A SCUOLA DI EMOZIONI Riconoscerle per imparare a gestirle · 12 scuolaatuttocampo LA DIFESA DEL...

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12 scuolaatuttocampo LA DIFESA DEL POPOLO 18 SETTEMBRE 2016 Scuola a tutto campo è realizzato da Lorenzo Celi, Ivan Catanese, Emanuele Fontana, Francesco Ghedini, Massimo Mogno, Francesco Monte- maggiore, Giuseppe Pinton, Simona Sau, Patrizio Zanella. Da bravi figli del nostro tempo e del nostro mondo occidentale, ma anche forti dei nostri approfonditi studi, noi siamo soliti affidare la nostra vita alla freddezza e, per certi versi, alla prevedibilità della nostra razionalità: discernimento, progetti, pro- blem solving, gestione della vita relazionale e affetti- va, ecc. Tutto ciò è evidentemente frutto persino be- nedetto di un lungo percorso evolutivo, dove filosofia e scienza, umanesimo e tecnologia, variamente in- tesi, hanno contribuito a segnare la distanza tra l’uomo occidentale “moderno” e il barbaros. E a fondare il benessere generale in cui viviamo. Che poi le cose non stiano semplicisticamente così, che la razionalità intesa come capacità o aspettativa di comprensione intellettuale di tutto sia una pretesa assurda è scoperta quotidiana. Ogni qual volta discendiamo, avrebbe detto Fëdor Dosto- evskij, nelle memorie del nostro sottosuolo, tocchia- mo con mano che altre forze ci governano, o alme- no contribuiscono a definire le nostre scelte e le di- rezioni delle nostre vite lavorative e affettive, almeno tanto quanto la razionalità (molto suggestive, a que- sto proposito, la tecnica dell’autobiografia, “sponso- rizzata” da Duccio Demetrio, e quella del linguaggio cinematografico proposta da Katia Malatesta del Religion today film festival di Trento). Anche se la nostra capacità di “governarle” è diversa, meno scontata. Appunto, talvolta abbiamo la netta sensa- zione che siano loro a governare imprevedibilmente noi, un po’ come succede nel fortunato cartoon Insi- de out, citato anche da don Daniele Saottini, re- sponsabile del Servizio nazionale per l’irc. Rubricare tutte queste forze più o meno sotto l’etichetta “emozioni” ci aiuta a comprendere tutta la ricchezza del nostro mondo interiore. Perché è da quelle parti che passano le immagini che noi elabo- riamo di noi stessi e degli altri, anche nelle relazioni educative e nelle nostre appartenenze religiose. Su- perando la contrapposizione che ci divide in blocchi che non comunicano tra di sé (ma nemmeno tra l’uomo e Dio, come ha sottolineato Cristina Simo- nelli, teologa, nel suo intervento), non si tratta perciò di contrapporre, nemmeno pedagogicamente, testa e cuore. L’intelligenza non è anche “emotiva”? E le emozioni non hanno comunque una loro logica? È anche vero che la novità della realtà virtuale e delle relazioni “social” richiede un’ulteriore attenzio- ne educativa su tutto ciò che si muove nel nostro mondo interiore: cosa c’è in ballo quando di fronte ho un terminal di vario tipo? Come si muovono le nostre emozioni, belle o negative che siano, di fron- te a uno schermo? Con le stesse dinamiche di quando ci troviamo vis à vis? Il mondo emotivo dei nostri ragazzi si esprime sempre allo stesso modo? Ed è ancora vero che il sonno della ragione genera mostri (Francisco Goya)? Di quale ragione? E quello delle emozioni genera invece robot? Da una parte, ha fatto notare il pedagogista Da- niele Novara, se il QI dei nostri ragazzi cresce espo- nenzialmente, allo stesso tempo cala però il QE, il quoziente emotivo (persino i nostri adolescenti, ben cresciuti nutrendo il proprio sé, rischiano il crollo quando si incontrano con il proprio corpo e le pro- prie ignote emozioni, ha concluso Pietropolli-Char- met). E l’analfabetismo emotivo caratterizza questo nostro tempo. Dei ragazzi, ma anche di noi adulti. Una competenza che non entra evidentemente nei curricula professionali neppure degli insegnanti, ha evidenziato Andrea Bergamo, direttore dell’Ufficio scolastico territoriale di Padova e Rovigo. Le domande perciò restano. Ma è evidente la consapevolezza, ribadita da coloro che a vario titolo si sono succeduti al tavolo dei relatori, compreso il vescovo di Padova Claudio Cipolla, che la scom- messa riguarda tutti: non solo le competenze didat- tiche, ma la propria autoformazione e maturità uma- na. Simona Atzori, applauditissima testimone finale del convegno, avrebbe detto: essere se stessi, pri- ma di essere qualsiasi altra cosa. Fabio Scarsato A SCUOLA DI EMOZIONI Inizio intenso per gli insegnanti che hanno partecipato al convegno “Tu chiamale emozioni” Riconoscerle per imparare a gestirle Primo giorno di scuola: che emo- zione! Un’emozione che si ripete ogni settembre e segna in profon- dità il nostro ricordo, tanto da poterla ri- vivere anche dopo numerosi anni, maga- ri attraverso l’esperienza dei propri stu- denti, dei figli o dei nipoti. Anche per gli insegnanti è sempre un’emozione incon- trare una nuova classe o anche riprende- re il cammino con i ragazzi che si sono lasciati solo qualche mese prima ma che spesso, nel frattempo, sono cambiati. È un’emozione anche per i dirigenti ritro- vare i propri collaboratori e cercare di riavviare la complicata macchina della scuola, dovendo fronteggiare situazioni inedite, indicazioni normative nuove e, ahimè, non sempre chiare. Ma che cosa sono le emozioni? Da che cosa dif- feriscono dai pensieri, dai sentimenti, dalle idee? C’è spazio nel vivere, nell’ap- prendere, nel credere per questi “moti dell’animo” che coinvolgono corpo, mente e cuore? Sono edu- cabili le emozioni? Esiste un’intelligenza emotiva? Domande che potrebbero sembrare qua- lunquiste e che invece impattano, oggi come non mai, sul nostro modo di esse- re persona, sulle nostre scelte, sul nostro agire. Viviamo in un frammento di sto- ria che oscilla tra l’esaltazione delle emozioni, dove si arriva a giustificare tutto sull’onda del “mi piace”, dove il “va dove ti porta il cuore” sembra il pas- separtout, la soluzione a tutti i dilemmi della vita e, sul versante opposto, il ten- tativo di sterilizzare le emozioni, facen- do prevalere una asettica razionalità che oltrepassa la ragionevolezza e tende a farci assomigliare a dei computer, a dei robot dalle sembianze umane. Sono proprio queste le domande che hanno scandito i lavori del secondo con- vegno per il mondo della scuola orga- nizzato dall’ufficio diocesano dell’edu- cazione e della scuola e dal Messaggero di sant’Antonio, dal titolo “Tu chiamale emozioni. Tra mente e cuore”, svoltosi all’Opsa di Sarmeola il 9 e10 settembre, aperto a tutti gli educatori che nella scuola spendono la loro professionalità ma anche la loro passione educativa. Vi hanno preso parte relatori di altissimo profilo, esponenti dei più diversi ambiti, dalla teologia all’arte, dalle neuroscien- ze alla letteratura, impegnati con gli or- ganizzatori a fare di questo momento, posto alla vigilia della ripartenza del- l’anno scolastico e dell’anno pastorale, uno spazio che la chiesa di Padova offre a docenti, diri- genti, e quanti sono impe- gnati nell’educare a scuola, per incontrarsi e confrontar- si, coltivando uno sguardo attento e “simpatico” verso i ragazzi, dalla fanciullezza all’adolescenza, i loro biso- gni e i modi, a volte difficili da decifrare, che adottano per comunicarli agli adulti. La due-giorni è stata davvero ricca di emozioni per vari motivi. Anzitutto per il luogo in cui si è svolta: l’Opera della Provvidenza, cuore della carità della no- stra diocesi, dove le emozioni si tradu- cono in servizio e nella disponibilità a prendersi cura soprattutto di chi è “ulti- mo” nella logica del mondo. E poi per la presenza del vescovo Claudio che, per la prima volta, ha incontrato una così nutri- ta rappresentanza della scuola e soprat- tutto i più di 500 insegnanti di religione cattolica che da tempo attendevano que- sto momento. Abbiamo pensato di inau- gurare “Scuola a tutto campo” di questo nuovo anno scolastico proprio pubbli- cando un abstract dell’intervento-inter- vista che il vescovo ha rilasciato chiu- dendo la prima giornata di lavori, ricco di spunti di riflessione ma soprattutto di incoraggiamento per chi affronta quoti- dianamente l’avventura dell’educare. L’occasione straordinaria della visita in notturna del battistero e della Cattedrale, luoghi legati alle origini della nostra chiesa, oltre che di ineguagliabile bellez- za, particolarmente significativi in que- st’anno giubilare della misericordia. Le immagini proposte dal Religion today festival che hanno arricchito anche sul versante interreligioso la proposta. La testimonianza sempre fresca e profonda di Simona Atzori, capace di parlare con il corpo oltre che con la parola. Infine, la presenza, seppure solo rappresentativa, degli studenti, attraverso i disegni degli alunni della scuola primaria Santa Rita dell’8° istituto comprensivo realizzati nel contesto del progetto “Giotto a scuo- la” e le tavole ispirate al racconto dei vangeli, opera degli studenti del liceo ar- tistico Modigliani, e così il cortometrag- gio prodotto dagli studenti della 4 a liceo Tito Lucrezio Caro di Cittadella, vinci- tori del concorso “Che ora è!”, promos- so dagli uffici scuola delle diocesi del Veneto per sostenere la scelta di avvaler- si dell’insegnamento della religione cat- tolica. Questo convegno è stato solo il pri- mo appuntamento di un ricco ventaglio di offerte formative che accompagneran- no non solo gli insegnanti di religione ma anche tutti gli operatori scolastici, racchiuse in un percorso che porta il ti- tolo “Laudato si’. Abitare, annunciare, uscire, educare, trasfigurare”: esso inten- de unire le sollecitazioni dell’enciclica sociale di papa Francesco e i cinque ver- bi che hanno scandito il cammino del convegno ecclesiale di Firenze, desunti dalla Evangelii Gaudium. Anche queste occasioni ci permetteranno di vivere la “sosta che ci rinfranca” cui ci invita il tema dell’anno pastorale 2016-17, la- sciandoci provocare da quanto lo Spirito suggerisce alla nostra chiesa, in partico- lare dal sinodo dei giovani annunciato dal vescovo Claudio durante la Gmg di Cracovia che, speriamo, possa trovare anche nella scuola terreno favorevole per aprire nuove strade di incontro. Iniziare il cammino con lo zaino pie- no di tutte queste emozioni ci aiuta a su- perare le tante difficoltà che già si sono intraviste in questi primi giorni di scuo- la, trasformandole in desiderio di mi- glioramento, in aspettative realistiche ma non prive di speranza; soprattutto per noi educatori sono stimolo a guarda- re ai giovani che ci sono affidati con uno sguardo di simpatia e di stima, quello stesso sguardo con cui noi, alla loro età, avremmo voluto essere guardati e che, quando si è posato su di noi, ci ha fatto diventare un po’ più grandi. don Lorenzo Celi ANALFABETISMO EMOTIVO Caratterizza questo nostro tempo. Dei ragazzi ma anche degli adulti Autocontrollo e discernimento... ok, ma le emozioni contano Io non ci sono andato al convegno però ne ho parlato con una collega che c’è stata. Era emozio- nata. Mi ha quasi rimproverato un’assenza che ho dovuto giustificare dicendo che ero pieno di lavoro. Mi ha anticipato che saranno disponibili materiali, offrendomi come una immediata e gratuita possibi- lità di redenzione. Emozionata per l’intensità delle testimonianze di vita, per la semplicità e la comunicatività del ve- scovo Claudio, per la quantità di docenti di tante discipline coinvolti e in silenzio nell’ascoltare. Sono anch’io un po’ emotivo, e quando devo parlare in pubblico magari sudo. Ma magari sudo anche perché fa caldo. In ogni caso non è facile stiano zitti e si lascino coinvolgere, i docenti. In questo siamo abbastanza moderni, e rappresentia- mo bene la scarsa propensione all’ascolto di que- sto nostro tempo, assieme dedito pervasivamente alla comunicazione e però incapace di ascoltare davvero per più di un tweet, e magari digitando compulsivamente lo stesso. Docenti, coinvolti e in silenzio. Non mi par qua- si possibile, dopo tanti collegi e corsi di aggiorna- mento vari. Guardo la collega. Coinvolti e in silenzio... Lei c’era... In silenzio... davvero emozionante. TWEET AGAIN di Giacomo Bevilacqua Assente sì ma pentito... Viviamo un frammento di storia che oscilla tra l’esaltazione delle emozioni e il tentativo di sterilizzarle, facendoci assomigliare a dei robot dalle sembianze umane

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12 � scuolaatuttocampo LA DIFESA DEL POPOLO18 SETTEMBRE 2016

Scuolaa tutto campo

è realizzatoda Lorenzo

Celi, IvanCatanese, EmanueleFontana,

FrancescoGhedini,

MassimoMogno,

FrancescoMonte-

maggiore, Giuseppe

Pinton,Simona Sau,

PatrizioZanella.

�Da bravi figli del nostro tempo e del nostromondo occidentale, ma anche forti dei nostri

approfonditi studi, noi siamo soliti affidare la nostravita alla freddezza e, per certi versi, alla prevedibilitàdella nostra razionalità: discernimento, progetti, pro-blem solving, gestione della vita relazionale e affetti-va, ecc. Tutto ciò è evidentemente frutto persino be-nedetto di un lungo percorso evolutivo, dove filosofiae scienza, umanesimo e tecnologia, variamente in-tesi, hanno contribuito a segnare la distanza tral’uomo occidentale “moderno” e il barbaros. E afondare il benessere generale in cui viviamo.

Che poi le cose non stiano semplicisticamentecosì, che la razionalità intesa come capacità oaspettativa di comprensione intellettuale di tutto siauna pretesa assurda è scoperta quotidiana. Ogniqual volta discendiamo, avrebbe detto Fëdor Dosto-evskij, nelle memorie del nostro sottosuolo, tocchia-mo con mano che altre forze ci governano, o alme-no contribuiscono a definire le nostre scelte e le di-

rezioni delle nostre vite lavorative e affettive, almenotanto quanto la razionalità (molto suggestive, a que-sto proposito, la tecnica dell’autobiografia, “sponso-rizzata” da Duccio Demetrio, e quella del linguaggiocinematografico proposta da Katia Malatesta delReligion today film festival di Trento). Anche se lanostra capacità di “governarle” è diversa, menoscontata. Appunto, talvolta abbiamo la netta sensa-zione che siano loro a governare imprevedibilmentenoi, un po’ come succede nel fortunato cartoon Insi-de out, citato anche da don Daniele Saottini, re-sponsabile del Servizio nazionale per l’irc.

Rubricare tutte queste forze più o meno sottol’etichetta “emozioni” ci aiuta a comprendere tuttala ricchezza del nostro mondo interiore. Perché è daquelle parti che passano le immagini che noi elabo-riamo di noi stessi e degli altri, anche nelle relazionieducative e nelle nostre appartenenze religiose. Su-perando la contrapposizione che ci divide in blocchiche non comunicano tra di sé (ma nemmeno tra

l’uomo e Dio, come ha sottolineato Cristina Simo-nelli, teologa, nel suo intervento), non si tratta perciòdi contrapporre, nemmeno pedagogicamente, testae cuore. L’intelligenza non è anche “emotiva”? E leemozioni non hanno comunque una loro logica?

È anche vero che la novità della realtà virtuale edelle relazioni “social” richiede un’ulteriore attenzio-ne educativa su tutto ciò che si muove nel nostromondo interiore: cosa c’è in ballo quando di fronteho un terminal di vario tipo? Come si muovono lenostre emozioni, belle o negative che siano, di fron-te a uno schermo? Con le stesse dinamiche diquando ci troviamo vis à vis? Il mondo emotivo deinostri ragazzi si esprime sempre allo stesso modo?Ed è ancora vero che il sonno della ragione generamostri (Francisco Goya)? Di quale ragione? E quellodelle emozioni genera invece robot?

Da una parte, ha fatto notare il pedagogista Da-niele Novara, se il QI dei nostri ragazzi cresce espo-nenzialmente, allo stesso tempo cala però il QE, il

quoziente emotivo (persino i nostri adolescenti, bencresciuti nutrendo il proprio sé, rischiano il crolloquando si incontrano con il proprio corpo e le pro-prie ignote emozioni, ha concluso Pietropolli-Char-met). E l’analfabetismo emotivo caratterizza questonostro tempo. Dei ragazzi, ma anche di noi adulti.Una competenza che non entra evidentemente neicurricula professionali neppure degli insegnanti, haevidenziato Andrea Bergamo, direttore dell’Ufficioscolastico territoriale di Padova e Rovigo.

Le domande perciò restano. Ma è evidente laconsapevolezza, ribadita da coloro che a vario titolosi sono succeduti al tavolo dei relatori, compreso ilvescovo di Padova Claudio Cipolla, che la scom-messa riguarda tutti: non solo le competenze didat-tiche, ma la propria autoformazione e maturità uma-na. Simona Atzori, applauditissima testimone finaledel convegno, avrebbe detto: essere se stessi, pri-ma di essere qualsiasi altra cosa.

�Fabio Scarsato

A SCUOLA DI EMOZIONI Inizio intenso per gli insegnanti che hanno partecipato al convegno “Tu chiamale emozioni”

Riconoscerle per imparare a gestirle� Primo giorno di scuola: che emo-

zione! Un’emozione che si ripeteogni settembre e segna in profon-

dità il nostro ricordo, tanto da poterla ri-vivere anche dopo numerosi anni, maga-ri attraverso l’esperienza dei propri stu-denti, dei figli o dei nipoti. Anche per gliinsegnanti è sempre un’emozione incon-trare una nuova classe o anche riprende-re il cammino con i ragazzi che si sonolasciati solo qualche mese prima ma chespesso, nel frattempo, sono cambiati. Èun’emozione anche per i dirigenti ritro-vare i propri collaboratori e cercare diriavviare la complicata macchina dellascuola, dovendo fronteggiare situazioniinedite, indicazioni normative nuove e,ahimè, non sempre chiare.

Ma che cosa sono leemozioni? Da che cosa dif-feriscono dai pensieri, daisentimenti, dalle idee? C’èspazio nel vivere, nell’ap-prendere, nel credere perquesti “moti dell’animo”che coinvolgono corpo,mente e cuore? Sono edu-cabili le emozioni? Esisteun’intelligenza emotiva?Domande che potrebbero sembrare qua-lunquiste e che invece impattano, oggicome non mai, sul nostro modo di esse-re persona, sulle nostre scelte, sul nostroagire. Viviamo in un frammento di sto-ria che oscilla tra l’esaltazione delleemozioni, dove si arriva a giustificaretutto sull’onda del “mi piace”, dove il“va dove ti porta il cuore” sembra il pas-separtout, la soluzione a tutti i dilemmidella vita e, sul versante opposto, il ten-tativo di sterilizzare le emozioni, facen-do prevalere una asettica razionalità cheoltrepassa la ragionevolezza e tende afarci assomigliare a dei computer, a deirobot dalle sembianze umane.

Sono proprio queste le domande che

hanno scandito i lavori del secondo con-vegno per il mondo della scuola orga-nizzato dall’ufficio diocesano dell’edu-cazione e della scuola e dal Messaggerodi sant’Antonio, dal titolo “Tu chiamaleemozioni. Tra mente e cuore”, svoltosiall’Opsa di Sarmeola il 9 e10 settembre,aperto a tutti gli educatori che nellascuola spendono la loro professionalitàma anche la loro passione educativa. Vihanno preso parte relatori di altissimoprofilo, esponenti dei più diversi ambiti,dalla teologia all’arte, dalle neuroscien-ze alla letteratura, impegnati con gli or-ganizzatori a fare di questo momento,posto alla vigilia della ripartenza del-l’anno scolastico e dell’anno pastorale,

uno spazio che la chiesa diPadova offre a docenti, diri-genti, e quanti sono impe-gnati nell’educare a scuola,per incontrarsi e confrontar-si, coltivando uno sguardoattento e “simpatico” versoi ragazzi, dalla fanciullezzaall’adolescenza, i loro biso-gni e i modi, a volte difficilida decifrare, che adottanoper comunicarli agli adulti.

La due-giorni è stata davvero ricca diemozioni per vari motivi. Anzitutto peril luogo in cui si è svolta: l’Opera dellaProvvidenza, cuore della carità della no-stra diocesi, dove le emozioni si tradu-cono in servizio e nella disponibilità aprendersi cura soprattutto di chi è “ulti-mo” nella logica del mondo. E poi per lapresenza del vescovo Claudio che, per laprima volta, ha incontrato una così nutri-ta rappresentanza della scuola e soprat-tutto i più di 500 insegnanti di religionecattolica che da tempo attendevano que-sto momento. Abbiamo pensato di inau-gurare “Scuola a tutto campo” di questonuovo anno scolastico proprio pubbli-cando un abstract dell’intervento-inter-

vista che il vescovo ha rilasciato chiu-dendo la prima giornata di lavori, riccodi spunti di riflessione ma soprattutto diincoraggiamento per chi affronta quoti-dianamente l’avventura dell’educare.L’occasione straordinaria della visita innotturna del battistero e della Cattedrale,luoghi legati alle origini della nostrachiesa, oltre che di ineguagliabile bellez-za, particolarmente significativi in que-st’anno giubilare della misericordia. Leimmagini proposte dal Religion todayfestival che hanno arricchito anche sulversante interreligioso la proposta. Latestimonianza sempre fresca e profondadi Simona Atzori, capace di parlare conil corpo oltre che con la parola. Infine, lapresenza, seppure solo rappresentativa,degli studenti, attraverso i disegni deglialunni della scuola primaria Santa Ritadell’8° istituto comprensivo realizzatinel contesto del progetto “Giotto a scuo-la” e le tavole ispirate al racconto deivangeli, opera degli studenti del liceo ar-tistico Modigliani, e così il cortometrag-gio prodotto dagli studenti della 4a liceoTito Lucrezio Caro di Cittadella, vinci-tori del concorso “Che ora è!”, promos-so dagli uffici scuola delle diocesi delVeneto per sostenere la scelta di avvaler-si dell’insegnamento della religione cat-tolica.

Questo convegno è stato solo il pri-mo appuntamento di un ricco ventagliodi offerte formative che accompagneran-

no non solo gli insegnanti di religionema anche tutti gli operatori scolastici,racchiuse in un percorso che porta il ti-tolo “Laudato si’. Abitare, annunciare,uscire, educare, trasfigurare”: esso inten-de unire le sollecitazioni dell’enciclicasociale di papa Francesco e i cinque ver-bi che hanno scandito il cammino delconvegno ecclesiale di Firenze, desuntidalla Evangelii Gaudium. Anche questeoccasioni ci permetteranno di vivere la“sosta che ci rinfranca” cui ci invita iltema dell’anno pastorale 2016-17, la-sciandoci provocare da quanto lo Spiritosuggerisce alla nostra chiesa, in partico-lare dal sinodo dei giovani annunciatodal vescovo Claudio durante la Gmg diCracovia che, speriamo, possa trovareanche nella scuola terreno favorevoleper aprire nuove strade di incontro.

Iniziare il cammino con lo zaino pie-no di tutte queste emozioni ci aiuta a su-perare le tante difficoltà che già si sonointraviste in questi primi giorni di scuo-la, trasformandole in desiderio di mi-glioramento, in aspettative realistichema non prive di speranza; soprattuttoper noi educatori sono stimolo a guarda-re ai giovani che ci sono affidati con unosguardo di simpatia e di stima, quellostesso sguardo con cui noi, alla loro età,avremmo voluto essere guardati e che,quando si è posato su di noi, ci ha fattodiventare un po’ più grandi.

�don Lorenzo Celi

ANALFABETISMO EMOTIVO Caratterizza questo nostro tempo. Dei ragazzi ma anche degli adulti

Autocontrollo e discernimento... ok, ma le emozioni contano

� Io non ci sono andato al convegno però ne hoparlato con una collega che c’è stata. Era emozio-nata. Mi ha quasi rimproverato un’assenza che hodovuto giustificare dicendo che ero pieno di lavoro.Mi ha anticipato che saranno disponibili materiali,offrendomi come una immediata e gratuita possibi-lità di redenzione.

Emozionata per l’intensità delle testimonianzedi vita, per la semplicità e la comunicatività del ve-scovo Claudio, per la quantità di docenti di tantediscipline coinvolti e in silenzio nell’ascoltare.

Sono anch’io un po’ emotivo, e quando devoparlare in pubblico magari sudo. Ma magari sudo

anche perché fa caldo. In ogni caso non è facilestiano zitti e si lascino coinvolgere, i docenti. Inquesto siamo abbastanza moderni, e rappresentia-mo bene la scarsa propensione all’ascolto di que-sto nostro tempo, assieme dedito pervasivamentealla comunicazione e però incapace di ascoltaredavvero per più di un tweet, e magari digitandocompulsivamente lo stesso.

Docenti, coinvolti e in silenzio. Non mi par qua-si possibile, dopo tanti collegi e corsi di aggiorna-mento vari.

Guardo la collega. Coinvolti e in silenzio... Leic’era... In silenzio... davvero emozionante.TW

EET A

GAIN

di Gia

como

Bevila

cqua Assente sì ma pentito...

Viviamo un frammento di storia che oscilla

tra l’esaltazionedelle emozioni e il tentativo

di sterilizzarle, facendociassomigliare a dei robotdalle sembianze umane