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Se è vero che «siamo ciò chemangiamo», proviamo a rivol-gere un pensiero agli orti e ai

campi dove viene prodotto granparte del nostro cibo e dove ortag-gi, cereali, alberi da frutto, stannoschierati come soldati su filari paral-leli che non s’incontrano mai; oppu-re stipati all’inverosimile in recinti.Individui tutti uguali per forma, co-lore, età, dimensione, piantati sulterreno nudo e piatto.Vivono nellostesso posto, ma non veramente«insieme», poco considerati nelleloro funzioni e relazioni, coltivatisolo per il consumo e il profitto.E forse non è un caso che nei luoghidove gruppi umani tentano di co-struire nuove piccole società, comegli ecovillaggi, in cui coltivare il ri-spetto per le differenze e il valored’ogni età della vita, nascano orti si-nergici.

Collaborazione ecologicaIn un orto sinergico (argomentoampiamente trattato sulle pagine diquesta rivista), anche in una stessa

aiuola c’è molta varietà di piante:giovani, giovanissime, mature, vec-chie, fiorite, morte, già compostate,appena nate. Inoltre, esse vengonoraccolte senza mai strapparne le ra-dici, in modo che possano conti-nuare a dare nutrimento al terreno.Intrecciano relazioni fra famigliebotaniche diverse e con insetti, lom-brichi, microrganismi e funghi chein agricoltura sinergica sono consi-derati anch’essi una risorsa e nonuna minaccia. Allo stesso modo le«erbacce», rinomi-nate «erbe sponta-nee», sono valoriz-zate per l’importan-te ruolo ecologico,mentre il suolo,sempre protetto dauna copertura orga-nica, appare selvati-co. Gli esseri viven-ti: piante, microrga-nismi, insetti e tuttociò che esiste in que-sto tipo di orto, noningaggiano lotte

biologiche, ma il loro stesso insiemecrea salute e difesa ecologica.L’agricoltura sinergica è un sistemadi coltivazione che convince chi stacercando di stabilire un rapportonuovo e diverso con la terra, di cuisi sente figlio, e non padrone. Perchi considera il terreno, non un sup-porto inerte per le colture, ma unoceano di vita, sopra e sotto la su-perficie. Per chi si ferma a osserva-re e ad ascoltare per capire comecreare nuova vita, facendosi guida-re da ciò che fa Madre Natura, con-tribuendo alla fertilità del suolo, an-ziché impoverirlo.

La diffusione del sinergicoMolti in Italia sono i gruppi, i villag-gi, le associazioni, le comunità, chehanno cominciato a coltivare ortisinergici. Un forte impulso partitodal Centro Solaria che ha operato inLiguria fino al 2002 e da Rivalba, inPiemonte, dove sono stati tenuti iprimi corsi in Italia di Emilia Haze-lip, eredità raccolta, dopo la mortedalle associazioni Basilico e Kanbio,e condivisa con altre comunità vec-chie e giovani: gli Elfi, sui monti pi-stoiesi; Ontignano, vicino a Firenze,già culla dei Quaderni d’Ontignanoe della Fierucola, in cui l’orto siner-gico è nato accanto alla «scuolina»,un piccolo asilo familiare dove scor-razzano bambini dai visi bianchi erossi; Venti di Terra a Gricigliana

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Aiuole, ancora prive di pacciamatura,con le prime piantine ne Il giardinoBiologico a Cascina (Pi).

L’orto della comunità del Popolo degliElfi sull’Appennino Pistoiese. In primopiano la grande aiuola che simboleg-gia Madre Terra.

I motivi e la diffusione dell’agricolturasinergica in Italia e all’estero.

Dieci, cento, mille

agricoltura naturale

orti sinergicidi Marilia Zappalà*

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(Prato), centro di formazione allaPace, Il giardino Biologico a Casci-na (Pi), Hodos, a Fauglia, giovanecomunità nata attorno alla filosofiadi Assagioli; l’ecovillaggio Inspira, aPignano (Volterra), dove si prevedela realizzazione di un progetto diPermacultura assai vasto, in cui s’in-serisce il bellissimo orto sinergiconato durante il corso del marzo2004; la Casa Circondariale MarioGozzini a Firenze, più nota comeSolliccianino, carcere a custodia at-tenuata, dove si lavora per costrui-re nuova libertà e socializzazione,anziché limitarla, uno dei pochiesempi in Italia di applicazione del-la legge Gozzini. E persino in Perù,

dove il villaggio diSalkawasi (Valle Sa-grada) ha creato ilsuo «parayso que secome».Orti curati con gra-titudine per il buoncibo che se ne rice-ve, luoghi vissuti,dove passeggiare, fa-re pic-nic, festeggia-re ricorrenze, lavorare insieme, me-ditare; giardini lussureggianti, eco-ambienti, centri di formazione. Or-ti nati nel cuore delle comunità, dallavoro collettivo di gruppi che si so-no formati per imparare l’agricoltu-ra sinergica. Gruppi nei gruppi, do-ve la comunità che ospita il corsos’incontra con la comunità che con-duce il corso e con membri di altrigruppi, con singoli che sognano ungruppo, con persone che voglionocreare una nuova comunità di pian-te sulla loro terra; e insieme forma-no una comunità temporanea, per la

durata del corso, mentre si scam-biano esperienze, opinioni, visioni esoprattutto si sperimenta quanto illavoro fatto in gruppo sia veloce,piacevole e costruttivo. Da questi gruppi di formazione, nelcuore delle comunità, sono nati or-ti sinergici diventati in pochissimimesi fonti abbondanti di cibo, fore-ste in miniatura di ortaggi e di fiori,create su disegni di spirali, di man-dala, di figure simboliche. Quasimessaggi rivolti da terra verso il cie-lo, a significare che lì, in quel luogo,si pratica il rispetto e la pace, il sen-so del gruppo e del saper vivere in-sieme. l

* L’autrice fa parte del gruppo dei fonda-tori dell’Associazione Basilico e dellaScuola di Agricoltura sinergica «EmiliaHazelip». Per contatti e informazioni:[email protected]

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Ciao ai lettori, sono Daniele, un detenuto di «Sollicciani-no» che con la scuola «Emilia Hazelip» ha intrapreso unviaggio per creare insieme un orto sinergico all’interno del-l’Istituto. Non entrerò nel merito del significato di portareavanti un orto sinergico, anche se chi legge sicuramenteavrà un’idea di cosa significa mangiare verdure che sem-brano fatte con lo stampo, belle da un punto di vista este-tico, ma in cui il sapore è solo un dolce ricordo. Mi limite-rò a parlare della mia esperienza tuttora in corso. Io cre-do che in un mondo come il nostro, debba essere fattoqualcosa per fermare la globale distruzione delle risorse,

partendo dalla salva-guardia della nostra ter-ra, visto che da sola po-trebbe provvedere al no-stro fabbisogno quotidia-no e anche oltre. Non vo-glio fare profonde rifles-sioni, anche perché lospazio a disposizione èpoco, però penso che se

siamo stati in grado di seminare vita e raccogliere i primifrutti gustosi, fra il cemento armato e le grate di ferro, so-no sicuro che fuori, nel mondo reale, si possa fare moltodi più, partendo anche da piccoli gesti.

Un orto dietro le sbarre di Daniele G.

Il giardino Biologico a Cascina, in pro-vincia di Pisa.

A sinistra: primi passi nella realizzazio-ne dell’orto durante il corso di agricol-tura sinergica tenuto presso l’ecovillag-gio Inspira, a Pignano, Volterra (marzo2004). A destra: installazione dell’impiantod’irrigazione a Ontignano, sulle collinedi Firenze.

In alto: la preparazione dell’orto all’interno della Casa Cir-condariale Mario Gozzini a Firenze, più nota come Sollic-cianino.A sinistra: Messa a dimora delle piantine tra la pacciamatu-ra di paglia.

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