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S P I n – E c o STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI SIENA ATTRAVERSO INDICATORI ECODINAMICI S P I n – E c o II P R O V I N C I A D I S I E N A AGGIORNAMENTO PROGETTO SPIN-ECO U N I V E R S I T A’ D I S I E N A DIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE CHIMICHE E DEI BIOSISTEMI A R C A O N L U S Volume 9

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STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI SIENAATTRAVERSO INDICATORI ECODINAMICI

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P R O V I N C I A D I S I E N AAGGIORNAMENTO PROGETTO SPIN-ECO

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Volume 9

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S P I n – E c o

STUDIO DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROVINCIA DI SIENAATTRAVERSO INDICATORI ECODINAMICI

S P I n – E c o II

P R O V I N C I A D I S I E N AAGGIORNAMENTO PROGETTO SPIN-ECO

U N I V E R S I T A’ D I S I E N ADIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE CHIMICHE E DEI BIOSISTEMI

A R C A O N L U S

Volume 9

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Il presente lavoro è stato diretto e coordinato dai Proff. Enzo Tiezzi, Simone Bastianoni, Nadia Marchettini, Claudio Rossi e Alessandro Donati.

Hanno collaborato alla stesura di questo studio: Borsa S., Bosco S., Bravi M., Ciampalini F., Coppola F., Di Donato M., Facchini A., Galli A., Granai C., Niccolucci V., Patterson T.M., Pizzigallo A.C.I., Pulselli F.M., Pulselli R.M., Ridolfi R., Rossi F.

Si ringraziano per il prezioso lavoro di collaborazione: Boni M., Brogi F., Paoletti S., Valacchi D.

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SPIn-Eco ed ISEW. Una decisa innovazione per la valutazione della sostenibilità dello sviluppo economico del territorio

Ciò che la Provincia di Siena ha realizzato attraverso il Progetto SPIn-Eco rappresenta probabilmente une delle prima esperienze europee nelle quali, su vasta scala (un intero territorio provinciale che conta circa 260.000 abitanti), si sia dettagliatamente monitorato, a livello di ogni singolo comune, lo stato di salute di gran parte delle componenti ambientali attraverso l’uso di indicatori ambientali ad elevato contenuto scientifico: energia, exergia, impronta ecologica, flussi di CO2, capitale naturale, analisi del ciclo di vita ed analisi dati da satellite. E’ stata infatti condotta una sistematica ricerca, durata oltre tre anni, finalizzata a produrre una analisi della sostenibilità ambientale dell’attività umana sul territorio provinciale, che ha permesso di attivare e concludere (per la prima volta in Italia) le procedure per la certificazione ambientale ISO14001 e la registrazione EMAS dell’intera Amministrazione Provinciale di Siena; ed ecco, così, il dettaglio del primo aggiornamento che conferma la validità degli indicatori verificando e perfezionando l’affidabilità della metodologia di calcolo. All’aggiornamento si aggiungono due novità importanti: il calcolo dell’indice di benessere economico sostenibile (ISEW) e l’integrazione di tutti gli indicatori attraverso l’elaborazione dell’analisi delle componenti principali (PCA). Questa pubblicazione, insieme all’aggiornamento di SPIN ECO testimonia il risultato di due componenti: la necessità di affinare la conoscenza dei dati ambientali del territorio al fine di poter valutare correttamente e preventivamente gli effetti delle azioni di programmazione e quella di approfondire la capacità di valutazione del dato ambientale che rappresenta un elemento imprescindibile dai dati economici, sociali e, in generale, da tutte le varie componenti che influenzano lo sviluppo economico ed il benessere della popolazione. Il calcolo dell’ISEW per la provincia di Siena costituisce un’esperienza pressoché unica in quanto è stato fatto per gli anni 1999 e 2003 in un ambito sub-nazionale; e poiché l’analisi delle varie componenti ha consentito di integrare tra loro i valori di tutti gli indicatori che sono stati calcolati durante il progetto SPIn-Eco. La metodologia utilizzata per l’incrocio e la valutazione dei dati ambientali ci consegna informazioni altamente differenziate ed utili a comprendere il funzionamento del nostro sistema territoriale nella sua globalità piuttosto che informare su un singolo problema, fornendo dunque una visione olistica del territorio. Il modello realizzato conferma la valenza politico-amministrativa di SPIn-Eco e le valutazioni che ne emergono, nel consegnarci un dato assolutamente positivo per qualità e valore intrinseco del territorio, impongono la necessità di confermare atteggiamenti di grande attenzione nella definizione delle politiche di sviluppo al fine di garantire la conservazione degli equilibri fra le componenti dei vari sistemi territoriali. Tutto questo nell’ambito di politiche non meramente conservative, ma che sappiano trovare nuovi equilibri a fronte delle necessarie azioni di ammodernamento infrastrutturale necessarie anche in un territorio tanto unico come quello senese.

Fabio Ceccherini Presidente della Provincia di Siena

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Dalla conoscenza scientifica alla programmazione

Il Progetto SPIn-Eco (Sostenibilità in Provincia di Siena mediante Indicatori Ecodinamici) è stato attivato nel 2001 con il contributo finanziario della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e quello scientifico della Università degli Studi di Siena che si è avvalsa anche del supporto di prestigiosi collaboratori di università nazionali ed internazionali. La ricerca scientifica condotta con il progetto ha preso in esame lo stato delle componenti ambientali dell’intero territorio senese analizzandole con indicatori di sostenibilità ambientale. Inizialmente sono state valutate le singole realtà comunali ed in seguito, con un aggiornamento, sono stati analizzati anche i sistemi ambientali per circondari provinciali. Si è trattato di uno studio che ha fornito una base conoscitiva importante per intervenire con una programmazione territoriale oculata per proteggere e valorizzare l’ambiente con l’auspicio di ricondurre le attività agricole, industriali, turistiche ad un unico sistema che coniughi sviluppo e sostenibilità. Contestualmente al Progetto SPIn-Eco, la Provincia di Siena ha messo a punto un Sistema di Gestione Ambientale per migliorare le proprie prestazioni ambientali per conseguire la Certificazione ambientale – ISO 14001 – e la Registrazione EMAS, due traguardi a cui è approdata rispettivamente nel 2003 e nel 2006. L’esperienza provinciale è stata poi calata nel territorio con l’attivazione della Certificazione ISO 14001 di un primo consistente gruppo di Comuni. L’auspicio è quello di diffonderla anche presso i soggetti operanti sul territorio affinché migliorando gli impatti sull’ambiente contribuiscano agli obiettivi di sostenibilità ambientale. Con il Progetto SPIn-Eco sono state poi intraprese azioni e percorsi di confronto con realtà nazionali ed internazionali. In tale contesto assume un ruolo di rilievo il progetto per la certificazione del sistema di misurazione delle emissioni di CO2 a livello provinciale con l’obbiettivo al 2015 per un bilancio di emissioni in pareggio e l’aggiornamento del progetto che in questa sede viene proposto costituisce un elemento di riferimento fondamentale anche per l’importanza del rigore scientifico della rappresentazione di punti di forza e criticità territoriali imprescindibile per ogni scelta di pianificazione e condivisione con i portatori di interesse ed i cittadini sulla strada della sostenibilità.

Claudio Galletti Assessore all’Ambiente

della Provincia di Siena

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SPIn-Eco: la ricerca scientifica come fondamento per lo sviluppo sostenibile

Un modello di sviluppo che voglia tenere conto della complessità del territorio deve trovare riferimento e forza nei principi dello sviluppo sostenibile perché possano essere create condizioni di vita e di benessere economico e sociale, nel pieno rispetto delle future generazioni e della capacità di carico dell’ambiente. Uno dei punti caratterizzanti il pensiero epistemologico dello sviluppo sostenibile è condensato nello slogan emerso dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992: pensare globalmente e agire

localmente. In sintonia con questo filone di pensiero è nato il progetto “Una prospettiva di Sostenibilità per la Provincia di Siena” denominato con l’acronimo SPIn-Eco. Il Progetto SPIn-Eco (sostenibilità della Provincia mediante indicatori ecodinamici) è stato voluto dall’Amministrazione Provinciale di Siena e finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi. Il progetto è stato affidato alla direzione del Prof. Enzo Tiezzi e alla sua équipe del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell’Università di Siena, con la collaborazione di ARCA Onlus e di molti ricercatori di Università e Enti di ricerca italiani, europei e americani. Il progetto si è posto l’obiettivo di esaminare il territorio senese (la Provincia e i 36 Comuni) mediante vari indicatori di sostenibilità per offrire una valutazione delle risorse ambientali e della loro gestione nel territorio senese. Tutto questo è stato sintetizzato in mappe territoriali di sostenibilità, che costituiscono una sorta di “TAC” del territorio, in grado di mostrare i fattori che possono frenare lo sviluppo futuro dell’economia locale. L’aspetto da sottolineare è che la scelta di questo ventaglio di indicatori ha consentito di descrivere un quadro completo delle relazioni tra risorse naturali e attività umane presenti sul territorio, gettando le basi per definire le migliori alternative nella gestione dell’ambiente per il territorio senese. Gli indicatori usati sono riconducibili a diverse metodologie, dall’analisi eMergetica a quella eXergetica, dall’impronta ecologica alla valutazione dei flussi di anidride carbonica (bilancio dei gas serra), dall’analisi dei cicli di vita (Life Cycle Assesment) all’analisi dei dati da satellite (Remote Sensing). Sono stati oggetto del Progetto anche alcuni studi di settore sull’analisi del ciclo di vita sia in campo agricolo (produzione di vino) sia in campo industriale (produzione del cristallo). La complessità e l’importanza del progetto SPIn-Eco hanno portato la Provincia di Siena al centro del dibattito scientifico sullo sviluppo sostenibile come dimostrano i congressi internazionali “Ecosud” 2003, “Sustainable City”, “Brownfields” e quello nazionale di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali, tenutisi nel giugno 2004, fra Siena e Colle Val d’Elsa, che hanno visto la partecipazione di qualche centinaio di scienziati di varie parti del mondo. Nel Giugno 2006 inoltre si è tenuto nel nostro territorio anche il primo workshop mondiale sull’Impronta Ecologica (“Accounting for a Small Planet”), organizzato dall’Università di Siena, dal Global Footprint Network con il sostegno dell’Amministrazione Provinciale di Siena.

Enzo Tiezzi Direttore Scientifico del Progetto SPIn-Eco

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L’importanza del monitoraggio ambientale per il Sistema di Gestione Ambientale dell’Ente

La ricerca SPIn-Eco è stata significativa in quanto ha permesso di attivare importanti progetti ed ha rappresentato una utile fonte di dati per un sistema adottato dalla Provincia di Siena che prevede monitoraggi sul territorio ed una programmazione in ottica di sostenibilità ambientale. Si tratta dello stesso Sistema di Gestione Ambientale messo a punto per la Certificazione ISO 14001 e negli ultimi anni per la Registrazione EMAS dell’Ente. Soprattutto con questa ultima, per il cui conseguimento è stata redatta una Dichiarazione ambientale, la Provincia di Siena si è dotata di un affinato sistema di monitoraggio sia sui fattori ambientali che sui progetti intrapresi ad essi relativi per mostrare al pubblico l’attività di miglioramento ambientale. La divulgazione infatti è uno dei principi cardine dell’EMAS affinché, nel caso dell’ente locale, gli amministratori, i portatori di interesse ed i cittadini possano essere sensibilizzati sulle tematiche di sostenibilità ambientale e coinvolti nelle scelte amministrative. L’EMAS rappresenta il riconoscimento a livello europeo del raggiungimento di prestazioni di eccellenza ambientale attraverso un programma ambientale sottoposto a verifica costante e reso pubblico. Questo percorso ha implicato anche un maggiore coinvolgimento del personale provinciale. Nell’anno 2006 oltre al conseguimento della Registrazione EMAS la Provincia di Siena ha provveduto alla pubblicazione del Primo rapporto di sostenibilità ambientale, con la volontà di proseguire negli anni successivi alla sua revisione annuale. L’insieme di queste pubblicazioni a cui si aggiunge questo aggiornamento del progetto SPIn-Eco fornisce un quadro ad oggi chiaro ed esaustivo sul sistema ambiente del territorio senese, sulle sue risorse, sui progetti attivati per la sua conservazione e per la sua valorizzazione anche per aprire nuove e qualificanti prospettive di sviluppo e di azioni finalizzate alla crescita sociale ed economica.

Paolo Casprini

Direttore Area Politiche dell’Ambiente Dirigente Servizio Ambiente

della Provincia di Siena

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Indice

SPIN-ECO

INDICE

PARTE PRIMA – Aggiornamento Progetto SPIn-Eco

Indicatori ecodinamici come strumenti di valutazione e di programmazione

1 I numeri della Provincia di Siena pag.1 1.1 Il territorio

1.2 Il sistema socio-economico

1.3 I settori produttivi

1.4 Il sistema energia

1.5 Il gas naturale

1.6 I combustibili derivati dal petrolio

1.7 Il sistema rifiuti

1.8 L’attività estrattiva

1.9 La risorsa idrica

2 L’analisi EMergetica della Provincia di Siena pag.152.1 Analisi EMergetica

2.2 L’analisi EMergetica di un sistema territoriale

2.3 Descrizione del sistema

2.4 Le tabelle dell’Analisi Emergetica

2.5 Risultati

2.6 I flussi di EMergia

2.7 Gli Indicatori EMergetici

2.7.1 Il Rapporto di Impatto Ambientale

2.7.2 L’indicatore di Densità di Flusso di EMergia

2.7.3 L’EMergia per persona

2.7.4 Il rapporto di Investimento EMergetico

2.7.5 EMergia/PIL

2.8 Discussione: La Provincia di Siena nel 1999 e nel 2003

2.8.1 La gestione dell’attività estrattiva nella Provincia di Siena:

una prospettiva di sostenibilità.

2.8.2 Investire nel Capitale Naturale: le risorse rinnovabili

2.9 Considerazioni finali

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Indice

SPIN-ECO

3 L’Impronta Ecologica pag.45

3.1 L’Impronta Ecologica in breve

3.2 Variazioni metodologiche

3.3 Aggiornamento della prima analisi SPIn-Eco

3.4 Impronta Ecologica e Biocapacità della Provincia di Siena (2003)

3.4.1 Bilancio ecologico della Provincia di Siena

3.4.2 Il Semaforo ecologico del territorio senese

3.5 Confronto 1999 – 2003

3.6 Biocapacità provinciale 1929-2003

4 Indicatori Comuni Europei (ICE) pag.78

4.1 Indicatore n° 2 – Contributo locale al cambiamento climatico globale

4.2 Indicatore n. 3 – Mobilità locale e trasporto

4.3 Indicatore n. 4 – Accessibilità delle aree verdi pubbliche e dei servizi locali

4.4 Indicatore n. 5 - Qualità dell’aria locale

4.5 Indicatore n. 7 - Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese locali

4.6 Indicatore n. 8 – Inquinamento acustico

4.7 Indicatore n. 9 – Uso sostenibile del territorio

4.8 Considerazioni finali

5 Monitoraggio dei progetti di sostenibilità pag.107

5.1 Analisi Emergetica

5.2 Impronta Ecologica

5.3 Bilancio Gas serra

6 Conclusioni pag.125

7 Appendice pag.129

8 Bibliografia di riferimento pag.131

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Indice

SPIN-ECO

PARTE SECONDA- Approfondimenti tematici

Agricoltura specializzata e turismo sostenibile

1 Approfondimento sulla sostenibilità in agricoltura tramite LCA ed

Emergia pag. 140

1.1 Introduzione

1.2 Gli ecosistemi agricoli

1.3 Agricoltura e sostenibilità

1.4 L’analisi termodinamica degli agroecosistemi

1.5 Metodi

1.5.1 Life Cycle Assessment (LCA)

1.5.2 Emergia

1.6 Descrizione dei sistemi agricoli

1.7 I risultati dell’analisi

1.8 Conclusioni

1.9 Bibliografia

2 Approfondimento sulla sostenibilità del settore turistico attraverso

la teoria dei sistemi adattativi pag. 173

2.1 Introduzione

2.2 Background concettuale

2.2.1 Il ciclo di destinazione

2.2.2 La resilienza

2.2.3 L’Impronta Ecologica o Ecological Footprint

2.3 Metodi

2.3.1 La Biocapacità nel tempo

2.3.2 .L’Impronta Ecologica dei residenti nel tempo

2.3.3 L’Impronta Ecologica dei turisti nel tempo

2.4 Risultati

2.5 Discussione

2.6 Conclusioni

2.7 Bibliografia

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I numeri della Provincia di Siena

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1 I numeri della Provincia di Siena

Questo capitolo costituisce una sezione statistica indispensabile, utile a

raccogliere il complesso insieme di informazioni che costituiscono il data-base di

partenza per l’aggiornamento delle analisi riguardanti l’Impronta Ecologica e l’analisi

EMergetica della Provincia di Siena, per l’anno 2003. Per garantire la confrontabilità

tra le analisi riportate in questo studio e le precedenti analisi (riferite all’anno 1999),

si è fatto uso delle medesime fonti informative e bibliografiche utilizzate in passato,

riportate accanto ad ogni valore.

Nei primi paragrafi verranno presentati i dati relativi alle caratteristiche del

territorio, della popolazione, del sistema economico, del sistema energetico, di

quello idrico e del settore dei rifiuti della Provincia di Siena.

1.1 Il territorio

La Provincia di Siena, è posizionata nella

Toscana meridionale e si estende su di una

superficie di 3.821 km2, di carattere

prevalentemente collinare (93%), con una zona

montana limitata (7%). È fra le Province più

estese di Italia e la seconda per dimensione in

Toscana, preceduta dalla sola Grosseto (Figura

1.1).

Secondo le rilevazioni ISTAT al 31/12/2003

la popolazione residente viene stimata in

258.821 unità, per una densità di popolazione di

circa 68 ab/km2, che risulta essere una fra le

più basse per le Province italiane e quasi un

terzo di quella nazionale (circa 190 ab/km2).

Rispetto al 14° censimento ISTAT, datato 2001, si rileva che l’aumento

demografico della Provincia nell’ultimo biennio (2001-2003) è stato abbastanza

contenuto e pari a circa il 2,5%. Per ciò che concerne le dinamiche demografiche dei

singoli Comuni si possono notare due opposte tendenze. Nelle aree collinari più

decentrate si registra una lenta ma progressiva diminuzione demografica,

Figura 1.1: La Regione Toscana e le sue

Province.

SI

GR

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LU

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PI

PT

FI

LI

PO

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I numeri della Provincia di Siena

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contrapposta ad un aumento nei Comuni più industrializzati, come Sinalunga,

Poggibonsi e Colle. Questo trasferimento è sicuramente riconducibile sia a migliori

prospettive lavorative che a scelte di vita più convenienti. Nella Tabella 1.1 si riporta

la serie storica della popolazione della Provincia dal 1999 al 2003.

Tabella 1.1: Serie storica della popolazione della Provincia di Siena. Fonte: ISTAT.

1999 2000 2001 2002 2003

Provincia di Siena 252.972

254.078

252.288

254.270

258.821

1.2 Il sistema socio-economico

Il tessuto produttivo della Provincia di Siena non è tradizionalmente fondato sulle

attività industriali, sebbene esistano sul territorio alcuni importanti poli produttivi. I

dati dello “Osservatorio Economico Locale”, riferiti all’anno 2003 per la Provincia di

Siena, attribuiscono al settore industriale (manifatturiero, estrattivo e costruzioni)

un peso percentuale pari al 15,6% del Valore Aggiunto a prezzi base delle branche

produttive, mentre il 78,1% è attribuito al settore dei servizi (commercio, turismo,

agriturismo, trasporti e comunicazioni, credito e assicurazioni, servizi non destinabili

alla vendita e altri servizi). L’agricoltura incide sul valore aggiunto per il 6,3%.

Di seguito viene riportata la tabella relativa alla ripartizione percentuale delle

attività economiche per gli anni 2003 e 2004, suddivisa per branca produttiva.

Tabella 1.2: Valore aggiunto per branche produttive; composizione

percentuale per gli anni 2003 e 2004. Fonte: nostra elaborazione su

dati dell’Osservatorio Economico Provinciale.

Anno 2003 Anno

2004

Agroalimentare 6,3 % 6,5 %

Minerali non metalliferi 3,4 % 2,5 %

Moda 1,4 % 1,3 %

Meccanica 4,4 % 5,1 %

Altra industria 6,4 % 5,5 %

Costruzioni 6,8 % 6,7 %

Commercio, alberghi e pubblici esercizi 19,8 % 19,5 %

Altri servizi 51,5 % 53,0 %

Totale 100 % 100 %

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I numeri della Provincia di Siena

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Nel 2004, in Provincia di Siena è stato registrato un prodotto interno lordo (P.I.L.)

pro capite di 36.600 euro; tale valore la colloca al 7° posto nella graduatoria delle

Province.

Nella classifica della Qualità della Vita elaborata dal Sole 24 Ore per le Province

italiane, nell’anno 2004 (dati 2003) la Provincia di Siena si colloca al 16° posto, 7

posti in meno rispetto al 1999, ed è la terza tra le Province toscane dopo Livorno e

Pisa.

1.3 I settori produttivi

Il settore agricolo, incentrato principalmente su produzioni tipiche quali vino e

olio, ha permesso la creazione di attività connesse, quali industrie di prima

trasformazione e agro-alimentari. Il settore vitivinicolo con le sue produzioni di

qualità (come ad esempio Brunello di Montalcino, Chianti, Nobile di Montepulciano e

Vernaccia di S. Gimignano) è rinomato in tutto il mondo e rappresenta circa il 40%

dell’intera produzione Toscana.

In questo settore, il numero di aziende individuate sul territorio provinciale dal

5°Censimento generale dell’Agricoltura 2000 è pari a 15.044 per una superficie

agricola totale di 332.281,3 ha. La Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.) è di

184.384,4 ha (circa il 48% dell’intera superficie provinciale) con una diminuzione di

circa il 6% rispetto al Censimento del 1990.

La ripartizione provinciale tra le principali utilizzazioni dei terreni agricoli

(Tabella 1.3) vede una netta prevalenza dei terreni investiti a seminativi e a boschi

che rappresentano rispettivamente il 39,6% e il 35,7% della Superficie Agricola Totale

(S.A.T.).

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I numeri della Provincia di Siena

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Tabella 1.3: Superficie in ettari investita secondo le

principali forme di utilizzazione dei terreni. Fonte: 5°

Censimento Generale dell’Agricoltura.

Superficie Provincia

(ha)

Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.): 184.384,40

seminativi 131.614,2

orti familiari 460,7

viti 18.058,2

coltivazioni legnose agrarie 33.561,7

prati 5.340,5

pascoli 13.407,40

Boschi 118.617,50

Arboricoltura da legno 3.540,1

Superficie agricola non utilizzata 15.533,8

Altra superficie 10.205,5

Superficie Agricola Totale (SAT) 332.281,3

Nel settore zootecnico, lo stesso Censimento 2000 individua in totale 4.959

aziende con allevamenti. La maggioranza degli animali censiti sono ovini mentre

bovini e suini sono presenti in numero più esiguo (Tabella 1.4)

Tabella 1.4: Numero e tipologia delle principali

specie di bestiame. Fonte: ISTAT, 5° Censimento

Generale dell’Agricoltura, anno 2000.

Il settore manifatturiero (4.581 unità locali e 18.286 addetti) della Provincia di

Siena ruota prevalentemente attorno alle attività della fabbricazione, produzione e

lavorazione dei minerali metalliferi con il 18,3% degli addetti; la fabbricazione di

mobili e l’industria meccanica raccolgono invece rispettivamente il 12,7% e il 27,9%

Principali specie di bestiame Numero di capi

Bovini e bufalini 14.143

Ovini e caprini 125.601

Equini 2.274

Suini 23.699

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I numeri della Provincia di Siena

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del totale degli addetti di tutto il settore manifatturiero. Il settore delle costruzioni

impiega 6.512 addetti (pari al 9,5% del totale provinciale) in 3.948 unità locali. Le

aree industriali di maggior rilevanza sono individuabili nel Comune di Poggibonsi con

il 23% di industrie meccaniche e di lavorazione di metalli ed il 16,3% di alimentari e

tessili e a Colle di Val d’Elsa per la lavorazione di minerali non metalliferi rivolta alla

produzione di cristallo, per la quale la zona è un centro di produzione internazionale.

Nel settore dei servizi primeggiano le attività commerciali e alberghiere con

rispettivamente 15.146 addetti in 9.613 unità locali e 4.773 addetti in 2.622 unità

locali. In particolare, le strutture ricettive sono rappresentative di un’attività

turistica diffusa più o meno omogeneamente su tutto il territorio provinciale.

L’industria turistica nel suo complesso rappresenta una delle voci più importanti

dell’economia senese e richiama ogni anno più di tre milioni di presenze, collocando

la Provincia al 23° posto fra le Province italiane più visitate.

Il numero di arrivi nel 2004 (Tabella 1.5) ha raggiunto la quota di 1.254.952 unità

(solo un 9% in più rispetto all’anno precedente). Dei visitatori, il 27,2% (341.449) è

stato ospitato in esercizi extra-alberghieri.

Nella Provincia si trovano 1.769 strutture extra-alberghiere e 508 strutture

alberghiere. In questi ultimi anni sta prendendo sempre più campo un nuovo tipo di

turismo che privilegia l’aspetto naturalistico (agriturismo). Per quanto riguarda

invece le presenze (numero di arrivi moltiplicato per i giorni di permanenza media),

nella Provincia di Siena, per l’anno 2004, si arriva ad un totale di 3.543.495, con una

percentuale del 35% circa (1.260.833) distribuita nel Circondario della Val di Chiana.

Tale cifra trova spiegazione nel fatto che uno dei Comuni che compongono il

Circondario della Val di Chiana, Chianciano Terme, vede ogni anno l’arrivo, per una

permanenza media di 3-4 giorni, di turisti per cure e soggiorni termali.

Tabella 1.5: Arrivi turistici in Provincia di Siena nel periodo 1999-2004. Fonte: Osservatorio Economico

della Provincia di Siena.

Provincia di Siena 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Arrivi

Presenze

1.145.448

3.897.114

1.197.357

4.356.287

1.276.796

4.269.520

1.320.817

4.664.940

1.239.743

4.285.962

1.254.952

3.543.495

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1.4 Il sistema energia

La serie storica che riassume la domanda provinciale di energia elettrica (Tabella

1.6) mostra, come era lecito attendersi, un trend in crescita. Tra gli anni 1999 e 2003

si assiste ad un aumento complessivo di quasi il 20% della domanda. Tuttavia Siena si

presenta come una delle Province toscane meno “energivore”. I consumi attuali,

infatti si assestano intorno a 1.227 GWh/anno.

Tabella 1.6: Domanda provinciale di energia elettrica: serie storica anni 2000-2003.

Fonte: ENEL-GRTN.

GWh 1999 2000 2001 2002 2003

Consumi 1.027,83 1.050,05 1.090,10 1.156,40 1.226,70

Variazione % - +2,2% +4,0% +6,6% +7,0%

In Tabella 1.7 è evidenziata l’incidenza dei vari settori rispetto all’intero

consumo provinciale, per il periodo 1999-2003; nel 2003, il comparto più energivoro è

quello industriale, che rappresenta più del 38% del totale. Tale valore ad ogni modo

non si discosta molto dai consumi del terziario a conferma del fatto che quest’ultimo

è il settore più sviluppato della Provincia. Nell’ultima colonna è riportato l’indice di

pressione, che fornisce un valore della domanda energetica per abitante per l’anno

2003 che è di 4.739,5 kWh.

Tabella 1.7: Domanda provinciale di energia elettrica (espressa in GWh) scorporata per settori

produttivi, nel periodo 1999-2003. Fonte: GRTN.

GWh Agricoltura e silvicoltura

Industria Terziario Domestico Totale Indicatore di

pressione (kWh/ab)

Anno 1999 44,0 411,2 305,6 284,3 1.045,1 4.131,3

Anno 2000 45,2 413,3 320,7 287,7 1.066,9 4.199,1

Anno 2001 43,7 437,1 326,4 282,7 1.090,1 4.320,9

Anno 2002 44,2 456,2 364,7 291,3 1.156,4 4.547,9

Anno 2003 49,6 472,5 402,0 302,7 1.226,8 4.739,5

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Da notare il fatto che, nel periodo considerato, il trend dei consumi provinciali

per settore produttivo sono tutti in aumento. Inoltre, la domanda complessiva di

energia elettrica è quasi completamente coperta dalla produzione locale. Nel 2003

sono stati prodotti 1.226,80 GWh di energia elettrica (di cui 1.150 GWh da fonte

geotermica e 1,36 GWh da termovalorizzazione dei rifiuti) che complessivamente

rappresentano più del 90% della domanda energetica provinciale. Questo valore ha un

significato interessante considerato che poche Province in Italia riescono a soddisfare

il proprio fabbisogno elettrico sfruttando fonti energetiche locali alternative ai

combustibili fossili.

1.5 Il gas naturale

La distribuzione del gas metano in Provincia di Siena, nell’anno 2003, è stata

gestita da tre Enti: Intesa, Gestione Valdichiana e Fiorentinagas. Attualmente i

Comuni serviti da rete distribuzione del gas metano sono 29 su 36, con una copertura

del 98,9% della popolazione residente nella Provincia. Non hanno distribuzione del

gas metano i Comuni di Abbadia San Salvatore, Chiusdino, Monticiano, Murlo,

Piancastagnaio, Radicofani e Radicondoli. L’uso principale del gas naturale è

senz’altro da attribuirsi al riscaldamento individuale, anche se l’aumento della rete

di distribuzione rende la risorsa disponibile anche agli altri comparti produttivi.

In Tabella 1.8 sono riportati i dati relativi al consumo suddivisi nelle tre

destinazioni d’uso: produttivo, terziario e civile.

Tabella 1.8: Ripartizione dei consumi di gas naturale in Provincia di Siena

nell’anno 2003. Fonte: nostra elaborazione da dati forniti dagli enti gestori.

Anno 2003 (m3)

SETTORE Totale

Terziario Industria Civile

Provincia 53.911.006 26.703.583 87.332.471 167.947.060

Peso dei settori 32,1% 15,9% 52,0%

Il settore con i maggiori consumi di gas naturale è il civile che, consumando oltre

87 milioni di metri cubi, rappresenta il 52% del gas distribuito nella Provincia (Tabella

1.8). Il settore industriale consuma solo il 15,9% del gas distribuito, mentre il

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terziario si assesta sul 32,1%. Queste percentuali sono coerenti con lo sviluppo

produttivo locale, incentrato principalmente sul terziario.

1.6 I combustibili derivati dal petrolio

Combustibili ad uso civile e produttivo

I dati riguardanti gli usi in Provincia dei combustibili derivati dal petrolio derivano

dalle stime sulle vendite redatte dalla Direzione Generale dell’Energia e delle Risorse

Minerarie (DGERM). In Tabella 1.9 è riportata la serie storica dei derivati dal Petrolio

ad uso civile, commerciale ed industriale (esclusi quindi quelli per trasporto) negli

anni 1993-2003.

Tabella 1.9: Vendite di combustibili derivati dal petrolio ad uso civile e produttivo in Provincia di

Siena. Serie Storica anni 1993-2003. Fonte: DGERM.

Combustibili(tonnellate)

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

olio comb. 7.659 5.563 4.500 4.039 3.203 1.861 480 2.737 1.663 2.795 2.363

G.P.L.riscald.

6.829 6.804 6.412 4.642 4.396 11.262 9.756 7.556 10.333 13.686 14.285

Lubrificanti 1.899 1.529 1.504 1.542 1.560 1.712 1.641 1.549 1.533 1.547 1.495

Gasolioriscald.

21.321 11.337 10.939 13.884 12.226 11.615 14.091 11.962 14.318 14.339 11.235

Gasolio agr. 17.279 16.353 16.937 18.511 7.986 11.167 10.397 10.646 6.338 12.892 12.629

Dalla rappresentazione grafica dei dati (Figura 1.2) si evince che il trend generale

è in diminuzione in quanto legato all’aumento della metanizzazione e quindi al trend

di crescita dei consumi di gas metano.

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Figura 1.2: Vendite di Combustibili ad uso civile e produttivo in Provincia di Siena. Serie Storica anni

1993-2003, in tonnellate.

Definendo il fabbisogno energetico complessivo della Provincia come la somma

dei contributi dati dal settore industriale, terziario, civile ed agricolo, si ottiene il

consumo complessivo di metano, gasolio, GPL, olio combustibile e lubrificanti. Tale

valore, pari a 7,73 x 1015J all’anno diviso per il numero di abitanti, fornisce un

indicatore di pressione delle attività economiche sul territorio. L’indicatore così

calcolato per la Provincia di Siena fornisce per il 2003 un valore di 59,4 GJ/ab (v.

Tabella 1.10).

0

5000

10000

15000

20000

25000

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Olio Comb.

G.P.L.

Lubrificanti

Gasolioriscald.

Gasolio agr.

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Tabella 1.10: Domanda energetica dei principali settori nella

Provincia di Siena per l’anno 2003. Fonte: nostra elaborazione

su dati DGERM.

Combustibile

ConsumiProvinciali

(J)

Fabbisogno energetico da combustibili (J)

Metano 5,83E+15

Gasolio 4,65E+15

GPL 9,76E+14

Olio combustibili 9,69E+13

Lubrificanti

Totale

Indicatore di Pressione(GJ/ab.)

6,51E+13

1,54E+16

59,4

Nota: I valori numerici sono espressi in formato scientifico con il numero seguito dalla potenza in base dieci (ad esempio 1,50E+2 sta per 1,50x102 equivalente a 150).

Combustibili per il trasporto

Analogamente a quanto detto per i derivati del petrolio ad uso civile e

produttivo, i dati riguardanti i combustibili per autotrazione consumati in Provincia

derivano da stime sulle vendite redatte dalla Direzione Generale dell’Energia e delle

Risorse Minerarie. In Tabella 1.11 è riportata la serie storica delle vendite di benzina,

GPL e gasolio per trasporto negli anni 1993-2003. Dalla rappresentazione grafica dei

dati (Figura 1.3) si evince che i consumi di benzina a partire dal 1998-1999 sono

diminuiti passando da una media di poco più di 102.000 tonnellate ad un consumo di

circa 85.000 tonnellate nel 2003, con la conseguenza di un aumento del consumo di

gasolio che, nel 2003, è di quasi 110.000 tonnellate. Abbiamo considerato le vendite

di benzina per uso promiscuo (trasporto individuale), e le vendite di gasolio

principalmente per uso produttivo (trasporto merci). Delle vendite complessive di

gasolio per autotrazione avvenute in Provincia nell’anno 1999 abbiamo ipotizzato, in

linea con le informazioni presentate sul Piano Energetico Provinciale (P.E.P.), che il

22% circa sia per il trasporto privato ed il restante 78% per trasporto merci. Anche

una parte delle vendite di GPL sono attribuite all’utilizzo nei trasporti.

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0

20000

40000

60000

80000

100000

120000

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Benzina

GasoliomotoriGPL

Tabella 1.11: Vendite di Combustibili da trasporto in Provincia di Siena. Serie Storica anni 1993-2003.

Fonte: GDERM.

Combustibili(tonnellate)

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

benzina 95.446 99.335 102.399 102.896 102.397 102.680 102.173 97.923 95.982 89.738 85.380

GPL 3.187 3.639 3.851 4.166 4.404 6.917 5.397 9.914 6.470 5.643 6.920

gasolio 71.980 75.167 77.936 73.474 69.208 74.668 81.704 89.895 109.071 119.999 109.632

Figura 1.3: Vendite di Combustibili da trasporto in Provincia di Siena. Serie Storica anni 1993-2003, in

tonnellate.

1.7 Il sistema rifiuti

Nel periodo marzo 2003 febbraio 2004 la produzione di rifiuti nella Provincia di

Siena ammonta a 159.658,90 tonnellate, che corrispondono ad una produzione

annuale pro capite di 616,81 kg/ab. Questa enorme mole di spazzatura viene

raccolta in maniera differenziata per circa il 35%. Il trend di produzione dei rifiuti

nella Provincia ha registrato un calo abbastanza significativo nell’ultimo anno nella

produzione di rifiuti solidi urbani indifferenziati, contrapposto ad un notevole

aumento della frazione differenziata (RD). La produzione pro capite, dopo un calo

negli ultimi anni, è nuovamente aumentata (Tabella 1.12). Da notare comunque che

la produzione totale di rifiuti (RSU+RD) è in costante aumento, quasi il 25% dal 1999

al 2003.

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Tabella 1.12: Serie storica (1999-2004) della produzione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) e della Raccolta

Differenziata (RD) nella Provincia di Siena. Fonte: Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR).

1999 2000 2001 200203/2002-02/2003

03/2003-02/2004

RSU (t/anno) 108.652,01 107.336,93 108.011,64 109.430,98 109.228,63 106.853,08

RD (t/anno) 21.321,02 30.429,05 38.472,56 38.523,02 36.620,82 52.805,82

RSU+RD (t/anno) 129.973,03 137.765,98 146.484,20 147.954,01 145.849,45 159.658,90

RSU+RD (kg/ab*anno) 514,19 544,08 582,97 577,06 568,85 616,81

Cresc. Prod. pro-capite 0,07 0,06 0,07 -0,01 -0,02 5,81

% RD su RSU+RD 17,09% 23,01% 27,36% 27,12% 26,15% 35,36%

Sempre analizzando il problema della raccolta differenziata, la Provincia, nel

complesso, aveva raggiunto nel 1999 il traguardo del 17,09%, superando i limiti

minimi del 15% definiti dal decreto Ronchi, per poi arrivare, nell’anno 2003-2004, a

superare nuovamente i limiti minimi previsti per il 2003 (35%).

Tabella 1.13: Serie storica della raccolta differenziata per frazione merceologica nella Provincia di

Siena 1998-2003. Fonte: Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR)

FRAZ. MERCEOLOGICA (TONNELLATE)

Provincia di Siena

1999 2000 2001 2002 2003

Carta, cartone 8.087,84 10.948,19 11.384,20 11.136,05 17.204,80 Vetro 3.757,82 4.494,96 4.811,60 5.027,18 5.482,74 Lattine 115,56 215,50 325,03 367,33 619,90 Plastica 702,78 864,16 1.149,03 1.348,64 2.190,54 Sovvalli multimateriale 285,50 347,79 349,25 460,18 271,28 Vetro, lattine multimateriale 533,65 233,36 148,08 129,28 146,22 Metalli 1.652,43 2.246,12 2.845,75 3.039,11 6.183,36 Organico 2.022,56 4.831,22 7.084,14 7.876,46 8.805,23 Sfalci e potature 1.256,17 2.647,84 6.413,46 5.344,36 3.835,14 Ingombranti 2.529,40 3.183,10 3.413,48 3.224,68 5.841,49 Oli min. e vegetali 5,64 6,37 8,13 7,01 8,96 Farmaci 13,28 10,12 11,69 15,93 19,22 Pile e batterie 94,02 111,72 137,42 182,64 169,41 Altro 264,39 288,60 391,31 364,20 386,47

Per quanto riguarda la raccolta differenziata nel 2003, la frazione di carta e

cartone, con un valore di 17.204,80 tonnellate, è la maggiore in peso, seguita con

8.805,23 tonnellate dall’organico. La frazione caratterizzata dal più alto incremento

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13

nel passaggio dal 2002 al 2003 è invece quella dei metalli che ha più che raddoppiato

la raccolta.

1.8 L’attività estrattiva

Secondo quanto rilevato dal Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E) nel

corso dell’anno 2000, i Comuni della Provincia di Siena interessati dall’attività

estrattiva risultano 24.

Nella Tabella 1.14 è riportato il numero delle cave attive e le quantità estratte

disaggregate per le tre suddette tipologie di materiali.

Tabella 1.14: Quantità totale di materiale estratto e ripartizione percentuale in peso sui

Circondari. Fonte: PRAE, 2000.

N. cave attive

industriali,argille e leganti

inerti per l'industria delle costruzioni

Ornamentali

Provincia 40+4 715.194 m3 965.455 m3 182.112m3

Purtroppo, a causa della mancanza di una rilevazione statistica puntuale (o

comunque della mancanza di disponibilità dei dati) da parte dell’Ente di

competenza, non siamo in grado di proporre una serie storica.

Queste risorse, essendo non rinnovabili, ai fini di politiche di sostenibilità,

dovrebbero essere attentamente monitorate, sia per quanto riguarda la disponibilità

che per quanto riguarda le quantità estratte.

1.9 La risorsa idrica

Il quantitativo di acqua a fini potabili immessa in rete per 26 Comuni sui 36 totali

nell’anno 2003 è stato di 13.074.961 m3. Per i restanti 10 Comuni il quantitativo

erogato è stato stimato a partire dal valore del 2002 è risulta essere pari a 7.993.606

m3. Pertanto, il quantitativo totale di acqua erogata a livello provinciale è di

21.068.567 m3 per una popolazione totale provinciale servita di 258.821 abitanti,

dislocati su un area di 3.821 km2. Nel 2003 il consumo pro capite è risultato pari a

223 l/(ab giorno), valore di poco inferiore alla media Italiana 240 l/(ab giorno).

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14

Per quel che riguarda il valore delle perdite, cioè di quella quantità d’acqua

prelevata dall’ambiente che non raggiunge l’utilizzatore, ma viene “dispersa” nella

fase di captazione, potabilizzazione e distribuzione, è risultata pari al 24%.

Vista la particolare criticità che le risorse idriche avranno nel prossimo futuro è

fondamentale un attento monitoraggio della loro disponibilità, della velocità di

prelievo e di ricarica delle “falde” e delle altre sorgenti.

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Analisi Emergetica

SPIN-ECO

15

2 L’analisi EMergetica della Provincia di Siena

Questo studio propone l’aggiornamento dell’Analisi della Provincia di Siena

attraverso la metodologia EMergetica. In questo capitolo verrà introdotta la

metodologia utilizzata con i suoi indicatori. Verrà fatta una descrizione sintetica

del sistema oggetto di studio con un’attenta analisi dei risultati ottenuti. Saranno

proposte le mappe di sostenibilità per la Provincia di Siena al fine di capire come

sono distribuiti sul territorio i consumi di risorse e di disegnare la geografia

EMergetica del territorio senese. Infine seguiranno dei commenti sulla

comparazione dell’analisi EMergetica effettuata nel 1999 e quella attuale.

2.1 Analisi EMergetica

La vita sulla Terra è sostenuta da flussi energetici. Possiamo immaginare alla

base di una generica piramide l’energia solare (Figura 2.1). L’energia che il sole

fornisce ha un duplice compito: sostiene la fotosintesi che è la base della vita sulla

Terra e produce calore, dando origine alla spostamento di masse atmosferiche

che, a sua volta, alimentano i cicli biogeochimici.

Da questi dipende la presenza di minerali che, oltre ad essere essenziali per la

conservazione degli ecosistemi naturali, insieme con le fonti energetiche fossili

sono alla base di tutte le attività umane comprese la nostra industria e la nostra

agricoltura.

Salendo di livello all’interno di questa immaginaria piramide energetica

aumenta il numero delle trasformazioni che l’energia solare ha subito; in altre

parole, aumenta il costo ambientale sostenuto dalla Natura per fornire beni e

servizi ambientali. L’EMergia consente di assegnare un valore all’insieme delle

risorse, dei beni, dei servizi o delle infrastrutture di cui l’uomo si serve per vivere,

su di un’unica e coerente base termodinamica.

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Analisi Emergetica

SPIN-ECO

16

Figura 2.1 - Rappresentazione gerarchica dell’energia

Per comprendere e gestire un sistema territoriale è necessario effettuare un

accurato monitoraggio dei flussi energetici e di beni e servizi che lo alimentano. Il

problema principale che emerge dalle metodologie di contabilità tradizionali è

l’incapacità di riuscire a tradurre i flussi del sistema con la stessa unità di misura.

Questo dipende dalla forte eterogeneità dei flussi oggetto di analisi: ambientali ed

economici. L’analisi EMergetica (EMergy evaluation) è una metodologia

termodinamica introdotta negli anni ‘80 da H.T. Odum (Facoltà di Ingegneria

Ambientale dell’Università della Florida, USA), capace di considerare sia gli aspetti

economici che ambientali di un certo sistema, uniformando tutti gli input, i flussi e

gli output, al comune denominatore dell’energia solare. L’idea di Odum è

innovativa perché fornisce uno strumento capace di assegnare un valore

“ambientale” a ogni risorsa, coerentemente con i processi reali, sia antropici che

naturali. L’analisi EMergetica parte dal presupposto che tutto ha un contenuto

energetico e che tutto richiede dei flussi di energia e di materia per essere

prodotto. Tale analisi si rivela interessante e indispensabile perché ci aiuta a

valutare il valore “reale” di ogni risorsa naturale.

IndustriaAgricoltura

Industria estrattivaAnimali e vegetali

Minerali ed energia fossileSuolo fertile

Circolazione atmosferica

Sole

UOMO

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17

L’EMergia viene definita come l'energia solare necessaria, direttamente o

indirettamente, per ottenere un certo bene o servizio. La sua unità di misura è il

Solar EMergy Joule (sej).

Formalmente possiamo scrivere che l’EMergia B del flusso o del prodotto k-

esimo vale

Bk Trii Ei

dove Ei è il contenuto energetico dell’i-esimo input e Tri è la sua Transformity.

Ogni risorsa energetica (Ei) utilizzata in un dato processo ha un suo costo

ambientale che può essere espresso in termini di energia solare necessaria per

ottenerla. La Transformity o EMergia specifica1, rappresenta il costo ambientale

unitario della risorsa. L’EMergia è una sorta di memoria dell’energia solare che è

servita per ottenere un dato prodotto o flusso da un ciclo di trasformazioni. Tale

memoria viene associata allo sforzo che la Natura ha fatto per rendere disponibile

una data risorsa, per cui a maggiori quantità di risorse consumate corrispondono

maggiori quantità di EMergia e quindi un maggiore lavoro svolto dall’ambiente in

termini di trasformazioni.

2.2 L’analisi EMergetica di un sistema territoriale

Lo studio di un territorio implica l’analisi dei flussi energetici che sostengono il

sistema nelle principali funzioni ad attività entro determinati confini.

L’identificazione di un confine può avere un fondamento fisico oppure,

semplicemente, coincidere con le convenzioni amministrative (Provincia).

Il sistema territoriale è, da un punto di vista termodinamico, un sistema

aperto, che scambia con l’esterno energia, materia ed informazione. Il territorio

riceve l’energia per alimentare i processi che avvengono al suo interno dal sole,

dalla pioggia e dal vento nonché da risorse, quali materie prime, semilavorati e

fonti energetiche di elevata qualità che servono a sostenere e alimentare i

processi naturali, agricoli e industriali (input). Allo stesso modo ciascun sistema

territoriale restituisce all’esterno i suoi prodotti attraverso il commercio e rilascia

forme di energia degradata attraverso i rifiuti (output). Questi continui scambi

1 Per migliorare la comparazione dell’analisi del 2003 con quella del 1999 sono stati considerati gli stessi valori delle Transformity e delle Emergie specifiche.

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energetici con l’esterno sostengono e rendono possibile le principali attività e

funzioni di un sistema.

Le risorse che alimentano un territorio vengono convenzionalmente classificate

in macroaggregati a seconda della loro provenienza e rinnovabilità. Pertanto, le

risorse locali (L), quelle che derivano fisicamente dal territorio in esame, si

distinguono da quelle importate (F), quelle, cioè, che provengono da altri

ecosistemi attraverso i canali commerciali; queste ultime, in particolare, si

distinguono in beni e servizi (F1) e fonti energetiche (F2). Tra le risorse locali, si

individuano due sottoclassi: le risorse rinnovabili (R) e quelle non rinnovabili (N).

L’uso delle prime è imposto dalle condizioni ambientali, nel senso che è la Natura

stessa a disporne gran parte della quantità disponibile; le seconde sono i materiali

che vengono estratti localmente come i materiali di cava, il gas, l’acqua che,

verosimilmente, hanno cicli di rigenerazione più lenti rispetto all’uso che ne fa

l’uomo. Sommando i tre diversi flussi, R, N e F l’analisi EMergetica quantifica

l’energia solare equivalente che il sistema territoriale sfrutta per mantenere il suo

livello di sviluppo sintetizzando le relazioni tra le diverse componenti della

comunità. La somma dei tre flussi viene identificata con la lettera U.

U = ( N + R ) + F = L + F

Operativamente, è necessario individuare e misurare i fabbisogni ed i consumi

di un sistema territoriale. Nel nostro studio vengono analizzati tutti i flussi di

energia e materia che servono ad alimentarlo. A livello statistico viene fatta una

raccolta dati che implica delle stime sulle forze in gioco. A livello logico si

classificano le risorse che alimentano il sistema, distinguendo tra risorse locali e

non locali, evidenziando ciò che il sistema produce autonomamente e ciò che il

sistema richiede dall’esterno (Import-Export). Esempi di risorse locali sono

l’energia solare diretta, la pioggia, il vento, il calore geotermico e i materiali

d’estrazione, mentre l’elettricità e i combustibili, così come tutti i beni che

vengono importati dal commercio, rappresentano le risorse non locali.

La caratteristica principale di questa indagine è la capacità di tenere conto di

tutti i flussi di energia e materia che alimentano il territorio, indipendentemente

dal fatto che essi siano o meno incorporati nei tradizionali sistemi di contabilità

economica, ovvero dal fatto che essi abbiano o meno un prezzo di mercato. In

particolare, le risorse ambientali, indispensabili per il funzionamento di ogni

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sistema, sono prive di un corrispettivo economico, e per questo motivo spesso

trascurate.

Per poter fare questo bisogna creare un prospetto che tenga conto delle

singole voci che rappresentano i flussi che alimentano il sistema. Questo schema

conterrà: 1. il flusso delle risorse rinnovabili che il sistema riceve; 2. il consumo

delle risorse non rinnovabili; 3. gli import e gli export da e per il sistema.

2.3 Descrizione del sistema

In questa sezione viene riportata l’Analisi EMergetica della Provincia di Siena

aggiornata al 2003. Inoltre, verrà fornita una rapida spiegazione di come sono stati

elaborati i dati per la Provincia di Siena. Spesso infatti non è stato possibile

ottenere una misura diretta del flusso EMergetico totale e si è pertanto dovuto

ricorrere all’utilizzo di stime e approssimazioni partendo dal valore medio

provinciale espresso in quantità (g) o in contenuto energetico (J). I dati fanno

generalmente riferimento al 2003 tranne alcuni per i quali è specificato l’anno di

riferimento. Sono state necessarie alcune operazioni di stima e/o rielaborazione

dei dati, che saranno dettagliatamente spiegate nelle sezioni successive. Grazie

alla collaborazione di tutti gli enti interpellati, tutti i dati raccolti sono stati

riportati in un ricco database che sintetizza una grande mole di dati.

L'applicazione dell'analisi emergetica a sistemi territoriali risulta assai utile,

per non dire indispensabile, perché non esiste ad oggi un monitoraggio dell'uso

delle risorse e, in questa direzione, gli indicatori forniti dall’analisi emergetica

possono svolgere un ruolo basilare. Un obiettivo primario dello studio è infatti

valutare se l’uso e lo sfruttamento delle risorse avviene in modo corretto secondo i

principi di uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo. Allo stesso tempo esso si

prefigge di individuare se esistano dei fattori che in futuro possano rivelarsi

limitanti per lo sviluppo, in modo da poter intervenire in tempo prevenendo future

conseguenze irreversibili.

Il benessere della popolazione locale derivante dalla florida economia della

Provincia di Siena dipende fortemente anche dalla salute delle sue risorse naturali

ed ambientali presenti sul territorio. L’insieme di queste risorse rappresentano la

ricchezza della comunità senese: tutto ciò viene spesso identificato come Capitale

Naturale. Il contributo del Capitale Naturale all’attività economica non è

contabilizzato dagli strumenti economici tradizionali. Questi ultimi basano la

valutazione delle risorse (indipendentemente dalla loro natura) sulla inversa

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20

proporzionalità fra quantità e prezzo. Gli studi economici valutano il loro valore in

base alla disponibilità a pagare da parte del consumatore in relazione alla loro

scarsità, ma dal momento che la moneta pagata non considera lo sforzo che ha

compiuto l’ambiente per fornire le risorse primarie per la produzione del bene,

allora si può affermare che le leggi di mercato non percepiscono il contributo

ambientale all’economia della comunità oggetto di analisi (Odum, 1996). La

contabilità EMergetica include stime comparabili dei costi e benefici ambientali,

economici e sociali. Pertanto, l’analisi EMergetica mette a disposizione dei policy-

makers delle informazioni necessarie ed indispensabili per prendere delle decisioni

che sappiano aumentare il benessere dell’intera popolazione della Provincia di

Siena.

L’attuale fase di sviluppo del pianeta, caratterizzata da un prelievo degli stock

di risorse superiore alla velocità di riproduzione richiede con urgenza uno sforzo

per valutare nel loro reale valore le risorse naturali, al di là del loro valore di

mercato. Dal momento che la produzione, l’uso ed il riciclo di ogni risorsa sono

per buona parte dipendenti dalla disponibilità e dalla concentrazione dell’energia

all’interno di un processo, l’attenzione va rivolta proprio ai diversi modi di

valutare la concentrazione, la “qualità” dell’energia, troppo spesso trascurata nel

tempo passato. Quando si svolge un processo reale, esso è irreversibile e comporta

dissipazione dell’energia disponibile sotto forma di rifiuti rilasciati nell’ambiente

(calore e materiali di scarto). Solo una piccola parte dell’energia disponibile che

originariamente attraversa il volume di controllo è incorporata nel prodotto finale.

Esiste una crescente consapevolezza nell’opinione pubblica riguardo l’effettivo

bisogno di stabilire relazioni sostenibili fra la società, l’uso delle risorse e

l’ambiente. Alla luce dei recenti problemi energetici che abbracciano tutto il

pianeta Terra e che stanno mettendo a repentaglio i suoi equilibri geopolitici, è

necessario che vengano presi in considerazione dei sentieri alternativi per

sostenere la prosperità economica di un territorio. In questo modo sarà possibile

favorire, da un lato, ulteriori sviluppi nella politica energetica che faccia entrare

in gioco tutte le risorse naturali, mentre dall’altro, evitare i danni per la salute

degli esseri viventi e l’ambiente circostante derivante da politiche estemporanee e

poco oculate. L’interfaccia tra ambiente e società umana è molto spesso il

mercato, dove le risorse vengono sfruttate e vendute. In questo processo,

l’ambiente deve sostenere alcune trasformazioni che possono turbare la stabilità

della biosfera nel suo insieme. È sempre più importante che gli uomini considerino

le conseguenze ambientali delle proprie decisioni economiche, in una scala

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temporale molto più lunga di quanto fatto finora. Ciò è indispensabile se vogliamo

affrontare adeguatamente i problemi di sostenibilità dei processi decisionali in

materia di politica economica. Troppo spesso l’economia con il suo ristretto

intervallo temporale e il suo limitato e chiuso sistema di valori, è il criterio guida

che sta alla base delle decisioni di politica economica. Il sistema di valori

dell’economia è limitato dal fatto di considerare l’utilità immediata per l’uomo

come il mezzo per determinare il valore ed è chiuso perché non si estende mai

oltre il mercato. Così, decisioni di politica economica prese sotto l’assunzione di

massimizzare qualche valore monetario (accrescere le vendite, i profitti, il ritorno

dell’investimento effettuato, ecc.) in realtà fondano queste decisioni sull'utilità

umana individuale: i bisogni della società o le preoccupazioni ambientali vengono

spesso trascurati. E' invece necessario che le decisioni di politica economica siano

prese sulla base di un sistema di valori compatibile con la dinamica e gli equilibri

del pianeta. Il nuovo sistema di indicatori per la politica economico-ambientale

(detto analisi emergetica) è in grado di riconoscere le differenze tra preferenze

umane individuali di breve periodo e benessere collettivo di lungo periodo ed è

utile per determinare quantitativamente il valore di una risorsa sulla scala

macroscopica della società e dell’ambiente. Con questa metodologia di analisi è

possibile confrontare il valore dei sistemi naturali ed umani e dei loro prodotti,

così da determinarne l’importanza relativa e il contributo al benessere

complessivo e alla sostenibilità della biosfera.

L’efficacia dell’analisi EMergetica nasce dalla sua capacità di rispondere in

maniera alternativa a questo tipo di problemi. L’analisi EMergetica qui di seguito

riportata fornisce informazioni ed indicatori che aiutano la comprensione del

sistema territoriale in cui viviamo.

2.4 Le tabelle dell’Analisi Emergetica

In questo paragrafo vengono riportate le tabelle dell’analisi EMergetica. La

Tabella A riporta la valutazione dell’EMergia delle risorse locali e delle fonti

energetiche che servono ad alimentare la Provincia di Siena. Il monitoraggio delle

risorse naturali locali è utile al fine di evitare un uso indiscriminato delle stesse,

soprattutto per quelle voci, come le risorse idriche e i materiali da cava,

classificate come non rinnovabili in considerazione del loro tempo di

rigenerazione. In questa tabella vengono inoltre contabilizzate tutte le risorse

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energetiche necessarie a far fronte alle esigenze del sistema e consumi di prodotti

petroliferi e gas naturale. La Tabella A contabilizza le risorse rinnovabili e non

rinnovabili che alimentano il sistema. Le risorse ambientali valutate sono state:

l’energia solare, la pioggia, il vento, il calore geotermico, l’erosione del suolo,

l’acqua e i materiali da attività estrattive. La tabella B riguarda invece la

contabilizzazione di tutti i beni importati tramite il commercio con l’esterno del

sistema (cioè con le altre province italiane e con l’estero). Questa tabella è

strutturata in quattro macrosettori (agricoltura, allevamento, attività estrattiva e

manifatturiero). Per ognuno dei macrosettori sono state individuate le voci

principali, che corrispondono alla somma di differenti gruppi merceologici,

secondo la classificazione ISTAT. Queste informazioni sono state elaborate

prendendo in considerazione sia l’import dall’estero (vedi documento ISTAT 1999

per la provincia di Siena con le 236 voci della classificazione per gruppi

merceologici), sia l’import nazionale, attraverso i dati della contabilità regionale

estratti dalla matrice IRPET. I dati forniti dall’IRPET sono relativi alla contabilità

regionale. Esiste quindi un margine di approssimazione tra il livello regionale della

matrice ed il livello provinciale preso in considerazione dal nostro studio. A

ciascuna delle 20 voci citate (tabelle B e C) è stato attribuito un valore pari al

peso (in grammi) o al contenuto energetico (in joule) del bene importato

all’interno della Provincia. La Tabella C riguarda, invece, le risorse esportate della

Provincia di Siena verso l’estero e verso le altre province italiane. La tabella è

strutturata in modo conforme alla Tabella B. I valori riportati per le esportazioni

sono stati calcolati in modo analogo a quello appena descritto per le importazioni.

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Tabella A: Valutazione dell'Emergia delle risorse locali e delle fonti energetiche

Input Quantità unità Transformity Rif. Emergia (seJ/anno)

1 Energia solare 1,64E+19 J 1,00E+00 [11] 1,64E+192 Pioggia 3,13E+15 g 1,45E+05 [11] 4,54E+203 Vento 8,09E+15 J 2,47E+03 [11] 2,00E+194 Calore Geotermico 1,34E+16 J 1,20E+04 [11] 1,61E+205 Erosione del suolo 9,26E+14 J 7,40E+04 [11] 6,85E+196 Acqua 2,11E+13 g 1,95E+06 [16] 4,11E+197 Materiali da Estrazione

Industriali, argille e leganti 1,16E+12 g 1,68E+09 [11] 1,95E+21Inerti per industria costruzioni 1,65E+12 g 1,68E+09 [11] 2,77E+21

Ornamentali 4,75E+11 g 2,44E+09 [11] 1,16E+218 Elettricità prodotta in Provincia1 4,14E+15 J 8,66E+04 [18] 3,59E+209 Elettricità importata 2,88E+14 J 2,05E+05 [18] 5,90E+1910 Gasolio e benzina 8,40E+15 J 1,11E+05 [18] 9,32E+2011 Olio combustibile, lubrificanti e GPL 1,14E+15 J 9,12E+04 [18] 1,04E+2012 Gas naturale 5,83E+15 J 8,11E+04 [18] 4,72E+20

8,84E+205,99E+211,52E+21

FONTI DI ENERGIA LOCALE RINNOVABILE (a)

FONTI DI ENERGIA LOCALE NON RINNOVABILE FONTI DI ENERGIA IMPORTATA - F1 ©

* l’espressione 1,64E+19 è uguale a 1,64 ·1019

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Tabella B: Valutazione dell'Emergia delle importazioni

input quantità unità Transformity Rif. Emergia (seJ/anno)

1

AGRICOLTURA (somma di legumi, frutta, vegetali filamentosi, semi, spezie e tabacco e piante e fiori) 3,13E+14 J 1,59E+05 [6] 4,98E+19

ALLEVAMENTO, CACCIA E PESCA2 Allevamenti zootecnici 7,03E+11 J 3,17E+06 [7] 2,23E+18

3 Silvicoltura 1,29E+10 g 1,00E+08 [3] 1,29E+18

4 Pesca e caccia 5,01E+07 g 1,35E+08 [12] 6,76E+15

INDUSTRIA ESTRATTIVA5 Minerali metalliferi 3,34E+08 g 3,46E+09 [7] 1,16E+18

6 Minerali non metalliferi 4,13E+09 g 1,68E+09 [11] 6,94E+18

INDUSTRIA MANIFATTURIERA7 industria alimentare 6,90E+14 J 3,17E+06 [7] 2,19E+21

8 industria del tabacco 0,00E+00 J 1,05E+05 [7] 0,00E+00

9 industraia delle pelli e del cuoio 2,33E+13 J 8,60E+06 [2] 2,01E+20

10 industria tessile 5,38E+12 J 3,80E+06 [3] 2,04E+19

11 industria vestiario e arredamento 1,66E+13 J 3,80E+06 [3] 6,32E+19

12 industria legno e sughero 1,12E+11 g 3,90E+09 [4] 4,37E+20

13 industria della carta 1,42E+14 J 2,15E+05 [3] 3,05E+19

14 industria grafica 4,88E+11 J 2,15E+05 [3] 1,05E+17

15 industria metallurgica 6,00E+10 g 6,70E+09 [3] 4,02E+20

16 industria meccanica 2,31E+10 g 1,25E+10 [1] 2,88E+20

17 industria dei minerali 1,92E+10 g 1,84E+09 [15] 3,54E+19

18 industria chimica 8,58E+10 g 3,80E+08 [10] 3,26E+19

19 industria della gomma 3,22E+09 g 4,30E+09 [3] 1,38E+19

20 industrie manifatturiere varie 8,99E+08 g 3,46E+09 [7] 3,11E+18

TOTALE IMPORTAZIONI (somma delle voci 1-20) 3,78E+21

* l’espressione 3,13E+14 è uguale a 3,13 ·1014

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Tabella C: Valutazione dell’Emergia delle esportazioni

input quantità unità Transformity Rif. Emergia (seJ/anno)

1

AGRICOLTURA (somma di legumi, frutta, vegetali filamentosi, semi, spezie e tabacco e piante e fiori) 4,97E+13 J 2,00E+05 [3] 9,94E+18

ALLEVAMENTO, CACCIA E PESCA2 Allevamenti zootecnici 8,63E+10 J 1,33E+06 [9] 1,15E+17

3 Silvicoltura 0,00E+00 g 1,00E+08 [3] 0,00E+00

4 Pesca e caccia 0,00E+00 g 8,42E+10 [12] 0,00E+00

INDUSTRIA ESTRATTIVA5 Minerali metalliferi 0,00E+00 g 3,46E+09 [7] 0,00E+00

6 Minerali non metalliferi 3,75E+11 g 2,44E+09 [5] 9,15E+20

INDUSTRIA MANIFATTURIERA7 industria alimentare 5,36E+10 g 1,50E+09 [14] 8,04E+19

8 industria del tabacco 0,00E+00 J 1,05E+05 [7] 0,00E+00

9 industraia delle pelli e del cuoio 8,98E+12 J 8,60E+06 [2] 7,72E+19

10 industria tessile 3,98E+12 J 3,80E+06 [3] 1,51E+19

11 industria vestiario e arredamento 5,36E+13 J 3,80E+06 [3] 2,04E+20

12 industria legno e sughero 9,77E+09 g 3,49E+04 [4] 3,41E+14

13 industria della carta 2,53E+13 J 2,15E+05 [3] 5,43E+18

14 industria grafica 0,00E+00 J 2,15E+05 [3] 0,00E+00

15 industria metallurgica 1,18E+10 g 6,70E+09 [3] 7,88E+19

16 industria meccanica 1,16E+11 g 1,25E+10 [1] 1,46E+21

17 industria dei minerali 1,16E+11 g 1,84E+09 [15] 2,14E+20

18 industria chimica 1,54E+11 g 3,80E+08 [10] 5,84E+19

19 industria della gomma 1,50E+10 g 4,30E+09 [3] 6,43E+19

20 industrie manifatturiere varie 1,09E+10 g 3,46E+09 [7] 3,79E+19

TOTALE ESPORTAZIONI (somma delle voci 1-20) 3,22E+21

* l’espressione 4,97E+13 è uguale a 4,97 ·1013

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26

2.5 Risultati

In Figura 2.2 sono riportati tutti gli input che concorrono ad alimentare il

sistema territoriale senese contemplati nelle tabelle A e B. Questa visione

d’insieme consente di apprezzare il peso relativo di ogni singola voce, espresso su

di una base comune.

Dal grafico emerge che in Provincia di Siena, il contributo EMergetico di gran

lunga più rilevante, e per questo “fuori scala”, è da attribuire all’attività

estrattiva. Un secondo tipo di contributo assai rilevante, grazie anche al tipo di

attività che insistono sul territorio, deriva dai beni di importazione e mezzi di

produzione che derivano dal commercio e rappresentano il 31% dell’EMergia

complessivamente utilizzata nell’ambito provinciale.

453,9

160,868,5 41,1

417,6

932,2

103,8

472,4

0,00

500,00

1000,00

1500,00

Piog

gia

Cal

ore

Geo

term

ico

Eros

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suo

lo

Acqu

a

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li da

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Gas

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e G

PL

Gas

nat

ural

e

Beni

impo

rtati

Em

erg

ia (

x1

018 s

ej/a

nn

o)

5879,8 6000,00

3777,12

932,2

Figura 2.2 Input della Provincia di Siena

Per ciò che concerne il consumo di combustibili derivati dal petrolio, la voce

più significativa è rappresentata dal consumo di gasolio e di benzina,

prevalentemente per autotrazione. Anche il metano assume un peso significativo,

essendo la fonte di riscaldamento più sfruttata in Provincia.

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27

2.6 I flussi di EMergia

I flussi delle risorse che alimentano il sistema provinciale senese sono stati

classificati in diverse categorie in relazione al grado di rinnovabilità e alla loro

origine (endogena o esogena):

• Risorse locali Rinnovabili (R);

• Risorse locali Non Rinnovabili (N);

• Risorse Locali (L = N+R);

• Risorse Importate (Energetiche) (F1);

• Risorse Importate (Beni e Servizi) (F2);

• Risorse Importate (F = F1+F2);

Il flusso di EMergia totale che alimenta il territorio della Provincia di Siena,

nell’anno solare di riferimento, è risultato essere pari a 1,21x1022sej/anno.

Attraverso il grafico seguente è possibile evidenziare in che percentuali il

sistema attinge alle risorse di tipo R, N, F1 e F2.

Figura 2.3 I flussi di Emergia della Provincia di Siena (%)

7,26%

49,20%

12,51%

31,03%

43,54%

Rinnovabile (R) Non Rinnovabile (N)

Energia Importata (F1) Beni Importati (F2)

R

FN

F1

F2

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La figura 2.3 sottolinea la disparità di utilizzo tra risorse di origine endogena (L

= N + R) ed esogena (F = F1 + F2): le prime sono più grandi delle seconde (57% L e

43% F). Questo implica che il sistema si “sostiene” principalmente su risorse locali.

Tra queste si evidenzia una netta predominanza delle risorse di origine non

rinnovabile (49% del totale) rispetto a quelle rinnovabili (7%). Il volume del

contributo complessivo delle risorse rinnovabili che alimenta la provincia, in

termini EMergetici, è sempre inferiore rispetto alle risorse non rinnovabili

utilizzate, anche in relazione al fatto che, essendo di diretta derivazione

ambientale e quindi rigenerate con dinamiche molto veloci, viene loro attribuito

un basso coefficiente di trasformazione (Transformity).

La realtà senese si distingue nel panorama delle varie realtà provinciali

analizzate in precedenza dal nostro gruppo di ricerca perché possiede un valore

abbastanza alto (7%) di risorse direttamente fornite dall’ambiente. Il maggior

contributo di risorse rinnovabili è fornito dal calore geotermico. Nella Provincia di

Siena è presente un’importante e consistente tradizione nella produzione di

energia elettrica da geotermico da poco affiancata ad una limitata produzione da

termoutilizzatore, che in termini emergetici è considerata in buona parte

rinnovabile; in secondo luogo, perché la provincia di Siena, in generale, è un

sistema territoriale a bassa intensità di utilizzo di risorse. Inoltre, il flusso delle

risorse rinnovabili (R) è legato all’estensione del sistema e alla presenza in seno al

territorio di superfici agricole e biologicamente produttive; quella di Siena, con i

suoi 3821 km2 è una Provincia vasta.

Il grande utilizzo di risorse locali non rinnovabili (N) è dovuto essenzialmente

alla presenza di un’industria estrattiva che sfrutta giacimenti locali, presenti

abbastanza diffusamente nel territorio senese.

Nella Provincia di Siena si rileva un’importante attività di estrazione di

materiali inerti per costruzioni (nella fattispecie sabbia, ghiaie e pietrischi), che in

termini EMergetici ha un peso di circa il 50% sulla voce attività estrattiva, ma

anche di materiali industriali, argille e leganti e materiali lapidei come il

travertino e il marmo. Questo tipo di attività riesce sia a soddisfare la richiesta

locale che ad imporsi nel mercato, nazionale ed internazionale, per la rarità e la

bellezza dei materiali ornamentali di pregio.

L’estrazione di materiali che si pratica in queste zone è un’attività di minore

impatto sull’ambiente se paragonata ad altri tipi di estrazione, come quella del

petrolio e del gas naturale. L’importanza economica ed ambientale dell’attività di

estrazione segnatamente per la provincia di Siena è stata una questione,

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ampiamente dibattuta nell’ambito del progetto SPIn-Eco: tutto ciò ha portato alla

redazione di un report di approfondimento per l’Amministrazione provinciale su:

“Uso del travertino come materiale per i beni artistici”.

La scarsa antropizzazione del territorio senese si riflette nella domanda di

energia elettrica relativamente bassa. Questa è soddisfatta in massima parte da

una produzione locale (90%) attraverso fonti pressoché rinnovabili (geotermico).

Per questo motivo la voce energia elettrica è stata suddivisa in energia elettrica

prodotta in Provincia (Tabella A voce 8) e in energia elettrica importata (Tabella A

voce 9), data dalla differenza tra la richiesta di energia e la produzione locale. Dal

punto di vista EMergetico, l’energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile

(soprattutto geotermico) è stata contabilizzata per il 75% come risorsa rinnovabile,

e quindi sommata nella categoria delle R, e per un 25% (la parte dovuta agli

impianti e quindi considerata non rinnovabile) sommata alle risorse energetiche

importate (F1). Queste percentuali sono frutto di uno studio sul sistema elettrico

italiano realizzato dal nostro gruppo di ricerca. L’energia elettrica importata è

stata invece considerata completamente nelle risorse energetiche non rinnovabili

importate (F1), poiché la produzione nazionale è per la quasi totalità di tipo non

rinnovabile.

2.7 Gli Indicatori EMergetici

L’analisi degli indicatori di sostenibilità forniti dall’Emergia dà informazioni

aggiuntive sui i flussi di materia ed energia che alimentano il sistema territoriale

oggetto di analisi. Queste informazioni costituiscono un utile integrazione ad altri

tipi di analisi perché gli indicatori di sostenibilità su base EMergetica nascono dalla

combinazione dei flussi sia rispetto ad alcune categorie di risorse, sia rispetto ad

elementi geografici che di pressione quali la superficie territoriale e gli abitanti

residenti. Il commento degli indicatori di sostenibilità ambientale, segue lo schema

di discussione presentato nel paragrafo precedente.

2.7.1 Il Rapporto di Impatto Ambientale

Il Rapporto di Impatto Ambientale (o Environmental Loading Ratio, ELR) può

essere letto come una misura della pressione esercitata dall’attività umana

sull’ambiente, in relazione alla quantità di risorse non rinnovabili utilizzate

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rispetto a quelle rinnovabili. La pressione può essere locale o globale, a seconda

dell’origine delle risorse utilizzate.

L’ELR è il risultato del rapporto tra tutte le risorse non rinnovabili (N e F) che

alimentano il sistema e le risorse rinnovabili (R) impiegate. Le risorse non

rinnovabili, siano esse locali (N) o importate (F), esercitano pressione

sull’ambiente, dal momento che sollecitano i cicli naturali, poiché per definizione

sono usate ad una velocità superiore rispetto alla capacità dell’ambiente di

ripristinarle e con buona probabilità danno origine a fenomeni di inquinamento. Le

risorse importate vengono annoverate tra le risorse non rinnovabili, dal momento

che, per la maggior parte, sono risorse che hanno subito delle trasformazioni in

seguito a processi di lavorazione, richiedendo impiego di energia e materia.

Tabella 2.1 Flussi ed Indici EMergetici

FLUSSO O INDICE EMERGETICO EspressioneUnità di misura Provincia di Siena

fonti energia locale rinnovabile R x1018 sej/anno 883,54fonti energia locale non rinnovabile N x1018 sej/anno 5989,41fonti locali L=R+N x1018 sej/anno 6872,95fonti energia importata F1 x1018 sej/anno 1523,22Importato Commercio F2 x1018 sej/anno 3777,12Importato Totale F=F1+F2 x1018 sej/anno 5300,33Totale usato all'interno del sistema U=R+N+F x1018 sej/anno 12173,28Esportato E x1018 sej/anno 3215,63Esportato/Importato E/F 0,61Importato-Esportato F-E x1018 sej/anno 2084,71Frazione EMergy rinnovabile sul Totale R/U 0,07Frazione EMergy importata sul Totale F/U 0,44ELR (N+F)/R 12,78ED U/m2 3,19E+12EIR F/(N+R) 0,77EM/persona U/abitanti x1018 sej/anno 4,70E+16Frazione Elettricità1/Totale EMergy El.1/U 0,0343Frazione Elettricità prodotta2/Totale Emergy El.2/U 0,029Emergy dei combustibili usati per persona combus./pop. x1018 sej/anno 0,006EMergy/PIL U/€ sej/€ 2,16E+12Popolazione Totale Provincia n° di persone 258821Area Totale Provincia Km2 3821

1 per Elettricità si intende il totale dei consumi provinciali2 l'Elettricità prodotta è quella corrispondente al voce 8 della Tab. A

L’indicatore ELR calcolato per la Provincia di Siena è pari a 12,78 e indica che

il consumo di risorse di tipo non rinnovabile è quasi tredici volte superiore a quello

di risorse rinnovabili.

Questo valore è indicativo perché riflette una bassa pressione esercitata sul

territorio ed una bassa sollecitazione dei cicli naturali.I fattori che favoriscono

questo scarso sovrasfruttamento del capitale naturale locale sono la bassa densità

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di popolazione e il tessuto produttivo fortemente incentrato sull’attività agricola,

artigianale o di piccola impresa. Non esistono sul territorio attività

particolarmente impattanti, basate su impieghi intensivi di energia e materia, che

possano intaccare il grande patrimonio naturalistico e di biodiversità che la

Provincia vanta.

Uno dei temi di maggior interesse emerso da questo tipo di indagine è

l’estrazione di cospicue quantità di materiali da cava, sia lapidei pregiati (come il

marmo e il travertino) che materiali inerti da costruzione (sabbie e ghiaie), che

materiali industriali, argille e leganti, praticata in maniera diffusa su tutta la

Provincia. La grande importanza che queste risorse rivestono nella contabilità

EMergetica deriva dal fatto che hanno una forte rilevanza da un punto di vista

ambientale perché il loro ciclo di rigenerazione equivale a quello sedimentario,

ovvero implica tempi molto lunghi (tempi geologici).

Abbiamo più volte trattato in questo studio del peso dell’attività estrattiva in

seno all’analisi e di quanto sia rilevante dal punto di vista della sostenibilità una

gestione oculata di questa risorsa basata su di un attento monitoraggio per evitare

un impoverimento sistematico del Capitale Naturale della zona.

2.7.2 L’indicatore di Densità di Flusso di EMergia

L’indicatore di Densità di Flusso di EMergia (ED) misura quanto la componente

antropica influisca sul livello di sostenibilità di un territorio: esso infatti mette in

relazione la domanda complessiva di EMergia con l’estensione del territorio e la

relativa pressione antropica. Infatti, il maggiore valore di densità di flusso di

EMergia si rileva in sostanza là dove è presente una maggiore concentrazione di

popolazione e/o di attività produttive che provocano una “accumulazione” di

EMergia per unità di territorio. Questo indicatore fornisce delle indicazioni molto

chiare in merito alla carrying capacity del sistema. In generale, la carrying

capacity indica il massimo “carico” (in termini di popolazione e consumi pro

capite) che può essere esercitato su un certo ambiente senza comprometterne

irreversibilmente l’integrità. La carrying capacity è un concetto sito-specifico e

suggerisce quale è la soglia massima di popolazione con i relativi consumi che non

è conveniente superare, una soglia rispetto alla quale è possibile valutare il regime

di sostenibilità o di insostenibilità di un sistema. In altre parole la superficie

diviene, in questo caso, il fattore limitante.

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In Provincia di Siena il valore della densità di flusso di EMergia 3,19x1012

sej/(m2 anno) è fra i più bassi fino ad oggi riscontrati nelle analisi che sono state

portate a termine.

Mentre l’indicatore di impatto ambientale misura lo stress esercitato su di un

territorio in termini di utilizzo e di ripartizione delle risorse in R, N e F,

l’indicatore della densità di flusso di EMergia tiene conto del tipo di modello di

sviluppo che persegue una realtà territoriale, contabilizzando gli effettivi consumi

di risorse indipendentemente dalla loro natura.

2.7.3 L’EMergia per persona

L’EMergia per persona esprime la distribuzione dell’EMergia totale in funzione

degli abitanti dell’area di riferimento. Questo indicatore, mettendo in relazione

l’assetto produttivo e sociale, con l’ammontare della popolazione, attribuisce agli

abitanti una “responsabilità” individuale in termini di consumo di risorse.

In letteratura si trova sovente la tendenza a definire tale valore come la

misura, in senso lato, della disponibilità di risorse della quale può godere ogni

individuo che abita un certo sistema. In realtà, la veridicità di tale affermazione è

relativa alla categoria e alla quantità di risorse che vengono consumate.

L’interpretazione del dato si basa appunto nella tipologia delle risorse

utilizzate: se un sistema si alimenta per gran parte di risorse rinnovabili,

utilizzandole in modo oculato e sostenibile, allora è legittimo pensare che la

disponibilità di esse si protrarrà per un periodo di tempo anche lungo. Qualora,

invece, come accade quando si studiano i sistemi territoriali, gli input che sono

necessari alla sopravvivenza del sistema sono per lo più di natura non rinnovabile,

allora non è detto che si potrà fare conto su di essi nel futuro. Il secondo caso, pur

presentando un’apparente ricchezza pro capite in termini EMergetici, è con buona

probabilità un caso di insostenibilità.

La valutazione dell’indicatore sia come disponibilità sia come consumo è

comunque strettamente legata alla densità di popolazione; infatti, un sistema con

una densità di popolazione abbastanza contenuta dovrebbe avere un valore

abbastanza elevato dell’EMergia per persona.

È in quest’ottica che deve essere spiegato il valore dell’EMergia per persona

della Provincia 4,70x1016sej/(ab anno) a conforto di quanto emerso dall’analisi

degli altri indicatori. E’ importante descrivere la composizione del flusso di

emergia che descrive la disponibilità o il consumo di risorse pro capite. Infatti, se

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le risorse che alimentano il sistema sono principalmente di tipo rinnovabile, allora

l’indicatore EMergia per persona mostrerà la disponibilità di risorse per persona.

Viceversa rappresenterà il consumo pro capite, se le risorse saranno

principalmente di tipo non rinnovabile.

Questo risultato va dunque letto in congiunzione con i precedenti indicatori.

Nel caso della Provincia di Siena, il valore del rapporto EMergia su persona indica

una relativa maggiore disponibilità di risorse naturali, visto che sia l’ELR sia l’ED

presentano valori bassi.

2.7.4 Il rapporto di Investimento EMergetico

Questo indicatore rappresenta una misura dell’equilibrio con il quale le

categorie di risorse sono utilizzate nel sistema.

L’indicatore esamina il grado di dipendenza da altri sistemi e viene esplicitato

dall’Investimento EMergetico (EMergy Investment Ratio – EIR), che, in senso lato,

può essere considerato un indicatore economico. Esso rappresenta il rapporto tra

le risorse acquisite dall’esterno del sistema e quelle locali provenienti

dall’ambiente, sia rinnovabili sia non rinnovabili. In questo caso si parla di

“investimento” perché l’indicatore quantifica l’EMergia che deve essere acquistata

(dal momento che, per importare risorse, bisogna far ricorso al mercato) per poter

sfruttare ogni unità di EMergia locale. Se il valore dell’indicatore è troppo alto,

significa che si sta importando molto dal di fuori del sistema per poter sfruttare

poche risorse interne. È facile supporre che le Regioni maggiormente dedite

all’industria abbiano valori rilevanti di investimento EMergetico, dato l’elevato

ammontare di importazioni necessario.

Questo non è il caso della Provincia di Siena, dove le importazioni dal sistema

esterno (F1+F2) raggiungono il 43% del totale dell’EMergia. A Siena, infatti, il

rapporto di investimento EMergetico presenta un valore di 0,77 e questo deriva dal

fatto che ad un basso valore dell’import viene contrapposto un valore maggiore di

risorse locali sfruttate. Il tessuto economico produttivo della Provincia di Siena si

sostiene principalmente sui servizi, su un’agricoltura e un artigianato di qualità e

su una fiorente industria del turismo culturale e naturalistico alimentata dalla

bellezza del territorio e dalle ricchezze storico-artistiche.

In generale, dal momento che il problema della sostenibilità è un problema

globale, acquistare risorse non rinnovabili dall’esterno significa semplicemente

trasferire spazialmente i problemi di pressione antropica sull’ambiente. Ciò vuol

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dire che qualora il sistema esportatore avesse dei problemi di esaurimento di

risorse, di inquinamento etc., l’importatore di quelle risorse vedrebbe

pregiudicata la propria possibilità di sviluppo. Questo è il significato di dipendenza

dall’esterno che il rapporto di investimento EMergetico mette in evidenza.

2.7.5 EMergia/PIL

L’indicatore EMergia/P.I.L. è il rapporto tra l’EMergia totale utilizzata nel

sistema territoriale, in un anno, e il prodotto interno lordo realizzato nello stesso

anno. Questo indicatore correla il consumo di risorse alla produzione di ricchezza

di un territorio; un basso valore può quindi essere attribuibile ad un basso consumo

di risorse rispetto alla ricchezza prodotta.

Il valore di questo indicatore per la Provincia di Siena è pari a 2,16x1012sej/€.

Con questo indicatore si sottolinea quindi come l’aspetto ambientale e quello

economico risultino complementari nel disegno di uno sviluppo sostenibile.

Uno spunto di riflessione interessante è offerto da questo rapporto in quanto

permette di trasformare un determinato flusso EMergetico in termini economici.

Questo aspetto non è affatto da sottovalutare considerato che l’analisi EMergetica

non tiene conto solo dell’energia o del lavoro necessario per estrarre una risorsa

dall’ambiente ma anche del valore intrinseco della risorsa stessa nei termini del

costo ambientale che la Natura ha sostenuto per renderla disponibile. Quindi, se

trasformiamo con questo artificio il flusso EMergetico in denaro siamo in grado di

attribuire un “valore economico” alla risorsa naturale. Cerchiamo cioè di

rispondere alla domanda: se trattiamo un bene ambientale alla stregua di un bene

prodotto dall’uomo, questo sarà il suo valore?

Ad esempio: se moltiplichiamo il valore EMergetico dei materiali estratti per

l’inverso del rapporto EMergia su PIL otteniamo un valore in denaro, che

rappresenta il corrispettivo valore dei materiali estratti (tabella 2.2).

Poiché tale valore risulta nettamente superiore ai prezzi di mercato del settore

estrattivo siamo di fronte ad una situazione in cui il sistema si sta privando di una

risorsa di un certo valore (comprensivo del valore intrinseco) avendo come

corrispettivo da parte del mercato (come contropartita economica) un ammontare

inferiore che non potrà mai remunerare il costo ambientale sostenuto

gratuitamente dalla Natura per renderla disponibile.

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Tabella 2.2 Flussi Emergetici e valore monetario EMergetico dell’attività estrattiva della Provincia

di Siena

Input Quantità unità Transformity Rif. Emergia (seJ/anno) €

Materiali da Estrazione

Industriali, argille e leganti 1,16E+12 g 1,68E+09 [11] 1,95E+21 € 903.970.046

Inerti per industria costruzioni 1,65E+12 g 1,68E+09 [11] 2,77E+21 € 1.285.819.462

Ornamentali 4,75E+11 g 2,44E+09 [11] 1,16E+21 € 537.613.549totale 5,88E+21 € 2.727.403.057

Ciò non vuol dire che il valore trovato può essere assunto come prezzo da

praticare sul mercato. Si tratta di un metodo che, coerentemente con la filosofia

dell’analisi EMergetica, mira a determinare il valore, non necessariamente

economico, dei beni, indipendentemente dal loro passaggio attraverso il mercato.

In questo caso l’eventuale sistema importatore sta beneficiando dei servizi

gratuiti offerti dalla Natura a scapito del territorio dal quale la risorsa è prelevata.

2.8 Discussione: La Provincia di Siena nel 1999 e nel 2003

Un modo di determinare lo stato di salute della Provincia di Siena è quello di

confrontare i flussi e gli indicatori EMergetici del 1999 con quelli del 2003. Gli

indicatori sono legati alle caratteristiche del sistema. Nell’analisi in questione le

variazioni degli indicatori sono riportate in maniera riassuntiva nella Tabella 2.3.

Le variazioni dei flussi EMergetici principali hanno subito variazioni importanti.

Questo paragrafo ci aiuterà a rispondere ad alcune domande in merito alla salute

del sistema territoriale senese. Qual è il livello di investimento economico in

relazione alle risorse naturali ed ambientali che il territorio della Provincia di

Siena mette a disposizione? Qual è la ricchezza reale netta che la Provincia è

riuscita a creare nell’intervallo di tempo considerato? Qual è la causa più

importante che ha determinato sperequazioni nello sfruttamento di beni e servizi

e di risorse naturali? Quali sono le possibili soluzioni? Quanto è autosufficiente e

come è cambiato il livello di autosufficienza della Provincia in relazione all’uso ed

allo sfruttamento di risorse rinnovabili e non rinnovabili locali?

Il bilancio Import-Export dei flussi EMergetici mostra la relazione di dipendenza

dall’esterno del territorio provinciale rispetto a tutte le altre realtà provinciali. I

dati oggetto di analisi presentano delle approssimazioni. Queste sono dovute ad

alcuni cambiamenti, apportati dall’ISTAT e da altri organismi, nel modo di

raccogliere i dati, che provocano vari problemi anche ai database necessari per

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l’Analisi EMergetica. I dati relativi alle singole voci dell’Import e dell’Export sono

contabilizzati soltanto in Euro, mentre fino al 1999 erano computati anche in

quantità fisiche. Per la nostra analisi siamo stati costretti a convertire i flussi

dall’unità di conto a quantità fisiche utilizzando i prezzi medi a livello nazionale.

Questo comporta ovviamente una minore precisione nel risultato finale, in quanto

si usano stime a loro volta imprecise. Inoltre prezzi medi nazionali sono solo

parzialmente significativi perché non evidenziano le caratteristiche di territorialità

del singolo mercato, soprattutto per quanto riguarda i mercati delle produzioni

tipiche (beni alimentari, attività estrattive, attività manifatturiera, etc.).

Sottolineiamo a questo proposito l’importanza della raccolta di dati per

perseguire politiche di sostenibilità: il primo e fondamentale passo nella direzione

della sostenibilità è la conoscenza del sistema. Se su di esso le informazioni sono

scarse ed imprecise il compito degli amministratori diventa ancora più difficile. Le

scelte dell’ISTAT (dovute sicuramente a motivi di economicità) vanno esattamente

nella direzione opposta a quella auspicata.

Il flusso totale delle esportazioni è aumentato visibilmente rendendo meno

dipendente la Provincia di Siena dall’esterno. Questo risultato è dipeso fortemente

dall’aumento esponenziale delle esportazioni di minerali non metalliferi. Il danno

ambientale derivante dalle lavorazioni di estrazione di materiali di cava così come

i benefici che travalicano le leggi di mercato non sono valutati in questo studio,

ma questo può essere un possibile spunto di riflessione per il futuro. L’aumento

dell’autosufficienza nello scambio di ricchezza reale (EMergy) è di particolare

interesse per la società perché determina un aumento del benessere per i sistemi

ambientali ed economici del territorio.

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Tabella 2.3 Variazione dei flussi e degli indicatori EMergetici della Provincia di Siena tra il 1999

ed il 2003

FLUSSO O INDICE EMERGETICO Espressione Unità di misuraProvincia di Siena

1999Provincia di Siena

2003

fonti energia locale rinnovabile R x1018 sej/anno 830,44 883,54fonti energia locale non rinnovabile N x1018 sej/anno 5982,51 5989,41fonti locali L=R+N x1018 sej/anno 6812,95 6872,95fonti energia importata F1 x1018 sej/anno 1685,02 1523,22Importato Commercio F2 x1018 sej/anno 1180,00 3777,12Importato Totale F=F1+F2 x1018 sej/anno 2865,02 5300,33Totale usato all'interno del sistema U=R+N+F x1018 sej/anno 9677,97 12173,28Esportato E x1018 sej/anno 714,68 3215,63Esportato/Importato E/F 0,25 0,61Importato-Esportato F-E x1018 sej/anno 2150,34 2084,71Frazione EMergy rinnovabile sul Totale R/U 0,09 0,07Frazione EMergy importata sul Totale F/U 0,30 0,44ELR (N+F)/R 10,65 12,78ED U/m2 sej/anno 2,53E+12 3,19E+12EIR F/(N+R) 0,42 0,77EM/persona U/abitanti sej/anno 3,83E+16 4,70E+16Frazione Elettricità1/Totale EMergy El.1/U 0,038 0,034Frazione Elettricità prodotta2/Totale Emergy El.2/U 0,030 0,029Emergy dei combustibili usati per persona combus./pop. x1018 sej/anno 0,006 0,006EMergy/PIL U/€ sej/€ 2,15E+12 2,16E+12Popolazione Totale Provincia n° di persone 252972 258821Area Totale Provincia Km2 3821 3821

1 per Elettricità si intende il totale dei consumi provinciali

2 l'Elettricità prodotta è quella corrispondente al voce 8 della Tab. A

La Provincia presenta un basso rapporto di investimento EMergetico ed un alto

livello di sfruttamento delle risorse ambientali. Questo mostra come ci sia un forte

sfruttamento delle risorse non rinnovabili locali. La crescente degradazione di

queste risorse è legata ad una gestione economica passata e presente non molto

oculata da parte degli operatori del settore. Il cambiamento è stato dovuto

principalmente ad un sostanziale aumento del flusso di beni di importazione dal

commercio. Il flusso relativo a questa voce è raddoppiato, segno di un graduale

spostamento del baricentro della provincia verso una più marcata dipendenza dalle

risorse non rinnovabili importate dall’esterno. Infatti gli indicatori segnano un

lieve aumento a conferma di quanto detto precedentemente.

Il rapporto EMergy/PIL per il territorio senese è leggermente aumentato.

Questa forte variazione è riconducibile da un lato, alle recenti polemiche sulla

stagnazione economica di tutta “l’area Euro” che ha creato dei fenomeni recessivi

e che hanno visto come maggiore protagonista la variazione percentuale del PIL;

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38

dall’altro lato, si è verificata una graduale ascesa del flusso emergetico totale che

alimenta il territorio provinciale.

Le motivazioni di questo risultato possono essere ricondotte ai seguenti fattori:

• il settore primario è caratterizzato da un’attività agricola e agro-alimentare

non intensiva (a bassa EMergia), ma che deve incoraggiare la produzione mediante

l’uso di risorse rinnovabili, salvaguardando il territorio rurale ed il paesaggio;

• l’industria e la manifattura non costituiscono la base fondamentale sulla

quale poggia il sistema socio-economico provinciale, ma è necessario promuovere

costantemente il miglioramento della qualità dei prodotti e dei processi produttivi;

• entrambi questi settori fanno leva sulla produzione di beni di estrema qualità

(riconosciuti a livello nazionale ed internazionale) e portatori di un alto valore

aggiunto (si pensi alla produzione del cristallo e del vino);

• l’economia senese è connotata da un dinamico settore terziario e

contemporaneamente da un sistema ricettivo che consente di ospitare flussi

turistici in costante aumento negli ultimi anni cercando di orientare la politica in

questo settore verso la prevenzione nei confronti di fenomeni che potrebbero

avere effetti devastanti per il territorio senese e per il suo Capitale Naturale.

2.8.1 La gestione dell’attività estrattiva nella Provincia di Siena:

una prospettiva di sostenibilità.

Nella nostra provincia, il tema delle attività di cava ha costituito in questi

ultimi anni un terreno conteso. Al fondo di un così aspro confronto vi sono due

esigenze – entrambe legittime, pur se non sullo stesso piano di rilevanza- che

hanno profonde radici nella società odierna: la prima esigenza è quella di avere a

prezzi non elevati i materiali di base per costruire abitazioni, capannoni, strade,

edifici commerciali e di servizio; la seconda esigenza, che si fa strada molto più

lentamente, è relativa alla salvaguardia del territorio e del paesaggio. Queste due

esigenze sicuramente in contrasto hanno visto il prevalere della prima per ovvi

motivi economici dovuti ad una crescente avidità delle casse statali nei confronti

delle amministrazioni locali che hanno dovuto orientare e differenziare parte dei

loro interessi economici verso quelle attività ad alto valore aggiunto, come quella

estrattiva.

L’analisi EMergetica della Provincia di Siena e l’interpretazione dei valori

ottenuti, in particolare gli indici di impatto ambientale (ELR = 12,78) e della

densità di flusso di Emergia - ED = 3,19x1012sej/(m

2 anno), mettono in evidenza il

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Analisi Emergetica

SPIN-ECO

39

ruolo che giocano le risorse locali non rinnovabili e in particolare la voce

“materiali da estrazione”, considerato che essa rappresenta circa il 98% della

categoria N.

È evidente lo squilibrio (in termini EMergetici) fra l’utilizzo di materiali di cava

e le altre categorie di risorse. Se, da un lato, il fatto che si tratti di risorse locali

implica un minore grado di dipendenza dall’esterno, dall’altro, trattandosi di

risorse non rinnovabili, si rende necessario un attento monitoraggio e un’oculata

gestione dell’attività di estrazione, affinché questo settore non provochi un

impoverimento sistematico del Capitale Naturale della zona.

Dal 1999 ad oggi i dati relativi all’attività estrattiva non hanno subito nessun

aggiornamento. La competenza nella rendicontazione dei consumi di risorse

minerarie spetta ai singoli Comuni in virtù degli Accordi di Programma presi con la

Regione. L’interesse che riveste quest’attività da un punto di vista politico è

scarsa. Per questo non esiste, a tutt’oggi, un dato aggiornato e significativo del

prelievo di materiale di cava. Visto la particolare importanza che riveste

quest’attività sia da un punto di vista economico, ma soprattutto da un punto di

vista ambientale, bisognerebbe monitorare il prelievo di questi materiali. È

assolutamente necessario per la Provincia di Siena, che persegue un sentiero di

sostenibilità intrapreso da diversi anni, tenere una contabilità accurata

dell’attività estrattiva. Se si vogliono privilegiare i principi che stanno alla base

dello Sviluppo Sostenibile è necessario rendere conto del prelievo di materiali di

origine minerarie in contrapposizione alla capacità della Natura di rigenerarli.

L’attenzione richiesta dal settore estrattivo è legata a un doppio aspetto,

implicito nella sua non rinnovabilità: innanzitutto la discrepanza fra i ritmi del

prelievo e i ritmi di rigenerazione dei cicli naturali; in secondo luogo, le modifiche

apportate dall’attività estrattiva al sistema sono spesso irreversibili e possono

produrre delle conseguenze, anche nel lungo periodo, difficili da prevedere e da

controllare. Le attività minerarie possono anche compromettere l’esistenza di

interi ecosistemi o la permanenza in loco di alcune specie viventi a causa della

produzione di rifiuti o scarti tossici.

Se, da un lato, è impossibile non rilevare tale situazione, dall’altro è anche

necessario dire che il materiale estratto rappresenta una ricchezza propria del

territorio, oltre che fonte di reddito e occupazione. Inoltre alcuni materiali

estratti sono risorse di particolare pregio o di grande qualità, risorse specifiche ed

esclusive di una zona, che permettono di identificarla fra tante (ad esempio,

marmo giallo e travertino).

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Analisi Emergetica

SPIN-ECO

40

Per una gestione sostenibile dell’attività estrattiva occorre innanzitutto ridurre

gradualmente le quantità estratte nell’unità di tempo, cercando di riconvertire le

attività verso prodotti in cui gli elementi caratterizzanti siano qualità più che

quantità e valore aggiunto da lavorazioni artigianali e specialistiche. Nello stesso

tempo, per la sostenibilità del sistema, è opportuno attivare processi per

differenziare l’economia locale e indirizzare gradualmente le nuove generazioni

verso occupazioni alternative all’attività di estrazione.

Fa al caso la regola di “quasi sostenibilità” di Herman Daly di cui si è

ampiamente trattato nei vari Report. È ovvio che sfruttare il non rinnovabile vuol

dire utilizzare input a una velocità superiore alla capacità della Natura di

rigenerarli, tuttavia è necessario trovare una modalità che permetta di ridurre lo

sfruttamento della risorsa non rinnovabile attraverso la creazione di sostituti

rinnovabili. Nel caso specifico, potrebbero essere incentivati, ad esempio, processi

di sviluppo basati su tecnologie del recupero e riutilizzo dei materiali di scarto,

sulla riconversione paesaggistica delle cave e delle miniere dismesse, nonché sul

ripristino delle funzioni naturali intaccate dalle attività per prevenire il territorio

da rischi idrogeologici.

Hans Christoph Binswanger (1998) sostiene che il fatto di ridurre l’input di

risorse che alimentano un sistema potrebbe essere in fondo più economico ed

ecologicamente più efficace rispetto a dover riparare i danni ambientali dovuti al

sovrasfruttamento o alle conseguenze di esso. Allo stesso modo, potrebbe essere

più utile risparmiare le risorse scarse e l’energia piuttosto che cercarne dei

sostituti.

Avendo a disposizione un deposito (giacimento) di una risorsa non rinnovabile e

dato un certo livello di consumo attuale, esiste, secondo Binswanger, il modo di

sfruttare quella risorsa per un tempo indefinito proprio riducendo di periodo in

periodo l’estrazione.

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Analisi Emergetica

SPIN-ECO

41

Figura 2.4 - Sentieri di esaurimento delle risorse per differenti tassi di consumo annuale.

La Figura 2.4 mostra che, date le condizioni iniziali (disponibilità di risorse

1000 volte maggiore rispetto al prelievo annuo), una riduzione dei consumi pari

allo 0,1% all’anno permetterebbe una disponibilità della risorsa per un tempo

indefinito. Nel caso in cui anche una piccola ma stabile riduzione percentuale del

consumo della risorsa possa essere sufficiente per far sì che il tempo di vita del

giacimento si ampli notevolmente, è pur sempre necessario un ingente sforzo a

livello politico affinché si consolidi un nuovo modello produttivo che preveda un

uso meno intensivo di materia ed energia. In questo senso gli strumenti principali

da utilizzare sono la tecnologia, atta a migliorare l’efficienza e le performance in

fase di trasformazione della materia grezza e di produzione di rifiuti, e la politica

fiscale, atta a direzionare gli investimenti in questo senso.

2.8.2 Investire nel Capitale Naturale: le risorse rinnovabili

Le difficoltà di rispondere ai problemi sociali e geopolitici, al degrado

ambientale, locale e globale, alla limitatezza delle scorte e all’aumento del costo

dei combustibili fossili rilanciano la questione energetica che è un problema

cruciale dell’umanità. La forza di chi insiste per un cambiamento di strategia

energetica è nella debolezza e nei limiti del modello attuale. Una delle più grandi

sfide oggi consiste nel dar vita ad un modello energetico sostenibile da un punto di

vista sociale, economico e ambientale. Occorre passare da quello attuale, basato

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Analisi Emergetica

SPIN-ECO

42

su fonti d’energia inquinanti, esauribili e incerte per natura, perché legate a

risorse limitate e geopoliticamente mal distribuite, a uno nel quale l’energia,

svincolata da questo contratto a termine con la natura, viene ricavata da processi

e risorse che la leghino a fonti rinnovabili e pulite, non inquinanti e abbondanti

che non si esauriscano o possano essere ripristinate grazie a processi naturali.

Inoltre è ormai opinione diffusa e consolidata nel mondo scientifico

contemporaneo che il pianeta non è in grado di sostenere gli usi energetici

dell’uomo. Sia perché le risorse energetiche (principalmente fonti fossili) sono in

via di esaurimento in un orizzonte temporale breve ed inoltre perché l'effetto

serra generato dallo loro combustione influisce negativamente sui cicli bio-

geochimici del pianeta. I sistemi antropici consumano sempre più energia e

importano sempre più prodotti energetici. La produzione è insufficiente a coprire

il fabbisogno energetico e la dipendenza energetica dall’esterno è in continua

crescita.

L’aumento brutale dei prezzi petroliferi che potrebbe intralciare la ripresa

dell’economia a livello macroeconomico a seguito della triplicazione del prezzo

del greggio, registrata dal marzo 1999, rivela una volta di più le debolezze

strutturali dell’approvvigionamento energetico, ossia il crescente tasso di

dipendenza energetica, il ruolo determinante del petrolio per i prezzi dell’energia

e i risultati deludenti delle politiche di controllo del consumo. La dipendenza si

riflette in tutti i settori dell’economia. I trasporti, il settore domestico e

l’elettricità dipendono fortemente dagli idrocarburi e sono alla mercé delle

variazioni erratiche dei prezzi internazionali. Le conseguenze della dipendenza

sono importanti in termini economici.

La strategia a lungo termine di sicurezza dell’approvvigionamento energetico

deve mirare a garantire, per il benessere dei cittadini e il buon funzionamento

dell’economia, la disponibilità fisica e continua dei prodotti energetici sul mercato

ad un prezzo accessibile a tutti i consumatori (privati e industriali) nel rispetto

dell’ambiente e nella prospettiva dello sviluppo sostenibile. La sicurezza

dell’approvvigionamento non mira a massimizzare l’autonomia energetica o a

minimizzare la dipendenza bensì a ridurre i rischi legati a quest’ultima. Fra gli

obiettivi da perseguire figurano l’equilibrio e la diversificazione delle diverse fonti

di approvvigionamento (per prodotti e per regioni geografiche). E’ quindi

necessario sviluppare l’utilizzo di risorse alternative di tipo rinnovabile. Una delle

possibili opzioni è rappresentata dalla risorsa geotermica.

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Analisi Emergetica

SPIN-ECO

43

Parlando di geotermia è relativamente semplice rispettare il primo principio

della sostenibilità, in virtù del fatto che gli impianti attualmente operativi

sfruttano il vapore geotermico rispettando i cicli della Natura; pur restando il

problema dell’esaurimento delle acque. Mentre risulta più complicato rispettare il

secondo. Infatti la produzione di energia elettrica da geotermico, in assenza di

procedure di gestione e controllo opportune, può provocare emissioni di inquinanti

o dissesti geologici di natura spesso irreversibile e, in alcuni casi, reazioni di

rigetto da parte delle comunità locali interessate.

Si evince che l’energia rinnovabile prodotta dal geotermico non deve essere

l’unica promossa per far fronte al fabbisogno energetico. E’ importante cercare di

trovare quante più alternative di origine rinnovabili possibili per rendere

operativamente più efficiente il sistema energetico di un territorio.

Oggi bisogna far fronte a nuove sfide caratteristiche di un periodo di profonda

transizione dell’economia mondiale. Nel prossimo decennio gli investimenti

energetici di sostituzione e in risposta al crescente fabbisogno energetico

imporranno alle economie europee di operare arbitrati tra i prodotti energetici che

condizioneranno, a causa dell’inerzia dei sistemi energetici, i prossimi 30 anni.

Le scelte energetiche sono condizionate dal contesto mondiale, e dal nuovo

quadro di riferimento del mercato dell’energia: la liberalizzazione del settore e le

preoccupazioni ambientali.

Questo obiettivo comporta un impegno colossale. Il successo sarà possibile se si

interverrà radicalmente sul modello di sviluppo, sulle abitudini e sui

comportamenti con la massima razionalizzazione della domanda e dell’offerta

(esigenze e abitudini dei consumatori, risparmio energetico, maggiore efficienza e

integrazione dei sistemi) e dell’intero ciclo energetico (produzione,

trasformazione, distribuzione e utilizzo), con diversificazioni delle fonti e dei

vettori (massimo uso di rinnovabili e vettori ecocompatibili) e una forte

decentralizzazione della produzione. Per il conseguimento di questi obiettivi sono

necessari una nuova cultura dell’uso razionale, del risparmio e del non-spreco con

una razionalizzazione dei comportamenti e delle infrastrutture. Ma le soluzioni

impiantistiche e tecnologiche innovative sono altrettanto indispensabili. Nel

ricercare ogni volta la soluzione più appropriata s’impone il ricorso alle risorse

solari.

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Analisi Emergetica

SPIN-ECO

44

2.9 Considerazioni finali

L’elaborazione della contabilità EMergetica per la Provincia di Siena ci dà

informazioni quantitative comparabili per giudicare le condizioni economiche ed

ambientali del territorio e ci aiuta a rispondere alle domande più frequenti

relative alla gestione sostenibile di un sistema territoriale. Come abbiamo visto

l’analisi e la discussione degli indici EMergetici ci aiuta a capire la condizione

attuale del territorio e come i policy makers devono orientarsi per migliorare la

qualità della vita ed il benessere della comunità locale. Se il metodo di contabilità

EMergetico continuerà a svilupparsi e diventerà generalmente accettato all’interno

delle Amministrazioni pubbliche, potrà ritagliarsi una parte importante fra gli

strumenti generalmente utilizzati per i governi del territorio locale. Questa

metodologia è relativamente nuova, ma possiede un grande potenziale come

strumento per soccorrere le politiche di protezione e salvaguardia ambientale. È

indispensabile però che i dati necessari per lo svolgimento dell’analisi siano

accuratamente raccolti. Il peggioramento della qualità dei dati, fra il 1999 e il

2003, ad esempio, rende i risultati dell’ultima analisi meno affidabili e precisi.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

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3 L’Impronta Ecologica

Lo scopo della ricerca presentata in questa sezione è monitorare la situazione

ambientale della Provincia di Siena, attraverso l’aggiornamento dell’analisi

dell’Impronta Ecologica (Ecological Footprint Analysis, EFA) all’anno 2003 ed il

confronto con il precedente studio, incluso nella prima parte del progetto SPIn-

Eco, relativo all’anno 1999.

Il calcolo della serie storica dei parametri dell’Ecological Footprint Analysis

permette di analizzare e monitorare la pressione che la popolazione locale esercita

sul proprio territorio nel tempo, attraverso degli indicatori sintetici. Questi

indicatori si sono rivelati importanti strumenti di supporto ai decision makers, in

fase di programmazione e pianificazione di politiche territoriali che rispondano in

pieno ai principi della sostenibilità.

Nella prima parte di questo lavoro vengono richiamate le principali definizioni e

le caratteristiche essenziali della metodologia, con particolare attenzione agli

sviluppi che la stessa ha avuto negli ultimi anni, grazie alla costante opera di

ricerca e perfezionamento perseguita dai vari ricercatori, ed in particolare dal

Global Footprint Network (paragrafi 3.1 e 3.2).

La seconda sezione è dedicata alla descrizione dell’approccio adottato ed alle

variazioni metodologiche rispetto al precedente studio, datato 1999. Come avremo

modo di verificare nelle pagine successive (paragrafo 3.3), per poter operare un

confronto omogeneo tra i valori 1999 e 2003, è stato necessario ricalcolare i valori

del 1999 sulla base di tali variazioni.

Nel paragrafo 3.4 viene proposta e commentata in dettaglio l’EFA della

Provincia di Siena relativa all’anno 2003; per arricchire il bagaglio di informazioni a

disposizione, è stato inoltre proposto un confronto con altre realtà provinciali

italiane.

Infine viene introdotta, per la prima volta, l’analisi nel tempo della Biocapacità

provinciale (ossia l’offerta locale di risorse e servizi ecologici), eseguita in maniera

disaggregata, considerando il contributo delle varie categorie di territorio (vedi

paragrafo 3.6). Tale analisi evidenzia la natura e le conseguenze delle attività che

hanno avuto luogo sul territorio senese, negli ultimi settanta anni circa, fornendo

un quadro della gestione locale del Capitale Naturale che va ad integrare le

informazioni fornite dalla tradizionale analisi dell’Impronta Ecologica.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

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3.1 L’Impronta Ecologica in breve

L’Ecological Footprint Analysis (EFA) è una metodologia di analisi ambientale,

in grado di valutare il peso dell’uomo sui sistemi naturali, attraverso il calcolo di

due specifici indicatori: l’Impronta Ecologica e la Biocapacità. L’Impronta Ecologica

(dall’inglese Ecological Footprint, EF), di una data popolazione viene definita come

l’area totale di ecosistemi biologicamente produttivi, terrestri ed acquatici, che è

richiesta per produrre, in maniera sostenibile, tutte le risorse che quella

popolazione umana (un individuo, una famiglia, una nazione od il mondo intero)

consuma e per assimilare, sempre in modo sostenibile, i rifiuti e gli scarti che la

popolazione stessa produce, considerando l’attuale livello tecnologico e le pratiche

agricole e forestali dominanti. L’unità di misura di questo indicatore è l’ettaro

globale (dall’inglese global hectar, gha) il quale indica un ettaro di terreno con una

produttività pari alla produttività media mondiale (Rees, 1992 e Wackernagel,

1996).

L’Impronta Ecologica è un valido indicatore di sostenibilità capace di valutare il

carico antropico generato dal cittadino medio, sulla base del proprio stile di vita,

prendendo in considerazione il consumo di generi alimentari, di energia elettrica e

combustibili, lo smaltimento dei rifiuti, degli scarti e delle emissioni, prodotte dai

vari consumi e l’occupazione di territorio per l’allocazione di infrastrutture,

impianti, abitazioni, etc. In questo senso l’EFA è uno strumento in grado di

assegnare un “valore ambientale” ad ogni risorsa consumata o ad ogni rifiuto

prodotto, quantificando il territorio ecologicamente produttivo che è necessario

per rendere fruibile quel bene o per assorbire lo scarto prodotto dall’uomo. Come

si percepisce, il punto di vista è fortemente antropocentrico: ciò che viene preso in

considerazione è la produttività che l’uomo può sfruttare per le proprie attività e

quindi, per i propri consumi, ossia, la produttività “utile”.

Una parte integrante dell’applicazione di questa metodologia e delle analisi di

sostenibilità di un sistema territoriale, è rappresentata dal calcolo della

Biocapacità. “La Biocapacità misura l’offerta di bioproduttività, ovvero la

produzione biologica di una data area. Essa è data dalla produzione aggregata dei

diversi ecosistemi appartenenti all’area designata, che vanno dalle terre arabili ai

pascoli alle foreste ed alle aree marine produttive e comprende, in parte, aree

edificate o in degrado. La Biocapacità non dipende dalle sole condizioni naturali,

ma anche dalle pratiche agricole e forestali dominanti” (Lewan, 2001).

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

47

L’indicatore Impronta Ecologica acquista un particolare significato qualora lo si

adoperi come strumento di confronto nelle analisi comparative, in special modo se

confrontato con la disponibilità di risorse e servizi forniti dalla Natura, ovvero, con

la Biocapacità. Ogni famiglia, impresa o governo, economicamente responsabile,

compie ogni anno un bilancio delle spese e delle entrate; allo stesso modo, per

proteggere il Capitale Naturale, un’Amministrazione ecologicamente responsabile,

è chiamata ogni anno a stilare un bilancio ecologico tra la domanda, da parte

dell’uomo, di risorse e servizi naturali e, la loro offerta da parte della Natura.

La metodologia dell’Impronta Ecologica stima i consumi dell’uomo (la domanda

umana di risorse) e può aiutarci a ridurre tali consumi ed evitare la “bancarotta

ecologica”, attraverso il confronto con la Biocapacità. La metodologia classica

dell’Impronta Ecologica propone un vero e proprio bilancio ecologico, stilato a vari

livelli di indagine, dal globale al locale, sottraendo all’offerta di superficie

ecologica (la Biocapacità), la domanda di tale superficie (l’Impronta Ecologica), da

parte dalla popolazione in esame.

Questa metodologia è quindi capace di valutare la differenza che intercorre tra

i tempi storici del consumo umano di risorse e della produzione di rifiuti ed i tempi

biologici della Natura, ovvero, della capacità della biosfera di produrre risorse e di

assorbire scarti e rifiuti (Tiezzi, 1984).

3.2 Variazioni metodologiche

In questo paragrafo viene presentato l’aggiornamento della metodologia

dell’Ecological Footprint Analysis, utilizzato sia per ricalcolare i valori della

Provincia di Siena nell’anno 1999, sia per il nuovo calcolo, relativo all’anno 2003.

Occorre prima di tutto ricordare che per calcolare il valore dell’Impronta

Ecologica di una determinata popolazione si esegue una procedura a step,

caratterizzata dall’utilizzo di:

fattori di conversione, necessari per convertire il bene (o servizio) consumato,

o il rifiuto prodotto, nel territorio necessario, direttamente o indirettamente,

per produrre quel bene (o servizio) o per assorbire il rifiuto;

fattori di equivalenza, necessari per mettere in relazione la produttività della

biomassa primaria media dei diversi tipi di terreno, con la produttività primaria

media globale, in un determinato anno;

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

48

fattori di rendimento, capaci di mettere in relazione la produttività di una

determinata categoria di territorio (ad esempio il terreno agricolo) all’interno

di una data nazione, con la produttività della stessa categoria di territorio a

livello globale.

Questi fattori permettono di omogeneizzare tra loro tutti gli input considerati,

consentendo così di sommare tra loro tali contributi e di arrivare ad un valore

sintetico finale (la superficie equivalente) indicativo del livello di

“sostenibilità/insostenibilità” della regione considerata. Occorre inoltre

sottolineare che il valore che si ricava da tale procedura rappresenta una stima per

difetto della reale appropriazione di terreno bioproduttivo, a causa del numero

limitato di categorie di consumo considerate e, dei parametri presi in

considerazione.

Ecco quindi che la scelta dei fattori da utilizzare ricopre un ruolo fondamentale

nell’applicazione dell’Ecological Footprint Analysis ad un qualsiasi sistema

territoriale.

Il precedente studio dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena, faceva

riferimento alla situazione ambientale della Provincia nell’anno 1999. Per il

suddetto studio erano stati utilizzati tutti i fattori all’epoca più aggiornati, nello

specifico, i fattori di equivalenza e quelli di rendimento pubblicati nel Living

Planet Report 2000 (UNEP-WCMC, WWF, 2000) ed i fattori di conversione presenti

nella matrice di calcolo “Assess your Household’s Ecological Footprint” v. 2.0

realizzata da M. Wackernagel assieme ai suoi collaboratori e disponibile on-line

(Wackernagel, 2000).

A causa della sua recente formulazione, l’Ecological Footprint Analysis è però

una metodologia estremamente dinamica ed in costante evoluzione. Ciò si riflette

nel costante aggiornamento dei suddetti fattori, resi disponibili attraverso la

pubblicazione di un recente report edito a cura del WWF, il Living Planet Report

2002 (UNEP-WCMC, WWF, 2002) e la creazione, da parte dello stesso gruppo di

ricerca di M. Wackernagel, di una nuova e più aggiornata matrice di calcolo

denominata “Household Ecological Footprint Calculator” v. 3.2 (Wackernagel,

2003).

I fattori di equivalenza di cui fa uso la metodologia dell’EFA, sono uguali e

costanti per tutte le nazioni ma variano di anno in anno, mentre, i fattori di

rendimento sono specifici per ogni nazione e per ogni anno; questo è dovuto al

fatto che la produttività biologica dei terreni varia in base al tempo ed alla

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

49

collocazione geografica del terreno in esame. I progressi tecnologici possono infatti

alterare, in maniera più o meno significativa, la produttività dei terreni o

l’efficienza con la quale le risorse vengono utilizzate per produrre beni e servizi,

rendendo necessario un aggiornamento annuale dei fattori. Inoltre, nel corso degli

anni, la metodologia dell’Impronta Ecologica è stata notevolmente perfezionata,

ne sono un esempio le superfici marine e gli ecosistemi acquatici in generale. Nella

sua formulazione iniziale (Wackernagel, 1996) la metodologia di calcolo

dell’Impronta Ecologica non considerava affatto tali superfici; un successivo lavoro

firmato da Nicky Chambers e collaboratori (Chambers et al., 2000) calcolava il

consumo di pesce in termini di area equivalente, necessaria alla produzione di

un’uguale quantità di carni bianche, portando a definire questo prodotto come

“pollo di mare”. Infine, nel 2002 la metodologia è stata ulteriormente aggiornata

(Wackernagel et al., 2002a e 2002b), includendo nel calcolo il livello trofico del

pescato; in questo modo l’Impronta Ecologica, prima proporzionale al solo peso del

pescato (aspetto quantitativo), dipende adesso anche dal livello trofico (aspetto

qualitativo), con conseguente variazione dei fattori di equivalenza e rendimento

relativi a questa categoria di territorio (Tabella 3.1).

Tabella 3.1: Fattori di equivalenza e di rendimento, Fonte Living Planet Report, 2000 e 2002.

2000 2002 Fattore di

Equivalenza(gha/ha)

Fattore di Rendimento

-

Fattore di Equivalenza

(gha/ha)

Fattore di Rendimento

-Terreno agricolo 3,16 1,89 2,17 1,50 Pascoli 0,39 10,47 0,47 1,23 Foreste 1,78 1,40 1,35 1,26 Superficie degradata 3,16 1,89 2,17 1,50

Superficie acquatica Mare

Lagune

Acque interne

0,06 1,45 0,06

1,00 14,92

1,00

0,35 0,99 0,35

0,75 14,92 0,34

Terreno per l’energia 1,78 1,40 1,35 1,26

Per aggiornare il calcolo dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena e

mantenerlo confrontabile con gli altri studi, si è deciso di utilizzare sia i dati più

recenti relativi ai consumi della popolazione provinciale, sia i fattori e le tecniche

metodologiche più aggiornate. Nella Tabella 3.1 vengono quindi presentati i fattori

di equivalenza e di rendimento pubblicati nel LPR 2002 ed il loro confronto con i

fattori pubblicati nel LPR 2000 ed utilizzati nel precedente studio. Per quel che

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

50

concerne i fattori di conversione, la loro scelta dipende molto dalle unità di misura

dei dati di partenza, oltre che dalla volontà di ridurre le approssimazioni e di

minimizzare gli errori, dovuti ad operazioni di ridefinizione o di aggregazione delle

categorie di consumo. Di seguito viene riportata una panoramica sui fattori di

conversione utilizzati in questo studio, con particolare attenzione alla loro

provenienza e all’eventuale elaborazione necessaria per poterli utilizzare:

W1. Con questa sigla si indica i fattori di conversione relativi al testo “How big is

your Ecological Footprint?” (Wackernagel, 1993). Questi sono gli unici fattori

ad oggi disponibili, relativi alla spesa per i beni di uso quotidiano ed alla

spesa per l’acquisto, la gestione e la manutenzione dei veicoli. Tali fattori

sono stati attualizzati al 2003 attraverso coefficienti di rivalutazione

economica, per essere utilizzati in questo studio. Unità di misura: ha/€.

W2. Fattori di conversione ricavati dallo studio dell’Impronta Ecologica di 52

nazioni del mondo (Wackernagel et al., 1997). Questi fattori vengono

utilizzati per convertire i consumi energetici provinciali (energia elettrica e

combustibili) nel relativo territorio bioproduttivo, richiesto per assorbire

l’anidride carbonica prodotta dal consumo e dalla produzione di energia

elettrica e combustibili. Sono incluse nel calcolo le perdite subite durante la

produzione, la trasformazione ed il trasporto delle varie fonti energetiche,

riportate nel Bilancio Energetico Nazionale del 2003 (consultabile on-line sul

sito del Ministero delle Attività Produttive

https://dgerm.attivitaproduttive.gov.it/dgerm/). Questo volume fornisce

infatti la ripartizione dei consumi di energia al lordo ed al netto delle

perdite, secondo la fonte energetica primaria: solidi, gas naturale, petrolio,

energie rinnovabili ed energia elettrica. Nel caso del consumo di energia

elettrica, dal momento che l’impatto ambientale che deriva dall’utilizzo di

quest’ultima dipende dalle modalità con cui essa viene prodotta, è stata

considerata la composizione percentuale delle fonti energetiche utilizzate in

Italia per la sua produzione: 85,24% da termoelettrico, 12,81% da

idroelettrico, 1,87% da geotermoelettrico, e 0,08% da eolico e fotovoltaico

(BEN, 2003).

In base a questi dati ed alla percentuale media delle perdite di energia

elettrica, dovute alle differenti tipologie di produzione ed al trasporto, è

stato calcolato il fattore di conversione di 1 GJ di energia elettrica prodotta a

partire dal mix italiano.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

51

È giusto sottolineare che il calcolo dell’Impronta Ecologica media per

chilowattora (o giga-Joule), è stato eseguito su base nazionale e non per il

sistema territoriale della Provincia di Siena, dove, si può riscontrare una

percentuale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (e in

particolare dalla geotermia) decisamente superiore alla media italiana.

Questa scelta deriva dal fatto che l’energia elettrica all’atto della produzione

viene immessa direttamente nella rete nazionale: qualsiasi utenza che prelevi

elettricità dalla rete utilizza quindi energia elettrica prodotta con il mix

nazionale. Unità di misura: ha/GJ.

W3. Fattori di conversione ricavati dalla matrice di calcolo “Household Ecological

Footprint Calculator”, (Wackernagel, 2003) riferiti ai consumi alimentari,

all’uso del suolo ed alla produzione di rifiuti. Il fattore di conversione per

l’uso del suolo e per le abitazioni è stato calcolato analizzando il ciclo di vita

di un edificio canadese medio. Secondo le stime di Wackernagel l’energia

incorporata nel ciclo di vita (stimato di 70 anni) di un edificio canadese

standard (in gran parte costruito con legname) di 350 m2

di spazio vivente, è

pari a 1.310 GJ. Si tratta senza dubbio di un’approssimazione, in quanto non

coglie a pieno la struttura media delle abitazioni della Provincia di Siena;

tuttavia va sottolineato che, calcolando l’energia incorporata in un edificio

delle stesse dimensioni, costituito prevalentemente da mattoni, i risultati

sono molto simili. Pertanto, in mancanza di calcoli e studi migliori, è stato

deciso di utilizzare questo fattore di conversione. Unità di misura: ha/l o

ha/kg, a seconda del bene o del rifiuto considerato.

W4. Fattori di conversione ricavati dalla matrice di calcolo “Household Ecological

Footprint Calculator”, riferiti alla spesa in dollari relativa a beni, servizi e

attrezzature turistiche. Nel nostro studio è stata effettuata un’elaborazione

che tenesse conto della conversione dollaro/euro. Unità di misura: ha/€.

W5. Indica i fattori di conversione ricavati dal volume “Manuale delle Impronte

Ecologiche” (Chambers et al., 2000). Da questo manuale è stato ricavato il

fattore di conversione relativo al trasporto ed al consumo di acqua. Unità di

misura: ha/m3.

La Tabella 3.2 sintetizza le informazioni sui fattori di conversione utilizzati in

questo studio.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

52

Tabella 3.2: Fattori di conversione utilizzati nel calcolo, per ogni categoria di consumo.

Categoria di consumo Fattori di conversione Unità di misura

Consumi alimentari W3 ha/l o ha/kg

Altri beni Tabacchi W3 ha/kg

Acquisto apparecchi per telefoniaLibri scolastici W4 ha/€

AbbigliamentoCalzature

ElettrodomesticiMobili ed articoli di arredamento

Biancheria per la casa, detersivi, pentole, posate, etc

W1 ha/€

ServiziSanità, assicurazione vita e malattie

TelefonoTasse Scolastiche

W4 ha/€

Riparazione di mobili ed abbigliamentoLavanderia e tintoria

Servizi domesticiW1 ha/€

Energia elettrica per Amm. pubblicaEnergia elettrica per commercio ed altri servizi

Gasolio per Amm. pubblica, altri servizi e commercioGas per usi commerciali

GPL per terziario

W2 ha/Gj

Trasporti Benzina per trasporto privatoGasolio per trasporto privato

Gpl per trasporto privatoW2 ha/Gj

Acquisto di autoAcquisto di moto e scooter

Assicurazioni mezzi di trasportoPezzi di ricambio, olio e lubrificanti

Manutenzione e riparazioneTram, autobus e taxi

Altri trasportiALTRO

W1 ha/€

Abitazioni Uso del suolo W3 ha/ha

Energia elettrica per uso domesticoGasolio per riscaldamento domestico

Gas per uso domesticoGpl per uso domestico

W2 ha/Gj

Consumo acqua W5 ha/ m3

Alberghi, pensioni e viaggi organizzati W4 ha/€

Rifiuti W3 ha/kg

In questo lavoro abbiamo inoltre evidenziato l’ulteriore pressione ambientale

generata dal grande flusso turistico che si riversa annualmente in Provincia di

Siena. I turisti rappresentano, a tutti gli effetti, una popolazione aggiuntiva, che

pur non essendo effettivamente residente, ha dei consumi propri di acqua,

alimenti, combustibili, etc., e contribuisce alla produzione di rifiuti. In tal senso

viene spesso definita come “popolazione fantasma”.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

53

In realtà come quella senese, il fenomeno del turismo si rivela infatti

estremamente importante e costituisce un elemento strategico, di cui si deve tener

conto nella futura pianificazione del territorio provinciale senese.

In questo studio si fa riferimento solo ai turisti ufficiali, tralasciando tutta

quella frazione denominata “mordi e fuggi”, che rappresenta una fetta importante,

se non quella principale, dei turisti presenti sul territorio senese ma che è, per sua

natura, estremamente difficile da censire.

3.3 Aggiornamento della prima analisi SPIn-Eco

Il costante aggiornamento degli studi di sostenibilità ambientale costituisce una

necessità primaria per tutti quei sistemi territoriali che, come la Provincia di Siena,

vogliano monitorare e tenere costantemente sotto controllo la propria situazione

ambientale. Grazie al precedente progetto SPIn-Eco, a partire dal dicembre 2003,

Siena è la prima Provincia italiana ad aver ottenuto la certificazione ambientale

ISO 14001, per il monitoraggio ambientale e per le attività di programmazione e

gestione del territorio, delle infrastrutture e dei servizi.

Per monitorare la sostenibilità ai fini della certificazione ambientale è però

necessario un costante aggiornamento del data-base provinciale ed una sua

formulazione in linea con le necessità degli enti certificatori ed analizzatori.

Sebbene la scelta di utilizzare ed applicare indicatori di sostenibilità,

costituisca di per sé un buon metodo di contabilità ambientale, è senza dubbio

fondamentale l’applicazione di questi indicatori nel lungo periodo (ovvero nei

tempi della sostenibilità), il loro costante aggiornamento ed il loro confronto, per

valutare le dinamiche antropiche in atto sul sistema, la loro variazione e la

conseguente variazione della pressione che esse esercitano sul territorio, oltre che,

il contributo che apportano all’impatto ambientale complessivo.

Si pone in questa ottica l’analisi dell’Impronta Ecologica, considerata da

sempre come una metodologia capace di fornire una radiografia istantanea della

condizione di sostenibilità e/o insostenibilità del sistema analizzato, nell’anno

considerato. L’obbiettivo di questa ricerca è quindi quello di aggiornare il calcolo

dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena, cominciando dal calcolo di una

nuova “radiografia”, relativa all’anno 2003.

Tale aggiornamento non può prescindere dalla massima omogeneità possibile

tra le varie analisi, ed è per questo motivo che prima di prendere in considerazione

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

54

l’aggiornamento del calcolo dell’Impronta Ecologica provinciale, occorre

soffermarsi un attimo sul precedente studio.

Per poter paragonare i risultati del nuovo calcolo con quelli precedenti è stato

necessario omogeneizzare le due metodologie di calcolo attraverso una

rielaborazione dei vecchi risultati. Si è pertanto deciso di ricalcolare l’Impronta

Ecologica della Provincia di Siena relativa all’anno 1999, mantenendo inalterati

tutti i dati di partenza usati a suo tempo, ma aggiornando, allo stesso tempo, tutti

i fattori di equivalenza, rendimento e conversione, necessari per convertire i

consumi della popolazione senese, nella superficie bioproduttiva richiesta per

sostenere tali consumi. È stato inoltre necessario ricalcolare, seguendo sempre gli

stessi criteri, anche la Biocapacità provinciale. Nella stima dell’Impronta Ecologica

e della Biocapacità pro-capite sono state considerate le presenze turistiche

annuali, per contabilizzare anche il contributo dei turisti, all’appropriazione dei

terreni ecologicamente produttivi disponibili a livello locale. Il settore turistico

costituisce infatti uno dei settori più sviluppati dell’economia provinciale; oltre a

favorire vantaggi dal punto di vista economico, esso determina un aumento dei

consumi di risorse e servizi e della produzioni di rifiuti, di cui si deve tener conto

nell’applicazione dell’Ecological Footprint Analysis. Negli ultimi dieci anni è infatti

aumentato l’interesse nei confronti del turismo e del contributo dei turisti alla

pressione esercitata sui vari sistemi territoriali; non bisogna dimenticare che

durante il loro soggiorno, essi competono con la popolazione residente per la

disponibilità di risorse, spazio, energia, e servizi ecologici. Di seguito (Tabella 3.3)

vengono riportati i valori originali dell’EF e della Biocapacità della Provincia di

Siena (in corsivo) e quelli ricalcolati in base ai nuovi coefficienti.

Tabella 3.3: I valori relativi all’EFA della Provincia di Siena del

precedente report Spin-Eco ed il loro aggiornamento.

1999 1999*

Popolazione (ab.) 252.972 252.972

Popolazione equivalente (ab.) 263.649 263.649

Impronta Ecologica (gha) 1.466.153 1.326.412

Biocapacità (gha) 1.451.782 806.750

Deficit ecologico (gha) -14.371 -551.479

Impronta Ecologica pro-capite (gha/ab.) 5,80 5,24

Biocapacità pro-capite (gha/ab.) 5,74 3,06

Deficit ecologico pro-capite (gha/ab.) -0,06 -2,18

* valori ricalcolati in base ai fattori di equivalenza e rendimento forniti

dal LPR 2002 ed ai più aggiornati fattori di conversione (Tabella 3.2).

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

55

Dalla Tabella 3.3 risulta evidente la differenza tra il valore della Biocapacità

calcolato nel precedente studio e nella sua versione attuale; nonostante una lieve

diminuzione del valore dell’Impronta Ecologica, ciò si traduce in un aumento del

deficit ecologico provinciale. La differenza tra i valori della Biocapacità provinciale

è dovuta alla disuguaglianza esistente tra i fattori utilizzati nel vecchio calcolo ed i

nuovi fattori (Tabella 3.1), in particolare, quelli relativi al terreno agricolo ed ai

pascoli, due categorie di territorio estremamente importanti per il territorio

provinciale (55% dell’estensione totale). In particolare il nuovo fattore di

equivalenza del terreno agricolo indica una diminuita produttività di questa

categoria di terreno: i precedenti coefficienti consideravano la produttività di

questa categoria pari a 3,16 volte la produttività media mondiale mentre i nuovi,

indicano una produttività pari a 2,17 volte la produttività media mondiale. Ciò è in

parte dovuto ad un’effettiva variazione della produttività agricola media mondiale

ed in parte, ad una variazione della metodologia e della modalità di calcolo dei

fattori stessi. Medesimo discorso può essere fatto per il terreno a pascolo per il

quale, la differenza, almeno nel fattore di rendimento, risulta essere ancora più

marcata. Bisogna infine ricordare che questi fattori si riferiscono alla produttività

nazionale italiana, dato che non esistono fattori provinciali.

3.4 Impronta Ecologica e Biocapacità della Provincia di Siena (2003)

Dai dati dell’EFA della Provincia di Siena, per l’anno 2003, risulta che ogni

abitante della Provincia, per mantenere il proprio stile di vita, si “appropria”

annualmente di 5,37 gha di territorio bioproduttivo, pur avendo a disposizione solo

2,98 gha (Figura 3.1) di territorio.

Figura 3.1: Impronta Ecologica, Biocapacità e deficit ecologico della Provincia di Siena,

per l’anno 2003.

-2,39

2,98

5,37

-3,00

-2,00

-1,00

-

1,00

2,00

3,00

4,00

5,00

6,00

EF Biocapacità Deficit ecologico

gh

a/a

b.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

56

Per fornire i dati in forma più dettagliata, i risultati di questo studio verranno

integrati con i valori relativi al cittadino medio mondiale e al cittadino medio

italiano. A questo proposito è fondamentale sottolineare le differenze che

intercorrono tra il calcolo dell’Impronta Ecologica di una nazione ed il calcolo a

livello sub-nazionale. Ci sono infatti differenze significative nella natura dei dati

utilizzati, in particolar modo per l’analisi dei consumi alimentari, dovute al modo

in cui tali dati vengono forniti. Nel primo caso (approccio LPR stile top-down) si fa

infatti uso di dati relativi alla produzione, all’importazione ed all’esportazione dei

prodotti alimentari, disponibili solo a livello nazionale, stimando il consumo in base

alla seguente equazione:

Consumo = Produzione + Import - Export

Nel secondo caso (nostro approccio, stile bottom-up), ovvero a livello sub-

nazionale (ed es. provinciale), si fa invece riferimento ai dati relativi alla spesa

media mensile sostenuta sul territorio, disponibile sia a livello nazionale che sub-

nazionale, stimando il consumo in base alla seguente equazione:

Consumo = Spesa/prezzo

Per poter paragonare il valore dell’EF dell’abitante medio senese con quello

italiano, è stato quindi necessario calcolare l’Impronta Ecologica del cittadino

italiano utilizzando i dati relativi alla spesa media mensile delle famiglie italiane.

Di seguito vengono riportati i risultati dell’Impronta Ecologica dell’abitante medio

italiano e di quello senese, per entrambe le metodologie di calcolo (Tabella 3.4).

L’approccio top-down calcola i flussi di materia ed energia a livello nazionale e,

può essere poi applicato a livello sub-nazionale, attraverso un’elaborazione dei

dati; l’approccio bottom-up calcola l’Impronta Ecologica personale utilizzando dati

relativi alla regione in esame, per risalire poi all’impronta regionale o nazionale.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

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Tabella 3.4: Impronta Ecologica per categorie di territorio dell’abitante medio italiano

calcolata:1) in base all’approccio LPR;

2) in base al nostro approccio.

Italia 20031 Italia 20032 Siena 20031 Siena 20032

Terreno agricolo 0,81 1,84 0,65 1,51

Pascoli 0,18 0,09 0,13 0,07

Foreste 0,30 0,42 0,27 0,42

Superficie degradata 0,07 0,15 0,10 0,15

Superficie acquatica 0,27 0,07 0,22 0,06

Terreno per l’energia 2,21 3,37 2,10 3,16

Impronta Ecologica totale 3,84* 5,94 3,47 5,37

*Fonte: LPR 2002.

Dalla Tabella 3.4 è possibile osservare una notevole differenza tra i due valori

dell’EF italiana, dovuta principalmente ad una maggiore domanda di terreno

agricolo per la produzione di generi alimentari e di terreno per l’energia, richiesto

per la produzione ed il trasporto di suddetti beni, oltre che per la mobilità delle

persone. Tale differenza è dovuta unicamente all’approccio adottato e possiamo

quindi affermare che il valore ecologico di riferimento, da utilizzare per il

confronto tra i valori dell’Impronta Ecologica dei sistemi geografici sub-nazionali

ed il valore italiano è 5,94 gha/ab. (Tabella 3.5).

Dalla Tabella 3.5 si evince come la domanda del cittadino senese, relativa al

terreno a pascolo, al terreno forestale, alla superficie acquatica ed alle superfici

degradate (edificate e non), sia perfettamente in linea con la richiesta media

nazionale, mentre, risulta minore la richiesta di terreno agricolo e di terreno per

l’energia. Nonostante ciò, il terreno per l’energia costituisce il 59% circa della

richiesta totale di risorse e servizi naturali, una situazione tipica di tutti i paesi

industrializzati, caratterizzati da uno stile di vita medio decisamente sostenuto,

dipendente dal consumo di energia e da un elevato utilizzo di risorse naturali. In

questi paesi il consumo di terreno per l’energia costituisce il 60-70% circa del

valore totale dell’Impronta Ecologica, in netta contrapposizione con i paesi in via

di sviluppo, nei quali costituisce il 30% circa.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

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Tabella 3.5: Matrice consumo-uso del suolo per l’abitante medio della Provincia di Siena. Sono

inoltre riportati i dati relativi al cittadino medio italiano e al cittadino medio mondiale.

Terrenoagricolo Pascoli Foreste Superficie

degradata Superficieacquatica

Terrenoper

l’energiaTOTALE

gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab.

Consumi Alimentari 1,49 0,04 0,06 0,52 2,10

Altri beni 0,03 0,03 0,14 0,01 0,36 0,57

Servizi 0,01 0,36 0,43

Trasporti 0,05 0,99 1,05

Abitazioni 0,02 0,05 0,71 0,78

Rifiuti 0,26 0,04 0,21 0,51

TOTALE 1,51 0,07 0,42 0,15 0,06 3,16 5,37

ITALIA* 1,84 0,09 0,42 0,15 0,07 3,37 5,94

* Fonte: nostra elaborazione.

La Tabella 3.6 riporta invece i valori relativi al calcolo della Biocapacità locale,

suddivisa in base alle categorie di territorio ecologicamente produttivo che la

compongono ed espressa in gha/ab.; sono inoltre riportati i valori relativi all’Italia

ed al Pianeta Terra.

Tabella 3.6: Biocapacità pro-capite in Provincia di Siena, in Italia e nel Mondo, suddivisa per

categorie di territorio.

Terrenoagricolo Pascoli

Foreste e terreno

perl’energia

Superficiedegradata

Superficieacquatica TOTALE

gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab. gha/ab.

Provincia di Siena 1,97 0,04 0,90 0,07 0,0004 2,98 ITALIA* 0,59 0,16 0,29 0,09 0,05 1,18

MONDO* 0,53 0,27 0,86 0,10 0,14 1,90

* Fonte: LPR, 2002.

Pur riconoscendo la differenza di scala geografica che intercorre tra i sistemi

territoriali analizzati, è possibile affermare che, rispetto all’Italia e alla situazione

media mondiale, la Biocapacità della Provincia di Siena risulta decisamente più

elevata; questo è determinato essenzialmente da tre fattori: da una vasta

disponibilità pro-capite di territorio; da un uso equilibrato del territorio locale, che

contrappone aree fortemente antropizzate ad aree caratterizzate da una bassa

densità di popolazione e da una vasta estensione dei territori naturali e semi-

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

59

naturali; e da una bassa densità di popolazione (circa 68 ab./km2 contro la media

italiana di circa 190 ab./km2).

3.4.1 Bilancio ecologico della Provincia di Siena

In questa sezione vengono riportati i risultati relativi al bilancio ecologico del

cittadino medio della Provincia di Siena, espresso a due diversi livelli, globale e

locale:

bilancio ecologico di 1° livello: esprime il confronto tra l’Impronta Ecologica

del cittadino senese (5,37 gha/ab.) e la Biocapacità media mondiale (1,90

gha/ab.) riportata nel LPR 2002. Questo tipo di bilancio consente di paragonare

il livello dei consumi di risorse e servizi naturali, e quindi lo stile di vita, che

caratterizza gli abitanti della Provincia di Siena, con il livello dei consumi

considerati globalmente sostenibili, rappresentato dalla “quota legittima di

territorio” disponibile a livello mondiale.

bilancio ecologico di 2° livello: esprime il confronto tra l’Impronta Ecologica

(5,37 gha/ab.) e la Biocapacità locale (2,98 gha/ab.). Tale bilancio descrive la

situazione locale ed evidenzia la presenza di un eventuale deficit (mancanza di

territori) o surplus (esubero di territori) ecologico. Questa informazione offre

una stima della quantità di beni e servizi ecologici attinta a partire dagli

ecosistemi locali, dell’eventuale frazione importata da territori esterni ai

confini locali e/o dal sovrasfruttamento del Capitale Naturale locale.

Il bilancio ecologico di 1° livello permette di monitorare la distanza dalla

sostenibilità globale del cittadino medio senese. Questo confronto riporta una

situazione di deficit pari a -3,47 gha/ab. evidenziando un consumo di beni e servizi,

da parte della popolazione locale, decisamente superiore alla Biocapacità media

mondiale che, per il principio di equità, è a disposizione di ogni abitante del

mondo. Uno stile di vita basato su alti consumi di risorse naturali e particolarmente

dipendente dal consumo di energia determina un’Impronta Ecologica quasi tre volte

maggiore della Biocapacità media mondiale attualmente disponibile. In altre parole

il cittadino medio senese, per mantenere il proprio livello di vita, utilizza una

superficie più grande del 183% circa rispetto a quella teoricamente a disposizione di

ogni abitante della Terra.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

60

Agli attuali livelli di consumo, se tutti i cittadini del mondo sostenessero lo stile

di vita del cittadino medio senese, servirebbero 2,83 pianeti delle dimensioni della

Terra per rigenerare, in maniera sostenibile, le risorse richieste annualmente dalla

popolazione mondiale e per assorbire, sempre in maniera sostenibile, i rifiuti e gli

scarti prodotti. A lungo andare, questa situazione potrebbe determinare un

sovrasfruttamento del Capitale Naturale, con erosione degli stock naturali di base,

lasciando alle future generazioni (e alle altre specie) un pianeta ridimensionato

nella capacità di sostenere la vita.

Al tempo stesso, la lettura del bilancio ecologico di 2° livello ha un’importanza

fondamentale dal punto di vista della gestione del territorio locale, ed è uno

strumento utile nella programmazione politica tesa al raggiungimento della

sostenibilità futura, dato che gran parte delle scelte politiche vengono effettuate a

livello nazionale o sub-nazionale.

La Biocapacità locale, pari a 2,98 gha/ab. riesce a coprire solo il 55% circa della

domanda complessiva di territorio, pari a 5,37 gha/ab. Il bilancio ecologico riporta

quindi una situazione di deficit, corrispondente al 45% circa della domanda di

risorse e servizi ecologici. Nel caso dell’Italia, invece, la Biocapacità media (1,18

gha/ab.) è in grado di coprire solo il 20% circa della richiesta nazionale di beni e

servizi naturali (5,94 gha/ab.), lasciando un deficit ecologico pari all’ 80% circa.

La presenza di una situazione di deficit implica necessariamente l’importazione

di quei territori che la capacità produttiva locale non è in grado di erogare in

maniera sostenibile. Questi territori vengono quindi indicati con il termine di

“territori fantasma”, dato che non conosciamo la loro esatta origine, ma soltanto il

loro effettivo utilizzo (Figura 3.2).

Figura 3.2: Rappresentazione grafica della proporzione tra le aree corrispondenti alla Biocapacità

(grigio chiaro – a sinistra), all’Impronta Ecologica (grigio scuro – al centro) ed al deficit ecologico

(nero – a destra) della Provincia di Siena. La figura illustra la situazione relativa all’intera

popolazione residente ed alla Biocapacità complessiva.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

61

Tali territori possono infatti derivare da zone esterne ai confini amministrativi

della Provincia, attraverso il commercio, ma anche da un uso non sostenibile dei

territori (locali e non) che porta ad un sovrasfruttamento degli stock delle risorse.

Un’appropriazione di territori superiore alla disponibilità locale va a sottrarre

risorse necessarie ad altri abitanti e alle future generazioni, contravvenendo ai

principi base della sostenibilità.

Nonostante l’elevata pressione esercitata sul territorio, la Provincia di Siena è

caratterizzata da un deficit ecologico inferiore alla media italiana (-2,39 gha/ab.

contro -4,76 gha/ab.) ed ai valori dell’Ecological Footprint Analysis di alcune

province italiane analizzate negli ultimi anni dal nostro gruppo di ricerca (Tabella

3.7).

Tabella 3.7: Confronto tra i risultati dell’Ecological Footprint Analysis di alcune province italiane. I

calcoli fanno riferimento ai fattori di equivalenza e di rendimento del Living Planet Report 2002.

Impronta Ecologica gha/ab.

Biocapacitàlocale

gha/ab.

Bilancio Ecologico di 2°

livellogha/ab.

Prov. Siena 5,37 2,98 -2,39

Prov. Venezia 4,68 1,46 -3,22

Prov. Forlì-Cesena 6,25 1,40 -4,85

Prov. Pescara 4,15 0,92 -3,23

L’esame dei valori dell’Impronta Ecologica, abbastanza simili tra loro,

conferma la sostanziale omogeneità negli stili di vita e nei modelli di consumo degli

italiani, tutti caratterizzati da un’elevata richiesta di risorse, diretta ed indiretta,

e di servizi naturali. Un elevato valore di Impronta Ecologica è sinonimo di

pressione sia a livello locale che globale, in quanto denuncia un uso ingente di

risorse che spesso non tiene conto dei tempi biologici necessari alla Natura per

rigenerare ciò che viene consumato. Questo evidenzia la mancanza di equità sia nei

confronti delle generazioni presenti di realtà meno “fortunate” (equità

intragenerazionale) che nei confronti delle generazioni future (equità

intergenerazionale). Questa situazione può essere invertita solamente attraverso

un consumo etico e sostenibile del Capitale Naturale da parte dell’uomo, ovvero,

riducendo gli attuali standard di vita ed ottimizzando il consumo delle risorse, per

rientrare nel valore ecologico di riferimento di 1,90 gha/ab.

L’esame della Biocapacità evidenzia invece valori più eterogenei, a

testimonianza di quanto sia variabile la situazione demografica e territoriale tra le

varie province. Il valore della Biocapacità è essenzialmente legato a due fattori: la

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

62

dotazione di territori bioproduttivi e la densità abitativa. La concomitanza di

questi fattori determina pertanto la variegata situazione riportata in Tabella 3.7:

la Provincia di Siena è caratterizzata da una Biocapacità locale che riesce a coprire

circa il 55% della richiesta di territori ecologicamente produttivi. Le province di

Venezia, di Forlì-Cesena e Pescara sono caratterizzate invece da una minore

biodisponibilità, capace di coprire rispettivamente solo il 31,2%, il 22,4% ed il

22,1% della richiesta di territori ecologicamente produttivi. Va inoltre ricordato

che nel caso dell’Italia, la Biocapacità media nazionale (1,18 gha/ab.) è in grado di

coprire solo il 20% circa della richiesta nazionale di Capitale Naturale (5,94

gha/ab.).

Per quanto riguarda la situazione media pro-capite, la Provincia di Siena

presenta un valore maggiore rispetto a tutte le altre Province analizzate, dovuto

alla presenza di una grande estensione di aree ad alta produttività (più del 90% di

territori biologicamente produttivi sono adibiti a terreno agricolo, pascoli e

foreste) e ad una bassa densità di popolazione (circa 68 ab./km2). Viceversa, realtà

come Venezia e Pescara, “soffrono di claustofobia” ovvero, della presenza di un

gran numero di persone (rispettivamente 330 e 240 ab./km2). Una situazione

intermedia caratterizza invece la Provincia di Forlì-Cesena, contraddistinta da una

densità abitativa, 150 ab./km2, superiore alla media senese ma ancora inferiore al

valore medio italiano.

Questa situazione è la conseguenza di un’attitudine economica estremamente

diversa tra le aree esaminate: l’economia provinciale senese è infatti basata sul

settore terziario ed agricolo, quella di Forlì-Cesena sullo sviluppo del settore

agricolo e di quello manifatturiero, mentre le Province di Venezia e di Pescara,

fanno affidamento sull’elevato sviluppo del commercio e delle attività industriali.

Un indice di Biocapacità molto basso potrebbe rivelarsi nel lungo periodo

(ovvero nei tempi della sostenibilità), un elemento di fragilità per l’economia

complessiva di un qualunque sistema territoriale. La disponibilità di spazio può

costituire un elemento limitante per lo sviluppo futuro del sistema.

Infine è interessante notare come tutti i bilanci ambientali siano in negativo, ad

evidenziare la presenza, più o meno importante, di deficit ambientali. Questo

implica che nessuno dei territori analizzati è in grado di far fronte alle richieste di

servizi naturali dei propri abitanti a partire dalla propria dotazione di ecosistemi e

quindi, che la popolazione è costretta ad “importare” territori esterni al sistema.

L’Italia, e molte delle sue province, dipendono largamente dalla superficie

bioproduttiva degli altri paesi: l’Italia non è solo forte importatrice di merci

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

63

(soprattutto di alimenti ed energie) ma anche di carrying capacity, che sottrae a

qualche altra popolazione, ai suoi discendenti, o entrambe le cose. Fino ad ora

l’unica eccezione a questo tipo di andamento è rappresentata dal “basso” deficit

dalla Provincia di Siena. L’immenso patrimonio di Capitale Naturale e di

biodiversità di cui può godere la Provincia riesce infatti a tamponare, almeno

localmente, il grande impatto prodotto dalla cospicua richiesta di risorse.

Quest’ultima considerazione ha in sé due aspetti impliciti:

a) Un’Amministrazione, chiamata a gestire un territorio, dovrebbe lavorare nella

direzione di far diminuire il valore dell’Impronta Ecologica dei suoi cittadini, sia

attraverso una politica di sensibilizzazione del cittadino, sia di una politica fatta

“di piccoli accorgimenti”. Nei paragrafi successivi sono riportate alcune azioni che

possono essere intraprese dal cittadino e dalla Pubblica Amministrazione per

diminuire l’Impronta Ecologica.

b) La “fortuna” di poter disporre di un’area così ricca dal punto di vista

naturalistico deve spingere gli Amministratori a gestire in maniera sostenibile il

proprio territorio, sviluppando politiche di tutela e di salvaguardia che mirino

anche a conservare l’equilibrio fra le zone a maggiore e minor impatto. I

precedenti studi di sostenibilità ambientale hanno infatti messo in evidenza la co-

esistenza, sul territorio provinciale senese, di nicchie ecologiche estremamente

eterogenee tra loro, alcune delle quali risultano responsabili dello sviluppo

economico provinciale (ad esempio la Val d’Elsa, la Val di Chiana e l’area senese)

ed altre, della salvaguardia del Capitale Naturale e della sua bioproduttività (ne

sono un esempio i Circondari della Val di Merse, del Chianti senese, delle Crete e

della Val d’Orcia).

3.4.2 Il Semaforo ecologico del territorio senese

Il semaforo ecologico, introdotto per la prima volta in questo studio, è uno

strumento in grado di fornire informazioni riguardanti i territori maggiormente

richiesti dalla popolazione locale e la loro effettiva disponibilità. Per ognuna delle

categorie di territorio considerate, il semaforo ecologico fornisce informazioni sul

grado di pressione esercitato dalle varie attività antropiche, distinguendo tre

possibili condizioni:

semaforo rosso: il valore dell’Impronta Ecologica (rosso) supera il valore della

Biocapacità (verde) localmente disponibile. Il semaforo rosso indica che la

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

64

richiesta di una particolare categoria di territorio è superiore alla sua

disponibilità locale, andando a determinare una situazione di deficit ecologico;

questo implica la necessità di importare quella parte del territorio

bioproduttivo che la capacità produttiva locale non è in grado di erogare in

maniera sostenibile o, la necessità di sovrasfruttare il Capitale Naturale

globale. Il semaforo rosso indica quindi l’insostenibilità dell’uso di una certa

categoria di territorio, informandoci del fatto che non è più possibile

continuare sulla strada intrapresa. Maggiore è il deficit ecologico, maggiore è la

pressione ambientale esercitata sul territorio considerato e quindi, la necessità

di modificare le modalità del suo utilizzo, intervenendo sulle attività

antropiche che gravano sul territorio.

semaforo giallo: il valore dell’Impronta Ecologica (rosso) equivale al valore

della Biocapacità (verde) localmente disponibile. Questa condizione è

fondamentale per alleggerire il carico imposto sul territorio locale. La presenza

di un livello di consumo uguale al livello di rigenerazione delle risorse e dei

servizi ambientali, indica la presenza di buone pratiche ambientali in atto sul

territorio, finalizzate al raggiungimento della sostenibilità ambientale, che

devono pertanto essere proseguite ed implementate.

semaforo verde: il valore della Biocapacità localmente disponibile (verde) è

maggiore del valore dell’Impronta Ecologica (rosso). Il semaforo verde indica

pertanto una situazione di benessere ecologico per la categoria considerata. I

territori caratterizzati da questa condizione rappresentano quindi i punti di

forza sui quali è possibile investire per il futuro sviluppo territoriale, a patto

che il loro uso avvenga in linea con i principi e con i tempi della sostenibilità. I

territori contraddistinti da questa condizione costituiscono il patrimonio

ecologico/naturalistico dell’area considerata.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

65

Figura 3.3: Rappresentazione grafica del semaforo ecologico della Provincia di Siena. Solamente

nelle colonne in cui la Biocapacità supera l’Impronta Ecologica, possiamo parlare di “semaforo

verde”.

Se applicato al sistema territoriale senese (Figura 3.3), questo strumento è

quindi in grado di individuare le categorie di territorio maggiormente soggette ad

una pressione ambientale: solo il territorio agricolo presenta una biocapacità

superiore all’ impronta; in tutte le altre categorie di territorio il semaforo è rosso;

Tale informazione deve inoltre essere integrata con l’analisi delle attività

antropiche responsabili di tale pressione, riportate nella Figura 3.4.

Figura 3.4: Ripartizione dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena nelle categorie di

terreno ecologicamente produttivo e nelle categorie di consumo.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

66

Dalla Figura 3.4 si può facilmente vedere come, all’interno della categoria

terreno per l’energia, le attività antropiche che contribuiscono maggiormente al

valore dell’Impronta Ecologica, sono i trasporti e le abitazioni, due settori ad alto

consumo energetico. L’elevato contributo di queste categorie è dovuto, nel primo

caso, alla carenza del settore dei trasporti pubblici, alla scelta di carburanti ad

elevato impatto ambientale ed alla mancanza di adeguati spazi per camminare o

andare in bicicletta e, nel secondo caso, agli elevati consumi domestici per

l’illuminazione, il riscaldamento, etc. Per quanto riguarda le abitazioni, scelte

domestiche quali il riscaldamento autonomo, l’uso di lampadine fluorescenti e di

frigoriferi e lavatrici più efficienti, potrebbero portare ad un minor sfruttamento

del terreno per l’energia. Senza dubbio un cambiamento radicale nelle abitudini

domestiche quotidiane caratterizzato, per esempio, da un utilizzo ridotto degli

elettrodomestici, permetterebbe di diminuire in maniera molto più significativa

questo tipo di impatto sull’ambiente (vedi Box 1).

Il semaforo ecologico della Provincia di Siena indica quindi un fenomeno

abbastanza tipico dei paesi industrializzati, un modello di vita fortemente

dipendente dal consumo di energia e carburanti: non a caso, uno dei principali

problemi ambientali è rappresentato dalla quantità di CO2 emessa dal consumo di

energia e combustibili, richiesti dalla popolazione provinciale. La richiesta di

terreno per l’energia e per le foreste, costituisce infatti il 67% circa dell’Impronta

Ecologica complessiva (Figura 3.5); questa categoria di territorio è caratterizzata

da un sovrasfruttamento del 270% circa e si trova pertanto nella condizione di

semaforo rosso.

Anche il terreno a pascolo, la superficie degradata e la superficie acquatica si

trovano in una situazione di semaforo rosso, in quanto rispettivamente

caratterizzate da un sovrasfruttamento del 40%, del 100% e del 149%. Bisogna

comunque sottolineare che queste categorie contribuiscono solo in minima parte

all’EF totale, 1,3%, 2,6% e 1,1% rispettivamente.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

67

Figura 3.5: Ripartizione percentuale dell’Impronta Ecologica della

Provincia di Siena nelle differenti categorie di terreno ecologicamente

produttivo.

Box 1: Le principali categorie di consumo che generano impatto e determinano quindi il valore

dell’Impronta Ecologica.

Alimenti Il consumo di 1 kg di pane all’anno, comporta un’impronta ecologica di circa 29,7 m2. La stessa quantità di carne bovina comporta invece un’Impronta di più di 300 m2. I vegetali, il cui ciclo di produzione è più breve e meno energivoro, comportano un’impronta di circa 7 m2. Il consumo di un’uovo comporta invece un’Impronta di 2,53 m2 mentre bere un bicchiere di latte all’anno corrisponde a circa 4 m2.

Trasporti L’Impronta Ecologica di una persona che percorre 5 km due volte al giorno, per ogni giorno lavorativo, può essere pari a circa 122 m2 se usa la bicicletta, circa 303 m2 se usa l’autobus e circa 1.530 m2 se usa un’automobile a benzina. Un’ulteriore distinzione può essere fatta in base al combustibile utilizzato: l’utilizzo di veicoli a gasolio determina una riduzione dell’impronta del 2% circa mentre l’utilizzo di veicoli a gpl comporta una notevole riduzione dell’impronta, pari al 25% (1153 m2).Tale valore si abbassa ulteriormente nel caso di veicoli a metano o ad idrogeno. Questo significa che a parità di percorso, l’Impronta Ecologica legata all’uso di auto a benzina è circa 10 volte maggiore di quella della bici, 5 volte più grande di quella di un mezzo pubblico a gasolio e maggiore del 25% circa di quella delle auto a gpl.

Abitazioni Si stima che una casa tipica dello standard americano, di 150 m2 crei un’impronta di 1,5 ha. Ovviamente maggiore è il numero delle persone che abitano quella casa e minore sarà l’impronta pro-capite. Anche l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per il riscaldamento, come ad esempio il geotermico ed il solare (pannelli solari e fotovoltaici), contribuisce ad una notevole diminuzione dell’impronta.

Beni di consumo

Il consumo di un paio di scarpe di cuoio all’anno, crea un’impronta di circa 300 m2 mentre quello di una lavatrice, crea un’impronta di 2.500 m2

circa. Servizi Fare una telefonata, stipulare un’assicurazione ed altre utilizzazioni di

servizi pubblici e privati, sono tutte attività che comportano consumi di energia e materiali e, di conseguenza, la partecipazione all’Impronta Ecologica complessiva. Ad esempio, si stima che la spesa di 50 euro in servizi telefonici comporti un’impronta di circa 200 m2.

Sup. acquatica1%

Foreste 8%

Terreno per l'energia

59%

Pascoli 1%

Sup. degradata 3%

Terreno agricolo

28%

67%

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

68

L’unica categoria di territorio per la quale si può parlare di semaforo verde è il

terreno agricolo, richiesto principalmente per la produzione dei generi alimentari

(figure 3.4 e 3.5) e caratterizzato da un surplus ecologico del 30% circa. Questa

particolare condizione è dovuta essenzialmente all’elevata disponibilità locale di

terreno agricolo ed all’oculato uso che ne è stato fatto durante gli ultimi ottanta

anni. Questa condizione sarà descritta più a fondo nella sezione dedicata all’analisi

storica della Biocapacità locale; comunque sia, possiamo già da ora affermare che il

terreno agricolo rappresenta il terreno sul quale sarà possibile investire nello

sviluppo futuro del sistema territoriale senese tentando, al tempo stesso, di

alleggerire la pressione su quei territori caratterizzati dalla condizione di semaforo

rosso.

Nonostante la positiva situazione ambientale del terreno agricolo, l’analisi

dell’Impronta Ecologica dei consumi alimentari (Figura 3.6), è in grado di fornire

informazioni utili ad un’ulteriore miglioramento di tale situazione.

Appare evidente un picco dovuto al consumo di carne bovina da allevamento,

come è evidenziato dall’elevato valore del terreno agricolo utilizzato per fornire i

mangimi ai bovini. Inoltre possiamo notare il basso valore di Impronta Ecologica

dovuto alla categoria “Patate, frutta e ortaggi”, nonostante il consumo in kg di

questi prodotti sia circa 6 volte maggiore del consumo di carne bovina (ISTAT,

2003). Questo è dovuto alla limitata estensione di terreno che è necessario

utilizzare per far crescere vegetali, rispetto all’area che si dovrebbe utilizzare per

ricavare lo stesso quantitativo in peso allevando animali. Pertanto, una dieta

equilibrata che comprenda carne da pascolo, verdure e frutta, risulta

caratterizzata da un minor uso di Capitale Naturale e quindi, da una minore

Impronta Ecologica (senza contare i benefici per la salute umana), rispetto ad un

regime alimentare basato sul forte consumo di carne da allevamento (polli, conigli,

maiali e bovini da allevamento) ed altri prodotti di origine animale (es. uova). In

questo senso, è quindi fondamentale sensibilizzare i cittadini attraverso

un’adeguata educazione alimentare ed ambientale.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

69

Figura 3.6: Impronta Ecologica dei consumi alimentari, suddivisa per categoria di territorio

ecologicamente produttivo.

3.5 Confronto 1999 – 2003

I risultati dell’Impronta Ecologica e della Biocapacità della Provincia di Siena,

calcolati in questo studio e relativi all’anno 2003, vengono qui messi a confronto

con i risultati relativi al calcolo del 1999 (Tabella 3.8). Si ricorda che per poter

confrontare i suddetti risultati tra loro si è resa necessaria una rielaborazione dei

precedenti valori, riportata nei paragrafi precedenti.

0.00 0.05 0.10 0.15 0.20 0.25 0.30

pane grissini e crackers

biscotti

pasta e riso

pasticceria e dolciumi

ALTRO

Carne bovina

Carne suina

Pollame,conigli e selvaggina

Salumi

ALTRO

Pesce

Latte

Formaggi

Uova

ALTRO

Olio di oliva

ALTRO (burro, etc…)

Frutta

ALTRO

Zucchero

Caffè,tè e cacao

Gelati

ALTRO

Vino

Birra

Acqua minerale

ALTRO

gha/ab.

Terreno per l'energia Terreno agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Sup. acquatica

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

70

Tabella 3.8: I valori relativi alla situazione demografica ed all’EFA

della Provincia di Siena per gli anni 1999 e 2003.

1999* 2003

Popolazione (ab.) 252.972 258.821

Presenze turistiche 3.897.114 4.288.102

Abitanti turisti (ab.) 10.677 11.748

Popolazione equivalente (ab.) 263.649 270.569

Impronta Ecologica (gha) 1.326.412 1.389.868

Biocapacità (gha) 806.750 806.750

Deficit ecologico (gha) -519.663 -583.118

Impronta Ecologica pro-capite (gha/ab.) 5,24 5,37

Biocapacità pro-capite (gha/ab.) 3,06 2,98

Deficit ecologico pro-capite (gha/ab.) -2,18 -2,39

* valori calcolati in base ai fattori di equivalenza e rendimento forniti

dal LPR 2002 ed ai più aggiornati fattori di conversione (Tabella 3.2).

Dalla tabella possiamo notare come, nel periodo considerato, l’Impronta

Ecologica del cittadino medio senese sia aumentata del 2% circa, passando da 5,24

gha/ab. a 5,37 gha/ab., mentre resta pressoché invariato il contributo di ciascuna

categoria di territorio al valore totale dell’Impronta Ecologica, come illustrato in

Tabella 3.9.

Tabella 3.9: Impronta Ecologica per categorie di territorio

dell’abitante medio senese, valori assoluti e composizione

percentuale per gli anni 1999 e 2003.

1999 2003

gha/ab. % gha/ab. %

Terreno agricolo 1,49 28,44 1,51 28,13

Pascoli 0,08 1,43 0,07 1,30

Foreste 0,39 7,52 0,42 7,82

Superficie degradata 0,15 2,94 0,15 2,79

Superficie acquatica 0,06 1,21 0,06 1,12

Terreno per l’energia 3,07 58,46 3,16 58,84

Impronta Ecologica totale 5,24 100 5,37 100

Dai dati sopra riportati, possiamo inoltre vedere come l’aumento, se pur lieve,

dell’Impronta Ecologica media provinciale sia in parte dovuto all’aumento della

richiesta di terreno per l’energia; questo testimonia un trend tipico di tutte le

nazioni industrializzate, contraddistinto da una tendenza all’aumento del consumo

di energia e combustibili.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

71

Passando ai valori assoluti, si riscontra un aumento del 5% circa del valore

totale, dovuto al lieve aumento dell’Impronta Ecologica pro-capite media e ad un

aumento della popolazione provinciale pari al 2% circa. A livello provinciale gioca

inoltre un ruolo importante la presenza dei turisti; in Figura 3.7 viene pertanto

riportato il confronto tra l’Impronta Ecologica, la Biocapacità ed il bilancio

ecologico della Provincia di Siena, con e senza il contributo dei turisti, negli anni

1999 e 2003. Un obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare, attraverso la

metodologia dell’Impronta Ecologica, l’impatto esercitato sul sistema locale cosi

da evidenziare lo stress ulteriore a cui viene sottoposto il territorio in virtù della

presenza di “popolazione fantasma” rappresentata dai turisti.

Per contabilizzare la popolazione di turisti che ogni anno gravita nel territorio

senese sono stati divise le presenze complessive per 365 (giorni in 1 anno). Per

questo calcolo sono stati considerati solo i turisti più propriamente detti, ovvero

quei turisti che, trascorrendo 24 ore o almeno una notte nella zona, risultano dalle

statistiche ufficiali. La frazione dei cosiddetti escursionisti, ovvero di coloro che

visitano le località solo per alcune ore, e di coloro che soggiornano in strutture non

rilevate ufficialmente, non è stata considerata nel calcolo. Purtroppo, pur essendo

consistente nella realtà senese, ad oggi tale informazione non è facilmente

desumibile attraverso le statistiche ufficiali.

Studi precedenti realizzati da questo gruppo di ricerca (si veda il report di Spin-

Eco sul Turismo sostenibile in Val di Merse) hanno mostrato che il turismo che si

pratica nelle zone del senese, e della Val di Merse in particolare, è particolarmente

soft. Infatti, al contrario di quanto riportato fino ad oggi in letteratura, i turisti

che frequentano queste zone non consumano risorse in quantità maggiore rispetto

a quando sono a casa, anzi riducono (in molti casi) la propria Impronta Ecologica,

assestandosi mediamente sul valore locale. Questo risultato è frutto di un’attenta

strategia di gestione della “risorsa turismo” che viene sempre più ad essere

indirizzata verso la sostenibilità.

Nei risultati qui presentati non è stata inserita la componente di Impronta

Ecologica relativa al “viaggio”, ovvero il consumo diretto e indiretto di risorse che

sono necessarie per far arrivare il turista dal luogo di origine al luogo di

destinazione e viceversa. Questa scelta è dovuta al fatto che l’impatto del viaggio

ha delle ripercussioni più globali che locali.

Il risultato ottenuto costituisce pertanto una sottostima del reale impatto del

turismo in termini di appropriazione di territori produttivi, ma comunque una

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

72

1999

-1.000.000

-500.000

-

500.000

1.000.000

1.500.000

EF Bio DE

gh

a

Abitanti Turisti

prima indicazione di quella che è la pressione esercitata da un fenomeno socio-

economico così importante (Figura 3.7).

2003

-1.000.000

-500.000

-

500.000

1.000.000

1.500.000

EF Bio DE

gh

aAbitanti Turisti

Figura 3.7: Impronta Ecologica (EF), Biocapacità (Bio) e Deficit Ecologico (DE) della Provincia

di Siena, con e senza il contributo dei turisti, per gli anni 1999 e 2003.

Dalla figura si può vedere come l’Impronta Ecologica totale della popolazione

equivalente della Provincia di Siena, sia passata da 1.382.396 ettari globali (gha) a

1.453.190 ettari globali. Questo aumento, corrispondente al 5% circa del totale,

deriva sostanzialmente da tre fattori: 1) aumento del “peso specifico” di ciascun

abitante (e/o turista) della Provincia di Siena, dovuto all’aumento dei consumi; 2)

aumento della popolazione residente; 3) aumento delle presenze turistiche annuali

e di conseguenza, della popolazione equivalente.

Dal 1999 ad oggi l’Impronta Ecologica dei turisti è aumentata del 13% circa,

contribuendo così, in maniera sempre maggiore, alla pressione in atto sul territorio

provinciale. Questi numeri testimoniano quindi quale sia l’entità del peso del

turismo in Provincia di Siena, e quanto questo fenomeno possa generare stress sul

sistema locale, richiedendo un surplus di “erogazione di servizi naturali”.

In definitiva, tenendo conto che le piccole variazioni riscontrate tra il calcolo

relativo al 1999 e quello al 2003 possono rientrare nell’intervallo di errore,

possiamo affermare che la situazione ecologica del cittadino medio della Provincia

di Siena è rimasta pressoché invariata. Non è affatto cambiato lo stile di vita degli

abitanti senesi, sempre caratterizzato da un cospicuo utilizzo di energia e di risorse

naturali. Tuttavia, nonostante il caro-vita, per altro comune al resto dei paesi

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

73

industrializzati, l’Impronta Ecologica pro-capite (5,37 gha/ab.) è rimasta stabile sui

valori già espressi nei precedenti report provinciali, ed ancora inferiore al valore

medio italiano (5,94 gha/ab.). Va comunque sottolineato il lieve ma non

trascurabile aumento della richiesta di terreno per l’energia, ovvero, del terreno

necessario ad assorbire le emissioni di CO2 derivanti dal consumo di energia

elettrica e combustibili fossili. Le indicazioni fornite nei precedenti report ed atte

ad indirizzare lo sviluppo del territorio senese verso una maggiore sostenibilità

ambientale, sono state seguite solo parzialmente, lasciando pressoché invariato ed

irrisolto il problema energetico relativo al settore domestico e dei trasporti.

Pertanto, nell’immediato futuro, la gestione di questi due settori da parte della

Pubblica Amministrazione, dovrà essere rivista ed indirizzata verso l’utilizzo di

risorse energetiche rinnovabili, la diminuzione dei consumi ed una forte

incentivazione dei trasporti pubblici.

Il dato sicuramente più rassicurante è quello relativo alla variazione, nel

periodo considerato, della Biocapacità provinciale, rimasta costante e superiore al

valore medio italiano ed a quello di tutte le altre realtà provinciali esaminate. La

disponibilità di terreni biologicamente produttivi è senza dubbio una dei fattori più

importanti per il mantenimento e per lo sviluppo dei sistemi territoriali; è proprio

per questo motivo che si è deciso di dedicare un intero paragrafo di questa

relazione, all’analisi della Biocapacità provinciale negli ultimi settanta anni circa.

3.6 Biocapacità provinciale 1929-2003

Lo studio della Biocapacità è uno degli aspetti più importanti dell’Ecological

Footprint Analysis, capace di valutare la disponibilità locale di risorse. Un’analisi

nel tempo della Biocapacità può fornire valide informazioni sul cambiamento

dell’uso del suolo causato dalle attività antropiche, fornendo quindi informazioni

circa il livello di sostenibilità/insostenibilità delle attività presenti sul territorio

locale.

Nel calcolare la Biocapacità della Provincia di Siena per il periodo 1929-2003

sono stati utilizzati i fattori di equivalenza e di rendimento proposti dal LPR 2002.

La scelta di questi fattori, considerati costanti per l’intero intervallo temporale

analizzato, è stata in parte dovuta alla mancanza di dati storici relativi alla

produttività ed al rendimento nel tempo.

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

74

Mantenendo questi fattori costanti per l’intero periodo considerato si è potuto

però mettere in evidenza la variazione della Biocapacità dovuta ai cambiamenti

nell’uso del suolo ed alla variazione della popolazione provinciale, evitando

distorsioni dei risultati dovute ai cambiamenti tecnologici nel calcolo della

produttività annuale, in relazione alla produttività media globale.

La maggior parte dei dati storici relativi all’uso del suolo derivano da catasti

agrari, annuali forestali e carte dell’uso del suolo (Istituto Centrale di Statistica del

Regno d’Italia, 1936; Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Siena, 1958;

Giorgi, 1966; Tornar, 1976), sebbene i dati relativi alla superficie degradata

derivino da una nostra elaborazione. Data l’assenza di dati relativi alla superficie

degradata per alcuni anni del periodo considerato, seguendo l’esempio di

Wackernagel (Wackernagel et al., 2004a e 2004b), è stato tenuto costante il valore

pro-capite, utilizzando quindi i fattori di crescita della popolazione locale, in modo

da ottenere una stima dei cambiamenti nella superficie degradata. Bisogna

comunque ricordare che questa stima può essere ritenuta accettabile data la

piccola percentuale che questa categoria di territorio occupa nella Biocapacità

complessiva del territorio analizzato. Inoltre, tale elaborazione non mira a stabilire

valori assoluti anno per anno, ma soltanto ad identificare un trend di massima che,

a nostro avviso, rispecchia abbastanza fedelmente l’andamento verificatosi sul

sistema territoriale considerato. In Figura 3.8, viene illustrata la variazione della

Biocapacità nell’intervallo temporale considerato, espressa in ettari globali (gha).

Figura 3.8: Biocapacità totale della Provincia di Siena, espressa in gha, per il periodo 1929

2002.

-

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

700.000

800.000

900.000

1929 1950 1962 1972 1985 2003

gh

a

Terreno agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Sup. acquatica

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

75

Risulta evidente la corrispondenza tra la variazione della Biocapacità

provinciale e la variazione della disponibilità di territorio agricolo, a testimonianza

della vocazione agricola del territorio locale e dell’elevata produttività del terreno

agricolo.

In particolar modo tra il 1929 ed il 1962 viene evidenziato un aumento del 7%

circa della Biocapacità locale, dovuto principalmente all’aumento della

disponibilità di terreni agricoli e, solo in piccola parte, all’aumento della superficie

degradata. Questa variazione della Biocapacità del terreno agricolo deriva da una

brusca riduzione dei territori a pascolo (-40%), che raggiungono negli anni sessanta

il loro minimo storico e da una situazione pressoché invariata per le foreste (-

2,2%). Questa tendenza trova conferma nella dinamica demografica della Provincia

di Siena (Guida-annuario senese “Il Mangia”; Brugi et al., 1994, ISTAT). Nel periodo

compreso tra il 1929 ed il 1962, il miglioramento delle tecniche agricole e

l’aumento delle risorse a disposizione, determinano infatti l’aumento della

popolazione provinciale e la variazione della condizione sociale. In questo periodo

si raggiunge il valore massimo della popolazione residente, 277.437 unità (1951),

composta principalmente da mezzadri.

A partire dal 1962, si osserva invece un’inversione di tendenza che porta ad una

riduzione del 5,8% circa, della Biocapacità provinciale. Questo è dovuto

principalmente alla sostituzione del territorio agricolo (-17%) con il pascolo (+63%)

e con il territorio forestale (+26%).

La diminuzione del terreno agricolo e quindi della Biocapacità totale, è dovuta

al lento ma progressivo declino del settore agricolo. Durante la seconda guerra

mondiale inoltre, l’elevato utilizzo di legname aveva determinato un notevole

disboscamento, responsabile dell’erosione dei versanti e, in secondo luogo, di

problemi fluviali e costieri. In quel periodo si innesca quindi una manovra di

rimboschimento da parte dell’uomo, atta a contrastare i problemi fluviali e

costieri, che porta il territorio forestale al suo massimo sviluppo nel 2003. In

questo periodo si osserva infine una brusca riduzione della superficie acquatica,

composta principalmente da aree paludose e lacustri sulle quali vengono promosse

numerose opere di bonifica, volte al recupero e al riutilizzo dei territori, per far

fronte alla crescente richiesta di territorio da parte di una popolazione in costante

aumento. Come conseguenza, la superficie degradata subisce un costante aumento

fino ad arrivare alla situazione odierna. Va comunque ricordato che il contributo

alla Biocapacità locale di queste due categorie di territorio, assieme a quello dei

pascoli, è estremamente secondario se confrontato con quello delle foreste e del

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

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terreno agricolo; ciò è dovuto alla bassa bioproduttività dei pascoli e della

superficie acquatica ed alla bassa estensione della superficie degradata. Per

fornire i risultati in maggior dettaglio, in Figura 3.9 vengono riportati i valori pro-

capite.

Figura 3.9: Biocapacità pro-capite 1929-2003 della Provincia di Siena, espressa in gha/ab.

Tra il 1929 ed il 2003 si osserva un andamento pressoché costante della

Biocapacità pro-capite (-2,4%), come conseguenza di un trend parallelo nei valori

della Biocapacità totale e della popolazione provinciale. Nel periodo compreso tra

il 1929 ed il 1962, si ha infatti un aumento della popolazione (+2,8%) bilanciato

dall’aumento della Biocapacità provinciale (+6,8%) mentre, tra il 1962 ed il 2003, si

riscontra invece una diminuzione dei territori disponibili (-5,8%) bilanciata a sua

volta da una diminuzione della popolazione provinciale (-4,2%).

Questi valori assumono una maggior rilevanza se confrontati con la variazione

della Biocapacità media mondiale, per la quale si passa da poco più di 3,5 gha/ab.

disponibili nel 1960, a circa 1,90 gha/ab. (LPR 2002), con una variazione pari a -

45,7%.

In conclusione, l’analisi temporale consente di trarre alcune importanti

informazioni sulla gestione del suolo a livello provinciale e su come tale gestione

influenzi la Biocapacità, ovvero, la capacità della Natura di offrire beni e servizi

utili all’uomo.

Dal 1929 ad oggi, l’uso oculato del territorio provinciale ed uno sviluppo

bilanciato del settore socio-economico, hanno permesso di mantenere significativo

-

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

3,00

3,50

1929 1950 1962 1972 1985 2003

gh

a/ab

.

Terreno agricolo Pascoli Foreste Sup. degradata Sup. acquatica

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Impronta Ecologica

SPIN-ECO

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l’apporto del settore agricolo pur favorendo lo sviluppo del settore terziario, in

particolar modo commercio e turismo.

Nel 2003 i territori naturali e semi-naturali (agricolo, foreste e pascolo)

costituiscono di fatto quasi il 98% della Biocapacità locale mentre, la superficie

degradata costituisce poco più del 2%. Questa situazione non si discosta molto da

quella del 1929 quando, i territori naturali contribuivano alla Biocapacità totale

per circa il 99,3% e la superficie degradata per lo 0,4% circa.

Data la sua capacità di integrare ed approfondire i risultati forniti dall’analisi

snapshoot, riteniamo che l’approccio time series alla Biocapacità proposto in

questo studio, costituisca un buon punto di partenza nell’analisi della gestione del

Capitale Naturale e, della conservazione della capacità di fornire risorse e servizi

di un qualsiasi sistema territoriale. Tale strumento risulta inoltre fondamentale per

monitorare l’uso del suolo del sistema territoriale senese, confermando ancora una

volta l’importanza del territorio agricolo e la necessità di puntare proprio su questa

categoria di territorio, per uno sviluppo futuro che sia mirato all’alleggerimento

della pressione in atto su tutte le altre categorie di territorio (figure 3.3 e 3.4) ed

al raggiungimento della sostenibilità ambientale.

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Indicatori Comuni Europei

SPIN-ECO

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4 Indicatori Comuni Europei (ICE)

Il progetto di definizione di Indicatori Comuni Europei di sviluppo sostenibile (ICE)

è un'iniziativa indirizzata al monitoraggio della sostenibilità a livello locale, portato

avanti da un gruppo di esperti e di rappresentanti di comunità locali europei.

L'idea progettuale, realizzata grazie ad un partenariato di diverse organizzazioni

ed autorità locali, è un'iniziativa congiunta della Commissione europea (DG

Ambiente), dell'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) e del gruppo di esperti

sull'ambiente urbano creato nel 1991 dalla stessa Commissione Europea.

Tali soggetti hanno intrapreso un lavoro finalizzato ad una migliore comprensione

della sostenibilità nelle comunità locali ed alla produzione di dati confrontabili tra

loro. Obiettivo di tale lavoro è stato quello di stimolare gli enti locali europei ad

utilizzare, come base di riferimento complementare agli indicatori nazionali o locali,

i 10 ICE (Indicatori Comuni Europei): strumenti di misurazione dei progressi

nell'ambito dello sviluppo sostenibile locale.

Utilizzati in combinazione con altri indicatori ed altri metodi di valutazione, gli

indicatori comuni europei, possono contribuire a una strategia di monitoraggio sia

unitaria che a livello locale o regionale.

La Provincia di Siena ha aderito a questo progetto solo per alcuni di essi, come:

1. Indicatore n° 2 – Contributo locale al cambiamento climatico globale

2. Indicatore n° 3 – Mobilità locale e trasporto passeggeri

3. Indicatore n° 4 – Accessibilità delle aree di verde pubblico e dei servizi locali

4. Indicatore n° 5 – Qualità dell’aria locale

5. Indicatore n° 7 – Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese

locali

6. Indicatore n° 8 – Inquinamento acustico

7. Indicatore n° 9 – Uso sostenibile del territorio

Non è stato semplicissimo arrivare a capo di tutti gli indicatori anzi, per motivi

logistici e di carenza di dati statistici a livello provinciale, per il momento ci siamo

limitati al calcolo di solo 3 di questi: il numero 2, 5 e il 7, rimandando il calcolo degli

altri ad una fase successiva che prevede prima di tutto il raccoglimento e recupero

dati attraverso un questionario da sottoporre ad un rilevante campione di famiglie.

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Indicatori Comuni Europei

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4.1 Indicatore n° 2 – Contributo locale al cambiamento climatico globale

La lotta contro il cambiamento climatico ha condotto all’adozione di obiettivi

approvati al vertice della Terra a Rio nel 1992 sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Questa convenzione è stata seguita da un protocollo firmato a Kyoto nel 1997 che

comporta - una volta ratificato - impegni più precisi e vincolanti per i paesi

industrializzati.

L’Unione Europea si è impegnata inizialmente a stabilizzare nel 2000 le sue

emissioni di CO2 a livello di quelle del 1990 e successivamente a ridurre globalmente

le sue emissioni di gas serra nel periodo 2008-2012 dell’8% rispetto ai livelli del 1990,

ossia una riduzione di 346 milioni di tonnellate di CO2.

Punto di partenza per il calcolo delle emissioni di CO2 per vettore, o fonte, è

l’analisi del consumo dei combustibili fossili (cioè i vettori energetici) per i differenti

settori di impiego; oltre a questi, vanno considerate le emissioni non energetiche, e

quindi l’emissione dal settore zootecnico (CH4) ed agricolo (CO2, N2O), dalla

produzione di rifiuti (CH4, N2O) e dalla distribuzione di gas metano (CH4).

Come procedura di calcolo abbiamo deciso di calcolare questo indicatore solo

secondo il criterio geografico andando ad analizzare il periodo 1990-2003; il 1990 in

quanto è l’anno rispetto al quale bisogna calcolare la variazione di emissione di CO2

mentre il 2003, per rimanere coerenti e attinenti con l’aggiornamento del progetto

SPIn-Eco.

Il Bilancio per vettori secondo il criterio geografico

Vettore energetico – i combustibili fossili

Il Bilancio che deriva da questo tipo di vettore ha trovato serie difficoltà solo

quando si è trattato di analizzare il consumo di gas metano relativo all’anno 1990, in

quanto la distribuzione di questo combustibile, nella Provincia, è gestita da ben tre

società diverse e solamente una, la Valdichiana S.p.A., è stata in grado di fornirci i

dati statistici relativi a tale anno, e in base a questi, per non lasciare incompiuto

questo vettore, abbiamo approssimato il valore fornitoci a tutta la Provincia.

Nella tabella 4.1, in maniera molto sintetica, sono stati riportati i valori all’anno

1990 e quelli al 2003, anno per il quale è stato anche aggiornato il Progetto SPIn-Eco,

dei vari consumi di combustibili fossili all’interno della Provincia.

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Tabella 4.1 - Consumi annuali in t/anno dei principali combustibili fossili liquidi e gassosi in

Provincia di Siena (Fonte: Bollettino Petrolifero Nazionale – Vendite provinciali)

Benzina Gasolio GasolioRiscaldamento

GasolioAgricolo

OlioCombustibile GPL Metano (m3)

1990 81.385 75.794 24.513 14.833 15.414 10.404 46.978.205

2003 85.380 108.806 11.235 12.629 2.363 21.205 167.947.060

I dati mostrano come per alcune voci, in particolare per il gasolio da

riscaldamento (-54,2%) e per l’olio combustibile (-84,7%), vi sia stata nel corso di

questi 13 anni una notevole riduzione a fronte però di un aumento considerevole

nelle vendite del metano (più 257,5% rispetto al 1990), ciò è sicuramente da

addebitarsi ad una progressiva metanizzazione del territorio provinciale sia a livello

civile che industriale.

Per quanto riguarda i valori e le variazioni, relative al periodo considerato, degli

altri combustibili fossili, queste non sono rilevanti. Comunque si può affermare che

c’è stato un aumento di circa il 44% per il Gasolio da auto-trazione che insieme alla

variazione positiva riscontrata nella voce “benzina”, fa pensare come non vi sia stato

né un calo nell’uso delle auto né addirittura un calo nelle vendite di automobili, ma

un avvicinamento delle scelte del consumatore verso canoni di autovetture dal

motore più efficiente e che emettono dal 10 al 15% di biossido di carbonio (CO2) in

meno rispetto ai motori dello stesso tipo alimentati a benzina.

Come annunciato all’inizio, le vere difficoltà si sono riscontrate nella valutazione

della domanda di gas metano (CH4) relativa al 1990; qui di seguito (tabella 4.2), in

breve, verranno riportati i passaggi da noi eseguiti, per ottenere il valore del

consumo finale provinciale:

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Tabella 4.2 – m3 di gas metano consumati nel 1990 dai Comuni

della Provincia di Siena (Cetona, Chiusi, Chianciano,

Montepulciano, Pienza, S. Casciano Bagni, Sarteano e Torrita di

Siena) gestiti da Valdichiana S.p.A.

USO DOMESTICO/CIVILECOTTURA CIBI 108.889COTTURA CIBI +SCAL. 20.039PROMISCUO 5.037.026RISCAL.NTO CENTR.TO 577.297TOTALE 5.743.251

USO INDUSTRIALE/TERZIARIORISCAL.NTO COMMERC 465.475ENTI PUBBLICI 447.782TECNOLOGICO 319.094ALBERGHI RISTORANTI 1.427.929TOTALE 2.660.280

Per ottenere il valore finale relativo all’anno 1990, sono stati necessari vari

passaggi e varie fonti da cui prendere spunti e dati (dati statistici rilasciati dalla

Società Valdichiana S.p.A., dati e percentuali fornite da Snam e dati censuari ISTAT).

Per quanto riguarda la domanda di gas metano per uso civile, abbiamo stimato il

consumo pro capite per la Valdichiana che è pari a 116,8 m3, questo ha portato a

stimare un consumo di gas per uso civile per l’intera Provincia pari a 29.276.708,9

m3. Per quanto riguarda invece la domanda di gas metano per uso industriale e per

autotrazione abbiamo utilizzato le percentuali fornite da Snam all’interno della

relazione “La distribuzione di gas naturale nelle regioni italiane al 31 Dicembre 1997”

per cui risulta che circa il 60% (16.780.354,7 m3) del totale è da attribuire al settore

industriale/terziario mentre solo un 2% (921.141,3 m3) serve per soddisfare la

domanda provinciale di gas per autotrazione, quindi abbiamo stimato un consumo

provinciale finale pari a 46.978.204,9 m3.

I fattori di emissione della CO2 da combustione per i combustibili fossili liquidi e

gassosi sono stati desunti dal database dell’IPCC (IPCC-EFDB) in t (CO2)/GJ e sulla

base di un fattore di equivalenza di 41,87 GJ/tep e sono riportati in tabella 4.3.

Tabella 4.3 – Fattori di emissione di CO2 dalla combustione dei principali vettori energetici

fossili in Kg/Kg (Fonte: IPCC)

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Moltiplicando i volumi di consumo della tabella 4.1 per i relativi fattori di

emissione della CO2 della tabella sovrastante (tabella 4.3), si ottengono infine i

volumi di CO2 emessi del periodo considerato per tipologia di combustibile, riportati

nella tabella 4.4 che segue:

Tabella 4.4 – Emissione complessiva di CO2 in t/anno dai combustibili liquidi e gassosi in Provincia di Siena.

Benzina Gasolio Gasolio

RiscaldamentoGasolio Agricolo

OlioCombustibile

GPL Metano Totale

1990 258.804 237.993 77.461 46.576 49.325 30.172 90.198.153 90.898.484

2003 271.508 341.651 35.503 39.655 7.562 61.495 322.458.355 323.215.728

% 90/03 4,9 43,6 -54,2 -14,9 -84,7 103,8 257,5 255,6

Come si nota dalla tabella 4.4, la dinamica delle emissioni dovute al consumo (in

parte reale e in parte stimato) di combustibili fossili ha subito nel corso di questi 13

anni un aumento di più del 200% a causa essenzialmente dell’elevato ampliamento

della domanda di gas naturale da parte della comunità senese. Accanto al metano,

tra i combustibili fossili che contribuiscono all’aumento dei gas serra in Provincia di

Siena, c’è da considerare anche il contributo dato dall’utilizzo del GPL, poco più che

raddoppiato in questi ultimi 13 anni, seguito dal gasolio per autotrazione con un

aumento del 43,6% e il lieve contributo dato dalla benzina con una domanda al 2003

maggiore solo del 4,6% rispetto a quella del 1990. Un contributo negativo è dato dalla

netta riduzione nell’utilizzo degli oli combustibili (-84,7%), del gasolio per

riscaldamento (-54,2%) e in piccola parte anche del gasolio usato in agricoltura (-

14,9%).

Vettore non energetico – agricolo e zootecnico

L’agricoltura e la zootecnia hanno un profondo legame con l’ambiente in cui si

svolgono, e le relazioni che si sono instaurate nel tempo sono tanto complesse da

aver modificato e connotato il paesaggio in modo determinante.

L’agricoltura, oltre ad essere considerata tra le attività maggiormente

responsabili dell’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, dei forti

impatti sui suoli coltivati (erosione, inquinamento ed acidificazione), è ormai da

tempo classificata tra le attività ad alto contributo per l’aumento dell’effetto serra.

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Accanto all’agricoltura, non può mancare la “sorella” zootecnia che, attraverso

l’ammoniaca prodotta dai reflui, contribuisce all’acidificazione delle piogge ed il

metano prodotto dai reflui contribuisce all’effetto serra.

I fattori di emissione medi unitari di metano per il settore zootecnico sono stati

ricavati dalla IPCC-EFDB, facendo riferimento alle condizioni medie dei Paesi

sviluppati in clima temperato. L’emissione unitaria (per capo e per anno) di metano

per fermentazione enterica va da un minimo di 1.5 Kg·capo-1·anno-1 per i suini, ad un

massimo di 100 Kg·capo-1·anno-1 per le vacche da latte; per contro l’emissione dovuta

alla gestione del letame e dei liquami va da meno di 1 Kg·capo-1·anno-1 per ovini e

pollame, a 44 Kg·capo-1·anno-1 per le vacche da latte. I valori dei fattori di emissione

sono riportati nella tabella 4.5.

Tabella 4.5 – Fattori di emissione di CH4 in Kg capo-1

anno-1 (Fonte: IPCC)

Per il dati relativi al numero di capi presenti nella Provincia di Siena abbiamo

utilizzato dati all’interno del 4° e 5° Censimento Generale dell’Agricoltura redatto

dall’ISTAT, quindi ci siamo riferiti alla decade 1990-2000, invece che 2003 come per

il vettore energetico, e li abbiamo riportati nella tabella che segue (tabella 4.6).

Tabella 4.6 – Consistenza numerica degli allevamenti in Provincia di Siena.

Fonte: dati Istat, 4° e 5° Censimento Generale dell’Agricoltura.

Censimento bovini ovini caprini equini suini avicoli

1990 22.584 143.005 3.806 2.400 86.030 578.178

2000 13.908 128.166 1.474 2.354 24.005 495.779

% 90/00 -38,4 -10,4 -61,3 -1,9 -72,1 -14,3

Dalla tabella 4.6 si nota come per tutti i tipi di allevamenti vi sia stato un forte

ridimensionamento: i suini sono passati da un numero di quasi 90.000 capi nel 1990 a

nemmeno 25.000 solo dieci anni (-72,1%), seguiti dai caprini con un -61,3% e dai

bovini con circa il 40% in meno rispetto al 1990. Per gli avicoli e gli ovini la

diminuzione non ha raggiunto il 15% e solo un 2% in meno rispetto al censimento

precedente per l’allevamento degli equini.

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Per ottenere le quantità totali di metano e di CO2 equivalente prodotte da questo

settore, nella tabella 4.7 è stato riportato il valore ottenuto dal prodotto dei fattori

unitari di emissione di tabella 4.3 con i dati censuari, da cui possiamo notare come,

proprio grazie a questo drastico ridimensionamento del patrimonio zootecnico

provinciale, si assiste, da parte di questo settore, ad un contributo negativo

all’effetto serra, passano dagli oltre 220 milioni di tonnellate di CO2 equivalente

prodotta nel 1990 a nemmeno 134 milioni nel 2000, con una diminuzione di circa il

40%.

Tabella 4.7 – Emissioni di metano (CH4) e di CO2 equivalente in t/anno dagli allevamenti in Provincia di

Siena.

Censimento bovini ovini caprini equini suini avicoli Tot kg CH4 ton CO2 eq.

1990 2.393.904 1.186.942 31.590 48.240 989.345 69.381 4.719.402 224.690.713

2000 1.474.248 1.063.778 12.234 47.315 276.058 59.493 2.933.126 139.646.147

% 90/00 -38,4 -10,4 -61,3 -1,9 -72,1 -14,3 -37,8 -37,8

Anche per il calcolo del protossido di azoto (N2O) prodotto dalla lavorazione dei

terreni agricoli, ci siamo serviti del fattore di emissione, desunto dall’IPCC-EFDB ed è

riportato in tabella 4.8, adatto alle pratiche colturali, ai terreni ed al clima

temperato dei nostri territori.

Tabella 4.8 - Fattore di

emissione di protossido d’azoto

(N2O) in kg ha-1

anno-1(da IPCC).

Come per i dati relativi al numero di capi allevati in Provincia di Siena, così anche

per la SAU (vedi tabella 4.9) ci siamo serviti dei due censimenti dell’agricoltura; nel

corso del decennio nella Provincia di Siena si è assistito ad una perdita di circa 10.000

ettari di superficie agricola, circa 1000 ettari all’anno, con un contributo all’effetto

serra, nel 2000, di nemmeno 3.000.000 t/anno di CO2 equivalente rispetto alle oltre

3.100.000 t/anno nel 1990, con una diminuzione del 5,4%.

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Tabella 4.9 – Superficie agricola utilizzata in ha ed emissioni di

protossido d’azoto (N2O) e di CO2 equivalente in t/anno dai

terreni agrari.

Censimento SAU (ha) Kg N2O ton CO2 eq.

1990 195.445,51 977.227,6 302.940,5

2000 184.800,25 924.001,3 286.440,4

% 90/00 -5,4 -5,4 -5,4

Un ulteriore settore che dovrebbe essere analizzato e tenuto ben presente

durante il calcolo di questo indicatore è quello relativo alla gestione dei rifiuti i quali

comportano emissioni di gas serra di entità diversa in funzione della tipologia di

rifiuto, dei processi di trasformazione del rifiuto e delle tecnologie adottate.

Nel nostro caso, non ci è stata possibile un’analisi di questo tipo dato che nessun

ente pubblico né privato che gestisce questo campo ci ha saputo fornire i dati relativi

ai rifiuti presenti nelle discariche nel 1990.

Di conseguenza l’indicatore n°2 “Contributo locale al cambiamento climatico

globale” si conclude a questo punto con il seguente bilancio complessivo.

Bilancio complessivo

Il bilancio delle emissioni totali di CO2 nella Provincia di Siena, calcolato sulla

base del principio geografico, risulta essere la somma di tutti i bilanci parziali dei

vari settori espressi nella tabella 4.10 che segue:

Tabella 4.10 – Emissioni complessive di CO2 equivalente (t/anno) per

vettori in Provincia di Siena.

Vettore/Anno 1990 2003 % 90/03

Benzina 258.804 271.508 4,9

Gasolio 237.993 341.651 43,6

Gasolio Riscaldamento 77.461 35.503 -54,2

Gasolio Agricolo 46.576 39.655 -14,9

Olio Combustibile 49.325 7.562 -84,7

GPL 30.172 61.495 103,8

Metano 90.198 322.458 257,5

Allevamento 108.546 67.462 -37,8

Terreni 302.941 286.440 -5,4

EMISSIONI TOTALI 1.202.015 1.433.734 19,3

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86

Dalla tabella si evince come in questi tredici anni la Provincia di Siena non abbia

dato un grosso contributo alla riduzione del bilancio dei gas serra globale, anzi

durante questo periodo, ha prodotto circa il 20% in più di tonnellate di CO2 prodotte

nel 1990, a causa soprattutto dell’aumento nella domanda di metano. Molto

probabilmente la cifra che ne è risultata, non è del tutto reale dato che manca

l’apporto del settore dei rifiuti e che forse, come già spiegato all’inizio, i dati

relativi alla domanda di metano per l’anno 1990 non rispecchia sicuramente la

realtà.

Provincia di Siena

Emissioni totali di CO2 eq. (criterio geografico)

0

50000

100000

150000

200000

250000

300000

350000

400000

Benzin

a

Gasoli

o

Gasoli

o Risc

Gasoli

o Agric

olo

Olio C

ombu

stGPL

Metano

Alleva

mento

Terren

i

ton

/an

no

CO

2 eq

.

19902003

Figura 4.1 – Emissioni annuali in t di CO2 equivalente in Provincia di Siena, calcolate secondo

il criterio geografico.

La figura 4.1 ci mostra quali siano i vettori che in Provincia di Siena

contribuiscono maggiormente all’aumento dell’effetto serra. All’interno del vettore

energetico, le voci che producono un aumento della CO2 maggiore rispetto alle altre

sono il gasolio per autotrazione, seguito dal metano e dalla benzina; mentre

all’interno del vettore non energetico, la voce che predomina sulle altre è la

produzione di di tonnellate di CO2 eq. da parte dei terreni agricoli. Invece per quanto

riguarda il fattore che, nell’arco di tempo considerato, ha contribuito ad un

abbassamento del bilancio globale, è stata la diminuzione nell’utilizzo dell’olio

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87

combustibile seguita da quella del gasolio per riscaldamento. La ripartizione

percentuale fra i principali vettori è mostrata nella seguente figura 4.2.

Provincia di Siena, 1990 - Emissioni di CO2 eq.

(crit. geografico )

Benzina22%

Gasolio20%

Gasolio Risc6%

non energetico33%

Olio Combust4% Gasolio Agricolo

4%GPL3%

Metano8%

Provincia di Siena, 2003 - Emissioni di CO2 eq.

(crit. geografico )

Benzina19%

Gasolio24%Metano

22%

non energetico25%

GPL4% Olio Combust

1%

Gasolio Agricolo3% Gasolio Risc

2%

Figura 4.2 – Ripartizione delle emissioni annuali di CO2 equivalente a Siena, calcolate per vettori

secondo il criterio geografico

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88

La figura 4.2 ci mostra chiaramente il peso percentuale dei vari vettori nei due

anni presi sotto analisi. L’aspetto più evidente dal confronto dei due grafici è quello

relativo l’acquisto di peso delle emissioni derivanti dalla combustione di gas metano

che è passato da un 8% nel 1990 ad un 22% nel 2003; variazioni così eclatanti non si

assistono per nessun altra sorgente di CO2 ma per tutte si ha una diminuzione o una

crescita che varia tra 1 e 4 punti percentuali, ad eccezione del vettore non

energetico con un -8% dal 1990 al 2003.

Emissioni pro capite

Il calcolo delle emissioni pro capite toglie dal bilancio l’influenza dei processi di

incremento o decremento della popolazione ed inoltre consente di operare confronti

tra realtà territoriali diverse.

Tabella 4.11 – Provincia di Siena. Emissioni pro capite di CO2 equivalente

(ton/anno) secondo il criterio geografico

Anno Popolazione

residenteEmissioni

totali Emissioni pro capite

crit. geografico

1990 250.740 1.202.015 5

2003 258.821 1.433.734 6

% 90/03 3,2 19,3 15,6

Nell’arco dei tredici anni presi in considerazione (1990-2003) la popolazione in

Provincia di Siena ha subito un leggero incremento (+3,2%), passando dai 250.740

abitanti nel 1990 ai 258.821 del 2003. Dato che le emissioni totali, nell’arco di tempo

considerato, avevano subito un aumento del 19,3%, così anche le emissioni pro capite

sono andate ad aumentare, ma con la differenza, in 13 anni, di solo 1 t/anno di CO2 e

con una variazione più lenta rispetto a quelle totali, pari al 15,6%.

Il Bilancio fino a qui proposto va considerato, purtroppo, un bilancio di massa in

quanto per alcuni vettori, energetici e non, non è stato possibile reperire i dati

relativi al 1990 e di conseguenza fare confronti con quelli, invece a nostra

disposizione, relativi al 2003.

All’interno del vettore energetico si può notare come sia assente la voce relativa

al consumo di energia elettrica. La Provincia di Siena ormai da anni sfrutta la

presenza di calore geotermico per soddisfare la domanda provinciale di energia

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89

elettrica che al 2003 era pari a 1.226,80 GWh, di cui 1.150 GWh (c.a il 90% della

domanda complessiva) provenienti appunto da questa fonte rinnovabile, con un

apporto di emissioni di CO2 molto minore che se fosse tutta di origine non

rinnovabile, in quanto il fattore di emissione di CO2 relativo alla produzione di

energia elettrica da termoelettrico è pari a 0,58 t/anno di CO2 contro lo 0,43 t/anno

di CO2 da calore geotermico. Accanto alla produzione di elettricità da calore

geotermico, nel 2003 in Provincia di Siena, e più precisamente nel Comune di

Poggibonsi, è stato inaugurato un impianto di termovalorizzazione che ha prodotto,

attraverso la combustione dei rifiuti, circa 6 MWh già nel 2003.

Mentre, per quanto riguarda il vettore non energetico, questo bilancio gas serra

manca della stima delle emissioni di CO2 prodotte da rifiuti. Il motivo è lo stesso

dell’energia elettrica; nessun ufficio o ente provinciale ci ha saputo fornire i dati

relativi al numero delle discariche e al volume dei rifiuti presenti nella Provincia nel

1990, ma solo quelli relativi al 2003 che prevedono la presenza di solo 2 discariche,

quella di Torre a Castello con un volume di RSU pari a 39.764,43 tonnellate e Le

Macchiaie con 55.647,45 tonnellate di RSU.

Per concludere possiamo comunque affermare che, a prescindere dai risultati

forniti dai vari indicatori, la riduzione delle emissioni climalteranti richiede un

impegno congiunto di pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini che agiscono a

livello locale per cercare di ridurre il loro carico di CO2 all’interno del bilancio

globale, coscienti del fatto che perseguire e continuare ad abbracciare la teoria della

crescita economica condurrà ad un'autentica catastrofe ambientale, con la perdita di

un milione di specie animali e vegetali da qui al 2050, se il cambiamento climatico,

generato dall'effetto serra, dovesse proseguire ai ritmi attuali2.

4.2 Indicatore n. 3 – Mobilità locale e trasporto

Questo indicatore intende valutare il numero di spostamenti giornalieri effettuati

dai residenti all’interno dell’area di pertinenza dell’autorità locale e il tempo

2 “Extinction risk from climate change” di Chris D. Thomas, Alison Cameron, Rhys E. Green, Michel Bakkenes, Linda J. Beaumont, Yvonne C. Collingham, Barend F. N. Erasmus, Marinez Ferreira de Siqueira, Alan Grainger, Lee Hannah, Lesley Hughes, Brian Huntley, Albert S. van Jaarsveld, Guy F. Midgley, Lera Miles, Miguel A. Ortega-Huerta, A. Townsend Peterson, Oliver L. Phillips and Stephen E. Williams, in Nature 427, 145-148

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90

impiegato pro capite per motivo e per modo di trasporto utilizzato; inoltre misura la

distanza totale media pro capite percorsa quotidianamente per tipo di spostamento e

per modo di trasporto.

In Europa si riconosce la necessità di ridurre la domanda di mobilità e in

particolare di quella motorizzata individuale e di favorire modi di trasporto “leggeri”

e alternativi (come il trasporto collettivo, e ove possibile, la bicicletta),

specialmente nel contesto urbano, anche con l’obiettivo di ridurre la dipendenza

dall’automobile.

Per la rilevazione dei dati, la scheda metodologica, prevede di effettuare un

sondaggio tramite questionario su un campione rappresentativo della popolazione

residente di età superiore ai 16 anni, gestito con interviste personali (o telefoniche).

A tale scopo, è necessario definire in accordo con l’Amministrazione Provinciale

di Siena le procedure per l’identificazione di un campione rappresentativo di

famiglie, distribuite proporzionalmente all’interno dei 36 Comuni.

Il questionario dovrà quantificare il numero di spostamenti giornalieri effettuati

da ogni intervistato, indicando il motivo di ogni spostamento (studio, lavoro, svago e

ricreazione, relazioni sociali, acquisti ed altre ragioni di carattere privato, viaggio di

ritorno), la relativa modalità di trasporto (a piedi, bicicletta, motociclo o

ciclomotore, autovettura privata, taxi, mezzo di trasporto pubblico collettivo,

modalità combinata “park & ride”), il tempo impiegato per ogni spostamento e i km

percorsi. A coloro che utilizzano "l’autovettura privata”, sarà rivolta una domanda,

particolarmente utile per scopi di carattere locale, relativa alla tipologia di

parcheggio utilizzata (parcheggio privato, parcheggio pubblico a pagamento,

parcheggio gratuito), al numero di passeggeri presenti nell’auto durante lo

spostamento (il solo conducente, il conducente ed un passeggero, il conducente e più

di un passeggero) e al motivo per cui è stata scelta l’auto rispetto alle altre modalità

di spostamento (maggiore velocità, maggiore comfort, costi inferiori, assenza di

alternative, condizioni climatiche avverse, altro).

4.3 Indicatore n. 4 – Accessibilità delle aree verdi pubbliche e dei servizi locali

Questo quarto indicatore intende valutare la percentuale dei residenti che vive in

prossimità di spazi ricreativi accessibili al pubblico e di altri servizi di base. Per

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91

definire l’accessibilità, l’Agenzia Ambientale Europea, la DG Politica Regionale ed

ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) utilizzano il concetto di “ad un quarto d’ora di

cammino”: si può ragionevolmente assumere che ciò corrisponda a circa 500 metri a

piedi per una persona anziana, che a loro volta equivalgono a 300 metri in linea

d’aria.

La scheda metodologica definisce in dettaglio cosa si intende per aree verdi e

servizi.

Per aree verdi si intendono:

• parchi pubblici, giardini o spazi aperti ad esclusivo uso ciclabile e pedonale,

eccetto isole verdi o divisori per il traffico, cimiteri, ...;

• attrezzature per sport all’aria aperta, accessibili al pubblico gratuitamente;

• aree private (aree agricole, parchi privati) accessibili al pubblico

gratuitamente.

Per servizi di base si intendono:

• servizi sanitari pubblici di base (medico generico, ospedali, pronto soccorso,

consultori familiari o altri centri pubblici erogatori di servizi medici, quali attività

diagnostica o visite specialistiche);

• linee di trasporto collettivo che, almeno per parte di una normale giornata

lavorativa, hanno una frequenza minima (inferiore alla mezz’ora);

• scuole pubbliche (scuole con frequenza obbligatoria);

• negozi alimentari;

• strutture o servizi per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani (inclusi i cassonetti

per il riciclaggio).

Per la rilevazione dei dati, come suggerito dalla scheda metodologica, si doveva

determinare la distribuzione degli stessi (residenti, aree ricreative, servizi, per

categoria) mediante un Sistema Informativo Geografico (GIS). Una volta posizionate

le varie aree sul GIS, si individuano mediante procedura informatica (buffering)

quelle situate in un raggio di 300 metri dai confini stessi.

L’elaborazione di questo indicatore, è molto complessa per una realtà di vaste

dimensioni come la provincia di Siena e rende necessario rilevare in accordo con gli

enti locali e l’amministrazione provinciale l’effettiva disponibilità di mappe GIS.

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92

4.4 Indicatore n. 5 - Qualità dell’aria locale

L’Indicatore Comune Europeo n. 5 intende quantificare il numero di superamenti

dei valori limite di determinati inquinanti atmosferici e verificare l’esistenza e il

livello di attuazione del piano di risanamento/gestione della qualità dell’aria.

Come indicato nella Direttiva Quadro Europea sulla Qualità dell’Aria Locale

(96/62/CE), le “direttive figlie” definiscono dei valori limite da rispettare allo scopo

di “evitare, prevenire o ridurre ripercussioni negative sulla salute umana e

sull’ambiente nel suo complesso”. Con la prima direttiva figlia, 1999/30/CE, sono

stati definiti i valori limite per la concentrazione in aria di biossido di zolfo (SO2),

ossidi di azoto (NOX), biossido di azoto (NO2), particolato (PM10) e piombo (Pb). Con

la direttiva 2000/69/CE sono stati definiti i valori limite per il benzene ed il

monossido di carbonio e, con la direttiva 2002/3/CE, i valori limite per l’ozono

troposferico.

Come richiesto dalla direttiva 96/62/CE, è inoltre necessario fissare dei valori

limite per idrocarburi poliaromatici, cadmio, arsenico, nichel e mercurio. I valori

limite definiti dalle suddette direttive figlie sono requisiti minimi; è consentito agli

Stati Membri introdurre provvedimenti di tutela ancora più restrittivi ed adottare

limiti più vincolanti.

DIRETTIVA EUROPEA 1999/30/CE, 2000/69/CE E 2002/3/CE4 Inquinante Periodo di

riferimentoStandard di qualitàambientale ed obbiettivi

Data entro la quale il valore limite deve essere raggiunto

Dati:coperturaminima e grado di incertezza

Status legale

SO2 24 ore 125 µg/m3 danon superare più di 3 volte l’anno concentrazione

equivalente al

valore guida

OMS)

1°gennaio 2005

90% 15%

1

NO2 1 ora 200 µg/m3 danon superare più di 18 volte in un anno solare (concentrazione

equivalente al

valore guida

OMS)

1°gennaio 2010

90%15%

1

PM10 24 ore 50 µg/m3 da non superare più di 35 volte in un anno solare

1°gennaio 2005

90% 25%

1

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93

CO Media massima giornaliera su otto ore

10 mg/m3

(concentrazione

equivalente al

valore guida

OMS)

1°gennaio 2005

90% 15%

2

Ozono Media massima giornaliera su otto ore

120 µg/m3 danon superare più di 25 giorni in un anno solare (concentrazione

equivalente al

valore guida

OMS)

2010 75% (ovvero 18 medie su 8 valori al giorno)

3

La “qualità dell’aria locale” è valutata in funzione delle concentrazioni di

determinate sostanze inquinanti (sotto forma di gas o di particolato) che sono

considerate dannose per la salute umana o per l’equilibrio degli ecosistemi naturali

nei casi in cui superano determinati livelli di soglia e di rischio.

L’indicatore analizza le principali fonti di inquinamento dell’aria nelle aree

urbane, connesse soprattutto a processi di combustione legati alla mobilità, ai

sistemi di riscaldamento e alle industrie. Le principali sostanze inquinanti che

vengono emesse, direttamente o sottoprodotti di reazioni chimiche successive, sono:

biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di carbonio, composti organici volatili

(ad esempio benzene), particolato, ozono e piombo.

Inoltre, secondo la direttiva europea 96/62/CE, gestire la qualità dell’aria

implica partire da una valutazione della qualità dell’aria seguita dalla redazione ed

implementazione di un piano o programma che indichi i provvedimenti da adottare e

i progetti da implementare per raggiungere concentrazioni minori o uguali ai valori

limite nelle aree in cui sono stati superati.

Per la rilevazione dei dati, come suggerito dalla scheda metodologica, si è

proceduto al calcolo dei “superamenti netti” per ciascuna sostanza inquinante

considerata, cioè del numero di volte in cui è stata superata la soglia in un anno

meno il numero di volte concesse dalle direttive figlie della 96/62/CE in un anno

solare. Nel caso in cui il numero di superamenti effettivi sia inferiore al numero di

quelli concessi, l’indicatore avrà valore nullo.

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94

Figura 4.3 Fonte: Estratto rapporto annuale 2004 della rete provinciale di qualità dell'aria trasmesso in

data 4/5/2005 da ARPAT Dipartimento di Siena riferito alle centraline di Siena e Poggibonsi (Siena

22/09/2005). Rilevamenti effettuati con stazione fissa. I dati dell’anno 2002 non risultano pervenuti. I

rilevamenti dall’1/1/2003 fino al 31/12/2004 sono effettuati in località Due Ponti dal 1/1/2000 al

31/12/2002 in via Fiorentina. Il dato PM10 del 2000 non è pervenuto. Questo tipo di centralina non

registra la concentrazione in aria di biossido di zolfo e di ozono.

Per l’anno 2004 si delineano possibili condizioni di criticità dello stato di qualità

dell’aria riguardo all’inquinante PM10. Relativamente all’anno 2003 si ha un

significativo peggioramento dell’indicatore (n. di superamenti netti = scalando i 35

concessi dalla direttiva in un anno solare) che dai 44 casi di concentrazione media

giornaliera maggiore di 50 µg/m3 passa ai 86 dell’attuale anno.

Per l’inquinante NO2 i valori limite di riferimento sono al momento rispettati

anche se si assiste ad un tendenziale incremento dei superamenti assoluti (senza

scalare 18 superamenti in un anno solare) che passa dai 4 casi di concentrazione

media oraria maggiore di 200 µg/m3 rilevati nel 2003 ai 15 riscontrati nel 2004.

Numero netto dei superamenti dei valori limite per ciascuna sostanza inquinante nella città di Siena

0

50

100

anno

Nu

mer

o d

ei

sup

eram

enti

CO 0 0 0 0

NO2 0 0 0 0

PM10 0 7 44 86

2000 2001 2002 2003 2004

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Indicatori Comuni Europei

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95

Numero netto di superamenti dei valori limite per ciascuna sostanza inquinante, città di Poggibonsi

0

20

40

60

Nu

mer

o d

ei s

up

eram

enti

CO 0 0 0 0 0 0

NO2 0 0 0 0 0 0

PM10 22 52 0 0

1999 2000 2001 2002 2003 2004

Figura 4.4 Fonte: Estratto rapporto annuale 2004 della rete provinciale di qualità dell'aria

trasmesso in data 4/5/2005 da ARPAT Dipartimento di Siena riferito alle centraline di Siena e

Poggibonsi (Siena 22/09/2005). Rilevamenti effettuati con stazione fissa in località Largo

Campidoglio. Questo tipo di centralina non registra la concentrazione in aria di biossido di zolfo e

di ozono.

I risultati relativi all’anno 2004 mostrano un sensibile peggioramento degli

indicatori relativi all’inquinante PM10 rispetto ai corrispondenti valori registrati

nell’anno 2003 in termini assoluti (senza scalare i 35 superamenti permessi dalla

normativa). Infatti nel 2003 è stato registrato un solo superamento mentre nel 2004

sono stati 31. E’ da sottolineare che i superamenti della soglia si sono verificati a

partire dall’apertura di un cantiere in stretta prossimità del punto di monitoraggio.

Questa condizione ha sicuramente influenzato i dati relativi al PM10 che continuano a

rimanere sotto la soglia stabilita dalla direttiva.

Per quanto riguarda gli altri inquinanti NO2 e CO non si evidenziano differenze

significative del quadro complessivo degli indicatori rispetto all’anno 2003 .

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96

Stazione di monitoraggio mobile città: di Poggibonsi (loc. Ornato), San Gimignano,

Colle di Val d'Elsa (via XXV aprile presso Az. USL), Colle di Val d'Elsa (via XXV aprile

presso edicola), Sinalunga, Acquaviva di Montepulciano, Montepulciano.

Stazione Mobile anno 2004

00000111111

Pogg

ibon

si

San

Gim

inia

no

Col

le d

i Val

d'El

sa

Col

le d

i Val

d'El

sa

Sin

alun

ga

Acqu

aviv

a di

Mon

tepu

lcia

no

Mon

tepu

lcia

no

Nu

mer

o d

ei s

up

eram

enti

CONO2PM10SO2ozono

Figura 4.5 Fonte: ARPAT. Rilevamenti effettuati con stazione mobile: Poggibonsi loc. Ornato dal

11/12/2003 al 13/01/2004 e dal 09/11/2004 al 24/11/2004, San Gimignano loc. Casa della terra dal

10/03/2004 al 30/03/2004, Colle di Val d'Elsa via XXV aprile, presso Az. USL dal 30/06/2004 al

08/07/2004, Colle di Val d'Elsa via XXV aprile presso edicola dal 08/07/2004 al 15/07/2004 e dal

15/09/2004 al 19/10/2004, Sinalunga presso piazza della stazione ferroviaria dal 16/07/2004 al

02/08/2004, Acquaviva di Montepulciano presso il teatro comunale dal 02/08/2004 al 24/08/2004 e

Montepulciano capoluogo presso la rotatoria dal 25/08/2004 al 08/09/2004

Nell’anno 2004, ed in particolare nel 2 semestre, la strumentazione di

monitoraggio ha avuto alcune disfunzioni che hanno determinato la perdita di dati

(principalmente nella postazione di Montepulciano) per il Biossido di Azoto, il

monossido di carbonio, il biossido di zolfo, sono rispettati i corrispondenti valori

limite in tutte le postazioni controllate.

In conclusione è da sottolineare che le stazioni di monitoraggio fisse di Poggibonsi

e Siena non registrano i dati relativi all’ozono e al biossido di zolfo. I valori più critici

che si verificano nelle città Italiane riguardano proprio questo primo gas O3.

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Indicatori Comuni Europei

SPIN-ECO

97

4.5 Indicatore n. 7 - Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese locali

L’indicatore Comune europeo n. 7 intende quantificare la percentuale di

organizzazioni pubbliche e private (PMI ed grandi imprese), presenti sul territorio

comunale, che adottano e utilizzano una forma di gestione sociale e ambientale.

Le procedure di gestione ambientale e sociale si riferiscono a: EMAS e ISO

14000/14001 (sistemi di gestione e standard ambientali riconosciuti da EC ed ISO);

SA8000 (standard internazionale relativo alle condizioni sul luogo di lavoro nelle

“supply chains” ispirato all’ILO, International Labour Organization).

La scelta di tale indicatore deriva dalla considerazione che, pur non esistendo

obbiettivi riconosciuti, si sta cominciando, sia a livello europeo che nazionale, a

riconoscere l’importanza, ai fini della sostenibilità locale, di incoraggiare e

sviluppare sistemi di gestione ambientale e sociale, nonché forme di reporting e

auditing certificate, allo scopo di promuovere il continuo miglioramento delle attività

da un punto di vista ambientale e sociale. Le aziende hanno cominciato ad adottare

dei sistemi di gestione che considerano la variabile ambiente come parte integrante

della propria attività, dall’acquisto dei materiali alla distribuzione dei prodotti finiti

attraverso la valutazione degli impatti ambientali, la definizione di una politica

ambientale e di obiettivi di miglioramento, il reperimento di risorse sufficienti per la

realizzazione ed il controllo dei programmi d’intervento.

La progettazione e l’attuazione di un Sistema di Gestione Ambientale

rappresentano, quindi, un passaggio fondamentale per tutte le organizzazioni

(grandi, medie e piccole), sia per assicurare il rispetto delle leggi, norme e

regolamenti, sia per ricercare le opportunità di miglioramento che spesso significano

anche risparmi economici e nuovo posizionamento nei confronti di fornitori e clienti.

Sempre più, la difesa dell’ambiente sarà vissuta dagli operatori economici e non solo,

non più come un vincolo, ma anche come un’opportunità di crescita. Certamente

questo processo richiede tempo e risorse perché comporta un graduale e sostanziale

cambiamento di mentalità a livello di tutti gli stakeholders coinvolti.

Un controllo del numero di attori che adottano questi strumenti mostra in che

modo le imprese e le organizzazioni pubbliche si assumono la responsabilità nei

confronti di ambiente e comunità locale.

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Indicatori Comuni Europei

SPIN-ECO

98

Come suggerito nella scheda metodologica, si è proceduto alla rilevazione del

numero di organizzazioni nell’area provinciale, considerando separatamente le

procedure di gestione ambientale e sociale, e dividendo le organizzazioni per tipo e

dimensione.

Il numero dei dipendenti delle varie aziende è stato ottenuto telefonando

direttamente all’ufficio personale di ogni azienda. Non tutte le aziende sono state

consenzienti a comunicarci questa informazione.

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SPIN-ECO

Indicatori Comuni Europei 99

Aziende certificate EMAS 2003

Indirizzo Scopo NACE Dipendenti

METALZINCO S.p.A. Sede - Località Le

Biffe 53044 Chiusi Scalo (SI) - Toscana

Zincatura a caldo mediante le fasi di:

sgrassaggio,decapaggio, flussaggio, asciugatura, zincatura e

passivazione

DJ (produzione di metallo e fabbricazione di prodotti

in metallo) 30-40

BAGNO SANTO SPA via del Bagno Santo n.29

Sarteano Hotel H (Alberghi e ristoranti) 12

OSPEDALE NOTTOLA Nottola Ospedale N (Sanità e altri servizi locali) 522

AZIENDA AGRICOLA CASABIANCA S.R.L.

Sede - Località Casabianca 53041 Asciano (SI)

– Toscana

Ricezione alberghiera, turistico-alberghiera e ristorazione. Ricezione

agrituristica e coltivazioni ad indirizzo

biologico relative ai settori olivicolo e

cerealicolo

DA (Industria alimentare, delle bevande e del

tabacco)20

USL 7 DI SIENA - PRESIDIO

OSPEDALIERO "MONOBLOCCO

OSPEDALIERO ALTA VALDENSA"

Località Campostaggia, Poggibonsi Ospedale N (Sanità e altri servizi

locali)

Fonte: www.europa.eu.int/comm/environment/emas/index.htm

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ISO 14001 anno 2003 Indirizzo Scopo NACE Dipendenti

COMITATO TECNICO AMBIENTALE

via Dante Alighieri, 33 53027 San Quirico d'Orcia (SI) italia -

Consulenza progettuale e tecnica in campo ambientale a supporto delle

attività di pianificazione, regolamentazione, sviluppo e

gestione del territorio per i Comuni di Pienza, San Quirico d'Orcia e

Castiglione d'Orcia.

K (Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività

professionali ed imprenditoriali)

ALLUMETAL S.n.c. di Lamoretti A., Vanni A. e

Vissani R.

Sede - Località Pian dei Mori, s.n.c. 53018 Sovicille (SI) - Toscana

Produzione di infissi in ferro e alluminio, produzione di manufatti in

ferro per l'edilizia, produzione di serbatoi in acciaio inossidabile

DJ (produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo)

6

AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI MONTALCINO

Sede - Piazza Cavour, 13 53024 Montalcino (SI) - Toscana

Gestione diretta delle attività di raccolta dei rifiuti nel centro storico, dello spazzamento strade nei centri abitati, della gestione dei cimiteri,

della manutenzione del verde pubblico, dei servizi di scuolabus.

L (pubblica amministrazione e difesa;

Assicurazione sociale obbligatoria)

38

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA

via del Capitano, 14 53100 Siena (SI)

via massetana,106 53100 Siena (SI)

Programmazione, gestione del territorio, monitoraggio ambientale,

gestione delle infrastrutture e servizi della provincia di Siena

L (pubblica amministrazione e difesa;

Assicurazione sociale obbligatoria)

AZIENDA AGRICOLA CASABIANCA S.r.l.

Sede - Località Casabianca 53041 Asciano (SI) -

Toscana

Ricezione alberghiera, turistico-alberghiera e ristorazione. Ricezione

agrituristica e coltivazioni ad indirizzo biologico relative ai settori

olivicolo e cerealicolo

DA (Industria alimentare, delle bevande e del

tabacco) 20

BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA SPA

piazza Salimbeni, 3 53100 Siena (SI) Italia, sede della direzione

generale piazza Salimbeni

Servizi di gestione operativa della banca

J (Intermediazione monetaria e finanziaria)

SPIN-ECO

Indicatori Comuni Europei 100

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BANFI S.r.l. Sede Principale - Viale

Maremma 53020 S. Angelo Scalo Montalcino (SI) - Toscana

Lavorazione, imbottigliamento e vendita di vino

DA (Industria alimentare, delle bevande e del

tabacco) 115

BAYER BIOLOGICALS S.R.L.

Sede Operativa - Loc. Bellaria 35 53010 Sovicille (SI) - Toscana

Testing in Europa e confezionamento secondario di

prodotti biologici e relative attività ausiliarie.

DG (Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre

sintetiche e artificiali) 105

CASA VINICOLA LUIGI CECCHI & FIGLI S.r.l

Sede - Località Casina dei Ponti, 56 53011 Castellina in Chianti (SI) -

Toscana

Affinamento e imbottigliamento di vini mediante le fasi di ricevimento vino sfuso, chiarifica, filtrazione, refrigerazione, invecchiamento in

legno, imbottigliamento, affinamento in bottiglia e confezionamento

prodotto finito

DA (Industria alimentare, delle bevande e del

tabacco) 40

CASSIOLI SRL Località Guardavalle,

63 53049 Torrita di Siena (SI) -Toscana

Fabbricazione di sistemi di movimentazione interna, magazzini

automatici, linee di montaggio mediante lavorazioni meccaniche ed elettriche, verniciatura a spruzzo e assemblaggio, ad esclusione delle

attività di installazione ed assistenza post-vendita.

DK (fabbricazione di macchine ed apparecchi

meccanici, compresi l'istallazione, il

montaggio, la riparazione e la manutenzione)

100

ECOBOX di Becherini Igino & C. S.n.c.

Sede - Via dei Manufatti 50040 Rapolano

Terme (SI) - Toscana

Progettazione e produzione di imballi in cartone ondulato attraverso le fasi di: taglio del cartone in fogli, cordonatura o fustellatura, stampa,

incollaggio, confezionamento

DE (Fabbricazione della pasta-carta, carta e

prodotti di carta; stampa ed editoria)

F.M.V. Trasmissioni Meccaniche S.n.c.

Sede - Via Ombrone, 5/11 53036 Poggibonsi (SI) -

Toscana

Produzione di pulegge in lega di alluminio mediante fusione in

conchiglia, lavorazione meccanica e imballo prodotti finiti

DJ (produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo)

10

SPIN-ECO

Indicatori Comuni Europei 101

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GESTIONI PICCINI S.r.l. Sede - Località

Piazzole 53011 Castellina in Chianti (SI) - Toscana

Imbottigliamento di vini mediante le fasi di ricevimento vino sfuso,

chiarifica, filtrazione, refrigerazione, imbottigliamento e pallettizzazione

prodotto finito

J (Intermediazione monetaria e finanziaria) 25-30

METALZINCO S.p.A. Sede - Località Le

Biffe 53044 Chiusi Scalo (SI) - Toscana

Zincatura a caldo mediante le fasi di: sgrassaggio, decapaggio,

flussaggio, asciugatura, zincatura e passivazione

DJ (produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo)

30-40

SIENA AMBIENTE S.p.A. Sede - Via

Trieste,22 53040 Rapolano Terme (SI) - Toscana

Progettazione e gestione di impianti e servizi di raccolta, trattamento, valorizzazione e smaltimento dei

rifiuti.

O (Altri servizi pubblici, sociali e personali) 199

TERME ANTICA QUERCIOLAIA S.p.A.

Sede - Via Trieste,22 53040 Rapolano

Terme (SI) - Toscana

Gestione concessione termale da acqua bicarbonato-calcica estratta da pozzi: piscine termali, servizi di

fangoterapia, cure inalatorie, idrofisiokinesi terapia, trattamenti benessere, balnoterapia e servizi

sanitari connessi.

O (Altri servizi pubblici, sociali e personali) 20

TOSCO ESPANSI S.r.l. Sede - Località Cusona 53037 San Gimignano (SI) - Toscana

Produzione di manufatti in polistirolo attraverso le fasi di pre-espansione,

stagionatura e stampaggio. Produzione di cablaggi per

apparecchiature elettriche attraverso le fasi di taglio, sguainatura e

aggraffaggio.

DH (Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche)

26

TRA.IN S.p.A. Sede Siena - ss 73 levante 23 – Loc Due Ponti 53100 Siena (SI) -

Toscana

Erogazione dei servizi di: trasporto pubblico urbano ed extraurbano su gomma, noleggio da rimessa con

conducente, manutenzione e rimessaggio di autobus e mini bus

I (Trasporti, magazzinaggio e comunicazione)

420

SPIN-ECO

Indicatori Comuni Europei 102

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TRENITALIA S.p.A. Impianto Manutenzione Rotabili -

Via Grondaie, 16 53100 Siena (SI) - Toscana

Manutenzione e pulizia di materiale rotabile.Direzione Generale

Operativa Passeggeri Business Unit Passeggeri Locale Direzione

Regionale Toscana

L (pubblica amministrazione e difesa;

Assicurazione sociale obbligatoria)

Trigano S.p.A Sede - Località Cusona,

1 53037 San Gimignano (SI) - Toscana

Progettazione, produzione e vendita di autocaravan, costituiti da chassis

e cellule abitative complete; assistenza post-vendita e vendita di

ricambi

DM (Fabbricazione mezzi di trasporto)

Fonte: www.sincert.it

SA 8000 Indirizzo Scopo NACE Dipendenti

TRAIN S.p.A.

SEDE SIENA - SS 73 LEVANTE 23- Loc Due

Ponti 53100 SIENA (SI) - Toscana

Erogazione dei servizi di: trasporto pubblico urbano ed

extraurbano su gomma, noleggio da rimessa con conducente,

manutenzione e rimessaggio di autobus e mini bus

I (Trasporti, magazzinaggio e comunicazione)

420

Fonte: www.sa8000.info

SPIN-ECO

Indicatori Comuni Europei 103

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Indicatori Comuni Europei

SPIN-ECO

104

Le aziende certificate, rapportate alle circa 25.520 presenti nel 2002 sul

territorio provinciale (Dato Istat 2002), rappresentano:

per EMAS lo 0,02% del totale;

per ISO1400 lo 0,08% del totale;

per SA8000 la rilevanza è pari allo 0% vista solo la certificazione di TRAIN

S.p.A

Le 33 Aziende certificate EMAS in Toscana (al 30/06/2005) rapportate alle 375

certificate in Italia rappresentano l’ 8,8% del totale. Le aziende della Provincia di

Siena contribuiscono per il 15,15% sul totale della regione (Fonte: APAT).

Le 329 aziende certificate ISO 14001 (Somma ISO14001:1996-14001:2004) in

Toscana se rapportate alle 4626 certificate in Italia rappresentano il 7,11% del

totale. Le aziende della provincia di Siena contribuiscono per il 6,08% sul totale

della regione (Fonte: Sincert).

4.6 Indicatore n. 8 – Inquinamento acustico

Obiettivi dell’indicatore:

Determinare e quantificare la popolazione esposta a livelli di rumore

superiore a Lnight 55 dB (A)

Unità e definizioni: Leq diurno dB (A), Leq notturno dB (A).

La classificazione in base al livello acustico dei 36 comuni della provincia di

Siena può essere rilevata consultando i vari piani di zonizzazione acustica. Questi

piani (PCCA) non sono ancora stati effettuati da tutti i comuni, e l’ARPAT che ha

curato la maggior parte dei suddetti non ha ancora pubblicato i dati. Ovviamente

risulta impossibile implementare tale indicatore senza avere i dati contenuti nei

Piani di Classificazione Acustica Comunali.

4.7 Indicatore n. 9 – Uso sostenibile del territorio

Obiettivi dell’indicatore:

Determinare e quantificare la pressione dovuta all’urbanizzazione dei

territori.

Conservare la biodiversità sul territorio provinciale (potenziamento e tutela

aree verdi "naturali" ).

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Indicatori Comuni Europei

SPIN-ECO

105

Unità e definizioni: m2, %, abitanti/Km2

Fonte dei dati: Superfici urbanizzate, territorio agricolo, superficie delle

dotazioni ecologiche (m2, % su superficie provinciale), intensità d'uso del territorio

(n. abitanti/Km2), aree protette (m2 e % su superficie provinciale).

Come l’indicatore n. 4, l’elaborazione di questo indicatore, è molto complessa

per una realtà di vaste dimensioni come la Provincia di Siena e rende necessario

rilevare in accoro con gli enti locali e l’amministrazione provinciale l’effettiva

disponibilità di mappe GIS, da cui prelevare i dati descritti sopra.

4.8 Considerazioni finali

La ricerca e l’elaborazione di questi 10 Indicatori Comuni Europei, nati ormai

nel 1999 all’interno del progetto “Verso un profilo di sostenibilità locale” è

scaturita dalla sentita necessità di individuare alcuni indicatori che risultino più

chiari per i cittadini e per gli amministratori locali nel momento della condivisione

delle decisioni.

Numerose Agende 21 locali italiane hanno aderito a questo progetto, anche per

poter condividere tra loro i risultati e migliorare reciprocamente le loro

performance, e la Provincia di Siena, così sensibile alle tematiche dello sviluppo

sostenibile, non poteva essere da meno in quanto sono tutti ispirati ai principi di

sostenibilità locale quali:

- uguaglianza ed inclusione sociale cioè accesso a servizi di base adeguati ed

economici per tutti;

- partecipazione/democrazia, quindi partecipazione di tutti i settori della

comunità locale ai processi decisionali;

- relazione fra la dimensione locale e quella globale intesa come soddisfazione

dei bisogni locali in maniera più sostenibile;

- economia locale cioè promozione dell’occupazione e dell’impresa secondo

modalità che minaccino in misura minimale le risorse naturali e l’ambiente;

- protezione ambientale, intesa come: minimizzazione dell’uso delle risorse

naturali e del territorio, della generazione di rifiuti e emissioni di sostanze

inquinanti e dell’accrescimento della biodiversità;

- patrimonio culturale/qualità dell’ambiente edificato, quindi protezione,

conservazione e recupero di valori storici, culturali ed architettonici;

- accrescimento e salvaguardia della bellezza e della funzionalità di spazi ed

edifici.

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Indicatori Comuni Europei

SPIN-ECO

106

Affinché anche l’Amministrazione provinciale di Siena, come già molte altre,

possa disporre del set completo di tali indicatori, crediamo sia più giusto muoversi

come chi ci ha preceduto. Rimandiamo la compilazione completa del progetto che

deve essere preceduto da una raccolta dei dati attraverso un’ indagine campionaria

fatta mediante questionari che ci permetteranno di avere in mano dati statistici

provinciali annuali altrimenti difficilmente reperibili.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

107

5 Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

Nell’ambito del Progetto SPIn-Eco è stata sviluppata una sezione dedicata al

monitoraggio dei progetti di sostenibilità ambientale applicati a livello nazionale

ed a livello europeo. Lo scopo di questa sezione è descrivere, sinteticamente, le

realtà territoriali italiane ed europee che hanno utilizzato le stesse metodologie

dell’analisi territoriale della Provincia di Siena. L’obiettivo è quello di definire un

ulteriore strumento in grado di permettere una valutazione comparativa della

situazione dell’ambiente del territorio in esame rispetto a quella di altre realtà

territoriali esistenti.

Uno degli obiettivi di questo capitolo è inoltre quello di contribuire al dibattito

ed alla diffusione dei principi e dei concetti relativi alla sostenibilità ambientale;

in tal senso il presente capitolo vuole dare un contributo significativo alla

divulgazione delle principali esperienze ad oggi realizzate.

Le metodologie termodinamiche utilizzate nei progetti che verrano descritti nei

paragrafi successivi evidenziano il cambiamento degli orientamenti e della logica di

gestione del territorio in funzione delle mutate (ed in continuo mutamento)

condizioni di equilibrio ambientale e socioeconomico. Inoltre permettono di

rilevare, archiviare, organizzare, produrre, mettere in correlazione dati ed

informazioni fisiche (flussi di energia e materia) che caratterizzano i vari sistemi

territoriali analizzati.

L’applicazione di questi strumenti nella gestione del territorio richiede un

monitoraggio nel tempo delle analisi effettuate. In una fase di transizione

complessa come quella attuale in cui non ci sono riferimenti certi e contorni

definiti, confrontarsi col tema della sostenibilità sembra essere diventata una

condizione indispensabile.

Le analisi utilizzate forniscono un aiuto supplementare alle valutazioni

economiche tradizionali (tipiche nella gestione del territorio), perché presentano

l’enorme vantaggio di poter analizzare sistemi anche assai diversi tra loro e gli

indicatori ad esse associate hanno il grosso pregio di saper conciliare la facilità di

lettura e di interpretazione, caratteristica quest’ultima, per lo più estranea alla

maggior parte dei metodi correntemente utilizzati da chi si occupa di ambiente e

sostenibilità.

Inoltre forniscono:

a) informazioni necessarie per individuare le criticità ambientali e per scegliere

le politiche da attuare;

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

108

b) informazioni necessarie a controllare l’efficacia e l’efficienza delle politiche

attuate;

c) i segnali adeguati per ottimizzare l’allocazione delle risorse a loro

disposizione tra attività di protezione dell’ambiente ed altre attività, nonché per

valutare l’operato del decisore politico.

L’impiego dell’approccio termodinamico e degli indicatori di sostenibilità

consente di effettuare un’analisi articolata ed approfondita sull’impatto

ambientale dell’attività esaminata, di individuare le linee di intervento per

migliorare la “performance ambientale” e di monitorare, infine, l’evoluzione

temporale del sistema.

In questa sezione saranno elencati tutti i progetti di ricerca con una solida base

scientifica che sono stati sviluppati in Europa e in Italia attraverso le seguenti tre

metodologie:

1) Analisi Emergetica;

2) Impronta Ecologica;

3) Bilancio gas serra.

5.1 Analisi Emergetica

Obiettivo della metodologia è valutare le modalità e il trend di sfruttamento

delle risorse e individuare e classificare le fonti di approvvigionamento del sistema

in base alla loro rinnovabilità o non rinnovabilità.

I valori ottenuti offrono una chiave di lettura molto importante sullo stato di

salute del territorio e sul suo trend di sviluppo; essi costituiscono un quadro

conoscitivo di riferimento per operazioni di valutazione e supporto alle decisioni sia

per i sistemi territoriali che per i processi produttivi di settore.

Qui di seguito sono elencati alcuni progetti europei e nazionali sviluppati

attraverso questa metodologia.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

109

Progetto n°1

Titolo

SUStainability Through Ecological Economics (SUS.T.E.E.)

Tipo di progetto

3° Programma Quadro

Obiettivo

Identificare le esigenze della sostenibilità prendendo in considerazione

l’incertezza e l’irreversibilità, espresso nella forma di un seti di indicatori i quali

cercano di catturare la “qualità” dell’energia all’interno del sistema economico.

Informazioni generali

La ricerca è basata su due filoni principali:

i) all’interno dell’analisi si sostenibilità è stata fatta una valutazione delle

criticità economiche ed ecologiche. L’incertezza e la complessità che accompagna

l’analisi è una parte importante del lavoro ed è rappresentata mediante lo sviluppo

di misure come l’analisi emergetica, la quale esprime l’uso irreversibile di risorse

nel tempo;

ii) l’applicazione dell’analisi emergetica ad alcune realtà territoriali come

l’Italia, la Toscana e la provincia di Siena che descriva i flussi che alimentano i

sistemi, compresi i flussi in import ed export. Le analisi energetiche delle attività

produttive di base sono svolte sottolineando gli aspetti ed i vincoli ambientali

attraverso l’approccio termodinamico.

La metodologia emergetica su cui è basato il progetto dà precise informazioni

anche di carattere economico alternative all’analisi Costi-Benefici e l’analisi

Multicriteriale.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

110

Progetto n°2

Titolo

Development of Indicators of Environmental Performance of the Common

Fisheries Policy (INDECO)

Tipo di progetto

SIXTH FRAMEWORK PROGRAMME PRIORITY 8.1

Obiettivo

L’attività di pesca influenza direttamente la biodiversità degli ecosistemi

marini poiché l’impatto della pesca si propaga attraverso tutti i livelli di

complessità dalla genetica all’ecosistema,

comprendendo la fisiologia, le specie, la popolazione, la comunità e i livelli

dell’ecosistema. Così lo stato e il funzionamento dell’ecosistema potrebbero

riunire, su larga scala, tutti i cambiamenti avvenuti a livelli di complessità più

bassi. L’alta complessità del sistema e degli effetti dell’attività di pesca portano

allo sviluppo del concetto di gestione basata sull’ecosistema. In questo lavoro

saranno presi in considerazione un indicatore dell’impatto dell’attività di pesca

sulla dinamica degli ecosistemi di tipo termodinamico: l’emergia.

Informazioni generali

Il lavoro sarà organizzato in tre fasi:

1. Raccolta delle conoscenze sulle applicazioni degli indicatori ecologici

2. Applicazione a due casi studio: la laguna di Venezia e la parte settentrionale

del mar Adriatico. Queste aree sono considerate rappresentative di lagune o

bacini semi-chiusi del mar mediterraneo caratterizzati da pesca quasi

industriale.

3. Discussione dei risultati dei casi studio.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

111

Risultati attesi

1.Completamento della revisione dei possibili indicatori utilizzabili nella

valutazione degli impatti sull’ecosistema dell’attività di pesca

2.Conclusioni generali sull’applicazione degli indicatori sulle funzioni e lo stato

degli ecosistemi.

Progetto n°3

Titolo

Analisi di sostenibilità ambientale di sistemi territoriali provinciali

Obiettivo

Un’indagine come questa ha lo scopo principale di tenere conto di tutti i flussi

di energia e materia che alimentano il territorio, indipendentemente dal fatto che

essi siano o meno incorporati nei tradizionali sistemi di contabilità economica,

ovvero dal fatto che essi abbiano o meno un prezzo di mercato. In particolare, le

risorse ambientali, indispensabili per il funzionamento di ogni sistema, ma prive di

un corrispettivo economico, e per questo motivo spesso trascurate.

Informazioni generali

E’ necessario individuare e misurare i flussi di energia e materia per i quali il

sistema territoriale manifesta un fabbisogno e, di conseguenza, un consumo.

Inoltre, si classificano le risorse che alimentano il sistema, distinguendo tra risorse

locali e non locali, evidenziando quindi ciò che è caratteristico del sistema rispetto

a ciò che il sistema è costretto a prelevare dall’esterno.

Risultati attesi

Una volta che si sono classificate le risorse in grandi aggregati, è possibile

relazionare l’uso di uno di essi rispetto alle altre categorie così da approfondire le

indagini sul comportamento dei sistemi. I risultati dell’analisi, espressi in forma di

indicatori sintetici e rappresentati in una serie di mappe di sostenibilità

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

112

permettono di individuare criticità nell’uso delle risorse e possibili fattori limitanti

per lo sviluppo futuro.

Qui di seguito riportiamo un elenco di analisi emergetiche applicate ad alcune

realtà provinciali del territorio nazionale.

Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Modena, 1998.

Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Viterbo e alcuni suoi comuni,

1999.

Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Pesaro-Urbino 2002.

Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Ancona 2002.

Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Ravenna 2001.

Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Forlì-Cesena 2002.

Studio di sostenibilità ambientale della Provincia di Ascoli Piceno 2003.

Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Bologna 2003.

Analisi della sostenibilità della Provincia di Pescara

Studio di sostenibilità territoriale della Provincia di Cagliari 2003-2004.

Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Grosseto 2004.

Studio di sostenibilità ambientale della Provincia di Venezia 2004.

Progetto n°4

Titolo

Analisi di sostenibilità ambientale di sistemi produttivi agricoli

Obiettivo

L’obiettivo principale di questo progetto è quello di utilizzare l’analisi

Emergetica per ottenere una analisi quali-quantitativa dei flussi di energia utili ad

alimentare i sistemi agricoli da un punto di vista ecocentrico. In altre parole

verranno proposti dei nuovi criteri per descrivere i cambiamenti dell’agricoltura

che l’hanno caratterizzata per tutto il corso del XX secolo per comprendere

l’evoluzione nella gestione dei sistemi agricoli.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

113

Informazioni generali

Tra tutte le attività umane, appare evidente il ruolo centrale dell’agricoltura.

Le economie agricole rappresentano il punto di incontro fra i bisogni essenziali

dell’uomo e la produzione primaria della natura. L’approccio ecologico comparato

fra i vari agroecosistemi aiuta a valutare i potenziali impatti degli input energetici

per le aziende che adottano diversi metodi di produzione (biologico e

convenzionale) per offrire dei giudizi di merito e di valore sulle diverse attività

produttive locali.

Risultati attesi

I risultati attesi sono strettamente legati alle scelte energetiche degli ultimi 30

anni in cui l’agricoltura non solo svolge sempre meno il ruolo di catturatrice di

energia, ma anzi contribuisce al processo irreversibile di decadimento delle fonti

energetiche spostando progressivamente il suo peso dal piatto positivo al piatto

negativo della bilancia energetica. Al termine dell’analisi si ricaveranno degli

indicatori sintetici che daranno informazioni aggiuntive sugli impatti ambientali

che ricorrono sul sistema, sul carattere endemico di questi legati allo

sfruttamento del Capitale Naturale locale. Ulteriori considerazioni saranno fatte in

merito alla possibilità di delineare sentieri di sostenibilità per le produzioni locali

sulla base di rigorosi procedimenti di analisi.

Qui di seguito riportiamo un elenco di analisi emergetiche applicate ad alcune

realtà agricole.

Analisi di sostenibilità del sistema agricolo italiano,1992.

Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Vignola e della produzione

cerasicola, 1996.

Analisi di sostenibilità ambientale di tre aziende vitivinicole della Provincia di

Siena: Chianti, Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano, 1997.

Analisi di sostenibilità della produzione ceramica nel Comune di Sassuolo, 1999.

Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Montalcino e della produzione di

vino Brunello, 2000.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

114

Progetto n°5

Titolo

Implementazione di un sistema di contabilità ambientale: applicazione del

concetto di sostenibilità alla gestione delle risorse idriche.

Obiettivo

Partendo dall’assunzione che l’acqua è una risorsa finita, lo scopo dell’analisi

sarà quello di valutare tutto ciò che si rende necessario sia per consentire l’uso

della risorsa, sia per ricreare quei processi di autodepurazione che in assenza di

grandi agglomerati urbani, indistriali ed agricoli avrebbero naturalmente. Verranno

quantificati i flussi di risorse rinnovabili e non rinnovabili, traducendoli in termini

monetari in modo da ottenere informazioni più fruibili a quanto ammonta il costo

ambientale che sostiene il ciclo artificiale e quello naturale della risorsa.

Informazioni generali

Il progetto, diviso in due parti principali (una teorica di contabilità ambientale,

l’altra relativa all’applicazione dell’analisi emergetica). Lil ruolo della contabilità

ambientale è quello di misurare la consistenza delle risorse naturali, i loro flussi ed

i cambiamenti, gli effetti delle azioni umane sull’ambiente, tutto quello che

prende il nome di sostenibilità. E’ importante quindi considerare una contabilità

redatta in termini fisici, basata cioè su indicatori di quantità e qualità, così da

definire un valore ambientale significativo, benchè differente dal valore

monetario.

Risultati attesi

Il prezzo a cui viene venduta l’acqua non tiene conto dello sforzo compiuto

dagli ecosistemi per renderla disponibile e di una data purezza e qualità. Il valore

monetario del bene oggetto di analisi sarà valutato mendiante analisi emergetica;

applicando questa metodologia sarà possibile internalizzare il lavoro dei cicli

biogeochimici che fanno parte dell’area territoriale analizzata e di definire un

modello in grado di simulare l’andamento nel tempo delle modalità di utilizzo

delle risorse e delle loro conseguenze sugli ecosistemi e di definire infine un

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

115

modello di rendicontazione in grado di integrare progressivamente la contabilità

ambientale delle risorse, anche nella sua dimensione monetaria.

5.2 Impronta Ecologica

L'impronta ecologica è un indicatore che mostra la sostenibilità dei consumi di

una comunità e il loro impatto sulla disponibilità di territorio naturale.

L’impronta ecologica rappresenta un ottimo indicatore di pressione ambientale:

risponde infatti alla domanda “Quanto pesiamo sull’ambiente?”.

“L’impronta ecologica - così come definita dal suo “inventore” Mathis

Wachernagel - rappresenta la superficie necessaria per produrre un bene, per

utilizzarlo e per smaltirlo (se rifiuto), in altre parole misura la quantità di natura

(espressa in ha·persona-1·anno-1) che utilizziamo. Il calcolo dell’impronta ecologica

consente di conoscere la superficie di pianeta utilizzata da ciascuno di noi ogni

anno in base alle proprie abitudini e consumi: in realtà l’impronta non coincide con

un territorio definito, essendo territori e risorse usate dalla maggior parte

dell’umanità distribuiti su tutta la superficie dei pianeta”.

Qui di seguito sono elencati alcuni progetti europei e nazionali sviluppati

attraverso questa metodologia3.

Progetto n°1

Titolo

L’analisi della sostenibilità territoriale con l’impronta ecologica

Obiettivo

L’utilizzo dell’indicatore impronta ecologica nella valutazione di sostenibilità di

un territorio.

3La facile fruibilità unita alla forte comunicativa dell’impronta ecologica hanno segnato l’importanza di questo

indicatore di sostenibilità ormai conosciuto in tutto il mondo. Molte sono le fonti telematiche che hanno promosso l’implementazione e la conoscenza dell’impronta ecologica; alla fine dell’elenco dei principali progetti sono stati aggiunti dei link dai quali è possibile visionare il materiale principale presente in rete riguardante l’impronta ecologica.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

116

Informazioni generali

L’impronta ecologica permette di confrontare l’impatto esercitato

sull’ambiente con la capacità della biosfera di rigenerarsi. Il concetto di impronta

ecologica è quindi spesso affiancato a quello già da tempo utilizzato di Capacità di

Carico (Carring Capacity), a cui è strettamente connesso. Quest’ultima grandezza

permette è definita come il carico massimo esercitato dalla popolazione che un

determinato territorio può supportare senza che venga permanetemente

compromessa la produttività del territorio stesso. L’impronta ecologica

rappresenta così la quota di capacità di carico di cui si è appropriata la

popolazione residente nell’area considerata.

Risultati attesi

- Stima della biocapacità e dell’impronta ecologica del territorio considerato;

- Confronto con i valori nazionali e mondiali di biocapacità e impronta ecologica;

- Ricerca di strumenti per potenziare le opere di conservazione della biocapacità

del territorio e diminuire l’impatto esercitato dai residenti nel territorio in esame.

Qui di seguito riportiamo un elenco di analisi dell’ impronta ecologica per i

seguenti territori:

In “Analisi della sostenibilità della Provincia di Grosseto”, 2004

In “Analisi della sostenibilità della Provincia di Ancona”, 2002

In “Analisi della sostenibilità della Provincia Pesaro-Urbino”, 2002

In “Analisi della sostenibilità della Provincia di Cagliari”, 2003- 2004

In “Analisi della sostenibilità della Provincia Forlì-Cesena”, 2002

In “Analisi della sostenibilità della Provincia Ascoli-Piceno”, 2003

In “Analisi della sostenibilità del Comune di Follonica”, 2002

In “Analisi della sostenibilità della Provincia di Pescara-Mappe di sostenibilità ed

Impronta ecologica” 2004,

Progetto ecozero -Valutazione dell’impronta ecologica della regione Liguria;

Regione Liguria, Datasiel S.p.A., CRAS srl. 2001;

L’impronta ecologica della Regione Toscana, WWF Italia-WWF Sezione Toscana con

la collaborazione tecnica del CRAS s.r.l., 2002;

Calcolo dell’impronta ecologica della Provincia di Bologna, CRAS s.r.l., 2001;

La nostra impronta ecologica-Comune di Cosenza, WWF Italia CRAS s.r.l. 2000;

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

117

Scotland’s Global Footprint Project, WWF- Stockholm Environment Institute – York,

2004;

Sonoma County Ecological Footprint Project, EPA 2002.

Progetto n°2

Titolo

Integrative Approaches Towards Sustainability

Obiettivo

La regione baltica è riconosciuta come la leader dell’approccio integrato nel

trattamento dei problemi ambientali, sociali ed economici dello sviluppo

sostenibile.

Il progetto ha lo scopo di promuovere l’integrazione nello sviluppo della ricerca

scientifica e l’innovazione tecnologica. Gli obiettivi del progetto saranno:

discutere le questioni ambientali globali che interessano le regioni baltiche;

sviluppare elementi strategici per lo sviluppo sostenibile, soprattutto legato

dell’allargamento ad Est dell’Unione Europea;

per trainare i giovani ricercatori;

per integrare i giovani ricercatori nella rete europea della ricerca accademica

relativa allo sviluppo sostenibile.

Informazioni generali

L’approccio integrato per promuovere lo sviluppo sostenibile è stato fatto

mediante alcune metodologie qui di seguito elencate:

Natural Step, Factor X, Zero Emissions, Industrial Ecology, Sustainable

Technology Development, Ecological Footprint al solo scopo di diffondere

all’interno della società una conoscenza delle principali tematiche afferenti al

concetto di sviluppo sostenibile. I differenti approcci sopracitati hanno molti punti

in comune che riguardano la reale situazione economica che caratterizza questa

regione del continente europeo.

I Paesi baltici hanno molte opzioni di successo per implementare delle strategie

di gestione politica che sappia promuovere lo sviluppo sostenibile; alcune sono

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

118

legate alle dinamiche economiche, sociali e politiche, altre alla disponibilità di

Capitale Naturale, alla capacità di investire in tecnologie che non sovrasfuttino i

servizi naturali forniti gratuitamente dall’ambiente.

Risultati attesi

I principali risultati sono:

1) motivare la ricerca scientifica dei Paesi baltici, i politici e gli economisti di

individuare gli obiettivi attraverso i quali sarà possibile giungere a delle azioni che

favoriscano la promozione della sostenibilità;

2) costruire un ambiente di lavoro che implementi una rete di ricercatori

all’interno dei Paesi baltici capace di consolidare una cultura vocata alla

protezione dell’ambiente ed alla salvaguardia del paesaggio;

3) incoraggiare i giovani ricercatori a cogliere l’opportunità offerta dall’area di

ricerca scientifica europea per affrontare le sfide offerte dall’approccio integrato

per l’analisi di problemi complessi.

4) promuovere una rete di eccellenza che si occupi di sviluppo sostenibile;

5) diffondere le conoscenze acquisite mediante incontri, dibattiti e conferenze

sullo sviluppo sostenibile.

fonti telematiche

www.globallivingproject.org/footprint.html

www.sustainablehamilton.org/study.htm

www.bestfootforward.com/

www.rprogress.org

www.sustainablesonoma.org/projects/scefootprint.html

www.scotlandsfootprint.org

www.walesfootprint.org

www.allspecies.org/neigh/nbrfootp.htm

www.ecofoot.org/

www.footprintnetwork.org

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

119

5.3 Bilancio Gas serra

La composizione attuale dell'atmosfera è il prodotto della stretta e continua

interazione con la biosfera; l'una e l'altra si sono influenzate a vicenda nel corso

dello sviluppo geologico e biologico. Sostanze quali la CO2, il metano, il vapore

acqueo ed altri gas minori intrappolano la radiazione solare riflessa dalla superficie

terrestre, impedendone la dispersione nello spazio esterno. La mancata dispersione

del calore permette alla terra di mantenere una temperatura media globale di

15°C. La temperatura terrestre sarebbe infatti di -18°C se questi gas, detti

appunto gas serra, non fossero affatto presenti. L'effetto serra naturale, che

aumenta la temperatura terrestre di circa 33°C, dipende dalla presenza di gas che

si trovano in piccole concentrazioni in atmosfera, come la CO2 (0,035%) e il CH4

(0,00015%). La concentrazione di CO2 è passata da 300 a 360 ppm nell'ultimo

secolo, con un aumento di circa il 20%, mentre il metano è arrivato addirittura ad

un aumento del 100%.

Nel 1997 a Kyoto, la conferenza sul clima si è riunita per l’aggiornamento della

Convenzione quadro sottoscritta a Rio nel ’92. Visto che gli obbiettivi, per altro

non vincolanti, fissati a Rio non erano stati raggiunti si è reso necessario adottare

un protocollo più rigoroso per frenare l’aumento delle emissioni serra. In

particolare il Protocollo di Kyoto ha fissato degli obiettivi di riduzione specifici per

ogni Paese cercando di non creare vincoli allo sviluppo delle singole Nazioni. Per i

paesi industrializzati il protocollo impone una riduzione media del 5,2% delle

emissioni serra entro il 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990.

Qui di seguito sono elencati alcuni progetti europei e nazionali sviluppati

attraverso questa metodologia.

Progetto n°1

Titolo

Regional assessment and modelling of the carbon balance within europe

(RECAB)

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

120

Obiettivo

Il progetto si propone di quantificare il contributo dei carburanti fossili e delle

sorgenti e pozzi della biosfera di CO2 atmosferica in europa alla concentrazione

atmosferica a scala regionale a partire da un modello accoppiato biosfera-

atmosfera e un approccio sperimentale.

Questo richiede lo sviluppo di una capacità di campionare in europa il trasporto

superficiale e verticale della CO2 e dei relativi traccianti attraverso dei palloni.

Saranno portate avanti due campagne in tutti i siti nell’estate 2001 e nell’inverno

2001-2002. In parallelo saranno portati avnti campionamenti del flusso superficiale

sui tipi di vegetazione dominanti nell’area, principalmente foreste e terreni

agricoli. L’integrazione del lavoro sperimentale con quello di modellistica (RAMS) è

la base di questo lavoro.

Informazioni generali

Il contributo dei carburanti fossili e delle sorgenti e pozzi della biosfera

all’aumento della CO2 atmosferica non è ancora ben conosciuta a livello regionale.

E’ comunque soggetto di un intenso interesse scientifico e dibattito politico nel

contesto nella realizzazione del protocollo di Kyoto.

Attualmente non esistono mezzi disponibili di monitoraggio ambientale per la

misura a livello regionale dei flussi di CO2, necessaria a scopo di verifica.

Risultati attesi

Il progetto permetterà di stimare i pozzi regionali nella biosfera europea

rilevanti per i negoziati del Protocollo di Kyoto e contribuirà allo sviluppo degli

strumenti di verifica, facilitando l’adempimento degli impegni degli stati membri

dell’Unione Europea.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

121

Progetto n°2

Titolo

Effects of atmospheric CO2-CO increase on carbon fluxes in grassland

ecosystems (COST)

Obiettivo

I principali obiettivi di questo lavoro sono:

- avanzamento nella ricerca degli effetti dell’aumento della concentrazione di

CO2 sui flussi di carbonio di praterie gestite con diversi metodi;

- sviluppare modelli che spieghino questi flussi a diverse scale;

- comparare e valutare i differenti approcci alla problematica.

Organizzazione:

L’attività è stata divisa in tre gruppi di lavoro

1. i processi nelle piante

2. i processi nel suolo

3. la modellistica e analisi del sistema

Informazioni generali

Per gli organismi vegetali la CO2 è la fonte di carbonio per la produzione

fotosintetica di carboidrati e la loro successiva conversione in biomasse.

Assumendo che non ci sia nessun fattore limitante di crescita estraneo, un aumento

di CO2 atmosferica causa inizialmente:

- un più alto ritmo fotosintetico, soprattutto nelle piante C-3 che costituiscono la

maggior parte nei climi temperati e freddi.

- un aumento dell’ottimo di temperatura nelle piante C-3.

- una diminuzione nella traspirazione dovuta ad una chiusura degli stomi indotta

dalla CO2. A questo consegue un più alto ritmo di crescita in condizioni idriche

limitanti.

A questi effetti primari possono in genere seguire risposte di adattamento

secondarie a livello fisiologico e morfologico come l’aumento nell’efficienza d’uso

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

122

di nutrienti e risorse idriche, dell’attività batterica dei rizobi simbionti e degli

organismi nel suolo, quindi nalla decomposizione della lettiera.

Questi effetti sono stati riscontrati in molte specie, tra cui frumento, orzo, riso

e soia. Raddoppiando la concentrazione della CO2 ne è risultato un aumento della

resa dal 25 al 100%.

L’effetto dell’aumento della CO2 è specie-specifico, ma dipende anche dalla

temperatura, dai nutrienti e dall’acqua disponibili. E’ comunque poco è

sconosciuto sulle possibili risposte di un ecosistema più complesso all’aumento

della CO2.

Le praterie

Le graminacee le leguminose sono componenti importanti nella resa di una

prateria; in Europa il trifoglio bianco costituisce il più importante legume nelle

praterie temperate e la sua importanza è aumentata per ragioni economiche ed

ecologiche. La proporzione di trifoglio bianco nelle praterie influenza la

composizione floristica grazie anche alla capacità del trifoglio di fissare l’azoto

atmosferico. L’aumento della fissazione dell’azoto in seguito all’aumento della CO2

atmosferica potrebbe causare sostanziali cambiamenti nell’economia dell’azoto

nella prateria e quindi nella composizione delle specie.

Risultati attesi:

Il progetto mirerà alla determinazione dei flussi di carbonio nelle praterie alla

concentrazione di CO2 attuale e ad una aumentata.

Verranno esaminati:

- la crescita delle piante e specialmente dell’sistema radicale;

- l’abilità competitiva tra le specie e il cambiamento nella

composizione floristica dell’ecosistema;

- il cambiamento del rapporto C/N nella lettiera;

- la quantità e qualità degli essudati radicali;

- l’attività dei microrganismi del suolo;

- i parametri fisici e chimici del suolo e il suo contenuto idrico.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

123

Progetto n°3

Titolo

Il bilancio dei gas serra di sistemi territoriali

Obiettivo

Il progetto si propone di indagare l’origine delle emissioni di gas serra e i

serbatoi capaci di assorbirli per fungere da supporto alle decisioni politiche in

materia di produzione e consumo di energia. A questo scopo sono state seguite le

linee guida denominate “Revised 1996 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas

Inventories” accettate dal Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Informazioni generali

Per poter effettuare un bilancio serra che risulti attendibile conviene

concentrare l’attenzione principalmente sulla produzione e l’assorbimento di CO2.

Gli altri gas serra contemplati dall’IPCC, che siano essi ad azione diretta o

indiretta, rappresentano comunque una quota minoritaria nel computo

complessivo. Lo sforzo maggiore del lavoro è concentrato quindi sul Modulo

“energia” ovvero quel Modulo che contempla le emissioni derivanti dalla

combustione di risorse fossili e nel Modulo “foreste e cambiamento dell’uso del

suolo” dove viene stimata la potenzialità in termini di assorbimento da parte della

biomassa boschiva.

Risultati attesi

1. Identificazione dei principali settori con il maggior contributo di produzione

dei gas serra;

2. Stima della capacità di assorbimento di gas serra da parte delle aree

boschive;

3. Ricerca delle possibilità di intervento per la riduzione della la quantità di gas

serra emessa nei processi produttivi del territorio interessato.

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Monitoraggio dei progetti di sostenibilità

SPIN-ECO

124

Il bilancio dei gas serra è stato applicato, all’interno dei progetti di analisi della

sostenibilità ambientale, dei seguenti sistemi territoriali:

Bilancio gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Grosseto”, 2004;

Bilancio gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Ancona”, 2002;

Bilancio gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Pesaro-Urbino”,

2002;

Bilancio dei gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Ravenna”

1999;

Inventario dei gas serra in “Analisi della sostenibilità della Provincia di Forlì-

Cesena, 2002;

Rapporto sullo stato dell’ambiente - La Comunità Montana delle Colline Metallifere,

2004.

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Conclusioni

SPIN-ECO

125

6 Conclusioni

L’uso di indicatori di sostenibilità per l’analisi territoriale della Provincia di

Siena ha fornito una valutazione socio-economica ed ambientale integrata del

sistema oggetto di studio. L’intenzione di quest’analisi è stata quella di fornire

risultati che creino un nuovo substrato di informazioni e di concetti utili per la

Pubblica Amministrazione e per tutti i portatori di interesse della comunità

provinciale. Il fine ultimo del progetto è proprio quello di essere un valido aiuto

per tutti coloro i quali desiderino lavorare per il raggiungimento di uno sviluppo

sostenibile della Provincia di Siena attraverso la presa di coscienza e

l’identificazione di quelli che potrebbero essere i fattori “limitanti” per un suo

completo sviluppo che protegga anche gli interessi delle generazioni future.

Le metodologie utilizzate in quest’analisi territoriale (Impronta Ecologica e

Analisi Emergetica) sono in grado di fornire una lettura integrata dell’area di studio

e delle dinamiche che la caratterizzano. La complementarità delle due

metodologie evidenzia l’integrazione fra gli aspetti sociali, economici ed ecologici

sia da un punto di vista antropocentrico che ecocentrico. L’Impronta Ecologica

prende in considerazione la “produttività utile” di cui l’uomo può disporre e la

produttività di cui si appropria, assegnando in questo modo un valore ambientale a

ciascuna risorsa considerata; dall’altro, l’analisi eMergetica consente di assegnare

un valore ecologico al flusso delle risorse rinnovabili e non rinnovabili che

alimentano il sistema territoriale e di analizzare gli impatti ambientali derivanti

dall’attività antropica sulle risorse naturali.

In base ai risultati ottenuti possiamo riportare quanto segue:

Entrambe le metodologie evidenziano l’importanza nell’uso del suolo, del

territorio agricolo, e della gestione che ne è stata fatta, da parte

dell’Amministrazione Provinciale senese. Dal punto di vista dell’Impronta

Ecologica, il terreno agricolo è caratterizzato da un’elevata produttività in

biomassa vegetale utile, in quanto esso è in grado di fornire prodotti primari di

natura alimentare, essenziali per la dieta ed il sostentamento degli abitanti della

Provincia di Siena. La sua cospicua estensione è uno dei punti di forza del territorio

senese, ed una tra le principali motivazioni dell’elevata biocapacità locale. Esso

rappresenta uno punti di forza sui quali sarà possibile investire per il futuro

sviluppo territoriale, a patto che il suo utilizzo avvenga in linea con i principi e con

i tempi della sostenibilità.

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Conclusioni

SPIN-ECO

126

Sia L’Ecological Footprint che l’analisi emergetica evidenziano come il sistema

Provincia di Siena si sostenga principalmente su risorse locali. I dati dell’analisi

emergetica riportano infatti L=57% e F=43% per l’utilizzo delle risorse. Allo stesso

tempo, i dati EF evidenziano come la biocapacità locale si mantenga all’incirca

sullo stesso valore del 1999 (2,98 contro 3,06 gha/ab.), e sia capace di soddisfare il

55% circa della richiesta di terreno da parte degli abitanti senesi; questa

percentuale è in controtendenza con il valore medio nazionale, pari a circa il 20%.

Questa situazione è confermata dal lieve ma fondamentale aumento del valore

delle risorse locali rinnovabili in relazione alla quantità di risorse non rinnovabili

utilizzate in Provincia. Comparando le due metodologie emerge pertanto una certa

coerenza nella tendenza dello sviluppo del territorio, messa in evidenza dal valore

pressoché costante della biocapacità e dell’eMergia per persona.

I recenti problemi legati all’aumento del fabbisogno energetico ci inducono a

fare delle considerazioni in merito a questo input indispensabile per l’attività

umana. Le due metodologie utilizzate computano questo input in maniera

differente. L’Impronta Ecologica, con il suo approccio strettamente

antropocentrico, considera il consumo di elettricità in termini di fabbisogno dei

cittadini. L’analisi emergetica considera invece i flussi di energia e materia

indipendentemente dall’attività umana. L’approccio ecocentrico di questa

metodologia sottolinea la distinzione economica ed ambientale fra le fonti

energetiche rinnovabili e non rinnovabili anche rispetto al fabbisogno totale

dell’intera Provincia. Risulta pertanto evidente l’importanza di una lettura

integrata dei risultati dei due indicatori, capace di fornire informazioni sia sul

ruolo e le attività della componente biotica del sistema provinciale, ovvero sui

cittadini, sia sulla componente abiotica, il territorio, e i flussi che lo alimentano.

Per quanto riguarda il bilancio import-export dei flussi emergetici i dati grezzi

oggetto di analisi mostrano delle notevoli approssimazioni dovute ad alcune

variazioni apportate nella loro valutazione. I dati relativi alle varie voci dell’import

e dell’export relativi al 2003 messi a disposizione per l’analisi emergetica sono

contabilizzati solo in euro mentre nell’analisi del 1999 erano computati anche in

quantità. Per coerenza con l’analisi effettuata nel 1999 è stato necessario

convertire i flussi di moneta dei singoli input nelle rispettive quantità, attraverso

dei coefficienti calcolati ad hoc ed aggiornati attraverso i coefficienti di

rivalutazione monetaria.

In conclusione, è possibile affermare che il costante aggiornamento degli studi

di sostenibilità ambientale costituisce una valida ed importante pratica di

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Conclusioni

SPIN-ECO

127

monitoraggio della situazione ambientale, e della salute dell’ecosistema

provinciale senese. Grazie al precedente progetto SPIn-Eco, a partire dal dicembre

2003, Siena è infatti la prima Provincia italiana ad aver ottenuto la certificazione

ambientale ISO 14001; ma, sebbene la scelta di utilizzare ed applicare indicatori di

sostenibilità costituisca di per sé un buona pratica per la gestione ambientale, è

senza dubbio fondamentale l’applicazione di questi indicatori nel lungo periodo,

ovvero nei tempi della sostenibilità.

Gli indicatori utilizzati presentano un lieve peggioramento rispetto alla

situazione ambientale messa in evidenza nel precedente Report del progetto SPIn-

Eco. L’analisi dell’Impronta Ecologica identifica l’aumento dei consumi di energia

elettrica e combustibili fossili come principale fautore del trend negativo; al tempo

stesso l’Analisi Emergetica conferma questa tendenza attraverso l’analisi dei flussi

di materia ed energia che alimentano il sistema territoriale. Sebbene la differenza

fra il flusso emergetico importato rispetto a quello esportato denoti un lieve calo

della dipendenza del sistema territoriale rispetto all’esterno, il volume di entrambi

si è moltiplicato prepotentemente determinando un peggioramento degli indicatori

emergetici amplificato dal fatto che la tipologia di risorse è di natura non

rinnovabile. Questo evidenzia come debbano essere promosse tutte le azioni che

vadano nella direzione di una maggiore attenzione nelle politiche di gestione del

territorio e di un più marcato interesse nei confronti del Capitale Naturale. Il

Capitale Naturale rappresenta per la Provincia un valore economico ed ecologico-

naturalistico estremamente elevato. Non solo fornisce servizi essenziali di input per

la produzione e il consumo, funge da serbatoio per l’assorbimento dei rifiuti, ma

rappresenta anche un elevato valore di consumo per i residenti che gradiscono e

vengono appagati dalla bellezza delle cose che li circondano.

In ultima analisi prendendo in considerazione queste caratteristiche tipiche

della Provincia di Siena, quali notevole estensione del territorio, bassa densità di

popolazione e attività produttive basate principalmente su risorse locali, emerge

un quadro che paragonato con altre realtà provinciali risulta migliore dal punto di

vista della sostenibilità. Riteniamo però importante che resti aperto il dibattito in

merito agli strumenti conoscitivi del territorio e che l’Amministrazione Provinciale

senese continui a lavorare nella direzione intrapresa, senza adagiarsi sui risultati

ottenuti. In questa sede, così come nei precedenti report del progetto SPIn-Eco,

sono state fornite delle indicazioni utili per la diminuzione dell’impatto ambientale

degli abitanti della Provincia di Siena, auspicando che queste indicazioni possano

stimolare e coadiuvare gli amministratori locali nel redigere i più appropriati

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Conclusioni

SPIN-ECO

128

strumenti di programmazione orientati al pieno raggiungimento della sostenibilità

ambientale.

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Appendice

SPIN-ECO

129

7 Appendice

Riferimenti per le Transformity

1 Odum H.T. and Odum E.C. , 1983, Energy Analysis Overview of Nations. WP-83-

82. International Institute for Applied Systems Analysis, Laxenburg, Austria.

2 Odum H.T. and Odum E.C. , 1987, Ecology and Economy. EMergy Analysis and

Public Policy in Texas, Lyndon B. Johnson School of Public Affairs, Policy

Research Project Report n. 78.

3 Brown M.T. and J.E. Arding, 1991, Transformity Working Paper, Center for

Wetlands, University of Florida.

4 Odum H.T. and Arding J.E. , 1991, EMergy analysis of shrimp mariculture in

Ecuador. Department of Environmental Engineering Sciences, University of

Florida, Working paper prepared for Coastal Resources Center, University of

Rhode Island, Narragansett, RI.

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Appendice

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CCIAA (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Provincia di

Siena)

CNR (Consiglio Nazionale Ricerche)

Comuni della Provincia di Siena

Corpo Forestale dello Stato-Coordinamento Provinciale

ENEL – GRTN (Gestore della Rete Trasmissione Nazionale)

DGERM (Direzione Generale dell'Energia e delle Risorse Minerarie)

Gestori Locali della risorsa idrica e del metano

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

140

1 Approfondimento sulla sostenibilità in agricoltura tramite LCA ed

Emergia

1.1 Introduzione

Il sistema naturale è regolato da imprescindibili leggi fisiche che interpretano

l’insieme delle interazioni con la biosfera. Queste relazioni devono essere tali da

permettere alla vita umana di continuare a vivere, agli individui di soddisfare i loro

bisogni e alle diverse culture umane di svilupparsi, in modo tale che le variazioni

apportate alla natura dalle attività umane stiano entro certi limiti.

Tra tutte le attività umane, appare evidente il ruolo centrale dell’agricoltura. Le

economie agricole rappresentano il punto di incontro fra i bisogni essenziali

dell’uomo e la produzione primaria della natura.

I sistemi agroalimentari traggono risorse soprattutto dall’ambiente. Le attività

agricole e forestali sono state per secoli, sinonimo di ricchezza, di qualità, di

bellezza del paesaggio, di protezione del terreno, occupazione. Il presente lavoro,

quindi, concentra l’attenzione sullo straordinario valore dei servizi che i sistemi

agricoli forniscono alle società umane residenti nella provincia di Siena.

Valore che non viene preso in considerazione dalle politiche economiche attuali,

ma che, invece, ha un incredibile importanza per la nostra sicurezza, la nostra salute

e per il futuro sviluppo di ogni società umana.

L’importanza dei sistemi naturali per la specie umana è infatti centrale proprio

per garantire il nostro benessere e ciò costituisce il motivo essenziale per cui la

nostra azione dovrebbe mantenersi nell’ambito delle capacità di carico degli

ecosistemi che ci sostengono.

Ce lo dicono chiaramente tutti gli studiosi che da tempo lavorano sulle

interrelazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali per individuare, concretamente,

quali sono le strade efficaci da intraprendere per attuare la sostenibilità del nostro

sviluppo.

Si tratta in buona parte, di quello straordinario ed affascinante fronte della

ricerca integrata innovativa che sta conducendo alla confluenza transdisciplinare.

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Sostenibilità in agricoltura

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Purtroppo oggi i modelli politici ed economici dominanti non riconoscono la reale

importanza dei servizi forniti dagli ecosistemi al nostro sviluppo ed alla nostra

sopravvivenza.

Questo lavoro studia le relazioni ed i legami esistenti tra gli ecosistemi ed il

benessere umano, cercando di dimostrare le potenzialità degli ecosistemi in ambito

agricolo. Inoltre mira ad integrare le diverse aspirazioni economiche, ambientali,

sociali e culturali, e arricchisce le conoscenze e le informazioni derivanti dalle

scienze naturali e dalle scienze sociali, cercando di identificare e valutare le opzioni

relative alle scelte politiche ed alle modalità di gestione per mantenere i servizi

offerti dagli ecosistemi ed armonizzarli con i bisogni umani, per promuovere la

massima integrazione fra i sistemi ecologici e i sistemi antropici.

Gli avanzamenti dell’ecological economics ci dimostrano chiaramente che

l’umanità ha sempre dovuto dipendere dai servizi prodotti dalla biosfera e dai suoi

ecosistemi. La biosfera stessa è il prodotto della vita sulla Terra.

La composizione dell’atmosfera e dei suoli, i cicli degli elementi attraverso l’aria

e l’acqua e moltissime altre funzioni e processi sono tutti risultanti dai processi stessi

della vita e sono tutti mantenuti e rigenerati dagli ecosistemi.

La specie umana che sembra, a noi esseri umani, possa ritenersi quasi fuori ed

indipendente dalla natura, grazie a mezzi messi a disposizione dalla nostra cultura e

tecnologia, dipende invece pienamente dai flussi dei servizi degli ecosistemi.

Il presente lavoro è suddiviso nelle seguenti sezioni.

La prima parte espone i principi della sostenibilità con un riferimento particolare

all’applicazione di questi al settore agricolo; la seconda parte mette in evidenza le

metodologie utili a valutare le caratteristiche dell’attività agricola in provincia di

Siena.

L’ultima sezione è dedicata ad una applicazione di due metodologie

termodinamiche. In questo approfondimento tematico relativo all’agricoltura

specializzata verrà presa in considerazione un lavoro di analisi emergetica e di Life

Cycle Assessment applicato a due aziende agricole della Provincia di Siena . In queste

analisi verranno messe in luce le criticità e le potenzialità di uno dei settori più

redditizi del territorio senese, il settore vitivinicolo. Inoltre, verrà focalizzata

l’attenzione su alcuni aspetti tecnici relativi al metodo biologico e convenzionale in

tema di sostenibilità.

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Sostenibilità in agricoltura

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1.2 Gli ecosistemi agricoli

L’agricoltura odierna può essere definita come una manipolazione mirata degli

ecosistemi al fine di fornire dei vantaggi agli uomini. Questo vuol dire che gli uomini

impongono sull’ambiente un sistema che lascia sopravvivere solo ciò che l’uomo

intende usare, rimpiazzando il sistema di sopravvivenza darwiniano del migliore

adattamento. In questo modo ci siamo presi la responsabilità di regolare i sistemi in

accordo con i nostri bisogni. Questo mette i sistemi agricoli da una parte diversa

rispetto a quelli naturali, che si autoregolano tramite retroazioni e meccanismi di

controllo su larga scala. Ogni interferenza con gli eventi naturali, come ad esempio

l’aratura, significa che alcune risorse sono state degradate o perdute. Inoltre,

abbiamo un flusso di materiale in uscita dal sistema agricolo (raccolto) e di

conseguenza il supporto dal sottostante ecosistema deve essere maggiore. Secondo

Vitousek et al (1986), l’agricoltura convenzionale spesso produce meno, in biomassa

totale, rispetto agli ecosistemi naturali. Questa differenza può essere delle volte

spostata o ribaltata attraverso l’uso di colture perenni, colture in rotazione,

somministrazione di nutrienti oppure irrigazione. Vitousek et al (1986) ha stimato la

quantità totale di prodotti della fotosintesi di cui la specie umana si è appropriata ed

ha concluso che circa il 40% della produzione primaria netta terrestre è usata sia

direttamente che indirettamente per le attività umane.

Gli ecosistemi naturali sono spesso per la maggior parte sostenibili, dove non

sono presenti i nostri sistemi agricoli. Comunque, in contrasto con i sistemi naturali, i

sistemi agricoli devono supportare le persone che vivono al di fuori del sistema.

I sistemi agricoli possono essere visti come ecosistemi addomesticati. Sono

alimentati dall’energia solare, come gli ecosistemi naturali, ma differiscono da essi

per degli aspetti fondamentali (Odum, 1984):

- La diversità è abbondantemente ridotta dalla gestione umana al fine di

massimizzare le rese di alimenti specifici o di altri prodotti;

- Le specie vegetali ed animali dominanti sono derivate dalla selezione artificiale

piuttosto che da quella naturale;

- Il controllo dei sistemi agricoli è per la maggior parte esterno e finalizzato, a

differenza di quello degli ecosistemi naturali che sono autoregolati attraverso

feedback interni;

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- I sistemi agricoli sono più aperti verso l’ambiente sottostante . Essi hanno grossi

flussi in entrata ed in uscita da e verso l’ambiente;

- I sistemi agricoli sono disturbati, instabili e giovani, fattori molto importanti per

il mantenimento della produttività. Il loro funzionamento dipende dalla costante

interferenza (o cura) da parte dell’agricoltore.

1.3 Agricoltura e sostenibilità

E’ interesse comune dell’agricoltura e del mondo naturale che si sviluppi tra essi

un rapporto di reciproco sostegno. La produzione alimentare non deve distruggere gli

ecosistemi naturali del loro mondo e la ricchezza della loro diversità biologica. La

difesa degli ecosistemi naturali non rappresenta una minaccia per l’umanità che deve

nutrirsi. In realtà, è vero il contrario: un uso accorto della natura è essenziale per

nutrire il pianeta.

L’agricoltura sostenibile si interessa della capacità dei sistemi agricoli di

rimanere produttivi nel lungo periodo. Molti autori distinguono tra sostenibilità

ecologica (o ambientale), economica o sociale. La sostenibilità ecologica è definita

come il mantenimento dell’intero ecosistema o del “capitale naturale” (l’insieme

delle risorse fornite dall’ambiente che garantiscono un flusso di servizi o beni utili)

sia come “risorsa” di inputs , sia come “scarico” di rifiuti (Goodland, 1995).

La dimensione ecologica della sostenibilità è fondamentale per la sostenibilità nel

suo insieme, nella misura in cui è un prerequisito per la dimensione economica e

sociale. Gli agricoltori calibrano le loro pratiche produttive (pratiche agricole,

semina, fertilizzazione) al fine di combinare in maniera ottimizzata gli inputs basati

sul capitale naturale (suolo, energia solare, pioggia, energia da combustibili fossili) e

inputs basati sul capitale dovuto all’uomo (fertilizzanti, sementi, pesticidi)

producendo degli outputs desiderati (prodotti) e delle emissioni indesiderate

nell’ambiente. Il livello di produzione dei sistemi agricoli dipende largamente dagli

inputs dovuti al capitale naturale ed a quello fornito dall’uomo. Herdt e Steiner

(1995) hanno messo in evidenza il fatto che è difficile sapere se i sistemi agricoli

attuali siano sostenibili nel senso del rimanere produttivi nel lungo periodo. Il

continuo incremento degli inputs dovuti all’uomo applicati nella maggior parte dei

sistemi di questo tipo ha incrementato le rese ma potrebbe aver diminuito la qualità

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del capitale naturale (es. la degradazione dei terreni) e così la capacità produttiva

nel suo insieme.

Fino al 1970, l’aumento della produzione era il concetto dominante in

agricoltura. I ricercatori in ambito agricolo, per la maggior parte, valutavano gli

effetti del maggiore uso degli inputs dovuti all’uomo sul funzionamento e sulla

produttività dei sistemi agricoli.

Dagli anni settanta in avanti l’intensificazione dei sistemi produttivi ha causato

un aumento dell’inquinamento ambientale. Di conseguenza, limitare gli impatti

ambientali ad un livello accettabile divenne sempre più importante nell’ambito

della ricerca agricola.

Questo ha prodotto una grossa quantità di studi circa gli impatti dell’agricoltura

sull’ambiente. (Wauchope, 1978; Ryden et al., 1984). Più recentemente,

preoccupazioni circa la perdita di qualità del capitale naturale legato all’agricoltura

attraverso fenomeni come l’erosione, la scomparsa dei predatori “utili” o la

diminuzione della materia organica nel suolo hanno ricevuto attenzioni crescenti

(Pimentel e Kounang, 1998; Lewis et al., 1997; Katterer and Andrèn, 1999).

Questi progressi hanno condotto ad una varietà di metodi per la valutazione degli

impatti ambientali dell’agricoltura. Lo sviluppo di questi strumenti è considerato da

alcuni autori come una condizione per l’implementazione dell’agricoltura sostenibile

(Hansen, 1996). Questi metodi prendono in considerazione un certo numero di fattori

(obbiettivi) ambientali da valutare (erosione del suolo, emissione di gas serra, qualità

delle acque), ed usano generalmente un set di indicatori come criterio per

quantificare il grado con cui questi obbiettivi sono raggiunti.

Gli impatti ambientali legati all’agricoltura dipendono in gran parte dalle

pratiche agricole usate dagli agricoltori. Il nesso è comunque indiretto, come le

emissioni verso l’ambiente dipendono dallo stato dei sistemi agricoli, che

alternativamente dipendono dalle pratiche agricole messe in atto ma anche da

fattori casuali come precipitazioni e temperatura. Di conseguenza, gli indicatori di

impatto ambientale dovrebbero essere basati sia sulle pratiche agricole adottate, sia

sugli effetti che queste pratiche hanno sullo stato del sistema agricolo o sulle

emissioni verso l’ambiente.

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145

1.4 L’analisi termodinamica degli agroecosistemi

I servizi degli ecosistemi costituiscono quei benefici che la specie umana riceve

dal funzionamento stesso degli ecosistemi.

Si tratta di servizi che:

1. provvedono alla fornitura di prodotti utilizzati dalla specie umana quali cibo,

acqua, combustibili, fibre;

2. regolano i processi degli ecosistemi fornendo importanti benefici quali il

mantenimento della qualità dell’aria, la regolazione del clima, il controllo

dell’erosione, la regolazione delle malattie umane, la regolazione del ciclo

dell’acqua, il riciclo dei rifiuti, il controllo biologico e l’impollinazione;

3. sono necessari per la produzione di altri servizi degli ecosistemi, e quindi

svolgono un ruolo di supporto, quali la formazione del suolo, il ciclo dei nutrienti e la

produzione primaria;

4. possono essere definiti culturali, cioè che forniscono dei benefici non

materiali quali quelli etici ed estetici, ricreativi e turistici, quelli ispirativi, quelli

educativi, quelli relativi al senso dei luoghi e quelli del patrimonio culturale.

Da anni si sta infatti cercando di sottolineare quanto i sistemi naturali mantenuti

in salute e non indeboliti dal nostro continuo e pressante intervento, costituiscano

una base essenziale per la salute stessa di tutti gli esseri umani sulla Terra.

Il vasto argomento delle funzioni e dei servizi degli ecosistemi, nonché delle

possibilità di una loro rendicontazione economica sono oggetto, da tempo, delle

ricerche dell’ambito dell’innovativa disciplina dell’Ecological Economics.

Robert Costanza, uno dei fondatori di tale disciplina, per anni presidente

dell’International Society of Ecological Economics (ISEE), è stato tra i primi a

cimentarsi, con un gruppo di altri ecologi ed economisti (tra i quali Rudolf de Groot)

in una prima valutazione del valore economico dei servizi degli ecosistemi pubblicato

sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature” nel 1997.

La ricerca ha avuto il merito di sottolineare l’importanza di quanto l’economia

attuale non tenga in conto la natura ed i sistemi naturali, e di quanto sia

importantissimo oggi modificare i sistemi di contabilità nazionale proprio ai fini,

invece, di poter tenere in conto il valore dei servizi degli ecosistemi e del capitale

naturale, essenziali per la nostra stessa sopravvivenza.

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Al di là delle stime prodotte e della loro validità scientifica è di tutta evidenza

che ricerche di questo tipo sottolineano quanto sia ormai ineludibile considerare

nelle politiche economiche l’importanza centrale della salute degli ecosistemi.

Non esiste alcun studioso di problemi ambientali che non riconosca lo stretto

legame esistente tra salute degli ecosistemi e salute umana.

L’esistenza di questo legame la dice lunga sull’importanza di considerare

adeguatamente gli ecosistemi, il mantenimento della loro vitalità e delle loro

capacità evolutive come fonte centrale del nostro benessere ed evitare pertanto

l’attuazione di politiche che danneggino gli ecosistemi stessi e li rendano sempre più

vulnerabili.

I danni che procuriamo ai sistemi naturali si riverberano, prima o poi, contro di

noi, indebolendo le nostre capacità di sopravvivenza.

I gravi problemi che dobbiamo oggi affrontare affondano le radici in un uso

sbagliato dei sistemi naturali, in un loro sovrasfruttamento, per non parlare, in molti

casi, di una loro diretta distruzione. La scienza della sostenibilità ci fornisce

indicazioni estremamente utili per evitare che ciò avvenga.

Nel corso di questo lavoro tratteremo delle funzioni specifiche dell’agricoltura,

la produzione di beni e servizi, elaborando un’analisi di sostenibilità attraverso

l’utilizzo congiunto della metodologia termodinamica Emergetica (Odum,1996) e

della Life Cycle Assessment. Queste due metodologie hanno il pregio di identificare e

quantificare tutti gli impatti ambientali (LCA) e di contabilizzare il valore del

capitale naturale legato all’agricoltura e di tutti i servizi e beni ambientali ad essa

connessi che oggi ricevono attenzioni crescenti.

1.5 Metodi

“Gli indicatori sono il nostro collegamento con il mondo.

Condensano la sua enorme complessità in un insieme gestibile di informazioni

ricche di significato, sino a un piccolo insieme di osservazioni che indirizzano le

nostre decisioni e dirigono le nostre azioni” (Bossel H., 1999)

Un indicatore è una misura di qualcosa che permette di capire, in relazione ad un

certo obbiettivo, “a che punto si è” oppure “quanto si è distanti da”. A partire dalle

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ipotesi sulle quali l'indicatore stesso è stato costruito, esso è una misura che funge da

"sintomo" o "indice" dello stato di un sistema e che mostra quantitativamente e/o

qualitativamente le condizioni del sistema. In una società si eseguono

periodicamente misure cosiddette tradizionali, riguardanti il progresso sociale,

economico ed ambientale. Il tasso di disoccupazione, il Prodotto Interno Lordo, la

retribuzione media, il consumo di risorse, sono solo alcuni dei molteplici esempi di

indicatori tradizionali. Indicatori di tal genere misurano cambiamenti in un settore

della società come se esso fosse completamente indipendente dagli altri,

confermando, così, il prevalere di un approccio di natura riduzionista all'analisi di

sistemi che, per la loro complessità, richiederebbero studi ben diversi.

Contrariamente a questo tipo di approccio, è implicito nel concetto di

sostenibilità una visione integrata dei sistemi che tenga conto di tutte le sue

componenti e delle interazioni esistenti tra di esse. La sostenibilità richiede pertanto

"strumenti di misura" che sintetizzino le connessioni tra il progresso economico,

ambientale e sociale di una comunità. E’ possibile costruire una varietà pressoché

infinita di indicatori, in relazione a ciò che si vuole misurare, ed ognuno di questi

possiederà caratteristiche proprie e ben definite. Tuttavia un buon indicatore

dovrebbe possedere dei requisiti di base che lo caratterizzano. Un indice ben

costruito dovrebbe essere una misurazione numerica e quantificabile e dovrebbe

esprimere, in maniera quantitativa, la proprietà indagata del sistema che stiamo

studiando. Un indicatore dovrebbe inoltre essere comprensibile, cioè di facile

interpretazione anche per i non esperti, e verificabile, dando la possibilità di poter

verificare le informazioni che esso fornisce. Un’altra sua caratteristica dovrebbe

essere la riproducibilità e quindi l’essere basato su dati accessibili, infine deve essere

sito-specifico, calibrato sul territorio sul quale si sta svolgendo l’analisi, in modo da

considerare le varie interazioni tra i settori economico, sociale ed ambientale.

Bisogna ricordare che l’uso di un singolo indicatore è spesso poco significativo, e

normalmente ci si avvale di set di indicatori, anch’essi con caratteristiche proprie.

Un set di indicatori scelto per rappresentare un dato sistema dovrebbe essere quindi

nel contempo comprensivo e compatto, per poter raccogliere sinteticamente tutti gli

aspetti rilevanti rappresentativi del nostro sistema. Gli indicatori di un set

dovrebbero inoltre essere chiaramente definiti, riproducibili, non ambigui,

comprensibili, pratici, e scelti in modo tale che, dalla loro lettura congiunta, si renda

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possibile dedurre il funzionamento e la sostenibilità degli attuali sviluppi e il loro

confronto con percorsi di sviluppo alternativi.

1.5.1 Life Cycle Assessment (LCA)

L’obiettivo fondamentale di una LCA consiste nell’imputare i consumi e le

emissioni ottenuti nella fase di raccolta dati (Analisi di Inventario) a specifiche

categorie di impatto riferibili ad effetti ambientali conosciuti, e nel quantificare, con

opportuni metodi di caratterizzazione, l’entità del contributo complessivo che il

processo o il prodotto portano agli effetti considerati (Analisi degli Impatti). La

procedura di uno studio di LCA è di tipo iterativo poiché ogni fase successiva può

mettere in evidenza criticità o semplici aspetti che necessitano di un ulteriore

indagine. Via via che si approfondisce l’analisi, nuovi dati potranno poi essere

sostituiti aggiornando i vecchi o richiedendo la revisione dei calcoli stessi.

Di seguito sono riportate nel dettaglio le diverse fasi di un’analisi del ciclo di vita

precedentemente citate. Lo schema di riferimento di questo tipo di studi è

standardizzato nella norma ISO 14040.

Fase 1: Goal Definition and Scoping

Durante questa fase è necessario che vengano definite le finalità dello studio,

l’unità funzionale e i confini del sistema studiato. In particolare l’unità funzionale è

la misura della performance degli output funzionali del sistema di prodotto. Scopo

principale dell’Unità Funzionale è fornire un riferimento a cui gli input e gli output di

processo possano essere correlati.

Fase 2: Life Cycle Inventory

Consiste nella raccolta dei dati e nelle procedure di calcolo volte a quantificare

gli input e gli output rilevanti di un sistema di prodotto. Si tratta di un processo

iterativo, che si ripete in base alle ulteriori esigenze informative che si manifestano

durante la sua realizzazione. Il sistema in studio deve essere modellizzato come una

sequenza complessa di operazioni unitarie che comunicano tra loro e con l’ambiente

attraverso input ed output. È necessario procedere alla costruzione di un modello

della realtà, in grado di rappresentare nella maniera più fedele possibile tutti gli

scambi tra le singole operazioni appartenenti alla catena produttiva effettiva.

Fase 3: Life Cycle Assessment

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Consiste nella valutazione della significatività degli impatti ambientali potenziali,

associati ai dati derivanti dalla fase di inventario. Il livello di dettaglio, la scelta

degli impatti da valutare e le metodologie di valutazione dipendono dagli obiettivi e

dalle finalità dello studio. Gli impatti ambientali vengono prima classificati, vengono

cioè assegnate le aggregazioni iniziali di dati a categorie di impatto relativamente

omogenee; successivamente vengono assegnati dei pesi alle diverse categorie.

Quest’ultima procedura viene effettuata al fine di permettere la comparazione degli

impatti potenziali di diversi prodotti. Le principali categorie di impatto ambientale

da tenere in considerazione riguardano l’utilizzo di risorse, la salute dell’uomo e le

conseguenze ecologiche. Il primo approccio alla valutazione è di tipo generale e

porterà semplicemente a collegare quantitativamente un processo produttivo con

determinate categorie di impatto; per una valutazione puntuale occorrerà procedere

successivamente all’identificazione delle parti del sistema che danno maggiori

contributi agli impatti individuati, nonché all’approfondimento dello studio con

l’ausilio di tecniche di controllo più sofisticate.

Fase 4: Life Cycle Interpretation

Consiste nell’interpretazione dei risultati delle fasi di inventario e di valutazione

degli impatti e nell’eventuale redazione di conclusioni e di raccomandazioni per il

miglioramento della performance ambientale del sistema studiato.

La LCA costituisce inoltre la base scientifica concreta a cui si appoggiano alcuni

tipi di Certificazione Ambientale tra le quali le più note sono senz’altro quelle

regolate dagli standard ISO 14020, ed in particolare quella descritta dagli ISO 14023

detta EPD (Environmental Product Declaration). Questo tipo di certificazioni non

identificano in senso assoluto l’eccellenza ambientale dei prodotti, ma garantiscono

che le informazioni contenute in una dichiarazione ambientale che accompagna il

prodotto, una sorta di carta di identità ambientale, corrispondano alla realtà (EPD).

L’idea che sta alla base di questo tipo di certificazione è quella di avere il controllo

dell’intero ciclo di vita di un prodotto o servizio, individuando gli impatti ambientali

che esso genera in ogni fase.

La dichiarazione EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto) nasce per rispondere

alla crescente richiesta del mercato di informazioni circa le performance ambientali

di prodotti e servizi al fine di aumentarne la visibilità e l’accettabilità sociale. Essa

assicura obiettività, comparabilità e credibilità nella loro valutazione. Il cuore della

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certificazione risiede nella tecnica seguita, la LCA (Analisi del Ciclo di Vita), le cui

linee guida sono dettate dalle norme ISO 14040, che consente, data la base

scientifica su cui verte, di dare credibilità alle informazioni contenute nella EPD.

Tutta la procedura atta a produrre la certificazione è sottoposta all’approvazione

di un organismo accreditato indipendente ed è applicabile a qualunque prodotto.

La dichiarazione EPD riporta le performance ambientali relative al prodotto o al

servizio sottoposto ad indagine tramite la tecnica LCA, permette di chiarire al

consumatore le interazioni prodotto-ambiente, di evidenziare le caratteristiche

ambientali più significative, di quantificare i potenziali impatti ambientali associati

al ciclo di vita del prodotto ed infine di proporre obiettivi di miglioramento delle

performance ambientali. Gli iter seguiti per la stesura della EPD consentono di

rendere confrontabili EPD diverse e di poter comparare prestazioni ambientali di

prodotti appartenenti allo stesso gruppo.

1.5.2 Emergia

L’Emergia viene definita come l'energia solare necessaria, direttamente o

indirettamente, per ottenere un certo bene o servizio.

L’analisi emergetica (emergy evaluation) è una metodologia termodinamica

introdotta negli anni ‘80 da H.T. Odum (Facoltà di Ingegneria Ambientale

dell’Università della Florida, USA), capace di considerare sia gli aspetti economici

che ambientali di un certo sistema, uniformando tutti gli inputs, i flussi e gli outputs,

al comune denominatore dell’energia solare, l’energia primaria che alimenta i

processi che si verificano all’interno della biosfera.

Ogni risorsa, il cui contenuto energetico è indicato con la lettera E, utilizzata in

un dato processo ha un suo costo ambientale che può essere espresso in termini di

energia solare che è stata direttamente o indirettamente necessaria nel tempo per

ottenerla. Questo costo ambientale, diverso da risorsa a risorsa, è tecnicamente

chiamato Transformity o Emergia specifica, indicata con Tr.

Se l’opportuno “costo ambientale” viene associato a ciascuna delle risorse

necessarie al processo considerato, otteniamo l’Emergia, indicata con la lettera U, di

quel processo. Nella pratica si tratta di sommare tra loro i prodotti tra ogni risorsa

impiegata ed il rispettivo costo ambientale:

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Sostenibilità in agricoltura

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Uprocesso = (E1 x Tr1) + (E2 x Tr2) + … +(En x Trn)

L’analisi emergetica, la cui unità di misura è il sej (Solar Equivalent Joule), vale a

dire l’unità di energia solare equivalente, è stata introdotta per ottenere uno

strumento capace di assegnare un valore “ambientale” a ogni risorsa nel modo più

coerente possibile con i processi reali che stanno alla base dei sistemi antropici e

naturali. Tale analisi si rivela interessante e indispensabile in quanto introduce

fattori qualitativi e quantitativi atti a valutare il valore “reale” di ogni risorsa

naturale partendo dal presupposto che tutto ha un contenuto energetico e che tutto

richiede dei flussi di energia e di materia per essere prodotto.

Le risorse che alimentano un sistema vengono convenzionalmente classificate in

macroaggregati a seconda della loro provenienza e rinnovabilità. Pertanto, le risorse

locali (L), quelle che derivano fisicamente dal sistema in esame, si distinguono da

quelle importate (F), quelle, cioè, che provengono da altri ecosistemi attraverso i

canali commerciali; queste ultime, in particolare, si distinguono in beni e servizi (F1)

e fonti energetiche (F2). Tra le risorse locali, si individuano due sottoclassi: le risorse

rinnovabili (R) e quelle non rinnovabili (N).

In questo quadro viene proposta una breve carrellata degli indici di cui

solitamente si fa uso in materia di analisi emergetica.

1. RAPPORTO DI IMPATTO AMBIENTALE [ELR=(N+F)/R]: è dato dal rapporto fra le risorse

non rinnovabili (a prescindere dalla provenienza) e quelle rinnovabili. Un elevato valore

di questo indice, spesso attribuibile ad un elevato livello tecnologico nell’utilizzo delle

risorse, suggerisce l’esistenza di un notevole stress per l’ambiente poiché i cicli

ambientali locali sono sovraccarichi.

2. DENSITÀ DI FLUSSO DI EMERGIA - Empower Density - (ED=U/AREA): è una misura della

concentrazione spaziale di emergia all’interno del territorio. Generalmente, un alto

valore di questo indice suggerisce che la disponibilità di territorio possa essere un fattore

limitante per la crescita economica futura del sistema, anche se non impedisce lo

sviluppo che invece deriva da un miglior uso delle risorse disponibili.

3. RAPPORTO DI INVESTIMENTO EMERGETICO [EIR=F/(R+N)]: è dato dal rapporto tra le

risorse provenienti dall’esterno del sistema e la totalità delle risorse locali, sia

rinnovabili che non rinnovabili. L’indice quantifica l’investimento dal sistema economico

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Sostenibilità in agricoltura

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necessario per lo sfruttamento di una risorsa locale e rappresenta il grado di dipendenza

del sistema da altri sistemi o ecosistemi.

1.6 Descrizione dei sistemi agricoli

I sistemi oggetto di analisi sono due aziende agricole vitivinicole: una biologica

nella zona del Chianti nel Comune di Castelnuovo Berardenga ed un’altra semi-

industriale nel Comune di Montepulciano. Entrambe producono vino ma applicano

due metodi produttivi molto diversi.

L’Azienda a conduzione Biologica si estende per circa 63 ha di cui 10 destinati

alla produzione di vino biologico, e gli altri suddivisi tra colture di olivo e

graminacee. La varietà di vitigno impiantato è il Sangiovese con una densità di

impianto di 4200 piante per ettaro. Ogni vigneto ha una vita media di 30 anni. La

produttività piena viene raggiunta al 4° anno. La resa media di ogni ettaro è di circa

50 quintali di uva ogni anno. La posa delle barbatelle viene fatta a mano come la

maggior parte delle operazioni che si svolgono in Azienda. I macchinari posseduti

dall’azienda sono relativi alle operazioni di gestione ordinaria del vigneto (aratura,

distribuzione dei fitofarmaci, distribuzione del letame...), la fase di impianto è

affidata a ditte esterne data la particolarità dei macchinari utilizzati. La

manutenzione dei macchinari viene svolta nelle officine interne. L’azienda non si

avvale della collaborazione di operai fissi, solo nelle fasi più onerose della

produzione (es.vendemmia) ai proprietari si affiancano alcuni lavoratori avventizi.

L’Azienda imposta le proprie pratiche produttive seguendo le regole imposte dal

disciplinare delle produzioni biologiche e fa ricorso a fertilizzazioni di tipo naturale

(letame, interramento delle potature,..) e a sistemi antiparassitari “tradizionali”

che integrano l’uso di semplici prodotti chimici naturali con pratiche agricole

mirate, in linea con la propria impostazione produttiva.

L’ Azienda a conduzione semi-industriale ha una superficie di circa 200 ha,

suddivisa tra varie colture: ai 120 ettari destinati alla produzione di uva si affiancano

50 ettari di terreni seminativi e circa 30 ettari di boschi e oliveti.

I vitigni coltivati sono costituiti per la maggior parte da Sangiovese al quale si

affiancano, ma in misura minore il Prugnolo gentile, il Canaiolo, il Mammolo e il

Cabernet. La densità di impianto è di circa 6000 ceppi ad ettaro suddivisi,

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

153

normalmente, in 24 filari da 250 barbatelle l’uno. Ogni anno vengono reimpiantati

circa 4 ettari di vigneti ognuno dei quali ha una vita media di 30 anni. La

produttività piena viene raggiunta soltanto il 4° anno. La resa media di ogni ettaro è

di circa 62,5 quintali di uva ogni anno. È da notare che solo il 50% dell’uva viene

ritenuta adatta per la produzione di vino; il resto viene raccolta per altri scopi.

Quasi tutto il parco macchine necessario alla produzione è di proprietà

dell’Azienda; il lavoro viene affidato a terze parti solo per quello che concerne

alcune delle operazioni di impianto, quali lo scasso del terreno, la messa in atto

delle barbatelle e la stesura dei fili necessari per il sostegno delle viti stesse,

operazioni per le quali sono necessarie macchinari tecnologicamente molto avanzati

che, per il loro uso saltuario, il loro alto costo e la manodopera specialistica di cui

hanno bisogno, sarebbero difficilmente ammortizzabili da un azienda di questo tipo;

tuttavia l’azienda, data la sua estensione, ha un vasto parco macchine. La

manutenzione dell’intero parco macchine è affidata ad officine esterne. Il lavoro

aziendale viene svolto da 40 operai, 15 fissi ed i restanti a tempo determinato, ai

quali si affiancano altri 40 operai avventizi per il periodo della vendemmia.

L’azienda usa pratiche di difesa dagli agenti patogeni e di fertilizzazione ordinarie

per un tipo di produzione semi-industriale. E´importante sottolineare come

entrambe le strategie messe in atto dalle aziende siano estremamente dipendenti da

fattori climatici che spesso possono influenzare in maniera molto evidente sia le

pratiche produttive adottate che i risultato ottenuti, in termini di rese e risorse

impiegate nella produzione. Particolarmente sensibile a queste variazioni è

l´Azienda a conduzione Biologica che segue maggiormente l’evolversi degli eventi

naturali e risente quindi di produzioni piú altalenanti rispetto a quella semi-

industriale per la quale l´utilizzo di input a maggiore contenuto tecnologico crea una

sorta di “effetto tampone”. Gli input che alimentano il sistema sono elencati nelle

tabelle. L’analisi è stata condotta per una tonnellata di prodotto finito relativo ad

un anno solare (per evitare le oscillazioni stagionali dei parametri considerati). Come

prodotto finito verrà considerato il vino non imbottigliato. Il paragone verrà fatto fra

due vini della stessa qualità sia in termini organolettici sia in termini commerciali.

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

154

1.7 I risultati dell’analisi

LCA

In figura 1.1 sono schematizzati i cicli produttivi dell’Azienda Biologica e semi-

industriale. Per entrambi i processi produttivi è stato realizzato uno schema di base

comune che consta di 3 fasi: la fase di impianto, quella produttiva e quella di

cantina. La fase di impianto è la prima ad essere messa in atto, in questa fase il

terreno incolto viene preparato per la messa in opera del vigneto. Si effettuano

lavorazioni che migliorano la struttura e le caratteristiche chimico-fisiche del

terreno, si predispongono i supporti per le viti (pali e fili di acciaio) e vengono

piantate le barbatelle. Sempre in questa può essere effettuata un fertilizzazione “di

fondo”. La seconda fase considerata è quella produttiva. Le lavorazioni effettuate

nel vigneto, che è ormai in produzione, segue una routine che si adatta alle

condizioni ambientali del momento ma che consta sempre di step di base fissi.

Questa fase comprende tutti gli step necessari per produrre uva partendo da un

vigneto in produzione. La terza fase descritta è quella di cantina, dove le uve

provenienti dalle vigne vengono fatte fermentare e vengono lavorate fino alla

trasformazione in vino pronto per il confezionamento e la vendita. Per ogni fase

vengono riportati gli input necessari e le relative emissioni. La stima delle emissioni

è stata effettuata utilizzando database specifici per analisi di tipo LCA e tiene conto

del possibile riciclaggio di alcuni input che non si esauriscono nel processo produttivo

(SimaPro 6 software). Per le emissioni relative ai consumi elettrici viene preso in

considerazione il mix energetico nazionale italiano. L’azienda a conduzione biologica

non effettua alcuna fertilizzazione di fondo a differenza di quella a conduzione

semi-industriale, cercando di apportare nutrienti al terreno solo con le pratiche

agronomiche che mette in atto. L’uso di questa serie di pratiche fa si che si abbia un

grosso risparmio energetico che si ripercuote in maniera positiva sulle emissioni in

uscita. La fase di impianto mostra come il fabbisogno in materiali sia maggiore

nell’azienda che attua una gestione di tipo semi-industriale rispetto a quella

biologica.

Nonostante in questa fase entrambe le aziende si affidino a ditte esterne, in

quella semi-industriale si verificano consumi doppi per quello che riguarda i

combustibili, e addirittura sei volte maggiori per quel che riguarda il consumo di

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

155

acciaio. L’impiego di materiali in questa particolare fase è strettamente dipendente

dalla forma di allevamento della vite che si è scelto e dalle caratteristiche del

terreno. L’azienda biologica si estende su una porzione di terreno più sciolto (con

una frazione scheletrica e sabbiosa più alta), e questo implica l’uso di macchinari

meno intrusivi e di potenza inferiore; tuttavia una frazione della maggiore spesa

addebitata all’azienda con conduzione semi-industriale è da ricondurre alla maggiore

meticolosità con cui essa mette in atto il vigneto, potendo disporre di capitali molto

maggiori. Per quel che riguarda la fase produttiva del vigneto anche in questo caso

la prima differenza evidente è l’uso di fertilizzanti chimici da parte dell’azienda a

conduzione semi-industriale. L’azienda a conduzione biologica utilizza solo concime

organico proveniente dagli allevamenti limitrofi per cui ha addebitati solo i consumi

relativi al trasporto e alla distribuzione dell’ammendante contrariamente a quella

semi-industriale che, oltre a questi ultimi, ha addebitati anche quelli relativi alla

produzione del concime chimico. Il maggiore consumo in acciaio dipende dalla

quantità di lavorazioni che l’azienda semi-industriale attua, molte di più rispetto a

quella biologica. La quantità di lavorazioni è talmente più alta che i consumi di

carburante risultano, nella produzione di tipo biologico, 2.5 volte inferiori

nonostante il parco macchine di quest’ultima Azienda sia notevolmente più vecchio

rispetto alla semi-industriale e quindi meno efficiente nell’usare il combustibile.

L’azienda biologica utilizza soltanto fitofarmaci tradizionali (solfato di rame,

zolfo,ecc.) che per la loro azione meno efficace ed invasiva devono essere distribuiti

in quantità maggiore nel vigneto. L’azienda semi-industriale utilizza principi attivi di

sintesi che risultano efficaci a dosi molto ridotte ma che però richiedono quantitativi

di energia molto più elevati per la loro produzione essendo le molecole che li

costituiscono molto più complesse.

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Sostenibilità in agricoltura 156

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

157

I consumi di acciaio relativi alla fase di cantina sono equiparabili dato che

ambedue le aziende utilizzano macchinari simili, in numero più o meno ampio

relativamente alla loro produzione annua. Una grande differenza si riscontra invece

per quel che riguarda i consumi elettrici. L’Azienda agricola a conduzione semi-

industriale si avvale di strutture nuove, con impianti moderni e in perfetta

efficienza. Quella a conduzione biologica utilizza strutture ricavate da antichi

casolari, che pur essendo state ristrutturate e ammodernate non raggiungono i livelli

di efficienza delle nuove. Questo pesa in maniera decisa sui consumi elettrici.

Per quello che riguarda l’uso di prodotti chimici all’interno della cantina

l’azienda biologica ne fa un uso minimo coerentemente con il proprio ordinamento,

al semi-industriale ne usa un quantitativo relativamente alto ma che data la

semplicità dei suoi costituenti non provoca differenze sostanziali nelle emissioni. Le

emissioni totali legate all’intero processo produttivo presentano dei valori due o tre

volte più elevati per l’azienda semi-industriale rispetto a quella organica a

dimostrazione del fatto che esiste una differenza rilevante nel processo produttivo

delle due aziende.

EMERGIA

Come si può vedere dalla figura 1.1, i due sistemi di produzione presentano

diversi flussi energetici in entrata condizionati dal metodo di produzione scelto dalle

singole aziende.

Le tabelle 1.1 e 1.2 riassumono i flussi emergetici dell’intero ciclo di produzione

delle due aziende. Queste due tabelle descrivono i flussi emergetici che alimentano i

due sistemi oggetto di studio. Oltre agli input che sono considerati anche dall’LCA

(in corsivo nelle tabelle), vengono contabilizzati altri input. Fra questi ci sono i flussi

di beni e servizi ambientali rinnovabili e non rinnovabili (tabelle 1.1 e 1.2 note 1-5).

L’erosione del suolo emerge come prima differenza dei flussi di energia dalla

comparazione di queste due produzioni vitivinicole. L’agricoltura biologica prevede

un uso meno intensivo dei suoli. Infatti, la densità delle viti è inferiore nell’azienda

biologica rispetto a quella semi-industriale. Questo comporta un erosione del suolo

inferiore (tabelle 1.1 e 1.2, nota 5). Inoltre, attraverso l’applicazione di pratiche di

coltivazioni che escludono del tutto o riducono il ricorso a sostanze chimiche di

sintesi (sia fertilizzanti sia pesticidi), è possibile ridurre ulteriormente l’erosione del

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Sostenibilità in agricoltura

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158

suolo. L’alto valore di erosione del suolo per l’azienda gestita con metodo semi-

industriale riflette il contributo ambientale non rinnovabile messo in risalto dalla

metodologia emergetica. Nell’azienda agricola biologica non vengono utilizzati

fertilizzanti di origine chimica. (tabella 1.1, note 6-8). Essa valorizza il ruolo

centrale del terreno e della sua fertilità nell’attività produttiva. Nel sistema agricolo

biologico viene impiegata una maggiore manodopera (tabella 1.1, nota 10); per

contro esiste un maggiore dispendio di macchinari agricoli e carburanti per l’azienda

agricola semi-industriale (tabella 1.2, note 9-11).

Il metodo biologico utilizza solo prodotti di origine naturale per la lotta

antiparassitaria (sostanze minerali) evitando l’impoverimento del terreno (tabella

1.1, nota 15). In altre parole, controlla le infestanti e i parassiti mediante l’impiego

di opportuni metodi colturali e di sostanze a basso impatto ambientale. Al contrario

l’azienda semi-industriale fa uso di sostanze chimiche di sintesi; la maggior parte

delle sostanze chimiche utilizzate come pesticidi è tossica e i principali argomenti a

sfavore sono il fattore di rischio per la salute e il pericolo di inquinamento

ambientale (tabella 1.1, nota 15). La diversa origine chimica degli input alla voce

Pesticidi delle due aziende agricole ci ha portato verso la scelta di una diversa

specific Emergy: 1,85x109 sej/g (Odum, 1996) per l’azienda biologica; 2,49x1010

sej/g (Brandt-Williams, 2002)4 per l’azienda semi-industriale.

In questa azienda si impiegano sostanze che agiscono positivamente sul bilancio

della sostanza organica del suolo. L’azienda biologica utilizza una cospicua quantità

di concime organico che equivale a 4,26x1011 sej·t-1·anno-1.

Nell’analisi emergetica il 29% del concime organico investito in una produzione

agricola viene valutato come rinnovabile (Panzieri et al.,2002). Inoltre l’uso di

concimi di natura organica rispetto all’uso di fertilizzanti chimici comporta un

minore dispendio emergetico. Il valore dell emergia specifica del concime organico è

di gran lunga inferiore rispetto a quelli di sintesi.

4 La Transformity dei pesticidi usata in Emergy of Florida Agriculture (Folio #4) è 1,48 x1010 sej/g(Brown and Arding, 1991); noi abbiamo corretto questa Transformity con il fattore 1,68 (Odum et al., 2000).

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

159

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

160

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Sostenibilità in agricoltura

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161

Tabella 1.3 Flussi emergetici delle aziende agricole

2,65E+14 23,47% 2,85E+14 12,60%1,69E+13 1,49% 2,03E+13 0,89%8,49E+14 75,04% 1,96E+15 86,50%1,13E+15 2,27E+15

RISORSE RINNOVABILIRISORSE NON RINNOVABILIINPUT IMPORTATIEMERGIA TOTALE

EMERGIA (sej · t-1· anno-1)azienda biologica azienda semi-industriale

La tabella 1.3 riassume i macroflussi emergetici in termini assoluti ed in

percentuale.

Azienda biologica %

Input Importati76%

Risorse Non rinnovabili1%

Risorse rinnovabili23%

Figura 1.2 Flussi emergetici (%) per l’azienda biologica

Azienda semi-industriale %

Input Importati87%

Risorse Non rinnovabili1%

Risorse rinnovabili12%

Figura 1.3 Flussi emergetici (%) per l’azienda semi-industriale

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

162

Le figure 1.2 e 1.3 riassumono i medesimi flussi in percentuale sul valore totale.

Il costo ambientale, ovvero l’emergia, per unità di peso di vino nell’azienda

semi-industriale è maggiore rispetto a quella biologica: la transformity del vino

proveniente da uva biologica ha un valore che è circa la metà rispetto a quella del

vino prodotto con metodo semi-industriale. Quindi, siccome siamo di fronte a

prodotti dello stesso tipo e qualità, si può evidenziare la maggiore efficienza nella

produzione di vino dell’azienda biologica. È da notare che l’azienda semi-industriale

risente del fatto di selezionare solo i grappoli migliori per la produzione di vino,

utilizzando solo il 50% dell’uva disponibile.

L’alto valore di ELR dell’azienda semi-industriale evidenzia una sproporzione tra

l’uso di risorse non rinnovabili e quello di risorse rinnovabili: le prime sono circa 7

volte più grandi delle seconde, mentre per l’azienda biologica solo 3 volte.

Tabella 1.4 Indicatori emergetici

VINO azienda biologica azienda semi-industriale

Transformity 1,13E+15 2,27E+15

Rapporto di Investimento emergetico 3,01 6,41

Rapporto di Impatto ambientale 3,26 6,93

Densità emergetica 3,96E+16 9,91E+16

Un processo produttivo con il più basso contenuto emergetico (azienda biologica)

è indice di maggiore efficienza. Questa affermazione è avvalorata dall’indice di

densità emergetica. Questo indice è maggiore per l’azienda semi-industriale (tabella

1.4).

Il flusso emergetico che descrive gli input importati dall’economia che

alimentano il sistema dall’esterno sono maggiori per l’azienda semi-industriale.

Quest’ultima necessita di una quantità più che doppia di investimento in beni di

mercato (misurati in emergy) per lo sfruttamento di ogni unità di risorsa ambientale

locale ed ha quindi un maggiore grado di dipendenza da altri sistemi più o meno

remoti (figure 1.4 e 1.5).

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1,00

E+13

6,00

E+13

1,10

E+14

1,60

E+14

2,10

E+14

2,60

E+14

3,10

E+14

3,60

E+14

4,10

E+14

4,60

E+14

5,10

E+14

seJ·t-1

·anno-1

fertilizzanti azotati

fertilizzantifosfatici

fertilizzantipotassici

combustibili

lavoro umano

acciaio

ferro

cemento

legno

pesticidi

concime organico

acqua

elettricitò

prodotti chimici

Azi

end

a b

iolo

gic

a

INPU

T IM

PORT

ATI

Fig

ura 1

.4 F

lussi

em

ergetic

i degli

input i

mportati

per l

’azie

nda b

iolo

gic

a

Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

163

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1,00

E+14

1,50

E+14

2,00

E+14

2,50

E+14

3,00

E+14

3,50

E+14

4,00

E+14

4,50

E+14

5,00

E+14

sej·t-1

·anno-1

fertilizzanti azotati

fertilizzantifosfatici

fertilizzantipotassici

combustibili

lavoro umano

acciaio

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concime organico

acqua

elettricitò

prodotti chimici

Azi

en

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ergetic

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input i

mportati

per l

’azie

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em

i-in

dustria

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

164

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

165

Attraverso l’analisi Emergetica abbiamo visto come, nel sistema agricolo semi-

industriale la regolazione o l’alterazione dell’agroecosistema per fini produttivi

viene fatta aumentando le entrate energetiche di beni e servizi provenienti

dall’esterno. Gli indici emergetici suggeriscono la maggiore sostenibilità dell’azienda

agricola biologica. L’analisi emergetica quindi mostra la primaria importanza che

riveste l’azienda biologica nel contesto agricolo odierno. L’emergy dovrebbe essere

introdotta con lo scopo di migliorare la comprensione della dipendenza dalle risorse

rinnovabili e non rinnovabili da parte dei sistemi agricoli.

I metodi di valutazione che non sono in grado di dare queste preziose

informazioni, sia per quanto riguarda i flussi energetici ambientali sia per quelli

afferenti dai mercati esterni, e che non considerano la qualità dell’energia,

dovrebbero essere integrati con altri metodi. L’azienda agricola con la maggiore

dipendenza dal flusso di risorse non rinnovabili (N+F), genera impatti negativi sia per

le attività umane, sia per l’ambiente.

L’aumento della produttività in agricoltura è dipeso dall’aumento degli input

energetici non rinnovabili (combustibili fossili, fertilizzanti, etc.). L’uso dei

macchinari agricoli è una dei fattori principali. Più macchine, fertilizzanti e pesticidi

sono stati usati per aumentare l’output delle aziende agricole. La transizione verso

un’agricoltura che sappia ottimizzare l’investimento energetico nel processo

produttivo, computando anche gli impatti che da esso derivano, dovrà svincolarsi

dalle risorse non rinnovabili. Le colture dovranno essere organizzate in modo da

favorire la loro rotazione in modo da generare output utili, mantenendo nel

contempo la fertilità del suolo. In questo senso, l’analisi emergetica risulta utile

perché ha l’abilità di mettere in luce la differente qualità delle risorse che

alimentano un sistema, partendo dalla valutazione della loro differente posizione

nella gerarchia energetica. Questa caratteristica fornisce ulteriori spunti per capire

la dipendenza del sistema dai beni e servizi ambientali forniti gratuitamente dalla

natura.

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Sostenibilità in agricoltura

SPIN-ECO

166

1.8 Conclusioni

L´analisi dei sistemi produttivi agroalimentari è fondamentale (in una

prospettiva di sostenibilità ambientale) dato che questi sistemi rappresentano la

base del nostro sostentamento e che la popolazione, già elevata, è destinata in

futuro a crescere ulteriormente producendo impatti ambientali sempre maggiori. Nel

corso degli anni sono state messe appunto metodologie diverse per l´analisi dei vari

sistemi produttivi, ma tutte per la maggior parte sono state specificatamente ideate

per lo studio di sistemi o solo industriali o solo ambientali.

Il lavoro svolto evidenzia come la metodologia LCA sia un valido strumento di

indagine anche per sistemi di tipo ambientale. L’impostazione che questo approccio

ha verso il trattamento dei dati e la loro disaggregazione rappresenta una solida base

di partenza per la comprenzione del sistema produttivo e per la sua valutazione

anche con altri sistemi di analisi. La stima delle emissioni correlate ad una specifica

unità funzionale consente, inoltre, di interpretare facilmente i risultati e

confrontarli con quelli relativi a produzioni simili. L’analisi emergetica da’ una

panoramica piu ampia rispetto alla LCA perché inserisce il ciclo produttivo nel

contesto dove questo ha luogo e ne traccia le relazioni con l’ambiente. Tramite la

contabilizzazione dei servizi offerti dagli ecosistemi rende possibile stimare quanto

un flusso appartenente al sistema in esame sia o meno rinnovabile, quanto sia

dipendente da beni locali e quanto da beni importati. Va inoltre ricordato che la

funzione emergy non è funzione di stato e che quindi consente di comparare

l’efficienza e la rinnovabilità di diversi ecosistemi nel fornire uno stesso servizio o un

prodotto.

L’integrazione delle due metodologie nella valutazione dei sistemi agroalimentari

si è dimostrata molto utile ed ha fornito un ventaglio di informazioni direttamente

utilizzabili molto più ampio rispetto al loro uso separato. Il fine che questo studio si

proponeva, cioè di integrare diverse metodologie di valutazione di sistemi

agroalimentari per favorirne una visione di insieme più ampia è stato raggiunto ed

evidenzia come l’approccio necessariamente multidisciplinare verso problematiche

complesse di tipo ambientale non può che seguire la strada dell’integrazione tra le

varie metodologie utili.

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Turismo sostenibile

SPIN-ECO

173

2 Approfondimento sulla sostenibilità del settore turistico attraverso

la teoria dei sistemi adattativi

2.1 Introduzione

Il settore turistico è un settore molto importante nella maggior parte delle

nazioni del mondo. Esso influenza le vite della maggior parte della popolazione

mondiale, dando un impiego a circa l’8% della “forza lavoro” mondiale e

contribuendo per circa l’11% al PIL globale.

Il turismo è stato a lungo considerato come uno strumento utile per lo sviluppo di

ciascuna realtà territoriale, un motore della crescita economica, un fautore degli

scambi con l’estero, un investimento per i piccoli proprietari terrieri ed un fenomeno

capace di fornire numerosi posti di lavoro, sopratutto a livello locale . In qualche

caso il turismo risulta essere un importate promotore della tutela dell’ambiente e

della conservazione della biodiversità.

Tutte le più importanti organizzazioni intra-governative che si occupano di

turismo (come ad esempio l’Organizzazione Mondiale per il Turismo, le Nazioni Unite,

il WWF, la Banca Mondiale e l’Unione Europea) hanno collaborato per arrivare alla

definizione del termine “turismo sostenibile” anche se, ad oggi, il significato di

questa espressione continua ad essere al centro di un acceso dibattito.

Ciò che è stato stabilito a parole, non ha ancora trovato il giusto riscontro nella

pratica quotidiana della gestione del settore turistico, infatti, nonostante il termine

“sostenibilità forte” sia insito nella maggior parte della letteratura relativa al

turismo sostenibile, un numero sempre maggiore di evidenze indica che la maggior

parte delle attività turistiche contribuisce in maniera non trascurabile alla pressione

antropica in atto sulla biosfera.

Spesso infatti, il turismo determina cambiamenti nella copertura del suolo e

l’aumento dell’utilizzo di acqua ed energia contribuendo in maniera significativa ai

cambiamenti nei comparti biotici del nostro ecosistema, con problemi quali

l’estinzione di numerose specie naturali ed il cambiamento della percezione umana

dell’ambiente e della sua considerazione. A causa di tutto ciò, risultano essere

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Turismo sostenibile

SPIN-ECO

174

numerosi i dubbi sull’effettiva capacità del turismo di rapportarsi agli obbiettivi di

sviluppo sostenibile che esso si propone.

Nella letteratura inerente il turismo sostenibile, molte delle discussioni relative

alla giusta scala di questo settore economico, sono generalmente basate su di alcune

variazioni concettuali della carrying capacity locale, di norma definita come

“l’ammontare di danni generati dal turismo che un determinato sito turistico è in

grado di sopportare ed assorbire senza determinare danni a lungo termine al sito

stesso, e che può essere misurata attraverso un paragone con il numero massimo di

turisti che occupano una certa area, al fine di determinare se, l’optimum sia stato

oltrepassato e se il sito venga sovrasfruttato”.

In letteratura si ritrovano due strategie principali, utili per rientrare nei limiti

sopra citati: la strategia della concentrazione dell’impatto turistico in un ristretto

numero di siti altamente frequentati, in modo da garantire allo stesso tempo sia le

entrate economiche che la salvaguardia di numerose aree naturali e, la strategia

della dispersione dei turisti nel tempo e nello spazio, in modo che l’impatto

ambientale conseguente la presenza turistica sia il più “diluito” possibile.

Le comunità interessate dalla presenza turistica desiderano sicuramente

espandere il più possibile il proprio settore turistico, ma sono prive di strumenti in

grado di valutare in maniera quantitativa i costi ambientali pubblici richiesti da tale

espansione. Spesso lo sviluppo del settore turistico avviene in maniera estremamente

rapida ed il conseguente “boom” economico determina l’aumento della popolazione

locale e porta ad un generale “stress” delle infrastrutture.

Molte conseguenze secondarie e spesso inattese, sia in campo ambientale che

sociale, possono eventualmente penetrare ogni aspetto di una qualsiasi comunità

interessata dalla presenza turistica e questo avviene, in particolar modo, nelle

comunità rurali, dove l’ambiente contribuisce spesso alla qualità della vita.

È sempre più evidente il riconoscimento del fatto che le cause dei problemi locali

siano da rintracciare a livello globale o nelle lente variazioni che si sono accumulate

nei secoli.

Tra gli strumenti utili per la gestione degli obbiettivi standard è possibile citare, i

limiti del cambiamento accettabile (dall’inglese Limits of Acceptable Change - LAC),

la gestione dell’impatto dei turisti (Visitor Impact Management - VIM) e la protezione

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dell’esperienza dei turisti e delle risorse (Visitor Experience and Resource Protection

- VERP), sebbene, come già evidenziato da Lawson e collaboratori, la gestione

adattativa del settore turistico (ed in generale di un sistema territoriale) tende a

rispondere agli stimoli della natura, con una scarsa politica di previsione futura ed

una scarsa abilità di percepire gli impatti basilari o sistemici sul capitale naturale che

sostiene il settore turistico.

Un’attenzione minore è invece posta sulla produttività dell’economia del

turismo, o del sistema turistico in sé o, sugli impatti ambientali indiretti. Vista la

crescente consapevolezza nei confronti dell’impatto generato dal turismo, gli

sviluppi in tutti i campi ad esso correlati suggeriscono che l’impatto ambientale del

turismo potrebbe essere gestito in maniera olistica attraverso l’uso di specifici

indicatori, capaci di identificare il sovraccarico in atto sul sistema, uniti assieme al

tentativo di integrare le dinamiche dei cambiamenti spaziali, dal locale al regionale

ed al globale, con i cambiamenti nelle dinamiche temporali, dalla scala mensile a

quella decennale. In altre parole, è sempre più evidente la necessità di esplorare la

gestione ambientale del turismo con modelli globali, sistemici ed adattativi.

La Provincia di Siena, situata nella parte meridionale della Toscana, è

caratterizzata da un territorio tipicamente rurale; il sistema economico della

Provincia di Siena si base principalmente sul settore dei servizi, sulle attività

manifatturiere, sull’agricoltura e su di un settore turistico dinamico. Lo straordinario

patrimonio culturale, artistico ed ambientale, rende la Provincia di Siena una meta

turistica estremamente popolare sia per i turisti provenienti da ogni regione

dell’Italia che per i turisti stranieri. Questa situazione è sottolineata dal numero

degli arrivi turistici annuali: nell’ultimo decennio si è passati infatti dai 924.137

arrivi del 1991 ai 1.239.743 del 2003. Le motivazioni principali che ogni anno

spingono una nutrita schiera di turisti a visitare le incantevoli località della Provincia

di Siena sono essenzialmente l’arte e la cultura (54%) e la presenza di importanti

località termali (29%).

Da una prima sommaria analisi dei movimenti turistici sul territorio provinciale

senese, possiamo affermare che solo una cerchia limitata di località e cittadine

estremamente popolari soffre, principalmente nei mesi primaverili ed estivi, di una

forte congestione e di un eccessivo affollamento (ad esempio, Siena, San Gimignano

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e Chianciano Terme) mentre le altre località soffrono, al contrario, di una carenza di

visitatori.

L’Agenda 21 locale ha scelto di focalizzare l’attenzione su cinque principali

fattori che sono stati individuati come i responsabili dell’insostenibilità del settore

turistico senese:

Gli impatti diretti derivanti dalla presenza dei turisti (emissioni di gas serra,

impatto sul paesaggio, disturbo della privacy, etc) nelle aree particolarmente

rinomate a livello internazionale;

La mancanza di meccanismi di diversificazione dei prodotti del turismo o di

distribuzione spaziale del fenomeno turistico;

La pressione ambientale in atto su quelle aree particolarmente fragili dal

punto di vista ecologico;

La mancanza di promozione e protezione del patrimonio storico-culturale

locale;

La carenza di opportune certificazioni ambientali per il settore turistico.

In definitiva, è possibile affermare che precise raccomandazioni politiche

dovrebbero essere intraprese a livello provinciale, soprattutto per quel che riguarda

l’offerta locale, attraverso la realizzazione di azioni volontarie e certificazioni, la

promozione dell’identità territoriale e delle radici culturali dalle quali essa si origina,

la realizzazione di un inventario culturale e di un piano ambientale strategico per la

regolazione degli impatti.

Pur riconoscendo la forte aspettativa della Provincia di Siena nei confronti della

crescita del turismo, i pianificatori provinciali hanno però espresso la loro

preoccupazione nei confronti del trend attuale degli arrivi turistici, delle

infrastrutture e dell’uso delle risorse, che presentano impatti ambientali sia visibili

che non.

La possibilità di disporre di informazioni relative alla capacità biofisica dell’area

senese di sostenere i crescenti consumi della popolazione residente e l’aumento dei

visitatori, potrebbe essere di estrema utilità per le strategie di gestione del settore

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turistico. Una gestione integrata e a lungo termine degli impatti del settore turistico

è quindi in grado di stabilire l’uso delle risorse e la produzione di scarti e rifiuti nel

tempo da parte dei turisti e di confrontarlo con la capacità che il patrimonio

naturale, sociale ed economico di una qualsiasi area ha di sostenere tali attività nel

lungo periodo, ovvero, nei tempi della sostenibilità.

Ciò che sta diventando sempre più evidente è che la complessità di questa nuova

prossima sfida non può più essere compresa solamente nei termini di un singolo

obbiettivo di gestione da raggiungere.

È essenziale che i manager ambientali siano supportati da una visione adattativa

piuttosto che statica della carrying capacity, così da poter affrontare il sistema in

tutta la sua complessità e dinamicità. Esiste una teoria in grado di fornire la struttura

che potrebbe permettere l’uso di un indicatore generalmente statico come

l’Impronta Ecologica, in una serie storica che prepari il terreno per esperimenti

finalizzati alla ricerca delle risposte dell’Impronta Ecologica in relazione ai

cambiamenti nel comportamento umano.

Questo cambiamento di prospettiva è estremamente necessario nel campo della

gestione del settore turistico dove la regola è spesso costituita dalla mancanza di

informazioni, dove si è cominciato solo di recente a raccogliere dati in serie storica,

dove le statistiche sull’industria del turismo sono di norma incluse in più ampi e

dispersivi database e dove l’impatto ambientale correlato al turismo stenta ad essere

rintracciato nel breve periodo e ad essere distinto da quello dei residenti.

Questo ha lasciato un profondo gap, sia pratico che concettuale, per cui i

ricercatori lamentano spesso la mancanza di una vera e propria teoria sul turismo.

Questo studio si propone di estendere i progressi degli studi sui sistemi dinamici al

turismo, con lo scopo principale di favorire il framework della gestione del turismo

della Provincia di Siena con la specifica proposta della gestione adattativa delle

politiche inerenti il settore turistico.

2.2 Background concettuale

Bisogna sottolineare che il semplice monitoraggio del numero dei visitatori (arrivi

turistici) e della durata media della permanenza dei visitatori (presenze turistiche),

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non costituisce un indice esaustivo della pressione derivante dal turismo. Vengono

infatti spesso trascurati gli aspetti ambientali (ad esempio lo sfruttamento delle

risorse non rinnovabili e la produzione di rifiuti e sostanze inquinanti) e socio-

culturali (ad esempio le interazioni con la popolazione residente e l’appagamento dei

turisti) connessi alla presenza dei turisti sul territorio.

I concetti di base ai quali si fa riferimento in questo report sono quelli di ciclo di

destinazione e di resilienza che saranno introdotti di seguito, mentre il paragrafo

successivo sarà dedicato alla metodologia dell’Impronta Ecologica, come strumento

di indagine per esplorare i suddetti concetti.

2.2.1 Il ciclo di destinazione

Uno dei concetti chiave che deve essere tenuto in forte considerazione dai policy

maker e dai ricercatori che operano nel settore turistico, è l’evoluzione di un

qualsiasi sistema basato sul turismo e generalmente descritto attraverso il modello

del ciclo di vita di Butler (Figura 1).

Secondo tale ciclo i siti turistici posseggono una propria “vita” che viene vissuta e

transitata per sei stadi fondamentali. Nello stadio dell’esplorazione (exploration),

vediamo un ridotto flusso di visitatori-pionieri che instaurano un rapporto amichevole

con i residenti, e questi a loro volta sviluppano un’ospitalità schietta e del tutto

familiare. Nello stadio del coinvolgimento (involvement), aumentano i visitatori e in

misura graduale anche i servizi, con nascita delle prime agenzie. Nello stadio dello

sviluppo (development), prevale il turismo istituzionalizzato che opera tramite

pacchetti e prenotazioni di mercato, con crescita progressiva di un’area turistica

separata (“bolla turistica”). Nello stadio del consolidamento (consolidation) si assiste

allo stabilizzarsi di una media standard di visitatori, con raggiungimento della

massima capacità attrattiva e di operatori esterni. Nello stadio della stagnazione

(stagnation), la pressione del turismo organizzato e di massa produce un

abbassamento dei profitti, inizia il declino dell’area ed emergono i primi problemi

ambientali. Con lo stadio del declino (decline) o della rinascita si giocano le ultime

carte del sito che può decollare per una nuova vita se le autorità locali riescono a

riordinare (o riselezionare) le risorse, oppure definitivamente decadere con

obsolescenza rapida delle infrastrutture.

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Figura 1: modello di Butler

Il modello del ciclo di destinazione è quindi capace di descrivere i cambiamenti

nel numero dei visitatori annui di una certa località, sulla base dei vantaggi per il

turismo locale e della popolarità che la località considerata acquista o ha acquisito

nel tempo. Dal momento che le conseguenze, ambientali e non, dello sviluppo del

turismo stanno diventando sempre più evidenti (compreso l’insorgere di effetti di

sovraffollamento dovuti all’aumento degli arrivi turistici) il fascino di certe località,

a lungo influenzate dal fenomeno turistico, sta cominciano ad attenuarsi.

L’entusiasmo per l’esperienza socio-culturale dei turisti ed il fascino di un ambiente

ecologicamente in salute sono oramai lontani e questo determina una certa stasi

nell’andamento degli arrivi turistici, e in secondo luogo, una preoccupante stasi

dell’economia locale, determinando di conseguenza un periodo di costante declino.

Ostacolando la rinascita del sito considerato, si rischia di compromettere lo sviluppo

turistico di una certa località ma, al tempo stesso, una promozione esasperata del

turismo rischia di essere nociva alla località e al capitale naturale e sociale locale,

pregiudicando la possibilità che i turisti possano godere di esperienze positive.

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Raramente le analisi a posteriori ed il ripristino degli impatti derivanti dal settore

turistico ed in atto sulle comunità e sulle località interessate da questo fenomeno,

portano a risultati soddisfacenti, per giunta, i costi per il ripristino delle risorse di

base, impoverite dal fenomeno turistico, e per il fabbisogno complessivo di

infrastrutture civili sono piuttosto elevati. Pertanto, perfino nella visione economica

classica, la stagnazione della località e delle sue dinamiche è assolutamente da

evitare. Esiste, a questo proposito, un interesse significativo ed oramai diffuso, nei

confronti della ricerca di mezzi per evitare questa situazione priva di prospettive

future. In molti casi la gestione ambientale richiede una non ben definita

posposizione della seconda metà del ciclo di destinazione, ed ancora, mentre tale

gestione prende in considerazione gli impatti turistici maggiormente visibili,

immediati e nocivi, una scarsa attenzione, se non addirittura inesistente, viene posta

sulla lenta ma persistente erosione del capitale naturale che ha luogo nelle aree

caratterizzate da una condizione di sovraccarico ecologico. A questo proposito può

risultare utile l’analisi dell’Impronta Ecologica, una metodologia capace di valutare

se ed in quale misura, il consumo di risorse da parte dell’uomo e la sua produzione di

scarti e rifiuti, va ad eccedere la capacità della suddetta area di produrre,

conformemente ai principi della sostenibilità, beni e servizi ecologici.

2.2.2 Resilienza

Il concetto ecologico di resilienza è stato introdotto da Crawford Holling sin dai

primi anni Settanta. Esso definisce la capacità dei sistemi naturali di assorbire gli

shock mantenendo le proprie funzioni, capacità che viene misurata dal grado di

disturbo che un sistema naturale può assorbire prima che il sistema stesso cambi la

sua struttura, mutando variabili e processi che ne controllano il comportamento. Gli

ecosistemi, ricorda Holling, hanno più di uno stato di equilibrio e dopo una

perturbazione spesso ripristinano un equilibrio differente dal precedente.

Il sistema ecologico o sociale diventa vulnerabile quando esso perde le sue

capacità di resilienza, cioè supera la soglia di mutamenti assorbibili. In un sistema

resiliente, il cambiamento ha la potenzialità di creare opportunità di sviluppo, novità

ed innovazione. In un sistema vulnerabile persino piccoli cambiamenti possono

risultare devastanti. Meno resiliente è il sistema, minore è la capacità delle

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istituzioni e delle società di adattarsi e di affrontare i cambiamenti. È fondamentale

mantenere molto bassa la vulnerabilità dei sistemi naturali e mantenere molto alta la

loro resilienza.

Il concetto di resilienza è stato scelto per il framework concettuale di questo

report sul turismo sostenibile perchè in grado di porre l’attenzione sull’affermazione

di Gunderson e Holling che “il ciclo adattativo è solamente una metafora e non una

traiettoria predefinita per descrivere le dinamiche del sistema a vari livelli di

predicibilità” e perché, come tale, può dimostrare di essere un concetto capace di

allontanarsi dal concetto statico di carrying capacity del turismo, per andare verso

un concetto che sia maggiormente dinamico ed appropriato per una gestione

realmente efficace.

Per esplorare il contesto teorico della resilienza è necessario porre l’attenzione

sui quattro quadranti del modello della resilienza di Holling riportato in Figura 2 e

comparare quindi il suddetto modello con un più vecchio modello del ciclo di

destinazione del turismo.

Figura 2: il ciclo adattativo proposto da Holling.

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Una mappa di ritmi ecologici, il ciclo adattativo di Holling, può essere visto come

una progressione rispetto ai suoi predecessori intellettuali, con riferimento alla

nozione di Spengler dei cambiamenti ciclici nelle civiltà e all’idea di Khun di un

cambio di paradigma nella scienza.

Spenhgler ha descritto come il processo di civilizzazione passa attraverso fasi di

sviluppo una condizione di sviluppo iniziale che volge alla crescita e

all’organizzazione, poi ad una condizione di climax e infine ad un declino seguito da

una riorganizzazione.

Khun allo stesso modo ha descritto questo fenomeno in termini di rivoluzione

scientifiche per mezzo delle quali le idee di scienza passano attraverso un simile

processo nel tempo.

Il ciclo adattativi di Holling è una rappresentazione più concisa di questo

fenomeno (vedi figura) e permette di includere le idee di effetti di scala (cross-scale

effects) e resilienza, risultando in un modello più complesso.

Rappresentato visivamente, il ciclo adattativo è caratterizzato da cicli progressivi

e regressivi (in avanti e indietro), una continua forma a 8 dell’eterno nastro di

Moebius.

Il modello contiene quattro fasi distinte:

la r o fase di sfruttamento per cui un dato sistema rapidamente attiva le sue

reti sfruttando le risorse a disposizione e si struttura sulla novità prodotta dal

collasso del vecchio sistema;

la K o fase di conservazione (condizione di climax) in cui un sistema cresce

dall’organizzazione iniziale e le sue reti proliferano;

la o fase di ribellione in cui un sistema raggiunge il suo picco di maturità –

qui le reti possono raggiungere eccessi di sovraconnessione e diventare fragili,

uno stato nel quale non linearità come una rivoluzione possono verificarsi;

l’ o fase di riorganizzazione in cui il sistema lentamente riguadagna

l’organizzazione che era persa nella rivoluzione e poi procede di nuovo

attraverso un nuovo ciclo adattandosi ai cambiamenti indotti dalla rivoluzione

precedente.

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Holling sostiene che i cicli adattativi hanno luogo costantemente in un range di

scale differenti e che questi cicli interagiscono e possono condizionarsi a vicenda. Per

esempio un ciclo adattativo alla piccola scala può avere un effetto su un ciclo alla

scala vasta; un’idea simile a quella dell’effetto farfalla descritto da Lorentz.

Tuttavia è anche il caso che cicli adattativi alla scala vasta possono controllare e

condizionare cicli alla piccola scala che, usando la metafora precedente, dimostra

che condizioni climatiche alla scala vasta possono controllare la farfalla.

In un sistema così descritto non c’è una reale gerarchia di interazione o controlli

top-down ma piuttosto interazioni e influenze sono in entrambe le direzioni, dalla

piccola alla vasta scala o viceversa.

Uno dei principali aspetti del ciclo adattativo è la sua capacità di incorporare o

assorbire la novità una volta che il sistema è diventato antiquato. Risulta quindi

fondamentale per l’evoluzione del sistema, la fase , nella quale i resti e gli scarti

del sistema precedente, vengono riorganizzati e diventano nella successiva fase r,

risorse primarie per lo sviluppo del nuovo ciclo evolutivo.

In questo senso il ciclo adattativo rappresenta non solo comportamenti replicativi

ma anche rigenerativi – una qualità che rende idealmente possibile mappare le trame

e le reincarnazioni di evento e azione nella storia.

In pratica, il modello di Holling permette di capire cosa potrebbe accadere dopo

la fase di assestamento, rispetto alla fase di declino di Butler, e ci aiuta a capire il

ciclo di vita di un sito di interesse turistico in termini di concatenazioni di eventi e

resilienza piuttosto che di numero di visitatori.

La natura dinamica, interdisciplinare e a tutto tondo della teoria della resilienza

(panarchy) è in grado di interpretare su basi razionali l’interazione reciproca che

intercorre tra cambiamento e persistenza, tra ciò che è prevedibile e ciò che invece

non lo è. Per questa ragione, numerosi ricercatori nel campo del turismo sostenibile

si sono occupati delle somiglianze tra il ciclo di Butler e la metà anteriore del ciclo

della resilienza.

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2.2.3 Impronta Ecologica o Ecological Footprint

L’Impronta Ecologica (IE) è una metodologia di valutazione della sostenibilità

ambientale che sta riscuotendo ampio successo sia in campo scientifico che politico.

Nonostante la mancanza di una rigida standardizzazione questo strumento fa della

sua semplicità e del suo grande potere di comunicazione due grandi punti di forza. Il

numero delle applicazioni sta crescendo velocemente soprattutto a scala locale.

La metodologia dell’Impronta Ecologica è in grado di fornire due tipi di

indicatore:

- l’impronta ecologica vera e propria che stima l’impatto dell’uomo sull’ambiente

attraverso la quantificazione di tutte le risorse di energia e materia che vengono

consumate e dei rifiuti prodotti in termini di superficie ecologicamente

produttiva. Oppure in altri termini l’IE viene intesa come la quantità di beni e

servizi naturali che sono richiesti da una popolazione per mantenere il proprio

stile di vita e modello di consumo.

- La biocapacità esprime la dotazione di beni e servizi naturali propria di un

certo sistema territoriale. Essa rappresenta la quota di capitale naturale che

annualmente viene prodotto in maniera sostenibile e che è possibile utilizzare

senza che per questo venga pregiudicata l’integrità del sistema e la sua resilienza.

In un certo senso, la biocapacità può essere interpretata come la carrying capacity

biofisica del sistema.

Esperienze pregresse e pubblicazioni presenti in letteratura, hanno inoltre

stimolato l’uso della metodologia dell’Impronta Ecologica come un indicatore per la

gestione del turismo (tourism management). Fino ad oggi però tutti gli studi si sono

limitati a stimare l’impatto del turista, e quindi a calcolare la sua Impronta

Ecologica, senza però tenere conto della realtà, del sistema territoriale, in cui,

direttamente o indirettamente, certi impatti vengono a manifestarsi. In questo

studio, viene, per la prima volta, introdotta e commentata l’analisi della serie

temporale dell’Impronta Ecologica e della Biocapacità della Provincia di Siena.

Gunderson e Holling, due ricercatori molto esperti in materia di turismo, invitano a

rileggere queste informazioni in termini di dinamiche e serie temporali.

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La serie temporale dell’Impronta Ecologica si rivela uno strumento

particolarmente importante in una politica di gestione basata sui sistemi adattativi e

sul riconoscimento del fatto che la carrying capacity è un concetto dinamico e non

statico come spesso si usa pensare.

Quando consultiamo la letteratura scientifica in materia di turismo, notiamo che

il concetto di capacità di carico turistica si riferisce al livello di turismo che può

essere sviluppato e all’uso che ne fanno i visitatori senza per questo compromettere

seriamente le componenti ambientali, socioculturali o economiche del sistema e allo

stesso tempo non diminuire la soddisfazione del turista nel visitare la zona.

La carrying capacity del turismo è in stretta relazione con le caratteristiche del

sito.

Un punto cardine della politica di gestione del turismo è quello di diluire nello

spazio e nel tempo il fenomeno, cercando comunque di minimizzare i costi e di

distribuire i benefici, mantenendosi entro i limiti della capacità di carico (fisica,

sociale ed economica) del sistema che altrimenti porterebbe alla degradazione del

sistema e all’erosione del capitale naturale.

2.3 Metodi

In questo paragrafo verrà in primo luogo spiegato come i concetti di biocapacità e

di Impronta Ecologica possono essere messi in relazione con il concetto di carrying

capacity.

In seguito andremo a descrivere la metodologia utilizzata in questo studio per

adattare l’analisi dell’Impronta Ecologica alle statistiche sul turismo e alla

Biocapacità. Infine, sarà descritto un modello per utilizzare l’Impronta Ecologica nel

tempo fornendo quindi informazioni utili ai decision makers.

2.3.1. La Biocapacità nel tempo

Come abbiamo visto la biocapacità rappresenta la massima quantità di beni e

servizi ambientali che può essere prodotta, in maniera sostenibile, dall’area

considerata sulla base dell’uso del suolo. Quando si parla di produzione e di

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produttività ci si riferisce a quella utile per l’uomo, considerando secondarie altre

funzioni che comunque l’ecosistema ricopre.

Molto spesso questo concetto viene associato alla componente ambientale o

biofisica della carrying capacity o capacità portante del sistema, in quanto stima una

quota massima che non è mai conveniente superare affinché si mantenga l’integrità

dell’ecosistema stesso.

Dal punto di vista della gestione ambientale del turismo l’indicazione che si trae

da questo tipo di indicatore è assai utile. In primo luogo un confronto fra la richiesta

di beni e servizi naturali e l’offerta locale, ci rivela, nel caso che questo confronto

sia negativo, la presenza di uno stress ovvero di un sovraccarico, di una sovra-

richiesta di risorse. Viceversa, nel caso che l’offerta locale superi la richiesta, ci

troviamo in una condizione denominata surplus in cui le risorse vengono consumate

ad un ritmo che è inferiore rispetto al tasso di ripristino da parte della natura. La

presenza di questo eventuale surplus è un bene che deve essere gestito con

parsimonia ed intelligenza: questo significa che si possono prevedere tre tipi di

utilizzi diversi: 1) può essere sfruttato per altre popolazioni, che possono essere in

deficit, 2) può essere gestito come un sistema tampone per tenere conto delle

fluttuazioni del consumo, 3) può essere la base per un aumento dei consumi. Una

volta che la biocapacità è stata superata, si possono manifestare seri problemi,

perchè l’ecosistema non è più in grado di far fronte alla richiesta e quindi sarà

intaccato lo stock di risorse che invece dovrebbe essere garantito per le generazioni

a venire.

Il livello di visitatori e il modello di consumo di questi sono due aspetti, spesso

troppo trascurati, che sono in stretta relazione con l’integrità del sistema nel quale

vengono ospitati i turisti.

In questo studio è stato fatto un calcolo della Biocapacità della Provincia di Siena

in serie storica dal 1960 al 2000 ad intervalli di 10 anni, valutando i cambiamenti

nella copertura dell’uso del suolo secondo le 6 categorie di territorio che sono state

individuate dalla metodologia: terreno agricolo, terreno a pascolo, terreno forestale,

superficie acquatica, superficie edificata. Le fonti utilizzate sono ovviamente

diverse: CORINE land cover analysis, foto aeree della Provincia e dati pubblicati in

Giorgi et al., 1966; Tornar F., 1976; Regione Toscana, 1993 e Amministrazione

Provinciale di Siena, 1996.

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2.3.2. L’Impronta Ecologica dei residenti nel tempo

A causa della scarsissima disponibilità, a livello locale, di informazioni in serie

storica sui consumi delle famiglie, sui combustibili e sulle altre categorie identificate

dalla metodologia, siamo stati costretti a ricorrere a delle stime. La serie storica

dell’Impronta Ecologica della Provincia di Siena è stata ricostruito rifacendosi al

trend dell’evoluzione dell’Impronta Ecologica per i paesi industrializzati dal 1960 ad

oggi. Il punto di partenza della stima si basa sul calcolo dell’Impronta Ecologica della

Provincia di Siena, oggetto di precedenti report del Progetto SPIn-Eco.

2.3.3. L’Impronta Ecologica dei turisti nel tempo

Dal punto di vista della gestione ambientale, la presenza di turisti in una certa

area viene indicata con il termine popolazione fantasma. Tale riferimento è

particolarmente calzante considerato che essa si comporta alla stregua di una

popolazione dal punto di vista del consumo delle risorse e della produzione di rifiuti

pur non essendo effettivamente residente in loco.

Stimare l’impatto del turista nell’area di destinazione è cosa assai difficile, non

tanto per problemi metodologici, a cui l’Impronta Ecologica, riesce comunque a

rispondere in maniera interessante e coerente, quanto piuttosto per la limitatissima

disponibilità di dati a disposizione.

La mancanza di un ricco data-base in materia di turismo, consumi e stile di vita

del turista, e di un’adeguata bibliografia di supporto rappresentano un nodo cruciale

nell’ambito degli studi sul turismo sostenibile. Qualsiasi ente locale dovrà lavorare e

organizzarsi nella direzione di costruire un bagaglio di informazioni che non si limiti

al numero di arrivi e presenze, ma includa altre variabili importanti nel bilancio

complessivo. Solo se gli strumenti messi a disposizione per i decision makers saranno

sufficienti a dare una conoscenza specifica e dettagliata della problematica, potremo

scattare delle immagini che rappresentino fedelmente la realtà.

Il tipo di turismo che si pratica in Provincia di Siena è alquanto variegato: si va

dal turismo culturale che invade i centri storici e artistici, al turismo termale, al

turismo verde negli agriturismi; esiste però anche il “mordi e fuggi”, il turismo che si

trattiene solo per poche ore nell’area e poi si muove verso nuove destinazioni. Ogni

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tipologia di turista ha ovviamente un impatto diverso sull’ambiente. Nei precedenti

report, è stato analizzato in dettaglio l’impatto di un turista che sceglie un turismo

di tipo soft come quello agrituristico, attraverso un approccio di tipo life cycle,

ovvero monitorando tutti i movimenti e i consumi del turista dalla regione di

appartenenza a quella di destinazione. Spesso la letteratura riporta che il turista

tende ad avere lo stesso tipo di atteggiamento e quindi lo stello livello di consumo

quando si sposta da casa. Il nostro studio ha dimostrato che questa tendenza non è

assolutamente vera: piuttosto il turista che frequenta l’agriturismo tende ad

assumere le abitudini e lo stile di vita degli abitanti del luogo ospitante. Il risultato è

che, mediamente, il turista che frequenta queste zone riduce la sua Impronta

Ecologica rispetto a quella che ha nel paese di origine.

Per rendere confrontabili i risultati, l’Impronta Ecologica del turista viene

calcolata considerando il tempo di permanenza su base annuale, considerando il

valore ricavato all’interno dei nostri calcoli (ovvero considerando tale risultato come

il valore medio di un turista che arriva nelle Terre Senesi).

2.4 Risultati

In questa sezione viene descritto l’uso dell’Impronta Ecologica (sia dei residenti

che dei turisti) e dalla Biocapacità come serie temporali (time series) come strumenti

dinamici per analizzare la situazione della Provincia di Siena.

In Figura 3 viene riportato l’andamento nel tempo sia dell’Impronta Ecologica,

della popolazione residente e di quella dei turisti, che della Biocapacità.

Emerge evidente il tasso constante di crescita del modello di consumo di

entrambe le popolazioni che contrasta con la lenta ma costante diminuzione della

Biocapacità. Questo grafico pone delle serie riflessioni. Considerando il contributo

della sola popolazione effettivamente residente siamo, già dagli anni ’70, oltre il

limite della capacità di carico del sistema Provincia di Siena e nel futuro immediato

il divario potrebbero ulteriormente aumentare.

Il turismo che si pratica in queste zone dovrebbe essere uno modo per valorizzare

le risorse locali ma spesso, soprattutto se non è gestito con oculatezza, esso ha un

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Turismo sostenibile

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effetto indiretto e indesiderato che va ad influenzare la qualità dell’ambiente

(risorsa primaria del turismo senese) ma anche la disponibilità delle risorse, portando

così alla perdita dell’attrazione primaria.

Figura 3: La serie temporale dell’Impronta Ecologica e della Biocapacità della Provincia di

Siena.

Generalmente più un sito è caratterizzato da una ricchezza biologica,

paesaggistica, culturale e più in generale di biodiversità e maggiore è la probabilità

che la gente sia attratta dalla zona. Questi vantaggi economici comportano al tempo

stesso numerose e a volte nocive conseguenze ambientali, come ad esempio la

degradazione del capitale naturale e anche l’insoddisfazione della qualità della

visita.

Gli ecosistemi cambiano in risposta allo stress imposto dall’uomo e la società

tenta di soddisfare i propri bisogni influenzando tali ecosistemi in risposta ai

cambiamenti che sono avvenuti in questo sistema. Questo perché l’uomo ha iniziato

a capire sempre di più che la sua vita dipende dai servizi e dalle funzioni che svolge

l’ecosistema terrestre, quali la produzioni di beni, i processi che supportano la vita

(ad esempio la regolazione del clima, la purificazione dell’acqua, l’impollinazione,

ecc…), l’assimilazione dei rifiuti, ecc…

400000

600000

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2000

gha

EF residenti

EF residenti + turisti

biocapacità

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Turismo sostenibile

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2.5 Discussione

In questo studio è stata realizzata un’analisi in serie storica dell’evoluzione

dell’Impronta Ecologica delle due popolazioni, quella ospitante e quella ospitata,

all’interno di una destinazione turistica, che ha una propria biocapacità che varia nel

tempo.

Politiche di gestione del turismo suggeriscono di diluire il numero di visitatori

nell’intera area a disposizione e nel tempo, attraverso un’attenta politica di

marketing. Il turismo che si pratica in queste zone dipende particolarmente dalla

qualità ambientale, più di ogni altra forma di turismo. Questo pone una seria

riflessione. La politica fino ad oggi implementata potrebbe rivelarsi nel futuro una

condizione necessaria ma non sufficiente. Il grafico che è stato riportato in Figura 3

mostra che nel futuro di breve periodo, la capacità del sistema di fornire beni e

servizi ambientali sarà messa a dura prova. Così facendo, se non si ricorre a strategie

di lungo periodo più sostenibili, lo stock di capitale naturale avrà una lenta ma

irreversibile degradazione. La prima indispensabile transizione è verso uno stile di

vita basato su di un consumo meno intensivo di risorse ed energia, e quindi una

riduzione dell’Impronta Ecologica. La percezione che si ha osservando il grafico è

che, se non verranno presi provvedimenti seri prima possibile, verrà effettivamente

minata la resilienza del sistema Provincia di Siena. Il primo passo fondamentale e

irrinunciabile dovrebbe essere quello di raccogliere molte più informazioni sul

turismo di quanto effettivamente non sia stato fatto fino ad ora. Una conoscenza

sistematica e approfondita del sistema e delle sue problematiche costituisce una

piattaforma indispensabile su cui costruire politiche di gestione.

La quantità di risorse che possono essere sfruttate è un parametro critico nella

politica del turismo in quanto questo deve soddisfare contemporaneamente almeno

due vincoli:

- la qualità ecologica e l’integrità delle risorse dovrebbe essere mantenuta così

da essere sicuri che l’attrattiva rimanga tale sia per i turisti che per i

residenti.

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- La qualità dell’esperienza del turista dovrebbe essere mantenuta e questa

non si basa solo sulla qualità dell’ambiente naturale, ma anche sul livello e la

natura dell’interazione fra la comunità ospitata e ospitante.

Il tema della incertezza richiede alcuni commenti per quanto profondamente

incide sulla pianificazione territoriale. C’è spesso una grande riluttanza dalla parte

dei politici a fare sacrifici di breve termine in favore di benefici a lungo termine con

minime garanzie di un pieno successo (ritorno). Nonostante l’incertezza c’è un set

limitato di traiettorie su cui viaggiano i problemi ambientali generati dai turisti.

Queste traiettorie devono essere interpretate in termini dinamici piuttosto che

statici.

La chiave per capire la gestione ambientale del turismo risiede dinamicamente

nella comprensione delle dimensioni attorno alle quali vengono identificate e

studiate le trame di strutture e processi. I dati presentati in questo report

sottolineano che investigare la carrying capacity del turismo solamente a partire

dalla scala sito-specifica oscura alcune delle dinamiche più lente del sistema (come

la capacità biofisica del sistema di supportare una tale attività umana nel lungo

periodo). Le dimensioni del problema qui proposto devono essere riferite ad una via

interdisciplinare. Negli ecosistemi le dimensioni chiave sono lo spazio ed il tempo.

Questo report ha proposto l’uso degli indicatori della biocapacità, dell’Impronta

Ecologica e della loro analisi nel tempo, per analizzare lo stato del turismo in

Provincia di Siena e la possibilità di pianificare politiche future di sviluppo, e non di

crescita, del settore turistico. Il miglioramento della qualità e della quantità dei dati

a disposizione ed una più approfondita conoscenza del profilo del turista, associata

ad un’analisi dinamica basata sul concetto di carrying capacity turistica, potrebbe

essere la base per una ricerca più approfondita.

È necessario capire come le istituzioni rispondano al feedback che deriva

dall’ambiente e come essi usino le conoscenze ecologiche per indirizzare lo sviluppo

futuro del territorio verso una maggiore resilienza.

I possibili obbiettivi per la gestione del turismo, considerati dal punto di vista di

un sistema adattativo, includono un monitoraggio ed una gestione di qualità, durante

la fase di sfruttamento e conservazione del ciclo adattativo, aumentando la

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resilienza durante le fasi di assestamento e organizzazione e fornendo serie storiche

delle variabili osservabili e memoria per la comprensione dei cambiamenti

ecosistemici da parte delle istituzioni.

2.6. Conclusioni

Politiche di gestione del turismo dovrebbero essere basate su indicatori

ambientali che tengano conto della dinamicità e complessità del sistema analizzato,

superando il vecchio paradigma di staticità e eccessiva semplificazione della realtà.

La metodologia dell’Impronta Ecologica è uno di quegli strumenti che risponde

appieno a queste caratteristiche perché è in grado di mettere in relazione l’impatto

della comunità ospitata e ospitante in un denominatore comune e permette inoltre di

poter seguire l’evoluzione di questi impatti nel tempo.

Fino ad oggi l’Impronta Ecologica è stata utilizzata come uno strumento statico,

alla stregua di una macchina fotografica in grado solo di scattare dei fotogrammi che

rendono conto dell’istante senza tenere conto della storia pregressa e futura, che

invece sono aspetti indispensabili per un amministratore che è chiamato a gestire un

territorio.

Questo studio rappresenta una delle prime applicazioni in serie storica di tali

concetti. Nella fattispecie è stata realizzata l’analisi della serie temporale della

Impronta Ecologica e della Biocapacità per il sistema Provincia di Siena. Lo scopo è

ovviamente quello di monitorare nel tempo lo stato di salute del sistema dal punto di

vista dell’utilizzo delle risorse e della disponibilità delle stesse, attraverso l’uso di

strumenti dinamici.

La prima importante considerazione che emerge da questa analisi è che politiche

come la diluizione spaziale e temporale possono non essere elementi sufficienti per

una gestione del turismo che risponda appieno ai principi di sostenibilità. Il fatto che

nel breve futuro si superi la biocapacità, ovvero la massima capacità di produrre beni

e servizi ambientali, richiede una strategia più complessa che coinvolga anche altri

aspetti sociali economici e ambientali.

Qualsiasi strategia deve comunque partire dal riconoscere che l’industria del

turismo è fortemente energy intensive e di tipo fossile e questo non sempre ha

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ripercussioni locali, piuttosto sempre più spesso globali (vedi ad esempio il contributo

dei trasporti, in particolare quelli aerei, all’effetto serra). Le ripercussioni sono

evidenti anche dal punto di vista temporale, considerato che non sempre si

manifestano immediatamente, ma spesso rappresentano una pesante eredità per le

generazioni future.

Si sottolinea comunque il bisogno di un lavoro concettuale più forte nel campo

del turismo che esamini le variazioni nel tempo e unisca i livelli di gestione a diverse

scale gerarchiche.

La resilienza è materia piuttosto interessante per i decision makers e invita a

investire maggiormente nella raccolta dati e nella costruzione di modelli per

simulare il comportamento di sistemi complessi e capire meglio quali siano i limiti e

le potenzialità dell’area in studio.

L’applicazione del ciclo adattativo di Holling rappresenta un primo passo in

questa direzione perché esso descrive le dinamiche di un sistema umano con vari

livelli di predicibilità.

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