a Tonino Di Giulio: un maestro

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“nobil natura è quella che a sollevar s’ardisce gli occhi mortali incontra al comun fato e che con franca lingua nulla al ver detraendo confessa il mal che ci fu dato in sorte e il basso stato è frale” (da: “la ginestra o il fiore del deserto” - Giacomo Leopardi)

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a Tonino Di Giulio: un maestro (tratto dal Libro “agnello di dio” – viaggio nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale di Brindisi)

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“nobil natura è quella che a sollevar s’ardisce gli occhi mortali incontra al comun fato e che con franca lingua nulla al ver detraendo confessa il mal che ci fu dato in sorte e il basso stato è frale” (da: “la ginestra o il fiore del deserto” - Giacomo Leopardi)

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“ a Tonino di Giulio: un maestro ” Ogni tanto mi chiedo che uomo voglio essere. Come sia giusto spendere la mia vita. La strada migliore da percorrere per tentare di dare un futuro ai miei figli, ed a quelli di tutti. C’è una risposta sicura. Cercarsi. Almeno cercarsi. Farsi domande, dialogare con gli altri e con se stessi. Supporre cosa potremmo essere e dove potremmo vivere se fossimo persone rivolte al raggiungimento di uno scopo collettivo. I problemi, o mali che siano, probabilmente sono tutti riconducibili ad uno solo; quindi, curabili con un’unica soluzione: ...riformare l’uomo. Avere l’ambizione di crearne uno nobile, forte, benevolo ed altruista, abile nel condurre il suo intorno senza scalfire il suo bilanciamento interiore, nel disgustare l’arroganza e chi ostenta una coscienza di plastica. Desiderare una persona capace di odiare il potere e le sue esasperazioni e di coltivare solo un potere da esercitare su di sè. Bramare una persona che predilige un percorso senza necessità di clamori, per sentirsi importante. Che ha fede nell’individualismo ma lotta strenuamente contro le forme d’egoismo. Agognare una persona vera perchè senza la presunzione di condizionare alcuno. Una persona che rispetta e si rispetta senza ricorrere all’ipocrisia. Forgiare un uomo che cerchi la saggezza dentro sè. Come si fa, oggi, se tutto pare incapace di insegnare senno. Come si fa. C’è una moltitudine di vite che chissà dove porta il vento. E ce ne sono altre, poche, che si schiantano come macigni nella memoria. Ho conosciuto una pietra a sembianza di uomo che colpiva con forza dirompente e dolcezza disarmante, con decisione e fermezza inamovibile e convinzione inesauribile. Una roccia che rimane sempre roccia nonostante le intemperie. Un masso che diventa baluardo, emblema, simbolo. ... E poi, alla fine, stendardo. Ne ho conosciuto i principi, la sostanza, il valore. Ne ho assaporato una materia che non vuole apparire nè oro nè argento.

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Ho conosciuto la vita di una persona che prima di essere medico, o marito, o padre, o amico, era un uomo. E se ognuno di noi dovesse cercarlo nella nostra, come nella sua Brindisi, lo troverebbe in Tonino Di Giulio, un maestro che, pur non avendo conosciuto visivamente, sento fortemente dentro di me. Attraverso la lettura di ciò che è stato, di quello che ha detto e soprattutto di quello che ha fatto. Di quanto ha rappresentato, sempre, incrollabilmente, per Brindisi. Egli, come tanti suoi innamorati hanno scritto di lui, in questo periodo di strisciante e continuo tentativo di assottigliare le coscienze critiche spingendole alla rassegnazione, allevava uomini di buona volontà. Senza se e senza ma, esprimeva il suo sdegno contro le storture e le iniziative devastanti la salute e il territorio, esaltava il coraggio ed il rigetto di ogni compromesso. Sfogava la sua rabbia contro l’illegalità, l’insipienza, la svendita della morale, gridando espressioni coniate appositamente per risaltare il valore dell’etica. Augurava solidarietà e rispetto della persona umana, contestando la mercificazione dilagante ed irrompente della società consumistica. Conservava la curiosità del bambino traducendo le sue scoperte con quell’entusiasmo, aggiornandosi non per puro esercizio culturale o convenienza economica, ma per ricercare riscontri collettivi. Medico umanista, come lo definivano, lottava contro il cancro con autentico spirito di servizio, scegliendo sentieri impraticabili e tortuosi. Condannava il sotterfugio, la banalità, l’inazione, sfidando mentalità conservatrici carenti di progettualità sana. Si prodigò strenuamente per l’informazione sanitaria in ogni modo, affinchè la popolazione prendesse coscienza del proprio stato di salute e delle minacce che scardinano ogni chirurgia e chemioterapia. Fondò l’ “Ass.ne P.le per la lotta contro il cancro”. Paladino della tutela della salute di chi vive a Brindisi, minacciata dagli insediamenti industriali altamente inquinanti l’ambiente, l’ha amata più della sua stessa vita. “La prevenzione è più efficace di qualsiasi terapia.”

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Fucina di progetti, di proposte, di iniziative culturali e sociali, ha dato impulso alla cooperazione agricola ed all’attività sportiva, in cui riponeva smisurato credo. Uomo di umanità allegra e scherzosa. Chi può contare quante persone abbia soccorso dando consulenza professionale onesta e disinteressata, o quanti giovani medici abbia saggiamente consigliato ed incoraggiato. Ricerca mossa dall’inquietudine. Avvertenza del senso del limite. Comprensione per le buone ragioni di un politico amico. Smisurato senso di tolleranza tipico di chi non si chiude nel proprio pensiero. Esempio di Primario d’Ospedale come chi primeggiare non vuole, essendo disposto, con naturalezza e genuinità, a raccogliere con gli altri i rifiuti nelle piazze e nelle spiagge. La libertà e l’indipendenza di uno spirito innovativo sempre disposto a mettersi in gioco senza proclamare pedissequamente intenti di maggioranza, ma con buon senso, criticare costruttivamente dicendo no a prepotenti e prevaricatori. “Cadremo, ma ci rialzeremo; continueremo a cadere e rialzarci.” Dire che nascere nel 1918 e morire dopo 79 anni, che essere Consigliere Comunale, Assessore all’Istruzione, fondatore della Cooperativa Risveglio Agricolo, Sindaco del 1956 per 100 giorni, lui stesso, credo, direbbe essere poco significante, se non associato al resto. Difensore civico e cittadino esuberante, attento e partecipe, anticipò tanti processi evolutivi, tra cui la creazione di un Porto Turistico negli anni sessanta, condividendo a pieno la vocazione naturale del mare, di cui era amante col consenso di sua moglie. Anch’egli, denunciando pubblicamente il degrado della politica (comportamenti non più consonanti con la educazione famigliare, morale, civile) e del suo Partito Comunista, gli intrighi dei palazzi e le suggestioni del potere, se ne allontanò negli anni ‘80 per salvaguardare le proprie idee e la propria coerenza. “Chi come me dedica tutte le sue energie alla politica, si rende conto che oggi c’è un fossato che divide il mondo politico da molti cittadini... C’è bisogno di partecipazione ai loro problemi, per costruire meglio uno Stato degno di loro. Credo che l’epoca dei partiti che organizzano e guidano le masse sia finita. Deve nascere l’epoca dei cittadini che guidano i partiti.” (Mariano Rumor –Segretario D.C.- a Tonino Di Giulio – 1968)

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Perseverò con veemenza nella battaglia per la tutela dell’ambiente, conducendo una vigorosa lotta all’inquinamento industriale. Con la preziosa collaborazione dell’amico Prof. Antonio Rubino (altro grande “medico degli umili” combattente per la salvaguardia del territorio: “se la vita è sacra occorre adoperarsi fino allo spasimo per salvaguardarla”), caparbi ed ossessivi, promossero l’istituzione del Registro Tumori e la nascita dei Reparti Oncologia e Radioterapia di Brindisi. Proposero nel Cesare Braico un Ospedale dedicato. L’onestà copre sempre con umile sorriso le virtù. L’attenzione privilegiata ai meno abbienti allontana dalle logiche e dagli interessi che infestano le coscienze. L’interpretazione della parola “democrazia” come coscienza individuale finalizzata all’interesse della collettività, conduce a decidere dal basso il destino di un territorio. L’ascolto delle piccole grandi miserie porta ai grandi ideali. Esporre senza orpelli o infingimenti rivela l’autenticità. La naturalezza nel porsi è comunicazione. “Solo se si sa tracciare la differenza tra l’essere e l’avere, si può cogliere la personalità di Tonino Di Giulio.” L’emblema della sua guerra fu la lotta al Carbone, all’Enel, alla devastazione dell’ecosistema determinata da sostanze tossiche, fumi e polveri, provenienti dagli insediamenti industriali. All’accettazione della Centrale di Cerano “senza fiatare”, mentre in altri luoghi la si scacciava. A tante violenze consumate nei confronti di un territorio che causa “omicidi bianchi”. Tra le sue tante coraggiose parole, da buon profeta, scrisse: “Ci è crollata addosso la pesantissima vicenda del Carbone (merce miserabile, ributtante, stomachevole, punitiva) con le sue enormi dimensioni, 4000 MW uniche in Europa, che, nonostante le elucubrazioni per tamponarne gli inevitabili effetti micidiali, comporterà, appunto per le sue inusitate dimensioni, rischi sicuri e grossissimi per il futuro del nostro territorio e per la popolazione. Dalla inesorabilità dei riflessi dell’acidità sulla vegetazione agricola, alle conseguenti grosse implicanze... allo stravolgimento del nostro Porto, destinato obbligatoriamente ad accogliere la movimentazione di 10 Tonnellate di Carbone, condannandolo ad essere quasi esclusivamente Porto Nero. Il Porto turistico rimarrà sogno ed i Traghetti diventeranno un ricordo, con riflessi gravi sull’occupazione nel delicato settore recettivo-turistico, preziosa potenziale risorsa futura.”

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“Tutto questo ci è venuto addosso senza la minima informazione, senza coinvolgimento alcuno della popolazione, volutamente tenuta nell’ignoranza completa della vicenda. Solo perchè da Roma, dai Palazzi Direzionali di tutti i Partiti, è stato Decretato L’ORDINE DI ACCETTARE. Il Palazzetto Regionale ha accettato senza fiatare. Le Palazzine Provinciali ed i rispettivi Caseggiati Comunali hanno, con testardaggine scriteriata, ubbidito alle disposizioni. L’ENEL, garantita e corazzata, ha proseguito nel suo programma, insensibile a qualsiasi richiamo, sia tecnico che scientifico (ha rifiutato persino il confronto con i suoi riconosciuti maestri americani che abbiamo chiamato a Brindisi, nel 1984, in un Congresso Internazionale per farci dare consigli ed avvertenze), sicura come si sente di poter arrogantemente disporre di tutto e di tutti, partiti e uomini”. “Nonostante i ragionati avvertimenti e le appassionate invocazioni della Commissione Tecnico-Scientifica, 19 Consiglieri Comunali succubi, ubbidienti, sofferenti, deliberarono di firmare comunque la Convenzione. Ed ognuno ricorda in quali squallide circostanze si arrivò alla Firma. Le disposizioni erano rigide, da applicare senza tentennamenti”. “Il Metano c’è, ma quando c’è di mezzo l’ENEL, con le sue protezioni Ministeriali e di lobby, bisogna non invadere. Potrebbe al limite essere anche adottato il progetto ENEL del Metano liquido nigeriano trasportato da gasiere al terminal per la gassificazione: molto probabilmente a Brindisi”. (1995) “Ma forse ci sono altri interessi inconfessabili di lobby senza scrupoli, che giostrano intorno all’ENEL, magari vedendo impegnati nell’ affaire grossi vertici dirigenziali o parlamentari! Che si rizelano fortemente appena si parla di Metano! Voi giornalisti dovreste aiutarci in questa opera di smascheramento, e non proteggere i contrabbandi di propositi e di azioni a discapito della salute nostra e dei nostri famigliari”. (1996)

Il suo corpo è dovuto pur morire cessando di funzionare, ma un uomo così continuerà ad alimentare le idee di ogni brindisino che si rispetti. A stimolarne le azioni. Un uomo così seguiterà a vivere nel cuore dei cittadini di questa terra stuprata.

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Nota Alcune altre significative parole del Dott. Tonino Di Giulio: “ENEL e SNAM: i due Enti che fanno finta di consonare, all’apparenza, ma in profondità si scambiano sciabolate, perchè in essi, giocano i partiti e gli interessi del Carbone e del Metano”. “Caro Ing.Belelli- Dirigente ENEL, in altri siti più colti, informati e progrediti, avrebbero immediatamente smantellato quell’impianto mortifero, ed a lei non sarebbe stato consentito di fiatare. I suoi addetti locali invece si affannano a dirci che per le 5 centraline Enel, dislocate in ristretto territorio, i dati di inquinamento dell’aria non risultano alterati. Potrà chiamare alla collaborazione i responsabili industriali e sindacali di categoria che la affiancano anche oggi nel suo eroico determinismo necrofero. Ma non avverte sulle sue gote il fiato freddo e gelido dei morti che lei ha pesantemente contribuito a provocare? Se non lo sente, significa che la sua faccia è già fredda marmorea, e che noi siamo degni di appartenere al quarto mondo, recitando il ruolo di turlupinati e bischerati non degni di alcun ascolto. Un riconoscimento ufficiale e doveroso alla sua caparbietà mentale e comportamentale, atta ad incrementare i decessi precoci”.