A TU PER TU CON LE...

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1 A TU PER TU CON LE PAROLE … PER UNA DIDATTICA ATTIVA Anno scolastico 2011 - 2012 Unione Europea P.O.N.-“Competenze per lo Sviluppo” (FSE) P.O.N.-“Ambiente per l’apprendimento” (FESR) D.G. Occupazione, Affari Sociali e pari Opportunità D.G. Politiche Regionali Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Dipartimento per la Programmazione D.G. per gli Affari Internazionali - Ufficio IV Programmazione e gestione dei fondi strutturali europei e nazionali per lo sviluppo e la coesione sociale Programmazione Fondi Strutturali 2007/2013 - Programma Operativo Nazionale: “Competenze per lo Sviluppo” finanziato con il Fondo Sociale Europeo. SCUOLA SECONDARIA 1° GRADO “MICHELANGELO” BARI

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A TU PER TU CON LE PAROLE …

PER UNA DIDATTICA ATTIVA

Anno scolastico 2011 - 2012

Unione Europea

P.O.N.-“Competenze per lo Sviluppo” (FSE)

P.O.N.-“Ambiente per l’apprendimento” (FESR)

D.G. Occupazione, Affari Sociali e pari Opportunità

D.G. Politiche Regionali

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della

Ricerca

Dipartimento per la Programmazione

D.G. per gli Affari Internazionali - Ufficio IV

Programmazione e gestione dei fondi strutturali europei

e nazionali per lo sviluppo e la coesione sociale

Programmazione Fondi Strutturali 2007/2013 - Programma Operativo Nazionale:

“Competenze per lo Sviluppo” finanziato con il Fondo Sociale Europeo.

SCUOLA SECONDARIA 1° GRADO

“MICHELANGELO”

BARI

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SCUOLA SECONDARIA I GRADO “MICHELANGELO” BARI

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GRUPPO OPERATIVO DI PROGETTO

DIRIGENTE SCOLASTICO PROF. GAETANO SCOTTO

FACILITATRICE: prof.ssa MARIA SCIACOVELLI

REFERENTE VALUTAZIONE: prof.ssa ISA RICCO

TUTOR: prof.ssa BEATRICE MORISCO

ESPERTA: prof.ssa DONATA LATERZA

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LORUSSO CLAUDIA

MANZARI LUIGI

ROMITO FRANCESCO PIO

OLFATI ARMIN

MANZARI FRANCESCA

PALTERA MICHELE

POLLONIO PIETRO

ROMITO ROBERTA

RUFFO MARTINA

ROMITO ALESSANDRA

SCHENA SOFIA

BELVISO LUIGI

CAPICOTTO ANTONIO

CARADONNA GAETANO

DADDIEGO ANNA

FILIPPONIO LUIGI

FRANCONE CHIARA

GRATTAGRISI NICOLO’

GENCHI ORNELLA

LADISA CRISTINA

VERNOLA GIORGIA

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•Saper riconoscere le parole dei “ diritti umani ”

in fiabe-favole moderne e contemporanee.

•Imparare ad esprimere la propria soggettività:

corporea, emozionale e di pensiero.

•Produrre piccoli segmenti

di narrazione Autobiografica.

COMPETENZE IN USCITA

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• Parlare di sé, collegare le informazioni sul proprio nome e

saper costruire un pezzo di storia personale;

• Rafforzare i processi di identità personale e favorire

l’espressione creativa;

• Sviluppare la disponibilità all’ascolto e all’osservazione;

• Conoscere ed usare le parole dei diritti, proprie ed altrui;

• Conoscere le contaminazioni tra i generi letterari e tra le

varie forme artistiche, con particolare attenzione al linguaggio

cinematografico;

• Abituarsi al confronto tra culture lontane e a riconoscere i

diversi punti di vista;

• Conoscere “ i classici” e riflettere sulla loro attualità;

• Sviluppare la capacità di effettuare sintesi e rielaborazione di

testi, rafforzare la conoscenza delle strutture morfo-sintattiche

di base ed ampliare il bagaglio lessicale.

DECLINAZIONE DELLE COMPETENZE

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• MI PRESENTO

• LA COMUNICAZIONE

• L’ASCOLTO

• I DIRITTI FONDAMENTALI • I FILM

• LE FIABE DI O.WILDE

• MI RACCONTO

• FEEDBACK CONCLUSIVO

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Luigi B.

Sono cicciotello,

mi piace il rosso

ed amo il bello.

Gioco a calcio con gli amici

ed insieme siamo felici.

Mi piace la pasta al sugo

Non mi piace il nome Ugo.

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MARTINA

Il mio nome è Martina

e non sono una bambolina.

Il mio cognome, invece, è Ruffo,

ma tutti mi prendono in giro

chiamandomi “ciuffo”.

Io ho undici anni,

ma sono ancora una bambina,

e odio quelli che mi chiamano ragazzina.

NICOLO’

Sono nato a Bari, il capoluogo

della Puglia.

Con i miei cari amici

frequento la Michelangelo

e non sono proprio quel che si dice

un angelo.

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ALESSANDRA

Mi chiamo Alessandra che in greco significa difensore dei

propri uomini. Questo nome me lo ha dato mia zia paterna a

cui tengo molto perché, mia zia, è simpatica e speciale. Lei

ci viene sempre a trovare.

Il colore che mi ispira è il rosso perché sono forte e reagisco

ogni volta che mi stuzzicano senza lasciarmi intimidire. La mia famiglia è speciale: siamo sei. Ho quattro fratelli

fastidiosi, soprattutto mio fratello maggiore di 21 anni.

Molte volte lo odio perchè quando studio o guardo la TV lui

si comporta da prepotente.

Poi ho anche un cane, parte della famiglia, un barboncino

di cinque anni che si chiama Stellina. E’ molto vivace e

divertente, è una femmina e con lei ci divertiamo tutti

quanti.

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ORNELLA

Il mio nome non è della mia famiglia, mi sarei dovuta

chiamare Renata. Deriva dal nome di un albero: l’ornello.

Ne sono molto contenta, questo nome mi ispira felicità e

colori chiari che sono: l’azzurro, il giallo e l’indaco.

Io adoro la mia famiglia, mi piace molto farne parte. Siamo

quattro, mio fratello ha un anno più di me e frequenta la

stessa scuola. Quando ho bisogno di lui, egli mi aiuta. Mia

madre ha quarantatre anni ed è commerciante; mio padre

quarantaquattro ed è impiegato

L’unica cosa che mi disturba è una zia paterna che quando

mi guarda, mi fa un po’ paura. Ma quando inizio la

conversazione con lei, questa paura un po’ svanisce. Lei è

affettuosa, e in fondo solo il suo carattere è severo.

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ORNELLA

Sono altruista, a volte, un’artista. Mi piace cantare e mi

diverte ballare. Sono coerente e molto divertente. Sono

libera come una farfalla e mi piace giocare a palla.

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CRISTINA

Non mi ricordo bene chi ha scelto il mio nome ma mi piace

molto. Mi fa pensare ai colori scuri, in particolare al nero,

che è il mio preferito. Ho una sorellina più piccola con cui

qualche volta litigo e mia madre e mio padre sono molto

buoni. Adoro ascoltare la musica, il genere house e rap

Suono la chitarra.

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GIORGIA

Io sono molto legata ai miei parenti. Non so che cosa

significa il mio nome né perché me lo hanno dato. Ma non lo

vorrei cambiare con nessun altro. Mi ispira i colori del viola

e del nero. Mia madre, Rita, parla troppo e mio padre,

Cesare, invece, non parla mai. Mio fratello Marco, a

malapena. Io sono la copia di mio padre, ho anche i suoi

gusti, però ho anche qualcosa di mia madre.

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LUIGI M.

Il mio nome l’ho preso da un amico di mio padre che vive in

Calabria e che è come un mio nonno perché mi ha

battezzato e ha battezzato tutta la mia famiglia. I suoi nipoti

sono amici miei e delle mie sorelle. In casa siamo sei. I miei

colori preferiti sono quelli della Juventus: il bianco e il nero.

GAETANO

I miei genitori mi hanno dato questo nome in onore di mio

nonno paterno. Io ne vado fiero. Mi ricorda i colori bianco,

nero, azzurro e blu. Io spero che crescendo possa diventare

come mio nonno Gaetano.

La nonna mi racconta che quando mio padre andava a

scuola, il nonno lo aspettava ansioso all’uscita. Se lo portava

con sé a lavorare: faceva l’idraulico.

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ANTONIO

Questo nome proviene da mio nonno paterno che è morto e

che è stata una brava persona, dice mio padre. Mi fa

pensare al grigio, il colore di un suo cappotto. Ho un

fratellino piccolo di 2 anni. E gioco alla playstation 3, con

un gioco che si chiama Infamus. Dato che ho i genitori

separati, e che mia madre si è risposata, in casa c’è un uomo

che voglio solamente sia mio amico e non di più. Mia madre

è severa solo quando serve.

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Il mio nome è abbastanza bello, anche se mi sarei voluto

chiamare Max. Me lo ha dato mio nonno che è un professore di

matematica, adesso in pensione. Infatti ogni giovedì vado da lui

per fare questa materia. Mia madre fa la dentista ed è molto

simpatica. Lei e mio padre, che è un giullare nato, fanno molti

sacrifici per me. Poi c’è mio fratello Domenico, con cui litigo

sempre, ma a cui voglio bene. Il mio nome mi piace molto, per me

è molto importante perché è come portare mio nonno sempre con

me.

LUIGI F. nel cerchio di condivisione

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CHIARA

Mi chiamo Chiara, ho 11 anni e

questo nome l’ha scelto mia

nonna materna. Mi piace. E non

vorrei cambiarlo. Penso che il

mio nome derivi dal latino

Clarus, che significa, chiaro,

limpido. La mia posizione

preferita è stare piegata sulle

gambe. Il mio nome mi fa

pensare all’azzurro.

In famiglia siamo quattro: mio fratello è un bambino ribelle,

mia madre è molto brava ed è disponibile nei momenti di

difficoltà, come mio padre. Mamma fa la casalinga e mio

padre il pizzaiolo.

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ARMIN

Il mio nome me l’ha dato mia zia con mio cugino grande e

significa speranza . A me piace molto e nel mio cuore c’è il

colore rosso nero. Quando mi sono presentato nel cerchio di

condivisione ho fatto l’esultanza di Wayne Rooney, giocatore

numero 10 del Manchester United. Io vivo con i miei genitori e

sono figlio unico e la mia famiglia è iraniana. Mia madre è

una farmacista e mio padre è un chirurgo. Ho sei zie ma

nessuno zio. Ho così tanti cugini e cugine che non li so

nemmeno contare.

La mattina a colazione sto in cucina con mio padre. Tutti e

due in fretta per uscire: lui all’ambulatorio, io alla

Michelangelo. A scuola, in classe, durante le lezioni facciamo

confusione. A casa, invece, dopo il pranzo, con mia madre mi

ritrovo nel salone a studiare a più non posso. Poi a giocare ci

metto altre ore.

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MARTINA

Mi chiamo Martina: il mio nome lo hanno scelto i miei

genitori e mi fa pensare ai colori rosa e bianco. Ne vado fiera

anche perché lo porta un’attrice che mi piace: Martina Stella.

Di solito mi faccio chiamare dai miei amici con dei nomignoli:

Marty o Marta.

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SOFIA

Il mio nome significa saggezza. Lo

ha scelto mia madre a cui lo ha

suggerito una sua amica che poi è

diventata la mia maestra di asilo.

Mi piace molto e mi ispira i colori

dell’azzurro, del verde acqua e

dell’arancione. Non lo cambierei

per nulla al mondo. La mia

famiglia è formata da me, mia

madre che ha 48 anni e fa la

casalinga; mio padre che ha 52

anni e il mio cane che ha un anno. Secondo me il bello è che in famiglia siamo molto uniti e che nei

momenti di difficoltà ci aiutiamo sempre. Quando è arrivato il mio

cane, Matias, un Jack Russel a pelo lungo, la nostra vita si è

rallegrata perché salta come un matto, fa le feste e si rotola

dappertutto.

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FRANCESCA

Il mio nome viene dal latino

“Franciscus” e poi dal germanico

“Frankisk”. Significa l’appartenenza al

popolo dei Franchi prima e ai Francesi

poi. L’onomastico di Francesca,

patrona delle vedove e degli

automobilisti, viene festeggiata il 9

marzo. L’onomastico di Francesco

viene festeggiato il 4 ottobre in

memoria di San Francesco d’Assisi,

patrono d’Italia, protettore dei

commercianti, dei mercanti, dei

tappezzieri. Francesca, è una persona

molto ordinata, attenta ed è sempre

organizzata in qualsiasi situazione.

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PREFISSI: DIS- A- S- IN

ORDINATO

CAPACITA’

CHIARO

ABILE

AFFETTIVO

DISORDINATO

INCAPACITA’

SCURO

INABILE

ANAFFETTIVO

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UOMO

FIGLIO

VENDITA

INSEGNARE

ACQUIRENTE

ANDARE

VUOTARE

NONNO

METTERE

DONNA

PADRE

ACQUISTO

IMPARARE

VENDITORE

VENIRE

RIEMPIRE

NIPOTE

TOGLIERE

Riso = il cereale

Riso = il ridere

Porta = verbo,

3° pers. s. di portare

Porta = nome comune

f. s.

Botte = contenitore

Bòtte = le percosse

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Adespota: dal greco a) Senza padrone. b) Detto di libro, codice

manoscritto di cui non si conosce l’autore. Sinonimo: anonimo

Anacoreta: (dal latino tardo e dal greco: mi tiro in disparte); Chi

si ritira a vivere nel deserto per raggiungere in mortificazione e

preghiera, con semplicità e in solitudine, la perfezione cristiana.

Sinonimo: Eremita

Patronimico: (derivato dal greco e passato nel latino); nome

derivato da quello del padre o dell’avo.

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Gestante: (verbo, Part. Pres., dal latino, intensivo di gerere =

portare); donna incinta.

Ornitologia: parte della zoologia che studia gli uccelli.

Grottesco: di ciò che è ridicolo per stranezza, bizzarria, deformità

o goffaggine. Nell’ambito del teatro è un genere in cui sono

presenti contemporaneamente paradosso, cinismo, dramma e

ironia.

Trovatelli: bambino che è stato iscritto allo stato civile come figlio

di ignoti o che è stato abbandonato o lasciato in un istituto di

pubblica assistenza senza essere stato denunciato allo stato civile.

Inumato: seppellire, sotterrare.

Increspare: fare o rendere crespo, raggrinzire, corrugare.

Glabro: liscio, senza peluria, imberbe.

Aforisma: Breve massima che esprime una norma di vita o una

sentenza filosofica

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L’ASCOLTO: Brain storming

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Prove di ascolto

Giochi ed esperienze interattive. Descrizione.

Quattro compagni escono dall’aula, mentre gli altri

ascoltano la lettura della favola condotta dalla prof.; al

termine si decide chi deve raccontare quanto ascoltato

al compagno che rientrerà per primo in aula; questi

poi dovrà raccontare al secondo compagno, e questi al

terzo, ed ancora, questi all’ultimo compagno che

rientra in classe.

Si potranno così constatare le differenze subite dal

messaggio man mano che passa di bocca in bocca. E

trarne le opportune conclusioni.

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VA INSERITO LA

SPIEGAZIONE

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LA CAMICIA Favola di Andersen

La sintesi

C’era una volta un giovane infelice che non accettava il suo

destino. Va da un mago che gli consiglia di trovare e poi

indossare la camicia di un uomo felice per superare ogni

problema. Così il giovane parte alla ricerca di questa

camicia. E incontra varie persone, potenti, ricche, sagge,

un artista, ma nessuna di queste è felice, tanto che diviene

scoraggiato. Un bel giorno, però, incontra un contadino

tutto sudato per il lavoro della terra che sta facendo e che

canta ad alta voce tutto soddisfatto, chiaramente felice,

tanto che il giovane considera finita la sua ricerca e gli

chiede la sua camicia. Ma il contadino non la possiede: è a

torso nudo.

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I Personaggi Il Giovane scontento( il protagonista); Il mago, il Re, il Filosofo

saggio, il Pittore celebre, il Mercante ricco, il Contadino felice.

La morale della favola La morale della favola “La camicia” evidenzia che la felicità non

viene dal possesso delle cose belle o da quello che si indossa, ma

viene dal di dentro, cioè dal profondo del cuore.

Gli equivoci della comunicazione Secondo lo schema della comunicazione, spesso, se il

destinatario non è attento, può distorcere il messaggio,

comprendendolo solo in parte e riportandolo ad altri destinatari

in maniera errata. Perciò, bisogna ascoltare molto attentamente.

E per evitare degli equivoci, bisogna tornare alla fonte o

all’emittente, e assicurarsi della verità.

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LO SPACCAPIETRE Favola cinese

La sintesi

C’era una volta uno spaccapietre che passava le sue giornate a

spaccare sassi sul bordo delle strade con ogni tempo, sotto il

sole e sotto la pioggia, che si sentiva molto stanco e che

desiderava diventare un gran signore. Lo udì un Genio che

passava di lì, e lo esaudì. Così lo spaccapietre divenne un

agiato signore con uno stuolo di servitori. Ma un bel giorno,

alzando gli occhi al cielo, vide il sole e desiderò diventare lui

stesso come l’astro luminoso. Anche questa volta, il Genio lo

esaudì. Ben presto però, una nube, passandogli davanti, lo

offuscò. Così, lo spaccapietre desiderò divenire una nube, ed

anche questa volta, il Genio lo esaudì. Ma si levò un forte

vento che spazzò via tutte le nubi del cielo e così lo

spaccapietre desiderò acquistare il potere del vento.

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Il Genio lo esaudì anche questa volta, ma non contento,

tramutato ormai in vento, fermatosi di fronte ad una

montagna, che immobile gli resisteva, lo spaccapietre questa

volta desiderò diventare una montagna. E ancora il Genio lo

esaudì, ma ben presto, l’uomo si accorse che degli uomini gli

spezzavano la base con il piccone. Allora desiderò essere uno di

quelli che spezzano le montagne. Così, lo spaccapietre si ritrovò

di nuovo sul ciglio della strada, nella sua prima forma di umile

operaio. Né mai dopo di allora, si lamentò più.

I Personaggi Lo spaccapietre (il protagonista); il genio che esaudisce i

desideri e che lo fa diventare un signore, un sole; una nube, il

vento, la montagna e infine, lo spaccapietre che era.

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La morale della favola

La morale della favola “Lo Spaccapietre”, sottolinea che chi

cerca la felicità fuori di sé, non sa che può trovarla soltanto

dentro di sé. ( Sofia) e che è meglio essere noi stessi che cercare di

essere qualcun altri. ( Ornella)

Ancora, ci insegna che dobbiamo accontentarci di quello che

siamo e di quello che abbiamo, perché noi possiamo essere solo

noi stessi, e che questo ci deve bastare per essere felici.

Poiché ad un desiderio, ne segue sempre un altro e non si finisce

mai. (Armin)

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Gli equivoci della comunicazione

Secondo lo schema della comunicazione, può accadere che se

il contesto non è adatto o è disturbato, o il codice è sbagliato, il

messaggio non arrivi correttamente al destinatario o arrivi

solo in parte. Così, il primo destinatario rischia di riportarlo

ad un secondo destinatario in maniera errata, ed il secondo ad

un terzo e così via, a catena.

Perciò, per evitare possibili distorsioni, bisogna tornare a

chiedere alla fonte o emittente, e verificare la verità. Questo in

una conversazione orale, è molto importante: noi ci dobbiamo

impegnare a non fraintendere per non creare equivoci.

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Attenzione a scuola

Socializzazione con i compagni

Conoscenza di noi stessi

Onestà

Lealtà

Tentativo di migliorare il nostro

Ordine mentale

Ascoltare

Significa

Conoscere

Ogni parola e

Le intenzioni di

Tutto il

mOndo

Attenzione, Serietà, Comprensione, Onestà, Linguaggio

Tempeste di parole, Organizzate in segretezza.

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Io ascolto per imparare

Per comprendere

E per studiare.

C’è sempre un’emittente

Con un messaggio per il ricevente,

E tutto in un contesto definito

Espresso in un codice condiviso.

Ci vuole un certo atteggiamento

Di certo più calmo del vento

Ci vuole una certa attenzione

Insieme a tanta educazione

Per comunicare con espressione

In assoluta discrezione.

Ascoltare significa dare amicizia

Scambiare fiducia, agire con lealtà,

aprire il cuore alla bontà

non essere falsi come la pubblicità.

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Per ascoltare ci vuole chi

deve parlare e

Noi dobbiamo con

attenzione aspettare.

Se poi serietà vogliamo

mostrare

Negli occhi ci dobbiamo

guardare,

Un comportamento

adeguato tenere

Affinché di nulla si possa

temere.

Mi piace ascoltare la

musica

La pioggia che scroscia

Il vento che soffia

Il cane che abbaia

Il gatto che miagola

La mamma che mi

chiama.

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Ascoltare è

Socializzare; per parlare ci vuole un

Codice; per sentire bene ci vuole un

Orecchio; per comunicare bene ci vuole un

Linguaggio; per condividere con un amico ci vuole

Tempo, disponibilità ed

Onestà.

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300 gr. di attenzione

Un mestolo di fiducia

Un pugno di serietà

Un fondo di lealtà

Mischiare il tutto sino a creare una

amalgama, rovesciare nel recipiente

imburrato con un po’ di rispetto ed

infornare con educazione. Cuocere

senza impazienza quanto basta.

LA TORTA DELL’ASCOLTO

GLI INGREDIENTI

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OGGI FACCIAMO UNA PIZZA ALL’ASCOLTO

Prendete ½ Kg. di attenzione

Condite con un pugno di comprensione e due cucchiai di onestà.

Infarcite il tutto con del silenzio, aggiungete un bicchiere di

cortesia, un cucchiaino di civiltà ed infornate con buona

educazione.

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Quando ero piccola, mi piaceva stare con il mio papà,tenere

la mia copertina rosa tra le mani dove mi nascondevo,

coprendomi tutta. Quando ero piccola, non sapevo, né me lo

chiedevo, se sarei diventata una persona diversa, più

consapevole e istruita. Quando ero piccola abitavo in una

villa vicino alla campagna e mi piaceva giocare nel prato

fiorito del mio giardino. Mi piaceva viaggiare con la mia

famiglia. Come quella volta che andai a Barcellona, in

Spagna , e quella volta che andai in Olanda.

Quando io ero piccola mia nonna, di nome Pina, non voleva

che io impastassi con lei la farina, perché pensava che le

avrei rovinato il lavoro che stava facendo. Ma io lo

desideravo tanto.

(Claudia)

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Quando ero piccola

Mi piacevano i palloncini colorati,

Gialli, Verdi, Blu …

Mi piaceva legarli al dito con il filo o

farli volare in alto.

Mi piacevano molto i cartoni animati

Come “MILA E SHIRO”,”HEIDI”,

“GEORGIE” e tanti altri …

Mi piaceva festeggiare con mia nonna,

a Natale, a Capodanno, al compleanno

Ma avevo paura del buio,

perciò mi nascondevo sotto le coperte

e chiudevo gli occhi sperando

che la paura SVANISSE …

Quando ero piccola

Avevo bisogno di un amico

sincero

con cui giocare e confidarmi,

e quindi me lo immaginavo …

Amavo gli animali,

Specialmente i cuccioli di cane;

Volevo diventare una DONNA,

per avere una famiglia, e

sognavo di sposarmi

per indossare un bellissimo abito

bianco,

come quello delle principesse

a cui volevo assomigliare…

Quando ero piccola, vivevo senza pensieri

Desideravo tanto veder crescere un cagnolino, poterlo accudire,

poterlo portare fuori a passeggio. (Sofia)

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… mi ricordo, quando ero

piccolo, che non sopportavo il

buio e un maglione conservato

nell’armadio che credevo fosse

un mostro e che in realtà era il

maglione preferito di mio

padre.

Il mio sogno era viaggiare nel

mondo con la barca a vela,

infatti, ogni giorno non perdevo

occasione per andare sul mare a

respirare un po’ di brezza

marina; e d’estate farmi un

bagno o rinfrescarmi solo i

piedi… (Nicolò)

… ogni notte, nel mio letto a

castello, ascoltavo le cose che

mio fratello mi raccontava.

La nottata finiva quando lui

mi svegliava intorno alle

cinque e mi gridava nelle

orecchie per farmi

arrabbiare.

Mi ricordo che ogni mattina

mi aggrappavo al mio orsetto

preferito Teddy di pelouche

bianco. Mi piaceva mangiare

una specie di frullato di pere

o di mele e la mia musica

preferita era quella dell’Era

Glaciale, un cartone animato

super …wooooo!!! (Nicolò)

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… quando ero piccolo giocavo con il mio triciclo rosso, giravo

come un matto attorno al cortile di casa.

Mi svegliavo sempre la notte e la mamma mi cullava per farmi

addormentare.

Quando ero piccolo, ma molto piccolo, mi ricordo che un

giorno presi una lumaca di campo, però poi la schiacciai sotto i

piedi per prova e ne presi poi subito un'altra.

Quando ero piccolo, mi ricordo, mi piaceva molto collezionare

le penne che i miei nonni mi regalavano. Giocavo molto con

mio nonno, mentre adesso che sono grande, studio, faccio

molti sport e non ho più tanto tempo per lui …

(Antonio)

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Adesso che sono grande mi piace

Indossare le scarpe con il tacco di mia madre

Fare shopping di indumenti e capi d’abbigliamento

Truccarmi con la matita gli occhi

Passarmi il lucido sulle labbra

Fare sport e uscire con gli amici

I colori vivaci come il celeste perché mi dà felicità

Giocare al Computer e navigare in Internet

Chattare su Facebook

Sognare che la mia famiglia stia sempre bene

Distendermi e pensare nel prato

Nuotare ed andare a mare

Prendere il sole per abbronzarmi.

(Francesca)

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Adesso io sono sincera

Ed anche molto severa.

Mi piace sempre giocare

Ancora di più scherzare.

Amo disegnare con dei

colori chiari

Ciò che i miei occhi

illuminano come fari.

(Ornella)

Ora che sono grande

Mi piace truccarmi,

per sentirmi più carina

e per essere più appariscente

Ora che sono grande

Decisamente

Mi sento più importante

(Claudia)

… adesso che sono grande mi piace giocare a pallone con i miei amici

delle elementari nel giardino della Chieda russa; oppure giocare al

computer o alla plystation, nelle vacanze. La mia squadra preferita è il

Milan, di cui mi piacerebbe comprare la maglietta originale, o avere

l’autografo di qualche suo giocatore. Ora mi piacciono molto i cartoni

animati e mi piacciono i film in cui l’attore è Johnny Depp, ovviamente

il mio attore preferito … (Armin)

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Adesso che sono grande ho paura

di svegliarmi dal sogno bello e felice

dell’infanzia.

Ho paura di perdere un mio

familiare, soprattutto mio fratello,

molto vicino a me.

Ho paura di andarmene da casa

perché vorrei vedere i miei genitori

invecchiare.

Adesso che sono grande, sono

sicura che tutte le persone che si

perdono, restano sempre nel nostro

cuore. Adesso penso che i miei

genitori mi proteggeranno sempre.

(Giorgia)

Adesso, che sono grande

mi piace giocare a pallone

con i miei amici e con loro

mi diverto molto.

Adesso con mio padre

discuto degli argomenti

più importanti, cioè degli

argomenti di cui parliamo

a scuola.

(Michele)

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… Con mio fratello Gianmmarco di 18 anni, litigo spesso, però poi passa

subito e ricominciamo a giocare allegramente.

Quando mi capita di sentirmi triste, scrivo tutto sul mio diario segreto,

che tengo ben custodito. Scrivo tutto lì perché non c’è nessuno con cui

possa parlare delle mie cose, anche se piccole, essendo ancora una

ragazzina.

Mi capita molto spesso di essere triste, per fortuna però, non lo sono mai

per troppo tempo, anzi, mi rallegro subito in un niente.

Mi piace molto nuotare ed andare in bicicletta , disegnare o giocare con i

videogiochi. Quando mi assegnano un compito, io lo devo fare per conto

mio e come dico io. Non perché, come “il razzo straordinario” di O.

Wilde, pensi che le mie idee siano le migliori, ma solo perché penso che

ognuno ragioni in modo differente dagli altri.

Ho già una mezza idea di ciò che vorrei fare da grande: la stilista o la

giornalista. Ma sono ancora molto confusa, d’altra parte è presto per

decidere. Non voglio assomigliare a nessuno perché mi piaccio come

sono.

( Martina)

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Secondo me tutte le persone devono essere libere ed anche

uguali, anche se sono diverse per il colore della pelle o per

la religione, o per un sesso diverso, per uno Stato di

provenienza diverso, o altro … Inoltre, i bambini hanno il

diritto di crescere sani, di essere ascoltati, nutriti ed amati;

di giocare.

Alcuni diritti, tra i più importanti, sono:

la Libertà, ovvero non bisogna essere schiavi di nessuno;

la Vita, ovvero il diritto di non essere uccisi da nessuno;

L’Eguaglianza, ovvero il diritto di essere tutti eguali, senza

differenze dovute al colore della pelle, alla religione, al

sesso, …

(Luigi F.)

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Per me significa che chiunque, sia bambini che adulti, deve essere

rispettato, deve avere una propria privacy, deve avere il diritto di

sposarsi e di avere una famiglia propria. (Ornella)

Vuol dire che ognuno deve vivere la propria vita soddisfacendo i

propri bisogni essenziali senza fare del male agli altri. E soddisfare

i propri bisogni significa avere dei diritti, ad esempio, avere una

casa, mangiare, avere un lavoro, ecc.

Alcuni diritti sono:

Libertà di pensiero: ognuno deve poter dire la sua, come vede le

cose e come considera la vita.

Diritto alla sicurezza: ognuno deve essere al sicuro, e non esposto a

pericoli, sul posto di lavoro, a scuola, in fabbrica, ecc.

Diritto alla famiglia: ogni bambino deve avere una famiglia in cui

vivere.

Diritto all’istruzione: ogni bambino deve avere una istruzione.

(Claudia)

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Felicità è

Euforia

Luce

Impegno

Centro

Intensità

Tutto

Amore

(Roberta)

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Rosso di mattina

La felicità s’avvicina

Giallo di sera

La felicità s’avvera

Verde a mezzogiorno

La felicità si toglie di torno

Azzurro di notte

La felicità vuole le botte

La felicità che era di colore blu

Adesso non esiste più.

(Gaetano)

La felicità è un’emozione

incredibile.

Aiuta ad essere sereni con se

stessi,

Aiuta ad essere in sintonia con

tutti.

Aiuta ad essere buoni

è un’emozione forte della vita.

Regalare un sorriso apre il

cuore agli altri

Solo vedere gli amici ci rende

felici.

(Giorgia)

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La felicità è un’emozione intensa che si prova quando si sta

insieme alle persone care. La felicità è anche un’allegria di

ricevere o di offrire un dono.

La felicità scaturisce da un sorriso, da un gesto di solidarietà,

da un regalo, da un dono, da un aiuto sia materiale che

affettivo.

Secondo me il danaro, in questa società è importante, serve a

molte cose ma non è sufficiente a comprare l’affetto e

l’amore.

Quindi, se la felicità è data dallo stare insieme alle persone

care e agli amici, anche se uno fosse miliardario, ma fosse

solo, non potrebbe comprare né gli amici né l’amore.

(Il gruppo classe)

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L’amicizia è una cosa importante,

peggio di una poesia di Dante.

L’amicizia è fondamentale alla nostra età.

Bisogna metterci tanta sincerità.

L’amicizia è un dono speciale,

per favore, non la dimenticare.

(Roberta)

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L’amicizia per me significa

aiutarsi l’uno con l’altro,

sacrificarsi per il proprio

amico,

difenderlo in ogni occasione,

non giudicarlo mai male,

non lasciarlo mai solo in

situazioni difficili

non fargli mai del male.

Nell’amicizia perciò io mi

impegno

E agli amici mai chiederò

alcun pegno.

(Michele)

L’amicizia è come un fiore,

se nasce storto non c’è passione.

Se nasce alto, bello e dritto

L’odio va a farsi fritto.

L’amicizia cattiva è come

l’inverno:

fredda, gelida e senza calore.

L’amicizia buona è come la

primavera

Grande, sincera, lì dove sempre si

spera.

L’amicizia è un cuore grande

Che se apri, profonda si espande.

(Martina)

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Il mio amico a 4 zampe

Il mio cane è un giocherellone:

certe volte prende un pallone.

Il mio cane è un pensatore

certe volte sta sdraiato per ore.

Il mio cane è un dormiglione

Spesso mi guarda sornione

Il mio cane è bellissimo

In piedi diventa altissimo.

(Gaetano)

Il mio cane

Caro Rasty, so che non parli, però io

ti scrivo.

Sei scomparso, ma io ti ricordo

sempre.

Tu avevi gli occhi color smeraldo

E mi avvisavi di ogni cosa come un

araldo.

Il tuo manto era nero

E mi proteggevi come o più di un

guerriero.

Tu mi tiravi su il morale

E mi consolavi quando io stavo male.

Adesso, che sei morto per una

malattia

Dal mio cuore non sei mai andato via.

Caro Rasty, so che non parli, ma lo

stesso ti scrivo.

(Ornella)

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Secondo me l’intercultura è la capacità di apprendere due o più

culture diverse. Il film Azur e Asmar tratta di due ragazzi di

cultura diversa, ma amici per la pelle, anche se prima Asmar

odiava Azur perchè il padre aveva cacciato di casa come ladri

lui e sua madre, detta “La nutrice”.

Azur era di pelle chiara e con gli occhi azzurri, Asmar di pelle

scura e con gli occhi neri: questo ci fa capire che tutti gli esseri

umani sono uguali..

Mi ha molto colpito il fatto che la nutrice trattasse tutti e due in

maniera uguale, come se fossero tutti e due figli suoi, mentre

invece era figlio suo solo Asmar.

Questo film è proprio una fiaba perché :

il tempo e lo spazio sono imprecisati;

Ci sono le funzioni di Propp: l’allontanamento, le prove da

superare, gli antagonisti, gli aiutanti, i mezzi magici ed infine il

lieto fine.

(Nicolò)

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Intercultura secondo me significa ponte tra culture diverse.

Azur e Asmar condividono tutto, hanno lo stesso sogno e partono

per la stessa impresa. Quindi, è un film interculturale, perché

appartengono a due Paesi diversi.

Il messaggio è che non dobbiamo badare alle apparenze, ai dati

esteriori come il colore degli occhi o il colore della pelle, ma

andare al fondo della persona.

Sono rimasta colpita dal ciò che dice e fa la nutrice quando

afferma che sosterrà entrambi i figli nell’impresa di andare a

liberare la fata dei Jinn, e mostra le sue mani, uguali, ma diverse,

ovvero dice che dividerà la torta in parti uguali ( metafora).

Le caratteristiche della fiaba sono il C’era una volta, il

superamento delle prove, mezzi magici, l’aiutante e il lieto fine.

(Sofia)

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Secondo me il messaggio è che bisogna combattere contro i

pregiudizi perché non ti fanno conoscere le persone come sono

davvero e perché sono basati sull’ignoranza. Infatti, la nutrice,

araba, che è istruita, si arrabbia contro le superstizioni ed i

pregiudizi delle sue serve che credono che gli uomini dagli occhi

celesti portino disgrazia, e Azur, bianco di pelle e pure lui istruito, si

arrabbia contro Rospu che crede che i gatti neri portino sventura.

(Gaetano)

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E’ diverso dal giudizio.

E’ un giudizio che non è fondato sulla conoscenza diretta delle

persone o dei fatti;

In genere, non esprime un buon sentimento verso il “ diverso”.

E’ un giudizio negativo basato sulla paura e sull’ignoranza del

diverso da noi.

(Il gruppo classe)

Un giorno sono andata al mercato con mia madre e lì abbiamo

incontrato una sua amica con la figlia. Ci siamo salutate, però la

ragazza, a vedersi, era molto vanitosa. Io non mi fidavo e nella

mia testa fiorivano tanti pregiudizi su di lei.

Man mano che la conoscevo di più ho scoperto però che

sembrava vanitosa, ma non lo era affatto. Anzi è simpatica e

divertente.

(Giorgia)

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La casa in cui abita il pastore viene presentata come una vecchia casa

di pietra, ma in ordine.

Il pastore esaminava le ghiande con grande attenzione perché voleva

separare le buone dalle guaste , depositare solo le ghiande buone nelle

buche che scavava nella terra , affinché nascessero degli alberelli.

Bagnava in un secchio d’acqua il sacco in cui aveva messo le ghiande,

perchè questo le aiutava a germogliare mantenendole umide e non

facendole seccare.

La terra in cui il pastore piantava le ghiande apparentemente non

apparteneva a nessuno.

La frase “ Gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in

altri campi oltre alla distruzione” significa che gli uomini pensano

solo a distruggere, quando invece possono aiutare, curare, dare una

mano agli altri e all’ambiente circostante.

I punti salienti

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Il protagonista è creativo perché con la sua idea di piantare le

ghiande per far crescere gli alberi, ha abbellito un luogo deserto ed

isolato; è saggio perché ha pensato che il verde rasserena gli animi

e fa bene alle persone ed a tutta la terra perché ci dà l’ossigeno ed è

importante per il ciclo dell’acqua; intraprendente perché ha

realizzato questa idea; e altruista perché l’ha fatto senza calcolo.

La vicenda si svolge dal 1910 in poi, per circa 40 anni.

Il luogo in cui si svolge la vicenda è un deserto di lande nude e

deserte, tra le montagne delle ARDENNE, in Francia, tra i 1200 e

1300 di altitudine.

(Il gruppo classe)

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Un giorno mio padre è tornato a casa con una piantina che gli

aveva regalato un suo amico, il quale l’anno prima, mentre stava

mangiando una nespola ne aveva messo il seme dentro un vaso

con la terra, ed era germogliata. In seguito, della piantina ci

siamo occupati io e papà. Quando è diventata grandicella la

abbiamo trasferita in cortile in un posto vuoto lasciato da un

albero che era seccato. Adesso io la guardo ogni giorno e sono

felice di vedere crescere questa pianta. (Luigi F.)

Prima era un seme. Stava sotto terra. Poi spuntò e i contadini se ne

presero cura e decisero di farlo crescere. Ma i cani dei dintorni

distruggevano le piante scavando con le loro zampe e travolgendo

tutto. Così, gli agricoltori cercarono un’altra zona e lo

trapiantarono. Scavarono un buco e lo misero a dimora, poi

aggiunsero della terra ed infine aggiunsero un cartello come

segnale per proteggerlo. Col passare del tempo, quella pianticella

diventò un albero forte e grande. E vive ancora. (Antonio)

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Mi metto nei panni dell’albero.

Sono stato piantato in un viale

qui di fronte. Mi hanno

innaffiato sempre e non mi

hanno fatto mai mancare

l’acqua.

Ma i ragazzi … sembrava che

ce l’avessero con me perché

diventavo grande e crescevo.

Mi prendevano a pallonate e mi

lanciavano pietre. Per fortuna,

ringraziando il cielo, ora che

hanno circa 12 anni, si sono

calmati e mi rispettano di più.

(Francesca)

L’albero che è piantato nel

complesso di casa mia è

molto bello. Penso sia

magico.

E’ molto grande e sui rami

di sinistra vi è attaccata

un’altalena. Quando mi

sento triste mi ci siedo

sopra e dondolo. A lui

confido tutto ed è come se

fosse il mio migliore amico.

Conosce le mie paure e le

mie gioie e i miei pensieri

nascosti. (Cristina)

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L’albero del mio giardino è molto alto ed è un po’ incurvato. Ha

circa 60 anni. Si vede dalla corteccia e dal colore delle foglie. Avrà

avuto una vita molto faticosa, per essere così inclinato, e poi, dei miei

amici, ancora adesso, gli staccano pezzi di corteccia con un coltellino

e gli lanciano delle pietre, e per lui sarà terribile.

Questo albero si trova accanto al mio balcone ed è generoso: mi fa

ombra e mi regala il suo ossigeno. (Pietro)

Nel mio palazzo vedo una pianta che fiorisce in primavera. Sta lì

da molto tempo, almeno 12 anni. Penso che sia molto triste

perché gli buttano le cicche delle sigarette contro ed io ogni volta

gliele devo andare a togliere da vicino al tronco. (Luigi B.)

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Mi metto al posto dell’albero

In una collina ci sono io, un albero sul quale una volta mi

hanno segnato con un coltellino, un nome: Vinci + Rosa. Era

di una coppia che aveva inciso sulla mia corteccia, con questa

dichiarazione e circa 20 anni fa, il proprio amore. Venivano

ogni giorno qui e si stendevano sul prato attorno. Parlavano e

facevano progetti sul loro futuro. Me li ricordo ancora.

Adesso non vengono più da circa 10 anni. Eppure, dall’alto

della mia grande chioma, vedo la loro casa non molto

distante, tuttora abbandonata. Mi sento solo anche io , e

rifletto tra me e me per capire cosa sia potuto succedere loro

(Nicolò)<

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Sotto casa mia è presente un giardino in cui ho piantato

una quercia. Quando sono triste e annoiata, o non so con

chi giocare, vado vicino all’albero e penso. Qualche tempo

più tardi ho piantato anche delle piantine colorate per

rallegrarmi gli occhi e il cuore.

A me piace tanto tenere pulito il giardino e curare le

piante. Quando vedo invece persone che le fanno soffrire,

le scaccio e le sgrido fino a quando non chiedono scusa

all’albero e ai fiori e alla terra. Per me gli uomini

dovrebbero fare questo percorso con le piante perché è

importante: Piantarle, Farle crescere, curarle, amarle,

rispettarle, gioirne. (Claudia)

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… quando la luna si levò

nei cieli, l’Usignolo volò

sulla Pianta di rose. E

appoggiò il petto contro la

spina. Tutta la notte cantò

con il petto contro la spina,

e la Luna cristallina e

fredda, si chinò ad

ascoltare. Tutta la notte

cantò mentre la spina

penetrava sempre più nel

suo cuore, e il sangue che

gli dava vita usciva dalle

vene … (Oscar Wilde)

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Scheda operativa

Elenca almeno tre buoni motivi per

cui i passanti non possono fare a

meno di ammirare la statua del

Principe Felice, ricavandoli dai

commenti della gente.

I passanti non possono fare a meno

di ammirare la statua del P. Felice

perché

a) era tutta ricoperta d’oro;

b) Pensavano che il Principe Felice

fosse l’unico uomo veramente

felice al mondo;

c) Sembrava un angelo agli occhi

della gente.

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Per quale motivo il Principe Felice ha questo nome? Spiegalo con

parole tue:

Il Principe ha questo nome perché il suo buon cuore lo rende pieno

d’amore e l’amore rende felici le persone.

Secondo te, il nome è ancora appropriato, ora che il Principe è

morto? Perché?

Sì, il nome è ancora appropriato, anche se il Principe è morto, poiché

la sua anima sarà sempre in pace per aver aiutato i poveri.

Su indicazione del Principe, la rondine compie quattro buone

azioni. Quali sono le persone che aiuta e cosa porta loro?

Su indicazione del Principe, le persone che aiuta e i doni che porta

loro la rondine, sono:

Una donna seduta a un tavolo; ha il viso scarno e sciupato, le mani

rosse e ruvide, tutte punte dall’ago perché fa la cucitrice. Sta

ricamando passiflore su un abito di raso per la più bella tra le

damigelle d’onore della regina, che lo indosserà al prossimo ballo

di corte.

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Il suo bimbo malato aveva la febbre e avrebbe voluto delle

arance. La rondine porta alla donna il rubino sull’elsa della

spada del Principe.

Un giovane in una soffitta chino su di un tavolo pieno di fogli

e, accanto a lui, in un boccale, c’è un mazzolino di violette

appassite. Deve finire una commedia per il direttore del

teatro, ma ha troppo freddo per scrivere e non ha soldi per

comprare legna da ardere. La rondine gli porta uno zaffiro.

Una piccola fiammiferaia che suo padre picchia, se non porta

i soldi a casa. La rondine le dà l’altro zaffiro del Principe.

Due ragazzi poveri che cercavano di riscaldarsi. La rondine

porta loro l’oro che ricopriva il mantello del Principe.

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Qual è la buona azione

che la rondine decide

di compiere una volta

che il Principe è

rimasto cieco?

La rondine decide di

restare con il Principe

per sempre.

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Da quale frase del sindaco traspare una critica dell’autore

all’assurdità della legge?

Cercala e riportala qui sotto.

La frase dell’autore da cui capiamo che sta prendendo in giro la

legge del tempo è: “dobbiamo assolutamente emanare un

proclama che vieti agli uccelli di morire qui”. Tale ironia è

evidente perché gli uccelli sono liberi e nessuna autorità umana

può ordinare loro di morire in un luogo anziché in un altro”.

Perdere la bellezza per te, significa diventare inutili?

Per me perdere la bellezza significa conservare tutte le altre

qualità che ci hanno sempre sostenuto nella vita e che ci

caratterizzano. La qualità maggiore è accettarsi così come si è

con il proprio carattere.

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… No, rispose il bambino –

queste sono le ferite dell’amore.

Chi sei tu, domandò il Gigante

e, colto da una strana

soggezione, si inginocchiò ai

suoi piedi.

Il bimbo sorrise e gli disse: -

Una volta mi hai lasciato

giocare nel tuo giardino, oggi,

verrai con me nel mio giardino,

che è il Paradiso.

E quando arrivarono i ragazzi,

quel pomeriggio, trovarono il

Gigante disteso sotto l’albero,

morto tutto coperto di boccioli

bianchi. (Oscar Wilde)

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Questo racconto/fiaba del celebre autore inglese, Oscar Wilde, ha come

protagonista il razzo straordinario e come altri personaggi, tanti altri

fuochi artificiali. L’occasione è la festa di matrimonio del principe, figlio del

Re, con una principessa russa venuta dalla Finlandia.

Infatti, in fondo al giardino del palazzo, c’erano i fuochi che dovevano

essere lanciati in aria per poi scoppiare al momento delle nozze e

festeggiare.

Tra loro c’era un razzo arrogante che si riteneva straordinario, che

discuteva sempre con gli altri e credeva che la sua parola fosse sempre la

più corretta e la migliore, che pensava di avere sempre ragione e di non

sbagliare mai. Gli altri fuochi soffrivano per il suo comportamento ed

erano tanto delusi.

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La sera del matrimonio, tutti i fuochi

fecero il loro bel figurone, scoppiando

allegramente, sparati nel cielo blu e fu un

grande successo e magnifico; solo il razzo

straordinario, a furia di piangere, non

riuscì a scoppiare perché si era inumidito.

Così fu disprezzato, gettato in disparte e

dimenticato.

In seguito ad un riordino dello scantinato

in cui giaceva, venne infine notato da

alcuni ragazzi che lo accesero per gioco e

lo spararono in pieno giorno. Anche qui,

però, esso, non accettò di essere

disprezzato, e sostenendo di aver fatto

colpo, scoppiettò per un po’,

afflosciandosi rapidamente in uno stagno

dove nuotava un’oca che esclamò

precipitandosi in acqua: Santo cielo.

Adesso piovono bastoni”.

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La frase che mi ha colpito di più è stata: “ Schifezza di razzo?

Forse voleva dire bellezza di razzo!. Quelle due parole si

confondono facilmente”.

Questa frase mi ha colpito perché, pur di non sminuire la sua

bellezza, il razzo straordinario, finge di comprendere un’altra

parola, e questo dimostra quanto sia arrogante e per niente

straordinario, il protagonista di questa fiaba di Oscar Wilde. La

morale di questa fiaba/racconto, ci dice che: Non è possibile

comunicare con delle persone arroganti perché non fanno parlare

nessuno e vogliono sempre stare al centro dell’attenzione. Bisogna

stare attenti a non essere egoisti ed altezzosi. Essere presuntuosi

non serve a nulla poiché il razzo straordinario, che è un petardo

presuntuoso e pensa di essere il più bravo ed il più bello di tutti,

non riesce nemmeno ad accendersi e a volare nel cielo, come

invece accade ai petardi più umili. ( Luigi, Armin, Antonio, Martina)

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Il Mugnaio: “ Caro

piccolo Hans, mi

trovo in un brutto

guaio. Il mio

figlioletto si è fatto

male cadendo dalla

scala e bisogna

chiamare il dottore.

Non è che con questo

tempaccio, puoi

andarci tu? In fondo,

mi devi restituire un

favore. …..”

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Chi trova un amico trova un tesoro

Questo è il detto su cui ora lavoro.

Il piccolo Hans voleva trovare

Un vero amico da poter amare.

Ma il Mugnaio che lo visitava

In fondo in fondo di lui approfittava.

Ora con una scusa ora con l’altra,

voleva soltanto farla franca.

Ed ogni volta era un “ piccolo”

favore

Che il povero Hans a tutte l’ore

Doveva svolgere con timore

Senza aiuto e sol per amore

Di chi era in realtà il suo traditore.

Una notte il povero Hans cadde

nel fosso

Bagnato fradicio ci rimise le

ossa.

Ai suoi funerali, in prima fila,

stava il Mugnaio come se niente

centrasse

come sempre a parlar soltanto

e con il cuore per niente

affranto.

Chi definirlo amico avrebbe

potuto? per niente lo era

Tutti in paese lo seppero da

quella sera. (Sofia)

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Chiedere

sempre e solo

favori, significa

soltanto essere

egoisti e

superbi, come il

Mugnaio nei

confronti di

Hans.

… Il mugnaio non era affatto amico di Hans, semmai lo sfruttava

senza pietà, se ne infischiava della sua salute e lo lasciava

completamente solo nei momenti di difficoltà ( Hans era povero) e si

comportava con molta prepotenza. Hans, invece, era buono e mite

come un agnello e doveva essere un po’ più furbo.

Per me la morale è che bisogna stare attenti a chi si crede un amico,

perché potrebbe trattarsi di un falso amico. (Il gruppo classe)

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•Testi di Antologia e Grammatica Italiana per la Scuola Media.

•Vagliasindi(a cura): La morale della favola, Ed. Gribaudi.

•Il fantasma di Canterville ed altri racconti di O.Wilde, Ed. De

Agostini.

•K.V. Vopel: Giochi di interazione, Ed. ElleDiCi –Vol. I.

•Jerome Liss: La comunicazione ecologica, Ed. La Meridiana.

•M. Sunderland: Disegnare le emozioni, Ed. Erickson.

•G. Fioretti: La porta della felicità, Ed. La Meridiana.

•Thich Nhat Hanh: Discorsi ai bambini e al bambino interiore,

Ed. Ubaldini.

•P. Gioda, C. Merana, M. Varano: Fiabe e intercultura, EMI,

Bologna, 1998.