Abbonamento 2008: COPIA OMAGGIO Menu pasquale 2008 … · 2014. 4. 29. · Editore: Associazione...

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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel e fax 02 45477609 e-mail [email protected]. Sito internet: www.quattronet.it Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: STEM Editoriale S.p.A. – via Brescia, 22 – Cernusco s/N. Direttore responsabile: Stefania Aleni. Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Ugo Basso, Sergio Biagini, Giovanni Chiara, Federica Giordani, Chiara Orlandi,William Porzio, Chiara Pracchi, Francesco Pustorino, Vito Redaelli, Mirella Siboni, Riccardo Tammaro, Gianni Tavella. Hanno collaborato a questo numero: Francesca Barocco, Athos Careghi, Claudio Procopio, Alberto Tavazzi, Francesco Tosi, Rosanna Tosi. Aderente al Coordinamento dei giornali di zona di Milano. Abbonamento 2008: 15 euro, sostenitore 25 euro – cc postale 42773200 intestato a QUATTRO. Tiratura 16.000 copie. COPIA OMAGGIO Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini anno XII, numero 94, marzo 2008 ® ® Pasqua con chi vuoi ma man- tenendo le tradizioni culinarie. Se poi qualcun altro cucinerà per voi, tenete questa ricetta per la prossima volta, e non solo per le feste pasquali. Agnello di Pasqua Ricetta per 6 Ingredienti: 1 coscio d’agnello di circa un Kg.e mezzo o 1 Kg. di spez- zatini sempre di agnello. Rosmarino, salvia, 1 spicchio di aglio, timo, maggiorana, 1 cipolla, la scorza di un limo- ne, un pizzico di menta: tutto tritato finemente 1/2 bicchiere di Olio d’oliva 1 bicchiere di vino bianco secco 2 rossi d’uovo 2 limoni Prezzemolo, una manciata 3 cucchiai di pecorino roma- no grattugiato Sale e pepe Preparazione: Far rosolare in un tegame da arrosto il coscio con l’olio e tutti i sapori tritati in prece- denza. Quando è colorato, sfu- mare con 1/2 bicchiere di vi- no bianco secco. Proseguire la cottura per circa 1 ora, ba- gnando spesso con il fondo di cottura a cui aggiungerete, se necessario, dell’altro vino e/o del brodo caldo. Quando la carne è cotta, versate sull’a- gnello in un’unica soluzione la salsa che avrete preparato in precedenza mescolando i tuorli con il succo di due li- moni, 1/2 bicchiere di vino bianco, il pecorino grattugia- to, prezzemolo tritato, un piz- zico di menta, sale e pepe ne- ro macinato fresco e fate rap- prendere leggermente. Qualo- ra la salsa fosse troppo densa, aggiungete un cucchiaio di brodo e del vino. Servite su- bito o fate riscaldare veloce- mente prima di servire con in- salata Pasqualina o patate ar- rosto, o meglio con carciofi cucinati a spicchi in padella con olio, prezzemolo, aglio, menta, sale e pepe. Anziché un coscio intero, po- tete realizzare questa ricetta con spezzatini di agnello che rendono il tutto più amalga- mato e cremoso e facile da ser- vire. Usate carne di agnello, non abbacchio né capretto perché oltre che consentirvi di ri- sparmiare, è più adatta a que- sto tipo di preparazione che non vi costerà più di 15 euro. Vino rosso sui 12°: un Valpo- licella 2006 può andare bene. BUON APPETITO E BUONA PASQUA ! Francesco e Rosanna Tosi Menu pasquale 2008 Piazza Cappelli e Monte Ortigara: bel problema!! I primi ad accorgersene so- no stati i residenti di via Monte Ortigara: da gen- naio i lavori viabilistici sulla via sono fermi e nessuno più ci lavora. Idem sulla piazza Cappelli. Quale il motivo di tutto ciò? Tutto sommato è ab- bastanza semplice: i lavori in corso sulla viabilità erano a ca- rico della proprietà dell’area Vittoria, trattandosi di lavori di urbanizzazione primaria. Par- landone anche con il presiden- te del Consiglio di Zona Pao- lo Zanichelli che vi ha fatto un sopralluogo con alcuni tecnici comunali, quanto successo sa- rebbe dovuto al fatto che la dit- ta Colombo incaricata dei la- vori non essendo stata pagata, li ha interrotti. Come abbiamo già avuto mo- do di dire a proposito dei la- vori bloccati sull’area di Por- ta Vittoria, il maggiore pro- prietario dell’area è l’IPI che ha come maggior azionista Danilo Coppola, da un anno ormai coinvolto in guai giudi- ziari e finanziari. E’ proprio di questi giorni la notizia che Coppola ha dato mandato all'advisor Leonardo per vendere il suo 47,32 dete- nuto in Ipi. Ed Ipi prosegue le trattative per trovare le "risor- se finanziarie necessarie per il progetto di sviluppo immobi- liare dell'area di Porta Vittoria" a Milano e conta di poterle concludere "entro fine mag- gio", secondo quanto comuni- cato dallo stesso gruppo im- mobiliare. Ancora molti mesi dunque per poi ricominciare, quando, come? Temiamo che per le risposte passerà ancora molto tempo, e intanto noi ci “godiamo” un po’ di ordinario caos quotidiano. Profumo di spezie pag. 8 La Cappelli e la Ferrania pag. 4 Da Nosedo all’Acquabella/2 pag. 13 Gialloquattro/3 di Giovanni Chiara pag. 7 Arte, libri, teatro, cultura pag. 14-15 Nelle pagine interne: ATHOS Per la vostra pubblicità in zona contate su... Tel 02 45477609 - E mail: [email protected] - www.quattronet.it RICHIEDETECI UN PREVENTIVO Il prossimo numero di esce l’8 aprile Piazza Cappelli Monte Ortigara

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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel e fax 02 45477609 e-mail [email protected]. Sito internet: www.quattronet.it Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: STEM Editoriale S.p.A. – via Brescia, 22 – Cernusco s/N. Direttore responsabile: Stefania Aleni.Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Ugo Basso, Sergio Biagini, Giovanni Chiara, Federica Giordani, Chiara Orlandi, William Porzio, Chiara Pracchi, Francesco Pustorino,Vito Redaelli, Mirella Siboni, Riccardo Tammaro, Gianni Tavella. Hanno collaborato a questo numero: Francesca Barocco, Athos Careghi, Claudio Procopio, Alberto Tavazzi, Francesco Tosi, Rosanna Tosi.Aderente al Coordinamento dei giornali di zona di Milano. Abbonamento 2008: 15 euro, sostenitore 25 euro – cc postale 42773200 intestato a QUATTRO. Tiratura 16.000 copie. COPIA OMAGGIO

Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini

anno XII, numero 94, marzo 2008

® ®

Pasqua con chi vuoi ma man-tenendo le tradizioni culinarie.Se poi qualcun altro cucineràper voi, tenete questa ricettaper la prossima volta, e nonsolo per le feste pasquali.

Agnello di Pasqua Ricetta per 6 Ingredienti:1 coscio d’agnello di circa unKg.e mezzo o 1 Kg. di spez-zatini sempre di agnello. Rosmarino, salvia, 1 spicchiodi aglio, timo, maggiorana, 1cipolla, la scorza di un limo-ne, un pizzico di menta: tuttotritato finemente1/2 bicchiere di Olio d’oliva1 bicchiere di vino bianco secco2 rossi d’uovo2 limoniPrezzemolo, una manciata3 cucchiai di pecorino roma-no grattugiatoSale e pepe

Preparazione:Far rosolare in un tegame daarrosto il coscio con l’olio etutti i sapori tritati in prece-denza. Quando è colorato, sfu-mare con 1/2 bicchiere di vi-no bianco secco. Proseguire lacottura per circa 1 ora, ba-gnando spesso con il fondo dicottura a cui aggiungerete, senecessario, dell’altro vino e/odel brodo caldo. Quando lacarne è cotta, versate sull’a-gnello in un’unica soluzionela salsa che avrete preparatoin precedenza mescolando ituorli con il succo di due li-moni, 1/2 bicchiere di vinobianco, il pecorino grattugia-to, prezzemolo tritato, un piz-zico di menta, sale e pepe ne-ro macinato fresco e fate rap-prendere leggermente. Qualo-ra la salsa fosse troppo densa,aggiungete un cucchiaio dibrodo e del vino. Servite su-

bito o fate riscaldare veloce-mente prima di servire con in-salata Pasqualina o patate ar-rosto, o meglio con carcioficucinati a spicchi in padellacon olio, prezzemolo, aglio,menta, sale e pepe.Anziché un coscio intero, po-tete realizzare questa ricettacon spezzatini di agnello cherendono il tutto più amalga-mato e cremoso e facile da ser-vire.Usate carne di agnello, nonabbacchio né capretto perchéoltre che consentirvi di ri-sparmiare, è più adatta a que-sto tipo di preparazione chenon vi costerà più di 15 euro.Vino rosso sui 12°: un Valpo-licella 2006 può andare bene.

BUON APPETITO E BUONA PASQUA !

Francesco e Rosanna Tosi

Menu pasquale 2008 Piazza Cappelli e Monte Ortigara:bel problema!!

I primi ad accorgersene so-no stati i residenti di viaMonte Ortigara: da gen-

naio i lavori viabilistici sullavia sono fermi e nessuno piùci lavora. Idem sulla piazzaCappelli. Quale il motivo ditutto ciò? Tutto sommato è ab-bastanza semplice: i lavori incorso sulla viabilità erano a ca-rico della proprietà dell’areaVittoria, trattandosi di lavori diurbanizzazione primaria. Par-landone anche con il presiden-te del Consiglio di Zona Pao-lo Zanichelli che vi ha fatto unsopralluogo con alcuni tecnici

comunali, quanto successo sa-rebbe dovuto al fatto che la dit-ta Colombo incaricata dei la-vori non essendo stata pagata,li ha interrotti. Come abbiamo già avuto mo-do di dire a proposito dei la-vori bloccati sull’area di Por-ta Vittoria, il maggiore pro-prietario dell’area è l’IPI cheha come maggior azionistaDanilo Coppola, da un annoormai coinvolto in guai giudi-ziari e finanziari. E’ proprio di questi giorni lanotizia che Coppola ha datomandato all'advisor Leonardo

per vendere il suo 47,32 dete-nuto in Ipi. Ed Ipi prosegue letrattative per trovare le "risor-se finanziarie necessarie per ilprogetto di sviluppo immobi-liare dell'area di Porta Vittoria"a Milano e conta di poterleconcludere "entro fine mag-gio", secondo quanto comuni-cato dallo stesso gruppo im-mobiliare. Ancora molti mesidunque per poi ricominciare,quando, come? Temiamo cheper le risposte passerà ancoramolto tempo, e intanto noi ci“godiamo” un po’ di ordinariocaos quotidiano.

Profumo di spezie

pag. 8

La Cappelli e la Ferrania

pag. 4

Da Nosedo all’Acquabella/2

pag. 13

Gialloquattro/3 di Giovanni Chiara

pag. 7

Arte, libri, teatro, cultura

pag. 14-15

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Il prossimo numero di

esce l’8 aprile

Piazza Cappelli

Monte Ortigara

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Una ambulanza pensata per i bambiniLa CROCE D’ORO, con sede in via Mincio 23, nel 2007 ha ce-lebrato il 50° anno della sua fondazione e, a dicembre, ha rice-vuto la Civica Benemerenza del Comune di Milano. Proprio in occasione della celebrazione è stata inaugurata unanuova ambulanza “Oro 50”, ed ora l’Associazione ha deciso didedicare questo mezzo ai bambini, allestendola di tutto il ma-teriale previsto per l’emergenza medica e traumatica pediatri-ca, ponendo attenzione anche all’aspetto psicologico, creandoun ambiente professionale e nello stesso tempo accogliente.L’ambulanza si presta quindi particolarmente a fare servizio intutte le manifestazioni, sportive e non, in cui i bambini sono pro-tagonisti per poter fornire una assistenza sanitaria adeguata.Per la presenza radicata della Croce d’Oro nella nostra zona,verranno praticate tariffe agevolate per gli interventi previsti nelnostro territorio.

Nuovo campo in parrocchia

Nuovo campo da calcio alla parrocchia Martino e Silvestro. Ilvecchio in terra battuta è sparito e al suo posto è stato posato uncampo in sintetico che permetterà alle varie squadre che utiliz-zano l’impianto di allenarsi meglio. È finito il tempo delle poz-zanghere e soprattutto della polvere che si sollevava nelle gior-nate di vento. E anche molte sbucciature alle ginocchia in meno.

Sbocciano le mutande

Dopo i ferri da stiro (ricordate quello spuntato su un albero vi-cino a via Mecenate?) ecco sbocciare le mutande e le magliet-te. In piazzale Martini, angolo Calvairate, sugli alberi sono ap-parsi questi indumenti, firmati oltretutto, che qualche buon-tempone ha fatto arrivare fin lassù con tanto di grucce. Su unpalo della luce vicino, un’altra maglietta fa anch’essa bella mo-stra di sé. Cosa troveremo tra un po’ sugli alberi? Una tromba,un prosciutto? Controlleremo gli alberi di zona 4 e vi aggior-neremo.

Una lettera e una propostaHo letto che l'area della scuola media Tito Livio di via Einstein,dismessa e trasferita in nello stabile della elementare di v.le Mo-lise, è stata data in uso al Politecnico di Milano con una deli-bera del Consiglio Comunale del 29/11/07, per la realizzazionedi 228 posti letto per studenti universitari, e che il Consiglio diZona 4 ha proposto in concomitanza anche la costruzione diBox sotterranei, in surrogazione di quelli non realizzati in viaVenosa. A tal proposito vorrei esprimere il mio parere,condiviso con altri residenti che hanno avuto notizia tramite ilVs. giornale. L'area della ex scuola media Tito Livio, potrebbeessere messa a disposizione del concomitante complesso sco-lastico "Liceo Einstein-Istituto Verri", per la realizzazione dispazi formativi e ricreativi con biblioteca e ludoteca, fruibili an-che da tutti i residenti, con un modesto impiego di risorse e sen-za stravolgerne la originaria destinazione. I 228 posti letto pergli studenti universitari, potrebbero essere realizzati invece, inun'area già precedentemente individuata dai cittadini di zonaper la costruzione di Box, e cioè quella della ex Ferrania tra viaFerrini e via Friuli, attualmente sottoutilizzata dal Comune, ren-dendo possibile anche la realizzazione di Box sotterranei nonrealizzati in via Venosa e in p.le Libia, subordinandone la rea-lizzazione al parere referendario dei cittadini residenti. Ringra-zio per la voce che vorrà dare a queste poche righe.

Cecatiello Antonio

Nuova destinazione per la ex materna di via ZamaLa ex scuola di via Zama diventerà un centro per l'accoglienzadei rifugiati politici e richiedenti asilo. La giunta comunale hadeliberato il novembre scorso proprio sull'utilizzo della struttu-ra da tempo abbandonata all'incuria e spesso occupata da sen-za tetto.Tra i residenti serpeggia un poco celato malumore: dopo averpiù volte chiesto la realizzazione nella zona di una scuola, ne-cessaria a causadelle nuoverealtà residen-ziali di via Za-ma, via Noricoe via Berlese,nonché per l'im-minente realiz-zazione delcomplesso diSanta Giulia aRogoredo, sisono ritrovaticon un'amarasorpresa. La struttura di via Zama è divisa in due edifici, unosede della ex scuola elementare, dove ora si trovano alcuni ar-chivi del Comune e uno dove si trovava una scuola materna,struttura che risulta abbandonata. In collaborazione con il Mi-nistero dell'Interno che cercava strutture da adibire a centro d'ac-coglienza, ecco che il Comune di Milano, ha scelto via Zama23 come una delle sedi più proprie insieme ad altre cinque lo-calizzazioni. Nella delibera comunale si legge che la concessione delle strut-

ture durerà sette anni e sarà il Comune ad assumere a propriocarico la vigilanza e la realizzazione di uno sportello informa-tivo attrezzato. I lavori di adeguamento delle strutture prevedo-no una spesa totale di 4 milioni di euro.I residenti continuano a chiedere che la struttura di via Zamatorni ad essere una scuola, ma per ora non sembrano esserci ri-pensamenti in merito: l'udienza è tolta.

Federica Giordani

Dipingere in un AtelierQualcosa di più e di diverso da una scuola di pittura: nell’Ate-lier di Gianna Berettini ed Ennio Cazzaniga (“E’ maestro del-la miglior figurativa lombarda” ha detto di lui Philip Daverio),gli allievi, molti anche giovanissimi, sono persone che amanol’arte e vogliono imparare ad esprimersi con la loro sensibilità,

partendo da zero o avendo già un proprio stile.E in questo spazio, così colorato e un po’ caotico, mentre si di-pinge si dimentica tutto il resto, gli affanni e la frenesia dellenostre giornate.L’Atelier si trova in via Pistrucci 23 ed è aperto mercoledì dal-le 10 alle 12, martedì e giovedì dalle 17 alle 19: per informa-zioni telefonare allo 02 8056923 o al 347 2440200.

Si vota alla coop per il Comitato sociIl 13-14-15 marzo i soci Coop sono invitati ad eleggere i nuovicomponenti del Comitato soci Rogoredo-PiazzaLodi. Si votapresso l’ipercoop di Piazza Lodi o presso il negozio coop di Ro-goredo negli orari di apertura presso appositi banchetti.Il Comitato è composto da 17 persone, che realizzano, in modovolontario, iniziative e proposte di coinvolgimento del territo-rio e della base sociale. Molte le iniziative che promuove, peresempio il Comitato organizza momenti di educazione al con-sumo consapevole, iniziative per favorire la diffusione della cul-tura della solidarietà sociale e della cooperazione. Il Comitatopropone anche azioni in grado di migliorare l'apprezzamento eil positivo andamento del suo punto vendita e dell'azienda ed ècoinvolto in progetti per la tutela del consumatore.Il Comitato soci Rogoredo-PiazzaLodi uscente negli anni delsuo mandato ha organizzato gli incontri su pane, pasta, dolci delprof. Pustorino, mostre fotografiche, spettacoli per bambini aNatale, la festa della cooperazione a Rogoredo, mostre di qua-dri, gite sociali, visite in città, e altre iniziative. Una ragione inpiù quindi, per recarsi a votare.

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URBANISTICI

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IMPARTISCE LEZIONI DIINGLESE - TEDESCO - SPAGNOLO

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D a molti anni si parladelle evidenti poten-zialità che le linee

ferroviarie un tempo utilizza-te prettamente per il trasportomerci, potrebbero offrire pergarantire dei rapidi sposta-menti attorno alla città. Uno diquesti assi è sicuramente ilcollegamento su rotaia tra Mi-lano e Mortara; su questa li-nea da diverso tempo sono incorso dei lavori per renderefunzionale il passaggio di tre-ni passeggeri. I tratti interes-sati sono due: uno da Milanosan Cristoforo a Vigevano incui RFI sta realizzando il dop-pio binario tra molte contesta-zioni soprattutto nel Comunedi Corsico, e l’altro è il trattocittadino che da San Cristofo-ro arriva a Rogoredo. L’oggetto del nostro aggior-namento (ci siamo già occu-pati di questa linea e dei pro-blemi connessi) è ovviamentequesto secondo tratto, chetransita parallelo alla circon-vallazione esterna del filobus.Lungo questo tragitto sonostati realizzati dei nuovi so-vrappassi e gradualmente ver-ranno realizzate delle nuovefermate: Romolo è già fun-zionante, mentre per Tibaldi eil nuovo Scalo Romana a bre-ve inizieranno i lavori. Unavolta terminate le opere in cor-so, questi treni collegherannovelocemente la parte ovestdella provincia di Milano conil nord Milano transitando at-torno alla città. Già oggi que-sta linea denominata S9 colle-ga Milano San Cristoforo aSeregno passando da Romolo,Scalo Romana e Lambrate. Entro fine anno, se termine-ranno i lavori per il passanteferroviario, anche la stazione

di Milano Rogoredo entrerà afar parte di questo sistema dicollegamenti con l’attestazio-ne di una specifica linea. Unservizio quindi ottimale per imolti pendolari che, devonoraggiungere per lavoro la cit-tà. Però, c’è sempre un peròanche per le cose belle, questalinea urbana, non transita inmezzo a fabbriche come pote-va essere qualche decina di an-ni fa ma attraversa aree forte-mente urbanizzate, che si ri-trovano la ferrovia pratica-mente sottocasa. Per questomotivo è nata l’esigenza e laconseguente richiesta da par-te dei residenti della case po-ste nelle vicinanze della lineaferroviaria, di barriere di pro-tezione utili all’abbattimentodel rumore prodotto dai treni.I cittadini, riuniti nel Comita-to Ferrovia Milano Mortara(che riunisce cittadini delle zo-ne 4, 5 e 6) chiedono la rea-lizzazione di tutti gli accorgi-menti tecnici per la salvaguar-dia della loro salute. Su que-sto argomento le distanze tragli interlocutori, RFI e cittadi-

ni, sono evidenti. Le ferrovie,dopo aver indetto un concor-so di idee chiuso la fine delloscorso anno, vorrebbero rea-lizzare delle barriere fonoas-sorbenti convenzionali alte 4/5metri mentre il Comitato chie-de che per un lungo tratto ur-bano (circa 3.5 chilometri su6.7 complessivi) i treni viag-gino in un tunnel chiuso fo-noassorbente, con un elevatolivello di qualità architettoni-ca e materiali trasparenti. Peralcuni tratti (vedi ponte di fer-ro sul Naviglio) invece, chie-dono la messa in opera di par-ticolari accorgimenti sulle tra-versine per contenere le vi-brazioni.Per sollecitare una soluzionepositiva alla trattativa in cor-so, il Comitato Ferrovia Mila-no Mortara (che da sempre ri-badisce di essere favorevolealla realizzazione della trattaferroviaria) ha indetto una ma-nifestazione per sabato 15marzo alle ore 11.00 presso lastazione ferroviaria Romanain corso Lodi.

Alberto Tavazzi

Collegamento Ferroviariotra Milano e Mortara Ecco la bella lettera che il si-

gnor Luigi Tagliabue ci ha scrit-to dopo la nostra pubblicazionedel racconto di Graziella Gra-nata in milanese sul numero del-lo scorso gennaio:

Ho letto con vivissima atten-zione e con non poca no-stalgia il racconto tanto gar-batamente presentato dallaSignora Brambilla e tanto ef-ficacemente scritto nel no-stro bel dialetto dalla Mila-nesissima Signora Granata!Quanti ricordi ha suscitato inme, che pure ho frequentatoquella scuola, allora intitolataa "Giordano Ottolini" - me-daglia d'oro della 1^ guerramondiale. Correva l'anno1940 quando mi sedetti suquei banchi, tutti uniti assie-me e muniti di calamaio, in-filato in un buco e colmod'inchiostro.............

".....Ma perchè g'oo de segui-tà a scriv in lingua, quand an-ca mì g'oo avuu una nonna,mah...cosa disi, una bisnon-na nasudaa in sul Durin ind'el '60 (vott cent sessanta,s'intend), che la me cuntavasù i sò esperienz cont el ver-nacol de quej ann lì...... Cosaseri adré a di.....ah sì, sicchèdonca...sicchè donca, tre con-chett fann una conca,... se alee ghe rispondevi in "italia-no", la faseva finta de capì no;e la me diseva: "A mi te ghede parlamm in milanes. Ascoeula te ghe de parlà in italian;e.....parlall ben." ( Lee l'erastada una maestra che l'ave-va insegnaa per quarant'ann).

Tornemm indree on pass. Meven de piang, se pensi - doposettant'ann - a la mia class, laprima D, ai mee compagnche allora eren tucc mas'c.

Me regordi anmò tanti co-gnomm: Ravera (el mee com-pagn de banc) - Pizzochero -Pellizzoni..... e tanti alter. Allora eren alter temp; co-mandava "Quell Sciur Là" equand l'era una quej ricor-renza (21 april - 28 ottobere una quej altra anmò) lamia maestra - che la se cia-mava Paola Tamagni Bettio el'era lunga e secca come onpalett di fasoeu - la se vestivacon la divisa de "orbace". Ala fin di lezion, se andava giòin del atri, semper tucc inco-lonnaa. Sul mur de sinistragh'era una gran pittura chela rapresentava la battagliadel Piave. Quand ghe se pas-sava dennanz la maestra lasbragiava on "attenti a....si-nist" e allora se doveva girà elcoo a sinistra - de scatt - a ri-s'c de fass vegnì on stortacoll.El scior Direttor - che el se

ciamava Molteni - el fasevacont el coo un gest de assense allora se podeva sortì. A di-spett de tutt e de la guerra,che allora l'era appena co-minciada, per on fioeu de settann quej lì eren propi di bejtemp!! Però in duraa pocch,perchè al prim bombarda-ment (20 ottober '41), quandavevi appena cominciaa la se-conda, i mee m'an faa sfollà aLisson a cà de la mia nonnapaterna. E lì oo finì la secon-da... e cominciaa anca la ter-za. Poeu, al princippi del '43,an trovaa un para de localittsul Varesott, e son staa lì fin ala fin de la guerra.

A risentiss comunque peruna quai altra bella cicciaradain del nost bel dialett mene-ghin!

El Ginetto de Porta Romana

Ricordi lontani in milanese

PER AMORE DEGLI ANIMALISpettacolo di beneficenza per il 25° anno di straordina-ria operatività di Croce Vita 2000

NELLA TANA DELL’ORCOThriller teatrale di Roberto Ferlicca

Domenica 16 marzo ore 15.30

Spazio ZazieVia Lomazzo 11

Al termine dello spettacolo

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R iprendiamo la nostra conver-sazione con Riccardo Bonellie Franco Galletto sulla loro

esperienza lavorativa alla Ferrania, ini-ziata nel numero scorso di QUATTRO.Ci facciamo dire come era suddivisoil mercato delle pellicole in Ferrania."Sembra strano ma il settore pellico-le era un quarto della produzione, unquarto era il settore grafico ma il re-stante 50% era data dalle lastre radio-grafiche. Lastre sopravvissute alle pel-licole cinefotografiche e che la 3M,che assorbì la nel 1964, produce an-cora oggi. La grossa invenzione della3M nel campo lastre fu l'introduzionedel Primax, un foglio di plastica trat-tato con delle terre rare che permette-vano di ridurre fino ad otto volte ilflusso dei raggi Roentgen quando cisi sottoponeva ad un esame radiogra-fico. Ancora oggi nei laboratori co-siddetti tradizionali si usano queste la-stre che danno delle prestazioni ec-cellenti".Anche gli apparecchi fotografici ad uncerto punto non vengono più com-mercializzati."La produzione termina dopo ven-t'anni dalle prime macchine del '48.Apparecchi di basso costo, attorno al-le 3000 lire, per poter divulgare la fo-tografia in Italia. Era un'idea del set-tore commerciale: "Gli apparecchihanno poca importanza venduti da so-li. Costruiamo l'apparecchio, corre-diamolo di due rulli e mettiamolo sulmercato, facciamo in modo che ilcliente acquisti ancora pellicole Fer-rania (una forma di fidelizzazione, dimarketing ante litteram) e il costo del-la macchina verrà ripagato dalla ven-dita delle pellicole". Sulle macchine interviene RiccardoBonelli ricordando un episodio lega-to agli apparecchi fotografici."Contro il volere della sede fu messoin cantiere il progetto di un apparec-chio formato Leica, chiamato Picco-lino, ma al momento della presenta-zione le alte sfere bocciarono l'inizia-tiva e non se ne fece più nulla. Al re-parto vendite pensarono di farla co-struire in Germania o in Svizzera ap-plicando solo il logo alla macchina enacquero così le 24x36. La Galileoaveva tentato di fare un apparecchioper noi tutto italiano ma fu un buconell'acqua. L'otturatore dette grossigrattacapi, si inceppava, e la produ-zione, oltre mille pezzi, venne ritira-ta dal mercato".Come in tutte le storie c'è una fine, co-sì lo fu anche per la Ferrania che tra il'60 e il '70 conobbe la crisi e il succes-sivo assorbimento da parte della 3M.

"Fino agli anni '50 - racconta Gallet-to - si può dire che esisteva una sortedi protezionismo dei nostri prodottima l'allargarsi del mercato e la con-correnza tedesca di Agfa Gevaert eVoigtlander e l'americana Kodak nelsettore pellicole, crea una diversa si-tuazione di mercato che porta inevi-tabilmente ad un ridimensionamentodei costi e alla successiva chiusura dialcuni impianti la cui produzione vie-ne appaltata a ditte esterne. In Ferrania si faceva solo la ripara-zione degli apparecchi. Automatica-mente il livello occupazionale risentì

di questa decisione e il personale si ri-dusse da 15 a 2."Già nel 58 - interviene Bonelli - lecose non andavano bene e arrivò unconsulente dall'America a rendersiconto della situazione. La relazioneche ne scaturì fu che se volevamo re-stare sul mercato dovevamo dare fuo-ri i lavori come la tranceria, la torne-ria e altre lavorazioni. Stessa conclu-sione anche nel sopralluogo a Ferra-nia, in val Bormida: se volete batter-vi con il mercato, con una produzio-ne altalenante come qualità, bisognacambiare le apparecchiature. Ciò vo-leva dire investire quattrini che nonc'erano. Ecco quindi che entra in sce-na la 3M che acquisisce la Ferrania"."Questo a Ferrania a Milano invece -precisa Franco Galletto - la 3M nonera ancora entrata nello stabilimentoapparecchi fotografici. Nel momentoin cui entra però, cambiando direzio-ne e concetto di produzione, arrivanodal Giappone apparecchi a costi an-cora più contenuti e tecnologicamen-te più avanzati. Ricordo che in una ri-unione alla presentazione di un appa-recchio dal costo di 4500 lire si alzòun tecnico e ne gettò sul tavolo uno si-mile e disse: “Questo costa 2700 lire.Viene dal Giappone, il vostro non ciserve più.” Da quel momento capim-mo che non avremmo più fatto appa-recchi fotografici"."L'unica produzione rimasta erano i

caricatori delle pellicole che erano ri-cavati da lastre di alluminio, piegati,poi veniva loro applicata una strisciadi velluto ai bordi per non rigare lapellicola.Quattrocentocinquantamila pezzi almese"."Negli anni successivi la produzionecalò sensibilmente e ad un certo pun-to la direzione decise di chiudere lostabilimento, nel 1974 ce ne siamo an-dati e il terreno dove sorgeva la fab-brica venduto così come i macchina-ri o gli arredi degli uffici. Ricordo -prosegue Franco - che mentre stava-mo traslocando le ultime cose, le ru-spe incominciavano già ad abbattereil vecchio stabilimento Cappelli. Cisiamo trasferiti per un certo periodo aPlasticopoli, vicino all'Idroscalo, nel-lo stabilimento che era della Vortice eci siamo rimasti per cinque anni.”Al di là degli aspetti relativi alla pro-duzione, come era il clima in fabbrica?"La fabbrica aveva una spinta enorme.C'era un meta data dal direttore, mauna volta che si diceva “si fa questoapparecchio”, ognuno, dall'operaio al-l'impiegato, si concentrava su questameta. Naturalmente lo scontento c'e-ra, soprattutto in uno stabilimento.Noi abbiamo lavorato per una decinadi anni a cottimo. Si rilevavano i tem-pi di lavorazione e in base a questo sidava il cottimo ovvero un piccolo gua-dagno se si producevano tot pezzi neitempi stabiliti. Si partecipava assiemeai progetti: ricordo che quando fu de-ciso di costruire la Rondine (un appa-recchio fotografico), vi erano dubbisulla sua riuscita per via di una fusio-ne venuta male. Invece con gli sforzidi tutti il progetto andò in porto e laRondine fu un bell'apparecchietto".I ricordi si affollano nella mente deinostri ospiti ed ecco l’ultimo episodioche ci raccontano.“A un certo punto abbiamo prodottol’Eura, una delle prime macchine inplastica, ma il materiale non resistevaa certe temperature e si deformava, co-me si poté constatare da un carico ri-masto nel cassone di un camion par-cheggiato al sole. Per stabilire a qua-le temperatura si verificasse questo in-conveniente e per porvi rimedio la so-luzione fu di immergere la macchinain una pentola d'acqua e controllare aquali temperature si deformava. L'e-sperimento fu fatto sui fornelli dellamensa riuscendo in questo modo a tro-vare il rimedio; ma da quel momentola macchina ebbe il soprannome diEura in brodo.”

Sergio Biagini

La Cappelli e la Ferrania: settanta anni di storia (seconda parte)

Una Eura

Una testimonianza inaspettata

E’stato sicuramente sorprendente per noi scoprire che unanostra lettrice si è riconosciuta nella fotografia delle lavo-ratrici nel salone di montaggio della Ferrania pubblicata

lo scorso mese! La signora ci ha contattato e ci ha raccontato la suaesperienza personale in quella fabbrica. Giuliana Pozzi, 66 anni, vive in viale Ungheria e ricorda con piace-re i cinque anni trascorsi lavorando in via Contardo Ferrini: “Sonostati anni molto piacevoli, l'ambiente di lavoro era davvero sereno epoi noi ragazze eravamo trattate benissimo, con molta dignità”. Giu-liana racconta che erano cir-ca 200 le persone che lavora-vano alla Ferrania e che svol-gevano diverse mansioni.“Nella foto che avete pubbli-cato mi si vede al nastro del-l'assemblaggio dei materiali,per costruire le macchine fo-tografiche, ma ho spesso la-vorato anche nel reparto con-fezionamento”. Le foto cheGiuliana ci ha gentilmenteconcesso di pubblicare, e chesono state fatte con macchi-ne Ferrania, sono una ricor-do prezioso. La si vede men-tre lavora con cura al mon-taggio delle parti delle mac-chine fotografiche e anche in-sieme al signor Castelli (Giu-liana non ne ricorda il nome,ma magari troveremo qualcuno che ci aiuta a recuperarlo tra i nostrilettori) al campionamento: qui venivano realizzati i prototipi che ser-vivano come modello per la realizzazione dei pezzi in serie. “Eravamo quasi tutte donne perchè per montare apparecchiature daipezzi così piccoli ci volevano mani minute e precise” continua a rac-contare Giuliana. Entrata alla Ferrania nel 1962 lasciò il suo postonel 1965 perchè in dolce attesa. La Ferrania è rimasta nella vita del-le signora Giuliana per una strana coincidenza: la ditta, infatti, ven-ne assorbita qualche anno più tardi dal grande gruppo 3M dove oralavora suo figlio Roberto, “Penso che sia una sorta di passaggio ditestimone” .

Federica Giordani

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I bambini imparano giocando,tutti ne siamo consapevoli. Ilgioco è l’attività che li assor-

be per gran parte della giornata, èciò che procura loro piacere e lispinge all’aggregazione, a met-tersi alla prova e a imparare il ri-spetto per il prossimo e le regoledi convivenza. Il gioco è un dirit-to del bambino. Forse non tutti sanno che in Zo-na 4 esiste uno spazio, chiamatoLudoteca, in cui bambini e adul-ti possono interagire e divertirsiinsieme. Questo servizio, fruttodi un progetto comunale, mette adisposizione delle famiglie ampispazi per il gioco e laboratori conil fine di fornire al bambino in-

numerevoli possibilità di espres-sione e coinvolgere in questo l’a-dulto. “Il pifferaio magico”, questo il

nome della ludoteca, si trova invia Mezzofanti 25 e aprì il 20aprile 1985 grazie ai contributidella ex Zona 11; fu inserito nel-la struttura della scuola elemen-tare di Mezzofanti, dotato di per-sonale qualificato e da allora ac-coglie numerosi bambini (ad og-gi gli iscritti in Mezzofanti sonocirca 350). L’area originale si estendeva su800 mq, oggi ridotti per lasciare

spazio a un micro-nido. La struttura segue il calendariodelle scuole materne, è aperta dalprimo di settembre al 30 giugno,e si rivolge alla fascia d’età che vada 0 a12 anni, ma, diversamentedalle scuole materne, l’adulto ac-compagnatore rimane con il bam-bino. E’ infatti questo lo spiritoche ha animato la realizzazionedel progetto: si è voluto creareuno spazio in cui le separazionitra fasce d’età venissero annulla-te, uno spazio che fosse centroculturale, sociale, d’istruzione,ma anche nodo tra la comunità ele istituzioni, e che fosse soprat-tutto un centro per il benesseredell’intera famiglia.

La quota di iscrizione è di 53 eu-ro all’anno (calcolato dal giornod’iscrizione) per nucleo famiglia-re e, una volta tesserati, l’ingres-so è libero dal lunedì al venerdì,la mattina dalle 9.00 alle 12.45 eil pomeriggio dalle 14.00 alle17.45. Gli animatori vigilano sui giova-ni ospiti, si occupano dei labo-ratori e organizzano il girotondoe i giochi di gruppo delle 11.00,ma nel tempo restante i bambinisono lasciati liberi di lasciar vo-lare l’immaginazione e la vogliadi divertirsi…e le opportunità so-

no veramente tante: c’è la salaper il gioco motorio piena dimorbidi materassi e con la ormaimitica piscina di palline, c’è il la-boratorio di argilla aperto ancheai genitori che si vogliono ci-mentare in opere d’arte, c’è lospazio per il laboratorio di mani-polazione in cui nonni e bambi-ni lavorano la pasta di sale, c’è ilgrande salone centrale che acco-glie ogni genere di intratteni-mento, dai giochi di società al-l’angolo lettura, dalle costruzio-ni ai travestimenti, c’è lo spaziodel gioco simbolico in cui papà emamme, seduti nella casa dellebambole, si fanno servire il the,e c’è anche uno spazio in cui i

bambini di-pingono inverticale sul-le pareti rive-stite di cartaper colorarele propriee m o z i o n i .Tutti questearee sono or-ganizzate inmodo da sol-leticare lafantasia eaiutare ilbambino nel-l’elaborazio-ne dell’espe-rienza di sé,del propriocorpo, e del-la propriaidentità.La frequen-

tazione deilaboratori èaperta anchea classi dellematerne ed

elementari; inoltre da poco è sta-to proposto al Consiglio di zonadi dar inizio ad una nuova attivi-tà: si tratterebbe di spettacoli tea-trali per tutta la famiglia seguitida laboratori a tema. Da più di venti anni la ludoteca èparte di questa zona, valido so-stegno alle famiglie che per di-versi motivi non possono usufrui-re di altre strutture per l’infanzia,punto di riferimento per bambinie nonni, sempre accolti con il sor-riso in questo paradiso del gioco.

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Rubrica a cura di Lorenzo Baio

Cosa ne sappiamo noi della nostra bell’acqua in bottiglia? Ne sappiamo abba-stanza, grazie alla carta d’identità che ciascuna di esse porta con sé: la sua eti-chetta. Per questo saperne leggere i dati principali diventa importante infatti alcontrario di quella del rubinetto, potrebbe non essere adatta a ogni tipo di con-sumo e di consumatore.Per legge ogni etichetta deve riportare:

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2. nome commerciale e della sorgente 3. composizione analitica risultante dalle analisi4. data in cui sono state fatte le analisi5. il contenuto nominale (1 lt, 50 cl)6. titolari dei provvedimenti di riconoscimento e autorizzazione7. termine di conservazione8. identificazione del lotto9. scrittura per le acque sottoposte all’arricchimento con ozono10. la “E” sta ad indicare che la quantità è stata controllata secondo le norme eu-

ropee11. codice a barre12. dicitura ambientale: disegno o frase che invitano a non disperdere il conteni-

tore nell’ambiente13. PET è il materiale di cui sono fatte le bottiglie14. indicazione per la corretta conservazioneInsomma molto è stato scritto sull’acqua in bottiglia ed è rintracciabile su inter-net. Ciò che mi preme sottolineare è ribadire è questo concetto: l’acqua minera-le non ha gli stessi valori limite di riferimento dell’acqua pubblica (molto più re-strittivi), ma è normata dal Decreto del Ministero della Salute 29/12/2003.Ed ora buona bevuta a tutti e….occhio all’etichetta!!

“DALLA PARTE DELLE BAMBINE…” laboratorio e conferenza in occasione della Festa della Donna

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8 marzo dalle 10.00 alle 12.00LABORATORIO CREATIVO per le bambine

Non solo moda: la rivoluzione di CocoIn contemporanea per le mamme (e chiunque lo desideri)

CONFERENZA: “La donna nell’Arte”

L’iniziativa è organizzata dal Consiglio di zona 4 in collaborazione con OPERA d’ARTE.

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti

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GIALLOQUATTRO/3

M entre avvocato e pubblica accusa bat-tibeccano per quello che potrebbe di-ventare un inciampo procedurale,

controlli la lista della spesa: pane, spaghetti,mozzarelle, tovaglioli, filo interdentale, pappa-gatta; perché adesso hai un gatto. Il terrore deisupermercati che hai mandato a San Vittore (ve-di numero precedente, Pesi e misure) aveva ungattino di neanche tre mesi conciato da met-terlo sul treno per Lourdes, un occhio in malo-ra e una bronchite da tabagista. Te lo sei porta-to a casa e al proprietario, che è stato ri-lasciato quasi subito, non è parso vero,visto che non ce la faceva a mantener-lo. Perciò adesso convivi con un muc-chietto di pelo nero e bianco che sca-tarra ovunque e che ha capito subito dichiamarsi Nick. Fortuna che è una pa-sta di gatto, e si fa fare di tutto, dalla po-mata dentro l’occhio alle gocce giù perla strozza. Rimetti il foglietto in tasca eguardi gli imputati. Li hai presi mentrecercavano di seminare una volante. Era-no in tre, e avevano appena violentatouna ragazza. Si sono tirati appresso pa-renti e amici, sembra di essere al mer-cato. Tu e Guzzardella avete appena te-stimoniato: testimonianza tecnica, cin-que minuti. La vittima è una ventennespaventata. C’è da capirla, e ancora nonsa cosa l’aspetta. Potresti andartene, mahai deciso di bere il calice fino alla fec-cia. L’avvocato difensore ha capelli gri-gi e unti, sorriso di denti rifatti, forforadi prammatica e pronuncia da opera deipupi. Il suo pensiero è lineare: la vio-lenza carnale non esiste in quanto tec-nicamente impossibile, sono le donne avolerci stare. Passa a dimostrarlo: af-finché ci sia il coito ci vuole penetra-zione, e perché ci sia penetrazione -e mima conmano e braccio, neanche stesse sfondando unuscio chiuso- la vagina deve essere lubrificata;e la vagina è lubrificata solo quando la donnaè in estro, cioè ha la volontà di accoppiarsi. Senon c’è estro non c’è lubrificazione e non puòesserci penetrazione. Visto perciò che la pre-sunta parte lesa -e indica la ragazza come indi-cherebbe il bidone dei rifiuti- è stata penetratacome da certificato medico del Pronto Soccor-so, da parte sua c’è stata volontarietà, quindi

non di violenza si tratta, ma di semplice rap-porto sessuale, per quanto di gruppo. “Ma si sa,signor presidente, a questi giovani di adessopiacciono le cose stravaganti, mica sono comeeravamo noi” conclude ammiccando, e il pub-blico amico mostra il proprio gradimento, sem-bra di essere allo stadio dopo che i padroni dicasa hanno segnato il gol della vittoria a tem-po quasi scaduto. La ragazza piange. Deve aver-ne piante tante, negli ultimi quindici mesi, letocca piangere pure queste. S’è perso un peri-to di parte e la seduta viene sospesa per qual-che minuto, il tempo di andarlo a ripescare neldedalo dei corridoi. Fai cenno a Guzzardellache può bastare. Sulla soglia dell’aula dovetefarvi largo fra i sodali dell’imputato. Una don-na tracimante e furibonda ti indica, e vieneavanti a pugni stretti. “Sbirro schifoso! Me l’-ha picchiato, a mio figlio, questo schifoso!” De-ve essere la madre di quello che faceva il duro,“vaffan” di qua e “metti le mani in culo a tuasorella” di là, il tutto prima che con due ceffo-

ni di quelli ben dati lo mettessi in riga come unsoldatino. La donna continua a sbraitare: “Mel’ha picchiato, gli ha spaccato il naso! A miofiglio! A un bel giovane come mio figlio, chequella puttana neanche in sogno ci può andarecon un bel giovane come mio figlio, quella brut-ta troia!” Tiri diritto. Per tutto il tragitto tu eGuzzardella non scambiate parola, a certe co-se non ci si abitua mai. In ufficio ti intercetta ilcapo, che ha appena preso il caffè con il que-store e, se non si trattasse di te, sarebbe am-

mantato di condiscendenza. E’ sem-pre in ansia quando vai al Palazzo diGiustizia, come anche quando faiqualsiasi altra cosa. Lo tiene in ansiail solo fatto che tu esista, e che ti ab-biano assegnato a lui, che vive diequilibri ponderati e di ovattate mez-ze misure. “Allora, Gualtieri, com’èandata?” domanda, neanche l’impu-tato fossi tu. Ha già intorno la con-fraternita della macchinetta del caffè.Alzi le spalle, con la sufficienza chetanto ti fa amare nell’ambiente; maGuzzardella è ancora scosso, raccon-ta. Il capo tentenna la testa e tutti loimitano. “Il bello è che quelli non fa-ranno neanche un giorno di galera” di-ce Magri, il vice del capo. Stanno pen-sando alle loro figlie che comincianoa uscire la sera, tienili in casa i ragaz-zi, se ci riesci. Poi Magri ti guarda. Fravoi esistono vecchie ruggini, non vuo-le lasciarsi scappare l’occasione di ti-

rarti la botta. Cala l’esca: “Stiamo attenti ades-so, alle elezioni” dice mellifluo. Raccomanda-zione inutile, là tutti votano a destra, tranne uno.Appunto. “Mi sa che invece il nostro PaolinoGualtieri voterà comunista come al solito” dicecon la sua pronuncia calabresissima fatta carez-zevole dall’ironia. Figuriamoci. Tua madre è pro-fuga istriana, la sua famiglia è stata massacratadai comunisti iugoslavi, e, non bastasse questo,i comunisti non ti sono mai piaciuti di loro, quel-li tosti di un tempo come questi alla vaselina di

adesso. Ma tant’è, la reputa-zione te la sei fatta, e poi frate e questa destra che trovisguaiata e volgare oltre ognilimite del sopportabile corro-no oceani, e qualcuno dovraiben votare. Il capo si irrigidi-sce. “Non scherziamo con lecose serie: far tornare i co-munisti, insomma, i nostri va-lori, la fede, la famiglia, la pa-tria. Quelli farebbero davve-ro sposare fra loro le checche,e poi la proprietà privata, tas-se sopra tasse, e l’indulto,l’indulto!” Abbocchi; con latua calma da astronauta stra-fottente, ma abbocchi: “L’in-dulto è stato la porcheria del-le porcherie, ma l’hanno vo-tato anche Berlusconi e isuoi, dopo che per cinque an-ni si sono fatti tutte le leggiche hanno voluto per condo-nare e prescrivere qualsiasicosa a qualsiasi farabutto” di-ci come stessi rileggendo lalista della spesa. Gli occhi di

Magri gridano “bingo!” Il capo sospira. “Gual-tieri, Gualtieri, la colpa è dei giudici rossi, noiprendiamo i delinquenti rischiando la pelle e lo-ro li mettono fuori. Tu sei troppo…troppo…” enon sa aggiungere altro, ma che tu sia decisa-mente troppo, per lui, s’è sempre visto. “Co-munque ai violentatori, invece di stare a fargli ilprocesso, bisognerebbe prendere un rasoio e ca-strarli” dice Neri, che è uno che quando si vedein stanza uno dei soliti scarafaggi chiama aiutoper non pestarlo in prima persona, ma che a pa-role sarebbe per il genocidio continuato. Il caposgrana gli occhi. “Ma no, certe cose, in un pae-se civile…non si possono fare certe cose” dicesalmodiando. Gli altri si allineano immediata-mente, e ripetono che no, che certe cose non sipossono fare. Tu stai appoggiato al muro, le ma-ni in tasca e la speranza che si tolgano al piùpresto di torno e ti lascino raggiungere il tuoufficio. “E perché non si possono fare?” do-mandi. Il capo ti guarda come ai suoi tempi ilmaestro guardava il più somaro e socialmentepericoloso della classe, senza speranza. Sospi-ra ancora, mentre il suo gregge si abbevera conil caffè di fine mattinata, probabilmente il ter-zo o il quarto. Finiranno per rimediare tuttiquanti un’ulcera. Già le prostate sono in espan-sione, come rivela il via vai da e per i servizi;che naturalmente stanno a un passo dal loculoche hai come ufficio, sulla sinistra. A destra c’èil ripostiglio delle scope.

Giovanni Chiara

(Le puntate precedenti su www.quattronet.it)

SONO LE DONNE A VOLERCI STARE

ATHOS

ATHOS

C ome promesso riprendiamo la con-versazione che avevamo interrottolo scorso numero di Quattro, e rias-

sumiamo brevemente l’interessante inter-vento in Consiglio di Zona di Tiziano But-turini Presidente di Tasm Spa (società par-tecipata dalla Provincia di Milano e da 24Comuni del Sud Milano), che ha fatto unbreve resoconto sui progetti delle “Case del-l’Acqua”. Ma facciamo un passo indietro,che cosa sono le fantasmagoriche Casedell’Acqua? Sono strutture chiuse conte-nenti impianti per “la produzione e la dis-tribuzione di acqua naturale e gassata”: inpoche parole l’acqua dell’acquedotto vieneresa frizzante e refrigerata ed erogata al pub-blico che può servirsene gratuitamente, macon alcuni limiti (circa 12 litri a persona algiorno). E’ un vero e proprio servizio allacomunità e, personalmente, mi fa tornare inmente immagini di pozzi e fontane comunidove le persone andavano e vanno a pren-dere l’acqua e nell’attesa si incontrano, par-lano e chiacchierano. Un servizio per giun-ta variegato e per tutti i gusti: di chi amal’acqua semplice e liscia e di chi apprezzamaggiormente quella con le bollicine. E tut-to questo senza creare imballaggi in plasti-ca e facendo risparmiare (ovviamente è uncalcolo approssimativo) circa 250-300 eu-ro a famiglia normalmente dedicati all’ac-

qua in bottiglia. Per ora, come ci ha spie-gato il dott. Butturini, le Case dell’Acquasono state costruite in 7 paesi in Provinciadi Milano: San Donato, Pieve Emanuele,Cesano Boscone, Corsico, Trezzano, Buc-cinasco e Vizzolo Predabissi. Ma altre duesono previste a breve all’Idroscalo. Ciascu-na struttura eroga fino a 3.100 litri al gior-no di acqua controllata dell’acquedotto e ilsuccesso dell’iniziativa, a poco meno di un

anno dalla prima Casa, è buono. Centinaiadi persone che si servono fra le 9 e le 19,l’orario di apertura, e che rimangono entu-siasti del servizio.E a Milano? Siamo in attesa, anche se qual-cosa si muove visto che molti consigli di zo-na, fra cui quello di zona 4, hanno votato al-l’unanimità la costruzione delle Case del-l’Acqua. Ora la palla passa al Comune e adMM. Speriamo bene.

Una bella casa….dell’acqua

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P rofumo di spezie è ciò che abbiamosentito passando in via Ennio, dopola chiesa, verso piazza Insubria. In-

curiositi abbiamo seguito il gradevole ef-fluvio fin dentro un ampio cortile e ci sia-mo imbattuti nella ditta Fratelli Paganispa (ben conosciuta sicuramente da chiabita nella via, ma probabilmente da benpochi abitanti della Zona 4). Una ditta dispezie? Ci è subito sembrato un argomen-to appetitoso per i nostri lettori e in effettinon ci sbagliavamo: la ditta Fratelli Paga-ni è una realtà produttiva milanese che ri-sale addirittura al 1909 ed è quindi vicinaa celebrare il suo centenario! Per andare afondo nella faccenda abbiamo preso ap-puntamento coi titolari e ci siamo fatti rac-contare la loro storia.Marco Cardazzi, cordiale e disponibile, ciaccoglie nel suo ufficio che condivide colfratello Francesco. Ma come? Fratelli Car-dazzi? Sì, perché i fratelli Pagani, che nellontano 1909 si occupavano di spezie nel-la loro drogheria di piazza S. Francesca Ro-mana, non lontano da porta Venezia, era-no i bisnonni degli attuali titolari. I dati dis-ponibili non sono molti (qualche foto equalche vecchia fattura) ma di sicuro si sache nel 1934 Francesco Pagani rileva l’at-tività e resta l’unico titolare della ditta, chetrasferisce, nel periodo bellico, in vialeMonza ampliando l’attività di importazio-ne e di commercializzazione delle spezie.Alla sua morte, nel 1951, la moglie Esterprosegue l’attività con le due figlie; e saràproprio una delle figlie, Olga, a sposare unCardazzi e a continuare poi l’attività. Allafine del 1979, Marco e Francesco, nipotidella signora Ester e in azienda già dallaprima metà degli anni ’80 approdano nel-l’attuale sede di via Ennio e rilevano defi-nitivamente l’azienda nel 1987, alla mortedel padre. Nel frattempo la ditta, partita co-me impresa familiare, ha fatto passi da gi-gante, sempre mantenendo la sua denomi-nazione originaria: società di fatto nel1975, società in nome collettivo nel 1981,s.r.l. nel 1986 e infine s.p.a. dal 1999. Paral-lelamente ha incrementato anche il nume-ro dei suoi dipendenti (dai 13 del 1997 ai40 attuali, senza contare gli agenti esterni)diventando la seconda azienda del settorein Italia e aprendo – fra il 2002 e il 2006 –ben tre filiali commerciali all’estero (Ro-mania, Slovenia e Croazia).Ma, fatta la storia, veniamo al presente: co-sa si produce alla Fratelli Pagani? E’ cosìampio il mercato delle spezie da giustifi-care tanta attività e tanto impegno? In real-tà l’importazione e la commercializzazio-ne delle spezie come tali rappresenta solouna parte dell’attività della ditta; la Fratel-li Pagani, tanto per intenderci, non produ-ce i sacchettini e i vasetti da 25 grammi checompriamo al supermercato! Marco cispiega che loro lavorano per i grossisti e

soprattutto per i grossi salumifici: spezieed erbe aromatiche vengono infatti misce-late e macinate per produrre polveri aro-matizzanti naturali per carni e salumi, fre-schi e stagionati. Prosciutti, salami, mor-tadelle, speck, wurstel, hamburger, salsic-ce e quant’altro ricevono, nella loro pre-parazione, questi ingredienti che non sololi aromatizzano, ma contribuiscono a man-tenere le loro specifiche caratteristiche or-ganolettiche.

L’orario di lavoro è finito e Marco ci con-duce a visitare i vari reparti della ditta, dis-tribuiti su ben quattro piani: dai depositidelle materie prime all’area di miscelazio-ne, dal reparto macinazione a quello di im-pacchettamento. Da dove provengono leloro spezie? L’importazione avviene pre-valentemente dall’India e dall’Indocina(pepe, cannella, noce moscata, chiodi digarofano, coriandolo, ma anche peperon-

cini di vario tipo); dalla Cina arrivano agliodisidratato e alcune varietà di cannella ascorza dura; le erbe aromatiche invece pro-vengono in gran parte dall’area mediterra-nea. Fra spezie ed erbe aromatiche (tutteessiccate) ci si avvale di una sessantina diprodotti diversi! E la lavorazione comeavviene? Le spezie vengono prima misce-late secondo le necessità, poi vengono ma-cinate e setacciate e infine inviate all’im-pacchettamento. Il trasferimento da un re-parto all’altro avviene mediante conduttu-re ad aria compressa, tranne il passaggiodalla miscelazione alla macinazione cheavviene “a caduta”. Le varie linee di lavo-razione sono automatizzate e in ogni fasesi effettua un accurato controllo delle tem-perature affinché i prodotti in lavorazionenon superino i trenta gradi.Passando fra sacchi e scatoloni Marco cimostra cannella e semi di finocchio, cori-andolo e anice stellato. Oltre che buone daannusare le spezie sono anche belle da ve-dere! Poi ci mostra e ci fa annusare gliestratti liquidi di spezie, poiché non in tut-te le lavorazioni dei salumifici si utilizza-no prodotti in polvere; gli estratti oleosiservono per trattamenti a iniezione o perbagni in salamoia e qui in azienda si spe-rimentano anche miscele innovative. Que-sto particolare ce lo racconta accompa-gnandoci all’ultimo piano per farci visita-re quello che può essere considerato il fio-re all’occhiello dell’azienda: un piccolo maefficiente laboratorio di ricerca e sviluppo– dove collaborano diplomati in chimica elaureati in “scienze delle preparazioni ali-mentari” – e un piccolo salumificio inter-no per la sperimentazione diretta su picco-le quantità di carni trattate in loco. Il labo-ratorio di analisi si occupa anche di testa-re la carica batterica delle materie prime edi effettuare i controlli di qualità sui pro-dotti finiti. Un ciclo completo, insomma, euna cura che fin dal 1999 hanno valso allaFratelli Pagani la certificazione ISO 9001.E per il futuro? Marco confessa che an-che gli spazi di via Ennio cominciano astargli stretti! Da anni hanno dovuto tra-sferire i magazzini in fondo a via Mecena-te, nell’area ex-Caproni, e il loro sogno sa-rebbe quello di unificare tutte le strutturein un’area comune più ampia. Per ora si li-miteranno ad ampliare i magazzini e a ge-stire più razionalmente gli spazi a disposi-zione … ma sempre con un occhio attentoa possibili traslochi.Ringraziando i fratelli Cardazzi per la dis-ponibilità e le interessanti spiegazioni, nonci resta che far loro i nostri migliori augu-ri per un ulteriore sviluppo, anche se unaloro partenza staccherebbe un altro pez-zetto di storia produttiva dalla nostra zona… e soprattutto ci priverebbe del buon pro-fumo di spezie nell’aria … una cosa micada ridere, visto che gli odori di Milano so-no in genere di ben altra natura!

Francesco Pustorino

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Profumo di spezie

L’ingresso dell’azienda in via Ennio

Estratti liquidi di spezie

Anice stellato

L’ Istituto di Istruzione Superiore ORIANI-MAZZINI, con il contributo economico delConsiglio di Zona 4 di Milano, nell’ambi-

to del Progetto Genitori, organizza e propone allacomponente genitori e a tutti gli insegnanti interes-sati, tre incontri di riflessione e formazione intornoa tematiche educative e psicologiche raccolti sotto iltitolo: “Le ansie e le paure dei genitori verso i fi-gli adolescenti”. Tali incontri rappresentano la con-tinuazione e l’approfondimento del ciclo tenutosi loscorso anno scolastico, intitolato “Crescere e diven-tare adulti”, che ha costituito una novità per l’istitu-to, riscuotendo l’interesse ed il coinvolgimento deigenitori intervenuti. L’invito a partecipare è rivolto a tutti i genitori chedesiderano, da un lato, rendere più viva e tangibile laloro presenza alla vita della scuola e dall’altro con-frontarsi con esperti e altri genitori per migliorare lacapacità di comprensione e di ascolto dei loro figli,in una fase della vita così complessa come è quelladell’adolescenza. Gli esperti che condurranno gli incontri, oltre a pos-sedere una particolare competenza nei loro specificicampi di intervento professionale, hanno maturatouna considerevole esperienza proprio nel campo del-la formazione in ambito scolastico. La dott.ssa Clau-dia Bruni, psicologa e psicoterapeuta, autrice di nu-merosi testi ed articoli, sin dalla fine degli anni 80propone nelle scuole milanesi e lombarde mirati in-terventi rivolti a studenti, insegnanti e genitori. Il dott.Ermanno Boselli, psicologo e psicoterapeuta, è il fon-datore, agli inizi degli anni 90, del progetto di edu-cazione stradale Ruote Sicure, ormai adottato da cen-tinaia di istituti scolastici della Lombardia, ed in que-sta veste incontra costantemente nelle scuole dellaregione, studenti, insegnanti e genitori. I tre incontri si terranno nell’Aula Conferenze dellasede centrale dell’Istituto, in via Zante 34, nelle gior-nate di sabato 1 e 15 marzo e sabato 12 aprile 2008,dalle ore 10.30 alle ore 12.30. L’attenzione sarà centrata sul rapporto genitori/figlinell’adolescenza, affrontando nello specifico quelleche sono le ansie e le paure, reali o immotivate, deigenitori verso i loro figli, passando anche attraversoil riconoscimento delle paure dei figli stessi. Ci si im-pegnerà quindi a fornire degli strumenti per cercaredi rispondere a degli interrogativi di fondo: Comepoter accompagnare i figli nel viaggio dell’adole-scenza? Come stare al loro fianco in modo nuovo?Come trasformare l’ansia in una risorsa utile per laloro crescita? La finalità ultima a cui tende questa iniziativa è il raf-forzamento del patto educativo, ovvero il dialogo ela partecipazione tra operatori scolastici e fami-glie, che è poi la premessa fondamentale per il con-tenimento della dispersione scolastica e del disagioadolescenziale. In un momento storico in cui biso-gno di riforma della scuola, problematicità della fa-miglia e difficoltà delle giovani generazioni si in-trecciano, il coinvolgimento di genitori ed insegnan-ti, almeno i più sensibili, è sicuramente indispensa-bile e doveroso.

All’Istituto Oriani tre incontri per i genitori

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P assando davanti al cinema Maestoso inPiazzale Lodi, serrato e con un cartelloambiguo che dice ”chiuso per lavori”,

mi sono ricordato dei tanti cinema che c’eranonella nostra zona e che non ci sono più.Ma in particolare mi sono venuti alla mentequelle sale “2 films 100 lire” che, dalla fine de-gli anni cinquanta e sino ai settanta, sono sta-ti, come si direbbe oggi, un luogo di aggrega-zione, quasi come gli oratori e le case del po-polo.Il Minerva era dove adesso c’è Darty all’iniziodi via Sabotino, il Lux in Corso di Porta Ro-mana dove c’è la voragine lasciata dalla de-molizione di Teatri d’ Italia, l’Ideal in corso Lo-di sostituito da Euronics, l’Embassy in via Fàadi Bruno che, passato alla clandestinitàdegli spettacoli a luci rosse, sta ora ri-nascendo come condominio, l’Astoriaanch’esso da porno cinema a futuro luo-go di sfilate modaiole, l’Umbria di viaTito Livio trasformato in mega sala dabiliardo e poi nel Mec Hotel, l’Alce divia Caposile prima garage e poi suddivi-so in negozi, il XXII Marzo dopo un lun-go periodo come negozio di mobili è orachiuso e in attesa di ristrutturazione.Erano gli anni delle madonne pellegrinee dei comunisti trinaricciuti, di donca-milli e di pepponi.Si rideva dei disabili, degli omosessuali,dei cornuti e dei balbuzienti e il politica-mente corretto non si sapeva cosa fosse. Noi bambini a 6 anni andavamo a scuo-la con il tram da soli e non con il SUV dimamma, non avevamo la televisione epoi entravamo nei cinema ”2 per 100 li-re” non solo per vedere i film.C’era del marketing ante litteram nella pro-grammazione: le pellicole erano infatti di ge-nere diverso. Il primo era un film di avventu-re western o di “milleeunanotte” o di “cappae-spada” per i maschi. L’altro invece era un filmper le femmine, sentimentale e romantico o“strappalacrime”.Durante la proiezione del primo film si scate-nava l’entusiasmo del pubblico, cadenzato dalbattere ritmico dei piedi sul tavolato di legno,

dal cigolio e dallo sbattere dei sedili contro loschienale, dagli urli di approvazione e di rab-bia nei confronti di protagonisti e comprimari,dalle scazzottature imitatorie e poi di scherno,accompagnati da boati, a sottolineare un bacioappassionato ma a labbra serrate o, ancora dipiù, lo scatto di rottura della pellicola seguitadal rumore secco dei giri a vuoto della cellu-loide.Errol, Gary, Tabù, Victor eravamo noi e aveva-no tutta la nostra totale approvazione ed invi-dia, anche se, o forse proprio per quello, trat-tavano l’altro sesso come una entità aliena esubumana e i nemici in fun-zione del colore del loro “mu-so” che era giallo o rosso o

nero, a seconda della latitu-dine in cui operavano.Ma lo scatenamento, senzapossibilità di argine da parte delle maschere,dei direttori e dei macchinisti della sala, avve-niva durante la proiezione del secondo film, acui gli spettatori del primo non rinunciavano,proprio per dare il loro contributo a ciò che sul-lo schermo avveniva. E sullo schermo si rap-presentavano, nel primo tempo, tutte le nefan-dezze a cui un essere umano può essere sotto-

posto. Bambini strappati dalla culla e obbliga-ti a vivere nelle fogne di Londra ma fortunata-mente dotati di un medaglione rivelatore, don-ne violate e obbligate a cantare nei più sordidilocali notturni di Tangeri, mogli angeliche ac-cusate di avere ceduto, per denaro, alle vogliedi un vecchio amico di famiglia, cieche per lestrade di Sorrento, orfanelle travolte da un de-stino infame nei sotterranei di Parigi. Tutto edi più.Alla fine accadeva un fatto imprevisto: quelliche arrivavano dal primo film, sghignazzandoad ogni sopruso, nella seconda parte cedevano

alla tenerezza e si univanoagli altri in un pianto silen-zioso e liberatorio per il lie-

to fine della storia diYvon-ne, Milly, Silvana.E poi i film venivano proiet-

tati senza soluzione di continuità. Si entravaquando si voleva e si ripigliava il film nel mo-mento in cui si era entrati, con qualche diffi-coltà di comprensione della storia ma con la li-bertà di rivedere il film, se ci piaceva, tutto ilgiorno.

Tutto era molto più semplice e i colori della

vita erano più netti, c’era meno grigio e piùbianco e nero e solo qualche film di Hollywood,come d’altra parte l’America, brillava dei co-lori sfavillanti del Technicolor.Ma non era il paradiso, come paradiso non erala sala in cui, insieme al film, si rappresentava,un altro spettacolo.Perché al Minerva, al Lux, al XXII Marzo, al-l’Umbria, all’Astoria, all’Ideal viveva anche unmondo oscuro che dall’oscurità traeva il suopiacere.Normalmente la sala era divisa in tre settoriideali: davanti, nelle prime 10 file, i ragazziniurlanti, in mezzo le persone di mezza età chevolevano vedere il film, dietro, nelle ultimequattro file, chi del film non gliene importava

niente ma le cui attività, diciamo fisi-che, erano molto intense. A questo si sommavano il via vai nei ga-binetti che sprigionava cigolii e lampidi luce nell’oscurità, lo stormire dellepesanti tende di velluto delle uscite disicurezza, la luce fioca del venditore dibibite in piedi sul fondo, in attesa del-l’intervallo.E poi la polvere azzurra che faceva dacortina allo schermo, il fumo delle si-garette che saliva verso il soffitto, le cic-che per terra insieme alle carte di cara-melle, ai biglietti usati, a scarichi orga-nici, alle bottigliette di chinotto vuote .L’odore era caldo, umido, di cipria e disudore e di brillantina, di nazionali e didisinfettante e di panini al formaggio.Ancora oggi quello è il vero, originaleodore del cinema ed è la sua mancan-za che si sente quando a casa si infila

un dvd nel lettore.Vecchi cinema, film sgangherati, di quando esi-steva la seconda, la terza e anche la quarta vi-sione: “2 film 100 lire”, appunto.Da tempo, ormai, la tendenza è di accorpare leproiezioni nelle multisala: fra un po’, forse, mi-greremo nella futura, molto promossa e pro-messa Città delle Meraviglie che sarà SantaGiulia al prezzo di “1 film 8 euro”.E’ proprio il caso di dire: “Staremo a vedere”.

Francesco Tosi

Alla ricerca dei cinema perduti in zona Quattro“2 films 100 lire”

Il già elevato fabbisogno energetico italiano crescerà ancora nei prossimi de-cenni, perciò bisognerà diversificare le fonti di approvvigionamento energe-tico, trovarne di alternative, come quelle rinnovabili, ossia l’eolica e la sola-re, e riprendere la ricerca avanzata nel campo dell’energia nucleare. L'Italia ha un disperato bisogno di gas e, se le istituzioni europee non si po-nessero al centro di una strategia energetica vocata alla realizzazione di in-frastrutture, come i rigassificatori e i termovalorizzatori, creeremmo strozza-ture penalizzanti per il futuro approvvigionamento di gas di cui necessita ilnostro Paese, che dipenderebbe troppo da pochi fornitori esteri e dai loro nu-merosi problemi di ordine politico, sociale ed economico. Non possiamo con-tinuare a importare dall'estero la maggior parte del nostro fabbisogno e la-mentarci di avere la bolletta energetica più cara d'Europa. Gli italiani continuano a consumare energia nucleare e fanno finta di non sa-perlo. È come se il nostro Paese avesse appaltato alla Francia la costruzionedi ben otto centrali di dimensioni analoghe a quella smantellata per via refe-rendaria 20 anni fa. Infatti otto delle 58 centrali d'oltralpe lavorano a pienoregime solo per placare la fame di energia italiana: il 17% di energia impor-tata nel nostro Paese viene prodotta nelle centrali francesi”. Il rilancio del nucleare è quindi necessario non solo a fini energetici.

I deputati dell’UDC hanno sempre avuto co-me obiettivo prioritario sia quello di ri-spondere adeguatamente alle grandi sfide perlo sviluppo del Paese che alle giuste esigen-ze dei cittadini consumatori, anch'essi pro-tagonisti e non tartassati dal mercato ener-getico. Nella prossima legislatura le forze po-litiche dovranno trovare un'intesa per far pro-gredire il nostro paese: se non mettiamo inmoto il paese e se non torniamo al nuclearefiniamo al freddo e rimaniamo in serie B.L’UDC è e resta il partito del “sì” per passa-re dalle parole ai fatti e impe-gnarci su questa strada.

“PIÙ ENERGIA PER L’ITALIA DI DOMANI”

13/14 APRILE alla CAMERA e al SENATO

L’Italia di domani www.udcmilano4.it

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LA LINGUA BATTE DOVE IL DENTE “VUOLE”Quando è possibile evitare la protesi totale e quali alternative abbiamo?

Quando nella nostra bocca, per trascura-tezza, per problemi parodontali, per dis-turbi del comportamento alimentare, so-no rimasti pochi denti, è possibile e im-portante recuperarli e mantenerli, perchéanche pochi denti possono essere d’aiu-to per applicare protesi fisse o estraibili.

Per poter fare un lavoro di protesi com-pletamente fissa dovremo inserire degliimpianti (vite nell’osso che sostituisce laradice mancante), conservando e utiliz-zando i propri denti o radici rimaste: l’in-tervento di ripristino sarà più economicoperché si riduce il numero degli impiantida inserire.

Per la protesi estraibile, ma pur sempresalda, esistono diverse soluzioni, ad esem-pio possiamo eseguire anche sui pochidenti rimasti delle protesi parziali con gan-ci o senza, scegliendo la soluzione piùidonea alla nostra situazione dentale.

E’ una soluzione molto valida che per-mette di aggiungere elementi dentali so-

lo dove mancano (ad esempio i molari),è meno ingombrante di una protesi tota-le perché necessita di essere costruita inpresenza di altri denti per cui non ha l’in-gombro del palato, non si può eseguirese si è completamente senza denti.Come è fatta questa protesi? È una pic-cola struttura in metallo a barra realizza-ta sulle proprie impronte dove vengonoinseriti i denti che al paziente mancano;per la parte inferiore la barretta si ap-poggerà sotto la lingua mentre per la par-te superiore sopra il palato.In quanto tempo viene eseguita? Ci vo-gliono poche sedute, generalmente tre oquattro massimo, è economica e garanti-sce funzionalità, stabilità non trascurandol’estetica, permettendo qualora venisse-ro persi altri elementi dentali un ripristinoe aggiunta dei denti mancanti in tempimolto brevi.Risulta quindi molto importante (anchequando la lingua batte sui pochi denti ri-masti) preoccuparsi subito del loro statodi salute per sapere se la dentiera è soloun brutto sogno.

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I n via Sciesa, dove oggi cisono le vetrine della bi-blioteca dell’Istituto Euro-

peo del design, c’era attornoagli anni 70 il “regno” del si-gnor Roscio. Figlio d’arte, an-che il padre, originario di Ao-sta, nello stesso negozio avevaesercitato il mestiere, Rosciofaceva il “battilama” e il “ra-maio” due attività che oggi for-se nessuno più esercita, sosti-tuita, la prima, dalle macchineche più in fretta, con meno spe-se ma con meno gusto, fannole stesse cose, la seconda cer-tamente passata nei musei per-ché ormai le pentole di rame estagno non si usano più (forseancora qualche paiolo di rameper fare la polenta sul fuoco delcamino), e quelle attuali unavolta logore si gettano per quel-le nuove.Svolgeva la propria attività inuna specie di antro buio, fu-moso, ingombro di pezzi di fer-ro, ritti, contorti, avanzi di quel-le che parevano essere vecchieringhiere, cerchi di botte equanto altro di “ferroso” pote-va servire al suo lavoro.Tanto la mamma era minuta edesile, quanto il signor Roscioera grande e grosso, due brac-cia che parevano dei magli, lemani perennemente nere di fu-liggine, di ruggine che scivola-va dai ferri che maneggiava, dicarbone, con il grembiule dicuoio per proteggersi dai lapil-li. Oggi la sua bottega si chia-merebbe atelier del ferro bat-tuto, ma allora era come entra-re nella fucina di Vulcano.Dalle sue mani sapienti il pez-zo di ferro, reso rosso dal calo-re, prendeva vita, si trasforma-va in qualcosa di artistico. Nenascevano volute, ghirigori pla-

smati dalla macchina che pie-gava le barre, non più rosse maalla giusta temperatura per es-sere stortate e poi rifinite. Ri-cordo il rumore che usciva dalnegozio, un rumore particola-re, un tintinnio che andava adaffievolirsi gradualmente, delmartello che, ogni volta checolpiva il pezzo di ferro, anda-va a rimbalzare sull’enorme in-cudine dove si scaricava la for-za impressa alla mazzuola daquelle mani che sapevano an-che tirar fuori da pezzi di me-tallo piccoli oggetti lavoraticon abilità.Il signor Roscio era capace, co-me un prestigiatore, di sor-prendere per la magia che met-teva nel creare, colpo dopo col-po, da una semplice lastra diferro una teglia per la pizza. Avolte ne aveva decine impilateuna sull’altra e tante altre an-cora aspettavano di essere“create”. Una via l’altra, in unpaziente lavoro di giorni a li-sciare, a martellare, a mante-nere la parte esterna più spes-sa per poi torcerla verso l’e-sterno per fare il bordo. La piz-zeria che stava di fronte allachiesa del Suffragio era il mi-glior cliente e si rivolgeva alRoscio per far stagnare l’inter-no delle teglie quando si con-sumavano: “Duravano una vi-ta - racconta Gaetano, l’ultimodella generazione dei Fusco -si sostituivano dopo anni e pen-sa che dopo Roscio dovevamomandare le teglie a Napoli perstagnarle, perché qui a Milanonon c’era nessuno che lo face-va. Sì che me lo ricordo bene ilRoscio”. Oltre alle teglie, come quelleche ancora oggi usano alla piz-zeria Due Leccesi in Bonvesin

de la Riva, il “battilama di ViaSciesa” era in grado di riporta-re in perfetta efficienza ognipentola di rame gli si portasse.Senza contare i lavori in ferrobattuto che eseguiva o altri og-getti che era possibile costrui-re in ferro: dovevi attenderequalche settimana, e non erimai certo dei tempi, ma poteviessere sicuro che il lavoro sa-rebbe stato eseguito: a regolad’arte.Roscio è sicuramente stato for-se l’ultimo dei battilama, in Zo-na 4, e forse di Milano, e diquesto ne era conscio perchémolto spesso si lamentava e an-dava ripetendo: “Caro el mesciur Bianchini (non aveva mai

azzeccato una volta il mio co-gnome) dopo de mi, a Milangh’è nissun che l’andarà avan-ti con queèl mestee chi. Se fàtròppa fadiga e i giovinott in-coeu gan minga voeuia.”Nonostante siano trascorsi an-ni, molti se lo ricordano anco-ra, come Giorgio il barista al-l’angolo di via Bezzecca: “Ve-niva qui tutte le mattine a bereil caffè, o a mezzogiorno per unpanino. Eravamo molto in ami-cizia e poi era un ottimo gio-catore di carte e abile al biliar-do quando avevo la sala perquesto gioco. Ricordo che tragli amici lo chiamavano il non-no non per l’età ma per la sag-gezza che aveva. Era rispettato

da tutti”. Improvvisamente ungiorno Roscio sparì. Passare invia Sciesa e vedere la saraci-nesca abbassata, non sentire iltintinnare del martello che rim-balzava sull’incudine, non in-travedere nel fondo del suo“antro” i bagliori del fuoco ali-mentato dal mantice fu una sor-presa per tutti. Perché? Perchélo avevano sfrattato per poterristrutturare la casa e, si voci-fera, anche per via dei vaporimaleodoranti che emanavanogli acidi che usava. “Qualcunosi era anche lamentato per il ru-more – ricorda ancora il Gior-gio - e avvalendosi del fatto cheil regolamento lo prevedeva, gliera stato imposto di non “bat-

tere il ferro” tra le due e le quat-tro del pomeriggio per permet-tere il riposo agli inquilini. Do-po che l’hanno mandato via soche era andato a lavorare in uncapannone dentro al parco For-lanini, in via Taverna. Poi nonho saputo più molto. Gli amiciche avevamo in comune miportavano sue notizie ma conl’andare del tempo molti di lo-ro sono mancati e da parecchionon se ne sa più nulla”. Di cer-to si era saputo che era statocolpito da un infarto e che ave-va sconfitto un brutto male. Fi-no a non molti anni fa abitavadalle parti di viale Ungheria…

Sergio Biagini

Ricordi il Roscio?

Macchiette milanesiCogliamo l’occasione dell’articolo di Ser-gio Biagini su un vecchio mestiere, per pro-porvi un paio di macchiette milanesi: El lam-padee e El servitur del mezzafaccia dise-gnate da Camillo Cima junior. Le 12 mac-chiette originali che un nostro lettore ci hapermesso di riprodurre furono ricopiate daCamillo junior dalle caricature originali delnonno Camillo pubblicate sulla rivista sati-rica “L’Uomo di pietra”, fondata nel 1868 ediretta da Camillo Cima fino al 1908, annodella sua morte. Una famiglia, quella dei Cima, strettamen-te legata alla storia di Milano, i cui compo-nenti (ricordiamo anche Otto Cima, figlio diCamillo) sono stati storici, giornalistici, poe-ti, commediografi, ricercatori di memoriemunicipali.Trent’anni fa a loro è stata dedicata una mo-stra al Museo di via Sant’Andrea. Non cidispiacerebbe aver la possibilità di vederneun’altra. El servitur del mezzafaccia El lampadee - 1859

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U n primitivo gigante dibronzo, le braccia spa-lancate e l’espressione

di stupore alla vista di una minu-scola cascata d’acqua sorgiva. Laricordiamo tutti così, per questapresenza, piazza Grandi. La scul-tura in purissimo bronzo è prota-gonista assoluta della scena inquel luogo, tanto da lasciare insecondo piano, a una presenzaquasi trascurabile, tutto quanto lacirconda che pure è una cornicedi un affascinante e pregevolissi-mo ‘800 e primo ‘900.Noi, bambini del quartiere, sen-za naturalmente sapere lo speci-fico significato attribuitogli dal-lo scultore, sentivamo una gran-de attrazione per quel gigante. Lotrovavamo rassicurante vuoi perle dimensioni, vuoi per l’energiache esprimeva, attributi che rite-nevamo avrebbe messo in cam-po a nostra difesa per ogni ma-laugurata evenienza. Finimmoinsomma per adottarlo quel gi-gante certi che, come tutti i gi-ganti che si rispettino, quello dipiazza Grandi fosse dalla nostraparte, dalla parte insomma di noipiccoli (Golia). Circondavamospesso e volentieri questo giova-ne selvaggio così simile ad un diogreco antico come per un rito(che se non fosse stato per la no-stra tenera età e per i più dei mil-lecinquecento anni che ci sepa-rano da quella cultura, si sareb-be tranquillamente potuto defini-re “pagano” per la devozione cheesprimevamo nella circostanza.)Ci tenevamo per le nostre picco-le mani per inebriarci in giroton-di senza fine, cantando in coroquelle quiete filastrocche che i“grandi” di allora avevano in-ventato per permetterci di rima-nere piccoli quali eravamo, con-

sentendoci così di godere appie-no la nostra infanzia (meditategenitori d’oggi, meditate…). Piùavanti nell’età, già ragazzini suidieci, tredici anni, non lo aveva-mo ancora finito di amare il gi-gantesco amico e ci correvamoattorno in sfrenati inseguimentil’uno degli altri, dalle prime oredel pomeriggio (le nostri madrisi affacciavano alle finestre, viavia prima una poi l’altra in di-

sperati appelli e sgradevoli mi-nacce che si sarebbero in segui-to materializzate nel “salto” del-la cena) sino al tramonto. Tra-monto sul quale crollavamo allafine esausti (meglio venirci ro-sei/molli di sudore/come dopouna corsa per salire il colle…scriveva Giovanni Pascoli espri-mendo come nessuno dopo di luisarebbe più riuscito, lo sfinimen-to felice dei giochi dei ragazzi).Nei nostri occhi e in quelli diquel colosso di bronzo la stessameraviglia: noi nei confronti del-la vita che si affacciava radiosa ericca di promesse nel suo nasce-re e lui, il primitivo, al cospettodella natura che ancora non co-nosceva nei suoi più intimi se-

greti. Entrambi uniti, un solo sen-timento, dal desiderio di scopri-re l’esistenza e il mondo. Sco-perta che purtroppo ci avrebbe dilì a poco riservato anche gliaspetti crudeli della realtà quan-do l’odio degli uomini sembraprodigarsi per degenerarla. Laguerra. La bella piazza fu tutt’al-tro che risparmiata dai suoi orro-ri, dei quali fu anzi teatro privi-legiato fra i tanti luoghi della cit-

tà.Anche il gigante buono subì lesue belle ferite come tutti noi col-piti nella carne e nell’anima. Ilforo provocato da un proiettile èancora lì a testimoniarlo, visibi-le nel suo costato. A colpirlo fuun proiettile partito da un mitradi un repubblichino che con unasventagliata di colpi riuscì ad uc-cidere un partigiano disarmatoche vanamente con la fuga tenta-va di sottrarsi a quel destino. Ol-tre a questo doloroso episodio ilnostro gigante dovette assisterenegli anni della guerra, un gior-no sì e uno no, alle abituali bat-tute di caccia di “Pippo” (così erastato soprannominato allora uncerto aereo monomotore inglese

che imperversava durante gli an-ni della guerra sulla nostra cittàcon le sue imprese solitarie inte-se a colpire non specifici obietti-vi militari, ma bersagli umani,militari o civili che fossero, aproprio piacimento). Un giornouna mitragliatrice italiana lo cen-trò in volo proprio sopra piazzaGrandi mettendo fine alle sueleggendarie ma ciniche imprese.Sul balcone di un abitante dellapiazza fu ritrovata la gamba an-cora calzata dallo stivale del pi-lota abbattuto, mentre su un ter-razzo adiacente rimbalzò la testadi quel maniaco aviatore andan-dosi a infilzare nell’asta di unabandiera. Noi, ragazzi degli in-seguimenti attorno alla scultura,cominciammo a sorridere e a cor-rere un po’ meno: sull’alba ra-diosa della nostra esistenza, leprime nuvole nere a prematura-mente oscurarne la luce.Il selvaggio di bronzo invece, pri-vilegiato dall’arte a durare co-munque, malgrado fosse statocolpito a morte, non mutò atteg-giamento e lo stupore nei suoiocchi non si spense mai.Possiamo ancora oggi verificarela sua espressione incantata e far-ne tesoro: uno sguardo che ci in-coraggia a conservare quel pocodi fanciullezza che è in tutti noie che rappresenta una vera e pro-pria risorsa nascosta. Risorsa acui attingere nei momenti diffi-cili e che ci consente di guardar-ci ”dentro” (se dentro abbiamoconservato un po’ di “bellezza”)quando fuori è assurda tempestatra gli uomini o in tutti i casi stu-pirci ancora, comunque la si pen-si, per la unicità del mistero cherappresenta il nostro essere uo-mini sulla terra.

Gianni Tavella

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In Piazza Grandi Una promessa davvero specialeRieccoci, è passato un po' di tempo dall'ultima volta che vi ab-biamo parlato di noi... Vi ricordate di quel gruppo di lupetti chehanno la sede proprio nella vostra zona? Beh siamo qui per rac-contarvi due emozionanti avventure che abbiamo vissuto in que-ste settimane.Sfidando il freddo e la nebbia, in una domenica di febbraio, ab-biamo pedalato da Abbiategrasso al Ticino, e siamo arrivati inmezzo al bosco, alla Colonia Enrichetta, là dove comincia il Par-co. La nostra fatica è stata ricompensata dalla gentilezza dei pro-prietari che ci hanno offerto un pasto caldo. Di animali pur-troppo non se ne sono visti, faceva freddo anche per loro, ma nonci siamo persi d'animo e giocando abbiamo scoperto quali sonoi nostri valori: rispettare la natura, condividere con i nostri fra-telli le avventure, ricercare la nostra spiritualità, rispettare le re-gole, conoscere la nostra città, il nostro paese e il mondo e com-piere buone azioni. Mettendo tutti i pezzi insieme siamo riuscitia scoprire il testo della promessa, con la quale, noi cuccioli, po-tremo finalmente entrare a far parte del branco e avere il foulard. E proprio ieri, al ritorno dall'uscita di due giorni, eravamo stan-chi e fieri con al collo il nostro foulard; adesso non siamo piùcuccioli, ma siamo giovani lupi del branco.Non vedevamo l'ora di dire davanti a tutti gli altri lupetti comenoi, la promessa, che ci impegna ad essere scout in tutto quelloche facciamo, a casa, a scuola, e ovunque andiamo.Alcuni di noi erano un po' timorosi, ma poi, dopo aver messo ilfoulard al collo, tutta la paura è sparita, d'incanto, lasciando il po-sto alla gioia di poter dire: anche io faccio parte dell'ottavo bran-co Iawata.

I lupi dell'ottavo branco

La frase vincente di febbraioNuovo appuntamento con Adesso ci penso e, contempora-neamente, introduzione di un nuovo gioco che lo sostituirà dalmese prossimo.Vi invitiamo a giocare con MATTEMATICA, ilgioco dei numeri, adatto ai bambini dai 9 anni in su e a tutti gliadulti cui piace giocare e cimentarsi con qualche calcolo. Pro-vate!!Ecco ora la frase vincente del gioco di febbraio, inviataci daDaniela Gervasini via mail:ISTRUIRE ALCUNI UBRIACHI A ESSERE SOBRIFra quelle arrivate, c’era anche una frase probabilmente de-dicata ai kamikaze: "Alcuni vivono pregando di essere uccisi."Complimenti a Daniela, che vince una confezione di Ades-so ci penso.Adesso aspettiamo sia le vostre frasi di marzo che le vostrerisposte al nuovo gioco!

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N el precedente articolo abbia-mo percorso il primo trattodel nostro itinerario giungen-

do fino al termine del viale Martini. Proseguendo per un poco ancora giun-giamo ben presto al piazzale Corvet-to, una volta noto come "ponte di No-sedo" per lo scavalcamento del Rede-fossi; ai nostri giorni questo è uno sno-do trafficatissimo, eppure basta farepochi metri deviando verso destra e cisi ritrova in un gradevole quartiere ric-co di verde. Si tratta del quartiere Gri-gioni, che prende il nome dall'Impre-sa Grigioni che lo progettò e costruìtra il 1953 ed il 1962; oltre ottocentoappartamenti vennero venduti o affit-tati a famiglie che lavoravano nelle vi-cine industrie, ma soprattutto a impie-gati e professionisti che, avendo ac-quistato l'alloggio, divennero il piùconsistente nucleo di una popolazionestabile. La stessa Impresa Grigioniprevide con anticipo l'erezione di unachiesa, davanti a uno spazio alberatoappositamente lasciato all'inizio dellavia Rosselli. Ed infatti, dopo un lungoperiodo di discussione tra le varie par-ti, il 21 aprile 1961 iniziarono i lavoriper la chiesa della Madonna della Me-daglia Miracolosa, progettata dall'in-gegner Luigi Grigioni e dall'architet-to Guglielmo Giani, e di cui ho giàtrattato a suo tempo. Sempre a proposito di questa parroc-chia, la chiesa precedente è tuttora vi-sibile in viale Lucania, ove fu costrui-ta negli anni Venti del ventesimo se-colo (allora la strada si chiamava via-le Basilicata). Siamo giunti così in piazzale Bologna,sul cui angolo nord-ovest è recente-mente sorto, in luogo dell'azienda Ce-lestri, un gradevolissimo giardino pub-blico; ci accingiamo ora ad attraver-sare la ferrovia che congiunge, nella

cintura sud-est, le stazioni di MilanoPorta Romana e Lambrate, e di cui hogià detto essere un interessante puntodi vista per analizzare i cambiamentidella nostra zona. Al culmine del sovrappasso di vialePuglie, stando sul lato sinistro, pos-siamo quindi osservare un'area in cuiscorre la roggia Gerenzana, partico-larmente ricca di arborescenze, ed inseguito, sempre sul lato ovest, un gra-zioso giardino privato della stazioneGas Auto di via Tertulliano; qui infat-ti stiamo incrociando lo Strettone, an-tica strada che, come penso sia ormainoto, congiungeva l'arco di Porta Ro-mana con Castagnedo. Sul lato destro del ponte, dopo la re-cente strada aperta sul tracciato delvecchio strettone (ossia la parte di viaTertulliano tra viale Puglie e la ferro-via) troviamo il Parco Alessandrini,

una cui parte attende ancora di essererealizzata. Al suo interno si trovano,disposte lungo la via Bonfadini (vec-chia Paullese dei romani) le cascineColombè di sopra e di sotto, e nei pres-si di queste ultime una gradevole zo-na coltivata ad orti. Inizia a questo punto viale Molise, an-ch'esso circondato da quartieri di casepopolari di varia epoca. Subito a sini-stra si trova il quartiere Maurilio Bos-si (poi ridenominato quartiere Moli-se), realizzato tra il 1933 e il 1938 suprogetto di Cesare e Maurizio Maz-zocchi. Poco oltre si trova il quartiereEmilio Melloni (poi chiamato quar-tiere Calvairate) costruito tra il 1928 eil 1931 su progetto di Giovanni Bro-glio, che abbiamo già incontrato nel-lo scorso articolo. Sul lato est (ossia destro), dopo l'edi-ficio scolastico recentemente restau-

rato si trova al civico 46 un eleganteesempio di case popolari, caratteriz-zate, oltre che dall'ampia corte, dalledue enormi colonne prospicienti il via-le. Superato l'incrocio con via Cadibona,al cui civico 19 sorgono le case eco-nomiche per l'Azienda Tramviaria Mi-lanese, realizzate nel 1953 su proget-to di Tito Bassanesi Varisco, al di làdella via Abetone si trova un isolato incui, a fianco del nuovo edificio che hasostituito in via Maspero una rivendi-ta di ghiaccio e carbone, si trova il De-posito Filoviario ed automobilisticodell’ATM denominato appunto Depo-sito Molise, risalente agli anni '30 delventesimo secolo; subito dietro, a po-chi metri, si trova la Cascina Manca-tutto, in cui una scritta ricorda "1848- calidus fecit". La ragione di questafrase è stata spesso attribuita ai moti

delle 5 Giornate di quell'anno, ma èanche possibile che il riferimento siaall'incendio che, diversamente dal 25maggio 1848, data in cui scoppiò allaSenavra (cosa piuttosto comune inquegli anni), nel settembre di quel-l'anno s'appiccò in pieno ai fienili del-la cascina Mancatutto; i contadini cor-sero alla Senavra a prendere la "mac-china d'incendi ", ovverosia una pom-pa a mano che pescava l'acqua nellacircostante roggia e la faceva zampil-lare in alto, e la fecero mugghiare co-me forsennati a pescare le acque del-la roggia Besozza, ma alla fine la scon-quassarono e divenne inservibile. A questo punto interrompiamo la no-stra passeggiata, che riprenderemo nelprossimo articolo a partire dall'incro-cio Molise-Lombroso, posto in pienoall'interno di quella che viene definitala "Città Annonaria".

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L’identità dell’UDC è caratterizzata dal riconoscimento della centralità poli-tica del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale e della famigliaintesa come alleanza tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio e nu-cleo fondante della società e dello Stato. Pertanto il primo e fondamentalebene da garantire ad ogni essere umano è il diritto alla vita fin dal concepi-mento, anche attraverso una Commissione parlamentare di inchiesta per ve-rificare la mancata applicazione di quella parte della legge 194 relativa allapromozione della maternità e alla prevenzione dell’aborto.La nostra scelta di schierarci in alternativa alla sinistra deriva dall’attuale gra-ve diversità di posizioni riguardo a tutte le questioni bioetiche. La questionedella vita è espansiva perché in ogni singolo problema si riflette la visionedell’uomo che affermiamo quando scegliamo per o contro l’aborto. I poveridi oggi sono le famiglie che non si sottraggono alla gioia ed al dovere di da-re e di accogliere la vita dei propri figli. Questo è il proletariato del nostrotempo, qui è la nuova “questione sociale”. C’è bisogno di un fisco amico del-la famiglia, in cui sia assicurata l’equità orizzontale, ossia a parità di redditochi ha figli a carico deve pagare meno tasse di chi non ne ha tramite un si-stema di deduzione dall’imponibile del reddito minimo vitale, che serve aicontribuenti per il mantenimento del nucleo famigliare.

I senatori dell’UDC hanno presentato unaproposta di legge per dire no all’aborto do-po la ventesima settimana di gravidanza, per-ché avanti ad un piccolo essere umano che sisforza di respirare e di vivere c’è poco da dis-cutere: è un essere umano e come tale va tu-telato. Lungo una linea analoga si sono poi avviatele regole interne di alcune importanti clini-che ginecologiche della regione Lombardia. Su questi temi l’UDC è stata concretamentepresente, e non da ieri, tramite l’impegno deisuoi eletti nelle aule parlamentari.

“TUTELA della VITA e della FAMIGLIA”

13/14 APRILE alla CAMERA e al SENATO

L’Italia di domani www.udcmilano4.it

Da Nosedo all'Acquabella/parte secondaA cura della Fondazione Milano Policroma - Testo di Riccardo Tammaro - fotografie di autori vari

La Cascina Mancatutto Il quartiere Grigioni

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SINISCALCO ARTE

Odilon Redon Sogni, Chimere, Misteri

Dal 28 febbraio al 30 maggio 2008 SiniscalcoArte propone la mostra Odilon Redon - Sogni,Chimere, Misteri, un suggestivo percorso al-l'interno del mondo del pittore e incisore fran-cese Odilon Redon, uno dei principali inter-preti dell'arte del sogno e del mistero. La mo-stra, una quarantina di litografie ed incisioni,allestisce alcune rare tirature, come quella de-dicata a Les Fleurs du Mal dell'ammirato poe-ta Baudelaire, oppure le "interpretazioni" de Latemptation de saint Antoine di Flaubert. Tra ipezzi più rari e interessanti, appare inoltre lagrande litografia del Buddha . L'esposizione, curata da Pasquale Siniscalco eFlavio Arensi, intende presentare una selezio-nata scelta di significative opere del maestrofrancese, ancora poco noto al pubblico italia-no nella sua originalità grafica, in cui il neropecioso del mistero si lega a temi della mito-logia, dell'agiografia, della storia intima del-l'uomo, secondo la grande tradizione, da Goyaa Moreau.

Siniscalco Arte - Via Friuli 34Ma-Sab 10.30-13.00/15.30-19.30

GALLERIA RUBINvia Bonvesin de la Riva 5

tel. 02 36561080 - [email protected]

Leon Tarasewicz Recent paintings

28 marzo - 5 maggio 2008

Inaugurazione giovedì 27 marzo 2008 ore 19.00

orari di apertura: martedì - sabato, 14.30-19.30e su appuntamento

Leon Tarasewicz è uno dei più significativi edautorevoli artisti polacchi, vanta una carrierapluridecennale ed è noto al pubblico italianoper aver rappresentato nel 2001 la Polonia al-la 49° edizione della Biennale di Venezia cu-rata da Harald Szeemann. La pittura di Tarasewicz si caratterizza per legeometrie di righe colorate, la sua ricercaesplora le infinite possibilità dei colori. Le tex-ture delle sue tele sono contraddistinte da unaforte gestualità che gli deriva dalla sua rela-zione con la terra e la cultura contadina.A Milano, nel 2005, Tarasewicz ha realizzatoun intervento murale per il parcheggio interra-to di via Benedetto Marcello.

AVANTGARDEN GALLERYAvantgarden gallery in via Cadolini 29, pro-pone fino al 21 marzo la mostra “ Ghetto Bour-geoise” di Aaron “Sharp” Goodstone, artistacosmopolita che racconta la contaminazionetra atmosfere pop e graffiti. Nelle sue opere dimedio e grande formato, si trova la commi-stione tra il colore usato liberamente e con im-pulso, tipico dell'arte dei murales, e la preci-sione, la cura del dettaglio tipica delle imma-gini-icona della pop art.Sharp, personaggio particolare che indossagrandi e spessi occhialoni da vista bordati dinero, racconta il suo peregrinare attraverso trecittà simbolo: New York, Parigi e Milano. Mo-da, arte, multiculturalità e grandi contrasti, ri-mangono nelle tele di Sharp con la violenza delcolore.Avantgallery festeggia il suo primo anno di vi-ta nella sede di via Cadolini, un anno in cui lagalleria ha puntato soprattutto sull'arte under-ground nel panorama internazionale. F.G

I Paesaggi urbanidella zona 4PAESAGGI URBANI - Riflessioni sull’urbani-stica e l’architettura milanesedi Vito Redaelli - Maggioli Ed.- pag. 254 - _14.00 per i lettori di QUATTROIl testo contiene tutti gli articoli di urbanisticache abbracciano le trasformazioni urbane del-

la no-stra zo-na degliu l t i m ia n n i .U n os t r u -m e n t oper co-nosceree inter-pretarele tra-sforma-z i o n iavvenu-te, adun pub-b l i c o

ampio, i cittadini che vogliono comprendere iloro quartieri, gli studenti di Architettura cheseguono corsi e laboratori di Urbanistica, gliamministratori locali interessati a svolgereun’azione più progettuale sull’ambiente urba-no.Disponibile presso la sede di QUATTRO.

Sotto il cielo di Lombardia

“Sotto il cielo di Lom-bardia” di Carlo Piro-vano sulla storia degliUmiliati – Marna Ed.- 10,00 euro Disponibile presso lasede di QUATTRO.

Giuseppe Garibaldi nelle cronache del 1848“Giuseppe Garibaldi nelle cronache del 1848”di Luca Simi, ed. Associazione Amici di ABConlus, 8,00 euro. Disponibile presso la sede diQUATTRO.La pubblicazione consta di un lavoro di acco-stamento e di verifica di varie fonti storiche, trale quali una raccolta di articoli pubblicati da un

settimanaletorinese del1848 dal tito-lo “Il MondoIllustrato –G i o r n a l eUniversale”,con le memo-rie dello stes-so GiuseppeGaribaldi. Ilsaggio storicoripercorre unanno della vi-ta dell’eroedei due mon-di, vissuta perlo più in alcu-ne località

lombarde. Illustrazioni dell’epoca -incluso ilritratto di un Garibaldi quarantenne- arricchi-scono graficamente la pubblicazione.

Il Consumatore Attivo“Il Consumatore Attivo” di Giustino TrinciaBaldini Castoldi Dalai Ed. prefazione di Anto-nio Lubrano, in vendita presso la di Cittadi-nanzattiva in via Mecenate 25.Giustino Trincia, è vicesegretario generale eresponsabile delle politiche dei consumatori edutenti di Cittadinanzattiva, di cui è uno dei fon-datori. Il volume è un semplice e utile manuale su co-sa sapere e cosa fare per "sopravvivere" nei

principali servizi di pubblico interesse del no-stro Paese, tenendo ben presente il ruolo dellapartecipazione civica. Il libro ha una duplice funzione: quella di for-nire informazioni di base, su cosa sono oggiquesti servizi e come concretamente essi fun-zionano e quella di proporre indicazioni edesperienze concrete su come poter diventare unconsumatore attivo e contribuire così a preve-nire, contrastare ed eliminare le tante possibi-li violazioni dei diritti a cui sono esposti o dicui sono vittime i cittadini consumatori.

Fausto e Iaio. Trent’anni dopoFausto e Iaio. Trent’anni dopo - Raccolta discritti, documenti, testimonianze per non di-menticare (libro + dvd) - Collana: Nuovi Ritmi Co-sta&Nolan Ed. - 16 euro. Il libro è in venditanelle librerie.

L'Associazione familiari e amici di Fausto eIaio, i due ragazzi uccisi 30 anni fa al Casoret-to, li vo-g l i o n oricordarecon lapubbl i -cazionedi un li-bro conun filma-to e il ri-facimen-to delmuralesdi viaM a n c i -nelli daparte diex pro-f e s s o r ied excompa-gni diclasse di Fausto (del liceo artistico di Brera) edei familiari ed amici di Fausto e Iaio (il mu-rales autorizzato dalla Provincia di Milano).

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LA FORMA DELL’INCOMPIUTO

è andata in scena al Franco Parenti

Mentre nella sede provvisoria di viaCadolini, così cordiale in quella remo-ta semiperiferia, Piero Mazzarella re-plica la misteriosa Leggenda del Santobevitore, la nuova sede del teatro Fran-co Parenti continua a svelare i proprisegreti in successivi momenti auguraliche precedono la non ancora stabilitagrande inaugurazione.

Mercoledì 20 febbraio gli spettatori so-no accolti da attori in costume di arti-giani per ricordargli di essere ancora inun cantiere e da giovani ballerine cheaccennano movenze di danza nei cor-ridoi e nella balconata dell’ingresso perricordargli di essere già in un teatro.Miracoli di Andrée Ruth Shammah,animatrice e ideatrice di queste seratee della cittadella dello spettacolo che sista preparando.

Nell’attesa di accedere alla sala gran-de, un quartetto d’arpe nel foyer con-quista l’attenzione del pubblico chementre ascolta ha accesso agli ambu-lacri, alle scale, alle sale di destinazio-ne non ancora chiara, tutto non finito,ma luogo teatrale, condiviso dagli spet-tatori e dagli artisti, perché palcosce-nico, vita e sogno sono lo stesso am-biente, la stessa realtà. E dopo il con-certo d’arpe ci si ritrova nella grandesala con il palcoscenico aperto, lo stes-so palcoscenico sul quale già sono sta-ti rappresentati alcuni spettacoli, masul quale pure qualche mese il pubbli-co stesso era stato accompagnato perprovare l’emozione di recitare qualchefrase…

La serata scorre nella ricerca di dareforma all’incompiuto fra le parole delgrande Giorgio Albertazzi che riper-corre la propria vita di uomo e di atto-re e la compagnia di danza del teatrocon interventi di Luciana Savignanoche appunto con i loro corpi senza pe-so creano forme al pensiero, all’emo-zione, al ricordo, al sogno. E la vita, an-che dello spettatore, si fa esistenza per-ché, ricorda Albertazzi, molti vivono,ma pochi esistono…

Ugo Basso

UNA COLONNA DI LIBRI

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ORCHESTRA DA CAMERA

MILANO CLASSICAPalazzina Liberty – Largo Marinai d’Italia

DOMENICA 9 MARZO ORE 10.30LUNEDÌ 10 MARZO ORE 20.45

Musiche di G. Bizet, F. Chopin, P.I.Cajkovskij

Pianoforte Ludmil AngelovDirettore Clay Couturiaux

Espone Magda Grandi

★★★DOMENICA 16 MARZO ORE 10.30

Musiche di C. Lenzi, G. Torelli, F.Mendelssohn, G. Fr. Hän-del, W.A. Mozart

Tromba Vincente CamposMaestro del Coro Mario ValsecchiDirettore Pieralberto CattaneoCoro da camera dell’Accademia Interna-zionale della Musica di Milano

Espone Gabriella Farinotti

★★★DOMENICA 6 APRILE ORE 10.30LUNEDÌ 7 APRILE ORE 20.45

Musiche di A. Brioschi, G.B. Serini, V.Moretto, G.B. Sammartini, N. PorporaDirettore Vanni MorettoControtenore Michele Andalò

Biglietti di ingresso ai concerti della domeni-ca mattina ore 10.30:intero euro 13.00; ridotto euro 9.00; promozione concerti del lunedì sera ore 20.45:unico euro 9.00.

Prosegue la promozione legata ai concerti dellunedì sera: in collaborazione con il Ristoran-te Nassar, a termine concerto, è offerto un sim-patico rinfresco a tutto il pubblico presente insala (prezzo compreso nel biglietto unico invendita a 9.00 Euro).

CENTRO CULTURALE ANTONIANUM

Venerdì 14 marzo 2008 ore 21.00Chiesa B. V. Immacolata e S. Antonio

Viale Corsica 68

CONCERTO DI PASQUA

Franz SchubertSTABAT MATER

F. J. HaydnMISSA IN TEMPORE BELLI “PAUKEN-

MESSE”

con “Un Coro per Milano”Direttore: Mino BordignonPianoforte: Franco Caccia

INGRESSO LIBERO

con il contributo del Consiglio di zona 4

GLI INCONTRI DE L’IMPREVISTO

INCONTRI SULL’ANTICO EGITTO

Sabato 29 marzo ore 17.30Conferenza con proiezione di diapositive su LE PIRAMIDI DELLA PIANA DI GIZA

INVITO ALL’OPERASi tratta di un ciclo di incontri, guidati da unesperto che saprà coinvolgere tutti nell’affa-scinante mondo teatrale delle opere verdiane.Gli incontri illustreranno la vita dell’autore, latrama dell’opera, integrata dall’ascolto dellearie più celebri.

Sabato 29 marzo ore 20.30AIDA

Presso il Salone Riunioni in Via F.lli Rosselli 2Info: Roberto 02 5392532 www.limprevisto.comSi raccomanda la massima puntualità - entrataad offerta libera

CIRCOLO CULTURALE “IL DIBATTITO”

Via Monte Cimone ang. via Varsavia

Sabato 8 marzo - ore 15.30FESTA DELLA DONNA

Mostra collettiva tutta al femminile“La donna nella vita e nell’arte”

CENTRO ARTISTICO CULTURALE MILANESE

L’8 MARZO AL CENTRO ARTISTICO CULTURALE MILANESE

Si rinnova anche quest’anno la tradizionale ma-nifestazione artistica dedicata alle donne perl’8 marzo.“Otto marzo. Omaggio alla Donna attraversol’Arte” è il titolo della Mostra collettiva di Pit-tura, Scultura e Ceramica che resterà aperta fi-no al 23 marzo presso il Salone espositivo delCentro, in viale Lucania 18.L’inaugurazione, la premiazione delle opere eil rinfresco si terranno l’8 marzo alle 17.00.

Orari di apertura: giorni festivi e prefestivi10.30-12.30/15.00-18.30

SPAZIO 5via Farsaglia 5 - tel 02 36566794

Sono iniziate le attività allo Spazio 5:

Appuntamento con il cinemaLunedì ore 10

MusicoterapiaLunedì ore 17 - Mercoledì ore 10

Ginnastica Dolce Martedì/Giovedì ore 10 Corso di Acquarello

Giovedì ore 17 Shall we dance?

Lunedì-Giovedì ore 21.30/23 Ballo a coppie

Venerdì ore 15/19 Corso di base di informatica

Martedì/Giovedì ore 11 e ore 15

via A. Maffei 29 - tel. 02 5455615www.teatrosilvestrianum.it

[email protected]

Sabato 8 marzo Compagnia Percorsi Teatrali

LA VITA NON E’ UN FILM DI DORIS DAY

di Mino Bellei

Sabato 29 marzo Gruppo Teatrale Martesana Due

DONN E DANEE FAN DANA’regia di M. Maratea e P. Cambiagli

INTERO euro 10,00 - RIDOTTO euro 8,00Riduzioni: ragazzi fino a 18 anni adulti oltre i60 anni

TEATRO DELLA QUATTORDICESIMA

Via Oglio 18Rassegna Camminando attraverso la voce

Sabato 8 marzo ore 20.45Associazione Culturale Ronzinante

ASPETTANDO GODOTTratto da Samuel Beckett

Sabato 15 marzo ore 20.45Compagnia teatrale La Sarabanda

THE BUSY BODY - QUEL FICCANASODELLA SIGNORA PIPER

di Jack Popplewell

Speciale per i lettori di QUATTRO

Ingresso a 3,00 euro

LE MARIONETTE DI GIANNI E COSETTA COLLA

Teatro della 14° - via Oglio 18

tel 02 55211300

Da sabato 23 febbraio a martedì 18 marzo

PETER PANdi J. M. Barrie

Da giovedì 27 marzo a domenica 13 aprile

LE AVVENTURE DI ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

di Lewiss Carroll

scolastiche ore 10 sabato, domenica e festivi ore 15.30età consigliata: 3/10 anni

Per saperne di più: www.teatrocolla.org

[email protected]

PARROCCHIA ORATORIO“ANGELI CUSTODI”

PINOCCHIO IL GRANDE MUSICAL

Sabato 5-12-19 Aprile ore 20.45Domenica 6-13-20 Aprile ore 15

Sala della Comunità “Marcello Candia” – Via Colletta 21

Ingresso libero

CIRCOLO “G. CARMINELLI” Via Archimede 13

Mercoledì 19 marzo - ore 21Presso la Palazzina Liberty di Largo Marinai d’Italia

PENELOPE, STORIA DI MIGRANTI

Breve viaggio nel tempo e nello spazio sul tema dell’immigrazione.

Spettacolo teatrale scritto e diretto da Silvano Piccardi.

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Page 16: Abbonamento 2008: COPIA OMAGGIO Menu pasquale 2008 … · 2014. 4. 29. · Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione:

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