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Seminario sull'Agamennone Breve riassunto degli incontri trascorsi (per chi vuole ripassare e per chi è stato assente) 11° incontro, 19 Febbraio 2008 Traduzione e commento I (vv. 218-227) Ma quando indossò il giogo della necessità spirando un'empia mutazione del vento della mente, 220 impura, dissacrante, da allora cambiò parere così da pensare l'audacia assoluta: infatti rende arditi i mortali un delirio dal turpe consiglio, sventurato, prima causa di mali; e dunque osò divenire sacrificatore 225 della figlia, come ausilio di guerre punitrici di donna e come riti preliminari della navigazione. 218 ἀνάγκας: gen. con vocalismo dorico. La Necessità, che si scriva con la maiuscola o meno, è un termine centrale per valutare l'atto di Agamennone, la concezione del πάθει μάθος e l'intera tragedia. Preso nel suo significato normale, esso conforta la tesi ‘assolutoriaʼ di coloro -così Page- che negano ad Agamennone una vera possibilità di scelta: egli non avrebbe scelto di sacrificare la figlia ma semplicemente fatto l'unica cosa che gli era possibile fare. Altri invece, sostenitori di un'interpretazione ‘colpevolistaʼ, ritengono che la necessità trovi il suo punto di avvio proprio in una scelta da parte di Agamennone: l'uomo si sottopone alla necessità volontariamente, la necessità diviene veramente tale dal momento che l'uomo le dà il suo assenso. Il fatto è che in questa parodo ci sono elementi contraddittori, questo è innegabile: il dilemma di Agamennone, la catena di azioni e reazioni, l'intervento degli dei non sono riconducibili a una formula matematica, a uno schema logico perfetto; di volta in volta il Coro enfatizza un singolo aspetto della questione dandoci l'impressione, illusoria, che in esso consista la chiave di volta del tutto. ἔδυ λέπαδνον: δύω, qui all'aoristo fortissimo, significa "immergersi" e quindi "indossare" (si ricordi che l'abito degli antichi era un'unica veste lunga); col sostantivo λέπαδνον, "cinghia del giogo", esso sembra mantenere entrambi

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corso letteratura greca

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  • Seminario sull'Agamennone

    Breve riassunto degli incontri trascorsi(per chi vuole ripassare e per chi stato assente)

    11 incontro, 19 Febbraio 2008

    Traduzione e commento I (vv. 218-227)Ma quando indoss il giogo della necessitspirando un'empia mutazione del vento della mente,

    220 impura, dissacrante, da alloracambi parere cos da pensare l'audacia assoluta:infatti rende arditi i mortali un delirio dal turpe consiglio,sventurato, prima causa di mali; e dunque osdivenire sacrificatore

    225 della figlia, come ausilio di guerre punitrici di donnae come riti preliminari della navigazione.

    218 : gen. con vocalismo dorico. La Necessit, che si scriva con la maiuscola o meno, un termine centrale per valutare l'atto di Agamennone, la concezione del e l'intera tragedia. Preso nel suo significato normale, esso conforta la tesi assolutoria di coloro -cos Page- che negano ad Agamennone una vera possibilit di scelta: egli non avrebbe scelto di sacrificare la figlia ma semplicemente fatto l'unica cosa che gli era possibile fare. Altri invece, sostenitori di un'interpretazione colpevolista, ritengono che la necessit trovi il suo punto di avvio proprio in una scelta da parte di Agamennone: l'uomo si sottopone alla necessit volontariamente, la necessit diviene veramente tale dal momento che l'uomo le d il suo assenso. Il fatto che in questa parodo ci sono elementi contraddittori, questo innegabile: il dilemma di Agamennone, la catena di azioni e reazioni, l'intervento degli dei non sono riconducibili a una formula matematica, a uno schema logico perfetto; di volta in volta il Coro enfatizza un singolo aspetto della questione dandoci l'impressione, illusoria, che in esso consista la chiave di volta del tutto.

    : , qui all'aoristo fortissimo, significa "immergersi" e quindi "indossare" (si ricordi che l'abito degli antichi era un'unica veste lunga); col sostantivo , "cinghia del giogo", esso sembra mantenere entrambi

  • i valori: nel giogo si entra, "ci si immerge", e il giogo "si indossa". : , da (sostantivo al

    grado forte e verbo al grado medio, come spesso), il vento che muta direzione; qui un vento "della mente", . La metafora potenziata dal verbo , anch'esso metaforico, a tal punto che si fatica a ricostruire i termini propri: come i venti spirando cambiano direzione, cos i pensieri cambiano opinione. Ma la metafora si adatta perfettamente al contesto, in quanto tutta la vicenda in atto -non dimentichiamolo- conseguenza dei venti contrari alla navigazione fatti soffiare da Artemide; ed esattamente un cambio di direzione del vento quello che Agamennone vuole ottenere col sacrificio della figlia.220 ... , : tre attributi negativi in asindeto, uno stilema eschileo che in questa parodo abbiamo gi trovato pi volte. Il prefisso - sembra che qui equivalga in sostanza a un alfa privativo: non c' alcuna pietas, alcun in quello che fa Agamennone. Ma si pu anche pensare che invece - mantenga il suo valore di "difformit", "deviazione" dal giusto: quello di Agamennone pur sempre un , un atto di rispetto per la dea Artemide, ma un rispetto mal concepito.

    : il solito suffisso - di moto da luogo, qui usato con valore temporale a partire dall'avverbio , "allora".

    ... : la sintassi , a quanto pare: (aor. III) verbo principale; infinito consecutivo; comp. oggetto di . , a partire da = ritengo (un uso comune del verbo, anche se meno comune di "so"), indica un cambio di opinione; spesso ha questo significato quando forma verbi e sostantivi composti ( per es. il "cambiamento"). richiama (in questo caso il verbo al grado forte, il sostantivo al grado medio).

    ... : anche qui un sostantivo () accompagnato da tre attributi in asindeto, questa volta positivi. La struttura complessiva dei due sintagmi nominali, quello di e quello di , perfettamente speculare: aggettivo + nome () + 2 aggettivi... 2 aggettivi + nome () + aggettivo. La (vocalismo dorico, come ) un "colpo" di testa, una follia; l'idea deve essere simile a quella del nostro "picchiato, picchiatello" nel senso di "matto". Essa detta "prima causa del male", , cos come nell'Inno a Zeus si diceva che l'uomo tormentato da un'angoscia "memore del male", .Tornando alla questione della responsabilit di Agamennone, questi versi sembrano connotare assai negativamente la sua scelta; sono tutte espressioni di

  • biasimo, che parrebbero fuori luogo se Eschilo ritenesse (come Page crede) che l'eroe non ebbe alcuna scelta e non fece altro che l'unica cosa che poteva fare. Eppure poco prima la "necessit" sembrava gli sottraesse ogni colpa. Il verdetto su Agamennone forse destinato a restare un'aporia esegetica; anche se possiamo uscirne sostenendo che proprio in ci sta l'essenza della tragedia greca, nel porre l'uomo in una situazione tale che egli deve scegliere il male.

    : un aor. III privo di un corrispondente tema del presente; la radice indica l'azione di "sopportare" ed presente in aggettivi come , "misero" e , "che molto sopporta", epiteto formulare di Odisseo nell'Odissea; in latino cf. tollo e il perfetto tuli.225 : il contesto richiede "punitrici (dei Troiani) a causa di una donna (Elena)", ma i numerosi aggettivi composti con - hanno nell'elemento nominale sempre l'indicazione di chi subisce l'azione espressa dal secondo elemento, verbale.

    : lett. "riti preliminari delle navi", cio della navigazione. I due accusativi e sono apposizioni della frase infinitiva .

    Traduzione e commento II (vv. 228-247)Le suppliche e gli appelli paterni

    e l'et virginale li tennero in conto230 di nulla i battaglieri capi;

    e dopo la preghiera il padre disse ai ministridi sollevarla con animo, inclinata,come una capra, in alto sopra l'altare,lei caduta sui pepli (?), e di trattenere con la sorveglianza

    235 della bocca dalle belle labbraun grido di maledizione alla casa,

    con la violenza e il muto vigore del morso.E versando a terra le vesti di croco

    240 colpiva ciascuno dei sacrificatori con un dardo pietosoche partiva dagli occhi, spiccando come in un dipinto, volendochiamarli per nome, poich spessonella sala da banchetto del padre, dalle belle mense,

    245 aveva cantato, e immacolata con pura voce il peanadi buon augurio della terza libagione

  • del caro padre caramente onorava.

    : qui "paterni" vale "al padre", non "del padre". In italiano un simile uso dell'aggettivo impossibile; in greco ostico ma reso possibile dal fatto che equivale a , dove pu intendersi genitivo oggettivo (= ).

    : da legare al seguente ; l'espressione vale letteralmente "porre a confronto con niente" e quindi "non tenere in nessun conto"; oggetto sono le .

    : vale , accusativo di , il tempo della vita ( ).: da , nominativo plurale; - desinenza alternativa a

    -. La parola vuol dire propriamente "giudice" e qui non pare usata a caso, dato che i capi militari sono in effetti giudici del destino di Ifigenia.

    : aoristo sigmatico di , senza aumento (cf. il precedente al v. 188); regge il dativo (una rara parola per "assistenti nel rito") come compl. di termine e l'infinitiva , che ha come oggetto un sottinteso (Ifigenia). Abbiamo poi vari complementi dalla dubbia collocazione:1. , "dopo la preghiera" (, vocalismo dorico): va con ("disse dopo la preghiera") o con ("disse di sollevare dopo la preghiera")?2. , "come una capra" (, vocalismo dorico).3. , "in alto sull'altare"; va sicuramente con .4. , un'espressione insoluta generalmente intesa come "avvolta dai pepli", pi che altro perch questo sembra richiedere il passo; (da ) col dativo dovrebbe significare semmai "caduta intorno ai pepli", che sembra privo di senso. Un'interpretazione diversa "caduta intorno al mantello (del padre)" come supplice, che andrebbe assai bene ma che contrasta con l'uso normale di : questa parola infatti pu anche essere usata per designare un abito maschile, ma assai raramente e certo meno che mai in un contesto nel quale la protagonista una donna. 5. va con ("sollevare con tutto l'animo") o con ("caduta intorno al mantello con tutto l'animo")?6. , "inclinata" (non "prona", come nei vocabolari per influsso di questo passo); l'aggettivo predicativo va quasi certamente con .235 : lett. "dalla bella prora", propriamente di una nave; ma l'aggettivo viene comunemente associato a vocaboli che non hanno niente a che fare con le navi, cos che il termine "prora" viene a indicare qualsiasi

  • "estremit", dunque nel caso della bocca le labbra. Inoltre in Omero un epiteto delle navi "guance di minio", cio rosse: ci pu aver favorito l'applicazione di "dalla bella prora" a una bocca dalle belle labbra rosse.

    : dativo di mezzo con ; lo iota ascritto invece che sottoscritto e il vocalismo della desinenza dorico (= ).

    : la paura di Agamennone che Ifigenia, potendo parlare, scagli una maledizione contro di lui e contro la casa degli Atridi, vanificando cos l'effetto del sacrificio.

    : altro dativo, lo iota ascritto invece che sottoscritto; insieme con riprende spiegando in che cosa consiste quest'ultima.

    ... : dativo di , comune in Omero per indicare il vigore maschile; qui originalmente congiunto a , da alfa privativo e , "voce": l'aggettivo ha valore attivo e vale "che non fa parlare". I sono propriamente i morsi per i cavalli.

    ... : difficile espressione. "l'immersione", la "tintura", ma deve essere una sineddoche perch qui il contesto sembra richiedere "le vesti" tinte di giallo (croco); il verbo vale sempre "versare". Ma in che senso Ifigenia "versa a terra le vesti"? Frnkel ritiene che ella si spogli, almeno in parte, e porta come passo parallelo un vaso attico nel quale Cassandra compie un gesto simile mentre supplica Clitemestra di non ucciderla; Page rifiuta con sdegno questa interpretazione e intende che Ifigenia "versi a terra le vesti" nel senso che, distesa com' tra le mani dei sacrificatori, lascia pendere verso terra le lunghe frange del suo peplo. Non manca infine chi ha pensato alle come a gocce di sangue.240 : qui tutto chiaro, sintassi e lessico. In si pu ravvisare la figura etimologica, che consiste nell'accostamento di due parole derivate dalla medesima radice.

    : un altro luogo in cui il contesto richiede un significato che la parola in realt non possiede: vale "che ama la piet", "pietoso" in senso attivo, mentre qui deve significare "che fa amare la piet", "pietoso" in senso passivo.

    : una bella immagine e al tempo stesso una preziosa informazione sulla pittura greca, di cui non abbiamo pi nulla. Il Coro vuol dire che Ifigenia, mentre cercava di parlare con lo sguardo dato che non poteva farlo con le parole, somigliava a una figura di un quadro che, sebbene muta, riesce tuttavia a parlare con la sua espressivit. "La pittura una poesia muta, la poesia una pittura parlante": un detto antico su queste due arti.

    : lo stesso verbo usato nell'Inno a Zeus quando il Coro si

  • chiedeva con quale nome chiamare Zeus. Ifigenia vuole chiamare per nome gli , i ministri del rito, i sacrificatori; e potrebbe farlo se non fosse bendata perch, come spiegato subito dopo, li conosceva uno per uno per averli visti spesso a palazzo.

    : comincia la spiegazione del fatto che Ifigenia conoscesse i nomi dei sacrificatori. Di una spiegazione c'era in effetti bisogno, notano i commentatori, dato che al tempo di Eschilo le donne non godevano di una tale libert da poter incontrare gli uomini che frequentavano la casa e in particolare l', la sala degli uomini (qui una sala da banchetto, dato l'attributo , "dalla bella mensa").245 : aoristo nonostante (l'avverbio si assocerebbe bene a un imperfetto) poich all'aoristo che di regola si esprimono le azioni trapassate (il piuccheperfetto greco tale di nome, non di fatto).

    : lett. "non sottoposta al toro", quindi "vergine" o "casta".: il peana non era solo un canto celebrativo della vittoria; qui

    quello "della terza libagione" () ed , piuttosto "dal buon auspicio" ( il destino) che "felice" (come nel GI).

    Traduzione e commento III (vv. 248-257)Di qui, n vidi n parlo;ma le arti di Calcante non sono irrte.

    250 La Giustizia pende su coloro che hanno patito cos che apprendano.(O: la Giustizia pende su costoro cos che apprendano con l'aver patito)Il futuro, dopo che avvenutopotresti sentirlo: prima, stia bene dov'. uguale al piangere prima:infatti verr chiaro coi primi raggi dell'alba.

    255 Ma per i fatti successivi a questi, possa esser buono l'evento, comevuole questo vicinissimo baluardo della terra di Api, unica difesa.

    : lett. "le cose da qui", col consueto suffisso di moto da luogo - questa volta applicato ad , "qui". Anche se a prima vista l'espressione potrebbe indicare gli eventi immediatamente successivi a quelli raccontati dal Coro, cio il vero e proprio sacrificio, gli interpreti ritengono che si riferisca piuttosto alla partenza della flotta e alla spedizione contro Troia: perch mai, dicono, il Coro avrebbe visto tutti i preliminari del sacrificio e non il sacrificio stesso? Inoltre il verso seguente, "le arti di Calcante non sono irrte", non avrebbe molto senso se fosse il sacrificio: che bisogno c' di

  • confermare che il sacrificio ebbe effettivamente luogo come Calcante aveva detto? chi potrebbe dubitarne? Invece se la guerra di Troia il verso assume un senso pi che soddisfacente: il Coro non sa come la guerra sia andata (ancora non sa nulla del segnale di fuoco) ma ha fiducia nella profezia di Calcante che, pur tra indicazioni di segno diverso, asseriva chiaramente che gli Achei avrebbero conquistato Troia.250 ... : bel verso eschileo che ci riporta ai concetti dell'Inno a Zeus. Il verbo vale "inclino", "pendo da un lato" ed usato della bilancia; qui con soggetto Dike, la dea della giustizia, che non a caso tradizionalmente dotata di bilancia come suo padre Zeus. Il dativo dipende da e un infinito consecutivo: "Dike inclina su cos che apprendano". Discusso invece il participio : sembra sostantivato dall'articolo ("Dike inclina su coloro che hanno patito"), ma Page lo intende congiunto e riferito a un sottinteso "i Troiani" (vedi le due traduzioni proposte). Naturalmente l'interpretazione di Page coerente col fatto che egli, nell'Inno a Zeus, ha negato che il si applichi ad Agamennone: quindi ora preferisce tollerare la difficolt di intendere come i Troiani (non c' alcuna allusione ai Troiani da decine di versi!), piuttosto che ritrovarsi un sostantivato e generico che inevitabilmente comprenderebbe per primo proprio Agamennone.

    : l'espressione normale per indicare "il futuro", lett. "ci che sta per accadere", part. sostantivato di (che, come sai, si usa seguito da infinito col significato della perifrastica attiva latina).

    : "potresti sentirlo", nel senso di "sentirne parlare"; il senso : inutile fare ipotesi sul futuro, perch solo quando esso divenuto passato si pu sapere come le cose sono andate a finire.

    : qui avverbio, "prima"; l'imperativo di ha il valore idiomatico, frequente anche in prosa, di "stia bene" nel senso di "stia l dov', non mi riguarda".

    : il pensiero si fa sempre pi sintetico e allusivo: qui il soggetto sottinteso di () si ricava dal periodo precedente: "pensare al futuro prima che avvenga".

    : predicativo (va con ) del soggetto sottinteso . : lett. "contemporaneo dell'alba con i raggi",

    un'espressione insolita per , "ai raggi dell'alba".255 : ottativo desiderativo: soggetto; parte nominale ( vale in sostanza ); (= ) accusativo di relazione.

  • ... : il "vicinissimo baluardo" indicato dal Coro come presente sulla scena () , secondo i pi, Clitemestra, alla quale il Coro stesso si rivolge al verso seguente. Page osserva per quanto sia assurdo che il Coro definisca Clitemestra "baluardo" della regione, dato che il Coro sospetta i suoi intrighi con Egisto e ha ascoltato da Calcante le allusioni alla vendetta che la regina prender sul marito al ritorno di questi (v. 154-55). La critica di Page sembra brillante ma in realt priva di fondamento. il , la vedetta, quello che sospetta o meglio sa degli intrighi di palazzo: ce lo ha detto chiaramente nel prologo. Il Coro nulla sa, anche perch non vive nel palazzo come fa il ("la casa stessa, se prendesse voce, parlerebbe chiaramente", aveva detto questi: una casa che conosce bene); non c' una sola parola, in tutta la parodo, da cui si possa dedurre che il Coro sa o almeno sospetta. I versi 154-55 sono originariamente detti da Calcante, e si tratta di oscure allusioni profetiche di dieci anni prima che il Coro non pu in nessun modo riferire a Clitemestra: se fosse cos ovvio, lo farebbe per primo Agamennone ed eviterebbe di farsi ammazzare, no? Degna di nota comunque la pars construens dell'interpretazione di Page, il quale ritiene che con il Coro indichi se stesso: sono loro, i dignitari anziani, che in assenza del re devono vegliare sulla regione.