AGLI ALBORI DELLA CRIMINOLOGIA SCIENTIFICA A cura di … · 2015. 10. 26. · Garofalo R.,...

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AGLI ALBORI DELLA CRIMINOLOGIA SCIENTIFICA A cura di Raffaella Sette

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  • AGLI ALBORI DELLA CRIMINOLOGIA SCIENTIFICA

    A cura di Raffaella Sette

  • RAFFAELE GAROFALO

  • 18 NOVEMBRE 1851

    Raffaele Garofalo,che acquisterà iltitolo di Barone nel1855, nasce aNapoli

    Immagine tratta dall’Archivio Storico del Senato all’url:http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/643aea4d2800e476c12574e50043faad/938a0b49bd33a3a64125646f005c0807?OpenDocument

  • Nel 1872 si laurea ingiurisprudenzapresso l’Universitàdi Napoli e, nel1874, entra inmagistratura da cuisi dimette, perraggiunti limiti dietà, il 31 gennaio1922

    http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/643aea4d2800e476c12574e50043faad/938a0b49bd33a3a64125646f005c0807?OpenDocument;www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-garofalo_(Dizionario-Biografico)/

  • d’Appello e di Corte diCassazione, Consigliere e poiAvvocato generale presso laCorte di Cassazione di Roma)per giungere, come ultimoincarico (dal 25 aprile 1920), adassumere le funzioni di Primopresidente della Corte diCassazione di Napoli.

    http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/643aea4d2800e476c12574e50043faad/938a0b49bd33a3a64125646f005c0807?OpenDocument;www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-garofalo_(Dizionario-Biografico)/

    UNA LUNGA CARRIERA GIUDIZIARIA

    La prestigiosa carriera diGarofalo nelle fila dellamagistratura comincia il 26agosto 1897 con la nomina asostituto procuratore generalepresso la Corte d’Appello diBrescia.Passando poi per Roma, Napoli,Catanzaro, Venezia e Torino,sale nella scala gerarchica(sostituto procuratore generaledi Corte di Cassazione,Presidente di Sezione di Corte

  • quasi sovrana, e trova, sempre che neabbia bisogno, altri poderosi appoggi,accresciuti dalla guerra presente.[…] Il senatore Garofalo prospettaquindi, in tesi generale, gli effetti dellostato di guerra sui lavori giudiziari,sulla durata dei lavori stessi, ricordandoa questo proposito il lamentoshakespeariano, che le dilazioni deigiudici sono fra le cose che rendono lanostra esistenza più misera e triste, elodando la celerità dei Collegi giudiziariitaliani, e delle Corti di Cassazione inispecie, tenuto conto del numeroeccessivo dei ricorsi infondati (da moltianni la media di quelli accolti non è chedel 28 per cento).

    6 Novembre 1916: RELAZIONE DI INAUGURAZIONE DELL’ANNO

    GIURIDICO PRESSO LA CORTE DI CASSAZIONE DI TORINO

    In qualità di Procuratore Generalepresso la Corte di Cassazione diTorino, Garofalo apre l’annogiudiziario 1916-1917 pronunciandouna relazione in cui si soffermainnanzi tutto sui compiti di unamagistratura «estranea ai partiti» e«indipendente da ogni altro potere delloStato».A tal proposito, «loda l’organizzazionegiudiziaria dell’Inghilterra e degli StatiUniti, che pongono il giudice su di unpiedistallo molto elevato, avvertendo cheuna delle forze contro cui più grave per lagiustizia è la lotta, è nel mondocontemporaneo la plutocrazia, che domina

    «L’inaugurazione dell’anno giuridico alla Corte di Cassazione», La Stampa, 7novembre 1916, pag. 1 (disponibile sul sito: www. archiviolastampa.it)

  • 1885

    Viene pubblicata, presso iFratelli Bocca Editori di Torino,l’opera Criminologia. Studio suldelitto, sulle sue cause e sui mezzidi repressione che, nel 1890, fupubblicata in seconda edizione,interamente rivista dall’autore,nella sua traduzione francesepresso l’editore parigino FelixAlcan.

    Copertina del volume disponibile sul sito: http://gallica.bnf.fr

  • «CRIMINOLOGIA»: Prefazione del 10 luglio 1885

    «La società contemporanea offre unastrana antinomia. Noi vediamo daper tutto la maggioranza sovrana,onnipotente, anche là dove la suaincompetenza è manifesta o la suaimparzialità impossibile.Solo in un campo essa si arresta,dubbiosa dei suoi diritti; solo alloraessa indaga i limiti della suasovranità, quando si trova di controla più abbietta, la più nociva fra leminoranze, quella dei delinquenti.Mentre il senso morale si va estendoin ogni direzione e va acquistandouna delicatezza sempre maggiore,mentre vi è l’abisso fra una nazionemoderna ed una tribù di selvaggi, icostumi di questi ultimi sonoriprodotti fra noi da pochi esserianormali; e la società ne subisce ognigiorno l’orribile spettacolo.

    Il delitto offende i più profondi suoisentimenti, i più sacri suoi diritti, epure essa non sa trovare il modo direndere meno gravi la sua vergogna eil suo dolore.Quest’apatica rassegnazione dipendein gran parte dalla prevalenza di unadottrina che ha segnato i limiti allareazione sociale contro il delitto, innome di alcuni principii giuridicimalamente trasportati nel campodella criminalità. Senza studiare in séil medesimo fenomeno, questadottrina ha preteso stabilire le normeassolute ed invariabili della reazione.[…] Il risultato che si è ottenuto èstato quello di contrastarel’applicazione di una grande,universale legge di natura, originedelle nostre presenti condizioni divita, origine di ogni civiltà, laselezione.

    Garofalo R., Criminologia. Studio sul delitto, sulle sue cause e sui mezzi di repressione, Torino, Fratelli Bocca, 1885, pp. V-VI.

  • […] Invano la scienza dimostra lapropagazione ereditaria del delitto.[…] I giuristi rispondono presentandoprogetti di nuovi codici che abolisconoquasi del tutto i mezzi dieliminazione, e non oppongono altroargine alla delinquenza chel’ospitalità nelle case dello Stato, ove imalfattori hanno diritto al pane edall’ozio, e donde usciranno adinfestare di nuovo la società […].Senza alcuno studio delle cause dellacriminalità, senza alcuna cognizionedegli effetti dei castighi, senza alcunadistinzione delle classi di rei a cuil’uno o l’altro mezzo repressivo è più omeno adatto – i nostri penalistis’immaginano di aver raggiunto laperfezione.[…] Mentre è dimostrato non essere ildelitto che l’effetto di anomaliepsichiche, di abitudini inveterate, diambienti malsani, i giuristi non sannovedere in esso che una colpa

    volontaria; mentre si tratta diprevenire il male rendendo quelletendenze innocue, quelle abitudiniimpossibili, […] essi rifiutansi astudiare gli ostacoli da porre sulla viache il reo ha cominciato a percorrere,e pretendono castigarlo inproporzione della sua responsabilitàmorale, cioè a dire della suppostalibertà ch’egli avea di scegliere fra ilbene ed il male.[…] Questa scuola del diritto penaleclassico, vedendo che la modernapsicologia e l’antropologiainvadevano il suo campo escuotevano le sue fondamenta, non hasaputo resistere in altro modo chedando a queste scienze la taccia divolere la riabilitazione del delitto el’impunità dei malfattori.[…] Un movimento, a cui l’autore diquesto scritto non fu estraneo, si èprodotto già da qualche anno in Italiaper concretare i risultati della scienzae studiarne l’applicazione alla

    Garofalo R., Ibidem, Roma-Torino-Firenze, Fratelli Bocca, 1885, pp. VII-IX.

  • penalità. Una scuola è sorta, accoltacon vive simpatie in Francia,Germania e Russia, ed ha già esposto,benché frammentariamente, tuttauna nuova teoria penale.Ora è tempo di raccogliere econchiudere, coordinando le idee adun principio non arbitrario, nonmetafisico, ma biologico edirrecusabile; - di determinarne quindile possibili applicazioni, non sullabase delle ipotesi, ma su quella delleesperienze già fatte; - di vedere infinequale parte della legislazione possaconservarsi, quale debba modificarsi oradicalmente mutarsi perché malrispondente allo scopo».

    Garofalo R., Ibidem, Roma-Torino-Firenze, Fratelli Bocca, 1885, pp. IX-X.

  • 1887

    Viene pubblicata, presso i

    Fratelli Bocca Editori di

    Torino, l’opera Riparazione

    alle vittime del delitto

  • «Riparazione alle vittime del delitto»: Prefazione

    «Energiche voci si alzano ogni giornoa favore di coloro che, imputati di unreato, furono tratti in arresto edebbero a subire, prima del giudizio,una lunga prigionia. Alla Camera deideputati si studiano progetti di leggetendenti a compensarepecuniariamente le detenzionipreventive non giustificate da unasentenza definitiva del magistrato.Ma poche persone frattanto sipreoccupano di ciò che sarebbe uninteresse sociale al certo noninferiore, la indennità alle vittime deidelitti.E pure questa classe di persone, a cuiogni più onesto cittadino potrà averela sventura di appartenere,meriterebbe da parte dello Stato unosguardo benevolo, una parola diconforto. Essa avrebbe diritto percerto a maggiori simpatie che la

    classe dei delinquenti, i qualisembrano oggi il principale oggettodella sollecitudine dei nostrilegislatori.Se la prima ragione di esistenza delloStato è la tutela dei diritti deicittadini, sembra che quando questatutela riuscì vana, esso debba purfare qualche cosa per riparare il maleche non seppe impedire, benchéappunto per impedirlo esso prelevi leimposte e limiti in tanti diversi modila libertà individuale.[…] La scuola classica dei criminalistilimitò o suoi studii alla qualità equantità di pena da doversiminacciare alle diverse specie direati. Essa mise da parte, comeoggetto affatto estraneo allarepressione penale, la materia dellariparazione dei danni.Spetta alla nuova scuola positiva il

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, pp. VII-VIII.

  • vanto di avere considerato lariparazione come uno degli obiettiviprecipui della repressione; […] diavere sostenuto che la funzione delloStato non si arresti già ad unagenerica condanna del colpevole aidanni e interessi, ma che esso debbacostringere all’adempimento ilriluttante, e adoperare a tale effettoogni energico mezzo.[…] Nel presente lavoro tenteròesporre ancor più sistematicamentecodesta teoria, mostrando la giustiziae l’utilità sociale delle proposte che nederivano».

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, pp. VIII-IX.

  • Critica dei principi dominanti nella legislazione e nella giurisprudenza

    «A due scopi dovrebbe tendere loStato quando accade un delitto: latutela della società contro similiattentati, e la riparazione del danno.[…] Cominciamo dal determinare cosasia da intendersi per riparazione orisarcimento del danno. Quasi intutt’i delitti contro le persone, laproprietà, la libertà individuale,l’onore, il pudore, l’ordine dellefamiglie, la pena inflitta dal poteresociale all’offensore recanaturalmente all’offeso od alla suafamiglia una certa soddisfazione. Ilpubblico riconoscimento della colpa,l’allontanamento del reo, lacondizione d’inferiorità cui esso vieneposto colla privazione della sualibertà o di altri suoi diritti,rappresentano l’ultima e più miteforma con cui si appaga in certomodo il desiderio di veder soffrire chi

    volontariamente ed ingiustamente cinocque.[…] Ma siffatta morale riparazionenon è che una parte di quella chesecondo giustizia è dovuta all’0ffeso.Egli e la sua famiglia hanno potutosoffrire più o meno, sia per l’attostesso del delitto, sia per leconseguenze che ne son derivate. Se sitratta di attentato alla vita, la pauraanzitutto nel momentodell’aggressione, poscia il dolore diuna lesione, le angosce di unamalattia forse pericolosa, gli effettipiù o meno gravi di essa. E’ inutileparlare dei casi di morte, di malattiainsanabile, di perenne debilitamento,di mutilazione, di cicatrici indelebilinel volto. Qui sarà perenne il dolore,ed il danno non potrà valutarsi senon in una misura sempre inferiorealla realtà. […]

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, pp. 1-2.

  • Critica dei principi dominanti nella legislazione e nella giurisprudenza

    […] Non vi ha che i reati contro laproprietà, non accompagnati daviolenza, in cui i confini del danno siveggano con una certa precisione, maanche qui avrebbe torto chi volesselimitarlo alla perdita sofferta nellaricchezza. Bisogna aggiungervisempre una quantità indeterminabilerappresentata dal dispetto, dallericerche affannose, dalla incertezzadello scoprimento e del ritrovamentodegli oggetti rubati o dei valorifrodati.[…] E’ chiaro che è impossibile lenirealtrimenti quei dolori se non permezzo di una riparazione pecuniariala quale non sia limitata alrisarcimento del solo danno materiale(come ad esempio la restituzionedell’oggetto rubato, il pagamento dellemedicine e il salario perduto in casod’infermità), ma debba tener conto di

    tutti quegli altri elementi che perintenderci chiameremo danno morale.E quanto più la legge saprà valutaretutti cotesti elementi e saprà trovare imodi di far ottenere all’offeso unariparazione pecuniariaapprossimativamente equa, tanto piùscemerà nell’offeso quel desiderio divendetta […].In cambio di esigere lo strazio del reoe la sua lunga prigionia, l’offesoesigerà una riparazione pecuniaria,purchè questa non sia un’irrisione,purchè siano larghi i criterii dellavalutazione, purchè il potere socialenon si limiti a dargli un diritto maagisca energicamente, perché il reonon si possa sottrarre all’obbligoimpostogli ».

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, pp. 2-3.

  • L’ammenda a favore della parte lesa

    « […] Noi vogliamo … che ogni reato,purchè appartenga al novero di quellida noi detti delitti naturali, siad’azione pubblica, cioè a dire che nonsia necessaria la querela dell’offeso ,ma si debba procedere dal pubblicoministero di ufficio. Vogliamo che siveda se il reo sia pericoloso allasocietà, se nuovi delitti da lui sipossono aspettare, ovvero se lamaggiore probabilità sia ch’egli nonturbi una seconda volta l’ordinesociale. Quando risulti che il reoappartenga ad una delle categorie didelinquenti temibili od inidonei allavita della società od al particolareambiente in cui essi trovansi (rei peristinto criminoso, folli morali,impulsivi, per alcoolismo, epilettici,isterici, ladri violenti o recidivi,vagabondi), sarà adoperato un mezzoeliminativo più o meno assoluto.

    Ma quando apparisca invece nonessere il reo fra costoro, e si tratti diuno di quei reati che abbiamopoc’anzi enumerato [ad esempio, furtisemplici escluso il borseggio, truffe,appropriazioni indebite, falsi inscrittura privata, incendi senz’altraintenzione dolosa, omicidio, lesionisemplicemente colposi, omicidi induello, ingiurie, diffamazioni], ilmiglior mezzo repressivo sarà ilcostringerlo a riparare il dannomorale e materiale di cui egli è statocausa. Sarà questa … la pena per luipiù sensibile, la più utile all’offeso incui essa farà scomparire il desideriodi vendetta, la più utile allo Stato, chepotrà così diminuire il budget delleprigioni. Tutti ne saranno dunquecontenti, salvo i soli rei, i quali purene riceveranno un vantaggioindiretto nell’essere così salvati dalle

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, p. 41.

  • L’ammenda a favore della parte lesa

    depravazione sempre maggiore dellavita carceraria ».

    « […] l’ammenda alla parte lesa, comequella allo Stato, dovrebbero essereproporzionate, non solo al dannomateriale e morale recato all’offeso edalla sua famiglia ed alle spese digiustizia, ma anche alla situazionesociale ed alla condizione economicadella parte lesa e dell’offensore, equando quest’ultimo sia un indigente,la misura non dovrebbe mai esseretale da non potere essere raggiuntacon lavoro assiduo in un tempo nontroppo lungo. … ma dove egli si rifiutiall’opera, o non faccia tutto quello chepotrebbe, date le sue condizioniintellettuali e fisiche, … l’oziosovedrebbe innanzi a sé unaprospettiva d’illimitata servitù ».

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, p. 41.

    Ibidem, p. 54.

  • L’ammenda a favore della parte lesa

    « Qui è evidente che quando il valoredel danno si conosce con precisione,esso debba per intero formare oggettod’indennità, quale che sia lacondizione economica del reo. Sequesti avrà frodato per centomilalire, questa somma dovrà essereassegnata al danneggiato, oltregl’interessi e le altre somme cherappresentano il danno morale e chevalgono a completare la riparazionesotto forma di ammenda alla partelesa, non meno che allo Stato.Ma come si potrà imporre ad undisgraziato di guadagnare 120 o 150mila lire col lavoro manuale? E se siassegna anche qui una durata dipochi anni, non sarà illusoria lariparazione?[…] Se le mie idee fossero accettate, edio dovessi formulare una legge ad esseconforme, stabilirei dunque come

    norma generale per tutt’i reati dareprimersi col sistema delle ammende,la durata massima di cinque anni dicoercizione al lavoro, da prolungarsisenza limite, quando il reo non lavoriassiduamente ed attivamente. Neireati contro la proprietà o la fedepubblica, quando il danno materialesuperi un certo valore (ad es., 5 milalire), darei facoltà al giudice diprolungare fino a dieci anni lacoercizione, e di prolungarla fino aquindici nel caso che il valore siagrandissimo (ad es., di oltre 50 milalire); ma in questi casi vorrei moltopiù severa la prova dell’insolvibilità,senza la quale il reo non abbiasperanza di ricuperare la proprialibertà.Solo da tali mezzi la società potràaspettarsi un poco di quella giustiziache vanamente le promisero i

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, pp. 56-57.

  • L’ammenda a favore della parte lesa

    i legislatori dottrinarii degli ultimiperiodi.[…] Ciò che ho detto fin qui si applicaa tutti quei casi … in cui unaindennità pagata all’offeso sottoforma di ammenda, ed una secondaammenda pagata allo Stato,potrebbero valere, con universalevantaggio, come un succedaneo dellepresenti pene correzionali e di polizia,ovvero, su per giù, di quelle ches’infliggono per molte specie di reatiche, secondo la teoria dei positivisti,non richiedono la eliminazione.Ma forse che ne’ reati più gravi non sidovrà del pari costringere l’offensorealla riparazione?Ciò sarebbe strano ed ingiusto, efarebbe sì che la vittima desideri, inmolti casi, non vederlo condannatoalla pena ch’egli merita.

    […] Se non che, secondo la nostradottrina, i mezzi eliminativi non sonoda adoperarsi che quando si possapresumere l’impossibilità diadattamento del reo alla vita sociale,impossibilità che deriva daun’anomalia psichica.[…] In tutti i codesti casi dieliminazione parziale, ovvero,secondo le nostre leggi presenti, dipene detentive temporanee e di quelledell’esilio, del confino, dellainterdizione o sospensione daipubblici uffizii, non vi sarebberagione per dimenticare il dirittodella parte lesa ad una riparazionepecuniaria.[…] Per ciò che riguarda le pene dacui il condannato è lasciatomaterialmente libero ne’ suoimovimenti, quale la relegazione …,l’esilio, l’interdizione dai pubblici

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, pp. 57-58.

  • L’ammenda a favore della parte lesa

    uffizi, non vi è che a ripetere ciò chefu detto nei Capitoli precedenti. Il reolavorerà liberamente o sarà ascrittoalle squadre di operai coatti per leammende dovute alla parte lesa edallo Stato.S’egli è poi condannato alla reclusionein una casa di pena, sia costretto aquella specie di lavoro che vi èconsentita dai regolamenti, ma se colprodotto di tale lavoro non potèguadagnare che una parte dellasomma dovuta, dovrà completare lariparazione, e però al termine dellapena si troverà nella condizionemedesima di qualsiasi altrocondannato alle sole ammende ».

    Garofalo R., Riparazione alle vittime del delitto, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1887, pp. 58-59.

  • 1. Il delitto naturale, l’anomalidel criminale, l’influenzadell’educazione e dellasituazione economica sulcrimine;

    2. Il diritto di punire.

    1883-1888

    Alcune riviste scientifiche(Archives d’anthropologie, Revued’anthropologie, Revuephilosophique) sono il campo dibattaglia delle disputeintellettuali degli studiosidell’epoca. Essendo la dottrinain auge quella che fa capo allaScuola Criminologica Italiana,anche l’opera di Garofalo è alcentro di dibattiti per quantoconcerne alcune tematiche che,in varie forme, scuotono ilmondo culturale di fine ‘800:

  • Gabriel Tarde prende spunto dalla

    pubblicazione della traduzione francese

    dell’opera Criminologia di Garofalo per

    analizzare, talvolta criticamente, alcune

    tematiche a lui care.

    « […] Mais s’ensuit-il que la thèse ducriminel aliéné doive triompher ? Pasd’avantage, et je suis d’accord sur cepoint avec M. Garofalo. Le crimineln’est pas fou quand il agitconformément à son caractèrepropre, si monstrueux d’ailleurs et siétrangement dissemblable aucaractère normal que puisse être cecaractère. Quand, né cruel et faux, ilagit en vertu de son immoraliténative, due, je l’accorde, à quelquelacune ou à quelque malformation desa substance cérébrale, on peut, si l‘onveut se permettre cet abus de langage,appeler folie morale sa perversitéessentielle, mais il reste entendu quecette prétendue folie n’a rien de

    « Ma ne consegue che la tesi delcriminale alienato debba trionfare?Non più e sono d’accordo su questopunto con Garofalo. Il criminale non èfolle quando agisce conformemente alsuo proprio carattere, per quantoquesto sia talmente mostruoso estranamente dissimile dal caratterenormale. Quando, nato crudele e falso,egli agisce in virtù della suaimmoralità nativa, dovuta, ne doatto, a qualche lacuna omalformazione della sua materiacerebrale, si può, se si vuolepermettere questo abuso dilinguaggio, chiamare follia morale lasua essenziale perversità, ma restainteso che questa pretesa follia non haniente in

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, p. 527 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • commun avec l’aliénation proprementdite, suspension ou dédoublement dela personne. La distinction estimportante au point de vue de laresponsabilité, si du moins on renonceà faire reposer celle-ci sur le librearbitre, fondement désormais tropruiné pour continuer à servir d’appuià la morale et aux sociétés.[…] En fait, le sens droit de l’humanitéa de tout temps appuyé laresponsabilité des actions surl’identité personnelle, nullement surla liberté conjecturale, de leur auteur.En se plaçant à ce point de vue, onévite l’erreur périlleuse de penser que,parce que l’on professe résolument ledéterminisme universel, on est forcéde rejeter, […], les notions de Droit, deDevoir, de Justice, de Morale, assisesséculaires de tout bâtiment social, etde fonder la pénalité sur la seuleconsidération de l’utilité générale, dusalut public.

    comune con l’alienazionepropriamente detta, sospensione oscissione della persona. La distinzioneè importante dal punto di vista dellaresponsabilità, se almeno si rinunciaa collegarla al libero arbitrio, nozioneormai troppo discreditata percontinuare a fungere da base per lamorale e le società.[..] Infatti, l’’integro orientamentodell’umanità ha, in ogni tempo, basatola responsabilità delle azionisull’identità personale, non certo sullalibertà congetturale, del loro autore.In tal senso, si evita il pericolosoerrore di pensare, dato che si professarisolutamente il determinismouniversale, di essere costretti arigettare […] le nozioni di Diritto, diDovere, di Giustizia, di Morale,fondamenti secolari di ognicostruzione sociale, e di istituire lapenalità prendendo in considerazionesoltanto l’utilità generale e la salutepubblica.

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, pp. 527-528 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • Je regrette que M. Garofalo, malgré lapréparation juridique de son esprit,soit tombé dans ce dernier écueil. Il yaurait échappé en attribuant plusd’importance encore qu’il ne l’a fait àla considération du caractèreindividuel. Le caractère de l’individu,comme le type normal de l’espèce,s’exprime et se réalise par un assezgrand nombre d’actes divers, tour àtour reproduits avec une certainepériodicité qu’on nomme habitude, etil reste le même à travers cesvariations. Sorte d’équilibre mobile dela conduite, il est parfois rompu, ougravement troublé, comme on en a lapreuve par un changementinexplicable survenu dans leshabitudes de la vie, dont les moindresmodifications non justifiées inquiètentavec raison l’aliéniste observateur.Elles dénotent l’insertion d’unenouvelle personnalité parasite entrain de croître sur l’ancienne.

    Mi spiace che Garofalo, malgrado lasua preparazione giuridica, siacaduto in quest’ultima trappola.L’avrebbe evitata attribuendo piùimportanza di quello che non ha fattoal carattere individuale. Il caratteredell’individuo, come il tipo normaledella specie, si esprime e si realizzatramite un numero abbastanzaampio di atti diversi, che siriproducono di volta in volta con unacerta periodicità chiamata abitudine,e resta identico pur passandoattraverso queste variazioni. Sorta diequilibrio mobile della condotta, ilcarattere è talvolta perturbato, ogravemente offuscato, da uncambiamento inesplicabileintervenuto nelle abitudini di vita, lecui minime modificazioniingiustificate inquietano a ragionel’alienista osservatore. Esse denotanola presenza di una nuova personalitàparassita che cresce su quellapreesistente.

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, p. 528 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • Dès l’apparition de ce microbecérébral, on peut dire que laresponsabilité est entamée, et, s’il estle plus souvent impossible de mesurerses amoindrissements, il n’est pasabsurde de creuser ce problèmeingrat.[…] Cependant, si la criminaliténative n’est ni une espèce particulièrede folie ni un certain groupementd’anomalies où se refléterait à traversl’abîme des temps un type normal dulointain passé, ni l’un et l’autre à lafois, qu’est-elle donc enfin ? J’ai depuislongtemps publié une réponse trèssimple à cette difficulté : elle est, je lerépète, ce qu’on peut appeler un typeprofessionnel. Je m’explique. Parmiles innombrables variétés de la naturehumaine qui apparaissent à lasurface d’une race et procèdent peut-être de son fond le plus intime […],chaque profession sociale ouantisociale opère une sélection à son

    Fin dall’apparizione di questomicrobo cerebrale, si può dire che laresponsabilità è compromessa e, se èspesso impossibile misurare talidegradazioni, non è assurdoapprofondire questo problemaingrato.[…] Tuttavia, se la delinquenza natanon è né una specie particolare difollia né un particolareraggruppamento di anomalie in cui sirifletterebbero, nell’abisso dei tempi,un tipo normale di un remoto passato,né l’uno e l’altro insieme, che cos’èdunque? Da tempo ho pubblicato unarisposta molto semplice a questadifficoltà: essa è, lo ripeto, ciò che sipuò chiamare un tipo professionale.Mi spiego. Fra le innumerevolivarietà della natura umana cheappaiono alla superficie di una razzae provengono forse dal suo fondo piùintimo […], ogni professione sociale oantisociale opera una selezione aproprio

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, p. 528 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • profit, elle attire à elle les organismesles plus adaptés au genre de viequ’elle impose, au but qu’elle poursuit; de telle sorte que, si l’on soumettait àdes mesures anthropométriques lesavocats, les médecins, les prêtres, lescommerçants, surtout ceux qui ont lavocation la plus décidée pour leurétat, on ne manquerait pas deconstater, pour chaque grandecatégorie de métiers, laprépondérance proportionnelle d’uncertain nombre de particularitésmorphologiques ou physiologiques,ailleurs en proportion minime. Il endoit être fatalement ainsi, soit quel’accès d’une carrière reste librementouvert à tout le monde, car alors lesmieux doués y affluent, soit qu’unecarrière se ferme en caste, car, dansce dernier cas, l’accumulationhéréditaire des aptitudes acquises parl’habitude des mêmes fonctionstransmises de génération en

    vantaggio, attira a sé gli organismipiù adatti al genere di vita cheimpone, al fine che persegue; in modotale che, se si sottomettessero a misureantropometriche gli avvocati, imedici, i preti, i commercianti,soprattutto coloro che hanno lavocazione la più profonda, non sipotrebbe non constatare, per ognicategoria generale di mestieri, lapreponderanza proporzionale di uncerto numero di particolaritàmorfologiche o fisiologiche, altrovepresenti in proporzioni minime. Deveessere fatalmente così, sia chel’accesso ad una carriera restiliberamente aperto a tutti, perchéallora i meglio dotati vi affluiscono,sia che una carriera si rinchiuda incasta perché, in quest’ultimo caso,l’accumulazione ereditaria delleattitudini acquisite con l’abitudinealle stesse funzioni trasmesse digenerazione in

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, pp. 528-529 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • génération produit à la longue uneffet analogue au précédent, et mêmeavec une intensité supérieure. […] Or,il en a été de la profession criminellecomme de toute autre : elle a ététantôt fermée, tantôt ouverte, ou leplus souvent l’un et l’autre à la fois.[…] Il est à remarquer, en effet, que,tandis que toutes les carrièreshonnêtes vont s’ouvrant pluslargement, […], et même avec unregrettable excès, vont s’opposantplus systématiquement à leurrecrutement par l’hérédité, lesmétiers criminels, au contraire, sepropagent de plus en plus, par voiehéréditaire, et doivent à l’emploi decette force toute puissante dédaignéeà tort par nos démocraties, leurenracinement graduel dans lesmilieux où ils se localisent. C’est làune des explications dont le progrèsrégulier, constant, mathématique, dela récidive, est susceptible. […] ».

    generazione produce, alla lunga, uneffetto analogo al precedente e anchecon un’intensità superiore. […]Considerando la professione criminalecome una delle tante, essa è stataalternativamente aperta e chiusa o,più spesso, l’una e l’altra insieme. […]Occorre sottolineare, in effetti, che,mentre tutte le carriere onestetendono ad aprirsi maggiormente […]e, anche con un eccesso increscioso, adopporsi più sistematicamente alreclutamento per via ereditaria, imestieri criminali, al contrario, sipropagano sempre più per viaereditaria e devono all’impiego diquesta forza onnipotente, disprezzatadalle nostre democrazie, il lororadicamento graduale negli ambientidove si stabilizzano. E’ questa unaspiegazione possibile del progressoregolare, costante, matematico dellarecidiva. […] ».

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, p. 529 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « […] Distinguons deux innovationsdont le mérite revient auxcriminalistes dont il s’agit ici: enpremier lieu, ils ont, avec uneinsistance louable, M. Garofalo enparticulier, enseigné combien ilimporte de considérer dans lemalfaiteur, non pas exclusivementson méfait, mais, à travers cet acte,sa puissance malfaisante. Si simpleque soit cette idée, elle a été, elle estencore si étrangement méconnue parles tribunaux et les jurys et saméconnaissance entraîne de tels abus,notamment en ce qui concerne lesrécidivistes, qu’il valait la peine de lerappeler avec cette force. Sur cepoint, les novateurs ne méritent quedes éloges. Mais en second lieu, ilsestiment, M. Garofalo aussi bien queMM. Lombroso et Ferri, quel’aptitude criminelle est liée à unecertaine conformation oumalformation cérébrale,

    « […] Analizziamo due novità il cuimerito è da attribuire ai criminologidei quali stiamo parlando: in primoluogo, essi, con una insistenzalodevole, Garofalo in particolare,hanno indicato quanto sia importanteprendere in considerazione ilmalfattore, non esclusivamente il suomisfatto, ma, attraverso questo atto,la sua potenza malefica. Per quantosemplice possa essere tale idea, essa èstata, ed è ancora, così stranamentemisconosciuta dai tribunali e dallegiurie e ciò comporta tali abusi,particolarmente per ciò che concernei recidivi, che valeva la pena diricordarlo con forza. Su questo punto,gli innovatori non meritano soltantoelogi. Ma, in secondo luogo, ritengono,Garofalo così come Lombroso e Ferri,che l’attitudine criminale siacollegata ad una certa conformazioneo malformazione cerebrale,

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, p. 531 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • déjà reconnaissable à certainscaractères corporels.[…] Laissons donc les aliénistes, peu àpeu, localiser les impulsions et lessentiments élémentaires de l’âme, lapitié, la soif de vengeance, l’ambition,l’amour, l’égoïsme, la probité ;attendons qu’ils aient reconnu à quelssignes cérébraux, à quelles raiesspectrales du cerveau, pour ainsi dire,est liée l’atrophie ou l’hypertrophie deces caractères ; après quoi, il serapossible d’aborder un problème plusardu, celui de savoir à quellesanomalies cérébrales se lient leursdiverses combinaisons, parmilesquelles mériteront d’êtredistinguées les virtualités criminelles.[…] Une combinaison de propensionshéréditaires (le caractère), combinéeavec une combinaisons d’exemples (lemilieu social), voilà la sourcecomplexe du crime. M. Garofalo,comme en général tous ses collègues,

    già riconoscibile da certecaratteristiche corporali.[…] Lasciamo dunque gli alienisti,poco a poco, localizzare gli impulsi e isentimenti elementari dell’animo, lapietà, la sete di vendetta, l’ambizione,l’amore, l’egoismo, la probità;attendiamo che abbiano riconosciutoa quali segni cerebrali, a quali lineespettrali del cervello, per così dire, èlegata l’atrofia o l’ipertrofia di questicaratteri; dopo di che sarà possibileaffrontare un problema più arduo,quello di sapere a quali anomaliecerebrali si collegano le loro diversecombinazioni, tra le qualimeriteranno di essere distinte lepotenzialità criminali.[…] Una combinazione di propensioniereditarie (il carattere), abbinata adun insieme di esempi (l’ambientesociale), ecco la fonte complessa delcrimine. Garofalo, come in generaletutti i suoi colleghi,

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, pp. 531-532 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • à l’exception des socialistes, est portéà amoindrir plus qu’il ne convient laportée des influences du second genre.Pour lui, le penchant criminelconsiste dans la diminution, poussée àun degré exceptionnel, du sentimentde pitié ou du sentiment de probité,en un seul mot du sens moral, parsuite de quelque anomalie innée ducerveau. Admettons, si l’on veut, cettedéfinition du délit et de ladélictuosité, tout incomplète qu’elleest ; passons sur l’abus de cette entité,le sens moral, sur laquelle lesmoralistes nouveaux se persuadentpouvoir rebâtir la morale, àl’exclusion de tous principes et de tousdesseins suggérés du dehors. Mais ont-ils prouvé que le sens moral soit inné,qu’il ne se développe pas par laculture […] ? L’eussent-ils prouvé, neresterait-il pas vrai qu’il dépend del’imitation sous toutes ses formes,

    ad eccezione dei socialisti, è portato alimitare più del dovuto la portatadelle influenze del secondo tipo. Perlui, la naturale inclinazione criminaleconsiste nella diminuzione, spinta adun livello eccezionale, del sentimentodi pietà o del sentimento di probità,in una sola parola del senso morale, acausa di qualche anomalia innata delcervello. Accettiamo, se si vuole,questa definizione di delitto e didelittuosità, per quanto incompletasia; tralasciamo l’abuso di questaentità, il senso morale, sulla quale inuovi moralisti sono convinti di poterrifondare la morale, eccezion fattaper tutti i principi e tutte leispirazioni suggeriti dall’esterno. Maessi hanno dimostrato che il sensomorale è innato, che non si sviluppadalla cultura [...]? Anche se l’avesserodimostrato, non sarebbe comunquevero che esso dipende dall’imitazionesotto tutte le sue forme,

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, p. 532 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • religion, école, éducation,apprentissage, etc., de déplacer àdroite et à gauche, d’étendre ou deresserrer le champ où le sens morals’exerce, et, par suite, de transformerprofondément la criminalité d’unpays, sa race restant la même ?[…] Il y a toujours en nous uncriminel possible, non pas, il est vrai,au préjudice de toutes sortes de gens –pour cela, il faut une anomaliespéciale et innée, - mais au préjudicedes personnes qui, pour une raison ouune autre, nous paraissent étrangèresà notre milieu social. Or, l’éducation,pour ne parler que d’elle, a ce pouvoirde faire déborder jusqu’aux limites dumonde civilisé ce sentiment deconcitoyenneté sociale qui est unegarantie contre le délit, ou de leréduire aux proportions d’une étroitecamaraderie, à un groupe de jeunesmalfaiteurs. Voilà la vertu del’éducation, et voilà pourquoi, entre

    religione, scuola, educazione,apprendimento, ecc., lo spostamento adestra e a sinistra, l’estensione o ilrestringimento dell’ambito in cui ilsenso morale si esercita e, in seguito,la trasformazione profonda dellacriminalità di un paese, mentre la suarazza resta la medesima?[…] E’ sempre presente in noi unpossibile criminale non a danno, èvero, di tutti i tipi di persone – perquesto, occorre un’anomalia speciale einnata – ma a danno di persone che,per una ragione o per un’altra,paiono estranee al nostro ambientesociale. In tal senso, l’educazione, perparlare solo di questo ambito, ha ilpotere di far straripare fino ai limitidel mondo civilizzato questosentimento di con-citaddinanzasociale che è una garanzia contro ildelitto, o di ridurlo a proporzioni diconventicola, di gruppo di giovanimalfattori. Ecco la virtùdell’educazione ed ecco perché,

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, pp. 532-533 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • autres considérations, je la croiscapable d’empêcher ou d’enfanter laplupart des crimes.[…] je ne veux pas finir, cependant,sans assurer les lecteurs de la Revueque la lecture de ce livre, en lesdépaysant peut-être, les intéresserad’autant plus, et leur offrira un desmeilleurs exemples de cetteassociation de l’esprit naturaliste etde l’esprit juriste, qui serait siféconde, à la condition d’être moinsrare ».

    tra l’altro, la credo capace diimpedire o di creare la maggior partedei crimini.[…] non voglio finire, tuttavia, senzarassicurare i lettori della Rivista chela lettura di questo libro, forsedisorientandoli, li interesseràtalmente, e offrirà loro uno deimigliori esempi di questo connubiotra pensiero naturalista e pensierogiuridico, da poter essere così fecondaa condizione di essere meno rara ».

    Tarde G., « La Criminologie », Revue d’anthropologie, tome III, 1888, p. 532 (disponible sur le site : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • Gabriel Tarde si interessa al tipo di penalità

    sistematizzato dal positivismo della nuova

    scuola italiana (nuova scola) e, con

    riferimento al pensiero di Garofalo, si

    avvicina alla sua teoria del diritto di punire,

    per metterne in rilievo alcune criticità.

    « M. Garofalo […] qui prétend prendrepour principe de la répressionl’intérêt général, se voit amené par lespréocupations anthropologiques deson école à écarter la considération del’exemple, (p. 251 et 259 de saCriminologia) et dit expressément quela peine doit avoir pour butd’empêcher la répétition du faitdélictueux par le délinquant lui-même(fût-il fou) et non par autrui. Commesi les habitudes vicieuses étaientseules à redouter, et comme si lescontagions et les modes dangereusesdevaient rester étrangères auxprévisions du legislateur ! ».

    « Garofalo […], che pretende elevare aprincipio della repressione l’interessegenerale, è condotto dallepreoccupazioni antropologiche dellasua scuola a non prendere inconsiderazione l’esempio, (p. 251 e 259della sua Criminologia) e diceespressamente che la pena deve averelo scopo di impedire la ripetizione delfatto delittuoso da parte deldelinquente stesso (fosse egli folle) enon da parte di altri. Come se leabitudini viziose fossero le sole datemere e come se i contagi e le modepericolose dovessero restare estraneialle previsioni del legislatore! ».

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, p. 35 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « Je ferai une critique du même ordreaux vues, d’ailleurs très fines et trèsdigne de réflexion, présentées par lemême auteur sur la tentative et lacomplicité. Il considère la tentativedu délit comme le délit lui-mêmequand les moyens choisis par lecoupable étaient propres à atteindreson but, et il juge punissable lecomplice par instigation dans le casmême où son mandataire criminel,soit par accident, soit parchangement de volonté, n’a pasrempli son mandat. La raison donnéeest toute simple : le péril que faitcourir à la société la personne mêmedu délinquant, autrement dit ledanger de le voir commettre denouveaux crimes, est le même, soitque son crime ait eu lieu, soit que,contrairement à son gré, il n’ait paseu lieu ».

    « Muoverò una critica dello stessoordine ai punti di vista, d’altrondemolto sottili e degni di riflessione,presentati dallo stesso autore sultentativo e sulla complicità. Egliconsidera il delitto tentato come undelitto vero e proprio quando i mezziscelti dal colpevole siano propri araggiungere lo scopo, e giudicapunibile di istigazione il complice nelcaso in cui il mandante, siafortuitamente che recedendo daipropri propositi, non abbia portato atermine il suo mandato. La ragione èmolto semplice: il rischio che ildelinquente ha fatto correre allasocietà, detto altrimenti il pericoloche egli commetta nuovi crimini, èidentico sia che il suo crimine abbiaavuto luogo, sia che, malgrado lui,non abbia avuto luogo ».

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, pp. 35-36 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « Mais ici l’inconséquence d’unethéorie qui ne tient pas un comptesuffisant des influences sociales, touten visant à l’utilité sociale, estmanifeste. […][…] pour qu’il y ait complicitécriminelle à un degré quelconque, nefaut-il pas d’abord qu’il y ait crime ? –La question n’est pas si simple. Mêmeinexécutée, la tentative ou lasuggestion qui révèle une tendancecriminelle signale un péril social ;seulement ce péril est double s’il y aeu exécution, puisqu’à l’habitudecriminelle naissante s’ajoute l’exemplecriminel naissant, l’un et l’autre àcomprimer.Mais, à vrai dire, cette distinction nedonne pas la vrai raison de ladifficulté qu’il y a à se mettre dansl’esprit, et à mettre dans l’esprit desjuges ou des jurés, l’identité établiepar Garofalo et par plusieurslégislations entre certains crimes ou

    « Ma qui è manifesta l’inconseguenzadi una teoria che non tienesufficientemente conto delle influenzesociali, mirando soltanto à l’utilitàsociale. […][…] affinché ci sia un qualsiasi gradodi complicità nel reato, non occorreinnanzi tutto che ci sia un crimine? –La questione non è così semplice.Anche se non commesso, il tentativo ol’influenza che rivela una tendenzacriminale segnala un rischio sociale:soltanto che questo rischio èraddoppiato se vi è stata commissionepoiché all’a nascente abitudinecriminale si aggiunge il nascenteesempio criminale, entrambi dareprimere.Ma, a dire il vero, questa distinzionenon fornisce la vera ragione delladifficoltà di tener conto, e di fartenere conto ai giudici o ai giurati,dell’’equivalenza stabilita da Garofaloe da numerose legislazioni tra certicrimini

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, pp. 36 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • délits et leur tentative avortée parhasard. Si l’on cherche à s’expliquerl’indulgence que tout jury, touttribunal même, a eue et aura toujourspour l’auteur d’un assassinat manquéou d’un vol non réussi, on verraqu’elle se fonde sur le sentimentinconscient que nous avons tous del’importance majeure qu’il fautaccorder à l’accidentel, au fortuit,dans les faits sociaux. Tout n’estqu’heur et malheur.[…] D’un accident dépend unevictoire d’où dépend le sort d’unempire, d’où dépend dans unecertaine mesure, la pente où lacivilisation va couler.[…] Eh bien, lorsque l’auteur d’unetentative d’assassinat empêché parune circontance involontaire esttraduit devant les assises, c’est,semble-t-il, une bonne fortune pour luiet non pas seulement pour sa victimesauvée que son fusil ait raté, que la

    ed il loro tentativo fallito per caso.Cercando di spiegare l’indulgenza chetutte le giurie ed i tribunali stessihanno manifestato e manifesterannosempre per l’autore di un omicidiomancato o di un furto non riuscito, cisi accorgerà che essa si fonda sulsentimento inconscio che noi tuttinutriamo verso l’’importanzafondamentale che occorre assegnareall’accidentale, al fortuito, nei fattisociali. Tutto è soltanto fortuna osfortuna.[…] Una vittoria può dipendere dalcaso, da ciò derivano le sorti di unimpero, da cui dipende, in una certamisura, il futuro di una civiltà.[…] Ebbene, quando l’autore di untentato omicidio, non portato atermine a causa di una circostanzainvolontaria, è tradotto davanti alleassise, è, ci sembra, da considerarecome una fortuna anche per lui e nonsoltanto per la sua vittima il fatto cheil fucile abbia fatto cilecca, che lo

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, pp. 36-37 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • mèche allumée de sa main pour faireéclater la dynamite sur le passaged’un train royal se soit éteinte enroute. Sa criminalité a beau être lamême que s’il eût accompli son projet,sa bonne fortune est ou paraît être auyeux de tous sa propriétéincontestable. On se dit vaguement[…] que lui nier cette propriété-làconduirait logiquement à nier aussibien la plupart des propriétés lesmieux établies. C’est peut-êtreabsurde, mais l’irrationnel a de tellesracines dans l’essence même de notreraison ! ».

    stoppino da lui acceso per far saltarela dinamite al passaggio di un trenoreale si sia nel frattempo spento.Anche se la sua professionalità nelcrimine è la stessa che avrebbemanifestato se avesse terminato ilprogetto, agli occhi di tutti la sua doteincontestabile è, o sembra essere,invece la sua buona stella. Si dicevagamente […] che negargli questacaratteristica porterebbe logicamentea misconoscere anche la maggiorparte delle sue doti meglio sviluppate,ma l’irrazionale ha molte radicinell’essenza stessa della nostraragione! ».

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, p. 37 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « […] Une des plus justesgénéralisation de la nouvelle école estcelle qui consiste à envisager l’activitécriminelle comme l’envers del’activité productrice, et le méfaitcomme l’opposé symétrique dutravail. Cette idée jetée en courantmériterait d’être ramassée ; et, en ladéveloppant, on verrait jusqu’à quelpoint il est permis ensuite de nier leprincipe implicite de laproportionnalité des peines à lagravité des délits […].[…] Nos auteurs se moquent, avecquelque raison sans nul doute, de laprétendue échelle des peines,appliquée à la soi-disant échelle desdélits. […] Eux se piquent non deproportionner la peine au délit, maisde l’adapter au but que le législateurse propose, et qui est non le délit passéà faire expier, […] mais un dommagematériel à réparer d’abord, et ensecond lieu l’éventualité des délits

    « […] Una delle più giustegeneralizzazioni della nuova scuola èquella che consiste nel considerarel’attività criminale come il contrariodell’attività produttiva e il misfattocome l’opposto simmetrico del lavoro.Questa idea meriterebbe di essereapprofondita e, sviluppandola, sinoterebbe fino a che punto diventapermesso in tale prospettiva negare ilprincipio implicito dellaproporzionalità delle pene allagravità dei delitti […].[…] I nostri autori si fanno burla, conqualche ragione senza dubbio, dellacosì detta scala delle pene applicataalla scala dei delitti. […] Essi sipiccano non di proporzionare la penaal delitto, ma di adattarla al fine cheil legislatore propone di perseguire ecioè non il delitto commesso da fareespiare, […] ma un danno materialeinnanzi tutto da riparare e, insecondo luogo, l’eventualità di delitti

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, pp. 37-38 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • futurs à prévenir efficacement. Voilàpourquoi M. Garofalo, par exemple,critique avec force la fixationd’avance, par jugement, de la duréeque l’emprisonnement prononcé doitavoir. Suivant lui, cette durée devraitêtre indéterminée, et ce n’est pas sansmotif qu’il attribue à laprédétermination du temps de ladétention, combiné avec ladépravation réciproque des détenus,la progression des récidives. La peinedoit être un obstacle à la répétitiondu délit par le délinquant : elle doitdonc être perpétuelle, s’il est denature incorrigible. S’il est susceptibled’amélioration, elle doit être une cure; or, imagine-t-on l’envoi d’un maladedans un hôpital pour un tempspréfixe ? Quand le directeur del’établissement, ou une commissionsanitaire ad hoc, certifiera qu’il estguéri, il sortira ; pas avant ».

    futuri da prevenire efficacemente.Ecco perché Garofalo, per esempio,critica con forza il fatto che lasentenza fissi con precisione la duratadella reclusione. A suo avviso, questadurata dovrebbe essereindeterminata e non è senza motivoche egli attribuisce allapredeterminazione del periodo didetenzione, unita alla depravazionereciproca dei detenuti, la progressionedelle recidive. La pena deverappresentare un ostacolo allaripetizione del delitto da parte deldelinquente: essa deve dunque essereperpetua, se egli è di naturaincorreggibile. Se egli è suscettibile dimiglioramento, essa deve assumere laforma di una cura; ora ci siimmagina di inviare un malato in unospedale per un periodo prefissato?Quando il direttore della struttura, ouna commissione sanitaria ad hoc,certificherà che è guarito, egli uscirà,ma non prima ».

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, p. 38 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « Elle doit être aussi une réparation;elle durera donc aussi longtemps quele préjudice n’aura pas été réparé,c’est-à-dire, par exemple, que l’objetvolé, ou sa valeur, n’aura pas étérestitué à qui de droit. Le prisonniertravaillera, économisera en prison,jusqu’à ce qu’il se soit acquitté enverssa victime.[…] Mais le malheur est qu’à raisonmême de son origine, la répressionsemble destinée à faire pendant ausalaire, étant née de la vengeanceprivée d’une offense, comme le salaireest né de la reconnaissance pour unservice ; et la marche de lacivilisation ne paraît pas plus alleraux peines indéfinies qu’aux salairesnon fixés d’avance. La pénalité, eneffet, a toujours été traitée – à tort ouà raison […] – comme si elle étaitprécisément l’opposé du salariat. »

    « La pena deve rappresentare ancheuna riparazione; durerà il temponecessario affinché il pregiudizio nonsia stato riparato, cioè, per esempio,finché l’oggetto rubato, o il suo valore,non sarà stato restituito a chi didiritto. Il prigioniero lavorerà,risparmierà in prigione, fino aquando si sarà sdebitato nei confrontidella sua vittima.[…] Ma sfortuna vuole che, in ragionedella sua stessa origine, la repressionesembri destinata a far da pendant alsalario, essendo nata dalla vendettaprivata nei confronti di un’offesa, cosìcome il salario è nato dallariconoscenza per un servizio; e ilcammino della civilizzazione nonsembra che si diriga verso peneindefinite non più di quanto ilmontante dei salari non sia fissato inprecedenza. La penalità, in effetti, èstata sempre trattata – a torto o aragione […] – come se essa fosseprecisamente l’opposto del salariato. »

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, pp. 38-39 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « C’est le point de vue auquel se sontplacés inconsciemment les ancienscriminalistes. L’économiste autantque le criminaliste pourraits’instruire par cette comparaison.Pour tel travail, pour tel produit, tellesomme d’argent ; pour tellecontravention, pour tel délit ou telcrime, telle amende, tant de mois oud’années de prison. Rien de plusintelligible. Le but semble être, nond’amender, malgré les phrases desauteurs, ni même avant tout deprévenir le retour des faits punis,encore moins d’éliminer de la sociétél’’être démontré anti-sociale, maisbien de satisfaire, je le répète, uncertain besoin de symétrie entrel’action du malfaiteur et la réactionsociale. Mal pour mal, de même quebien pour bien ; l’échange despréjudices faisant vis-à-vis à l’échangedes services ».

    « E’ il punto di vista condivisoinconsciamente dagli antichi giuristispecializzati in diritto penale.L’economista al pari del penalistapotrebbe imparare da questoparagone. Per un certo lavoro, per uncerto prodotto, una certa somma didenaro; per una certacontravvenzione, per un particolaredelitto, una certa ammenda, un tot dimesi o anni di prigione. Nulla di piùintelligibile. L’obiettivo non sembraessere quelle di emendare, malgradole frasi degli autori, nemmeno primadi tutto quello di prevenire il ritornodei fatti puniti, ancora meno dieliminare dalla società l’esseredimostratosi antisociale, ma piuttostoquello di soddisfare, lo ripeto, un certobisogno di simmetria tra l’azione delmalfattore e la reazione sociale. Maleper male, così come bene per bene; loscambio di pregiudizi va in parallelocon lo scambio di servizi ».

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, pp. 39-40 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • «[…] Quoi qu’il en soit, le talion estcertainement de tous les systèmes derépression le plus satisfaisant pour laconscience populaire Mais on a beauraffiner les peines, elles renfermenttoujours un élément de talion plus oumoins dissimulé. La peine, donc, ad’abord été un acte de vengeance,comme le prix a d’abord été un actede reconnaissance. Seulement, - etc’est le principal changement apportéici par le progrès social , - à mesureque le commerce se développe,l’élément de reconnaissance que toutéchange de produits ou de servicesrenferme, va diminuant, […] et, àmesure que la pénalité se développe,le sentiment de la vindicte, privée oupublique, y devient de plus en plussecondaire. Il pourrait donc semblerconforme aux tendances de lacivilisation, et spécialement auxprincipes égalitaires de notre âge, derécompenser ou de punir les actions

    « […] In tutti i modi, il taglione, fratutti i sistemi repressivi, è certamentequello che più soddisfa la coscienzapopolare. Ma nonostante penemigliorate, esse racchiudono sempreun elemento di taglione più o menodissimulato. La pena, dunque, èinnanzi tutto un atto di vendetta,così come il prezzo è statoinizialmente un atto di riconoscenza.Soltanto che – e questo è il principalecambiamento apportato dal progressosociale – mano a mano che ilcommercio si è sviluppato, l’elementodi riconoscenza, che ogni scambio diprodotti o di servizi racchiude, vadiminuendo […] e, mano a mano chela penalità si sviluppa, il sentimentodella vendetta, privata o pubblica,diventa sempre più secondario.Sembrerebbe quindi conforme alletendenze della civilizzazione, especialmente ai principi egalitari delnostro tempo, ricompensare o punirele azioni

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, p. 40 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • en raison de leur mérite ou de leurdémérite intrinsèque, sans nul égardà la personnalité de leurs auteurs. Or,précisément, les nouveauxcriminalistes italiens, ne se lassentpas de revendiquer l’honneur de s’êtrebeaucoup plus occupés du criminelque du crime et de n’avoir jamaisenvisagé le méfait abstraction faitedu malfaiteur » .

    in ragione del loro merito o del lorodemerito intrinseco, senza riguardoalla personalità dei loro autori. In talsenso, precisamente, i nuovicriminologi italiani, non si stancanodi rivendicare l’onore di essersioccupati molto più del criminale chedel crimine e di non aver maidelineato il misfatto facendoastrazione dal malfattore »,

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, p. 40 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « Le grand remède au délit, je l’avouecependant, ce n’est pas la pénalité,c’est l’opinion publique, qui est aussi levéritable gouvernement au fond […].Chaque catégorie de délits monte oubaisse numériquement, suivant quel’opinion devient plus indulgente ouplus sévère à son égard.[…] Mais le malheur est que l’opinion,remède souverain au crime, est enpartie sous la dépendance du malqu’elle doit combattre.[…] Reprenant le parallèle de tout àl’heure entre le côté économique et lecôté criminel des sociétés, j’y puiseraisvolontiers une induction favorable àl’espérance que la peine, avec le délit,est destinée à disparaître peut-être unjour, remplacée avec avantage. Aulieu d’opposer la peine au prix,comparons-la à une productionindustrielle ; ce point de vue est bienplus vrai » .

    « Il rimedio efficace nei confronti deldelitto, lo confesso tuttavia, non è lapenalità, è l’opinione pubblica che, infondo, è anche il vero governo […].Ogni categoria di delitti aumenta odiminuisce numericamente infunzione dell’indulgenza o dellaseverità dell’opinione pubblica neisuoi confronti.[…] Ma sfortuna vuole che l’opinionepubblica, rimedio sovrano contro ilcrimine, è in parte alle dipendenzedel male che dovrebbe combattere.[…] Riprendendo l’analogiaprecedente tra l’ambito economico equello criminale delle società,estrapolerei volentieri un’induzionefavorevole alla speranza che la pena,con il delitto, sia destinata forse ungiorno a sparire, sostituita conprofitto. Invece di opporre la pena alprezzo, compariamola ad unaproduzione industriale ; questo puntodi vista è molto più vero ».

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, pp. 48-50 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « La pénalité, ai-je dit ailleurs, a cecide commun avec l’industrie que l’uneet l’autre contribuent à empêcher leretour, la répétition de faitsdommageables. Seulement, pour l’uneil s’agit de faits naturels, et pourl’autre de faits humains. L’industriecherche à prévenir le retour desdouleurs causées par le froid, la faim,la maladie, le défaut decommunications, etc., pendant que lapénalité s’efforce d’empêcher le retourdes douleurs causées par l’assassinat,le vol, l’escroquerie et autres délits.Or, nous voyons qu’une industriequelconque, si grossière qu’elle soit, semaintient et garde son utilitéindéfiniment, jusqu’au moment oùquelque découverte physique oubiologique fait avancer laconnaissance qu’on a des causes dufait à combattre » .

    « La penalità, ho detto altrove, ha incomune con l’industria il fatto chel’una e l’altra contribuiscono adimpedire il ritorno, la ripetizione difatti dannosi. Soltanto che per l’una sitratta di fatti naturali, per l’altra difatti umani. L’industria cerca diprevenire il ritorno delle sofferenzecausate dal freddo, dalla fame, dallamalattia, dalla mancanza dicomunicazioni, ecc., mentre lapenalità si sforza di impedire ilritorno delle tribolazioni causatedall’assassinio, dal furto, dalla truffae da altri delitti. In tal senso, vediamoche un’industria qualsiasi, per quantomalonesta, si mantiene e salvaguardala propria utilità indefinitamente,fino al momento in cui una qualchescoperta fisica o biologica faprogredire la conoscenza delle causedell’evento da combattere ».

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, p. 50 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • « […] L’essentiel est donc de chercherles causes du délit pour parvenir à ledétruire ; et il est bien possible que,lorsqu’elles apparaîtront enfin, àforce de statistiques et d’observationsmédico-légales accumulées, après delongues discussions entre écolesrivales, la pénalité telle que nousl’entendons soit rejetée presque enentier, comme un palliatif discréditépar un spécifique. Quoi qu’il adviennede cet espoir ou de ce souhait, lanuova scola aura eu l’honneur depoursuivre un noble but, aveccourage et avec talent.Disons-le en finissant : ce qui luimanque le plus jusqu’ici, c’est uneconception suffisamment rationnellede la morale, comme justification etsurtout comme rectification de sesidées sur l’immoralité des actes. Elleemprunte trop facilement auxutilitaires leur point de vue incompletoù il n’est tenu compte que des désirs

    « […] L’essenziale è dunque cercare lecause del delitto per pervenire adistruggerlo; ed è possibile che,quando esse alla fine appariranno, aforza di statistiche e di osservazionimedico-legali accumulate, dopo lunghianni di discussioni fra scuole rivali, lapenalità così come la intendiamo siarigettata quasi completamente, comeun palliativo discreditato da un altrorimedio. A prescindere da ciò cheaccadrà, la nuova scola avrà avutol’’onore di perseguire un nobileobiettivo, con coraggio e con talento.Diciamolo in conclusione: quello che lemanca di più fin qui è una concezionesufficientemente razionale dellamorale come giustificazione e,soprattutto, come rettificazione dellesue idee sull’immoralità degli atti.Essa prende in prestito troppofacilmente agli utilitaristi il loropunto di vista incompleto in cui sitiene conto soltanto dei desideri

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, p. 51 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • humains, comme s’il n’y avait pasaussi, dans le champ de l’histoire, unfleuve de croyances humaines qui sedéroulent au soleil avec uneindépendance presque entière àl’égard des premiers. Mais ce n’est pasici le lieu de développer cette manièrede voir ».

    umani, come se non esistesse, nellastoria, un fiume di credenze umaneche si sviluppano sotto il sole quasiindipendentemente dai primi. Manon è questo il luogo per approfondirequesto modo di vedere le cose ».

    Tarde G., « Positivisme et pénalité », Archives d’anthropologie criminelle, tome II, 1887, p. 51 (disponibile sul sito : http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php) [traduzione mia].

  • http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/643aea4d2800e476c12574e50043faad/938a0b49bd33a3a64125646f005c0807?OpenDocument;www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-garofalo_(Dizionario-Biografico)/

    LA CARRIERA POLITICA

    Il 4 aprile 1909 Garofalo vienenominato Senatore, caricamantenuta per tutta la vita.Nella sua carriera parlamentare,partecipò ai lavori di numeroseCommissioni (ad esempio,riforma del Codice diprocedura penale, finanze,reclutamento e carriera deimagistrati), anche in qualità diPresidente.

  • 18 APRILE 1834

    Raffaele Garofalomuore a Napoli

  • laborioso delle nostre più autorevolicommissioni. Egli aveva aderito confervore, e da tempo, al fascismo.

    1 maggio1934

    Il presidente del Parlamento, LuigiFederzoni, all’inizio del dibattitoparlamentare del giorno, rivolge ilpensiero «ai numerosi ed eminenticolleghi che ci lasciarono per sempre [..].Raffaele Garofalo, napoletano,magistrato di raro valore, pervenuto finoal sommo grado della gerarchiagiudiziaria, ma sopra tutto cultore acutoe originale del diritto penale, anzi unodei fondatori della così detta scuolapositiva, pur riconoscendone, col passaredegli anni, gli eccessi pericolosi.[…] il barone Garofalo esplicòun’attività parlamentare cospicua, comeoratore pronto e versatile, relatore diimportanti disegni di legge, e membro

    http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/643aea4d2800e476c12574e50043faad/938a0b49bd33a3a64125646f005c0807?OpenDocument

  • […] Probabilmente, proprio secondo questalogica egli aderì al Fascismo; rivoluzioneconcreta con un programma e con un fine nelquale egli poteva anche scorgere talune diquelle rivendicazioni delle classi lavoratriciper le quali aveva tanto combattuto.[…] Oratore affascinante, conquistatore difolle e di masse, lavoratore instancabile (sicalcola che abbia tenuto oltre 2300 lezioniuniversitarie e più di 600 conferenze, senzacontare le numerosissime arringhe e discorsipolitici) Enrico Ferri è stato senza dubbiouna delle più caratteristiche figure italiane ditutto il nostro recente e periglioso periodounitario; del quale ha vissuto con intensitàtutte le fasi, fino a quest’ultima nostraconclusiva e riparatrice.

    «La morte di Enrico Ferri»,La Stampa, 13 aprile 1929, data, p. 1 (disponibile sulsito: www.archiviolastampa.it)

  • Bibliografia di riferimento• Bisi R., Gabriel Tarde e la

    questione criminale, Milano,FrancoAngeli, 2004

    • Garofalo R., Criminologia. Studiosul delitto, sulle sue cause e suimezzi di repressione, Torino,Fratelli Bocca Editori, 1885

    • Garofalo R., Riparazione allevittime del delitto, Torino, FratelliBocca Editori, 1887

    • Tarde G., « Positivisme et pénalité», Archives d’anthropologiecriminelle, tome II, 1887, pp. 32-51(disponibile sul sito:http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php)

    • Tarde G., « La Criminologie »,Revue d’anthropologie, tome III,1888, pp. 521-533 (disponibile sulsito:http://www.enap.justice.fr/campus/03biblio_tarde_fonds_historique.php)

  • Sitografia di riferimento

    • www.archiviolastampa.it

    • http://criminocorpus.cnrs.fr/

    • http://www.enap.justice.fr/campus/fonds_historique.php

    • http://gallica.bnf.fr

    • www.senato.it

    • www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-garofalo_(Dizionario-Biografico)/

  • Agli albori della criminologia scientifica: Raffaele Garofalo

    allegato a

    Principi di Criminologia – Le Teorie ISBN: 978-88-13-360573

    Principi di Criminologia – Criminalità, Controllo, Sicurezza ISBN: 978-88-13-360580

    Copyright Raffaella Sette 2015

    2015 Wolters Kluwer Italia S.r.l.