AGGIORNAMENTO PROGETTO SPIN-ECO...S P I n – E c o STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI...
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S P I n – E c o
STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI SIENAATTRAVERSO INDICATORI ECODINAMICI
S P I n – E c o II
P R O V I N C I A D I S I E N AAGGIORNAMENTO PROGETTO SPIN-ECO
U N I V E R S I T A’ D I S I E N ADIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE CHIMICHE E DEI BIOSISTEMI
A R C A O N L U S
Volume 9
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STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI SIENAATTRAVERSO INDICATORI ECODINAMICI
S P I n – E c o II
P R O V I N C I A D I S I E N AAGGIORNAMENTO PROGETTO SPIN-ECO
U N I V E R S I T A’ D I S I E N ADIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE CHIMICHE E DEI BIOSISTEMI
A R C A O N L U S
Volume 9
Il presente lavoro è stato diretto e coordinato dai Proff. Enzo Tiezzi, Simone Bastianoni, Nadia Marchettini, Claudio Rossi e Alessandro Donati.
Hanno collaborato alla stesura di questo studio: Borsa S., Bosco S., Bravi M., Ciampalini F., Coppola F., Di Donato M., Facchini A., Galli A., Granai C., Niccolucci V., Patterson T.M., Pizzigallo A.C.I., Pulselli F.M., Pulselli R.M., Ridolfi R., Rossi F.
Si ringraziano per il prezioso lavoro di collaborazione: Boni M., Brogi F., Paoletti S., Valacchi D.
SPIn-Eco ed ISEW. Una decisa innovazione per la valutazione della sostenibilità dello sviluppo economico del territorio
Ciò che la Provincia di Siena ha realizzato attraverso il Progetto SPIn-Eco rappresenta probabilmente une delle prima esperienze europee nelle quali, su vasta scala (un intero territorio provinciale che conta circa 260.000 abitanti), si sia dettagliatamente monitorato, a livello di ogni singolo comune, lo stato di salute di gran parte delle componenti ambientali attraverso l’uso di indicatori ambientali ad elevato contenuto scientifico: energia, exergia, impronta ecologica, flussi di CO2, capitale naturale, analisi del ciclo di vita ed analisi dati da satellite. E’ stata infatti condotta una sistematica ricerca, durata oltre tre anni, finalizzata a produrre una analisi della sostenibilità ambientale dell’attività umana sul territorio provinciale, che ha permesso di attivare e concludere (per la prima volta in Italia) le procedure per la certificazione ambientale ISO14001 e la registrazione EMAS dell’intera Amministrazione Provinciale di Siena; ed ecco, così, il dettaglio del primo aggiornamento che conferma la validità degli indicatori verificando e perfezionando l’affidabilità della metodologia di calcolo. All’aggiornamento si aggiungono due novità importanti: il calcolo dell’indice di benessere economico sostenibile (ISEW) e l’integrazione di tutti gli indicatori attraverso l’elaborazione dell’analisi delle componenti principali (PCA). Questa pubblicazione, insieme all’aggiornamento di SPIN ECO testimonia il risultato di due componenti: la necessità di affinare la conoscenza dei dati ambientali del territorio al fine di poter valutare correttamente e preventivamente gli effetti delle azioni di programmazione e quella di approfondire la capacità di valutazione del dato ambientale che rappresenta un elemento imprescindibile dai dati economici, sociali e, in generale, da tutte le varie componenti che influenzano lo sviluppo economico ed il benessere della popolazione. Il calcolo dell’ISEW per la provincia di Siena costituisce un’esperienza pressoché unica in quanto è stato fatto per gli anni 1999 e 2003 in un ambito sub-nazionale; e poiché l’analisi delle varie componenti ha consentito di integrare tra loro i valori di tutti gli indicatori che sono stati calcolati durante il progetto SPIn-Eco. La metodologia utilizzata per l’incrocio e la valutazione dei dati ambientali ci consegna informazioni altamente differenziate ed utili a comprendere il funzionamento del nostro sistema territoriale nella sua globalità piuttosto che informare su un singolo problema, fornendo dunque una visione olistica del territorio. Il modello realizzato conferma la valenza politico-amministrativa di SPIn-Eco e le valutazioni che ne emergono, nel consegnarci un dato assolutamente positivo per qualità e valore intrinseco del territorio, impongono la necessità di confermare atteggiamenti di grande attenzione nella definizione delle politiche di sviluppo al fine di garantire la conservazione degli equilibri fra le componenti dei vari sistemi territoriali. Tutto questo nell’ambito di politiche non meramente conservative, ma che sappiano trovare nuovi equilibri a fronte delle necessarie azioni di ammodernamento infrastrutturale necessarie anche in un territorio tanto unico come quello senese.
Fabio Ceccherini Presidente della Provincia di Siena
Dalla conoscenza scientifica alla programmazione
Il Progetto SPIn-Eco (Sostenibilità in Provincia di Siena mediante Indicatori Ecodinamici) è stato attivato nel 2001 con il contributo finanziario della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e quello scientifico della Università degli Studi di Siena che si è avvalsa anche del supporto di prestigiosi collaboratori di università nazionali ed internazionali. La ricerca scientifica condotta con il progetto ha preso in esame lo stato delle componenti ambientali dell’intero territorio senese analizzandole con indicatori di sostenibilità ambientale. Inizialmente sono state valutate le singole realtà comunali ed in seguito, con un aggiornamento, sono stati analizzati anche i sistemi ambientali per circondari provinciali. Si è trattato di uno studio che ha fornito una base conoscitiva importante per intervenire con una programmazione territoriale oculata per proteggere e valorizzare l’ambiente con l’auspicio di ricondurre le attività agricole, industriali, turistiche ad un unico sistema che coniughi sviluppo e sostenibilità. Contestualmente al Progetto SPIn-Eco, la Provincia di Siena ha messo a punto un Sistema di Gestione Ambientale per migliorare le proprie prestazioni ambientali per conseguire la Certificazione ambientale – ISO 14001 – e la Registrazione EMAS, due traguardi a cui è approdata rispettivamente nel 2003 e nel 2006. L’esperienza provinciale è stata poi calata nel territorio con l’attivazione della Certificazione ISO 14001 di un primo consistente gruppo di Comuni. L’auspicio è quello di diffonderla anche presso i soggetti operanti sul territorio affinché migliorando gli impatti sull’ambiente contribuiscano agli obiettivi di sostenibilità ambientale. Con il Progetto SPIn-Eco sono state poi intraprese azioni e percorsi di confronto con realtà nazionali ed internazionali. In tale contesto assume un ruolo di rilievo il progetto per la certificazione del sistema di misurazione delle emissioni di CO2 a livello provinciale con l’obbiettivo al 2015 per un bilancio di emissioni in pareggio e l’aggiornamento del progetto che in questa sede viene proposto costituisce un elemento di riferimento fondamentale anche per l’importanza del rigore scientifico della rappresentazione di punti di forza e criticità territoriali imprescindibile per ogni scelta di pianificazione e condivisione con i portatori di interesse ed i cittadini sulla strada della sostenibilità.
Claudio Galletti Assessore all’Ambiente
della Provincia di Siena
SPIn-Eco: la ricerca scientifica come fondamento per lo sviluppo sostenibile
Un modello di sviluppo che voglia tenere conto della complessità del territorio deve trovare riferimento e forza nei principi dello sviluppo sostenibile perché possano essere create condizioni di vita e di benessere economico e sociale, nel pieno rispetto delle future generazioni e della capacità di carico dell’ambiente. Uno dei punti caratterizzanti il pensiero epistemologico dello sviluppo sostenibile è condensato nello slogan emerso dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992: pensare globalmente e agire
localmente. In sintonia con questo filone di pensiero è nato il progetto “Una prospettiva di Sostenibilità per la Provincia di Siena” denominato con l’acronimo SPIn-Eco. Il Progetto SPIn-Eco (sostenibilità della Provincia mediante indicatori ecodinamici) è stato voluto dall’Amministrazione Provinciale di Siena e finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi. Il progetto è stato affidato alla direzione del Prof. Enzo Tiezzi e alla sua équipe del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell’Università di Siena, con la collaborazione di ARCA Onlus e di molti ricercatori di Università e Enti di ricerca italiani, europei e americani. Il progetto si è posto l’obiettivo di esaminare il territorio senese (la Provincia e i 36 Comuni) mediante vari indicatori di sostenibilità per offrire una valutazione delle risorse ambientali e della loro gestione nel territorio senese. Tutto questo è stato sintetizzato in mappe territoriali di sostenibilità, che costituiscono una sorta di “TAC” del territorio, in grado di mostrare i fattori che possono frenare lo sviluppo futuro dell’economia locale. L’aspetto da sottolineare è che la scelta di questo ventaglio di indicatori ha consentito di descrivere un quadro completo delle relazioni tra risorse naturali e attività umane presenti sul territorio, gettando le basi per definire le migliori alternative nella gestione dell’ambiente per il territorio senese. Gli indicatori usati sono riconducibili a diverse metodologie, dall’analisi eMergetica a quella eXergetica, dall’impronta ecologica alla valutazione dei flussi di anidride carbonica (bilancio dei gas serra), dall’analisi dei cicli di vita (Life Cycle Assesment) all’analisi dei dati da satellite (Remote Sensing). Sono stati oggetto del Progetto anche alcuni studi di settore sull’analisi del ciclo di vita sia in campo agricolo (produzione di vino) sia in campo industriale (produzione del cristallo). La complessità e l’importanza del progetto SPIn-Eco hanno portato la Provincia di Siena al centro del dibattito scientifico sullo sviluppo sostenibile come dimostrano i congressi internazionali “Ecosud” 2003, “Sustainable City”, “Brownfields” e quello nazionale di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali, tenutisi nel giugno 2004, fra Siena e Colle Val d’Elsa, che hanno visto la partecipazione di qualche centinaio di scienziati di varie parti del mondo. Nel Giugno 2006 inoltre si è tenuto nel nostro territorio anche il primo workshop mondiale sull’Impronta Ecologica (“Accounting for a Small Planet”), organizzato dall’Università di Siena, dal Global Footprint Network con il sostegno dell’Amministrazione Provinciale di Siena.
Enzo Tiezzi Direttore Scientifico del Progetto SPIn-Eco
L’importanza del monitoraggio ambientale per il Sistema di Gestione Ambientale dell’Ente
La ricerca SPIn-Eco è stata significativa in quanto ha permesso di attivare importanti progetti ed ha rappresentato una utile fonte di dati per un sistema adottato dalla Provincia di Siena che prevede monitoraggi sul territorio ed una programmazione in ottica di sostenibilità ambientale. Si tratta dello stesso Sistema di Gestione Ambientale messo a punto per la Certificazione ISO 14001 e negli ultimi anni per la Registrazione EMAS dell’Ente. Soprattutto con questa ultima, per il cui conseguimento è stata redatta una Dichiarazione ambientale, la Provincia di Siena si è dotata di un affinato sistema di monitoraggio sia sui fattori ambientali che sui progetti intrapresi ad essi relativi per mostrare al pubblico l’attività di miglioramento ambientale. La divulgazione infatti è uno dei principi cardine dell’EMAS affinché, nel caso dell’ente locale, gli amministratori, i portatori di interesse ed i cittadini possano essere sensibilizzati sulle tematiche di sostenibilità ambientale e coinvolti nelle scelte amministrative. L’EMAS rappresenta il riconoscimento a livello europeo del raggiungimento di prestazioni di eccellenza ambientale attraverso un programma ambientale sottoposto a verifica costante e reso pubblico. Questo percorso ha implicato anche un maggiore coinvolgimento del personale provinciale. Nell’anno 2006 oltre al conseguimento della Registrazione EMAS la Provincia di Siena ha provveduto alla pubblicazione del Primo rapporto di sostenibilità ambientale, con la volontà di proseguire negli anni successivi alla sua revisione annuale. L’insieme di queste pubblicazioni a cui si aggiunge questo aggiornamento del progetto SPIn-Eco fornisce un quadro ad oggi chiaro ed esaustivo sul sistema ambiente del territorio senese, sulle sue risorse, sui progetti attivati per la sua conservazione e per la sua valorizzazione anche per aprire nuove e qualificanti prospettive di sviluppo e di azioni finalizzate alla crescita sociale ed economica.
Paolo Casprini
Direttore Area Politiche dell’Ambiente Dirigente Servizio Ambiente
della Provincia di Siena
Indice
SPIN-ECO
INDICE
PARTE PRIMA – Aggiornamento Progetto SPIn-Eco
Indicatori ecodinamici come strumenti di valutazione e di programmazione
1 I numeri della Provincia di Siena pag.1 1.1 Il territorio
1.2 Il sistema socio-economico
1.3 I settori produttivi
1.4 Il sistema energia
1.5 Il gas naturale
1.6 I combustibili derivati dal petrolio
1.7 Il sistema rifiuti
1.8 L’attività estrattiva
1.9 La risorsa idrica
2 L’analisi EMergetica della Provincia di Siena pag.152.1 Analisi EMergetica
2.2 L’analisi EMergetica di un sistema territoriale
2.3 Descrizione del sistema
2.4 Le tabelle dell’Analisi Emergetica
2.5 Risultati
2.6 I flussi di EMergia
2.7 Gli Indicatori EMergetici
2.7.1 Il Rapporto di Impatto Ambientale
2.7.2 L’indicatore di Densità di Flusso di EMergia
2.7.3 L’EMergia per persona
2.7.4 Il rapporto di Investimento EMergetico
2.7.5 EMergia/PIL
2.8 Discussione: La Provincia di Siena nel 1999 e nel 2003
2.8.1 La gestione dell’attività estrattiva nella Provincia di Siena:
una prospettiva di sostenibilità.
2.8.2 Investire nel Capitale Naturale: le risorse rinnovabili
2.9 Considerazioni finali
Indice
SPIN-ECO
3 L’Impronta Ecologica pag.45
3.1 L’Impronta Ecologica in breve
3.2 Variazioni metodologiche
3.3 Aggiornamento della prima analisi SPIn-Eco
3.4 Impronta Ecologica e Biocapacità della Provincia di Siena (2003)
3.4.1 Bilancio ecologico della Provincia di Siena
3.4.2 Il Semaforo ecologico del territorio senese
3.5 Confronto 1999 – 2003
3.6 Biocapacità provinciale 1929-2003
4 Indicatori Comuni Europei (ICE) pag.78
4.1 Indicatore n° 2 – Contributo locale al cambiamento climatico globale
4.2 Indicatore n. 3 – Mobilità locale e trasporto
4.3 Indicatore n. 4 – Accessibilità delle aree verdi pubbliche e dei servizi locali
4.4 Indicatore n. 5 - Qualità dell’aria locale
4.5 Indicatore n. 7 - Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese locali
4.6 Indicatore n. 8 – Inquinamento acustico
4.7 Indicatore n. 9 – Uso sostenibile del territorio
4.8 Considerazioni finali
5 Monitoraggio dei progetti di sostenibilità pag.107
5.1 Analisi Emergetica
5.2 Impronta Ecologica
5.3 Bilancio Gas serra
6 Conclusioni pag.125
7 Appendice pag.129
8 Bibliografia di riferimento pag.131
Indice
SPIN-ECO
PARTE SECONDA- Approfondimenti tematici
Agricoltura specializzata e turismo sostenibile
1 Approfondimento sulla sostenibilità in agricoltura tramite LCA ed
Emergia pag. 140
1.1 Introduzione
1.2 Gli ecosistemi agricoli
1.3 Agricoltura e sostenibilità
1.4 L’analisi termodinamica degli agroecosistemi
1.5 Metodi
1.5.1 Life Cycle Assessment (LCA)
1.5.2 Emergia
1.6 Descrizione dei sistemi agricoli
1.7 I risultati dell’analisi
1.8 Conclusioni
1.9 Bibliografia
2 Approfondimento sulla sostenibilità del settore turistico attraverso
la teoria dei sistemi adattativi pag. 173
2.1 Introduzione
2.2 Background concettuale
2.2.1 Il ciclo di destinazione
2.2.2 La resilienza
2.2.3 L’Impronta Ecologica o Ecological Footprint
2.3 Metodi
2.3.1 La Biocapacità nel tempo
2.3.2 .L’Impronta Ecologica dei residenti nel tempo
2.3.3 L’Impronta Ecologica dei turisti nel tempo
2.4 Risultati
2.5 Discussione
2.6 Conclusioni
2.7 Bibliografia
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
1
1 I numeri della Provincia di Siena
Questo capitolo costituisce una sezione statistica indispensabile, utile a
raccogliere il complesso insieme di informazioni che costituiscono il data-base di
partenza per l’aggiornamento delle analisi riguardanti l’Impronta Ecologica e l’analisi
EMergetica della Provincia di Siena, per l’anno 2003. Per garantire la confrontabilità
tra le analisi riportate in questo studio e le precedenti analisi (riferite all’anno 1999),
si è fatto uso delle medesime fonti informative e bibliografiche utilizzate in passato,
riportate accanto ad ogni valore.
Nei primi paragrafi verranno presentati i dati relativi alle caratteristiche del
territorio, della popolazione, del sistema economico, del sistema energetico, di
quello idrico e del settore dei rifiuti della Provincia di Siena.
1.1 Il territorio
La Provincia di Siena, è posizionata nella
Toscana meridionale e si estende su di una
superficie di 3.821 km2, di carattere
prevalentemente collinare (93%), con una zona
montana limitata (7%). È fra le Province più
estese di Italia e la seconda per dimensione in
Toscana, preceduta dalla sola Grosseto (Figura
1.1).
Secondo le rilevazioni ISTAT al 31/12/2003
la popolazione residente viene stimata in
258.821 unità, per una densità di popolazione di
circa 68 ab/km2, che risulta essere una fra le
più basse per le Province italiane e quasi un
terzo di quella nazionale (circa 190 ab/km2).
Rispetto al 14° censimento ISTAT, datato 2001, si rileva che l’aumento
demografico della Provincia nell’ultimo biennio (2001-2003) è stato abbastanza
contenuto e pari a circa il 2,5%. Per ciò che concerne le dinamiche demografiche dei
singoli Comuni si possono notare due opposte tendenze. Nelle aree collinari più
decentrate si registra una lenta ma progressiva diminuzione demografica,
Figura 1.1: La Regione Toscana e le sue
Province.
SI
GR
AR
LU
MS
PI
PT
FI
LI
PO
SI
GR
AR
LU
MS
PI
PT
FI
LI
PO
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
2
contrapposta ad un aumento nei Comuni più industrializzati, come Sinalunga,
Poggibonsi e Colle. Questo trasferimento è sicuramente riconducibile sia a migliori
prospettive lavorative che a scelte di vita più convenienti. Nella Tabella 1.1 si riporta
la serie storica della popolazione della Provincia dal 1999 al 2003.
Tabella 1.1: Serie storica della popolazione della Provincia di Siena. Fonte: ISTAT.
1999 2000 2001 2002 2003
Provincia di Siena 252.972
254.078
252.288
254.270
258.821
1.2 Il sistema socio-economico
Il tessuto produttivo della Provincia di Siena non è tradizionalmente fondato sulle
attività industriali, sebbene esistano sul territorio alcuni importanti poli produttivi. I
dati dello “Osservatorio Economico Locale”, riferiti all’anno 2003 per la Provincia di
Siena, attribuiscono al settore industriale (manifatturiero, estrattivo e costruzioni)
un peso percentuale pari al 15,6% del Valore Aggiunto a prezzi base delle branche
produttive, mentre il 78,1% è attribuito al settore dei servizi (commercio, turismo,
agriturismo, trasporti e comunicazioni, credito e assicurazioni, servizi non destinabili
alla vendita e altri servizi). L’agricoltura incide sul valore aggiunto per il 6,3%.
Di seguito viene riportata la tabella relativa alla ripartizione percentuale delle
attività economiche per gli anni 2003 e 2004, suddivisa per branca produttiva.
Tabella 1.2: Valore aggiunto per branche produttive; composizione
percentuale per gli anni 2003 e 2004. Fonte: nostra elaborazione su
dati dell’Osservatorio Economico Provinciale.
Anno 2003 Anno
2004
Agroalimentare 6,3 % 6,5 %
Minerali non metalliferi 3,4 % 2,5 %
Moda 1,4 % 1,3 %
Meccanica 4,4 % 5,1 %
Altra industria 6,4 % 5,5 %
Costruzioni 6,8 % 6,7 %
Commercio, alberghi e pubblici esercizi 19,8 % 19,5 %
Altri servizi 51,5 % 53,0 %
Totale 100 % 100 %
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
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Nel 2004, in Provincia di Siena è stato registrato un prodotto interno lordo (P.I.L.)
pro capite di 36.600 euro; tale valore la colloca al 7° posto nella graduatoria delle
Province.
Nella classifica della Qualità della Vita elaborata dal Sole 24 Ore per le Province
italiane, nell’anno 2004 (dati 2003) la Provincia di Siena si colloca al 16° posto, 7
posti in meno rispetto al 1999, ed è la terza tra le Province toscane dopo Livorno e
Pisa.
1.3 I settori produttivi
Il settore agricolo, incentrato principalmente su produzioni tipiche quali vino e
olio, ha permesso la creazione di attività connesse, quali industrie di prima
trasformazione e agro-alimentari. Il settore vitivinicolo con le sue produzioni di
qualità (come ad esempio Brunello di Montalcino, Chianti, Nobile di Montepulciano e
Vernaccia di S. Gimignano) è rinomato in tutto il mondo e rappresenta circa il 40%
dell’intera produzione Toscana.
In questo settore, il numero di aziende individuate sul territorio provinciale dal
5°Censimento generale dell’Agricoltura 2000 è pari a 15.044 per una superficie
agricola totale di 332.281,3 ha. La Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.) è di
184.384,4 ha (circa il 48% dell’intera superficie provinciale) con una diminuzione di
circa il 6% rispetto al Censimento del 1990.
La ripartizione provinciale tra le principali utilizzazioni dei terreni agricoli
(Tabella 1.3) vede una netta prevalenza dei terreni investiti a seminativi e a boschi
che rappresentano rispettivamente il 39,6% e il 35,7% della Superficie Agricola Totale
(S.A.T.).
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
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Tabella 1.3: Superficie in ettari investita secondo le
principali forme di utilizzazione dei terreni. Fonte: 5°
Censimento Generale dell’Agricoltura.
Superficie Provincia
(ha)
Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.): 184.384,40
seminativi 131.614,2
orti familiari 460,7
viti 18.058,2
coltivazioni legnose agrarie 33.561,7
prati 5.340,5
pascoli 13.407,40
Boschi 118.617,50
Arboricoltura da legno 3.540,1
Superficie agricola non utilizzata 15.533,8
Altra superficie 10.205,5
Superficie Agricola Totale (SAT) 332.281,3
Nel settore zootecnico, lo stesso Censimento 2000 individua in totale 4.959
aziende con allevamenti. La maggioranza degli animali censiti sono ovini mentre
bovini e suini sono presenti in numero più esiguo (Tabella 1.4)
Tabella 1.4: Numero e tipologia delle principali
specie di bestiame. Fonte: ISTAT, 5° Censimento
Generale dell’Agricoltura, anno 2000.
Il settore manifatturiero (4.581 unità locali e 18.286 addetti) della Provincia di
Siena ruota prevalentemente attorno alle attività della fabbricazione, produzione e
lavorazione dei minerali metalliferi con il 18,3% degli addetti; la fabbricazione di
mobili e l’industria meccanica raccolgono invece rispettivamente il 12,7% e il 27,9%
Principali specie di bestiame Numero di capi
Bovini e bufalini 14.143
Ovini e caprini 125.601
Equini 2.274
Suini 23.699
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
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del totale degli addetti di tutto il settore manifatturiero. Il settore delle costruzioni
impiega 6.512 addetti (pari al 9,5% del totale provinciale) in 3.948 unità locali. Le
aree industriali di maggior rilevanza sono individuabili nel Comune di Poggibonsi con
il 23% di industrie meccaniche e di lavorazione di metalli ed il 16,3% di alimentari e
tessili e a Colle di Val d’Elsa per la lavorazione di minerali non metalliferi rivolta alla
produzione di cristallo, per la quale la zona è un centro di produzione internazionale.
Nel settore dei servizi primeggiano le attività commerciali e alberghiere con
rispettivamente 15.146 addetti in 9.613 unità locali e 4.773 addetti in 2.622 unità
locali. In particolare, le strutture ricettive sono rappresentative di un’attività
turistica diffusa più o meno omogeneamente su tutto il territorio provinciale.
L’industria turistica nel suo complesso rappresenta una delle voci più importanti
dell’economia senese e richiama ogni anno più di tre milioni di presenze, collocando
la Provincia al 23° posto fra le Province italiane più visitate.
Il numero di arrivi nel 2004 (Tabella 1.5) ha raggiunto la quota di 1.254.952 unità
(solo un 9% in più rispetto all’anno precedente). Dei visitatori, il 27,2% (341.449) è
stato ospitato in esercizi extra-alberghieri.
Nella Provincia si trovano 1.769 strutture extra-alberghiere e 508 strutture
alberghiere. In questi ultimi anni sta prendendo sempre più campo un nuovo tipo di
turismo che privilegia l’aspetto naturalistico (agriturismo). Per quanto riguarda
invece le presenze (numero di arrivi moltiplicato per i giorni di permanenza media),
nella Provincia di Siena, per l’anno 2004, si arriva ad un totale di 3.543.495, con una
percentuale del 35% circa (1.260.833) distribuita nel Circondario della Val di Chiana.
Tale cifra trova spiegazione nel fatto che uno dei Comuni che compongono il
Circondario della Val di Chiana, Chianciano Terme, vede ogni anno l’arrivo, per una
permanenza media di 3-4 giorni, di turisti per cure e soggiorni termali.
Tabella 1.5: Arrivi turistici in Provincia di Siena nel periodo 1999-2004. Fonte: Osservatorio Economico
della Provincia di Siena.
Provincia di Siena 1999 2000 2001 2002 2003 2004
Arrivi
Presenze
1.145.448
3.897.114
1.197.357
4.356.287
1.276.796
4.269.520
1.320.817
4.664.940
1.239.743
4.285.962
1.254.952
3.543.495
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
6
1.4 Il sistema energia
La serie storica che riassume la domanda provinciale di energia elettrica (Tabella
1.6) mostra, come era lecito attendersi, un trend in crescita. Tra gli anni 1999 e 2003
si assiste ad un aumento complessivo di quasi il 20% della domanda. Tuttavia Siena si
presenta come una delle Province toscane meno “energivore”. I consumi attuali,
infatti si assestano intorno a 1.227 GWh/anno.
Tabella 1.6: Domanda provinciale di energia elettrica: serie storica anni 2000-2003.
Fonte: ENEL-GRTN.
GWh 1999 2000 2001 2002 2003
Consumi 1.027,83 1.050,05 1.090,10 1.156,40 1.226,70
Variazione % - +2,2% +4,0% +6,6% +7,0%
In Tabella 1.7 è evidenziata l’incidenza dei vari settori rispetto all’intero
consumo provinciale, per il periodo 1999-2003; nel 2003, il comparto più energivoro è
quello industriale, che rappresenta più del 38% del totale. Tale valore ad ogni modo
non si discosta molto dai consumi del terziario a conferma del fatto che quest’ultimo
è il settore più sviluppato della Provincia. Nell’ultima colonna è riportato l’indice di
pressione, che fornisce un valore della domanda energetica per abitante per l’anno
2003 che è di 4.739,5 kWh.
Tabella 1.7: Domanda provinciale di energia elettrica (espressa in GWh) scorporata per settori
produttivi, nel periodo 1999-2003. Fonte: GRTN.
GWh Agricoltura e silvicoltura
Industria Terziario Domestico Totale Indicatore di
pressione (kWh/ab)
Anno 1999 44,0 411,2 305,6 284,3 1.045,1 4.131,3
Anno 2000 45,2 413,3 320,7 287,7 1.066,9 4.199,1
Anno 2001 43,7 437,1 326,4 282,7 1.090,1 4.320,9
Anno 2002 44,2 456,2 364,7 291,3 1.156,4 4.547,9
Anno 2003 49,6 472,5 402,0 302,7 1.226,8 4.739,5
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
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Da notare il fatto che, nel periodo considerato, il trend dei consumi provinciali
per settore produttivo sono tutti in aumento. Inoltre, la domanda complessiva di
energia elettrica è quasi completamente coperta dalla produzione locale. Nel 2003
sono stati prodotti 1.226,80 GWh di energia elettrica (di cui 1.150 GWh da fonte
geotermica e 1,36 GWh da termovalorizzazione dei rifiuti) che complessivamente
rappresentano più del 90% della domanda energetica provinciale. Questo valore ha un
significato interessante considerato che poche Province in Italia riescono a soddisfare
il proprio fabbisogno elettrico sfruttando fonti energetiche locali alternative ai
combustibili fossili.
1.5 Il gas naturale
La distribuzione del gas metano in Provincia di Siena, nell’anno 2003, è stata
gestita da tre Enti: Intesa, Gestione Valdichiana e Fiorentinagas. Attualmente i
Comuni serviti da rete distribuzione del gas metano sono 29 su 36, con una copertura
del 98,9% della popolazione residente nella Provincia. Non hanno distribuzione del
gas metano i Comuni di Abbadia San Salvatore, Chiusdino, Monticiano, Murlo,
Piancastagnaio, Radicofani e Radicondoli. L’uso principale del gas naturale è
senz’altro da attribuirsi al riscaldamento individuale, anche se l’aumento della rete
di distribuzione rende la risorsa disponibile anche agli altri comparti produttivi.
In Tabella 1.8 sono riportati i dati relativi al consumo suddivisi nelle tre
destinazioni d’uso: produttivo, terziario e civile.
Tabella 1.8: Ripartizione dei consumi di gas naturale in Provincia di Siena
nell’anno 2003. Fonte: nostra elaborazione da dati forniti dagli enti gestori.
Anno 2003 (m3)
SETTORE Totale
Terziario Industria Civile
Provincia 53.911.006 26.703.583 87.332.471 167.947.060
Peso dei settori 32,1% 15,9% 52,0%
Il settore con i maggiori consumi di gas naturale è il civile che, consumando oltre
87 milioni di metri cubi, rappresenta il 52% del gas distribuito nella Provincia (Tabella
1.8). Il settore industriale consuma solo il 15,9% del gas distribuito, mentre il
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
8
terziario si assesta sul 32,1%. Queste percentuali sono coerenti con lo sviluppo
produttivo locale, incentrato principalmente sul terziario.
1.6 I combustibili derivati dal petrolio
Combustibili ad uso civile e produttivo
I dati riguardanti gli usi in Provincia dei combustibili derivati dal petrolio derivano
dalle stime sulle vendite redatte dalla Direzione Generale dell’Energia e delle Risorse
Minerarie (DGERM). In Tabella 1.9 è riportata la serie storica dei derivati dal Petrolio
ad uso civile, commerciale ed industriale (esclusi quindi quelli per trasporto) negli
anni 1993-2003.
Tabella 1.9: Vendite di combustibili derivati dal petrolio ad uso civile e produttivo in Provincia di
Siena. Serie Storica anni 1993-2003. Fonte: DGERM.
Combustibili(tonnellate)
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
olio comb. 7.659 5.563 4.500 4.039 3.203 1.861 480 2.737 1.663 2.795 2.363
G.P.L.riscald.
6.829 6.804 6.412 4.642 4.396 11.262 9.756 7.556 10.333 13.686 14.285
Lubrificanti 1.899 1.529 1.504 1.542 1.560 1.712 1.641 1.549 1.533 1.547 1.495
Gasolioriscald.
21.321 11.337 10.939 13.884 12.226 11.615 14.091 11.962 14.318 14.339 11.235
Gasolio agr. 17.279 16.353 16.937 18.511 7.986 11.167 10.397 10.646 6.338 12.892 12.629
Dalla rappresentazione grafica dei dati (Figura 1.2) si evince che il trend generale
è in diminuzione in quanto legato all’aumento della metanizzazione e quindi al trend
di crescita dei consumi di gas metano.
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
9
Figura 1.2: Vendite di Combustibili ad uso civile e produttivo in Provincia di Siena. Serie Storica anni
1993-2003, in tonnellate.
Definendo il fabbisogno energetico complessivo della Provincia come la somma
dei contributi dati dal settore industriale, terziario, civile ed agricolo, si ottiene il
consumo complessivo di metano, gasolio, GPL, olio combustibile e lubrificanti. Tale
valore, pari a 7,73 x 1015J all’anno diviso per il numero di abitanti, fornisce un
indicatore di pressione delle attività economiche sul territorio. L’indicatore così
calcolato per la Provincia di Siena fornisce per il 2003 un valore di 59,4 GJ/ab (v.
Tabella 1.10).
0
5000
10000
15000
20000
25000
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Olio Comb.
G.P.L.
Lubrificanti
Gasolioriscald.
Gasolio agr.
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
10
Tabella 1.10: Domanda energetica dei principali settori nella
Provincia di Siena per l’anno 2003. Fonte: nostra elaborazione
su dati DGERM.
Combustibile
ConsumiProvinciali
(J)
Fabbisogno energetico da combustibili (J)
Metano 5,83E+15
Gasolio 4,65E+15
GPL 9,76E+14
Olio combustibili 9,69E+13
Lubrificanti
Totale
Indicatore di Pressione(GJ/ab.)
6,51E+13
1,54E+16
59,4
Nota: I valori numerici sono espressi in formato scientifico con il numero seguito dalla potenza in base dieci (ad esempio 1,50E+2 sta per 1,50x102 equivalente a 150).
Combustibili per il trasporto
Analogamente a quanto detto per i derivati del petrolio ad uso civile e
produttivo, i dati riguardanti i combustibili per autotrazione consumati in Provincia
derivano da stime sulle vendite redatte dalla Direzione Generale dell’Energia e delle
Risorse Minerarie. In Tabella 1.11 è riportata la serie storica delle vendite di benzina,
GPL e gasolio per trasporto negli anni 1993-2003. Dalla rappresentazione grafica dei
dati (Figura 1.3) si evince che i consumi di benzina a partire dal 1998-1999 sono
diminuiti passando da una media di poco più di 102.000 tonnellate ad un consumo di
circa 85.000 tonnellate nel 2003, con la conseguenza di un aumento del consumo di
gasolio che, nel 2003, è di quasi 110.000 tonnellate. Abbiamo considerato le vendite
di benzina per uso promiscuo (trasporto individuale), e le vendite di gasolio
principalmente per uso produttivo (trasporto merci). Delle vendite complessive di
gasolio per autotrazione avvenute in Provincia nell’anno 1999 abbiamo ipotizzato, in
linea con le informazioni presentate sul Piano Energetico Provinciale (P.E.P.), che il
22% circa sia per il trasporto privato ed il restante 78% per trasporto merci. Anche
una parte delle vendite di GPL sono attribuite all’utilizzo nei trasporti.
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
11
0
20000
40000
60000
80000
100000
120000
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Benzina
GasoliomotoriGPL
Tabella 1.11: Vendite di Combustibili da trasporto in Provincia di Siena. Serie Storica anni 1993-2003.
Fonte: GDERM.
Combustibili(tonnellate)
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
benzina 95.446 99.335 102.399 102.896 102.397 102.680 102.173 97.923 95.982 89.738 85.380
GPL 3.187 3.639 3.851 4.166 4.404 6.917 5.397 9.914 6.470 5.643 6.920
gasolio 71.980 75.167 77.936 73.474 69.208 74.668 81.704 89.895 109.071 119.999 109.632
Figura 1.3: Vendite di Combustibili da trasporto in Provincia di Siena. Serie Storica anni 1993-2003, in
tonnellate.
1.7 Il sistema rifiuti
Nel periodo marzo 2003 febbraio 2004 la produzione di rifiuti nella Provincia di
Siena ammonta a 159.658,90 tonnellate, che corrispondono ad una produzione
annuale pro capite di 616,81 kg/ab. Questa enorme mole di spazzatura viene
raccolta in maniera differenziata per circa il 35%. Il trend di produzione dei rifiuti
nella Provincia ha registrato un calo abbastanza significativo nell’ultimo anno nella
produzione di rifiuti solidi urbani indifferenziati, contrapposto ad un notevole
aumento della frazione differenziata (RD). La produzione pro capite, dopo un calo
negli ultimi anni, è nuovamente aumentata (Tabella 1.12). Da notare comunque che
la produzione totale di rifiuti (RSU+RD) è in costante aumento, quasi il 25% dal 1999
al 2003.
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
12
Tabella 1.12: Serie storica (1999-2004) della produzione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) e della Raccolta
Differenziata (RD) nella Provincia di Siena. Fonte: Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR).
1999 2000 2001 200203/2002-02/2003
03/2003-02/2004
RSU (t/anno) 108.652,01 107.336,93 108.011,64 109.430,98 109.228,63 106.853,08
RD (t/anno) 21.321,02 30.429,05 38.472,56 38.523,02 36.620,82 52.805,82
RSU+RD (t/anno) 129.973,03 137.765,98 146.484,20 147.954,01 145.849,45 159.658,90
RSU+RD (kg/ab*anno) 514,19 544,08 582,97 577,06 568,85 616,81
Cresc. Prod. pro-capite 0,07 0,06 0,07 -0,01 -0,02 5,81
% RD su RSU+RD 17,09% 23,01% 27,36% 27,12% 26,15% 35,36%
Sempre analizzando il problema della raccolta differenziata, la Provincia, nel
complesso, aveva raggiunto nel 1999 il traguardo del 17,09%, superando i limiti
minimi del 15% definiti dal decreto Ronchi, per poi arrivare, nell’anno 2003-2004, a
superare nuovamente i limiti minimi previsti per il 2003 (35%).
Tabella 1.13: Serie storica della raccolta differenziata per frazione merceologica nella Provincia di
Siena 1998-2003. Fonte: Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR)
FRAZ. MERCEOLOGICA (TONNELLATE)
Provincia di Siena
1999 2000 2001 2002 2003
Carta, cartone 8.087,84 10.948,19 11.384,20 11.136,05 17.204,80 Vetro 3.757,82 4.494,96 4.811,60 5.027,18 5.482,74 Lattine 115,56 215,50 325,03 367,33 619,90 Plastica 702,78 864,16 1.149,03 1.348,64 2.190,54 Sovvalli multimateriale 285,50 347,79 349,25 460,18 271,28 Vetro, lattine multimateriale 533,65 233,36 148,08 129,28 146,22 Metalli 1.652,43 2.246,12 2.845,75 3.039,11 6.183,36 Organico 2.022,56 4.831,22 7.084,14 7.876,46 8.805,23 Sfalci e potature 1.256,17 2.647,84 6.413,46 5.344,36 3.835,14 Ingombranti 2.529,40 3.183,10 3.413,48 3.224,68 5.841,49 Oli min. e vegetali 5,64 6,37 8,13 7,01 8,96 Farmaci 13,28 10,12 11,69 15,93 19,22 Pile e batterie 94,02 111,72 137,42 182,64 169,41 Altro 264,39 288,60 391,31 364,20 386,47
Per quanto riguarda la raccolta differenziata nel 2003, la frazione di carta e
cartone, con un valore di 17.204,80 tonnellate, è la maggiore in peso, seguita con
8.805,23 tonnellate dall’organico. La frazione caratterizzata dal più alto incremento
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
13
nel passaggio dal 2002 al 2003 è invece quella dei metalli che ha più che raddoppiato
la raccolta.
1.8 L’attività estrattiva
Secondo quanto rilevato dal Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E) nel
corso dell’anno 2000, i Comuni della Provincia di Siena interessati dall’attività
estrattiva risultano 24.
Nella Tabella 1.14 è riportato il numero delle cave attive e le quantità estratte
disaggregate per le tre suddette tipologie di materiali.
Tabella 1.14: Quantità totale di materiale estratto e ripartizione percentuale in peso sui
Circondari. Fonte: PRAE, 2000.
N. cave attive
industriali,argille e leganti
inerti per l'industria delle costruzioni
Ornamentali
Provincia 40+4 715.194 m3 965.455 m3 182.112m3
Purtroppo, a causa della mancanza di una rilevazione statistica puntuale (o
comunque della mancanza di disponibilità dei dati) da parte dell’Ente di
competenza, non siamo in grado di proporre una serie storica.
Queste risorse, essendo non rinnovabili, ai fini di politiche di sostenibilità,
dovrebbero essere attentamente monitorate, sia per quanto riguarda la disponibilità
che per quanto riguarda le quantità estratte.
1.9 La risorsa idrica
Il quantitativo di acqua a fini potabili immessa in rete per 26 Comuni sui 36 totali
nell’anno 2003 è stato di 13.074.961 m3. Per i restanti 10 Comuni il quantitativo
erogato è stato stimato a partire dal valore del 2002 è risulta essere pari a 7.993.606
m3. Pertanto, il quantitativo totale di acqua erogata a livello provinciale è di
21.068.567 m3 per una popolazione totale provinciale servita di 258.821 abitanti,
dislocati su un area di 3.821 km2. Nel 2003 il consumo pro capite è risultato pari a
223 l/(ab giorno), valore di poco inferiore alla media Italiana 240 l/(ab giorno).
I numeri della Provincia di Siena
SPIN-ECO
14
Per quel che riguarda il valore delle perdite, cioè di quella quantità d’acqua
prelevata dall’ambiente che non raggiunge l’utilizzatore, ma viene “dispersa” nella
fase di captazione, potabilizzazione e distribuzione, è risultata pari al 24%.
Vista la particolare criticità che le risorse idriche avranno nel prossimo futuro è
fondamentale un attento monitoraggio della loro disponibilità, della velocità di
prelievo e di ricarica delle “falde” e delle altre sorgenti.
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
15
2 L’analisi EMergetica della Provincia di Siena
Questo studio propone l’aggiornamento dell’Analisi della Provincia di Siena
attraverso la metodologia EMergetica. In questo capitolo verrà introdotta la
metodologia utilizzata con i suoi indicatori. Verrà fatta una descrizione sintetica
del sistema oggetto di studio con un’attenta analisi dei risultati ottenuti. Saranno
proposte le mappe di sostenibilità per la Provincia di Siena al fine di capire come
sono distribuiti sul territorio i consumi di risorse e di disegnare la geografia
EMergetica del territorio senese. Infine seguiranno dei commenti sulla
comparazione dell’analisi EMergetica effettuata nel 1999 e quella attuale.
2.1 Analisi EMergetica
La vita sulla Terra è sostenuta da flussi energetici. Possiamo immaginare alla
base di una generica piramide l’energia solare (Figura 2.1). L’energia che il sole
fornisce ha un duplice compito: sostiene la fotosintesi che è la base della vita sulla
Terra e produce calore, dando origine alla spostamento di masse atmosferiche
che, a sua volta, alimentano i cicli biogeochimici.
Da questi dipende la presenza di minerali che, oltre ad essere essenziali per la
conservazione degli ecosistemi naturali, insieme con le fonti energetiche fossili
sono alla base di tutte le attività umane comprese la nostra industria e la nostra
agricoltura.
Salendo di livello all’interno di questa immaginaria piramide energetica
aumenta il numero delle trasformazioni che l’energia solare ha subito; in altre
parole, aumenta il costo ambientale sostenuto dalla Natura per fornire beni e
servizi ambientali. L’EMergia consente di assegnare un valore all’insieme delle
risorse, dei beni, dei servizi o delle infrastrutture di cui l’uomo si serve per vivere,
su di un’unica e coerente base termodinamica.
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
16
Figura 2.1 - Rappresentazione gerarchica dell’energia
Per comprendere e gestire un sistema territoriale è necessario effettuare un
accurato monitoraggio dei flussi energetici e di beni e servizi che lo alimentano. Il
problema principale che emerge dalle metodologie di contabilità tradizionali è
l’incapacità di riuscire a tradurre i flussi del sistema con la stessa unità di misura.
Questo dipende dalla forte eterogeneità dei flussi oggetto di analisi: ambientali ed
economici. L’analisi EMergetica (EMergy evaluation) è una metodologia
termodinamica introdotta negli anni ‘80 da H.T. Odum (Facoltà di Ingegneria
Ambientale dell’Università della Florida, USA), capace di considerare sia gli aspetti
economici che ambientali di un certo sistema, uniformando tutti gli input, i flussi e
gli output, al comune denominatore dell’energia solare. L’idea di Odum è
innovativa perché fornisce uno strumento capace di assegnare un valore
“ambientale” a ogni risorsa, coerentemente con i processi reali, sia antropici che
naturali. L’analisi EMergetica parte dal presupposto che tutto ha un contenuto
energetico e che tutto richiede dei flussi di energia e di materia per essere
prodotto. Tale analisi si rivela interessante e indispensabile perché ci aiuta a
valutare il valore “reale” di ogni risorsa naturale.
IndustriaAgricoltura
Industria estrattivaAnimali e vegetali
Minerali ed energia fossileSuolo fertile
Circolazione atmosferica
Sole
UOMO
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
17
L’EMergia viene definita come l'energia solare necessaria, direttamente o
indirettamente, per ottenere un certo bene o servizio. La sua unità di misura è il
Solar EMergy Joule (sej).
Formalmente possiamo scrivere che l’EMergia B del flusso o del prodotto k-
esimo vale
Bk Trii Ei
dove Ei è il contenuto energetico dell’i-esimo input e Tri è la sua Transformity.
Ogni risorsa energetica (Ei) utilizzata in un dato processo ha un suo costo
ambientale che può essere espresso in termini di energia solare necessaria per
ottenerla. La Transformity o EMergia specifica1, rappresenta il costo ambientale
unitario della risorsa. L’EMergia è una sorta di memoria dell’energia solare che è
servita per ottenere un dato prodotto o flusso da un ciclo di trasformazioni. Tale
memoria viene associata allo sforzo che la Natura ha fatto per rendere disponibile
una data risorsa, per cui a maggiori quantità di risorse consumate corrispondono
maggiori quantità di EMergia e quindi un maggiore lavoro svolto dall’ambiente in
termini di trasformazioni.
2.2 L’analisi EMergetica di un sistema territoriale
Lo studio di un territorio implica l’analisi dei flussi energetici che sostengono il
sistema nelle principali funzioni ad attività entro determinati confini.
L’identificazione di un confine può avere un fondamento fisico oppure,
semplicemente, coincidere con le convenzioni amministrative (Provincia).
Il sistema territoriale è, da un punto di vista termodinamico, un sistema
aperto, che scambia con l’esterno energia, materia ed informazione. Il territorio
riceve l’energia per alimentare i processi che avvengono al suo interno dal sole,
dalla pioggia e dal vento nonché da risorse, quali materie prime, semilavorati e
fonti energetiche di elevata qualità che servono a sostenere e alimentare i
processi naturali, agricoli e industriali (input). Allo stesso modo ciascun sistema
territoriale restituisce all’esterno i suoi prodotti attraverso il commercio e rilascia
forme di energia degradata attraverso i rifiuti (output). Questi continui scambi
1 Per migliorare la comparazione dell’analisi del 2003 con quella del 1999 sono stati considerati gli stessi valori delle Transformity e delle Emergie specifiche.
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
18
energetici con l’esterno sostengono e rendono possibile le principali attività e
funzioni di un sistema.
Le risorse che alimentano un territorio vengono convenzionalmente classificate
in macroaggregati a seconda della loro provenienza e rinnovabilità. Pertanto, le
risorse locali (L), quelle che derivano fisicamente dal territorio in esame, si
distinguono da quelle importate (F), quelle, cioè, che provengono da altri
ecosistemi attraverso i canali commerciali; queste ultime, in particolare, si
distinguono in beni e servizi (F1) e fonti energetiche (F2). Tra le risorse locali, si
individuano due sottoclassi: le risorse rinnovabili (R) e quelle non rinnovabili (N).
L’uso delle prime è imposto dalle condizioni ambientali, nel senso che è la Natura
stessa a disporne gran parte della quantità disponibile; le seconde sono i materiali
che vengono estratti localmente come i materiali di cava, il gas, l’acqua che,
verosimilmente, hanno cicli di rigenerazione più lenti rispetto all’uso che ne fa
l’uomo. Sommando i tre diversi flussi, R, N e F l’analisi EMergetica quantifica
l’energia solare equivalente che il sistema territoriale sfrutta per mantenere il suo
livello di sviluppo sintetizzando le relazioni tra le diverse componenti della
comunità. La somma dei tre flussi viene identificata con la lettera U.
U = ( N + R ) + F = L + F
Operativamente, è necessario individuare e misurare i fabbisogni ed i consumi
di un sistema territoriale. Nel nostro studio vengono analizzati tutti i flussi di
energia e materia che servono ad alimentarlo. A livello statistico viene fatta una
raccolta dati che implica delle stime sulle forze in gioco. A livello logico si
classificano le risorse che alimentano il sistema, distinguendo tra risorse locali e
non locali, evidenziando ciò che il sistema produce autonomamente e ciò che il
sistema richiede dall’esterno (Import-Export). Esempi di risorse locali sono
l’energia solare diretta, la pioggia, il vento, il calore geotermico e i materiali
d’estrazione, mentre l’elettricità e i combustibili, così come tutti i beni che
vengono importati dal commercio, rappresentano le risorse non locali.
La caratteristica principale di questa indagine è la capacità di tenere conto di
tutti i flussi di energia e materia che alimentano il territorio, indipendentemente
dal fatto che essi siano o meno incorporati nei tradizionali sistemi di contabilità
economica, ovvero dal fatto che essi abbiano o meno un prezzo di mercato. In
particolare, le risorse ambientali, indispensabili per il funzionamento di ogni
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
19
sistema, sono prive di un corrispettivo economico, e per questo motivo spesso
trascurate.
Per poter fare questo bisogna creare un prospetto che tenga conto delle
singole voci che rappresentano i flussi che alimentano il sistema. Questo schema
conterrà: 1. il flusso delle risorse rinnovabili che il sistema riceve; 2. il consumo
delle risorse non rinnovabili; 3. gli import e gli export da e per il sistema.
2.3 Descrizione del sistema
In questa sezione viene riportata l’Analisi EMergetica della Provincia di Siena
aggiornata al 2003. Inoltre, verrà fornita una rapida spiegazione di come sono stati
elaborati i dati per la Provincia di Siena. Spesso infatti non è stato possibile
ottenere una misura diretta del flusso EMergetico totale e si è pertanto dovuto
ricorrere all’utilizzo di stime e approssimazioni partendo dal valore medio
provinciale espresso in quantità (g) o in contenuto energetico (J). I dati fanno
generalmente riferimento al 2003 tranne alcuni per i quali è specificato l’anno di
riferimento. Sono state necessarie alcune operazioni di stima e/o rielaborazione
dei dati, che saranno dettagliatamente spiegate nelle sezioni successive. Grazie
alla collaborazione di tutti gli enti interpellati, tutti i dati raccolti sono stati
riportati in un ricco database che sintetizza una grande mole di dati.
L'applicazione dell'analisi emergetica a sistemi territoriali risulta assai utile,
per non dire indispensabile, perché non esiste ad oggi un monitoraggio dell'uso
delle risorse e, in questa direzione, gli indicatori forniti dall’analisi emergetica
possono svolgere un ruolo basilare. Un obiettivo primario dello studio è infatti
valutare se l’uso e lo sfruttamento delle risorse avviene in modo corretto secondo i
principi di uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo. Allo stesso tempo esso si
prefigge di individuare se esistano dei fattori che in futuro possano rivelarsi
limitanti per lo sviluppo, in modo da poter intervenire in tempo prevenendo future
conseguenze irreversibili.
Il benessere della popolazione locale derivante dalla florida economia della
Provincia di Siena dipende fortemente anche dalla salute delle sue risorse naturali
ed ambientali presenti sul territorio. L’insieme di queste risorse rappresentano la
ricchezza della comunità senese: tutto ciò viene spesso identificato come Capitale
Naturale. Il contributo del Capitale Naturale all’attività economica non è
contabilizzato dagli strumenti economici tradizionali. Questi ultimi basano la
valutazione delle risorse (indipendentemente dalla loro natura) sulla inversa
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
20
proporzionalità fra quantità e prezzo. Gli studi economici valutano il loro valore in
base alla disponibilità a pagare da parte del consumatore in relazione alla loro
scarsità, ma dal momento che la moneta pagata non considera lo sforzo che ha
compiuto l’ambiente per fornire le risorse primarie per la produzione del bene,
allora si può affermare che le leggi di mercato non percepiscono il contributo
ambientale all’economia della comunità oggetto di analisi (Odum, 1996). La
contabilità EMergetica include stime comparabili dei costi e benefici ambientali,
economici e sociali. Pertanto, l’analisi EMergetica mette a disposizione dei policy-
makers delle informazioni necessarie ed indispensabili per prendere delle decisioni
che sappiano aumentare il benessere dell’intera popolazione della Provincia di
Siena.
L’attuale fase di sviluppo del pianeta, caratterizzata da un prelievo degli stock
di risorse superiore alla velocità di riproduzione richiede con urgenza uno sforzo
per valutare nel loro reale valore le risorse naturali, al di là del loro valore di
mercato. Dal momento che la produzione, l’uso ed il riciclo di ogni risorsa sono
per buona parte dipendenti dalla disponibilità e dalla concentrazione dell’energia
all’interno di un processo, l’attenzione va rivolta proprio ai diversi modi di
valutare la concentrazione, la “qualità” dell’energia, troppo spesso trascurata nel
tempo passato. Quando si svolge un processo reale, esso è irreversibile e comporta
dissipazione dell’energia disponibile sotto forma di rifiuti rilasciati nell’ambiente
(calore e materiali di scarto). Solo una piccola parte dell’energia disponibile che
originariamente attraversa il volume di controllo è incorporata nel prodotto finale.
Esiste una crescente consapevolezza nell’opinione pubblica riguardo l’effettivo
bisogno di stabilire relazioni sostenibili fra la società, l’uso delle risorse e
l’ambiente. Alla luce dei recenti problemi energetici che abbracciano tutto il
pianeta Terra e che stanno mettendo a repentaglio i suoi equilibri geopolitici, è
necessario che vengano presi in considerazione dei sentieri alternativi per
sostenere la prosperità economica di un territorio. In questo modo sarà possibile
favorire, da un lato, ulteriori sviluppi nella politica energetica che faccia entrare
in gioco tutte le risorse naturali, mentre dall’altro, evitare i danni per la salute
degli esseri viventi e l’ambiente circostante derivante da politiche estemporanee e
poco oculate. L’interfaccia tra ambiente e società umana è molto spesso il
mercato, dove le risorse vengono sfruttate e vendute. In questo processo,
l’ambiente deve sostenere alcune trasformazioni che possono turbare la stabilità
della biosfera nel suo insieme. È sempre più importante che gli uomini considerino
le conseguenze ambientali delle proprie decisioni economiche, in una scala
Analisi Emergetica
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21
temporale molto più lunga di quanto fatto finora. Ciò è indispensabile se vogliamo
affrontare adeguatamente i problemi di sostenibilità dei processi decisionali in
materia di politica economica. Troppo spesso l’economia con il suo ristretto
intervallo temporale e il suo limitato e chiuso sistema di valori, è il criterio guida
che sta alla base delle decisioni di politica economica. Il sistema di valori
dell’economia è limitato dal fatto di considerare l’utilità immediata per l’uomo
come il mezzo per determinare il valore ed è chiuso perché non si estende mai
oltre il mercato. Così, decisioni di politica economica prese sotto l’assunzione di
massimizzare qualche valore monetario (accrescere le vendite, i profitti, il ritorno
dell’investimento effettuato, ecc.) in realtà fondano queste decisioni sull'utilità
umana individuale: i bisogni della società o le preoccupazioni ambientali vengono
spesso trascurati. E' invece necessario che le decisioni di politica economica siano
prese sulla base di un sistema di valori compatibile con la dinamica e gli equilibri
del pianeta. Il nuovo sistema di indicatori per la politica economico-ambientale
(detto analisi emergetica) è in grado di riconoscere le differenze tra preferenze
umane individuali di breve periodo e benessere collettivo di lungo periodo ed è
utile per determinare quantitativamente il valore di una risorsa sulla scala
macroscopica della società e dell’ambiente. Con questa metodologia di analisi è
possibile confrontare il valore dei sistemi naturali ed umani e dei loro prodotti,
così da determinarne l’importanza relativa e il contributo al benessere
complessivo e alla sostenibilità della biosfera.
L’efficacia dell’analisi EMergetica nasce dalla sua capacità di rispondere in
maniera alternativa a questo tipo di problemi. L’analisi EMergetica qui di seguito
riportata fornisce informazioni ed indicatori che aiutano la comprensione del
sistema territoriale in cui viviamo.
2.4 Le tabelle dell’Analisi Emergetica
In questo paragrafo vengono riportate le tabelle dell’analisi EMergetica. La
Tabella A riporta la valutazione dell’EMergia delle risorse locali e delle fonti
energetiche che servono ad alimentare la Provincia di Siena. Il monitoraggio delle
risorse naturali locali è utile al fine di evitare un uso indiscriminato delle stesse,
soprattutto per quelle voci, come le risorse idriche e i materiali da cava,
classificate come non rinnovabili in considerazione del loro tempo di
rigenerazione. In questa tabella vengono inoltre contabilizzate tutte le risorse
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22
energetiche necessarie a far fronte alle esigenze del sistema e consumi di prodotti
petroliferi e gas naturale. La Tabella A contabilizza le risorse rinnovabili e non
rinnovabili che alimentano il sistema. Le risorse ambientali valutate sono state:
l’energia solare, la pioggia, il vento, il calore geotermico, l’erosione del suolo,
l’acqua e i materiali da attività estrattive. La tabella B riguarda invece la
contabilizzazione di tutti i beni importati tramite il commercio con l’esterno del
sistema (cioè con le altre province italiane e con l’estero). Questa tabella è
strutturata in quattro macrosettori (agricoltura, allevamento, attività estrattiva e
manifatturiero). Per ognuno dei macrosettori sono state individuate le voci
principali, che corrispondono alla somma di differenti gruppi merceologici,
secondo la classificazione ISTAT. Queste informazioni sono state elaborate
prendendo in considerazione sia l’import dall’estero (vedi documento ISTAT 1999
per la provincia di Siena con le 236 voci della classificazione per gruppi
merceologici), sia l’import nazionale, attraverso i dati della contabilità regionale
estratti dalla matrice IRPET. I dati forniti dall’IRPET sono relativi alla contabilità
regionale. Esiste quindi un margine di approssimazione tra il livello regionale della
matrice ed il livello provinciale preso in considerazione dal nostro studio. A
ciascuna delle 20 voci citate (tabelle B e C) è stato attribuito un valore pari al
peso (in grammi) o al contenuto energetico (in joule) del bene importato
all’interno della Provincia. La Tabella C riguarda, invece, le risorse esportate della
Provincia di Siena verso l’estero e verso le altre province italiane. La tabella è
strutturata in modo conforme alla Tabella B. I valori riportati per le esportazioni
sono stati calcolati in modo analogo a quello appena descritto per le importazioni.
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Tabella A: Valutazione dell'Emergia delle risorse locali e delle fonti energetiche
Input Quantità unità Transformity Rif. Emergia (seJ/anno)
1 Energia solare 1,64E+19 J 1,00E+00 [11] 1,64E+192 Pioggia 3,13E+15 g 1,45E+05 [11] 4,54E+203 Vento 8,09E+15 J 2,47E+03 [11] 2,00E+194 Calore Geotermico 1,34E+16 J 1,20E+04 [11] 1,61E+205 Erosione del suolo 9,26E+14 J 7,40E+04 [11] 6,85E+196 Acqua 2,11E+13 g 1,95E+06 [16] 4,11E+197 Materiali da Estrazione
Industriali, argille e leganti 1,16E+12 g 1,68E+09 [11] 1,95E+21Inerti per industria costruzioni 1,65E+12 g 1,68E+09 [11] 2,77E+21
Ornamentali 4,75E+11 g 2,44E+09 [11] 1,16E+218 Elettricità prodotta in Provincia1 4,14E+15 J 8,66E+04 [18] 3,59E+209 Elettricità importata 2,88E+14 J 2,05E+05 [18] 5,90E+1910 Gasolio e benzina 8,40E+15 J 1,11E+05 [18] 9,32E+2011 Olio combustibile, lubrificanti e GPL 1,14E+15 J 9,12E+04 [18] 1,04E+2012 Gas naturale 5,83E+15 J 8,11E+04 [18] 4,72E+20
8,84E+205,99E+211,52E+21
FONTI DI ENERGIA LOCALE RINNOVABILE (a)
FONTI DI ENERGIA LOCALE NON RINNOVABILE FONTI DI ENERGIA IMPORTATA - F1 ©
* l’espressione 1,64E+19 è uguale a 1,64 ·1019
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Tabella B: Valutazione dell'Emergia delle importazioni
input quantità unità Transformity Rif. Emergia (seJ/anno)
1
AGRICOLTURA (somma di legumi, frutta, vegetali filamentosi, semi, spezie e tabacco e piante e fiori) 3,13E+14 J 1,59E+05 [6] 4,98E+19
ALLEVAMENTO, CACCIA E PESCA2 Allevamenti zootecnici 7,03E+11 J 3,17E+06 [7] 2,23E+18
3 Silvicoltura 1,29E+10 g 1,00E+08 [3] 1,29E+18
4 Pesca e caccia 5,01E+07 g 1,35E+08 [12] 6,76E+15
INDUSTRIA ESTRATTIVA5 Minerali metalliferi 3,34E+08 g 3,46E+09 [7] 1,16E+18
6 Minerali non metalliferi 4,13E+09 g 1,68E+09 [11] 6,94E+18
INDUSTRIA MANIFATTURIERA7 industria alimentare 6,90E+14 J 3,17E+06 [7] 2,19E+21
8 industria del tabacco 0,00E+00 J 1,05E+05 [7] 0,00E+00
9 industraia delle pelli e del cuoio 2,33E+13 J 8,60E+06 [2] 2,01E+20
10 industria tessile 5,38E+12 J 3,80E+06 [3] 2,04E+19
11 industria vestiario e arredamento 1,66E+13 J 3,80E+06 [3] 6,32E+19
12 industria legno e sughero 1,12E+11 g 3,90E+09 [4] 4,37E+20
13 industria della carta 1,42E+14 J 2,15E+05 [3] 3,05E+19
14 industria grafica 4,88E+11 J 2,15E+05 [3] 1,05E+17
15 industria metallurgica 6,00E+10 g 6,70E+09 [3] 4,02E+20
16 industria meccanica 2,31E+10 g 1,25E+10 [1] 2,88E+20
17 industria dei minerali 1,92E+10 g 1,84E+09 [15] 3,54E+19
18 industria chimica 8,58E+10 g 3,80E+08 [10] 3,26E+19
19 industria della gomma 3,22E+09 g 4,30E+09 [3] 1,38E+19
20 industrie manifatturiere varie 8,99E+08 g 3,46E+09 [7] 3,11E+18
TOTALE IMPORTAZIONI (somma delle voci 1-20) 3,78E+21
* l’espressione 3,13E+14 è uguale a 3,13 ·1014
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Tabella C: Valutazione dell’Emergia delle esportazioni
input quantità unità Transformity Rif. Emergia (seJ/anno)
1
AGRICOLTURA (somma di legumi, frutta, vegetali filamentosi, semi, spezie e tabacco e piante e fiori) 4,97E+13 J 2,00E+05 [3] 9,94E+18
ALLEVAMENTO, CACCIA E PESCA2 Allevamenti zootecnici 8,63E+10 J 1,33E+06 [9] 1,15E+17
3 Silvicoltura 0,00E+00 g 1,00E+08 [3] 0,00E+00
4 Pesca e caccia 0,00E+00 g 8,42E+10 [12] 0,00E+00
INDUSTRIA ESTRATTIVA5 Minerali metalliferi 0,00E+00 g 3,46E+09 [7] 0,00E+00
6 Minerali non metalliferi 3,75E+11 g 2,44E+09 [5] 9,15E+20
INDUSTRIA MANIFATTURIERA7 industria alimentare 5,36E+10 g 1,50E+09 [14] 8,04E+19
8 industria del tabacco 0,00E+00 J 1,05E+05 [7] 0,00E+00
9 industraia delle pelli e del cuoio 8,98E+12 J 8,60E+06 [2] 7,72E+19
10 industria tessile 3,98E+12 J 3,80E+06 [3] 1,51E+19
11 industria vestiario e arredamento 5,36E+13 J 3,80E+06 [3] 2,04E+20
12 industria legno e sughero 9,77E+09 g 3,49E+04 [4] 3,41E+14
13 industria della carta 2,53E+13 J 2,15E+05 [3] 5,43E+18
14 industria grafica 0,00E+00 J 2,15E+05 [3] 0,00E+00
15 industria metallurgica 1,18E+10 g 6,70E+09 [3] 7,88E+19
16 industria meccanica 1,16E+11 g 1,25E+10 [1] 1,46E+21
17 industria dei minerali 1,16E+11 g 1,84E+09 [15] 2,14E+20
18 industria chimica 1,54E+11 g 3,80E+08 [10] 5,84E+19
19 industria della gomma 1,50E+10 g 4,30E+09 [3] 6,43E+19
20 industrie manifatturiere varie 1,09E+10 g 3,46E+09 [7] 3,79E+19
TOTALE ESPORTAZIONI (somma delle voci 1-20) 3,22E+21
* l’espressione 4,97E+13 è uguale a 4,97 ·1013
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2.5 Risultati
In Figura 2.2 sono riportati tutti gli input che concorrono ad alimentare il
sistema territoriale senese contemplati nelle tabelle A e B. Questa visione
d’insieme consente di apprezzare il peso relativo di ogni singola voce, espresso su
di una base comune.
Dal grafico emerge che in Provincia di Siena, il contributo EMergetico di gran
lunga più rilevante, e per questo “fuori scala”, è da attribuire all’attività
estrattiva. Un secondo tipo di contributo assai rilevante, grazie anche al tipo di
attività che insistono sul territorio, deriva dai beni di importazione e mezzi di
produzione che derivano dal commercio e rappresentano il 31% dell’EMergia
complessivamente utilizzata nell’ambito provinciale.
453,9
160,868,5 41,1
417,6
932,2
103,8
472,4
0,00
500,00
1000,00
1500,00
Piog
gia
Cal
ore
Geo
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Eros
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lo
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e G
PL
Gas
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ural
e
Beni
impo
rtati
Em
erg
ia (
x1
018 s
ej/a
nn
o)
5879,8 6000,00
3777,12
932,2
Figura 2.2 Input della Provincia di Siena
Per ciò che concerne il consumo di combustibili derivati dal petrolio, la voce
più significativa è rappresentata dal consumo di gasolio e di benzina,
prevalentemente per autotrazione. Anche il metano assume un peso significativo,
essendo la fonte di riscaldamento più sfruttata in Provincia.
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27
2.6 I flussi di EMergia
I flussi delle risorse che alimentano il sistema provinciale senese sono stati
classificati in diverse categorie in relazione al grado di rinnovabilità e alla loro
origine (endogena o esogena):
• Risorse locali Rinnovabili (R);
• Risorse locali Non Rinnovabili (N);
• Risorse Locali (L = N+R);
• Risorse Importate (Energetiche) (F1);
• Risorse Importate (Beni e Servizi) (F2);
• Risorse Importate (F = F1+F2);
Il flusso di EMergia totale che alimenta il territorio della Provincia di Siena,
nell’anno solare di riferimento, è risultato essere pari a 1,21x1022sej/anno.
Attraverso il grafico seguente è possibile evidenziare in che percentuali il
sistema attinge alle risorse di tipo R, N, F1 e F2.
Figura 2.3 I flussi di Emergia della Provincia di Siena (%)
7,26%
49,20%
12,51%
31,03%
43,54%
Rinnovabile (R) Non Rinnovabile (N)
Energia Importata (F1) Beni Importati (F2)
R
FN
F1
F2
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La figura 2.3 sottolinea la disparità di utilizzo tra risorse di origine endogena (L
= N + R) ed esogena (F = F1 + F2): le prime sono più grandi delle seconde (57% L e
43% F). Questo implica che il sistema si “sostiene” principalmente su risorse locali.
Tra queste si evidenzia una netta predominanza delle risorse di origine non
rinnovabile (49% del totale) rispetto a quelle rinnovabili (7%). Il volume del
contributo complessivo delle risorse rinnovabili che alimenta la provincia, in
termini EMergetici, è sempre inferiore rispetto alle risorse non rinnovabili
utilizzate, anche in relazione al fatto che, essendo di diretta derivazione
ambientale e quindi rigenerate con dinamiche molto veloci, viene loro attribuito
un basso coefficiente di trasformazione (Transformity).
La realtà senese si distingue nel panorama delle varie realtà provinciali
analizzate in precedenza dal nostro gruppo di ricerca perché possiede un valore
abbastanza alto (7%) di risorse direttamente fornite dall’ambiente. Il maggior
contributo di risorse rinnovabili è fornito dal calore geotermico. Nella Provincia di
Siena è presente un’importante e consistente tradizione nella produzione di
energia elettrica da geotermico da poco affiancata ad una limitata produzione da
termoutilizzatore, che in termini emergetici è considerata in buona parte
rinnovabile; in secondo luogo, perché la provincia di Siena, in generale, è un
sistema territoriale a bassa intensità di utilizzo di risorse. Inoltre, il flusso delle
risorse rinnovabili (R) è legato all’estensione del sistema e alla presenza in seno al
territorio di superfici agricole e biologicamente produttive; quella di Siena, con i
suoi 3821 km2 è una Provincia vasta.
Il grande utilizzo di risorse locali non rinnovabili (N) è dovuto essenzialmente
alla presenza di un’industria estrattiva che sfrutta giacimenti locali, presenti
abbastanza diffusamente nel territorio senese.
Nella Provincia di Siena si rileva un’importante attività di estrazione di
materiali inerti per costruzioni (nella fattispecie sabbia, ghiaie e pietrischi), che in
termini EMergetici ha un peso di circa il 50% sulla voce attività estrattiva, ma
anche di materiali industriali, argille e leganti e materiali lapidei come il
travertino e il marmo. Questo tipo di attività riesce sia a soddisfare la richiesta
locale che ad imporsi nel mercato, nazionale ed internazionale, per la rarità e la
bellezza dei materiali ornamentali di pregio.
L’estrazione di materiali che si pratica in queste zone è un’attività di minore
impatto sull’ambiente se paragonata ad altri tipi di estrazione, come quella del
petrolio e del gas naturale. L’importanza economica ed ambientale dell’attività di
estrazione segnatamente per la provincia di Siena è stata una questione,
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29
ampiamente dibattuta nell’ambito del progetto SPIn-Eco: tutto ciò ha portato alla
redazione di un report di approfondimento per l’Amministrazione provinciale su:
“Uso del travertino come materiale per i beni artistici”.
La scarsa antropizzazione del territorio senese si riflette nella domanda di
energia elettrica relativamente bassa. Questa è soddisfatta in massima parte da
una produzione locale (90%) attraverso fonti pressoché rinnovabili (geotermico).
Per questo motivo la voce energia elettrica è stata suddivisa in energia elettrica
prodotta in Provincia (Tabella A voce 8) e in energia elettrica importata (Tabella A
voce 9), data dalla differenza tra la richiesta di energia e la produzione locale. Dal
punto di vista EMergetico, l’energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile
(soprattutto geotermico) è stata contabilizzata per il 75% come risorsa rinnovabile,
e quindi sommata nella categoria delle R, e per un 25% (la parte dovuta agli
impianti e quindi considerata non rinnovabile) sommata alle risorse energetiche
importate (F1). Queste percentuali sono frutto di uno studio sul sistema elettrico
italiano realizzato dal nostro gruppo di ricerca. L’energia elettrica importata è
stata invece considerata completamente nelle risorse energetiche non rinnovabili
importate (F1), poiché la produzione nazionale è per la quasi totalità di tipo non
rinnovabile.
2.7 Gli Indicatori EMergetici
L’analisi degli indicatori di sostenibilità forniti dall’Emergia dà informazioni
aggiuntive sui i flussi di materia ed energia che alimentano il sistema territoriale
oggetto di analisi. Queste informazioni costituiscono un utile integrazione ad altri
tipi di analisi perché gli indicatori di sostenibilità su base EMergetica nascono dalla
combinazione dei flussi sia rispetto ad alcune categorie di risorse, sia rispetto ad
elementi geografici che di pressione quali la superficie territoriale e gli abitanti
residenti. Il commento degli indicatori di sostenibilità ambientale, segue lo schema
di discussione presentato nel paragrafo precedente.
2.7.1 Il Rapporto di Impatto Ambientale
Il Rapporto di Impatto Ambientale (o Environmental Loading Ratio, ELR) può
essere letto come una misura della pressione esercitata dall’attività umana
sull’ambiente, in relazione alla quantità di risorse non rinnovabili utilizzate
Analisi Emergetica
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30
rispetto a quelle rinnovabili. La pressione può essere locale o globale, a seconda
dell’origine delle risorse utilizzate.
L’ELR è il risultato del rapporto tra tutte le risorse non rinnovabili (N e F) che
alimentano il sistema e le risorse rinnovabili (R) impiegate. Le risorse non
rinnovabili, siano esse locali (N) o importate (F), esercitano pressione
sull’ambiente, dal momento che sollecitano i cicli naturali, poiché per definizione
sono usate ad una velocità superiore rispetto alla capacità dell’ambiente di
ripristinarle e con buona probabilità danno origine a fenomeni di inquinamento. Le
risorse importate vengono annoverate tra le risorse non rinnovabili, dal momento
che, per la maggior parte, sono risorse che hanno subito delle trasformazioni in
seguito a processi di lavorazione, richiedendo impiego di energia e materia.
Tabella 2.1 Flussi ed Indici EMergetici
FLUSSO O INDICE EMERGETICO EspressioneUnità di misura Provincia di Siena
fonti energia locale rinnovabile R x1018 sej/anno 883,54fonti energia locale non rinnovabile N x1018 sej/anno 5989,41fonti locali L=R+N x1018 sej/anno 6872,95fonti energia importata F1 x1018 sej/anno 1523,22Importato Commercio F2 x1018 sej/anno 3777,12Importato Totale F=F1+F2 x1018 sej/anno 5300,33Totale usato all'interno del sistema U=R+N+F x1018 sej/anno 12173,28Esportato E x1018 sej/anno 3215,63Esportato/Importato E/F 0,61Importato-Esportato F-E x1018 sej/anno 2084,71Frazione EMergy rinnovabile sul Totale R/U 0,07Frazione EMergy importata sul Totale F/U 0,44ELR (N+F)/R 12,78ED U/m2 3,19E+12EIR F/(N+R) 0,77EM/persona U/abitanti x1018 sej/anno 4,70E+16Frazione Elettricità1/Totale EMergy El.1/U 0,0343Frazione Elettricità prodotta2/Totale Emergy El.2/U 0,029Emergy dei combustibili usati per persona combus./pop. x1018 sej/anno 0,006EMergy/PIL U/€ sej/€ 2,16E+12Popolazione Totale Provincia n° di persone 258821Area Totale Provincia Km2 3821
1 per Elettricità si intende il totale dei consumi provinciali2 l'Elettricità prodotta è quella corrispondente al voce 8 della Tab. A
L’indicatore ELR calcolato per la Provincia di Siena è pari a 12,78 e indica che
il consumo di risorse di tipo non rinnovabile è quasi tredici volte superiore a quello
di risorse rinnovabili.
Questo valore è indicativo perché riflette una bassa pressione esercitata sul
territorio ed una bassa sollecitazione dei cicli naturali.I fattori che favoriscono
questo scarso sovrasfruttamento del capitale naturale locale sono la bassa densità
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31
di popolazione e il tessuto produttivo fortemente incentrato sull’attività agricola,
artigianale o di piccola impresa. Non esistono sul territorio attività
particolarmente impattanti, basate su impieghi intensivi di energia e materia, che
possano intaccare il grande patrimonio naturalistico e di biodiversità che la
Provincia vanta.
Uno dei temi di maggior interesse emerso da questo tipo di indagine è
l’estrazione di cospicue quantità di materiali da cava, sia lapidei pregiati (come il
marmo e il travertino) che materiali inerti da costruzione (sabbie e ghiaie), che
materiali industriali, argille e leganti, praticata in maniera diffusa su tutta la
Provincia. La grande importanza che queste risorse rivestono nella contabilità
EMergetica deriva dal fatto che hanno una forte rilevanza da un punto di vista
ambientale perché il loro ciclo di rigenerazione equivale a quello sedimentario,
ovvero implica tempi molto lunghi (tempi geologici).
Abbiamo più volte trattato in questo studio del peso dell’attività estrattiva in
seno all’analisi e di quanto sia rilevante dal punto di vista della sostenibilità una
gestione oculata di questa risorsa basata su di un attento monitoraggio per evitare
un impoverimento sistematico del Capitale Naturale della zona.
2.7.2 L’indicatore di Densità di Flusso di EMergia
L’indicatore di Densità di Flusso di EMergia (ED) misura quanto la componente
antropica influisca sul livello di sostenibilità di un territorio: esso infatti mette in
relazione la domanda complessiva di EMergia con l’estensione del territorio e la
relativa pressione antropica. Infatti, il maggiore valore di densità di flusso di
EMergia si rileva in sostanza là dove è presente una maggiore concentrazione di
popolazione e/o di attività produttive che provocano una “accumulazione” di
EMergia per unità di territorio. Questo indicatore fornisce delle indicazioni molto
chiare in merito alla carrying capacity del sistema. In generale, la carrying
capacity indica il massimo “carico” (in termini di popolazione e consumi pro
capite) che può essere esercitato su un certo ambiente senza comprometterne
irreversibilmente l’integrità. La carrying capacity è un concetto sito-specifico e
suggerisce quale è la soglia massima di popolazione con i relativi consumi che non
è conveniente superare, una soglia rispetto alla quale è possibile valutare il regime
di sostenibilità o di insostenibilità di un sistema. In altre parole la superficie
diviene, in questo caso, il fattore limitante.
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32
In Provincia di Siena il valore della densità di flusso di EMergia 3,19x1012
sej/(m2 anno) è fra i più bassi fino ad oggi riscontrati nelle analisi che sono state
portate a termine.
Mentre l’indicatore di impatto ambientale misura lo stress esercitato su di un
territorio in termini di utilizzo e di ripartizione delle risorse in R, N e F,
l’indicatore della densità di flusso di EMergia tiene conto del tipo di modello di
sviluppo che persegue una realtà territoriale, contabilizzando gli effettivi consumi
di risorse indipendentemente dalla loro natura.
2.7.3 L’EMergia per persona
L’EMergia per persona esprime la distribuzione dell’EMergia totale in funzione
degli abitanti dell’area di riferimento. Questo indicatore, mettendo in relazione
l’assetto produttivo e sociale, con l’ammontare della popolazione, attribuisce agli
abitanti una “responsabilità” individuale in termini di consumo di risorse.
In letteratura si trova sovente la tendenza a definire tale valore come la
misura, in senso lato, della disponibilità di risorse della quale può godere ogni
individuo che abita un certo sistema. In realtà, la veridicità di tale affermazione è
relativa alla categoria e alla quantità di risorse che vengono consumate.
L’interpretazione del dato si basa appunto nella tipologia delle risorse
utilizzate: se un sistema si alimenta per gran parte di risorse rinnovabili,
utilizzandole in modo oculato e sostenibile, allora è legittimo pensare che la
disponibilità di esse si protrarrà per un periodo di tempo anche lungo. Qualora,
invece, come accade quando si studiano i sistemi territoriali, gli input che sono
necessari alla sopravvivenza del sistema sono per lo più di natura non rinnovabile,
allora non è detto che si potrà fare conto su di essi nel futuro. Il secondo caso, pur
presentando un’apparente ricchezza pro capite in termini EMergetici, è con buona
probabilità un caso di insostenibilità.
La valutazione dell’indicatore sia come disponibilità sia come consumo è
comunque strettamente legata alla densità di popolazione; infatti, un sistema con
una densità di popolazione abbastanza contenuta dovrebbe avere un valore
abbastanza elevato dell’EMergia per persona.
È in quest’ottica che deve essere spiegato il valore dell’EMergia per persona
della Provincia 4,70x1016sej/(ab anno) a conforto di quanto emerso dall’analisi
degli altri indicatori. E’ importante descrivere la composizione del flusso di
emergia che descrive la disponibilità o il consumo di risorse pro capite. Infatti, se
Analisi Emergetica
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le risorse che alimentano il sistema sono principalmente di tipo rinnovabile, allora
l’indicatore EMergia per persona mostrerà la disponibilità di risorse per persona.
Viceversa rappresenterà il consumo pro capite, se le risorse saranno
principalmente di tipo non rinnovabile.
Questo risultato va dunque letto in congiunzione con i precedenti indicatori.
Nel caso della Provincia di Siena, il valore del rapporto EMergia su persona indica
una relativa maggiore disponibilità di risorse naturali, visto che sia l’ELR sia l’ED
presentano valori bassi.
2.7.4 Il rapporto di Investimento EMergetico
Questo indicatore rappresenta una misura dell’equilibrio con il quale le
categorie di risorse sono utilizzate nel sistema.
L’indicatore esamina il grado di dipendenza da altri sistemi e viene esplicitato
dall’Investimento EMergetico (EMergy Investment Ratio – EIR), che, in senso lato,
può essere considerato un indicatore economico. Esso rappresenta il rapporto tra
le risorse acquisite dall’esterno del sistema e quelle locali provenienti
dall’ambiente, sia rinnovabili sia non rinnovabili. In questo caso si parla di
“investimento” perché l’indicatore quantifica l’EMergia che deve essere acquistata
(dal momento che, per importare risorse, bisogna far ricorso al mercato) per poter
sfruttare ogni unità di EMergia locale. Se il valore dell’indicatore è troppo alto,
significa che si sta importando molto dal di fuori del sistema per poter sfruttare
poche risorse interne. È facile supporre che le Regioni maggiormente dedite
all’industria abbiano valori rilevanti di investimento EMergetico, dato l’elevato
ammontare di importazioni necessario.
Questo non è il caso della Provincia di Siena, dove le importazioni dal sistema
esterno (F1+F2) raggiungono il 43% del totale dell’EMergia. A Siena, infatti, il
rapporto di investimento EMergetico presenta un valore di 0,77 e questo deriva dal
fatto che ad un basso valore dell’import viene contrapposto un valore maggiore di
risorse locali sfruttate. Il tessuto economico produttivo della Provincia di Siena si
sostiene principalmente sui servizi, su un’agricoltura e un artigianato di qualità e
su una fiorente industria del turismo culturale e naturalistico alimentata dalla
bellezza del territorio e dalle ricchezze storico-artistiche.
In generale, dal momento che il problema della sostenibilità è un problema
globale, acquistare risorse non rinnovabili dall’esterno significa semplicemente
trasferire spazialmente i problemi di pressione antropica sull’ambiente. Ciò vuol
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
34
dire che qualora il sistema esportatore avesse dei problemi di esaurimento di
risorse, di inquinamento etc., l’importatore di quelle risorse vedrebbe
pregiudicata la propria possibilità di sviluppo. Questo è il significato di dipendenza
dall’esterno che il rapporto di investimento EMergetico mette in evidenza.
2.7.5 EMergia/PIL
L’indicatore EMergia/P.I.L. è il rapporto tra l’EMergia totale utilizzata nel
sistema territoriale, in un anno, e il prodotto interno lordo realizzato nello stesso
anno. Questo indicatore correla il consumo di risorse alla produzione di ricchezza
di un territorio; un basso valore può quindi essere attribuibile ad un basso consumo
di risorse rispetto alla ricchezza prodotta.
Il valore di questo indicatore per la Provincia di Siena è pari a 2,16x1012sej/€.
Con questo indicatore si sottolinea quindi come l’aspetto ambientale e quello
economico risultino complementari nel disegno di uno sviluppo sostenibile.
Uno spunto di riflessione interessante è offerto da questo rapporto in quanto
permette di trasformare un determinato flusso EMergetico in termini economici.
Questo aspetto non è affatto da sottovalutare considerato che l’analisi EMergetica
non tiene conto solo dell’energia o del lavoro necessario per estrarre una risorsa
dall’ambiente ma anche del valore intrinseco della risorsa stessa nei termini del
costo ambientale che la Natura ha sostenuto per renderla disponibile. Quindi, se
trasformiamo con questo artificio il flusso EMergetico in denaro siamo in grado di
attribuire un “valore economico” alla risorsa naturale. Cerchiamo cioè di
rispondere alla domanda: se trattiamo un bene ambientale alla stregua di un bene
prodotto dall’uomo, questo sarà il suo valore?
Ad esempio: se moltiplichiamo il valore EMergetico dei materiali estratti per
l’inverso del rapporto EMergia su PIL otteniamo un valore in denaro, che
rappresenta il corrispettivo valore dei materiali estratti (tabella 2.2).
Poiché tale valore risulta nettamente superiore ai prezzi di mercato del settore
estrattivo siamo di fronte ad una situazione in cui il sistema si sta privando di una
risorsa di un certo valore (comprensivo del valore intrinseco) avendo come
corrispettivo da parte del mercato (come contropartita economica) un ammontare
inferiore che non potrà mai remunerare il costo ambientale sostenuto
gratuitamente dalla Natura per renderla disponibile.
Analisi Emergetica
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35
Tabella 2.2 Flussi Emergetici e valore monetario EMergetico dell’attività estrattiva della Provincia
di Siena
Input Quantità unità Transformity Rif. Emergia (seJ/anno) €
Materiali da Estrazione
Industriali, argille e leganti 1,16E+12 g 1,68E+09 [11] 1,95E+21 € 903.970.046
Inerti per industria costruzioni 1,65E+12 g 1,68E+09 [11] 2,77E+21 € 1.285.819.462
Ornamentali 4,75E+11 g 2,44E+09 [11] 1,16E+21 € 537.613.549totale 5,88E+21 € 2.727.403.057
Ciò non vuol dire che il valore trovato può essere assunto come prezzo da
praticare sul mercato. Si tratta di un metodo che, coerentemente con la filosofia
dell’analisi EMergetica, mira a determinare il valore, non necessariamente
economico, dei beni, indipendentemente dal loro passaggio attraverso il mercato.
In questo caso l’eventuale sistema importatore sta beneficiando dei servizi
gratuiti offerti dalla Natura a scapito del territorio dal quale la risorsa è prelevata.
2.8 Discussione: La Provincia di Siena nel 1999 e nel 2003
Un modo di determinare lo stato di salute della Provincia di Siena è quello di
confrontare i flussi e gli indicatori EMergetici del 1999 con quelli del 2003. Gli
indicatori sono legati alle caratteristiche del sistema. Nell’analisi in questione le
variazioni degli indicatori sono riportate in maniera riassuntiva nella Tabella 2.3.
Le variazioni dei flussi EMergetici principali hanno subito variazioni importanti.
Questo paragrafo ci aiuterà a rispondere ad alcune domande in merito alla salute
del sistema territoriale senese. Qual è il livello di investimento economico in
relazione alle risorse naturali ed ambientali che il territorio della Provincia di
Siena mette a disposizione? Qual è la ricchezza reale netta che la Provincia è
riuscita a creare nell’intervallo di tempo considerato? Qual è la causa più
importante che ha determinato sperequazioni nello sfruttamento di beni e servizi
e di risorse naturali? Quali sono le possibili soluzioni? Quanto è autosufficiente e
come è cambiato il livello di autosufficienza della Provincia in relazione all’uso ed
allo sfruttamento di risorse rinnovabili e non rinnovabili locali?
Il bilancio Import-Export dei flussi EMergetici mostra la relazione di dipendenza
dall’esterno del territorio provinciale rispetto a tutte le altre realtà provinciali. I
dati oggetto di analisi presentano delle approssimazioni. Queste sono dovute ad
alcuni cambiamenti, apportati dall’ISTAT e da altri organismi, nel modo di
raccogliere i dati, che provocano vari problemi anche ai database necessari per
Analisi Emergetica
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36
l’Analisi EMergetica. I dati relativi alle singole voci dell’Import e dell’Export sono
contabilizzati soltanto in Euro, mentre fino al 1999 erano computati anche in
quantità fisiche. Per la nostra analisi siamo stati costretti a convertire i flussi
dall’unità di conto a quantità fisiche utilizzando i prezzi medi a livello nazionale.
Questo comporta ovviamente una minore precisione nel risultato finale, in quanto
si usano stime a loro volta imprecise. Inoltre prezzi medi nazionali sono solo
parzialmente significativi perché non evidenziano le caratteristiche di territorialità
del singolo mercato, soprattutto per quanto riguarda i mercati delle produzioni
tipiche (beni alimentari, attività estrattive, attività manifatturiera, etc.).
Sottolineiamo a questo proposito l’importanza della raccolta di dati per
perseguire politiche di sostenibilità: il primo e fondamentale passo nella direzione
della sostenibilità è la conoscenza del sistema. Se su di esso le informazioni sono
scarse ed imprecise il compito degli amministratori diventa ancora più difficile. Le
scelte dell’ISTAT (dovute sicuramente a motivi di economicità) vanno esattamente
nella direzione opposta a quella auspicata.
Il flusso totale delle esportazioni è aumentato visibilmente rendendo meno
dipendente la Provincia di Siena dall’esterno. Questo risultato è dipeso fortemente
dall’aumento esponenziale delle esportazioni di minerali non metalliferi. Il danno
ambientale derivante dalle lavorazioni di estrazione di materiali di cava così come
i benefici che travalicano le leggi di mercato non sono valutati in questo studio,
ma questo può essere un possibile spunto di riflessione per il futuro. L’aumento
dell’autosufficienza nello scambio di ricchezza reale (EMergy) è di particolare
interesse per la società perché determina un aumento del benessere per i sistemi
ambientali ed economici del territorio.
Analisi Emergetica
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Tabella 2.3 Variazione dei flussi e degli indicatori EMergetici della Provincia di Siena tra il 1999
ed il 2003
FLUSSO O INDICE EMERGETICO Espressione Unità di misuraProvincia di Siena
1999Provincia di Siena
2003
fonti energia locale rinnovabile R x1018 sej/anno 830,44 883,54fonti energia locale non rinnovabile N x1018 sej/anno 5982,51 5989,41fonti locali L=R+N x1018 sej/anno 6812,95 6872,95fonti energia importata F1 x1018 sej/anno 1685,02 1523,22Importato Commercio F2 x1018 sej/anno 1180,00 3777,12Importato Totale F=F1+F2 x1018 sej/anno 2865,02 5300,33Totale usato all'interno del sistema U=R+N+F x1018 sej/anno 9677,97 12173,28Esportato E x1018 sej/anno 714,68 3215,63Esportato/Importato E/F 0,25 0,61Importato-Esportato F-E x1018 sej/anno 2150,34 2084,71Frazione EMergy rinnovabile sul Totale R/U 0,09 0,07Frazione EMergy importata sul Totale F/U 0,30 0,44ELR (N+F)/R 10,65 12,78ED U/m2 sej/anno 2,53E+12 3,19E+12EIR F/(N+R) 0,42 0,77EM/persona U/abitanti sej/anno 3,83E+16 4,70E+16Frazione Elettricità1/Totale EMergy El.1/U 0,038 0,034Frazione Elettricità prodotta2/Totale Emergy El.2/U 0,030 0,029Emergy dei combustibili usati per persona combus./pop. x1018 sej/anno 0,006 0,006EMergy/PIL U/€ sej/€ 2,15E+12 2,16E+12Popolazione Totale Provincia n° di persone 252972 258821Area Totale Provincia Km2 3821 3821
1 per Elettricità si intende il totale dei consumi provinciali
2 l'Elettricità prodotta è quella corrispondente al voce 8 della Tab. A
La Provincia presenta un basso rapporto di investimento EMergetico ed un alto
livello di sfruttamento delle risorse ambientali. Questo mostra come ci sia un forte
sfruttamento delle risorse non rinnovabili locali. La crescente degradazione di
queste risorse è legata ad una gestione economica passata e presente non molto
oculata da parte degli operatori del settore. Il cambiamento è stato dovuto
principalmente ad un sostanziale aumento del flusso di beni di importazione dal
commercio. Il flusso relativo a questa voce è raddoppiato, segno di un graduale
spostamento del baricentro della provincia verso una più marcata dipendenza dalle
risorse non rinnovabili importate dall’esterno. Infatti gli indicatori segnano un
lieve aumento a conferma di quanto detto precedentemente.
Il rapporto EMergy/PIL per il territorio senese è leggermente aumentato.
Questa forte variazione è riconducibile da un lato, alle recenti polemiche sulla
stagnazione economica di tutta “l’area Euro” che ha creato dei fenomeni recessivi
e che hanno visto come maggiore protagonista la variazione percentuale del PIL;
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
38
dall’altro lato, si è verificata una graduale ascesa del flusso emergetico totale che
alimenta il territorio provinciale.
Le motivazioni di questo risultato possono essere ricondotte ai seguenti fattori:
• il settore primario è caratterizzato da un’attività agricola e agro-alimentare
non intensiva (a bassa EMergia), ma che deve incoraggiare la produzione mediante
l’uso di risorse rinnovabili, salvaguardando il territorio rurale ed il paesaggio;
• l’industria e la manifattura non costituiscono la base fondamentale sulla
quale poggia il sistema socio-economico provinciale, ma è necessario promuovere
costantemente il miglioramento della qualità dei prodotti e dei processi produttivi;
• entrambi questi settori fanno leva sulla produzione di beni di estrema qualità
(riconosciuti a livello nazionale ed internazionale) e portatori di un alto valore
aggiunto (si pensi alla produzione del cristallo e del vino);
• l’economia senese è connotata da un dinamico settore terziario e
contemporaneamente da un sistema ricettivo che consente di ospitare flussi
turistici in costante aumento negli ultimi anni cercando di orientare la politica in
questo settore verso la prevenzione nei confronti di fenomeni che potrebbero
avere effetti devastanti per il territorio senese e per il suo Capitale Naturale.
2.8.1 La gestione dell’attività estrattiva nella Provincia di Siena:
una prospettiva di sostenibilità.
Nella nostra provincia, il tema delle attività di cava ha costituito in questi
ultimi anni un terreno conteso. Al fondo di un così aspro confronto vi sono due
esigenze – entrambe legittime, pur se non sullo stesso piano di rilevanza- che
hanno profonde radici nella società odierna: la prima esigenza è quella di avere a
prezzi non elevati i materiali di base per costruire abitazioni, capannoni, strade,
edifici commerciali e di servizio; la seconda esigenza, che si fa strada molto più
lentamente, è relativa alla salvaguardia del territorio e del paesaggio. Queste due
esigenze sicuramente in contrasto hanno visto il prevalere della prima per ovvi
motivi economici dovuti ad una crescente avidità delle casse statali nei confronti
delle amministrazioni locali che hanno dovuto orientare e differenziare parte dei
loro interessi economici verso quelle attività ad alto valore aggiunto, come quella
estrattiva.
L’analisi EMergetica della Provincia di Siena e l’interpretazione dei valori
ottenuti, in particolare gli indici di impatto ambientale (ELR = 12,78) e della
densità di flusso di Emergia - ED = 3,19x1012sej/(m
2 anno), mettono in evidenza il
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
39
ruolo che giocano le risorse locali non rinnovabili e in particolare la voce
“materiali da estrazione”, considerato che essa rappresenta circa il 98% della
categoria N.
È evidente lo squilibrio (in termini EMergetici) fra l’utilizzo di materiali di cava
e le altre categorie di risorse. Se, da un lato, il fatto che si tratti di risorse locali
implica un minore grado di dipendenza dall’esterno, dall’altro, trattandosi di
risorse non rinnovabili, si rende necessario un attento monitoraggio e un’oculata
gestione dell’attività di estrazione, affinché questo settore non provochi un
impoverimento sistematico del Capitale Naturale della zona.
Dal 1999 ad oggi i dati relativi all’attività estrattiva non hanno subito nessun
aggiornamento. La competenza nella rendicontazione dei consumi di risorse
minerarie spetta ai singoli Comuni in virtù degli Accordi di Programma presi con la
Regione. L’interesse che riveste quest’attività da un punto di vista politico è
scarsa. Per questo non esiste, a tutt’oggi, un dato aggiornato e significativo del
prelievo di materiale di cava. Visto la particolare importanza che riveste
quest’attività sia da un punto di vista economico, ma soprattutto da un punto di
vista ambientale, bisognerebbe monitorare il prelievo di questi materiali. È
assolutamente necessario per la Provincia di Siena, che persegue un sentiero di
sostenibilità intrapreso da diversi anni, tenere una contabilità accurata
dell’attività estrattiva. Se si vogliono privilegiare i principi che stanno alla base
dello Sviluppo Sostenibile è necessario rendere conto del prelievo di materiali di
origine minerarie in contrapposizione alla capacità della Natura di rigenerarli.
L’attenzione richiesta dal settore estrattivo è legata a un doppio aspetto,
implicito nella sua non rinnovabilità: innanzitutto la discrepanza fra i ritmi del
prelievo e i ritmi di rigenerazione dei cicli naturali; in secondo luogo, le modifiche
apportate dall’attività estrattiva al sistema sono spesso irreversibili e possono
produrre delle conseguenze, anche nel lungo periodo, difficili da prevedere e da
controllare. Le attività minerarie possono anche compromettere l’esistenza di
interi ecosistemi o la permanenza in loco di alcune specie viventi a causa della
produzione di rifiuti o scarti tossici.
Se, da un lato, è impossibile non rilevare tale situazione, dall’altro è anche
necessario dire che il materiale estratto rappresenta una ricchezza propria del
territorio, oltre che fonte di reddito e occupazione. Inoltre alcuni materiali
estratti sono risorse di particolare pregio o di grande qualità, risorse specifiche ed
esclusive di una zona, che permettono di identificarla fra tante (ad esempio,
marmo giallo e travertino).
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
40
Per una gestione sostenibile dell’attività estrattiva occorre innanzitutto ridurre
gradualmente le quantità estratte nell’unità di tempo, cercando di riconvertire le
attività verso prodotti in cui gli elementi caratterizzanti siano qualità più che
quantità e valore aggiunto da lavorazioni artigianali e specialistiche. Nello stesso
tempo, per la sostenibilità del sistema, è opportuno attivare processi per
differenziare l’economia locale e indirizzare gradualmente le nuove generazioni
verso occupazioni alternative all’attività di estrazione.
Fa al caso la regola di “quasi sostenibilità” di Herman Daly di cui si è
ampiamente trattato nei vari Report. È ovvio che sfruttare il non rinnovabile vuol
dire utilizzare input a una velocità superiore alla capacità della Natura di
rigenerarli, tuttavia è necessario trovare una modalità che permetta di ridurre lo
sfruttamento della risorsa non rinnovabile attraverso la creazione di sostituti
rinnovabili. Nel caso specifico, potrebbero essere incentivati, ad esempio, processi
di sviluppo basati su tecnologie del recupero e riutilizzo dei materiali di scarto,
sulla riconversione paesaggistica delle cave e delle miniere dismesse, nonché sul
ripristino delle funzioni naturali intaccate dalle attività per prevenire il territorio
da rischi idrogeologici.
Hans Christoph Binswanger (1998) sostiene che il fatto di ridurre l’input di
risorse che alimentano un sistema potrebbe essere in fondo più economico ed
ecologicamente più efficace rispetto a dover riparare i danni ambientali dovuti al
sovrasfruttamento o alle conseguenze di esso. Allo stesso modo, potrebbe essere
più utile risparmiare le risorse scarse e l’energia piuttosto che cercarne dei
sostituti.
Avendo a disposizione un deposito (giacimento) di una risorsa non rinnovabile e
dato un certo livello di consumo attuale, esiste, secondo Binswanger, il modo di
sfruttare quella risorsa per un tempo indefinito proprio riducendo di periodo in
periodo l’estrazione.
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
41
Figura 2.4 - Sentieri di esaurimento delle risorse per differenti tassi di consumo annuale.
La Figura 2.4 mostra che, date le condizioni iniziali (disponibilità di risorse
1000 volte maggiore rispetto al prelievo annuo), una riduzione dei consumi pari
allo 0,1% all’anno permetterebbe una disponibilità della risorsa per un tempo
indefinito. Nel caso in cui anche una piccola ma stabile riduzione percentuale del
consumo della risorsa possa essere sufficiente per far sì che il tempo di vita del
giacimento si ampli notevolmente, è pur sempre necessario un ingente sforzo a
livello politico affinché si consolidi un nuovo modello produttivo che preveda un
uso meno intensivo di materia ed energia. In questo senso gli strumenti principali
da utilizzare sono la tecnologia, atta a migliorare l’efficienza e le performance in
fase di trasformazione della materia grezza e di produzione di rifiuti, e la politica
fiscale, atta a direzionare gli investimenti in questo senso.
2.8.2 Investire nel Capitale Naturale: le risorse rinnovabili
Le difficoltà di rispondere ai problemi sociali e geopolitici, al degrado
ambientale, locale e globale, alla limitatezza delle scorte e all’aumento del costo
dei combustibili fossili rilanciano la questione energetica che è un problema
cruciale dell’umanità. La forza di chi insiste per un cambiamento di strategia
energetica è nella debolezza e nei limiti del modello attuale. Una delle più grandi
sfide oggi consiste nel dar vita ad un modello energetico sostenibile da un punto di
vista sociale, economico e ambientale. Occorre passare da quello attuale, basato
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
42
su fonti d’energia inquinanti, esauribili e incerte per natura, perché legate a
risorse limitate e geopoliticamente mal distribuite, a uno nel quale l’energia,
svincolata da questo contratto a termine con la natura, viene ricavata da processi
e risorse che la leghino a fonti rinnovabili e pulite, non inquinanti e abbondanti
che non si esauriscano o possano essere ripristinate grazie a processi naturali.
Inoltre è ormai opinione diffusa e consolidata nel mondo scientifico
contemporaneo che il pianeta non è in grado di sostenere gli usi energetici
dell’uomo. Sia perché le risorse energetiche (principalmente fonti fossili) sono in
via di esaurimento in un orizzonte temporale breve ed inoltre perché l'effetto
serra generato dallo loro combustione influisce negativamente sui cicli bio-
geochimici del pianeta. I sistemi antropici consumano sempre più energia e
importano sempre più prodotti energetici. La produzione è insufficiente a coprire
il fabbisogno energetico e la dipendenza energetica dall’esterno è in continua
crescita.
L’aumento brutale dei prezzi petroliferi che potrebbe intralciare la ripresa
dell’economia a livello macroeconomico a seguito della triplicazione del prezzo
del greggio, registrata dal marzo 1999, rivela una volta di più le debolezze
strutturali dell’approvvigionamento energetico, ossia il crescente tasso di
dipendenza energetica, il ruolo determinante del petrolio per i prezzi dell’energia
e i risultati deludenti delle politiche di controllo del consumo. La dipendenza si
riflette in tutti i settori dell’economia. I trasporti, il settore domestico e
l’elettricità dipendono fortemente dagli idrocarburi e sono alla mercé delle
variazioni erratiche dei prezzi internazionali. Le conseguenze della dipendenza
sono importanti in termini economici.
La strategia a lungo termine di sicurezza dell’approvvigionamento energetico
deve mirare a garantire, per il benessere dei cittadini e il buon funzionamento
dell’economia, la disponibilità fisica e continua dei prodotti energetici sul mercato
ad un prezzo accessibile a tutti i consumatori (privati e industriali) nel rispetto
dell’ambiente e nella prospettiva dello sviluppo sostenibile. La sicurezza
dell’approvvigionamento non mira a massimizzare l’autonomia energetica o a
minimizzare la dipendenza bensì a ridurre i rischi legati a quest’ultima. Fra gli
obiettivi da perseguire figurano l’equilibrio e la diversificazione delle diverse fonti
di approvvigionamento (per prodotti e per regioni geografiche). E’ quindi
necessario sviluppare l’utilizzo di risorse alternative di tipo rinnovabile. Una delle
possibili opzioni è rappresentata dalla risorsa geotermica.
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
43
Parlando di geotermia è relativamente semplice rispettare il primo principio
della sostenibilità, in virtù del fatto che gli impianti attualmente operativi
sfruttano il vapore geotermico rispettando i cicli della Natura; pur restando il
problema dell’esaurimento delle acque. Mentre risulta più complicato rispettare il
secondo. Infatti la produzione di energia elettrica da geotermico, in assenza di
procedure di gestione e controllo opportune, può provocare emissioni di inquinanti
o dissesti geologici di natura spesso irreversibile e, in alcuni casi, reazioni di
rigetto da parte delle comunità locali interessate.
Si evince che l’energia rinnovabile prodotta dal geotermico non deve essere
l’unica promossa per far fronte al fabbisogno energetico. E’ importante cercare di
trovare quante più alternative di origine rinnovabili possibili per rendere
operativamente più efficiente il sistema energetico di un territorio.
Oggi bisogna far fronte a nuove sfide caratteristiche di un periodo di profonda
transizione dell’economia mondiale. Nel prossimo decennio gli investimenti
energetici di sostituzione e in risposta al crescente fabbisogno energetico
imporranno alle economie europee di operare arbitrati tra i prodotti energetici che
condizioneranno, a causa dell’inerzia dei sistemi energetici, i prossimi 30 anni.
Le scelte energetiche sono condizionate dal contesto mondiale, e dal nuovo
quadro di riferimento del mercato dell’energia: la liberalizzazione del settore e le
preoccupazioni ambientali.
Questo obiettivo comporta un impegno colossale. Il successo sarà possibile se si
interverrà radicalmente sul modello di sviluppo, sulle abitudini e sui
comportamenti con la massima razionalizzazione della domanda e dell’offerta
(esigenze e abitudini dei consumatori, risparmio energetico, maggiore efficienza e
integrazione dei sistemi) e dell’intero ciclo energetico (produzione,
trasformazione, distribuzione e utilizzo), con diversificazioni delle fonti e dei
vettori (massimo uso di rinnovabili e vettori ecocompatibili) e una forte
decentralizzazione della produzione. Per il conseguimento di questi obiettivi sono
necessari una nuova cultura dell’uso razionale, del risparmio e del non-spreco con
una razionalizzazione dei comportamenti e delle infrastrutture. Ma le soluzioni
impiantistiche e tecnologiche innovative sono altrettanto indispensabili. Nel
ricercare ogni volta la soluzione più appropriata s’impone il ricorso alle risorse
solari.
Analisi Emergetica
SPIN-ECO
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2.9 Considerazioni finali
L’elaborazione della contabilità EMergetica per la Provincia di Siena ci dà
informazioni quantitative comparabili per giudicare le condizioni economiche ed
ambientali del territorio e ci aiuta a rispondere alle domande più frequenti
relative alla gestione sostenibile di un sistema territoriale. Come abbiamo visto
l’analisi e la discussione degli indici EMergetici ci aiuta a capire la condizione
attuale del territorio e come i policy makers devono orientarsi per migliorare la
qualità della vita ed il benessere della comunità locale. Se il metodo di contabilità
EMergetico continuerà a svilupparsi e diventerà generalmente accettato all’interno
delle Amministrazioni pubbliche, potrà ritagliarsi una parte importante fra gli
strumenti generalmente utilizzati per i governi del territorio locale. Questa
metodologia è relativamente nuova, ma possiede un grande potenziale come
strumento per soccorrere le politiche di protezione e salvaguardia ambientale. È
indispensabile però che i dati necessari per lo svolgimento dell’analisi siano
accuratamente raccolti. Il peggioramento della qualità dei dati, fra il 1999 e il
2003, ad esempio, rende i risultati dell’ultima analisi meno affidabili e precisi.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
45
3 L’Impronta Ecologica
Lo scopo della ricerca presentata in questa sezione è monitorare la situazione
ambientale della Provincia di Siena, attraverso l’aggiornamento dell’analisi
dell’Impronta Ecologica (Ecological Footprint Analysis, EFA) all’anno 2003 ed il
confronto con il precedente studio, incluso nella prima parte del progetto SPIn-
Eco, relativo all’anno 1999.
Il calcolo della serie storica dei parametri dell’Ecological Footprint Analysis
permette di analizzare e monitorare la pressione che la popolazione locale esercita
sul proprio territorio nel tempo, attraverso degli indicatori sintetici. Questi
indicatori si sono rivelati importanti strumenti di supporto ai decision makers, in
fase di programmazione e pianificazione di politiche territoriali che rispondano in
pieno ai principi della sostenibilità.
Nella prima parte di questo lavoro vengono richiamate le principali definizioni e
le caratteristiche essenziali della metodologia, con particolare attenzione agli
sviluppi che la stessa ha avuto negli ultimi anni, grazie alla costante opera di
ricerca e perfezionamento perseguita dai vari ricercatori, ed in particolare dal
Global Footprint Network (paragrafi 3.1 e 3.2).
La seconda sezione è dedicata alla descrizione dell’approccio adottato ed alle
variazioni metodologiche rispetto al precedente studio, datato 1999. Come avremo
modo di verificare nelle pagine successive (paragrafo 3.3), per poter operare un
confronto omogeneo tra i valori 1999 e 2003, è stato necessario ricalcolare i valori
del 1999 sulla base di tali variazioni.
Nel paragrafo 3.4 viene proposta e commentata in dettaglio l’EFA della
Provincia di Siena relativa all’anno 2003; per arricchire il bagaglio di informazioni a
disposizione, è stato inoltre proposto un confronto con altre realtà provinciali
italiane.
Infine viene introdotta, per la prima volta, l’analisi nel tempo della Biocapacità
provinciale (ossia l’offerta locale di risorse e servizi ecologici), eseguita in maniera
disaggregata, considerando il contributo delle varie categorie di territorio (vedi
paragrafo 3.6). Tale analisi evidenzia la natura e le conseguenze delle attività che
hanno avuto luogo sul territorio senese, negli ultimi settanta anni circa, fornendo
un quadro della gestione locale del Capitale Naturale che va ad integrare le
informazioni fornite dalla tradizionale analisi dell’Impronta Ecologica.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
46
3.1 L’Impronta Ecologica in breve
L’Ecological Footprint Analysis (EFA) è una metodologia di analisi ambientale,
in grado di valutare il peso dell’uomo sui sistemi naturali, attraverso il calcolo di
due specifici indicatori: l’Impronta Ecologica e la Biocapacità. L’Impronta Ecologica
(dall’inglese Ecological Footprint, EF), di una data popolazione viene definita come
l’area totale di ecosistemi biologicamente produttivi, terrestri ed acquatici, che è
richiesta per produrre, in maniera sostenibile, tutte le risorse che quella
popolazione umana (un individuo, una famiglia, una nazione od il mondo intero)
consuma e per assimilare, sempre in modo sostenibile, i rifiuti e gli scarti che la
popolazione stessa produce, considerando l’attuale livello tecnologico e le pratiche
agricole e forestali dominanti. L’unità di misura di questo indicatore è l’ettaro
globale (dall’inglese global hectar, gha) il quale indica un ettaro di terreno con una
produttività pari alla produttività media mondiale (Rees, 1992 e Wackernagel,
1996).
L’Impronta Ecologica è un valido indicatore di sostenibilità capace di valutare il
carico antropico generato dal cittadino medio, sulla base del proprio stile di vita,
prendendo in considerazione il consumo di generi alimentari, di energia elettrica e
combustibili, lo smaltimento dei rifiuti, degli scarti e delle emissioni, prodotte dai
vari consumi e l’occupazione di territorio per l’allocazione di infrastrutture,
impianti, abitazioni, etc. In questo senso l’EFA è uno strumento in grado di
assegnare un “valore ambientale” ad ogni risorsa consumata o ad ogni rifiuto
prodotto, quantificando il territorio ecologicamente produttivo che è necessario
per rendere fruibile quel bene o per assorbire lo scarto prodotto dall’uomo. Come
si percepisce, il punto di vista è fortemente antropocentrico: ciò che viene preso in
considerazione è la produttività che l’uomo può sfruttare per le proprie attività e
quindi, per i propri consumi, ossia, la produttività “utile”.
Una parte integrante dell’applicazione di questa metodologia e delle analisi di
sostenibilità di un sistema territoriale, è rappresentata dal calcolo della
Biocapacità. “La Biocapacità misura l’offerta di bioproduttività, ovvero la
produzione biologica di una data area. Essa è data dalla produzione aggregata dei
diversi ecosistemi appartenenti all’area designata, che vanno dalle terre arabili ai
pascoli alle foreste ed alle aree marine produttive e comprende, in parte, aree
edificate o in degrado. La Biocapacità non dipende dalle sole condizioni naturali,
ma anche dalle pratiche agricole e forestali dominanti” (Lewan, 2001).
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
47
L’indicatore Impronta Ecologica acquista un particolare significato qualora lo si
adoperi come strumento di confronto nelle analisi comparative, in special modo se
confrontato con la disponibilità di risorse e servizi forniti dalla Natura, ovvero, con
la Biocapacità. Ogni famiglia, impresa o governo, economicamente responsabile,
compie ogni anno un bilancio delle spese e delle entrate; allo stesso modo, per
proteggere il Capitale Naturale, un’Amministrazione ecologicamente responsabile,
è chiamata ogni anno a stilare un bilancio ecologico tra la domanda, da parte
dell’uomo, di risorse e servizi naturali e, la loro offerta da parte della Natura.
La metodologia dell’Impronta Ecologica stima i consumi dell’uomo (la domanda
umana di risorse) e può aiutarci a ridurre tali consumi ed evitare la “bancarotta
ecologica”, attraverso il confronto con la Biocapacità. La metodologia classica
dell’Impronta Ecologica propone un vero e proprio bilancio ecologico, stilato a vari
livelli di indagine, dal globale al locale, sottraendo all’offerta di superficie
ecologica (la Biocapacità), la domanda di tale superficie (l’Impronta Ecologica), da
parte dalla popolazione in esame.
Questa metodologia è quindi capace di valutare la differenza che intercorre tra
i tempi storici del consumo umano di risorse e della produzione di rifiuti ed i tempi
biologici della Natura, ovvero, della capacità della biosfera di produrre risorse e di
assorbire scarti e rifiuti (Tiezzi, 1984).
3.2 Variazioni metodologiche
In questo paragrafo viene presentato l’aggiornamento della metodologia
dell’Ecological Footprint Analysis, utilizzato sia per ricalcolare i valori della
Provincia di Siena nell’anno 1999, sia per il nuovo calcolo, relativo all’anno 2003.
Occorre prima di tutto ricordare che per calcolare il valore dell’Impronta
Ecologica di una determinata popolazione si esegue una procedura a step,
caratterizzata dall’utilizzo di:
fattori di conversione, necessari per convertire il bene (o servizio) consumato,
o il rifiuto prodotto, nel territorio necessario, direttamente o indirettamente,
per produrre quel bene (o servizio) o per assorbire il rifiuto;
fattori di equivalenza, necessari per mettere in relazione la produttività della
biomassa primaria media dei diversi tipi di terreno, con la produttività primaria
media globale, in un determinato anno;
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
48
fattori di rendimento, capaci di mettere in relazione la produttività di una
determinata categoria di territorio (ad esempio il terreno agricolo) all’interno
di una data nazione, con la produttività della stessa categoria di territorio a
livello globale.
Questi fattori permettono di omogeneizzare tra loro tutti gli input considerati,
consentendo così di sommare tra loro tali contributi e di arrivare ad un valore
sintetico finale (la superficie equivalente) indicativo del livello di
“sostenibilità/insostenibilità” della regione considerata. Occorre inoltre
sottolineare che il valore che si ricava da tale procedura rappresenta una stima per
difetto della reale appropriazione di terreno bioproduttivo, a causa del numero
limitato di categorie di consumo considerate e, dei parametri presi in
considerazione.
Ecco quindi che la scelta dei fattori da utilizzare ricopre un ruolo fondamentale
nell’applicazione dell’Ecological Footprint Analysis ad un qualsiasi sistema
territoriale.
Il precedente studio dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena, faceva
riferimento alla situazione ambientale della Provincia nell’anno 1999. Per il
suddetto studio erano stati utilizzati tutti i fattori all’epoca più aggiornati, nello
specifico, i fattori di equivalenza e quelli di rendimento pubblicati nel Living
Planet Report 2000 (UNEP-WCMC, WWF, 2000) ed i fattori di conversione presenti
nella matrice di calcolo “Assess your Household’s Ecological Footprint” v. 2.0
realizzata da M. Wackernagel assieme ai suoi collaboratori e disponibile on-line
(Wackernagel, 2000).
A causa della sua recente formulazione, l’Ecological Footprint Analysis è però
una metodologia estremamente dinamica ed in costante evoluzione. Ciò si riflette
nel costante aggiornamento dei suddetti fattori, resi disponibili attraverso la
pubblicazione di un recente report edito a cura del WWF, il Living Planet Report
2002 (UNEP-WCMC, WWF, 2002) e la creazione, da parte dello stesso gruppo di
ricerca di M. Wackernagel, di una nuova e più aggiornata matrice di calcolo
denominata “Household Ecological Footprint Calculator” v. 3.2 (Wackernagel,
2003).
I fattori di equivalenza di cui fa uso la metodologia dell’EFA, sono uguali e
costanti per tutte le nazioni ma variano di anno in anno, mentre, i fattori di
rendimento sono specifici per ogni nazione e per ogni anno; questo è dovuto al
fatto che la produttività biologica dei terreni varia in base al tempo ed alla
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
49
collocazione geografica del terreno in esame. I progressi tecnologici possono infatti
alterare, in maniera più o meno significativa, la produttività dei terreni o
l’efficienza con la quale le risorse vengono utilizzate per produrre beni e servizi,
rendendo necessario un aggiornamento annuale dei fattori. Inoltre, nel corso degli
anni, la metodologia dell’Impronta Ecologica è stata notevolmente perfezionata,
ne sono un esempio le superfici marine e gli ecosistemi acquatici in generale. Nella
sua formulazione iniziale (Wackernagel, 1996) la metodologia di calcolo
dell’Impronta Ecologica non considerava affatto tali superfici; un successivo lavoro
firmato da Nicky Chambers e collaboratori (Chambers et al., 2000) calcolava il
consumo di pesce in termini di area equivalente, necessaria alla produzione di
un’uguale quantità di carni bianche, portando a definire questo prodotto come
“pollo di mare”. Infine, nel 2002 la metodologia è stata ulteriormente aggiornata
(Wackernagel et al., 2002a e 2002b), includendo nel calcolo il livello trofico del
pescato; in questo modo l’Impronta Ecologica, prima proporzionale al solo peso del
pescato (aspetto quantitativo), dipende adesso anche dal livello trofico (aspetto
qualitativo), con conseguente variazione dei fattori di equivalenza e rendimento
relativi a questa categoria di territorio (Tabella 3.1).
Tabella 3.1: Fattori di equivalenza e di rendimento, Fonte Living Planet Report, 2000 e 2002.
2000 2002 Fattore di
Equivalenza(gha/ha)
Fattore di Rendimento
-
Fattore di Equivalenza
(gha/ha)
Fattore di Rendimento
-Terreno agricolo 3,16 1,89 2,17 1,50 Pascoli 0,39 10,47 0,47 1,23 Foreste 1,78 1,40 1,35 1,26 Superficie degradata 3,16 1,89 2,17 1,50
Superficie acquatica Mare
Lagune
Acque interne
0,06 1,45 0,06
1,00 14,92
1,00
0,35 0,99 0,35
0,75 14,92 0,34
Terreno per l’energia 1,78 1,40 1,35 1,26
Per aggiornare il calcolo dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena e
mantenerlo confrontabile con gli altri studi, si è deciso di utilizzare sia i dati più
recenti relativi ai consumi della popolazione provinciale, sia i fattori e le tecniche
metodologiche più aggiornate. Nella Tabella 3.1 vengono quindi presentati i fattori
di equivalenza e di rendimento pubblicati nel LPR 2002 ed il loro confronto con i
fattori pubblicati nel LPR 2000 ed utilizzati nel precedente studio. Per quel che
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
50
concerne i fattori di conversione, la loro scelta dipende molto dalle unità di misura
dei dati di partenza, oltre che dalla volontà di ridurre le approssimazioni e di
minimizzare gli errori, dovuti ad operazioni di ridefinizione o di aggregazione delle
categorie di consumo. Di seguito viene riportata una panoramica sui fattori di
conversione utilizzati in questo studio, con particolare attenzione alla loro
provenienza e all’eventuale elaborazione necessaria per poterli utilizzare:
W1. Con questa sigla si indica i fattori di conversione relativi al testo “How big is
your Ecological Footprint?” (Wackernagel, 1993). Questi sono gli unici fattori
ad oggi disponibili, relativi alla spesa per i beni di uso quotidiano ed alla
spesa per l’acquisto, la gestione e la manutenzione dei veicoli. Tali fattori
sono stati attualizzati al 2003 attraverso coefficienti di rivalutazione
economica, per essere utilizzati in questo studio. Unità di misura: ha/€.
W2. Fattori di conversione ricavati dallo studio dell’Impronta Ecologica di 52
nazioni del mondo (Wackernagel et al., 1997). Questi fattori vengono
utilizzati per convertire i consumi energetici provinciali (energia elettrica e
combustibili) nel relativo territorio bioproduttivo, richiesto per assorbire
l’anidride carbonica prodotta dal consumo e dalla produzione di energia
elettrica e combustibili. Sono incluse nel calcolo le perdite subite durante la
produzione, la trasformazione ed il trasporto delle varie fonti energetiche,
riportate nel Bilancio Energetico Nazionale del 2003 (consultabile on-line sul
sito del Ministero delle Attività Produttive
https://dgerm.attivitaproduttive.gov.it/dgerm/). Questo volume fornisce
infatti la ripartizione dei consumi di energia al lordo ed al netto delle
perdite, secondo la fonte energetica primaria: solidi, gas naturale, petrolio,
energie rinnovabili ed energia elettrica. Nel caso del consumo di energia
elettrica, dal momento che l’impatto ambientale che deriva dall’utilizzo di
quest’ultima dipende dalle modalità con cui essa viene prodotta, è stata
considerata la composizione percentuale delle fonti energetiche utilizzate in
Italia per la sua produzione: 85,24% da termoelettrico, 12,81% da
idroelettrico, 1,87% da geotermoelettrico, e 0,08% da eolico e fotovoltaico
(BEN, 2003).
In base a questi dati ed alla percentuale media delle perdite di energia
elettrica, dovute alle differenti tipologie di produzione ed al trasporto, è
stato calcolato il fattore di conversione di 1 GJ di energia elettrica prodotta a
partire dal mix italiano.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
51
È giusto sottolineare che il calcolo dell’Impronta Ecologica media per
chilowattora (o giga-Joule), è stato eseguito su base nazionale e non per il
sistema territoriale della Provincia di Siena, dove, si può riscontrare una
percentuale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (e in
particolare dalla geotermia) decisamente superiore alla media italiana.
Questa scelta deriva dal fatto che l’energia elettrica all’atto della produzione
viene immessa direttamente nella rete nazionale: qualsiasi utenza che prelevi
elettricità dalla rete utilizza quindi energia elettrica prodotta con il mix
nazionale. Unità di misura: ha/GJ.
W3. Fattori di conversione ricavati dalla matrice di calcolo “Household Ecological
Footprint Calculator”, (Wackernagel, 2003) riferiti ai consumi alimentari,
all’uso del suolo ed alla produzione di rifiuti. Il fattore di conversione per
l’uso del suolo e per le abitazioni è stato calcolato analizzando il ciclo di vita
di un edificio canadese medio. Secondo le stime di Wackernagel l’energia
incorporata nel ciclo di vita (stimato di 70 anni) di un edificio canadese
standard (in gran parte costruito con legname) di 350 m2
di spazio vivente, è
pari a 1.310 GJ. Si tratta senza dubbio di un’approssimazione, in quanto non
coglie a pieno la struttura media delle abitazioni della Provincia di Siena;
tuttavia va sottolineato che, calcolando l’energia incorporata in un edificio
delle stesse dimensioni, costituito prevalentemente da mattoni, i risultati
sono molto simili. Pertanto, in mancanza di calcoli e studi migliori, è stato
deciso di utilizzare questo fattore di conversione. Unità di misura: ha/l o
ha/kg, a seconda del bene o del rifiuto considerato.
W4. Fattori di conversione ricavati dalla matrice di calcolo “Household Ecological
Footprint Calculator”, riferiti alla spesa in dollari relativa a beni, servizi e
attrezzature turistiche. Nel nostro studio è stata effettuata un’elaborazione
che tenesse conto della conversione dollaro/euro. Unità di misura: ha/€.
W5. Indica i fattori di conversione ricavati dal volume “Manuale delle Impronte
Ecologiche” (Chambers et al., 2000). Da questo manuale è stato ricavato il
fattore di conversione relativo al trasporto ed al consumo di acqua. Unità di
misura: ha/m3.
La Tabella 3.2 sintetizza le informazioni sui fattori di conversione utilizzati in
questo studio.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
52
Tabella 3.2: Fattori di conversione utilizzati nel calcolo, per ogni categoria di consumo.
Categoria di consumo Fattori di conversione Unità di misura
Consumi alimentari W3 ha/l o ha/kg
Altri beni Tabacchi W3 ha/kg
Acquisto apparecchi per telefoniaLibri scolastici W4 ha/€
AbbigliamentoCalzature
ElettrodomesticiMobili ed articoli di arredamento
Biancheria per la casa, detersivi, pentole, posate, etc
W1 ha/€
ServiziSanità, assicurazione vita e malattie
TelefonoTasse Scolastiche
W4 ha/€
Riparazione di mobili ed abbigliamentoLavanderia e tintoria
Servizi domesticiW1 ha/€
Energia elettrica per Amm. pubblicaEnergia elettrica per commercio ed altri servizi
Gasolio per Amm. pubblica, altri servizi e commercioGas per usi commerciali
GPL per terziario
W2 ha/Gj
Trasporti Benzina per trasporto privatoGasolio per trasporto privato
Gpl per trasporto privatoW2 ha/Gj
Acquisto di autoAcquisto di moto e scooter
Assicurazioni mezzi di trasportoPezzi di ricambio, olio e lubrificanti
Manutenzione e riparazioneTram, autobus e taxi
Altri trasportiALTRO
W1 ha/€
Abitazioni Uso del suolo W3 ha/ha
Energia elettrica per uso domesticoGasolio per riscaldamento domestico
Gas per uso domesticoGpl per uso domestico
W2 ha/Gj
Consumo acqua W5 ha/ m3
Alberghi, pensioni e viaggi organizzati W4 ha/€
Rifiuti W3 ha/kg
In questo lavoro abbiamo inoltre evidenziato l’ulteriore pressione ambientale
generata dal grande flusso turistico che si riversa annualmente in Provincia di
Siena. I turisti rappresentano, a tutti gli effetti, una popolazione aggiuntiva, che
pur non essendo effettivamente residente, ha dei consumi propri di acqua,
alimenti, combustibili, etc., e contribuisce alla produzione di rifiuti. In tal senso
viene spesso definita come “popolazione fantasma”.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
53
In realtà come quella senese, il fenomeno del turismo si rivela infatti
estremamente importante e costituisce un elemento strategico, di cui si deve tener
conto nella futura pianificazione del territorio provinciale senese.
In questo studio si fa riferimento solo ai turisti ufficiali, tralasciando tutta
quella frazione denominata “mordi e fuggi”, che rappresenta una fetta importante,
se non quella principale, dei turisti presenti sul territorio senese ma che è, per sua
natura, estremamente difficile da censire.
3.3 Aggiornamento della prima analisi SPIn-Eco
Il costante aggiornamento degli studi di sostenibilità ambientale costituisce una
necessità primaria per tutti quei sistemi territoriali che, come la Provincia di Siena,
vogliano monitorare e tenere costantemente sotto controllo la propria situazione
ambientale. Grazie al precedente progetto SPIn-Eco, a partire dal dicembre 2003,
Siena è la prima Provincia italiana ad aver ottenuto la certificazione ambientale
ISO 14001, per il monitoraggio ambientale e per le attività di programmazione e
gestione del territorio, delle infrastrutture e dei servizi.
Per monitorare la sostenibilità ai fini della certificazione ambientale è però
necessario un costante aggiornamento del data-base provinciale ed una sua
formulazione in linea con le necessità degli enti certificatori ed analizzatori.
Sebbene la scelta di utilizzare ed applicare indicatori di sostenibilità,
costituisca di per sé un buon metodo di contabilità ambientale, è senza dubbio
fondamentale l’applicazione di questi indicatori nel lungo periodo (ovvero nei
tempi della sostenibilità), il loro costante aggiornamento ed il loro confronto, per
valutare le dinamiche antropiche in atto sul sistema, la loro variazione e la
conseguente variazione della pressione che esse esercitano sul territorio, oltre che,
il contributo che apportano all’impatto ambientale complessivo.
Si pone in questa ottica l’analisi dell’Impronta Ecologica, considerata da
sempre come una metodologia capace di fornire una radiografia istantanea della
condizione di sostenibilità e/o insostenibilità del sistema analizzato, nell’anno
considerato. L’obbiettivo di questa ricerca è quindi quello di aggiornare il calcolo
dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena, cominciando dal calcolo di una
nuova “radiografia”, relativa all’anno 2003.
Tale aggiornamento non può prescindere dalla massima omogeneità possibile
tra le varie analisi, ed è per questo motivo che prima di prendere in considerazione
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
54
l’aggiornamento del calcolo dell’Impronta Ecologica provinciale, occorre
soffermarsi un attimo sul precedente studio.
Per poter paragonare i risultati del nuovo calcolo con quelli precedenti è stato
necessario omogeneizzare le due metodologie di calcolo attraverso una
rielaborazione dei vecchi risultati. Si è pertanto deciso di ricalcolare l’Impronta
Ecologica della Provincia di Siena relativa all’anno 1999, mantenendo inalterati
tutti i dati di partenza usati a suo tempo, ma aggiornando, allo stesso tempo, tutti
i fattori di equivalenza, rendimento e conversione, necessari per convertire i
consumi della popolazione senese, nella superficie bioproduttiva richiesta per
sostenere tali consumi. È stato inoltre necessario ricalcolare, seguendo sempre gli
stessi criteri, anche la Biocapacità provinciale. Nella stima dell’Impronta Ecologica
e della Biocapacità pro-capite sono state considerate le presenze turistiche
annuali, per contabilizzare anche il contributo dei turisti, all’appropriazione dei
terreni ecologicamente produttivi disponibili a livello locale. Il settore turistico
costituisce infatti uno dei settori più sviluppati dell’economia provinciale; oltre a
favorire vantaggi dal punto di vista economico, esso determina un aumento dei
consumi di risorse e servizi e della produzioni di rifiuti, di cui si deve tener conto
nell’applicazione dell’Ecological Footprint Analysis. Negli ultimi dieci anni è infatti
aumentato l’interesse nei confronti del turismo e del contributo dei turisti alla
pressione esercitata sui vari sistemi territoriali; non bisogna dimenticare che
durante il loro soggiorno, essi competono con la popolazione residente per la
disponibilità di risorse, spazio, energia, e servizi ecologici. Di seguito (Tabella 3.3)
vengono riportati i valori originali dell’EF e della Biocapacità della Provincia di
Siena (in corsivo) e quelli ricalcolati in base ai nuovi coefficienti.
Tabella 3.3: I valori relativi all’EFA della Provincia di Siena del
precedente report Spin-Eco ed il loro aggiornamento.
1999 1999*
Popolazione (ab.) 252.972 252.972
Popolazione equivalente (ab.) 263.649 263.649
Impronta Ecologica (gha) 1.466.153 1.326.412
Biocapacità (gha) 1.451.782 806.750
Deficit ecologico (gha) -14.371 -551.479
Impronta Ecologica pro-capite (gha/ab.) 5,80 5,24
Biocapacità pro-capite (gha/ab.) 5,74 3,06
Deficit ecologico pro-capite (gha/ab.) -0,06 -2,18
* valori ricalcolati in base ai fattori di equivalenza e rendimento forniti
dal LPR 2002 ed ai più aggiornati fattori di conversione (Tabella 3.2).
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
55
Dalla Tabella 3.3 risulta evidente la differenza tra il valore della Biocapacità
calcolato nel precedente studio e nella sua versione attuale; nonostante una lieve
diminuzione del valore dell’Impronta Ecologica, ciò si traduce in un aumento del
deficit ecologico provinciale. La differenza tra i valori della Biocapacità provinciale
è dovuta alla disuguaglianza esistente tra i fattori utilizzati nel vecchio calcolo ed i
nuovi fattori (Tabella 3.1), in particolare, quelli relativi al terreno agricolo ed ai
pascoli, due categorie di territorio estremamente importanti per il territorio
provinciale (55% dell’estensione totale). In particolare il nuovo fattore di
equivalenza del terreno agricolo indica una diminuita produttività di questa
categoria di terreno: i precedenti coefficienti consideravano la produttività di
questa categoria pari a 3,16 volte la produttività media mondiale mentre i nuovi,
indicano una produttività pari a 2,17 volte la produttività media mondiale. Ciò è in
parte dovuto ad un’effettiva variazione della produttività agricola media mondiale
ed in parte, ad una variazione della metodologia e della modalità di calcolo dei
fattori stessi. Medesimo discorso può essere fatto per il terreno a pascolo per il
quale, la differenza, almeno nel fattore di rendimento, risulta essere ancora più
marcata. Bisogna infine ricordare che questi fattori si riferiscono alla produttività
nazionale italiana, dato che non esistono fattori provinciali.
3.4 Impronta Ecologica e Biocapacità della Provincia di Siena (2003)
Dai dati dell’EFA della Provincia di Siena, per l’anno 2003, risulta che ogni
abitante della Provincia, per mantenere il proprio stile di vita, si “appropria”
annualmente di 5,37 gha di territorio bioproduttivo, pur avendo a disposizione solo
2,98 gha (Figura 3.1) di territorio.
Figura 3.1: Impronta Ecologica, Biocapacità e deficit ecologico della Provincia di Siena,
per l’anno 2003.
-2,39
2,98
5,37
-3,00
-2,00
-1,00
-
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
6,00
EF Biocapacità Deficit ecologico
gh
a/a
b.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
56
Per fornire i dati in forma più dettagliata, i risultati di questo studio verranno
integrati con i valori relativi al cittadino medio mondiale e al cittadino medio
italiano. A questo proposito è fondamentale sottolineare le differenze che
intercorrono tra il calcolo dell’Impronta Ecologica di una nazione ed il calcolo a
livello sub-nazionale. Ci sono infatti differenze significative nella natura dei dati
utilizzati, in particolar modo per l’analisi dei consumi alimentari, dovute al modo
in cui tali dati vengono forniti. Nel primo caso (approccio LPR stile top-down) si fa
infatti uso di dati relativi alla produzione, all’importazione ed all’esportazione dei
prodotti alimentari, disponibili solo a livello nazionale, stimando il consumo in base
alla seguente equazione:
Consumo = Produzione + Import - Export
Nel secondo caso (nostro approccio, stile bottom-up), ovvero a livello sub-
nazionale (ed es. provinciale), si fa invece riferimento ai dati relativi alla spesa
media mensile sostenuta sul territorio, disponibile sia a livello nazionale che sub-
nazionale, stimando il consumo in base alla seguente equazione:
Consumo = Spesa/prezzo
Per poter paragonare il valore dell’EF dell’abitante medio senese con quello
italiano, è stato quindi necessario calcolare l’Impronta Ecologica del cittadino
italiano utilizzando i dati relativi alla spesa media mensile delle famiglie italiane.
Di seguito vengono riportati i risultati dell’Impronta Ecologica dell’abitante medio
italiano e di quello senese, per entrambe le metodologie di calcolo (Tabella 3.4).
L’approccio top-down calcola i flussi di materia ed energia a livello nazionale e,
può essere poi applicato a livello sub-nazionale, attraverso un’elaborazione dei
dati; l’approccio bottom-up calcola l’Impronta Ecologica personale utilizzando dati
relativi alla regione in esame, per risalire poi all’impronta regionale o nazionale.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
57
Tabella 3.4: Impronta Ecologica per categorie di territorio dell’abitante medio italiano
calcolata:1) in base all’approccio LPR;
2) in base al nostro approccio.
Italia 20031 Italia 20032 Siena 20031 Siena 20032
Terreno agricolo 0,81 1,84 0,65 1,51
Pascoli 0,18 0,09 0,13 0,07
Foreste 0,30 0,42 0,27 0,42
Superficie degradata 0,07 0,15 0,10 0,15
Superficie acquatica 0,27 0,07 0,22 0,06
Terreno per l’energia 2,21 3,37 2,10 3,16
Impronta Ecologica totale 3,84* 5,94 3,47 5,37
*Fonte: LPR 2002.
Dalla Tabella 3.4 è possibile osservare una notevole differenza tra i due valori
dell’EF italiana, dovuta principalmente ad una maggiore domanda di terreno
agricolo per la produzione di generi alimentari e di terreno per l’energia, richiesto
per la produzione ed il trasporto di suddetti beni, oltre che per la mobilità delle
persone. Tale differenza è dovuta unicamente all’approccio adottato e possiamo
quindi affermare che il valore ecologico di riferimento, da utilizzare per il
confronto tra i valori dell’Impronta Ecologica dei sistemi geografici sub-nazionali
ed il valore italiano è 5,94 gha/ab. (Tabella 3.5).
Dalla Tabella 3.5 si evince come la domanda del cittadino senese, relativa al
terreno a pascolo, al terreno forestale, alla superficie acquatica ed alle superfici
degradate (edificate e non), sia perfettamente in linea con la richiesta media
nazionale, mentre, risulta minore la richiesta di terreno agricolo e di terreno per
l’energia. Nonostante ciò, il terreno per l’energia costituisce il 59% circa della
richiesta totale di risorse e servizi naturali, una situazione tipica di tutti i paesi
industrializzati, caratterizzati da uno stile di vita medio decisamente sostenuto,
dipendente dal consumo di energia e da un elevato utilizzo di risorse naturali. In
questi paesi il consumo di terreno per l’energia costituisce il 60-70% circa del
valore totale dell’Impronta Ecologica, in netta contrapposizione con i paesi in via
di sviluppo, nei quali costituisce il 30% circa.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
58
Tabella 3.5: Matrice consumo-uso del suolo per l’abitante medio della Provincia di Siena. Sono
inoltre riportati i dati relativi al cittadino medio italiano e al cittadino medio mondiale.
Terrenoagricolo Pascoli Foreste Superficie
degradata Superficieacquatica
Terrenoper
l’energiaTOTALE
gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab.
Consumi Alimentari 1,49 0,04 0,06 0,52 2,10
Altri beni 0,03 0,03 0,14 0,01 0,36 0,57
Servizi 0,01 0,36 0,43
Trasporti 0,05 0,99 1,05
Abitazioni 0,02 0,05 0,71 0,78
Rifiuti 0,26 0,04 0,21 0,51
TOTALE 1,51 0,07 0,42 0,15 0,06 3,16 5,37
ITALIA* 1,84 0,09 0,42 0,15 0,07 3,37 5,94
* Fonte: nostra elaborazione.
La Tabella 3.6 riporta invece i valori relativi al calcolo della Biocapacità locale,
suddivisa in base alle categorie di territorio ecologicamente produttivo che la
compongono ed espressa in gha/ab.; sono inoltre riportati i valori relativi all’Italia
ed al Pianeta Terra.
Tabella 3.6: Biocapacità pro-capite in Provincia di Siena, in Italia e nel Mondo, suddivisa per
categorie di territorio.
Terrenoagricolo Pascoli
Foreste e terreno
perl’energia
Superficiedegradata
Superficieacquatica TOTALE
gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab.
Provincia di Siena 1,97 0,04 0,90 0,07 0,0004 2,98 ITALIA* 0,59 0,16 0,29 0,09 0,05 1,18
MONDO* 0,53 0,27 0,86 0,10 0,14 1,90
* Fonte: LPR, 2002.
Pur riconoscendo la differenza di scala geografica che intercorre tra i sistemi
territoriali analizzati, è possibile affermare che, rispetto all’Italia e alla situazione
media mondiale, la Biocapacità della Provincia di Siena risulta decisamente più
elevata; questo è determinato essenzialmente da tre fattori: da una vasta
disponibilità pro-capite di territorio; da un uso equilibrato del territorio locale, che
contrappone aree fortemente antropizzate ad aree caratterizzate da una bassa
densità di popolazione e da una vasta estensione dei territori naturali e semi-
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
59
naturali; e da una bassa densità di popolazione (circa 68 ab./km2 contro la media
italiana di circa 190 ab./km2).
3.4.1 Bilancio ecologico della Provincia di Siena
In questa sezione vengono riportati i risultati relativi al bilancio ecologico del
cittadino medio della Provincia di Siena, espresso a due diversi livelli, globale e
locale:
bilancio ecologico di 1° livello: esprime il confronto tra l’Impronta Ecologica
del cittadino senese (5,37 gha/ab.) e la Biocapacità media mondiale (1,90
gha/ab.) riportata nel LPR 2002. Questo tipo di bilancio consente di paragonare
il livello dei consumi di risorse e servizi naturali, e quindi lo stile di vita, che
caratterizza gli abitanti della Provincia di Siena, con il livello dei consumi
considerati globalmente sostenibili, rappresentato dalla “quota legittima di
territorio” disponibile a livello mondiale.
bilancio ecologico di 2° livello: esprime il confronto tra l’Impronta Ecologica
(5,37 gha/ab.) e la Biocapacità locale (2,98 gha/ab.). Tale bilancio descrive la
situazione locale ed evidenzia la presenza di un eventuale deficit (mancanza di
territori) o surplus (esubero di territori) ecologico. Questa informazione offre
una stima della quantità di beni e servizi ecologici attinta a partire dagli
ecosistemi locali, dell’eventuale frazione importata da territori esterni ai
confini locali e/o dal sovrasfruttamento del Capitale Naturale locale.
Il bilancio ecologico di 1° livello permette di monitorare la distanza dalla
sostenibilità globale del cittadino medio senese. Questo confronto riporta una
situazione di deficit pari a -3,47 gha/ab. evidenziando un consumo di beni e servizi,
da parte della popolazione locale, decisamente superiore alla Biocapacità media
mondiale che, per il principio di equità, è a disposizione di ogni abitante del
mondo. Uno stile di vita basato su alti consumi di risorse naturali e particolarmente
dipendente dal consumo di energia determina un’Impronta Ecologica quasi tre volte
maggiore della Biocapacità media mondiale attualmente disponibile. In altre parole
il cittadino medio senese, per mantenere il proprio livello di vita, utilizza una
superficie più grande del 183% circa rispetto a quella teoricamente a disposizione di
ogni abitante della Terra.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
60
Agli attuali livelli di consumo, se tutti i cittadini del mondo sostenessero lo stile
di vita del cittadino medio senese, servirebbero 2,83 pianeti delle dimensioni della
Terra per rigenerare, in maniera sostenibile, le risorse richieste annualmente dalla
popolazione mondiale e per assorbire, sempre in maniera sostenibile, i rifiuti e gli
scarti prodotti. A lungo andare, questa situazione potrebbe determinare un
sovrasfruttamento del Capitale Naturale, con erosione degli stock naturali di base,
lasciando alle future generazioni (e alle altre specie) un pianeta ridimensionato
nella capacità di sostenere la vita.
Al tempo stesso, la lettura del bilancio ecologico di 2° livello ha un’importanza
fondamentale dal punto di vista della gestione del territorio locale, ed è uno
strumento utile nella programmazione politica tesa al raggiungimento della
sostenibilità futura, dato che gran parte delle scelte politiche vengono effettuate a
livello nazionale o sub-nazionale.
La Biocapacità locale, pari a 2,98 gha/ab. riesce a coprire solo il 55% circa della
domanda complessiva di territorio, pari a 5,37 gha/ab. Il bilancio ecologico riporta
quindi una situazione di deficit, corrispondente al 45% circa della domanda di
risorse e servizi ecologici. Nel caso dell’Italia, invece, la Biocapacità media (1,18
gha/ab.) è in grado di coprire solo il 20% circa della richiesta nazionale di beni e
servizi naturali (5,94 gha/ab.), lasciando un deficit ecologico pari all’ 80% circa.
La presenza di una situazione di deficit implica necessariamente l’importazione
di quei territori che la capacità produttiva locale non è in grado di erogare in
maniera sostenibile. Questi territori vengono quindi indicati con il termine di
“territori fantasma”, dato che non conosciamo la loro esatta origine, ma soltanto il
loro effettivo utilizzo (Figura 3.2).
Figura 3.2: Rappresentazione grafica della proporzione tra le aree corrispondenti alla Biocapacità
(grigio chiaro – a sinistra), all’Impronta Ecologica (grigio scuro – al centro) ed al deficit ecologico
(nero – a destra) della Provincia di Siena. La figura illustra la situazione relativa all’intera
popolazione residente ed alla Biocapacità complessiva.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
61
Tali territori possono infatti derivare da zone esterne ai confini amministrativi
della Provincia, attraverso il commercio, ma anche da un uso non sostenibile dei
territori (locali e non) che porta ad un sovrasfruttamento degli stock delle risorse.
Un’appropriazione di territori superiore alla disponibilità locale va a sottrarre
risorse necessarie ad altri abitanti e alle future generazioni, contravvenendo ai
principi base della sostenibilità.
Nonostante l’elevata pressione esercitata sul territorio, la Provincia di Siena è
caratterizzata da un deficit ecologico inferiore alla media italiana (-2,39 gha/ab.
contro -4,76 gha/ab.) ed ai valori dell’Ecological Footprint Analysis di alcune
province italiane analizzate negli ultimi anni dal nostro gruppo di ricerca (Tabella
3.7).
Tabella 3.7: Confronto tra i risultati dell’Ecological Footprint Analysis di alcune province italiane. I
calcoli fanno riferimento ai fattori di equivalenza e di rendimento del Living Planet Report 2002.
Impronta Ecologica gha/ab.
Biocapacitàlocale
gha/ab.
Bilancio Ecologico di 2°
livellogha/ab.
Prov. Siena 5,37 2,98 -2,39
Prov. Venezia 4,68 1,46 -3,22
Prov. Forlì-Cesena 6,25 1,40 -4,85
Prov. Pescara 4,15 0,92 -3,23
L’esame dei valori dell’Impronta Ecologica, abbastanza simili tra loro,
conferma la sostanziale omogeneità negli stili di vita e nei modelli di consumo degli
italiani, tutti caratterizzati da un’elevata richiesta di risorse, diretta ed indiretta,
e di servizi naturali. Un elevato valore di Impronta Ecologica è sinonimo di
pressione sia a livello locale che globale, in quanto denuncia un uso ingente di
risorse che spesso non tiene conto dei tempi biologici necessari alla Natura per
rigenerare ciò che viene consumato. Questo evidenzia la mancanza di equità sia nei
confronti delle generazioni presenti di realtà meno “fortunate” (equità
intragenerazionale) che nei confronti delle generazioni future (equità
intergenerazionale). Questa situazione può essere invertita solamente attraverso
un consumo etico e sostenibile del Capitale Naturale da parte dell’uomo, ovvero,
riducendo gli attuali standard di vita ed ottimizzando il consumo delle risorse, per
rientrare nel valore ecologico di riferimento di 1,90 gha/ab.
L’esame della Biocapacità evidenzia invece valori più eterogenei, a
testimonianza di quanto sia variabile la situazione demografica e territoriale tra le
varie province. Il valore della Biocapacità è essenzialmente legato a due fattori: la
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
62
dotazione di territori bioproduttivi e la densità abitativa. La concomitanza di
questi fattori determina pertanto la variegata situazione riportata in Tabella 3.7:
la Provincia di Siena è caratterizzata da una Biocapacità locale che riesce a coprire
circa il 55% della richiesta di territori ecologicamente produttivi. Le province di
Venezia, di Forlì-Cesena e Pescara sono caratterizzate invece da una minore
biodisponibilità, capace di coprire rispettivamente solo il 31,2%, il 22,4% ed il
22,1% della richiesta di territori ecologicamente produttivi. Va inoltre ricordato
che nel caso dell’Italia, la Biocapacità media nazionale (1,18 gha/ab.) è in grado di
coprire solo il 20% circa della richiesta nazionale di Capitale Naturale (5,94
gha/ab.).
Per quanto riguarda la situazione media pro-capite, la Provincia di Siena
presenta un valore maggiore rispetto a tutte le altre Province analizzate, dovuto
alla presenza di una grande estensione di aree ad alta produttività (più del 90% di
territori biologicamente produttivi sono adibiti a terreno agricolo, pascoli e
foreste) e ad una bassa densità di popolazione (circa 68 ab./km2). Viceversa, realtà
come Venezia e Pescara, “soffrono di claustofobia” ovvero, della presenza di un
gran numero di persone (rispettivamente 330 e 240 ab./km2). Una situazione
intermedia caratterizza invece la Provincia di Forlì-Cesena, contraddistinta da una
densità abitativa, 150 ab./km2, superiore alla media senese ma ancora inferiore al
valore medio italiano.
Questa situazione è la conseguenza di un’attitudine economica estremamente
diversa tra le aree esaminate: l’economia provinciale senese è infatti basata sul
settore terziario ed agricolo, quella di Forlì-Cesena sullo sviluppo del settore
agricolo e di quello manifatturiero, mentre le Province di Venezia e di Pescara,
fanno affidamento sull’elevato sviluppo del commercio e delle attività industriali.
Un indice di Biocapacità molto basso potrebbe rivelarsi nel lungo periodo
(ovvero nei tempi della sostenibilità), un elemento di fragilità per l’economia
complessiva di un qualunque sistema territoriale. La disponibilità di spazio può
costituire un elemento limitante per lo sviluppo futuro del sistema.
Infine è interessante notare come tutti i bilanci ambientali siano in negativo, ad
evidenziare la presenza, più o meno importante, di deficit ambientali. Questo
implica che nessuno dei territori analizzati è in grado di far fronte alle richieste di
servizi naturali dei propri abitanti a partire dalla propria dotazione di ecosistemi e
quindi, che la popolazione è costretta ad “importare” territori esterni al sistema.
L’Italia, e molte delle sue province, dipendono largamente dalla superficie
bioproduttiva degli altri paesi: l’Italia non è solo forte importatrice di merci
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
63
(soprattutto di alimenti ed energie) ma anche di carrying capacity, che sottrae a
qualche altra popolazione, ai suoi discendenti, o entrambe le cose. Fino ad ora
l’unica eccezione a questo tipo di andamento è rappresentata dal “basso” deficit
dalla Provincia di Siena. L’immenso patrimonio di Capitale Naturale e di
biodiversità di cui può godere la Provincia riesce infatti a tamponare, almeno
localmente, il grande impatto prodotto dalla cospicua richiesta di risorse.
Quest’ultima considerazione ha in sé due aspetti impliciti:
a) Un’Amministrazione, chiamata a gestire un territorio, dovrebbe lavorare nella
direzione di far diminuire il valore dell’Impronta Ecologica dei suoi cittadini, sia
attraverso una politica di sensibilizzazione del cittadino, sia di una politica fatta
“di piccoli accorgimenti”. Nei paragrafi successivi sono riportate alcune azioni che
possono essere intraprese dal cittadino e dalla Pubblica Amministrazione per
diminuire l’Impronta Ecologica.
b) La “fortuna” di poter disporre di un’area così ricca dal punto di vista
naturalistico deve spingere gli Amministratori a gestire in maniera sostenibile il
proprio territorio, sviluppando politiche di tutela e di salvaguardia che mirino
anche a conservare l’equilibrio fra le zone a maggiore e minor impatto. I
precedenti studi di sostenibilità ambientale hanno infatti messo in evidenza la co-
esistenza, sul territorio provinciale senese, di nicchie ecologiche estremamente
eterogenee tra loro, alcune delle quali risultano responsabili dello sviluppo
economico provinciale (ad esempio la Val d’Elsa, la Val di Chiana e l’area senese)
ed altre, della salvaguardia del Capitale Naturale e della sua bioproduttività (ne
sono un esempio i Circondari della Val di Merse, del Chianti senese, delle Crete e
della Val d’Orcia).
3.4.2 Il Semaforo ecologico del territorio senese
Il semaforo ecologico, introdotto per la prima volta in questo studio, è uno
strumento in grado di fornire informazioni riguardanti i territori maggiormente
richiesti dalla popolazione locale e la loro effettiva disponibilità. Per ognuna delle
categorie di territorio considerate, il semaforo ecologico fornisce informazioni sul
grado di pressione esercitato dalle varie attività antropiche, distinguendo tre
possibili condizioni:
semaforo rosso: il valore dell’Impronta Ecologica (rosso) supera il valore della
Biocapacità (verde) localmente disponibile. Il semaforo rosso indica che la
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
64
richiesta di una particolare categoria di territorio è superiore alla sua
disponibilità locale, andando a determinare una situazione di deficit ecologico;
questo implica la necessità di importare quella parte del territorio
bioproduttivo che la capacità produttiva locale non è in grado di erogare in
maniera sostenibile o, la necessità di sovrasfruttare il Capitale Naturale
globale. Il semaforo rosso indica quindi l’insostenibilità dell’uso di una certa
categoria di territorio, informandoci del fatto che non è più possibile
continuare sulla strada intrapresa. Maggiore è il deficit ecologico, maggiore è la
pressione ambientale esercitata sul territorio considerato e quindi, la necessità
di modificare le modalità del suo utilizzo, intervenendo sulle attività
antropiche che gravano sul territorio.
semaforo giallo: il valore dell’Impronta Ecologica (rosso) equivale al valore
della Biocapacità (verde) localmente disponibile. Questa condizione è
fondamentale per alleggerire il carico imposto sul territorio locale. La presenza
di un livello di consumo uguale al livello di rigenerazione delle risorse e dei
servizi ambientali, indica la presenza di buone pratiche ambientali in atto sul
territorio, finalizzate al raggiungimento della sostenibilità ambientale, che
devono pertanto essere proseguite ed implementate.
semaforo verde: il valore della Biocapacità localmente disponibile (verde) è
maggiore del valore dell’Impronta Ecologica (rosso). Il semaforo verde indica
pertanto una situazione di benessere ecologico per la categoria considerata. I
territori caratterizzati da questa condizione rappresentano quindi i punti di
forza sui quali è possibile investire per il futuro sviluppo territoriale, a patto
che il loro uso avvenga in linea con i principi e con i tempi della sostenibilità. I
territori contraddistinti da questa condizione costituiscono il patrimonio
ecologico/naturalistico dell’area considerata.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
65
Figura 3.3: Rappresentazione grafica del semaforo ecologico della Provincia di Siena. Solamente
nelle colonne in cui la Biocapacità supera l’Impronta Ecologica, possiamo parlare di “semaforo
verde”.
Se applicato al sistema territoriale senese (Figura 3.3), questo strumento è
quindi in grado di individuare le categorie di territorio maggiormente soggette ad
una pressione ambientale: solo il territorio agricolo presenta una biocapacità
superiore all’ impronta; in tutte le altre categorie di territorio il semaforo è rosso;
Tale informazione deve inoltre essere integrata con l’analisi delle attività
antropiche responsabili di tale pressione, riportate nella Figura 3.4.
Figura 3.4: Ripartizione dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena nelle categorie di
terreno ecologicamente produttivo e nelle categorie di consumo.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
66
Dalla Figura 3.4 si può facilmente vedere come, all’interno della categoria
terreno per l’energia, le attività antropiche che contribuiscono maggiormente al
valore dell’Impronta Ecologica, sono i trasporti e le abitazioni, due settori ad alto
consumo energetico. L’elevato contributo di queste categorie è dovuto, nel primo
caso, alla carenza del settore dei trasporti pubblici, alla scelta di carburanti ad
elevato impatto ambientale ed alla mancanza di adeguati spazi per camminare o
andare in bicicletta e, nel secondo caso, agli elevati consumi domestici per
l’illuminazione, il riscaldamento, etc. Per quanto riguarda le abitazioni, scelte
domestiche quali il riscaldamento autonomo, l’uso di lampadine fluorescenti e di
frigoriferi e lavatrici più efficienti, potrebbero portare ad un minor sfruttamento
del terreno per l’energia. Senza dubbio un cambiamento radicale nelle abitudini
domestiche quotidiane caratterizzato, per esempio, da un utilizzo ridotto degli
elettrodomestici, permetterebbe di diminuire in maniera molto più significativa
questo tipo di impatto sull’ambiente (vedi Box 1).
Il semaforo ecologico della Provincia di Siena indica quindi un fenomeno
abbastanza tipico dei paesi industrializzati, un modello di vita fortemente
dipendente dal consumo di energia e carburanti: non a caso, uno dei principali
problemi ambientali è rappresentato dalla quantità di CO2 emessa dal consumo di
energia e combustibili, richiesti dalla popolazione provinciale. La richiesta di
terreno per l’energia e per le foreste, costituisce infatti il 67% circa dell’Impronta
Ecologica complessiva (Figura 3.5); questa categoria di territorio è caratterizzata
da un sovrasfruttamento del 270% circa e si trova pertanto nella condizione di
semaforo rosso.
Anche il terreno a pascolo, la superficie degradata e la superficie acquatica si
trovano in una situazione di semaforo rosso, in quanto rispettivamente
caratterizzate da un sovrasfruttamento del 40%, del 100% e del 149%. Bisogna
comunque sottolineare che queste categorie contribuiscono solo in minima parte
all’EF totale, 1,3%, 2,6% e 1,1% rispettivamente.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
67
Figura 3.5: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica della
Provincia di Siena nelle differenti categorie di terreno ecologicamente
produttivo.
Box 1: Le principali categorie di consumo che generano impatto e determinano quindi il valore
dell’Impronta Ecologica.
Alimenti Il consumo di 1 kg di pane all’anno, comporta un’impronta ecologica di circa 29,7 m2. La stessa quantità di carne bovina comporta invece un’Impronta di più di 300 m2. I vegetali, il cui ciclo di produzione è più breve e meno energivoro, comportano un’impronta di circa 7 m2. Il consumo di un’uovo comporta invece un’Impronta di 2,53 m2 mentre bere un bicchiere di latte all’anno corrisponde a circa 4 m2.
Trasporti L’Impronta Ecologica di una persona che percorre 5 km due volte al giorno, per ogni giorno lavorativo, può essere pari a circa 122 m2 se usa la bicicletta, circa 303 m2 se usa l’autobus e circa 1.530 m2 se usa un’automobile a benzina. Un’ulteriore distinzione può essere fatta in base al combustibile utilizzato: l’utilizzo di veicoli a gasolio determina una riduzione dell’impronta del 2% circa mentre l’utilizzo di veicoli a gpl comporta una notevole riduzione dell’impronta, pari al 25% (1153 m2).Tale valore si abbassa ulteriormente nel caso di veicoli a metano o ad idrogeno. Questo significa che a parità di percorso, l’Impronta Ecologica legata all’uso di auto a benzina è circa 10 volte maggiore di quella della bici, 5 volte più grande di quella di un mezzo pubblico a gasolio e maggiore del 25% circa di quella delle auto a gpl.
Abitazioni Si stima che una casa tipica dello standard americano, di 150 m2 crei un’impronta di 1,5 ha. Ovviamente maggiore è il numero delle persone che abitano quella casa e minore sarà l’impronta pro-capite. Anche l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per il riscaldamento, come ad esempio il geotermico ed il solare (pannelli solari e fotovoltaici), contribuisce ad una notevole diminuzione dell’impronta.
Beni di consumo
Il consumo di un paio di scarpe di cuoio all’anno, crea un’impronta di circa 300 m2 mentre quello di una lavatrice, crea un’impronta di 2.500 m2
circa. Servizi Fare una telefonata, stipulare un’assicurazione ed altre utilizzazioni di
servizi pubblici e privati, sono tutte attività che comportano consumi di energia e materiali e, di conseguenza, la partecipazione all’Impronta Ecologica complessiva. Ad esempio, si stima che la spesa di 50 euro in servizi telefonici comporti un’impronta di circa 200 m2.
Sup. acquatica1%
Foreste 8%
Terreno per l'energia
59%
Pascoli 1%
Sup. degradata 3%
Terreno agricolo
28%
67%
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
68
L’unica categoria di territorio per la quale si può parlare di semaforo verde è il
terreno agricolo, richiesto principalmente per la produzione dei generi alimentari
(figure 3.4 e 3.5) e caratterizzato da un surplus ecologico del 30% circa. Questa
particolare condizione è dovuta essenzialmente all’elevata disponibilità locale di
terreno agricolo ed all’oculato uso che ne è stato fatto durante gli ultimi ottanta
anni. Questa condizione sarà descritta più a fondo nella sezione dedicata all’analisi
storica della Biocapacità locale; comunque sia, possiamo già da ora affermare che il
terreno agricolo rappresenta il terreno sul quale sarà possibile investire nello
sviluppo futuro del sistema territoriale senese tentando, al tempo stesso, di
alleggerire la pressione su quei territori caratterizzati dalla condizione di semaforo
rosso.
Nonostante la positiva situazione ambientale del terreno agricolo, l’analisi
dell’Impronta Ecologica dei consumi alimentari (Figura 3.6), è in grado di fornire
informazioni utili ad un’ulteriore miglioramento di tale situazione.
Appare evidente un picco dovuto al consumo di carne bovina da allevamento,
come è evidenziato dall’elevato valore del terreno agricolo utilizzato per fornire i
mangimi ai bovini. Inoltre possiamo notare il basso valore di Impronta Ecologica
dovuto alla categoria “Patate, frutta e ortaggi”, nonostante il consumo in kg di
questi prodotti sia circa 6 volte maggiore del consumo di carne bovina (ISTAT,
2003). Questo è dovuto alla limitata estensione di terreno che è necessario
utilizzare per far crescere vegetali, rispetto all’area che si dovrebbe utilizzare per
ricavare lo stesso quantitativo in peso allevando animali. Pertanto, una dieta
equilibrata che comprenda carne da pascolo, verdure e frutta, risulta
caratterizzata da un minor uso di Capitale Naturale e quindi, da una minore
Impronta Ecologica (senza contare i benefici per la salute umana), rispetto ad un
regime alimentare basato sul forte consumo di carne da allevamento (polli, conigli,
maiali e bovini da allevamento) ed altri prodotti di origine animale (es. uova). In
questo senso, è quindi fondamentale sensibilizzare i cittadini attraverso
un’adeguata educazione alimentare ed ambientale.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
69
Figura 3.6: Impronta Ecologica dei consumi alimentari, suddivisa per categoria di territorio
ecologicamente produttivo.
3.5 Confronto 1999 – 2003
I risultati dell’Impronta Ecologica e della Biocapacità della Provincia di Siena,
calcolati in questo studio e relativi all’anno 2003, vengono qui messi a confronto
con i risultati relativi al calcolo del 1999 (Tabella 3.8). Si ricorda che per poter
confrontare i suddetti risultati tra loro si è resa necessaria una rielaborazione dei
precedenti valori, riportata nei paragrafi precedenti.
0.00 0.05 0.10 0.15 0.20 0.25 0.30
pane grissini e crackers
biscotti
pasta e riso
pasticceria e dolciumi
ALTRO
Carne bovina
Carne suina
Pollame,conigli e selvaggina
Salumi
ALTRO
Pesce
Latte
Formaggi
Uova
ALTRO
Olio di oliva
ALTRO (burro, etc…)
Frutta
ALTRO
Zucchero
Caffè,tè e cacao
Gelati
ALTRO
Vino
Birra
Acqua minerale
ALTRO
gha/ab.
Terreno per l'energia Terreno agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Sup. acquatica
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
70
Tabella 3.8: I valori relativi alla situazione demografica ed all’EFA
della Provincia di Siena per gli anni 1999 e 2003.
1999* 2003
Popolazione (ab.) 252.972 258.821
Presenze turistiche 3.897.114 4.288.102
Abitanti turisti (ab.) 10.677 11.748
Popolazione equivalente (ab.) 263.649 270.569
Impronta Ecologica (gha) 1.326.412 1.389.868
Biocapacità (gha) 806.750 806.750
Deficit ecologico (gha) -519.663 -583.118
Impronta Ecologica pro-capite (gha/ab.) 5,24 5,37
Biocapacità pro-capite (gha/ab.) 3,06 2,98
Deficit ecologico pro-capite (gha/ab.) -2,18 -2,39
* valori calcolati in base ai fattori di equivalenza e rendimento forniti
dal LPR 2002 ed ai più aggiornati fattori di conversione (Tabella 3.2).
Dalla tabella possiamo notare come, nel periodo considerato, l’Impronta
Ecologica del cittadino medio senese sia aumentata del 2% circa, passando da 5,24
gha/ab. a 5,37 gha/ab., mentre resta pressoché invariato il contributo di ciascuna
categoria di territorio al valore totale dell’Impronta Ecologica, come illustrato in
Tabella 3.9.
Tabella 3.9: Impronta Ecologica per categorie di territorio
dell’abitante medio senese, valori assoluti e composizione
percentuale per gli anni 1999 e 2003.
1999 2003
gha/ab. % gha/ab. %
Terreno agricolo 1,49 28,44 1,51 28,13
Pascoli 0,08 1,43 0,07 1,30
Foreste 0,39 7,52 0,42 7,82
Superficie degradata 0,15 2,94 0,15 2,79
Superficie acquatica 0,06 1,21 0,06 1,12
Terreno per l’energia 3,07 58,46 3,16 58,84
Impronta Ecologica totale 5,24 100 5,37 100
Dai dati sopra riportati, possiamo inoltre vedere come l’aumento, se pur lieve,
dell’Impronta Ecologica media provinciale sia in parte dovuto all’aumento della
richiesta di terreno per l’energia; questo testimonia un trend tipico di tutte le
nazioni industrializzate, contraddistinto da una tendenza all’aumento del consumo
di energia e combustibili.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
71
Passando ai valori assoluti, si riscontra un aumento del 5% circa del valore
totale, dovuto al lieve aumento dell’Impronta Ecologica pro-capite media e ad un
aumento della popolazione provinciale pari al 2% circa. A livello provinciale gioca
inoltre un ruolo importante la presenza dei turisti; in Figura 3.7 viene pertanto
riportato il confronto tra l’Impronta Ecologica, la Biocapacità ed il bilancio
ecologico della Provincia di Siena, con e senza il contributo dei turisti, negli anni
1999 e 2003. Un obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare, attraverso la
metodologia dell’Impronta Ecologica, l’impatto esercitato sul sistema locale cosi
da evidenziare lo stress ulteriore a cui viene sottoposto il territorio in virtù della
presenza di “popolazione fantasma” rappresentata dai turisti.
Per contabilizzare la popolazione di turisti che ogni anno gravita nel territorio
senese sono stati divise le presenze complessive per 365 (giorni in 1 anno). Per
questo calcolo sono stati considerati solo i turisti più propriamente detti, ovvero
quei turisti che, trascorrendo 24 ore o almeno una notte nella zona, risultano dalle
statistiche ufficiali. La frazione dei cosiddetti escursionisti, ovvero di coloro che
visitano le località solo per alcune ore, e di coloro che soggiornano in strutture non
rilevate ufficialmente, non è stata considerata nel calcolo. Purtroppo, pur essendo
consistente nella realtà senese, ad oggi tale informazione non è facilmente
desumibile attraverso le statistiche ufficiali.
Studi precedenti realizzati da questo gruppo di ricerca (si veda il report di Spin-
Eco sul Turismo sostenibile in Val di Merse) hanno mostrato che il turismo che si
pratica nelle zone del senese, e della Val di Merse in particolare, è particolarmente
soft. Infatti, al contrario di quanto riportato fino ad oggi in letteratura, i turisti
che frequentano queste zone non consumano risorse in quantità maggiore rispetto
a quando sono a casa, anzi riducono (in molti casi) la propria Impronta Ecologica,
assestandosi mediamente sul valore locale. Questo risultato è frutto di un’attenta
strategia di gestione della “risorsa turismo” che viene sempre più ad essere
indirizzata verso la sostenibilità.
Nei risultati qui presentati non è stata inserita la componente di Impronta
Ecologica relativa al “viaggio”, ovvero il consumo diretto e indiretto di risorse che
sono necessarie per far arrivare il turista dal luogo di origine al luogo di
destinazione e viceversa. Questa scelta è dovuta al fatto che l’impatto del viaggio
ha delle ripercussioni più globali che locali.
Il risultato ottenuto costituisce pertanto una sottostima del reale impatto del
turismo in termini di appropriazione di territori produttivi, ma comunque una
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
72
1999
-1.000.000
-500.000
-
500.000
1.000.000
1.500.000
EF Bio DE
gh
a
Abitanti Turisti
prima indicazione di quella che è la pressione esercitata da un fenomeno socio-
economico così importante (Figura 3.7).
2003
-1.000.000
-500.000
-
500.000
1.000.000
1.500.000
EF Bio DE
gh
aAbitanti Turisti
Figura 3.7: Impronta Ecologica (EF), Biocapacità (Bio) e Deficit Ecologico (DE) della Provincia
di Siena, con e senza il contributo dei turisti, per gli anni 1999 e 2003.
Dalla figura si può vedere come l’Impronta Ecologica totale della popolazione
equivalente della Provincia di Siena, sia passata da 1.382.396 ettari globali (gha) a
1.453.190 ettari globali. Questo aumento, corrispondente al 5% circa del totale,
deriva sostanzialmente da tre fattori: 1) aumento del “peso specifico” di ciascun
abitante (e/o turista) della Provincia di Siena, dovuto all’aumento dei consumi; 2)
aumento della popolazione residente; 3) aumento delle presenze turistiche annuali
e di conseguenza, della popolazione equivalente.
Dal 1999 ad oggi l’Impronta Ecologica dei turisti è aumentata del 13% circa,
contribuendo così, in maniera sempre maggiore, alla pressione in atto sul territorio
provinciale. Questi numeri testimoniano quindi quale sia l’entità del peso del
turismo in Provincia di Siena, e quanto questo fenomeno possa generare stress sul
sistema locale, richiedendo un surplus di “erogazione di servizi naturali”.
In definitiva, tenendo conto che le piccole variazioni riscontrate tra il calcolo
relativo al 1999 e quello al 2003 possono rientrare nell’intervallo di errore,
possiamo affermare che la situazione ecologica del cittadino medio della Provincia
di Siena è rimasta pressoché invariata. Non è affatto cambiato lo stile di vita degli
abitanti senesi, sempre caratterizzato da un cospicuo utilizzo di energia e di risorse
naturali. Tuttavia, nonostante il caro-vita, per altro comune al resto dei paesi
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
73
industrializzati, l’Impronta Ecologica pro-capite (5,37 gha/ab.) è rimasta stabile sui
valori già espressi nei precedenti report provinciali, ed ancora inferiore al valore
medio italiano (5,94 gha/ab.). Va comunque sottolineato il lieve ma non
trascurabile aumento della richiesta di terreno per l’energia, ovvero, del terreno
necessario ad assorbire le emissioni di CO2 derivanti dal consumo di energia
elettrica e combustibili fossili. Le indicazioni fornite nei precedenti report ed atte
ad indirizzare lo sviluppo del territorio senese verso una maggiore sostenibilità
ambientale, sono state seguite solo parzialmente, lasciando pressoché invariato ed
irrisolto il problema energetico relativo al settore domestico e dei trasporti.
Pertanto, nell’immediato futuro, la gestione di questi due settori da parte della
Pubblica Amministrazione, dovrà essere rivista ed indirizzata verso l’utilizzo di
risorse energetiche rinnovabili, la diminuzione dei consumi ed una forte
incentivazione dei trasporti pubblici.
Il dato sicuramente più rassicurante è quello relativo alla variazione, nel
periodo considerato, della Biocapacità provinciale, rimasta costante e superiore al
valore medio italiano ed a quello di tutte le altre realtà provinciali esaminate. La
disponibilità di terreni biologicamente produttivi è senza dubbio una dei fattori più
importanti per il mantenimento e per lo sviluppo dei sistemi territoriali; è proprio
per questo motivo che si è deciso di dedicare un intero paragrafo di questa
relazione, all’analisi della Biocapacità provinciale negli ultimi settanta anni circa.
3.6 Biocapacità provinciale 1929-2003
Lo studio della Biocapacità è uno degli aspetti più importanti dell’Ecological
Footprint Analysis, capace di valutare la disponibilità locale di risorse. Un’analisi
nel tempo della Biocapacità può fornire valide informazioni sul cambiamento
dell’uso del suolo causato dalle attività antropiche, fornendo quindi informazioni
circa il livello di sostenibilità/insostenibilità delle attività presenti sul territorio
locale.
Nel calcolare la Biocapacità della Provincia di Siena per il periodo 1929-2003
sono stati utilizzati i fattori di equivalenza e di rendimento proposti dal LPR 2002.
La scelta di questi fattori, considerati costanti per l’intero intervallo temporale
analizzato, è stata in parte dovuta alla mancanza di dati storici relativi alla
produttività ed al rendimento nel tempo.
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
74
Mantenendo questi fattori costanti per l’intero periodo considerato si è potuto
però mettere in evidenza la variazione della Biocapacità dovuta ai cambiamenti
nell’uso del suolo ed alla variazione della popolazione provinciale, evitando
distorsioni dei risultati dovute ai cambiamenti tecnologici nel calcolo della
produttività annuale, in relazione alla produttività media globale.
La maggior parte dei dati storici relativi all’uso del suolo derivano da catasti
agrari, annuali forestali e carte dell’uso del suolo (Istituto Centrale di Statistica del
Regno d’Italia, 1936; Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Siena, 1958;
Giorgi, 1966; Tornar, 1976), sebbene i dati relativi alla superficie degradata
derivino da una nostra elaborazione. Data l’assenza di dati relativi alla superficie
degradata per alcuni anni del periodo considerato, seguendo l’esempio di
Wackernagel (Wackernagel et al., 2004a e 2004b), è stato tenuto costante il valore
pro-capite, utilizzando quindi i fattori di crescita della popolazione locale, in modo
da ottenere una stima dei cambiamenti nella superficie degradata. Bisogna
comunque ricordare che questa stima può essere ritenuta accettabile data la
piccola percentuale che questa categoria di territorio occupa nella Biocapacità
complessiva del territorio analizzato. Inoltre, tale elaborazione non mira a stabilire
valori assoluti anno per anno, ma soltanto ad identificare un trend di massima che,
a nostro avviso, rispecchia abbastanza fedelmente l’andamento verificatosi sul
sistema territoriale considerato. In Figura 3.8, viene illustrata la variazione della
Biocapacità nell’intervallo temporale considerato, espressa in ettari globali (gha).
Figura 3.8: Biocapacità totale della Provincia di Siena, espressa in gha, per il periodo 1929
2002.
-
100.000
200.000
300.000
400.000
500.000
600.000
700.000
800.000
900.000
1929 1950 1962 1972 1985 2003
gh
a
Terreno agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Sup. acquatica
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
75
Risulta evidente la corrispondenza tra la variazione della Biocapacità
provinciale e la variazione della disponibilità di territorio agricolo, a testimonianza
della vocazione agricola del territorio locale e dell’elevata produttività del terreno
agricolo.
In particolar modo tra il 1929 ed il 1962 viene evidenziato un aumento del 7%
circa della Biocapacità locale, dovuto principalmente all’aumento della
disponibilità di terreni agricoli e, solo in piccola parte, all’aumento della superficie
degradata. Questa variazione della Biocapacità del terreno agricolo deriva da una
brusca riduzione dei territori a pascolo (-40%), che raggiungono negli anni sessanta
il loro minimo storico e da una situazione pressoché invariata per le foreste (-
2,2%). Questa tendenza trova conferma nella dinamica demografica della Provincia
di Siena (Guida-annuario senese “Il Mangia”; Brugi et al., 1994, ISTAT). Nel periodo
compreso tra il 1929 ed il 1962, il miglioramento delle tecniche agricole e
l’aumento delle risorse a disposizione, determinano infatti l’aumento della
popolazione provinciale e la variazione della condizione sociale. In questo periodo
si raggiunge il valore massimo della popolazione residente, 277.437 unità (1951),
composta principalmente da mezzadri.
A partire dal 1962, si osserva invece un’inversione di tendenza che porta ad una
riduzione del 5,8% circa, della Biocapacità provinciale. Questo è dovuto
principalmente alla sostituzione del territorio agricolo (-17%) con il pascolo (+63%)
e con il territorio forestale (+26%).
La diminuzione del terreno agricolo e quindi della Biocapacità totale, è dovuta
al lento ma progressivo declino del settore agricolo. Durante la seconda guerra
mondiale inoltre, l’elevato utilizzo di legname aveva determinato un notevole
disboscamento, responsabile dell’erosione dei versanti e, in secondo luogo, di
problemi fluviali e costieri. In quel periodo si innesca quindi una manovra di
rimboschimento da parte dell’uomo, atta a contrastare i problemi fluviali e
costieri, che porta il territorio forestale al suo massimo sviluppo nel 2003. In
questo periodo si osserva infine una brusca riduzione della superficie acquatica,
composta principalmente da aree paludose e lacustri sulle quali vengono promosse
numerose opere di bonifica, volte al recupero e al riutilizzo dei territori, per far
fronte alla crescente richiesta di territorio da parte di una popolazione in costante
aumento. Come conseguenza, la superficie degradata subisce un costante aumento
fino ad arrivare alla situazione odierna. Va comunque ricordato che il contributo
alla Biocapacità locale di queste due categorie di territorio, assieme a quello dei
pascoli, è estremamente secondario se confrontato con quello delle foreste e del
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
76
terreno agricolo; ciò è dovuto alla bassa bioproduttività dei pascoli e della
superficie acquatica ed alla bassa estensione della superficie degradata. Per
fornire i risultati in maggior dettaglio, in Figura 3.9 vengono riportati i valori pro-
capite.
Figura 3.9: Biocapacità pro-capite 1929-2003 della Provincia di Siena, espressa in gha/ab.
Tra il 1929 ed il 2003 si osserva un andamento pressoché costante della
Biocapacità pro-capite (-2,4%), come conseguenza di un trend parallelo nei valori
della Biocapacità totale e della popolazione provinciale. Nel periodo compreso tra
il 1929 ed il 1962, si ha infatti un aumento della popolazione (+2,8%) bilanciato
dall’aumento della Biocapacità provinciale (+6,8%) mentre, tra il 1962 ed il 2003, si
riscontra invece una diminuzione dei territori disponibili (-5,8%) bilanciata a sua
volta da una diminuzione della popolazione provinciale (-4,2%).
Questi valori assumono una maggior rilevanza se confrontati con la variazione
della Biocapacità media mondiale, per la quale si passa da poco più di 3,5 gha/ab.
disponibili nel 1960, a circa 1,90 gha/ab. (LPR 2002), con una variazione pari a -
45,7%.
In conclusione, l’analisi temporale consente di trarre alcune importanti
informazioni sulla gestione del suolo a livello provinciale e su come tale gestione
influenzi la Biocapacità, ovvero, la capacità della Natura di offrire beni e servizi
utili all’uomo.
Dal 1929 ad oggi, l’uso oculato del territorio provinciale ed uno sviluppo
bilanciato del settore socio-economico, hanno permesso di mantenere significativo
-
0,50
1,00
1,50
2,00
2,50
3,00
3,50
1929 1950 1962 1972 1985 2003
gh
a/ab
.
Terreno agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Sup. acquatica
Impronta Ecologica
SPIN-ECO
77
l’apporto del settore agricolo pur favorendo lo sviluppo del settore terziario, in
particolar modo commercio e turismo.
Nel 2003 i territori naturali e semi-naturali (agricolo, foreste e pascolo)
costituiscono di fatto quasi il 98% della Biocapacità locale mentre, la superficie
degradata costituisce poco più del 2%. Questa situazione non si discosta molto da
quella del 1929 quando, i territori naturali contribuivano alla Biocapacità totale
per circa il 99,3% e la superficie degradata per lo 0,4% circa.
Data la sua capacità di integrare ed approfondire i risultati forniti dall’analisi
snapshoot, riteniamo che l’approccio time series alla Biocapacità proposto in
questo studio, costituisca un buon punto di partenza nell’analisi della gestione del
Capitale Naturale e, della conservazione della capacità di fornire risorse e servizi
di un qualsiasi sistema territoriale. Tale strumento risulta inoltre fondamentale per
monitorare l’uso del suolo del sistema territoriale senese, confermando ancora una
volta l’importanza del territorio agricolo e la necessità di puntare proprio su questa
categoria di territorio, per uno sviluppo futuro che sia mirato all’alleggerimento
della pressione in atto su tutte le altre categorie di territorio (figure 3.3 e 3.4) ed
al raggiungimento della sostenibilità ambientale.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
78
4 Indicatori Comuni Europei (ICE)
Il progetto di definizione di Indicatori Comuni Europei di sviluppo sostenibile (ICE)
è un'iniziativa indirizzata al monitoraggio della sostenibilità a livello locale, portato
avanti da un gruppo di esperti e di rappresentanti di comunità locali europei.
L'idea progettuale, realizzata grazie ad un partenariato di diverse organizzazioni
ed autorità locali, è un'iniziativa congiunta della Commissione europea (DG
Ambiente), dell'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) e del gruppo di esperti
sull'ambiente urbano creato nel 1991 dalla stessa Commissione Europea.
Tali soggetti hanno intrapreso un lavoro finalizzato ad una migliore comprensione
della sostenibilità nelle comunità locali ed alla produzione di dati confrontabili tra
loro. Obiettivo di tale lavoro è stato quello di stimolare gli enti locali europei ad
utilizzare, come base di riferimento complementare agli indicatori nazionali o locali,
i 10 ICE (Indicatori Comuni Europei): strumenti di misurazione dei progressi
nell'ambito dello sviluppo sostenibile locale.
Utilizzati in combinazione con altri indicatori ed altri metodi di valutazione, gli
indicatori comuni europei, possono contribuire a una strategia di monitoraggio sia
unitaria che a livello locale o regionale.
La Provincia di Siena ha aderito a questo progetto solo per alcuni di essi, come:
1. Indicatore n° 2 – Contributo locale al cambiamento climatico globale
2. Indicatore n° 3 – Mobilità locale e trasporto passeggeri
3. Indicatore n° 4 – Accessibilità delle aree di verde pubblico e dei servizi locali
4. Indicatore n° 5 – Qualità dell’aria locale
5. Indicatore n° 7 – Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese
locali
6. Indicatore n° 8 – Inquinamento acustico
7. Indicatore n° 9 – Uso sostenibile del territorio
Non è stato semplicissimo arrivare a capo di tutti gli indicatori anzi, per motivi
logistici e di carenza di dati statistici a livello provinciale, per il momento ci siamo
limitati al calcolo di solo 3 di questi: il numero 2, 5 e il 7, rimandando il calcolo degli
altri ad una fase successiva che prevede prima di tutto il raccoglimento e recupero
dati attraverso un questionario da sottoporre ad un rilevante campione di famiglie.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
79
4.1 Indicatore n° 2 – Contributo locale al cambiamento climatico globale
La lotta contro il cambiamento climatico ha condotto all’adozione di obiettivi
approvati al vertice della Terra a Rio nel 1992 sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Questa convenzione è stata seguita da un protocollo firmato a Kyoto nel 1997 che
comporta - una volta ratificato - impegni più precisi e vincolanti per i paesi
industrializzati.
L’Unione Europea si è impegnata inizialmente a stabilizzare nel 2000 le sue
emissioni di CO2 a livello di quelle del 1990 e successivamente a ridurre globalmente
le sue emissioni di gas serra nel periodo 2008-2012 dell’8% rispetto ai livelli del 1990,
ossia una riduzione di 346 milioni di tonnellate di CO2.
Punto di partenza per il calcolo delle emissioni di CO2 per vettore, o fonte, è
l’analisi del consumo dei combustibili fossili (cioè i vettori energetici) per i differenti
settori di impiego; oltre a questi, vanno considerate le emissioni non energetiche, e
quindi l’emissione dal settore zootecnico (CH4) ed agricolo (CO2, N2O), dalla
produzione di rifiuti (CH4, N2O) e dalla distribuzione di gas metano (CH4).
Come procedura di calcolo abbiamo deciso di calcolare questo indicatore solo
secondo il criterio geografico andando ad analizzare il periodo 1990-2003; il 1990 in
quanto è l’anno rispetto al quale bisogna calcolare la variazione di emissione di CO2
mentre il 2003, per rimanere coerenti e attinenti con l’aggiornamento del progetto
SPIn-Eco.
Il Bilancio per vettori secondo il criterio geografico
Vettore energetico – i combustibili fossili
Il Bilancio che deriva da questo tipo di vettore ha trovato serie difficoltà solo
quando si è trattato di analizzare il consumo di gas metano relativo all’anno 1990, in
quanto la distribuzione di questo combustibile, nella Provincia, è gestita da ben tre
società diverse e solamente una, la Valdichiana S.p.A., è stata in grado di fornirci i
dati statistici relativi a tale anno, e in base a questi, per non lasciare incompiuto
questo vettore, abbiamo approssimato il valore fornitoci a tutta la Provincia.
Nella tabella 4.1, in maniera molto sintetica, sono stati riportati i valori all’anno
1990 e quelli al 2003, anno per il quale è stato anche aggiornato il Progetto SPIn-Eco,
dei vari consumi di combustibili fossili all’interno della Provincia.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
80
Tabella 4.1 - Consumi annuali in t/anno dei principali combustibili fossili liquidi e gassosi in
Provincia di Siena (Fonte: Bollettino Petrolifero Nazionale – Vendite provinciali)
Benzina Gasolio GasolioRiscaldamento
GasolioAgricolo
OlioCombustibile GPL Metano (m3)
1990 81.385 75.794 24.513 14.833 15.414 10.404 46.978.205
2003 85.380 108.806 11.235 12.629 2.363 21.205 167.947.060
I dati mostrano come per alcune voci, in particolare per il gasolio da
riscaldamento (-54,2%) e per l’olio combustibile (-84,7%), vi sia stata nel corso di
questi 13 anni una notevole riduzione a fronte però di un aumento considerevole
nelle vendite del metano (più 257,5% rispetto al 1990), ciò è sicuramente da
addebitarsi ad una progressiva metanizzazione del territorio provinciale sia a livello
civile che industriale.
Per quanto riguarda i valori e le variazioni, relative al periodo considerato, degli
altri combustibili fossili, queste non sono rilevanti. Comunque si può affermare che
c’è stato un aumento di circa il 44% per il Gasolio da auto-trazione che insieme alla
variazione positiva riscontrata nella voce “benzina”, fa pensare come non vi sia stato
né un calo nell’uso delle auto né addirittura un calo nelle vendite di automobili, ma
un avvicinamento delle scelte del consumatore verso canoni di autovetture dal
motore più efficiente e che emettono dal 10 al 15% di biossido di carbonio (CO2) in
meno rispetto ai motori dello stesso tipo alimentati a benzina.
Come annunciato all’inizio, le vere difficoltà si sono riscontrate nella valutazione
della domanda di gas metano (CH4) relativa al 1990; qui di seguito (tabella 4.2), in
breve, verranno riportati i passaggi da noi eseguiti, per ottenere il valore del
consumo finale provinciale:
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
81
Tabella 4.2 – m3 di gas metano consumati nel 1990 dai Comuni
della Provincia di Siena (Cetona, Chiusi, Chianciano,
Montepulciano, Pienza, S. Casciano Bagni, Sarteano e Torrita di
Siena) gestiti da Valdichiana S.p.A.
USO DOMESTICO/CIVILECOTTURA CIBI 108.889COTTURA CIBI +SCAL. 20.039PROMISCUO 5.037.026RISCAL.NTO CENTR.TO 577.297TOTALE 5.743.251
USO INDUSTRIALE/TERZIARIORISCAL.NTO COMMERC 465.475ENTI PUBBLICI 447.782TECNOLOGICO 319.094ALBERGHI RISTORANTI 1.427.929TOTALE 2.660.280
Per ottenere il valore finale relativo all’anno 1990, sono stati necessari vari
passaggi e varie fonti da cui prendere spunti e dati (dati statistici rilasciati dalla
Società Valdichiana S.p.A., dati e percentuali fornite da Snam e dati censuari ISTAT).
Per quanto riguarda la domanda di gas metano per uso civile, abbiamo stimato il
consumo pro capite per la Valdichiana che è pari a 116,8 m3, questo ha portato a
stimare un consumo di gas per uso civile per l’intera Provincia pari a 29.276.708,9
m3. Per quanto riguarda invece la domanda di gas metano per uso industriale e per
autotrazione abbiamo utilizzato le percentuali fornite da Snam all’interno della
relazione “La distribuzione di gas naturale nelle regioni italiane al 31 Dicembre 1997”
per cui risulta che circa il 60% (16.780.354,7 m3) del totale è da attribuire al settore
industriale/terziario mentre solo un 2% (921.141,3 m3) serve per soddisfare la
domanda provinciale di gas per autotrazione, quindi abbiamo stimato un consumo
provinciale finale pari a 46.978.204,9 m3.
I fattori di emissione della CO2 da combustione per i combustibili fossili liquidi e
gassosi sono stati desunti dal database dell’IPCC (IPCC-EFDB) in t (CO2)/GJ e sulla
base di un fattore di equivalenza di 41,87 GJ/tep e sono riportati in tabella 4.3.
Tabella 4.3 – Fattori di emissione di CO2 dalla combustione dei principali vettori energetici
fossili in Kg/Kg (Fonte: IPCC)
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
82
Moltiplicando i volumi di consumo della tabella 4.1 per i relativi fattori di
emissione della CO2 della tabella sovrastante (tabella 4.3), si ottengono infine i
volumi di CO2 emessi del periodo considerato per tipologia di combustibile, riportati
nella tabella 4.4 che segue:
Tabella 4.4 – Emissione complessiva di CO2 in t/anno dai combustibili liquidi e gassosi in Provincia di Siena.
Benzina Gasolio Gasolio
RiscaldamentoGasolio Agricolo
OlioCombustibile
GPL Metano Totale
1990 258.804 237.993 77.461 46.576 49.325 30.172 90.198.153 90.898.484
2003 271.508 341.651 35.503 39.655 7.562 61.495 322.458.355 323.215.728
% 90/03 4,9 43,6 -54,2 -14,9 -84,7 103,8 257,5 255,6
Come si nota dalla tabella 4.4, la dinamica delle emissioni dovute al consumo (in
parte reale e in parte stimato) di combustibili fossili ha subito nel corso di questi 13
anni un aumento di più del 200% a causa essenzialmente dell’elevato ampliamento
della domanda di gas naturale da parte della comunità senese. Accanto al metano,
tra i combustibili fossili che contribuiscono all’aumento dei gas serra in Provincia di
Siena, c’è da considerare anche il contributo dato dall’utilizzo del GPL, poco più che
raddoppiato in questi ultimi 13 anni, seguito dal gasolio per autotrazione con un
aumento del 43,6% e il lieve contributo dato dalla benzina con una domanda al 2003
maggiore solo del 4,6% rispetto a quella del 1990. Un contributo negativo è dato dalla
netta riduzione nell’utilizzo degli oli combustibili (-84,7%), del gasolio per
riscaldamento (-54,2%) e in piccola parte anche del gasolio usato in agricoltura (-
14,9%).
Vettore non energetico – agricolo e zootecnico
L’agricoltura e la zootecnia hanno un profondo legame con l’ambiente in cui si
svolgono, e le relazioni che si sono instaurate nel tempo sono tanto complesse da
aver modificato e connotato il paesaggio in modo determinante.
L’agricoltura, oltre ad essere considerata tra le attività maggiormente
responsabili dell’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, dei forti
impatti sui suoli coltivati (erosione, inquinamento ed acidificazione), è ormai da
tempo classificata tra le attività ad alto contributo per l’aumento dell’effetto serra.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
83
Accanto all’agricoltura, non può mancare la “sorella” zootecnia che, attraverso
l’ammoniaca prodotta dai reflui, contribuisce all’acidificazione delle piogge ed il
metano prodotto dai reflui contribuisce all’effetto serra.
I fattori di emissione medi unitari di metano per il settore zootecnico sono stati
ricavati dalla IPCC-EFDB, facendo riferimento alle condizioni medie dei Paesi
sviluppati in clima temperato. L’emissione unitaria (per capo e per anno) di metano
per fermentazione enterica va da un minimo di 1.5 Kg·capo-1·anno-1 per i suini, ad un
massimo di 100 Kg·capo-1·anno-1 per le vacche da latte; per contro l’emissione dovuta
alla gestione del letame e dei liquami va da meno di 1 Kg·capo-1·anno-1 per ovini e
pollame, a 44 Kg·capo-1·anno-1 per le vacche da latte. I valori dei fattori di emissione
sono riportati nella tabella 4.5.
Tabella 4.5 – Fattori di emissione di CH4 in Kg capo-1
anno-1 (Fonte: IPCC)
Per il dati relativi al numero di capi presenti nella Provincia di Siena abbiamo
utilizzato dati all’interno del 4° e 5° Censimento Generale dell’Agricoltura redatto
dall’ISTAT, quindi ci siamo riferiti alla decade 1990-2000, invece che 2003 come per
il vettore energetico, e li abbiamo riportati nella tabella che segue (tabella 4.6).
Tabella 4.6 – Consistenza numerica degli allevamenti in Provincia di Siena.
Fonte: dati Istat, 4° e 5° Censimento Generale dell’Agricoltura.
Censimento bovini ovini caprini equini suini avicoli
1990 22.584 143.005 3.806 2.400 86.030 578.178
2000 13.908 128.166 1.474 2.354 24.005 495.779
% 90/00 -38,4 -10,4 -61,3 -1,9 -72,1 -14,3
Dalla tabella 4.6 si nota come per tutti i tipi di allevamenti vi sia stato un forte
ridimensionamento: i suini sono passati da un numero di quasi 90.000 capi nel 1990 a
nemmeno 25.000 solo dieci anni (-72,1%), seguiti dai caprini con un -61,3% e dai
bovini con circa il 40% in meno rispetto al 1990. Per gli avicoli e gli ovini la
diminuzione non ha raggiunto il 15% e solo un 2% in meno rispetto al censimento
precedente per l’allevamento degli equini.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
84
Per ottenere le quantità totali di metano e di CO2 equivalente prodotte da questo
settore, nella tabella 4.7 è stato riportato il valore ottenuto dal prodotto dei fattori
unitari di emissione di tabella 4.3 con i dati censuari, da cui possiamo notare come,
proprio grazie a questo drastico ridimensionamento del patrimonio zootecnico
provinciale, si assiste, da parte di questo settore, ad un contributo negativo
all’effetto serra, passano dagli oltre 220 milioni di tonnellate di CO2 equivalente
prodotta nel 1990 a nemmeno 134 milioni nel 2000, con una diminuzione di circa il
40%.
Tabella 4.7 – Emissioni di metano (CH4) e di CO2 equivalente in t/anno dagli allevamenti in Provincia di
Siena.
Censimento bovini ovini caprini equini suini avicoli Tot kg CH4 ton CO2 eq.
1990 2.393.904 1.186.942 31.590 48.240 989.345 69.381 4.719.402 224.690.713
2000 1.474.248 1.063.778 12.234 47.315 276.058 59.493 2.933.126 139.646.147
% 90/00 -38,4 -10,4 -61,3 -1,9 -72,1 -14,3 -37,8 -37,8
Anche per il calcolo del protossido di azoto (N2O) prodotto dalla lavorazione dei
terreni agricoli, ci siamo serviti del fattore di emissione, desunto dall’IPCC-EFDB ed è
riportato in tabella 4.8, adatto alle pratiche colturali, ai terreni ed al clima
temperato dei nostri territori.
Tabella 4.8 - Fattore di
emissione di protossido d’azoto
(N2O) in kg ha-1
anno-1(da IPCC).
Come per i dati relativi al numero di capi allevati in Provincia di Siena, così anche
per la SAU (vedi tabella 4.9) ci siamo serviti dei due censimenti dell’agricoltura; nel
corso del decennio nella Provincia di Siena si è assistito ad una perdita di circa 10.000
ettari di superficie agricola, circa 1000 ettari all’anno, con un contributo all’effetto
serra, nel 2000, di nemmeno 3.000.000 t/anno di CO2 equivalente rispetto alle oltre
3.100.000 t/anno nel 1990, con una diminuzione del 5,4%.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
85
Tabella 4.9 – Superficie agricola utilizzata in ha ed emissioni di
protossido d’azoto (N2O) e di CO2 equivalente in t/anno dai
terreni agrari.
Censimento SAU (ha) Kg N2O ton CO2 eq.
1990 195.445,51 977.227,6 302.940,5
2000 184.800,25 924.001,3 286.440,4
% 90/00 -5,4 -5,4 -5,4
Un ulteriore settore che dovrebbe essere analizzato e tenuto ben presente
durante il calcolo di questo indicatore è quello relativo alla gestione dei rifiuti i quali
comportano emissioni di gas serra di entità diversa in funzione della tipologia di
rifiuto, dei processi di trasformazione del rifiuto e delle tecnologie adottate.
Nel nostro caso, non ci è stata possibile un’analisi di questo tipo dato che nessun
ente pubblico né privato che gestisce questo campo ci ha saputo fornire i dati relativi
ai rifiuti presenti nelle discariche nel 1990.
Di conseguenza l’indicatore n°2 “Contributo locale al cambiamento climatico
globale” si conclude a questo punto con il seguente bilancio complessivo.
Bilancio complessivo
Il bilancio delle emissioni totali di CO2 nella Provincia di Siena, calcolato sulla
base del principio geografico, risulta essere la somma di tutti i bilanci parziali dei
vari settori espressi nella tabella 4.10 che segue:
Tabella 4.10 – Emissioni complessive di CO2 equivalente (t/anno) per
vettori in Provincia di Siena.
Vettore/Anno 1990 2003 % 90/03
Benzina 258.804 271.508 4,9
Gasolio 237.993 341.651 43,6
Gasolio Riscaldamento 77.461 35.503 -54,2
Gasolio Agricolo 46.576 39.655 -14,9
Olio Combustibile 49.325 7.562 -84,7
GPL 30.172 61.495 103,8
Metano 90.198 322.458 257,5
Allevamento 108.546 67.462 -37,8
Terreni 302.941 286.440 -5,4
EMISSIONI TOTALI 1.202.015 1.433.734 19,3
Indicatori Comuni Europei
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86
Dalla tabella si evince come in questi tredici anni la Provincia di Siena non abbia
dato un grosso contributo alla riduzione del bilancio dei gas serra globale, anzi
durante questo periodo, ha prodotto circa il 20% in più di tonnellate di CO2 prodotte
nel 1990, a causa soprattutto dell’aumento nella domanda di metano. Molto
probabilmente la cifra che ne è risultata, non è del tutto reale dato che manca
l’apporto del settore dei rifiuti e che forse, come già spiegato all’inizio, i dati
relativi alla domanda di metano per l’anno 1990 non rispecchia sicuramente la
realtà.
Provincia di Siena
Emissioni totali di CO2 eq. (criterio geografico)
0
50000
100000
150000
200000
250000
300000
350000
400000
Benzin
a
Gasoli
o
Gasoli
o Risc
Gasoli
o Agric
olo
Olio C
ombu
stGPL
Metano
Alleva
mento
Terren
i
ton
/an
no
CO
2 eq
.
19902003
Figura 4.1 – Emissioni annuali in t di CO2 equivalente in Provincia di Siena, calcolate secondo
il criterio geografico.
La figura 4.1 ci mostra quali siano i vettori che in Provincia di Siena
contribuiscono maggiormente all’aumento dell’effetto serra. All’interno del vettore
energetico, le voci che producono un aumento della CO2 maggiore rispetto alle altre
sono il gasolio per autotrazione, seguito dal metano e dalla benzina; mentre
all’interno del vettore non energetico, la voce che predomina sulle altre è la
produzione di di tonnellate di CO2 eq. da parte dei terreni agricoli. Invece per quanto
riguarda il fattore che, nell’arco di tempo considerato, ha contribuito ad un
abbassamento del bilancio globale, è stata la diminuzione nell’utilizzo dell’olio
Indicatori Comuni Europei
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87
combustibile seguita da quella del gasolio per riscaldamento. La ripartizione
percentuale fra i principali vettori è mostrata nella seguente figura 4.2.
Provincia di Siena, 1990 - Emissioni di CO2 eq.
(crit. geografico )
Benzina22%
Gasolio20%
Gasolio Risc6%
non energetico33%
Olio Combust4% Gasolio Agricolo
4%GPL3%
Metano8%
Provincia di Siena, 2003 - Emissioni di CO2 eq.
(crit. geografico )
Benzina19%
Gasolio24%Metano
22%
non energetico25%
GPL4% Olio Combust
1%
Gasolio Agricolo3% Gasolio Risc
2%
Figura 4.2 – Ripartizione delle emissioni annuali di CO2 equivalente a Siena, calcolate per vettori
secondo il criterio geografico
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
88
La figura 4.2 ci mostra chiaramente il peso percentuale dei vari vettori nei due
anni presi sotto analisi. L’aspetto più evidente dal confronto dei due grafici è quello
relativo l’acquisto di peso delle emissioni derivanti dalla combustione di gas metano
che è passato da un 8% nel 1990 ad un 22% nel 2003; variazioni così eclatanti non si
assistono per nessun altra sorgente di CO2 ma per tutte si ha una diminuzione o una
crescita che varia tra 1 e 4 punti percentuali, ad eccezione del vettore non
energetico con un -8% dal 1990 al 2003.
Emissioni pro capite
Il calcolo delle emissioni pro capite toglie dal bilancio l’influenza dei processi di
incremento o decremento della popolazione ed inoltre consente di operare confronti
tra realtà territoriali diverse.
Tabella 4.11 – Provincia di Siena. Emissioni pro capite di CO2 equivalente
(ton/anno) secondo il criterio geografico
Anno Popolazione
residenteEmissioni
totali Emissioni pro capite
crit. geografico
1990 250.740 1.202.015 5
2003 258.821 1.433.734 6
% 90/03 3,2 19,3 15,6
Nell’arco dei tredici anni presi in considerazione (1990-2003) la popolazione in
Provincia di Siena ha subito un leggero incremento (+3,2%), passando dai 250.740
abitanti nel 1990 ai 258.821 del 2003. Dato che le emissioni totali, nell’arco di tempo
considerato, avevano subito un aumento del 19,3%, così anche le emissioni pro capite
sono andate ad aumentare, ma con la differenza, in 13 anni, di solo 1 t/anno di CO2 e
con una variazione più lenta rispetto a quelle totali, pari al 15,6%.
Il Bilancio fino a qui proposto va considerato, purtroppo, un bilancio di massa in
quanto per alcuni vettori, energetici e non, non è stato possibile reperire i dati
relativi al 1990 e di conseguenza fare confronti con quelli, invece a nostra
disposizione, relativi al 2003.
All’interno del vettore energetico si può notare come sia assente la voce relativa
al consumo di energia elettrica. La Provincia di Siena ormai da anni sfrutta la
presenza di calore geotermico per soddisfare la domanda provinciale di energia
Indicatori Comuni Europei
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89
elettrica che al 2003 era pari a 1.226,80 GWh, di cui 1.150 GWh (c.a il 90% della
domanda complessiva) provenienti appunto da questa fonte rinnovabile, con un
apporto di emissioni di CO2 molto minore che se fosse tutta di origine non
rinnovabile, in quanto il fattore di emissione di CO2 relativo alla produzione di
energia elettrica da termoelettrico è pari a 0,58 t/anno di CO2 contro lo 0,43 t/anno
di CO2 da calore geotermico. Accanto alla produzione di elettricità da calore
geotermico, nel 2003 in Provincia di Siena, e più precisamente nel Comune di
Poggibonsi, è stato inaugurato un impianto di termovalorizzazione che ha prodotto,
attraverso la combustione dei rifiuti, circa 6 MWh già nel 2003.
Mentre, per quanto riguarda il vettore non energetico, questo bilancio gas serra
manca della stima delle emissioni di CO2 prodotte da rifiuti. Il motivo è lo stesso
dell’energia elettrica; nessun ufficio o ente provinciale ci ha saputo fornire i dati
relativi al numero delle discariche e al volume dei rifiuti presenti nella Provincia nel
1990, ma solo quelli relativi al 2003 che prevedono la presenza di solo 2 discariche,
quella di Torre a Castello con un volume di RSU pari a 39.764,43 tonnellate e Le
Macchiaie con 55.647,45 tonnellate di RSU.
Per concludere possiamo comunque affermare che, a prescindere dai risultati
forniti dai vari indicatori, la riduzione delle emissioni climalteranti richiede un
impegno congiunto di pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini che agiscono a
livello locale per cercare di ridurre il loro carico di CO2 all’interno del bilancio
globale, coscienti del fatto che perseguire e continuare ad abbracciare la teoria della
crescita economica condurrà ad un'autentica catastrofe ambientale, con la perdita di
un milione di specie animali e vegetali da qui al 2050, se il cambiamento climatico,
generato dall'effetto serra, dovesse proseguire ai ritmi attuali2.
4.2 Indicatore n. 3 – Mobilità locale e trasporto
Questo indicatore intende valutare il numero di spostamenti giornalieri effettuati
dai residenti all’interno dell’area di pertinenza dell’autorità locale e il tempo
2 “Extinction risk from climate change” di Chris D. Thomas, Alison Cameron, Rhys E. Green, Michel Bakkenes, Linda J. Beaumont, Yvonne C. Collingham, Barend F. N. Erasmus, Marinez Ferreira de Siqueira, Alan Grainger, Lee Hannah, Lesley Hughes, Brian Huntley, Albert S. van Jaarsveld, Guy F. Midgley, Lera Miles, Miguel A. Ortega-Huerta, A. Townsend Peterson, Oliver L. Phillips and Stephen E. Williams, in Nature 427, 145-148
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
90
impiegato pro capite per motivo e per modo di trasporto utilizzato; inoltre misura la
distanza totale media pro capite percorsa quotidianamente per tipo di spostamento e
per modo di trasporto.
In Europa si riconosce la necessità di ridurre la domanda di mobilità e in
particolare di quella motorizzata individuale e di favorire modi di trasporto “leggeri”
e alternativi (come il trasporto collettivo, e ove possibile, la bicicletta),
specialmente nel contesto urbano, anche con l’obiettivo di ridurre la dipendenza
dall’automobile.
Per la rilevazione dei dati, la scheda metodologica, prevede di effettuare un
sondaggio tramite questionario su un campione rappresentativo della popolazione
residente di età superiore ai 16 anni, gestito con interviste personali (o telefoniche).
A tale scopo, è necessario definire in accordo con l’Amministrazione Provinciale
di Siena le procedure per l’identificazione di un campione rappresentativo di
famiglie, distribuite proporzionalmente all’interno dei 36 Comuni.
Il questionario dovrà quantificare il numero di spostamenti giornalieri effettuati
da ogni intervistato, indicando il motivo di ogni spostamento (studio, lavoro, svago e
ricreazione, relazioni sociali, acquisti ed altre ragioni di carattere privato, viaggio di
ritorno), la relativa modalità di trasporto (a piedi, bicicletta, motociclo o
ciclomotore, autovettura privata, taxi, mezzo di trasporto pubblico collettivo,
modalità combinata “park & ride”), il tempo impiegato per ogni spostamento e i km
percorsi. A coloro che utilizzano "l’autovettura privata”, sarà rivolta una domanda,
particolarmente utile per scopi di carattere locale, relativa alla tipologia di
parcheggio utilizzata (parcheggio privato, parcheggio pubblico a pagamento,
parcheggio gratuito), al numero di passeggeri presenti nell’auto durante lo
spostamento (il solo conducente, il conducente ed un passeggero, il conducente e più
di un passeggero) e al motivo per cui è stata scelta l’auto rispetto alle altre modalità
di spostamento (maggiore velocità, maggiore comfort, costi inferiori, assenza di
alternative, condizioni climatiche avverse, altro).
4.3 Indicatore n. 4 – Accessibilità delle aree verdi pubbliche e dei servizi locali
Questo quarto indicatore intende valutare la percentuale dei residenti che vive in
prossimità di spazi ricreativi accessibili al pubblico e di altri servizi di base. Per
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
91
definire l’accessibilità, l’Agenzia Ambientale Europea, la DG Politica Regionale ed
ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) utilizzano il concetto di “ad un quarto d’ora di
cammino”: si può ragionevolmente assumere che ciò corrisponda a circa 500 metri a
piedi per una persona anziana, che a loro volta equivalgono a 300 metri in linea
d’aria.
La scheda metodologica definisce in dettaglio cosa si intende per aree verdi e
servizi.
Per aree verdi si intendono:
• parchi pubblici, giardini o spazi aperti ad esclusivo uso ciclabile e pedonale,
eccetto isole verdi o divisori per il traffico, cimiteri, ...;
• attrezzature per sport all’aria aperta, accessibili al pubblico gratuitamente;
• aree private (aree agricole, parchi privati) accessibili al pubblico
gratuitamente.
Per servizi di base si intendono:
• servizi sanitari pubblici di base (medico generico, ospedali, pronto soccorso,
consultori familiari o altri centri pubblici erogatori di servizi medici, quali attività
diagnostica o visite specialistiche);
• linee di trasporto collettivo che, almeno per parte di una normale giornata
lavorativa, hanno una frequenza minima (inferiore alla mezz’ora);
• scuole pubbliche (scuole con frequenza obbligatoria);
• negozi alimentari;
• strutture o servizi per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani (inclusi i cassonetti
per il riciclaggio).
Per la rilevazione dei dati, come suggerito dalla scheda metodologica, si doveva
determinare la distribuzione degli stessi (residenti, aree ricreative, servizi, per
categoria) mediante un Sistema Informativo Geografico (GIS). Una volta posizionate
le varie aree sul GIS, si individuano mediante procedura informatica (buffering)
quelle situate in un raggio di 300 metri dai confini stessi.
L’elaborazione di questo indicatore, è molto complessa per una realtà di vaste
dimensioni come la provincia di Siena e rende necessario rilevare in accordo con gli
enti locali e l’amministrazione provinciale l’effettiva disponibilità di mappe GIS.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
92
4.4 Indicatore n. 5 - Qualità dell’aria locale
L’Indicatore Comune Europeo n. 5 intende quantificare il numero di superamenti
dei valori limite di determinati inquinanti atmosferici e verificare l’esistenza e il
livello di attuazione del piano di risanamento/gestione della qualità dell’aria.
Come indicato nella Direttiva Quadro Europea sulla Qualità dell’Aria Locale
(96/62/CE), le “direttive figlie” definiscono dei valori limite da rispettare allo scopo
di “evitare, prevenire o ridurre ripercussioni negative sulla salute umana e
sull’ambiente nel suo complesso”. Con la prima direttiva figlia, 1999/30/CE, sono
stati definiti i valori limite per la concentrazione in aria di biossido di zolfo (SO2),
ossidi di azoto (NOX), biossido di azoto (NO2), particolato (PM10) e piombo (Pb). Con
la direttiva 2000/69/CE sono stati definiti i valori limite per il benzene ed il
monossido di carbonio e, con la direttiva 2002/3/CE, i valori limite per l’ozono
troposferico.
Come richiesto dalla direttiva 96/62/CE, è inoltre necessario fissare dei valori
limite per idrocarburi poliaromatici, cadmio, arsenico, nichel e mercurio. I valori
limite definiti dalle suddette direttive figlie sono requisiti minimi; è consentito agli
Stati Membri introdurre provvedimenti di tutela ancora più restrittivi ed adottare
limiti più vincolanti.
DIRETTIVA EUROPEA 1999/30/CE, 2000/69/CE E 2002/3/CE4 Inquinante Periodo di
riferimentoStandard di qualitàambientale ed obbiettivi
Data entro la quale il valore limite deve essere raggiunto
Dati:coperturaminima e grado di incertezza
Status legale
SO2 24 ore 125 µg/m3 danon superare più di 3 volte l’anno concentrazione
equivalente al
valore guida
OMS)
1°gennaio 2005
90% 15%
1
NO2 1 ora 200 µg/m3 danon superare più di 18 volte in un anno solare (concentrazione
equivalente al
valore guida
OMS)
1°gennaio 2010
90%15%
1
PM10 24 ore 50 µg/m3 da non superare più di 35 volte in un anno solare
1°gennaio 2005
90% 25%
1
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
93
CO Media massima giornaliera su otto ore
10 mg/m3
(concentrazione
equivalente al
valore guida
OMS)
1°gennaio 2005
90% 15%
2
Ozono Media massima giornaliera su otto ore
120 µg/m3 danon superare più di 25 giorni in un anno solare (concentrazione
equivalente al
valore guida
OMS)
2010 75% (ovvero 18 medie su 8 valori al giorno)
3
La “qualità dell’aria locale” è valutata in funzione delle concentrazioni di
determinate sostanze inquinanti (sotto forma di gas o di particolato) che sono
considerate dannose per la salute umana o per l’equilibrio degli ecosistemi naturali
nei casi in cui superano determinati livelli di soglia e di rischio.
L’indicatore analizza le principali fonti di inquinamento dell’aria nelle aree
urbane, connesse soprattutto a processi di combustione legati alla mobilità, ai
sistemi di riscaldamento e alle industrie. Le principali sostanze inquinanti che
vengono emesse, direttamente o sottoprodotti di reazioni chimiche successive, sono:
biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di carbonio, composti organici volatili
(ad esempio benzene), particolato, ozono e piombo.
Inoltre, secondo la direttiva europea 96/62/CE, gestire la qualità dell’aria
implica partire da una valutazione della qualità dell’aria seguita dalla redazione ed
implementazione di un piano o programma che indichi i provvedimenti da adottare e
i progetti da implementare per raggiungere concentrazioni minori o uguali ai valori
limite nelle aree in cui sono stati superati.
Per la rilevazione dei dati, come suggerito dalla scheda metodologica, si è
proceduto al calcolo dei “superamenti netti” per ciascuna sostanza inquinante
considerata, cioè del numero di volte in cui è stata superata la soglia in un anno
meno il numero di volte concesse dalle direttive figlie della 96/62/CE in un anno
solare. Nel caso in cui il numero di superamenti effettivi sia inferiore al numero di
quelli concessi, l’indicatore avrà valore nullo.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
94
Figura 4.3 Fonte: Estratto rapporto annuale 2004 della rete provinciale di qualità dell'aria trasmesso in
data 4/5/2005 da ARPAT Dipartimento di Siena riferito alle centraline di Siena e Poggibonsi (Siena
22/09/2005). Rilevamenti effettuati con stazione fissa. I dati dell’anno 2002 non risultano pervenuti. I
rilevamenti dall’1/1/2003 fino al 31/12/2004 sono effettuati in località Due Ponti dal 1/1/2000 al
31/12/2002 in via Fiorentina. Il dato PM10 del 2000 non è pervenuto. Questo tipo di centralina non
registra la concentrazione in aria di biossido di zolfo e di ozono.
Per l’anno 2004 si delineano possibili condizioni di criticità dello stato di qualità
dell’aria riguardo all’inquinante PM10. Relativamente all’anno 2003 si ha un
significativo peggioramento dell’indicatore (n. di superamenti netti = scalando i 35
concessi dalla direttiva in un anno solare) che dai 44 casi di concentrazione media
giornaliera maggiore di 50 µg/m3 passa ai 86 dell’attuale anno.
Per l’inquinante NO2 i valori limite di riferimento sono al momento rispettati
anche se si assiste ad un tendenziale incremento dei superamenti assoluti (senza
scalare 18 superamenti in un anno solare) che passa dai 4 casi di concentrazione
media oraria maggiore di 200 µg/m3 rilevati nel 2003 ai 15 riscontrati nel 2004.
Numero netto dei superamenti dei valori limite per ciascuna sostanza inquinante nella città di Siena
0
50
100
anno
Nu
mer
o d
ei
sup
eram
enti
CO 0 0 0 0
NO2 0 0 0 0
PM10 0 7 44 86
2000 2001 2002 2003 2004
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
95
Numero netto di superamenti dei valori limite per ciascuna sostanza inquinante, città di Poggibonsi
0
20
40
60
Nu
mer
o d
ei s
up
eram
enti
CO 0 0 0 0 0 0
NO2 0 0 0 0 0 0
PM10 22 52 0 0
1999 2000 2001 2002 2003 2004
Figura 4.4 Fonte: Estratto rapporto annuale 2004 della rete provinciale di qualità dell'aria
trasmesso in data 4/5/2005 da ARPAT Dipartimento di Siena riferito alle centraline di Siena e
Poggibonsi (Siena 22/09/2005). Rilevamenti effettuati con stazione fissa in località Largo
Campidoglio. Questo tipo di centralina non registra la concentrazione in aria di biossido di zolfo e
di ozono.
I risultati relativi all’anno 2004 mostrano un sensibile peggioramento degli
indicatori relativi all’inquinante PM10 rispetto ai corrispondenti valori registrati
nell’anno 2003 in termini assoluti (senza scalare i 35 superamenti permessi dalla
normativa). Infatti nel 2003 è stato registrato un solo superamento mentre nel 2004
sono stati 31. E’ da sottolineare che i superamenti della soglia si sono verificati a
partire dall’apertura di un cantiere in stretta prossimità del punto di monitoraggio.
Questa condizione ha sicuramente influenzato i dati relativi al PM10 che continuano a
rimanere sotto la soglia stabilita dalla direttiva.
Per quanto riguarda gli altri inquinanti NO2 e CO non si evidenziano differenze
significative del quadro complessivo degli indicatori rispetto all’anno 2003 .
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
96
Stazione di monitoraggio mobile città: di Poggibonsi (loc. Ornato), San Gimignano,
Colle di Val d'Elsa (via XXV aprile presso Az. USL), Colle di Val d'Elsa (via XXV aprile
presso edicola), Sinalunga, Acquaviva di Montepulciano, Montepulciano.
Stazione Mobile anno 2004
00000111111
Pogg
ibon
si
San
Gim
inia
no
Col
le d
i Val
d'El
sa
Col
le d
i Val
d'El
sa
Sin
alun
ga
Acqu
aviv
a di
Mon
tepu
lcia
no
Mon
tepu
lcia
no
Nu
mer
o d
ei s
up
eram
enti
CONO2PM10SO2ozono
Figura 4.5 Fonte: ARPAT. Rilevamenti effettuati con stazione mobile: Poggibonsi loc. Ornato dal
11/12/2003 al 13/01/2004 e dal 09/11/2004 al 24/11/2004, San Gimignano loc. Casa della terra dal
10/03/2004 al 30/03/2004, Colle di Val d'Elsa via XXV aprile, presso Az. USL dal 30/06/2004 al
08/07/2004, Colle di Val d'Elsa via XXV aprile presso edicola dal 08/07/2004 al 15/07/2004 e dal
15/09/2004 al 19/10/2004, Sinalunga presso piazza della stazione ferroviaria dal 16/07/2004 al
02/08/2004, Acquaviva di Montepulciano presso il teatro comunale dal 02/08/2004 al 24/08/2004 e
Montepulciano capoluogo presso la rotatoria dal 25/08/2004 al 08/09/2004
Nell’anno 2004, ed in particolare nel 2 semestre, la strumentazione di
monitoraggio ha avuto alcune disfunzioni che hanno determinato la perdita di dati
(principalmente nella postazione di Montepulciano) per il Biossido di Azoto, il
monossido di carbonio, il biossido di zolfo, sono rispettati i corrispondenti valori
limite in tutte le postazioni controllate.
In conclusione è da sottolineare che le stazioni di monitoraggio fisse di Poggibonsi
e Siena non registrano i dati relativi all’ozono e al biossido di zolfo. I valori più critici
che si verificano nelle città Italiane riguardano proprio questo primo gas O3.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
97
4.5 Indicatore n. 7 - Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese locali
L’indicatore Comune europeo n. 7 intende quantificare la percentuale di
organizzazioni pubbliche e private (PMI ed grandi imprese), presenti sul territorio
comunale, che adottano e utilizzano una forma di gestione sociale e ambientale.
Le procedure di gestione ambientale e sociale si riferiscono a: EMAS e ISO
14000/14001 (sistemi di gestione e standard ambientali riconosciuti da EC ed ISO);
SA8000 (standard internazionale relativo alle condizioni sul luogo di lavoro nelle
“supply chains” ispirato all’ILO, International Labour Organization).
La scelta di tale indicatore deriva dalla considerazione che, pur non esistendo
obbiettivi riconosciuti, si sta cominciando, sia a livello europeo che nazionale, a
riconoscere l’importanza, ai fini della sostenibilità locale, di incoraggiare e
sviluppare sistemi di gestione ambientale e sociale, nonché forme di reporting e
auditing certificate, allo scopo di promuovere il continuo miglioramento delle attività
da un punto di vista ambientale e sociale. Le aziende hanno cominciato ad adottare
dei sistemi di gestione che considerano la variabile ambiente come parte integrante
della propria attività, dall’acquisto dei materiali alla distribuzione dei prodotti finiti
attraverso la valutazione degli impatti ambientali, la definizione di una politica
ambientale e di obiettivi di miglioramento, il reperimento di risorse sufficienti per la
realizzazione ed il controllo dei programmi d’intervento.
La progettazione e l’attuazione di un Sistema di Gestione Ambientale
rappresentano, quindi, un passaggio fondamentale per tutte le organizzazioni
(grandi, medie e piccole), sia per assicurare il rispetto delle leggi, norme e
regolamenti, sia per ricercare le opportunità di miglioramento che spesso significano
anche risparmi economici e nuovo posizionamento nei confronti di fornitori e clienti.
Sempre più, la difesa dell’ambiente sarà vissuta dagli operatori economici e non solo,
non più come un vincolo, ma anche come un’opportunità di crescita. Certamente
questo processo richiede tempo e risorse perché comporta un graduale e sostanziale
cambiamento di mentalità a livello di tutti gli stakeholders coinvolti.
Un controllo del numero di attori che adottano questi strumenti mostra in che
modo le imprese e le organizzazioni pubbliche si assumono la responsabilità nei
confronti di ambiente e comunità locale.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
98
Come suggerito nella scheda metodologica, si è proceduto alla rilevazione del
numero di organizzazioni nell’area provinciale, considerando separatamente le
procedure di gestione ambientale e sociale, e dividendo le organizzazioni per tipo e
dimensione.
Il numero dei dipendenti delle varie aziende è stato ottenuto telefonando
direttamente all’ufficio personale di ogni azienda. Non tutte le aziende sono state
consenzienti a comunicarci questa informazione.
SPIN-ECO
Indicatori Comuni Europei 99
Aziende certificate EMAS 2003
Indirizzo Scopo NACE Dipendenti
METALZINCO S.p.A. Sede - Località Le
Biffe 53044 Chiusi Scalo (SI) - Toscana
Zincatura a caldo mediante le fasi di:
sgrassaggio,decapaggio, flussaggio, asciugatura, zincatura e
passivazione
DJ (produzione di metallo e fabbricazione di prodotti
in metallo) 30-40
BAGNO SANTO SPA via del Bagno Santo n.29
Sarteano Hotel H (Alberghi e ristoranti) 12
OSPEDALE NOTTOLA Nottola Ospedale N (Sanità e altri servizi locali) 522
AZIENDA AGRICOLA CASABIANCA S.R.L.
Sede - Località Casabianca 53041 Asciano (SI)
– Toscana
Ricezione alberghiera, turistico-alberghiera e ristorazione. Ricezione
agrituristica e coltivazioni ad indirizzo
biologico relative ai settori olivicolo e
cerealicolo
DA (Industria alimentare, delle bevande e del
tabacco)20
USL 7 DI SIENA - PRESIDIO
OSPEDALIERO "MONOBLOCCO
OSPEDALIERO ALTA VALDENSA"
Località Campostaggia, Poggibonsi Ospedale N (Sanità e altri servizi
locali)
Fonte: www.europa.eu.int/comm/environment/emas/index.htm
ISO 14001 anno 2003 Indirizzo Scopo NACE Dipendenti
COMITATO TECNICO AMBIENTALE
via Dante Alighieri, 33 53027 San Quirico d'Orcia (SI) italia -
Consulenza progettuale e tecnica in campo ambientale a supporto delle
attività di pianificazione, regolamentazione, sviluppo e
gestione del territorio per i Comuni di Pienza, San Quirico d'Orcia e
Castiglione d'Orcia.
K (Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività
professionali ed imprenditoriali)
ALLUMETAL S.n.c. di Lamoretti A., Vanni A. e
Vissani R.
Sede - Località Pian dei Mori, s.n.c. 53018 Sovicille (SI) - Toscana
Produzione di infissi in ferro e alluminio, produzione di manufatti in
ferro per l'edilizia, produzione di serbatoi in acciaio inossidabile
DJ (produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo)
6
AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI MONTALCINO
Sede - Piazza Cavour, 13 53024 Montalcino (SI) - Toscana
Gestione diretta delle attività di raccolta dei rifiuti nel centro storico, dello spazzamento strade nei centri abitati, della gestione dei cimiteri,
della manutenzione del verde pubblico, dei servizi di scuolabus.
L (pubblica amministrazione e difesa;
Assicurazione sociale obbligatoria)
38
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA
via del Capitano, 14 53100 Siena (SI)
via massetana,106 53100 Siena (SI)
Programmazione, gestione del territorio, monitoraggio ambientale,
gestione delle infrastrutture e servizi della provincia di Siena
L (pubblica amministrazione e difesa;
Assicurazione sociale obbligatoria)
AZIENDA AGRICOLA CASABIANCA S.r.l.
Sede - Località Casabianca 53041 Asciano (SI) -
Toscana
Ricezione alberghiera, turistico-alberghiera e ristorazione. Ricezione
agrituristica e coltivazioni ad indirizzo biologico relative ai settori
olivicolo e cerealicolo
DA (Industria alimentare, delle bevande e del
tabacco) 20
BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA SPA
piazza Salimbeni, 3 53100 Siena (SI) Italia, sede della direzione
generale piazza Salimbeni
Servizi di gestione operativa della banca
J (Intermediazione monetaria e finanziaria)
SPIN-ECO
Indicatori Comuni Europei 100
BANFI S.r.l. Sede Principale - Viale
Maremma 53020 S. Angelo Scalo Montalcino (SI) - Toscana
Lavorazione, imbottigliamento e vendita di vino
DA (Industria alimentare, delle bevande e del
tabacco) 115
BAYER BIOLOGICALS S.R.L.
Sede Operativa - Loc. Bellaria 35 53010 Sovicille (SI) - Toscana
Testing in Europa e confezionamento secondario di
prodotti biologici e relative attività ausiliarie.
DG (Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre
sintetiche e artificiali) 105
CASA VINICOLA LUIGI CECCHI & FIGLI S.r.l
Sede - Località Casina dei Ponti, 56 53011 Castellina in Chianti (SI) -
Toscana
Affinamento e imbottigliamento di vini mediante le fasi di ricevimento vino sfuso, chiarifica, filtrazione, refrigerazione, invecchiamento in
legno, imbottigliamento, affinamento in bottiglia e confezionamento
prodotto finito
DA (Industria alimentare, delle bevande e del
tabacco) 40
CASSIOLI SRL Località Guardavalle,
63 53049 Torrita di Siena (SI) -Toscana
Fabbricazione di sistemi di movimentazione interna, magazzini
automatici, linee di montaggio mediante lavorazioni meccaniche ed elettriche, verniciatura a spruzzo e assemblaggio, ad esclusione delle
attività di installazione ed assistenza post-vendita.
DK (fabbricazione di macchine ed apparecchi
meccanici, compresi l'istallazione, il
montaggio, la riparazione e la manutenzione)
100
ECOBOX di Becherini Igino & C. S.n.c.
Sede - Via dei Manufatti 50040 Rapolano
Terme (SI) - Toscana
Progettazione e produzione di imballi in cartone ondulato attraverso le fasi di: taglio del cartone in fogli, cordonatura o fustellatura, stampa,
incollaggio, confezionamento
DE (Fabbricazione della pasta-carta, carta e
prodotti di carta; stampa ed editoria)
F.M.V. Trasmissioni Meccaniche S.n.c.
Sede - Via Ombrone, 5/11 53036 Poggibonsi (SI) -
Toscana
Produzione di pulegge in lega di alluminio mediante fusione in
conchiglia, lavorazione meccanica e imballo prodotti finiti
DJ (produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo)
10
SPIN-ECO
Indicatori Comuni Europei 101
GESTIONI PICCINI S.r.l. Sede - Località
Piazzole 53011 Castellina in Chianti (SI) - Toscana
Imbottigliamento di vini mediante le fasi di ricevimento vino sfuso,
chiarifica, filtrazione, refrigerazione, imbottigliamento e pallettizzazione
prodotto finito
J (Intermediazione monetaria e finanziaria) 25-30
METALZINCO S.p.A. Sede - Località Le
Biffe 53044 Chiusi Scalo (SI) - Toscana
Zincatura a caldo mediante le fasi di: sgrassaggio, decapaggio,
flussaggio, asciugatura, zincatura e passivazione
DJ (produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo)
30-40
SIENA AMBIENTE S.p.A. Sede - Via
Trieste,22 53040 Rapolano Terme (SI) - Toscana
Progettazione e gestione di impianti e servizi di raccolta, trattamento, valorizzazione e smaltimento dei
rifiuti.
O (Altri servizi pubblici, sociali e personali) 199
TERME ANTICA QUERCIOLAIA S.p.A.
Sede - Via Trieste,22 53040 Rapolano
Terme (SI) - Toscana
Gestione concessione termale da acqua bicarbonato-calcica estratta da pozzi: piscine termali, servizi di
fangoterapia, cure inalatorie, idrofisiokinesi terapia, trattamenti benessere, balnoterapia e servizi
sanitari connessi.
O (Altri servizi pubblici, sociali e personali) 20
TOSCO ESPANSI S.r.l. Sede - Località Cusona 53037 San Gimignano (SI) - Toscana
Produzione di manufatti in polistirolo attraverso le fasi di pre-espansione,
stagionatura e stampaggio. Produzione di cablaggi per
apparecchiature elettriche attraverso le fasi di taglio, sguainatura e
aggraffaggio.
DH (Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche)
26
TRA.IN S.p.A. Sede Siena - ss 73 levante 23 – Loc Due Ponti 53100 Siena (SI) -
Toscana
Erogazione dei servizi di: trasporto pubblico urbano ed extraurbano su gomma, noleggio da rimessa con
conducente, manutenzione e rimessaggio di autobus e mini bus
I (Trasporti, magazzinaggio e comunicazione)
420
SPIN-ECO
Indicatori Comuni Europei 102
TRENITALIA S.p.A. Impianto Manutenzione Rotabili -
Via Grondaie, 16 53100 Siena (SI) - Toscana
Manutenzione e pulizia di materiale rotabile.Direzione Generale
Operativa Passeggeri Business Unit Passeggeri Locale Direzione
Regionale Toscana
L (pubblica amministrazione e difesa;
Assicurazione sociale obbligatoria)
Trigano S.p.A Sede - Località Cusona,
1 53037 San Gimignano (SI) - Toscana
Progettazione, produzione e vendita di autocaravan, costituiti da chassis
e cellule abitative complete; assistenza post-vendita e vendita di
ricambi
DM (Fabbricazione mezzi di trasporto)
Fonte: www.sincert.it
SA 8000 Indirizzo Scopo NACE Dipendenti
TRAIN S.p.A.
SEDE SIENA - SS 73 LEVANTE 23- Loc Due
Ponti 53100 SIENA (SI) - Toscana
Erogazione dei servizi di: trasporto pubblico urbano ed
extraurbano su gomma, noleggio da rimessa con conducente,
manutenzione e rimessaggio di autobus e mini bus
I (Trasporti, magazzinaggio e comunicazione)
420
Fonte: www.sa8000.info
SPIN-ECO
Indicatori Comuni Europei 103
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
104
Le aziende certificate, rapportate alle circa 25.520 presenti nel 2002 sul
territorio provinciale (Dato Istat 2002), rappresentano:
per EMAS lo 0,02% del totale;
per ISO1400 lo 0,08% del totale;
per SA8000 la rilevanza è pari allo 0% vista solo la certificazione di TRAIN
S.p.A
Le 33 Aziende certificate EMAS in Toscana (al 30/06/2005) rapportate alle 375
certificate in Italia rappresentano l’ 8,8% del totale. Le aziende della Provincia di
Siena contribuiscono per il 15,15% sul totale della regione (Fonte: APAT).
Le 329 aziende certificate ISO 14001 (Somma ISO14001:1996-14001:2004) in
Toscana se rapportate alle 4626 certificate in Italia rappresentano il 7,11% del
totale. Le aziende della provincia di Siena contribuiscono per il 6,08% sul totale
della regione (Fonte: Sincert).
4.6 Indicatore n. 8 – Inquinamento acustico
Obiettivi dell’indicatore:
Determinare e quantificare la popolazione esposta a livelli di rumore
superiore a Lnight 55 dB (A)
Unità e definizioni: Leq diurno dB (A), Leq notturno dB (A).
La classificazione in base al livello acustico dei 36 comuni della provincia di
Siena può essere rilevata consultando i vari piani di zonizzazione acustica. Questi
piani (PCCA) non sono ancora stati effettuati da tutti i comuni, e l’ARPAT che ha
curato la maggior parte dei suddetti non ha ancora pubblicato i dati. Ovviamente
risulta impossibile implementare tale indicatore senza avere i dati contenuti nei
Piani di Classificazione Acustica Comunali.
4.7 Indicatore n. 9 – Uso sostenibile del territorio
Obiettivi dell’indicatore:
Determinare e quantificare la pressione dovuta all’urbanizzazione dei
territori.
Conservare la biodiversità sul territorio provinciale (potenziamento e tutela
aree verdi "naturali" ).
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
105
Unità e definizioni: m2, %, abitanti/Km2
Fonte dei dati: Superfici urbanizzate, territorio agricolo, superficie delle
dotazioni ecologiche (m2, % su superficie provinciale), intensità d'uso del territorio
(n. abitanti/Km2), aree protette (m2 e % su superficie provinciale).
Come l’indicatore n. 4, l’elaborazione di questo indicatore, è molto complessa
per una realtà di vaste dimensioni come la Provincia di Siena e rende necessario
rilevare in accoro con gli enti locali e l’amministrazione provinciale l’effettiva
disponibilità di mappe GIS, da cui prelevare i dati descritti sopra.
4.8 Considerazioni finali
La ricerca e l’elaborazione di questi 10 Indicatori Comuni Europei, nati ormai
nel 1999 all’interno del progetto “Verso un profilo di sostenibilità locale” è
scaturita dalla sentita necessità di individuare alcuni indicatori che risultino più
chiari per i cittadini e per gli amministratori locali nel momento della condivisione
delle decisioni.
Numerose Agende 21 locali italiane hanno aderito a questo progetto, anche per
poter condividere tra loro i risultati e migliorare reciprocamente le loro
performance, e la Provincia di Siena, così sensibile alle tematiche dello sviluppo
sostenibile, non poteva essere da meno in quanto sono tutti ispirati ai principi di
sostenibilità locale quali:
- uguaglianza ed inclusione sociale cioè accesso a servizi di base adeguati ed
economici per tutti;
- partecipazione/democrazia, quindi partecipazione di tutti i settori della
comunità locale ai processi decisionali;
- relazione fra la dimensione locale e quella globale intesa come soddisfazione
dei bisogni locali in maniera più sostenibile;
- economia locale cioè promozione dell’occupazione e dell’impresa secondo
modalità che minaccino in misura minimale le risorse naturali e l’ambiente;
- protezione ambientale, intesa come: minimizzazione dell’uso delle risorse
naturali e del territorio, della generazione di rifiuti e emissioni di sostanze
inquinanti e dell’accrescimento della biodiversità;
- patrimonio culturale/qualità dell’ambiente edificato, quindi protezione,
conservazione e recupero di valori storici, culturali ed architettonici;
- accrescimento e salvaguardia della bellezza e della funzionalità di spazi ed
edifici.
Indicatori Comuni Europei
SPIN-ECO
106
Affinché anche l’Amministrazione provinciale di Siena, come già molte altre,
possa disporre del set completo di tali indicatori, crediamo sia più giusto muoversi
come chi ci ha preceduto. Rimandiamo la compilazione completa del progetto che
deve essere preceduto da una raccolta dei dati attraverso un’ indagine campionaria
fatta mediante questionari che ci permetteranno di avere in mano dati statistici
provinciali annuali altrimenti difficilmente reperibili.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
107
5 Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
Nell’ambito del Progetto SPIn-Eco è stata sviluppata una sezione dedicata al
monitoraggio dei progetti di sostenibilità ambientale applicati a livello nazionale
ed a livello europeo. Lo scopo di questa sezione è descrivere, sinteticamente, le
realtà territoriali italiane ed europee che hanno utilizzato le stesse metodologie
dell’analisi territoriale della Provincia di Siena. L’obiettivo è quello di definire un
ulteriore strumento in grado di permettere una valutazione comparativa della
situazione dell’ambiente del territorio in esame rispetto a quella di altre realtà
territoriali esistenti.
Uno degli obiettivi di questo capitolo è inoltre quello di contribuire al dibattito
ed alla diffusione dei principi e dei concetti relativi alla sostenibilità ambientale;
in tal senso il presente capitolo vuole dare un contributo significativo alla
divulgazione delle principali esperienze ad oggi realizzate.
Le metodologie termodinamiche utilizzate nei progetti che verrano descritti nei
paragrafi successivi evidenziano il cambiamento degli orientamenti e della logica di
gestione del territorio in funzione delle mutate (ed in continuo mutamento)
condizioni di equilibrio ambientale e socioeconomico. Inoltre permettono di
rilevare, archiviare, organizzare, produrre, mettere in correlazione dati ed
informazioni fisiche (flussi di energia e materia) che caratterizzano i vari sistemi
territoriali analizzati.
L’applicazione di questi strumenti nella gestione del territorio richiede un
monitoraggio nel tempo delle analisi effettuate. In una fase di transizione
complessa come quella attuale in cui non ci sono riferimenti certi e contorni
definiti, confrontarsi col tema della sostenibilità sembra essere diventata una
condizione indispensabile.
Le analisi utilizzate forniscono un aiuto supplementare alle valutazioni
economiche tradizionali (tipiche nella gestione del territorio), perché presentano
l’enorme vantaggio di poter analizzare sistemi anche assai diversi tra loro e gli
indicatori ad esse associate hanno il grosso pregio di saper conciliare la facilità di
lettura e di interpretazione, caratteristica quest’ultima, per lo più estranea alla
maggior parte dei metodi correntemente utilizzati da chi si occupa di ambiente e
sostenibilità.
Inoltre forniscono:
a) informazioni necessarie per individuare le criticità ambientali e per scegliere
le politiche da attuare;
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
108
b) informazioni necessarie a controllare l’efficacia e l’efficienza delle politiche
attuate;
c) i segnali adeguati per ottimizzare l’allocazione delle risorse a loro
disposizione tra attività di protezione dell’ambiente ed altre attività, nonché per
valutare l’operato del decisore politico.
L’impiego dell’approccio termodinamico e degli indicatori di sostenibilità
consente di effettuare un’analisi articolata ed approfondita sull’impatto
ambientale dell’attività esaminata, di individuare le linee di intervento per
migliorare la “performance ambientale” e di monitorare, infine, l’evoluzione
temporale del sistema.
In questa sezione saranno elencati tutti i progetti di ricerca con una solida base
scientifica che sono stati sviluppati in Europa e in Italia attraverso le seguenti tre
metodologie:
1) Analisi Emergetica;
2) Impronta Ecologica;
3) Bilancio gas serra.
5.1 Analisi Emergetica
Obiettivo della metodologia è valutare le modalità e il trend di sfruttamento
delle risorse e individuare e classificare le fonti di approvvigionamento del sistema
in base alla loro rinnovabilità o non rinnovabilità.
I valori ottenuti offrono una chiave di lettura molto importante sullo stato di
salute del territorio e sul suo trend di sviluppo; essi costituiscono un quadro
conoscitivo di riferimento per operazioni di valutazione e supporto alle decisioni sia
per i sistemi territoriali che per i processi produttivi di settore.
Qui di seguito sono elencati alcuni progetti europei e nazionali sviluppati
attraverso questa metodologia.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
109
Progetto n°1
Titolo
SUStainability Through Ecological Economics (SUS.T.E.E.)
Tipo di progetto
3° Programma Quadro
Obiettivo
Identificare le esigenze della sostenibilità prendendo in considerazione
l’incertezza e l’irreversibilità, espresso nella forma di un seti di indicatori i quali
cercano di catturare la “qualità” dell’energia all’interno del sistema economico.
Informazioni generali
La ricerca è basata su due filoni principali:
i) all’interno dell’analisi si sostenibilità è stata fatta una valutazione delle
criticità economiche ed ecologiche. L’incertezza e la complessità che accompagna
l’analisi è una parte importante del lavoro ed è rappresentata mediante lo sviluppo
di misure come l’analisi emergetica, la quale esprime l’uso irreversibile di risorse
nel tempo;
ii) l’applicazione dell’analisi emergetica ad alcune realtà territoriali come
l’Italia, la Toscana e la provincia di Siena che descriva i flussi che alimentano i
sistemi, compresi i flussi in import ed export. Le analisi energetiche delle attività
produttive di base sono svolte sottolineando gli aspetti ed i vincoli ambientali
attraverso l’approccio termodinamico.
La metodologia emergetica su cui è basato il progetto dà precise informazioni
anche di carattere economico alternative all’analisi Costi-Benefici e l’analisi
Multicriteriale.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
110
Progetto n°2
Titolo
Development of Indicators of Environmental Performance of the Common
Fisheries Policy (INDECO)
Tipo di progetto
SIXTH FRAMEWORK PROGRAMME PRIORITY 8.1
Obiettivo
L’attività di pesca influenza direttamente la biodiversità degli ecosistemi
marini poiché l’impatto della pesca si propaga attraverso tutti i livelli di
complessità dalla genetica all’ecosistema,
comprendendo la fisiologia, le specie, la popolazione, la comunità e i livelli
dell’ecosistema. Così lo stato e il funzionamento dell’ecosistema potrebbero
riunire, su larga scala, tutti i cambiamenti avvenuti a livelli di complessità più
bassi. L’alta complessità del sistema e degli effetti dell’attività di pesca portano
allo sviluppo del concetto di gestione basata sull’ecosistema. In questo lavoro
saranno presi in considerazione un indicatore dell’impatto dell’attività di pesca
sulla dinamica degli ecosistemi di tipo termodinamico: l’emergia.
Informazioni generali
Il lavoro sarà organizzato in tre fasi:
1. Raccolta delle conoscenze sulle applicazioni degli indicatori ecologici
2. Applicazione a due casi studio: la laguna di Venezia e la parte settentrionale
del mar Adriatico. Queste aree sono considerate rappresentative di lagune o
bacini semi-chiusi del mar mediterraneo caratterizzati da pesca quasi
industriale.
3. Discussione dei risultati dei casi studio.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
111
Risultati attesi
1.Completamento della revisione dei possibili indicatori utilizzabili nella
valutazione degli impatti sull’ecosistema dell’attività di pesca
2.Conclusioni generali sull’applicazione degli indicatori sulle funzioni e lo stato
degli ecosistemi.
Progetto n°3
Titolo
Analisi di sostenibilità ambientale di sistemi territoriali provinciali
Obiettivo
Un’indagine come questa ha lo scopo principale di tenere conto di tutti i flussi
di energia e materia che alimentano il territorio, indipendentemente dal fatto che
essi siano o meno incorporati nei tradizionali sistemi di contabilità economica,
ovvero dal fatto che essi abbiano o meno un prezzo di mercato. In particolare, le
risorse ambientali, indispensabili per il funzionamento di ogni sistema, ma prive di
un corrispettivo economico, e per questo motivo spesso trascurate.
Informazioni generali
E’ necessario individuare e misurare i flussi di energia e materia per i quali il
sistema territoriale manifesta un fabbisogno e, di conseguenza, un consumo.
Inoltre, si classificano le risorse che alimentano il sistema, distinguendo tra risorse
locali e non locali, evidenziando quindi ciò che è caratteristico del sistema rispetto
a ciò che il sistema è costretto a prelevare dall’esterno.
Risultati attesi
Una volta che si sono classificate le risorse in grandi aggregati, è possibile
relazionare l’uso di uno di essi rispetto alle altre categorie così da approfondire le
indagini sul comportamento dei sistemi. I risultati dell’analisi, espressi in forma di
indicatori sintetici e rappresentati in una serie di mappe di sostenibilità
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
112
permettono di individuare criticità nell’uso delle risorse e possibili fattori limitanti
per lo sviluppo futuro.
Qui di seguito riportiamo un elenco di analisi emergetiche applicate ad alcune
realtà provinciali del territorio nazionale.
Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Modena, 1998.
Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Viterbo e alcuni suoi comuni,
1999.
Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Pesaro-Urbino 2002.
Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Ancona 2002.
Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Ravenna 2001.
Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Forlì-Cesena 2002.
Studio di sostenibilità ambientale della Provincia di Ascoli Piceno 2003.
Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Bologna 2003.
Analisi della sostenibilità della Provincia di Pescara
Studio di sostenibilità territoriale della Provincia di Cagliari 2003-2004.
Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Grosseto 2004.
Studio di sostenibilità ambientale della Provincia di Venezia 2004.
Progetto n°4
Titolo
Analisi di sostenibilità ambientale di sistemi produttivi agricoli
Obiettivo
L’obiettivo principale di questo progetto è quello di utilizzare l’analisi
Emergetica per ottenere una analisi quali-quantitativa dei flussi di energia utili ad
alimentare i sistemi agricoli da un punto di vista ecocentrico. In altre parole
verranno proposti dei nuovi criteri per descrivere i cambiamenti dell’agricoltura
che l’hanno caratterizzata per tutto il corso del XX secolo per comprendere
l’evoluzione nella gestione dei sistemi agricoli.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
113
Informazioni generali
Tra tutte le attività umane, appare evidente il ruolo centrale dell’agricoltura.
Le economie agricole rappresentano il punto di incontro fra i bisogni essenziali
dell’uomo e la produzione primaria della natura. L’approccio ecologico comparato
fra i vari agroecosistemi aiuta a valutare i potenziali impatti degli input energetici
per le aziende che adottano diversi metodi di produzione (biologico e
convenzionale) per offrire dei giudizi di merito e di valore sulle diverse attività
produttive locali.
Risultati attesi
I risultati attesi sono strettamente legati alle scelte energetiche degli ultimi 30
anni in cui l’agricoltura non solo svolge sempre meno il ruolo di catturatrice di
energia, ma anzi contribuisce al processo irreversibile di decadimento delle fonti
energetiche spostando progressivamente il suo peso dal piatto positivo al piatto
negativo della bilancia energetica. Al termine dell’analisi si ricaveranno degli
indicatori sintetici che daranno informazioni aggiuntive sugli impatti ambientali
che ricorrono sul sistema, sul carattere endemico di questi legati allo
sfruttamento del Capitale Naturale locale. Ulteriori considerazioni saranno fatte in
merito alla possibilità di delineare sentieri di sostenibilità per le produzioni locali
sulla base di rigorosi procedimenti di analisi.
Qui di seguito riportiamo un elenco di analisi emergetiche applicate ad alcune
realtà agricole.
Analisi di sostenibilità del sistema agricolo italiano,1992.
Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Vignola e della produzione
cerasicola, 1996.
Analisi di sostenibilità ambientale di tre aziende vitivinicole della Provincia di
Siena: Chianti, Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano, 1997.
Analisi di sostenibilità della produzione ceramica nel Comune di Sassuolo, 1999.
Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Montalcino e della produzione di
vino Brunello, 2000.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
114
Progetto n°5
Titolo
Implementazione di un sistema di contabilità ambientale: applicazione del
concetto di sostenibilità alla gestione delle risorse idriche.
Obiettivo
Partendo dall’assunzione che l’acqua è una risorsa finita, lo scopo dell’analisi
sarà quello di valutare tutto ciò che si rende necessario sia per consentire l’uso
della risorsa, sia per ricreare quei processi di autodepurazione che in assenza di
grandi agglomerati urbani, indistriali ed agricoli avrebbero naturalmente. Verranno
quantificati i flussi di risorse rinnovabili e non rinnovabili, traducendoli in termini
monetari in modo da ottenere informazioni più fruibili a quanto ammonta il costo
ambientale che sostiene il ciclo artificiale e quello naturale della risorsa.
Informazioni generali
Il progetto, diviso in due parti principali (una teorica di contabilità ambientale,
l’altra relativa all’applicazione dell’analisi emergetica). Lil ruolo della contabilità
ambientale è quello di misurare la consistenza delle risorse naturali, i loro flussi ed
i cambiamenti, gli effetti delle azioni umane sull’ambiente, tutto quello che
prende il nome di sostenibilità. E’ importante quindi considerare una contabilità
redatta in termini fisici, basata cioè su indicatori di quantità e qualità, così da
definire un valore ambientale significativo, benchè differente dal valore
monetario.
Risultati attesi
Il prezzo a cui viene venduta l’acqua non tiene conto dello sforzo compiuto
dagli ecosistemi per renderla disponibile e di una data purezza e qualità. Il valore
monetario del bene oggetto di analisi sarà valutato mendiante analisi emergetica;
applicando questa metodologia sarà possibile internalizzare il lavoro dei cicli
biogeochimici che fanno parte dell’area territoriale analizzata e di definire un
modello in grado di simulare l’andamento nel tempo delle modalità di utilizzo
delle risorse e delle loro conseguenze sugli ecosistemi e di definire infine un
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
115
modello di rendicontazione in grado di integrare progressivamente la contabilità
ambientale delle risorse, anche nella sua dimensione monetaria.
5.2 Impronta Ecologica
L'impronta ecologica è un indicatore che mostra la sostenibilità dei consumi di
una comunità e il loro impatto sulla disponibilità di territorio naturale.
L’impronta ecologica rappresenta un ottimo indicatore di pressione ambientale:
risponde infatti alla domanda “Quanto pesiamo sull’ambiente?”.
“L’impronta ecologica - così come definita dal suo “inventore” Mathis
Wachernagel - rappresenta la superficie necessaria per produrre un bene, per
utilizzarlo e per smaltirlo (se rifiuto), in altre parole misura la quantità di natura
(espressa in ha·persona-1·anno-1) che utilizziamo. Il calcolo dell’impronta ecologica
consente di conoscere la superficie di pianeta utilizzata da ciascuno di noi ogni
anno in base alle proprie abitudini e consumi: in realtà l’impronta non coincide con
un territorio definito, essendo territori e risorse usate dalla maggior parte
dell’umanità distribuiti su tutta la superficie dei pianeta”.
Qui di seguito sono elencati alcuni progetti europei e nazionali sviluppati
attraverso questa metodologia3.
Progetto n°1
Titolo
L’analisi della sostenibilità territoriale con l’impronta ecologica
Obiettivo
L’utilizzo dell’indicatore impronta ecologica nella valutazione di sostenibilità di
un territorio.
3La facile fruibilità unita alla forte comunicativa dell’impronta ecologica hanno segnato l’importanza di questo
indicatore di sostenibilità ormai conosciuto in tutto il mondo. Molte sono le fonti telematiche che hanno promosso l’implementazione e la conoscenza dell’impronta ecologica; alla fine dell’elenco dei principali progetti sono stati aggiunti dei link dai quali è possibile visionare il materiale principale presente in rete riguardante l’impronta ecologica.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
116
Informazioni generali
L’impronta ecologica permette di confrontare l’impatto esercitato
sull’ambiente con la capacità della biosfera di rigenerarsi. Il concetto di impronta
ecologica è quindi spesso affiancato a quello già da tempo utilizzato di Capacità di
Carico (Carring Capacity), a cui è strettamente connesso. Quest’ultima grandezza
permette è definita come il carico massimo esercitato dalla popolazione che un
determinato territorio può supportare senza che venga permanetemente
compromessa la produttività del territorio stesso. L’impronta ecologica
rappresenta così la quota di capacità di carico di cui si è appropriata la
popolazione residente nell’area considerata.
Risultati attesi
- Stima della biocapacità e dell’impronta ecologica del territorio considerato;
- Confronto con i valori nazionali e mondiali di biocapacità e impronta ecologica;
- Ricerca di strumenti per potenziare le opere di conservazione della biocapacità
del territorio e diminuire l’impatto esercitato dai residenti nel territorio in esame.
Qui di seguito riportiamo un elenco di analisi dell’ impronta ecologica per i
seguenti territori:
In “Analisi della sostenibilità della Provincia di Grosseto”, 2004
In “Analisi della sostenibilità della Provincia di Ancona”, 2002
In “Analisi della sostenibilità della Provincia Pesaro-Urbino”, 2002
In “Analisi della sostenibilità della Provincia di Cagliari”, 2003- 2004
In “Analisi della sostenibilità della Provincia Forlì-Cesena”, 2002
In “Analisi della sostenibilità della Provincia Ascoli-Piceno”, 2003
In “Analisi della sostenibilità del Comune di Follonica”, 2002
In “Analisi della sostenibilità della Provincia di Pescara-Mappe di sostenibilità ed
Impronta ecologica” 2004,
Progetto ecozero -Valutazione dell’impronta ecologica della regione Liguria;
Regione Liguria, Datasiel S.p.A., CRAS srl. 2001;
L’impronta ecologica della Regione Toscana, WWF Italia-WWF Sezione Toscana con
la collaborazione tecnica del CRAS s.r.l., 2002;
Calcolo dell’impronta ecologica della Provincia di Bologna, CRAS s.r.l., 2001;
La nostra impronta ecologica-Comune di Cosenza, WWF Italia CRAS s.r.l. 2000;
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
117
Scotland’s Global Footprint Project, WWF- Stockholm Environment Institute – York,
2004;
Sonoma County Ecological Footprint Project, EPA 2002.
Progetto n°2
Titolo
Integrative Approaches Towards Sustainability
Obiettivo
La regione baltica è riconosciuta come la leader dell’approccio integrato nel
trattamento dei problemi ambientali, sociali ed economici dello sviluppo
sostenibile.
Il progetto ha lo scopo di promuovere l’integrazione nello sviluppo della ricerca
scientifica e l’innovazione tecnologica. Gli obiettivi del progetto saranno:
discutere le questioni ambientali globali che interessano le regioni baltiche;
sviluppare elementi strategici per lo sviluppo sostenibile, soprattutto legato
dell’allargamento ad Est dell’Unione Europea;
per trainare i giovani ricercatori;
per integrare i giovani ricercatori nella rete europea della ricerca accademica
relativa allo sviluppo sostenibile.
Informazioni generali
L’approccio integrato per promuovere lo sviluppo sostenibile è stato fatto
mediante alcune metodologie qui di seguito elencate:
Natural Step, Factor X, Zero Emissions, Industrial Ecology, Sustainable
Technology Development, Ecological Footprint al solo scopo di diffondere
all’interno della società una conoscenza delle principali tematiche afferenti al
concetto di sviluppo sostenibile. I differenti approcci sopracitati hanno molti punti
in comune che riguardano la reale situazione economica che caratterizza questa
regione del continente europeo.
I Paesi baltici hanno molte opzioni di successo per implementare delle strategie
di gestione politica che sappia promuovere lo sviluppo sostenibile; alcune sono
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
118
legate alle dinamiche economiche, sociali e politiche, altre alla disponibilità di
Capitale Naturale, alla capacità di investire in tecnologie che non sovrasfuttino i
servizi naturali forniti gratuitamente dall’ambiente.
Risultati attesi
I principali risultati sono:
1) motivare la ricerca scientifica dei Paesi baltici, i politici e gli economisti di
individuare gli obiettivi attraverso i quali sarà possibile giungere a delle azioni che
favoriscano la promozione della sostenibilità;
2) costruire un ambiente di lavoro che implementi una rete di ricercatori
all’interno dei Paesi baltici capace di consolidare una cultura vocata alla
protezione dell’ambiente ed alla salvaguardia del paesaggio;
3) incoraggiare i giovani ricercatori a cogliere l’opportunità offerta dall’area di
ricerca scientifica europea per affrontare le sfide offerte dall’approccio integrato
per l’analisi di problemi complessi.
4) promuovere una rete di eccellenza che si occupi di sviluppo sostenibile;
5) diffondere le conoscenze acquisite mediante incontri, dibattiti e conferenze
sullo sviluppo sostenibile.
fonti telematiche
www.globallivingproject.org/footprint.html
www.sustainablehamilton.org/study.htm
www.bestfootforward.com/
www.rprogress.org
www.sustainablesonoma.org/projects/scefootprint.html
www.scotlandsfootprint.org
www.walesfootprint.org
www.allspecies.org/neigh/nbrfootp.htm
www.ecofoot.org/
www.footprintnetwork.org
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
119
5.3 Bilancio Gas serra
La composizione attuale dell'atmosfera è il prodotto della stretta e continua
interazione con la biosfera; l'una e l'altra si sono influenzate a vicenda nel corso
dello sviluppo geologico e biologico. Sostanze quali la CO2, il metano, il vapore
acqueo ed altri gas minori intrappolano la radiazione solare riflessa dalla superficie
terrestre, impedendone la dispersione nello spazio esterno. La mancata dispersione
del calore permette alla terra di mantenere una temperatura media globale di
15°C. La temperatura terrestre sarebbe infatti di -18°C se questi gas, detti
appunto gas serra, non fossero affatto presenti. L'effetto serra naturale, che
aumenta la temperatura terrestre di circa 33°C, dipende dalla presenza di gas che
si trovano in piccole concentrazioni in atmosfera, come la CO2 (0,035%) e il CH4
(0,00015%). La concentrazione di CO2 è passata da 300 a 360 ppm nell'ultimo
secolo, con un aumento di circa il 20%, mentre il metano è arrivato addirittura ad
un aumento del 100%.
Nel 1997 a Kyoto, la conferenza sul clima si è riunita per l’aggiornamento della
Convenzione quadro sottoscritta a Rio nel ’92. Visto che gli obbiettivi, per altro
non vincolanti, fissati a Rio non erano stati raggiunti si è reso necessario adottare
un protocollo più rigoroso per frenare l’aumento delle emissioni serra. In
particolare il Protocollo di Kyoto ha fissato degli obiettivi di riduzione specifici per
ogni Paese cercando di non creare vincoli allo sviluppo delle singole Nazioni. Per i
paesi industrializzati il protocollo impone una riduzione media del 5,2% delle
emissioni serra entro il 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990.
Qui di seguito sono elencati alcuni progetti europei e nazionali sviluppati
attraverso questa metodologia.
Progetto n°1
Titolo
Regional assessment and modelling of the carbon balance within europe
(RECAB)
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
120
Obiettivo
Il progetto si propone di quantificare il contributo dei carburanti fossili e delle
sorgenti e pozzi della biosfera di CO2 atmosferica in europa alla concentrazione
atmosferica a scala regionale a partire da un modello accoppiato biosfera-
atmosfera e un approccio sperimentale.
Questo richiede lo sviluppo di una capacità di campionare in europa il trasporto
superficiale e verticale della CO2 e dei relativi traccianti attraverso dei palloni.
Saranno portate avanti due campagne in tutti i siti nell’estate 2001 e nell’inverno
2001-2002. In parallelo saranno portati avnti campionamenti del flusso superficiale
sui tipi di vegetazione dominanti nell’area, principalmente foreste e terreni
agricoli. L’integrazione del lavoro sperimentale con quello di modellistica (RAMS) è
la base di questo lavoro.
Informazioni generali
Il contributo dei carburanti fossili e delle sorgenti e pozzi della biosfera
all’aumento della CO2 atmosferica non è ancora ben conosciuta a livello regionale.
E’ comunque soggetto di un intenso interesse scientifico e dibattito politico nel
contesto nella realizzazione del protocollo di Kyoto.
Attualmente non esistono mezzi disponibili di monitoraggio ambientale per la
misura a livello regionale dei flussi di CO2, necessaria a scopo di verifica.
Risultati attesi
Il progetto permetterà di stimare i pozzi regionali nella biosfera europea
rilevanti per i negoziati del Protocollo di Kyoto e contribuirà allo sviluppo degli
strumenti di verifica, facilitando l’adempimento degli impegni degli stati membri
dell’Unione Europea.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
121
Progetto n°2
Titolo
Effects of atmospheric CO2-CO increase on carbon fluxes in grassland
ecosystems (COST)
Obiettivo
I principali obiettivi di questo lavoro sono:
- avanzamento nella ricerca degli effetti dell’aumento della concentrazione di
CO2 sui flussi di carbonio di praterie gestite con diversi metodi;
- sviluppare modelli che spieghino questi flussi a diverse scale;
- comparare e valutare i differenti approcci alla problematica.
Organizzazione:
L’attività è stata divisa in tre gruppi di lavoro
1. i processi nelle piante
2. i processi nel suolo
3. la modellistica e analisi del sistema
Informazioni generali
Per gli organismi vegetali la CO2 è la fonte di carbonio per la produzione
fotosintetica di carboidrati e la loro successiva conversione in biomasse.
Assumendo che non ci sia nessun fattore limitante di crescita estraneo, un aumento
di CO2 atmosferica causa inizialmente:
- un più alto ritmo fotosintetico, soprattutto nelle piante C-3 che costituiscono la
maggior parte nei climi temperati e freddi.
- un aumento dell’ottimo di temperatura nelle piante C-3.
- una diminuzione nella traspirazione dovuta ad una chiusura degli stomi indotta
dalla CO2. A questo consegue un più alto ritmo di crescita in condizioni idriche
limitanti.
A questi effetti primari possono in genere seguire risposte di adattamento
secondarie a livello fisiologico e morfologico come l’aumento nell’efficienza d’uso
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
122
di nutrienti e risorse idriche, dell’attività batterica dei rizobi simbionti e degli
organismi nel suolo, quindi nalla decomposizione della lettiera.
Questi effetti sono stati riscontrati in molte specie, tra cui frumento, orzo, riso
e soia. Raddoppiando la concentrazione della CO2 ne è risultato un aumento della
resa dal 25 al 100%.
L’effetto dell’aumento della CO2 è specie-specifico, ma dipende anche dalla
temperatura, dai nutrienti e dall’acqua disponibili. E’ comunque poco è
sconosciuto sulle possibili risposte di un ecosistema più complesso all’aumento
della CO2.
Le praterie
Le graminacee le leguminose sono componenti importanti nella resa di una
prateria; in Europa il trifoglio bianco costituisce il più importante legume nelle
praterie temperate e la sua importanza è aumentata per ragioni economiche ed
ecologiche. La proporzione di trifoglio bianco nelle praterie influenza la
composizione floristica grazie anche alla capacità del trifoglio di fissare l’azoto
atmosferico. L’aumento della fissazione dell’azoto in seguito all’aumento della CO2
atmosferica potrebbe causare sostanziali cambiamenti nell’economia dell’azoto
nella prateria e quindi nella composizione delle specie.
Risultati attesi:
Il progetto mirerà alla determinazione dei flussi di carbonio nelle praterie alla
concentrazione di CO2 attuale e ad una aumentata.
Verranno esaminati:
- la crescita delle piante e specialmente dell’sistema radicale;
- l’abilità competitiva tra le specie e il cambiamento nella
composizione floristica dell’ecosistema;
- il cambiamento del rapporto C/N nella lettiera;
- la quantità e qualità degli essudati radicali;
- l’attività dei microrganismi del suolo;
- i parametri fisici e chimici del suolo e il suo contenuto idrico.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
123
Progetto n°3
Titolo
Il bilancio dei gas serra di sistemi territoriali
Obiettivo
Il progetto si propone di indagare l’origine delle emissioni di gas serra e i
serbatoi capaci di assorbirli per fungere da supporto alle decisioni politiche in
materia di produzione e consumo di energia. A questo scopo sono state seguite le
linee guida denominate “Revised 1996 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas
Inventories” accettate dal Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).
Informazioni generali
Per poter effettuare un bilancio serra che risulti attendibile conviene
concentrare l’attenzione principalmente sulla produzione e l’assorbimento di CO2.
Gli altri gas serra contemplati dall’IPCC, che siano essi ad azione diretta o
indiretta, rappresentano comunque una quota minoritaria nel computo
complessivo. Lo sforzo maggiore del lavoro è concentrato quindi sul Modulo
“energia” ovvero quel Modulo che contempla le emissioni derivanti dalla
combustione di risorse fossili e nel Modulo “foreste e cambiamento dell’uso del
suolo” dove viene stimata la potenzialità in termini di assorbimento da parte della
biomassa boschiva.
Risultati attesi
1. Identificazione dei principali settori con il maggior contributo di produzione
dei gas serra;
2. Stima della capacità di assorbimento di gas serra da parte delle aree
boschive;
3. Ricerca delle possibilità di intervento per la riduzione della la quantità di gas
serra emessa nei processi produttivi del territorio interessato.
Monitoraggio dei progetti di sostenibilità
SPIN-ECO
124
Il bilancio dei gas serra è stato applicato, all’interno dei progetti di analisi della
sostenibilità ambientale, dei seguenti sistemi territoriali:
Bilancio gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Grosseto”, 2004;
Bilancio gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Ancona”, 2002;
Bilancio gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Pesaro-Urbino”,
2002;
Bilancio dei gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Ravenna”
1999;
Inventario dei gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Forlì-
Cesena, 2002;
Rapporto sullo stato dell’ambiente - La Comunità Montana delle Colline Metallifere,
2004.
Conclusioni
SPIN-ECO
125
6 Conclusioni
L’uso di indicatori di sostenibilità per l’analisi territoriale della Provincia di
Siena ha fornito una valutazione socio-economica ed ambientale integrata del
sistema oggetto di studio. L’intenzione di quest’analisi è stata quella di fornire
risultati che creino un nuovo substrato di informazioni e di concetti utili per la
Pubblica Amministrazione e per tutti i portatori di interesse della comunità
provinciale. Il fine ultimo del progetto è proprio quello di essere un valido aiuto
per tutti coloro i quali desiderino lavorare per il raggiungimento di uno sviluppo
sostenibile della Provincia di Siena attraverso la presa di coscienza e
l’identificazione di quelli che potrebbero essere i fattori “limitanti” per un suo
completo sviluppo che protegga anche gli interessi delle generazioni future.
Le metodologie utilizzate in quest’analisi territoriale (Impronta Ecologica e
Analisi Emergetica) sono in grado di fornire una lettura integrata dell’area di studio
e delle dinamiche che la caratterizzano. La complementarità delle due
metodologie evidenzia l’integrazione fra gli aspetti sociali, economici ed ecologici
sia da un punto di vista antropocentrico che ecocentrico. L’Impronta Ecologica
prende in considerazione la “produttività utile” di cui l’uomo può disporre e la
produttività di cui si appropria, assegnando in questo modo un valore ambientale a
ciascuna risorsa considerata; dall’altro, l’analisi eMergetica consente di assegnare
un valore ecologico al flusso delle risorse rinnovabili e non rinnovabili che
alimentano il sistema territoriale e di analizzare gli impatti ambientali derivanti
dall’attività antropica sulle risorse naturali.
In base ai risultati ottenuti possiamo riportare quanto segue:
Entrambe le metodologie evidenziano l’importanza nell’uso del suolo, del
territorio agricolo, e della gestione che ne è stata fatta, da parte
dell’Amministrazione Provinciale senese. Dal punto di vista dell’Impronta
Ecologica, il terreno agricolo è caratterizzato da un’elevata produttività in
biomassa vegetale utile, in quanto esso è in grado di fornire prodotti primari di
natura alimentare, essenziali per la dieta ed il sostentamento degli abitanti della
Provincia di Siena. La sua cospicua estensione è uno dei punti di forza del territorio
senese, ed una tra le principali motivazioni dell’elevata biocapacità locale. Esso
rappresenta uno punti di forza sui quali sarà possibile investire per il futuro
sviluppo territoriale, a patto che il suo utilizzo avvenga in linea con i principi e con
i tempi della sostenibilità.
Conclusioni
SPIN-ECO
126
Sia L’Ecological Footprint che l’analisi emergetica evidenziano come il sistema
Provincia di Siena si sostenga principalmente su risorse locali. I dati dell’analisi
emergetica riportano infatti L=57% e F=43% per l’utilizzo delle risorse. Allo stesso
tempo, i dati EF evidenziano come la biocapacità locale si mantenga all’incirca
sullo stesso valore del 1999 (2,98 contro 3,06 gha/ab.), e sia capace di soddisfare il
55% circa della richiesta di terreno da parte degli abitanti senesi; questa
percentuale è in controtendenza con il valore medio nazionale, pari a circa il 20%.
Questa situazione è confermata dal lieve ma fondamentale aumento del valore
delle risorse locali rinnovabili in relazione alla quantità di risorse non rinnovabili
utilizzate in Provincia. Comparando le due metodologie emerge pertanto una certa
coerenza nella tendenza dello sviluppo del territorio, messa in evidenza dal valore
pressoché costante della biocapacità e dell’eMergia per persona.
I recenti problemi legati all’aumento del fabbisogno energetico ci inducono a
fare delle considerazioni in merito a questo input indispensabile per l’attività
umana. Le due metodologie utilizzate computano questo input in maniera
differente. L’Impronta Ecologica, con il suo approccio strettamente
antropocentrico, considera il consumo di elettricità in termini di fabbisogno dei
cittadini. L’analisi emergetica considera invece i flussi di energia e materia
indipendentemente dall’attività umana. L’approccio ecocentrico di questa
metodologia sottolinea la distinzione economica ed ambientale fra le fonti
energetiche rinnovabili e non rinnovabili anche rispetto al fabbisogno totale
dell’intera Provincia. Risulta pertanto evidente l’importanza di una lettura
integrata dei risultati dei due indicatori, capace di fornire informazioni sia sul
ruolo e le attività della componente biotica del sistema provinciale, ovvero sui
cittadini, sia sulla componente abiotica, il territorio, e i flussi che lo alimentano.
Per quanto riguarda il bilancio import-export dei flussi emergetici i dati grezzi
oggetto di analisi mostrano delle notevoli approssimazioni dovute ad alcune
variazioni apportate nella loro valutazione. I dati relativi alle varie voci dell’import
e dell’export relativi al 2003 messi a disposizione per l’analisi emergetica sono
contabilizzati solo in euro mentre nell’analisi del 1999 erano computati anche in
quantità. Per coerenza con l’analisi effettuata nel 1999 è stato necessario
convertire i flussi di moneta dei singoli input nelle rispettive quantità, attraverso
dei coefficienti calcolati ad hoc ed aggiornati attraverso i coefficienti di
rivalutazione monetaria.
In conclusione, è possibile affermare che il costante aggiornamento degli studi
di sostenibilità ambientale costituisce una valida ed importante pratica di
Conclusioni
SPIN-ECO
127
monitoraggio della situazione ambientale, e della salute dell’ecosistema
provinciale senese. Grazie al precedente progetto SPIn-Eco, a partire dal dicembre
2003, Siena è infatti la prima Provincia italiana ad aver ottenuto la certificazione
ambientale ISO 14001; ma, sebbene la scelta di utilizzare ed applicare indicatori di
sostenibilità costituisca di per sé un buona pratica per la gestione ambientale, è
senza dubbio fondamentale l’applicazione di questi indicatori nel lungo periodo,
ovvero nei tempi della sostenibilità.
Gli indicatori utilizzati presentano un lieve peggioramento rispetto alla
situazione ambientale messa in evidenza nel precedente Report del progetto SPIn-
Eco. L’analisi dell’Impronta Ecologica identifica l’aumento dei consumi di energia
elettrica e combustibili fossili come principale fautore del trend negativo; al tempo
stesso l’Analisi Emergetica conferma questa tendenza attraverso l’analisi dei flussi
di materia ed energia che alimentano il sistema territoriale. Sebbene la differenza
fra il flusso emergetico importato rispetto a quello esportato denoti un lieve calo
della dipendenza del sistema territoriale rispetto all’esterno, il volume di entrambi
si è moltiplicato prepotentemente determinando un peggioramento degli indicatori
emergetici amplificato dal fatto che la tipologia di risorse è di natura non
rinnovabile. Questo evidenzia come debbano essere promosse tutte le azioni che
vadano nella direzione di una maggiore attenzione nelle politiche di gestione del
territorio e di un più marcato interesse nei confronti del Capitale Naturale. Il
Capitale Naturale rappresenta per la Provincia un valore economico ed ecologico-
naturalistico estremamente elevato. Non solo fornisce servizi essenziali di input per
la produzione e il consumo, funge da serbatoio per l’assorbimento dei rifiuti, ma
rappresenta anche un elevato valore di consumo per i residenti che gradiscono e
vengono appagati dalla bellezza delle cose che li circondano.
In ultima analisi prendendo in considerazione queste caratteristiche tipiche
della Provincia di Siena, quali notevole estensione del territorio, bassa densità di
popolazione e attività produttive basate principalmente su risorse locali, emerge
un quadro che paragonato con altre realtà provinciali risulta migliore dal punto di
vista della sostenibilità. Riteniamo però importante che resti aperto il dibattito in
merito agli strumenti conoscitivi del territorio e che l’Amministrazione Provinciale
senese continui a lavorare nella direzione intrapresa, senza adagiarsi sui risultati
ottenuti. In questa sede, così come nei precedenti report del progetto SPIn-Eco,
sono state fornite delle indicazioni utili per la diminuzione dell’impatto ambientale
degli abitanti della Provincia di Siena, auspicando che queste indicazioni possano
stimolare e coadiuvare gli amministratori locali nel redigere i più appropriati
Conclusioni
SPIN-ECO
128
strumenti di programmazione orientati al pieno raggiungimento della sostenibilità
ambientale.
Appendice
SPIN-ECO
129
7 Appendice
Riferimenti per le Transformity
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Florida, Working paper prepared for Coastal Resources Center, University of
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10 Odum H.T. , 1996, Environmental accounting, Wiley & Sons, New York, USA.
11 Odum H.T. et al. , 2000, Introduction and Global Processes. Center for
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12 Tiezzi E. et al. , 2000, Studio per un progetto di valutazione di scenari per uno
sviluppo sostenibile della Laguna di Venezia, Report non pubblicato, Siena.
13 Tiezzi E. et al. , 2000, Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Pescia,
Report non pubblicato, Siena.
Appendice
SPIN-ECO
130
14 Marchettini N., Panzieri M., Niccolucci V. e Bastianoni S. , 2000, Valutazione
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ARSIA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-
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CCIAA (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Provincia di
Siena)
CNR (Consiglio Nazionale Ricerche)
Comuni della Provincia di Siena
Corpo Forestale dello Stato-Coordinamento Provinciale
ENEL – GRTN (Gestore della Rete Trasmissione Nazionale)
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Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
140
1 Approfondimento sulla sostenibilità in agricoltura tramite LCA ed
Emergia
1.1 Introduzione
Il sistema naturale è regolato da imprescindibili leggi fisiche che interpretano
l’insieme delle interazioni con la biosfera. Queste relazioni devono essere tali da
permettere alla vita umana di continuare a vivere, agli individui di soddisfare i loro
bisogni e alle diverse culture umane di svilupparsi, in modo tale che le variazioni
apportate alla natura dalle attività umane stiano entro certi limiti.
Tra tutte le attività umane, appare evidente il ruolo centrale dell’agricoltura. Le
economie agricole rappresentano il punto di incontro fra i bisogni essenziali
dell’uomo e la produzione primaria della natura.
I sistemi agroalimentari traggono risorse soprattutto dall’ambiente. Le attività
agricole e forestali sono state per secoli, sinonimo di ricchezza, di qualità, di
bellezza del paesaggio, di protezione del terreno, occupazione. Il presente lavoro,
quindi, concentra l’attenzione sullo straordinario valore dei servizi che i sistemi
agricoli forniscono alle società umane residenti nella provincia di Siena.
Valore che non viene preso in considerazione dalle politiche economiche attuali,
ma che, invece, ha un incredibile importanza per la nostra sicurezza, la nostra salute
e per il futuro sviluppo di ogni società umana.
L’importanza dei sistemi naturali per la specie umana è infatti centrale proprio
per garantire il nostro benessere e ciò costituisce il motivo essenziale per cui la
nostra azione dovrebbe mantenersi nell’ambito delle capacità di carico degli
ecosistemi che ci sostengono.
Ce lo dicono chiaramente tutti gli studiosi che da tempo lavorano sulle
interrelazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali per individuare, concretamente,
quali sono le strade efficaci da intraprendere per attuare la sostenibilità del nostro
sviluppo.
Si tratta in buona parte, di quello straordinario ed affascinante fronte della
ricerca integrata innovativa che sta conducendo alla confluenza transdisciplinare.
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
141
Purtroppo oggi i modelli politici ed economici dominanti non riconoscono la reale
importanza dei servizi forniti dagli ecosistemi al nostro sviluppo ed alla nostra
sopravvivenza.
Questo lavoro studia le relazioni ed i legami esistenti tra gli ecosistemi ed il
benessere umano, cercando di dimostrare le potenzialità degli ecosistemi in ambito
agricolo. Inoltre mira ad integrare le diverse aspirazioni economiche, ambientali,
sociali e culturali, e arricchisce le conoscenze e le informazioni derivanti dalle
scienze naturali e dalle scienze sociali, cercando di identificare e valutare le opzioni
relative alle scelte politiche ed alle modalità di gestione per mantenere i servizi
offerti dagli ecosistemi ed armonizzarli con i bisogni umani, per promuovere la
massima integrazione fra i sistemi ecologici e i sistemi antropici.
Gli avanzamenti dell’ecological economics ci dimostrano chiaramente che
l’umanità ha sempre dovuto dipendere dai servizi prodotti dalla biosfera e dai suoi
ecosistemi. La biosfera stessa è il prodotto della vita sulla Terra.
La composizione dell’atmosfera e dei suoli, i cicli degli elementi attraverso l’aria
e l’acqua e moltissime altre funzioni e processi sono tutti risultanti dai processi stessi
della vita e sono tutti mantenuti e rigenerati dagli ecosistemi.
La specie umana che sembra, a noi esseri umani, possa ritenersi quasi fuori ed
indipendente dalla natura, grazie a mezzi messi a disposizione dalla nostra cultura e
tecnologia, dipende invece pienamente dai flussi dei servizi degli ecosistemi.
Il presente lavoro è suddiviso nelle seguenti sezioni.
La prima parte espone i principi della sostenibilità con un riferimento particolare
all’applicazione di questi al settore agricolo; la seconda parte mette in evidenza le
metodologie utili a valutare le caratteristiche dell’attività agricola in provincia di
Siena.
L’ultima sezione è dedicata ad una applicazione di due metodologie
termodinamiche. In questo approfondimento tematico relativo all’agricoltura
specializzata verrà presa in considerazione un lavoro di analisi emergetica e di Life
Cycle Assessment applicato a due aziende agricole della Provincia di Siena . In queste
analisi verranno messe in luce le criticità e le potenzialità di uno dei settori più
redditizi del territorio senese, il settore vitivinicolo. Inoltre, verrà focalizzata
l’attenzione su alcuni aspetti tecnici relativi al metodo biologico e convenzionale in
tema di sostenibilità.
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
142
1.2 Gli ecosistemi agricoli
L’agricoltura odierna può essere definita come una manipolazione mirata degli
ecosistemi al fine di fornire dei vantaggi agli uomini. Questo vuol dire che gli uomini
impongono sull’ambiente un sistema che lascia sopravvivere solo ciò che l’uomo
intende usare, rimpiazzando il sistema di sopravvivenza darwiniano del migliore
adattamento. In questo modo ci siamo presi la responsabilità di regolare i sistemi in
accordo con i nostri bisogni. Questo mette i sistemi agricoli da una parte diversa
rispetto a quelli naturali, che si autoregolano tramite retroazioni e meccanismi di
controllo su larga scala. Ogni interferenza con gli eventi naturali, come ad esempio
l’aratura, significa che alcune risorse sono state degradate o perdute. Inoltre,
abbiamo un flusso di materiale in uscita dal sistema agricolo (raccolto) e di
conseguenza il supporto dal sottostante ecosistema deve essere maggiore. Secondo
Vitousek et al (1986), l’agricoltura convenzionale spesso produce meno, in biomassa
totale, rispetto agli ecosistemi naturali. Questa differenza può essere delle volte
spostata o ribaltata attraverso l’uso di colture perenni, colture in rotazione,
somministrazione di nutrienti oppure irrigazione. Vitousek et al (1986) ha stimato la
quantità totale di prodotti della fotosintesi di cui la specie umana si è appropriata ed
ha concluso che circa il 40% della produzione primaria netta terrestre è usata sia
direttamente che indirettamente per le attività umane.
Gli ecosistemi naturali sono spesso per la maggior parte sostenibili, dove non
sono presenti i nostri sistemi agricoli. Comunque, in contrasto con i sistemi naturali, i
sistemi agricoli devono supportare le persone che vivono al di fuori del sistema.
I sistemi agricoli possono essere visti come ecosistemi addomesticati. Sono
alimentati dall’energia solare, come gli ecosistemi naturali, ma differiscono da essi
per degli aspetti fondamentali (Odum, 1984):
- La diversità è abbondantemente ridotta dalla gestione umana al fine di
massimizzare le rese di alimenti specifici o di altri prodotti;
- Le specie vegetali ed animali dominanti sono derivate dalla selezione artificiale
piuttosto che da quella naturale;
- Il controllo dei sistemi agricoli è per la maggior parte esterno e finalizzato, a
differenza di quello degli ecosistemi naturali che sono autoregolati attraverso
feedback interni;
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
143
- I sistemi agricoli sono più aperti verso l’ambiente sottostante . Essi hanno grossi
flussi in entrata ed in uscita da e verso l’ambiente;
- I sistemi agricoli sono disturbati, instabili e giovani, fattori molto importanti per
il mantenimento della produttività. Il loro funzionamento dipende dalla costante
interferenza (o cura) da parte dell’agricoltore.
1.3 Agricoltura e sostenibilità
E’ interesse comune dell’agricoltura e del mondo naturale che si sviluppi tra essi
un rapporto di reciproco sostegno. La produzione alimentare non deve distruggere gli
ecosistemi naturali del loro mondo e la ricchezza della loro diversità biologica. La
difesa degli ecosistemi naturali non rappresenta una minaccia per l’umanità che deve
nutrirsi. In realtà, è vero il contrario: un uso accorto della natura è essenziale per
nutrire il pianeta.
L’agricoltura sostenibile si interessa della capacità dei sistemi agricoli di
rimanere produttivi nel lungo periodo. Molti autori distinguono tra sostenibilità
ecologica (o ambientale), economica o sociale. La sostenibilità ecologica è definita
come il mantenimento dell’intero ecosistema o del “capitale naturale” (l’insieme
delle risorse fornite dall’ambiente che garantiscono un flusso di servizi o beni utili)
sia come “risorsa” di inputs , sia come “scarico” di rifiuti (Goodland, 1995).
La dimensione ecologica della sostenibilità è fondamentale per la sostenibilità nel
suo insieme, nella misura in cui è un prerequisito per la dimensione economica e
sociale. Gli agricoltori calibrano le loro pratiche produttive (pratiche agricole,
semina, fertilizzazione) al fine di combinare in maniera ottimizzata gli inputs basati
sul capitale naturale (suolo, energia solare, pioggia, energia da combustibili fossili) e
inputs basati sul capitale dovuto all’uomo (fertilizzanti, sementi, pesticidi)
producendo degli outputs desiderati (prodotti) e delle emissioni indesiderate
nell’ambiente. Il livello di produzione dei sistemi agricoli dipende largamente dagli
inputs dovuti al capitale naturale ed a quello fornito dall’uomo. Herdt e Steiner
(1995) hanno messo in evidenza il fatto che è difficile sapere se i sistemi agricoli
attuali siano sostenibili nel senso del rimanere produttivi nel lungo periodo. Il
continuo incremento degli inputs dovuti all’uomo applicati nella maggior parte dei
sistemi di questo tipo ha incrementato le rese ma potrebbe aver diminuito la qualità
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
144
del capitale naturale (es. la degradazione dei terreni) e così la capacità produttiva
nel suo insieme.
Fino al 1970, l’aumento della produzione era il concetto dominante in
agricoltura. I ricercatori in ambito agricolo, per la maggior parte, valutavano gli
effetti del maggiore uso degli inputs dovuti all’uomo sul funzionamento e sulla
produttività dei sistemi agricoli.
Dagli anni settanta in avanti l’intensificazione dei sistemi produttivi ha causato
un aumento dell’inquinamento ambientale. Di conseguenza, limitare gli impatti
ambientali ad un livello accettabile divenne sempre più importante nell’ambito
della ricerca agricola.
Questo ha prodotto una grossa quantità di studi circa gli impatti dell’agricoltura
sull’ambiente. (Wauchope, 1978; Ryden et al., 1984). Più recentemente,
preoccupazioni circa la perdita di qualità del capitale naturale legato all’agricoltura
attraverso fenomeni come l’erosione, la scomparsa dei predatori “utili” o la
diminuzione della materia organica nel suolo hanno ricevuto attenzioni crescenti
(Pimentel e Kounang, 1998; Lewis et al., 1997; Katterer and Andrèn, 1999).
Questi progressi hanno condotto ad una varietà di metodi per la valutazione degli
impatti ambientali dell’agricoltura. Lo sviluppo di questi strumenti è considerato da
alcuni autori come una condizione per l’implementazione dell’agricoltura sostenibile
(Hansen, 1996). Questi metodi prendono in considerazione un certo numero di fattori
(obbiettivi) ambientali da valutare (erosione del suolo, emissione di gas serra, qualità
delle acque), ed usano generalmente un set di indicatori come criterio per
quantificare il grado con cui questi obbiettivi sono raggiunti.
Gli impatti ambientali legati all’agricoltura dipendono in gran parte dalle
pratiche agricole usate dagli agricoltori. Il nesso è comunque indiretto, come le
emissioni verso l’ambiente dipendono dallo stato dei sistemi agricoli, che
alternativamente dipendono dalle pratiche agricole messe in atto ma anche da
fattori casuali come precipitazioni e temperatura. Di conseguenza, gli indicatori di
impatto ambientale dovrebbero essere basati sia sulle pratiche agricole adottate, sia
sugli effetti che queste pratiche hanno sullo stato del sistema agricolo o sulle
emissioni verso l’ambiente.
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
145
1.4 L’analisi termodinamica degli agroecosistemi
I servizi degli ecosistemi costituiscono quei benefici che la specie umana riceve
dal funzionamento stesso degli ecosistemi.
Si tratta di servizi che:
1. provvedono alla fornitura di prodotti utilizzati dalla specie umana quali cibo,
acqua, combustibili, fibre;
2. regolano i processi degli ecosistemi fornendo importanti benefici quali il
mantenimento della qualità dell’aria, la regolazione del clima, il controllo
dell’erosione, la regolazione delle malattie umane, la regolazione del ciclo
dell’acqua, il riciclo dei rifiuti, il controllo biologico e l’impollinazione;
3. sono necessari per la produzione di altri servizi degli ecosistemi, e quindi
svolgono un ruolo di supporto, quali la formazione del suolo, il ciclo dei nutrienti e la
produzione primaria;
4. possono essere definiti culturali, cioè che forniscono dei benefici non
materiali quali quelli etici ed estetici, ricreativi e turistici, quelli ispirativi, quelli
educativi, quelli relativi al senso dei luoghi e quelli del patrimonio culturale.
Da anni si sta infatti cercando di sottolineare quanto i sistemi naturali mantenuti
in salute e non indeboliti dal nostro continuo e pressante intervento, costituiscano
una base essenziale per la salute stessa di tutti gli esseri umani sulla Terra.
Il vasto argomento delle funzioni e dei servizi degli ecosistemi, nonché delle
possibilità di una loro rendicontazione economica sono oggetto, da tempo, delle
ricerche dell’ambito dell’innovativa disciplina dell’Ecological Economics.
Robert Costanza, uno dei fondatori di tale disciplina, per anni presidente
dell’International Society of Ecological Economics (ISEE), è stato tra i primi a
cimentarsi, con un gruppo di altri ecologi ed economisti (tra i quali Rudolf de Groot)
in una prima valutazione del valore economico dei servizi degli ecosistemi pubblicato
sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature” nel 1997.
La ricerca ha avuto il merito di sottolineare l’importanza di quanto l’economia
attuale non tenga in conto la natura ed i sistemi naturali, e di quanto sia
importantissimo oggi modificare i sistemi di contabilità nazionale proprio ai fini,
invece, di poter tenere in conto il valore dei servizi degli ecosistemi e del capitale
naturale, essenziali per la nostra stessa sopravvivenza.
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146
Al di là delle stime prodotte e della loro validità scientifica è di tutta evidenza
che ricerche di questo tipo sottolineano quanto sia ormai ineludibile considerare
nelle politiche economiche l’importanza centrale della salute degli ecosistemi.
Non esiste alcun studioso di problemi ambientali che non riconosca lo stretto
legame esistente tra salute degli ecosistemi e salute umana.
L’esistenza di questo legame la dice lunga sull’importanza di considerare
adeguatamente gli ecosistemi, il mantenimento della loro vitalità e delle loro
capacità evolutive come fonte centrale del nostro benessere ed evitare pertanto
l’attuazione di politiche che danneggino gli ecosistemi stessi e li rendano sempre più
vulnerabili.
I danni che procuriamo ai sistemi naturali si riverberano, prima o poi, contro di
noi, indebolendo le nostre capacità di sopravvivenza.
I gravi problemi che dobbiamo oggi affrontare affondano le radici in un uso
sbagliato dei sistemi naturali, in un loro sovrasfruttamento, per non parlare, in molti
casi, di una loro diretta distruzione. La scienza della sostenibilità ci fornisce
indicazioni estremamente utili per evitare che ciò avvenga.
Nel corso di questo lavoro tratteremo delle funzioni specifiche dell’agricoltura,
la produzione di beni e servizi, elaborando un’analisi di sostenibilità attraverso
l’utilizzo congiunto della metodologia termodinamica Emergetica (Odum,1996) e
della Life Cycle Assessment. Queste due metodologie hanno il pregio di identificare e
quantificare tutti gli impatti ambientali (LCA) e di contabilizzare il valore del
capitale naturale legato all’agricoltura e di tutti i servizi e beni ambientali ad essa
connessi che oggi ricevono attenzioni crescenti.
1.5 Metodi
“Gli indicatori sono il nostro collegamento con il mondo.
Condensano la sua enorme complessità in un insieme gestibile di informazioni
ricche di significato, sino a un piccolo insieme di osservazioni che indirizzano le
nostre decisioni e dirigono le nostre azioni” (Bossel H., 1999)
Un indicatore è una misura di qualcosa che permette di capire, in relazione ad un
certo obbiettivo, “a che punto si è” oppure “quanto si è distanti da”. A partire dalle
Sostenibilità in agricoltura
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147
ipotesi sulle quali l'indicatore stesso è stato costruito, esso è una misura che funge da
"sintomo" o "indice" dello stato di un sistema e che mostra quantitativamente e/o
qualitativamente le condizioni del sistema. In una società si eseguono
periodicamente misure cosiddette tradizionali, riguardanti il progresso sociale,
economico ed ambientale. Il tasso di disoccupazione, il Prodotto Interno Lordo, la
retribuzione media, il consumo di risorse, sono solo alcuni dei molteplici esempi di
indicatori tradizionali. Indicatori di tal genere misurano cambiamenti in un settore
della società come se esso fosse completamente indipendente dagli altri,
confermando, così, il prevalere di un approccio di natura riduzionista all'analisi di
sistemi che, per la loro complessità, richiederebbero studi ben diversi.
Contrariamente a questo tipo di approccio, è implicito nel concetto di
sostenibilità una visione integrata dei sistemi che tenga conto di tutte le sue
componenti e delle interazioni esistenti tra di esse. La sostenibilità richiede pertanto
"strumenti di misura" che sintetizzino le connessioni tra il progresso economico,
ambientale e sociale di una comunità. E’ possibile costruire una varietà pressoché
infinita di indicatori, in relazione a ciò che si vuole misurare, ed ognuno di questi
possiederà caratteristiche proprie e ben definite. Tuttavia un buon indicatore
dovrebbe possedere dei requisiti di base che lo caratterizzano. Un indice ben
costruito dovrebbe essere una misurazione numerica e quantificabile e dovrebbe
esprimere, in maniera quantitativa, la proprietà indagata del sistema che stiamo
studiando. Un indicatore dovrebbe inoltre essere comprensibile, cioè di facile
interpretazione anche per i non esperti, e verificabile, dando la possibilità di poter
verificare le informazioni che esso fornisce. Un’altra sua caratteristica dovrebbe
essere la riproducibilità e quindi l’essere basato su dati accessibili, infine deve essere
sito-specifico, calibrato sul territorio sul quale si sta svolgendo l’analisi, in modo da
considerare le varie interazioni tra i settori economico, sociale ed ambientale.
Bisogna ricordare che l’uso di un singolo indicatore è spesso poco significativo, e
normalmente ci si avvale di set di indicatori, anch’essi con caratteristiche proprie.
Un set di indicatori scelto per rappresentare un dato sistema dovrebbe essere quindi
nel contempo comprensivo e compatto, per poter raccogliere sinteticamente tutti gli
aspetti rilevanti rappresentativi del nostro sistema. Gli indicatori di un set
dovrebbero inoltre essere chiaramente definiti, riproducibili, non ambigui,
comprensibili, pratici, e scelti in modo tale che, dalla loro lettura congiunta, si renda
Sostenibilità in agricoltura
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148
possibile dedurre il funzionamento e la sostenibilità degli attuali sviluppi e il loro
confronto con percorsi di sviluppo alternativi.
1.5.1 Life Cycle Assessment (LCA)
L’obiettivo fondamentale di una LCA consiste nell’imputare i consumi e le
emissioni ottenuti nella fase di raccolta dati (Analisi di Inventario) a specifiche
categorie di impatto riferibili ad effetti ambientali conosciuti, e nel quantificare, con
opportuni metodi di caratterizzazione, l’entità del contributo complessivo che il
processo o il prodotto portano agli effetti considerati (Analisi degli Impatti). La
procedura di uno studio di LCA è di tipo iterativo poiché ogni fase successiva può
mettere in evidenza criticità o semplici aspetti che necessitano di un ulteriore
indagine. Via via che si approfondisce l’analisi, nuovi dati potranno poi essere
sostituiti aggiornando i vecchi o richiedendo la revisione dei calcoli stessi.
Di seguito sono riportate nel dettaglio le diverse fasi di un’analisi del ciclo di vita
precedentemente citate. Lo schema di riferimento di questo tipo di studi è
standardizzato nella norma ISO 14040.
Fase 1: Goal Definition and Scoping
Durante questa fase è necessario che vengano definite le finalità dello studio,
l’unità funzionale e i confini del sistema studiato. In particolare l’unità funzionale è
la misura della performance degli output funzionali del sistema di prodotto. Scopo
principale dell’Unità Funzionale è fornire un riferimento a cui gli input e gli output di
processo possano essere correlati.
Fase 2: Life Cycle Inventory
Consiste nella raccolta dei dati e nelle procedure di calcolo volte a quantificare
gli input e gli output rilevanti di un sistema di prodotto. Si tratta di un processo
iterativo, che si ripete in base alle ulteriori esigenze informative che si manifestano
durante la sua realizzazione. Il sistema in studio deve essere modellizzato come una
sequenza complessa di operazioni unitarie che comunicano tra loro e con l’ambiente
attraverso input ed output. È necessario procedere alla costruzione di un modello
della realtà, in grado di rappresentare nella maniera più fedele possibile tutti gli
scambi tra le singole operazioni appartenenti alla catena produttiva effettiva.
Fase 3: Life Cycle Assessment
Sostenibilità in agricoltura
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149
Consiste nella valutazione della significatività degli impatti ambientali potenziali,
associati ai dati derivanti dalla fase di inventario. Il livello di dettaglio, la scelta
degli impatti da valutare e le metodologie di valutazione dipendono dagli obiettivi e
dalle finalità dello studio. Gli impatti ambientali vengono prima classificati, vengono
cioè assegnate le aggregazioni iniziali di dati a categorie di impatto relativamente
omogenee; successivamente vengono assegnati dei pesi alle diverse categorie.
Quest’ultima procedura viene effettuata al fine di permettere la comparazione degli
impatti potenziali di diversi prodotti. Le principali categorie di impatto ambientale
da tenere in considerazione riguardano l’utilizzo di risorse, la salute dell’uomo e le
conseguenze ecologiche. Il primo approccio alla valutazione è di tipo generale e
porterà semplicemente a collegare quantitativamente un processo produttivo con
determinate categorie di impatto; per una valutazione puntuale occorrerà procedere
successivamente all’identificazione delle parti del sistema che danno maggiori
contributi agli impatti individuati, nonché all’approfondimento dello studio con
l’ausilio di tecniche di controllo più sofisticate.
Fase 4: Life Cycle Interpretation
Consiste nell’interpretazione dei risultati delle fasi di inventario e di valutazione
degli impatti e nell’eventuale redazione di conclusioni e di raccomandazioni per il
miglioramento della performance ambientale del sistema studiato.
La LCA costituisce inoltre la base scientifica concreta a cui si appoggiano alcuni
tipi di Certificazione Ambientale tra le quali le più note sono senz’altro quelle
regolate dagli standard ISO 14020, ed in particolare quella descritta dagli ISO 14023
detta EPD (Environmental Product Declaration). Questo tipo di certificazioni non
identificano in senso assoluto l’eccellenza ambientale dei prodotti, ma garantiscono
che le informazioni contenute in una dichiarazione ambientale che accompagna il
prodotto, una sorta di carta di identità ambientale, corrispondano alla realtà (EPD).
L’idea che sta alla base di questo tipo di certificazione è quella di avere il controllo
dell’intero ciclo di vita di un prodotto o servizio, individuando gli impatti ambientali
che esso genera in ogni fase.
La dichiarazione EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto) nasce per rispondere
alla crescente richiesta del mercato di informazioni circa le performance ambientali
di prodotti e servizi al fine di aumentarne la visibilità e l’accettabilità sociale. Essa
assicura obiettività, comparabilità e credibilità nella loro valutazione. Il cuore della
Sostenibilità in agricoltura
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150
certificazione risiede nella tecnica seguita, la LCA (Analisi del Ciclo di Vita), le cui
linee guida sono dettate dalle norme ISO 14040, che consente, data la base
scientifica su cui verte, di dare credibilità alle informazioni contenute nella EPD.
Tutta la procedura atta a produrre la certificazione è sottoposta all’approvazione
di un organismo accreditato indipendente ed è applicabile a qualunque prodotto.
La dichiarazione EPD riporta le performance ambientali relative al prodotto o al
servizio sottoposto ad indagine tramite la tecnica LCA, permette di chiarire al
consumatore le interazioni prodotto-ambiente, di evidenziare le caratteristiche
ambientali più significative, di quantificare i potenziali impatti ambientali associati
al ciclo di vita del prodotto ed infine di proporre obiettivi di miglioramento delle
performance ambientali. Gli iter seguiti per la stesura della EPD consentono di
rendere confrontabili EPD diverse e di poter comparare prestazioni ambientali di
prodotti appartenenti allo stesso gruppo.
1.5.2 Emergia
L’Emergia viene definita come l'energia solare necessaria, direttamente o
indirettamente, per ottenere un certo bene o servizio.
L’analisi emergetica (emergy evaluation) è una metodologia termodinamica
introdotta negli anni ‘80 da H.T. Odum (Facoltà di Ingegneria Ambientale
dell’Università della Florida, USA), capace di considerare sia gli aspetti economici
che ambientali di un certo sistema, uniformando tutti gli inputs, i flussi e gli outputs,
al comune denominatore dell’energia solare, l’energia primaria che alimenta i
processi che si verificano all’interno della biosfera.
Ogni risorsa, il cui contenuto energetico è indicato con la lettera E, utilizzata in
un dato processo ha un suo costo ambientale che può essere espresso in termini di
energia solare che è stata direttamente o indirettamente necessaria nel tempo per
ottenerla. Questo costo ambientale, diverso da risorsa a risorsa, è tecnicamente
chiamato Transformity o Emergia specifica, indicata con Tr.
Se l’opportuno “costo ambientale” viene associato a ciascuna delle risorse
necessarie al processo considerato, otteniamo l’Emergia, indicata con la lettera U, di
quel processo. Nella pratica si tratta di sommare tra loro i prodotti tra ogni risorsa
impiegata ed il rispettivo costo ambientale:
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151
Uprocesso = (E1 x Tr1) + (E2 x Tr2) + … +(En x Trn)
L’analisi emergetica, la cui unità di misura è il sej (Solar Equivalent Joule), vale a
dire l’unità di energia solare equivalente, è stata introdotta per ottenere uno
strumento capace di assegnare un valore “ambientale” a ogni risorsa nel modo più
coerente possibile con i processi reali che stanno alla base dei sistemi antropici e
naturali. Tale analisi si rivela interessante e indispensabile in quanto introduce
fattori qualitativi e quantitativi atti a valutare il valore “reale” di ogni risorsa
naturale partendo dal presupposto che tutto ha un contenuto energetico e che tutto
richiede dei flussi di energia e di materia per essere prodotto.
Le risorse che alimentano un sistema vengono convenzionalmente classificate in
macroaggregati a seconda della loro provenienza e rinnovabilità. Pertanto, le risorse
locali (L), quelle che derivano fisicamente dal sistema in esame, si distinguono da
quelle importate (F), quelle, cioè, che provengono da altri ecosistemi attraverso i
canali commerciali; queste ultime, in particolare, si distinguono in beni e servizi (F1)
e fonti energetiche (F2). Tra le risorse locali, si individuano due sottoclassi: le risorse
rinnovabili (R) e quelle non rinnovabili (N).
In questo quadro viene proposta una breve carrellata degli indici di cui
solitamente si fa uso in materia di analisi emergetica.
1. RAPPORTO DI IMPATTO AMBIENTALE [ELR=(N+F)/R]: è dato dal rapporto fra le risorse
non rinnovabili (a prescindere dalla provenienza) e quelle rinnovabili. Un elevato valore
di questo indice, spesso attribuibile ad un elevato livello tecnologico nell’utilizzo delle
risorse, suggerisce l’esistenza di un notevole stress per l’ambiente poiché i cicli
ambientali locali sono sovraccarichi.
2. DENSITÀ DI FLUSSO DI EMERGIA - Empower Density - (ED=U/AREA): è una misura della
concentrazione spaziale di emergia all’interno del territorio. Generalmente, un alto
valore di questo indice suggerisce che la disponibilità di territorio possa essere un fattore
limitante per la crescita economica futura del sistema, anche se non impedisce lo
sviluppo che invece deriva da un miglior uso delle risorse disponibili.
3. RAPPORTO DI INVESTIMENTO EMERGETICO [EIR=F/(R+N)]: è dato dal rapporto tra le
risorse provenienti dall’esterno del sistema e la totalità delle risorse locali, sia
rinnovabili che non rinnovabili. L’indice quantifica l’investimento dal sistema economico
Sostenibilità in agricoltura
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152
necessario per lo sfruttamento di una risorsa locale e rappresenta il grado di dipendenza
del sistema da altri sistemi o ecosistemi.
1.6 Descrizione dei sistemi agricoli
I sistemi oggetto di analisi sono due aziende agricole vitivinicole: una biologica
nella zona del Chianti nel Comune di Castelnuovo Berardenga ed un’altra semi-
industriale nel Comune di Montepulciano. Entrambe producono vino ma applicano
due metodi produttivi molto diversi.
L’Azienda a conduzione Biologica si estende per circa 63 ha di cui 10 destinati
alla produzione di vino biologico, e gli altri suddivisi tra colture di olivo e
graminacee. La varietà di vitigno impiantato è il Sangiovese con una densità di
impianto di 4200 piante per ettaro. Ogni vigneto ha una vita media di 30 anni. La
produttività piena viene raggiunta al 4° anno. La resa media di ogni ettaro è di circa
50 quintali di uva ogni anno. La posa delle barbatelle viene fatta a mano come la
maggior parte delle operazioni che si svolgono in Azienda. I macchinari posseduti
dall’azienda sono relativi alle operazioni di gestione ordinaria del vigneto (aratura,
distribuzione dei fitofarmaci, distribuzione del letame...), la fase di impianto è
affidata a ditte esterne data la particolarità dei macchinari utilizzati. La
manutenzione dei macchinari viene svolta nelle officine interne. L’azienda non si
avvale della collaborazione di operai fissi, solo nelle fasi più onerose della
produzione (es.vendemmia) ai proprietari si affiancano alcuni lavoratori avventizi.
L’Azienda imposta le proprie pratiche produttive seguendo le regole imposte dal
disciplinare delle produzioni biologiche e fa ricorso a fertilizzazioni di tipo naturale
(letame, interramento delle potature,..) e a sistemi antiparassitari “tradizionali”
che integrano l’uso di semplici prodotti chimici naturali con pratiche agricole
mirate, in linea con la propria impostazione produttiva.
L’ Azienda a conduzione semi-industriale ha una superficie di circa 200 ha,
suddivisa tra varie colture: ai 120 ettari destinati alla produzione di uva si affiancano
50 ettari di terreni seminativi e circa 30 ettari di boschi e oliveti.
I vitigni coltivati sono costituiti per la maggior parte da Sangiovese al quale si
affiancano, ma in misura minore il Prugnolo gentile, il Canaiolo, il Mammolo e il
Cabernet. La densità di impianto è di circa 6000 ceppi ad ettaro suddivisi,
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
153
normalmente, in 24 filari da 250 barbatelle l’uno. Ogni anno vengono reimpiantati
circa 4 ettari di vigneti ognuno dei quali ha una vita media di 30 anni. La
produttività piena viene raggiunta soltanto il 4° anno. La resa media di ogni ettaro è
di circa 62,5 quintali di uva ogni anno. È da notare che solo il 50% dell’uva viene
ritenuta adatta per la produzione di vino; il resto viene raccolta per altri scopi.
Quasi tutto il parco macchine necessario alla produzione è di proprietà
dell’Azienda; il lavoro viene affidato a terze parti solo per quello che concerne
alcune delle operazioni di impianto, quali lo scasso del terreno, la messa in atto
delle barbatelle e la stesura dei fili necessari per il sostegno delle viti stesse,
operazioni per le quali sono necessarie macchinari tecnologicamente molto avanzati
che, per il loro uso saltuario, il loro alto costo e la manodopera specialistica di cui
hanno bisogno, sarebbero difficilmente ammortizzabili da un azienda di questo tipo;
tuttavia l’azienda, data la sua estensione, ha un vasto parco macchine. La
manutenzione dell’intero parco macchine è affidata ad officine esterne. Il lavoro
aziendale viene svolto da 40 operai, 15 fissi ed i restanti a tempo determinato, ai
quali si affiancano altri 40 operai avventizi per il periodo della vendemmia.
L’azienda usa pratiche di difesa dagli agenti patogeni e di fertilizzazione ordinarie
per un tipo di produzione semi-industriale. E´importante sottolineare come
entrambe le strategie messe in atto dalle aziende siano estremamente dipendenti da
fattori climatici che spesso possono influenzare in maniera molto evidente sia le
pratiche produttive adottate che i risultato ottenuti, in termini di rese e risorse
impiegate nella produzione. Particolarmente sensibile a queste variazioni è
l´Azienda a conduzione Biologica che segue maggiormente l’evolversi degli eventi
naturali e risente quindi di produzioni piú altalenanti rispetto a quella semi-
industriale per la quale l´utilizzo di input a maggiore contenuto tecnologico crea una
sorta di “effetto tampone”. Gli input che alimentano il sistema sono elencati nelle
tabelle. L’analisi è stata condotta per una tonnellata di prodotto finito relativo ad
un anno solare (per evitare le oscillazioni stagionali dei parametri considerati). Come
prodotto finito verrà considerato il vino non imbottigliato. Il paragone verrà fatto fra
due vini della stessa qualità sia in termini organolettici sia in termini commerciali.
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
154
1.7 I risultati dell’analisi
LCA
In figura 1.1 sono schematizzati i cicli produttivi dell’Azienda Biologica e semi-
industriale. Per entrambi i processi produttivi è stato realizzato uno schema di base
comune che consta di 3 fasi: la fase di impianto, quella produttiva e quella di
cantina. La fase di impianto è la prima ad essere messa in atto, in questa fase il
terreno incolto viene preparato per la messa in opera del vigneto. Si effettuano
lavorazioni che migliorano la struttura e le caratteristiche chimico-fisiche del
terreno, si predispongono i supporti per le viti (pali e fili di acciaio) e vengono
piantate le barbatelle. Sempre in questa può essere effettuata un fertilizzazione “di
fondo”. La seconda fase considerata è quella produttiva. Le lavorazioni effettuate
nel vigneto, che è ormai in produzione, segue una routine che si adatta alle
condizioni ambientali del momento ma che consta sempre di step di base fissi.
Questa fase comprende tutti gli step necessari per produrre uva partendo da un
vigneto in produzione. La terza fase descritta è quella di cantina, dove le uve
provenienti dalle vigne vengono fatte fermentare e vengono lavorate fino alla
trasformazione in vino pronto per il confezionamento e la vendita. Per ogni fase
vengono riportati gli input necessari e le relative emissioni. La stima delle emissioni
è stata effettuata utilizzando database specifici per analisi di tipo LCA e tiene conto
del possibile riciclaggio di alcuni input che non si esauriscono nel processo produttivo
(SimaPro 6 software). Per le emissioni relative ai consumi elettrici viene preso in
considerazione il mix energetico nazionale italiano. L’azienda a conduzione biologica
non effettua alcuna fertilizzazione di fondo a differenza di quella a conduzione
semi-industriale, cercando di apportare nutrienti al terreno solo con le pratiche
agronomiche che mette in atto. L’uso di questa serie di pratiche fa si che si abbia un
grosso risparmio energetico che si ripercuote in maniera positiva sulle emissioni in
uscita. La fase di impianto mostra come il fabbisogno in materiali sia maggiore
nell’azienda che attua una gestione di tipo semi-industriale rispetto a quella
biologica.
Nonostante in questa fase entrambe le aziende si affidino a ditte esterne, in
quella semi-industriale si verificano consumi doppi per quello che riguarda i
combustibili, e addirittura sei volte maggiori per quel che riguarda il consumo di
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
155
acciaio. L’impiego di materiali in questa particolare fase è strettamente dipendente
dalla forma di allevamento della vite che si è scelto e dalle caratteristiche del
terreno. L’azienda biologica si estende su una porzione di terreno più sciolto (con
una frazione scheletrica e sabbiosa più alta), e questo implica l’uso di macchinari
meno intrusivi e di potenza inferiore; tuttavia una frazione della maggiore spesa
addebitata all’azienda con conduzione semi-industriale è da ricondurre alla maggiore
meticolosità con cui essa mette in atto il vigneto, potendo disporre di capitali molto
maggiori. Per quel che riguarda la fase produttiva del vigneto anche in questo caso
la prima differenza evidente è l’uso di fertilizzanti chimici da parte dell’azienda a
conduzione semi-industriale. L’azienda a conduzione biologica utilizza solo concime
organico proveniente dagli allevamenti limitrofi per cui ha addebitati solo i consumi
relativi al trasporto e alla distribuzione dell’ammendante contrariamente a quella
semi-industriale che, oltre a questi ultimi, ha addebitati anche quelli relativi alla
produzione del concime chimico. Il maggiore consumo in acciaio dipende dalla
quantità di lavorazioni che l’azienda semi-industriale attua, molte di più rispetto a
quella biologica. La quantità di lavorazioni è talmente più alta che i consumi di
carburante risultano, nella produzione di tipo biologico, 2.5 volte inferiori
nonostante il parco macchine di quest’ultima Azienda sia notevolmente più vecchio
rispetto alla semi-industriale e quindi meno efficiente nell’usare il combustibile.
L’azienda biologica utilizza soltanto fitofarmaci tradizionali (solfato di rame,
zolfo,ecc.) che per la loro azione meno efficace ed invasiva devono essere distribuiti
in quantità maggiore nel vigneto. L’azienda semi-industriale utilizza principi attivi di
sintesi che risultano efficaci a dosi molto ridotte ma che però richiedono quantitativi
di energia molto più elevati per la loro produzione essendo le molecole che li
costituiscono molto più complesse.
Sostenibilità in agricoltura 156
SPIN-ECO
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Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
157
I consumi di acciaio relativi alla fase di cantina sono equiparabili dato che
ambedue le aziende utilizzano macchinari simili, in numero più o meno ampio
relativamente alla loro produzione annua. Una grande differenza si riscontra invece
per quel che riguarda i consumi elettrici. L’Azienda agricola a conduzione semi-
industriale si avvale di strutture nuove, con impianti moderni e in perfetta
efficienza. Quella a conduzione biologica utilizza strutture ricavate da antichi
casolari, che pur essendo state ristrutturate e ammodernate non raggiungono i livelli
di efficienza delle nuove. Questo pesa in maniera decisa sui consumi elettrici.
Per quello che riguarda l’uso di prodotti chimici all’interno della cantina
l’azienda biologica ne fa un uso minimo coerentemente con il proprio ordinamento,
al semi-industriale ne usa un quantitativo relativamente alto ma che data la
semplicità dei suoi costituenti non provoca differenze sostanziali nelle emissioni. Le
emissioni totali legate all’intero processo produttivo presentano dei valori due o tre
volte più elevati per l’azienda semi-industriale rispetto a quella organica a
dimostrazione del fatto che esiste una differenza rilevante nel processo produttivo
delle due aziende.
EMERGIA
Come si può vedere dalla figura 1.1, i due sistemi di produzione presentano
diversi flussi energetici in entrata condizionati dal metodo di produzione scelto dalle
singole aziende.
Le tabelle 1.1 e 1.2 riassumono i flussi emergetici dell’intero ciclo di produzione
delle due aziende. Queste due tabelle descrivono i flussi emergetici che alimentano i
due sistemi oggetto di studio. Oltre agli input che sono considerati anche dall’LCA
(in corsivo nelle tabelle), vengono contabilizzati altri input. Fra questi ci sono i flussi
di beni e servizi ambientali rinnovabili e non rinnovabili (tabelle 1.1 e 1.2 note 1-5).
L’erosione del suolo emerge come prima differenza dei flussi di energia dalla
comparazione di queste due produzioni vitivinicole. L’agricoltura biologica prevede
un uso meno intensivo dei suoli. Infatti, la densità delle viti è inferiore nell’azienda
biologica rispetto a quella semi-industriale. Questo comporta un erosione del suolo
inferiore (tabelle 1.1 e 1.2, nota 5). Inoltre, attraverso l’applicazione di pratiche di
coltivazioni che escludono del tutto o riducono il ricorso a sostanze chimiche di
sintesi (sia fertilizzanti sia pesticidi), è possibile ridurre ulteriormente l’erosione del
Sostenibilità in agricoltura
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158
suolo. L’alto valore di erosione del suolo per l’azienda gestita con metodo semi-
industriale riflette il contributo ambientale non rinnovabile messo in risalto dalla
metodologia emergetica. Nell’azienda agricola biologica non vengono utilizzati
fertilizzanti di origine chimica. (tabella 1.1, note 6-8). Essa valorizza il ruolo
centrale del terreno e della sua fertilità nell’attività produttiva. Nel sistema agricolo
biologico viene impiegata una maggiore manodopera (tabella 1.1, nota 10); per
contro esiste un maggiore dispendio di macchinari agricoli e carburanti per l’azienda
agricola semi-industriale (tabella 1.2, note 9-11).
Il metodo biologico utilizza solo prodotti di origine naturale per la lotta
antiparassitaria (sostanze minerali) evitando l’impoverimento del terreno (tabella
1.1, nota 15). In altre parole, controlla le infestanti e i parassiti mediante l’impiego
di opportuni metodi colturali e di sostanze a basso impatto ambientale. Al contrario
l’azienda semi-industriale fa uso di sostanze chimiche di sintesi; la maggior parte
delle sostanze chimiche utilizzate come pesticidi è tossica e i principali argomenti a
sfavore sono il fattore di rischio per la salute e il pericolo di inquinamento
ambientale (tabella 1.1, nota 15). La diversa origine chimica degli input alla voce
Pesticidi delle due aziende agricole ci ha portato verso la scelta di una diversa
specific Emergy: 1,85x109 sej/g (Odum, 1996) per l’azienda biologica; 2,49x1010
sej/g (Brandt-Williams, 2002)4 per l’azienda semi-industriale.
In questa azienda si impiegano sostanze che agiscono positivamente sul bilancio
della sostanza organica del suolo. L’azienda biologica utilizza una cospicua quantità
di concime organico che equivale a 4,26x1011 sej·t-1·anno-1.
Nell’analisi emergetica il 29% del concime organico investito in una produzione
agricola viene valutato come rinnovabile (Panzieri et al.,2002). Inoltre l’uso di
concimi di natura organica rispetto all’uso di fertilizzanti chimici comporta un
minore dispendio emergetico. Il valore dell emergia specifica del concime organico è
di gran lunga inferiore rispetto a quelli di sintesi.
4 La Transformity dei pesticidi usata in Emergy of Florida Agriculture (Folio #4) è 1,48 x1010 sej/g(Brown and Arding, 1991); noi abbiamo corretto questa Transformity con il fattore 1,68 (Odum et al., 2000).
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161
Tabella 1.3 Flussi emergetici delle aziende agricole
2,65E+14 23,47% 2,85E+14 12,60%1,69E+13 1,49% 2,03E+13 0,89%8,49E+14 75,04% 1,96E+15 86,50%1,13E+15 2,27E+15
RISORSE RINNOVABILIRISORSE NON RINNOVABILIINPUT IMPORTATIEMERGIA TOTALE
EMERGIA (sej · t-1· anno-1)azienda biologica azienda semi-industriale
La tabella 1.3 riassume i macroflussi emergetici in termini assoluti ed in
percentuale.
Azienda biologica %
Input Importati76%
Risorse Non rinnovabili1%
Risorse rinnovabili23%
Figura 1.2 Flussi emergetici (%) per l’azienda biologica
Azienda semi-industriale %
Input Importati87%
Risorse Non rinnovabili1%
Risorse rinnovabili12%
Figura 1.3 Flussi emergetici (%) per l’azienda semi-industriale
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
162
Le figure 1.2 e 1.3 riassumono i medesimi flussi in percentuale sul valore totale.
Il costo ambientale, ovvero l’emergia, per unità di peso di vino nell’azienda
semi-industriale è maggiore rispetto a quella biologica: la transformity del vino
proveniente da uva biologica ha un valore che è circa la metà rispetto a quella del
vino prodotto con metodo semi-industriale. Quindi, siccome siamo di fronte a
prodotti dello stesso tipo e qualità, si può evidenziare la maggiore efficienza nella
produzione di vino dell’azienda biologica. È da notare che l’azienda semi-industriale
risente del fatto di selezionare solo i grappoli migliori per la produzione di vino,
utilizzando solo il 50% dell’uva disponibile.
L’alto valore di ELR dell’azienda semi-industriale evidenzia una sproporzione tra
l’uso di risorse non rinnovabili e quello di risorse rinnovabili: le prime sono circa 7
volte più grandi delle seconde, mentre per l’azienda biologica solo 3 volte.
Tabella 1.4 Indicatori emergetici
VINO azienda biologica azienda semi-industriale
Transformity 1,13E+15 2,27E+15
Rapporto di Investimento emergetico 3,01 6,41
Rapporto di Impatto ambientale 3,26 6,93
Densità emergetica 3,96E+16 9,91E+16
Un processo produttivo con il più basso contenuto emergetico (azienda biologica)
è indice di maggiore efficienza. Questa affermazione è avvalorata dall’indice di
densità emergetica. Questo indice è maggiore per l’azienda semi-industriale (tabella
1.4).
Il flusso emergetico che descrive gli input importati dall’economia che
alimentano il sistema dall’esterno sono maggiori per l’azienda semi-industriale.
Quest’ultima necessita di una quantità più che doppia di investimento in beni di
mercato (misurati in emergy) per lo sfruttamento di ogni unità di risorsa ambientale
locale ed ha quindi un maggiore grado di dipendenza da altri sistemi più o meno
remoti (figure 1.4 e 1.5).
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6,00
E+13
1,10
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164
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
165
Attraverso l’analisi Emergetica abbiamo visto come, nel sistema agricolo semi-
industriale la regolazione o l’alterazione dell’agroecosistema per fini produttivi
viene fatta aumentando le entrate energetiche di beni e servizi provenienti
dall’esterno. Gli indici emergetici suggeriscono la maggiore sostenibilità dell’azienda
agricola biologica. L’analisi emergetica quindi mostra la primaria importanza che
riveste l’azienda biologica nel contesto agricolo odierno. L’emergy dovrebbe essere
introdotta con lo scopo di migliorare la comprensione della dipendenza dalle risorse
rinnovabili e non rinnovabili da parte dei sistemi agricoli.
I metodi di valutazione che non sono in grado di dare queste preziose
informazioni, sia per quanto riguarda i flussi energetici ambientali sia per quelli
afferenti dai mercati esterni, e che non considerano la qualità dell’energia,
dovrebbero essere integrati con altri metodi. L’azienda agricola con la maggiore
dipendenza dal flusso di risorse non rinnovabili (N+F), genera impatti negativi sia per
le attività umane, sia per l’ambiente.
L’aumento della produttività in agricoltura è dipeso dall’aumento degli input
energetici non rinnovabili (combustibili fossili, fertilizzanti, etc.). L’uso dei
macchinari agricoli è una dei fattori principali. Più macchine, fertilizzanti e pesticidi
sono stati usati per aumentare l’output delle aziende agricole. La transizione verso
un’agricoltura che sappia ottimizzare l’investimento energetico nel processo
produttivo, computando anche gli impatti che da esso derivano, dovrà svincolarsi
dalle risorse non rinnovabili. Le colture dovranno essere organizzate in modo da
favorire la loro rotazione in modo da generare output utili, mantenendo nel
contempo la fertilità del suolo. In questo senso, l’analisi emergetica risulta utile
perché ha l’abilità di mettere in luce la differente qualità delle risorse che
alimentano un sistema, partendo dalla valutazione della loro differente posizione
nella gerarchia energetica. Questa caratteristica fornisce ulteriori spunti per capire
la dipendenza del sistema dai beni e servizi ambientali forniti gratuitamente dalla
natura.
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
166
1.8 Conclusioni
L´analisi dei sistemi produttivi agroalimentari è fondamentale (in una
prospettiva di sostenibilità ambientale) dato che questi sistemi rappresentano la
base del nostro sostentamento e che la popolazione, già elevata, è destinata in
futuro a crescere ulteriormente producendo impatti ambientali sempre maggiori. Nel
corso degli anni sono state messe appunto metodologie diverse per l´analisi dei vari
sistemi produttivi, ma tutte per la maggior parte sono state specificatamente ideate
per lo studio di sistemi o solo industriali o solo ambientali.
Il lavoro svolto evidenzia come la metodologia LCA sia un valido strumento di
indagine anche per sistemi di tipo ambientale. L’impostazione che questo approccio
ha verso il trattamento dei dati e la loro disaggregazione rappresenta una solida base
di partenza per la comprenzione del sistema produttivo e per la sua valutazione
anche con altri sistemi di analisi. La stima delle emissioni correlate ad una specifica
unità funzionale consente, inoltre, di interpretare facilmente i risultati e
confrontarli con quelli relativi a produzioni simili. L’analisi emergetica da’ una
panoramica piu ampia rispetto alla LCA perché inserisce il ciclo produttivo nel
contesto dove questo ha luogo e ne traccia le relazioni con l’ambiente. Tramite la
contabilizzazione dei servizi offerti dagli ecosistemi rende possibile stimare quanto
un flusso appartenente al sistema in esame sia o meno rinnovabile, quanto sia
dipendente da beni locali e quanto da beni importati. Va inoltre ricordato che la
funzione emergy non è funzione di stato e che quindi consente di comparare
l’efficienza e la rinnovabilità di diversi ecosistemi nel fornire uno stesso servizio o un
prodotto.
L’integrazione delle due metodologie nella valutazione dei sistemi agroalimentari
si è dimostrata molto utile ed ha fornito un ventaglio di informazioni direttamente
utilizzabili molto più ampio rispetto al loro uso separato. Il fine che questo studio si
proponeva, cioè di integrare diverse metodologie di valutazione di sistemi
agroalimentari per favorirne una visione di insieme più ampia è stato raggiunto ed
evidenzia come l’approccio necessariamente multidisciplinare verso problematiche
complesse di tipo ambientale non può che seguire la strada dell’integrazione tra le
varie metodologie utili.
Sostenibilità in agricoltura
SPIN-ECO
167
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Turismo sostenibile
SPIN-ECO
173
2 Approfondimento sulla sostenibilità del settore turistico attraverso
la teoria dei sistemi adattativi
2.1 Introduzione
Il settore turistico è un settore molto importante nella maggior parte delle
nazioni del mondo. Esso influenza le vite della maggior parte della popolazione
mondiale, dando un impiego a circa l’8% della “forza lavoro” mondiale e
contribuendo per circa l’11% al PIL globale.
Il turismo è stato a lungo considerato come uno strumento utile per lo sviluppo di
ciascuna realtà territoriale, un motore della crescita economica, un fautore degli
scambi con l’estero, un investimento per i piccoli proprietari terrieri ed un fenomeno
capace di fornire numerosi posti di lavoro, sopratutto a livello locale . In qualche
caso il turismo risulta essere un importate promotore della tutela dell’ambiente e
della conservazione della biodiversità.
Tutte le più importanti organizzazioni intra-governative che si occupano di
turismo (come ad esempio l’Organizzazione Mondiale per il Turismo, le Nazioni Unite,
il WWF, la Banca Mondiale e l’Unione Europea) hanno collaborato per arrivare alla
definizione del termine “turismo sostenibile” anche se, ad oggi, il significato di
questa espressione continua ad essere al centro di un acceso dibattito.
Ciò che è stato stabilito a parole, non ha ancora trovato il giusto riscontro nella
pratica quotidiana della gestione del settore turistico, infatti, nonostante il termine
“sostenibilità forte” sia insito nella maggior parte della letteratura relativa al
turismo sostenibile, un numero sempre maggiore di evidenze indica che la maggior
parte delle attività turistiche contribuisce in maniera non trascurabile alla pressione
antropica in atto sulla biosfera.
Spesso infatti, il turismo determina cambiamenti nella copertura del suolo e
l’aumento dell’utilizzo di acqua ed energia contribuendo in maniera significativa ai
cambiamenti nei comparti biotici del nostro ecosistema, con problemi quali
l’estinzione di numerose specie naturali ed il cambiamento della percezione umana
dell’ambiente e della sua considerazione. A causa di tutto ciò, risultano essere
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
174
numerosi i dubbi sull’effettiva capacità del turismo di rapportarsi agli obbiettivi di
sviluppo sostenibile che esso si propone.
Nella letteratura inerente il turismo sostenibile, molte delle discussioni relative
alla giusta scala di questo settore economico, sono generalmente basate su di alcune
variazioni concettuali della carrying capacity locale, di norma definita come
“l’ammontare di danni generati dal turismo che un determinato sito turistico è in
grado di sopportare ed assorbire senza determinare danni a lungo termine al sito
stesso, e che può essere misurata attraverso un paragone con il numero massimo di
turisti che occupano una certa area, al fine di determinare se, l’optimum sia stato
oltrepassato e se il sito venga sovrasfruttato”.
In letteratura si ritrovano due strategie principali, utili per rientrare nei limiti
sopra citati: la strategia della concentrazione dell’impatto turistico in un ristretto
numero di siti altamente frequentati, in modo da garantire allo stesso tempo sia le
entrate economiche che la salvaguardia di numerose aree naturali e, la strategia
della dispersione dei turisti nel tempo e nello spazio, in modo che l’impatto
ambientale conseguente la presenza turistica sia il più “diluito” possibile.
Le comunità interessate dalla presenza turistica desiderano sicuramente
espandere il più possibile il proprio settore turistico, ma sono prive di strumenti in
grado di valutare in maniera quantitativa i costi ambientali pubblici richiesti da tale
espansione. Spesso lo sviluppo del settore turistico avviene in maniera estremamente
rapida ed il conseguente “boom” economico determina l’aumento della popolazione
locale e porta ad un generale “stress” delle infrastrutture.
Molte conseguenze secondarie e spesso inattese, sia in campo ambientale che
sociale, possono eventualmente penetrare ogni aspetto di una qualsiasi comunità
interessata dalla presenza turistica e questo avviene, in particolar modo, nelle
comunità rurali, dove l’ambiente contribuisce spesso alla qualità della vita.
È sempre più evidente il riconoscimento del fatto che le cause dei problemi locali
siano da rintracciare a livello globale o nelle lente variazioni che si sono accumulate
nei secoli.
Tra gli strumenti utili per la gestione degli obbiettivi standard è possibile citare, i
limiti del cambiamento accettabile (dall’inglese Limits of Acceptable Change - LAC),
la gestione dell’impatto dei turisti (Visitor Impact Management - VIM) e la protezione
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
175
dell’esperienza dei turisti e delle risorse (Visitor Experience and Resource Protection
- VERP), sebbene, come già evidenziato da Lawson e collaboratori, la gestione
adattativa del settore turistico (ed in generale di un sistema territoriale) tende a
rispondere agli stimoli della natura, con una scarsa politica di previsione futura ed
una scarsa abilità di percepire gli impatti basilari o sistemici sul capitale naturale che
sostiene il settore turistico.
Un’attenzione minore è invece posta sulla produttività dell’economia del
turismo, o del sistema turistico in sé o, sugli impatti ambientali indiretti. Vista la
crescente consapevolezza nei confronti dell’impatto generato dal turismo, gli
sviluppi in tutti i campi ad esso correlati suggeriscono che l’impatto ambientale del
turismo potrebbe essere gestito in maniera olistica attraverso l’uso di specifici
indicatori, capaci di identificare il sovraccarico in atto sul sistema, uniti assieme al
tentativo di integrare le dinamiche dei cambiamenti spaziali, dal locale al regionale
ed al globale, con i cambiamenti nelle dinamiche temporali, dalla scala mensile a
quella decennale. In altre parole, è sempre più evidente la necessità di esplorare la
gestione ambientale del turismo con modelli globali, sistemici ed adattativi.
La Provincia di Siena, situata nella parte meridionale della Toscana, è
caratterizzata da un territorio tipicamente rurale; il sistema economico della
Provincia di Siena si base principalmente sul settore dei servizi, sulle attività
manifatturiere, sull’agricoltura e su di un settore turistico dinamico. Lo straordinario
patrimonio culturale, artistico ed ambientale, rende la Provincia di Siena una meta
turistica estremamente popolare sia per i turisti provenienti da ogni regione
dell’Italia che per i turisti stranieri. Questa situazione è sottolineata dal numero
degli arrivi turistici annuali: nell’ultimo decennio si è passati infatti dai 924.137
arrivi del 1991 ai 1.239.743 del 2003. Le motivazioni principali che ogni anno
spingono una nutrita schiera di turisti a visitare le incantevoli località della Provincia
di Siena sono essenzialmente l’arte e la cultura (54%) e la presenza di importanti
località termali (29%).
Da una prima sommaria analisi dei movimenti turistici sul territorio provinciale
senese, possiamo affermare che solo una cerchia limitata di località e cittadine
estremamente popolari soffre, principalmente nei mesi primaverili ed estivi, di una
forte congestione e di un eccessivo affollamento (ad esempio, Siena, San Gimignano
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
176
e Chianciano Terme) mentre le altre località soffrono, al contrario, di una carenza di
visitatori.
L’Agenda 21 locale ha scelto di focalizzare l’attenzione su cinque principali
fattori che sono stati individuati come i responsabili dell’insostenibilità del settore
turistico senese:
Gli impatti diretti derivanti dalla presenza dei turisti (emissioni di gas serra,
impatto sul paesaggio, disturbo della privacy, etc) nelle aree particolarmente
rinomate a livello internazionale;
La mancanza di meccanismi di diversificazione dei prodotti del turismo o di
distribuzione spaziale del fenomeno turistico;
La pressione ambientale in atto su quelle aree particolarmente fragili dal
punto di vista ecologico;
La mancanza di promozione e protezione del patrimonio storico-culturale
locale;
La carenza di opportune certificazioni ambientali per il settore turistico.
In definitiva, è possibile affermare che precise raccomandazioni politiche
dovrebbero essere intraprese a livello provinciale, soprattutto per quel che riguarda
l’offerta locale, attraverso la realizzazione di azioni volontarie e certificazioni, la
promozione dell’identità territoriale e delle radici culturali dalle quali essa si origina,
la realizzazione di un inventario culturale e di un piano ambientale strategico per la
regolazione degli impatti.
Pur riconoscendo la forte aspettativa della Provincia di Siena nei confronti della
crescita del turismo, i pianificatori provinciali hanno però espresso la loro
preoccupazione nei confronti del trend attuale degli arrivi turistici, delle
infrastrutture e dell’uso delle risorse, che presentano impatti ambientali sia visibili
che non.
La possibilità di disporre di informazioni relative alla capacità biofisica dell’area
senese di sostenere i crescenti consumi della popolazione residente e l’aumento dei
visitatori, potrebbe essere di estrema utilità per le strategie di gestione del settore
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
177
turistico. Una gestione integrata e a lungo termine degli impatti del settore turistico
è quindi in grado di stabilire l’uso delle risorse e la produzione di scarti e rifiuti nel
tempo da parte dei turisti e di confrontarlo con la capacità che il patrimonio
naturale, sociale ed economico di una qualsiasi area ha di sostenere tali attività nel
lungo periodo, ovvero, nei tempi della sostenibilità.
Ciò che sta diventando sempre più evidente è che la complessità di questa nuova
prossima sfida non può più essere compresa solamente nei termini di un singolo
obbiettivo di gestione da raggiungere.
È essenziale che i manager ambientali siano supportati da una visione adattativa
piuttosto che statica della carrying capacity, così da poter affrontare il sistema in
tutta la sua complessità e dinamicità. Esiste una teoria in grado di fornire la struttura
che potrebbe permettere l’uso di un indicatore generalmente statico come
l’Impronta Ecologica, in una serie storica che prepari il terreno per esperimenti
finalizzati alla ricerca delle risposte dell’Impronta Ecologica in relazione ai
cambiamenti nel comportamento umano.
Questo cambiamento di prospettiva è estremamente necessario nel campo della
gestione del settore turistico dove la regola è spesso costituita dalla mancanza di
informazioni, dove si è cominciato solo di recente a raccogliere dati in serie storica,
dove le statistiche sull’industria del turismo sono di norma incluse in più ampi e
dispersivi database e dove l’impatto ambientale correlato al turismo stenta ad essere
rintracciato nel breve periodo e ad essere distinto da quello dei residenti.
Questo ha lasciato un profondo gap, sia pratico che concettuale, per cui i
ricercatori lamentano spesso la mancanza di una vera e propria teoria sul turismo.
Questo studio si propone di estendere i progressi degli studi sui sistemi dinamici al
turismo, con lo scopo principale di favorire il framework della gestione del turismo
della Provincia di Siena con la specifica proposta della gestione adattativa delle
politiche inerenti il settore turistico.
2.2 Background concettuale
Bisogna sottolineare che il semplice monitoraggio del numero dei visitatori (arrivi
turistici) e della durata media della permanenza dei visitatori (presenze turistiche),
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
178
non costituisce un indice esaustivo della pressione derivante dal turismo. Vengono
infatti spesso trascurati gli aspetti ambientali (ad esempio lo sfruttamento delle
risorse non rinnovabili e la produzione di rifiuti e sostanze inquinanti) e socio-
culturali (ad esempio le interazioni con la popolazione residente e l’appagamento dei
turisti) connessi alla presenza dei turisti sul territorio.
I concetti di base ai quali si fa riferimento in questo report sono quelli di ciclo di
destinazione e di resilienza che saranno introdotti di seguito, mentre il paragrafo
successivo sarà dedicato alla metodologia dell’Impronta Ecologica, come strumento
di indagine per esplorare i suddetti concetti.
2.2.1 Il ciclo di destinazione
Uno dei concetti chiave che deve essere tenuto in forte considerazione dai policy
maker e dai ricercatori che operano nel settore turistico, è l’evoluzione di un
qualsiasi sistema basato sul turismo e generalmente descritto attraverso il modello
del ciclo di vita di Butler (Figura 1).
Secondo tale ciclo i siti turistici posseggono una propria “vita” che viene vissuta e
transitata per sei stadi fondamentali. Nello stadio dell’esplorazione (exploration),
vediamo un ridotto flusso di visitatori-pionieri che instaurano un rapporto amichevole
con i residenti, e questi a loro volta sviluppano un’ospitalità schietta e del tutto
familiare. Nello stadio del coinvolgimento (involvement), aumentano i visitatori e in
misura graduale anche i servizi, con nascita delle prime agenzie. Nello stadio dello
sviluppo (development), prevale il turismo istituzionalizzato che opera tramite
pacchetti e prenotazioni di mercato, con crescita progressiva di un’area turistica
separata (“bolla turistica”). Nello stadio del consolidamento (consolidation) si assiste
allo stabilizzarsi di una media standard di visitatori, con raggiungimento della
massima capacità attrattiva e di operatori esterni. Nello stadio della stagnazione
(stagnation), la pressione del turismo organizzato e di massa produce un
abbassamento dei profitti, inizia il declino dell’area ed emergono i primi problemi
ambientali. Con lo stadio del declino (decline) o della rinascita si giocano le ultime
carte del sito che può decollare per una nuova vita se le autorità locali riescono a
riordinare (o riselezionare) le risorse, oppure definitivamente decadere con
obsolescenza rapida delle infrastrutture.
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
179
Figura 1: modello di Butler
Il modello del ciclo di destinazione è quindi capace di descrivere i cambiamenti
nel numero dei visitatori annui di una certa località, sulla base dei vantaggi per il
turismo locale e della popolarità che la località considerata acquista o ha acquisito
nel tempo. Dal momento che le conseguenze, ambientali e non, dello sviluppo del
turismo stanno diventando sempre più evidenti (compreso l’insorgere di effetti di
sovraffollamento dovuti all’aumento degli arrivi turistici) il fascino di certe località,
a lungo influenzate dal fenomeno turistico, sta cominciano ad attenuarsi.
L’entusiasmo per l’esperienza socio-culturale dei turisti ed il fascino di un ambiente
ecologicamente in salute sono oramai lontani e questo determina una certa stasi
nell’andamento degli arrivi turistici, e in secondo luogo, una preoccupante stasi
dell’economia locale, determinando di conseguenza un periodo di costante declino.
Ostacolando la rinascita del sito considerato, si rischia di compromettere lo sviluppo
turistico di una certa località ma, al tempo stesso, una promozione esasperata del
turismo rischia di essere nociva alla località e al capitale naturale e sociale locale,
pregiudicando la possibilità che i turisti possano godere di esperienze positive.
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
180
Raramente le analisi a posteriori ed il ripristino degli impatti derivanti dal settore
turistico ed in atto sulle comunità e sulle località interessate da questo fenomeno,
portano a risultati soddisfacenti, per giunta, i costi per il ripristino delle risorse di
base, impoverite dal fenomeno turistico, e per il fabbisogno complessivo di
infrastrutture civili sono piuttosto elevati. Pertanto, perfino nella visione economica
classica, la stagnazione della località e delle sue dinamiche è assolutamente da
evitare. Esiste, a questo proposito, un interesse significativo ed oramai diffuso, nei
confronti della ricerca di mezzi per evitare questa situazione priva di prospettive
future. In molti casi la gestione ambientale richiede una non ben definita
posposizione della seconda metà del ciclo di destinazione, ed ancora, mentre tale
gestione prende in considerazione gli impatti turistici maggiormente visibili,
immediati e nocivi, una scarsa attenzione, se non addirittura inesistente, viene posta
sulla lenta ma persistente erosione del capitale naturale che ha luogo nelle aree
caratterizzate da una condizione di sovraccarico ecologico. A questo proposito può
risultare utile l’analisi dell’Impronta Ecologica, una metodologia capace di valutare
se ed in quale misura, il consumo di risorse da parte dell’uomo e la sua produzione di
scarti e rifiuti, va ad eccedere la capacità della suddetta area di produrre,
conformemente ai principi della sostenibilità, beni e servizi ecologici.
2.2.2 Resilienza
Il concetto ecologico di resilienza è stato introdotto da Crawford Holling sin dai
primi anni Settanta. Esso definisce la capacità dei sistemi naturali di assorbire gli
shock mantenendo le proprie funzioni, capacità che viene misurata dal grado di
disturbo che un sistema naturale può assorbire prima che il sistema stesso cambi la
sua struttura, mutando variabili e processi che ne controllano il comportamento. Gli
ecosistemi, ricorda Holling, hanno più di uno stato di equilibrio e dopo una
perturbazione spesso ripristinano un equilibrio differente dal precedente.
Il sistema ecologico o sociale diventa vulnerabile quando esso perde le sue
capacità di resilienza, cioè supera la soglia di mutamenti assorbibili. In un sistema
resiliente, il cambiamento ha la potenzialità di creare opportunità di sviluppo, novità
ed innovazione. In un sistema vulnerabile persino piccoli cambiamenti possono
risultare devastanti. Meno resiliente è il sistema, minore è la capacità delle
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
181
istituzioni e delle società di adattarsi e di affrontare i cambiamenti. È fondamentale
mantenere molto bassa la vulnerabilità dei sistemi naturali e mantenere molto alta la
loro resilienza.
Il concetto di resilienza è stato scelto per il framework concettuale di questo
report sul turismo sostenibile perchè in grado di porre l’attenzione sull’affermazione
di Gunderson e Holling che “il ciclo adattativo è solamente una metafora e non una
traiettoria predefinita per descrivere le dinamiche del sistema a vari livelli di
predicibilità” e perché, come tale, può dimostrare di essere un concetto capace di
allontanarsi dal concetto statico di carrying capacity del turismo, per andare verso
un concetto che sia maggiormente dinamico ed appropriato per una gestione
realmente efficace.
Per esplorare il contesto teorico della resilienza è necessario porre l’attenzione
sui quattro quadranti del modello della resilienza di Holling riportato in Figura 2 e
comparare quindi il suddetto modello con un più vecchio modello del ciclo di
destinazione del turismo.
Figura 2: il ciclo adattativo proposto da Holling.
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
182
Una mappa di ritmi ecologici, il ciclo adattativo di Holling, può essere visto come
una progressione rispetto ai suoi predecessori intellettuali, con riferimento alla
nozione di Spengler dei cambiamenti ciclici nelle civiltà e all’idea di Khun di un
cambio di paradigma nella scienza.
Spenhgler ha descritto come il processo di civilizzazione passa attraverso fasi di
sviluppo una condizione di sviluppo iniziale che volge alla crescita e
all’organizzazione, poi ad una condizione di climax e infine ad un declino seguito da
una riorganizzazione.
Khun allo stesso modo ha descritto questo fenomeno in termini di rivoluzione
scientifiche per mezzo delle quali le idee di scienza passano attraverso un simile
processo nel tempo.
Il ciclo adattativi di Holling è una rappresentazione più concisa di questo
fenomeno (vedi figura) e permette di includere le idee di effetti di scala (cross-scale
effects) e resilienza, risultando in un modello più complesso.
Rappresentato visivamente, il ciclo adattativo è caratterizzato da cicli progressivi
e regressivi (in avanti e indietro), una continua forma a 8 dell’eterno nastro di
Moebius.
Il modello contiene quattro fasi distinte:
la r o fase di sfruttamento per cui un dato sistema rapidamente attiva le sue
reti sfruttando le risorse a disposizione e si struttura sulla novità prodotta dal
collasso del vecchio sistema;
la K o fase di conservazione (condizione di climax) in cui un sistema cresce
dall’organizzazione iniziale e le sue reti proliferano;
la o fase di ribellione in cui un sistema raggiunge il suo picco di maturità –
qui le reti possono raggiungere eccessi di sovraconnessione e diventare fragili,
uno stato nel quale non linearità come una rivoluzione possono verificarsi;
l’ o fase di riorganizzazione in cui il sistema lentamente riguadagna
l’organizzazione che era persa nella rivoluzione e poi procede di nuovo
attraverso un nuovo ciclo adattandosi ai cambiamenti indotti dalla rivoluzione
precedente.
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
183
Holling sostiene che i cicli adattativi hanno luogo costantemente in un range di
scale differenti e che questi cicli interagiscono e possono condizionarsi a vicenda. Per
esempio un ciclo adattativo alla piccola scala può avere un effetto su un ciclo alla
scala vasta; un’idea simile a quella dell’effetto farfalla descritto da Lorentz.
Tuttavia è anche il caso che cicli adattativi alla scala vasta possono controllare e
condizionare cicli alla piccola scala che, usando la metafora precedente, dimostra
che condizioni climatiche alla scala vasta possono controllare la farfalla.
In un sistema così descritto non c’è una reale gerarchia di interazione o controlli
top-down ma piuttosto interazioni e influenze sono in entrambe le direzioni, dalla
piccola alla vasta scala o viceversa.
Uno dei principali aspetti del ciclo adattativo è la sua capacità di incorporare o
assorbire la novità una volta che il sistema è diventato antiquato. Risulta quindi
fondamentale per l’evoluzione del sistema, la fase , nella quale i resti e gli scarti
del sistema precedente, vengono riorganizzati e diventano nella successiva fase r,
risorse primarie per lo sviluppo del nuovo ciclo evolutivo.
In questo senso il ciclo adattativo rappresenta non solo comportamenti replicativi
ma anche rigenerativi – una qualità che rende idealmente possibile mappare le trame
e le reincarnazioni di evento e azione nella storia.
In pratica, il modello di Holling permette di capire cosa potrebbe accadere dopo
la fase di assestamento, rispetto alla fase di declino di Butler, e ci aiuta a capire il
ciclo di vita di un sito di interesse turistico in termini di concatenazioni di eventi e
resilienza piuttosto che di numero di visitatori.
La natura dinamica, interdisciplinare e a tutto tondo della teoria della resilienza
(panarchy) è in grado di interpretare su basi razionali l’interazione reciproca che
intercorre tra cambiamento e persistenza, tra ciò che è prevedibile e ciò che invece
non lo è. Per questa ragione, numerosi ricercatori nel campo del turismo sostenibile
si sono occupati delle somiglianze tra il ciclo di Butler e la metà anteriore del ciclo
della resilienza.
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
184
2.2.3 Impronta Ecologica o Ecological Footprint
L’Impronta Ecologica (IE) è una metodologia di valutazione della sostenibilità
ambientale che sta riscuotendo ampio successo sia in campo scientifico che politico.
Nonostante la mancanza di una rigida standardizzazione questo strumento fa della
sua semplicità e del suo grande potere di comunicazione due grandi punti di forza. Il
numero delle applicazioni sta crescendo velocemente soprattutto a scala locale.
La metodologia dell’Impronta Ecologica è in grado di fornire due tipi di
indicatore:
- l’impronta ecologica vera e propria che stima l’impatto dell’uomo sull’ambiente
attraverso la quantificazione di tutte le risorse di energia e materia che vengono
consumate e dei rifiuti prodotti in termini di superficie ecologicamente
produttiva. Oppure in altri termini l’IE viene intesa come la quantità di beni e
servizi naturali che sono richiesti da una popolazione per mantenere il proprio
stile di vita e modello di consumo.
- La biocapacità esprime la dotazione di beni e servizi naturali propria di un
certo sistema territoriale. Essa rappresenta la quota di capitale naturale che
annualmente viene prodotto in maniera sostenibile e che è possibile utilizzare
senza che per questo venga pregiudicata l’integrità del sistema e la sua resilienza.
In un certo senso, la biocapacità può essere interpretata come la carrying capacity
biofisica del sistema.
Esperienze pregresse e pubblicazioni presenti in letteratura, hanno inoltre
stimolato l’uso della metodologia dell’Impronta Ecologica come un indicatore per la
gestione del turismo (tourism management). Fino ad oggi però tutti gli studi si sono
limitati a stimare l’impatto del turista, e quindi a calcolare la sua Impronta
Ecologica, senza però tenere conto della realtà, del sistema territoriale, in cui,
direttamente o indirettamente, certi impatti vengono a manifestarsi. In questo
studio, viene, per la prima volta, introdotta e commentata l’analisi della serie
temporale dell’Impronta Ecologica e della Biocapacità della Provincia di Siena.
Gunderson e Holling, due ricercatori molto esperti in materia di turismo, invitano a
rileggere queste informazioni in termini di dinamiche e serie temporali.
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
185
La serie temporale dell’Impronta Ecologica si rivela uno strumento
particolarmente importante in una politica di gestione basata sui sistemi adattativi e
sul riconoscimento del fatto che la carrying capacity è un concetto dinamico e non
statico come spesso si usa pensare.
Quando consultiamo la letteratura scientifica in materia di turismo, notiamo che
il concetto di capacità di carico turistica si riferisce al livello di turismo che può
essere sviluppato e all’uso che ne fanno i visitatori senza per questo compromettere
seriamente le componenti ambientali, socioculturali o economiche del sistema e allo
stesso tempo non diminuire la soddisfazione del turista nel visitare la zona.
La carrying capacity del turismo è in stretta relazione con le caratteristiche del
sito.
Un punto cardine della politica di gestione del turismo è quello di diluire nello
spazio e nel tempo il fenomeno, cercando comunque di minimizzare i costi e di
distribuire i benefici, mantenendosi entro i limiti della capacità di carico (fisica,
sociale ed economica) del sistema che altrimenti porterebbe alla degradazione del
sistema e all’erosione del capitale naturale.
2.3 Metodi
In questo paragrafo verrà in primo luogo spiegato come i concetti di biocapacità e
di Impronta Ecologica possono essere messi in relazione con il concetto di carrying
capacity.
In seguito andremo a descrivere la metodologia utilizzata in questo studio per
adattare l’analisi dell’Impronta Ecologica alle statistiche sul turismo e alla
Biocapacità. Infine, sarà descritto un modello per utilizzare l’Impronta Ecologica nel
tempo fornendo quindi informazioni utili ai decision makers.
2.3.1. La Biocapacità nel tempo
Come abbiamo visto la biocapacità rappresenta la massima quantità di beni e
servizi ambientali che può essere prodotta, in maniera sostenibile, dall’area
considerata sulla base dell’uso del suolo. Quando si parla di produzione e di
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
186
produttività ci si riferisce a quella utile per l’uomo, considerando secondarie altre
funzioni che comunque l’ecosistema ricopre.
Molto spesso questo concetto viene associato alla componente ambientale o
biofisica della carrying capacity o capacità portante del sistema, in quanto stima una
quota massima che non è mai conveniente superare affinché si mantenga l’integrità
dell’ecosistema stesso.
Dal punto di vista della gestione ambientale del turismo l’indicazione che si trae
da questo tipo di indicatore è assai utile. In primo luogo un confronto fra la richiesta
di beni e servizi naturali e l’offerta locale, ci rivela, nel caso che questo confronto
sia negativo, la presenza di uno stress ovvero di un sovraccarico, di una sovra-
richiesta di risorse. Viceversa, nel caso che l’offerta locale superi la richiesta, ci
troviamo in una condizione denominata surplus in cui le risorse vengono consumate
ad un ritmo che è inferiore rispetto al tasso di ripristino da parte della natura. La
presenza di questo eventuale surplus è un bene che deve essere gestito con
parsimonia ed intelligenza: questo significa che si possono prevedere tre tipi di
utilizzi diversi: 1) può essere sfruttato per altre popolazioni, che possono essere in
deficit, 2) può essere gestito come un sistema tampone per tenere conto delle
fluttuazioni del consumo, 3) può essere la base per un aumento dei consumi. Una
volta che la biocapacità è stata superata, si possono manifestare seri problemi,
perchè l’ecosistema non è più in grado di far fronte alla richiesta e quindi sarà
intaccato lo stock di risorse che invece dovrebbe essere garantito per le generazioni
a venire.
Il livello di visitatori e il modello di consumo di questi sono due aspetti, spesso
troppo trascurati, che sono in stretta relazione con l’integrità del sistema nel quale
vengono ospitati i turisti.
In questo studio è stato fatto un calcolo della Biocapacità della Provincia di Siena
in serie storica dal 1960 al 2000 ad intervalli di 10 anni, valutando i cambiamenti
nella copertura dell’uso del suolo secondo le 6 categorie di territorio che sono state
individuate dalla metodologia: terreno agricolo, terreno a pascolo, terreno forestale,
superficie acquatica, superficie edificata. Le fonti utilizzate sono ovviamente
diverse: CORINE land cover analysis, foto aeree della Provincia e dati pubblicati in
Giorgi et al., 1966; Tornar F., 1976; Regione Toscana, 1993 e Amministrazione
Provinciale di Siena, 1996.
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
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2.3.2. L’Impronta Ecologica dei residenti nel tempo
A causa della scarsissima disponibilità, a livello locale, di informazioni in serie
storica sui consumi delle famiglie, sui combustibili e sulle altre categorie identificate
dalla metodologia, siamo stati costretti a ricorrere a delle stime. La serie storica
dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena è stata ricostruito rifacendosi al
trend dell’evoluzione dell’Impronta Ecologica per i paesi industrializzati dal 1960 ad
oggi. Il punto di partenza della stima si basa sul calcolo dell’Impronta Ecologica della
Provincia di Siena, oggetto di precedenti report del Progetto SPIn-Eco.
2.3.3. L’Impronta Ecologica dei turisti nel tempo
Dal punto di vista della gestione ambientale, la presenza di turisti in una certa
area viene indicata con il termine popolazione fantasma. Tale riferimento è
particolarmente calzante considerato che essa si comporta alla stregua di una
popolazione dal punto di vista del consumo delle risorse e della produzione di rifiuti
pur non essendo effettivamente residente in loco.
Stimare l’impatto del turista nell’area di destinazione è cosa assai difficile, non
tanto per problemi metodologici, a cui l’Impronta Ecologica, riesce comunque a
rispondere in maniera interessante e coerente, quanto piuttosto per la limitatissima
disponibilità di dati a disposizione.
La mancanza di un ricco data-base in materia di turismo, consumi e stile di vita
del turista, e di un’adeguata bibliografia di supporto rappresentano un nodo cruciale
nell’ambito degli studi sul turismo sostenibile. Qualsiasi ente locale dovrà lavorare e
organizzarsi nella direzione di costruire un bagaglio di informazioni che non si limiti
al numero di arrivi e presenze, ma includa altre variabili importanti nel bilancio
complessivo. Solo se gli strumenti messi a disposizione per i decision makers saranno
sufficienti a dare una conoscenza specifica e dettagliata della problematica, potremo
scattare delle immagini che rappresentino fedelmente la realtà.
Il tipo di turismo che si pratica in Provincia di Siena è alquanto variegato: si va
dal turismo culturale che invade i centri storici e artistici, al turismo termale, al
turismo verde negli agriturismi; esiste però anche il “mordi e fuggi”, il turismo che si
trattiene solo per poche ore nell’area e poi si muove verso nuove destinazioni. Ogni
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188
tipologia di turista ha ovviamente un impatto diverso sull’ambiente. Nei precedenti
report, è stato analizzato in dettaglio l’impatto di un turista che sceglie un turismo
di tipo soft come quello agrituristico, attraverso un approccio di tipo life cycle,
ovvero monitorando tutti i movimenti e i consumi del turista dalla regione di
appartenenza a quella di destinazione. Spesso la letteratura riporta che il turista
tende ad avere lo stesso tipo di atteggiamento e quindi lo stello livello di consumo
quando si sposta da casa. Il nostro studio ha dimostrato che questa tendenza non è
assolutamente vera: piuttosto il turista che frequenta l’agriturismo tende ad
assumere le abitudini e lo stile di vita degli abitanti del luogo ospitante. Il risultato è
che, mediamente, il turista che frequenta queste zone riduce la sua Impronta
Ecologica rispetto a quella che ha nel paese di origine.
Per rendere confrontabili i risultati, l’Impronta Ecologica del turista viene
calcolata considerando il tempo di permanenza su base annuale, considerando il
valore ricavato all’interno dei nostri calcoli (ovvero considerando tale risultato come
il valore medio di un turista che arriva nelle Terre Senesi).
2.4 Risultati
In questa sezione viene descritto l’uso dell’Impronta Ecologica (sia dei residenti
che dei turisti) e dalla Biocapacità come serie temporali (time series) come strumenti
dinamici per analizzare la situazione della Provincia di Siena.
In Figura 3 viene riportato l’andamento nel tempo sia dell’Impronta Ecologica,
della popolazione residente e di quella dei turisti, che della Biocapacità.
Emerge evidente il tasso constante di crescita del modello di consumo di
entrambe le popolazioni che contrasta con la lenta ma costante diminuzione della
Biocapacità. Questo grafico pone delle serie riflessioni. Considerando il contributo
della sola popolazione effettivamente residente siamo, già dagli anni ’70, oltre il
limite della capacità di carico del sistema Provincia di Siena e nel futuro immediato
il divario potrebbero ulteriormente aumentare.
Il turismo che si pratica in queste zone dovrebbe essere uno modo per valorizzare
le risorse locali ma spesso, soprattutto se non è gestito con oculatezza, esso ha un
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effetto indiretto e indesiderato che va ad influenzare la qualità dell’ambiente
(risorsa primaria del turismo senese) ma anche la disponibilità delle risorse, portando
così alla perdita dell’attrazione primaria.
Figura 3: La serie temporale dell’Impronta Ecologica e della Biocapacità della Provincia di
Siena.
Generalmente più un sito è caratterizzato da una ricchezza biologica,
paesaggistica, culturale e più in generale di biodiversità e maggiore è la probabilità
che la gente sia attratta dalla zona. Questi vantaggi economici comportano al tempo
stesso numerose e a volte nocive conseguenze ambientali, come ad esempio la
degradazione del capitale naturale e anche l’insoddisfazione della qualità della
visita.
Gli ecosistemi cambiano in risposta allo stress imposto dall’uomo e la società
tenta di soddisfare i propri bisogni influenzando tali ecosistemi in risposta ai
cambiamenti che sono avvenuti in questo sistema. Questo perché l’uomo ha iniziato
a capire sempre di più che la sua vita dipende dai servizi e dalle funzioni che svolge
l’ecosistema terrestre, quali la produzioni di beni, i processi che supportano la vita
(ad esempio la regolazione del clima, la purificazione dell’acqua, l’impollinazione,
ecc…), l’assimilazione dei rifiuti, ecc…
400000
600000
800000
1000000
1200000
1400000
1600000
1800000
1960
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
gha
EF residenti
EF residenti + turisti
biocapacità
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2.5 Discussione
In questo studio è stata realizzata un’analisi in serie storica dell’evoluzione
dell’Impronta Ecologica delle due popolazioni, quella ospitante e quella ospitata,
all’interno di una destinazione turistica, che ha una propria biocapacità che varia nel
tempo.
Politiche di gestione del turismo suggeriscono di diluire il numero di visitatori
nell’intera area a disposizione e nel tempo, attraverso un’attenta politica di
marketing. Il turismo che si pratica in queste zone dipende particolarmente dalla
qualità ambientale, più di ogni altra forma di turismo. Questo pone una seria
riflessione. La politica fino ad oggi implementata potrebbe rivelarsi nel futuro una
condizione necessaria ma non sufficiente. Il grafico che è stato riportato in Figura 3
mostra che nel futuro di breve periodo, la capacità del sistema di fornire beni e
servizi ambientali sarà messa a dura prova. Così facendo, se non si ricorre a strategie
di lungo periodo più sostenibili, lo stock di capitale naturale avrà una lenta ma
irreversibile degradazione. La prima indispensabile transizione è verso uno stile di
vita basato su di un consumo meno intensivo di risorse ed energia, e quindi una
riduzione dell’Impronta Ecologica. La percezione che si ha osservando il grafico è
che, se non verranno presi provvedimenti seri prima possibile, verrà effettivamente
minata la resilienza del sistema Provincia di Siena. Il primo passo fondamentale e
irrinunciabile dovrebbe essere quello di raccogliere molte più informazioni sul
turismo di quanto effettivamente non sia stato fatto fino ad ora. Una conoscenza
sistematica e approfondita del sistema e delle sue problematiche costituisce una
piattaforma indispensabile su cui costruire politiche di gestione.
La quantità di risorse che possono essere sfruttate è un parametro critico nella
politica del turismo in quanto questo deve soddisfare contemporaneamente almeno
due vincoli:
- la qualità ecologica e l’integrità delle risorse dovrebbe essere mantenuta così
da essere sicuri che l’attrattiva rimanga tale sia per i turisti che per i
residenti.
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191
- La qualità dell’esperienza del turista dovrebbe essere mantenuta e questa
non si basa solo sulla qualità dell’ambiente naturale, ma anche sul livello e la
natura dell’interazione fra la comunità ospitata e ospitante.
Il tema della incertezza richiede alcuni commenti per quanto profondamente
incide sulla pianificazione territoriale. C’è spesso una grande riluttanza dalla parte
dei politici a fare sacrifici di breve termine in favore di benefici a lungo termine con
minime garanzie di un pieno successo (ritorno). Nonostante l’incertezza c’è un set
limitato di traiettorie su cui viaggiano i problemi ambientali generati dai turisti.
Queste traiettorie devono essere interpretate in termini dinamici piuttosto che
statici.
La chiave per capire la gestione ambientale del turismo risiede dinamicamente
nella comprensione delle dimensioni attorno alle quali vengono identificate e
studiate le trame di strutture e processi. I dati presentati in questo report
sottolineano che investigare la carrying capacity del turismo solamente a partire
dalla scala sito-specifica oscura alcune delle dinamiche più lente del sistema (come
la capacità biofisica del sistema di supportare una tale attività umana nel lungo
periodo). Le dimensioni del problema qui proposto devono essere riferite ad una via
interdisciplinare. Negli ecosistemi le dimensioni chiave sono lo spazio ed il tempo.
Questo report ha proposto l’uso degli indicatori della biocapacità, dell’Impronta
Ecologica e della loro analisi nel tempo, per analizzare lo stato del turismo in
Provincia di Siena e la possibilità di pianificare politiche future di sviluppo, e non di
crescita, del settore turistico. Il miglioramento della qualità e della quantità dei dati
a disposizione ed una più approfondita conoscenza del profilo del turista, associata
ad un’analisi dinamica basata sul concetto di carrying capacity turistica, potrebbe
essere la base per una ricerca più approfondita.
È necessario capire come le istituzioni rispondano al feedback che deriva
dall’ambiente e come essi usino le conoscenze ecologiche per indirizzare lo sviluppo
futuro del territorio verso una maggiore resilienza.
I possibili obbiettivi per la gestione del turismo, considerati dal punto di vista di
un sistema adattativo, includono un monitoraggio ed una gestione di qualità, durante
la fase di sfruttamento e conservazione del ciclo adattativo, aumentando la
Turismo sostenibile
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192
resilienza durante le fasi di assestamento e organizzazione e fornendo serie storiche
delle variabili osservabili e memoria per la comprensione dei cambiamenti
ecosistemici da parte delle istituzioni.
2.6. Conclusioni
Politiche di gestione del turismo dovrebbero essere basate su indicatori
ambientali che tengano conto della dinamicità e complessità del sistema analizzato,
superando il vecchio paradigma di staticità e eccessiva semplificazione della realtà.
La metodologia dell’Impronta Ecologica è uno di quegli strumenti che risponde
appieno a queste caratteristiche perché è in grado di mettere in relazione l’impatto
della comunità ospitata e ospitante in un denominatore comune e permette inoltre di
poter seguire l’evoluzione di questi impatti nel tempo.
Fino ad oggi l’Impronta Ecologica è stata utilizzata come uno strumento statico,
alla stregua di una macchina fotografica in grado solo di scattare dei fotogrammi che
rendono conto dell’istante senza tenere conto della storia pregressa e futura, che
invece sono aspetti indispensabili per un amministratore che è chiamato a gestire un
territorio.
Questo studio rappresenta una delle prime applicazioni in serie storica di tali
concetti. Nella fattispecie è stata realizzata l’analisi della serie temporale della
Impronta Ecologica e della Biocapacità per il sistema Provincia di Siena. Lo scopo è
ovviamente quello di monitorare nel tempo lo stato di salute del sistema dal punto di
vista dell’utilizzo delle risorse e della disponibilità delle stesse, attraverso l’uso di
strumenti dinamici.
La prima importante considerazione che emerge da questa analisi è che politiche
come la diluizione spaziale e temporale possono non essere elementi sufficienti per
una gestione del turismo che risponda appieno ai principi di sostenibilità. Il fatto che
nel breve futuro si superi la biocapacità, ovvero la massima capacità di produrre beni
e servizi ambientali, richiede una strategia più complessa che coinvolga anche altri
aspetti sociali economici e ambientali.
Qualsiasi strategia deve comunque partire dal riconoscere che l’industria del
turismo è fortemente energy intensive e di tipo fossile e questo non sempre ha
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193
ripercussioni locali, piuttosto sempre più spesso globali (vedi ad esempio il contributo
dei trasporti, in particolare quelli aerei, all’effetto serra). Le ripercussioni sono
evidenti anche dal punto di vista temporale, considerato che non sempre si
manifestano immediatamente, ma spesso rappresentano una pesante eredità per le
generazioni future.
Si sottolinea comunque il bisogno di un lavoro concettuale più forte nel campo
del turismo che esamini le variazioni nel tempo e unisca i livelli di gestione a diverse
scale gerarchiche.
La resilienza è materia piuttosto interessante per i decision makers e invita a
investire maggiormente nella raccolta dati e nella costruzione di modelli per
simulare il comportamento di sistemi complessi e capire meglio quali siano i limiti e
le potenzialità dell’area in studio.
L’applicazione del ciclo adattativo di Holling rappresenta un primo passo in
questa direzione perché esso descrive le dinamiche di un sistema umano con vari
livelli di predicibilità.
Turismo sostenibile
SPIN-ECO
194
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