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istituto veneto di scienze, lettere ed artiaccademia roveretana degli agiati

tommaseo Poeta e la Poesia di medio ottocento

a cura di mario allegri e Francesco Bruni

ile dimensioni del PoPolare

venezia 2016

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il volume riporta le relazioni presentate al convegnoTommaseo poeta e la poesia di medio Ottocento: le dimensioni del popolare

promosso dall’istituto veneto di scienze, lettere ed artiin collaborazione con l’accademia roveretana degli agiati

(venezia, 22-23 maggio 2014)

Progetto e redazione editoriale: ruggero rugolo

il volume è stato sottoposto a revisori anonimi

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indice

i

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. iX

le dimensioni del PoPolare

manlio Pastore stocchi, Tommaseo e la poesia del cosmo . . » 3

donatella martinelli, Per una nuova edizione dei canti po-polari toscani (storia esterna, predecessori, contribuenti) . . . . . » 25

annalisa nesi, Geografia e Etnografia nei canti corsi di Niccolò Tommaseo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 55

elena maiolini, Vent’anni dopo: i canti greci di Tomma-seo e gli chants populaires de la grèce moderne di Fauriel » 95

marija Bradaš, Sul sublime «popolare» nei canti illirici di Tommaseo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 113

Francesca malagnini, Poesia popolare e civiltà del popolo . . . » 137

carla marcato, Sulle orme di Tommaseo: i canti del popolo ve-neziano di Angelo Dalmedico . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 173

tavola rotondaUn problema storico e storiografico: la nazione e le nazioni tra il 1840 e il 1860, a cura di Francesco Bruni ed egidio iveticPartecipanti: mario allegri, Franco arato, Francesco Bruni, ema-nuele cutinelli rendina, Fabio danelon, stefano de luca, egi-dio ivetic, annalisa nesi, roberto Pertici, gilberto Pizzamiglio » 189

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VI IndIce

gilberto Pizzamiglio, Tommaseo e la Venezia di antico regime Pag. 239

cristiana Brunelli, Tommaseo e la ballata romantica italiana » 251

mara nardo, Luigi Carrer e Niccolò Tommaseo: osservazioni su un rapporto difficile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 263anna rinaldin, Le canzoni (1869) di Niccolò Tommaseo, po-esia popolare Per le famiglie e per le scuole: prassi traduttive e derivazioni bibliche della lirica religiosa . . . . . . . . . . . . » 279aurélie gendrat-claudel, «Ella ha fatto veramente di sua proprietà un mio concetto»: i rapporti tra Tommaseo e Achille Mil-lien (1838-1927) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 307Boško Knežić, La percezione del pensiero tommaseano in Dal-mazia a cavallo tra Ottocento e Novecento . . . . . . . . . . . . . » 331

ii

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » iX

le dimensioni del suBlimenell’area triveneta

Patrizia Paradisi, Tommaseo e la poesia latina: contributi preli-minari per l’edizione dei carmi giovanili . . . . . . . . . . . . » 347

Fabio michieli, Le poesie giovanili (1820-1833) di Tommaseo e la loro circolazione tra carteggi e stampe rare . . . . . . . . . . . » 423

anna rinaldin, Versi esclusi: criteri di selezione per la costituzio-ne di un canzoniere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 453

arnaldo soldani, Osservazioni sulla metrica di Tommaseo . . » 547

Fabio danelon, L’edizione 1872 delle Poesie . . . . . . . . . » 589

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VIIIndIce

gabriele scalessa, Fra Daniello Bartoli e Antonio Rosmini: re-rum concordia (atque incrementa) e iniziativa del singolo nel su-blime tommaseiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 629chiara gaiardoni, Se manca l’«affetto»: Tommaseo e Giovanni Prati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 659

donatella rasi, Tommaseo e Dall’Ongaro . . . . . . . . . . » 675

maddalena rasera, Tommaseo e Luigi Carrer . . . . . . . . » 721

emilio torchio, Tommaseo e Gazzoletti . . . . . . . . . . . . » 735

alessandra zangrandi, «Quella poesia oratoria ch’oggidì sola piace»: Tommaseo e Aleardi tra patria e poesia . . . . . . . . . . » 781mario allegri, «Abbiette ingenerosità» e «torvi giudizi»: Tommaseo critico della letteratura contemporanea nel carteggio con Gino Capponi e in altri scritti . . . . . . . . . . . . . . . » 819

indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .elenco dei relatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

»»

849873

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Boško Knežić

LA PERCEZIONE DEL PENSIERO TOMMASEANO IN DALMAZIA A CAVALLO TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

Con il presente intervento si vuole fare luce sull’immagine di Nic-colò Tommaseo creatasi in Dalmazia a cavallo tra Ottocento e Nove-cento in base a quanto ne fu scritto nei periodici dalmati del tempo. A tale scopo sono stati esaminati i seguenti giornali e riviste che venivano pubblicati dal 1880 al 1915: «Il Dalmata»1, «Rivista Illustrata»2, «Cro-naca Dalmatica»3. Per ragioni pratiche, il materiale trovato la cui analisi dettagliata richiederebbe un intero libro, è stato diviso in tre parti: gli articoli sulla produzione letteraria di Tommaseo, gli articoli biografici e alla fine gli articoli sull’attività socio-culturale di Tommaseo nonché sugli echi del suo pensiero nel contesto socio-politico in Dalmazia a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Per quanto riguarda l’attività giornalistica, si tratta piuttosto di giornali e riviste in lingua italiana che riflettono la situazione socio-politica in Dalmazia, che ancora fa parte dell’Impero Austro-Unga-rico ma la cui maggioranza slava accampa in modo chiaro ed inequi-voco le pretese sempre più forti all’unione con la Croazia. I giorna-li di indirizzo politico come «Il Dalmata», cercando di mantenere

1 Organo del partito italiano, usciva a Zara dal 1866 al 1916 quando fu soppres-so dall’Austria; direttori responsabili: Enrico Matcovich, Simenone Ferrari Cupilli, Arturo Colautti, Vincenzo de Benvenuti, Gaetano Feoli, Luigi Negovetich. Il fatto che il giornale nasce nell’ambiente slavo era sufficiente per mettere in dubbio la fedeltà dei suoi redattori agli interessi italiani: «Politico-economico e letterario», «Il Dalmata» iniziò le pubblicazioni il 10 Marzo 1866, con un programma che nel fondo era di sentimenti dubbi e per qualche affermazione anzi discordante con il vero pensiero della corrente italiana, di cui era tuttavia il rappresentante». Cfr. F.A. Perini, Giornalismo italiano in terra irredenta, Perugia, Regia Università degli studi, 1937, p. 52.

2 Usciva a Zara dal 1893 al 1899 nella Tipografia Vitaliani.3 Usciva a Zara dal 1888 al 1889; direttore respondabile Giuseppe Sabalich.

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332 BOšKO KNEžIć

in vita l’idea della supremazia della cultura italiana in Dalmazia, si servono della figura di Tommaseo, ormai scomparso da parecchi anni, proclamandolo il banditore dell’italianità sulla sponda orien-tale dell’Adriatico, mentre quelli culturali, in base ai temi prevalenti, mantengono un equilibrio tra le aspirazioni slave e quelle italiane. Tra gli autori degli articoli pubblicati da «Il Dalmata» spicca il nome del sebenicese Paolo Mazzoleni4, fondatore del teatro lirico di Sebe-nico, amico di Tommaseo e fedele seguace delle sue idee. Le origini del rapporto particolare, quasi familiare, che Mazzoleni ebbe con Tommaseo, vanno rintracciate in un episodio avvenuto nella prima infanzia di Tommaseo. Tre mesi dopo il parto Caterina Chevessich, la madre di Tommaseo, si ammalò e la nonna paterna di Mazzoleni, Maria Prassò Mazzoleni la sostituì all’allattamento5. A questo episo-dio Mazzoleni fa cenno nell’articolo intitolato Una visita alla tomba di Niccolò Tommaseo6 in cui richiama alla memoria un incontro tra Tommaseo e suo padre, avvenuto a Sebenico nel 1846 nella casa della famiglia Mazzoleni7. Il grande interesse che Mazzoleni mostra per il vasto campo dell’attività policentrica di Tommaseo unisce tutti e tre gli aspetti della nostra ricerca. Gli articoli Di Dante Allighieri nel ventesimosesto anniversario della morte di Niccolò Tommaseo8 e San Girolamo e Niccolò Tommaseo nel novantesimo nono anniversario della nascita del secondo9 sono il tentativo di un collegamento spirituale, dei destini comuni che si sono incontrati in un immaginario col-letivo dalmata, di Dante, San Girolamo e Tommaseo. Nel primo

4 Paolo Mazzoleni (Sebenico, 1831-1923), avvocato, nel 1848 studente a Napoli, prese parte ai moti antiborbonici, indi fu nella Guardia Nazionale di Zara, eresse il Teatro di Sebenico, pubblicò saggi storici, morì esule a Laurana presso Fiume. Cfr. F. Semi - V. Tacconi, Istria e Dalmazia uomini e tempi, Udine, Del Bianco, 1991-1992, p. 678.

5 «Commossa al doloroso caso un’amica intima della signora Tommaseo, l’ava mia paterna, che allattava un proprio bambino, si profferse di sostituire la madre: lo nutrì, e in pochi mesi lo riconsegnò fiorente alla famiglia» («Il Dalmata», 26/10/1904).

6 «Il Dalmata», 26/10/1912.7 «E riandando col pensiero agli anni della mia fanciullezza, vedevo il Tommaseo

nel 1846 acclamato dal popolo di Sebenico, lo vedevo entrare nella stanza di mio padre, e, abbracciandolo, sentivo dirgli affettuosamente: “Oh, mio caro fratello di latte”, poiché l’ava mia, amica della madre di lui, lo aveva allattato qualche mese per amore» (ibid.).

8 «Il Dalmata», 2/5/1900.9 «Il Dalmata», 9/10/1901.

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333LA PERCEZIONE DEL PENSIERO TOMMASEANO IN DALMAZIA

articolo Mazzoleni, dopo aver tessuto una piccola biografia dei due grandi, riporta un brano di Il secolo di Dante di Tommaseo:

Per le terre d’Italia che ricettarono un profugo, corre la gloria a ba-ciare le sue vestigia; interroga i monumenti, le storie, le tradizioni per poter dire: Qui stette Dante Allighieri. [...] Leggere Dante è un dovere, rileggerlo è bisogno; sentirlo è presagio di grandezza10.

Le frasi rivolte a Dante, dense di simboli e di tragica esperienza personale, sono la vox clamantis in deserto di Tommaseo che piange il proprio destino dell’esule eterno. Il poema dantesco scritto in Italia e commentato in Dalmazia da Tommaseo diventa «l’aureo anello del vincolo»11 che congiungerà le due sponde adriatiche unite da secoli dalla storia e dalle tradizioni. Tommaseo, che nel primo articolo si è meritato di essere paragonato a Dante nella «conformità di spirito e somiglianza di carattere e nobiltà»12, nel secondo articolo «nella potenza dell’ingegno e nella fede religiosa e nella conoscenza profonda delle lingue e nella nostra dottrina e nella parola incisiva e nella povertà dignitosa e nella fierezza indomita del carattere e nella dalmatica lealtà»13 diventa l’in-carnazione di San Girolamo che simboleggia l’amore indissolubile tra l’Italia e la Dalmazia. Una cosa interessante da notare, che sembra essere sfuggita a Mazzoleni, è la coincidenza di nomi: Girolamo fu il nome del padre e del figlio di Tommaseo, mentre Caterina è il nome della santa la cui fede fu una fonte di ispirazione letteraria di Tommaseo, fu il nome di sua madre e di sua figlia. Oltre alla devozione alla vita cristiana e ai

10 «Il Dalmata», 2/5/1900.11 Con questo sintagma Tommaseo descrive la sua visione della Dalmazia come la

regione ponte tra le diverse culture e civiltà: «Dalmacijo draga, tebi nije nikada bio život vlastit; jur od mnogo si vremenâ vučena za kolima drugih naroda. Rado bih ja umr’o, kad bih ti mogao ostaviti spomenku milovanja i ljubavi svoje, kad bih se mogao ufati, da ćeš biti prsten zlatnih veriga, koje valja da slobodno svežu sve kćeri slavenske matere naše»; N. Tommaseo, Iskrice, Zagreb, Matica Hrvatska, 1888, p. 10; Cfr. anche Id., Scritti editi e inediti sulla Dalmazia e sui popoli slavi, I, a cura di R. Ciampini, Firenze, G. S. Sansoni, 1943, p. 37: «Contento morrei se potessi lasciarti una memoria del mio affetto; se potessi sperare che tu sarai un anello dell’aurea catena, la quale dee tutte stringere liberamente le figlie della slavonica antica madre».

12 «Il Dalmata», 2/5/1900.13 «Il Dalmata», 9/10/1901.

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valori tradizionali che sono radicati profondamente nell’anima dei due grandi, Mazzoleni illustra il loro lato profano richiamando alla memoria i momenti deboli in cui Tommaseo e San Girolamo non riuscirono a resistere alle tentazioni del cibo. Mazzoleni, che per tutta la vita rimane coerente al pensiero tommaseano della fratellanza dei popoli che «mu-tualmente s’ajutino all’acquisto delle proprie libertà»14, nei suoi articoli cerca di illustrare gli stretti rapporti che Tommaseo manteneva con gli scrittori di tutte le nazionalità e di tutte le provenienze politiche. A tale scopo vengono pubblicati gli articoli sulle relazioni di Tommaseo con Luigi Carrer, Antonio Rosmini, Gino Capponi, Giosuè Carducci, Ste-fano Grosso, Stefano Conti, il vescovo croato Strossmayer e tanti altri letterati slavi15. Gli articoli in questione (escluso l’articolo intitolato Lu-igi Carrer e Niccolò Tommaseo16 in cui Mazzoleni segnala il contenuto inappropriato delle «Strofete alla bona sora N. Tommaseo» di Carrer, che tematizzano la personalità di Tommaseo in una maniera indegna, sono una vera e propria raccolta di diversi testi di valore letterario, arti-stico, poetico e politico che rispecchiano, almeno in parte, le idee fon-damentali espresse dal grande ingegno creativo di cui fu dotata l’anima di Tommaseo.

All’ingegno e all’animo di Niccolò Tommaseo Mazzoleni dedica l’omonimo articolo pubblicato in 7 puntate ne «Il Dalmata». Si tratta del discorso che egli pronunciò in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa di Tommaseo al teatro di Sebenico, e che nella forma di una saga familiare si apre nella casa del negoziante sebenicese Girolamo Tommaseo e sua moglie Caterina Chevessich, annunciando, in una ma-niera dantesca, la nascita del grande:

Spuntava l’alba del 9 ottobre 1802, e nella casa di Girolamo Tom-

14 I. Katušić, Vječno progonstvo Nikole Tommasea, Zagreb, Liber, 1975, p. 84.15 Per ragioni pratiche riportiamo i titoli di alcuni articoli soltanto: Niccolò Tommaseo

e Stefano Grosso («Il Dalmata», 19/9/1903); Giosuè Carducci, Niccolò Tommaseo e la Dalmazia («Il Dalmata», 13/3/1907); L’idioma gentile. E. de Amicis e N. Tommaseo («Il Dalmata», 15/3/1905); Lettera inedita di N. Tommaseo sul vescovo Strossmayer («Il Dalmata», 15/4/1905); N. Tommaseo e Lodovico Gaj («Il Dalmata», 5/6/1912); Per il decimoquarto anniversario della morte di N. Tommaseo-Antonio Rosmini («Cronaca Dalmatica», 2/5/1888); Una lettera inedita di N. Tommaseo («Cronaca Dalmatica», 25/8/1888).

16 «Il Dalmata», 9/8/1902.

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335LA PERCEZIONE DEL PENSIERO TOMMASEANO IN DALMAZIA

maseo, negoziante autorevole della nostra città, si diffondeva una letizia insolita, poiché in quell’ora la degna consorte di lui, Caterina Cevessich, aveva dato felicemente alla luce un bambino17.

L’articolo in questione rappresenta un percorso di formazione pro-fessionale e privata di Tommaseo, vale a dire una biografia le cui pagine sono state scritte da tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di se-guire le orme di Tommaseo o di essergli vicini. Accanto alla moltitudi-ne di quelli per i quali Tommaseo rappresentava l’indiscutibile autorità spirituale e letteraria c’era un numero assai minore di coloro che espri-mevano giudizi di ben altra misura. A tale proposito Domenico Giurati scrive: «Non si critica, mediante profondi argomenti peregrini, a tutti sfuggiti, uomini celebri come Foscolo, Leopardi, Gioberti, Niccolini, Giusti senza accumulare sul proprio capo una massa di antipatie, l’odio dei toccati, le ire degli ammiratori»18.

Gli articoli biografici, oltre a trattare la personalità di Tommaseo, che deve il suo elemento dominante e distintivo alla ‘specificità dalmata’ (il concetto tommaseano che si riferisce al carattere impulsivo dalma-ta caratterizzato dall’esplosività ma anche da un cuore mite e umile, dall’esuberanza del sentimento, passione e capriccio), nei tempi della svolta politica del Partito Autonomista prendono spunto da questioni di appartenenza nazionale e linguistica. L’autore anonimo dell’articolo in-titolato Di che nazionalità fu Tommaseo19 cerca di dimostrare l’italianità di Tommaseo nell’ambito del mondo della letteratura, e a tal proposito scrive quanto segue:

Infatti si appartiene a quella nazionalità, nella cui lingua si pensa. Ora si può ammettere, che chi scrisse il Dizionario dei sinonimi, il grande Vocabolario della lingua italiana, il Commento estetico della Divina Com-media, senza ricordare cento altre opere, non pensasse italianamente?20

Come afferma Bruni, le opere di Tommaseo scritte prima del 1861 non si riferiscono al concetto geopolitico d’Italia che ancora come tale

17 «Il Dalmata», 26/10/1904.18 «Il Dalmata», 12/11/1904.19 «Il Dalmata», 22/10/1902.20 Ibid.

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non esiste, ma piuttosto alla realtà linguistica e culturale d’Italia del tempo21. È assolutamente da mettere sullo stesso piano il rapporto di Tommaseo con il popolo slavo le cui caratteristiche sovranazionali era-no ben preservate nell’ambito della letteratura popolare segnalata dalle avventure dell’eroe nazionale slavo Marco Craglievich, il quale da De-micheli nell’articolo Sulla poesia popolare22 tra l’altro viene definito la variante slava del Cid spagnolo o del britannico re Artù. Con l’opera intitolata D’un vecchio calogero, un contributo notevole alla letteratura slava, Tommaseo merita di essere chiamato lo scrittore slavo. La novità dell’opera in questione sta nel fatto che Tommaseo non osserva più le terre slave dall’altra parte dell’Adriatico, ma diventa attivo partecipante che condivide le venture e sventure del popolo slavo23. A partire dal ‘battesimo illirico’24 del 1839 tutte le opere di Tommaseo che hanno come motivo di base la mitologia o la tradizione slava, incluse anche le opere scritte in italiano ma con i protagonisti ‘dell’anima slava’, fanno parte del patrimonio letterario croato. Così «Rivista Illustrata» dal 1894 al 1896 riporta una serie di traduzioni della poesia popolare slava con i commenti di Tommaseo. Per ragioni pratiche per questa occasione ri-portiamo i titoli solo di alcune: La madre di Marco Craglievich25, Marco

21 Cfr. F. Bruni, Tommaseo: nazione e nazioni, in Niccolò Tommaseo e il suo mondo. Patrie e nazioni, a cura di F. Bruni, Venezia, Edizione della Laguna, 2002, p. 16.

22 «Il Dalmata», 10/10/1903.23 Tommaseo è stato sempre rimproverato, da una parte degli studiosi, per la scarsa

conoscenza del popolo slavo, della Croazia e della lingua slava. Ivan Milčetić nella prefazione alle Scintille del 1888, analizzando i concetti usati da Tommaseo, conclude che il sebenicese confondeva spesso i concetti dell’essere croato, slavo, dalmata, serbo o jugoslavo. Cfr. I. Milčetić, O životu i književnom radu Nikole Tommasea, in N. Tommaseo, Iskrice, Zagreb, Matica Hrvatska, 1888, p. 52.

24 Il termine coniato da Ivan Katušić si riferisce alla riscoperta di Tommaseo della lingua e cultura slava. Il fatto fu provocato dalla morte della madre, dopo la quale Tommaseo con l’aiuto di Spiridione Popovich scrive l’elegia dedicata alla madre defunta Uspomeni majke svoje. Nella prima scintilla Tommaseo non dimenticò di ringraziare il suo maestro: «Se a più che mezza la vita, io comincio a balbettare la lingua materna mia, a te, Spiridione, lo debbo: e piacemi doverlo a te. Perché tu hai cuore di popolo, e cuor mite con forza. Anche tu provasti il dolore: ma del dolore conosci il pudor dignitoso; sai tacere le tue pene, e compatire alle altrui»; cfr. N. Tommaseo, Scintille I, a cura di F. Bruni, con la collaborazione di E. Ivetic, P. Mastandrea, L. Omacini, Parma, Fondazione Pietro Bembo - Ugo Guanda Editore, 2008, pp. 430-431; nelle Scintille II, il testo è a p. 458.

25 «Rivista Illustrata», 15/9/1894.

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337LA PERCEZIONE DEL PENSIERO TOMMASEANO IN DALMAZIA

e il Bizzarro26, Marco e Vuco generale27, Il traditore di Cossovo28, Il capo di Lazzaro29, Il Bano Straini30, Marco Kraljević, L’Eroe della poesia popolare slava31. La presenza dei motivi slavi nei contributi pubblicati nella «Ri-vista Illustrata» sono la prova inequivocabile della persistenza delle idee tommaseane nell’ambito multiculturale dalmata anche dopo il conflitto italiano-croato del 1861, e dopo la polemica tra Tommaseo e Nodilo del 1862, pubblicata ne «Il Nazionale»32 e la «Voce Dalmatica»33. Sulla stessa scia di pensiero rimangono i contributi pubblicati nella «Cronaca Dalmatica» di Giuseppe Sabalich, che oltre alcune lettere di Tommaseo dirette a Mazzoleni, Sabalich e Rosmini, pubblica gli articoli sulla pro-duzione letteraria e linguistica, che rispecchiano la grande reputazione che Tommaseo godé nei circoli slavi e italiani.

Il numero dei giornali e delle riviste culturali pubblicate nei pri-mi anni del secolo ventesimo diminuisce e con esso anche la presenza dei temi e dei motivi slavi. Con la prevalenza dei giornali politici i temi slavi vengono menzionati quasi sempre in contesto negativo (qui includiamo anche gli articoli sulla letteratura slava che, secondo i critici de «Il Dalmata» ed al contrario di quanto ne pensa Tomma-seo, non ha ancora raggiunto il livello linguistico e letterario che gli permetterebbe di esprimere i concetti e le idee elevate). L’articolo intitolato Il pensiero di un grande34 discute il rapporto di Tommaseo con gli slavi. Dopo aver constatato l’affetto che Tommaseo più volte provò ed espresse nei confronti del popolo slavo, riconoscendo agli slavi il pieno diritto di coltivarsi nella loro lingua, l’autore si pone la domanda: «Perché il grande amava popolo slavo più dei patriottoni

26 «Rivista Illustrata», 15/12/1894.27 «Rivista Illustrata», 15/2/1895.28 «Rivista Illustrata», 1/3/1895.29 «Rivista Illustrata», 15/3/1895.30 «Rivista Illustrata», 1/4/1895.31 «Rivista Illustrata», 15/2/1897.32 Il giornale fu fondato nel marzo 1862 e redatto dal prof. Sperato Nodilo. Agli inizi

usciva solo in italiano con un supplemento in croato che dal 1864 porta il nome «Narodni List». Sotto la direzione di Giorgio Biankini nel 1876 «Il Nazionale» e «Narodni List» si fusero nel «Narodni List» che portò il sottotitolo «Il Nazionale» che scomparve definitiva-mente nel 1885.

33 Fondato a Zara nel 1860 da Cosimo de Begna e Giuseppe Ferrari Cupilli. 34 «Il Dalmata», 13/6/1900.

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che lo sfruttano, più di panamisti e degli scorticatori?»35. Preservare la lingua italiana in Dalmazia, come afferma l’autore, diventa il santo dovere degli italiani della Dalmazia, senza però mettere in pericolo i diritti degli slavi (l’organo del partito italiano di Spalato, «L’Avvenire» di Antonio Bajamonti, tra l’altro nel suo programma mira a «diffon-dere la civiltà latina senza avversare le aspirazioni degli slavi»36). Oltre al nome slavo, accettato con tolleranza da parte di alcuni autori grazie appunto a Tommaseo che afferma che il patrimonio culturale dalma-ta sia l’eredità comune della comunità slava e quella italiana («l’odio dei Dalmati-Slavi contro i Dalmati-Italiani è odio suicida»37), il nome croato suscita numerosi commenti negativi ed ironici. L’autore ano-nimo dell’articolo intitolato Come pensasse Niccolò Tommaseo38 spiega le distinzioni tra questi due concetti, secondo le quali il nome ‘slavo’ sottointende la popolazione non-romana della Dalmazia, mentre il nome ‘croato’ indica un popolo semibarbaro, famigerato per i suoi sentimenti filoaustriaci. Dopo il 1848 ed il 1861 ed il tentativo fallito dell’unità della Dalmazia alla Croazia, Tommaseo, osserva l’autore, sviluppa un atteggiamento assai negativo nei confronti dei croati, dei quali tra l’altro scrive: «Croati il vostro nome è odioso»39. Oggi, a dis-tanza di quasi 200 anni, si può affermare con sicurezza che la pietra d’inciampo nei rapporti di Tommaseo con i croati non era la questi-one di nazionalità, bensì il nome croato, che alla metà dell’Ottocento suscitava sentimenti negativi. A tale proposito nel 1848, parlando dell’unione della Dalmazia alla Croazia Tommaseo scrive: «L’abisso è già aperto, non da voi, si per vostra cagione, Croati. In nessun pa-ese forse del mondo vivevano sulla terra medesima uomini di lingua diversa e unanimi tanto... Chi è che di subito ci divide? Il tuo nome, o Croazia!»40. L’unione della Dalmazia alla Croazia, secondo Tomma-seo, sarebbe dannosa, se nella futura comunità nazionale prevalesse il marchio nazionale croato che, oltre a rafforzare l’elemento tedesco

35 Ibid.36 Cfr. M. Cace, La stampa in Dalmazia, «La rivista dalmatica», XXIX, 1 (1958).37 «Il Dalmata», 11/10/1902.38 Ibid.39 Ibid.40 M. Cace, Il pensiero politico di Tommaseo sulla Dalmazia, Roma, Tipografia Am-

brosini, 1974, p. 3.

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a discapito di quell’italiano presente in Dalmazia da secoli, potrebbe attirare l’ira per eventuali misfatti croati.

Dal 1908 al 1915 è in costante aumento il numero degli articoli polemici tra i giornali italiani, in primo luogo «Il Dalmata», e quelli croati, «Il Nazionale» di Zara e «Hrvatska Rieč»41 («La parola croata») di Sebenico. I giornali croati pubblicano numerosi articoli sul Tomma-seo croato, ed alcuni, come ad esempio «Hrvatska Rieč», dimostrano un atteggiamento assai negativo nei confronti del loro concittadino. L’articolo del 1908 intitolato Starežine talijanske42 discutendo la neces-sità dell’uso della lingua italiana in Dalmazia come fattore d’identità conclude:

Il vecchietto italiano ci rimprovera che noi, concittadini di Nicco-lò Tommaseo non sappiamo che cosa sia la cultura italiana. Ma egli non capisce che proprio questo suo rimprovero ci da ragione. A noi di Niccolò Tommaseo ci è rimasto solo il monumento in bronzo. E agli «italiani» la sua opera, il frutto del suo ingegno. A noi la materia, a loro il patrimonio spirituale43.

Nello stesso anno «Il Dalmata» pubblica l’articolo Di Niccolò Tommaseo e del suo cognome44 in cui Paolo Mazzoleni, servendosi de-gli opuscoli di Tommaseo I nomi e le schiatte e Il serio nel faceto, nega le dichiarazioni del prof. Alessandro d’Ancona e Graziadio Ascoli sulla forma originale del cognome Tommaseo che, secondo i due studiosi, era Tomasich o Tomasev. Di particolare interesse sono i contributi letterari, spesso in forma di poesia, di scrittori o poeti più o meno conosciuti, dedicati a Tommaseo, o al suo monumento a Sebenico, che, a causa della mancanza di una sepoltura in Dalmazia, diventa la meta del pelle-grinaggio dei dalmati. Tra le poesie d’occasione dedicate a Tommaseo menzioneremo la poesia poco conosciuta di Luca Poduje, pubblicata nel suo libro intitolato Il Padre ai propri Figli onde imparino conoscere la libertà - La madre alle proprie creature onde imparino la lingua e riportata da «Il Dalmata»:

41 Usciva a Sebenico dal 1905 al 1914; direttore responsabile Vladimir Kulić.42 «Hrvatska Rieč», 8/4/1908.43 Ibid.44 «Il Dalmata», 14-15/8/1908.

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Con affetto e sennità, vengo dirvi la verità, della mia lingua cari non v’al mondo d’essa pari.

La da Dante ben descritta, da Manzoni poi pulita, Tommaseo nella vita, con sinonim’arichita. Ma ancora snaturata, Nel scrivere un po’ stà45.

La poesia, pur essendo priva di valore artistico ed estetico, testimo-nia la presenza e l’universalità del pensiero tommaseano anche nei circo-li meno colti. Nella poesia dal titolo simbolico Rocca crociata46 l’autore, Dalmazio Liburnico, offre un percorso della storia dalmata dai tempi del re Bela d’Ungheria fino alla dominazione veneta. La Dalmazia con la sua storia travagliata, identificata con il motivo dantesco dell’ostello («Ahi, serva Italia, di dolore ostello») rimpiange la gloria dei Comuni e la bandiera veneta sostenuta da Tommaseo.

Come è già stato accennato, il monumento a Tommaseo, opera dello scultore Ximenes, eretto nel 1896 nel giardino pubblico di Se-benico, nelle vicinanze della casa natale del Sebenicese, suscita molto interesse da parte dei giornali croati ed italiani. Il monumento assume un importante ruolo didattico, che per la sua collocazione centrale testi-monia la grandezza del conciliante pensiero tommaseano. Nell’articolo Voti di conciliazione47 pubblicato nel 1901 da «Il Dalmata», il consigliere di Spalato Giuseppe Piperata riconosce nel monumento a Tommaseo l’unità del popolo slavo e quello italiano in Dalmazia. Il fatto è che il monumento a Sebenico è stato realizzato grazie ai finanziamenti di tutti i cittadini di Sebenico e delle altre città dalmate senza distinzioni di lin-gua, nazione o appartenenza politica (Paolo Mazzoleni nel libro Niccolò Tommaseo e il suo monumento in Sebenico riporta la lista degli oblatori

45 «Il Dalmata», 15/12/1909.46 «Rivista Illustrata», 15/6/1899.47 «Il Dalmata», 6/3/1901.

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insieme all’importo versato. È interessante notare che tra i primi oblato-ri troviamo il nome di Ante šupuk, podestà di Sebenico e membro del partito croato). Oltre ad essere la meta del pellegrinaggio, dopo il 1901 il monumento a Sebenico diventa un interlocutore muto, considerato quasi una copia di Tommaseo in bronzo, a cui non è data la possibilità di polemizzare. Di conseguenza, vengono pubblicati gli articoli rivolti non più a Tommaseo, bensì al suo monumento incapace di opporsi a coloro che, ovviamente, non fossero più sulle orme del suo pensiero (la figura retorica usata negli articoli in questione è l’apostrofe). Gli articoli degli autori croati insistono sull’atteggiamento filocroato di Tommaseo (nel dispaccio del comune di Sebenico del 1902 tra l’altro si legge: «A Tommaseo come croato abbiamo noi croati a Sebenico innalzato a no-stre spese il monumento»48), mentre quelli italiani trascurano la slavicità di Tommaseo e il suo ruolo nel movimento illirico (nell’articolo La culla del rinascimento dalmata49 l’autore nella sua descrizione di Sebenico si sofferma davanti al monumento: «Di fronte alla marina, nel giardino pubblico, s’erge nel bronzo dello Ximenes la veneranda figura del Tom-maseo, simbolo e gloria dell’italianità dalmata»50).

Si può concludere che gli articoli pubblicati negli anni Novanta del secolo XIX, e nei primi anni del Novecento rimangono fedeli all’i-dea della nazione dalmata invocata da Tommaseo, mentre gli articoli pubblicati dopo il 1904 e 1905, in conformità con il predominante clima politico, si allontanano in gran parte da essa. Vitaliano Brunelli, realizzando una rottura con quelli che l’hanno preceduto, nell’articolo intitolato Un referendum51 ripudia il pensiero tommaseano affermando che il periodo di convivenza pacifica dei due popoli in Dalmazia appar-tiene al passato:

Il sogno del Tommaseo, che ignorava la stampa nostra, e credeva nella fratellanza fra italiani e slavi, si è dileguato irreparabilmente! Sotto la suggestione di quel sogno, noi e con noi il Tommaseo salutammo plaudenti, nel ’48, ’49, la prima entrata nei nostri ginnasi della lin-gua slava come materia obbligatoria; ma poco di poi il Tommaseo fu

48 «Il Dalmata», 22/10/1902.49 «Il Dalmata», 6/11/1907.50 Ibid.51 «Il Dalmata», 20/7/1912.

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malmenato dagli slavi peggio di un facchino, i nostri ginnasi italiani diventarono bilingui, e da ultimo, meno quello di Zara, furono tutti slavizzati52.

Una politica del genere, la cui conseguenza è la sorte che subì il monumento a Sebenico nel 194553, influenzò in modo significativo la percezione del pensiero tommaseano in Dalmazia, specialmente nei cir-coli slavi che non vedono più nella figura di Tommaseo il protettore del-le loro idee nazionali e culturali. Il pensiero tommaseano e il ruolo che Tommaseo svolse sulla scena socio-culturale e letteraria della Dalmazia ottocentesca, oggi in Dalmazia, e in particolare nella sua nativa Sebeni-co, rimangono senza echi. La maggior parte degli studiosi sebenzani di letteratura e di storia non guarda con favore alla figura di Tommaseo e alla sua eredità sociale e politica (qui non includo il professor Mate Zo-rić, anche lui sebenzano, che dedicò a Tommaseo studi e ricerche pre-ziose). L’ex direttore del Museo nazionale di Sebenico, Slavo Grubišić, nel suo libro intitolato Šibenik kroz stoljeća esprime un atteggiamento estremamente negativo nei riguardi di Tommaseo:

E così, questo illustre sebenicese lavorò con ogni sforzo a discapito degli interessi nazionali del popolo croato da cui prese le radici. Nel periodo successivo, tutti gli irredentisti, imperialisti e fascisti italiani, nonché gli attuali italiani neofascisti e revanscisti, si servirono delle idee politiche, dei giudizi e degli atteggiamenti espressi da Tommaseo, per «giustificare» e «provare» la fondatezza delle loro pretese sciovinistiche e irredentistiche verso il nostro territorio nazionale. Lo fecero e lo fanno con pieno diritto perché Tommaseo, «l’infallibile autonomista», gli fornì

52 Ibid.53 Il monumento a Sebenico è stato demolito nel febbraio del 1945 alcuni giorni

dopo il discorso, tenuto ai piedi del monumento, dal poeta Vladimir Nazor, presidente del Consiglio territoriale antifascista della Croazia. Una mano del monumento, che probabilmente era stato fuso nella fabbrica ubicata nel quartiere cittadino di Cernizza, oggi viene esposta alla Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone a Venezia. Il primo a venire in possesso della mano, che la tenne nella sua casa a Sebenico dalla demolizione del monumento fino agli anni Novanta del secolo scorso, fu Emil Dreščik. Poco prima dello scoppio della guerra civile in Croazia, Dreščik, a condizione che non si scoprisse mai chi fosse stato il primo possessore della mano, la regala al suo amico d’infanzia Ulisse Donati, che la donò al Museo della Scuola Dalmata.

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l’opportunità con i suoi scritti politici, che sono il frutto della sua scarsa conoscenza della storia nazionale dei croati e degli altri popoli jugoslavi, della sua superficiale conoscenza della cultura del nostro popolo e delle sue dichiarazioni controverse sui suoi sentimenti nazionali. Al suo paese natale e al popolo da cui prende le radici non lasciò nessuna eredità né offrì aiuto. Tutte le sue potenze e la sua vita intera, Tommaseo le dedicò all’Italia e al popolo italiano, lasciando alla cultura italiana il suo gigan-tesco opus letterario che consiste di più di 200 opere diverse54.

Oltre all’attività politica di Tommaseo che è tuttavia argomento di un dibattito accanito, le argomentazioni deformate presentate da Grubišić e non ribadite con nessuna prova scientifica, sembrano essere il frutto della sua scarsa conoscenza dell’eredità letteraria e sociale di Tommaseo. Sebenico, che secondo Grubišić fu trascurata e dimenti-cata da Tommaseo, fu una fonte inesauribile d’ispirazione per le opere tommaseane55, e per i sebenzani ripetutamente ricordati dal loro illustre concittadino56. Oggi a Sebenico una sola targa viaria in una piazza dedi-cata a Tommaseo ricorda ai sebenzani il loro sommo concittadino che, come sembra, non è ancora tornato dal lungo esilio nella città che lo vide nascere nel lontano 1802.

54 S. Grubišić, Šibenik kroz stoljeća, šibenik, Muzej grada šibenika, 1974, p. 143.55 «Da queste misere delizie il pensier mio vola agl’ ignudi poggi di Sebenico a’quali il

sole addopandosi innanzi che muoia, dipinge le nuvolette serene, ed esse la quieta marina, di colori mestamente gai»; N. Tommaseo, Fede e bellezza, Milano, RCS Libri S.p.A., 2000, p. 100.

56 Il ricavato dalla vendita del libro Intorno alle cose dalmatiche e triestine Tommaseo lo donò agli affamati di Sebenico; il ricavato dalla vendita del libro Dell’animo e dell’ingegno di Antonio Marinovich lasciò alla famiglia dell’amico defunto; in morte lasciò al clero di Sebenico mille lire per l’acquisto di libri e fece dono di una intera biblioteca alla società del Casino di Sebenico; Ivan Milčetić nella sua prefazione alle Iskrice ricorda che Tommaseo, durante il periodo del governo Manin, istituì a Venezia la cattedra di croato ritenendo che «quella lingua fosse neccessaria all’Italia». Cfr. S. Roić, La (s)fortuna delle «Iskrice» di Niccolò Tommaseo, in Custodi della tradizione e avanguardie del nuovo sulle sponde dell’Adriatico, Atti del Convegno internazionale di Studi (Pescara, 25-28 maggio 2005), a cura di L. Avellini - N. D’antuono, Bologna, Clueb, 2006, p. 199.

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