Abbaiare alla luna catalogo laboratorio 2013 14 alberto garutti

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1 ABBAIARE ALLA LUNA

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Catalogo laboratorio di Alberto Garutti, a.a. 2013-14

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ABBAIARE ALLA LUNA

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ABBAIARE ALLA LUNA

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ABBAIARE ALLA LUNA

Far cosa inutile, senza ragione e senza effetto: l’opera è un azzardo, un tentativo, il guanto bianco di sfida tra il giovane artista e i giganti del passato.

In mostra dodici lavori problematizzano l’arduo confronto tra artista contemporaneo e grandi opere del passato, l’interminabile incontro/scontro con i maestri visionari che hanno saputo far volare gli occhi come l’intelletto, creando opere ad oggi ancora incredibilmente attuali.

Il confronto è costante, innumerevoli i rimandi e le reinterpretazioni, le idee scorrono nel tempo e nello spazio in un flusso scostante, come se non appartenessero realmente a nessuno, e le possibilità concrete di dare uno sguardo “nuovo” sul mondo e di raccontare una storia di cui non si conosce già il finale si fanno sempre più limitate.Dodici artisti accettano questa sfida, a costo di finire come i cani nelle notti di plenilunio ad “abbaiare alla luna”.

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A cura di:

Claudio Piscopo(Napoli, 1989)

Dopo essersi laureato in Fashion Design con un progetto di tesi in Arti Visive e Cinema Sperimentale, ha continuato il suo percorso di formazione personale e lavorativo a Londra, dove ha vissuto per più di un anno. La sua attenzione per le pratiche curatoriali si colloca all'interno di un più generico interesse per la Cultura Visuale, all’interno del quale il ruolo del curatore si definisce come intermediario capace di concepire soluzioni, dialogando costantemente con il "fare artistico”.Attualmente vive a Venezia dove è iscritto al primo anno del Corso Magistrale di Arti Visive, allo IUAV.

Valentina Lacinio(Como, 1989)

Vive e lavora tra Como e Venezia.Laureata in Comunicazione e Didattica dell'Arte presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. Attualmente iscritta al Corso Magistrale di Arti Visive, IUAV a Venezia, in tirocinio presso Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e assistente di Caterina Rossato e Alberto Garutti. La sua ricerca e il suo interesse per la curatela d'arte contemporanea fanno riferimento alla definizione di “curatore” come “connettitore”. La sua personale pratica curatoriale si propone infatti di porsi da intermediario trasparente tra audience e artisti, con la speranza di creare e solidificare legami e dense trame di significato.

Tutto si compie nello spazio dell'infinitesimale.

INDICE

Marzia Avallone / A ≠ A1 A2 A3 ... = A // p.10 Lorenzo Commisso / Ekphrasis // p.12

Luz Maria Fernandez / Cani // p.14Melania Fusco / Untitled // p.16

Federica Glauso / Roles Hypotesis // p.18Leonardo Mastromauro / STUDIO PER INNESTO #3 // p.20

Caterina Morigi / 30 Pasti // p.22Lucia Pinzani / Sguardi // p.24

Filippo Soffiati / Autoritratto. Col tempo // p.26Fabio Valerio Tibollo / Senza titolo // p.28

Linda Vigiani / MY MEMORY MORE // p.30Annalisa Zegna / Di punto in bianco // p.32

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Marzia AvalloneVive e lavora tra Bologna e Venezia.Laureata all'Accademia di Belle Arti in Arti Visive – Pittura. Nel 2008 entra in contatto con la dimensione della perfoming art. Nel 2012 viene invitata a partecipare al Festival Made in Woman ed è tra i vincitori del Premio Zucchelli (Bo). Attualmente frequenta il corso magistrale di Arti Visive e Teatro, IUAV, Venezia. Mutazioni, ibridazioni, infezioni/invasioni, scrutare gli aspetti più reconditi del mondo che la circonda analizzando i segni lasciati dalla kosmopolis umana.

MARZIA AVALLONE

In un’epoca votata a esplorare la differenza, proporre una ricerca che si fondi sull’identità può apparire come un’assurdità. Ma la pluralità non soltanto si inscrive in seno all’identità, ma si mostra anche come doppiamente costitutiva del sé. L’identificazione è un’identificazione parziale, altamente limitata che non fa che prestare al soggetto uno solo dei suoi tratti.

2014Fotografia digitale

Proiettore100 x 200 cm

A ≠ A1 A2 A3 ... = A

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Lorenzo Commisso(Pordenone, 1978)Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2006. Artista, fotografo, performer. Vive e lavora a Venezia. La sua ricerca tocca vari ambiti; lavorando con molteplici estetiche risulta difficile delineare i connotati specifici della sua ricerca. Commisso vede il suo lavoro come un quantitativo di liquido che prende forma in base al contenitore in cui viene versato.

1522 - 2014Installazione

Metro, dado da gioco, immaterialità111,3 x 150 cm

EKPHRASISLORENZO COMMISSO

L’Ekphrasis è la trasformazione di un’immagine visiva in scrittura e viceversa.Un processo grazie al quale, partendo dalle descrizioni delle opere, si è potuta tramandare una conoscenza che altrimenti sarebbe andata perduta.Questo lavoro è il tentativo di far apparire, immaginandolo, il quadro di Dosso Dossi, Giove pittore, Mercurio e la Vergine, sintetizzato in un metro a forma di camaleonte, aperto a misurare l’insolita altezza di 111.3 cm di un lato del quadro. Il dado posto all’estremità del metro simboleggia il percorso temporale compiuto dalla forma, dal Rinascimento ai giorni nostri.Ekphrasis quindi diventa la traduzione visiva e tangibile di un concetto, che parla del fluire del tempo e della riemersione di alcuni elementi che sembrano accompagnare la cultura durante la sua evoluzione. Una porta spazio-temporale che fa dialogare il passato e il presente.

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Luz Maria Fernandez(Santiago del Cile, 1992)Studente presso The Grande School da sempre interessata all’arte. Ha partecipato al IGCSE, e frequentato AS Level art, nel 2009. Nel 2011 si iscrive presso l’Universidad Finis Terrae, Santiago del Cile, corso di pittura. Ora, nel 2014,si trova in Erasmus presso lo IUAV di Venezia.

2014Pittura

Trittico, acrilico su tela120 x 100 cm

CANILUZ MARIA FERNANDEZ

In queste rappresentazioni, la personificazione dei cani e lo spazio interamente riempito di essi intendono mettere a disagio lo spettatore, disorientandolo con immagini forti e confuse.

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Melania Fusco(Napoli, 1987)Dopo essersi laureata nel 2012 in Design per la moda, ha deciso di utilizzare le competenze ottenute per dedicarsi ad una ricerca personale stilistica sulle arti visive ed illustrative. Nell’ottobre del 2013 si trasferisce a Venezia, dove attualmente vive e studia Arti Visive allo IUAV.

2014Installazione

Acrilico su carta - foto10 cornici 40x50 cm 5 album 36x102 cm

UNTITLEDMELANIA FUSCO

Oggi il semplice gesto di toccare è l’accesso ad un mondo invisibile di informazioni divenute inconsistenti e rese accessibili grazie ad uno sfioramento. Se toccando uno schermo posso avere accesso a tutta la conoscenza del mondo e trovare una risposta a qualsiasi dubbio, mi sono chiesta se nel medesimo gesto può risiedere un cambio totale di prospettiva.Ho dipinto con le mani immagini che combinandosi generano domande invece che risposte.Le mie due combinazioni, ognuna composta da cinque immagini selezionate dagli album, sono incorniciate, intoccabili, e irripetibili. L’unicità del gesto d’ artista si confronta con la molteplicità di alternative che possono nascere dall’interazione con i cinque album.Ogni spettatore lascerà dietro di sé informazioni e combinazioni personali dettate dalla propria intelligenza emotiva, lasciando a chi arriverà dopo la possibilità di porsi e porre ulteriori domande.

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Federica Glauso(Catania, 1986)Cresce a Firenze, dove si diploma all’Istituto Statale d’Arte. Nel 2013 si laurea in Pittura all’Accademia di Brera di Milano. Ora vive a Venezia per un biennio specialistico in Arti Visive all’Università IUAV. L’artista lavora principalmente col disegno, l’installazione e la fotografia. Gran parte della sua pratica artistica segue un discorso sulla rielaborazione di uno spazio e di un tempo alternativo a quello del quotidiano. L’uso del corpo umano diventa la chiave per una ricerca sui fenomeni della percezione nei suoi aspetti tattili e formali.

2014Installazione con disegno a matita su

carta e tavola in legno con oggetti variDisegno: 230 x 61 cm

Tavola in legno: 54 x 35 cm

ROLES HYPOTESISFEDERICA GLAUSO

CAPTURED SPEECH WRITING: ROLES HYPOTESIS SCRITTURA VOCALE CATTURATA: IPOTESI DI RUOLO

Si dice che l’ape come l’uomo comunichi attraverso un linguaggio simbolico. Grazie ad una sorta di gene orologio, possiede una memoria del tempo indipendente da ogni stimolo esterno. Ogni singolo insetto rappresenta un organo o una cellula dello stesso organismo. Si tratta di un micro cosmo femminile indipendente. Ma cosa succede se questa memoria si perde? L’ecosistema creato in migliaia di anni si sta distruggendo e soppiantando con la nostra tecnologia. Ho voluto creare dunque, un contesto domestico simbolico, strutturato attraverso un idea di doppio. Il “due” infatti, rappresenta il numero minimo di interdipendenza necessario a creare quell’equilibrio, che in Natura è di vitale importanza. Ma guardando più attentamente, ci si accorge di un sistema amputato, interconnesso, ma ormai malsano e artificializzato.

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Leonardo Mastromauro(Trani, 1988)Nel 2011 si diploma presso l’Accademia di Belle arti di Firenze. Vive e lavora a Venezia. La poiesis è modus vivendi. Continuamente linee di fuga vivisezionano il soggetto. L’accento o baricentro viene posto su quelle pratiche apparentemente fallimentari, pleonastiche, inutili ove la dialettica soggetto-oggetto viene ad essere annullata, a sottolineare la transitorietà e il senso di finitudine di ogni singolo elemento nel suo stesso farsi.

2014Installazione

Reti metalliche, gesso, ferro1,70 x 150 x 0,50 m

STUDIO PER INNESTO #3(NELLA SERIE “ZOOFILIE”)

LEONARDO MASTROMAURO

Nel cromosoma quindici è contenuto il maggior numero di geni relativi a disfunzioni sociali. L’intersezione tra la sequenza genomica di uomo e ape, relativa al medesimo cromosoma, sfiorandosi in punto, interrogano l’effettiva possibilità d’autarchia tra i due sistemi. (chi è contenuto/contenitore di chi?).

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Caterina Morigi(Ravenna, 1991)Si iscrive allo IUAV di Venezia nel 2010. Durante questi anni di università partecipa, con le sue istallazioni, ad alcune mostre collettive e personali nel territorio veneziano e ravennate. Porta avanti parallelamente anche gli studi di fotografia, attraverso workshop con fotografi ed artisti, in Italia ed Europa.Sviluppa una sensibilità spiccata per l’immagine, che seguiterà nei suoi lavori di installazione, video, pittura e fotografia.Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale di Arti visive e Moda, allo IUAV, e tiene un laboratorio di video arte alle scuole superiori, parallelamente porta avanti la sua ricerca che parla di soglie spaziali e soglie emotive.

2014Installazione

30 bottiglie per alimentazione enterale, liquidi

174 x 150 cm

30 PASTICATERINA MORIGI

L’opera è composta da 30 bottiglie da mezzo litro di cibo sintetico, che vengono utilizzate per malati con problemi nutrizionali.Le bottiglie sono svuotate della sostanza originale e modificate una per una con il calore, assottigliate, incavate, come a creare piccole pance rientranti inflitte attraverso un caldo logorante. Al loro interno ho inserito un liquido dal colore viscerale.I malati che fanno uso di questo tipo di alimentazione, vivono qualcosa di contraffatto e parziale; ogni giorno il cibo viene iniettato direttamente nello stomaco tramite una lenta, ma necessaria, intrusione, che in qualche modo comprende anche la sensazione della distruzione, non solo quella del nutrimento, perché ricorda un’incessante disfacimento dei corpi e la sua dipendenza da fattori universali, incontrollabili dalle persone.

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Lucia Pinzani(S.Daniele del Friul, 1990)

Musicista e cantautrice. Da giovanissima si forma al Conservatorio di Udine. Prosegue poi gli studi al Conservatorio di Castelfranco e si laurea al DAMS di Padova col massimo dei voti. A Padova partecipa alla curatela di alcune mostre locali. La sua formazione continua allo IUAV di Venezia, dove si avvicina alle arti visive, in particolare alla sound art; e all’Accademia Superiore di Musica Lizard (PD), classe di canto. Dal 2009 fa parte della Compagnia Airali, con cui realizza musical e spettacoli musicali in Friuli Venezia Giulia, come cantante, compositrice e attrice. E’ in corso la stesura del suo primo disco solista.

2014Performance

SGUARDILUCIA PINZANI

Perchè due persone che si chiamano via skype non possono guardarsi negli occhi?Per guardare negli occhi è necessario fissare la fotocamera, ma in questo modo non ci è permesso di incrociare il nostro sguardo con l’altro. Se invece guardiamo l’immagine dell’interlocutore proiettata sul nostro schermo, l’altra persona vedrà in noi uno sguardo basso.La mia riflessione ha preso avvio dalle nuove modalità di comunicazione virtuale.Sempre più spesso ci troviamo “circondati” da persone che non condividono a livello fisico e corporeo il nostro stesso spazio, ma comunicano con noi attraverso la tecnologia. La comunicazione di oggi, infatti, è fatta soprattutto di sms, chiamate skype, messaggi vocali, chat, che nella vita di ogni giorno stanno sempre più sostituendo la trasparenza, la semplicità e la potenza dello sguardo umano, del parlarsi faccia a faccia.Ma com’è lo sguardo della comunicazione virtuale? Se il contatto visivo manca, dove risiede la sua forza? Si può ancora parlare di contatto umano, nel vero senso del termine?L’opera riflette sulla comunicazione e sulla mancanza di questo contatto reale, intercettato dallo sguardo e sentito sulla pelle.Una colonna sonora realizzata con suoni elettronici è riprodotta in loop. Essa è prevalentemente costituita dai suoni caratteristici del mondo virtuale, tipici di quegli stessi luoghi d’incontro online.I due performers instaurano un gioco di sguardi spostandosi nello spazio.Nella confusione e nella rapidità del web, i due sguardi non si incrociano mai; l’unico istante di contatto visivo, forte e sentito, rimane permeato dalla limpidezza del silenzio del reale.

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Filippo Soffiati(Isola della Scala, 1991)Nel 2012 partecipa alla mostra collettiva “Identità corporee” allo Spazio Malipiero - Venezia. Nel 2013 si laurea in Arti Visive e dello Spettacolo presso l’Università IUAV di Venezia. Dallo stesso anno frequenta il corso di laurea magistrale in Arti Visive e Moda presso lo IUAV di Venezia portando avanti la sua ricerca artistica incentrata sui concetti di corpo, superficie epidermica, involucro all’interno degli ambiti dell’arte e della moda.

2014Proiezione di foto

Dimensione variabili

AUTORITRATTO. COL TEMPOFILIPPO SOFFIATI

Due individui: uno più giovane dell’altro.Due sconosciuti? Un genitore e il proprio figlio? La stessa persona invecchiata?Due volti che hanno origine da fasci di luce intrecciati e proiettati su pareti opposte, a confronto l’uno con l’altro, con lo sguardo abbracciano l’intero ambiente e lo spettatore stesso, trascinato all’interno del dialogo.Sguardi in apparenza sereni ma privi di una totale reciproca comprensione indagano la loro somiglianza.L’incapacità di capire chi siamo e da dove veniamo, al di la della differenziazione di genere.Una madre e un figlio.

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Fabio Valerio Tibollo(Roma, 1989)Dopo essersi laureato in Cinema e Arti della Visione presso l’Università Roma Tre, nel 2013 si trasferisce a Venezia, dove attualmente vive e frequenta la laurea specialistica in Arti Visive presso l’Università IUAV.Le sue opere sono state esposte in spazi pubblici e privati, quali la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia, Viafarini DOCVA a Milano, Venice Docks e Sala 1, in occasione del Festival Internazionale di Roma FotoGrafia VIII.

2014Installazione

Proiettore,scaffale, binari120’

80 x 80 x120 cm

SENZA TITOLOFABIO VALERIO TIBOLLO

Un dispositivo rotante proietta una successione lineare di eventi. Due anni trascorsi a Venezia sono il contenuto di una collezione di scontrini, puntuali registrazioni di tempo, spazio e azione. Il video fonde due modalità alternative di rappresentazione temporale: l’una ritorna, l’altra dispone in progressione avvenimenti irripetibili. La proiezione intuisce l’autonomia dell’istante, ogni cosa diviene senza cambiare veramente.

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Linda Vigiani(Firenze, 1986)Vive e lavora tra Bologna e Venezia.Nel 2013 si Laurea Triennale in Scultura Accademia di Belle Arti, Bologna.Nel 2012 vince il premio II Biennale delle Arti Molinella “Tradizione e innovazione, aspetti visionari della città di Molinella”. Attualmente iscritta al corso di Laurea Magistrale in Arti Visive, IUAV, Venezia.

2014Pennarelli su carta

Dimensioni in progress

MY MEMORY MORELINDA VIGIANI

Questo anagramma mi risuona in testa come un mantra da più di tre anni. Recentemente, dopo tanti anni passati a tormentarmi con le grandi domande, chi sono io e cosa ci faccio qui, cosa posso fare per sentirmi meglio, che scopo ha la mia vita, eccetera eccetera, è come se la mia mente fosse fuggita dal mio corpo e anche il mio cuore, tediato da questo incessante ritornello, avesse deciso di fare lo stesso rivolgendosi a coloro che, più di me, riuscivano ad ascoltarlo. Al loro ritorno, ho capito che questo viaggio non era motivato da una pura e semplice ribellione, bensì da una ricerca di tutto quello che non sono e di tutto quello che è attorno a me. Ho deciso di compiere un viaggio fra quei ricordi distrattamente passati attraverso un obiettivo e che troppo velocemente si sono trasformati in bytes, in informazioni, quasi senza sedimentarsi come emozioni. Ho tentato di fissarli per sempre, su carta, attraverso il gesto grafico, come se in un certo senso tornassi ad accarezzare me e quelle persone che, anche se alcune di loro per un breve periodo della mia vita, mi hanno aiutato a capire ciò che voglio e ciò che non voglio, a definire ciò che sono e ciò che non sono. La mia memoria, ancora.

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Annalisa Zegna(Biella, 1990)Vive e lavora a Venezia. Nel 2013 si diploma in Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con una tesi sull’atlante di immagini come pratica operativa nell’arte contemporanea. Successivamente frequenta il corso di Arti Visive all’Università IUAV di Venezia. Negli ultimi anni sviluppa un interesse verso le dinamiche relazionali, intese sia come interazioni a livello sociale sia come strutture molecolari della materia.

2014 Installazione ambientale

Polvere di gessoDimensioni variabili

DI PUNTO IN BIANCOANNALISA ZEGNA

Accade che in alcuni momenti il luogo in cui ci si trova diventi altro da sé, i gesti che si fanno sembrano improvvisamente estranei, o i volti delle persone conosciute sono per un istante irriconoscibili. Accade di punto in bianco di vedere le solite cose con occhi nuovi, di comprendere ciò che avviene in quel preciso istante attorno a sé. E’ uno scarto della percezione, un pensiero obliquo rispetto agli altri che è capace di contenerli tutti. Come quando in sogno si prende coscienza di stare sognando. Quest’opera è realizzata con semplice polvere di gesso, ma attivata continuamente dalle persone che visiteranno il luogo: la polvere dispersa e calpestata renderà lo spazio stesso e i visitatori parte di sé, oggetto di uno sguardo estetico e critico sulla realtà stessa.

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Si ringraziano Alberto Garutti, Caterina Rossato, Angela Vettese, Università IUAV di Venezia

Immagini di Fabio Valerio Tibollo

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