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Capitolo 1: L’italiano oggi: modelli e varietà L’italiano deve essere considerato come un sistema linguistico sottoposto ad un grande regime di variazione interna e in forte trasformazione. 1. Storia e aspetti epistemologici della disciplina 1.1. Lingua e società La sociolinguistica si pone come oggetto di studio il regime di variazione di una lingua all’interno della società, le infinite possibilità di realizzazione concreta di una lingua attraverso gli “atti linguistici” Compiuti quotidianamente dai parlanti. 1.2. La sociolinguistica come “linguistica della parole” Ferdinand de Saussure distingue due livelli della lingua: langue e parole. La langue È l’insieme delle relazioni strutturali e di funzionamento che trovano posto in una grammatica descrittiva di quella lingua (il codice). La parole invece è il corpus delle realizzazioni individuali e concrete di quella stessa lingua, l’insieme degli atti linguistici prodotti concretamente. De Saussure sostiene che l’indagine linguistica “strutturale” È di pertinenza esclusiva della langue: solo questo può essere ridotta sistema. In un certo senso possiamo dire che la sociolinguistica rappresenta realmente l’attuazione scientifica della “linguistica della parole “preconizzata da Saussure. 1.2.2. Langue e parole: alcuni esempi di opposizione Vi sono tre assunti epistemologici che caratterizzano la prospettiva sociolinguistica il rapporto ad altri approcci possibili di descrizione della lingua. - riconoscimento della pluralità dei codici linguistici. - superamento del concetto puro e semplice di “errore“. L’atteggiamento descrittivo della sociolinguistica tende a prescindere dalla nozione di errore. - approccio sistematico ai fattori di variabilità linguistica. La sociolinguistica cerca di individuare e sistematizzare le variabili concrete, capaci di determinare la pluralità dei codici concorrenti all’interno di un dominio linguistico. 1.3. La linguistica in “situazione” La linguistica tradizionale tende a sottovalutare degli aspetti connessi con i protagonisti (chi parla e chi ascolta) e con il contesto della comunicazione, da intendersi contemporaneamente come situazione psicologica e come situazione cognitiva. Roman Jakobson progetta il modello a sei elementi in cui l’atto comunicativo è descritto come il passaggio attraverso un canale, da un’emittente al ricevente, di un messaggio formulato attraverso un codice e basato sul contesto. Fishman spiega la modulazione della lingua reinterpretando quattro celebri W che, rappresentano le domande cardine che deve porsi buon giornalista: Who speaks, what language, to whom and when.

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Capitolo 1: L’italiano oggi: modelli e varietà

L’italiano deve essere considerato come un sistema linguistico sottoposto ad un grande regime di

variazione interna e in forte trasformazione.

1. Storia e aspetti epistemologici della disciplina

1.1. Lingua e società

La sociolinguistica si pone come oggetto di studio il regime di variazione di una lingua all’interno

della società, le infinite possibilità di realizzazione concreta di una lingua attraverso gli “atti

linguistici” Compiuti quotidianamente dai parlanti.

1.2. La sociolinguistica come “linguistica della parole”

Ferdinand de Saussure distingue due livelli della lingua: langue e parole.

La langue È l’insieme delle relazioni strutturali e di funzionamento che trovano posto in una

grammatica descrittiva di quella lingua (il codice). La parole invece è il corpus delle realizzazioni

individuali e concrete di quella stessa lingua, l’insieme degli atti linguistici prodotti concretamente.

De Saussure sostiene che l’indagine linguistica “strutturale” È di pertinenza esclusiva della langue:

solo questo può essere ridotta sistema. In un certo senso possiamo dire che la sociolinguistica

rappresenta realmente l’attuazione scientifica della “linguistica della parole “preconizzata da

Saussure.

1.2.2. Langue e parole: alcuni esempi di opposizione

Vi sono tre assunti epistemologici che caratterizzano la prospettiva sociolinguistica il rapporto ad

altri approcci possibili di descrizione della lingua.

- riconoscimento della pluralità dei codici linguistici.

- superamento del concetto puro e semplice di “errore“. L’atteggiamento descrittivo della

sociolinguistica tende a prescindere dalla nozione di errore.

- approccio sistematico ai fattori di variabilità linguistica. La sociolinguistica cerca di individuare e

sistematizzare le variabili concrete, capaci di determinare la pluralità dei codici concorrenti

all’interno di un dominio linguistico.

1.3. La linguistica in “situazione”

La linguistica tradizionale tende a sottovalutare degli aspetti connessi con i protagonisti (chi parla e

chi ascolta) e con il contesto della comunicazione, da intendersi contemporaneamente come

situazione psicologica e come situazione cognitiva.

Roman Jakobson progetta il modello a sei elementi in cui l’atto comunicativo è descritto come il

passaggio attraverso un canale, da un’emittente al ricevente, di un messaggio formulato attraverso

un codice e basato sul contesto.

Fishman spiega la modulazione della lingua reinterpretando quattro celebri W che, rappresentano le

domande cardine che deve porsi buon giornalista: Who speaks, what language, to whom and when.

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2. I concetti strumentali della sociolinguistica

2.1 Concetti sociologici

Vi sono alcune variabili: due con dimensioni collettiva, ovvero:

Classe: partizione della società di tipo orizzontale (a strati), basata prevalentemente su fattori

economici e di attività professionale;

Gruppo: partizione della società in senso verticale che disegna settori della società affini per

motivazioni indipendenti dei fattori economici. I fattori aggreganti possono essere di tipo naturale,

come la provenienza geografica, l’età o il sesso, oppure culturale come il credo religioso,

l’ideologia eccetera.

E tre con dimensione individuale:

Status: insieme degli attributi individuali determinati sulla base della posizione di un individuo

all’interno della società.

Ruolo: insieme dei comportamenti esibiti sulla base del proprio status. L’assunzione del ruolo da

parte dell’individuo può essere conforme a quello atteso rispetto allo status, oppure non conforme.

Sfera: la situazione sociale in cui l’individuo si trova ad agire. Una bipartizione a livello generale

può distinguere, ad esempio, una sfera pubblica da una sfera privata.

2.2 Concetti linguistici

2.2.1. Il repertorio

Con il termine di repertorio in sociolinguistica si indica“ l’insieme è composto dai sistemi

linguistici a disposizione di una comunità di parlanti“. L’espressione sistema linguistico è usata e

linguistica come termine inclusivo che comprende al suo interno sia la nozione comune di lingua sia

quella di dialetto.

Con varietà linguistica intendiamo invece la gamma dei livelli linguistici entro cui un sistema

linguistico può essere modulato.

Con comunità di parlanti può intendersi sia la collettività di una nazione sia porzione di essa

delimitate su scala regionale o locale.

Numero di sistemi linguistici rapporti reciproci relativamente all’uso.

Il repertorio di una comunità può definirsi in termini di monolinguismo, quando esista un solo

sistema linguistico in uso, oppure di bilinguismo quando sistemi compresenti siano due o

molteplici. Il concetto di bilinguismo implica che le due lingue coinvolte vengano utilizzate

indifferentemente nella comunicazione parlata come quella scritta, nella comunicazione formale

come quella informale, e via dicendo. Sarà più utile intendere la nozione di

bilinguismo/plurilinguismo in senso più debole, semplicemente come indicazione della

compresenza di repertorio di due o più sistemi linguistici. La situazione di bilinguismo diglottico è

quella in cui i due sistemi linguistici coesistono in maniera tale che ad uno dei due sistemi è

riservata la funzione relativa alla conversazione ordinaria e alla socializzazione primaria, mentre

l’altro svolge funzione di codice comunicativo “alto“.

La dilalia con nota i casi di bilinguismo il cui il sistema “basso“ e quello “alto“ vengono utilizzati

contemporaneamente come codici della comunicazione orale quotidiana.

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2.2.2. Competenza

In certi contesti specialistici della linguistica il termine tende a coincidere con l’attività cognitiva

preposta a governare le funzioni di comprensione e produzione linguistica. In questo senso essa

corrisponde alla nozione di grammatica interna.

La funzione della competenza è generalmente suddivisa nei due aspetti della competenza passiva

(ciò che di una lingua io comprendo) E della competenza attiva (quello che in una lingua sono in

grado di riprodurre).

In contesti come quello italiano, la competenza deve esplicarsi all’interno di un repertorio

complesso, in cui diversi codici interagiscono. Generalmente è una competenza plurilingue.

Estensioni applicative del concetto di competenza

Possiamo distinguere una competenza pragmatica è una competenza semiologica. La competenza

pragmatica include la capacità di saper cogliere gli “impliciti “insiti nella comunicazione, ovvero

quegli aspetti che sono capaci di completare l’informazione trasmessa dal codice linguistico pur

senza venire espressi esplicitamente. Fa inoltre parte della competenza pragmatica la capacità di

adattare la produzione linguistica al contesto comunicativo ed alla situazione sociale in cui ci si

trova.

La competenza semiologica accostare il problema della comunicazione linguistica dal punto di vista

della “pienezza” comunicativa, E include anche quei sistemi di segni che esulano dal campo del

codice linguistico e che rientrano nel più vasto campo della semiologia. I principali settori in cui si è

soliti suddividere l’universo dei sistemi comunicativi paraverbali, Ovvero quei sistemi di segni che

accompagnano costantemente la produzione linguistica orale, sono due: la competenza prosodica,

che si riferisce alla padronanza dei meccanismi di intonazione e al ritmo della comunicazione, E la

competenza cinesica, Che riguarda la componente motoria della comunicazione, che include le

espressioni facciali e la gestualità, sia quella semi volontaria di accompagnamento (gestualità

batonica) che quella volontaria, espressiva e significante (gestualità semiotica) ma anche la distanza

fisica tra gli interlocutori (competenza prossemica).

2.2.3. Prestigio

All’interno delle società plurilingue, è raro che tutte le varietà linguistica compresenti godono del

medesimo prestigio. Adesso empio l’italiano viene considerato più prestigioso rispetto ai dialetti,

ma ciò avviene anche tra gli eletti, per esempio i dialetti settentrionali vengono considerati i più

prestigiosi rispetta quelli meridionali.

3. L’italiano come “gamma di varietà”

Vi sono fattori capaci di determinare la varietà di registri e livelli di lingua che contraddistinguono

italiano di oggi. Prima di me capita fattore di variazione è il tempo: la lingua cambia continuamente.

Crediamo risulta evidente che l’italiano di oggi è un insieme di varietà che nell’uso concreto della

lingua sfumano l’una dell’altra e che sono determinate da fattori contestuali e sociologici.

3.1. Le dimensioni della variazione linguistica

3.1.1. Variazione diatopica

La variazione diatopica è la variazione della lingua determinata dall’influenza esercitata dal

contesto linguistico di provenienza del parlante in relazione all’ambito geografico.

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3.1.2. La variazione diastratica

La variazione diastratica è la variazione della lingua determinata dalle variabili connesse con la

stratificazione della società E con la posizione sociale dei parlanti, in relazione alle nozioni di

appartenenza a classi o gruppi.

3.1.3. La variazione diafasica

La variazione diafasica è la variazione della lingua registrabile sulla base del contesto della

situazione entro cui ha luogo l’atto linguistici in relazione soprattutto con livello di formalità del

contesto, connesse al concetto di sfera sociale dell’agire linguistico.

3.1.4. La variazione diamesica

La variazione diamesica è livello di variazione connesso con il mezzo che veicola l’atto linguistico.

3.2. L’architettura dell’italiano contemporaneo

3.3. Definizione di una varietà

Le etichettature valgono come estrazioni strumentali all’analisi sociolinguistica, difficilmente nella

realtà troveremo produzioni linguistiche che possono essere classificate interamente come “italiano

colloquiale“, italiano popolare“, “italiano aulico“. Si noterà piuttosto come ciascuna di queste tende

naturalmente a sfumare in quella confinante.

3.3.1. Continuum linguistici e tratti linguistici

Il concetto di continuum in linguistica Evidenzia come la variazione nello spazio avvenga entro una

dimensione sfumata, Per cui, prese come riferimento alle caratteristiche interne dei dialetti di un

certo numero di punti geografici, il dialetto di B risulta simile a quello di A, quello di C a quello di

B, ma quello di C risulta differente da quello di A.

Le caratteristiche di una varietà prendere il nome di Tratti linguistici. Con la nozione di tratti

Linguistici ci si riferisce alle realizzazioni concrete, osservabili all’interno delle produzioni

linguistiche, degli elementi che compongono il sistema di una lingua.

3.3.2. Marcatezza e addensamento dei tratti

Le varietà inserite sono individuate da una serie di tratti caratterizzanti, o tratti marcati. La

marcatezza dei tratti è definita dalla posizione in cui essi si trovano rispetto ai tratti che

caratterizzano l’italiano standard.

Queste varietà sono definibili sulla base della co-occorrenza io numero rilevante di tratti marcati,

fenomeno che si definisce addensamento dei tratti.

4. Aspetti applicativi e descrittivi

4.1. Le varietà diatopiche

4.2.1. Italiano/i e dialetto

Italiano contemporaneo si trova in una fase di marcata ridefinizione dei suoi parametri normativi.

Questo equilibrio instabile È una situazione ben conosciuta da tutte le lingue contemporanea in

un’era contrassegnata dalla “globalizzazione“. L’italiano si caratterizza come “lingua giovane“.

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Ciò che caratterizza in maniera spiccata la situazione italiana è la forte presenza sul territorio dei

dialetti ovvero di varietà linguistica di matrice più o meno differente dalla lingua nazionale.

Importanza della presenza dialettale in Italia può essere valutata secondo tre parametri:

1. La vitalità dei dialetti: la lunga durata della vita dei dialetti ha permesso la formazione di varietà

regionali formatesi a partire vai dialetti propri dei grandi centri urbani del territorio italiano.

2. La grande frammentazione dialettale, infatti I dialetti italiani sono “tanti“.

3. La forte distanza linguistica che separa le varietà collocate agli estremi della penisola. È una

distanza che dipende da un fenomeno del tutto particolare: è infatti in territorio italiano che passa il

confine linguistico che separa in modo distinto le varietà neolatine occidentali com’è il portoghese,

il catalano, i dialetti italiani settentrionale, dalle varietà neolatine orientali come il sardo, l’italiano, i

dialetti italiani centro meridionali.

4.2.2. L’italiano regionale

Italiano regionale può essere descritto come un italiano caratterizzato dalla presenza maggiore o

minore i tratti linguistici non del tutto italiani, ovvero non di tutto il territorio. La presenza

dell’aggettivo regionale nell’etichettatura alternativa della varietà centrale del repertorio definita

come italiano neo standard segnala la sua connotazione marcata dal punto di vista diatopico; tanto

che in un certo senso è possibile affermare che certi livelli descrittivi della lingua non esistono

italiano lo standard unico e valido per tutte le regioni italiane.

4.2.3. Alcuni tratti degli italiani regionali

Italiani regionali sono marcati a livello lessicale, morfosintattico, fonetico e prosodico.

Si possono distinguere tratti fonetici sovra regionali (ad es. Propri di tutte le parlate settentrionali) E

tratti fonetici locali, specifici di una regione o di un’area regionale.

4.2. Le varietà diastratiche

4.2.1. Le interferenze con gli altri assi della variazione

Spesso le caratteristiche interne di alcune varietà di astratti che hanno una relazione diretta anche

con le dimensioni diacronica e quella diatopica.

Rispetta la dimensione diacronica della lingua evidente che tratti arcaici della lingua sopravvivono

nella contemporaneità connotando si come tratti diastraticamente differenziati.

Anche I tratti che caratterizzano la lingua in dimensione diatopica sono suscettibili di essere assunti

come tratti connotati in senso diastratico, qualora la loro diffusione si collega a strati bassi del

contesto sociale.

Manifestazioni generali interferenza si verificano però anche rispetto agli assi che descrivono la

variazione sincronica e sintopica della lingua. Rispetto all’asse diamesico la dialettica tra questo

aspetto e la dimensione diastratica è probabilmente più evidente e sostanziale, e deriva per un verso

dal fatto che le manifestazioni di inadeguatezza dei repertori individuale risaltano molto

maggiormente quando ci si confronti con la scrittura.

Infine, anche la dimensione diafasica si trova ad essere interessata varietà con una forte componente

diastratica. Molte delle varietà linguistiche tradizionalmente ascritte alla variazione diafasica

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potrebbero essere interpretate anche come varietà diastratiche, in quanto collegate a gruppi sociali

piuttosto ben definiti, anche se effimeri.

4.2.2. Varietà di classe e varietà di gruppo

4.2.3. L’italiano popolare

L’italiano popolare rappresenta il primo e più tradizionale oggetto di studio delle indagini e delle

analisi sociolinguistiche. Secondo De Mauro Italiano popolare“ la parlata degli incolti di

aspirazione sopra dialettale e unitaria “, secondo Cortelazzo Esso è definibile piuttosto come “il tipo

di italiano imperfettamente acquisito da chi ha per madrelingua Il dialetto “. Italiano popolare

appare come una varietà pienamente orientata sul versante “italiano” o un frutto dell’interferenza in

fase di apprendimento dei differenti substrati dialettali. Questa polarità determina il maggior rilievo

dato ai tratti unificanti degli italiani popolari delle varie aree regionali.

In De Mauro si mette maggiormente rilievo l’intenzionalità del processo che porta e parlanti alle

produzioni italiano popolare, per Cortelazzo, Invece, il problema si lega alla foce

dell’apprendimento dell’italiano come lingua seconda. Certi caratteri e tratti del tutto italiani

tenderebbero a dimostrare proprio questo carattere unitario dell’italiano popolare rispetto alla

dimensione geografica del paese, e a caratterizzarlo fortemente in senso diastratico.

Italiano popolare è stato caratterizzato più frequentemente come varietà propria del codice scritto. È

in effetti proprio non l’ho scritto che diviene più evidente quel carattere di difficile rapporto con la

norma linguistica.

4.2.5. Varietà di gruppo marcate “culturalmente”: il linguaggio giovanile

Al confine del mondo gergale sta la varietà linguistica definibile come gergo giovanile, O più

semplicemente linguaggio giovanile, che caratterizza fortemente il panorama linguistico

contemporaneo.

La lingua è il modo di comunicare hanno rappresentato fin dall’inizio uno degli elementi distintivi

del mondo giovanile, con l’adozione di uno stile informale di interrelazione che trova nel parlato il

suo territorio naturale di azione è che nella contemporaneità più vicino annoi trova nelle varietà

trasmesse un potentissimo canale di diffusione. Le componenti formali del linguaggio giovanile

sono state individuate in:

-Una base di italiano colloquiale caratterizzato in diafasia verso il polo dell’informalità;

- la creazione di neologismi;

-L’adozione di modi di espressione ugualmente monogenerazionali, cui si affianca una grande

permeabilità ai forestierismi;

-Uno strato cerebrale o para gergale composito, che attinge sia ai gerghi tradizionali sia a quello di

nuovi gruppi marginali.

4.2.6. Varietà di gruppo marcate “naturalmente”: italiano maschile vs. Femminile

Sulla differenza di genere nella lingua si è cominciato da alcuni decenni a scrivere qualcosa. Era

opinione comune che la varietà dialettale parlata dalle donne fosse in genere più arcaica e

conservativa di quella degli uomini. Ma è evidente che la ragione non è connessa al genere ma alla

struttura e ai ruoli sociali economici, infatti, si è osservato come al mutare delle condizioni

strutturali siano proprio le donne a mostrare una maggiore plasticità linguistica.

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4.3. Le varietà diafasiche

Le varietà di registro e le lingue speciali o sotto codici.

4.3.2. Contesto e funzioni comunicative

La variazione diafasica è in diretta relazione con gli aspetti pragmatici della lingua, cioè quelli che

definiscono il rapporto fra le potenzialità della lingua e il loro esplicarsi nelle situazioni concrete

della comunicazione quotidiana. Il contesto può essere inteso come “situazione comunicativa”,

determinata dal luogo e dai rapporti di relazione Esistenti fra gli interlocutori. Questo aspetto

contestuale determina le varietà diafasiche di registro.

Rientrano nel concetto di contesto anche gli aspetti connessi con l’argomento oggetto della

comunicazione, spesso l’argomento è capace di sollecitare l’utilizzo di un sotto codice specifico o

di una lingua speciale punto secondo l’ultima prospettiva è una componente del contesto anche la

funzione comunicativa che caratterizza l’atto linguistico. Nell’atto linguistico, il mutamento di

funzione può infatti determinare una variazione sull’asse diafasico.

4.4.3. L’italiano colloquiale

Italiano colloquiale costituisce il nucleo principale dell’italiano su standard. Non è collegato alla

variabile sociologica della provenienza sociale. È Il livello lessicale a connotare prevalentemente

l’italiano colloquiale, attraverso l’adozione di elementi lessicali che coesistono sinonimicamente

con uno o più corrispondenti dell’italiano standard, il cui utilizzo da parte del parlante determina

immediatamente il passaggio al livello dell’italiano colloquiale. Anche la variabilità di atopica può

entrare in gioco, nel senso che in una certa misura gli elementi che compongono il repertorio

lessicale colloquiale possono risentire del substrato del dialetto o dell’italiano regionale.

Capitolo 3: Linguistica acquisizionale: tappe di apprendimento dell’italiano L2 in contesto naturale

Un’Inter lingua si può definire uno stadio intermedio nel progressivo avvicinamento ad una L2, che

presenta errori caratteristici.

1. Morfologia del nome

In italiano L1

Per poter formulare delle strutture nominali corrette in italiano la prendente deve aver capito:

- In italiano ogni nome appartiene a una classe flessibile e ad un genere;

- In molti contesti è necessario far precedere il nome da un articolo che marchi o meno la

definitezza del nome;

- È necessario concordare in genere è in

numero alcuni elementi che si riferiscono il nome;

- Esistono vari paradigmi di forme flessive a cui fa riferimento nell’accordo degli elementi che si

riferiscono a nome;

Questo compito è reso più complicato da alcune caratteristiche della morfologia italiana che

conviene tenere presenti:

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-relativa arbitrarietà dell’assegnazione del genere;

- Scarsa salienza percettiva della desinenza di genere e di numero e degli articoli;

- Carattere flessivo-fusivo Della morfologia nominale, per cui in molti casi morfemi flessivi che si

aggiungono la radice lessicale cumulano più valori.

- l’omonimia

Nei bambini appare precocemente la derivazione di genere, che permette di produrre nomi di esseri

della stessa specie ma di sesso diverso ed è quindi dotata di una chiara ma se semantica.

Le forme del plurale compaiono dopo il singolare, e non mi plurali sono i primi a comparire verso i

due anni, ma si affermano rapidamente.

L’accordo di genere e numero è visibile prestissimo in L1. I bambini commettono pochi errori di

sovraestensione.

IN ITALIANO L2

Mentre bambini apprendono prestissimo la prima posizione di genere è molto frequente in stranieri

che imparano l’italiano lo studio unica forma basica per maschile e femminile. È frequente

l’evitamento della difficoltà opposta dal genere attraverso la lessicalizzazione (per es. Figlio

femmina). Tipica dell’italiano L2 e anche la difficoltà nell’acquisizione dell’articolo, evitato o

sostituito a lungo con questo o quello.

2. Il sistema di tempo, modo e aspetto

IN ITALIANO L1

In una lingua flessi va come l’italiano una desinenza verbale realizza contemporaneamente un’idea

di tempo e di aspetto, pertanto il bambino italiano è costretto alla scelta di un morso una finale. Le

prime forme a comparire sembrano quelle del presente. La prima forma che compare dopo il

presente e si oppone ad esso è il participio passato, che indicherebbe un’azione compiuta: ciò

starebbe dimostrare la presidenza dell’aspetto rispetto al tempo. Nell’acquisizione il futuro compare

prima con valore epistemico: “dove sarà la palla?” E solo più tardi con valore proprio.

Il primo modo che appare è indicativo e simultaneamente l’imperativo. Interessante è la precoce

comparsa della lingua dei bambini di un infinito non retto da alcun verbo: appare con una funzione

modale richiestivo-iussiva. Il congiuntivo entra piuttosto tardi ed è caratterizzato da variabilità

maggiore di altre forme. Il condizionale: compaiono prima i condizionali non analizzati e quelli

indotti da domande e infine quelli spontanei.

IN ITALIANO L2

Per quanto riguarda l’aspetto, il perfettivo precede l’imperfettivo; Per il tempo, il presente presso

del passato. Per il modo, il modo fattuale precede i modi non fattuali. Tuttavia la differenza e nella

durata delle diverse fasi: mentre nei bambini la fase dell’unica forma basica dura pochissimo, in L2

essa si protrae a lungo.

Da segnalare in L2 anche l’uso quasi inesistente del trapassato indicativo e l’ampio uso dell’infinito

come forma base, specie con valori modali.

3. Sintassi della frase

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IN ITALIANO L1

Nelle frasi iniziali di apprendimento l’organizzazione dell’enunciato si articola piuttosto in accordo

con funzioni pragmatiche legate alla sua struttura informativa. A volte un bambino” cancella “uno

degli elementi necessari, come “mamma ape” ovvero la mamma apre. Quello che gli preme Di più

esprimere l’informazione nuova, quello che per lui è più rilevante. In qualche caso si nota invece il

fenomeno opposto: c’è un’ espansione del numero degli argomenti in gioco mediante un dativo

pronominale.

IN ITALIANO L2

Anche gli stranieri che imparano l’italiano omettono frequentemente degli argomenti necessari

recuperabili dal contesto, Mentre più frequenti che nei bambini sono negli stranieri le omissioni di

argomenti che sono stati appena nominati o stanno per esserlo. Anche negli stranieri si noterà

espansione del numero degli argomenti mediante un dativo pronominale.

Sintassi del periodo

IN ITALIANO L1

Nell’apprendimento ordinati appaiono prima di quelli subordinati inoltre sarebbe documentata nei

bambini una sequenza di acquisizione che abbiate emergere prima le avverbiali causali e dopo le

frasi relative e le completive dirette.

Sì anche notato che i bambini producono più facilmente la relativa introdotte da te è soggetto

rispetto quelle introdotte da te oggetto. Nei bambini appaiono più frequentemente le frasi esplicite

perché più semplice da gestire.

IN ITALIANO L2

Anche nella varietà iniziali di apprendimento dell’italiano L2 si registra l’assenza di subordinazione

coordinazione. Dopo questa fase iniziale comincia ad apparire la coordinazione, che precede di

solito la subordinazione. Per quanto riguarda la subordinazione, come nei bambini, anche degli

stranieri compaiono sicuramente prima di avverbiali. Si conferma per gli stranieri la strategia

acquisizione male che vede prima lo sviluppo di forme esplicite e successivamente di forme

implicite.

Capitolo 4: Gli errori: individuazione, valutazione, correzione

L’errore

Un errore è uno “scarto rispetto alla norma riconosciuto e codificata dalla comunità linguistica “.

Crystal Mettere errore in relazione con la capacità, da parte di chiuso una lingua, di conformarsi alle

norme, siano esse reali o semplicemente percepite, che regolano L’espressione linguistica. Si

distingue fra errori di esecuzioni ed errori di competenza. Gli errori di esecuzione sono lapsus,

errori percorso momentanei. Gli errori di competenza, invece, sono dovuti non coscienza di una

regola. Per quanto riguarda l’italiano parlato da stranieri, il confine fra sbagli ovvero errori di

esecuzione Ed errori ovvero di competenza, non è sempre facile da individuare. In termini di

Interlingua, gli errori possono nascere dall’interferenza tra diversi sistemi linguistici e si parla in

questo caso di errori Interlinguistici.

Quando gli errori, invece, sono interni un sistema linguistico e nascono dall’interferenza tra le

diverse strutture di una lingua, si parla di errori intra linguistici. All’interno degli errori Inter

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linguistici ed intralinguistici, poi, si possono distinguere quelle che riguardano la fonologia, quelli

che riguardano la morfosintassi e quelli che riguardano il lessico.

Gli errori si individua una seconda dei diversi contesti è la stessa parola, la stessa produzione

linguistica, può essere giusta sbagliata se inserita in contesti diversi.

Valutazione degli errori

Il relativismo che applichiamo nell’individuare gli errori si deve applicare anche la loro valutazione:

un errore può per peso in un contesto e non in un altro, pur rimanendo errore. Il primo criterio che si

deve applicare nel valutare il peso o la “gravità” di un errore è basato sulla comprensione: se un

errore compromette la comprensione di un discorso è “grave”.

Nel valutare un errore bisognerà tener presenti le diverse possibili varianti della lingua e guardare

gli errori nel contesto della varietà usata, anche se lui senza di una certa varietà potrebbe essere un

errore.

Correzione degli errori

Esistono due scuole di pensiero riguardo alla correzione degli errori. Secondo modo di vedere gli

errori non devono essere corretti perché la correzione generanti a e frustrazione, secondo un altro

modo di vedere la correzione degli errori è utile perché fornisce a chi li ha commessi informazioni

che possono essere sfruttate per far evolvere il sistema dell’Inter lingua e perciò avanzare

dell’apprendimento della lingua.

Per quanto riguarda i tempi della correzione, bisogna notare che le correzioni risultano tanto più

efficace quanto sono più vicine al momento in cui l’errore è stato commesso, ma esiste una regola

ferrea: non si interrompe ti sta parlando a meno che quello che vuol dire Non risulti

incomprensibile. Per evitare frustrazione demotivazione, la correzione deve essere fatta senza

sarcasmo e cercando di eliminare la comparsa di ogni giudizio negativo.

Esistono due modi di correggere: il modo esplicito è il modo implicito. Il modo esplicito consiste

nel Far notare l’errore in modo esplicito, appunto, con commenti del tipo “hai sbagliato: “.

Il modo implicito è più produttivo e assume forme diverse forme: ripetere in forma corretta quanto è

stato detto, invitare all’autocorrezione, formulare una domanda completa che invita la ripetizione,

invitare a ricordare una regola.

Per quanto riguarda lo scritto sarà invece necessario correggere tutti gli errori. Esistono diversi

modi di correggere uno scritto: evidenziare l’errore senza fornire la forma corretta, evidenziare

l’errore è fornire la forma corretta, fornire una spiegazione, più o meno esplicita, della regola che

non è stata rispettata.

Parte II

Capitolo 1: la preparazione del sillabo:selezione di materiali, forme linguistiche e testi

Il sillabo:

La programmazione tu sei italiano per stranieri richiede la costruzione strutturata di un sillabò. Il

sillabò rappresenta la definizione del contenuto e degli obiettivi specifici del corso in termini di

argomenti da trattare.

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Sulla base degli obiettivi specifici del corso si stabiliscono gli argomenti delle unità o delle lezioni

che costituiranno il corso stesso. Il sillabò sarà quindi diverso per ogni livello di corso, poiché

diversi sono gli obiettivi ad ogni livello.

La preparazione del sillabo prevede principalmente un processo di selezione: si dovranno scegliere

il tipo di materiale linguistico, le forme e le strutture linguistiche e quindi i testi in cui siano

rappresentate. La selezione si baserà in primo luogo sugli obiettivi del corso, ma dovrà tenere conto

anche di altri fattori per così dire “esterni “alla lingua, sulla base delle necessità dell’esigenza di

aiutanti e delle eventuali limitazioni imposte dalla situazione in cui si dovrà operare.

Il primo fattore da prendere in considerazione è livello di conoscenza dell’italiano da parte del

singolo apprendente o del gruppo. In secondo luogo si deve prendere in considerazione il tempo: si

dovranno considerare tanto il tempo disposizione per il corso quanto il tempo che gli apprendenti

potranno dedicare allo studio individuale.

Altri fattori esterni di cui si dovrà tenere conto sono la lingua madre degli studenti, le altre lingue

eventualmente da loro conosciute, la loro età e il loro grado di istruzione o il tipo di scuola

frequentata.

La lingua madre degli studenti influenza soprattutto la scelta delle forme della struttura della lingua

che saranno selezionate tenendo conto delle somiglianze o differenze fra le due lingue e influiranno

sulla velocità di apprendimento.

Delle altre lingue conosciute si terrà conto in parte per le stesse ragioni, ma anche perché l’aver

appreso una o più lingue avrà, con ogni probabilità, porta allo sviluppo di specifiche strategie di

apprendimento che potranno facilitare anche l’acquisizione della nuova lingua.

L’età degli studenti condizionerà sia la scelta del tipo materiale linguistico che quella delle forme e

delle strutture in modo che siano adeguati allo sviluppo intellettivo e cognitivo degli studenti e ai

loro interessi.

Per quanto riguarda il grado di istruzione, sia il tipo di materiale linguistico che le forme struttura

della lingua dovranno essere compatibili con le conoscenze già possedute degli studenti.

Selezione del tipo di materiale linguistico

Fondamentale, nella selezione del tipo di materiale linguistico, è la considerazione che non esiste

una sola lingua. Pertanto nel selezionare il tipo di materiale linguistico da inserire nel sillabò

dovremmo considerare la diversità regionale, La diversità funzionale-contestuale, cioè registri, che

dipendono dal contesto, della situazione e dal destinatario della comunicazione e sotto codici, che

dipendono dall’argomento di cui si parla. La diversità che dipende dall’uso scritto o parlato della

lingua e infine la diversità legata al diverso uso nei diversi gruppi sociali.

In genere non si deciderà di inserire una varietà regionali e specifica del sillabò, ma bisognerà

comunque tenere conto delle variazioni regionali. Aldilà di casi particolari, la varietà regionale che

gli studenti apprenderanno sarà legata soprattutto al luogo in cui si svolge il corso e alla varietà

regionale parlata dagli insegnanti del corso stesso.

La soluzione di sotto codici è particolarmente importante per i corsi mirati di italiano settoriale. La

selezione dei sotto codici implica soprattutto scelta a livello lessicale, per esempio se si insegna

italiano ragazzi stranieri inseriti in una scuola, bisognerà selezionare come varietà diafasica

l’italiano per lo studio e porre attenzione anche al lessico specifico di ogni materia.

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Anche l’uso del mezzo scritto o di quello parlato condizionata lingua che si impiega. Generalmente,

in un sillabò rientro tutte due le varietà. La selezione del materiale linguistico in base al mezzo che

discendi dovranno usare per esprimersi implica sia scelte lessicali che morfosintattiche.

Nella preparazione sillabò in genere non si tiene molto conto delle diverse varietà diastratiche e il

modello presentato nelle scuole è quello dell’italiano colto. Puó succedere, però, che un corso di

italiano per stranieri abbia l’obiettivo dell’inserimento degli studenti molto definito dal punto di

vista sociale: si prenderà in considerazione la varietà diastratiche richiesta dalle necessità

comunicative dei discendenti.

Selezione delle forme linguistiche

Lascia stare le forme linguistiche si è fatto sulla base del materiale linguistico selezionato, tenendo

conto dei fattori esterni già menzionati e, soprattutto, degli obiettivi del corso.

Lascio il telefono e linguistiche della venire a tre livelli: fonologico, morfosintattico e lessicale.

A livello fonologico la scelta Non si pone: il numero dei fonemi dell’italiano è ridotto è perso la

loro frequenza molto alta impedisce di escluderne alcuni dal sillabo.

La scelta sarà limitata anche a livello morfologico: i morfemi grammaticali sono in numero finito e

ricorrono con alta frequenza.

A livello sintattico, invece, sono presenti più elementi con diversa frequenza e sarà perciò più facile

selezionare la struttura di escludere.

A livello lessicale la scelta è molto più ampia: il lessico dell’italiano è costituito da moltissime

parole, alcune delle quali, usate raramente, potranno essere facilmente escluse dal sillabo.

Criteri di selezione

I principali criteri su cui si basa la selezione dei materiali e delle forme linguistiche sono:

-Frequenza: si scelgono gli elementi più frequenti nel contesto.

-Distribuzione: si scelgono gli elementi con distribuzione più uniforme in diversi contesti d’uso

-Disponibilità: si sciolgono elementi che, pur non essendo molto frequenti, servono comunque nelle

situazioni comunicative fondamentali.

-copertura: si scelgono elementi polivalenti che possono essere usati al posto di altri.

La selezione degli elementi da introdurre nel sillabò si basa anche su criteri psicologici di

apprendibilità e insegnabilità. L’apprendibilità Fa riferimento alla maggiore facilità con cui gli

studenti possono apprendere struttura semplice regolari o strutture simili a quelli della loro lingua

madre.

L’insegnabilità Si può vedere come “specchio” dell’apprendibile età. Accanto a questi criteri di

selezione non vanno dimenticati l’esperienza e l’intuito che devono sempre essere accompagnati dal

controllo con colleghi e altri parlanti nativi.

Selezione dei testi

I testi scelti dovranno rappresentare le diverse varietà di lingua e contenere gli elementi lessicali e

morfo sintattici che costituiscono il sillabò del corso. Esistono tre tipi di testi: testi Authentic ovvero

quelli che provengono da libri, giornali, film eccetera, testi Costruiti che riflettono esattamente gli

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argomenti del sillabe e presti adattati che sono testi autentici che sono stati modificati per ridurne la

difficoltà in modo che riflettono gli argomenti del sillabo.

Capitolo 2: ascoltare e comprendere in italiano L2

La comprensione nell’apprendimento di una lingua straniera è alla base della competenza

comunicativa. Sviluppare le abilità di ascolto è il presupposto per poter seguire le lezioni,

socializzare con i compagni, partecipare alle attività che vengono svolte sia in classe che fuori dalla

classe. Permette di aumentare la capacità di concentrazione, difficile da mantenere a lungo quando

si ascoltano persona che si esprime in una lingua diversa la propria madre lingua.

È l’abitudine di tolleranza comprensione reciproca che dovrebbero raggiungere gli allievi stranieri,

non la comprensione totale che persino aldilà delle possibilità dell’ascoltatore nativo. L’insegnante

dovrà considerare che l’allievo straniero non può controllare la velocità con cui parlante si esprime,

dispone di un lessico limitato, ha difficoltà a riconoscere segnali discorsivi e poi incorrere in errori

di interpretazione per la scarsa familiarità con il contesto, pertanto dovrà anche creare occasioni

perché la lieve possa far pratica di conversazione, in modo da alternarsi nel ruolo di parlante di

ascoltato l’attivo, cioè che rimanda al parlante un feedback adeguato.

La realtà linguistica con cui si deve confrontare fuori dalla classe è spesso molto diversa da quella

che sperimenta in classe. La lingua siete degli insegnanti è una lingua corretta, sorvegliata, parlato

in modo chiaro. La comunicazione in classe rivolte all’arrivo straniero è regolata dalle sue esigenze

e dal suo livello di competenza linguistica.

Le persone adattano il discorso in funzione dell’interlocutore, e lo modificano in base alle sue

reazioni. Spesso ripetono i concetti, o fanno ricorso alla ridondanza per sottolineare idee ritenute

importanti o si correggono per il sopraggiungere di nuove idee. Seguire un discorso spontaneo

diventa sicuramente un grosso problema.

L’allievo straniero deve essere preparato ad utilizzare le stesse strategie di comprensione che usa

nella sua madrelingua, a superare il perfezionismo costituito dal voler capire ogni singola parola.

L’allievo devo ampliare la sua conoscenza del contesto culturale Poiché gli permette di attivare

nella memoria una serie di schemi a cui potrà far riferimento, che l’aiuteranno a comprendere, e

ricordare. Sicuramente la comunicazione insegnante-allievo ha un ruolo essenziale nello sviluppo

delle abilità dell’ascolto.