ADIGE_16_10_2011

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odici sculture, venti qua- dri, cento giorni di espo- sizione e soprattutto una media di cento visitatori al gior- no: sono questi i numeri impor- tanti che l’artista trentino Mir- ko Demattè ha collezionato nel corso della sua mostra nella se- de di Lugano dell’Unione delle Banche Svizzere. Un riconosci- mento di grandissimo presti- gio, se si considera che l’eclet- tico artista di Pergine è stato prescelto tra un centinaio di ar- tisti europei. Le opere sono state esposte du- rante tutta l’estate nel salone dell’Ubs di Lugano. «È stata un’esperienza molto positiva - afferma Mirko Demattè (nella fo- to) al ritorno dalla Svizzera -. Un’occasione artisticamente importante. Sono stato prescel- to tra una centinaio di artisti ed ho avuto la possibilità di mettere in mostra le mie ope- re in un ambiente di grande pre- stigio». L’architetto svizzerto Claudio Rossi, curatore per D l’estero degli spazi artistici del- la Ubs Lugano è soddisfatto del- la collaborazione con Demat- tè: «Siamo di fronte ad un arti- sta molto particolare, che offre varie interpretazioni con le pro- prie opere. La mostra ha avuto un ottimo afflusso di visitatori ed ha riscosso molto interes- se. Negli ultimi cinque anni in questo spazio artistico sono transitati una trentina di arti- sti, alcuni dei quali hanno avu- to un buon seguito». A Lugano, Demattè ha scelto di esporre le opere della produ- zione 2011. I quadri, come è ca- ratteristica di questo artista, puntano a non trasmettere mai a chi li guarda un’interpretazio- ne predefinita, ma offrono spunti per interpretare ciò che c’era nell’era primordiale, pri- ma della creazione del mondo. Il segno è essenziale e crea l’en- tità, una forma rettangolare so- spesa nel quadro. Ogni spetta- tore è libero di interpretare a piacere questa magia primor- diale del gesto creativo. Nelle sculture, invece, emerge la filosofia del «nastro nello spa- zio», cioè del movimento libe- ro nello spazio. Demattè, che utilizza svariati materiali, dal- la carta, al legno, alla pietra, al cemento, per passare a sacchi di juta, lamiere, colori, mani- chini, in questo periodo si affi- da al Woodn, un materiale edi- le ad altissima tecnologia a ba- se di legno. L’artista di Pergine lo plasma per creare situazio- ni diverse all’interno dello spa- zio, trasformando questo ma- teriale in un’opera d’arte. «Evoluzioni», questo il nome del- le opere: qui emerge il passag- gio delle strisce di Woodn nel- lo spazio. Quasi come fiamme in costante movimento vanno e vengono, entrano ed escono dallo spazio aperto. Scrive l’architetto Paolo Zam- matteo nella recensione che apre il catalogo: «La riflessione di Demattè è articolata sullo spazio fra generazione ed evo- luzione. L’artista si interroga sull’origine del reale, assumen- do a caratteri generatori la lu- ce e il nulla che divengono sim- bolicamente superfici bianche o nere, comunque immateria- li. Su di essi il movimento è da- to dallo spessore: sono contor- ni e volumi larvali, geometrie e forme, che talvolta osservano l’intorno e governano il colore. La sorpresa della genesi si fon- de con la magia creativa». D.B. attimo prima che arrivassimo noi quelle figure erano in movimento. Ma oltre il fascino dell’armonia di questi corpi, alla loro pelle levigata che non può che MARCO TOMASINI ssodato che, come insegna il filosofo Maurice Merleau Ponty, il pensiero si crea con il concorso delle percezioni spaziali, la materia può essere vista in una prospettiva differente. Può annullarsi e spandere i propri confini nello spazio circostante, da tattile farsi intangibile grazie al potere infinito della nostra percezione. Da questo punto di vista la scultura intesa in senso tradizionale, basata sul concetto di eternità e appartenente a un sistema spaziale centripeto, viene a decadere. Già Arturo Martini nel 1945 ne aveva annunciato la morte: «(...) Soltanto la scultura restò immobile nei secoli, lingua aulica e sacerdotale, simbolica scrittura incapace di svolgersi nei moti quotidiani (…). La scultura resta quello che è: lingua morta che non ha volgare, né potrà mai essere parola spontanea tra gli uomini». La scultura quindi se vuole sopravvivere in arte contemporanea non ha che una scelta: tramutarsi in installazione, occupare l’ambiente, dialogare con lo spazio espositivo e anche fare i conti, perchè no?, con il tempo. L’altoatesino Willy Verginer lo ha capito e l’antica arte dello scolpire il legno con lui ha trovato nuovi orizzonti. Per i pochi che non lo conoscono, che non si sono mai imbattuti nelle sue serie di lavori, una fra tutte le indimenticate mucche di «Alpsound» arroccate su improbabili picchi montuosi, e per i tanti che non ne sono mai sazi, non resta che andare alla Galleria Boccanera dove si è A da poco inaugurata una sua personale. Altro che morta, viene da dire. Con Verginer la scultura entra prepotentemente nella nostra realtà; ci circuisce con il fascino della perfezione, dell’uso astratto del colore sulle sue superfici e non solo. Verginer inscena una danza della vita in cui neonati, adolescenti e Willy Verginer e le sculture che respirano giovani adulti sono colti durante azioni enigmatiche. Sembra quasi di disturbarli con la nostra presenza, avendo la sensazione e la fugace certezza che un MOSTRE La danza della vita Alla Galleria Boccanera fino al 3 dicembre le «persone» di legno dell’artista altoatesino Neonati, adolescenti e giovani adulti sono colti in azioni enigmatiche I personaggi di Willy Verginer, scrive Luigi Meneghelli, sempre ad altezza naturale, non hanno riconoscibilità, connotazioni, ma vivono in una sorta di dimensione astratta. Eretti senza essere monumentali, sublimi senza essere eroici. Per attirare l’attenzione, essi non hanno a disposizione che le loro pose: gesti minimi, al limite del banale, ma anche gesti che fanno sforzi estremi per comunicare oltre la loro fisicità. rimandare a un retaggio classico, oltre ad ammirare la bravura nel lavorare il legno tramite la quale Verginer ci ha regalato la morbidezza «visiva» delle t- shirt di cotone o dei maglioncini primaverili che contrasta con particolari lasciati volutamente grezzi, risalta ai nostri occhi la capacità di queste «persone» di legno (troppo riduttivo chiamarle sculture) di interagire con l’ambiente. Il nostro sguardo è contaminato dal colore non naturalistico che si spartisce questi corpi e che prosegue ordinato nell’ambiente circostante, lungo i muri della galleria. Un colore che annulla i volumi rendendo quelle figure leggere e astratte seppur presenti. Figure giunte tra noi per tramandarci un verbo che ci viene trasmesso attraverso gesti segreti, ma semplici perchè intinti nelle emozioni. La personale di Willy Verginer è visitabile fino al 3 dicembre 2011 presso la Galleria Arte Boccanera, via Milano 128/130 a Trento. Orari: martedi - sabato 10-13/16-19; domenica, lunedi e festivi su appuntamento. GESTI MINIMI PICASSO | Quasi 300 opere a Palazzo Blu di Pisa fino al 29 gennaio Erotismo e tragedia Da Pergine a Lugano: «Un’occasione importante» Demattè, evoluzioni nello spazio LA PERSONALE tori e i minotauri. Le donne e la guer- ra. L’erotismo e la tragedia. C’è tutto questo nella mostra dedicata a Pablo Picasso, allestita a Palazzo Blu di Pisa fi- no al 29 gennaio. Curata da Claudia Beltramo Ceppi, la mo- stra intitolata «Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso» presenta 270 ope- re (nella foto, «Nature morte à la corbeil- le de fruits», 1942) tra dipinti, ceramiche, disegni e opere su carta, alcune celebri serie di litografie e acqueforti, libri e ta- pisserie. Il titolo dell’esposizione richia- ma una frase che Picasso disse alla ma- dre, dimostrando la consapevolezza e volontà precoce di sovvertire tutti gli sche- mi di pittura, scultura e grafica. La mostra ripercorre alcuni momenti del- la straordinaria carriera dell’artista. Il percorso espositivo presenta alcuni ar- chetipi dell’opera picassiana come il ce- leberrimo «Il Pasto frugale» (1904), che I descrive una realtà di povertà e miseria, caratteristica del suo periodo blu. E poi ci sono i tori con la serie di 16 lastre dei Toros in cui Picasso, partendo da una let- tura molto prossima alla realtà, giunge alla sua sintesi più estrema, fino alle don- ne nude con sfondo di tendaggi e i colo- ratissimi ritratti di Jacqueline, sua secon- da moglie e ultimo amore della sua vita. E ancora la rivoluzione spagnola, il bom- bardamento di Guernica, la seconda guer- ra mondiale che costituirono per Picas- so l’esperienza di una tragedia senza ri- torno. In mostra anche due preziosi dipinti: «Na- ture morte a la guitare» (1921), del mu- seo d’arte contemporanea del Centro Pompidou di Parigi, che non usciva dal 1973, anno della morte del genio di Bar- cellona, e la «Testa del giovane uomo» (1921) esposta al Brooklyn museum di New York e caratterizzata dalla carta pig- mentata di rosso sulla quale è disegna- ta. Uno dei fulcri della mostra è, infine, la raccolta della Suite Vollard, costituita da 100 fogli, a cui Picasso si dedicherà per 8 anni, eccezionalmente esposta a Pisa in forma completa intorno alla terribile e angosciosa scena della Minotauroma- chia che esprime le emozioni dell’artista di fronte alla moderna tragedia della guer- ra, raffigurata nell’immagine mitica del mostro metà animale e metà uomo. L1101502 l'Adige 9 domenica 16 ottobre 2011 Cultura e Società

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odici sculture, venti qua-dri, cento giorni di espo-sizione e soprattutto una

media di cento visitatori al gior-no: sono questi i numeri impor-tanti che l’artista trentino Mir-ko Demattè ha collezionato nelcorso della sua mostra nella se-de di Lugano dell’Unione delleBanche Svizzere. Un riconosci-mento di grandissimo presti-gio, se si considera che l’eclet-tico artista di Pergine è statoprescelto tra un centinaio di ar-tisti europei.Le opere sono state esposte du-rante tutta l’estate nel salonedell’Ubs di Lugano. «È stataun’esperienza molto positiva -afferma Mirko Demattè (nella fo-to) al ritorno dalla Svizzera -.Un’occasione artisticamenteimportante. Sono stato prescel-to tra una centinaio di artistied ho avuto la possibilità dimettere in mostra le mie ope-re in un ambiente di grande pre-stigio». L’architetto svizzerto Claudio Rossi, curatore per

D l’estero degli spazi artistici del-la Ubs Lugano è soddisfatto del-la collaborazione con Demat-tè: «Siamo di fronte ad un arti-sta molto particolare, che offrevarie interpretazioni con le pro-prie opere. La mostra ha avutoun ottimo afflusso di visitatoried ha riscosso molto interes-se. Negli ultimi cinque anni inquesto spazio artistico sonotransitati una trentina di arti-sti, alcuni dei quali hanno avu-to un buon seguito».A Lugano, Demattè ha scelto diesporre le opere della produ-zione 2011. I quadri, come è ca-ratteristica di questo artista,puntano a non trasmettere maia chi li guarda un’interpretazio-ne predefinita, ma offronospunti per interpretare ciò chec’era nell’era primordiale, pri-ma della creazione del mondo.Il segno è essenziale e crea l’en-tità, una forma rettangolare so-spesa nel quadro. Ogni spetta-tore è libero di interpretare apiacere questa magia primor-

diale del gesto creativo.Nelle sculture, invece, emergela filosofia del «nastro nello spa-zio», cioè del movimento libe-ro nello spazio. Demattè, cheutilizza svariati materiali, dal-la carta, al legno, alla pietra, alcemento, per passare a sacchidi juta, lamiere, colori, mani-chini, in questo periodo si affi-da al Woodn, un materiale edi-le ad altissima tecnologia a ba-se di legno. L’artista di Perginelo plasma per creare situazio-ni diverse all’interno dello spa-zio, trasformando questo ma-teriale in un’opera d’arte. «Evoluzioni», questo il nome del-le opere: qui emerge il passag-gio delle strisce di Woodn nel-lo spazio. Quasi come fiammein costante movimento vannoe vengono, entrano ed esconodallo spazio aperto.Scrive l’architetto Paolo Zam-matteo nella recensione cheapre il catalogo: «La riflessionedi Demattè è articolata sullospazio fra generazione ed evo-

luzione. L’artista si interrogasull’origine del reale, assumen-do a caratteri generatori la lu-ce e il nulla che divengono sim-bolicamente superfici biancheo nere, comunque immateria-li. Su di essi il movimento è da-to dallo spessore: sono contor-ni e volumi larvali, geometrie eforme, che talvolta osservanol’intorno e governano il colore.La sorpresa della genesi si fon-de con la magia creativa». D.B.

attimo prima chearrivassimo noi quelle figureerano in movimento. Maoltre il fascino dell’armoniadi questi corpi, alla loro pellelevigata che non può che

MARCO TOMASINI

ssodato che, comeinsegna il filosofoMaurice MerleauPonty, il pensierosi crea con il

concorso delle percezionispaziali, la materia puòessere vista in unaprospettiva differente. Puòannullarsi e spandere ipropri confini nello spaziocircostante, da tattile farsiintangibile grazie al potereinfinito della nostrapercezione. Da questo puntodi vista la scultura intesa insenso tradizionale, basatasul concetto di eternità eappartenente a un sistemaspaziale centripeto, viene adecadere. Già Arturo Martininel 1945 ne aveva annunciatola morte: «(...) Soltanto lascultura restò immobile neisecoli, lingua aulica esacerdotale, simbolicascrittura incapace disvolgersi nei moti quotidiani(…). La scultura resta quelloche è: lingua morta che nonha volgare, né potrà maiessere parola spontanea tragli uomini». La sculturaquindi se vuole sopravviverein arte contemporanea nonha che una scelta: tramutarsiin installazione, occuparel’ambiente, dialogare con lospazio espositivo e anchefare i conti, perchè no?, conil tempo. L’altoatesino WillyVerginer lo ha capito el’antica arte dello scolpire illegno con lui ha trovatonuovi orizzonti. Per i pochiche non lo conoscono, chenon si sono mai imbattutinelle sue serie di lavori, unafra tutte le indimenticatemucche di «Alpsound»arroccate su improbabilipicchi montuosi, e per i tantiche non ne sono mai sazi,non resta che andare allaGalleria Boccanera dove si è

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da poco inaugurata una suapersonale. Altro che morta, viene dadire. Con Verginer la sculturaentra prepotentemente nellanostra realtà; ci circuisce

con il fascino dellaperfezione, dell’uso astrattodel colore sulle sue superficie non solo. Verginer inscenauna danza della vita in cuineonati, adolescenti e

Willy Verginere le scultureche respirano

giovani adulti sono coltidurante azioni enigmatiche.Sembra quasi di disturbarlicon la nostra presenza,avendo la sensazione e lafugace certezza che un

MOSTRELa danzadella vita

Alla Galleria Boccanerafino al 3 dicembrele «persone» di legnodell’artista altoatesinoNeonati, adolescenti e giovani adulti sono colti in azioni enigmatiche

I personaggi di Willy Verginer, scriveLuigi Meneghelli, sempre ad altezzanaturale, non hanno riconoscibilità,connotazioni, ma vivono in una sorta di dimensione astratta. Eretti senza esseremonumentali, sublimi senza essere eroici.Per attirare l’attenzione, essi non hanno a disposizione che le loro pose: gestiminimi, al limite del banale, ma anchegesti che fanno sforzi estremi per comunicare oltre la loro fisicità.

rimandare a un retaggioclassico, oltre ad ammirarela bravura nel lavorare illegno tramite la qualeVerginer ci ha regalato lamorbidezza «visiva» delle t-shirt di cotone o deimaglioncini primaverili checontrasta con particolarilasciati volutamente grezzi,risalta ai nostri occhi lacapacità di queste «persone»di legno (troppo riduttivochiamarle sculture) diinteragire con l’ambiente. Ilnostro sguardo ècontaminato dal colore nonnaturalistico che si spartiscequesti corpi e che prosegueordinato nell’ambientecircostante, lungo i muridella galleria. Un colore cheannulla i volumi rendendoquelle figure leggere eastratte seppur presenti.Figure giunte tra noi pertramandarci un verbo che civiene trasmesso attraversogesti segreti, ma sempliciperchè intinti nelle emozioni.

La personale di WillyVerginer è visitabile fino al3 dicembre 2011 presso laGalleria Arte Boccanera,via Milano 128/130 aTrento. Orari: martedi -sabato 10-13/16-19;domenica, lunedi e festivisu appuntamento.

GESTI MINIMI

PICASSO | Quasi 300 opere a Palazzo Blu di Pisa fino al 29 gennaio

Erotismo e tragedia

Da Pergine a Lugano: «Un’occasione importante»

Demattè, evoluzioni nello spazioLA PERSONALE

tori e i minotauri. Le donne e la guer-ra. L’erotismo e la tragedia. C’è tuttoquesto nella mostra dedicata a Pablo

Picasso, allestita a Palazzo Blu di Pisa fi-no al 29 gennaio.Curata da Claudia Beltramo Ceppi, la mo-stra intitolata «Ho voluto essere pittore esono diventato Picasso» presenta 270 ope-re (nella foto, «Nature morte à la corbeil-le de fruits», 1942) tra dipinti, ceramiche,disegni e opere su carta, alcune celebriserie di litografie e acqueforti, libri e ta-pisserie. Il titolo dell’esposizione richia-ma una frase che Picasso disse alla ma-dre, dimostrando la consapevolezza evolontà precoce di sovvertire tutti gli sche-mi di pittura, scultura e grafica. La mostra ripercorre alcuni momenti del-la straordinaria carriera dell’artista. Ilpercorso espositivo presenta alcuni ar-chetipi dell’opera picassiana come il ce-leberrimo «Il Pasto frugale» (1904), che

I descrive una realtà di povertà e miseria,caratteristica del suo periodo blu. E poici sono i tori con la serie di 16 lastre dei Toros in cui Picasso, partendo da una let-tura molto prossima alla realtà, giungealla sua sintesi più estrema, fino alle don-ne nude con sfondo di tendaggi e i colo-ratissimi ritratti di Jacqueline, sua secon-da moglie e ultimo amore della sua vita.E ancora la rivoluzione spagnola, il bom-bardamento di Guernica, la seconda guer-ra mondiale che costituirono per Picas-so l’esperienza di una tragedia senza ri-torno. In mostra anche due preziosi dipinti: «Na-ture morte a la guitare» (1921), del mu-seo d’arte contemporanea del CentroPompidou di Parigi, che non usciva dal1973, anno della morte del genio di Bar-cellona, e la «Testa del giovane uomo»(1921) esposta al Brooklyn museum diNew York e caratterizzata dalla carta pig-

mentata di rosso sulla quale è disegna-ta. Uno dei fulcri della mostra è, infine, laraccolta della Suite Vollard, costituita da100 fogli, a cui Picasso si dedicherà per8 anni, eccezionalmente esposta a Pisain forma completa intorno alla terribilee angosciosa scena della Minotauroma-chia che esprime le emozioni dell’artistadi fronte alla moderna tragedia della guer-ra, raffigurata nell’immagine mitica delmostro metà animale e metà uomo.

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l'Adige 9domenica 16 ottobre 2011Cultura e Società