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L’italiano della politica e la politica per l’italiano XI Convegno dell’Associazione per la Storia della Lingua Italiana (ASLI) Napoli, 20-22 novembre 2014 Anna Rinaldin Università Ca’ Foscari, Venezia [email protected] Despota, Dittatore, Tiranno La necessità di un intreccio tra indagine del vocabolario politico e della storia delle idee è ben evidenziata nell’uso dei tre termini (e delle loro famiglie lessicali), oggi usati quasi come sinonimi, di cui si tracceranno le linee di evoluzione dell’accezione principale, tramite l’analisi di contesti rinvenuti in testi italiani con accenni al greco, al latino e alle principali lingue europee (per l’individuazione dei contesti si lavorerà sulle maggiori banche dati disponibili, come la BIZ e GoogleBooks). Non si tratterà di allestire tre voci di dizionario (ma si consulteranno i maggiori dizionari disponibili; una menzione particolare va all’enciclopedico Dizionario di politica, diretto da Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino del 1976 e più volte ristampato), ma di precisare i significati individuando gli eventuali usi metaforici e ricorrendo alla disamina dei contesti, l’unica che in molti casi permette di precisare le accezioni, anche in un reciproco confronto: la flessibilità lessicale porta ad una certa ambiguità terminologica, spesso constatabile solo a posteriori (rinvio a Francesco Bruni, Patria, «Lingua italiana d’oggi (LId’O)», VII, 2010, pp. 35-57). Nell’antichità i tre lemmi indicavano cariche precise e diverse tra loro. Il termine despota era nell’antica Grecia il padrone di casa; era inoltre l’epiteto ufficiale bizantino usato per Dio, il patriarca, il vescovo, e successivamente anche per l’imperatore. Il titolo occupava il più alto livello della scala gerarchica, inferiore solo a quello di imperatore e co-imperatore. Si diffuse, dopo la quarta crociata, negli stati che erano nell’orbita di influenza culturale bizantina (si veda l’Oxford Dictionary of Bysantium, a c. di Alexander Kazhdan, New York-Oxford, 1991, s.v.). Si può già segnalare che dispotismo è invece entrato in italiano nel XVIII sec., di diretta derivazione francese, in opposizione ai principi

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L’italiano della politica e la politica per l’italianoXI Convegno dell’Associazione per la Storia della Lingua Italiana (ASLI)

Napoli, 20-22 novembre 2014

Anna RinaldinUniversità Ca’ Foscari, Venezia

[email protected]

Despota, Dittatore, Tiranno

La necessità di un intreccio tra indagine del vocabolario politico e della storia delle idee è ben evidenziata nell’uso dei tre termini (e delle loro famiglie lessicali), oggi usati quasi come sinonimi, di cui si tracceranno le linee di evoluzione dell’accezione principale, tramite l’analisi di contesti rinvenuti in testi italiani con accenni al greco, al latino e alle principali lingue europee (per l’individuazione dei contesti si lavorerà sulle maggiori banche dati disponibili, come la BIZ e GoogleBooks).Non si tratterà di allestire tre voci di dizionario (ma si consulteranno i maggiori dizionari disponibili; una menzione particolare va all’enciclopedico Dizionario di politica, diretto da Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino del 1976 e più volte ristampato), ma di precisare i significati individuando gli eventuali usi metaforici e ricorrendo alla disamina dei contesti, l’unica che in molti casi permette di precisare le accezioni, anche in un reciproco confronto: la flessibilità lessicale porta ad una certa ambiguità terminologica, spesso constatabile solo a posteriori (rinvio a Francesco Bruni, Patria, «Lingua italiana d’oggi (LId’O)», VII, 2010, pp. 35-57).Nell’antichità i tre lemmi indicavano cariche precise e diverse tra loro.Il termine despota era nell’antica Grecia il padrone di casa; era inoltre l’epiteto ufficiale bizantino usato per Dio, il patriarca, il vescovo, e successivamente anche per l’imperatore. Il titolo occupava il più alto livello della scala gerarchica, inferiore solo a quello di imperatore e co-imperatore. Si diffuse, dopo la quarta crociata, negli stati che erano nell’orbita di influenza culturale bizantina (si veda l’Oxford Dictionary of Bysantium, a c. di Alexander Kazhdan, New York-Oxford, 1991, s.v.). Si può già segnalare che dispotismo è invece entrato in italiano nel XVIII sec., di diretta derivazione francese, in opposizione ai principi di fratellanza, uguaglianza e libertà (lo scrive già Leopardi nello Zibaldone).Nella Grecia classica anche tiranno era parola dal significato non negativo: indicava la figura di un mediatore che assumeva un potere ampio fondato su un iniziale consenso, protratto senza limiti di tempo, sorretto da strumenti quali la guardia del corpo armata e la violenza contro gli oppositori remissivi, in contrapposizione allo stato privilegiato dell’aristocrazia. Così fu per Pisistrato ad Atene (fra il 561 e il 527 a.C.), quando lo stesso demo (il popolo sovrano) gli attribuì una guardia del corpo armata come strumento e garanzia di potere.Il dittatore nella Roma repubblicana era un magistrato supremo, eletto nei momenti di grave pericolo per lo stato e investito dei pieni poteri civili e militari.Altra sorte ebbero, come è noto, termini con origine simile, quali principe o imperatore.Si studieranno consonanze e differenze nell’evoluzione semantica dei termini nel panorama italiano, considerando – in particolare – la fase cinquecentesca (Girolamo Savonarola, Trattato circa il reggimento e governo della città di Firenze; Niccolò Machiavelli, Il Principe, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Istorie fiorentine; Francesco Guicciardini, Ricordi e Storia fiorentina, Dialogo del reggimento di Firenze, Storia d'Italia), gli anni della rivoluzione francese (Vincenzo Cuoco, Saggio storico sopra la rivoluzione napoletana del 1799; Vittorio Alfieri, Della tirannnide; Alessandro Manzoni, opere politiche; Vincenzo Gioberti, Del primato degli italiani, Il rinnovamento morale e civile degli italiani) e quelli immediatamente precedenti e seguenti l’Unità (Niccolò Tommaseo, Dell'Italia; Roma e il mondo; Scintille; Giuseppe Mazzini, opere politiche;

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Giovanni Gentile, scritti sulla teoria del fascismo; Benedetto Croce, Etica e politica; Antonio Gramsci, Quaderni del carcere; Alcide De Gasperi, scritti politici).