ACLI Laboratorio Dic

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SOMMARIO 2 Editoriale di Rosa Gelsomino CAMPAGNA NAZIONALE 3 L’italia sono anch’io. Campagna per i diritti di cittadinanza DOSSIER CATTOLICI E POLITICA 6 Il valore delle buone mediazioni di Daniele Rocchetti 8 Il vero contributo politico dei credenti di Giovanni Bianchi 10 Il risveglio dei cattolici nell’Italia malata di Enzo Bianchi 11 I cattolici non fanno rima con moderati di Franco Pizzolato CIRCOLI 13 La formazione per il bene comune di Liviana Cavallini 14 Le cinque giornate di Bariano: 150 anni dell’unità d’Italia 15 L’Italia compie 150 anni. Le attese degli italiani tra memorie e speranze 16 Formazione politica 16 Il bene comune, questo sconosciuto? 17 Per la legalità, contro le mafie.Un presidio di Libera ad Almenno 18 La saggezza della sobrietà di Paolo Ghisleni NOTIZIE DAL CAF ACLI 19 Ecco alcune delle principali novità in campo fiscale di Fabio Ferretti NOTIZIE DAL PATRONATO ACLI 20 Disposizioni urgenti per la crescita, l’equita’ e il consolidamento dei conti pubblici (D.L. 201/2011) di Ilario Sabbadini LABORATORIO ACLI BERGAMO Hanno collaborato Rosa Gelsomino Chiara Roncelli Daniele Rocche Liviana Cavallini Tarcisio Plebani Paolo Ghisleni Ilario Sabbadini Fabio Ferre Dimitri Bigoni Dicembre 2011 Anno 8 - n. 2 Noziario d’informazione sulle avità delle ACLI via San Bernardino, 70/A 24122 Bergamo - Tel. 035 210284 Reg. Tribunale di Bergamo n. 20 del 30.06.2004 Direore responsabile Daniele Rocche «Poste Italiane S.p.a. - Sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n.46) Art. 1 comma 2, DCB Bergamo» STAMPA IN PROPRIO

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Il nuovo numero di ACLI Laboratorio approfondisce il tema del rapporto tra cattolici e politica; fa il punto sulla campagna nazionale per i diritti di cittadinanza "L'italia sono anch'io" e riporta le iniziative dei circoli sul tema del bene comune. In coda, alcuni chiarimenti sulla manovra fiscale del governo Monti provenienti dal Caf e dal Patronato ACLI.

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SOMMARIO2 Editoriale di Rosa Gelsomino

CAMPAGNA NAZIONALE

3 L’italia sono anch’io. Campagna per i diritti di cittadinanza

DOSSIER CATTOLICI E POLITICA

6 Il valore delle buone mediazioni di Daniele Rocchetti8 Il vero contributo politico dei credenti di Giovanni Bianchi10 Il risveglio dei cattolici nell’Italia malata di Enzo Bianchi11 I cattolici non fanno rima con moderati di Franco Pizzolato

CIRCOLI

13 La formazione per il bene comune di Liviana Cavallini14 Le cinque giornate di Bariano: 150 anni dell’unità d’Italia15 L’Italia compie 150 anni. Le attese degli italiani tra memorie e speranze16 Formazione politica16 Il bene comune, questo sconosciuto?17 Perlalegalità,controlemafie.UnpresidiodiLibera ad Almenno18 La saggezza della sobrietà di Paolo Ghisleni

NOTIZIE DAL CAF ACLI

19 Eccoalcunedelleprincipalinovitàincampofiscale di Fabio Ferretti

NOTIZIE DAL PATRONATO ACLI

20 Disposizioni urgenti per la crescita, l’equita’ e il consolidamento dei conti pubblici (D.L. 201/2011) di Ilario Sabbadini

LABO

RATO

RIO

ACLI

BERGAMO

Hanno collaborato Rosa GelsominoChiara RoncelliDaniele RocchettiLiviana CavalliniTarcisio PlebaniPaolo GhisleniIlario Sabbadini Fabio FerrettiDimitri Bigoni

Dicembre 2011Anno 8 - n. 2

Notiziario d’informazione sulle attività delle ACLI via San Bernardino, 70/A 24122 Bergamo - Tel. 035 210284Reg. Tribunale di Bergamo n. 20 del 30.06.2004Direttore responsabile Daniele Rocchetti«Poste Italiane S.p.a. - Sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n.46)Art. 1 comma 2, DCB Bergamo» STAMPA IN PROPRIO

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2 ACLI Laboratorio | Dicembre 2011

Ci hanno insegnato che il tempo di Av-vento è tempo di attesa, di speranza e di preghiera. Viviamo questi giorni con quello stato

d’animo e lo facciamo da cristiani, da cittadini di questo Paese, da associati.

Questa presidenza provinciale ha attraversa-to, per tutti i quattro anni di mandato che termi-neranno nel febbraio del prossimo anno, il tempo della crisi economica di questo Paese, e non solo di questo Paese. È per questa ragione che, per un verso, nel porgervi gli auguri di un Santo Nata-le per il quarto anno consecutivo sento il dovere di fare appello alla speranza che anima i nostri cuori di credenti, per dare un senso a questo na-vigare nelle difficoltà, nelle mediocrità e nellecontraddizioni che ogni giorno dobbiamo subire, affrontare e vincere.

Avreivolutoscrivervichelacrisièfinita,chela coesione sociale è cosa fatta, che il Paese è fuori dal guado, che l’equità tra i cittadini è prin-cipio indefettibile di ogni provvedimento nor-mativo e regolamentare, che l’evasione fiscaleè oramai una leggenda metropolitana raccontata dai vecchi come mero ricordo, che la corruzione è fatto storico e retaggio di un passato non più esistente, che il razzismo è dimenticato, che a nessuno verrebbe in mente di mentire accusando un rom o un extracomunitario di violenza ed an-cor più che a nessuno, nel 2011, verrebbe in men-te di organizzare cortei punitivi verso chi non è cittadino italiano.

Mi ritrovo, invece, a scrivervi che è questo il tempo in cui, ancora una volta, dobbiamo sperare che le scelte di chi “comanda” e di chi è nella condizione di poter contrastare le operazioni di comando, siano governate dal senso di respon-sabilità verso gli altri e da profondo equilibrio.

In questi quattro anni di crisi, le Acli a tutti i livelli hanno fatto appello più volte alla necessità di operare per la coesione sociale.

Assai probabilmente sbaglio ma sento che ilperiodopiùdifficileperottenereemantenerecoesione sociale, stia per arrivare ora. Abbiamo assistito all’arrivo di un “governo tecnico” che, comeglianalistihannosottolineato,hasignifica-to il fallimento delle parti politiche. Viviamo un tempo in cui tutti i sindacati, incluso quello che in questi anni ha compiuto una operazione di me-diazione e di contemperamento tra gli interessi in gioco e lo ha fatto in nome della coesione sociale, si sentono messi da parte nell’assunzione delle scelte di governo decisive per il futuro del Paese e alzano i toni per lamentare tale situazione. La situazione economica non è affatto tranquilla e da tutte le parti ci sentiamo dire che i tempi peg-

giori arriveranno nel 2012, con una situazione dioccupazionelavorativainfortedifficoltà.Gliaggravi economici imposti dalle manovre econo-miche sulla parte non agiata della popolazione creano certamente situazioni di forte disagio che non potrà essere superato in poco tempo.

Tutto questo in un contesto in cui la gente av-verte “l’inconsistenza” delle parti politiche, nel sensochenonpercepiscelafiducianegliattualischieramenti politici come forze capaci di farci uscire dalla condizione di incertezza e di bisogno in cui ci troviamo. È vero che chi ha accolto ob torto collo il governo Monti ha anche affermato che lo faceva per senso di responsabilità. La do-mandaè:finoaquandotuttociòreggeràefinoache punto le parti politiche si riterranno vinco-lato al senso di responsabilità quando dovranno affrontare temi “elettoralmente sensibili” come lariformadelmondodellavoro,delfisco,delleregole dell’economia, dello sviluppo economi-co, del governo di questa Repubblica? Laddove chi governa non risponde al proprio partito e al proprioschieramentopolitico,finoachepuntolealtre parti del sistema politico si riterranno vin-colate ad un patto che non c’è se non nei termini del senso di responsabilità per non fare affossare questo Paese? Fino a che punto i cittadini riu-sciranno a leggere nelle scelte del governo che non hanno eletto i segnali di scelte compiute per nonfarcifinirenelbaratro?Eccoperché,inpar-te,ritengoquestotempodavverodifficileperlatenuta della coesione sociale.

Credo allora che la nostra associazione, uni-tamente ad altre, nei mesi futuri dovrà essere ca-pace di farsi interlocutrice con la gente per com-prendere insieme e per aiutare a comprendere qualiscommesseequalisfidedovremoassumereinsieme per vincere la partita del futuro di questo Paese.

Le Acli nazionali ci invitano dunque nei pros-simimesiarifletteresultemapostoall’attenzio-ne dei congressi che celebreremo nei territori: “rigenerare comunità per ricostruire il Paese”.

Le preoccupazioni e le domande che mi sono posta e che vi ho esposto in queste poche righe mi pare possano davvero trovare, nel dibattito congressuale che svolgeremo a livello provin-ciale, qualche risposta e qualche orientamento d’azione per il futuro. L’invito che rivolgo a tutti noi è quello di vivere questi mesi con la stessa responsabilità che chiediamo agli altri e con lo stesso desiderio di coesione tra noi che invochia-mo per il Paese intero.

Auguro a tutti Voi e alle Vostre famiglie un SantoNatale ricco di speranza e di fiducia nelfuturo.

Editoriale

ROSA GELSOMINO

è Presidente provinciale delle ACLI di Bergamo

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Dicembre 2011 | ACLI Laboratorio 3

L’Italia sono anch’io Campagna per i diritti di cittadinanzaLa campagna L’Italia sono anch’io,attivadaSettembre2011afineFebbraio2012,siproponediraccoglierealmeno50.000firmenecessarieperpresentareinParlamentoleduepropostedileggediiniziativapopolarevolteamodificareleleggisuidirittidicittadinanza

L’Italia sono anch’io è la campagna naziona-le per i diritti di citta-dinanza e il diritto di

voto, promossa nel 150° anniversario dell’Unitàd’Italia.Unacampagnachepromuove una riforma del diritto di cittadinanza stabilito dalla legge ita-liana, che prevede l’estensione di tale diritto anche ai bambini nati in Italia da genitori stranieri immigrati rego-larmente nel nostro Stato e l’estensio-ne del diritto elettorale amministrati-vo anche ai lavoratori regolarmente presenti in Italia da almeno cinque anni. L’Italia sono anch’io vuole pro-muovere l’uguaglianza tra persone di origine straniera e italiana che vivo-no, crescono, studiano e lavorano in Italia, contribuendo a rimuovere gli ostacoli che la legislazione attuale frappone al raggiungimento di questo obiettivo.

La campagna è promossa da un Comitato Nazionale a cui hanno ade-rito numerosi enti e associazioni, tra cui anche le ACLI Nazionali, e da numerosi Comitati Territoriali, che si suddividono in Comitati Regiona-li e Provinciali. Anche a Bergamo è nato un Comitato promotore, di cui le ACLI Provinciali fanno parte.

La campagna L’Italia sono anch’io, attiva da Settembre 2011 a fine Febbraio 2012, si propone diraccogliere almeno 50.000 firme ne-cessarie per presentare in Parlamento le due proposte di legge di iniziativa popolare.Attualmente ci sono più di cento città al lavoro per raggiungere questo obiettivo, con altrettanti Comi-

tati Locali e numerosi volontari che si impegnanonellaraccoltadellefirme.

L’Italia sono anch’io fa appello alle Istituzioni, alle forze politiche e sociali, al mondo dei lavoratori e della cultura, a tutte le persone che vivono in Italia, affinché ciascuno responsa-bilmente contribuisca a costruire un futuro di convivenza, giustizia e ugua-glianza per chiunque nasca e viva nel nostro Paese. L’esercizio della citta-dinanza è la possibilità di partecipare alla vita e alle scelte della comunità di cui si fa parte, con uguali diritti e uguali responsabilità.

Perché?L’Articolo 3 della nostra Costituzio-ne stabilisce il principio dell’ugua-glianza tra le persone, impegnando lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungi-mento. Ma in Italia questo principio è disatteso, in particolare nei confronti dei minori stranieri. Inoltre, la Con-venzione Europea sulla Nazionalità del 1997 chiede agli Stati di facilitare l’acquisizione della cittadinanza per “le persone nate sul territorio e ivi do-miciliate legalmente e abitualmente”.

È necessario più che mai riportare il tema della cittadinanza all’attenzione dell’opinione pubblica ed al centro del dibattito politico.

Il Comitato promotore di Bergamo.Martedì 4 Ottobre 2011 alle ore 12.00 presso Casa Amadei in via San Ber-nardino 77 a Bergamo si è svolta la Conferenza Stampa di presentazione della Campagna L’Italia sono anch’io e del Comitato Locale che la sostie-ne a Bergamo. Le associazioni che hanno aderito alla campagna a livello locale si stanno impegnando, e conti-nuerannoafarlofinoafebbraio2012,a promuovere iniziative di sensibiliz-zazione e formazione su questo tema sul territorio di Bergamo e Provincia e a portare avanti iniziative di raccolta firme per la presentazione in Parla-mento delle due proposte di legge di iniziativa popolare. Ad oggi, sul ter-ritorio bergamasco sono già state rac-coltepiùdisettecentofirme.

Il Comitato di Bergamo si impe-gna a: • promuovere in ogni ambito l’ugua-

glianza tra persone di origine straniera e italiana; • agire a tutti i livelli affinché gli

ostacoli che impediscono la piena uguaglianza tra italiani e stranieri vengano rimossi, determinando le condizioni per la sua concreta realiz-zazione; • promuovere la partecipazione e il

protagonismo dei migranti in tutti gli ambiti sociali, lavorativi e culturali, con la convinzione che esercizio di cittadinanza significhi innanzitutto

Campagna nazionale

Obiettivi• modificare la legge sul riconoscimento della cittadinanza;• riconoscere agli stranieri, che abbiano maturato cinque anni di regolare soggiorno in Italia, il diritto di far parte dell’elettorato attivo e passivo e quindi il diritto alla partecipazione politica ed all’attività di pubblica amminis-trazione.

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Diritto alla partecipazione politica • la partecipazione politica è stret-

tamente legata al possesso della cit-tadinanza che può essere acquisitasecondo la normativa esposta al punto precedente.

Diritto alla partecipazione politica: • il diritto alla partecipazione poli-

tica è concesso in seguito all’acquisi-zione della cittadinanza italiana che avverrebbe, su richiesta dell’interes-sato, dopo cinque anni di regolare soggiorno.

Comitato PromotoreIl Comitato promotore di Bergamo è com-postodaACLI,ARCI,Caritas,CGIL,CISL,Comunità Ruah, Cooperativa Il Pugno Aper-to, Cooperativa Migrantes, Coordinamento Enti Locali per la Pace, Libera, Segretariato Migranti,TavoladellaPace,UILeCasaEdi-trice La Feltrinelli

Per avere maggiori informazioni sulle attività della Campagna potete • scrivere a [email protected] • consultare la pagina facebook L’Italia sono anch’io • visitare il blog del comitato di Bergamo litaliasonoanchiobg.wordpress.com• oppure il sito del comitato bergamasco: www.litaliasonoanchiobg.eu • e il sito nazionale: www.litaliasonoanchio.it

Riconoscimento della cittadinanza: • a coloro che nascono sul suolo

italiano, e di cui almeno uno dei ge-nitori possieda il requisito di legalità del soggiorno della durata di un anno, prescindendo dalla formale residenza (principio dello “ius soli”); • ai minori che pur non essendo

nati in Italia vi siano entrati prima del decimo anno di età e vi abbiano risiedutofinoallamaggioreetà (“iusdomicili”); • ai minori che abbiano frequentato

un corso di istruzione primaria o se-condaria o di formazione professiona-le, in seguito a presentazione dell’i-stanza da parte dei genitori; • a coloro che contraggono matri-

monio con un cittadino italiano, e che risiedano legalmente da almeno sei mesi in Italia dopo il matrimonio (ri-spetto ai due anni attuali), o dopo tre anni dalla data di matrimonio se resi-denti all’estero, qualora non sia inter-venuto scioglimento, annullamento, cessazione degli effetti civili del ma-trimonio e non sussista la separazione personale dei coniugi; • allo straniero maggiorenne adotta-

to da cittadini italiani, quando succes-sivamente all’adozione, risieda legal-mente nel territorio italiano da almeno due anni; • allo straniero che risieda legal-

mente da almeno cinque anni nel ter-ritorio della Repubblica e che sia in possesso del requisito reddituale (an-nualmentefissato); • al cittadino di uno Stato membro dell’Unione europea e al cittadinorifugiato o apolide che risieda legal-mente da almeno tre anni nel territorio della Repubblica.

Legislazione attuale Modifiche proposte

possibilità di partecipare alla vita e alle scelte della comunità di cui si fa parte; • avviare un percorso che porti alla

presentazione in Parlamento delle due proposte di legge di iniziativa popolare, quale strumento più alto di responsabilità sociale e politica.

Perché promuovere la campagna a Bergamo?Bergamo è la terza provincia in Lom-bardia per numero di immigrati resi-denti, dietro solo a Milano e Brescia. Per l’esattezza nella provincia di Ber-gamo risiedono 114.300 immigrati, di cui 18.351 solo nella città di Berga-mo, pari al 15,2% della popolazione residente. Di questi molti sono bam-bini e ragazzi nati e cresciuti a Ber-gamo, che solo al compimento della maggiore età vedranno riconosciuto il diritto a chiedere la cittadinanza italiana, ma il luogo d’origine dei loro genitori è talmente lontano che spesso non ci sono mai stati e non lo conoscono. A loro e alle loro famiglie vengono per lo più frapposte limita-zioni ingiustificate che danno luogoa disuguaglianze. Per tutto questo il Comitato promotore ha ritenuto im-portante e fondamentale promuovere la campagna anche sul territorio ber-gamasco. •

Da sapere

Riconoscimento della cittadinanza: • ai figli di cittadini italiani (“ius

sanguinis”); • a chi è nato nel territorio della Re-

pubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi; • afigliodiignoti trovatonelterri-

torio della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinan-za; • allo straniero nato in Italia, che

vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimentodella maggiore età, se dichiara di vo-ler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data; • al coniuge, straniero o apolide, di

cittadino italiano quando, dopo il ma-trimonio, risieda legalmente da alme-no due anni nel territorio della Repub-blica, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’estero, qualora, non sia intervenuto lo sciogli-mento, l’annullamento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio e non sussista la separazione personale dei coniugi; • a coloro che dimostrano di risiede-

re su territorio italiano legalmente da dieci anni.

Campagna nazionale

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Da credenti nella città di tutti

Le ultime vicende della politica italiana hanno portato alla ribalta, di nuovo, quale contributo i cattolici possono dare alla convivenza civile del nostro Paese. Vogliamo rilanciare anche noi il dibattito, presentando i dati della ricerca “Cattolici e politica: tra astensionismo e voglia d’impegno”, curata dal Centro di ricerca Ipsos e quattro contributi. Due apparsi su “L’Eco di Bergamo”efirmatidaLuigiPizzolatoedaDanieleRocchetti,unodiGiovanniBianchiel’ultimo di Enzo Bianchi.

Il segno degli ultimi mesi è la cri-si complessiva di fiducia degliitaliani non solo nei confronti della politica, ma in generale per

tutte le principali istituzioni del pae-se. Tuttavia la sfiducia nei confrontidella politica e dei principali schiera-menti assume una rilevanza raramente emersa nella storia del nostro paese: rispetto ai due schieramenti princi-pali (centrodestra e centrosinistra) si assiste a una crisi del centrodestra a partire dagli inizi del 2010, crisi che diventa massima nella seconda metà dell’anno, dopo la rottura Fini/Berlu-sconi e la crescita dei dubbi sulla ca-pacità operativa del governo. Questa

crisi premia solo in parte il centrosi-nistra: la gran parte degli elettori si rifugianella sfiduciaversoentrambi.Traicattoliciimpegnatilasfiduciasimassimizza, soprattutto a scapito del centrosinistra. Allo stesso modo, nel corso del 2010 e con una caduta dram-matica nel settembre del 2011, cala la fiducianonsoloneipartiti,oggiaimi-nimi storici, ma anche nelle istituzioni di rappresentanza (Senato e Camera) che perdono circa 25 punti in poco più di un anno. Anche in questo caso sono simili le posizioni dei cattolici prati-canti, anche se gli impegnati esprimo-no una fiducia lievemente maggiorenelle due camere. Stabile invece la

fiducia nella Chiesa che pure perdedieci punti rispetto agli inizi del 2010, ma sostanzialmente tiene.

Il voto dei cattoliciAnche nelle tendenze generali di voto degli italiani nel loro complesso emerge con nettezza il distacco dalla politicaeladifficoltànell’individuareun’alternativa appetibile nella situa-zione attuale: cresce enormemente l’area “grigia” (incerti e astensionisti) che raggiunge i massimi negli ultimi mesi, mentre calano (sempre sul tota-le degli elettori) sia il centrodestra (in misura nettissima) sia il centrosinistra (in misura un po’ più contenuta). Tra i

Dossier cattolici e politica

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Il valore delle buone mediazioni

Daniele Rocchetti

Caro direttore, in attesa delle valutazioni che nei prossimi giorni emergeranno, in forma più compiuta, dell’assise di Todi, vorrei sottolineare due aspetti, tra

i diversi in ambito ecclesiale, che ritengo centrali inordinealladifficoltàaccertatadiunapresenzadi cattolici nella vita politica del nostro Paese. In un documento episcopale del 2005 (Fare di Cri-sto il cuore del mondo) si ammette per la prima, e forse unica, volta, l’indebolimento del laicato e la sua scomparsa dal proscenio della Chiesa. «Non sempre l’auspicata corresponsabilità (dei laici) ha avuto adeguata realizzazione e non mancano segnali contraddittori. Si ha talora la sensazione che lo slancio conciliare si sia attenuato. Sembra di notare in particolare una diminuita passione per l’animazione cristiana del mondo del lavoro e delle professioni, della politica e della cultura ecc.Avoltepuòessereche il laiconellaChie-sa si senta ancora poco valorizzato e compreso. Oppure,all’opposto,puòsembrarecheanchelaripetuta convocazione dei fedeli laici da parte dei pastori non trovi pronta e adeguata risposta, per disattenzione o per una certa sfiducia o un lar-vato disimpegno» (Regno-doc. 11,2005, p.306). Il privilegio concesso ai movimenti nell’ultimo ventennio, la minor presa della forma associativa e della sua democrazia, la progressiva centraliz-zazione in capo alla Conferenza episcopale, han-noindebolitoillaicatoorganizzatoelesueélitessenza peraltro intercettare il laicato comune delle assemblee liturgiche domenicali e, ancora meno, quello dei frequentanti occasionali, i più secola-rizzati. Il processo di normalizzazione dei movi-mentinonhasegnatounasignificativaemersionedi nuove leadership laicali. Esse sono piuttosto cooptate attraverso la creazione di aggregazioni di seconda specie che cominciano ad apparire da-gli anni ‘90 in poi: il Forum delle associazioni familiari dal 1992, Retinopera dal 2002, Scienza e fede dal 2005. La scelta operata dalla Chiesa italiana,natadallaconstatazionedellafinedellaDemocrazia Cristiana e della dispersione in poli contrapposti dei cattolici impegnati in politica, è

cattolici praticanti il dato è simile ma il centrode-stra rimane la scelta prevalente pur se in netto de-cremento.Crescel’opzioneperilcentro(UDC,FLI, API, MPA) ma senza un incremento propor-zionale al distacco dai due grandi schieramenti. Al momento l’opzione centrista non sembra ca-pace di catalizzare il malessere. In sostanza il mondo cattolico sembra in attesa di un’alternati-va praticabile. Questa attesa è evidenziata anche dall’enorme rilevanza dell’area “grigia” proprio tra i segmenti praticanti: tra gli impegnati l’incer-tezza o la propensione all’astensione coinvolgo-no quasi la metà degli elettori.

Nel trend di voto dei cattolici praticanti (cal-colato in questo caso sui voti validamente espres-si) emerge una crisi del centrodestra determinata soprattutto da un distacco dalla Lega che perde oltre cinque punti percentuali, una crescita del centrochepremiainparticolarel’UDCeunlie-ve incremento del centrosinistra, in particolare delPD.Nel leggerequestidativaperòsempretenuto in considerazione che si sta parlando solo di poco più della metà degli elettori aventi diritto.

Le posizioni del cardinale BagnascoIn generale gli italiani pensano che la politica debba esprimere una sintesi dei valori cattolici e laici (39%) o che la presenza della Chiesa nella politica italiana sia eccessiva (36%). Tuttavia cir-ca un quinto pensa che i valori cattolici debbano essere affermati con più forza. Questa posizione si rafforza naturalmente nei cattolici praticanti, ma sia tra gli impegnati che tra i praticanti scar-samente impegnati la posizione prevalente, sia pur non maggioritaria, è quella della sintesi dei valori.

Ciòcheemergeèunavolontàdinuovoimpe-gno dei cattolici che porti ad una valorizzazione delle istanze del loro mondo. Si sente la necessi-tàdicreareunmovimentochepossaunificarelediverse visioni pur presenti all’interno del laicato cattolico. Questa opzione non necessariamente deve dar vita ad una formazione politica che riu-nisca tutti i cattolici.

Infatti, una forza organizzata dei cattolici è gradita solo all’11% degli italiani. È l’effetto del-lasfiduciageneralizzata:ilpaeseaspettarispostee cerca parole ragionevoli.

“C’èdapurificarel’aria,perchélenuovege-nerazioni – crescendo – non restino avvelenate”. L’80% dei cattolici italiani condivide l’afferma-zione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, pronuncia-ta lo scorso 27 settembre nel corso della prolu-sionealconsigliopermanentedellaCei. •

Dossier cattolici e politica

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DANIELE ROCCHETTI

è membro della Presidenza ACLI di Bergamo

stata quella di voler trattare in modo diretto con i poteri politici statali e di sostenere un discer-nimento culturale e politico attraverso quelle aggregazioni. La scelta, nei fatti, ha ridotto con-siderevolmente lo spazio sia delle mediazioni delle istanze laicali sia di un’azione politica au-tonoma dei laici cristiani. La seconda questione che, a mio avviso, ha rappresentato un’impasse in ordine alla presenza è la questione, seria, dei «principi non negoziabili». È sotto gli occhi di tutti che la grande stagione del personale cattoli-co in politica è al tramonto. Al di là del giudizio politico, Prodi è stato l’ultimo esponente di una storia che ha avuto una rilevanza centrale per il nostroPaese(daSturzoaDeGasperi,daFanfania Moro). Vittima di una scelta clerico-moderata voluta e tenacemente perseguita, argomentata a partire dai principi non negoziabili enunciati per la prima volta dalla Congregazione della Dottri-na della fede nel 2003. L’importante Nota dottri-nale sull’impegno dei cattolici nella vita politica diffusa nel 2003 parlava a questo proposito di «principi morali che non ammettono deroghe, eccezioni e compromesso alcuno» e ne offriva, a dire il vero, un’elencazione più ampia: «diritto primario alla vita dal suo concepimento al suo termine naturale», «tutela e promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico fra persone di sesso diverso», «garanzia della libertàdieducazioneaigenitoriper iproprifi-gli (come) diritto inalienabile», «tutela sociale del minore», «libertà religiosa», «sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona

e del bene comune», «pace» (n. 4; Regno-doc. 3,2003, p.71ss). L’orientamento che blocca ogni mediazione e negoziazione politica su pochi principi non evangelici ma di morale naturale è stato in più riprese autorevolmente riproposto e rilanciato . Eppure la mia convinzione è che il cristianopuòfarepolitica–sapereeprassichehaleggievalorispecificichenonpossonoveni-re posti a lato – partendo da «valori non negozia-bili» solo se pratica buone mediazioni, che siano incarnazione dei principi o dei valori attraverso l’azione. In caso contrario si condanna o al tradi-mentodeivalorioppureall’inefficaciapolitica.Direiperciòchelacostruzionedellamediazioneè il modo politico di mettere in pratica la neces-saria coerenza con i «valori non negoziabili». Ancora una volta, resta attualissima la lezione di Giuseppe Lazzati: per agire politicamenteoccorre «pensare politicamente». La legittima formulazione dei principi da parte dei Pastori nonpuòsostituireildiscernimentodeicredentiche, in quanto cittadini tra cittadini, sono chia-mati a tradurre questi principi, nella città di tutti, in formule giuridico-politiche, tenendo conto di una serie di fattori contingenti e nel rispetto del-la dialettica democratica con soggetti di diversa ispirazione. Se questo non avviene, è impoveri-ta la comunità cristiana (e la povertà non solo di un’opinione pubblica all’interno della Chie-sa ma anche di un confronto e dialogo su questi temi lo stanno ogni giorno a dimostrare) e pure la comunità umana nella quale i cristiani vivono eoperano. •

Dicembre 2011 | ACLI Laboratorio 7

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Il vero contributo politico dei credenti

Giovanni Bianchi

La questione del bene comune informa di sé l’insegnamento della Chiesa inmateria sociale forse prima ancora che esistesse, o si affermasse l’ esistenza,

di una dottrina sociale della Chiesa. Lo stesso Aquinate, nel suo De regimine principum dedi-cato al Re Santo Luigi affermava sostanzialmen-techenessunpoterepuòconsiderarsilegittimoebenedetto da Dio se non è orientato al bene com-plessivo del corpo sociale, escludendo quindi il diritto di sangue e di stirpe. In epoca più tarda teologi domenicani come Vitoria e gesuiti come Molina affermarono in sostanza il diritto del po-polo a ribellarsi a sovrani che non garantissero al popolo i diritti innati stabiliti da Dio. Nel nostro secololariflessionepiùpenetrantenontantosulbene comune inteso in termini astratti ma su di una società orientata nella direzione del bene co-mune è stata propria dei filosofi personalisti ecomunitari, da Maritain a Mounier, che hanno cercato di superare la dimensione confessionale di tale bene comune per ricondurla ad una in cui potessero riconoscersi anche persone diversa-mente credenti rispetto ai cristiani. In Mounier ad esempio (di cui sta per terminare l’ anno cen-tenariodellanascita)ciòèparticolarmenteevi-dentesoprattuttonelladefinizionedell’aggettivo“comunitario” che egli pone come necessario completamento dell’ istanza personalista : in-dubbiamentevièun’influenzadiunpensierogiàesistente, non solo in ambito cattolico, dove del restovièlariflessionedeidomenicanidellafa-mosa comunità del Saulchoir, a partire da Marie – Dominique Chenu (che collaborerà con Mou-nierallascuoladiUriageecheneldopoguerrascriverà su “Esprit”), sulle implicazioni comuni-tariedelpensierotomista,comepureallerifles-sionidifilosoficomeScheleredisociologicomeTonnies, al quale si deve la fondamentale distin-zionefraGesellschaft(società)eGemeinschaft(comunità), che verrà fatta propria dai personali-sti i quali daranno rilievo alla particolare valenza umana dei rapporti intessuti nella seconda a fronte degli scambi formali in cui si sostanzia la prima. Al di là di questo, il pensiero di Mounier siesprimenellasuaoriginalitàattraversoladefi-

nizione della comunità personalista come il luo-go in cui “ognuno si realizzerebbe nella totalità di una vocazione continuamente feconda e la co-munione dell’ insieme sarebbe una risultante viva dei traguardi del singolo”. In questo senso, come si vede, la comunità è la risultante dell’ in-sieme delle aspirazioni e delle idealità personali (una “persona di persone”, come si sarebbe espresso lo stesso Mounier) che è al vertice di tutte le altre forme di vita associata umana, e che in qualche misura le trascende non essendo basa-tanésulconsensoamorfodellemassenésugliinteressi di ordine materiale delle società econo-miche o la ristretta dimensione ideologica delle società politiche o culturali. Nella concezione personalista lo Stato perde la funzione hegeliana di persona collettiva per assumere funzioni di servizio rispetto alla persona umana e ai “mondi vitali” in cui essa esplica in modo più ampio la propria personalità (un simile concetto,a riprova di quanto queste idee fossero diffuse nell’ intel-lettualitàitaliana,informadisél’art.2dellaCo-stituzione della Repubblica italiana), le quali, a partire dalla famiglia, vengono considerate pree-sistenti e quindi dotate di diritti originari rispetto allo Stato stesso. In questo senso, le funzioni del-lo Stato inteso nella sua dimensione procedurale vengono ridimensionate a beneficio dei corpiintermedi i quali hanno la capacità di esprimersi direttamente nell’ agire politico anche a scapito delle forme della rappresentanza democratica. Sta qui, in effetti, uno dei luoghi topici della cri-tica a Mounier da parte di autori di diversa ispi-razione e che più avanti esamineremo: l’ indiffe-renza, che alcuno addirittura tramutano in avversione, nei confronti della democrazia libe-rale e delle sue procedure. Ora, che da parte di tutto il movimento personalista vi fosse un atteg-giamento insofferente e critico nei confronti dei meccanismi di una democrazia bloccata e priva di idealità è un dato di fatto, ma non necessaria-mente la critica della democrazia procedurale diventa critica della democrazia pura e semplice. Come è stato autorevolmente rilevato dall’ allora Cardinale Ratzinger nel famoso dibattito con Habermas a Monaco di Baviera: “Per il processo

Dossier cattolici e politica

GIOVANNI BIANCHI

già Presidente nazionale delle ACLI

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decisorio democratico rimangono come stru-mento indispensabile esclusivamente la delega della rappresentanza da un lato e la decisione della maggioranza dall’ altro (…) Anche le mag-gioranze,però,possonoessereciecheoingiuste.La storia lo dimostra in modo più che evidente: quando una maggioranza – per quanto preponde-rante – opprime con norme persecutorie una mi-noranza, per esempio religiosa o etnica, si può parlare ancora digiustizia o di diritto? Il principio di maggioranza lascia pertanto sempre aperta la questione dei fondamenti etici della legge: la questione se non esista qualcosa chenonpuòmaidiventarelegitti-mo,qualcosadunquechedipersérimane sempre un’ ingiustizia, op-pure al contrario anche qualcosa che per sua natura è legge immutabile, a prescin-dere da ogni decisione della maggioranza, e che da essa deve essere rispettata”. Per Mounier era evidente la non reversibilità del processo di su-peramento delle forme tradizionali di cristianità: d’altrocanto,unafiguracentralenellavitadelcattolicesimo francese come l’ arcivescovo di Parigi cardinale Emmanuel Suhard non aveva avuto paura di tematizzare, in una famosa lettera pastorale per la Quaresima 1947, se ci si trovasse di fronte al declino della Chiesa o se non ci si trovasse di fronte alla opportunità di un nuovo slancio. Mounier consentiva con questa imposta-zione, e per lui era chiaro che tale opportunità potesse esser perseguita solo a condizione che si avesse il coraggio di guardare la realtà sociale e culturale per quello che era, senza alimentare no-stalgie tanto più dannose in quanto rischiavano di schiacciare la comunità ecclesiale a difesa di interessi contingenti. Dunque il cristiano deve ritrarsi dal mondo? O, peggio ancora, il cristiano deve imparare dalla logica mondana? No, senz’ altro: piuttosto egli ha un compito più comples-so, ed insieme semplice, quello di portare al mondo il Vangelo e nient’ altro che questo, pren-dendo atto dell’ estinzione del modello storico della cristianità e sostituendo alla logica delle moltitudini quella dei piccoli gruppi, dei foyers (in italiano, l’ abbiamo già visto, si tradurrebbe “focolai”, ma l’ espressione ha un senso più am-pio,perchéimplicasiaunluogoincuicisiritro-va ma anche uno da cui si riparte) che potessero essere dei luoghi di semina del Vangelo in cui i credenti, nell’ attuare la loro vita di fede e di Chiesa,possanoesercitareun influssobeneficosulla vita sociale seguendo l’ esempio dei mona-

ci benedettini nei secoli bui. Come ha annotato recentemente uno storico della Chiesa, don Sa-verio Xeres, Mounier considera “ come l’ agonia (nel senso di lotta) nel cristianesimo debba at-tuarsi non nell’ istituire e mantenere un ordine sociale, quanto nel proporre il Vangelo ‘nella sua nudità’. D’ altra parte, la teorizzata sintesi tra cri-stianesimo e società occidentale non si è mai ve-

ramente realizzata o soltanto in modo episodico; il che, più a fon-do,significacheessanonèformanéessenzialenéoriginariadelcri-stianesimo”. Non solo Mounier quindi si colloca come precursore del rinnovamento indotto dal Con-cilio Vaticano II, ma consapevol-mente, in anni in cui il tema della “teologia del laicato” era ancora informe, assume posizione a favo-

re di una “fede adulta” da viversi in pienezza di responsabilità e di condivisione con tutti, assu-mendo in prima persona i rischi connessi ad una società complessa in cui il trapasso fra la “vec-chia” e la “nuova” cristianità rimane indetermi-nato. Mi pare che tale interpretazione del Conci-lio concordi nella sostanza con quella proposta da Benedetto XVI nel famoso discorso alla Cu-ria romana per il Natale 2005, quella “ermeneu-tica della riforma” che, senza voler togliere nulla ai principi di fondo, afferma di fatto essersi aper-ta una fase non ancora conclusa di ricerca di una nuova sintesi nei rapporti fra la Chiesa e la mo-dernità, con il riconoscimento del ruolo degli statisti cattolici nella costruzione di uno “Stato moderno, laico,che tuttavia non è neutro riguar-do ai valori”, con una Chiesa che riscopre piena-mente se stessa e il suo messaggio di fondo attra-verso il superamento di forme transeunti, che rispetta la politicama si rifiuta di sacrificare aCesare come se fosse Dio (ed un qualche Cesare che coltiva questa particolare ambizione c’ è sempre), e che soprattutto non vuol rinunciare all’ annuncio cristiano come al “segno di con-traddizione” piantato nel cuore del mondo come una croce fu piantata in una collina alle porte di Gerusalemme.C’entratuttoquestoconl’attuali-tà? Sì, nel senso che il chiacchiericcio su nuovi “codici di Camaldoli” e “ partiti cattolici” ed al-tre consimili amenità avrebbe un serio fonda-mento se partisse esattamente da qui, e non dalle preoccupazioni contingenti di un personale poli-tico, ecclesiastico e associativo costantemente ripiegato sull’attualità e troppo incline alla logi-cadell’autoreferenzialità. •

Il cristiano deve ritirarsi dal mondo? O, peggio ancora, deve imparare la logica mondana?

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Il risveglio dei cattolici nell’Italia malata

Enzo Bianchi

In questi ultimi anni abbiamo più volte in-dicato non solo l´afonia dei cattolici in politica – la debolezza di rilevanza nella progettazione e nella costruzione della po-

lis – ma anche le cause che l´hanno prodotta, tra cui l´intervento diretto in politica di alcuni ec-clesiastici e la scelta di agire come un gruppo di pressione. La diaspora dei cattolici in politica all´inizio degli anni Novanta appariva non solo come una necessità motivata ma anche come una preziosa opportunità, una “benedizione”: rendeva infatti evidente che la comunità cristia-na vive di fede e di coerente comportamento eti-co, ma non di soluzioni tecniche nella politica e nell´economia.Di fatto però questa diasporasi è ridotta a irrilevanza e, fatto ancor più gra-ve, ha lasciato segni di contrapposizione e forti divisioni tra i cattolici stessi. In tale ambiguità, proprio per l´esposizione diretta avuta da alcu-nefigurerappresentativedellaChiesa,questahasubìto una perdita di credibilità e nella comunità cristiana è apparso, dopo una stagione di gran-di convinzioni, un sentimento di scetticismo, di frustrazione, anche di cinismo… Potremmo dire che comunità cristiane depresse sul versante po-litico, per incarnare comunque il Vangelo hanno scelto di privilegiare una presenza sociale fatta divolontariato,dicaritàattiva,finendoperòan-cheper aumentare la sfiduciaverso lapolitica.Alcuni hanno tentato di essere “cattolici in po-litica” senza integralismi e cercando di restare ispirati dalla propria fede. Ma sono stati irrisi come “pretenziosi cattolici adulti”, considerati inadeguati alla strategia in atto se non addirittura presenze nocive nel necessario confronto con la polis. Ora il vento è cambiato e ha fatto sentire quantounacerta“ariaammorbata”vadapurifi-cata: si ritiene allora opportuno abbandonare la strategia adottata in questi ultimi vent´anni, sen-za tuttavia confessare gli errori compiuti, senza assumersi alcuna responsabilità per questo im-poverimento del tessuto ecclesiale e, di conse-guenza, della presenza dei credenti in politica. Ecco allora, ancora una volta, il ricorso alle as-sociazioni cattoliche, minoranze ispirate dalla fede cristiana ancora attive e presenti nel paese, ecco l´appuntamento di Todi. Evento certamente

importante, che viene dopo anni di non ascolto reciproco, nonostante da parte dell´autorità ec-clesiastica si sia tentato di far cessare guerre e inimicizie tra levarieassociazionigiàallafinedegli anni Novanta. E il ritrovarsi questa volta èfinalizzatoarispondereaunadomanda:qualepresenza significativa i cattolici possono averein politica in questo momento giudicato di grave crisi a tutti i livelli per il nostro paese? Ma pro-prio questo evento suscita anche una domanda di fondo negli appartenenti alle comunità cristiane: perchéunincontrosutematichecheriguardanotutti i cittadini cattolici viene riservato invece alle associazioni che, salvo l´Azione Cattolica, peraltro soffrono attualmente di un forte depo-tenziamento a livello di convinzioni? Più volte in questi vent´anni abbiamo auspicato un “forum” che nelle varie chiese locali raggruppi tutti i cat-tolici per favorire la conoscenza e il confronto su temi che richiedono una traduzione politica. Abbiamospecificatochequestoforum,apertoarappresentanti di tutte le componenti della Chie-sa, dovrebbe, in un dialogo libero e fraterno, cer-care ispirazione dal Vangelo e confrontarsi con la dottrina sociale della Chiesa, restando tuttavia su un terreno prepolitico, preeconomico, pregiu-ridico, nella consapevolezza che la traduzione di queste ispirazioni cristiane messe a fuoco in-sieme appartiene ai singoli cattolici che devono confrontarsi negli spazi politici in cui sono pre-senti e con tutti gli altri cittadini. Nessun inte-gralismo, nessuna pressione lobbistica, nessuna imposizione, ma la riaffermazione che essere cattolici in politica significa da un lato restareispirati e coerenti con la propria fede e, d´altro lato, nel dialogo rispettoso con gli altri cittadini, cercare faticosamente soluzioni politiche, eco-nomiche, giuridiche adeguate alle esigenze che si presentano e al bene comune che intende sal-vaguardare e costruire. Così facendo, se anche i cristiani apparissero una minoranza, non ci sa-rebbenulladatemereperchésarebberounapre-senzasignificativacapacedicontribuireallafor-mazione di politici con a cuore il bene comune, alla progettazione di un nuovo patto educativo, all´ideazione di un futuro per le giovani genera-zioni, una presenza in grado di fornire esigenze

ENZO BIANCHI

è priore della Co-munità monastica di Bose

Dossier cattolici e politica

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etiche di umanizzazione e contributi decisivi in quel confronto di idee e di visioni che oggi pur-troppo tanto difetta. Quello di Todi non è stato un forum di questo tipo, anzi: ha rischiato di ce-dereallesollecitazioniperchéfornissesoluzionisolo politiche e contingenti. Eppure c´erano state alcune indicazioni che avrebbero potuto mettere in guardia i partecipanti, a partire da quelle del segretario della Cei, monsignor Crociata che, ai politici che si dicono cattolici, ha recentemente ricordato che esiste un primato della fede, luce per ogni scelta, una comunione tra cattolici che li precede e che deve manifestarsi nel discerni-mentodiciòcheilVangelochiede;maalcon-tempo ha sottolineato che c´è un diverso ordine che riguarda il carattere contingente della scelta politica di schieramento e la forma politica in cui i cristiani sono chiamati a operare.

Nessun partito cattolico, quindi, e neanche “dicattolici”hannoripetutodiversivescovi,nétantomeno un “partito della Chiesa”. La laicità della politica va assolutamente salvaguardata e i cattolici dovranno inevitabilmente operare con responsabilità una scelta di campo che li renda una “parte” di schieramenti o di spazi politici in cui si collocano. Ma non è questo, per ora, ad apparire decisivo, quanto piuttosto il recupera-re le ragioni profonde dell´azione nella polis, il tessere un dialogo nella comunità cristiana per essere muniti di ispirazione, il sapersi collocare nella compagnia degli uomini senza esenzioni ma assumendosi responsabilità, il saper parlare di progetti e ragioni in termini non dogmatici ma semplicementeumani,antropologici,affinchéglialtri comprendano e possano confrontarsi libera-mente con i cristiani, lasciando poi alle regole della democrazia e ai suoi criteri di determinare le scelte necessarie ai diversi livelli e le esigenze del legiferare per il bene della convivenza. E in questo spazio prepolitico di confronto, i cattolici potrebbero anche imparare un´esigenza fonda-mentale per la loro fede: l´importanza di non fare letture parziali del Vangelo, privilegiando alcuni principi e valori e dimenticandone altri… Secon-do Paul Valadier, lo statuto del cristianesimo è quello di essere una “religione anormale”: per-ché per ogni cristiano il rispetto assoluto dellavitaumana,ilrifiutodellaguerra,lasalvaguar-dia della pace, la giustizia e l´eguaglianza socia-le, il perdono del nemico, la riconciliazione nei conflittisonotuttivalori irrinunciabili.Impresanon facile certo, soprattutto in una stagione in cui riemerge l´atavica tentazione della religione: andareabraccettoconilpoterepoliticofinchéilvento non cambia direzione.  •

I cattolici non fanno rima con moderati

Franco Pizzolato

Il progetto di un soggetto unitario dei cattoli-ci in politica, all’ordine del giorno nel con-vegnodiTodi,puòfarnascereilricordo,ein taluni magari la nostalgia, di un partito

unitario cattolico, che è bene sopire subito per almenoduemotivi.Perchéoggi,adifferenzachenel 1948, non esiste più il collante di un pericolo immediatamente percepito come sistemico (per-dita della libertà, civile e religiosa, ad opera del comunismo);perché,acausadellasecolarizza-zione, si è ridotta la capacità della Chiesa gerar-chica di orientare il voto della cattolicità italiana.

La Dc teneva insieme tanti (troppi) sogget-ti,nonunificatidaungiudiziopolitico,madallapaura del pericolo di perdita della libertà. Quella paura ha bloccato per più di 40 anni la politica italiana e ne ha fatto trangugiare le inadempien-ze e sicuramente ha corrotto la classe politica, bloccandone il ricambio e l’alternanza. Il siste-ma è saltato quando, nel 1989, quel pericolo cadde e le parti della Dc si poterono così smi-stare in appartenenze più consone alle proprie visioni, uscendo da un partito che per loro era essenzialmente «moderato» più che «cattolico». Solo allora è potuta partire anche l’operazione Tangentopoli, da cui è stata rimodellata, per via giudiziaria, quella politica, che non ha avuto ca-pacità di autoriforma.

Allo sblocco potevano concorrere anche quel-le ragioni di ordine teorico che il Concilio stesso aveva proposto e che non sono passate ancora nel sentire comune dei cattolici. Si sa che una forza politica seria deve partire da una propria cultura ideale di riferimento; e poi trasferirla nella sto-ria e nel possibile fattuale. Sembra che i cattolici italianioggisianodivisiperfinosuiprincipifon-dativi(perchéicattolicistessiselezionanol’ade-sione alla Dottrina della Chiesa), ma ancor di più losonosulletraduzionipolitichediessi.Un’uni-tà politica non si situa sul versante religioso, che ècompitodellaChiesaedificare,masiforma,apartire dai propri riferimenti valoriali (compresi quelli di origine profetico-religiosa), sulla base di un giudizio storico e in termini di adattamento

FRANCO PIZZOLATO

è membro di Città dell’uomo

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di essi all’uomo del tempo (declinazione antro-pologica); e passa poi alla traduzione pratica di essi (alle conclusioni pratiche di Maritain), va-lutando i rapporti di forza e il raggiungimento del possibile, perché non si deve infrangere lapace sociale né prescindere dalconsenso. Il nuovo soggetto nasce dalla percezione che l’incidenza dei cattolici nella vita politica sia oggi irrilevante. Voci autorevoli (come quella del quotidiano cat-tolico «Avvenire») collegano l’in-significanzadeicattolici-finoadattribuirgliela - al bipolarismo. E così sembrano auspicare la crea-zionediunterzopolo.Èsignifica-tivo che le accoglienze più calde al soggetto siano state espresse da cattolici che sono stati fondatori e a lungo prota-gonisti dello schieramento berlusconiano e che, finalmente, ne vedono le contraddizioni e cer-cano vie di fuga. Ma ci chiediamo allora: quel soggetto è fatto per maturare la capacità dei cat-tolici italiani di «pensare politicamente», dovun-que essi si collochino; o per dar vita ad una forza programmaticamente determinata? Se la scelta è la prima, ben venga, ed avrà comunque pane per i suoi denti vista la divaricazione attuale del mondocattolico.Seperòèlaseconda,temiamofortemente che esso sia programmato in senso moderato; e che nasca perché è sfumata nellaChiesa l’illusione di utilizzare il centrodestra berlusconiano e si vuole riproporre un ennesimo cattolicesimo politico di centrodestra, depurato (e ci vuol poco) dalle intemperanze personali e istituzionali dell’attuale leadership. Esso servi-rebbeperciòafornireviedideflussoallepresen-ze dei moderati del centrodestra e a quei cattolici comuni, ai quali da decenni è stato piantato in testa che i cattolici in politica hanno da coincide-re coi moderati, con quei «cavalieri del ne quid nimis [niente di troppo]», e con «que’ prudenti che s’adombrano delle virtù come de’ vizi, pre-dicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; eilmezzolofissangiustoinquelpuntodov’essisono arrivati, e ci stanno comodi» (Manzoni, I Promessi sposi, cap. XXII).

Secondo noi la moderazione è virtù formale della misura di ogni scelta, non la cifra conte-nutistica di scelte stesse, specie in campo so-cio-economico. Anzi, in una situazione sociale sbilanciata, proprio per essere moderati occorre privilegiare la posizione «estrema» dello schie-ramento: quella più a rischio di emarginazione, dato che le posizioni centrali trovano sempre i

benpensanti paladini. Insomma noi preferiamo esseremoderatiperchécattolicienonessererite-nuticattoliciperchémoderati.Lapreferenzaperil moderatismo si collega ad una riduzione della morale alla morale individuale (consona all’in-

dividualismo borghese) e non alla dimensione sociale della morale, che è quella più consona alla po-litica e che consiste nel creare le condizionimiglioriperchéciascu-na persona sviluppi la sua visione. Invece, appare «non negoziabile» la difesa della vita e della famiglia contro la contraccezione, contro la fecondazione assistita, contro le pratiche di fine vita e control’accettazione - per quanto mini-male - delle coppie di fatto, e non

altrettanto quella difesa - altrettanto nobile - che passa attraverso la garanzia dello Stato sociale, della politica della casa, del lavoro (femminile), dell’assistenza sociale e sanitaria, del credito e dellafinanza.Sutalisceltestrutturali,laChiesanonpuòlamentarel’ostilitàdella«sinistra»,vi-sto che il Concordato è stato recepito nella Co-stituzione proprio per iniziativa dei dossettiani; visto che ancora i dossettiani hanno fatto la bat-taglia in Costituente per il riconoscimento della scuola non statale; visto che la «sinistra» (con la legge Berlinguer) ha introdotto la parità scolasti-ca; visto che la «sinistra» ha promosso la legi-slazione sulle Onlus, e altro ancora. Nonostante questo, l’irrilevanza dei cattolici a sinistra pare data per ovvia e irrecuperabile. Così che molti importanti relatori tudertini sono stati arruolati nellefilecattoliche-eivipromossiinfrettage-nerali - in quanto moderati più che per avere ma-turato con formazione e con militanza i requisiti minimi d’una così importante rappresentatività. E chi dall’Umbria invoca un francescanesimoin politica, guardi non dico la dichiarazione dei redditi (cosa assai volgare e qualunquistica!), ma lo status culturale ed economico di alcuni re-latori e di certi soggetti associativi di Todi, che la politica mungono come vacca grassa: e capi-rà che il francescanesimo e La Pira sono altra cosa. Per questo c’è nei cattolici democratici, operanti dentro il centrosinistra, il sospetto che quel soggetto non sia primariamente pensato per loro. Anche se sta a loro cogliere ogni occasione di dibattito, soprattutto per difendere il metodo della traduzione politica e un programma social-mente avanzato, tipico della Dottrina sociale cri-stianaedelpersonalismo. •

Dossier cattolici e politica

Un’unità politica non si situa sul versante religioso, ma si forma a partire dai propri riferimenti valoriali

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Circoli

La formazione per il bene comune

Liviana Cavallini

Come in varie occasioni si è avuto modo di comunicare, in tutto l’anno sociale 2009-2010 e pure nel succes-sivo 2010-2011, il nostro Movimento

ha deciso di tenere come strada maestra del pro-prio cammino e del proprio impegno il tema e il valore del bene comune, considerato il cardine fondamentale su cui giocare la credibilità della politica, ma non solo, anche la questione del la-voro e molte altre questioni centrali nella nostra società.

È sembrato alle ACLI, a partire dal livello nazionale, che lavorare in termini di riflessio-ni e progettualità sulle varie implicazioni cui il bene comune rimanda, fosse il modo migliore per dare un contributo alla quarantaseiesima set-timana sociale dei cattolici, che dal 14 ottobre al 17 ottobre 2010 si è svolta a Reggio Calabria, sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi: un’agenda di speranza per il futuro del Paese”.

Proprio nell’intento di rendere concretamen-te possibile un’agenda di speranza nell’Italia di oggi e di domani le ACLI di Bergamo lo scorso annohannoragionatosuisignificati,suglistili,sulle risorse in cui si esprime il bene comune: si sono interrogate su come le tre fedeltà delle ACLI (al lavoro-alla democrazia-alla Chiesa) possano concorrere al maggior bene comune possibile nella società civile ed ecclesiale; si sono soffermate su due questioni cruciali in cui ilvaloredelbenecomunepuòdiventaredeter-minante per una convivenza sociale vissuta nel rispetto e nell’accoglienza delle differenze: • il grande tema della laicità, ricercando la pos-

sibilità di un’etica condivisa tra credenti, non credenti e diversamente credenti; • il lungo cammino dell’integrazione euro-

pea,conunariflessionesuicambiamentiindottidall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

La Presidenza delle ACLI di Bergamo ha ri-tenuto opportuno continuare il lavoro intrapreso aprendo un cantiere di proposte nei Circoli, pro-prio per dare modo ai territori di rendere ulte-riormente fecondo quel messaggio che la ricerca del bene comune stimola, a cominciare dalla vita concreta che i nostri Circoli vivono ed incontra-no.

È stato pertanto predisposto un questionario che presentava alcune aree tematiche e propo-ste-guida per stimolare i Presidenti di Circolo, a partire dalla propria storia e dalle proprie sen-sibilità, a suggerire alcuni progetti di intervento formativo e/o di azione, che la Presidenza delle ACLI si è dichiarata disposta ad accompagnare, per far sì che il bene comune diventi un valore e un criterio che contraddistingua in modo speci-ficolanostrapresenzadiMovimentoeducativoe sociale tra la gente dei paesi e delle città che abitiamo.

Il questionario ha incontrato il favore di molti Circoli, che hanno tradotto il valore del bene co-mune in alcune aree di interesse, che con il sup-porto della commissione formazione hanno dato l’avvio a percorsi educativi in parte già conclusi, in parte programmati a breve o a medio termine.

Vorremmo in questa sezione dare conto all’intero Movimento dei lavori intrapresi nel cantiere aperto, nella consapevolezza che, com’è nello stile di lavoro aclista, nessun cantiere che siaprapossamaidefinitivamentechiudersi,madare vita a ulteriori iniziative, che insieme ad al-tre delle comunità in cui i Circoli operano, pos-sano concorrere a rendere la cittadinanza attiva, consapevole,responsabileesolidale. •

LIVIANA CAVALLINI

è membro della Presidenza ACLI di Bergamo

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Circolo di BarianoLe cinque giornate di Bariano: 150 anni dell’unità d’Italia

Viva l’Italia, l’Italia libera-ta, l’Italia del valzer, l’I-talia del caffè. L’Italia de-rubata e colpita al cuore,

viva l’Italia, l’Italia che non muore. ConquestacanzonediDeGregorisisono aperte le cinque serate dedicate ai temi dell’unità d’Italia, a chi siamo e da dove veniamo come italiani.

Nato dalla stretta collaborazione tra le Associazioni del nostro paese, questo ciclo di 5 serate ha coperto un arco temporale di tre mesi. È stata una scommessa impegnativa, nei confron-tidellaqualeperò,tutteleAssociazio-ni si sono sentite coinvolte e chiamate ad investire tempo ed energie, condi-videndo proposte e modalità organiz-zative.

Le tematiche trattate e la parteci-pazione della cittadinanza agli incon-tri hanno confermato le nostre idee: è davvero necessario un “risorgimen-to”, una riscoperta di valori comuni di partecipazione per rifondare la società in cui viviamo, all’interno della quale spesso rivestiamo il ruolo di spettatori e non di protagonisti.

Chi sono gli italiani di oggi? Quali aspetti e problemi ha lasciato aperto il movimento di costruzione dell’Italia lungo questi 150 anni? Sono queste alcune delle provocazioni, delle do-mandechehannorappresentatoilfiloconduttore delle cinque serate.

Durante il primo incontro, attra-verso l’intervista ad uno storico, è stato interessante scoprire le proprie radici. Ripercorrere le tappe principali che hanno condotto l’Italia al proces-sodiunificazione,hasignificatosco-prirechel’Unitàsicollocaall’internodi un contesto geo-politico delicato, in trasformazione e di ampio respiro “europeo”. La situazione italiana era condivisa e sostenuta anche da altre potenze europee, in un periodo dove

l’Europa ancora non esisteva.Anche il riflettere su chi sonogli

italiani di oggi nel secondo incon-tro ha riportato alla luce i problemi dell’integrazione con quelle persone che provengono da altre realtà e si trovano a vivere nel nostro territo-rio sentendosi pienamente italiani, ma non riconosciuti con tutti i diritti di cittadinanza, che tuttavia la nostra Costituzione afferma e riconosce.

La riflessione, nataproprioprimache iniziassero gli sbarchi di profughi dall’Africa, ha permesso di riflettere“a freddo” sui modelli di integrazione presenti in Europa e nel nostro Paese e sulle problematiche che possono sca-turire da questi modelli. Si è trattato di un’apertura a questioni che dopo poche settimane sono ritornati pre-potentemente alla cronaca: sappiamo accogliere e riconoscere le persone che vivono e lavorano nel nostro ter-ritorio, anche se provenienti da altre realtà? Li consideriamo italiani o con-tinuiamoaidentificarlicomestranieri,clandestini, estranei?

Il terzo incontro è stata un’appas-sionanteriflessionesucomela fami-glia possa diventare luogo di cittadi-nanza attiva: il ruolo della famiglia diventa sempre più determinante nella costruzione della società e dei citta-dini. Per questo motivo è importante creare nuovi modi di vivere il rap-porto famiglia e Istituzioni proprio per creare “laboratori di cittadinanza attiva” con logiche diverse, di rete, di collaborazione che ci permettano di uscire dai recinti che ci siamo costru-iti. E non si tratta di pura “teoria” o di cose impossibili da realizzare… anzi! Il relatore attraverso esempi pratici tratti da alcune realtà bergamasche nelle quali questo processo sta avve-nendo, ha dimostrato che è possibile e realizzabile.

Il tema del lavoro affrontato du-rante il quarto incontro ha evidenziato idifficilicambiamentiinattoequel-li previsti per il futuro, l’idea di bene comune presente nel lavoro e il tema del diritto al lavoro, garanzia per poter progettare il proprio futuro.

Come accaduto nelle serate prece-denti, le problematiche prese in con-siderazione sono state di un’attualità impressionante. Sembra che ci sia an-cora molta strada da fare rispetto all’I-talia sognata e voluta dai nostri padri, che si sono battuti per tenere unita questa nazione e che si sono ricono-sciuti nella Costituzione.

E forse il primo passo che ognuno di noi è chiamato a compiere è proprio quello di passare da una situazione che ci vede sempre meno protagoni-sti della costruzione della realtà in cui viviamo, a protagonisti attivi, social-menteimpegnatieattentiaciòchestaavvenendo, come ci è stato ricordato nell’ultimo incontro.

Nella nostra patria la Costituzione (data in omaggio all’ultimo incon-tro), così come tanti altri simboli che vanno dalla bandiera all’inno, è ben presente ed è un valore che accomuna tutti e che ci rende più uniti, e proprio per questo motivo andrebbe riscoperta e difesa.

Spesso le forze centrifughe presen-ti nella società e nella politica tentano di offuscare un messaggio importante: la nostra Costituzione ci ricorda che ognuno di noi è partecipe e costruttore dell’Italia in cui vive!

Questariflessionesui150annidel-la nostraNazione perciò è stata unostrumento utile e importante per sco-prire chi siamo e per comprendere che senza la partecipazione attiva di cia-scuno si rischia di perdere la propria identitàeivaloripresentiinessa. •

Circoli

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Circolo di ScanzorosciateL’Italia compie 150 anni. Le attese degli italiani tra memorie e speranze

Come di consueto, il percor-so formativo di ogni ses-sione del progetto prevede una serata con uno o più

relatori e alcuni film che con altrolinguaggio affrontano la tematica di interesse. Con la prima serata del ci-clo di appuntamenti dedicati all’unità d’Italia si è aperto un dibattito su luci ed ombre del federalismo, chiaman-do a confronto due amministratori in carica, uno regionale, Daniele Belot-ti (Regione Lombardia-Lega Nord)- unocomunale,GianluigiDellaValen-tina(ComunediVilladiSerio-Giuntacentro-sinistra)-, un ex amministrato-re di centro-sinistra al Comune di Ber-gamo,GiangabrieleVertovae ilSin-daco di Torre Boldone, Claudio Sessa (Lega Nord). La premessa alla serata era il presupposto che la struttura fe-derale dello Stato non mina l’unità, se i pilastri su cui si fonda poggiano su principi chiari e largamente condivisi.

Celebrare i 150 anni dell’Unitàd’Italiapuòcostituirequindiunapre-ziosa occasione per ridirci i grandi va-lori dell’Unità attraverso le differen-ze, della cooperazione tra comunità territoriali pur nell’autonomia e nella fierezzadelleproprieradici,dellein-terdipendenze che legano le diverse storie a destini comuni, anche laddove sembrano prevalere le separatezze.

Di seguito diamo spazio ai princi-pali concetti emersi nella serata, che si è caratterizzata per il confronto civile, a tratti persino cordiale, tra i relatori.

Il federalismo dovrebbe essere espressione di rinnovato senso di re-sponsabilità e di volontà autentica di eliminazione di tanti sprechi, oggi non più tollerabili.

Le Regioni a Statuto speciale sono daconsiderareunanacronismoperchécreano Regioni di serie A e Regioni di serie B.

È serio il pericolo di un federali-smo raffazzonato, non costruito su so-lide basi culturali ed istituzionali, ma anche il pericolo di un uso strumentale delfederalismo,finalizzatoaunade-legittimazione vicendevole. Rischio quindi di un federalismo demagogico e di un’opposizione demagogica.

Il federalismo dovrebbe essere un patto tra soggetti che non si delegit-timino reciprocamente, ma anzi si stimino cercando sempre maggiori intese e convergenze. Dovrebbe, nelle intenzioni, garantire una più larga de-mocrazia avvicinando le istituzioni ai cittadini. Ma se il modello di federali-smo attuato non coinvolge i cittadini e non riequilibra i poteri in modo che le istituzioni si riconoscano vicende-volmente rischia il fallimento. È au-spicabile quindi un federalismo che contribuisca ad aumentare i livelli di democrazia in pieno ossequio ai prin-cipi della nostra Costituzione repub-blicana, che riconosce e promuove nel Paese un’articolazione di formazioni autonome e nello stesso tempo in pre-ziosa interazione.

Il modello federale va considerato nei due aspetti di federalismo verso l’alto e di federalismo verso il basso. Il federalismo verso l’alto dovrebbe puntare su una cittadinanza europea che in merito alle questioni sociali abbia lo stesso sentire, avverta il vin-colo del medesimo patto. Qualora si facesse una grande riforma in senso federale occorrerebbe rafforzare en-trambi i livelli, sia il livello alto che il livello basso.

Va considerato, in ordine all’op-portunità da molti sostenuta di una svolta federale, che, nei casi in cui permanga la spinta all’accentramento, simortificherebbero ulteriormente lelibertà della periferia, non si incre-menterebbero le responsabilità, ma

nei casi in cui si decentri in modo eccessivo il rischio sarebbe quello dello sgretolamento, del blocco isti-tuzionale e sociale. Il dibattito quindi non deve consistere in “federalismo sì, federalismo no”, ma in “quale fe-deralismo?” Con l’accortezza di non svuotare il centro, bensì di rafforzare il centro, altrimenti perderemmo tut-ti,federalisticonvintienon.Unaltroproblema da considerare è quello del-le funzioni. In un modello federalista cosa fa lo Stato? Cosa fanno le Regio-ni, le Province, i Comuni?

La Lega Nord persegue un model-lo federale di tipo spagnolo-catalano, altri partiti, specialmente quelli che si rifanno al centro-sinistra, puntano su un modello di tipo tedesco. Occorre tuttavia considerare che il modello fe-deraledellaGermaniaha tenutoper-ché la nazione ha una forte identità.L’Italia, al contrario, è il Paese dei campanili. Partiamo da noi allora, dai nostri limiti e dalle nostre risorse per porre mano a un federalismo con basi solide.

Innanzitutto va recuperata la vo-lontà di costruire insieme la casa co-mune, che presuppone la decisione di ri-conoscersi e di ri-legittimarsi reci-procamente da parte delle parti poli-tiche,lasolachiavechepuòrimetterein marcia un Paese che da troppo tem-poèbloccato. •

I 150 anni dell’Unità d’Italia sono un occasione per ridirci i grandi valori dell’Unità attraverso le differenze

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Circolo di NembroFormazione politica

Il percorso di formazione ed edu-cazione alla politica organizzato dal Circolo di Nembro si è con-cluso il 13 giugno. L’iniziativa

è nata essenzialmente come tentativo di accostare i giovani alla politica, of-frendo loro strumentidi riflessioneemomenti di confronto visto che gli spazi nei quali è possibile dibattere di politica si sono notevolmente ridotti.

Per questo abbiamo messo a di-sposizione i nostri ambienti per incon-tri volti a far riacquistare il gusto della politica riportandola ad essere arte del buon governo. Il corso ha visto la par-tecipazione,unpòdiscontinuainvero,di 25 iscritti, la metà dei partecipanti era under 30, mentre gli altri avevano

un’età compresa tra i 30 ed i 45 anni.È stata proposta la trattazione di

argomenti quali “I fondamenti della democrazia”,adoperadelprof.Gian-gabriele Vertova, e “Democrazia e Costituzione” ad opera del prof. Fran-co Pizzolato. Sono stati inoltre orga-nizzati incontri con giovani già inse-riti nella gestione della cosa pubblica, come Damiano Fustinoni, consigliere comunale di Ponteranica, di area PD, e Daniele Zucchinali, presidente pro-vinciale di Giovane Italia (le sceltedei relatori sono state fatte in modo da garantire un’informazione con voci di varia provenienza).

Importanti sono risultate queste ultime testimonianze, in quanto, se

da una parte hanno evidenziato la dif-ficoltàdiungiovaneadentrareope-rativamente nelle stanze dei bottoni, dall’altra hanno certificato anche lasoddisfazione di chi ritiene così di contribuire al bene comune.

Il corso si è chiuso con un incontro al quale sono intervenuti il sindaco di Nembro, Eugenio Cavagnis, ed il con-sigliere provinciale, Franco Cornolti, che si sono espressi, oltre che sul loro iter politico, in particolare sulle dif-ficoltà legateallagestionedegliEntiLocali, stante l’attuale situazione eco-nomica.

C’èstatoancheuninvitofinaleaipartecipanti: “C’è spazio per tutti e servono forze fresche ...” L’intenzio-ne del circolo è quella di poter ripren-derequestaesperienzaversofineset-tembre. Cogliamo anche l’occasione per ringraziare Attilio Burti per la sua preziosacollaborazione. •

Circolo di Bonate SottoIl bene comune, questo sconosciuto?

Nella primavera scorsa il nostro circolo Acli in col-laborazione con la parroc-chia ha proposto alla co-

munità due serate sul tema: “Il bene comune”. Nel primo incontro, l’as-semblea dei presenti ha elaborato un alfabeto condiviso, proprio nel nome del bene comune possibile.

Ci ha coadiuvato in questo la sig. Emanuela Plebani, formatrice, la qua-le ci ha aiutato a “tirar fuori” sulla base delle nostre idee e dalla nostra esperienza che cosa è per noi il bene comune. Abbiamo poi analizzato le due parole, Bene e Comune. A) Il bene, è l’obiettivo, tutto ciò che ser-ve per far star bene l’uomo, l’umanità intera. B) comune, è un aggettivo, è qualcosa che appartiene a più perso-ne,èciòcheciascunocompieinsiemead altri e a favore degli altri. Mentre si

desidera che il bene sia diffuso, par-tecipato, la parola comune indica lo stile con il quale raggiungerlo.

Il secondo incontro ha visto come relatore Mons. Lino Casati, delegato per la formazione del clero della dio-cesi di Bergamo, il quale ci ha intro-dotti al tema: “La vocazione dei laici al bene comune”. La relazione è stata densa e significativa, ne riportiamoqui solo alcune battute. Il compito dell’uomo, che è in cammino alla ri-cerca del bene comune è quello di col-tivare un sogno con le persone che gli stanno accanto, anche se diverse da sé,diverseperetà,cultura,etnia,reli-gione, il sogno che faccia emergere la dimensione relazionale.

È la dimensione insita in ogni es-sere umano che ci fa dire che ogni cosa che abbiamo realizzato, anche coninostrisforzi,inostrisacrifici,in

fondol’abbiamoricevuto,perchétut-to ci è stato donato. Il bene comune è un insieme di valori da riscoprire con gli altri.

Come? Attraverso la mediazio-ne che è sempre ricerca faticosa, che tuttavia rende possibile l’incontro vero con l’altro, diverso da me, ma con i miei stessi diritti e doveri. At-traverso l’ascolto reciproco, le perso-ne si mettono in gioco nella ricerca e nella condivisione dei valori in cui ognuno crede. Oggi il bene comune si deve sempre più basare sulla qualità dei rapporti, esso è essenzialmente un modo di essere più che un modo di fare, un processo, una tensione con-tinua e mai completamente raggiunta verso quel bene a cui ogni essere uma-noaspira. •

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Circoli di Almenno e PrezzatePer la legalità, contro le mafie Un presidio di Libera ad AlmennoTarcisio Plebani

Tutto è cominciato da un’in-tuizione di Pierantonio. Si è accorto che in molte si-tuazioni di ingiustizia, op-

pressione e sfruttamento in varie parti del mondo (e non solo in Italia) era-no implicate lemafie.Nel frattempouna mia studentessa si è appassionata aquestotemaehaproposto:“perchédurante l’estate non andiamo in Sici-lia a fare un campo di lavoro nei terre-niconfiscatiallamafie?”Cosìconungruppo di ragazzi, anche di Almenno, siamo scesi l’anno scorso a Corleone, in Sicilia, e quest’estate in Calabria, la terra della ‘ndrangheta. Abbiamo poi cercato di continuare ad approfondire, invitando persone in prima linea nel-la lotta allamafia: il giudiceNobili,l’attore Giulio Cavalli, Nando DallaChiesa. Con le cene della legalità (a basediprodottidei terreniconfiscatiallamafie)sisonocoinvoltepersoneeassociazioni.Infineinsiemeadaltrigruppi di paesi vicini, tra cui il circolo ACLI di Prezzate, si è deciso di dare vita, in Valle Imagna e nell’Isola, con sede ad Almenno, a un Presidio di Li-bera, l’associazione fondata da don Ciotti che in tutta Italia lavora per la legalità. Il Presidio è stato intitolato a Gaetano Giordano (commerciante

ucciso dalla mafia per essersi oppo-sto al “pizzo” e sepolto nel cimitero di Almè-Villa) e alla giovanissima testimone di giustizia Rita Atria. L’o-biettivo è di tenere viva nel territorio l’attenzione al tema della legalità. Non sembri un problema lontano e che riguarda altri: i rifiuti tossici se-poltiillegalmentedallamafiaaDesioprovenivano anche da industrie ber-gamasche; negli scavi di grandi ope-re pubbliche in Lombardia, imprese della mafia si accaparrano appalti;attentati e omicidi sospetti avvengono nella nostra terra. Ma quello che più ci preoccupa è la cultura del successo e della ricchezza ad ogni costo, calpe-stando leggi, dignità e diritti delle per-sone: un modo di pensare che prende un po’ tutti. A volte questo succede anche molto in alto, e costituisce un esempio pericoloso. A tutto questo vogliamo ribellarci, coinvolgendo singoli, gruppi, istituzioni in un impe-gno continuativo per una cultura del vivere civile libera da sopraffazioni e violenze. Nella settimana dall’8 al 12 novembre con una serie di iniziative è stato presentato il Presidio per tener desta la memoria e l’impegno.

Il presidio intende realizzare ini-ziative che ogni singolo gruppo non

potrebbe realizzare da solo: • progetti formativi che vadano al di

là dell’intervento del personaggio di spicco, ma che si innestano nei tessuti formativi del territorio (scuole, orato-ri, …) e vadano a toccare temi della quotidianità da rileggere e trasforma-re seconde le logiche della legalità in vista di una maggiore giustizia; tra le altre è emersa la proposta di una “scuola di legalità”, coinvolgendo gruppi e associazioni che abitualmen-te fanno altro, ma che possono essere sensibili al tema; • iniziative simboliche di coinvol-

gimento popolare di maggior impatto sulla generalità dei cittadini; • osservatorio e monitoraggio conti-

nuo sulle situazioni locali che lascia-nointravedereinfiltrazionioconsoli-damentodellapresenzamafiosa; • prese di posizione politiche e sol-

lecitazione a soggetti delle comunità locali per scelte che siano coerenti con orientamenti di legalità e di giustizia; • collaborazione con le amministra-

zioni comunali per mantenere alta la vigilanza e combattere comportamen-ti e abitudini che possono favorire la illegalità. •

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Circolo ACLI di PedrengoLa saggezza della sobrietàPaolo Ghisleni

All’Oratorio di Pedrengo si sono tenuti lo scorso 18-25 ottobre e 8 novembre gli incontri «La saggezza

della sobrietà» organizzati dal Cir-colo ACLI di Pedrengo e coordinati daGiampietro Forlani,membro del-la Comunità di Ricerca “Culture, re-ligioni, diritti, nonviolenza” presso l’UniversitàdiBergamo.

La prima serata, con il Direttore della rivista «Valori» Andrea Di Ste-fano, si è incentrata sulla possibilità di realizzare un mercato economicamen-te e socialmente sostenibile. Di Ste-fano ha dichiarato: «In questi anni si è affermata un’economia fortemente sperequata, con un divario sempre più consistente tra ricchi e poveri. Oggi ci troviamo di fronte a una crisi struttu-rale, una crisi del sistema capitalistico così come lo abbiamo conosciuto che non è più in grado di sostenersi: non riusciamo più a consumare tutto ciòche viene prodotto. La nostra econo-mia non è più al servizio della perso-

na,maèdominatadallafinanza, an-datafuoricontrolloperchénonèstatofatto nulla per darle regole. Divengo-no necessarie trasformazioni comin-ciando dallo stile di vita praticato e da una presa di coscienza dell’atti-varsi nel cambiare il nostro modo di vivere partendo dalle comunità locali. Bisogna prestare attenzione a non ca-dere nel consumismo: prima di essere acquirenti di beni o di servizi siamo cittadini con diritti e doveri, altrimenti diventiamo numeri del sistema. È fon-damentale poi che vengano fatte scel-te a livello politico che siano orientate alla riduzione delle disuguaglianze sociali. Innanzitutto iniziando ad ope-rare una redistribuzione della ricchez-za tassando meno il lavoro e di più le rendite da capitale.

Poi bisogna affrontare la questione dei capitali portati all’estero applican-do ad esempio un prelievo su chi ha profitticoncapitalidepositatineico-siddettiparadisifiscali,comeavvienegià in molti Paesi europei. Occorro-

no una gestione migliore della spesa pubblicaemaggioreequità.Infine,sipotrebbe utilizzare lo strumento della levafiscaleperfavorireiprodottichedurano di più o che sprecano meno» - ha spiegato.

Nella seconda serata, con il Redat-tore di «Missione Oggi» Fausto Piaz-za, è stato introdotto il concetto di so-brietà. «Il sistema consumistico non è l’unica economia possibile: esistono modelli alternativi. Non possiamo continuareafareciòchecihaportatoall’attuale situazione di crisi economi-ca: bisogna valorizzare i beni comuni, indispensabili per la vita di tutti» - ha affermato.

Nella terza serata è stato possibile ascoltare la testimonianza di Rossano eGiovannaMaffeo dellaCampagna Bilanci di Giustizia. Hanno dichiarato: «Abbiamo deciso di cercare di ridurre i consumi, evitando gli sprechi, sen-za comprare beni che non ci servono e di scegliere di acquistare i prodotti che sono realizzati secondo criteri di giustizia.Nonèunsacrificio:liberarsidi ciò chenonci serve è come libe-rarsi di zavorre che ci tolgono tempo chepuòesserededicatoall’ospitalitàeallerelazionisociali». •

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Ecco alcune delle principali novità in campo fiscaleFabio Ferretti

Il Governo ha presentato il pro-prio piano “salva-Italia” che pas-sa ora all’esame del parlamen-to. Tutte le misure sono ancora

ipotetiche e solo la discussione alle Camere ci dirà quale sarà la manovra effettiva prevista per il risanamento economico del Paese.

La prima risposta positiva dei mercati è comunque un chiaro segno di quanto la manovra fosse attesa e necessaria. Vediamo in breve alcune delle linee di intervento ipotizzate dall’attualeGovernoTecnico.

Ragionando ancora su proposte, non riteniamo corretto entrare nel me-rito di misure che potrebbero subire importanti stravolgimenti. Tuttavia il pacchetto allo studio sembra privi-legiare decisamente un equilibrio tra tutte le ipotesi di risparmio e maggior gettitofiscalechesieranorincorsene-gli ultimi tempi.

Molto clamore si è già sollevato per la tanto attesa riforma delle pen-sioni, sulla quale è verosimile che si concentreranno le maggiori critiche delle parti sociali: passaggio al siste-ma contributivo per tutti e innalza-mento, con incentivi, dell’età pensio-nabile i principali provvedimenti.

Alivellofiscale,sièsceltodinonappesantire ulteriormente l’IRPEF per non far pagare la manovra solo “ai soliti noti”, cioè coloro che i redditi li hanno sempre dichiarati regolarmen-te. Solo un ritocco per l’addizionale regionalecheandràafinanziareilsi-stema sanitario delle Regioni. Manca una vera e propria tassa patrimoniale, invocata da molti, ma ci sono alcune maggiorazioni tese a colpire più i pa-trimoni che i redditi da lavoro: rein-troduzione dell’ICI prima casa con contemporanea rivalutazione delle rendite catastali, prelievo aggiuntivo suibolliperprodottifinanziari,super-tasse sui beni di lusso, aumento del

2% dell’IVA a partire dal 1° settembre 2012.

Previste alcune riduzioni dei co-sti della politica, ma forse non quelle più attese soprattutto dal punto di vi-sta simbolico: cancellate le authority dell’acqua e del nucleare appena co-stituitesi e tagli alle Province (aboli-zione delle Giunte e limitazione delnumero dei Consiglieri), primo passo versolalorodefinitivasoppressione.

Non solo tagli e maggiori impo-ste, però.Al via anche incentivi alleaziende, sottoforma di sgravi fiscali,per stimolare la crescita dell’occu-pazione, soprattutto di donne e gio-vani. Riesumato anche il tema delle liberalizzazioni, tanto caro all’allora Ministro Bersani: in questo caso sono previste per la vendita dei farmaci, i trasporti e gli orari di apertura degli esercizi commerciali.

Nei mesi scorsi erano già state intro-dotteinmododefinitivoalcunenovitàin campo fiscale. Vediamole breve-mente.

Rivalutazione del valore dei terreni edificabiliSono stati riaperti i termini per la riva-lutazionedeiterreniedificabili,opera-zione possibile sui soli terreni posse-duti al 1° luglio 2011. Il nuovo valore deve essere necessariamente attribui-to da un tecnico abilitato (iscritto agli albi degli ingegneri, degli architetti, dei geometri, dei dottori agronomi, degli agrotecnici, dei periti agrari e dei periti industriali edili) che procede alla redazione della perizia giurata entro il 30 giugno 2012. Il titolare del terreno deve poi procedere al versa-mento dell’imposta sostitutiva del 4% sempre entro il 30 giugno 2012.Qual è il vantaggio? In caso di ven-dita del terreno, l’importo rivalutato e indicato nella perizia diventa la base

di partenza per il calcolo delle plu-svalenza tassabile. Trattandosi di un importo più elevato, si riduce conse-guentemente l’importo della plusva-lenza e, quindi, delle tasse da versare.

Detrazione del 36% per spese relative a interventi di recupero edilizio delle abitazioniLa procedura per poter godere delle detrazioni, previste anche per tutto il 2012, è stata resa più snella a partire dai lavori iniziati il 14 maggio 2011. Questi gli adempimenti non più ne-cessari:non deve essere più inviata la comu-nicazione preventiva della data di ini-zio dei lavori al Centro operativo di Pescara;nelle fatture non deve essere più indi-cato il costo della manodopera.Dal 17 settembre 2011, in caso di vendita di immobile oggetto dell’in-tervento edilizio, è previsto che la detrazione resti in capo al venditore, a meno che nell’atto di vendita venga espressamente e chiaramente prevista una soluzione diversa.

Detrazione del 55% per interventi di riqualificazione energeticaSalvo proroghe dei termini, per poter godere della detrazione è necessario che le spese siano state sostenute en-tro il 31 dicembre 2011.Si ricorda che vige sempre l’obbligo della comunicazione telematica all’E-NEAentro90ggdallafinelavori.

Detrazioni di imposta per carichi di famiglia e per tipologia di redditoLa comunicazione delle detrazioni di imposta al proprio datore di lavoro o all’ente pensionistico è ora obbliga-toria solo nel caso in cui risulti mo-dificata la situazione comunicata inprecedenza.

Notizie dal CAF ACLI

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Notizie dal Patronato ACLI

Disposizioni urgenti per la crescita, l’equita’ e il consolidamento dei conti pubblici (Decreto Legge 201/2011)

Ilario Sabbadini

In questo breve articolo, vogliamo offrire in pillole le maggiori novità in campo previdenziale contenute nella manovra del governo Monti, sapendo bene che il decreto potrebbe essere modificatodalParlamento.

Abolizione delle finestre e prorata ContributivoPer le pensioni che maturano dal 1 gennaio 2012, salvo specifichederoghe,sonoabolitelefinestrediuscitae,inlinea generale, sono assorbite nel requisito previsto per il diritto.

Allo stesso modo per le anzianità maturate dal 1/2012 la quota di pensione è calcolata col metodo contributivo.

Salvaguardia diritto acquisito Ci pare importante poi tranquillizzare chi matura i requi-siti di età e di contribuzione per il diritto alla pensione di vecchiaiaodianzianitàentroil2011,puòaccederealpen-sionamento secondo la previgente normativa e secondo le finestreprimapreviste.Nessunapenalizzazione.

Nuovi Requisiti per la pensione di vecchiaia

Donne lavoratrici dipendenti (AGO e forme sostitutive) Prevedendo l’incremento per la speranza di vita la pro-gressione va così rideterminata: • Nel 2012 - 62 anni • Nel 2013 - 62 anni e 3 mesi • Nel 2014 - 63 anni e 9 mesi • Nel 2016 - 65 anni e 7 mesi (i 4 mesi in più sono da

confermare) • Nel 2018 - 66 anni e 7 mesi

Donne lavoratrici autonome e iscritte alla Gest. Sep.: prevedendo l’incremento per la speranza di vita la progres-sione va così rideterminata: • Nel 2012 63 anni e 6 mesi • Nel 2013 63 anni e 9 mesi • Nel 2014 64 anni e 9 mesi • Nel 2016 66 anni e 1 mese (i 4 mesi in più sono da

confermare) • Nel 2018 66 anni e 7 mesi

Uomini (AGO, forme sostitutive ed esclusive) e lavoratrici del pubblico impiego

• Nel 2012 - 66 anni • Nel 2013 - 66 anni e 3 mesi • Nel 2016 - 66 anni e 7 mesi (i 4 mesi in più sono da

confermare) • Nel 2018 - 66 anni e 7 mesi

I requisiti per la pensione anticipata Il diritto alla pensione anticipata rispetto alle età prima indicate matura, solo per chi perfeziona il requisito dal 1 gennaio 2012 alle seguenti condizioni:

DonnePrevedendo l’incremento della speranza di vita le condi-zioni vanno così rideterminate: • Dal 2012 - 41 anni e 1 mese • Dal 2013 - 41 anni e 5 mesi (3 mesi speranza di vita) • Dal 2014 - 41 anni e 6 mesi

Uomini Prevedendo l’incremento della speranza di vita le condi-zioni vanno così rideterminate: • Dal 2012 42 anni e 1 mese • Dal 2013 42 anni e 5 mesi (3 mesi speranza di vita) • Dal 2014 42 anni e 6 mesi

Riduzione della pensione per chi accede al pensionamento prima dei 62 anni

Chi ottenga la pensione anticipata ad un’età inferiore a 62 anni sconterà una riduzione pari al 2% per ogni anno mancante a 62. Nel caso in cui gli anni mancanti non siano interi la percentuale deve essere calcolata a mese (la ridu-zione è pari a 0,166 per ogni mese mancante).

La riduzione opera sulla quota di pensione relativa all’anzianitàmaturatafinoal2011.

Torneremo ancora da queste pagine ad analizzare per intero le novità in materia previdenziale, ricordando che gli sportelli del nostro Patronato rimangono a disposizione per qualsiasi chiarimento.

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