelegislative ed amministrative, che dal medioevo si erano strascicate fino ai preludi dellarivoluzione francese. […] I seguaci diBeccaria, studiando il delitto in sé e per sé,come astratta forma giuridica, […] ebberocome meta, orma raggiunta e sorpassata, ladiminuzione generale delle pene nei Codici el’abolizione di molte fra esse, incompatibiliormai col senso morale dei popoli moderni. Icontinuatori di Howard, studiando il carcerein sé e per sé, isolato dal mondo, ondeproviene il condannato ed in cui restano glioffesi di lui, ebbero come meta, essa pureraggiunta e sorpassata, il miglioramento dellavita nel carcere».

LA SCUOLA CLASSICA CRIMINALE E LA SCUOLA CLASSICA

PENITENZIARIA

«Pochi anni dopo [Beccaria], in Inghilterra, ilvirtuoso John Howard colla semplice eloquentedescrizione dello stato miserando di corruzionemateriale e morale, in cui brulicavano icondannati, per le diverse prigioni d’Europada lui visitate, determinava un movimentoparallelo [alla scuola classica criminale], cherispondeva egualmente al comune sentimento.[…] questo movimento diveniva scuolapenitenziaria, cristallizzatasi ormai, così per ladisciplina nella triade formulisticadell’isolamento, del lavoro, dell’istruzione,come per l’architettura nel sistema cheBentham, escogitandolo e presentandolo alParlamento inglese e poi all’Assembleafrancese, chiamava «panottico», dalladisposizione a raggiera, onde l’occhio di unsorvegliante, posto nel centro, può invigilare

Ferri E., Lavoro e celle dei condannati, Roma, Libreria Nuova, 1886, pp. 12-13.

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mai all’omicidio o al furto […]

Ed ecco, allora, la seconda grave dimenticanzadella scuola penitenziaria […]. Hannodimenticato, nella teoria e soprattutto nellapratica, la prevenzione sociale del delitto.

Certo è merito sommo, nei seguaci di Howard,l’aver insistito […] sulla necessità morale esulla utilità politica dell’emenda individualedei condannati.

[…] Vero è che all’ideale la realtà non risposegran fatto finora, e gli scarsi risultati noncompensano la grandezza e la perseveranzadegli sforzi, come dimostrano le cifre ostinatedella recidiva ed il marasma da cui non sanno,in pratica, sollevarsi le società di patronato,pur così acclamate e fortunate in teoria.

Ma una terza e forse più grave dimenticanzahanno pure commesso i seguaci della classicascuola […].

Nella loro umanitaria preoccupazione asollievo dei delinquenti condannati, hannodimenticato tutta una serie di fatti, che pure

DIMENTICANZE DELLA SCUOLA PENITENZIARIA

«Hanno dimenticato i seguaci di Howard, che,troppo e troppo esclusivamente preoccupandosidella sorte dei malfattori, dopo commesso ildelitto, la loro attenzione e la sollecitudinedella pubblica filantropia si sono allontanateda una caterva ben più numerosa d’infelici, chestentano la vita intorno a noi miseramente, eche hanno la superiorità morale suidelinquenti, di essere e di rimanere onesti.L’attenzione dei legislatori e dei filantropi sirivolse troppo finora sopra individui, che pervolontà propria o per effetto di degenerataorganizzazione organica e psichica e dicorrotto ambiente sociale, hanno reagito controle condizioni esterne con un’attività disonesta,criminosa; mentre lo stesso ambiente, la stessamancanza di istruzione e di educazionemorale, la stessa miseria, pur premendo sopratanti altri milioni di uomini, non li ha indotti

Ferri E., Lavoro e celle dei condannati, Roma, Libreria Nuova, 1886, pp. 15-20.

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IL SISTEMA PENITENZIARIO SCONDO L’INDIRIZZO POSITIVO

DELLA NUOVA SCUOLA CRIMINALE

«Per questi [i continuatori della scuolaclassica criminale] la funzione repressivaesercitata dallo Stato, avendo sì una ragione diutilità sociale, ma basandosi anzitutto, nellesue condizioni e nei suoi limiti, sulle ragionidella giustizia retributrice, deve consisteresoprattutto nel far subire al delinquente uncastigo proporzionato alla colpa morale.D’onde l’obbligo nello Stato di provvedere almantenimento ed al miglioramento deldelinquente, cui spetta il solo dovere diprestarsi all’applicazione del castigo, per lareintegrazione del diritto violato col suodelitto.

Colla scuola criminale positiva, invece, lapunizione dei delinquenti (per usare ancoraquesta parola ascetica, che non esprime più le

sono inseparabili dal fatto criminoso, come ildiritto e il rovescio di una superficie: creando eperfezionando l’istituzione carceraria ed il suoordinamento disciplinare emendativo, hannopurtroppo dimenticato, se nonindividualmente, certo nell’insieme del loroindirizzo scientifico e pratico, che dietro aldelinquente stanno le sue vittime e le lorofamiglie e tutti gli onesti pure indirettamenteoffesi dal suo delitto».

Ferri E.,Lavoro e celle dei condannati, Roma, Libreria Nuova, 1886, p. 20. Ibidem, p. 35.

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non deve essere che il guadagno dellesussistenze per il condannato medesimo.Non solo, ma bisogna anche riparare a quellagrave fra le tre dimenticanze, che dissi propriedella scuola classica penitenziaria, per cui,una volta condannato il delinquente, sidimentica che egli lascia dietro di sé le vittimedel suo delitto e si dimentica perfino la vuotaformola, che segue abitualmente ogni sentenzadi condanna, per il risarcimento dei danni.A questo quindi deve essere diretto il lavorocarcerario; del quale, in conclusione, possiamodire che, mentre esso […] gioverà certo almiglioramento morale dei condannati, dovràavere insomma per iscopo essenziale lariparazione dei danni, prima come pagamentodel proprio mantenimento alla Stato, poi comerisarcimento dei danni recati alle vittime delsuo delitto.Bisogna dunque cambiare i principi che hannoregolata finora l’organizzazione e losfruttamento del lavoro carcerario; bisognache le cifre dei risarcimenti allo Stato ed alle

idee moderne) altro non è che una funzione didifesa sociale contro i delinquenti, la qualetrova le sue condizioni ed i suoi limiti, anzichénelle indeterminabili ragioni di una giustiziaretributrice e nella misura impossibile dellacolpabilità morale, nella maggiore o minoretemibilità del delinquente, che è una cosapositiva e positivamente determinabile. Neviene allora che lo Stato non ha, di fronte alcondannato, che il diritto di impedirgli laripetizione dei suoi attacchi criminosi, e quindinon può avere altro dovere […] che quello didar modo al condannato stesso di guadagnarsila vita lavorando, come faceva o avrebbedovuto fare in libertà e come ogni uomo onestodeve o dovrebbe fare. Lo Stato dunque, secondonoi, non ha punto l’obbligo di manteneregratis il delinquente, quasi per compensarlo diprestarsi , coattivamente, all’applicazione delcastigo adeguato alla sua colpa.[…] Lo scopo primo, adunque, del lavorocarcerario secondo la scuola positiva non è e

Ferri E., Lavoro e celle dei condannati, Roma, Libreria Nuova, 1886, pp. 35-37.

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[…] Quanto poi ai condannati per delittiminori, anzitutto si dovrebbero abolire le penedetentive di breve durata, inutili allo Stato,dannose al condannato (per lo più delinquented’occasione) e ripugnanti al senso moralecome al buon senso, sostituendo ad esse illavoro obbligatorio, in libertà, colla detrazionedi una parte del salario a risarcimento deidanneggiati ed a pagamento di multe. E per lecondanne correzionali, superiori a sei mesi oad un anno, il lavoro carcerario dovrebb’esseredato alla produzione esclusiva degli oggetti(abiti, utensili, ecc.) consumati negli stessistabilimenti o dalle pubblicheamministrazioni, come si pratica ampiamentein altri paesi d’Europa, massime nel Belgio, ecome si è cominciato anche da noi.

vittime, che sono così misere nelle presentistatistiche penitenziarie, diventino le cifremaggiori nei resoconti economicidell’amministrazione carceraria; […].[…] ma anche il sistema della libertàcondizionale, per i detenuti che abbiano tenutomigliore condotta, mentre non crediamo chesia accettabile nella sua forma gratuita,proposta ed applicata secondo i principi dellascuola classica criminale e penitenziaria, puòdivenire utile quando, come noi proponiamo,questa liberazione sia sottoposta oltre allacondizione della buona condotta (che spessonon è che ipocrisia) ad un’altra condizione.La legge cioè non dovrebbe consentire codestaliberazione se non quando il condannato abbia,col suo lavoro, risarcito le vittime o le lorofamiglie, in tutto o in quella proporzione che ilgiudice e l’amministrazione carcerariapotrebbero fissare secondo le condizioni dellevittime stesse e le circostanze personali e realidel delinquente.

Ferri E.,Lavoro e celle dei condannati, Roma, Libreria Nuova, 1886, pp. 37-42. Ibidem, p. 47.

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1925: GLI STUDI SULL’OMICIDIO

Nell’ambito della collana «Nuovaraccolta di scritti giuridici esociali» della casa editrice Utet diTorino, Ferri pubblica un’edizioneriveduta ed aumentata deL’omicidio nell’antropologia criminale(omicida nato e omicida pazzo) del1895, che contiene anche l’operaL’omicidio-suicidio. Responsabilitàgiuridica (V edizione), dal titoloL’omicida nella psicologia e nellapsicopatologia criminale.

Copertine dal sito: http://gallica.bnf.fr

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fisici e dei fattori sociali dell’omicidio.[…] Venendo alla costituzione psichicadell’omicida, bisogna anzitutto rilevareche essa – come la costituzione organica– non è uniforme in tutta la schiera dicoloro che commettono omicidii od altridelitti. Una delle conclusionifondamentali, che fino dagli inizi dellascuola criminale positiva (1880), ioportai nella criminologia fu appunto laclassificazione dei delinquenti,contrapposta alle prime osservazioniindistinte del Lombroso sui delinquenti.Da allora, parecchie classificazioni didelinquenti si sono proposte dagliantropologi criminalisti, che io hoesaminate in Sociologia criminale; ma èun fatto notorio che ormai nellacriminologia moderna è laclassificazione da me proposta, quellache accoglie il consenso quasi unanime.Tenendo conto delle condizionipersonali e delle condizioni ambientali,e quindi della genesi del delitto inrapporto alle possibilità maggiori ominori di emenda individuale -, io

LA COSTITUZIONE PSICHICA DELL’OMICIDA

«Per studiare l’omicidio col metodopositivo bisogna considerarlo come unfenomeno naturale, di cui sono daindagare la cause altrettanto naturali,per dare così una base di fatto già allostudio giuridico di questo massimoreato, sia la sistema legislativo egiudiziario di difesa sociale contro diesso, che costituiscono appunto lo scopopratico e la conclusione ultima di questericerche scientifiche.E poiché ogni azione dell’uomo – equindi anche il delitto – è la risultantedella sua personalità fisio-psichica odell’atmosfera fisico-sociale, in cui egli ènato e vive; e per quell’inaspettatolegame, che si è ritrovato fra i variagenti della natura, creduti sino ad oraindipendenti, possiamo distinguere,secondo una mia ormai anticaclassificazione generalmente accettata,le tre categorie dei fattori antropologici,dei fattori

Ferri E., L’omicida nella psicologia e nella psicopatologia criminale, Torino, UTET, 1925, pp. 51-54.

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4) il delinquente occasionale, checostituisce la maggioranza nel mondocriminale ed è il prodotto, assai più chedelle personali condizioni di anormalitàfisio-psichica, delle condizioni diambiente familiare e sociale ed haquindi dei caratteri psicologici menodifformi da quelli della classe sociale acui appartiene;5) il delinquente abituale o, meglio, perabitudine acquisita, che è pure, inprevalenza, un prodotto dell’ambientesociale, in quanto, in età giovanile, perl’abbandono familiare, la mancanza dieducazione, la miseria economica, lecattive compagnie nei centri urbani,comincia coll’essere un delinquenteoccasionale. Poi, anche per ladeformazione morale, causata o nonimpedita dagli attuali sistemicarcerari, per i cattivi legami con altrie peggiori delinquenti incontratiappunto nelle carceri e per le difficoltàdel riadattamento sociale all’indomanidella pena, acquista l’abitudine aldelitto, ed, oltre le

distinsi cinque categorie di delinquenti:1) il delinquente nato o istintivo, che

porta cioè dalla nascita, per tristeeredità dai progenitori (criminali,alcoolizzati, sifilitici, anormali,pazzi, neuropatici, ecc.), una minoreresistenza agli incentivi criminosiod anche una evidente (e precoce)propensione al delitto;

2) il delinquente pazzo, che sia cioèaffetto da una infermità mentaleclinicamente specificata o da unacondizione neuro-psicopatica, che lopone tra gli infermi di mente;

3) il delinquente passionale, che, nelledue varietà di delinquente perpassione (stato d’animo prolungato ocronico) e per emozione (statod’animo improvviso ed esplosivo),rappresenta il tipo opposto a quellodel delinquente per tendenzacongenita ed è, oltre che di buoniprecedenti personali, di caratteremoralmente normale, per quanto dimaggiore eccitabilità nervosa;

Ferri E., L’omicida nella psicologia e nella psicopatologia criminale, Torino, UTET, 1925, pp. 54-55.

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psichica, che si trovano nel delinquenteistintivo e nel delinquente pazzo,debbono essere più minutamenteprecisate, per servire poi anche comecriterio distintivo per gli altri tipi didelinquente».

ostinate recidive, può giungere a faredel delitto il proprio mestiere.Da questa sommaria descrizione è facilecomprendere come le caratteristichepsicologiche più lontane e diverse dallenormali siano quelle del delinquente pertendenza congenita e del delinquenteinfermo di mente. E’ quindi dei due tipidella classificazione suddetta, cheinteressa fare uno studio psicologico piùdettagliato e preciso. Anche perché,siccome le classificazioni non esistono innatura, ma sono uno strumentonecessario al pensiero umano per megliocomprendere la multiforme realtà dellecose, i diversi tipi di delinquenti da meclassificati non sempre si trovano, nellavita quotidiana, così completi e puricome sono nella classificazionescientifica. Spesso invece, il giudice sitrova dinnanzi, nel giudicabile, un tipodi delinquente che presenta caratterimisti di questa o quella categoria equindi le caratteristiche di più specificaanormalità

Ferri E., L’omicida nella psicologia e nella psicopatologia criminale, Torino, UTET, 1925, p. 55.

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intimo di causalità e di connessione,così si verifica molto spesso unacoincidenza, anche esteriore, massimenegli omicidi di costituzione piùanormale.III. Tanto nel lato organico che in quellopsichico, ci sono dei caratteri cosìspiccati che bastano da soli a stabilire ilfattore antropologico o individualedell’omicidio; ma, specialmente per ungiudizio penale, le due serie di sintomisono indispensabili e si completano avicenda.Quando però i caratteri organici […] equelli psicologici di un individuo noncoincidono, per stabilirne il tipoantropologico, la prevalenza devespettare ai sintomi psicologici; […].IV. L’anomalia psichica può essereprofonda e molto grave, come adesempio l’insensibilità o la nonripugnanza all’omicidio, e tuttavia leapparenze essere quasi normali, perquei sentimenti ego-altruisti (affetto perla famiglia, amicizia, generosità,lealtà), che

CONCLUSIONI GENERALI

«[…]I. Come per la costituzione organica,

così per la costituzione psichica, nontutti i delinquenti omicidipresentano tutti insieme queicaratteri, che ne distinguono lafisionomia morale. [..] E questopassaggio da un estremo all’altro, dilontananza o di prossimità all’uomonormale, si fa non per salti recisi,ma per sfumature graduali e tipiintermedi. E poiché questi,naturalmente, come tali, sono piùnumerosi che non i tipicaratteristicamente completi, èevidente l’errore dei profani, che neigiudizi penali esigerebbero sempreuna figura tipica ed evidente perriconoscere nel giudicabile l’omicidanato, o l’omicida pazzo, o l’omicidapassionale, ecc.

II. Fra le anomali psichiche e quelleorganiche, come esiste un rapportodi

Ferri E., L’omicida nella psicologia e nella psicopatologia criminale, Torino, UTET, 1925, pp. 440-441.

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regressiva o per processo patologico, unostato psichico simile a quellodell’umanità primitiva, quando ancoral’evoluzione sociale non ne ha sviluppatoe fortificato il senso morale o sociale […].VII. Lo studio della costituzione psichicanell’omicida dimostra la necessità diadattare meglio i provvedimenti delladifesa sociale contro il delitto allecondizioni che lo determinano nellapersonalità del delinquente, curandonepiù la prevenzione che la repressione eabbandonando l’illusione che tutti idelinquenti siano coercibili con gli stessimezzi repressivi, dosati soltanto pergravità o per lunghezza di tempo, e chetutti siano suscettibili di emenda ed ascadenza fissa.VIII. Fra gli omicidi istintivi e gliomicidi psicopatici le differenze neicaratteri psicologici sono più numerosedelle analogie. […] E’ negli omicidi pertendenza congenita, che molte volte nonsi può recisamente stabilire se essi sianoo veri delinquenti o veri psicopatici.

abbiamo veduto poter coesistereparzialmente con quella anormaletempra morale, in cui tuttavia risiedegran parte della genesi psicologicadell’omicidio.V. Talchè per giudicare psicologicamente,come già psichiatricamente, un omicida[…] è necessario uno studio completodell’individuo con metodo e criteriscientifici, sebbene talvolta possanobastare all’esperto anche pochi sintomicaratteristici.Onde proviene la necessità, giàproclamata dalla scuola criminalepositiva, degli studi di antropologia epsicologia criminale per il giurista, ilfunzionario di polizia giudiziaria, ilgiudice ed il legislatore, comepreparazione scientifica alle lorofunzioni, teoriche o pratiche, diprevenzione e repressione dei delitti.VI. Tutti i caratteri psichici dell’omicidaistintivo si riassumono in una espressionedi egoismo antisociale, rappresentandoessi, per arresto di sviluppo o perdegenerazione

Ferri E., L’omicida nella psicologia e nella psicopatologia criminale, Torino, UTET, 1925, pp. 441-442.

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l’uccisione di persone sconosciute senzaalcun rapporto col delitto; il massacrocieco di più persone; […] l’amnesia più omeno completa del fatto; il tentativoimmediato di suicidio; il rimorso sinceroe profondo. […].X. […]XI. Dal punto di vista sociale lacriminalità è un grado didegenerazione più profondo e quindipiù pericoloso della pazzia; giacchè,mentre i delinquenti, per tendenzeantisociali congenite od acquisite, sonosempre per ciò solo malefici, i pazziinvece sono pericolosi soltanto nella lorominoranza, poiché la maggior parte diessi, conservando quasi inalterata, nelnaufragio dell’intelligenza, la primitivatempra morale, o sono innocui affatto oall’omicidio preferiscono il suicidio.Sicchè la progressione d’intensità, nelletre forme più gravi di degenerazioneindividuo-sociale, è dal suicidio(deficienza o degenerazione o malattiadella volontà) alla

Sono individui che presentano caratteritanto degli omicidi comuni quanto degliomicidi pazzi e che perciò, anche nellasintomatologia, forniscono le proveevidenti della intima connessione fradelitto e pazzia.IX. Alcune volte le circostanze stessedell’omicidio rivelano lo statopsicopatologico di chi lo compie; altrevolte invece non si può, a prima vista,decidere se l’omicidio fu commesso da undelinquente comune o da un alienato.Per distinguere gli omicidi affetti dauna speciale forma di psicopatia dagliomicidi comuni, vi sono taluni sintomicaratteristici […].Tali sono l’idea fissa ed impulsiva diuccidere; la coscienza di essere alienati ele precauzioni per non cedereall’ossessione criminosa; il furoremorboso nella perpetrazione improvvisadell’omicidio; […]; l’uccisione di personecare senza motivo criminoso (come odio,vendetta, cupidigia, ecc.);

Ferri E., L’omicida nella psicologia e nella psicopatologia criminale, Torino, UTET, 1925, pp. 442-445.

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[…] Frattanto, se conoscere le cause delmale è la prima condizione per poterneindicare il rimedio più o meno radicale,è certo che lo studio ora compiuto sullediverse figure di omicida – gettando colmetodo della nuova scuola criminalequalche luce maggiore sulla genesinaturale dell’omicidio – può servire difondamento sicuro ai provvedimenti didifesa sociale preventiva e repressiva,più efficaci o più umani di quelli finorainutilmente suggeriti dal dottrinarismopenale ed applicati dall’empirismolegislativo e giudiziario».

pazzia (deficienza o degenerazione omalattia dell’intelligenza), al delitto(deficienza o degenerazione o malattiadel senso morale).[…]XII. Eccettuati i casi della uccisione diun uomo giustificata (e quindi noncriminosa), per legittima difesa, stato dinecessità, esecuzione di un comandolegale, ogni omicidio, abbia o no unmotivo corrispondente e proporzionato,reale od illusorio, è sempre l’effetto diuno stato anormale, congenito odacquisito, permanente o transitorio,dell’attività psichica individuale.[…] Il delitto – e specialmente il delittopiù antiumano qual è l’omicidio, è unfenomeno abnorme che sorge dal troncocomune della degenerazione fisica epsichica, congenita od acquisita; con lacomplicità, più o meno influente inciascun caso, dell’ambiente fisico edell’ambiente sociale, oppure è unepisodio, determinato, in personeeccezionalmente eccitabili, dalleeccezionali circostanze.

Ferri E., L’omicida nella psicologia e nella psicopatologia criminale, Torino, UTET, 1925, pp. 445-447.

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• 1921: eletto nuovamente adeputato nei ranghi delPartito Socialista

• 1922: aderisce al PartitoSocialista Unitario

• 1923: si avvicina alfascismo, senza maiaderirvi formalmente

• Marzo 1929: nomina aSenatore del Regno

www.pertini.it/turati/archivio.html; http://siusa.archivi.beniculturali.it; www.treccani.it/enciclopedia/avanti; www.treccani.it/enciclopedia/enrico-ferri_%28Dizionario-biografico%29/; Bisi R.,Enrico Ferri e gli studi sulla criminalità, Milano, FrancoAngeli, 2004, pp. 10-11.

1886-1929: alti e bassi di una carriera politica

• 1886: prima elezione a deputato• 1893: adesione al Partito

Socialista Italiano

• 1903: il processo Bettòlo-Ferri• 1904-1908: direttore de

L’Avanti, giornale socialista• 1912: dopo aver votato a favore

dell’annessione della Libiaall’Italia, si dimette dalla carica dideputato ed abbandona il PartitoSocialista

• 1919: nomina a Presidente dellaCommissione Reale per la riformadella legislazione penale

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Bettòlo fu nominato ministro dellaMarina nel Governo Zanardelli,pubblica sulle colonne de L’Avantiuna serie di articoli con i qualiaccusa il Ministro di aver dilapidatoi denari pubblici favorendo leacciaierie di Terni, delle qualiBettòlo stesso era azionista, nonché,tra l’altro, di effettuare operazionipoco chiare in Borsa.Bettòlo si dimette da Ministro edenuncia sia Ferri che il direttore del’Avanti.Il successivo 16 novembre si apre ilprocesso, davanti al Tribunale Civiledi Roma, che vede Enrico Ferri eL’Avanti imputati per diffamazione.L’eco di questo processo giunge finoin Francia tanto che,successivamente ad ogni

IL PROCESSO BETTOLO-FERRI

Il «caso Bettòlo» inizia con una crisi digoverno il 10 giugno 1903 a seguitodi una discussione alla Camera deiDeputati che «ha avuto un contraccolpoinatteso». Tale discussione riguarda larichiesta, da parte dei socialistiintransigenti (di cui Ferri fa parte), diaprire un’inchiestasull’amministrazione della Marinamilitare con riferimento a presunteforniture irregolari da partedell’acciaieria di Terni.Ferri, oltre alle sue invettive dalseggio di Montecitorio (addital’ammiraglio Giovanni Bettòlo comeun «corruttore e affarista»), non appena

«A l’etranger – En Italie – Crise ministerielle», Le Figaro,13 juin 1903, p. 3(disponibile sul sito: http: //gallica.bnf.fr); Bisi R.,Enrico Ferri e gli studi sullacriminalità, Milano, FrancoAngeli, 2004., pag. 10; «Giolitti, Secondo Ministero –Anno 1903-1905», in http://cromologia.leonardo.it/storia/a1903c.htm.

«Nouvelles de la journée»,Le Figaro, 2 septembre 1903, p. 2, (disponibile sul sito:http: //gallica.bnf.fr); «Dernières nouvelles»,Le Figaro, 17 novembre 1903, p. 2(disponibile sul sito: http: //gallica.bnf.fr);

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Si apprende poi che, nell’udienza del17 novembre 1903, è statolungamente interrogato l’ammiraglioBettòlo, il quale «ha riconosciuto che isuoi segretari giocavano in Borsa e che,una volta firmato il contratto con leacciaierie Terni, il suo segretarioparticolare spedì ad un agente di Borsail messaggio seguente: Contrattofirmato».L’opinione del giornalista de LeFigaro è che «fino a quel momento, losvolgimento del processo non deponga afavore né di Ferri, né dell’ammiraglio nétantomeno dell’amministrazione dellaMarina della quale, anzi, vengono messiin evidenza i propri disordini interni».Verso la fine di dicembre 1903, manoa mano che i lavori si arricchivano di

giorno di udienza, il quotidianofrancese dedica parte della sua rubrica«Servizi speciali» ai resoconti diquesto processo.Innanzi tutto, riferisce che «una follaconsiderevole assiste alla prima udienzaper la quale serie misure di ordinepubblico erano state approntate».Il mese successivo «il processo FerriBettolo è entrato nelle consuetudini dellavita intellettuale romana, e forma ilsubstrato di ogni conversazione. […] Allasera i resoconti vengono letti con avidità, esu di essi si impernia subito ladiscussione, e tutti, dal lustrascarpeall’uomo politico, si sentono in dovere didare il loro giudizio in proposito».

«Dernières nouvelles»,Le Figaro, 17 novembre 1903, p. 2 (disponibile sul sito: http://gallica.bnf.fr); «Il Processo Bettolo Ferri»,Il Cittadino, 13 dicembre 1903, pag. 2(disponibile sul www. minieromagna.it/ilsavio/index.htm); «Nouvelles de lajournée»,Le Figaro, 2 septembre 1903, p. 2 (disponibile sul sito: http://gallica.bnf.fr); «Dernières nouvelles»,Le Figaro, 17 novembre 1903, p. 2(disponibile sul sito: http: //gallica.bnf.fr)

«Dernières nouvelles», Le Figaro, 18 novembre 1903, p. 2 (disponibile sul sito: http: //gallica.bnf.fr)

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intendendola come semplice coscienza diarrecare danno colla diffamazione adaltrui».Il 15 gennaio 1904 il pubblicoministero termina la sua requisitoriae chiede la condanna di Enrico Ferri edel direttore de L’Avanti ciascuno aquattordici mesi di reclusione e a1.516 Lire di ammenda in solido. Sitratta del minimo edittale previsto.Il 10 febbraio 1904 Ferri fu «dichiaratocolpevole del delitto di diffamazionecontinuata a mezzo stampa» econdannato alla pena richiesta dalpubblico ministero, nonché alpagamento delle spese di giustizia eal risarcimento dei danni, ma talepena non fu mai scontata.

di elementi probatori e l’esame deitestimoni vedeva la fine, alcunicommentatori si proiettavano sullesuccessive condotte delle partipartendo dal presupposto che,durante le udienze, «la relativa serietàaccusatoria di Ferri» si fosse «dileguata».Secondo questa visione, la difesa, «pernecessità politiche […] e per salvare lapersonalità di Ferri di fronte al partito[…] sosterrà la buona fede (intendendolacome credenza di dire la verità) dell’on.Ferri; e quindi l’inapplicabilità dell’art.sulla diffamazione, che richiede lamalafede, che consiste […] nella coscienzadi dire il falso: in conseguenza assoluzionedel Ferri, che credeva di dire il vero. Laparte civile sosterrà la prova nonraggiunta, e la malafede dell’on. Ferri,

«Il Processo Bettolo Ferri»,Il Cittadino, 27 dicembre 1903, pag. 1 (disponibile sulwww. minieromagna.it/ilsavio/index.htm);

Ibidem; «Dernières nouvelles», Le Figaro, 16 janvier 1904, p. 2 (disponibile sul sito: http: //gallica.bnf.fr); «Giolitti, Secondo Ministero – Anno 1903-1905», in http://cromologia.leonardo.it/storia/a1903c.htm.

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loro tendenze istintive o per malattiementali o per alcolismo, ecc. ecc. iprovvedimenti di difesa sociale sarannopiù efficaci, portando la lorosegregazione ad un tempoindeterminato, come si fa ora per i pazzicomuni, naturalmente con garanzieindividuali e famigliari per lapersonalità dei condannati e la loropossibile liberazione. Viceversa, per idelinquenti occasionali, che sono i piùnumerosi, ma i meno pericolosi, e chesono spinti da circostanze personali ofamigliari scusabili e da motivi politici osociali, o da impeto di passioni nonignobili, la giustizia penale sarà moltopiù umana. In parecchi casi siapplicherà la legge del perdono; in moltialtri la sanzione penale potrà consisterenell’obbligo di risarcimento dei danni

LA COMMISSIONE PER LA REVISIONE DELLA LEGISLAZIONE PENALE: INTERVISTA AD ENRICO

FERRI

Al fine di far conoscere ai lettori gliobiettivi della riforma della giustiziapenale ed i lavori che saranno svoltidalla Commissione per la revisionedella legislazione penale, insediatadal ministro della giustizia LodovicoMortara, il quotidiano La Stampaintervista Enrico Ferri, presidente ditale commissione.«[…] il risultato pratico sarà che lagiustizia penale avrà un trattamentoumano per tutti i delinquenti consideraticome esseri anormali; ma per idelinquenti che sono più pericolosi per le

«Il programma di lavoro della Commissione per la revisione della legislazione penale»,, La Stampa, 10 ottobre 1919, pag. 2 (disponibile sul sito: www. archiviolastampa.it)

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importanza e che bisognerà risolvere inmodo affatto diverso dalle leggi penalivigenti, che hanno soltanto una tariffadi settimane, mesi ed anni di carcere,secondo gli anni d’età del delinquenteminorenne, e che è altrettanto facilequanto assurda e dannosa».

prodotti alla parte lesa. Anche i sistemicarcerari dovranno essere trasformati. Lecolonie agricole, con il lavoro ad arialibera e al sole, sono la forma migliore disegregazione dei condannati. Per idelinquenti occasionali la riforma penaledovrà soprattutto provvedere alla lororieducazione sociale ed alla loroutilizzazione economica, provvedendo alloro mantenimento nelle colonie agricolee nelle case di lavoro appunto con iprodotti del loro lavoro quotidiano. Esoprattutto per la numerosa schiera didelinquenti meno pericolosi la riformapenale dovrà facilitare ed assicurare laloro riabilitazione e, quasi direi, lariutilizzazione come cittadini. Rimanepoi la serie di provvedimenti particolariper i delinquenti minorenni, che è unproblema sociale di primissima

«Il programma di lavoro della Commissione per la revisione della legislazione penale»,, La Stampa, 10 ottobre 1919, pag. 2 (disponibile sul sito: www. archiviolastampa.it)

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Mortara chiamò Enrico Ferri, suo conterraneoe già collega nella Facoltà giuridica pisana. Lascelta ebbe approvazioni generali […].La Commissione presieduta da Ferri era statacostituita dal Ministro con elementi inprevalenza positivisti, ma in essa erano statichiamati anche lo Stoppato ed il Carnevale,spiccatissime e nobili figure di giuristi diorigine classica […]».Nonostante la rapida uscita di Stoppato eCarnevale dal gruppo di lavoro a seguitodi polemiche e dissidi interni, «laCommissione rimase al suo posto ed in pochimesi […] fu in grado di presentare nelgennaio 1921 al Guardasigilli dell’epocaLuigi Fera, il primo libro del progetto,accompagnato da una relazione, operapersonale di Enrico Ferri.Il Progetto è una netta intransigenteaffermazione dei postulati della ScuolaPositiva dalla responsabilità legale alla penaindeterminata, dalla pericolosità assunta aprincipale criterio di giudizio alla

LA COMMISSIONE PER LA REVISIONE DELLA

LEGISLAZIONE PENALE NEI RICORDI DEL PROF. ALFREDO

POZZOLINI

«Dopo la tragica parentesi della grandeguerra delle nazioni, più impellente sipresentava in Italia la necessità della riformapenale, ma il legislatore era ancora timido edubitoso ed aveva paura di mettere le manisul Codice Penale considerato come unaspecie di tabernacolo inviolabile. In realtà, seil Codice Penale del 1890 aveva corrispostoalle necessità giuridiche e sociali di quelperiodo di vita nazionale immediatamentesuccessivo ai due primi decenni di vitaunitaria, le sue manchevolezze soprattuttonell’organizzazione degli strumenti di difesaapparivano evidenti.[…] A presiedere la commissione incaricatadi proporre questa parziale riforma, Ludovico

Pozzolini A., Lezione commemorativa di Enrico Ferri detta in Pisa nell’Aula III della Sapienza il XVI Aprile MCMXXIX, Pisa, Arti Grafiche Pacini-Mariotti, 1929, pp. 15-16.

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[…] Le regole circa la responsabilità deidelinquenti minorenni ed il loro trattamento,la dichiarazione giudiziale di delinquenteabituale, professionale o per tendenza, lapreminente importanza dei motivi adelinquere, l’organizzazione del sistemapenale sulla base della individualizzazionedella pena e del riadattamento del delinquenteal consorzio sociale, la organizzazione dellemisure di sicurezza, sgorgano direttamentedalla pura fonte del positivismo penale. Lanuova legislazione penale non accoglie ilprincipio della responsabilità sociale o legaleche […] Enrico Ferri tenacemente difese e maiabbandonò […].[…] Se Egli non ha potuto vedere laconsacrazione ufficiale di questi principi nelladefinitiva approvazione della nuova leggepenale, Egli ha però sentito d’intorno a questiprincipi stringersi il consenso degli studiosi ditutto il mondo».

svalutazione quasi completa di ogni elementooggettivo.[…] Gli eccezionali avvenimenti politici chesi susseguirono in Italia dal 1922 nonconsentirono che il Progetto Ferri avesseregolare sviluppo attraverso una normaleelaborazione legislativa. D’altra parte si eraormai largamente diffuso, nel campo deglistudi del diritto penale, un preminentebisogno di por fine alle lotte di scuola».Qualche anno dopo, a VincenzoManzini, Arturo Rocco, Eduardo Massari«spettò l’onore e la responsabilità dellanuova codificazione. Il Progetto del 1927 cheè il frutto della loro feconda attività, sottol’impulso di un Ministro Guardasigilli […],Alfredo Rocco, sta per diventare il CodicePenale dell’Italia nuova.Nessuno può disconoscere come in questa chesarà la futura legislazione italiana siaimpressa profondamente l’orma di EnricoFerri e della Sua scuola.

Pozzolini A., Lezione commemorativa di Enrico Ferri detta in Pisa nell’Aula III della Sapienza il XVI Aprile MCMXXIX, Pisa, Arti Grafiche Pacini-Mariotti, 1929, pp. 16-19.

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12 APRILE1929

Ferri muore a Romaprima dello svolgimentodella cerimonia diinvestitura a Senatore delRegno, la cui nomina eraavvenuta il meseprecedente.La salma partiràsuccessivamente per SanBenedetto Po.

www. treccani.it/enciclopedia/enrico-ferri_%28Dizionario-Biografico%29/; «La morte d Enrico Ferri»,La Stampa, 13 aprile 1929,pag. 1, disponibile su www. archiviolastampa.it

Fotografia di Raffaella Sette.

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sociale diventa responsabilità legale, comequella che la legge stabilisce, prescindendodallo stato psichico del delinquente;responsabilità, in altri termini, giuridica, chetrae pure sempre il suo fondamento dalcriterio della responsabilità naturale esociale, per il solo fatto di aver commesso ildelitto.

I recenti indirizzi italiani e stranieri pureconfermando parte di tali teorie hannodovuto tuttavia in molti punti riferirsi allascuola classica, come è avvenuto ad esempioper il recente progetto di codice penaleitaliano.

L’uomo politico è certamente ancora piùdifficile da giudicare. Fu un rivoluzionarioschietto, vivace e intemperante; arduosarebbe tracciare un profilo concreto diqueste sue idealità rivoluzionarie cheapparvero in seno al partito socialistacostantemente negative.

13 APRILE 1929

Il quotidiano «La Stampa» pubblica unnecrologio sulla figura di Enrico Ferricome studioso, uomo politico,criminalista e agitatore:«[…] Come penalista, egli ha portatointegralmente nel campo del diritto leacquisizioni antropologiche criminali diLombroso. Accettato in pieno il criteriodell’anormalità del delinquente, egli trattòquella teoria nei tipi di delinquenti che glipermise di formulare la teoria dei sostitutivipenali, cioè dei mezzi per eliminare le causesociali del delitto. Positivista e determinista,il Ferri ha risoluto il problema dellaresponsabilità naturale e sociale insieme, nelsenso che ammette di concedere alla società ildiritto alla propria conservazione,indipendentemente da qualunqueresponsabilità morale del delinquente. Questiprincipi tradotti in formule di legge vogliono,insomma, significare che la responsabilità

«La morte di Enrico Ferri»,La Stampa, 13 aprile 1929, data, p. 1 (disponibile sul sito:www.archiviolastampa.it)

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[…] Probabilmente, proprio secondo questalogica egli aderì al Fascismo; rivoluzioneconcreta con un programma e con un fine nelquale egli poteva anche scorgere talune diquelle rivendicazioni delle classi lavoratriciper le quali aveva tanto combattuto.[…] Oratore affascinante, conquistatore difolle e di masse, lavoratore instancabile (sicalcola che abbia tenuto oltre 2300 lezioniuniversitarie e più di 600 conferenze, senzacontare le numerosissime arringhe e discorsipolitici) Enrico Ferri è stato senza dubbio unadelle più caratteristiche figure italiane ditutto il nostro recente e periglioso periodounitario; del quale ha vissuto con intensitàtutte le fasi, fino a quest’ultima nostraconclusiva e riparatrice.

«La morte di Enrico Ferri»,La Stampa, 13 aprile 1929, data, p. 1 (disponibile sulsito: www.archiviolastampa.it)

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dalle sue labbra, senza che desse mai alcunsegno di stanchezza.Il grande oratore faceva sfoggio di mezziportentosi: dalla ironia, alla violenza, dallacommozione allo scetticismo, con unlinguaggio dei più forbiti, fra un baleniod’immagini».

Diversi anni dopo, Luigi Maria Personè,diventato studente universitario, si reca aRoma in visita a Ferri.«Spirava, in quel tempo, aria poco favorevoleper l’oratoria forense, considerata formabolsa e retorica, soprattutto simulatrice diverità.

[…] – E’ storia vecchia, questa – disse. Chise la prende con l’oratoria, quasi sempre èuno che non sa dire quattro parole con logicae con eleganza; spesso è uno che teme laverità […]. E’ compito dell’oratore scoprireprima la verità e poi manifestare la suascoperta al prossimo, convincere il prossimodi questa sua scoperta.

1956: centenario della nascita

Così Luigi Maria Personè, giornalista escrittore, ricorda nelle colonne delquotidiano «La Stampa» i suoi incontricon Enrico Ferri:«Mio padre, che era severissimo con meragazzo, non aveva alcuno scrupolo, quandoio contavo tredici o quattordici anni, acondurmi in Corte d’Assise ad ascoltare learringhe degli avvocati; tanto più se sitrattava di oratori di grido.Un giorno mi disse: ‘Oggi si va a sentireEnrico Ferri’ , col tono di chi promette unavvenimento d’eccezione. Ferri, avvocatoceleberrimo, difendeva, quella volta, unomicida in una causa in cui era impegnato, alsuo fianco, Arturo Labriola, avvocato famosopure lui.Non ricordo quante ore durasse la difesa diFerri, ma molte di certo; e una follaelettissima, da gran conferenza, pendeva

Personè L. M., «Ricordo di Enrico Ferri»,La Stampa, 23 novembre 1956, p. 3(disponibile sul sito: www.archiviolastampa.it)

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seconda della parte che è ricorsa ai suoiuffici?

Enrico Ferri, prima di rispondermi, giròintorno a me e mi accarezzo paternamente ilviso con la mano: - Un avvocato vede subitoin un argomento ciò che giova al suo cliente,e che effettivamente esiste, come l’avvocatoavversario vede invece ciò che non giova alprimo e che pure esiste effettivamente.Bisogna pensare che ogni argomento implicadue o più facce, due o più elementi disparati:e chi lo tratta sceglie l’aspetto che gliconviene. L’avvocato si appassiona aquell’elemento o a quell’aspetto, lo fa suo; eper quella passione, per i motivi e per i finiche dalla passione gli vengono suggeriti,cerca di far prevalere il suo punto di vista, diottenere che l’elemento che gli fa giuoco siamesso in luce quanto più è possibile ed oscurielementi contrastanti; e s’ingegna diinfondere al prossimo la persuasione, che egliha.

[…] - Dove è tutta la verità […] o tuttol’errore? Dove comincia l’uno e l’altrafinisce? Qualche volta è un filo, un filino così(e faceva il segno col dito) che distingue ilgiusto dall’ingiusto, la verità dall’errore. Noicrediamo che un’azione sia lecita e, invece, èillecita, o viceversa; in quei casi non ci siamoaccorti di quel filino, di un nienteall’apparenza, che separa la virtù dal vizio,la verità dall’errore. Noi stessi, quandofacciamo una certa cosa, crediamo di averagito bene, in modo virtuoso ed esemplare:eppure, sotto sotto, c’è un motivo o unimpulso che non è lodevole, e per il qualescema il pregio di quella particolare cosa:non abbiamo visto, in quel caso, il filino cheseparava ciò che ci sembrava bene da unimpulso meno buono.[…] Ma io ero premuto da un dubbio. […]Alla fine mi feci animo e gli domandai: -Come si spiega che un avvocato di partecivile parla in un modo e lui stesso, se fossechiamato a difesa, parlerebbe in un altro?Come si spiega che un avvocato parla a Personè L. M., «Ricordo di Enrico Ferri»,La Stampa, 23 novembre 1956, p. 3

(disponibile sul sito: www.archiviolastampa.it)

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[…] Il suo discorso dev’essere specchio delsuo spirito e della sua intelligenza […].[…] Tutt’a un tratto si alzò, e concluse: - […]Tutto è cambiato. E io non ho né venti nétrent’anni.Si ravviò, con la mano, la chioma; si lisciò labarba; e cominciò a sorridere, a far cenni conla testa, come se conversasse con uninvisibile interlocutore. Parlava,evidentemente, con se stesso».

Personè L. M., «Ricordo di Enrico Ferri»,La Stampa, 23 novembre 1956, p. 3(disponibile sul sito: www.archiviolastampa.it)

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Bibliografia di riferimento

• Bisi R.,Enrico Ferri e gli studi sulla criminalità, Milano, FrancoAngeli, 2004

• Ferri E., Studi sulla criminalità in Francia dal 1826 al 1878, Roma, TipografiaEredi Botta, 1881.

• Ferri E.,Lavoro e celle dei condannati, Roma, Libreria Nuova, 1886.

• Ferri E.,Sociologia criminale, Quarta edizione, Torino, Bocca, 1900

• Galati di Riella A., Alcuni uomini politici del mio tempo, vol. I, Firenze,Seeber, 1914

• Pozzolini A.,Lezione commemorativa di Enrico Ferridetta in Pisa nell’AulaIII della Sapienza il XVI Aprile MCMXXIX, Pisa, Arti Grafiche Pacini-Mariotti, 1929

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Sitografia di riferimento

• www. archiviolastampa.it

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Page 41: AGLI ALBORI DELLA CRIMINOLOGIA SCIENTIFICA A cura di ... · Ferri E., L’omicida nella psicologia e nella psicopatologia criminale, Torino, UTET, 1925, pp. 54-55. psichica, che si

Agli albori della criminologia scientifica: Enrico Ferri

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Principi di Criminologia – Le Teorie ISBN: 978-88-13-360573

Principi di Criminologia – Criminalità, Controllo, Sicurezza ISBN: 978-88-13-360580

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