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Seminario sull'Agamennone Breve riassunto degli incontri trascorsi (per chi vuole ripassare e per chi è stato assente) 7° incontro, 15 Gennaio 2008 Metrica della sezione lirica della parodos: concetti fondamentali Abbiamo già detto varie volte che la parodos dell'Agamennone, cioè il canto di entrata del coro, è composta di una sezione di metro anapestico e di esecuzione recitativa (righi 40-103) e di una sezione di vari metri lirici e di esecuzione cantata (righi 104-257). I metri lirici della tragedia sono svariati e complessi; la loro interpretazione non sempre è oggettiva. Per rendertene conto ti basta dare un'occhiata alle pagine dei canticorum metra (metri dei canti) in fondo all'edizione West: lì sono riportati rigo per rigo gli schemi di tutti i canti del coro e, alla destra di ciascun rigo, i metri e i cola che l'editore vi ha distinto quando ha stabilito la colometria. I metri sono indicati con sigle: per esempio, la sigla 6da indica un colon formato da sei metri dattilici e catalettico, cioè con l'ultimo metro mancante di una sillaba; la sigla ia un singolo metro giambico (x––); la sigla ch un singolo metro coriambico (–⏑⏑–) e così via. Tieni presente che le pagine dei canticorum metra sono rivolte agli iniziati, i quali già conoscono i vari metri greci e le loro caratteristiche. Noi, che di questa materia siamo profani, non potremo seguire le evoluzioni metriche di Eschilo nella monumentale parodo dell'Agamennone; ma cerchiamo almeno di comprenderne la struttura d'insieme e di capire i concetti principali. Innanzitutto, scorrendo il testo emerge immediatamente che i versi sono raggruppati in strofe e le strofe sono organizzate in una triade seguita da cinque coppie: dal rigo 104 al 257 contiamo in tutto 13 strofe (3 + 5x2 = 18). Se esaminiamo la triade, notiamo che le sue 3 strofe sono organizzate in una coppia di strofi più una strofe singola, 2+1: strofe e antistrofe + epodo. La strofe e l'antistrofe hanno il medesimo schema metrico; l'epodo ne ha un altro. Le coppie sono costituite da una strofe e una antistrofe, senza epodo. L'identità dello schema metrico tra strofe e antistrofe è forse il punto più importante da capire, ma in fondo, se prescindiamo dai tecnicismi, è anche molto facile. Tutti sappiamo che, in una canzone, quasi sempre arriva il

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  • Seminario sull'Agamennone

    Breve riassunto degli incontri trascorsi(per chi vuole ripassare e per chi stato assente)

    7 incontro, 15 Gennaio 2008

    Metrica della sezione lirica della parodos: concetti fondamentaliAbbiamo gi detto varie volte che la parodos dell'Agamennone, cio il canto di entrata del coro, composta di una sezione di metro anapestico e di esecuzione recitativa (righi 40-103) e di una sezione di vari metri lirici e di esecuzione cantata (righi 104-257).I metri lirici della tragedia sono svariati e complessi; la loro interpretazione non sempre oggettiva. Per rendertene conto ti basta dare un'occhiata alle pagine dei canticorum metra (metri dei canti) in fondo all'edizione West: l sono riportati rigo per rigo gli schemi di tutti i canti del coro e, alla destra di ciascun rigo, i metri e i cola che l'editore vi ha distinto quando ha stabilito la colometria. I metri sono indicati con sigle: per esempio, la sigla 6da indica un colon formato da sei metri dattilici e catalettico, cio con l'ultimo metro mancante di una sillaba; la sigla ia un singolo metro giambico (x); la sigla ch un singolo metro coriambico () e cos via. Tieni presente che le pagine dei canticorum metra sono rivolte agli iniziati, i quali gi conoscono i vari metri greci e le loro caratteristiche.Noi, che di questa materia siamo profani, non potremo seguire le evoluzioni metriche di Eschilo nella monumentale parodo dell'Agamennone; ma cerchiamo almeno di comprenderne la struttura d'insieme e di capire i concetti principali.

    Innanzitutto, scorrendo il testo emerge immediatamente che i versi sono raggruppati in strofe e le strofe sono organizzate in una triade seguita da cinque coppie: dal rigo 104 al 257 contiamo in tutto 13 strofe (3 + 5x2 = 18).Se esaminiamo la triade, notiamo che le sue 3 strofe sono organizzate in una coppia di strofi pi una strofe singola, 2+1: strofe e antistrofe + epodo. La strofe e l'antistrofe hanno il medesimo schema metrico; l'epodo ne ha un altro. Le coppie sono costituite da una strofe e una antistrofe, senza epodo.L'identit dello schema metrico tra strofe e antistrofe forse il punto pi importante da capire, ma in fondo, se prescindiamo dai tecnicismi, anche molto facile. Tutti sappiamo che, in una canzone, quasi sempre arriva il

  • momento in cui il cantante ripete la stessa melodia cambiando le parole; le parole della "seconda volta" ovviamente devono in qualche modo corrispondere, per lunghezza e per ritmo, a quelle della prima volta, altrimenti non si adatterebbero alla melodia. Ecco, tra strofe e antistrofe succede la stessa cosa: poich la melodia resta invariata le parole devono corrispondere, e nella poesia greca questa corrispondenza si chiama identit dello schema metrico. La terza strofe della triade, l'epodo, ha una schema metrico diverso: evidentemente era diversa la melodia.N.B.: l'identit dello schema metrico vale all'interno di ciascuna triade o coppia.

    Metrica: altri livelli di corrispondenza tra strofe e antistrofeSappiamo che nei metri greci esiste spesso (non sempre) la possibilit di considerare due sillabe brevi equivalenti a una sillaba lunga: . Ma esaminando i canticorum metra notiamo che nei canti corali questa possibilit sfruttata rarissimamente: strofe e antistrofe corrispondono esattamente sillaba per sillaba: se nella strofe un dattilo trisillabo () lo sar anche nell'antristrofe, se bisillabo () lo sar anche nell'antistrofe. Perch il poeta rinuncia a quella comoda equivalenza? Sembra logico che il motivo risieda ancora nella identit della melodia, che richiede di essere cantata su un numero di sillabe identico.Ma c' un ulteriore livello di corrispondenza tra strofe e antistrofe: quello verbale. Infatti, confrontandole, si nota spesso che non solo la sequenza di sillabe la stessa, ma la fine di parola cade (cos si dice) nello stesso punto. Per esempio, prendiamo i righi 106 della strofe e 125 dell'antistrofe (prima triade):

    106 ...125 ...

    Non solo i primi tre dattili sono spondaici () in entrambe le strofe, ma essi sono formati in entrambi i casi da parole bisillabiche: dunque, nello schema metrico, la fine di parola cade sempre nella stessa posizione; questo lo schema:

    106 125 | | ecc.

  • Traduzione e commentoL'interpretazione delle parti corali liriche molto difficile. La lingua si fa ancora pi ardita, spesso anomala, non di rado oscura; la possibilit di vocalismo dorico aumenta i casi di omografia (p. es. - = accusativo singolare e genitivo plurale di tutti i nomi della I decl.) e dunque i dubbi interpretativi; i copisti cadono pi spesso in errore; maggiore l'arbitrio dei filologi nel proporre soluzioni congetturali. A volte l'unico dato certo cui appigliarsi lo schema metrico, che ci indica la necessaria sequenza di brevi e di lunghe. Non sar dunque possibile, nel seminario, dar conto di tutte le ipotesi esegetiche riportate nel commento di Frnkel.

    104 Sono padrone di dire il dominio che mette sulla via, fausto, di uominiperfetti -ancora infatti dal dio spira gipersuasione, forza di canti, il tempo congenito-di come il dominio dal duplice trono degli Achei, della giovent dell'Ellade

    110 concorde ordinatore,invia con lancia e mano esattrice il bellicoso uccello (sogg.) contro la terra dei Teucri,il re degli uccelli ai re delle na-

    115 vi, il nero e il candido dietro,apparsi vicino al palazzo, dalla parte della mano che palleggia la lancia,in eminentissime sedi,cibandosi di una leporina creatura ben pregna di prole,

    120 trattenuta dalle ultime corse.Un canto di lamento, un canto di lamento pronuncia, ma il bene trionfi.

    E il savio indovino dell'esercito, vista (la scena), nei due Atridi dupliciper carattere riconobbe le pugnaci divoratrici della lepre,

    125 e nelle autorit conduttrici; e cos disse interpretando il segno:"col tempo cattura la citt di Priamo questa spedizione e tutte le greggidelle torri, prima piene di popolo, la Moira svuoter

    130 con violenza;a meno che una follia (leggo ) indotta dagli dei otte-nebri, colpito prima, il grande morso di Troiaaccampato. Per la compassione infatti malevola la sacra Artemide

    135 agli alati cani del padreche prima del parto sacrificano la misera lepre con la prole stessa,

  • e odia il pasto delle aquile".Un canto di lamento, un canto di lamento pronuncia, ma il bene trionfi.

    : uno dei tanti verba dicendi di cui difficile distinguere l'esatta sfumatura di significato; ne abbiamo gi trovato la radice in , "dalla voce di uccello", del v. 56.

    : l'aggettivo ricorre solo qui e al rigo 158. In casi come questo perfettamente inutile consultare il vocabolario alla ricerca del significato, perch quest'ultimo coincide con l'interpretazione... del medesimo passo che stiamo interpretando! L'etimologia riporta palesemente a , la via; qui l'aggettivo riferito a , il dominio dei soldati, cio agli Atridi; al rigo 158 alle aquile che, con la loro apparizione, fanno capire all'indovino Calcante la volont del fato ( ). Il problema acuito dal fatto che difficile trovare un significato adeguato ad entrambi i passi, che pure sono cos vicini tra loro. potrebbe significare "che mette sulla via", nel senso che "d il via alla spedizione": gli Atridi sono perch ne sono la guida, le aquile perch rendono nota la volont divina che sembra propizia alla partenza.

    : fausto, di buon auspicio, in quanto adeguato alla , il decreto del dio, il destino. L'aggettivo riferito al , cio agli Atridi, ma logicamente riguarda innanzitutto le aquile che loro apparvero; dalle aquile si trasferisce agli Atridi in virt della analogia che lega le prime ai secondi e che viene rivelata da Calcante.105 : anche questo aggettivo molto raro. L'etimologia riporta a , fine, compimento, e anche la preposizione indica il completamento: dunque chi ha raggiunto il suo compimento, la sua maturit, la sua perfezione. Esiodo lo dice del grano, dunque lo usa nel significato di "maturo"; Euripide di una "giovinezza", che quindi sar "compiuta, perfetta". Nel nostro passo pu significare "maturo" relativamente all'et; in tal caso il coro richiamerebbe la similitudine tra vecchi e bambini della sezione anapestica, completando il discorso sulle et: i troppo vecchi e i troppo giovani non sono partiti per la guerra, partirono invece gli . Oppure pu significare "perfetti", in quanto eccellenti guerrieri. In ogni caso, non sembra che ci siano le condizioni per considerare corrotto il testo e adottare la congettura di Auratus , "in carica", che pure sembra adombrata dall'antico scolio , "quelli in carica": anche perch la regalit di Agamennone e Menelao non certo una "carica" assegnata da qualcuno.

    ecc.: l'inciso comincia con un'espressione comprensibile, "ancora infatti dagli dei spira gi", ma al rigo seguente le parole sembrano affastellate

  • una sull'altra e un'interpretazione soddisfacente impossibile: la traduzione che ho dato rispecchia il testo di West, ma non si pu certo dire che dia un senso accettabile. In casi del genere un procedimento metodico e corretto, che spesso ha dato buoni frutti, quello di ripartire dal testo tradito privo di accentazione, di punteggiatura e persino di divisione tra le parole, dato che accenti, segni di interpunzione e divisione tra le parole non venivano usati all'epoca di Eschilo e pertanto potrebbero essere stati posti o trascritti erroneamente in seguito:

    Leggendo il testo cos, notiamo che ci sono varie possibilit di decifrazione delle parole:

    pu essere nominativo o accusativo () pu essere accusativo sing. () e genitivo plur. (),

    in entrambi i casi con vocalismo dorico (attico e ) come , accusativo sing. e genitivo plur.

    Si capisce che le possibilit interpretative sono molte; e ancora di pi divengono se si considerano le diverse costruzioni del verbo :

    "spiro", con l'accusativo della cosa soffiata e il genitivo della persona su cui si soffia;

    "ispiro", con l'accusativo della cosa ispirata o della persona ispirata.Se si prescindesse da , ragionando sulle combinazioni possibili una soluzione buona si potrebbe trovare, per esempio (soggetto) (oggetto) , "la persuasione che viene dagli dei spira forza sui canti". Ma a fine rigo ci resta comunque da sistemare , che nominativo e dunque necessariamente soggetto. E anche se sistemiamo la sintassi, che cosa mai significa "il tempo congenito"? Secondo Frnkel, l'espressione indica l'et dei anziani del coro, in quanto il tempo congenito quello che nasce insieme con la persona e invecchia con lei: dunque l'et di una persona non sarebbe altro che il tempo che nato con lei. Ora, gi questo sembra bizzarro, ma soprattutto non si capisce in che modo questo "tempo congenito" all'uomo possa spirare "dagli dei"; e neppure si capisce perch tutto ci dovrebbe provocare una "persuasione" nell'uomo stesso.

    : la congiunzione introduce una frase interrogativa indiretta retta da del rigo 104.

    : compl. oggetto di . Al v. 42 gli Atridi erano stati definiti un , "giogo di un onore dal duplice trono".

    : due genitivi di cui il primo specifica il secondo, il quale specifica .110 : il sostantivo , apposizione di , molto

  • raro, formato sulla radice - di , verbo usato normalmente in ambito militare; l'aggettivo mette in evidenza la concordia dei due Atridi. Tutte le parole di questi primi versi della strofe esprimono fiducia e risolutezza; ma il coro ben presto ripiegher su un sentimento di inquietudine e di paura realizzando di nuovo quel chiaroscuro che il leitmotiv poetico della prima parte della tragedia.

    : l'esattore; l'aggettivo formato su un'accezione del medio . La mano degli Atridi esiger dai Troiani innanzitutto la restituzione di Elena, ma alla fine l'esazione sar ben pi gravosa: la vita di tutti gli abitanti di Troia.

    : che l'uccello bellicoso sia un'aquila, anzi due, lo si capisce via via che l'auspicio viene raccontato; i distratti dovranno aspettare il rigo 137 per sentirne il nome ().

    : una forma di , cio di , che pare sia nata metri gratia, cio per rendere ancora pi facile l'uso della parola nel verso (senza il gamma iniziale essa non allunga una sillaba precedente che finisca in consonante).

    : disposizione a chiasmo. Il dativo compl. di termine del successivo . Il termine sembra usato pi per l'assonanza con che per una reale esigenza semantica.115 : chi ha conoscenze ornitologiche spiega che all'aquila nera e a "quella di dietro candida" erano attribuite qualit diverse, non solo piumaggio di colore diverso: la nera era considerata pi forte e audace, la bianca pare addirittura che fosse considerata vile. Dato che alle due aquile corrispondono i due Atridi e che l'aquila pi forte deve corrispondere ad Agamennone, risulterebbe che Eschilo col paragone delle aquile non ha messo in buona luce Menelao. Cos la pensa Frnkel; Page ritiene invece che non si possa parlare di vilt di Menelao, ma semplicemente di una differenza gerarchica tra una e l'altra aquila e tra l'uno e l'altro Atride. un nominativo contratto di un aggettivo della seconda classe.

    : una rara preposizione di uso solo poetico. L'apparizione vicino al palazzo degli Atridi ovviamente un segnale che le due aquile corrispondono ai due Atridi.

    : nei presagi il lato destro sempre quello di buon auspicio. Qui, in un contesto militare, "destro" opportunamente indicato da una perifrasi guerresca.

    : l'aggiunta sembra poco utile, ma serve a chiarire che tutti poterono assistere alla scena, anche gli anziani membri del coro. L'aggettivo formato sulla radice di , "spicco", che abbiamo

  • trovato al v. 30 a proposito del segnale di fuoco che spicca nella notte. , "sedi", qui non vuol dire "luogo" ma implica effettivamente che le aquile si siano posate per divorare la preda.

    ... : espressione lambiccata per indicare una lepre pregna. Bizzarra ci appare la perifrasi "leporina creatura", dove peraltro sembra comunque inadeguato perch in questo caso la "creatura" in primo luogo madre di altre creature; dativo di causa dipendente da , nel quale il preverbo - ha come sempre un valore intensivo (frequente in Omero).120 : un luogo probabilmente corrotto, poich il participio aoristo passivo maschile congiunto al femminile che lo precede immediatamente. Si tentato di difendere interpretandolo come neutro plurale, che si riferirebbe all'insieme costituito dalla lepre madre e dalle creature che ha in grembo; Page invece risolve il problema congetturando , duale attivo, congiunto alle due aquile. In ogni caso, con l'accusativo e il genitivo (costrutto raro) vale "danneggiare qualcuno allontanandolo da qualcosa" e dunque "impedire qualcosa a qualcuno". Le "ultime corse" sono le corse che la lepre stava compiendo per scampare alle aquile e che non pu pi correre.

    ... : il verso viene ripetuto identico alla fine di ciascuna strofe della triade e prende il nome di efimnio. Esso di fondamentale importanza in quanto rappresenta la chiave di lettura della triade: ancora sentimenti contrastanti, ancora eventi ambigui che possono essere interpretati sia positivamente sia negativamente.

    : anche qui il nome, Calcante, compare solo al rigo 156, ma la perifrasi pi che sufficiente a svelarne l'identit.

    : seconda Frnkel regge , secondo Page ha come oggetto la scena prima descritta; seguo Page. va con , che compl. predicativo dell'oggetto; l'oggetto ; un secondo predicativo dell'oggetto: Calcante, vedendo la scena, "riconobbe le pugnaci divoratrici della lepre come i due Atridi e le autorit della spedizione". , "duplici per i caratteri", attributo degli Atridi, segnala la corrispondenza tra loro e le aquile di diverso piumaggio.125 : espressione tutta astratta che rimanda per a un significato tutto concreto: le "autorit che inviano" sono i capi della spedizione.

    : verbo tecnico derivato da , il "prodigio", ma anche il "segno" che di soprannaturale ha solo l'origine, non la sostanza (due aquile che

  • divorano una lepre non sembrano niente di anomalo; ma c' chi, ponendo l'accento sul fatto che le aquile sono due, segnala l'anomalia che questi animali caccino in coppia).

    : il cosiddetto presente profetico: il vede la scena futura e dunque pu descriverla al presente.

    ...: altro passo difficile. Si dovuto aspettare fino a pochi anni fa per capire che i , "tutte le greggi", non indicavano il bestiame dei Troiani (che cosa mai c'entrava il bestiame in un passo cos ispirato?) ma i Troiani stessi. La Moira, il fato di morte, li "svuota" nel senso che ne fa strage; il verbo molto concreto (l'accezione etimologica addirittura quella di "svuoto l'intestino"). una sineddoche, "torri" per "citt"; Troia era del resto chiamata anche , che potrebbe valere Turrita. Restano dubbi sull'articolo dell'aggettivo , a meno che esso non sia da intendere "quei greggi prima pieni di popolo", un po' come il latino ille. In ogni caso c' un evidente contrasto tra il gran numero di persone (, , ) precedente () e la desolazione () seguente alla guerra.130 : la locuzione non pu significare che "con violenza" (), ma e l'accusativo fanno meraviglia.

    : congettura per dei codici (entrambe forme doriche per e ): quest'ultimo un termine, prediletto da Eschilo, che indica l'accecamento, la follia che porta l'uomo a compiere un atto irreparabile che verr punito dagli dei; invece un sentimento di ammirazione o di invidia e gelosia. La congettura di Hermann stata indotta dalla presenza di : l', ha ragionato il filologo tedesco, dell'uomo, mentre qui appare chiaro che il sentimento provato dalla dea Artemide. A mio avviso invece la lezione corretta e la congettura in s inappropriata. Difatti che cosa che dice Calcante rischia di "ottenebrare il gran morso di Troia accampato", cio l'esercito? Il sacrificio di Ifigenia da parte di Agamennone, naturalmente, dunque una vera e propria dell'uomo: una in cui per, come accade spesso, ha messo lo zampino anche il dio, poich Artemide che ha sollecitato il sacrificio impedendo alla flotta di salpare; dunque opportuno dire che la di Agamennone procede , dagli dei. D'altra parte, indica un'invidia che nasce dall'ammirazione di uno stato di fortuna che il dio reputa eccessivo: e questo concetto non appropriato qui, perch Artemide mossa unicamente dalla compassione per la lepre, non da un diretto malanimo verso la potenza degli Atridi.

    ... : participi aoristi passivi neutri, congiunti a

  • . il morso di un animale imbrigliato o aggiogato (