Accademia Gonzaghesca degli Scalchi...valle del Nilo, il maiale ebbe ampia diffusione nell’Antico...

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Parigi, Basilica di San Denis. Altorilievo raffigurante il mese di dicembre, 1200 Accademia Gonzaghesca degli Scalchi in Collaborazione con il Circolo Anspi di Gozzolina Disciplinare DEL SALAME NOSTRANO TIPICO DI CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (MN)

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    Parigi, Basilica di San Denis. Altorilievo raffigurante il mese di dicembre, 1200

    Accademia Gonzaghesca degli Scalchiin Collaborazione con il Circolo Anspi di Gozzolina

    Disciplinare

    DEL SALAME NOSTRANO TIPICODI CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (MN)

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    Accademia Gonzaghesca degli Scalchiin Collaborazione con il Circolo Anspi di Gozzolina

    Disciplinare

    DEL SALAME NOSTRANO TIPICODI CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (MN)

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    L’editore intende ringraziare tutti quanti hanno agevolato con piena disponibilità il suo compito, fornendo utili indicazioni e suggerimenti, in particolare: l’Accademia Gonzaghesca degli Scalchi, il Circolo Anspi di Gozzolina, l’Amministrazione Comunale di Castiglione delle Stiviere, Danilo Poloni, Marco Bonati, Massimo Castrini, Maurizio Fezzardi, Cornelio Marini, Manlio Paganella, Zeno Roverato. Ringrazia inoltre la famiglia Cargnoni per aver concesso le foto della mailatura di Gianni.

    Fotografie: Andrea Dal Prato

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    PRESENTAZIONE

    Promuovere un prodotto tipico di un piccolo territorio della provincia man-tovana può sembrare anacronistico in un mondo sempre più globalizzato anche nella diffusione dei prodotti alimentari. Ma credo sia proprio la strada giusta verso quel tentativo e quella necessità di riscoprire le tradizioni e la storia delle nostre comunità, trovando anche, elemen-to molto importante in questo periodo storico, possibili sviluppi economici legati alla produzione e alla promozione. Il settore enogastronomico, infatti, è quello sul quale molte zone del nostro paese insistono per rilanciare economia e turismo; una enogastronomia di qualità ma soprattutto una enogastronomia frutto del lavoro di sapienti “artigiani del cibo”. L’Amministrazione comunale di Castiglione delle Stiviere ha creduto e as-secondato fin dall’inizio la proposta di valorizzare il percorso fatto negli ultimi anni da un gruppo di cittadini, gli amici di Gozzolina, che ha riscoperto il salame non soltanto come “prodotto” della nostra terra, quanto come “momento” di socializza-zione e rivalutazione di una storia e di una serie di valori delle nostre campagne. L’istituzione del regolamento De.Co. approvato all’unanimità dal Consiglio Comu-nale vuole essere l’inizio di un percorso che riporti sulle nostre tavole prodotti di prim’ordine e promuova Castiglione e i suoi piatti nell’Italia di oggi e in quella che accoglierà la manifestazione Expo 2015 dedicata, appunto, alla alimentazione “so-stenibile”. I ringraziamenti personali e a nome dell’intera comunità che ho l’onore e la fortuna di rappresentare a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto del salame nostrano tipico di Castiglione delle Stiviere.

    Il SindacoDott. Alessandro Novellini

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    INTRODUZIONE

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    INTRODUZIONE

    Di fronte al numero di iscritti, vicino alla cinquantina, al Corso di Masalì, organizzato dall’Accademia Gonzaghesca degli Scalchi e dall’ANSPI a Gozzolina, l’ubertosa frazione di Castiglione delle Stiviere, c’è da rimanere basiti se non addi-rittura sbalorditi. E il Comune che delibera la De.Co (denominazione comunale), del salame, codificando il disciplinare che attesta la qualità del prodotto e traccia le fasi che si susseguono dal maialino fino alla sua maturità passando per l’ingrasso ed arrivare all’atto finale, quello della macellazione. Da qui la produzione dell’insaccato e dei prodotti collaterali, il maiale è un animale “generoso“ che si offre all’alimentazio-ne in tutta la sua prestanza. Tanta passione, che si esprime sia con la partecipazione alle lezioni tenute da esperti, sia con la dedizione alla sperimentazione della cre-scita e della macellazione, ha portato all’eccellenza il salame prodotto nelle cam-pagne castiglionesi, per cui l’Amministrazione Comunale non poteva che accettare una realtà che si sta affermando dentro e fuori della comunità e suggellarla con l’atto pubblico della delibera comunale. Ciò detto nel rispetto dei fini scientifici, ricordiamo d’aver esordito con due aggettivi forti di cui va dato conto: basito e sbalordito. Sott’occhio ho il Dizionario della Lingua italiana, uno dei più attuali per non essere confutato e leggo alla pa-rola basito quanto segue: aggettivo il cui significato è: impietrito, attonito, traseco-lato, stupefatto Sono tutti sinonimi, pertanto l’uno vale l’altro, ma tutti si possono riassumere nell’espressione “da non credere ai nostri occhi… eppure è così”. Così come; l’aver constatato che una simile passione in tante persone conferma un tuffo nel passato, che si concretizza nel sentire di questi amici della campagna, che han-no trovato nella riscoperta delle loro radici l’affermazione della tradizione. Sono andati alle benemerenze del maiale nel periodo bellico e all’aiuto che ha dato a quelle popolazioni in fatto di alimentazione. Lui con le briciole che cadevano dalle tavole povere, diventando quasi erbivoro, ha trasformato il tutto in carne ed ha ar-ricchito la fantasia delle nostre nonne nel trattar di padelle sulla madre del fuoco. La torta, a base di sangue, ricca dell’uva raccolta e poi conservata sulle arelle per l’uso durante i mesi invernali quando il maiale si offriva all’olocausto per il bene della gente che abitava lo stesso cortile.

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    Il Rettore dell’Accademia Gonzaghesca degli ScalchiIng. Gastone Savio

    I ciccioli, le fettine di lardo o il gras pistà sulla polenta brustolita, le interiora, i famosi rognoni purificati sotto sale, il fegato fatto alla veneziana, ma anche alla lombarda. Il salame, vero principe della tavola, veniva prodotto anche con alcune varianti: con la pancetta, con “l’oss del stomec” e con la lingua. Si ri-cavavano inoltre: il culatello, la coppa, la pancetta e il cotechino, per non parlare dello strutto che ha sostituito il burro e l’olio fino agli anni ’50 del secolo scorso. Veniamo all’aggettivo sbalordito, sempre dallo stesso vocabolario: col-pito da grande meraviglia. C’è tutto, l’uscita dell’uomo dall’indifferenza per ri-tornare ai valori reali di una società vera che ci ha fatto superare le più grandi difficoltà. L’esaltazione dell’amicizia, l’affermazione della solidarietà, la disponi-bilità a condividere. Il ritorno, insomma, a quando nella comunità il problema di uno era il problema di tutti e la gioia di uno era la gioia di tutti. “Non ho il cales-se e il cavallo devo portare all’ospedale mia madre… preoccupati che stia bene perché al resto ci penso io”. Questa era la risposta, senza se e senza ma. Domani ammazziamo il maiale… ci siamo tutti e la sera sancirà la nostra amicizia davanti un piatto di risotto fatto da tua mamma, la “resdura”, colei che aveva nella tasca del grembiule nero le chiavi della madia. Le sere della Gozzolina, sono tutto que-sto, per cui stiamo vincendo una battaglia di civiltà, in premio il ritorno ad essere uomini ricchi dell’umanità più sincera e genuina. E pensare che in questi tempi di globalizzazione, del maiale, si parla solo valutando il prosciutto e il salame non è memmeno considerato. Grazie all’Ac-cademia Gonzaghesca degli Scalchi e all’Anspi della Gozzolina, ma soprattut-to a quei bravi ragazzi delle terre castiglionesi si è arrivati ad apprezzare tutto del maiale. Lui, l’eccellente, ha avuto la capacità di farci rivivere la serenità dei campi, una vita un tantino rallentata, ma arricchita di tanti valori che donano la speranza di poter affrontare il mondo offrendo amore e sincerità.

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    I più antichi ritrova-menti (pitture rupestri) che testimoniano la presenza del suino si trovano nelle grotte di Altimira, Spagna, e risalgo-no a circa 16.000 anni fa. Anche in Egitto, nella valle del Nilo, il maiale ebbe ampia diffusione nell’Antico Regno (2.600 a. C.). Lo ritro-viamo, poi, nel Nuovo Regno (1.700 a. C.) dove il maiale era uno degli alimenti principali degli operai che lavoravano nel villaggio di Deir el-Medi-na alla costruzione delle pira-midi. In questo stesso periodo sono documentate le offerte di maiali ai templi, come quel-la di Amenhotep III al tempio di Ptah a Menfi, allevamenti di suini presso santuari come nel recinto sacro di Osiris ad Abido. Numerosi documenti scritti, riferibili ai diversi mo-menti storici, costituiscono preziosi riferimenti paleozoo-tecnici storico-culturali che te-stimoniano la domesticazione e l’evoluzione delle tecniche di allevamento del maiale, an-

    La storia

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    che nella terra mantovana. Un’indagine zoonaturalistica condotta su reperti osteologici, rinve-nuti nel sito archeologico etrusco del Forcello, in località Bagnolo San Vito, riferibili al V secolo a. C., Età del Bronzo, riscontra come l’animale più rap-presentato nella fauna domestica allevata sia il suino, del Genere “Sus”; evi-denzia, altresì un allevamento a carattere intensivo, stabile e specializzato di tipo brado o semibrado, basato sullo sfruttamento alimentare di estesi querceti specializzati di “Silvae Glandariae”. L’indice di frequenza dei frammenti osteologici rinvenuti, appar-tenenti agli arti posteriori (solo il 10%), fa presumere un consumo altrove della carne eccedente i consumi locali, previa conservazione (salatura ed affumicatura). Qualche esempio, Polibio, scrittore greco vissuto a cavallo tra il III e il II secolo a.C., dopo aver attraversato la Padania, scrive tra l’altro: “… la pianura è di gran lunga la più fertile e la più grande,… tanta è in quei luoghi l’ab-bondanza di cereali e di ghiande nei querceti”; … la maggior parte dei suini in Italia, per i bisogni dell’alimentazione privata e degli eserciti, si ricava dalla Pianura Padana”. Polibio ci racconta altresì: “…dell’arte dei suoi abitanti di produrre squisite ghiottonerie a base di carni suine ed in particolare salami, oltre a prosciutti, zamponi e mortadelle”... “Un Porcaro è stato compensato della sua atti-

    vità con la concessione di una terra a Rivarolo Mantovano, che coltiva assieme alla sua famiglia, in parte a grano e vigneto ed in parte boschi-vo destinato all’allevamento sui-no”; due porcari (Giovanni detto Cane e Gerardo detto il Pazzo) furono chiamati da Matilde di Canossa nel 1096 a derimere una lite sorta per il possesso di palu-di e boschi nell’Oltrepò Manto-vano. Arrivando al Rinasci-mento (1400-1600), alla risco-perta delle origini del salame mantovano, troviamo numerosi documenti (ricette, corrispon-denze, inventari di spesa, menù di pranzi e cene, editti, ecc…), che testimoniano una abbon-dante ed apprezzata presenza del salame sulle mense alla corte dei principi Gonzaga.

    Parigi, Louvre. Ritratto di Isabella D’Este. Leonardo da Vinci

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    Ricette: sul modo di fare li salami, la salsiza, li codeghini, le coppe, gli zam-budelli e le mortadelle; una lettera di Paula Arduida, collaboratrice di Isabella d’Este, preoccupata di dover far giungere a Roma alla “sua Marchesana” 50 salami - de li più belli et più grossi vi fossero, dubitando che si seriano guasti e schizzi (schiacciati), essendo ancora molto teneri e molli. Le corrispondenze della marchesa ad un altro suo collaboratore, Fe-derico da Casalmaggiore, come pure a Leonello da Baesio ed a Battista Sta-bellino, circa l’approvvigionamento di porci, oltre i sei già disponibili, per “li presutti”, “li salami”, “il maggior bisogno di mortadelle”, e per “lardarli” (fare lardo); epoca in cui Isabella d’Este Gonzaga, marchesa di Mantova, dispone-va giornalmente di salami, salami di lingua, salami cotti. Nel menù del banchetto per le nozze dell’eccellentissimo Duca di Mantova, oltre ai vari servizi di tavola si legge: vi erano poi diverse cose che la tavola era piena anche di salami… ecc… Bibiana di Pernstein (1584-1616), moglie di Francesco Gonzaga - 1° Principe di Castiglione delle Stiviere, albergava nel Casino Pernestano, nuo-va casa di campagna, di riposo, giochi e meditazioni, costruita a Gozzolina in direzione di Castiglione. Nel Casino trascorrevano i giorni di vacanza l’allegra brigata dei fi-gli e dei loro compagni di gioco e gli amici di passaggio e di soggiorno. Nelle fresche sale del piano terra o addirittura nel brolo, le tavole imbandite degli insaccati di maiale scandivano i giorni e le notti dell’allegria e del sorriso. Le feste di Carnevale sopra a tutte! Il salame fu “l’invitato” d’onore permanen-te a quelle tavole rurali e principesche: speziato e con ben dosato sapore d’a-glio, di grane talvolta diverse, secondo le diverse scuole, i gusti e le voglie di sperimentazione di Donna Bibiana e dei padroni di casa. I masalì, maestri

    Castiglione delle Stiviere (MN), Gozzolina. Casino Pernestano

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    macellai mantovani lavoravano con grande sapienza, sperimentavano con maestria ed entusiasmo e si confrontavano con i desideri della Principessa, ottenendo sempre nuovi incoraggianti risultati. Bibiana aveva raccolto idealmente il testimone da Isabella d’Este, in quel di Cavriana. Ebbero accoglienza costante e rispettosa i masalì da parte delle grandi famiglie di queste terre moreniche: i Pastorio, i Pastore, i Cara-vaggio, i Patrizio e quant’altri ancora. La loro opera si fece magistero anche presso le piccole corti e le famiglie che, sui doni di un solo maiale, avevano imparato a campare quasi per un anno. Arrivando alla seconda metà del secolo XIX, nel quale, a seguito del-la bonifica di una vasta area della pianura padana, con l’affiancarsi della foraggicoltura alla cerealicoltura già preesistente, si assiste al conseguente sviluppo della zootecnia da latte e con essa la nascita dei primi caseifici. È in questo periodo che vengono poste le basi di una suinicoltura moderna, impostata sulla “cultura del cosiddetto suino pesante” (ingrassa-to fino ad un peso di 150-160 kg ed oltre), sfruttando il siero residuo della caseificazione per l’alimentazione dei maiali, che vengono poi trasformati in prosciutti tipici ed insaccati di pregio, fra i quali il “Salame Mantovano”. Questo straordinario salume, è un prodotto di miscelazione, di im-pasto, quindi con il pregio di prestarsi ad un numero cospicuo di varianti, – la concia, il budello, l’aggiunta di droghe e sapori vari - pur mantenendo una composizione approssimativamente uguale. Queste diverse modalità di lavorazione che si riscontrano con evi-denza tra regioni, tra province e addirittura da un paese a quello limitrofo, distinguono la tipicità locale di ogni zona e soddisfano le preferenze palatali del consumatore. Indagando nell’ambito della nostra provincia per esempio, si può constatare che i salami tendono ad assomigliarsi ma mai al punto da poterli definire uguali. Parlando del salame mantovano, non si possono certo pari-ficare quelli dell’alto mantovano con quelli della bassa, delle terre del Po. Al confronto il palato esperto, avverte subito la differenza, la diver-sità tra gli uni e gli altri. Il livello di qualità e i valori di gusto sono vicini se parliamo dei salami di tipo casalingo – artigianale, perché sono preferiti per scelta personale, ma, intenditori in materia, hanno espresso la loro con-solidata convinzione, che i salami delle zone collinari dell’alto mantovano, possano vantare se pur di poco, un livello di qualità complessivamente su-periore. Essi ritengono inoltre che possano configurarsi cioè come insaccati che soddisfano pienamente il palato, che predispongono all’amicalità comu-nitaria, al conforto dello spirito ed a individuali meditazioni. Tra questi si impongono quelli di Castiglione Delle Stiviere. Nel territorio Aloisiano, i masalì, (la dizione è quella dell’alto man-tovano) persone forti e determinate, che avevano appreso l’arte dal padre o

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    dal nonno, quasi sempre braccianti e muratori, che durante i rigidi inverni di allora si ritrovavano senza lavoro, andavano per le case a fa sö el pursèl, La ricompensa se pur modesta era il sostentamento per la famiglia, oltre alla ciupeta (salamelle intrecciate) di cui venivano omaggiati. La loro opera era talmente apprezzata, che spesso le famiglie li pre-notavano un anno per l’altro. Consapevoli dell’importanza della loro figura e della loro opera, hanno saputo tramandare di generazione in generazione, la passione e i segreti dell’arte masalina. Oggi un affiatato gruppo di masalì, forti degli insegnamenti ricevuti e stimolati dalla passione per questa nobi-le e genuina tradizione, sono riusciti con entusiasmo a consolidarla e non intendono rinunciare ad avere appesi in cantina i propri salami, èl Baldachì, anzi, sono fermamente decisi e motivati a mettere in risalto il loro prodotto. Per questo si è formato il collegio degli informatori, che in ripetuti incontri presso l’ANSPI di Gozzolina, hanno collaborato con le loro testimo-nianze a documentare la tipicità del salame nostrano famigliare, al fine di ottenere la De.Co.

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    Dicembre, mese dedicato tradizionalmente all’uccisione del maiale. Altorilievo del XIII secolo, Arezzo, portale della chiesa di San Francesco

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    Solitamente si pratica da metà novembre a febbraio, in base alle condizioni climatiche può anticipare e posticipare.

    Scelta del maialeIl suino pesante padano mantovano è il preferito dai masalì della zona. Nor-malmente è pronto alla macellazione a 9/10 mesi di vita e 160/180 kg di peso, ideale per la trasformazione, soprattutto dei prosciutti. Il crescente prestigio del salame mantovano, con le varianti che denotano la tipicità pro-pria di ogni zona della provincia, ha dato uno stimolo forte a mantenere se non a migliorarne la qualità. Per questo chi ha la possibilità di allevarsi il maiale, oppure acquistandolo già di 100 kg e oltre, può prolungarne l’età e macellarlo a 12/13 mesi di vita e di 200/220 kg di peso, ottenendo carni ottimali per il salame. Alcuni allevamenti di suini, si sono attrezzati con un piccolo macello, nel rispetto delle normative igienico-sanitarie vigenti. Que-sti, sensibili a questa nobile causa (naturalmente con il proprio tornaconto), allevano una quantità di maiali, in proporzione alla richiesta, alimentandoli in modo appropriato e impostando loro una crescita più lenta, tale, da mi-gliorarne la qualità delle carni e di raggiungere età e peso come quelli sopra descritti.

    Scheda tecnica

    Periodo della maialatura

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    Dicembre, mese dedicato tradizionalmente all’uccisione del maiale. Altorilievo del XIII secolo, Arezzo, portale della chiesa di San Francesco

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    MacellazioneIl maiale va macellato con attenzione e rispetto, mantenendo l’animale tran-quillo. L’abbattimento avviene previo stordimento, cioè privato dei sensi: nei macelli con elettronarcosi tramite pinza elettrica, mentre nel privato, con pistola a proiettile captivo, ed eseguito da persona formata all’abbattimento. Segue una precisa iugulazione per il totale dissanguamento. Le operazioni che seguono, devono essere svolte abbastanza rapidamente fino all’evisce-razione, per evitare il processo di fermentazione della massa fecale.

    Scheda tecnica

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    LavorazioneÈ consentita a carne calda, cioè il giorno stesso della macellazione, oppure, la carne può essere lasciata riposare, raffreddare e lavorata il giorno succes-sivo.

    Parti anatomiche adattePer ottenere l’impasto del salame tipico, vanno usate tutte le parti nobili del maiale, cosce, spalle, coppe, lonze, pancette, lardo della schiena e del guanciale.

    Scheda tecnica

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    Mondatura della carneDeve essere eseguita con scrupolosa e paziente attenzione. Sezionata con cura in pezzi grossolani, si riduce ulteriormente in tagli più piccoli, aspor-tando tutto ciò che può compromettere la fragranza dell’impasto, renderlo sgradevole al palato, oppure avariare il prodotto durante la stagionatura, pregiudicandone la riuscita (nervi, piccole cisti, coaguli di sangue, ghiando-le, pelletiche, membrane e tutta la parte untuosa).

    Scheda tecnica

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    MacinaturaGeneralmente eseguita usando piastra con fori da mm 10, è consentito an-che l’uso di piastra con fori di mm 12.

    Percentuale magro-grassoPuò variare leggermente in base alle tendenze familiari. Le composizioni usate sono le seguenti: carne magra 70 /80% - lardo 20/30%.

    Scheda tecnica

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    ConciaRiferita a 100 kg d’impasto: sale marino a grana media da 2% a 2,3% - Pepe spaccato da 0,16% a 0,20%. Spezie: noce moscata, cannella e chiodi di garo-fano, miscelate in minime proporzioni che possono variare leggermente, in base alle diverse preferenze e usate in piccola quantità - Nitrato di potassio (nitro), può anche essere assente, se utilizzato, non deve mai superare i 15 g per quintale.

    AglioÈ consentito a piacere fino a un massimo di due teste (70/80 g circa), privato del germoglio, tritato grossolanamente e messo a macerare con vino rosso fermo e corposo della zona. Il tempo d’infusione e la quantità di vino, non sono definiti perché variano secondo tradizione familiare. Questa fase non influisce sulla tipicità del salame.

    Scheda tecnica

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    Scheda tecnica

    InsaccaturaSi esegue infilando sull’imbuto il budello rivoltato sul fondo, riempito in modo uniforme roteandolo e sfregandolo man mano che si riempie, per evi-tare bolle d’aria all’interno, infine si chiude rivoltando l’altro capo. La lun-ghezza dei salami varia da 25 a 35 cm, in proporzione alla larghezza.

    BudelloSolo naturale di maiale e in particolare, il “crespone pelato di scrofa” del calibro 7/8 e 8/9, è ammesso anche il calibro dieci.

    Lavorazione dell’impastoDopo avervi distribuito sopra, sale, pepe, spezie e nitro, a spaglio, con le mani aperte e le dita allargate, si esegue la pugnatura, mescolando e rivol-tando bene fino a quando la concia sia distribuita uniformemente. A questo punto si aggiunge il vino colandolo con un canovaccio per trattenere l’aglio, che sarà poi strizzato per dare solo l’aroma. Si rimescola ancora il tutto fino che l’impasto si presenta ben legato e omogeneo.

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    Legatura: È praticata a mano, con spago abbastanza sottile ⅔ (1 mm circa), ponendo otto corde longitudinali a uguale distanza e con un interspazio di cm 2 tra loro le trasversali.

    ForaturaEseguita con l’apposito attrezzo detto furì, quest’operazione è indispensa-bile perché permette al salame, una volta appeso, che l’impasto si depositi verso il fondo facendo uscire l’aria dai micro fori.

    Scheda tecnica

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    AsciugaturaFase molto delicata, i salami vanno collocati in un locale asciutto, senza fon-ti di calore dirette, con temperatura costante da tredici a sedici gradi, per sei- sette giorni. Passato questo periodo, se riuscita correttamente, il salame avrà: il budello asciutto al tatto, le prime corde trasversali in alto leggermen-te allentate, qualche puntino di muffa e l’esaltazione del profumo.

    StagionaturaSi esegue in locale fresco, possibilmente esposto a nord-est, alla temperatura di nove dieci gradi e con tasso di umidità da 75% a 85%, importante la pos-sibilità di arieggiare l’ambiente al bisogno, naturalmente nelle ore centrali di giornate soleggiate, cioè, dalle undici alle quindici. Con questi parametri la stagionatura ottimale si ottiene dopo 120 giorni circa.

    Scheda tecnica

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    Negli anni ‘50, il masalì, arrivava nelle corti in bicicletta con la cassetta degli attrezzi, avvolto nel tabarro

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    Collegio relatori e ricercatoriMarco Bonati Collaborore tecnico Accademia Gonzaghesca degli Scalchi Massimo Castrini Esperto e docente Accademia Gonzaghesca degli ScalchiMaurizio Fezzardi Masalì Accademia Gonzaghesca degli ScalchiCornelio Marini Gastronomo e docente Accademia Gonzaghesca degli ScalchiManlio Paganella Studioso e profondo conoscitore del territorioZeno Roverato Masalì esperto e docente Accademia Gonzaghesca degli Scalchi

    Collegio masalì informatori

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    ... Con grande entusiasmo e soddisfazione!!!...oggi (27 ottobre 2014) é una giornata storica dal punto di vista enogastronomico per il Circolo Anspi di Gozzolina, ma soprattutto per la comunità Castiglionese; In mattinata abbiamo consegnato ufficialmente in Comune, per essere sottoposto alla commissione comunale, il disciplinare di produzione del “SALAME NOSTRANO TIPICO DI CASTIGLIONE DELLE STIVIERE” formulando richiesta di attribuzione e riconoscimento del marchio De.Co. Questa DEnominazione COmunale permetterà sicuramente alla no-stra splendida Città di avere ulteriore visibilità, stimolare l’interesse, e creare una forte identificazione sul territorio. Con queste parole, il Presidente del Circolo Anspi Gozzolina, annuncia la conclusione dopo mesi di appassionata ricerca e confronto della stesura del disciplinare, che successivamente, è stato fatto proprio del Comune di Castiglione con l‘adozione ufficiale della De.Co.

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    il futuro in buone mani,le tue

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