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Marcaria: “una coerente ed elegante espressione artistica” Canicossa, Corte Grande Luzzara “Questo Ministero riconosce alla cancellata un importante interesse artistico e monumentale, sia per l’originale sua conformazione, sia per i suoi inscindibili legami con la retrostante villa che, nell’insieme, compone una coerente ed elegante espressione artistica” Nell’ambito dei lavori di manutenzione nel deposito dove si conserva la parte storica della documentazione “Bellezze Naturali” della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Brescia, riveste grande interesse il ritrovamento di un faldone del 1940, erroneamente conservato tra le pratiche ambientali. La busta, della Regia Soprintendenza ai Monumenti di Verona, Posizione 4 Affari Generali, n. 44, è intitolata “Mantova. Cancellate metalliche” e conserva documenti di varia natura relativi alla campagna di rimozione e raccolta delle cancellate metalliche da destinarsi alla fusione per ricavarvi armi da guerra. LA LEGGE 408 L’attività di Denuncia e raccolta delle cancellate di ferro o di altro metallo”, sancita dalla legge 408 dell’8 maggio 1940, sarà presto seguita da altre norme di consegna di materiali passibili di fusione, quali i monumenti in bronzo, e vedrà impegnate attivamente le Soprintendenze nella dichiarazione del valore artistico di questi manufatti e nel tentativo di conciliare l’obbligo normativo con la conservazione del patrimonio storico-artistico, sacrificato alle esigenze del conflitto bellico. La legge 408 prevedeva la totale rimozione dei cancelli entro la fine del 1940, per essere ceduti all’Ente Distribuzione Rottami (ENDIROT), che a sua volta le avrebbe messe a disposizione del Commissariato Generale per le Fabbricazioni di guerra (CogeFag). L’onere della rimozione dei cancelli era affidato ai proprietari, i quali erano altresì tenuti alla denuncia dei beni in loro possesso ai Podestà; questi ultimi avrebbero fatto pervenire le dichiarazioni all’ENDIROT . Comprese nell’obbligo di rimozione erano anche cancellate di proprietà pubblica: i Podestà dovevano inviare alla Prefettura gli elenchi delle recinzioni di scuole, edifici e manufatti pertinenti al comune, tra cui i monumenti ai Caduti. La sola speranza di evitare la consegna delle cancellate era la dichiarazione di esenzione del bene, sulla base del carattere di artisticità, monumentalità, valore artistico o storico del manufatto: dichiarazione fornita dalle Soprintendenze o, in casi particolari, dal Ministero per l’Educazione Nazionale. IL CARTEGGIO DEL 1940 Il carteggio del 1940 tra i privati cittadini, la Prefettura di Mantova che doveva inoltrare le richieste di esenzione alla Soprintendenza, e la Regia Soprintendenza ai Monumenti di Verona, Mantova e Cremona, diretta dal toscano Raffaello Niccoli, testimonia le criticità e le problematiche legate a questo tema: le resistenze dei proprietari, anche e soprattutto per la spesa di rimozione delle cancellare; le considerazioni dei Podestà sull’opportunità di mantenere intatte le recinzioni dei cimiteri e soprattutto dei Monumenti ai Caduti, se non per il valore artistico, per quello storico e patriottico; le difficoltà dell’ufficio veronese, costretto dalla ristrettezza di tempo e dalla conseguente impossibilità di effettuare tutti i sopralluoghi necessari, a valutare i beni basandosi su descrizioni o fotografie, queste ultime spesso di cattiva qualità, fornite spesso con reticenza dai proprietari, in quanto onerose. Si intuisce inoltre, nella corrispondenza tra i detentori dei beni e la Soprintendenza, un ulteriore gravame sull’istituto ministeriale: la, a volte imbarazzante, insistenza dei proprietari per ottenere un parere di esenzione. Una situazione che si ripresenterà nel 1941, per la consegna dei Monumenti in bronzo: l’ufficio di Verona, diretto ora da Gazzola, cozzerà più volte contro la volontà delle Amministrazioni locali di mantenere statue ricche di valore sentimentale, a volte più che artistico. Soprintendenza BAP Brescia Via G. Calini 26 25121 Brescia 030 28965254 - 217 [email protected] www.architettonicibrescia.lombardia.beniculturali.it Centro Nazionale Biodiversità Forestale “Bosco Fontana” – Verona Strada Mantova 29 46045 Marmirolo (MN) 0376 295933 PALAZZINA GONZAGHESCA DI BOSCO FONTANA GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO 2010 “Ferro alla Patria” Goito: il patriottismo non basta: Cancellate di manufatti “patriottici” sacrificate alla causa Monumento al Bersagliere Monumento ai Caduti della Grande Guerra Goito: la cancellata si mette in posa Proprietà Tosi Dalide vedova Nobis, piazza Sordello. Cancellata da consegnare in quanto non si riscontra “un sufficiente pregio artistico. Non è neppure posta a recinzione di un immobile particolarmente importante sia dal punto di vista artistico, come panoramico” Volta Mantovana: lo strano caso della cancellata e le 500 lire. Proprietà Franzini La cancellata, non ispregevole opera della fine dell’Ottocento, ha molta importanza specialmente dal punto di vista panoramico. Essa deve essere conservata per la visione del parco che si affaccia sulla strada. Ma poiché non tutta riveste uguale importanza, così giudico debba essere conservato il tratto tra le due strade, demolendo il tratto tra il cancellino su via San Martino ed il confine della casa. Vi do atto d’aver ricevuto la somma di £ 500 per sovvenzioni straordinarie al personale della Soprintendenza, e di ciò vi ringrazioVilla Franzini 1940 Suzzara: quando la modernità non paga. Proprietà Baratta “Poiché si tratta di una cancellata di un certo pregio artistico, ma di fattura giustamente contemporanea” si rimette la decisione al Ministero, che ne dispone la demolizione a norma di legge Proprietà Baratta, 1940 Schede redatte da Daniele Rancilio, Diana Vecchio, Laura Sala, Barbara Scala, Valeria Ghezzi

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Marcaria: “una coerente ed elegante espressione artistica” Canicossa, Corte Grande Luzzara

“Questo Ministero riconosce alla cancellata un importante interesse artistico e monumentale, sia per l’originale sua conformazione, sia per i suoi inscindibili legami con la retrostante villa che,

nell’insieme, compone una coerente ed elegante espressione artistica”

Nell’ambito dei lavori di manutenzione neldeposito dove si conserva la parte storica delladocumentazione “Bellezze Naturali” dellaSoprintendenza ai Beni Architettonici diBrescia, riveste grande interesse ilritrovamento di un faldone del 1940,erroneamente conservato tra le praticheambientali.La busta, della Regia Soprintendenza aiMonumenti di Verona, Posizione 4 – AffariGenerali, n. 44, è intitolata “Mantova.Cancellate metalliche” e conserva documentidi varia natura relativi alla campagna dirimozione e raccolta delle cancellatemetalliche da destinarsi alla fusione perricavarvi armi da guerra.

LA LEGGE 408L’attività di “Denuncia e raccolta dellecancellate di ferro o di altro metallo”, sancitadalla legge 408 dell’8 maggio 1940, sarà prestoseguita da altre norme di consegna di materialipassibili di fusione, quali i monumenti inbronzo, e vedrà impegnate attivamente leSoprintendenze nella dichiarazione del valoreartistico di questi manufatti e nel tentativo diconciliare l’obbligo normativo con laconservazione del patrimonio storico-artistico,sacrificato alle esigenze del conflitto bellico.La legge 408 prevedeva la totale rimozione deicancelli entro la fine del 1940, per essereceduti all’Ente Distribuzione Rottami(ENDIROT), che a sua volta le avrebbe messe adisposizione del Commissariato Generale perle Fabbricazioni di guerra (CogeFag). L’oneredella rimozione dei cancelli era affidato aiproprietari, i quali erano altresì tenuti alladenuncia dei beni in loro possesso ai Podestà;questi ultimi avrebbero fatto pervenire ledichiarazioni all’ENDIROT. Compresenell’obbligo di rimozione erano anchecancellate di proprietà pubblica: i Podestàdovevano inviare alla Prefettura gli elenchidelle recinzioni di scuole, edifici e manufattipertinenti al comune, tra cui i monumenti aiCaduti. La sola speranza di evitare la consegnadelle cancellate era la dichiarazione diesenzione del bene, sulla base del carattere diartisticità, monumentalità, valore artistico ostorico del manufatto: dichiarazione fornitadalle Soprintendenze o, in casi particolari, dalMinistero per l’Educazione Nazionale.

IL CARTEGGIO DEL 1940Il carteggio del 1940 tra i privati cittadini, laPrefettura di Mantova che doveva inoltrare lerichieste di esenzione alla Soprintendenza, e laRegia Soprintendenza ai Monumenti di Verona,Mantova e Cremona, diretta dal toscanoRaffaello Niccoli, testimonia le criticità e leproblematiche legate a questo tema: leresistenze dei proprietari, anche e soprattuttoper la spesa di rimozione delle cancellare; leconsiderazioni dei Podestà sull’opportunità dimantenere intatte le recinzioni dei cimiteri esoprattutto dei Monumenti ai Caduti, se nonper il valore artistico, per quello storico epatriottico; le difficoltà dell’ufficio veronese,costretto dalla ristrettezza di tempo e dallaconseguente impossibilità di effettuare tutti isopralluoghi necessari, a valutare i benibasandosi su descrizioni o fotografie, questeultime spesso di cattiva qualità, fornite spessocon reticenza dai proprietari, in quantoonerose. Si intuisce inoltre, nellacorrispondenza tra i detentori dei beni e laSoprintendenza, un ulteriore gravamesull’istituto ministeriale: la, a volteimbarazzante, insistenza dei proprietari perottenere un parere di esenzione.Una situazione che si ripresenterà nel 1941,per la consegna dei Monumenti in bronzo:l’ufficio di Verona, diretto ora da Gazzola,cozzerà più volte contro la volontà delleAmministrazioni locali di mantenere statuericche di valore sentimentale, a volte più cheartistico.

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“Ferro alla Patria”

Goito: il patriottismo non basta: Cancellate di manufatti “patriottici” sacrificate alla causa

Monumento al Bersagliere

Monumento ai Caduti della Grande Guerra

Goito: la cancellatasi mette in posaProprietà Tosi Dalide vedovaNobis, piazza Sordello.Cancellata da consegnare inquanto non si riscontra “unsufficiente pregio artistico.Non è neppure posta arecinzione di un immobileparticolarmente importantesia dal punto di vistaartistico, come panoramico”

Volta Mantovana: lo stranocaso della cancellata e le 500lire. Proprietà Franzini

“La cancellata, non ispregevole opera della finedell’Ottocento, ha molta importanzaspecialmente dal punto di vista panoramico.Essa deve essere conservata per la visione delparco che si affaccia sulla strada. Ma poichénon tutta riveste uguale importanza, cosìgiudico debba essere conservato il tratto tra ledue strade, demolendo il tratto tra il cancellinosu via San Martino ed il confine della casa. Vido atto d’aver ricevuto la somma di £ 500 persovvenzioni straordinarie al personale dellaSoprintendenza, e di ciò vi ringrazio”

Villa Franzini 1940

Suzzara: quando la modernità nonpaga. Proprietà Baratta

“Poiché si tratta di una cancellata di un certo pregioartistico, ma di fattura giustamente contemporanea”si rimette la decisione al Ministero, che ne dispone lademolizione a norma di legge

Proprietà Baratta, 1940

Schede redatte da Daniele Rancilio, Diana Vecchio, Laura Sala, Barbara Scala, Valeria Ghezzi

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“Bronzo alla Patria”MONUMENTI IN BRONZO PER I QUALI SI CONCEDE LA DEMOLIZIONE NON RIVESTENDO ESSI UN ECCEZIONALE VALORE STORICO ARTISTICO

BardolinoSan Bonifacio

Bosco Chiesa Nuova

MONUMENTI PER I QUALI ERA PREVISTA LA CONSERVAZIONE

Soave

Marmirolo Goito

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Durante il secondo conflitto mondiale, la RegiaSoprintendenza ai Monumenti per Verona,Mantova e Cremona fu «chiamata a giudicare ilcarattere di artisticità» di monumenti inbronzo e cancellate in ferro che ilSottosegretariato per le Fabbricazioni di Guerrarichiedeva di consegnare per ricavarnemateriale da rifondere. La documentazioned’archivio, conservata presso la Soprintendenzaai Beni Architettonici e Paesaggistici di Brescia,raccoglie buste con documenti risalenti a duecensimenti dei materiali metallici per i qualiesisteva obbligo di denuncia alla RegiaPrefettura, nel 1940 e nel 1941, siti nelterritorio cremonese, veronese e mantovano.L’attività di censimento è iniziata dalSoprintendente Niccoli, predecessore diGazzola, che scrisse ai comuni «vogliate farmipervenire con la massima sollecitudine, ed inogni caso non oltre il 10 marzo p.v. un elenco ditutti i monumenti pubblici in bronzo esistenti[…] comprese le targhe bronzee applicate apareti di fabbricati. Di detti monumenti mifarete tenere il nome dell’autore e l’anno difattura. Mi farete tenere anche una chiarafotografia di ognuno di essi». Con questacircolare, diramata il 26 febbraio 1941 aiPodestà dei comuni del territorio dicompetenza, la Regia Soprintendenza ordinaval’invio degli elenchi dei manufatti non ferrosi diproprietà comunale che, in osservanza allecircolari ministeriali sarebbero stati inoltraticon parere del Ministero dell’EducazioneNazionale alla Presidenza del Consiglio deiMinistri, In base alle circolari emanate dalMinistero dell’Educazione Nazionale in data 18ottobre e 22 novembre c.a., ogni decisionecirca il valore artistico dei monumenti in bronzodestinati alla fusione, era riservata al Ministerostesso, chiamato ad esprimere un giudizio sullascorta della documentazione raccolta. Buonaparte della documentazione attestantel'attività di censimento dei pubblici manufattiin bronzo svolta, tra gli anni 1941-1943, dallaSoprintendenza di Verona è conservata pressol'Archivio della Soprintendenza ai BeniArchitettonici e Paesaggistici di Brescia. Lefotografie che insieme alle poche notedescrittive, accompagnano gli elenchi inviatidai Podestà, illustrano un esteso campionariodi manufatti risalenti agli anni venti e trenta delNovecento, affascinanti per qualità e varietà disoggetti. L’attività di cernita operata daiSoprintendenti risulta alquanto difficoltosa eosteggiata dalle Amministrazioni locali, talvoltafrenate da legami sentimentali alle opere inoggetto simbolo di eroismo coraggio e di valorinazionalistici. Infatti non pochi sono i casi in cuii Podestà omettono di elencare alcunimonumenti (busti, targhe, insegne, monumentiai caduti della prima guerra). I documenti ciinformano come il Soprintendente RaffaelloNiccoli, predecessore di Gazzola, abbiameticolosamente compilato l’inventario deimonumenti in bronzo esistenti nei territori e dicome, anche con l'aiuto di una commissione diesperti, preparò gli elenchi dei monumenti darisparmiare alla fusione e quali debolimotivazioni artistiche e civili abbia invocato.Nel luglio 1941, quando Piero Gazzola subentraa Niccoli nella direzione della Soprintendenzadi Verona, gli elenchi delle opere erano giàpronti e, in alcuni casi, già spediti al Ministero,ma sebbene la sua attività sia documentata dapoche note, il suo impegno di conservatore simanifesta nell’attenzione posta verso alcunimonumenti: il Soprintendente si premura diavere maggiori notizie circa l’anno direalizzazione, gli autori e i soggetti delle opere,chiede chiarimenti al Ministero dell'EducazioneNazionale quando questo si esprimeautonomamente, fuori dagli ambiti dellecompetenze storico-artistiche, su esplicitosollecito dei Prefetti (come col Lombrosorisparmiato alla fusione), si pregia dicomunicare le decisioni ministeriali ai Podestà,non lascia cadere nel vuoto gli appelli e lerichieste di rivalutazione delle opere.

Isola Rizza Villafranca

Monumento al Lombroso

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Il “Castello” di Marmirolo. Uno “Stupendo” arsenale militare

L'utilizzo a scopi militari del complesso di Bosco Fontana risale alla fine del Settecento,dopo la soppressione del convento camaldolese nel 1782, quando nel bosco si insediò unarsenale militare in piena attività e la Foresteria di Carlo I venne convertita a polveriera intempo di pace (un Friedenspulvermagazin ovvero un magazzino di polveri e munizionilontano dalla città). Lo sfruttamento bellico del sito interessò il patrimonio monumentale equello boschivo: in un discorso tenuto alla Camera dei Deputati nella seduta dell'8 febbraio1886, il conte D’Arco, in merito all’inopportunità dell’alienazione di Bosco Fontana, vanta lepossibili rendite derivanti dal mantenimento del bosco e riferisce che il bosco dellaFontana “...è composto di piante adatte agli usi della marineria e degli arsenali militari” inesso vi sono circa 50.000 querce di grande diametro, infatti “In questi giorni il ministerodell’agricoltura e commercio sta facendo, se non lo ha già concluso, un contratto colministero della guerra, col quale gli cede 3000 querce del bosco della Fontana per i suoiarsenali.”..(Voce di Mantova 11 giugno 1937 Come il parco stupendo fu salvato nel 1886). Illegname serviva alle opere di fortificazione e per l’approvvigionamento militare d’assedio ecivile. Il taglio degli alberi d’alto fusto “...eseguito per la maggior parte dal militare, siaaustriaco, sia francese, senza una direttiva cognizione agraria, divenne il maggior flagello didetti boschi” (1803 agosto 31 – relazione sub-economato del Mincio riguardante.interventi di manutenzione ai Boschi Nazionali e in particolare al Bosco della Fontana).ASMn, Prefettura del Mincio, b.285, fasc.33.

La presenza del deposito di munizioni costituisce il pericolo maggiore per l’integrità delcomplesso monumentale: il 21 aprile 1848 la violenta esplosione di 2000 razzi incendiaririmasti incustoditi nella polveriera abbandonata (Quarantotto mantovano, in RealeAccademia Virgiliana di Mn "Atti e Memorie", 1933) danneggia profondamente l'Eremoe la Foresteria romitorio di Bosco Fontana.

FOTO ASMn ruderi dell'ex eremo del Bosco della Fontana (1945 foto Gino Filippini) ancora in uno stato tale da poterne leggere non solo i volumi architettonici, ma anche le decorazioni esterneASMn, Doni e Acquisti (inv. 132), b. 3. Concessione 31/2010. Si ringraziano Elena Mirandola e Mattia Solera per la gentile segnalazione.

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Il 26 Luglio 1939 il Soprintendente Barbacci, allarmato per il pericolo che sovrasta il “Castelletto”di Marmirolo, sede di un Comando della Milizia Forestale, rivolge un appello al Comandante delPresidio Militare di Mantova: "Poiché è mio compito tutelare l'integrità degli edificimonumentali e delle bellezze naturali della zona, prego codesto On.Comando di voler esporre achi di ragione la necessità che dalla polveriera del Bosco Fontana sia allontanato il materialeesplosivo e possibilmente quant'altro possa invogliare il nemico a dirigervi il tiro aereo.“ L’istanzacautelare non fu accolta dal generale di Brigata Comandante Merzari che spiega come BoscoFontana si presti magnificamente quale deposito di esplosivi. (“..è il deposito meglio occultatodella piazza di Mantova”, 11 agosto 1939...). La preoccupazione del Soprintendente Barbacci erapiù che fondata. Al tempo della seconda guerra mondiale la foresta di Marmirolo era statamilitarizzata e la Palazzina occupata da un comando tedesco. Mantova e la sua provincia eranosede di una delle tre principali basi logistiche tedesche presenti nella penisola italiana, ecostituiva un obiettivo delle incursioni aeree alleate. Tra il 14 febbraio 1944 e il 23 aprile 1945, lacittà subì 99 bombardamenti anglo-americani: bersagli strategici furono gli stabilimenti militari ei depositi di armamenti. (tra questi il complesso francescano in via Scarsellini, la casema SanGiovanni sede della Milizia volontaria e la ex-chiesa dei Filippini, sede di un deposito di armileggere che venne completamente distrutta da un bombardamento il 4 settembre 1944.).

Cariche dagli effetti sicuramente devastanti, per nostra fortuna, mai esplose. Nonostante non risultino documentatibombardamenti ai danni del bosco di Marmirolo gli eventi bellici del primo Novecento indussero un generale degradodel complesso monumentale di Bosco Fontana. Sulla Palazzina si susseguirono diversi interventi di restauro eripristino che, anche a causa dei materiali industriali a matrice cementizia utilizzati, hanno comportato un acceleratodeterioramento sia materico che estetico dell’edificio. In particolare la finitura delle bugnature rustiche risulta esserestata rivestita di uno spesso strato di boiacca cementizia che ha reinterpretato e snaturato, occultandolo, il leggero edelicato modellato rispettato anche nei restauri settecenteschi. Il risultato fu quello di una facciata appesantita, oltreche dalla materia non adeguatamente trattata, anche dal grigiore uniforme delle superfici, in contrasto con latradizione delle bugne simulanti pietre naturali colorate. A ciò vennero presto ad aggiungersi gli effetti di degrado edisgregazione innescati dalla incompatibilità della matrice cementizia con i materiali storici, accelerati dalle condizioniambientali del bosco. Solo nel 1952, con l'apposizione del vincolo paesaggistico, seguito nel 1964 dal vincolomonumentale, si poterono finalmente concretizzare le prime vere iniziative di tutela.

In merito ai pericoli corsi dalla Palazzina intempo di guerra è significativa, ed allarmante,la testimonianza del Dott. Maurizio Zillich, exCapo Ufficio del Corpo Forestale della Stato diVerona, che riferisce come negli anni 1978-79,in occasione dei lavori di sistemazione dellecoperture della Palazzina, siano state rinvenutenel sottotetto un gran numero di “saponette”esplosive presumibilmente collocate dalletruppe tedesche in ritirata.

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La protezione antiaerea del patrimonio monumentale durante la II guerra mondiale.

Nel novembre del 1942 il Ministero dell’Educazionenazionale inviò una comunicazione al Ministerodell’Interno sottolineando come «… la maggior partedei gravi danni provocati dai recenti bombardamentiagli edifici monumentali di Genova sono dovuti aproiettili e spezzoni incendiari che si sono dimostratiparticolarmente efficaci e di potenza maggiore diquelli adoperati in precedenza. In tale occasione peròsi è anche constatato che tale offesa aerea può esserecombattuta e neutralizzata dall’immediato etempestivo intervento di persone volenterose cheriversino la sabbia, all’uopo predisposta, sugli ordigniincendiati appena caduti o spengano agli inizi gliincendi». La richiesta del Ministero per l’EducazioneNazionale, allo scopo di salvaguardare per quantopossibile il patrimonio storico artistico, era di destinaredelle squadre di primo intervento negli edificimonumentali. Il Ministero degli Interni provvide quindiad indirizzare del personale presso gli edifici che iSoprintendenti avevano segnalato manchevoli diaddetti alla protezione antiaerea. Le modalità direclutamento di personale per espletare le operazionedi protezione facevano parte di una serie di istruzioniemanate in modo specifico sulla protezione antiaereadel patrimonio artistico e culturale, che stabilivano tral’altro come per ogni immobile monumentale dovevaessere compilato un particolare progetto di protezioneantiaerea da relazionare al progetto generale delComitato Provinciale. Era necessario seguire le normedi protezione contro le bombe dirompenti edincendiarie attraverso il rafforzamento di volte e corpipesanti, la protezione con coperture a prova di bomba,la protezione contro la proiezione di materiali e dischegge, provvedimenti contro gli incendi (sostituzionidi parti in legno con parti in cemento armato ometallo, ignifugazione di materiali combustivi,asportazione di tutto ciò che potesse dare esca alfuoco, garantire un servizio di primo intervento controil fuoco e la sistemazione di impianti idrici). All’atto diapprovazione del progetto da parte del Ministero el’inserimento del piano di difesa del monumentoall’interno del piano di protezione provinciale, leSoprintendenze presentavano la richiesta di fondi perla provvista del materiale minimo necessario allapredisposizione dell’opera di difesa (l’acquisto ditroppo materiale deperibile - alghe e tela di juta-diventava un danno se inutilizzato). Il progetto dovevaprevedere per i beni immobili i lavori tutelativi qualiper esempio il rivestimento delle superfici con alghe,sacchetti sabbia, impalcature in legno, materassi . Per ibeni mobili solitamente si utilizzava della tela di juta,coperte di lana. Il piano di azione messo in attoimplicava poi una serie di passaggi successivi: ilMinistero indipendentemente dai comitati provincialiindividuava i centri maggiormente esposti. Le opered’arte mobili non potevano essere conservateall’interno dei sotterranei degli stessi immobili in cui sitrovavano né all’interno di altri edifici delle stesse cittàma dovevano essere trasportati in altri immobili cheindividuati per tempo erano precettati. Gli elenchidelle opere d’arte e i progetti di difesa da inviare alMinistero cominciarono ad essere redatti dai primianni ’30 quando si iniziava a delineare la possibilità diun entrata in guerra dell’Italia. Il personale che sioccupava dell’imballaggio, carico, scarico delle opered’arte, era specializzato ed esentato dalla chiamata allearmi. Il progetto di protezione dei monumentiprevedeva un’accurata descrizione delle opere daeseguire e dei costi e spesso si ipotizzavano soluzionialternative al fine di raggiungere un migliore risultatocon un risparmio economico, secondo quanto previstodalla circolare 105 del 28 luglio 1941. Quando il costoera troppo alto, per quanto il progetto fosserispondente alle indicazioni del Ministero, i progettistierano invitati a rivedere l’intervento di protezione.

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Centro Nazionale Biodiversità Forestale“Bosco Fontana” – Verona

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A cura di Daniele Rancilio, Diana Vecchio, Laura Sala, Barbara Scala, Valeria Ghezzi. Fotografie, Archivio Fotografico Storico della Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici delle provincie di Brescia Cremona e Mantova

Palazzo Ducale: Camera degli Sposi Palazzo Ducale: Sala del castello protetta con sabbia

Palazzo Ducale: sacchetti di sabbia posti a protezione delle opere

Progetto e opere di protezione di porta Borsari – Verona -

Opere di protezione del Duomo – Verona -