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VILLE DI ROMA ANTICA A ZIENDA DI P ROMOZIONE T URISTICA DI R OMA VILLE DI ROMA ANTICA

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A Z I E N D A D I P R O M O Z I O N E T U R I S T I C A D I R O M A

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AZIENDA DI PROMOZIONE TURISTICA DI ROMAVia Parigi, 11 - 00185 Roma

COMMISSARIO STRAORDINARIO:Walter Veltroni

DIRETTORE:Guido Improta

Realizzazione a cura dell’Ufficio Editoria dell’APT di Roma

TESTI:Romolo Augusto Staccioli

FOTO:Archivio APT di Roma

Archivio Vasari

PROGETTO GRAFICO:Valeria Lemmi

STAMPA: Stilgrafica srl

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INDICE

INTRODUZIONE ......................................................................................... pag. 3

LE VILLE DEL SUBURBIO................................................................... pag. 5La Villa di LiviaLa Villa delle VignacceLa Villa dei QuintiliLa Villa dei Sette BassiLa Villa dei GordianiLa Villa di MassenzioLa Villa dei Flavi cristiani

UNA VILLA SPECIALE: LA DOMUS AUREA DI NERONE .................................................. pag. 17

LE VILLE DELLA “PERIFERIA URBANA” ......................... pag. 19La Villa della FarnesinaLa Villa dei LamiaLa Villa di SallustioLa Villa di MecenateLa Villa di AgrippinaLa Villa di Domizia LucillaLa Villa di GallienoLa Villa del SessorioLe Ville del Pincio

GLOSSARIO ....................................................................................................... pag. 33INFORMAZIONI ............................................................................................ pag. 34

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Un tempo, nell’antica Roma,c’era l’hortus, il piccolo giardi-no domestico, costretto entro

uno spazio angusto, chiuso sul retrodella casa. Poi furono gli horti che, conla denominazione al plurale, indicaro-no un “giardino” enormemente dilata-to, all’interno del quale la casa era solouna parte di un complesso organico earticolato di elementi diversi:quella che noi chiamiamo“villa”. Formalmente si trattava diresidenze suburbane, perché situatefuori delle vecchie mura della città. Difatto, anche per l’uso che se ne faceva,erano ville “urbane”, o meglio, della“periferia urbana” (salvo poi a diven-tare urbane nel vero senso della paro-la, quando l’imperatore Aureliano leincluse entro la cerchia delle nuovemura da lui fatte costruire, sul finiredel III secolo della nostra era). E’ appe-na il caso di aggiungere che erano resi-denze di lusso in cui rifugiarsi per sot-

trarsi alla vita convulsa e agli affannidella città; per dormire sonni tranquil-li lontano dai rumori notturni; per tra-scorrere il tempo libero alternando ilriposo e lo svago all’attività intellet-tuale; per ricevere gli amici e coltivarele relazioni sociali d’alto livello; pertrattare in maniera distesa e tranquillagli affari e le cose della politica.

I luoghi preferiti furono ovviamentequelli più adatti, per requisiti diversi:la vicinanza alla città “murata”, ladisponibilità di ampi spazi, l’amenità ela posizione panoramica, la presenzadi acque, possibilmente sorgive, ecc. Sicominciò con le alture e le pendici deicolli, come quelle del Quirinale rivolteverso il Campo Marzio, e con lo stessoCampo Marzio, la riva destra delTevere e le alture gianicolensi. Poi ci fuanche il Pincio che, per l’estensione e la

INTRODUZIONE

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Le principali Ville della “periferia urbana”

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qualità delle realizzazioni, finì con l’es-sere chiamato collis hort(ul)orum, il“colle delle ville”. Quindi si passò allezone più esterne e “periferiche” di collicome il Celio e l’Esquilino, pure inparte abitati e compresi entro la cerchiadelle mura più antiche. Quanto allatipologia e alle caratteristiche degliimpianti, grande spazio fu dato allezone aperte, sapientemente sistematecon viali, aiole, pergolati, fontane,ruscelli e giochi d’acqua, arricchite conesedre e “padiglioni”, ornate di statuee gruppi scultorei. Le parti costruitepotevano essere: a blocco compatto, acorpo centrale tra due “ali”, a cortilechiuso o aperto, a padiglioni distinti.Al settore più propriamente residen-ziale, potevano essere aggiunte fabbri-che accessorie per quartieri termali,biblioteche, cavee teatrali, punti pano-ramici. Tutto predisposto e coordinatonel quadro di un sistema organico erazionale, che non perdeva mai di vistail collegamento col mondo esterno(attuato con elementi di raccordo e dipassaggio, quali portici e criptoportici,esedre, loggiati e terrazze-belvedere) inun autentico connubio tra la natura el’opera dell’uomo. Ne risultava un“paesaggio” nuovo, isolato e tenutoseparato, con apposite recinzioni, dalmondo circostante.Nate per iniziativa privata, ad opera diesponenti delle grandi famiglie senato-rie arricchitesi coi bottini accumulatinelle guerre di conquista e con lo sfrut-tamento dei territori assoggettati, sicominciò nella prima metà del II secoloa.C. Poi le ville si moltiplicarono nelperiodo tra il declino della repubblica el’inizio dell’impero, dando luogo a unfenomeno che si prolungò per tuttal’età imperiale, e fu tra i più rilevantinella storia non solo urbanistica del-l’antica Roma. Alla fine, un’unica,vasta e splendida cintura di “verdeattrezzato” era estesa tutt’intorno all’a-bitato, con la prerogativa della “pro-

prietà unificata”. Col tempo, infatti, eper motivi diversi (dal lascito testa-mentario all’acquisizione per via dimatrimonio o per confisca), le villeandarono tutte a finire al demanioimperiale. Naturalmente, la progressiva “satura-zione” degli spazi costrinse le nuoverealizzazioni quasi sempre al di là dellacerchia degli Horti “periferici”, nelsuburbio più lontano, lungo le direttri-ci delle grandi strade. Mentre all’inizia-tiva privata s’aggiunse quella di diver-si imperatori o di membri delle lorofamiglie, dai Giulio-Claudi ai Severi,dai Gordiani a Massenzio e fino aCostantino. Si trattò allora di vere eproprie Ville suburbane, caratterizzatedall’enfatizzazione di tutti gli elementicostitutivi, a cominciare dalle superficioccupate, e con l’aggiunta di elementinuovi o presenti in passato a uno sta-dio ancora embrionale. Tali, in partico-lare, il circo e l’ippodromo, lo spazioattrezzato per l’equitazione e il maneg-gio, ma non di rado anche la monu-mentale tomba di famiglia. Tra lenovità edilizie, fu soprattutto rilevantequella della “rotonda”: l’edificio acorpo cilindrico con le pareti articolateda nicchie e da absidi, la copertura acupola, e spesso un avancorpo informa di pronao, variamente destinatoad ambiente termale, di convegno, disoggiorno, e anche a mausoleo.Le ultime realizzazioni si ebbero neiprimi decenni del secolo IV, e furonocontemporanee ai primi casi di abban-dono o di incipiente degrado (anche seinterventi di restauro sono spessodocumentati fino al VI secolo inoltra-to). Poi vennero i gravi colpi inferti daisaccheggi e dalle distruzioni delleincursioni barbariche (a cominciare daquella di Alarico del 410) che nelleville, con le loro favolose ricchezze, gliarredi e le suppellettili sontuose e lesplendide decorazioni, ebbero, ovvia-mente, le mete “privilegiate”.

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F ra le antiche ville romane lasorte migliore è stata riservata aquelle del suburbio, le quali,

proprio per la loro ubicazione, andaro-no a far parte di quella Campagnaromana che ne assicurò unacerta sopravvivenza (e che sol-tanto ai nostri giorni è statalambita e poi parzialmente fagocitatadalla mostruosa espansione dellacittà). Così, specialmente nel quadran-te sudorientale della città, percorsaoltreché dall’Appia, dalle antiche viePrenestina, Labicana, Tuscolana eLatina, gruppi di ruderi pertinenti agrandi ville emergono anche per moltimetri d’altezza, non di rado in prossi-mità delle lunghe arcuazioni degliacquedotti, tra il verde dei campiondulati rimasti pressoché indenni dadevastanti intrusioni. Quelle ville,come denuncia la loro stessa distanzadall’abitato antico, sono tutte dell’etàimperiale e quando non finirono col“ricongiungersi” alle ville della “peri-feria urbana”, andarono a costituireuna seconda e più profonda cerchia di“verde attrezzato” attorno alla città. Lepiù importanti e meglio conservate, eanche meglio conosciute, grazie a ricer-che, scavi e sistemazioni recenti, sonoquelle che di seguito vengono riporta-te, nell’ordine cronologico della faseprincipale e con la denominazione conla quale sono oggi comunemente indi-cate.

La Villa di Livia

Era di proprietà della moglie diAugusto, Livia Drusilla, e si trovavaall’altezza del IX miglio della viaFlaminia (presso l’odierna PrimaPorta), su un’altura dominante la valledel Tevere. Veniva comunemente dettaad gallinas albas (“le galline bianche”),per via del prodigio che vi si sarebbeverificato di una gallina candida lascia-

ta cadere da un’aquila in gremboall’imperatrice, con nel becco un ramod’alloro che, piantato, avrebbe datoorigine a un intero boschetto. Passata,dopo la morte di Livia, al demanio

imperiale, la villa dovette restare in usofino ad epoca tarda, come indicano ibolli laterizi che testimoniano direstauri in età severiana e ancora sottoil regno di Teoderico.

Un poderoso muraglione munito divistosi contrafforti (ancora parzialmen-te riconoscibile, anche a distanza) cor-reva sul lato meridionale dell’alturaprospiciente il fiume, facendo da soste-

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LE VILLE DEL SUBURBIO

Villa di Livia:Particolare di affresco (Museo Nazionale Romano - Palazzo Massimo alle Terme)

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gno al terrazzamen-to sul quale la villasorgeva, accessibilemediante un diverti-colo della Flaminia. I

resti degli edificisono purtroppoassai malridotti ehanno cominciatoa essere sistema-ticamente indaga-ti e scavati nel1863/64, quandofu ritrovata la cele-

berrima statua mar-morea di Augusto

(conosciuta comel’Augusto di PrimaPorta), esposta neiMusei Vaticani. La

villa aveva ad occidente il quartiereresidenziale, a oriente una vasta arealibera, quadrangolare, verosimilmenteoccupata da un giardino.

Il quartiere residenziale era diviso indue settori e aveva al centro, oltre auna grande cisterna scavata nel tufo edivisa da pilastri in navate coperte davolte a sesto ribassato, un ampio com-plesso termale, con una grande salarettangolare munita di due vasche (fri-

gidarium) e una serie di altri ambientitra i quali si riconosce il caldarium,anch’esso provvisto di due vasche. Aoriente delle terme, e con esse in colle-gamento attraverso un lungo corri-doio, si trovava un primo nucleo delquartiere residenziale, con l’ingressoprincipale alla villa e una serie diambienti (tra i quali un grande tricli-nio) disposti attorno a un atrio conquattro pilastri, da una parte; dall’al-tra, attorno a un’area scoperta portica-ta, forse un peristilio, con ambulacri eambienti importanti su di un lato. Nelversante opposto si trovava l’altronucleo residenziale formato in parte daambienti semisotterranei tra i qualiuna grande sala rettangolare (di m11,70 per 5,20) preceduta da un vesti-bolo e pavimentata con un mosaico afondo nero con file di dadi bianchi.Identificabile come un triclinio estivo,questa sala era coperta da una volta abotte decorata a lacunari di stucchidipinti e aveva le pareti interamenteoccupate dai celebri affreschi raffigu-ranti un rigoglioso giardino cinto dauna transenna di canne che, distaccatinel 1951, sono ora esposti nel MuseoNazionale Romano: si tratta di uno deipiù notevoli esempi conosciuti dellapittura parietale romana di III stile,databile sullo scorcio del I secolo a.C.Con la generale ristrutturazione dellavilla, avvenuta nella prima metà del IIsecolo d.C., al di sopra di questonucleo del quartiere residenziale ven-nero costruiti diversi altri ambienti (tracui una stanza riscaldata e una piccolalatrina), alcuni dei quali con paretiaffrescate o rivestite di lastre marmoreee con pavimenti in mosaico bianco o adintarsio di marmi policromi. Versonord, una scala a due rampe, con duepiccoli forni sul pianerottolo interme-dio, conduceva a un ambiente di servi-zio, coperto da volta a botte e con alcentro un lucernario, probabilmenteconnesso col vicino complesso termale.

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Villa di Livia:l’Augusto di Prima Porta

(Musei Vaticani)

Pianta della Villa di Livia a Prima Porta

(da Messineo)

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La Villa delle Vignacce

Si trovava all’altezza del V miglio del-l’antica via Latina, al termine di unbreve diverticolo fiancheggiante learcuazioni dell’Acquedotto Marcio eoggi a poca distanza dalla viaTuscolana, in località Quadraro. Fucostruita nella prima metà del II seco-lo d.C., forse da un Quinto ServilioPudente, noto come ricco proprietariodi fornaci per laterizi, ma le strutturesuperstiti mostrano diversi restauriposteriori, specialmente del IV secolo.Il complesso principale sorgeva su ungrande terrazzamento che aveva lafronte (lungo l’odierna via Lemonia)di circa 120 metri, ed era sostenuto daun muro munito di una serie continuadi contrafforti e con all’interno unafontana entro una nicchia. I grandiruderi “affioranti” dal terreno appar-tengono agli edifici del quartiere ter-male e i più interessanti sono quelli diuna sala circolare contornata da unaserie di piccoli ambienti: ne rimanecirca un quarto, con quasi metà della

cupola nella quale è documentato unodei più antichi esempi dell’uso dimettere anfore nella muratura peralleggerirne il peso. A nordovest diquesta sala si conserva un ambienterettangolare, absidato e coperto davolta a crociera. Più avanti si trovanoi resti di una vasta aula rettangolare,absidata, fiancheggiata da un corri-doio e con due ambienti su ciascunlato coperti da volte a crociera, i mag-giori, e da volte a botte, i minori. Unagrande cisterna, con tre vani nelpiano inferiore e quattro nel superio-re e con due file di nicchie semicirco-lari, era nella parte meridionale dellavilla, alimentata dal vicino acquedot-to della Marcia. Altre tre conserved’acqua erano ai limiti del settoreoccidentale.La villa è stata oggetto in passato diricerche e scavi disordinati, di mano-missioni e di devastazioni, e solo direcente ne è stata curata una parzialesistemazione all’interno del “Parcodegli Acquedotti”. Da essa provengo-no, tra l’altro, la testa marmorea colos-

sale di Giulia Domna esposta nella“rotonda” dei Musei Vaticani e le sta-tue della Tyche di Antiochia e diGanimede rapito dall’aquila del MuseoChiaramonti, pure in Vaticano.

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Villa delle Vignacce:Ruderi affioranti

Villa delle Vignacce:Parco degli Acquedotti

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La Villa dei Quintili

Sorgeva lungo la via Appia, poco dopoil V miglio, e la sua identificazione èstata possibile grazie al ritrovamentoin situ di alcuni tubi di piombo percondutture con impressi i nomi deiproprietari: i fratelli Quintili, SestoCondiano Massimo e Sesto ValerianoMassimo, appartenenti auna delle famigliesenatorie più invista del tempodegli Antonini.Era estesa su unasuperficie di circa1000 mq. ed era trale più vaste del subur-bio, tanto che i suoi ruderi,numerosi ed imponenti, furonoindicati in passato col nome di “RomaVecchia”. Quando l’imperatoreCommodo mandò a morte i dueQuintili, accusati pretestuosamente diuna congiura, nel 182 d.C., la villapassò al fisco imperiale e forse lo stes-so Commodo (che l’aveva tanto desi-derata) vi andò ad abitare. Dallaseconda metà del Settecento è statavariamente oggetto di ricerche, per lopiù disordinate, e di scavi occasionali,fino ai recenti interventi di liberazione

e di sistemazione accompagnati dal-l’allestimento di un antiquarium all’in-terno di un vecchio casale (sulla viaAppia Nuova, al numero 1089). Lestrutture superstiti denunciano duefasi costruttive, la prima riferibile altempo dei proprietari originari e per-tanto databile verso il 150 d.C. (o pocoprima), la seconda (preceduta da rifa-cimenti attribuibili a Commodo), data-bile tra la fine del secolo III e gli inizidel IV. Sono inoltre documentatirestauri ancora nel secolo VI sotto ilregno di Teoderico. Nel complesso sipossono distinguere cinque nucleidiversi, variamente disposti su un ter-reno ondulato. Il primo era formato dastrutture di servizio tra le quali unagrande cisterna circolare, del diametrodi m 29, internamente divisa in cinquevani comunicanti. Su un’altra cisterna,rettangolare e a due piani, fu edificatonel medioevo un casale detto di SantaMaria Nuova. Sulla via Appia, dopoalcune strutture probabilmente perti-nenti a tabernae, la villa s’apriva con

un monumentale ninfeo adue piani, formato da

un’ampia esedras e m i c i rc o l a re ,scandita da nic-chie e con al cen-tro una fontana.

Originariamenteseparato dalla strada

mediante un muro su cuicorreva lo speco di un acquedotto

(derivato da quello dell’Anio Novus), ilninfeo ebbe poi sulla strada stessa uningresso, fiancheggiato da due colon-ne su alte basi e con pilastri laterizi ailati. Nel medioevo fu inglobato in uncastello (inizialmente dei Conti diTuscolo) del quale si vedono moltiavanzi e in particolare una bella loggiafatta costruire dagli Astalli tra il XII e ilXIII secolo. Dietro il ninfeo, dove oggiè una distesa a prato, si trovava unenorme giardino, forse porticato,

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Villa dei Quintili:Ruderi del quartiere termale

Villa dei Quintili:Cisterna

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almeno sui lati maggiori, lungo circa300 metri e largo, dopo la demolizionedi un originario muro di cinta, quasi110. Sul muro di delimitazione del latosudorientale correva l’acquedotto chearrivava al ninfeo, mentre agli angolimeridionale e occidentale furonoaggiunti in un secondo tempo due“padiglioni” circolari. Al di là del giar-dino, verso est, una cisterna rettango-lare, divisa in due vani coperti da voltaa botte, era collegata all’acquedottocon una serie di arcate, chiuse in unsecondo tempo. Nel settore settentrio-nale si trovava il terzo nucleo dellavilla col quartiere termale. Rimangonogli imponenti ruderi di alcuni grandio-si ambienti, con pareti conservate finoa un’altezza di m 14: prima quelli delfrigidarium, un’aula rettangolare confinestroni ad arco su due piani e unavolta a crociera (crollata), due vaschenei lati brevi e un pavimento con lastredi marmi policromi in buona parteconservato; poi quelli del caldarium,un’altra grande aula, occupata quasiper intero da una vasca originariamen-te rivestita di marmo. Accanto si trova-no pochi resti di una grande “roton-da”, del diametro di m 36, forse sco-

perta e, probabilmente, adibita a pisci-na. Nella zona a oriente del quartieretermale era la parte più propriamenteresidenziale, articolata attorno a unampio cortile, di m 36,50 per 12, sulquale s’aprivano una sala ottagonale,riscaldata, con pavimento a intarsio dimarmi policromi, alcuni ambienti rico-noscibili come cubicoli o camere daletto, un ninfeo e un luogo di culto. Aun livello inferiore erano criptoporticie ambienti di servizio. Nel versantesudorientale si trovava il quartonucleo della villa costituito da unasorta di circo, o ippodromo, lungo 400

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Acquedotto verso la Villa dei Quintili

Villa dei Quintili:Ruderi di una delle aule termali

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metri (per una larghezza variabile tra i90 e i 115) aggiunto in una fase avan-zata e dotato a una estremità di un nin-feo a pianta semicircolare, alimentatoda due cisterne, poi trasformato in unapiccola terma: è qui che i bolli di mat-tone testimoniano di restauri del VIsecolo. Infine, nell’angolo settentriona-le di tutto il complesso, sorgeva il set-tore “rustico” e produttivo della villa,con le strutture e gli ambienti destina-ti ai servizi e al personale addetto.

La Villa dei Sette Bassi

Era situata nei pressi del VI migliodella via Latina, corrispondente all’o-dierna località di Osteria del Curato,ed era una delle più estese del subur-bio. La singolare denominazione, giàattestata nel medioevo, dovrebbe esse-re derivata per corruzione popolare dalnome di un possibile proprietario,Settimio Basso. Ridotta oggi a un sug-gestivo complesso di ruderi grandiosie solo parzialmente scavata e indagatain passato, la villa fu costruita al tempodi Antonino Pio, nella prima metà delII secolo d.C., dove era una “fattoria”tardo-repubblicana e un piccolo borgo

agricolo (forse il pagus Lemonius) chedovette diventare il “quartiere rustico”del nuovo impianto. Era formata da trenuclei edilizi principali, costruiti intempi successivi (ma ravvicinati esecondo un progetto sostanzialmenteunitario), al capo di un enorme giardi-no, di m 327 per 95, terrazzato, a unlivello di circa 5 metri più basso diquello degli edifici e delimitato da por-tici con esedre e “torri” panoramicheagli angoli. Nel settore nordorientaledue nuclei s’affacciavano sui due laticontigui di un peristilio. Il primo, inordine di costruzione, formava unblocco compatto, quadrato (di m 50 dilato), con diversi gruppi di ambientirivolti verso cortili o spazi aperti inter-ni e in parte conservati, con pareti chearrivano fin sopra i 10 metri di altezza.Il secondo nucleo aveva una fila diambienti lungo l’ambulacro del peristi-lio e altri addossati al lato di un ampioemiciclo, in parte scoperto, e sporgentecon la fronte convessa, porticata, sulgrande giardino. Il terzo nucleo, piùfastoso degli altri, occupava tutto illato di fondo del grande giardino, al disopra di sostruzioni che ne equipara-vano il livello a quello degli altri duenuclei e all’interno del quale si trova-

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Villa dei Sette Bassi:Veduta panoramica

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vano due criptoportici e altri ambientidi servizio. Circa la metà dell’edificioera occupata dal “quartiere termale”;nella parte restante si affiancavano unagrande aula e altre minori, con pro-spetti a doppio ordine di finestroni(uno dei quali crollato nel 1951, aseguito di un violento nubifragio).Altre costruzioni sorgevano isolaterispetto al complesso principale. Traquelle delle quali rimangono resti piùconsistenti e visibili, ci sono, nel setto-re nordorientale, un piccolo tempio,absidato, con le pareti, dotate di unadoppia fila di finestre, conservate finoall’inizio della volta che era a botteesternamente sormontata da un tettodispluviato; ad est del grande giardino,una cisterna, con una serie di nicchieall’esterno e l’interno diviso in due,nella quale andava a finire il ramo del-l’acquedotto derivato, con una lungaserie di arcatelle, dall’Acqua Claudia.La villa rimase agibile fin oltre la finedel mondo antico, dopo essere passataa far parte del patrimonio della BasilicaLateranense, forse a seguito d’unadonazione che potrebbe risalire aCostantino.

La Villa dei Gordiani

Ricordata dalla Historia Augusta comeuna delle più fastose del suburbio erinomata per uno spettacolare peristi-lio di ben duecento colonne di quattromarmi diversi (caristio o cipollino, por-fido, pavonazzetto, numidico o gialloantico), la villa sorgeva al III migliodella via Praenestina, sui due lati dellastrada. Oggi s’identifica col compren-sorio archeologico del Parco deiGordiani, un chilometro circa dopo illargo Preneste (all’altezza di viaOlevano Romano). Appartenne allafamiglia dei Gordiani forse ancheprima della ascesa al trono imperialedei suoi membri tra i quali dovetteessere soprattutto Gordiano III (238-244 d.C.) a prestarle cure particolaricon interventi di ampliamento, direstauro e sistemazione. All’interno del“parco archeologico”, nel settore didestra, si riconoscono, tra altri minori, iresti di una grande cisterna, databile alII secolo d.C., quadrata, munita di con-trafforti, con un piano inferiore divisoin due ambienti in funzione di sostru-zione e un piano superiore diviso in sei

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Villa dei Sette Bassi:Ruderi

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vani coperti da volta a botte per la con-serva d’acqua. Nel settore di sinistra sitrovano i resti più importanti. Oltre aquelli di due altre cisterne, tra loroaddossate (al di là delle quali sono,reinterrati, gli avanzi di una più anticae modesta villa d’età repubblicana), cisono quelli relativi alla metà circa diun’aula a pianta ottagonale, ma circo-lare nella parte superiore, utilizzata nelmedioevo per costruirvi una torre (allaquale appartiene il pilastro circolareche si trova al centro). Databile all’etàdei Gordiani e interpretabile come salatermale, aveva all’interno grandi nic-chie alternativamente rettangolari esemicircolari ed era coperta a cupola.Ci sono poi altri ruderi minori tra iquali si notano quelli di un’aula absi-data, coperta da una volta “a conchi-glia”, pertinente a un ambiente pure dipossibile funzione termale. Quindisegue il monumento più imponente,conosciuto con la denominazionepopolare di Tor de’ Schiavi derivata dal

nome della famiglia proprietaria dellazona nel secolo XVI. Si tratta di unmausoleo, posteriore all’età deiGordiani e databile agli inizi del IVsecolo d.C. Rimasto in piedi per circatre quarti, si presenta come una grande“rotonda”, del diametro interno di m13,20, formata da un tamburo cilindri-co, provvisto in alto di finestre circola-ri, sormontato da una cupola emisferi-ca che, per via dell’innalzamento deltamburo al di sopra della sua imposta,resta parzialmente nascosta all’esterno.L’interno era a due piani: quello infe-riore, semisotterraneo, aveva un ambu-lacro anulare, coperto da volta a botte,intorno a un pilastro centrale e nicchiealle pareti nella solita alternanza; quel-lo superiore (che doveva essere riser-vato alle pratiche del culto funerario),aveva la stessa alternanza di nicchie edera direttamente accessibile dall’ester-no attraverso un pronao monumentale,a quattro colonne e preceduto da unagradinata, che faceva da “facciata” al

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Villa dei Gordiani:Il Mausoleo

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monumento ed è andato completa-mente perduto. Pure agli inizi del IVsecolo (e ad una parziale “riutilizzazio-ne” della villa) sono riferibili i resti,nelle vicinanze, di una basilica paleo-cristiana (m 67 per 33 circa), di destina-zione funeraria, come indicano lacaratteristica pianta “circiforme” e letracce di un vasto sepolcreto e di cata-combe che sono nella zona.

La Villa di Massenzio

S’estendeva lungo la via Appia tra il IIe il III miglio, all’altezza della tomba diCecilia Metella. Dovette avere unaprima fase d’età tardo-repubblicana (Isecolo a.C.), poi una seconda d’età giu-lio-claudia e una terza databile allametà circa del II secolo d.C. quando fuprobabilmente inclusa nella grande“tenuta agricola” del cosiddettoTriopio di Erode Attico. L’ultima fasecostruttiva fu quella di Massenzioquando (negli anni intorno al 310 d.C.)la villa diventò residenza imperiale,con la realizzazione di ambienti di pre-stigio, come la “basilica”, l’apertura diun nuovo ingresso monumentale el’aggiunta di un circo e di un mauso-leo, secondo uno schema caratteristico

dell’ideologia imperiale appena affer-matasi. La parte residenziale sorgevasu un’altura opportunamente regola-rizzata e adattata con un terrazzamen-to sostenuto, per una lunghezza di 115metri, da un criptoportico a due ambu-lacri paralleli, coperti con volte a bottee illuminati da piccole finestre a boccadi lupo: in un secondo tempo essovenne interrotto da un gruppo di treambienti, mentre alle due estremità glifurono aggiunti due padiglioni pano-ramici in forma di torre. Davanti alcriptoportico, e quindi alla base del“palazzo”, si trovavano due ninfei, sca-vati nella roccia e un tempo riccamentedecorati con mosaici e pitture. Al disopra correva un portico, verosimil-mente aperto verso la valle, al di là delquale sorgeva il “palazzo”. Ne sonoriconoscibili vari ambienti disposti ailati di una grande sala absidata (m 33per 19,45) e dotata di un impianto diriscaldamento che era l’ambiente piùimportante di tutto il complesso, inter-pretabile come una “basilica”, destina-ta alle pubbliche riunioni, alle udienzee alle cerimonie. Davanti ad essa sivedono pochi resti di un atrio, mentre

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Villa dei Gordiani:Il Mausoleo

Villa di Massenzio:Ruderi del Circo

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sul versante settentrionale si trova unacisterna, lunga e stretta, ad est dellaquale un ambiente, in origine probabil-mente rotondo e coperto a volta,potrebbe aver appartenuto all’ingressomonumentale del “palazzo”. Questoera collegato, con un lungo ambulacro,al Circo che è la parte meglio conserva-ta e più interessante di tutto il com-plesso (e anche il meglio conservato ditutti i circhi del mondo romano). Essosi allunga nella valle, da est ad ovest,per circa 520 metri, con una larghezzache nel punto più ampio è di m 92. Sullato corto occidentale, delimitato dadue torri a tre piani, alte m 16 e tondeverso l’esterno, si trovavano i dodiciambienti (carceres) dai quali muoveva-no i carri per le corse, mentre al centros’apriva la maggiore delle porte d’in-

gresso all’edificio, in forma di grandearco. Un’altra porta (la “porta trionfa-le”), pure ad arco, s’apriva sul latoopposto curvilineo. Questo e i lati lun-ghi erano occupati dalle gradinate chepoggiavano su una struttura a volta ederano distinte in due ordini di sei gra-dini ciascuna dando luogo a circa10.000 posti. Nel lato lungo settentrio-nale era situata la tribuna imperialecostituita da un lungo ambiente rettan-golare e da una rotonda coperta acupola ad esso addossata. Sul latoopposto, un’altra tribuna era forsequella riservata ai giudici di gara. Inmezzo all’arena è ancora ben riconosci-bile la “spina” (l’elemento longitudina-le attorno al quale giravano i carri),lunga esattamente mille piedi romani,pari a m 296, e caratterizzata da una

serie di vasche intra-mezzate da edicole estatue. Su di essaera stato collocatoanche l’obelisco cheDomiziano aveva ori-ginariamente postonell’Iseo Campense (opiuttosto nel Tempiodella Gente Flavia, sulQuirinale) e che, recu-perato, nel 1650, fudal Bernini ardita-mente rialzato sullaFontana dei Fiumi , apiazza Navona. Ilterzo elemento dellavilla è la cosiddettaTomba di Romolo,dal nome del figlio diMassenzio, morto nel309 d.C., che vi fusepolto: in realtà sitrattava del mauso-leo dinastico, desti-nato all’intera fami-glia imperiale. Essosorse, a poca distanzadall’Appia e ad essa

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VILLEDI ROMA

ANTICA

Villa di Massenzio:Pianta e sezione ricostruttiva

della Tomba di Romolo (da Rasch).

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allineato, al centro di un grande qua-driportico (di m 108 per 121) ed eracostituito da un edificio circolare pre-ceduto da un avancorpo o pronao,simile a quello del Pantheon (sostituitonell’Ottocento dal casale tuttora esi-stente) con sei colonne e una gradinatasulla fronte. La “rotonda”, parzialmen-te conservata, e con un diametro dicirca 33 metri, aveva due piani, ilprimo dei quali costituito da un ambu-lacro anulare con volta a botte attornoa un pilastro centrale (del diametro dim 7,50), due ingressi contrapposti e seinicchie destinate ad ospitare i sarcofagiilluminate da finestre a bocca di lupo.Il piano superiore aveva un ambiente(quasi completamente scomparso) ori-ginariamente coperto da una gigante-sca cupola e destinato al culto funera-rio. Adiacente al lato orientale del qua-driportico si conserva il nucleo in cal-cestruzzo di un sepolcro più antico(forse dell’inizio dell’età augustea),

conosciuto come Tomba dei Semproni,che fu inglobato nel mausoleo massen-ziano. Oltre l’angolo settentrionaledello stesso quadriportico, alcuniambienti con vasche rivestite dimarmo appartenevano al quartiere bal-neare della villa.

La Villa dei Flavi cristiani

Indicata dagli antichi con la denomi-nazione ad duas lauros (“ai due allori”),fece parte delle immense proprietàimperiali del tempo di Costantino(fondatore della dinastia dei secondiFlavi o Flavi cristiani) che, compren-dendo anche la villa severiana “dellaSperanza Vecchia”, si estendevanosenza soluzione di continuità dallazona di Santa Croce in Gerusalemme agran parte del suburbio orientale tra levie Praenestina, Labicana (odiernaCasilina) e Latina (oggi Tuscolana),

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Villa di Massenzio:Torre dei carceres del Circo.

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fino ai piedi dei Colli Albani. In parti-colare, il nucleo edilizio comunementeindividuato con la denominazioneantica, si trovava nell’area dell’ex aero-porto di Centocelle, compreso tra leodierne vie Casilina e Papiria. Propriola realizzazione dell’aeroporto, neglianni attorno al 1925, portò allo “spia-namento” dei molti ruderi emergenti(che nel medioevo furono all’originedel toponimo Centumcellae) e di quelliche, fino a una certa profondità, si tro-vavano sottoterra. Tutto il resto, rima-sto sepolto sotto le piste, “ricompar-ve”, come d’incanto, in alcune fotoaeree, scattate nel 1953, che restituiro-no “in trasparenza” la planimetriapressoché integrale della villa fattaoggetto solo negli ultimi anni di scaviregolari (come quelli che hanno rimes-so in luce, in via Papiria, un impianto

termale e strutture abi-tative). Si trattava di uncomplesso estrema-mente regolare didiversi nuclei edilizi traloro affiancati e diver-samente estesi ai lati diun “corpo” centraleformato da un enormeperistilio contornato davari ambienti e collega-to, attraverso un atriointermedio, a un gran-de emiciclo vistosa-mente sporgente dalmuro perimetrale. Nelsettore di sinistra erasituato, tra l’altro, il“quartiere” termale eda esso, in senso per-pendicolare, si staccavaun lunghissimo ambu-lacro coperto fiancheg-giante una vasta areaprobabilmente tenuta agiardino. Il settore didestra, articolato attor-no a due o tre spazi

aperti interni, era quello più propria-mente residenziale. Ad esso era colle-gata un’area porticata con al centro unpiccolo tempio (o un sepolcro in formadi tempietto), mentre, distaccati eseparati tra loro, erano due mausoleirotondi coperti a cupola. In un’altraparte della vasta “tenuta”, fu elevatonel consueto tipo della “rotonda”coperta a cupola, il Mausoleo di Elena,i cui ruderi, caratterizzati dalla pre-senza delle anfore d’alleggerimentonelle murature, hanno dato originealla denominazione popolare diTorpignattara, passata alla località incui il monumento si trova, lungo l’o-dierna via Casilina, corrispondenteall’antica Labicana. Nella villa sappia-mo che nel 455 venne assassinato l’im-peratore Valentiniano III, figlio diGalla Placidia.

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Villa dei Flavi cristiani:Resti del Mausoleo di Elena

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Un caso tutto particolare fu quel-lo della Domus Aurea diNerone: vera e propria villa

urbana, piantata nel cuore stesso dellacittà, al punto che, durante la sua rea-lizzazione, una “pasquinata” poteva

affermare che l’in-tera Roma si sareb-be “trasformata in un’unica grandedomus”. Essa s’estendeva per 80/100ettari dal Palatino al Celio, dalla Veliaall’Esquilino, avendo al centro (nellavalle dove poi sorse il Colosseo) ungrande lago “che sembrava un mare” –come scrive Svetonio – “circondato daportici e da edifici come se si trattasse d’unacittà”. Il lago racco-glieva acque didiversa provenien-za, ma doveva,soprattutto, gio-varsi dell’apportoche gli venivadall’AcquedottoCelimontano chesulle pendici delCelio alimentavala monumentalefontana in cui, conuna serie di grandinicchie e un pro-spetto colonnato, era stato trasformatoil muraglione perimetrale del latoorientale del Tempio di Claudio (lungol’odierna via Claudia). Tutt’intorno allago, come continua Svetonio,“v’erano campi coltivati, vigneti,pascoli e boschi e una moltitudi-ne d’ogni genere di animali,domestici e selvatici”. Quantoagli edifici, si trattava di nucleidiversi tra loro collegati.Sull’altura della Velia si trovaval’ampio vestibolo porticato, alcentro del quale s’ergeva la

statua colossale, in bronzo, del Sole conle fattezze dell’imperatore, alta 35metri. Sul Palatino c’era il settore cheNerone aveva fatto sistemare primadell’incendio del 64 (che gli avrebbe poidato modo di realizzare tutto il resto)

per collegare lep r o p r i e t à

imperiali del Palatino stesso a quelledell’Esquilino (cioè alla villa che erastata di Mecenate): di qui il nome datoal complesso di Domus transitoria, cioè“di passaggio”. Ricostruito dopo ledistruzioni provocate dall’incendio, diquesto settore oggi si conservano, al disotto delle posteriori fabbriche perti-

nenti al palazzo di Domiziano, pochiresti tra i quali quelli di una grande salarotonda, originariamente coperta acupola e inclusa entro un bacino rettan-

golare, nella quale si potrebbericonoscere una delle cenationes,o sale per banchetti, citate daSvetonio. Sull’altura del Colle

Oppio, infine, opportunamentesbancata e terrazzata, gli architetti

Severo e Celere avevano innalzatol’edificio principale, esteso, indirezione est-ovest, per una lun-

ghezza di quasi 300 metri e una

LA DOMUS AUREADI NERONE

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UNA VILLA SPECIALE:LA DOMUS AUREA DI NERONE

Domus Aurea:La “Sala delle Maschere”.

Testa marmorea di Nerone

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profondità massima di circa 60. Elevatosu almeno due piani e dotato di un pro-spetto porticato aperto (lungo il latomeridionale) verso la valle del lago,esso era formato da tre nuclei distinti,disposti tra due grandi peristili, rettan-golari, e ai lati di due grandi cortigemelle, pentagonali. I diversi nucleierano tra loro raccordati, oltre che dalportico di facciata, da lunghi criptopor-tici che per tutto il lato a monte, setten-trionale, servivano anche da “interca-pedine” verso il taglio del colle. Inognuno dei tre si disponevano congrande regolarità numerosi ambienti divaria planimetria e di diversa destina-zione. In posizione centrale rispettoall’intero complesso e circondata dauna corona di altri ambienti, s’apriva(ed è ancora perfettamente conservata)una grande sala a pianta ottagonale,coperta da una cupola direttamenteimpostata sull’ottagono, senza uso di

“pennacchi”, comunemente identifica-ta con la cenatio rotunda che, sempresecondo Svetonio (e presumibilmentegrazie a un meccanismo idraulicooppure ad un congegno basato sucuscinetti a sfera), era capace di ruotare“attorno a se stessa giorno e notte, come ilmondo”. “Nel resto della costruzione –aggiunge il biografo – ogni cosa era rive-stita d’oro e abbellita con gemme e madre-perle; le sale per banchetti avevano soffitticon pannelli d’avorio mobili e forati inmodo da poter spargere dall’alto fiori e pro-fumi ... nelle sale da bagno scorreva acquadi mare o solfurea”. Alla luce di questeinformazioni, si può capire comeNerone, inaugurando la sua nuovadimora, peraltro largamente incomple-ta, abbia esclamato: “Finalmente, comin-cerò ad abitare come un uomo!”. Tantamagnificenza ebbe però vita breve. Di lìa qualche anno, dopo la morte dell’im-peratore, nel giugno del 68, e i trava-gliati mesi di guerra civile che seguiro-no, Vespasiano decise di ridimensiona-re il gigantesco complesso dividendoloe in parte smantellandolo, “per restitui-re alla città quello che le era stato sot-tratto”. Fu perciò che, al posto del lago,venne costruito il Colosseo, mentre l’e-dificio del Colle Oppio, forse solo tem-poraneamente abitato da Tito prima disuccedere al padre, veniva abbandona-to. Qualche tempo dopo, gravementedanneggiato da un incendio, fu addirit-tura interrato e utilizzato come “sostru-zione” per le fabbriche delle granditerme che sullo stesso Colle Oppio fececostruire Traiano.

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LA DOMUS AUREADI NERONE

L’area urbana occupata dalla Domus Aurea

Domus Aurea:Ingresso visitatori

Domus Aurea:Pianta dell’edificio principale

sul Colle Oppio

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Delle numerose e grandi villedella “periferia urbana”, èrimasto ben poco. Travolte

dalle vicende storiche e cancellate dalletrasformazioni urbanistiche, di molteresta soltanto il ricordo; al massimo, lapossibilità dilocalizzarle,in manierapiù o meno precisa, grazie alle citazio-ni degli antichi. Di altre è rimasta sulposto qualche testimonianza “monu-mentale”, quasi sempre soffocata dal-l’abbraccio opprimente della città deinostri giorni. Di alcune, infine, sonosopravvissuti soltanto elementi sparsied eterogenei delle strutture architetto-niche o degli apparati decorativi finitiin qualche museo.Non esiste più nulla della Villa diScipione, che doveva trovarsi sulle pen-dici del Quirinale rivolte verso ilCampo Marzio, press’a poco nella zonaodierna di largo Magnanapoli. Nulladella Villa di Pompeo, passata poi aMarco Antonio, che doveva trovarsi nelcuore del Campo Marzio, nella zonaoggi compresa tra Monte Giordano eCampo de’ Fiori. Perduta irreparabil-mente è andata la magnifica Villa diCesare, in Trastevere, distesa sulle pen-dici del Gianicolo digradanti verso lavia Portuensis e il fiume, dove, tra il 46 eil 44 a.C., soggiornò Cleopatra col figlioCesarione, e dove, nel 45, il munificoproprietario, in occasione del suotrionfo, offrì sontuosi banchetti pubbli-ci a migliaia d’invitati. Più nulla resta della Villa di MarcoAntonio, che doveva essere confinantecon quella di Cesare, forse dalle partidell’odierna piazza di S. Cosimato. Ecosì pure della Villa di Agrippa, cheoccupava la parte del Campo Marziocompresa tra il Pantheon e il Tevere eaveva al suo interno un piccolo bosco(nella zona dove poi Domiziano fececostruire il suo Odeum, nei pressi di piaz-za Navona). Così, ancora, della Villa di

Asinio Pollione, che sorgeva lungo la viaAppia, nella zona dove poi Caracallafece edificare le sue grandi terme.Nulla rimane delle ville dei due celebrie ricchi liberti di Claudio e di Nerone,Pallante ed Epafrodito, che si trovava-

no nella zona alta dell’Esquilino, ad estdell’odierna piazza Vittorio Emanuele.Nulla della Villa di Domizia (forseDomizia Longina, moglie diDomiziano), che era sulla riva destradel Tevere, nella zona dove poi sorse ilmausoleo di Adriano, oggi CastelSant’Angelo.

La Villa della Farnesina

Di una splendida villa che sorgevasulla riva destra del Tevere (all’altezzadella cinquecentesca Villa dellaFarnesina) sono rimaste notevoli parti

LE VILLE DELLA “PERIFERIAURBANA”

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LE VILLE DELLA PERIFERIA URBANA

Villa della Farnesina:Parete affrescata del “cubicolo B”

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della decorazione delle volte e dellepareti di alcuni ambienti, con stucchi epitture, che sono oggi esposte nelMuseo Nazionale Romano, a PalazzoMassimo. I cospicui resti delle struttu-re architettoniche della villa, detta con-venzionalmente “della Farnesina”,furono ritrovati e parzialmente scavati,ma poi reinterrati o distrutti, intorno al1880, durante i lavori per l’arginaturadel fiume e la costruzione dei mura-glioni. Databile alla seconda metà del Isecolo a.C., la villa fu in un primotempo attribuita a Clodia, la sorella deltribuno Publio Clodio, cantata daCatullo col nome di Lesbia; ora sipensa che essa sia stata edificata inoccasione delle nozze di Agrippa conla figlia di Augusto, Giulia, nel 19 a.C.quando, in ogni caso, fu eseguita ladecorazione pittorica ricca di spunti eriferimenti all’Egitto appena sottomes-so. Non dovette avere lunga vita e fuanzi presto abbandonata per via dellecontinue e devastanti piene del Teverecui era inesorabilmente sog-getta. Per quello che se ne èpotuto accertare, era costituitada un grande corpo di fabbri-ca centrale, ad emiciclo, pro-spettante con la parte conves-sa verso il fiume, e da duecorpi laterali, simmetrici, conloggiato aperto sempre sulfiume, raccordati da un lungocriptoportico sul quale s’apri-va anche un vasto ambiente,adiacente e in asse con l’emi-ciclo, affiancato simmetrica-mente da ambienti minoridisposti forse attorno a duecortili. Le pitture parietali,numerose e ben conservate,sono caratterizzate da grandisuperfici monocrome entro“intelaiature” architettonichead elementi estremamentesottili e con al centro piccoliquadri oppure da complesse e

scenografiche partizioni di tipo archi-tettonico all’interno delle quali s’apro-no, in posizione centrale, come al di làdi finestre, grandi quadri ispirati allapittura classica fiancheggiati da qua-dretti di genere. Notevole anche ladecorazione accessoria, eseguita convirtuosistica perizia e fatta di elementiminuti (candelabre filiformi, racemi,ghirlande, acroteri, figurine di cariatidie di vittorie alate) o di fregi figurati“miniaturistici”, sopra zoccolatureornate di motivi geometrici e vegetali.Su una delle pareti è rimasta la firma(Seleukos) di un pittore greco-siriaco.

La Villa dei Lamia

Anche della Villa degli Aelii Lamiae(Horti Lamiani), quello che resta occorreandarlo a vedere in museo. Si tratta diun notevole gruppo di sculture, ritrova-te negli scavi effettuati nell’area dellavilla, nel 1874, e confluite nelle raccolte

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URBANA”

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Villa dei Lamia:Busto di Commodo

come Ercole tra dueTritoni(Musei Capitolini)

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dei Musei Capitolini. Di notevoleimportanza sono una Venere anadio-mene detta Venere Esquilina (CentraleMontemartini) e due figure femminiliad essa collegate, un Dioniso recum-bente, un ritratto di Commodo raffigu-rato come Ercole insieme a duebusti di Tritone. Ci sono, inoltre,una ricca pavimentazione adintarsio di alabastro, elementi didecorazione architettonica in stuc-co dorato, e altri sontuosi appa-rati decorativi con fregi e corniciin bronzo dorato tempestati digemme e pietre preziose. La villa,creata sul finire del I secolo a.C., daLucio Elio Lamia, s’estendeva sulpianoro dell’Esquilino corrispon-dente alla zona odierna a sud dipiazza Vittorio Emanuele. Altempo di Caligola, che nel41 d.C., subito dopo la suauccisione, vi fu segreta-mente e temporanea-mente sepolto, era giàpassata al fisco imperia-le e Nerone la incluseverosimilmente nelcomplesso della suaDomus Aurea. Durante imassicci e affrettatilavori edilizi della

fine dell’Ottocento, ne furono ritrovatiqua e là (ma distrutti o reinterrati)numerosi resti, pertinenti a nuclei edili-zi diversi, sparsi nel verde seguendol’altimetria del terreno, col settore piùpropriamente residenziale tra le odier-

ne piazze Vittorio Emanuele e Dantee la via Emanuele Filiberto. Eranoportici, criptoportici, terme, cisterne

e un grandioso “ninfeo” informa di cavea teatrale (deldiametro di circa m 95), chiu-

so da un lungo porticato e servi-to da un complesso impiantoidrico.

La Villa di Sallustio

Tra la mezza dozzina di villedelle quali sono variamente

conservati e visibili resti“monumentali”, prima fra tutte,

anche per ragioni cronologiche, èla Villa di Sallustio (HortiSallustiani). Creata dallo storico

Caio Crispo Sallustio subito dopoil 44 a.C., si estendeva su un’area(oggi press’a poco compresa tra le

Mura Aureliane, via Veneto,via Venti Settembre e via

Piave) corrispondente

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Area della Villa dei Lamiasull’Esquilino

Villa dei Lamia:“Venere Esquilina”(Centrale Montemartini)

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all’ampia e profonda valle che s’insi-nuava tra il Quirinale e il Pincio (interamente colmata alla f inedell’Ottocento), in fondo alla quale

scorreva il fiumicellodell’Aqua Sallustiana.

Passata al demanioimperiale, forse altempo di Tiberio,fu più volteampliata, abbel-lita, restaurata,

soprattutto adopera di Adriano

nel II secolo d.C., e, pro-babilmente, di Aureliano,

nel III. Fu luogo di soggiornopreferito da molti imperatoritra i quali, oltre agli stessiAdriano e Aureliano, Nerone,Vespasiano e Nerva che vi

morì, nel gennaio del 98 d.C. Dellasua magnificenza sono eloquente

testimonianza le opere d’arte che visono state variamente ritrovate, tra le

quali il celeberrimo “trono Ludovisi”(Palazzo Altemps) e l’”acrolito” (unatesta colossale di divinità femminile)pure detto Ludovisi (Palazzo Altemps),la Niobide (Museo Nazionale Romano)

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LE VILLE DELLA “PERIFERIA

URBANA”

Villa di Sallustio:Pianta dell’edificio centrale

Villa di Sallustio:Ruderi in Piazza Sallustio

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e molto probabilmente il Galatamorente (Musei Capitolini) e ilGalata suicida (Palazzo Altemps).Pure dal suo territorio proviene l’o-belisco che, fattovi collocare quasicertamente da Aureliano, fu recupe-rato verso il 1735 e, dopo esserestato trasportato in Laterano, vennefatto rialzare da papa Pio VI, nel1789, davanti alla chiesa della SS.Trinità dei Monti. La villa rimasesempre una delle più ammirate ecelebrate della città ma dovetteandare praticamente distrutta nel

410, durante il “sacco”dei Goti di

Alarico

che entrarono in Roma dalla vicinaPorta Salaria. Oggi, al centro di piazzaSallustio (e fin quasi a m 35 sotto illivello attuale) restano i ruderi impo-nenti di quello che doveva essere ilprincipale tra i diversi edifici che s’al-ternavano a grandi spazi verdi.Completamente ricostruito al tempo diAdriano, esso appare articolato su duelivelli attorno a una grande rotonda deldiametro di m 11,20, coperta da unavolta “a conchiglia” e con nicchie allepareti originariamente rivestite da unazoccolatura di lastre marmoree e dastucchi nella parte superiore. L’aula èpreceduta da un vestibolo e affiancatada due ambienti(forse ninfei),mentre sulfondo, dopoun ambientesimmetrico alvestibolo emunito didue nicchiealle pareti,s’apre una gran-de aula rettango-lare con una piccola absi-de e la volta a botte, fiancheggiata dadue ambienti minori. Altri resti dellavilla si trovano all’interno del recintodell’Ambasciata Americana (parte diun criptoportico con pitture parietali)e in via Lucullo (tratto di muro a nic-chie), mentre è probabile che ad essaappartenesse pure la grande cisternad’età adrianea, a quattro navate paral-lele e intercomunicanti, che si trova

nei sotterranei del CollegioGermanico-Ungarico, in

via di S. Nicola daTolentino.

LE VILLE DELLA “PERIFERIAURBANA”

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Villa di Sallustio:L’Obelisco di Trinità dei Monti

Villa di Sallustio:Rilievo con la nascita di Afrodite detto “Trono Ludovisi”(Museo Nazionale Romano -Palazzo Altemps)

Villa di Sallustio:Il Galata morente(Musei Capitolini)

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La Villa di Mecenate

Un’altra villa testimoniata da unasopravvivenza monumentale è quelladi Mecenate (Horti Maecenatis), realiz-

zata sull’Esquilino dopo ungrande intervento di

bonifica della zona, ingran parte occu-pata dall’antichis-simo cimiterodella città, quasidel tutto abban-donato e ridottoin una situazionedi estremo degra-do. Promosso dallostesso Mecenate,intorno al 30 a.C.,quell’interventocomportò l’inter-ramento del cimi-tero e lo spiana-mento dell’aggeredelle mura repub-

blicane (in parte a loro volta smantella-te, in parte inglobate nelle nuove strut-ture) e dette l’avvio alla trasformazionedella regione alta del colle, al di là deiquartieri intensamente abitati, in unaserie pressoché continua di splendideville. Quella di Mecenate fu lasciata ineredità ad Augusto e divenne la resi-denza di Tiberio, non ancora imperato-re, al ritorno dal suo volontario esilio aRodi, nel 2 d.C. Nerone la inglobò nelcomplesso della Domus Aurea. Quantoalla testimonianza superstite, si trattadi una vasta aula, di m 10,60 per 24,40,seminterrata e accessibile medianteuna rampa inclinata. Chiamata“Auditorio di Mecenate” quando furitrovata e scavata nel 1874, al centro diquello che è oggi il largo Leopardi, èforse più corretto parlare di un ninfeo omeglio di un triclinio estivo, posto alcentro di un complesso di ambientiresidenziali (in parte ritrovati durante

gli scavi e poi demoliti). In accordo conquanto ritenuto dagli scavatori, si puòtuttavia facilmente immaginare che visi riunisse quel circolo di poeti e lette-rati che Mecenate aveva raccolto attor-no a sé e del quale facevano parte, tragli altri, Virgilio, Orazio, CornelioGallo e Properzio. L’aula aveva suognuno dei due lati lunghi sei nicchierettangolari affrescate con alberi e fon-tane dietro transenne, come a dar l’ideadi finestre aperte su un giardino. Il latodi fondo era interamente occupato daun’esedra nella quale s’aprivano in altocinque nicchie, mentre in basso settegradoni concentrici davano luogo auna sorta di cavea teatrale. In origine,sui gradoni rivestiti di marmo dovevascendere, con un effetto a cascata, l’ac-qua che usciva da alcuni fori apertinella parete e in seguito chiusi. Il latoopposto dell’aula doveva avere al cen-tro una porta fiancheggiata da finestreaffacciate sul panorama chiuso lontanodai Colli Albani. Le pareti dei lati lun-ghi sopra le nicchie e quelle dell’esedra

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Pianta dell’Auditorio di Mecenate

Auditorio di Mecenate:Particolare di un affresco

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sotto le nicchie, erano interamenteaffrescate con un basso fregio a fondonero e scene dionisiache e di genere,sormontato da specchiature di colorerosso cinabro ornate di motivi vegetali.Il pavimento era in origine di mosaicoa finissime tesserine bianche con unadoppia cornice rossa dipinta ad encau-sto sostituito in un secondo tempo dalastre marmoree.

La Villa di Agrippina

Resti attribuibili alla Villa di Agrippina(Horti Agrippinae) sono quelli il cui for-tuito ritrovamento, nell’agosto del 1999(durante i lavori perla costruzionedel parcheg-gio automo-bilistico delGianicolo),ha riempitolungamente epolemicamente lecronache della vigilia del Giubileo del2000. Appartenuta alla figlia di

Agrippa e di Giulia (figlia di Augusto),moglie di Germanico e madre dell’im-peratore Caligola, la villa s’estendevacon varie “terrazze” sulla riva destradel Tevere tra il fiume, il Gianicolo e ilCampo Vaticano: in particolare, sull’e-stremità settentrionale dell’altura dettain età moderna Collina di SantoSpirito, oggi occupata dal complessodel Collegio “De Propaganda Fide”.Caligola, che ereditò la villa alla mortedella madre, nel 33 d.C., vi fece costrui-re, ai suoi limiti settentrionali (nellospazio che oggi va dall’inizio di piazzaSan Pietro fino oltre la BasilicaVaticana) un circo detto in seguito “diGaio e di Nerone”. Ad esso appartene-

va l’obelisco cheprima d’essere

trasferito alcentro di piaz-za San Pietro,nel 1586, stava

ancora in piedi(di fianco alla

Sacrestia di SanPietro) nel punto dove Caligola l’avevafatto collocare (sulla spina del circo)

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ANTICA

Auditorio di Mecenate:L’interno

Monete romane con le effigi diAgrippina e Caligola

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dopo averlo fatto portare dall’Egitto,nel 37 d.C. Passata la villa in proprietàdi Nerone, essa fu aperta al popolo dal-l’imperatore per ospitarvi i senza tettodell’incendio dell’anno 64. Poi fu teatrodel martirio dell’apostolo Pietro e deicristiani che di quell’incendio furonoda Nerone stesso accusati.Alla villa sono stati attribuiti vari esempre occasionali ritrovamenti effet-tuati nella zona a partire dalla metà delSettecento e solo raramente conservati(come sotto l’ospedale di SantoSpirito). Quanto ai resti ritrovati nel1999 (e in parte distrutti), essi appar-tengono a vari ambienti, con paretiintonacate e affrescate con pitture delcosiddetto IV stile (fondi bianchi, esiliarchitetture stilizzate, a più piani, pic-coli quadri di genere e figurine fanta-stiche, uccellini e motivi floreali), data-bili al II secolo d.C.

La Villa di Domizia Lucilla

Numerosi e sparsi resti di edifici sco-perti negli anni tra il 1959 e il 1964, nel-l’area della piazza e dell’Ospedale diSan Giovanni in Laterano, sono statiattribuiti con molta probabilità alla

Villa di Domizia Lucilla, la madre diMarco Aurelio che in essa ebbe i natali.Si tratta di varie strutture, databili tra ilI e il IV secolo d.C., oggetto di inter-pretazioni e ipotesi controverse. In par-ticolare, al di sotto della CorsiaMazzoni dell’Ospedale, si riconosconoambienti probabilmente termali e unperistilio che aveva al centro una vascasostituita in un secondo tempo da unnucleo murario al quale potrebberoessere appartenuti dei rilievi marmoreiraffiguranti il Tempio di Vesta e leVestali (ugualmente riesumati durantegli scavi). Se ne è parlato come delbasamento originario della statuaequestre di Marco Aurelio, la quale,com’è noto, prima d’essere trasferita inCampidoglio, nel 1538, si trovava daquelle parti. La villa, passata verosimil-mente in eredità a Marco Aurelio e poial figlio Commodo, dovette in talmodo entrare a far parte del demanioimperiale.

La Villa di Gallieno

L’imponente rudere del cosiddettoTempio di Minerva Medica, situato allato della Stazione Termini che fian-cheggia via Giolitti (all’altezza di viaP. Micca), viene comunemente indica-to come monumentale testimonianzadella Villa di Licinio Gallieno che fuimperatore dal 260 al 268 d.C. (ma unarecentissima ipotesi attribuisce ilmonumento, che sarebbe d’età costan-tiniana, alla vicina villa “dellaSperanza Vecchia”). Designata con ladenominazione moderna di HortiLiciniani, la villa di Gallieno si sarebbetrovata nella parte più altadell’Esquilino, oggi compresa tra lachiesa di Santa Bibiana e PortaMaggiore, un tempo occupata daun’area cimiteriale opportunamentebonificata. Gli antichi ne parlanocome di un complesso talmente vasto

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VILLEDI ROMA

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Villa di Domizia Lucilla:La statua equestre

di Marco Aurelio al Campidoglio

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da offrire ospitalità all’intera cortequando l’imperatore vi si ritirava, mala costruzione delle Mura Aurelianene lasciò fuori una buona parte.Quanto al presunto Tempio diMinerva, si trattava in realtà di unagrande sala di ritrovo, di soggiorno edi lavoro, almeno in parte riscaldataper l’inverno e resa in un secondotempo più piacevole, per l’estate, conl’aggiunta di due ampie esedre con-trapposte, dotate di fontane.Esternamente decagonale, la sala èall’interno circolare (con diametro dim 25) e ha le pareti articolate da unasuccessione di nove profonde nicchieal di sopra delle quali, nelle pareti untempo rivestite di mosaici e lastre diporfido, s’aprono dieci finestroni adarco. La copertura (a un’altezza massi-ma di m 33) era assicurata da unavolta “ad ombrello”, almeno parzial-mente rivestita di mosaici e in granparte crollata nel 1828. Le nicchie con-tenevano statue, alcune delle quali

sono state ritrovate (insieme ad altresculture, colonne, capitelli) in diverseoccasioni: particolarmente notevoliquelle, databili tra la fine del secolo IVe gli inizi del V (e oggi nelle Collezioni

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Villa di Gallieno:Planimetria del complesso del Tempio di Minerva Medica

Villa di Gallieno:Cosiddetto Tempio di Minerva Medica

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Capitoline), di due magistrati in togaraffigurati in procinto di lanciare lamappa che dava avvio alle corse deicarri nel circo.

La Villa del Sessorio

Una consistente sopravvivenza di testi-monianze monumentali riguarda laVilla detta “della Speranza Vecchia”(Horti Spei Veteris). La singolare deno-minazione era legata a un toponimo asua volta derivato da un antico Tempiodella Speranza, costruito nella primametà del V secolo a.C., nella zona per-corsa dalla via Labicana, in seguito

caratterizzata dalla presenza di quellache divenne la Porta Maggiore. Dopo ilIV secolo della nostra era, la villa fuanche designata col nome di Sessorium,verosimilmente derivato da sedes, nelsignificato di “residenza”. La sua rea-

lizzazione fu avviata dall’imperatoreSettimio Severo, continuata daCaracalla e completata, nei primidecenni del secolo III d.C., daElagabalo. Caduta in disuso dopo lamorte di questi, nel 222, e parzialmen-te intaccata dalla costruzione dellemura di Aureliano, che tuttaviadescrissero un apposito saliente percomprenderne al loro interno la parteprincipale, la villa fu “rivitalizzata”con impegnativi interventi edilizi all’e-poca di Costantino, quando la madredell’imperatore, Elena, la scelse comepropria residenza. Continuò poi adessere frequentata fino all’inizio del Vsecolo; in seguito, abbandonata, dovet-

te passare, almenoin parte, nella pro-prietà della Chiesa.Tra gli edifici deiquali restano avanzipiù o meno consi-stenti, quello piùimportante è rappre-sentato dalla grandeaula palatina cheElena fece trasfor-mare nella BasilicaJerusalem poi diven-tata Santa Croce inG e r u s a l e m m e .Rettangolare, di m36,50 per 22 (e 22 dialtezza), l’aula erao r i g i n a r i a m e n t eaperta su tutti i laticon una serie diarchi su pilastri sor-montati da una filadi finestre e aveval’ingresso su uno deilati lunghi. Per la

trasformazione in chiesa, fu isolata dalresto del palazzo con la chiusura d’o-gni tipo di comunicazione, dotata diun’abside su uno dei lati corti (chedeterminò lo spostamento dell’ingres-so sul lato corto opposto), divisa inter-

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Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

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namente in tre “campate” con duemuri trasversali aperti con archi sucolonne o pilastri, e arricchita di unanavata minore risultante dall’ingloba-mento di un corridoio laterale. Vicinoalla chiesa (che oggi si presenta nell’a-spetto assunto col rifacimento delSettecento), nell’area del Museo storicodei Granatieri, si trovano i resti di unasontuosa aula absidata. Nulla rimaneinvece delle terme, costruite al princi-pio del III secolo d.C. e distrutte da unincendio, ma rifatte, tra il 323 e il 326,da Elena (e pertanto denominateThermae Elenianae). Sorgevano nell’areaoggi attraversata dalla via Sommeillere i loro cospicui avanzi furono sman-tellati al tempo di papa Sisto V per l’a-pertura della via Felice (oggi di Santa

Croce in Gerusalemme). A brevedistanza si trovava una grande cisternaformata da due file parallele di seiambienti tra loro comunicanti, i cuiresti si vedono all’incrocio tra le vieEleniana e Sommeiller. Nelle immedia-te adiacenze dell’aula trasformata inchiesa, alla quale era collegato median-te un corridoio coperto, lungo oltre 300metri (del quale rimangono alcuniavanzi), c’è il piccolo anfiteatro “dicorte ” che fu indicato con l’appellativo“castrense”, forse quando, durante ilperiodo di abbandono della villa,

dovette essere utilizzato dalla non lon-tana caserma degli equites singulares, laguardia imperiale a cavallo. Di pianta

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L’Anfiteatro Castrense nel plastico di Roma antica(Museo della Civiltà Romana)

Anfiteatro Castrense:Ruderi inglobati nelle Mura Aureliane

L’Anfiteatro Castrense in un’incisione del Du Perac(secolo XVI)

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molto vicina al cerchio, coi due assi dim 88 e 75,80, l’anfiteatro aveva dueordini di arcate su pilastri inquadratida semicolonne corinzie, nel primoordine, e da lesene, nel secondo. Al disopra c’era un muro pieno nel quales’aprivano finestre ed erano inserite lemensole di travertino per l’appoggiodei pali che reggevano i teli del “vela-rio”. Al tempo di Aureliano l’anfiteatrovenne inglobato nelle nuove muraurbane, con la chiusura delle arcateinteressate e l’abbassamento, per circadue metri, del livello esterno. Ciò chene ha permesso la conservazione, percirca tre quarti del perimetro, soprat-tutto dalla parte di via Nola e di vialeCastrense. Molto meno rimane invecedel circo fatto costruire da Elagabalo(che vi amava correre guidando i carripersonalmente) e che dal nome propriodell’imperatore, Vario Avito, fu chia-mato Circus Varianus. Si estendeva percirca m 500 parallelamente alla vicinavia Labicana (odierna Casilina), con l’as-se longitudinale press’a poco corri-spondente alle odierne vie Acireale e

Oristano e il lato curvo che si trovavapoco oltre la via Ozieri. Sulla “spina”venne collocato l’obelisco che Adrianoaveva dedicato ad Antinoo (probabil-mente sul Palatino, nel giardino degliAdonaea) e che, ritrovato, crollato, nelSeicento, dopo essere stato portatoprima a Palazzo Barberini e poi inVaticano, nel 1822, papa Pio VII fecerialzare nei giardini del Pincio. Il circovenne abbandonato quando le MuraAureliane lo tagliarono in due lascian-done fuori circa due terzi. Della parterimasta all’interno delle mura e varia-mente riutilizzata, sono stati recente-mente riportati alla luce resti consisten-ti dietro la Basilica di Santa Croce.

Le Ville del Pincio

Le fonti antiche ne menzionano diver-se, ma per lo più si tratta di nomi checambiano a seconda del succedersi deiproprietari. Sono così attestate ville deiDomizi, degli Acili, degli Anici e infinedei Pinci, la famiglia che nel IV secolo

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Le Mura Aureliane in viale Castrense

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d.C. aveva acquistato la proprietà digran parte del colle al quale trasmise ilsuo nome. In ogni caso, la villa piùantica - e tra le più famose diRoma - fu quella creata nellaprima metà del I secolo a.C.da Lucio Licinio Lucullo(Horti Luculliani) che larealizzò coi proventi delbottino della guerravinta contro Mitridate.Era estesa per circa 20ettari sulla sommitàdel colle e sulle suependici occidentali,con la parte centralenella zona oggi compre-sa fra Trinità dei Monti eVilla Medici. Passata ineredità al figlio di Lucullo(che dovette completarla), fupoi ceduta a Marco ValerioMessalla Corvino, illustre personaggiodell’età augustea. Nel 47 d.C., era inproprietà di Valerio Asiatico quandoquesti, accusato di complotto controClaudio, fu costretto a suicidarsi sic-ché la villa, confiscata, divenne resi-denza di Messalina che aveva fatto ditutto per impossessarsene e che poté

goderla per pochi mesi, dato che l’an-no dopo vi fu assassinata. Dal momen-to che ad essere preferita dagli impera-

tori era la più comoda e splendi-da Villa di Sallustio (che era

anche più sicura, perchévicina con alla Caserma

dei pretoriani), la villa diLucullo dovette essererivenduta ai privati,forse al tempo diTraiano, e nel II e IIIsecolo doveva esserein proprietà degliAcilii Glabriones. Tra IVe V secolo appartenne

agli Anicii e ai Pinci, ma,dopo il sacco di Roma

del 410, tornò al fiscoimperiale. Agli inizi del

secolo VI il re Teoderico neordinò la spoliazione, tuttavia

verso la metà dello stesso secolo,durante la guerra gotica, fu ancoradimora del generale bizantinoBelisario.Oggi non c’è quasi più nulla di visibi-le, ma quello che è stato variamentevisto in passato, quello che resta sottole fabbriche e i giardini di Villa Medici

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Pianta degli Horti Luculliani

Busto di Lucullo

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e del Convento del Sacro Cuore aTrinità dei Monti, quello che è statoritrovato nel corso di scavi recenti,ancora non del tutto conclusi, permet-te di “ricostruire” le caratteristiche difondo della villa e il suo aspetto d’in-sieme. Essa si sviluppava con una seriedi “terrazze”, collegate da rampe escalinate, aperte verso il CampoMarzio e il corso del Tevere e aveva ilsuo elemento qualificante, alla som-mità di tutto il complesso, rappresen-tato da un’imponente struttura curvili-nea (del diametro di quasi 200 metri),che occupava tutta l’area oggi compre-sa tra Villa Medici e Trinità dei Monti.Verosimilmente porticata e sostenutada un poderoso muro di terraz-zamento (ancora parzialmentevisibile nel Cinquecento), essaviene comunemente identifica-ta col “Ninfeo di Giove”, men-zionato dalle fonti e attribuibileal periodo in cui la villa appar-teneva a Valerio Asiatico. Uncomplesso sistema di canaliz-zazioni scavate nel tufo e finiteall’interno di Villa Medicidoveva in origine assicurarel’approvvigionamento idricopoi ottenuto mediante il colle-gamento col duplice acquedot-to dell’Acqua Claudia edell’Aniene Nuovo. Una vasta

cisterna della capacità di circa1000 metricubi e ancora visibile,è invece relativa alla fase tardadel IV secolo. Sempre all’internodi Villa Medici, sono state recen-temente esplorate importantistrutture tra le quali quelle diuna grande abside (del diametrodi m 14) dotata di impianti diriscaldamento e riccamentedecorata con rivestimento mar-moreo, attribuibile al tempo diOnorio. Negli scantinati delConvento del Sacro Cuore sitrova invece un complesso di seiambienti collegati a tre diversi

corridoi e a un criptoportico. A unpiano superiore sono alcuni vani conpavimenti a mosaico. Nella non lonta-na via Gregoriana, nei sotterranei dellaBiblioteca Hertziana, resta invece unlungo muro di sostruzione, d’età tardorepubblicana, trasformato poi (forse inetà giulio-claudia), con l’aggiunta diuna serie di nicchie, in un ninfeo la cuiparete era decorata da un mosaico dipaste vitree con scene mitologiche epaesaggi di soggetto sacro. Infine,facevano parte delle sostruzioni dellimite settentrionale della villa, lestrutture note come “Muro Torto” chesi trovano oggi lungo il viale dallostesso nome.

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Villa Medici sul Pincio, nel sito dell’antica

Villa di Lucullo

Le sostruzioni del Pincioin viale del Muro Torto

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GLOSSARIO

Abside: Struttura architettonica di piantasemicircolare o poligonale, coperta, convolta a catinoAcroterio: Elemento ornamentale postosulla sommità di edifici specialmentetemplariAggere: Terrapieno, argineAlabastro: Roccia sedimentaria gessosa ocalcarea facilmente lavorabileAmbulacro: Ambiente secondario gene-ralmente a portico, sviluppato nel sensodella lunghezzaAtrio: Locale d’ingresso di grandi dimen-sioni di un edificio pubblico o privato;nell’antica casa romana era il cortile por-ticato su cui si aprivano gli altri localiBasilica: Edificio pubblico romano apianta rettangolare utilizzato come luogodi riunioni, trattazione di affari e ammini-strazione della giustiziaCal(i)darium: Ambiente delle terme atemperatura calda con vasche per ilbagnoCariatide: Figura scolpita, prevalente-mente femminile, utilizzata con funzionidi colonna o pilastroCavea: Insieme delle gradinate per glispettatori nei teatri e negli anfiteatri Cinabro: Minerale di colore rosso vermi-glio utilizzato in pitturaCisterna: Costruzione in muratura per laraccolta dell’ acqua piovanaCorinzio: Ordine architettonico caratteriz-zato dal capitello con foglie di acantoCriptoportico: Portico, coperto almeno inparte, sotterraneo Emiciclo: Spazio semicircolare ricavatoin un edificio o in un complesso architet-tonicoEncausto: Antica tecnica pittorica che uti-lizzava colori sciolti nella cera e applica-ti a caldo sull’intonacoEsedra: Ambiente semicircolare all’inter-no di edifici pubblici e privati Frigidarium: Sala delle terme con pisci-na e vasche per il bagno freddo

Lacunare: Sinonimo di cassettone, neisoffitti o nelle volteMausoleo: Tomba monumentale il cuinome fu riferito originariamente al sepol-cro del re Mausolo ad Alicarnasso (IVsec. A.C.) Ninfeo: Costruzione di varia forma edecorazione, solitamente arricchita dauna o più fontanePadiglione: Edificio isolato in uno spaziolibero, destinato a usi variPennacchi : Elementi architettonici diraccordo tra la cupola e le pareti dellastruttura quadrangolare sottostante Peristilio: Cortile circondato da porticatinelle case greche e romanePorfido: Marmo pregiato derivato darocce eruttive usato come materiale orna-mentalePortico: Costruzione delimitata su uno opiù lati da una serie di colonnePronao: Portico anteriore di un edificio distile classicoRacemo: Motivo decorativo stilizzatocon tralci vegetali intrecciati e, a volte,con elementi simboliciSpecchiatura: Motivo di decorazionearchitettonica costituito da un riquadrorientrante, solitamente delimitato damodanatureTaberna: Bottega del mondo romano, tal-volta con annessa abitazioneTerme: Edifici pubblici dotati di ambien-ti e attrezzature per bagni caldi e freddi,massaggi, unzioni, esercizi fisici Triclinio: Sala da pranzo costituita da treletti disposti a incastro lungo tre paretiVelario: Insieme di teli variamente stesisu teatri e anfiteatri romani per ripararedal sole gli spettatoriVestibolo: Vano d’ingresso che precedeuna sala o un complesso di ambientiVolta: Copertura a serie di archi condiverse caratteristiche strutturali a secon-da del tipo di successione o di incrociodegli archi stessi

GLOSSARIO

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DOMUS AUREAVia della Domus AureaGiardini di Colle OppioIngresso: € 5,00 + € 1,50 per prenotazione obbligatoriatel 06 39967700Orario: 9.00-19.45Martedì chiuso - Bus n. 714

VILLA DEI FLAVI CRISTIANI –MAUSOLEO DI ELENAVia Casilina, Km. 5 (Tor Pignattara)Bus n. 105

VILLA DEI GORDIANIaccessi da Via Prenestina e da ViaVenezia Giulia - Tram n. 14

VILLA DEI QUINTILIVia Appia Nuova, 1092tel 06 39967700 Ingresso: € 4,00Orario: inv. 9.00-15.30 - est. 9.00-17.30Lunedì chiuso Metro Linea A fermata “Colli Albani”poi Bus n. 664

VILLA DEI SETTE BASSI(Osteria del Curato)Metro Linea A fermata “Anagnina”

VILLA DEL SESSORIO Resti di aula absidata nell’area del Museo Storico dei Granatieri di SardegnaPiazza S. Croce in Gerusalemme, 7 tel 06 7028287 orario: dal lunedì al venerdì 9.00-16.00sabato e festivi solo su prenotazione Resti dell’Anfiteatro CastrenseViale Castrense/Via Nola Basilica di S. Croce in GerusalemmePiazza S. Croce in Gerusalemme, 12tel 06 7029279 orario: 7.00-19.00 Bus n. 16

VILLA DELLE VIGNACCE Via Lemonia (Parco degli Acquedotti) Metro Linea A fermata “GiulioAgricola”

VILLA DI DOMIZIA LUCILLAResti di ambienti termali e variestrutture nei sotterranei dell’OspedaleS. GiovanniVia dell’Amba Aradam, 9visite solo su richiesta tel 06 77053011 - fax 06 77053495 Bus n. 16

VILLA DI GALLIENOTempio cosiddetto di MinervaMedica (Via Giolitti/Via Pietro Micca) Tram n. 14 oppure a piedi in pochiminuti

VILLA DI MASSENZIOCirco di Massenzio e Tomba diRomoloVia Appia Antica, 153 - tel 06 7801324Ingresso: € 2,60Orario: inv. 9.00-17.00 - est. 9.00-13.00Lunedì chiuso - Bus n. 714 fino a P.zzaNuma Pompilio poi Bus n. 118

VILLA DI MECENATEAuditorio - Largo Leopardi, 2 tel 06 4873262Ingresso: € 2,60 Orario: 9.00-13.30Lunedì chiuso - Bus n. 16

VILLA DI SALLUSTIOResti al centro di piazza SallustioBus n. 910 Cisterna sotterranea all’interno del Pontificio Collegio GermanicoUngaricoVia S. Nicola da Tolentino, 13 tel 06 421191 - fax 06 42119125Visite solo su appuntamento. Metro A fermata “Barberini”

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INFORMAZIONIINFORMAZIONI

SITI VISITABILIIndirizzi, orari di visita e come arrivarci dalla Stazione Termini

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INFORMAZIONI

MUSEI CAPITOLINI: “Galata Morente” (Villa di Sallustio),“Magistrati in toga” (Villa di Gallieno)Piazza del Campidogliotel 06 67102475Ingresso: € 7,80Orario: 9.00-20.00 Lunedì chiusoBus nn. 64/40/70/H/170

CENTRALE MONTEMARTINI:“Venere Esquilina” (Villa dei Lamia)Via Ostiense, 106 - tel 06 5748038Ingresso: € 4,20Orario: 9.30-19.00 Lunedì chiusoMetro Linea B fermata “Piramide” poi Bus n. 23

MUSEO NAZIONALE ROMANO –PALAZZO ALTEMPS:“Trono Ludovisi”, “Acrolito”,“Galata Suicida” (Villa di Sallustio)Piazza Sant’Apollinare, 44tel 06 39967700Ingresso: € 5,00Orario: 9.00-19.45Lunedì chiuso - Bus n. 70

MUSEO NAZIONALE ROMANO –PALAZZO MASSIMO ALLE TERME:Sale affrescate (Villa di Livia e Villadella Farnesina), “Niobide” (Villa di Sallustio)Largo di Villa Peretti, 1tel 06 39967700Ingresso: € 6,00Orario: 9.00-19.45Lunedì chiusoRaggiungibile a piedi in pochi minuti

MUSEI VATICANI:“Augusto di Prima Porta” (Villa diLivia), “Testa colossale di GiuliaDomna”, “Ganimede e l’Aquila”,“Tyche di Antiochia” (Villa delleVignacce)Viale Vaticano - tel 06 69884947

Ingresso: € 12,00 ridotto € 8,00Orario: gennaio-febbraio e novem-bre-dicembre 8.45-13.45; da marzo aottobre 8.45-16.45 Chiuso la domenica e festività religiose.Aperto e gratuito l’ultima domenicadel mese.Metro Linea A fermata “Cipro”

• Gli altri luoghi citati nel testo e nonindicati in queste pagine non sono almomento visitabili

• Orari e tariffe possono subire modifiche

INFORMAZIONI

MUSEI CHE ESPONGONO REPERTI DELLE VILLE ANTICHEIndirizzi, orari di visita e come arrivarci dalla Stazione Termini

Villa di Sallustio:Niobide(Museo Nazionale Romano -Palazzo Massimo alle Terme)

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Piazza San Giovanni in Laterano

Via Nazionale (Palazzo delle Esposizioni)

Piazza delle Cinque Lune (Piazza Navona)

Piazza Pia (Castel Sant’Angelo)

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