ACP NR. 2017 re port · del sesso. Nei paraggi una donna molto anziana – che avrebbe bisogno di...
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reportACPNR.02 2017
parole chiare.azioni forti.
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GRECIA Spagheti per tuttiITALIA Una chiesa a Mineo SIRIA Miracolo a KobaneMOLDAVIA Una speranza per la terza età
2 Editoriale
3 SiriaMiracolo a Kobane
4 IraqUna sfida continua
6 ItaliaUna chiesa a Mineo
7 MoldaviaUna speranza per la terza età
8 MadagascarDalla prigione alla (vera) libertà
9 GreciaSpaghetti per tutti!
10 ItaliaL’islam, questo sconosciuto
11 SudanDal Corano al Vangelo
12 TailandiaUn posto diverso
13 ACP - valori e obiettiviChi siamo, che cosa facciamo
14 ACP - promozioniLibri e dvd per te
15 Le nostre iniziativeIncontri, viaggi, attività
16 SiriaLa forza dirompente dell’amore
Indice EditorialeCara lettrice, caro lettore,
Dio è meraviglioso! Per lui nessun problema è così
piccolo da non attirare la sua attenzione, e nessuna si-
tuazione è così grande o difficile da rendere impossibile
un suo intervento.
Dio si occupa allo stesso modo di questioni “banali”
come gli spaghetti made in Italy per i profughi di Atene,
di beni essenziali come l’acqua per gli abitanti di Koba-
ne o di conversioni quasi incredibili come quella di una
famiglia musulmana che incontra Gesù mentre infuria
la guerra: vicende che dimostrano come ancora oggi
Dio compia miracoli, e li compie con grande generosità.
Sembra che la sua azione si sviluppi soprattutto nelle
zone di crisi, lì dove la disperazione è più grande, dove
la gente non riesce ad andare avanti con le proprie
risorse, dove la religione tradizionale si è rivelata ineffi-
cace o devastante.
Siamo felici di partecipare all’opera e ai miracoli di
Dio. Guardiamo con trepidazione a ciò che ci riserverà
quest’anno. Sappiamo che Dio resterà accanto a noi,
e ci aiuterà a provvedere ai nostri bisogni come ha fatto
costantemente negli ultimi 45 anni.
Lo farà di certo, e lo farà anche attraverso il vostro contri-
buto. Per questa ragione colgo l’occasione per ringraziarvi
di cuore per il sostegno, le preghiere, l’aiuto pratico. Dio,
ACP, voi: questa corda a tre capi* non si romperà facil-
mente. Insieme possiamo superare anche le sfide che
dovremo affrontare nei prossimi mesi.
Grazie per il vostro sostegno, che Dio vi benedica.
Cristoforo Gautschi, Direttore ACP Onlus
In copertinaIn uno dei campi peri rifugiatiiracheni
* “Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto.”Proverbi 4:12
2 ACPREPORT
EDITORIALE
Miracolo a Kobane
La crisi degli approvvigionamenti a Kobane ci ha costretto a interrompere la produzione del nostro panificio, e gli abitanti della città rischiano di non avere più di che nutrirsi. Come se non bastasse il fiume è in secca e la scarsa qualità della falda acquifera non ne consente l’utilizzo.
Sul fronte operativo è stata ufficialmente fondata l‘associazione ACP Iraq del Nord, grazie alla quale nel frattempo sono ripresi i trasporti di beni alimentari a Kobane. Inoltre abbiamo consegnato cibo a 600 fami-glie arabe – complessivamente circa 3000 persone – a Manbij, che erano fuggite da Aleppo. La metà di queste persone nel frattempo è tornata nella propria città e le risorse eccedenti abbiamo deciso di utilizzarle per la cura dei rifugiati provenienti da Raqqa, roccaforte dell’Isis. I costi per i prodotti alimentari di base (riso, olio) ammontano a 30 000 euro al mese.
«Non lamentiamoci ma diamoci da fare!»: questo motto ha spinto i tre collaboratori di ACP nella regione di Kobane a fondare dal nulla e in brevissimo tempo un’impresa di costruzioni che ha contribuito alla ricostru-zione di due scuole distrutte dall’Isis. Il lavoro è costato in totale 10 000 euro, e i lavori sono finiti in tempo per l’inizio dell’anno scolastico. Queste due piccole scuole possono ospitare 40 bambini e si trovano nell’area desertica di Kobane. Sono le uniche della zona e per raggiun-gerle i bambini camminano nella sabbia che supera i 50°C. Attraversano a piedi il caldo torrido e secco della regione di Kobane - che, per ironia della sorte, in arabo prende il nome di Ain al-Arab, Sorgente degli arabi - passando per un territorio dove appena due anni fa si
Sacha Ernst Responsabile di progetto
Sono isolati, tagliati fuori dall’approvvigionamento di beni alimentari, senz’acqua: una situazione disperata, ma non per Dio
combatteva una guerra atroce, e dove perfino la natura sembrava essersi ribellata alle decisioni umane: «Cento anni fa è stata distrutta l‘ultima chiesa - ha commentato poco tempo fa il sindaco della città - e da allora la benedizione di Dio si è allontanata: persino il fiume si è prosciugato!»
Un’antica profezia si realizza. Dio fece dire al profeta Isaia: «Io farò scaturire dei fiumi sulle nude alture, del-le fonti in mezzo alle valli; farò del deserto uno stagno, della terra arida una terra di sorgenti» (Isaia 41:18). A Kobane è andata proprio così.
Fino a oggi a Kobane l’acqua è stata un problema serio: gli abitanti hanno dovuto scavare pozzi sempre più profondi, superando i 50 metri di profondità, per poi accontentarsi di trovare acqua torbida e melmosa. Ma Dio ha deciso di mostrare ancora una volta la sua potenza attraverso i suoi figli: quando, quasi per caso, la nostra impresa edile ha deciso di scavare un pozzo, ad appena tre metri di profondità ha scoperto una falda sotterranea con acqua perfettamente potabile.
La reazione degli abitanti curdi musulmani dei cinque villaggi più vicini alla scuola, che ora hanno inaspetta-tamente accesso a una fonte di acqua fresca, è stata euforica: «La benedizione del Dio dei cristiani è tornata - hanno esclamato entusiasti -, il Dio dei cristiani ci ha dato l’acqua!».
Video www.acp-it.tv/kobane
Dio ha deciso di mostrare ancora una volta la sua potenza attraverso i suoi figli
3ACPREPORT
SIRIA
Una sfida continua«Vi preghiamo di abbassare le luci»: la cabina rimane al buio mentre il volo si avvia all’atterraggio verso la città di Sulaymaniyah, nella regione nord-orientale dell’Iraq, attraversando la zona sotto controllo dell’Isis. Fra i passeggeri, consapevoli dei rischi, si diffonde un certo disagio. Sull’aereo è presente un gruppo di cinque missionari svizzeri con una chitarra al seguito; in Iraq si aggiunge-ranno a loro tre italiani con un grande dono musicale. Tutti si sono messi in viaggio per trasmettere speranza a duemila bambini rifugati, offrendo loro un appunta-mento natalizio di carattere evangelistico.
A Sulaymaniyah Visito una delle famiglie che vive nella tendopoli di Sulaymaniyah. La madre sta seduta in un angolo, impassibile. Di fronte ai crimini commessi dall’Isis qualcosa dentro di lei ha ceduto. La perdita del marito e della casa, il trauma della fuga e l’incer-tezza del presente le hanno portato via la parola e la ragione. I suoi bambini vengono curati da una parente. Non ricevono alcun sostegno, eccetto quello saltuario dell’Ong nostra partner che opera sul posto. Poco lontano troviamo un’altra madre disperata: da due anni non ha notizie della figlia e teme che sia stata rapita dai militanti dell’Isis e sfruttata come schiava del sesso. Nei paraggi una donna molto anziana – che avrebbe bisogno di trovare posto in una casa di riposo – vive in un riparo simile a una tenda che la protegge solo parzialmente dalla pioggia. Per lei ricevere aiuto è un fatto raro. E questi sono solo tre esempi fra mille.
Andreas Rossel PR I Multimedia
Dal campo profughi di Sulaymaniyah alla regione montuosa dello Shingal: un viaggio tra drammi, bisogni pratici e piccoli momenti di serenità
Nello Shingal «Hai ottenuto l’autorizzazione per il trasporto delle stufe per il campo nello Shingal?», chiedono i volontari. Il nostro responsabile di progetto tenta di vedere il bicchiere mezzo pieno: «No, nessun documento scritto, ma avremo la scorta di un paio di soldati». 70000 rifugiati sopravvivono in un campo nella regione montuosa dello Shingal, sotto la neve, ospitati sotto teli di plastica che fungono da tende improvvisate, mentre le temperature scendono sotto lo zero. Il campo si può raggiungere solo attraverso un corridoio che passa per la zona sotto il controllo dell’Isis. ACP, insieme alla missione locale Neemia, ha importato dall’Iran 2000 stufe a paraffina. È previsto anche l’acquisto di 20000 coperte e circa 6000 sacchi a pelo. Il trasporto di questi beni, assolutamente neces-sari per fare fronte alla situazione critica dei profughi, è estremamente rischioso, ma questo non ferma il nostro responsabile di progetto e l’ong nostra partner. Rimango davvero commosso vedendo la dedizione dimostrata dai curdi musulmani nei confronti dei rifugiati provenienti dall’Iraq e dalla Siria. Tra i nostri volontari uno lavora part-time come architetto, l’altro
Una famiglia devastata dai crimini dell’Isis
4 ACPREPORT
IRAQ
musulmani particolarmente osservanti, e quindi sono aperti nei confronti della fede cristiana, soprattutto dopo essersi confrontati con un islam tanto spietato. Il nostro responsabile di progetto non nasconde che oltre all’aiuto pratico viene annunciata anche la fede cristiana, e le autorità lo accettano senza obiezioni.Nel corso dell’incontro dedicato ai bambini, la distribu-zione dei regali ai più piccoli è stata organizzata dagli insegnanti con un rigore quasi militare. Seguono un momento musicale e una breve meditazione rivolti i più grandi. L‘incontro si svolge con una certa difficoltà: quando la band italosvizzera incomincia a cantare, l’entusiasmo e il rumore diventano assordanti. Una gioia incontenibile che qui non era mai stata sperimen-tata, tanto che calmare i bambini per poter dire loro qualche parola si rivela un’impresa quasi disperata.
I bambini oggi hanno espresso la loro gioia: per la maggior parte di loro ques-to momento è stato il primo contatto con credenti cristiani, e siamo certi che non è stato inutile. È consolante sapere che Dio si serve di molte situa-zioni, che superano abbondantemente l’orizzonte della nostra immagina-zione, per raggiungere i cuori dei bambini e proseguire l’opera.
come tassista. Ho chiesto loro da dove arrivano i soldi con cui finanziano le operazioni di soccorso: «il denaro proviene dalle nostre tasche», mi hanno risposto con candore.
Un momento di serenità In Siria il campo dove opera ACP ospita ormai 12000 persone e ha raggiunto le dimensioni di una città. Edificato in fretta e alla buona, possiede una disposizione urbanistica e infrastrutture che fanno presumere si tratti di un insediamento a lungo termine, se non addirittura definitivo. Per i bambini sono state costruite scuole materne ed elementari, ma nonostante questo la vita nel campo è triste, monotona e senza prospettive. I curdi, molti dei quali di religione cristiana, sono stati islamizzati a forza alcune generazioni fa. Per questo motivo non sono
Incontriamo una madre disperata: da due anni non ha notizie della figlia e teme che sia stata rapita dai militanti dell’Isis
Video www.acp-it.tv/iraq
5ACPREPORT
IRAQ
Una chiesa a Mineo
Il campo di Mineo è il più grande campo di accoglienza d’Europa: al momento stazionano nel complesso circa 4000 richiedenti asilo, arrivati a più riprese attraverso il mar Mediterraneo. I profughi, la maggior parte dei quali proviene dall’Africa, stazionano a Mineo anche per diversi mesi in attesa di una risposta alla loro richiesta asilo, necessaria per proseguire il cammino alla ricerca di una vita migliore.
La chiesa ghanese Arrivati all’entrata del campo profughi incontriamo Prince, un credente ghanese che conosciamo da più di un anno. Al momento, nel campo, Prince funge da pastore per un gruppo di credenti pro-venienti dal suo Paese. Fino a qualche mese fa i ghane-si credenti a Mineo erano appena una decina; oggi sono
quasi settanta, e si incontrano più volte la settimana per svolgere culti e riunioni di preghiera. La crescita esponenziale è merito di un lavoro di evangelizzazione che i primi credenti hanno svolto con costanza giorno dopo giorno, assistiti da GiM, che li visita regolarmente e che di recente ha svolto all’interno del campo uno studio biblico rivolto a una dozzina di nuovi convertiti che desiderano ricevere il battesimo.
Questione di audio La crescita numerica di questa piccola chiesa ghanese è stata una benedizione, ma ha creato qualche disagio: ora che il numero dei parte-
Cristoforo Gautschi Direttore ACP
Dura un’ora e mezza il viaggio da Piedimonte Etneo a Mineo: un’ora e mezza che Gioventù in Missione percorre ogni settimana per portare conforto, materiale e spirituale, ai rifugiati.Questa volta, però, viaggiamo con un caricoparticolare: una decina di biciclette
cipanti è aumentato, il gruppo avrebbe bisogno di un piccolo impianto di amplificazione per far sì che tutti possano seguire al meglio le riunioni. Per raccogliere i fondi necessari GiM ha lanciato al gruppo una proposta originale: vendere all’interno del campo una decina di biciclette per bambini usate, e utilizzare il ricavato per acquistare le attrezzature.La proposta è stata accolta con gratitudine dai fratelli ghanesi; ed eccoci qui, con il furgone pieno di bici.
La volontà di Dio Siamo contenti di dare una mano a questo gruppo di credenti anche per un altro motivo: da quando sono arrivati a Mineo non aspettano passi-vamente il tempo necessario per ottenere una rispo-sta alla loro richiesta d’asilo, ma considerano questa situazione come un’opportunità data dal Signore per evangelizzare i tanti ghanesi e gli altri rifugiati, molti dei quali musulmani, che sono insieme a loro nel campo.
GiM ha fornito loro opuscoli in diverse lingue e una Bibbia in twi, una delle lingue parlate in Ghana. Ora la comunità attende che i neofiti concludano la prepa-razione, per poi procedere ai battesimi: sarà un’altra grande occasione di testimonianza.
Fino a qual-che mese fa i ghanesi credenti a Mineo erano appena una decina; oggi sono quasi settanta
Un carico di biciclette con il ricavato della loro vendita questi fratelli ghanesi potranno comprare l’impianto audio per la loro chiesa6 ACPREPORT
ITALIA
La miseria in Moldavia, una delle aree economiche più depresse d’Europa, colpisce in modo particolare i bambi-ni e gli anziani.
Una settimana all’addiaccioNella casa per anziani Sarepta in Sărata-Galbenă una sessantina di persone anziane vengono curate amorevolmente. La maggior parte di loro ha una vita veramente dura alle spalle e senza l’aiuto di ACP nessuno di loro avrebbe un futuro dignitoso davanti a sé.
Nelle case per anziani, fisiologicamente, è alto il tur-nover degli assistiti. Alcuni ospiti muoiono e vengono sostituiti da altri. I nostri letti sono sempre occupati perché le condizioni di vita per gli anziani in questo paese sono drammatiche, soprattutto d’inverno: molti anziani rischiano di morire di freddo.
Qualcuno bussa alla nostra porta. Davanti al portone c’è una vecchia signora intirizzita, completamente esausta, reduce da una settimana senza cibo. «Ho dormito in case abbandonate», rivela. Che fare? Letti liberi non ce ne sono. Ma non ce la sentiamo di riman-dare la signora al freddo. Così prepariamo per lei un letto nel corridoio, e per tutto il giorno la donna non smette di ringraziarci. Le va bene qualsiasi cosa, pur di non tornare all’aperto a morire di freddo.L’importanza di sentirsi utili Qui gli anziani godono
Kristina Todorova Collaboratrice Progetto Nehemia
Nella casa di riposo Sarepta decine di persone anziane trova-no rifugio, cure e serenità. Le nostre risorse sono limitate, ma chi ha bisogno di aiuto sa di poter contare su di noi
giornate piene, svolgendo una serie di attività in base alle loro energie. Questo permette loro di mantersi in salute e di trascorrere serenamente la loro terza età. Quando possibile, gli ospiti della casa si integrano attivamente nella gestione della comunità: chi può si impegna nei lavori della fattoria, nella cura della stalla o nei campi. Alcune donne anziane lavorano a maglia per produrre calzettoni che poi regaleranno. La collaborazione migliora l’autostima e scaccia la noia.
Il panificio, aperto un anno fa, fornisce il pane per la casa di riposo e per altri progetti, come l’istituto per giovani con handicap e il nido per l’infanzia. Non solo: ne usufruiscono anche i bisogno-si del posto e del paese vicino. «Du-rante le consegne - spiega un nostro addetto - incontriamo persone che per giorni non hanno mangiato nulla. Il pane per loro è un dono prezioso e vitale, spesso per la gioia ci abbrac-ciano e ci baciano». Queste esperienze sono commoventi, ci rendono riconoscenti per la possibilità di renderci utili; allo stesso tempo ci rattrista constatare che nella ricca Europa un numero non indifferente di persone soffrano ancora la fame.
Le sfide della casa di riposo Al momento abbia-mo un problema di approvvigionamento idrico:
l’acqua del pozzo non basta più per soddisfare le esi-genze della casa di riposo, e sarà necessario trivellare più in profondità o scavarne un altro.
Anche le risorse finanziarie non sono sufficienti per rispondere ai bisogni degli ospiti in sovrannumero, ma non ci sentiamo di chiudere le porte di fronte alle ri-chieste di aiuto: per questo motivo le scorte di alimenti, vestiario e medicinali si stanno esaurendo.
Dio ci aiuta ogni giorno, e siamo certi che nulla sfugge al suo controllo. Confidando in lui proseguiamo con il lavoro in modo che queste persone possano trascor-rere in modo dignitoso gli ultimi anni della loro vita.
Il panificio viene incontro alle esi-genze della casa di riposo e di altre strutture
Con un’adozione a distanza potete offrire un posto letto a una persona anziana. Per informazioni e donazioni potete rivolgervi a Kristina Todorova,[email protected] I tel. +49 (0)6043 984 92 52
Una speranza per la terza età
Video www.acp-it.tv/moldavia
7ACPREPORT
MOLDAVIA
Chiunque si sia impegnato nella cura spirituale dei detenuti conosce la preoccupazione del “dopo”: che cosa faranno, una volta rilasciati , coloro che con sin-cerità hanno mostrato di aver accettato Gesù Cristo nella loro vita? Torneranno alle abitudini di una volta, dimenticando Dio, oppure proseguiranno il cammino di fede intrapreso in carcere?
La vera libertà Durante il periodo di detenzione molti carcerati ricevono consolazione, speranza, forza e trovano la libertà interiore in Gesù. Che cosa succede però quando tornano nel loro vecchio ambiente, in famiglia, fra gli amici di prima? Jean de Dieu e Nam-binina hanno trascorso entrambi diciannove mesi nel carcere di Arivomamo. Entrambi hanno sentito parlare di Gesù Cristo grazie al nostro lavoro fra i detenuti, e hanno intrapreso un rappor-to con lui. Entrambi hanno chiesto di essere battezzati. Ed entrambi, scontata la pena, sono tornati al loro villaggio, Imerinavatra. E adesso?
Jean Forschlé Collaboratore ACP in Madagascar
Sono pochi coloro che, usciti di prigione, continuano il loro cammino di fede. Eppure alcune esperienze ripagano dalle delusioni e ci spingono a continuare
Prova superata Una volta tornati, invece di ripren-dere la carriera criminale Jean e Nambinina hanno iniziato subito a raccontare agli altri dell’amore di Dio. Gli abitanti del villaggio vogliono sentire parlare an-cora di quel Dio che è riuscito a trasformare in modo così visibile i due ex criminali, e in breve tempo è sor-ta una chiesa frequentata da 37 persone. La località è difficilmente accessibile: la strada per raggiungerla è in condizioni proibitive e durante la stagione delle piogge diventa quasi impercorribile. Nonostante ciò il pastore Solofo dell’Assemblea di Dio di Arivonimamo affronta regolarmente la fatica di un viaggio lungo e complesso per visitare il villaggio e spiegare la Bibbia agli interessati. Non è il solo: diversi altri credenti vengono, preparano i giovani cristiani all’evangeliz-zazione e collaborano con loro. Un primo incontro ha
avuto un tale successo che ne hanno svolto un altro, in un villaggio vicino, già il giorno successivo.
«L’uomo non vive di solo riso» Esperien-ze di questo tipo sono evidentemente di grande incoraggiamento per i cristiani che si impegnano per i detenuti. Di recente abbiamo ricevuto un dono per i carcerati di Arivonimamo; con quella cifra abbiamo acquistato subito del riso e lo abbiamo
portato in carcere. In quell’occasione abbiamo visto un piccolo miracolo: l’amministrazione del carcere ci ha consegnato un lasciapassare. Si tratta di un fatto del tutto inusuale: questo significa che per noi, ora, le porte di quel carcere sono aperte. Un notevole vantaggio, che ci consentirà di proseguire in modo più agevole la nostra missione: portare ai detenuti il vero cibo, la speranza in Gesù Cristo.
Molti carce-rati ricevono consolazione, speranza, forza e trova-no la libertà interiore in Gesù
Dalla prigionealla (vera) libertà
8 ACPREPORT
MADAGASCAR
Spaghetti per tutti!
Non sono più molti i rifugiati che si trovano ancora ad Atene; cuciniamo due volte la settimana per un numero variabile fra le cento e le duecento persone, il loro pasto preferito è costituito da riso o pasta conditi con una specie di ragù alla bolognese.
«Sono finiti gli spaghetti» Il giovane iraniano responsabile della casa, della cucina e del magazzino mi informa che non abbiamo più spaghetti. «Andiamo a comprarli», rispondo io. Ma la mia pro-posta non lo entusiasma: «Gli spaghetti qui sono cari, e poi si scuociono facil-mente. La pasta italiana è molto meglio, pregheremo per riceverne». Accetto la sua proposta. Due giorni dopo riceviamo una telefonata dall’Italia: «La settimana prossima arriverà qualcuno che vi porterà degli spaghetti». Piuttosto sorpresa ma anche molto felice trasmetto il messaggio ai ragazzi in casa: qualcuno dall’Italia passerà di qui mentre va in vacanza, probabilmente con il camper o in automo-bile, e ci porterà un paio di scatoloni di spaghetti. La mia interpretazione si rivelerà però decisamente imprecisa.
Tonnellate di pasta La settimana successiva due uo-mini si precipitano nella stanza in cui mi trovo: «Heidi, vieni subito, sono arrivati gli spaghetti!». Perché tanta agitazione per qualche chilo di spaghetti? Esco dal portone e immediatamente capisco il loro entusia-smo: sulla strada c’è un camion carico di spaghetti. Inoltre ci porta salsa al pomodoro, 200 litri di ottimo olio d’oliva, zucchero, biscotti per bambini, miele, vestiti per bambini… sei tonnellate e mezza di prodotti!
Alcune chiese cristiane dell’Italia meridionale, che non navigano certo nell’oro, si sono unite per aiutare i rifu-giati ad Atene. A questo punto però la mia gioia viene turbata da un pensiero: «Signore, che cosa significa tutto questo? Finora hai sempre provveduto il cibo
Heidi Henschel Coordinatrice di progetto - Atene
Continuo a stupirmi di come Dio
risponda prontamente alle preghiere
dei giovani nel centro di accoglienza
per rifugiati ad Atene: il Signore è
fedele, si tratti di ottenere documenti,
trovare un alloggio, ricevere guari-
gione o liberazione dalle tossicodi-
pendenze. Ma anche... piatti di pasta
giorno per giorno, come mai ora tutte queste provviste? Ci sarà un terremoto o qualcosa di simile?».
Un’ondata di profughi Non si sono verificati, grazie a Dio, né terremoti né eruzioni. Tuttavia le frontiere sono state improvvi-
samente riaperte e i traghetti hanno scaricato giorno dopo giorno nel porto del Pireo centinaia di rifugiati. Così Atene si è riempita di migliaia di persone da sfa-mare. Le autorità ci hanno chiesto di preparare e porta-
re pasti caldi per i profughi: in questo modo abbiamo potuto accedere al porto e, come missione, abbiamo potuto distribuire cibo per il corpo ma anche per l’anima, approfittando delle numerose conversazioni a ta-vola. Ora ci è chiaro come mai sono arrivati tutti quegli spaghetti!
Nella nostra cucina siamo in grado di preparare fino a 600 piatti a pasto; sorprendentemente, però, per settima-
ne siamo riusciti a sfamare più di 1300 persone alla volta! Non è stata la prima moltiplicazione miracolosa di cibo che abbiamo sperimentato. Ma questa è un’altra storia…
«Gli spaghetti qui sono cari, e poi si scuo-ciono facil-mente. Quelli italiani sono molto migliori. Pregheremo per riceverne»
In fila per gli spaghetti
9ACPREPORT
GRECIA
L’islam,questo sconosciuto
Nel corso degli ultimi due anni sono sbarcati in Italia oltre 360.000 profughi, e per il 2017 non si prevede un’inversione di tendenza.
Quasi il 90% dei rifugiati che raggiungono il nostro Paese sono di fede musulmana. Fino a pochi anni fa in Italia l’islam era una realtà quasi sconosciuta, oggi è una presenza religiosa e culturale con cui è indi-spensabile confrontarsi.
Vi siete mai chiesti perché il Signore manda queste persone in Europa? Noi di Acp crediamo che esista un motivo specifico: per dare loro la possibilità di ascoltare il messaggio del Vangelo e di ottenere la salvezza in Gesù.
Per comunicare la Buona Notizia a queste perso-ne, però, bisogna essere preparati; per questo Acp organizza in tutta Italia seminari specifici sull’islam in una prospettiva evangelistica. L’ultimo seminario si è tenuto a metà febbraio a Caserta, dove una quaran-tina di credenti hanno approfondito il tema insieme ad Andreas Maurer, teologo ed esperto di relazioni cristiano-islamiche. Maurer, dopo aver studia-to l’islam per più di quat-tro decenni, ha acquisito sul tema un’esperienza che gli permette di tra-smettere nozioni teoriche e pratiche in modo fresco e accattivante.
Il seminario oltre a dare informazioni utili sul com-plesso e articolato mondo dell’islam trovo che, per come è stato strutturato, ha il merito di aiutare chi partecipa a superare alcuni luoghi comuni o pre-giudizi che spesso condizionano il nostro modo di relazionarci con le persone che identifichiamo con quel mondo. Inoltre ho apprezzato il fatto che il con-tenuto del seminario sia stato arricchito dalle tante testimonianze raccolte dall’esperienza maturata sul campo dall’oratore.
Past. Franco Bosio
Arash Asl Missionario ACP Onlus
Il numero dei profughi musulmani in Italia è in costante aumento. C’è chi accoglie la notizia con paura o rabbia, ma per i cristiani è una notevole opportunità
Il seminario verrà ripro-posto nel corso dell’an-no a Bologna, Torino e Napoli, e - compatibil-mente con le date già fissate - è possibile pre-notare incontri anche in altre città.Il seminario si propone di far comprende-re ai partecipanti l’islam e la mentalità musulmana, riducendo i timori nei confronti dell‘islam e promuo-vendo l’incontro e il dialogo con i musulmani. Di nor-ma viene articolato su una giornata (preferibilmente un sabato, con una possibile estensione al venerdì pomeriggio e alla domenica pomeriggio.I temi specifici trattati da Maurer sono disponibili nella brochure allegata e nel nostro sito web, alla pagina: www.acp-it.org/per-te/flyer
Per ulteriori informazioni sul seminario con Andreas Maurer
è possibile rivolgersi alla segreteria ACP:
Tel. 011 297 58 08 | [email protected]
Il nuovo depliant “seminari sull’islam”: richiedilo
al nostro ufficio
10 ACPREPORT
ITALIA
Dal Corano al Vangelo
Ahmed (il nome è stato modificato per ragioni di sicu-rezza) è un fervente musulmano che vive nel Sudan occidentale.
Un insegnante impazzito Nel 2003 raccoglie attorno a sé alcuni studenti per insegnare loro la dottrina del Corano. Il suo impegno ha successo fino a quando la sua vocazione non viene scossa da un imprevisto che nessuno avrebbe immaginato: incontra un cristiano che gli spiega che Cristo è la luce del mondo, l’unica verità e che soltanto in lui possiamo avere un rapporto con Dio.
Il messaggio colpisce nel segno, trasforma completa-mente la vita di Ahmed e, di conseguenza, le sue lezioni: ora gli studenti lo sentono spiegare che Cristo è l’unica via e che il Corano non ha nulla a che vedere con Dio.
L’iniziale stupore si trasforma presto in indignazione, e molti lasciano i suoi corsi perché pensano che Ahmed sia impazzito. La notizia si diffonde a macchia d’olio ma non senza conseguenze, dato che il 95% degli abitanti della zona è musulmano. La maggior parte dei suoi conterranei spera che si tratti solo di un fenomeno passeggero, ma Ahmed continua a parlare instancabil-mente delle sue nuove convinzioni.
La fuga all’estero I suoi discorsi sacrileghi arriva-no alle orecchie della polizia, e non solo: dopo che
AH / AR Redazione ACP
Le certezze di un insegnante islamico vengono stravolte dall’incontro con Gesù. Un imprevisto che cambia radicalmente la sua vita
un membro influente del Governo locale augura la morte dell’apostata, questi deve fuggire nella capitale, Khartoum. Anche qui Ahmed continua la sua ricerca di Dio, studia la Bibbia ed è completamente sopraffatto dall’affermazione di Gesù, “io sono la vera via”.
Mesi dopo, Ahmed si iscrive all’università. Il suo scopo è di studiare e, contemporaneamente, di far conoscere Gesù agli studenti musulmani. Com’è prevedibile, le conseguenze non tardano: viene scoperto e riesce a sfuggire all’arresto solo grazie alla fuga all’estero, nel Sudan del sud.
Rinnegato dalla famiglia A Juba trova ospitalità presso lo zio, che è anche disposto a pagare le tasse universitarie di Ahmed, ma dopo poco tempo la situa-zione precipita, perché Ahmed incomincia a contagiare alcuni parenti musulmani con il messaggio cristiano, cosa che lo zio non apprezza affatto: anzi, esorta se-veramente Ahmed ad abiurare alla sua nuova fede e a ritornare all’islam.
L’appello cade nel vuoto: la ferma testimonianza cristiana di Ahmed, insieme al suo augurio che lo zio possa incontrare a sua volta Gesù, fanno traboccare il vaso. Indignato, lo zio smette di pagargli le tasse uni-versitarie e fa in modo che lo studente venga buttato fuori di casa ed espulso dall’università.
A questo punto interviene ACP: la sezione locale della missione accoglie Ahmed, gli procura vitto e alloggio e la possibilità di continuare a seguire la sua passione: portare il messaggio dell’evangelo ai suoi concittadini.
Immagine a solo scopo illustrativo
ACPREPORT
SUDAN 11
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Ambasciatore di ACP
Intercessore di ACP
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Un posto diverso
Ho deciso di trascorrere un periodo di missione tra le montagne della Thailandia, una zona sperduta al confine con la Birmania, per offrire un aiuto prati-co alla scuola gestita da ACP in un villaggio locale. Quando lascio la Germania alla volta di Chiang Mai non so davvero che cosa aspettarmi. E questo mi entusiasma.
Un viaggio nel tempo Atterro all’aeroporto di Chiang Mai e vengo accolto da una collaboratrice della Rain Tree Foundation, fondata e presieduta in Thailandia dal collaboratore di ACP Ralf Oberg. Un tuk tuk, una specie di risciò motorizzato, mi porta all’alloggio dove risiederò per questa prima settimana. Non conosco il thailandese, e i miei tutori mi insegna-no i termini basilari della lingua per prepararmi al soggiorno fra le montagne. Non vedo l’ora di rag-giungere finalmente il luogo della mia missione, una scuola che accoglie i bambini delle zone più remote permettendo loro di studiare.
Il tragitto richiede solo cinque ore, ma sembra di fare un viaggio nel tempo. Gli edifici e le strade diventano sempre più essenziali, si passa da strade perfettamen-te asfaltate e palazzi con insegne illuminate a strade in terra battuta e palafitte in legno.
Lukas Reiter in missione per ACP in Thailandia
I tre mesi trascorsi tra i karen cristiani sono stati un’esperienza indimenticabile e piena di sorprese
Nei primi due giorni di permanenza tra le montagne mi aiuta Thomas, un collaboratore che parla il tede-sco, ma poi devo cavarmela da solo. Il responsabile dell’istituto mi porta subito con sé nei campi di caffè, in seguito ripariamo una tubazione che trasporta l’ac-qua del fiume fino all’istituto. Ogni giorno mi attende un’occupazione diversa: non avrei mai immaginato che un giorno avrei piantato del riso o allestito dei tetti per consentire loro di resistere alla stagione delle piogge.
Un’attività particolarmente interessante dei miei tre mesi con i karen sono i viaggi. Il più lungo ci porta per sette ore su e giù per mulattiere scoscese, in terra battuta, attraverso le montagne, per parteci-pare a una ricorrenza tipica dei karen cristiani: per tre giorni interi celebrano Gesù secondo un’antica usanza locale.
Tornati al nostro villaggio, da un giorno all’altro arrivano 50 bambini per l’inizio delle lezioni, e questo comporta nuovi compiti e sfide, come aiutare gli alunni nello studio dell’inglese e organizzare lezioni di musica.
Il giorno dei saluti arriva troppo presto. Ho passato tre mesi fuori dal mondo, ma è stata un’esperienza me-ravigliosa. Sì, mi sono anche affezionato alla gente del posto. Tanto che spero di tornare a trovarli presto.
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TAILANDIA
ACP: valori e obiettivi
ACP sta per Azione per i cristiani perseguitati. La spinta iniziale per la sua fondazione fu data dalla situazione dei cristiani perseguitati dietro la cortina di ferro. Investiamo nelle persone, lavoriamo in collaborazione con partner locali competenti, affidabili e lungimiranti in quattro continenti. Il lavoro di ACP ha tre punti focali.
1. ACP assiste i cristiani perseguitatiDiamo loro una voce e aiuto pratico: con coraggio con determinazione con efficacia
2. ACP aiuta i bisognosiForniamo aiuti umanitari adeguati al bisogno: con tempestività con efficienza senza burocrazia
3. ACP fa conoscere Gesù CristoDiffondiamo il messaggio cristiano: con impegno con rispetto col cuore
parole chiare.azioni forti.
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Finché le frontiere
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HOTEL PALACE INN Via Milano 15/a | 00065 Fiano Romano
GIOVEDÌ 1 GIUGNO 15:00 accoglienza 19:00 cena 21:00 prima sessione
VENERDÌ 2 GIUGNO 09:00 seconda sessione 15:30 terza sessione 19:30 serata speciale
SABATO 3 GIUGNO 09:00 quarta sessione 12:30 pranzo e partenze
Siamo lieti di invitarvi al nostro primo convegno nazionale. Sarà un’occasione per conoscere meglio l’azione di Dio in Italia e nel mondo, per approfondire l’impegno di ACP, per vivere momenti di comunione e incoraggiamento, per motivarci reciprocamente al servizio che Dio ci ha messo davanti.
A chi si rivolge pastori, leader, sostenitori e amici di ACP
Relatori Tra i numerosi relatori avremo come invitati speciali il pastore B. dal Sudan del Sud e il nipote di un ayatollah iraniano convertito al vangelo.
Info www.acp-it.org/convegno [email protected] | +39 011 297 58 08 Silvia
Prenotazioni entro il 30 aprile compilando il modulo online dal nostro sito www.acp-it.org/convegno
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a
*la data del viaggio verrà comunicata tempestivamente
primo convegno nazionale di1-2-3 Giugno 2017 | Fiano Romano (RM)
DOVE IL VANGELO VIENE PREDICATO, CAMBIA LA REALTÀPazzia e potenza
15ACPREPORT
EVENTI PER VOI
Lo incontro quasi casualmente. Il nostro collaboratore racconta di avvenimenti straordinari come se fossero all’ordine del giorno.
L’uomo presso il pozzo Racconta di essere stato chia-mato a casa di una famiglia la settimana prima. Dato che una visita di giorno è troppo pericolosa a causa dell’Isis, il nostro collaboratore si mette in cammino di notte. Giunto a destinazione, incontra una donna curda musulmana di sessantasei anni, analfabeta, che non conosce la fede cristiana e ha un cuore pieno di domande. Ha fatto un sogno che l’ha scossa: si trovava vicino al pozzo intenta a lavare il bucato, quando improvvisamente le si è avvicinato un uomo che ha compiuto un gesto di assolutamente insolito per la sua cultura: ha tirato su dell’acqua dal pozzo e l’ha versata nella sua bacinella!Scioccata lei ha esclamato:- «Signore, si fermi, sta a me come donna servirla!»Ma l’uomo ha ribattuto:- «Sono qui per servire te e la tua nazione».- «Ma lei chi è?»- «Io sono Gesù».La donna ha immaginato che quel Gesù potesse avere a che fare con i cristiani, e perciò ha fatto chiamare il nostro collaboratore. Quella notte lei e tutti i membri della sua famiglia presenti, dodici persone, hanno accettato la fede cristiana.
Andreas Rossel Public Relations
Sogni, visioni, conversioni: i racconti dei missionari testimoniano che Dioè all’opera in Medio Oriente
L’ex combattente dell‘Isis Il nostro collaboratore incontra un uomo che era stato un seguace dell’ISIS. L’uomo esclama:- «Ho visto Gesù!»- «In sogno o in una visione?»- «No, l’ho visto in carne e ossa. Era così reale che avrei potuto toccarlo ma non ho osato. Era così santo che mi sono sentito troppo cattivo. Ora però sono diventato cristiano».
Il martire felice Il nostro collaboratore incontra la madre dell’uomo che è stato scoperto con una Bibbia nel giugno 2015, durante l’attacco dell’Isis a Kobane. Gli hanno tagliato entrambe le mani e infine lo hanno decapitato. Quando le è stato chiesto che cosa pen-sasse della decisione del figlio di diventare cristiano, lei ha risposto: «Non so molto del cristianesimo, ma so che mio figlio, dopo che era diventato cristiano, è vissuto felice ed è morto con gioia».
Dio è all’opera: però, a differenza di ciò che succede ogni giorno in Medio Oriente, non combatte con le armi ma con l’amore.
«Mio figlio è morto con gioia per la sua fede»
La forza dirompente
dell’amore
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16 ACPREPORT
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