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Maggio 2019 SCHEDA N. 15 -BACINI DI CARRARA: TORANO - MISEGLIA - COLONNATA A) RELAZIONI E DISCIPLINA A1 Relazione Illustrativa

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Maggio 2019

SCHEDA N. 15 -BACINI DI CARRARA: TORANO - MISEGLIA - COLONNATA A) RELAZIONI E DISCIPLINA

A1 Relazione Illustrativa

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COMUNE DI CARRARA Provincia di Massa Carrara

Piano Attuativo del Bacino Estrattivo

Scheda n.15 “Bacino estrattivo di Carrara (e di Massa)”

Artt.113 e 114 della L.R. 10 novembre 2014 n.65 “Norme sul governo del Territorio”

Relazione Illustrativa

Maggio 2019

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INDICE Introduzione ........................................................................................................................ 3 1. I bacini estrattivi di Carrara ........................................................................................... 4 1.1 Natura e funzioni dei piani attuativi dei Bacini Estrattivi delle Alpi Apuane................... 7 1.2Valori e criticità paesaggistiche....................................................................................... 8 1.3 Valori e criticità socioeconomiche ................................................................................. 10 2. Riferimenti procedurali e normativi a piani, leggi e regolamenti .................................... 12 2.1 Procedimento per la formazione del piano attuativo e la conformazione paesaggistica ... 12 2.2 Valutazione ambientale strategica (vas) e studio per la valutazione di incidenza............. 14 2.3 Principali riferimenti normativi e atti della programmazione e della pianificazione territoriale sovraordinata ..................................................................................................... 14 3. Il Quadro conoscitivo .................................................................................................... 19 3.1 Le analisi e gli studi contenuti negli elaborati costituenti il quadro conoscitivo .............. 19 3.2 Intervisibilità e caratteri percettivi ................................................................................. 27 3.3 I caratteri paesaggistici della morfologia dei suoli.......................................................... 30 3.4 Lo studio sui ravaneti .................................................................................................... 32 4. Gli Obiettivi e il quadro progettuale............................................................................... 32 4.1 Gli obiettivi del piano e le azioni ................................................................................... 32 4.2 Sintesi delle previsioni urbanistiche ............................................................................... 36 4.3 Sintesi delle previsioni destinate alle attività estrattive e disciplina in materia ambientale ........................................................................................................................... 40 5. Le condizioni ambientali e geologiche ........................................................................... 58 5.1 Sintesi del Rapporto Ambientale .................................................................................... 58 5.2 Sintesi delle indagini geologiche ................................................................................... 60 Bibliografia ......................................................................................................................... 63

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Introduzione II marmo, che ha dato luogo ad una millenaria attività di escavazione, ha caratterizzato

fortemente la maggior parte dell'ambiente apuano, così che la più grande ricchezza e la più peculiare caratteristica di queste montagne è divenuta generatore di valori ma anche di criticità. La dualità produzione/ambiente ha influito, nei secoli, sulle strutture insediative e strutturali del comprensorio territoriale apuano. (cfr. BRUZZI et al.).

La catena delle Alpi Apuane, per conformazione geologica, per posizione geografica e per composizione floro/faunistica, costituisce un comprensorio naturale unico a tal punto da riconoscervi un Parco Naturale Regionale. Una straordinaria e diffusa rete escursionistica si inerpica tra pareti rocciose, vette, boschi e praterie attraendo sempre più turisti ed appassionati della montagna.

Ambiente, paesaggio, storia, arte e lavoro sono gli elementi che gravano su un territorio unico determinando l’identità degli abitanti e l’immagine collettiva: Carrara significa, per tutti, marmo.

"Se vi ha un paese in Italia degno di richiamare l'attenzione dei naturalisti, uno di questi è senza dubbio il territorio dell'Alpe Apuana, piccolo gruppo di montagne situato sull'estremità occidentale dell'Etruria.

Questa contrada già divenuta classica nella storia di Roma per lo spirito d'indipendenza dei suoi prischi abitatori, i Liguri Apuani, non è niente meno singolare nella storia fìsica del globo per la struttura e formazione delle sue roccie avendo la natura fino dalla prima età ivi depositato il più bianco marmo, e per le arti il più pregevole". (Repetti, Repetti E., Sopra l'Alpe Apuana e i Marmi di Carrara, Badia Fiesolana 1820)

L’unicità di un territorio stretto tra la costa e le vette delle Alpi Apuane ha, ancora una volta, un carattere plurimo: bellezza paesaggistica valorizzata dalla vicinanza tra mare e montagna e risorsa produttiva di eccellente qualità e accessibile poiché vicina alle infrastrutture.

Sul territorio si leggono ancora le tracce di un passato che caratterizza l’identità di questi luoghi e diventa risorsa attrattiva per un nuovo turismo storico/culturale: tagliate e formelle romane, piani inclinati e vie di lizza, Ponti di vara e manufatti storici della ferrovia marmifera. Componenti da valorizzare per caratterizzare ancor più questi luoghi. Testimonianze di questi luoghi si riconoscono nella letteratura e nell’arte. (da: Dante Alighieri a Dickens, da Michelangelo a Dazzi).

Fin dall’antichità dei romani si era compreso l’enorme valore del marmo e delle sue qualità innovando le tecniche di escavazione spingendo sempre l’ingegno e le tecnologie disponibili oltre i suoi limiti per migliorare il rapporto tra sforzo e beneficio. Dal semplice uso del legno, passando per il filo elicoidale si è arrivati al cavo diamantato, dai buoi e dalla lizzatura, passando per la ferrovia si è arrivati a mezzi meccanici avanzatissimi. (cfr. BORGHINI).

«Due paia, quattro paia, dieci paia, venti paia (di buoi n.d.r.) per un sol blocco, secondo la sua grandezza, deve venir giù, per questa strada, con fatica, da pietra a pietra, con dietro di loro quegli enormi carichi, spesso muoiono sul posto; e non soltanto loro; perché i loro collerici conduttori a volte, nella foga, cadono e vengono schiacciati a morte dalle ruote. Ma andava bene cinquecento anni fa e deve andar bene ancora adesso; e una strada ferrata, giù per questi pendii (la cosa più semplice del mondo) sarebbe una bestemmia bell'e buona». (C. Dickens, Impressioni italiane, a cura di Claudio Messina, Roma, Biblioteca del Vascello, 1989).

Nuove tecniche e nuove produzioni si affiancano per ricavare ricchezza da un materiale

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prezioso artisticamente ma anche chimicamente. Carrara afferma così il suo primato di produzione mondiale del marmo proiettandosi nel

mercato globale come fonte di materiale lapideo unico e prezioso. La corsa alla produzione ha portato però con sé anche costi sociali in termini di vittime e

di alterazioni ambientali che hanno segnato la vita e la percezione di questi luoghi. Il quadro così variopinto di questioni trova dunque quale punto di raccolta il territorio che

lo ospita e che lo contiene. O meglio, tale quadro, è il paesaggio che si mostra a chi osserva definendo così il risultato tra uomo e ambiente.

La sfida che si insegue da sempre è raggiungere l’equilibrio sostenibile tra produzione (ricchezza, lavoro, tecnica) e ambiente (conservazione delle risorse naturali, qualità della vita degli abitanti, salvaguardia dell’ecosistema).

Il nuovo corso della pianificazione territoriale pone dunque al centro di questo equilibrio il paesaggio, nella sua accezione più ampia: "Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. (Art. 1 Convenzione europea del Paesaggio).

E’ dunque nella ricerca di un bilanciamento tra le strutture del paesaggio che va ricercato l’equilibrio dell’insieme. Con questo spirito e con queste premesse ci si avvia a illustrare le scelte e i contenuti dei Piani Attuativi dei Bacini Estrattivi di Carrara.

1 I bacini estrattivi di Carrara Il territorio collinare e montano del Comune di Carrara contiene una vasta area soggetta

alla presenza di cave. Nel tempo le attività estrattive hanno interessato porzioni di territorio oggi non più coltivato. In particolare, a seguito di una scelta condotta negli anni novanta del secolo scorso il Comune di Carrara stabilì di non consentire più l’escavazione degli alti versanti montani onde limitare l’incidenza delle attività sul territorio privilegiando invece la concentrazione delle attività nei bacini più facilmente raggiungibili dalle infrastrutture e più distanti dalle emergenze naturali che, nel frattempo, sono state ricomprese nel Parco delle Alpi Apuane.

Gli strumenti urbanistici comunali negli ultimi decenni hanno sempre riconosciuto il bacino estrattivo di Carrara come comprensorio industriale consentendo e promuovendo l’attività di produzione del marmo: non da ultimo il Piano Strutturale vigente che definisce obiettivi e strategie volti alla prosecuzione delle attività di escavazione in tali territori con un contestuale miglioramento delle condizioni ambientali e lavorative.

Il Piano di Indirizzo Territoriale con Valenza di Piano Paesaggistico Regionale (PIT-PPR), approvato da Regione Toscana e Ministero dei Beni Culturali ha individuato, all’interno della propria disciplina, i bacini estrattivi delle Alpi Apuane. In tali aree può essere svolta l’attività estrattiva di materiale lapideo definendo specifici piani attuativi orientati a garantire un equilibrio sostenibile tra produzione e paesaggio.

All’interno del territorio comunale di Carrara sono stati individuati i seguenti bacini: - il bacino di Pescina Boccanaglia e il bacino di Piscinicchi (Scheda 14 dell’Allegato V del PIT-PPR) identificati quale aree contigue di cava del Parco delle Alpi Apuane; - il Bacino di Carrara composto a sua volta dai bacini di Torano, Miseglia e Colonnata (Scheda 15 dell’Allegato V del PIT-PPR) non ricompresi nel Parco delle Alpi Apuane; - il Bacino di Combratta (Scheda 17 dell’Allegato V del PIT-PPR) identificato quale area contigua di cava del Parco delle Alpi Apuane.

Il bacino di Carrara (Scheda 15 dell’Allegato V del PIT-PPR) è contiguo al bacino di

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Massa per il quale il Comune di Massa ha dato avvio al procedimento per la fase preliminare di VAS nel mese di marzo in attuazione della Del. G.C. n. 80 del 20/03/2019.

Tavola inquadramento schede PIT-PRP

Complessivamente nel territorio di Carrara si conta un totale di 128 siti estrattivi. Di questi 21 sono esterni ai bacini estrattivi sopra indicati e dunque risultano siti estrattivi dismessi. All’interno dei bacini vi sono: 28 cave inattive e 79 cave attive (dato riferito al 30/06/2018).

Di seguito si riporta un elenco che indica per singolo bacino il numero di riferimento e la denominazione di ciascuna cava (attiva o inattiva):

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Elenco Cave con indicazione numero identificativo della cava e bacino di prevalente appartenenza

N° cava Nome cava Bacino N°

cava Nome cava Bacino

2 Boccanaglia A PISCINICCHI 103 Calocara B MISEGLIA 5 Piastriccioni B PESCINA-BOCCANAGLIA 105 Calocara C MISEGLIA 6 Piastriccioni C PESCINA-BOCCANAGLIA 106 Carpevola B MISEGLIA 9 Pratazzolo B PESCINA-BOCCANAGLIA 109 Finestra B MISEGLIA

10 Calacata PESCINA-BOCCANAGLIA 110 Finestra A MISEGLIA 11 La Faggeta PESCINA-BOCCANAGLIA 113 Vara Bassa MISEGLIA 13 Pescina A PESCINA-BOCCANAGLIA 115 Vara Alta MISEGLIA 16 Crestola TORANO 120 Belgia C MISEGLIA 17 Ruggetta A TORANO 121 Novella A MISEGLIA 21 Lorano II TORANO 123 Belgia Bassa MISEGLIA 22 Lorano I TORANO 127 Buca del Fagiano COLONNATA 25 Canalbianco A TORANO 131 Campanella COLONNATA 26 Fossa del Lupo TORANO 132 Pirenea COLONNATA 37 Fossagrande TORANO 133 Tacca COLONNATA 39 Fossa degli Angeli TORANO 136 Ortensia COLONNATA 40 La Facciata TORANO 138 Ravalunga COLONNATA 41 Collestretto TORANO 142 Pizzagallo B COLONNATA 42 Amministrazione TORANO 147 Querciola COLONNATA 46 Polvaccio TORANO 148 Cima Campanili COLONNATA 52 Tecchione TORANO 150 Fossaficola A COLONNATA 55 Torrione TORANO 152 Vetticcicaio Alto COLONNATA 56 Battaglino C TORANO 153 Fossaficola B COLONNATA 61 Valpulita TORANO 155 Olmo-Fossacava COLONNATA 64 La Madonna TORANO 159 Fosso Cardellino C COLONNATA 66 Poggio Silvestre A TORANO 161 Venedretta C COLONNATA 67 Bettogli Zona Mossa TORANO 162 Calagio COLONNATA 68 Bettogli B TORANO 167 Venedretta A COLONNATA 71 Fossalunga MISEGLIA 168 Cima di Gioia COLONNATA 73 Fiordichiara A MISEGLIA 171 Gioia Cancelli COLONNATA 75 Ciresuola MISEGLIA 172 Gioia Pianello COLONNATA 76 Fiordichiara B MISEGLIA 173 Gioia Piastrone COLONNATA 78 Tagliata MISEGLIA 175 La Piana A COLONNATA 79 Carbonera B MISEGLIA 177 Artana B COLONNATA 84 Galleria Ravaccione MISEGLIA 181 Fossa Combratta COMBRATTA 85 Fantiscritti A MISEGLIA 190 Fossaficola C COLONNATA 87 Galleria Fantiscritti MISEGLIA 1001 Monte Beneo COLONNATA 88 Verdichiara MISEGLIA 89 Strinato B MISEGLIA 92 Fantiscritti B MISEGLIA 94 Valbona MISEGLIA 95 Canalgrande B MISEGLIA

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I bacini estrattivi individuati dal PIT- PPR occupano una superficie complessiva di circa 1146,5 ha e rappresentano il 16 % dell’intera estensione comunale.

Nella tabella successiva sono riportati i bacini del comune di Carrara, la loro area in ettari e la percentuale di superficie occupata in relazione al territorio comunale e all’estensione del comparto estrattivo carrarese.

Bacino estrattivo Area Bacino

(in ha) % su intero

territorio comunale % su area

comparto estrattivo

PISCINICCHI 3,51 ha 0,05 % 0,31 %

PESCINA-BOCCANAGLIA 67,91 ha 0,95 % 5,92 %

TORANO 430,46 ha 6,02 % 37,55 %

MISEGLIA 283,86 ha 3,97 % 24,76 %

COLONNATA 357,51 ha 5,00 % 31,19 %

COMBRATTA 3,16 ha 0,04 % 0,28 %

1.1 Natura e funzioni dei piani attuativi dei Bacini Estrattivi delle Alpi Apuane I Piani Attuativi dei Bacini Estrattivi delle Alpi Apuane sono stati introdotti

nell’ordinamento regionale dal PIT-PPR e dalla L.R. 65/2014 e sono definiti e regolati dagli articoli 113 e 114 della L.R. 65/2014: “(…) all’interno dei bacini estrattivi delle Alpi Apuane, come identificati dal piano paesaggistico regionale, le nuove attività estrattive sono subordinate all’approvazione di un piano attuativo, di iniziativa pubblica o privata, riferito all’intera estensione di ciascun bacino estrattivo. In assenza del Piano attuativo a scala di bacino estrattivo non è ammessa l’apertura di nuove attività estrattive né la riattivazione di cave dismesse (…)” (articolo 113 comma 1).

Secondo le Norme Comuni di cui all’Allegato 5 del PIT-PPR che contiene, tra l’altro, l’esatta individuazione dei bacini mediante le 21 “Schede dei bacini estrattivi delle Alpi Apuane”:

“a) l’attività estrattiva è finalizzata all’estrazione di materiali lapidei ornamentali, e può riguardare materiali per uso industriale solo se derivanti dalla produzione di materiali ornamentali e non può essere autorizzata per la sola produzione di inerti; tale produzione di inerti è da limitare quanto più possibile, al fine di valorizzare le risorse e minimizzare gli impatti paesaggistici;

b) non è ammessa la realizzazione di nuove discariche di cava. E’ consentito il deposito provvisorio all’interno del perimetro di cava autorizzato alle condizioni di cui al comma 6; c) la prosecuzione della coltivazione delle cave viene regolata in modo da garantire la sostenibilità degli effetti e il corretto sfruttamento della risorsa lapidea, anche in considerazione delle caratteristiche storico identitarie dell’attività di escavazione nell’area.” Ai sensi delle medesime norme, il piano deve individuare:

- le quantità sostenibili e le relative localizzazioni nel rispetto della pianificazione regionale in materia di cave e delle previsioni degli strumenti della pianificazione

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territoriale, nonché delle relazioni idrogeologiche tra le attività previste e il sistema delle acque superficiali e sotterranee;

- le cave e le discariche di cava, quali i ravaneti, destinate esclusivamente ad interventi di riqualificazione paesaggistica, i siti di escavazione storici preindustriali e i beni di rilevante testimonianza storica o culturale, connessi con l'attività estrattiva.

In assenza di piano attuativo sono ammessi esclusivamente limitati interventi di escavazione. Con la sottoscrizione avvenuta in data 22 giugno 2018 da parte del Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo e della Regione Toscana di un atto di condivisione, è stata approvata la posticipazione di un anno del termine di applicazione della norma transitoria prevista, portando la scadenza al giugno 2019.

Nell’Allegato V del PIT-PPR si precisa, inoltre, che, considerata la significativa e storicizzata presenza di attività per l’estrazione del marmo nell’intero territorio apuano e preso atto che la legislazione vigente non ammette all'interno dei Parchi l'attività estrattiva, il Parco ha individuato all’interno del suo territorio alcuni areali definiti “Area Contigua di Cava” entro cui è possibile esercitare l’attività estrattiva (L.R. 65/1997).

La perimetrazione dei Bacini estrattivi rappresentati nelle Schede da 1 a 14 e da 16 a 21 coincide quindi con le Aree Contigue di Cava (ACC) del Parco delle Alpi Apuane individuate dalla L.R. 65/1997 e modificate con L.R. 73/2009 e dai perimetri delle aree contigue destinate all'attività di cava del Parco Regionale delle Alpi approvato con deliberazione del Consiglio direttivo n. 21 del 30/11/2016 che è diventato efficace in data 30/06/2017. Tali perimetri costituiscono il riferimento per l'individuazione delle aree a destinazione estrattiva di materiali per usi ornamentali, ai sensi dell'art. 2 lett. f) della L.R. 35/2015.

1.2 Valori e criticità paesaggistiche Il presente Piano attuativo, relativo Scheda n.15 “Bacino di Carrara (e di Massa)” del

PIT-PPR, indaga e approfondisce gli elementi di valore e di criticità individuati dal PIT-PPR, che disciplina la tutela del paesaggio mediante obiettivi, direttive, indirizzi e prescrizioni che riguardano lo Statuto e la Strategia del piano.

Nel “profilo” dell’Ambito paesaggistico n. 2 Versilia e Costa Apuana, il PIT-PPR riconosce una pluralità di valori e criticità:

“L’attività mineraria, rispondendo a ben determinate esigenze di mercato è tuttavia legata a costanti processi evolutivi. Nuove tecnologie, sempre più meccanizzate efficienti e invasive, hanno ampliato in maniera significativa la capacità da parte dell’uomo dell’intervento di escavazione della montagna con il rischio di rottura di equilibri consolidati, a tal punto da porre problemi di mantenimento del paesaggio e della sua rappresentazione materiale e visibile; anche nella sua componente identitaria modellata dalla plurisecolare cultura del marmo. L’intervento di tutela e l’impianto normativo ad esso correlato scaturiscono da questa consapevolezza e intendono arginare queste problematiche pur nel mantenimento e prosecuzione delle attività estrattive. La tutela si con gura quindi nella ricerca di un equilibrio corretto tra il pro lo naturale e in parte selvaggio delle Apuane e l’intervento antropico che ne completa l’identità paesaggistica. Attraverso il piano e le prescrizioni dei vincoli si esprime la necessità di norme che contemperino la tutela e le attività estrattive.”

Nell’interpretazione di sintesi della Scheda d’Ambito paesaggistico n. 2 si riporta quanto segue:

La rilevante criticità paesaggistica è costituita dall’impiego di nuove tecnologie delle

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attività estrattiva nelle Alpi Apuane che, con l’apertura di numerosi ed ampi fronti di cava, ha influito sui valori estetici e percettivi del paesaggio, sulle componenti ecosistemiche, sulla funzionalità del reticolo idrografico che Particolarmente in alta quota incidono sulla percezione d’insieme.

1.2.1 Valori e criticità della invariante I del PIT-PPR -“I caratteri

idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici”- Nei Valori della I invariante si legge: “Le Alpi Apuane rappresentano storicamente una barriera, ma anche una calamita per

gli insediamenti umani, a causa della ricchezza delle risorse estrattive, idriche e forestali. La combinazione di forme scoscese e risorse minerarie ha prodotto una territorializzazione altamente specifica, anch’essa ormai molto conosciuta a livello globale.

L’ambito apuano dell’Alta Versilia e dell’entroterra carrarese e massese è interessato dalla presenza di alcuni siti estrattivi individuati all’interno delle Aree contigue di cava del Parco delle Alpi Apuane, caratterizzati dalla presenza di materiali lapidei ornamentali di pregio.

Al marmo si affianca una varietà di minerali e mineralizzazioni, sfruttate sin dall’epoca romana; miniere di ferro, mercurio, argento, blenda, cinabro, manganese etc., abbandonate e in attesa dell’istituzione del Parco Archeologico delle Alpi Apuane per poter essere valorizzate.”

Nelle Criticità è invece riportato quanto segue: “La tradizionale attività di estrazione del marmo rappresenta una risorsa e

contemporaneamente una criticità: i valori storici, sociali, di cultura materiale e artistica sono rilevanti e tuttavia comportano, per la loro natura, l’erosione di beni di eccezionale valore geomorfologico, in primis i sistemi carsici delle Alpi Apuane

I locali fenomeni di degrado legati all’attività estrattiva creano delle interferenze con l’assetto paesaggistico come pure con il naturale andamento del sistema idrografico idrologico. In stretta connessione, le grandi capacità del sistema di alimentazione delle falde creano possibili ulteriori interferenze; la facilità con cui l’acqua viene convogliata agli acquiferi produce il rischio che, agli stessi, vengano convogliate anche sostanze inquinanti. Il comportamento dei corsi d’acqua che scendono alle aree di pianura e costiere da luogo a seri rischi idraulici”.

1.2.2 Valori e criticità della invariante II del PIT-PPR - “I caratteri ecosistemici del

paesaggio” Tra i Valori degli ecosistemi forestali della invariante II il PIT, nella scheda d’ambito n. 2,

dettaglia quanto segue: “I boschi dei versanti apuani più interni costituiscono un vasto nodo forestale primario

della rete ecologica regionale, in gran parte caratterizzato da castagneti e boschi misti di latifoglie, in contatto, verso la costa, con la matrice forestale dei bassi versanti, dominata da boschi termo li, ma soprattutto da pinete di pino marittimo spesso degradate e mosaicate con lande e macchie post incendio. La copertura forestale risulta più densa e continua nelle valli versiliesi rispetto a quelle del carrarese e massese. In queste ultime (ad es. valli di Forno e Resceto), nuclei forestali isolati a dominanza di ostrieti si localizzano su acclivi versanti rocciosi in mosaico con rada vegetazione arborea (aree forestali in evoluzione a basso grado di connettività) o con densa vegetazione arbustiva (lande a ginestrone Ulex

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europaeus) di ricolonizzazione su ex pascoli e coltivi montani (ad esempio nella Valle del Regolo). Nei versanti apuani anche le faggete montane contribuiscono alla copertura forestale (nodi primari), con particolare riferimento all’alta Valle della Turrite Secca e ai versanti settentrionali del M.te Corchia e del M.te Altissimo.”

Tra i Valori degli ecosistemi rupestri si cita: “Gli ecosistemi rupestri trovano nella catena apuana la loro massima espressione e

corrispondono integralmente al target degli Ambienti rocciosi montani e collinari con pareti verticali, detriti di falda e piattaforme rocciose.

Si tratta di ambienti montani e alto montani, caratterizzati dal forte determinismo edafico, con pareti rocciose verticali, piattaforme rocciose e detriti di falda a costituire ecosistemi particolarmente selettivi, ricchi di habitat e specie vegetali e animali di interesse regionale e comunitario, specie ed habitat endemici e relitti glaciali. Tali ambienti rappresentano luoghi di alto valore naturalistico anche per la nidificazione di importanti specie di uccelli (ad es. aquila reale, gracchi alpini e corallini, ecc.).”

Tra le criticità si segnala: “Le principali criticità sono legate alle intense dinamiche di abbandono delle attività

agropastorali in ambito montano, all’alto livello di artificializzazione e urbanizzazione della pianura costiera e alla presenza di forme di degrado legate al settore estrattivo delle Alpi Apuane.

Nel territorio apuano le attività estrattive, di marmo o di inerti, rappresentano elementi di forte criticità rispetto alle valenze naturalistiche, con particolare riferimento agli habitat e alle specie vegetali e animali legate agli affioramenti rocciosi calcarei, ai sistemi carsici e alle risorse idriche ipogee, così come agli ecosistemi fluviali e alle importanti risorse idriche. Queste ultime sono talora interessate da fenomeni di inquinamento fisico da marmettola derivante dal dilavamento di piazzali e discariche (ravaneti) di cava, e da scarichi derivanti da segherie e attività di lavorazione del marmo. Particolarmente rilevanti risultano le trasformazioni degli ambienti montani dell’entroterra carrarese, delle aree di fondovalle dell’entroterra, dei crinali di alta quota, delle alte valli della Turrite Secca, del Vezza, del Serra e della zona del Monte Corchia.

Nel territorio apuano le forme di degrado collegate alle atti- vità estrattive, di marmo o di inerti, localmente rappresentano elementi di interferenza rispetto alle valenze naturalistiche, con particolare riferimento agli habitat e alle specie vegetali e animali legate agli affioramenti rocciosi calcarei, ai sistemi carsici, così come agli ecosistemi fluviali e alle importanti risorse idriche. Rilevanti nei secoli risultano le trasformazioni degli ambienti montani ad opera delle attività estrattive”

1.3 Valori e criticità socioeconomiche Al fine di comprendere il quadro socioeconomico in cui si inserisce la filiera del marmo e

come questa possa produrre un benessere economico diffuso è stato redatto un apposito studio socioeconomico da “Leonardo IRTA – Istituto di Ricerca sul Territorio e l’Ambiente” di Pisa finalizzato alla definizione delle quantità di marmo che possono venire estratte in modo sostenibile così come prescritto dal Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana. Il Rapporto intitolato “Quadro conoscitivo socio-economico del territorio e della filiera lapidea ai fini del Piano Attuativo dei Bacini Estrattivi del Comune di Carrara” (Elaborato A1.1) fa parte del Quadro Conoscitivo del Piano. Di seguito si traggono alcuni passaggi significativi:

“Per quanto riguarda i settori economici, si nota nel comune, nonostante la

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specializzazione dell’industria lapidea che occupa l’8,8% del totale degli addetti alle unità locali delle imprese l’assenza di una marcata specializzazione industriale manifatturiera: l’intero comparto, infatti, occupa il 22,5% del totale degli addetti alle imprese (3.800 addetti), contro un valore regionale prossimo al 25%. L’unico altro settore manifatturiero di rilievo, oltre all’industria lapidea è la metalmeccanica che al 2015 occupa l’8,3% degli addetti. Una parte di questo settore, come si vedrà nel capitolo seguente, è legata alla produzione di beni strumentali per la filiera lapidea.”

“Il grado di specializzazione, ossia di divergenza in termini positivi tra la struttura comunale e quella regionale e del campione delle città di medie dimensioni, è dato invece dal commercio all’ingrosso, che occupa oltre 2.000 addetti: di questi ultimi una quota assai considerevole, che va dai 500 ai 1.000 addetti, sono occupati in imprese che operano nel commercio di prodotti della filiera lapidea e settori ad esso affini.”

“Carrara mostra una specializzazione nei servizi di trasporto di merci su strada, un dato legato anche alla presenza di servizi logistici per la filiera lapidea.”

(…) “Rispetto al resto della regione, il comune di Carrara è caratterizzato da un’offerta

turistica relativamente poco sviluppata. I principali indicatori in tal senso sono quelli che esprimono la capacità ricettiva, ossia i posti letti nelle strutture turistiche, mostrano valori nettamente inferiori alla media della regione e delle città di medie dimensioni (23 posti letto ogni 1.000 abitanti, contro una media regionale di quasi 150 posti). Anche nella composizione, l’offerta mostra un forte sbilanciamento verso le strutture non alberghiere, soprattutto campeggi e villaggi, che concorrono a oltre due terzi dell’offerta turistica totale.

Alla debolezza dell’offerta corrisponde un basso grado di specializzazione turistica in termini di domanda, misurata dalle presenze turistiche, con un valore di 2,3 turisti ogni 1.000 residenti, a fronte di una media regionale di 32,7 e delle città di medie dimensioni di 25,6.”

(…) “Le attività estrattive, a differenza dell’industria manifatturiera lapidea, mostrano un

saldo cumulato di posizioni lavorative positivo. Si tratta di un ulteriore elemento che mostra la discordanza tra i due comparti della filiera lapidea, e in particolare del trend negativo delle attività manifatturiere della lavorazione del marmo.”

(…) “Il marmo ha determinato il tessuto sociale e sostenuto l’economia del territorio al punto

che si può quasi identificare Carrara con il marmo. Al tempo stesso il settore è andato incontro a dinamiche che ne hanno modificato il ruolo e che continueranno a farlo per gli anni a seguire. Di fronte a queste dinamiche si può accettare di subirne passivamente gli esiti. In alternativa si può cercare di fronteggiarle per sostenere l’occupazione e il reddito, e in generale lo sviluppo locale, ma anche la salute degli abitanti e dei lavoratori e la sicurezza di un territorio esposto a un crescente rischio idrogeologico.”

(…) “E’ noto come non sia sempre una buona cosa essere ricchi di risorse naturali, al punto

che è stato coniato (Auty, 1992) il termine “maledizione delle risorse naturali” per indicare le cattive prestazioni economiche di Stati ricchi di risorse non rinnovabili. Si tratta di un fenomeno frequente, anche se non è inevitabile, e che può avere differenti e molteplici cause. Tra queste, una delle principali consiste nell’eccessiva specializzazione dell’economia. In estrema sintesi, l’abbondanza di una risorsa pregiata fa sì che l’economia ruoti troppo attorno al suo sfruttamento e che pertanto sia soggetta, come ogni “monocoltura”, ai rischi che derivano dalla mutevolezza dei fattori esterni che determinano la redditività della

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risorsa. Quando il prezzo della risorsa scende, si riducono in modo considerevole gli introiti derivanti dal suo sfruttamento e con essi anche le royalties pagate all’amministrazione pubblica. Considerato che l’economia è poco vitale, in quanto fondata per lo più sul godimento di una rendita, la crisi diviene presto pesante. Il fenomeno, anche se è più frequente in paesi poveri, ha colpito anche economie avanzate, tant’è che un caso emblematico è quello dell’Olanda degli anni '50 noto appunto come “male olandese” cominciato con la scoperta di un enorme giacimento di gas naturale nel 1959.

La “maledizione delle risorse naturali” è di norma riferita a stati, anche perché vi sono importanti effetti che esplicano la loro azione attraverso variazioni del tasso di cambio della valuta. Ciò nondimeno è un utile riferimento concettuale per Carrara in considerazione del generale peggioramento delle condizioni in cui si trova ad operare il settore del marmo. Innanzitutto i progressi nelle tecniche di escavazione e di lavorazione hanno ridotto in modo sensibile i tempi nonché la manodopera necessaria e aumentato parallelamente la potenzialità di escavazione. Inoltre la globalizzazione e la competizione nazionale e internazionale si è intensificata, ivi incluso lo sviluppo di prodotti che, anche se non comparabili al marmo, possono essere impiegati come sostituti.

(…) “Prendendo come riferimento le prescrizioni del PIT, esse definiscono la sostenibilità in

relazione all’obiettivo del “sostegno economico alla popolazione locale attraverso lavorazioni di qualità in filiera corta di tutto il materiale lapideo ornamentale estratto”. Questo pone il problema, oltre che della definizione di “filiera” come visto nel paragrafo precedente di come declinare e quantificare termine “corta”: se da un lato lo stock di marmo è fisso e immediatamente localizzabile, le attività di lavorazione sono inserite in una catena del valore che può assumere scala globale, per cui il materiale estratto a Carrara può essere lavorato e venduto ovunque, in Italia e nel Mondo. Basti pensare che il marmo di Carrara è, dei prodotti realizzati dai distretti industriali toscani, quello che mediamente “viaggia” per più km rispetto a tutti gli altri.”

(…) 2. Riferimenti procedurali e normativi a piani, leggi e regolamenti 2.1 Procedimento per la formazione del piano attuativo e la conformazione

paesaggistica Per ciascun bacino sia il PIT-PPPR che la Legge regionale 10 novembre 2014, n.65

“Norme sul governo del Territorio” prevedono che venga approvato uno specifico Piano attuativo. In assenza di tale piano non è possibile autorizzare l’apertura di nuove attività estrattive o la riattivazione di cave dismesse, ad esclusione di quanto previsto al punto 10 dell’Allegato 5 del PIT-PPR medesimo. I piani attuativi possono essere di iniziativa pubblica o privata e sono approvati secondo le procedure previste all’art.114 L.R.65/2014.

I piani attuativi, come già riportato al precedente paragrafo 1.1, sono redatti nel rispetto delle prescrizioni del piano paesaggistico regionale e degli obiettivi di qualità ivi contenuti, devono individuare le quantità sostenibili e le relative localizzazioni (nel rispetto della pianificazione regionale in materia di cave e delle previsioni degli strumenti della pianificazione territoriale), nonché le cave e le discariche di cava (ravaneti) che dovranno essere destinati esclusivamente a interventi di riqualificazione paesaggistica.

La legge prevede inoltre che i piani attuativi in oggetto possano essere presentati anche in assenza di espressa previsione degli stessi negli strumenti comunali di pianificazione

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urbanistica. Essi hanno efficacia dalla data di pubblicazione dell’avvenuta approvazione sul BURT ed

hanno validità 10 anni. I Piani attuativi dei bacini estrattivi del Comune di Carrara (uno per ciascuna scheda del

PIT-PPR) sono di iniziativa pubblica e sono stati redatti in forma coordinata al fine di garantire l’applicazione di metodologie e regole uniformi sul territorio comunale, pur tenendo conto delle peculiarità di ciascun bacino. Ciascun Piano è composto da un inquadramento generale e da un quadro conoscitivo a livello di ambito territoriale comune e da un approfondimento conoscitivo e un quadro propositivo a livello di bacino.

Il Piano attuativo disciplina le attività estrattive nel rispetto: - della pianificazione regionale in materia di cave di cui alla l.r. 35/2015; - della l.r. 65/1997, della l.r. 65/2014 e della l.r. 30/2015 e loro successive modifiche e

integrazioni; - del Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico (PIT-PPR) ed in

particolare: - delle disposizioni di cui all'art. 17 della Disciplina del piano; - delle disposizioni della Disciplina dei beni paesaggistici di cui all'Elaborato 8B; - delle Norme comuni, delle specifiche prescrizioni e degli obiettivi di qualità

paesaggistica definiti nelle Schede di Bacino (Elaborato 5); - dei vincoli, dei condizionamenti e delle limitazioni d'uso previsti dalla legislazione

vigente, dalla programmazione e pianificazione sovraordinata nonché dagli atti della pianificazione e programmazione comunale evidenziati nel quadro conoscitivo e recepiti nelle disposizioni normative dei piani attuativi, da rispettare sia per la prosecuzione della coltivazione delle cave esistenti sia per la localizzazione di nuove aree a destinazione estrattiva;

- dei rapporti tra le attività estrattive previste e l'assetto idrogeologico in relazione al sistema delle acque superficiali e sotterranee.

Il già citato art.114 della L.R. 65/2014 che disciplina il procedimento per l’approvazione dei Piani attuativi dei bacini estrattivi, prevede che il Piano attuativo debba essere conforme alle previsioni e alle prescrizioni del PIT e coerente con il Piano Strutturale. Essendo consentita la presentazione dei piani attuativi di bacino anche in assenza dell’espressa previsione negli strumenti comunali di pianificazione urbanistica non è prevista la conformità al Piano operativo comunale, strumento peraltro non ancora adottato nel Comune di Carrara.

L’analisi di coerenza e conformità con la disciplina del PIT-PPR è stata svolta mediante il confronto tra le previsioni del piano attuativo e i corrispondenti contenuti del PIT-PPR.

Il PIT-PPR disciplina la tutela del paesaggio mediante obiettivi, direttive indirizzi e prescrizioni che riguardano lo Statuto e la Strategia del piano, in particolare:

1) I beni paesaggistici formalmente riconosciuti comprendenti quelli di notevole interesse pubblico mediante specifici decreti Ministeriali (ex Art.136 D.lgs. 42/2004) e quelli vincolati mediante tutela diretta ex legge Galasso (ex art.142 D.Lgs 42/2004);

2) Le Invarianti Strutturali di cui al capo II della Disciplina di piano, a loro volta articolate a livello regionale mediante particolari schede d’ambito paesaggistico declinate per ciascuno dei 20 ambiti sub–regionali;

3) La compatibilità paesaggistica delle attività estrattive di cui al Capo VI della Disciplina di Piano –Articolo 17 “Norme generali”;

4) L’allegato IV “Linee Guida per la valutazione paesaggistica delle attività estrattive”; 5) L’allegato V “Schede dei bacini estrattivi” che oltre contenere norme comuni per i

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bacini estrattivi delle Alpi apuane a individuare la perimetrazione dell’ambito di riferimento per ogni singolo piano attuativo mediante le 21 schede, individua per ciascuna di essa criticità e obiettivi di qualità.

Per un più dettagliato rapporto sul procedimento di conformazione si rimanda all’elaborato A2 “Relazione di Conformità (Art. 114 c.2 L.R. 65/2014)” .

2.2 Valutazione ambientale strategica (VAS) e studio per la valutazione di incidenza Il Piano attuativo, in ottemperanza all'art. 14 della l.r. 65/2014 e dell'art. 5 bis della l.r.

10/2010, è stato assoggettato al procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS). Poiché il Piano interessa, direttamente o indirettamente, Zone speciali di conservazione (ZSC), Zone di protezione speciale (ZPS) e siti della Rete Natura 2000, la VAS contiene, ai fini della valutazione d'incidenza di cui all'art. 5 del D.P.R. 357/1997, apposito studio volto ad individuare i principali effetti sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. La valutazione di incidenza è effettuata nell'ambito del procedimento di VAS secondo quanto previsto dall'art. 73 ter della l.r. 10/2010. L’Autorità competente per la valutazione di incidenza è l’Ente Parco Regionale delle Alpi Apuane.

L’Autorità competente in materia di VAS (Artt. 12 e 13 della L.R. 10/2010) è stata individuata con Delibera di G.C. n° 129 del 29/03/2019 che ha sostituito, a seguito di una nuova organizzazione degli uffici e dei servizi del Comune, la precedente Autorità nominata con Delibera di G.C. n° 523 del 04/11/2013. I componenti del Nucleo tecnico di Valutazione sono: l’Ing. Marchetti Cesare (Settore Opere Pubbliche), l’Ing. Marrani Giuseppe (Settore Opere Pubbliche) e l’Arch. Bengasi Fiorini Michele (Settore Opere Pubbliche).

L’Autorità procedente (Art. 15 della L.R. 10/2010) è il Consiglio Comunale. 2.3 Principali riferimenti normativi e atti della programmazione e della

pianificazione territoriale sovraordinata 1) Riferimenti normativi a leggi regionali: L.R. 65/2014 (e s.m.i) - art. 88 lett.c) con riferimento ai contenuti del PIT che deve, tra l’altro, stabilire gli

“indirizzi e prescrizioni per la pianificazione territoriale in materia di infrastrutture, di trasporti e cave”;

- art.113 e art.114 disciplinano i contenuti e le procedure dei piani Attuativi dei bacini estrattivi delle Alpi Apuane;

L.R. 35/2015 (Disposizioni in materia di cave) Capo II e in particolare: - art.6 che definisce e illustra gli obiettivi del Piano Regionale Cave (PRC) ed esplicita

che il PRC è uno strumento di pianificazione territoriale; - art.7 che disciplina i contenuti del PRC; - art.9 che prevede che i Comuni adeguino i propri strumenti urbanistici, ove necessario,

alle previsioni contenute nel PRC; L.R. 10/10 "Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione

di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza" e L.R. 30/2015 “Norme per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale regionale”;

Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di piano paesaggistico regionale (PIT-PPR) approvato con D.C.R.T. n° 37del 27/03/ 2015;

2) Atti della programmazione e della pianificazione territoriale sovraordinata:

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Piano per il Parco delle Alpi Apuane approvato con Delibera del Consiglio Direttivo del Parco n.21 del 30/11/2016 (pubbl. sul BURT n. 22 del 31/05/2017);

Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Massa- Carrara (PTC) approva-to con Delibera Consiglio Provinciale n° 9 del 13/04/2005, di cui si riportano alcuni passag-gi aventi specifica attinenza alla risorsa marmo”:

Art. 1 (….) B) obiettivi strategici del PTC (…) b) Valorizzazione delle risorse essenziali che caratterizzano il territorio provinciale con particolare riferimento agli ambiti montani (crinali appenninici, Alpi Apuane), agli ambiti costieri, alle risorse con forte valenza economica nel quadro dell’economia provinciale quali il marmo, le acque oligominerali, i documenti materiali della cultura, il mare, l’ambiente naturale. (…) Art. 10 - Il sistema territoriale di Massa-Carrara 3. Tutti gli strumenti per il governo del territorio sono finalizzati (…) alla valorizzazione delle risorse essenziali in funzione dello sviluppo turistico, alla protezione idrogeologica del territorio a una equilibrata programmazione delle attività estrattive e per la valorizzazione della risorsa marmo a fini economici e produttivi. 4. Nel sistema territoriale locale Massa-Carrara, il PTC, con riferimento agli obiettivi strategici di cui all’art. 1 e sulla base del quadro conoscitivo, individua di seguito, per ciascuna tipologia di risorsa, obiettivi e invarianti strutturali. b) Territorio rurale Obiettivi strutturali - (…) - una complessiva azione di recupero e riequilibrio dei dissesti idrogeologici presenti nelle aree montane del retroterra costiero; - il rafforzamento delle connessioni naturali, culturali e funzionali tra le aree protette del parco delle Alpi Apuane e il restante territorio provinciale anche in sinergia e rela-zione con il Sistema funzionale per l’Ambiente; - il coordinamento dei piani settoriali relativi alle attività estrattive, al fine della razio-nalizzazione delle attività, prevedendo il recupero e la sistemazione dei ravaneti, l’incentivazione delle attività di seconda lavorazione del marmo, il miglioramento della qualità e sicurezza dei lavori nei cantieri estrattivi, anche in relazione alla costituzione del “distretto industriale del marmo” (…) Art. 13 - Sistema funzionale del patrimonio a elevato valore economico-sociale (…) 14. Il P.T.C. riconosce il “marmo” come elemento importante del sistema funzionale in relazione al ruolo storico, strategico, socio-economico e ambientale che tale risorsa ha nel tempo svolto nel processo di sviluppo e caratterizzazione del territorio provinciale, non solo come attività di cava ma anche per gli aspetti economici e culturali connessi con la lavorazione industriale e artistica, i laboratori di scultura, le interconnessioni con i sistemi infrastrutturali (funzioni portuali, ferroviarie e viarie), la promozione del territorio e del paesaggio apuano, la sicurezza dei luoghi di lavoro, la tutela ambientale e il recupero delle situazioni di degrado. 15. L’affermazione di uno specifico “valore” della risorsa marmo, nell’ambito del

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sistema funzionale, si basa sui seguenti elementi: - la rilevanza economica attuale e potenziale delle attività estrattive e di quelle indotte (anche in relazione alla consistenza dei giacimenti utilizzabili, in termini peraltro ancora relativamente conosciuti); - il radicamento storico e culturale della produzione marmifera con le specifiche conno-tazioni dei paesaggi di cava, degli insediamenti apuani e delle tradizioni tecnologiche e produttive; - la capacità di generare sistemi complessi di relazioni territoriali e funzionali in parti-colare tra attività estrattive, trasporto di materiali, produzioni e lavorazioni specializzate, attività turistiche e culturali, non circoscrivibili ai “luoghi” di estrazione della risorsa, ma aventi effetti (sia negativi che positivi) sul territorio provinciale ed in particolare sul sistema locale costiero; 16. In riferimento alla risorsa marmo, il P.T.C. riconosce quali elementi strutturanti per il sistema funzionale: - le cave attive (complessivamente costituite anche da piazzali, strutture antropiche e ravaneti) e i relativi bacini; - le cave dismesse ed in particolare quelle di origine storica; - le cave museo e gli altri elementi di valorizzazione culturale del marmo (eventi, per-corsi); - (esistente e di progetto) nonché il sistema intermodale ad essa relazionato (porto, fer-rovia, scalo merci, ecc.); - il Museo del Marmo; - il polo espositivo Internazionale Marmi e Macchine; - la Scuola del Marmo, l’Accademia di Belle Arti e l’Istituto d’Arte; - i laboratori di scultura e di segagione; - la rete commerciale e di promozione del prodotto (grezzo e lavorato); - i centri urbani della manodopera (di impianto e origine storica) legati alle attività e-strattive (Colonnata, Torano, Miseglia, Bedizzano, Forno, Resceto, Antona, Gragnana, Castelpoggio, Monzone, Ugliancaldo e Casola L.) - i paesaggi di cava, intesi come un insieme complesso di elementi tra loro relazionati. (…) Il Piano Strutturale del Comune di Carrara approvato con Deliberazione di Consiglio

Comunale n.28 del 16/03/2012. Con riferimento ai bacini estrattivi il PS comunale prevede: (art.17 Il sistema degli Insediamenti)

“(…) - nell’area industriale del bacino estrattivo le attività di cava sono esercitate tenendo

conto dei principi di tutela contenuti nelle presenti norme e da quanto previsto ai successivi Art. 20 “Sistema funzionale del marmo” e Art. 54 “Disposizioni relative all’attività di escavazione””. (art.20 “Il sistema funzionale del marmo”):

“1. Il sistema funzionale interessa le aree dei bacini estrattivi che comprendono le cave così come definite dal regolamento degli agri marmiferi del Comune di Carrara, le cave dismesse, i manufatti utilizzati per l’estrazione della viabilità di arroccamento e le aree a servizio delle cave. Tale sistema funzionale rappresenta valore identitario e storico-culturale per la città di Carrara e, sotto il profilo paesaggistico, un valore estetico-percettivo.

2. Il Comune, al fine di valorizzare le aree di cava e delle zone di escavazione dismesse, predispone uno specifico piano di settore delle attività estrattive redatto ai

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sensi dell’Art. 10 della l.r. 1/05, sulla base delle seguenti direttive e criteri di utilizzazione delle risorse essenziali:

- rafforzamento e protezione delle cave impegnate nella produzione dei prodotti del settore dei materiali ornamentali, in particolare incentivando quelle attività impegnate nella c.d. “produzione di filiera”, in quanto valorizzano e danno sostegno all’economia del settore del lapideo, rafforzano l’immagine internazionale dell’unicità e della qualità del nostro prodotto, garantiscono l’occupazione e la specializzazione della nostra manodopera;

- il recupero delle cave dismesse, comprese le cave non confermate dal PRAER, dovrà avvenire attraverso azioni orientate a riconsegnare il territorio ad una destinazione compatibile con l’ambiente che tenga eventualmente conto dei segni culturali che l’attività stessa può avere impresso sul paesaggio, anche attraverso il recupero, ove possibile, dei manufatti tecnologici quali testimonianze materiali di una attività economica tradizionale, facendo loro assumere un ruolo di risorsa per l’economia locale. Il recupero delle cave dismesse deve tutelare l’integrità visiva degli scenari paesaggistici percepiti dalle vie e dai percorsi panoramici e le risorse naturalistico-ambientali presenti;

- regolamentare le modalità di recupero e risistemazione dei ravaneti che presentano situazioni di criticità ambientale e di sicurezza, nell’ottica del mantenimento di specifici equilibri idrogeologici e paesaggistici;

- conseguire migliori soluzioni progettuali nella realizzazione dei manufatti di servizio e di quelli destinati alla produzione e della viabilità di servizio funzionali all’attività di escavazione e di trasformazione della materia prima;

- progetti di nuove infrastrutture per la mobilità e di servizio dovranno esprimere una elevata qualità sotto il profilo estetico percettivo, funzionale e ambientale;

- la possibilità di scavare nei SIR e nelle aree limitrofe comunque ecologicamente correlate e interagenti, può avvenire solamente a condizione che vi sia la necessità di prelevare materiale unico non reperibile all’esterno di tali luoghi, e solo a seguito di esito positivo dello studio di incidenza;

- l’attività estrattiva, il recupero delle cave abbandonate e dei ravaneti dovranno garantire la tutela della qualità e quantità delle acque sotterranee, stabilendo indirizzi sui metodi e sulle tecniche di escavazione da adottare nei progetti di coltivazione e di recupero che prevedano l’assenza di trasformazioni irreversibili della risorsa idrica;

- individuazione e sperimentazione di metodologie e azioni per la mitigazione degli impatti ambientali e paesistici connessi con le nuove tecnologie estrattive, anche in relazione all’aumento della produttività, del ritmo dei prelievi e dei conseguenti trasporti di materiale.

3.(…)” (art. 54 “Disposizioni relative alle attività di escavazione): “1. Gli strumenti di pianificazione territoriale in relazione alle attività di

escavazione sono regolamentati dalla Delibera del Consiglio Regionale della Toscana 27 febbraio 2007, n. 27 "Piano Regionale delle Attività Estrattive e di Recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui recuperabili (P.R.A.E.R.) e s.m." e dalla successiva D.G.R. n. 118 del 19 febbraio 2007 "Istruzioni tecniche per la redazione degli strumenti della pianificazione provinciale e comunale in materia di cave e torbiere, di recupero di cave dismesse o in abbandono e di riutilizzo dei materiali assimilabili, in attuazione dell’Art.6 della legge regionale 3 novembre 1998, n.78”;

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2. Per l’attività di estrazione del materiale lapideo ornamentale, come per il recupero delle cave non riconfermate dal PRAER, si applica la normativa disposta dalla L.R. n. 78/98, dal Regolamento per la Concessione degli Agri Marmiferi Comunali e, in ordine alla V.I.A., dal D. Lgs. n. 152/2006 s.m.i. e dalla L.R. 10/10 e s.m.;

3. Come previsto dalla D.G.R. n. 118 del 19 febbraio 2007 il Piano delle attività estrattive di recupero delle aree escavate e riutilizzo dei residui recuperabili della provincia (PAERP) definirà specifici indirizzi per la pianificazione comunale, che saranno recepiti nel P.S. e nel R.U., prioritariamente riferiti ai seguenti aspetti:

a) coordinamento delle attività estrattive nei bacini di cave contermini, al fine di assicurare le condizioni di sicurezza dei lavoratori e delle popolazioni interessate;

b) individuazione delle cave e delle zone di reperimento di materiali ornamentali storici, compatibilmente con la tutela delle risorse lapidee e del territorio interessato;

c) recupero ambientale di cave dismesse in condizioni di degrado ambientale e per le quali non vi sia preventivo impegno alla risistemazione;

d) modalità di coltivazione e risistemazione ambientale e funzionale con riferimento ai criteri stabiliti all’Art. 9 della stessa D.G.R. 118/2007 e a quanto previsto dall’Art. 19 del PTC della Provincia di Massa Carrara;

4. Il recepimento degli elementi conoscitivi relativi alle risorse estrattive ed ai giacimenti e delle prescrizioni localizzative che saranno contenute nel PAERP costituirà aggiornamento del quadro conoscitivo del P.S. Il Regolamento Urbanistico approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 69 del

2005 e succ. varianti, disciplina l’area in oggetto all’art.12 “ Sottozona D3 bacino estrattivo: (…) “- comprende l’area del bacino estrattivo in cui è consentita l'attività di estrazione del

marmo ai sensi della LR 52/94 e successive modifiche e integrazioni; - le attività estrattive sono regolate dal regolamento delle Concessioni degli Agri

Marmiferi del Comune di Carrara e dalle normative di settore regionale e provinciale in materia che sono parte integrante delle presenti norme;

- sul patrimonio edilizio esistente residenziale sono ammessi gli interventi fino alla ristrutturazione edilizia di cui al precedente Art. 9 con la possibilità del cambio della destinazione d’uso per attività turistiche e complementari turistiche, pubblici esercizi, attività didattiche e culturali, laboratori artistici del marmo e attività artigianali di servizio all’estrazione del lapideo;

- sul patrimonio edilizio esistente non residenziale sono ammessi interventi fino alla ristrutturazione edilizia di cui al precedente articolo 9 ad esclusione della r2 e r3, con possibilità del cambio della destinazione d’uso per attività turistiche e complementari turistiche, pubblici esercizi, attività didattiche e culturali, laboratori artistici del marmo, attività artigianali di servizio all’estrazione del lapideo e quella per laboratorio per la produzione e la stagionatura del lardo;

- sono ammesse: -- le nuove costruzioni per realizzare edifici da destinare a soccorso cave

dimensionati secondo le necessità del servizio; -- piazzali per depositi all’aria aperta purché funzionalmente connessi all’attività

di cava; -- interventi di bonifica e/o ripristino ambientale ai sensi delle vigenti leggi in

materia; - Attraverso specifici studi saranno disciplinate:

-- le aree da destinare allo stoccaggio di marmo in scaglie e terra ri-sultanti dalle

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lavorazioni di cava, all’interno delle quali potranno esse-re consentite attività funzionali al recupero di detti materiali;

-- la costruzione di chioschi per la vendita di souvenir, o di pertinenza di laboratori di scultura;

-- le aree per la costruzione di officine per la riparazione di macchine utensili destinate all’attività del settore estrattivo;

-- le aree per la costruzione di edifici da destinare a mensa e servizi per i lavoratori del settore estrattivo;

-- le aree per la realizzazione di nuovi insediamenti turistici produttivi.” (…).

Attualmente è in fase di redazione il nuovo Piano Operativo Comunale di adeguamento al PS e al PIT, secondo le procedure e i contenuti previsti dalla nuova L.R. 65/2014.

3. Il Quadro Conoscitivo 3.1 Le analisi e gli studi contenuti negli elaborati costituenti il quadro conoscitivo La formazione del Piano Attuativo fonda le sue basi su un quadro conoscitivo composito

che indaga i vari aspetti che interessano le aree estrattive a vari livelli di dettaglio. Su specifici temi di particolare rilevanza sono state sviluppate analisi maggiormente

approfondite avvalendosi di specialisti ed esperti. Come già illustrato precedentemente è stato elaborato dall’Istituto IRTA-Leonardo dell’Università di Pisa un dettagliato “Quadro conoscitivo socio-economico del territorio e delle filiera lapidea” (Elaborato A1.1) da cui si sono tratte le considerazioni utili alla individuazione di indicatori socio-economici utili alla definizione delle quantità sostenibili sotto il profilo paesaggistico.

Altro tema di approfondimento è stato quello riferito ai ravaneti: al fine di aggiornare il censimento delle aree coperte da ravaneto all’interno dei bacini estrattivi è stato sviluppato uno specifico studio dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa intitolato “Ricerche geomorfologiche applicate ai ravaneti del Comune di Carrara” (Elaborato A1.2). Tale studio, svolto in collaborazione con l’ufficio Marmo del Comune di Carrara ha permesso di individuare i ravaneti che nel tempo hanno assunto un valore sotto il profilo del trattenimento delle acque meteoriche e sotto il profilo della rinaturalizzazione. Una breve sintesi dello studio è riportata in un successivo paragrafo della presente relazione.

Al fine di comprendere in modo specifico gli elementi caratterizzanti sotto il profilo produttivo, ambientale e paesaggistico è stata redatta una scheda sintetica per ciascuna cava (Elaborato A1.3) ove sono riportate estratti delle cartografie, informazioni e tabelle oltre ad una documentazione fotografica di dettaglio.

Il quadro conoscitivo è stato organizzato secondo i vari temi indagati e secondo la scala territoriale di approfondimento. Per ciascun elaborato elencato di seguito sono inoltre indicate la fonte dati e/o gli autori delle elaborazioni.

Considerato che il PIT-PPR identifica e suddivide i bacini estrattivi delle Alpi Apuane in 21 Schede di bacino, corrispondenti ad altrettanti Piani attuativi (Allegato V ”Schede bacini estrattivi Alpi Apuane”) e che nel Comune di Carrara sono state individuate le tre schede di cui ai numeri 14, 15 e 17, al fine di una più ordinata elaborazione si è ritenuto di organizzare il quadro conoscitivo attraverso una sequenza di elaborati che riguardano il contesto territoriale più ampio comune a tutti i bacini estrattivi secondo le seguenti sezioni:

B) Quadro conoscitivo di inquadramento territoriale C) Quadro conoscitivo della pianificazione sovraordinata

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Gli elementi dei bacini riguardanti la singola scheda oggetto del presente Piano Attuativo sono stati approfonditi in elaborati afferenti alle seguenti sezioni:

D) Quadro conoscitivo geologico di dettaglio a livello di bacino E) Quadro conoscitivo singola scheda di bacino Nel quadro “B) Quadro conoscitivo di inquadramento territoriale” si possono

comprendere i rapporti dimensionali e connettivi delle aree oggetto dei Piani Attuativi dei Bacini Estrattivi con i contesti territoriali e paesaggistici. In particolare sono stati riportati i confini dei bacini estrattivi che interessano il territorio comunale di Carrara in relazione alle carte che costituiscono gli inquadramenti territoriali del PIT-PPR:

- B1.1) Carta Topografica Regione Toscana 1:50.000 (fonte dati: Regione Toscana) - B1.2) Carta dei Caratteri del Paesaggio Regione Toscana (fonte dati: Regione Toscana) In questa sezione si individuano inoltre i bacini estrattivi in relazione allo stato dei luoghi

descritto dalla foto aerea del 2016: - B1.3) Carta Ortofoto Regione Toscana anno 2016 (fonte dati: Regione Toscana) Nel quadro “C) Quadro conoscitivo della pianificazione sovraordinata” sono state

articolate le diverse conoscenze derivate dalle discipline dei piani “sovraordinati”. In particolare si è posta una prioritaria attenzione nel riconoscere gli elementi conoscitivi utili ad una miglior individuazione degli elementi paesaggistici definiti dal PIT-PPR.

In un percorso che ricalca la sequenza delle quattro invarianti del PIT-PPR si analizzano le componenti paesaggistiche e, nei casi più rilevanti, si articolano a scala di maggior dettaglio affinché le scelte progettuali possano poi definirsi mantenendo i principi della pianificazione territoriale del PIT con maggior precisione rispetto all’effettivo stato dei luoghi.

Partendo così dalla Invariante I – Caratteri idro-geo-morfologici del PIT-PPR si segnalano i territori ricompresi nei bacini estrattivi e si articolano ad una scala di maggior dettaglio gli elementi caratterizzanti i temi della geomorfologia e della pedologia:

- C1.1) Carta dei sistemi morfogenetici del PIT/PPR (fonte dati: Regione Toscana) - C1.2) Carta geologico strutturale con elementi geomorfologici (fonte dati: elaborazione

originale Dott. Geol. Andrea Piccinini) - C1.3) Carta della pedologia della Regione Toscana (fonte dati: Regione Toscana) . Al fine di perseguire l’obiettivo generale di cui all’art.7 della disciplina del PIT-PPR e

dare attuazione alle indicazioni per le azioni definite all’interno dell’Abaco regionale delle invarianti le azioni, il Piano attuativo riconosce l’individuazione dei morfotipi della invariante definita negli elaborati del PIT e la articola nelle modalità di seguito indicate.

Nella Tav. C1.1 “Carta dei sistemi morfogenetici del PIT-PPR”, le aree ricomprese nella scheda 15 ricadono, per la maggior parte del territorio, nel morfotipo MOC (Sistema morfogenetico montagna calcarea) per il quale l’abaco regionale dell’Invariante I definisce le seguenti indicazioni per le azioni:

- conservare i caratteri geomorfologici del sistema che sostiene paesaggi di elevata naturalità e valore paesaggistico, sia epigei che ipogei;

- salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche, limitando l’impermeabilizzazione del suolo e l’espansione degli insediamenti e delle attività estrattive;

- perseguire il miglioramento della compatibilità ambientale, idrogeologica e paesaggistica nell’attività estrattiva e nei relativi piani di ripristino.

Per la parte alta del Bacino di Colonnata inoltre, la “Carta dei sistemi morfogenetici del PIT-PPR” individua il morfotipo DOC (Dorsale Carbonatica) per il quale l’abaco regionale dell’Invariante I definisce le seguenti indicazioni per le azioni:

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- conservare i caratteri geomorfologici del sistema che sostiene paesaggi di elevata naturalità e valore paesaggistico, sia epigei che ipogei;

- prevenire l’interferenza tra le attività estrattive esistenti e i sistemi carsici ipogei; - salvaguardare il sistema evitando l’apertura di nuove attività estrattive e

l’ampliamento di quelle esistenti; - salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche. Il piano attuativo articola il riconoscimento dei valori della I invariante negli elaborati

C1.2 “Carta geologico strutturale con elementi geomorfologici” e C1.3 “Carta della pedologia della Regione Toscana” a scala dei bacini estrattivi di Carrara.

Si individua inoltre, nel “quadro conoscitivo geologico di dettaglio a livello di bacino” in scala 1:5.000, una sequenza di elaborati (fonte dati: elaborazioni originali Dott. Geol. Andrea Piccinini) contraddistinti con la lettera “D” che indagano le caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e delle varietà merceologiche:

- D1.1) Carta Geologica (Tav. Nord) - D1.2) Carta Geologica (Tav. Sud) - D2.1) Carta Gomorfologica di dettaglio dei Bacini Estrattivi (Tav. Nord) - D2.2) Carta Geomorfologica di dettaglio dei Bacini Estrattivi (Tav. Sud) - D3.1) Carta delle Varietà Merceologiche (Tav. Nord) - D3.2) Carta delle Varietà Merceologiche (Tav. Sud) - D4.1) Carta Idrogeologica (Tav. Nord) - D4.2) Carta Idrogeologica (Tav. Sud). Le indagini così sviluppate hanno contribuito alla formazione del quadro progettuale

dove sono riconosciuti le componenti paesaggistiche dei caratteri idro-geo-morfologici. Con riferimento ai caratteri eco-sistemici e ambientali è stata indagata la II Invariante

del PIT-PPR. Sono stati così analizzati gli elementi caratterizzanti l’ambiente e gli habitat interessati dalle aree estrattive dei bacini di Carrara redigendo i seguenti elaborati:

- C2.1) Carta della Rete ecologica del PIT/PPR (fonte dati: Regione Toscana) - C2.2) Carta delle Aree Protette della Regione Toscana (fonte dati: Regione Toscana) - C2.3) Carta degli Ecosistemi dei bacini estrattivi (fonte dati: elaborazione originale

Dott. Claudio Lorenzoni, Dott. Antonella Grazzini, Dott. Alessandra Sani, Dott. Luca Puglisi)

- C2.4) Carta della Vegetazione Forestale dei bacini estrattivi (fonte dati: elaborazione originale Dott. Claudio Lorenzoni, Dott. Antonella Grazzini).

Al fine di perseguire l’obiettivo generale di cui all’art.8 della disciplina del PIT-PPR e dare attuazione alle indicazioni per le azioni definite all’interno dell’Abaco regionale delle invarianti, il Piano attuativo riconosce l’individuazione dei morfotipi della invariante definita negli elaborati del PIT-PPR e la articola con specifiche elaborazioni.

Nella Tav. C2.1 “Carta della rete ecologica del PIT-PPR”, le aree ricomprese nella scheda 15 ricadono nei seguenti morfotipi:

- Per il Bacino di Torano il PIT-PPR individua in alcune aree la presenza del “Nodo forestale primario” della rete degli ecosistemi forestali, dell’”Ecosistema rupestre e calanchivo” e soltanto per una piccola parte il “Nodo degli agroecosistemi” della rete degli ecosistemi agropastorali;

- Per i bacini di Miseglia e di Colonnata il PIT-PPR individua in alcune aree la presenza del “Nodo forestale primario” della rete degli ecosistemi forestali e dell’”Ecosistema rupestre e calanchivo”.

L’abaco regionale della II invariante definisce una serie di indicazioni strategiche per ciascuno dei succitati ecosistemi volti al miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica,

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della qualità eco sistemica e alla tutela degli ecosistemi naturali e dei paesaggi agropastorali. Per il nodo forestale primario il PIT individua le seguenti indicazioni per le azioni: - Mantenimento e miglioramento della qualità degli ecosistemi forestali attraverso la

conservazione dei nuclei forestali a maggiore maturità e complessità strutturale, la riqualificazione dei boschi parzialmente degradati (castagneti cedui con intensi prelievi, pinete soggette a incendi, ecc.) e valorizzando le tecniche di selvicoltura naturalistica; - Recupero dei castagneti da frutto e gestione attiva delle pinete costiere finalizzata alla loro conservazione;

- Riduzione del carico di ungulati; - Riduzione e mitigazione degli impatti legati alla diffusione di fitopatologie e degli

incendi; - Riduzione e mitigazione degli impatti/disturbi sui margini dei nodi e mantenimento e/o

miglioramento del grado di connessione con gli altri nodi (primari e secondari); - Mantenimento e/o miglioramento degli assetti idraulici ottimali per la conservazione

dei nodi forestali planiziali; - Miglioramento della gestione selvicolturale dei boschi suscettibili alla invasione di

specie aliene (robinia), con particolare riferimento ai castagneti, alle cerrete, alle pinete di pino marittimo e alle foreste planiziali e ripariali;

- Miglioramento dei livelli di sostenibilità dell’utilizzo turistico delle pinete costiere (campeggi e altre strutture turistiche), riducendo gli impatti sugli ecosistemi forestali e il rischio di incendi;

- Mantenimento e/o miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ecosistemi arborei ripariali, dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d’acqua;

- Riduzione delle utilizzazioni forestali negli impluvi e lungo i corsi d’acqua. Per il nodo degli agroecosistemi il PIT-PPR individua le seguenti indicazioni per le

azioni: - Mantenimento e recupero delle tradizionali attività di pascolo e dell’agricoltura montana, con esclusione della porzione di nodi primari montani interessati da praterie primarie e da brughiere, aree umide e torbiere, attraverso lo sviluppo di un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio;

- Riduzione dei processi di consumo di suolo agricolo a opera dell’urbanizzato nelle aree agricole collinari e nelle pianure interne e costiere;

- Mantenimento e miglioramento delle dotazioni ecologiche degli agroecosistemi con particolare riferimento agli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili);

- Mantenimento delle sistemazioni idraulico-agrarie di versante (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.) e della tessitura agraria;

- Riduzione del carico di ungulati e dei relativi impatti sugli ecosistemi agropastorali e sulle praterie primarie e torbiere;

- Mantenimento degli assetti idraulici e del reticolo idrografico minore per i nodi delle pianure alluvionali;

- Riduzione degli impatti sugli ecosistemi prativi montani e sulle torbiere legati a locali e intense attività antropiche (strutture turistiche, strade, impianti sciistici, cave, impianti eolici);

- Mitigazione degli effetti delle trasformazioni degli ecosistemi agropastorali in vigneti specializzati, vivai o in arboricoltura intensiva;

- Mantenimento e tutela integrale degli ambienti climax appenninici, quali le praterie primarie, le brughiere e le torbiere montane e alpine;

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- Mantenimento e valorizzazione dell’agrobiodiversità. Per gli ambienti rocciosiecosistemi rupestri e calanchivi il PIT-PPR individua le seguenti

indicazioni per le azioni: - Mantenimento dell’integrità fisica ed ecosistemica dei principali complessi rupestri

della Toscana e dei relativi habitat rocciosi di interesse regionale e comunitario; - Aumento dei livelli di compatibilità ambientale delle attività estrattive e minerarie, con

particolare riferimento all’importante emergenza degli ambienti rupestri delle Alpi Apuane e ai bacini estrattivi individuati come Aree critiche per la funzionalità delle rete (diversi bacini estrattivi apuani, bacini estrattivi della pietra serena di Firenzuola, del marmo della Montagnola Senese, ecc.);

- Riqualificazione naturalistica e paesaggistica dei siti estrattivi e minerari abbandonati e delle relative discariche;

- Tutela dell’integrità dei paesaggi carsici superficiali e profondi; - Mitigazione degli impatti delle infrastrutture esistenti (in particolare di linee elettriche

AT) e della presenza di vie alpinistiche in prossimità di siti di nidificazione di importanti specie di interesse conservazioni stico;

- Tutela dei paesaggi calanchivi, delle balze e delle biancane quali peculiari emergenze geomorfologiche a cui sono associati importanti habitat e specie di interesse conservazionistico;

- Tutela delle emergenze geotermali e miglioramento dei livelli di sostenibilità ambientale degli impianti geotermici e dell’industria turistica geotermale.

Il piano attuativo articola il riconoscimento dei valori della II invariante nei seguenti elaborati a scala dei bacini estrattivi:

- C2.2) Carta delle Aree Protette della Regione Toscana - C2.3) Carta degli Ecosistemi dei bacini estrattivi - C2.4) Carta della Vegetazione Forestale dei bacini estrattivi. Si individua inoltre, nel quadro conoscitivo di dettaglio a livello di bacino in scala

1:5.000, una sequenza di elaborati contraddistinti con la lettera “E” che indagano le caratteristiche ecosistemiche e vegetazionali:

- E3) Carta della Vegetazione forestale - E4) Carta degli ecosistemi.

Le indagini così sviluppate, tenendo conto anche della particolare vocazione di “bacino industriale” così individuato anche dal piano Strutturale, hanno contribuito alla formazione del quadro progettuale.

La caratterizzazione del territorio antropizzato delle aree interessate dal Bacini Estrattivi è stata sviluppata mediante una serie di analisi riferite alla III Invariante del PIT-PPR.

In particolare è stato condotto uno studio specifico riguardante una più dettagliata definizione dell’Uso del Suolo ed un ulteriore studio condotto sulle componenti del paesaggio derivate dal raffronto delle foto aeree e della cartografia storica. Si rileva l’estremo interesse relativamente ad una cartografia composta da una serie cartografica della seconda metà del 1800 “Fossen – Tissi” ove a una scala di dettaglio sono rappresentate le aree escavate all’epoca e da cui si può ricavare un quadro storico che restituisce in modo esplicito la presenza già diffusa delle cave sul territorio collinare e montano di Carrara.

La sequenza di foto aeree descrivono inoltre un quadro evolutivo dell’espansione delle aree interessate dall’escavazione già assai diffusa nella seconda metà del 1900 fino a descrivere l’ulteriore evoluzione del recente passato.

Questa sezione del Quadro conoscitivo è dunque composta dai seguenti elaborati: - C3.1) Carta dell’uso del suolo (fonte dati: elaborazione originale ufficio urbanistica

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Comune di Carrara) - C3.2.1) Catasto storico (metà ‘800) - Castore (fonte dati: Regione Toscana) - C3.2.2) Carta topografica Fossen Tissi 1886-1887 (fonte dati: scansione, mosaicatura e georefereziazione a cura dell’ufficio urbanistica Comune di Carrara) - C3.2.3) Ortofoto GAI anno 1954 (fonte dati: Regione Toscana) - C3.2.4) Ortofoto anno 1978 (fonte dati: Regione Toscana) - C3.2.5) Ortofoto anno 1988 (fonte dati: Regione Toscana) - C3.2.6) Ortofoto anno 1996 (fonte dati: Regione Toscana) - C3.2.7) Ortofoto anno 2003 (fonte dati: Regione Toscana) - C3.2.8) Ortofoto anno 2007 (fonte dati: Regione Toscana) - C3.2.9) Ortofoto anno 2013 (fonte dati: Regione Toscana).

Al fine di perseguire l’obiettivo generale di cui all’art.9 della disciplina del PIT e di garantire la tutela e la conservazione della componente insediativa afferente alla III invariante il piano attuativo approfondisce dunque l’analisi evolutiva del territorio focalizzando l’attenzione sul valore degli edifici e delle emergenze storiche. Il PIT individua il territorio dei bacini estrattivi all’interno del morfotipo insediativo n.3 “Morfotipo insediativo lineare a dominanza infrastrutturale multimodale.”

Per il “morfotipo insediativo a pettine dei pendoli costieri sull’Aurelia” il PIT definisce le seguenti indicazioni per le azioni ritenute aventi rilevanza per il territorio interessato dal piano attuativo:

- Riqualificare il sistema insediativo continuo e diffuso della fascia costiera, ricostituendo e valorizzando le relazioni territoriali tra montagna-collina, pianura, fascia costiera e mare; - (…) - Riqualificare e valorizzare il ruolo connettivo dei corsi d’acqua come corridoi ecologici multifunzionali, anche al fine di ricostituire le relazioni tra costa ed entroterra e promuovere la mobilità sostenibile per la fruizione balneare; - (…) - Tutelare e la valorizzare il patrimonio storico - architettonico presente sui versanti delle collinari costituito dalle testimonianze del sistema di difesa quali borghi fortificati, castelli, torri.

Si individua inoltre, nel quadro conoscitivo di dettaglio a livello di bacino in scala 1:5.000 la Tav. E2) Carta dell’uso del suolo da cui emergono i rapporti e le concessioni territoriali degli insediamenti.

Ulteriori approfondimenti in termini di struttura insediativa si ritrovano analizzati negli elaborati riguardanti una specifica rassegna dell’edificato presente e della presenza di manufatti storici e testimoniali illustrati negli elaborati della serie E5. In tali elaborati sono individuati i singoli manufatti e se ne descrive per ciascuno le caratteristiche dimensionali, le componenti architettoniche, la tipologia edilizia, i materiali oltre il valore architettonico e lo stato di conservazione.

Il Piano Attuativo riconosce, all’interno dei Bacini estrattivi di cui alla scheda 15, i seguenti luoghi di interesse storico testimoniale: i ponti di Vara, l’ex stazione Fantiscritti, l’ex stazione Ravaccione, l’ex stazione Tarnone, l’edificio ex carceri, il piano inclinato di Fantiscritti, l’edificio ad uso abitazione Betogli, il ponte Tarnone, l’ex infermeria Colonnata, la Cima Canalgrande e Fossacava.

Le indagini così sviluppate hanno contribuito alla formazione del quadro progettuale dove sono state individuate le zone di interesse storico-testimoniale, le cave storiche, le antiche vie di lizza, il tracciato della Ferrovia marmifera, i piani inclinati e la rete

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sentieristica del CAI oltre ad una classificazione degli edifici attraverso la quale si riconosce il valore architettonico/storico/testimoniale dei manufatti.

Il PIT-PPR non riconosce particolari qualità per IV invariante riguardante le componenti agro-forestali all’interno delle aree oggetto del presente Piano attuativo.

Al fine comunque di perseguire l’obiettivo generale di cui all’art.11 della disciplina del PIT-PPR il Piano attuativo riconosce l’individuazione dei morfotipi della invariante IV definita negli elaborati del PIT-PPR riportati nella TAV. C4.1 “Carta dei morfotipi rurali del PIT/PPR”.

Tale elaborato evidenzia l’assenza di morfotipi all’interno dei bacini estrattivi di Carrara e pertanto non sono previste particolari discipline e articolazioni di dettaglio.

La sezione del Quadro conoscitivo riguardante la pianificazione sovraordinata si conclude:

- individuando la ricognizione dei beni paesaggistici ai sensi del codice del Paesaggio ex Dlgs 42/2004; - articolando uno studio sulla intervisibilità i cui contenuti si illustrano al paragrafo successivo; - riportando un estratto della carta delle invarianti del Piano Strutturale vigente.

In particolare riferimento ai Beni Paesaggistici definiti dal PIT-PPR è stata elaborata una cartografia riportante le aree soggette a vincolo paesaggistico avente valore ricognitivo:

- C5.1) Carta ricognitiva dei Vincoli Paesaggistici del PIT/PPR (fonte dati: Regione Toscana).

I beni di notevole interesse pubblico mediante specifici decreti Ministeriali (ex Art.136 D.lgs. 42/2004) non interessano il bacino estrattivo in oggetto. Ricadono invece all’interno del piano attuativo i seguenti beni paesaggistici vincolati mediante tutela diretta ex legge Galasso (ex art.142 D.Lgs 42/2004) per i quali sono stati selezionati obiettivi, direttive e prescrizioni aventi diretta o potenziale interazione con il contenuto del piano attuativo:

- Art.142. c.1, lett. c), Codice L. 42/2004 - I fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal R.D. 11 dicembre 1933, n.1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; - Art.142. c.1, lett. d), Codice L. 42/2004 - le montagne per la parte eccedente i 1.200 metri sul livello del mare; - Art.142. c.1, lett. e), Codice L. 42/2004 - I circhi glaciali; - Art.142. c.1, lett. g), Codice L. 42/2004 - I territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'art. 2, commi 2 e 6, del D.Lgs n°227 del 18/05/2001; - Art.142. c.1, lett. m), Codice L. 42/2004 - Le zone di interesse archeologico.

Il Piano Attuativo prende in considerazione inoltre gli elementi conoscitivi desunti dalla disciplina del Piano Strutturale riportando al termine della sezione la seguente cartografia che riguarda un estratto della Tavola QP3 del Piano Strutturale:

- C7.1) Carta delle Invarianti Strutturali Tav. QP.3 (fonte dati: Piano Strutturale vigente Comune di Carrara).

Nel quadro “D) Quadro conoscitivo geologico di dettaglio a livello di bacino” sono state articolate le diverse tematiche idrgoeologiche ad una scala di maggior dettaglio.

Si individua inoltre, nel “quadro conoscitivo geologico” di dettaglio a livello di bacino in scala 1:5.000 una sequenza di elaborati (fonte dati: elaborazioni originali Dott. Geol. Andrea Piccinini) contraddistinti con la lettera “D” che indagano le caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e delle varietà merceologiche:

- D1.1) Carta Geologica (Tav. Nord)

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- D1.2) Carta Geologica (Tav. Sud) - D2.1) Carta Geomorfologica di dettaglio dei Bacini Estrattivi (Tav. Nord) - D2.2) Carta Geomorfologica di dettaglio dei Bacini Estrattivi (Tav. Sud) - D3.1) Carta delle Varietà Merceologiche (Tav. Nord) - D3.2) Carta delle Varietà Merceologiche (Tav. Sud) - D4.1) Carta Idrogeologica (Tav. Nord) - D4.2) Carta Idrogeologica (Tav. Sud). Le indagini così sviluppate hanno contribuito alla formazione del quadro progettuale

dove sono riconosciuti le componenti paesaggistiche dei caratteri idro-geo-morfologici. Per un approfondimento sui contenuti delle tavole si rimanda alle indagini geologiche

allegate al PABE. Nella sezione “E) Quadro conoscitivo singola scheda di bacino“ si sviluppano una serie

di approfondimenti di dettaglio relativamente ai seguenti temi rilevanti ai fini della pianificazione delle attività estrattive sia in termini ambientali-paesaggistici che insediativi.

Ai fini di restituire un quadro aggiornato (al giugno 2018) delle attività preesistenti e di quelle in essere sono state cartografate le aree interessate da autorizzazioni all’escavazione. La rappresentazione delle aree in oggetto è frutto di una operazione di georeferenziazione, curata dall’Ufficio Marmo comunale, delle autorizzazioni rilasciate e di quelle attive:

- E0.1.1) Carta delle attività estrattive preesistenti – stato attuale (Tav. Nord)(1:5.000) - E0.1.2) Carta delle attività estrattive preesistenti – stato attuale (Tav. Sud) (1:5.000) - E0.2.1) Carta delle attività estrattive – stato autorizzato (Tav. Nord) (1:5.000) - E0.2.2) Carta delle attività estrattive – stato autorizzato (Tav. Nord) (1:5.000) (Fonte dati dei suddetti elaborati: Ufficio Marmo Comune di Carrara). Tali elaborati evidenziano le aree oggetto di escavazione, le aree destinate ai servizi della

cava e gli elementi geometrici che caratterizzano le bancate e le viabilità di servizio. Al fine di dettagliare e comprendere meglio gli elementi che caratterizzano la morfologia

dei suoli e che dunque qualificano alcuni degli elementi distintivi dei paesaggi delle cave è stato condotto uno specifico studio, meglio descritto in un successivo paragrafo, che riconosce e caratterizza questi territori secondo i seguenti tematismi:

- E1.1.1) Carta dell’Altimetria (Tav. Nord) (fonte dati: Regione Toscana - elab. Arch. Fabio Nardini) - E1.1.2) Carta dell’Altimetria (Tav. Sud) (fonte dati: Regione Toscana - elab. Arch. Fabio Nardini) - E1.2.1) Carta della Clivometria (Tav. Nord) (fonte dati: elaborazione originale - Arch. Fabio Nardini) - E1.2.2) Carta della Clivometria (Tav. Sud) (fonte dati: elaborazione originale - Arch. Fabio Nardini) - E1.3.1) Carta dell’Indice di Posizione Topografica (TPI) (Tav. Nord) (fonte dati: elaborazione originale - Arch. Fabio Nardini) - E1.3.2) Carta dell’Indice di Posizione Topografica (TPI) (fonte dati: elaborazione originale - Arch. Fabio Nardini) - E1.4.1) Carta dell’Esposizione dei versanti (Tav. Nord) (fonte dati: elaborazione originale - Arch. Fabio Nardini) - E1.4.2) Carta dell’Esposizione dei versanti (Tav. Sud) (fonte dati: elaborazione originale - Arch. Fabio Nardini). In sintesi i suddetti elaborati, avvalendosi di tecniche avanzate di elaborazione,

evidenziano l’asprezza della morfologia di questo territorio e tendono ad evidenziare gli elementi maggiormente emergenti al fine di fornire un quadro conoscitivo utile per la

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definizione delle strategie volte a salvaguardare i principali caratteri di questo paesaggio. Ad una scala di maggior dettaglio ed interessando esclusivamente i bacini del presente

Piano sono poi evidenziate le caratteristiche dell’uso del suolo e dei caratteri vegetazionali ed ecosistemici:

- E2.1) Carta dell’uso del suolo (Tav. Nord) (fonte dati: elaborazione originale uff. Urbanistica C. di Carrara) - E2.2) Carta dell’uso del suolo (Tav. Sud) (fonte dati: elaborazione originale uff. Urbanistica C. di Carrara) - E3.1) Carta della Vegetazione forestale (Tav. Nord) (fonte dati: elaborazione originale Dott. Claudio Lorenzoni, Dott. Antonella Grazzini) - E3.2) Carta della Vegetazione forestale (Tav. Sud) (fonte dati: elaborazione originale Dott. Claudio Lorenzoni, Dott. Antonella Grazzini) - E4.1) Carta degli ecosistemi (Tav. Nord) (fonte dati: elaborazione originale Dott. Claudio Lorenzoni, Dott. Antonella Grazzini, Dott. Alessandra Sani, Dott. Luca Puglisi) - E4.2) Carta degli ecosistemi (Tav. Sud) (fonte dati: elaborazione originale Dott. Claudio Lorenzoni, Dott. Antonella Grazzini, Dott. Alessandra Sani, Dott. Luca Puglisi). L’analisi delle componenti insediative dei bacini compresi disciplinati dal presente piano

si sviluppa mediante uno specifico studio che interessa un’originale censimento degli edifici e manufatti presenti nelle aree attraverso una specifica schedatura frutto di un lavoro sul campo a cura degli uffici del Comune di Carrara.

Gli elaborati seguenti riportano, all’interno di un album che raccoglie estratti in scala 1:1.000, la presenza dei manufatti e degli edifici oltre ad indicare, laddove presenti, le aree ove si riconoscono luoghi di interesse storico-testimoniale:

- E5.1.1) Analisi degli edifici e delle emergenze storiche Bacino Torano (Album A3) - E5.1.2) Analisi degli edifici e delle emergenze storiche Bacino Miseglia (Album A3) - E5.1.3) Analisi degli edifici e delle emergenze storiche Bacino Colonnata (Album A3). In tali elaborati sono indicati con un numero i codici identificativi di ciascun corpo di

fabbrica a cu corrisponde una descrizione, strutturata in una tabella contenuta negli elaborati seguenti:

- E5.2.1) Schedatura degli edifici Bacino Torano (Album A4) - E5.2.2) Schedatura degli edifici Bacino Miseglia (Album A4) - E5.2.3) Schedatura degli edifici Bacino Colonnata (Album A4). La lettura sinottica di questi documenti permette di avere un quadro conoscitivo

dettagliato dei manufatti presenti all’interno del territorio definendo inoltre una valutazione in merito al valore architettonico e allo stato di conservazione dei singoli fabbricati che è risultato estremamente utile nella definizione delle classi degli edifici e la corrispondente disciplina riguardante il patrimonio edilizi esistente.

Nei paragrafi seguenti si illustrano in modo più dettagliato alcuni degli studi condotti in merito alla intervisibilità e alla morfologia dei suoli.

3.2 Intervisibilità e caratteri percettivi Il Piano di Indirizzo Territoriale avente valenza di Piano Paesaggistico Regionale (PIT-

PPR) riconosce le quattro componenti fondamentali della struttura del paesaggio che sono già state indagate nei paragrafi precedenti.

Nel quadro delle conoscenze del PIT-PPR assume un ruolo importante la visibilità dei luoghi e i caratteri percettivi del territorio. In questo quadro l’allegato “Visibilità e Caratteri percettivi” del Piano Paesaggistico Regionale costituisce un valido riferimento per la

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individuazione dei luoghi maggiormente visibili sia in chiave “assoluta” ovvero a prescindere dal luogo di osservazione, sia in chiave “relativa” a luoghi di interesse (viabilità, punti di belvedere, città di Carrara).

Particolare attenzione è stata posta alla intervisibilità dei crinali per riconoscere quelli che hanno una particolare rilevanza paesaggistica ai fini di attuare forme di tutela nell’ambito della disciplina del PABE. Facendo tesoro delle metodologie illustrate nel PIT/PPR sono state sviluppate elaborazioni GIS utili a costruire un quadro specifico sul territorio di Carrara: A) intervisibilità teorica assoluta;

B) intervisibilità teorica ponderata; C) Intervisibilità teorica dei crinali (Arch Fabio Nardini). Intervisibilità teorica assoluta Sintesi della Metodologia: partendo da dati regionali disponibili relativi alla morfologia

dei suoli (aggiornati in parte al 2008, in parte al 2012) acquisiti mediante tecniche LIDAR aventi un dettaglio molto fine, è stato ricostruito un modello digitale del terreno con risoluzione di 2 metri al suolo che copre l’intero territorio comunale estendendosi anche oltre i limiti amministrativi. In corrispondenza dell’estensione del modello è stata creata una griglia regolare ortogonale di punti a “passo” di 100 m utile a collocare in modo omogeneo i punti di osservazione su tutto il territorio. E’ stato poi elaborato il bacino visivo di tutti i punti osservatore su tutto il territorio attribuendo così valori proporzionalmente crescenti ai luoghi visti da più punti osservatore. Per graduare il grado di importanza dei valori del bacino visivo è stata elaborata una scala dei valori divisi in 5 classi crescenti da 1 a 5 mediante la tecnica statistica “natural breaks” e, analogamente a quanto fatto dal PIT-PPR, è stata attribuita la classe linguistica di intervisibilità teorica assoluta dal valore 1 “ruolo molto basso” al valore 5 “ruolo molto alto”.

Esito dell’elaborazione: Intervisib. Assoluta

Bacino estrattivo Scheda PIT/PPR Superficie (mq) Rango Alto Rango Molto Alto

Pescina-Boccanaglia 14 679139,00 48226,42 4635,81

7% 1%

Piscinicchi 14 35111,00 3076,16

9% 0%

Colonnata 15 3575189,00 61823,72 16739,11

2% 0%

Miseglia 15 2838667,00 435505,66 255835,32

15% 9%

Torano 15 4305308,00 279783,71 54821,47

6% 1%

Combratta 17 31673,00 10247,69 12292,72 32% 39%

Si osserva che il bacino che presenta la maggior superficie in classi di intervisibilità assoluta di rango alto/molto alto è quello di Miseglia.

Intervisibilità teorica ponderata. Sintesi della Metodologia: partendo da dati regionali disponibili relativi alla morfologia

dei suoli (aggiornati in parte al 2008, in parte al 2012) acquisiti mediante tecniche LIDAR

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aventi un dettaglio molto fine, è stato ricostruito un modello digitale del terreno con risoluzione di 2 metri al suolo che copre l’intero territorio comunale estendendosi anche oltre i limiti amministrativi. A tale modello è stato aggiunta la morfologia dei volumi edificati reperita nei nella banca dati della Carta Tecnica Regionale alla scala 1:2000 aggiornata al 2009. E’ stato quindi elaborato un modello digitale della superficie (DSM) che oltre a descrivere la morfologia dei suoli tenesse in considerazione anche la presenza degli edifici mantenendo una risoluzione dettagliata di due metri.

Sono stati poi individuati i luoghi maggiormente rilevanti sotto il profilo del numero di osservatori:

- Autostrada A12: nel tratto che attraversa il territorio di Carrara è stato scomposto il percorso in una sequenza di punti distanziati 50 metri;

- Arenile: è stato estratto dalla Carta Tecnica Regionale 1:2.000 l’areale della superficie sabbiosa del litorale del Comune di Carrara ed è stata creata una maglia di punti a passo 50m. che intersecassero tale areale;

- Viali perpendicolari alla Costa Viale XX Settembre e Viale Galileo Galilei: è stato scomposto il percorso di entrambi i Viali in una sequenza di punti distanziati 50 metri.

Analogamente alla metodologia applicata a livello Regionale, per ciascuna delle precedenti classi di punti è stato elaborato il bacino visivo di ciascun punto ponderando anche la distanza tra il punto di osservazione e il suolo visibile:

- fino a 500 metri è stato attribuito un peso pari a 4; - da 500 metri fino a 5 km è stato attribuito un peso pari a 10; - oltre i 5 km è stato attribuito un peso pari a 2. Per ciascuna delle classi di punti è stato quindi redatto un elaborato che costituisce una

griglia regolare a passo orizzontale di 2 metri frutto della somma di tutti i bacini visivi ponderati dei punti di ciascuna classe estesa a tutto il territorio comunale.

Al fine di attribuire un giusto peso ai valori così elaborati rispetto all’estensione dei bacini estrattivi del Comune di Carrara, per graduare il grado di importanza dei valori del bacino visivo è stata elaborata una scala dei valori divisi in 5 classi crescenti da 1 a 5 mediante la tecnica statistica “natural breaks” prendendo in considerazione solo i valori ricadenti nei bacini applicando successivamente tale scala di valori al dato esteso a tutto il territorio comunale.

Analogamente a quanto fatto dal PIT-PPR, è stata attribuita la classe linguistica di intervisibilità teorica ponderata dal valore 1 “ruolo molto basso” al valore 5 “ruolo molto alto”. Al fine di riconoscere il ruolo maggiormente rilevante per ciascun tema sono stati rappresentati solo i valori “alto” e “molto alto”.

Esito dell’elaborazione:

Bacino estrattivo scheda Superficie

(mq)

Int. Pond. Arenile

Int. Pond. Autostrada

Int. Pond Via XX Sett - Galileo

R. Alto R. Molto Alto R. Alto R. Molto Alto R. Alto R. Molto Alto

Pescina- Boccanaglia

14 679139,00 5420,05 1251,62 156951,00 33650,09 393,68

1% 0% 23% 0% 5% 0%

Piscinicchi 14 35111,00 2485,30 17814,61

7% 0% 51% 0% 0% 0%

Colonnata 15 3575189,00 37063,46 115448,80 246699,13 34794,46 23462,53

1% 3% 7% 1% 1% 0%

Miseglia 15 2838667,00 204797,55 670321,29 826672,06 341196,99 307498,07 107482,72

7% 24% 29% 12% 11% 4%

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Torano 15 4305308,00 146853,54 354264,41 829315,32 23362,53 83803,63 2840,05

3% 8% 19% 1% 2% 0%

Combratta 17 31673,00 3185,53 33346,50 22266,77 25249,81

10% 105% 70% 80% 0% 0%

Le superfici che presentano una intervisibilità ponderata dall’arenile e dall’autostrada di rango alto/molto alto sono localizzate in prevalenza nel bacino di Miseglia. Significativa anche la porzione che presenta una intervisibilità ponderata dall’autostrada di rango alto nel bacino di Torano. Date le dimensioni della cartografia si rimanda alla Tav. C.6.2 per i dettagli.

Intervisibilità teorica dei crinali Sintesi della Metodologia: partendo da dati Regionali disponibili relativi alla morfologia

dei suoli (aggiornati in parte al 2008, in parte al 2012) acquisiti mediante tecniche LIDAR aventi un dettaglio molto fine, è stato ricostruito un modello digitale del terreno con risoluzione di 2 metri al suolo che copre l’intero territorio comunale estendendosi anche oltre i limiti amministrativi.

Tale modello del suolo è stato sottoposto alla elaborazione dell’indice di posizione topografica “TPI” elaborato secondo la metodologia elaborata da Weiss-Jenness individuando come scale factor 100m adatto ad una morfologia prevalentemente montana come quella delle alpi apuane. Tale elaborazione consente di individuare una soglia limite al di sopra della quale viene riconosciuta la forma naturale di un crinale.

A tale elaborazione è stato poi sovrapposto il dato dell’intervisibilità teorica assoluta e il dato dell’intervisibilità teorica ponderata calcolati come detto in precedenza.

L’Esito dell’elaborazione cosituisce la tavola C6.3. 3.3 I caratteri paesaggistici della morfologia dei suoli Al fine di definire un quadro conoscitivo che indagasse anche le caratteristiche

morfologiche dei territori ricompresi nei bacini estrattivi si è provveduto ed elaborare una serie di cartografie che evidenziassero i caratteri salienti della forma dei suoli. Più che in altre situazioni il suolo di questi luoghi ha un carattere mutevole condizionato dalla escavazione e dalla necessità di raggiungere luoghi impervi anche sotto il profilo della pendenza e dell’altitudine.

Le elaborazioni, effettuate con strumenti GIS si avvalgono della disponibilità di un modello digitale del suolo (DTM) molto raffinato avente un “passo” di 1 metro ed esteso su tutto il territorio comunale.

I dati, resi disponibili da Regione Toscana e dal Ministero dell’Ambiente si riferiscono agli anni 2008 e 2012 e sono frutto di un particolare rilievo LIDAR.

Il modello digitale del suolo così costituito è stato analizzato con particolari strumenti di analisi spaziale e sono stati redatti gli elaborati illustrati di seguito.

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Carta dell’Altimetria Il modello del suolo DTM è costituito da una griglia regolare ortogonale di punti distanziati gli uni dagli altri di 1 metro. A ciascun punto è attribuita la quota rilevata secondo la tecnica LIDAR e dunque è possibile graduare secondo diverse tonalità i valori che da 0 metri s.l.m. raggiungono quote superiori ai 2.000 metri s.l.m.

Dall’elaborato E1.1 è possibile comprendere che le porzioni più elevate in termini di quota sul livello del mare interessano le aree ai margini tra il bacino di Colonnata e il Parco delle Alpi Apuane ove le quote superano i 1000 metri s.l.m.

Carta della Clivometria Attraverso una specifica elaborazione GIS è possibile derivare con precisione molto

elevata la pendenza che in ciascun punto viene assunta dal suolo. L’elaborazione è stata orientata ad ottenere una gradazione di valori che ricalcassero le

fasce percentuali che ordinariamente si utilizzano per questo tipo di carte ed è orientata a capire quali siano le porzioni che più si possono adattare al passaggio dei mezzi destinati a raggiungere e a lavorare questi luoghi.

L’elaborazione E1.2 restituisce un quadro estremo, tipico per questo tipo di attività estrattive, ove, ad esclusione delle aree di fondovalle, gli unici spazi aventi pendenze percorribili dai mezzi è limitate alle strade e ai piazzali di cava.

Carta dell’Indice di posizione Topografica (TPI) – Topographic Position Index Al fine di individuare una più definita morfologia dei luoghi ove si interviene con la

disciplina dei Piani Attuativi è stato predisposto un apposito studio della morfologia del territorio comunale di Carrara atto ad individuare mediante un modello matematico denominato TPI (Topographic Position Index – cfr. Jenness-Engelman e Weiss A.) la presenza di condizioni morfologiche di crinale del modello altimetrico desunto dal rilievo LIDAR reso disponibile da Regione Toscana (anno 2008-2012) avente griglia con passo 2 metri (derivato mediante semplificazione e interpolazione del modello a 1 metro disponibile). In sostanza questo indice sintetizza, mediante una analisi spaziale, le condizione di pendenza, direzione della pendenza, continuità ed estensione delle porzioni di suolo aventi la medesima pendenza o, viceversa, le interruzioni di tale continuità che possono avvenire in poco spazio sempre in riferimento alla “ampiezza dell’intorno”. A seguito di una ricognizione della letteratura tecnica (cfr. Bibliografia) e dal tipo di conformazione montuosa si è scelto quale parametro di “ampiezza dell’intorno” (Neighborhood TPI Criteria) il valore di 100 m.

L’elaborato E1.3, classificando i diversi valori restituiti dalla elaborazione GIS che attribuisce a ciascuna porzione di suolo uno specifico valore TPI, evidenzia dunque la presenza di alcune forme ricorrenti nella composizione topografica di questi luoghi e risulta particolarmente utile per individuare in modo analitico e matematico le porzioni di suolo che assumo le seguenti forme:

- Fondovalle, avvallamento o conca (Valley, Lower Slope, Ditch) - Basso versante o pianoro (Lower slope) - Medio versante (Middle slope) - Alto versante (Upper slope) - Crinale, cresta o vetta (Hilltop, Ridge)

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Carta dell’Esposizione dei Versanti Per comprendere le condizioni morfologiche connesse anche alle condizioni

microclimatiche e ambientali dei versanti si è condotta una elaborazione finalizzata a comprendere e rappresentare la direzione delle pendenze delle singole porzioni di suolo. Avvalendosi di strumenti gis applicati al modello digitale del suolo DTM con passo a 1 metro è stato possibile classificare per ciascuna porzione di suolo la direzione prevalente verso i punti cardinali.

L’Elaborato E1.4 evidenzia con quattro colorazioni le direzioni delle pendenze riferite a ciascuna porzione di suolo e segnala, in particolare, come le aree interessate dalla presenza dei bacini interessati siano orientati prevalentemente a SUD-OVEST. Tale condizione corrisponde alla presenza di condizioni microclimatiche e di assolazione utili allo svolgimento di attività all’aperto come quella della escavazione.

3.4 Lo studio sui ravaneti Uno dei temi maggiormente rilevante in termini di sostenibilità e di analisi del territorio

dei bacini estrattivi riguarda la presenza e gestione dei Ravaneti. Il Comune di Carrara si è avvalso del supporto del Dipartimento di Scienze della Terra per sviluppare specifiche ricerche geomorfologiche applicate ai ravaneti per l’aggiornamento dei dati relativi all’estensione e alla caratterizzazione dei ravaneti dei bacini marmiferi ed all’identificazione dei ravaneti dei bacini marmiferi da sottoporre a tutela e valorizzazione.

Le indagini geomorfologiche condotte sulle aree estrattive presenti all’interno dei bacini marmiferi del Comune di Carrara, hanno permesso l’aggiornamento al 2017 del quadro conoscitivo dei ravaneti presenti sul territorio.

I dati di carattere geomorfologico ottenuti da fotointerpretazione sono contenuti in files vettoriali derivati dall’informatizzazione delle forme del rilievo strettamente legate alle aree estrattive e nel geodatabase ad essi associato. Tale organizzazione dei dati consente il loro aggiornamento con economie di costi e di tempi e contestualmente permette output cartografici fino alla scala di 1:2000.

Lo studio si sintetizza nella elaborazione dei seguenti elaborati: - Tavola 1 - “Carta geomorfologica dei ravaneti dei bacini marmiferi di Carrara” alla sca-

la di 1:10.000 aggiornata al 2017; - Tavola 2 – “Carta dei parametri di selezione dei ravaneti da sottoporre a tutela” alla sca-

la di 1:5000; - Tavola 3 - “Carta dei ravaneti da sottoporre a tutela” alla scala di 1:5000 e in versione

digitale alla scala 1:2000. Si rimanda ai contenuti dello studio riportato integralmente nell’elaborato A1.2 del Piano

Attuativo. 4. Gli Obiettivi e il quadro progettuale 4.1 Gli obiettivi del piano e le azioni Gli obiettivi generali e specifici dei piani attuativi dei bacini estrattivi del comune di

Carrara sono stati delineati sulla base delle politiche del territorio facendo riferimento ai seguenti contenuti dei piani/programmi territoriali sovraordinati:

- indirizzi per le politiche e agli obiettivi di qualità e le direttive individuati dal PIT/PPR

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per la scheda d’ambito n. 2 - Versilia e costa apuana; - obiettivi e direttive di cui all'Elaborato 8B Disciplina dei beni paesaggistici (artt. 134 e 157 del Codice) del PIT/PPR; - obiettivi di qualità di cui all'Allegato 5 Schede bacini estrattivi Alpi Apuane del PIT/PPR; - criteri minimi delle misure di conservazione delle ZPS (Del G.R. n 454 del 16/06/2008) e misure di conservazione delle ZSC (Del G.R. 1223/2015); - principali linee strategiche, obiettivi di gestione delle Unità di paesaggio, obiettivi di sostenibilità ambientale del Piano per il Parco del Parco Regionale delle Alpi Apuane; - obiettivi del Piano Strutturale del Comune di Carrara. Il Piano Attuativo, in conformità gli obiettivi e alle direttive della Scheda d’Ambito del

PIT-PPR Versilia e Costa Apuana nonché alle disposizioni dell’Allegato V del PIT-PPR e della relativa Scheda di Bacino persegue i seguenti obiettivi prioritari:

a) salvaguardare le Alpi Apuane in quanto paesaggio naturale e antropico unico e non riproducibile;

b) assicurare lo sviluppo sostenibile delle attività estrattive migliorandone i livelli di compatibilità ambientale e paesaggistica;

c) tutelare e valorizzare i siti di escavazione storici preindustriali, i beni di rilevante testimonianza storica e/o culturale connessi con l’attività estrattiva, altre emergenze e valenze territoriali;

d) tutelare il territorio dal rischio idraulico e geomorfologico; e) promuovere e favorire la lavorazione di qualità in filiera corta del materiale lapideo

ornamentale estratto; f) valorizzare la funzione/fruizione turistico culturale dei bacini estrattivi; g) valorizzare gli elementi di naturalità che rivestono importanza eco-sistemica e

paesaggistica. Di seguito si riporta una tabella ove a ciascuno dei suddetti obiettivi corrispondono

obiettivi specifici e le azioni previste dal Piano Attuativo.

Obiettivo strategico Obiettivi specifici Azioni di Piano per la Scheda n° 15 A. Salvaguardare le Alpi Apuane in quanto paesaggio naturale e antropico unico e non riproducibile

A.1 - tutelare i caratteri della morfologia dei crinali e delle vette ancora integri e non residuali;

Salvaguardare i seguenti contrafforti nelle parti integre: - Monte Campanili nella integrità del famoso elemento distintivo del paesaggio dalla quale deriva la visuale detta della Pietà di Michelangelo; - cresta che da M. Uccelliera scende verso sud direzione M. Pesaro; - parte più evidente della cresta secondaria che dalla dorsale M. Borla – M. Ballerino scende direzione Vasaro; - creste che dal M. Maggiore vanno verso Sud - cresta che dal M. Torrione discende verso M. D’Oro, - cresta secondaria Punta Valbona - cresta M. Bettogli

A.2 - minimizzare gli impatti paesaggistici all’interno dei bacini in cui è consentita l’attività estrattiva;

Tutelare l’intervisibilità ponderata dai principali tracciati escursionistici, dalla viabilità collinare montana e dai centri minori relativamente alle vette e i crinali ancora integri;

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Obiettivo strategico Obiettivi specifici Azioni di Piano per la Scheda n° 15 A.3 - individuare i ravaneti e/o le aree interessate da degrado ambientale da destinare esclusivamente agli interventi di riqualificazione/recupero paesaggistico.

Identificare i ravaneti da sottoporre a tutela in rapporto al grado di copertura vegetazionale e stabilità;

B - Assicurare lo sviluppo sostenibile delle attività estrat-tive migliorandone i livelli di compati-bilità ambientale e paesaggistica

B.1 - migliorare la sostenibilità della coltivazione delle cave in considerazione del valore economico, sociale e culturale che l’attività di estrazione e di lavorazione del marmo rappresenta per la comunità locale anche dal punto di vista identitario

Individuare le quantità sostenibili in conformita al PRC e inserire un sistema di premialità legato all’incremento dell’occupazionale e allo sviluppo di filiere connesse al mondo del lapideo; alla presentazione di progetti di com-pensazione socio-economica, ambientale e paesaggistica che prevedano un incremento occupazionale;

B.2 - individuare le quantità di escavazione sostenibili nel periodo di validità del piano in relazione alla tutela paesaggistica e ambientale e allo sviluppo socioeconomico della comunità locale, nel rispetto della pianificazione regionale in materia di cave;

Individuare le quantità sostenibili in conformità al PRC e inserire un sistema di premialità legato all’incremento dell’occupazionale e allo sviluppo di filiere connesse al mondo del lapideo; alla presentazione di progetti di compensazione socio-economica, am-bientale e paesaggistica che prevedano un incremento occupazionale;

B.3 - proteggere il sistema delle acque superficiali e sotterranee;

Prevedere nel quadro progettuale aree di tutela per le sorgenti derivate da studi idrogeologici alle quali associare norme specifiche; Prevedere norme specifiche per la gestione delle terre e detriti e per il contenimento del materiale in sospensione;

B.4 - regolare le attività di cava in modo da garantire la sostenibilità degli effetti, un razionale sfruttamento della risorsa lapidea e un’omogeneità di regole per il recupero ambientale dei siti estrattivi;

Individuare le quantità sostenibili in conformità al PRC e inserire un sistema di premialità legato all’incremento dell’occupazionale e allo sviluppo di filiere connesse al mondo del lapideo; alla presentazione di progetti di compensazione socio-economica, am-bientale e paesaggistica che prevedano un incremento occupazionale;

C - Tutelare e valorizzare i siti di escavazione storici preindustriali, i beni di rilevante testimonianza storica e/o culturale connessi con l’at-tività estrattiva, altre emergenze e valenze territoriali.

C.1 - tutelare e valorizzare i siti di escavazione storica significativi;

C.1 Tutelare le cave storiche romane in loc. Torano e Collestretto nel bacino di Torano; Tutelare le cave storiche romane e post-medievali di Fantiscritti e Canalgrande nel bacino di Miseglia; Tutelare le cave storiche romane e post-medievali di Fossacava, Venedretta e Gioia nel bacino di Colonnata, con particolare attenzione alle aree archeologiche formalmente riconosciute;

C.2 - tutelare e valorizzare le testimonianze tecnologiche e di archeologia infrastrutturale legate all’attività estrattiva e alla lavorazione del marmo;

C.2 Tutelare la testimonianza delle antiche vie di lizza e dei piani inclinati di Fantiscritti (bacino di Miseglia), di Fossacava (bacino di Colonnata); Tutelare il percorso storico della Ferrovia

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Obiettivo strategico Obiettivi specifici Azioni di Piano per la Scheda n° 15 Marmifera e dei manufatti di valore testimoniale dell’antico tracciato ferroviario;

C.3 - tutelare e valorizzare i beni che costituiscono testimonianza storica e/o culturale;

C.3 Tutelare i seguenti immobili di valore storico/testimoniale: I ponti di Vara L’ex stazione Fantiscritti L’ex stazione Ravaccione L’ex stazione Tarnone L’edificio ex carceri L’edificio ad uso abitazione Betogli Il ponte Tarnone L’ex infermeria Colonnata Stabilire regole di tutela dei caratteri tradizionali dell’edilizia tipica delle aree estrattive;

D - Tutelare il territorio dal rischio idraulico e geomorfologico

D.1 - analizzare e verificare gli studi di pericolosità idraulica, idrogeologica e geomorfologica in corso di redazione con l’obiettivo di risolvere in modo integrato le problematiche a scala complessiva;

Prevedere azioni e norme sui ravaneti a rischio geomorfologico;

D.2 - perseguire la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione del bacino dei corsi d’acqua unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico;

Prevedere norme specifiche per la gestione delle terre e detriti e per il contenimento del materiale in sospensione al fine della tutela dei corsi d’acqua;

E - Promuovere e favorire la lavora-zione di qualità in filiera corta del materiale lapideo ornamentale estratto.

E.1 - sviluppare un articolato sistema di relazione funzionale tra le attività di estrazione al monte e l’attività di lavorazione e trasformazione dei materiali estratti al piano;

Inserire un sistema di premialità legato all’incremento dell’occupazionale e allo sviluppo di filiere connesse al mondo del lapideo; alla presentazione di progetti di compensazione socio-economica, am-bientale e paesaggistica che prevedano un incremento occupazionale;

E.2 - definire modalità e criteri per pianificare il percorso della filiera corta con l’obiettivo di assicurare, entro il 2020, che almeno il 50% dei materiali estratti sia lavorato nel sistema produttivo locale;

Inserire un sistema di premialità legato all’incremento dell’occupazionale e allo sviluppo di filiere connesse al mondo del lapideo; alla presentazione di progetti di compensazione socio-economica, am-bientale e paesaggistica che prevedano un incremento occupazionale;

F - Valorizzare la funzione/fruizione turistico culturale dei bacini estrattivi

F.1 - Rafforzare e promuovere l’unicità dei bacini estrattivi carraresi;

Miglioramento della fruibilità turistica del territorio e delle emergenze storiche con particolare attenzione ai percorsi escursionistici esistenti;

F.2 - Definire le necessarie compatibilità tra le diverse funzioni;

Stabilire precise discipline e funzioni ammesse nelle diverse zone urbanistiche;

F.3 - Individuare luoghi, percorsi e relativi interventi;

Individuare le emergenze storiche da tutelare, i percorsi della rete escursionistica e la viabilità di accesso al sito estrattivo e ai luoghi di fruizione turistica;

G - Valorizzare gli elementi di natura-lità che rivestono importanza eco sistemica e

G.1 - individuare gli elementi (anche residui) di connettività ecologica che consentano di mantenere il collegamento tra zone a diversa naturalità comprese tra la linea di costa e i crinali apuani;

Individuare le zone di tutela paesaggistica e i crinali di valore paesaggistico oltre a misure di mitigazione delle aree protette;

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Obiettivo strategico Obiettivi specifici Azioni di Piano per la Scheda n° 15 paesaggistica. G.2 - individuare i siti abbandonati o

esauriti che possono essere recuperati a fini naturalistico ambientali;

Non sono presenti siti abbandonati o esauriti che possono essere recuperati a fini naturalistico. Si prevedono misure atte a migliorare la fruibilità turistica delle cave storiche non più coltivate;

G.3 - tutelare gli elementi morfologici, unitamente alla conservazione del patrimonio geologico, degli habitat e delle specie.

Identificare geositi specifici di natura geologica relativi all’affioramento fossilifero di megalodonti sulla vecchia strada di Pescina e al saggio minerario di manganese di Artana.

4.2 Sintesi delle previsioni urbanistiche La struttura del piano si compone da una serie di elaborati progettuali costituiti dalla

sequenza delle tavole “F1” e dalle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) che interagiscono tra loro affinché si individuino precisamente gli elementi soggetti a ciascuna delle regole da rispettare, sia in fase di redazione dei progetti di coltivazione, sia nella predisposizione delle pratiche edilizie e urbanistiche.

Il Piano Attuativo articola le previsioni dando prioritaria importanza alla disciplina per la tutela e valorizzazione paesaggistica ed ambientale dei bacini estrattivi.

All’interno del TITOLO II delle NTA si disciplinano in modo specifico le tutele da rispettare in relazione agli aspetti ecologici. Sotto questo profilo il Piano fa tesoro delle indagini forestali e naturalistiche condotte in fase di costruzione del quadro conoscitivo e traspone nelle tavole progettuali gli elementi di elevato valore da sottoporre a tutela. Nel medesimo titolo si individuano le discipline da rispettare in caso di presenza di beni paesaggistici facendo specifico riferimento all’elaborato 8B del PIT-PPR.

Particolare attenzione è stata posta alla presenza di zone di elevato valore conservazionistico ubicate ai margini dei bacini estrattivi quali le Zone speciali di conservazione (ZSC) e le Zone di protezione speciale (ZPS). Tale presenza ha indotto a individuare una fascia dell’ampiezza di 50 metri attorno ai suddetti siti ove è vietata l’escavazione in superficie proprio al fine di limitare l’interferenza delle attività con i siti naturalistici protetti.

Il piano dispone una specifica disciplina volta a tutelare gli elementi di elevato valore paesaggistico come disposto dall’Art. 17 comma 13 della disciplina del PIT-PPR:

“Le nuove attività estrattive, la riattivazione di cave dismesse, gli ampliamenti e le varianti di carattere sostanziale di attività esistenti non devono interferire in modo significativo con:

a) emergenze geomorfologiche, geositi puntuali e lineari e sorgenti; b) siti storici di escavazione e beni di rilevante testimonianza storica; c) crinali e vette di interesse paesaggistico che presentano caratteristiche di integrità

morfologica ovvero che non hanno subito modifiche tali da determinare il venir meno della caratteristica fisica e geomorfologica delle stesse, fatto salvo quanto previsto dalla disciplina dei beni paesaggistici e dalle schede dei bacini estrattivi”.

In particolare sono previste una serie di specifiche discipline che tutelano i seguenti elementi, individuati nelle tavole progettuali (Tavole serie F1):

a1) emergenze geologiche: sono siti formalmente riconosciuti aventi un valore geologico e afferenti ad una selezione dei geositi; nelle aree segnalate per rinvenimenti fossiliferi significativi possono essere eseguiti unicamente interventi finalizzati alla loro messa in sicurezza e valorizzazione. Sono consentite limitate attività di campionamento scientifico,

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previo espresso consenso da parte delle autorità competenti; nelle aree segnalate per affioramenti e attività minerarie significative non è ammesso alcun intervento che possa interferire con gli elementi materiali costituenti emergenza geologica;

a2) le grotte: sono le grotte riconosciute nel catasto speleologico toscano; il piano stabilisce il divieto di qualsiasi intervento che possa interferire con gli elementi materiali costituenti la grotta e l’ingresso della stessa riconoscendone inoltre un elevato interesse conservazionistico;

a3) le sorgenti: il Piano individua le sorgenti captate a scopo idropotabile e definisce una specifica disciplina rivolta alle attività estrattive che prevede che gli interventi previsti non interferiscano in modo significativo con l’integrità della sorgente captata per scopi idropotabili sia per le parti in superficie sia per le parti presenti nel sottosuolo. Si rimanda al capitolo successivo per una dettagliata descrizione delle scelte effettuate dal Piano;

b1) le cave storiche: sulla scorta di numerose indagini sul campo e facendo riferimento ad una ricca bibliografia che raccoglie testi descrittivi dei luoghi di ritrovamento di segni e/o elementi che testimoniano la presenza di cave romane e medievali, il Piano localizza con apposito simbolo sulle tavole progettuali la presenza delle cave storiche indicando per ciascuna di esse il periodo storico ed il tipo di rinvenimento. Il Piano disciplina che, ferme restando le procedure afferenti alla competenza della Soprintendenza Archeologica, qualora il piano di coltivazione interessi aree prossime ad un sito di cava storico, il progetto dovrà essere corredato da una relazione di un tecnico con qualifica di Archeologo allo scopo di documentare e tutelare il sito storico con l’obiettivo di prevedere il mantenimento del suo stato di conservazione e il miglioramento delle condizioni di accesso consentendone, ove possibile, la fruizione da parte di visitatori autorizzati;

b2) le antiche vie di lizza e i piani inclinati: sulla scorta delle individuazioni degli elementi di valore storico-testimoniale legati alla estrazione e trasporto dei blocchi di marmo, il Piano individua i tracciati delle vie di lizza e dei piani inclinati così come individuati nella tavola QP3 del Piano Strutturale. Anche in questo caso, visto l’interesse storico-documentario che rivestono tali percorsi, il Piano Attuativo prevede che i progetti di coltivazione che insistono su aree in disponibilità nelle quali siano presenti parti significative di vie di lizza e/o di piani inclinati devono prevedere misure atte a non interferire con l’integrità degli stessi consentendone, ove possibile, la loro fruizione da parte di visitatori autorizzati;

b3) gli edifici e i manufatti di valore: il Piano disciplina puntualmente le attività edilizie ammesse su tutti gli edifici presenti all’interno del suo perimetro graduando l’intensità delle trasformazioni ammesse in funzione del valore storico e architettonico riconosciuto. In particolare sono individuati Edifici di valore storico testimoniale per quali sono ammessi esclusivamente interventi di restauro e risanamento conservativo. Il Piano individua altresì luoghi di interesse rivestono un valore nel testimoniare la presenza delle attività estrattive storiche quali, ad esempio, i ponti di Vara, le stazioni della ex ferrovia Marmifera, i ponti e luoghi museali come Fossacava;

b4) i percorsi storici: il Piano tutela e valorizza il tracciato della ex Ferrovia Marmifera e di tutti i manufatti connessi alla memoria storica di tale tracciato come stazioni, carri-ponte, edifici di servizio, etc., stabilendo che ove sia presente un tratto di ferrovia o un manufatto riconducibile alla ex Ferrovia Marmifera devono essere previste misure atte a non interferire con l’integrità degli stessi e devono altresì assicurare il miglioramento delle condizioni di sicurezza e di accesso da parte di turisti e studiosi;

b5) i sentieri della rete escursionistica toscana: Il Piano fa specifico riferimento alla Rete Escursionistica Toscana e individua i percorsi dei sentieri così come riconosciuti quali

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invarianti dal Piano Strutturale vigente. Il Piano Attuativo stabilisce il perseguimento dei seguenti obiettivi nella predisposizione dei progetti di coltivazione:

• tutelare i tracciati dei sentieri esistenti; • riservare spazi per la fruizione in sicurezza delle porzioni di tracciato che vengono

ricomprese in aree di cava qualora non sia possibile individuare tracciati alternativi; • procedere, in sede autorizzativa, previo accordo con il CAI , all’individuazione di

eventuali tracciati alternativi, debitamente segnalati. La realizzazione del nuovo tracciato e le relative opere di segnatura devono essere realizzate dalla competente Sezione del CAI a cura e spese del soggetto titolare dell’autorizzazione. Per l’adempimento di tale obbligo viene inserita apposita prescrizione nell’atto autorizzativo;

c) i crinali e le vette da tutelare: è stato predisposto un apposito studio conoscitivo della morfologia del territorio comunale di Carrara atto ad individuare mediante un modello matematico denominato TPI (Topographic Position Index – cfr. Jenness-Engelman) la presenza di condizioni morfologiche di crinale del modello altimetrico desunto dal rilievo LIDAR reso disponibile da Regione Toscana (anno 2008-2012) avente griglia con passo 2 metri vedi (Elaborato E1.3). Nella medesima fase di costruzione del quadro conoscitivo è stato condotto uno studio relativo alla intervisibilità assoluta e ponderata (Elaborati C6.1 e C6.2) rispetto a diversi punti o percorsi privilegiati (Arenile, Autostrada e Viali XX settembre e Viale Galileo Galilei oltre che Via Francigena, Sentieri e tracciato della ferrovia Marmifera). Tale lavoro, svolto con analoghe procedure a quelle condotte in fase di redazione del Piano Paesaggistico Regionale (vedi allegato PIT-PPR “visibilità e caratteri percettivi”) ha portato ad individuare per ciascuno studio di intervisibilità assoluta o ponderata uno strato informativo ed un elaborato avente una serie di areali aventi una gradazione di valori relativi al ruolo linguistico di intervisibilità diviso nel seguente modo: molto basso (1), basso (2), medio (3), alto (4) o molto alto (5). Per portare a sintesi tali elaborazioni, nel quadro conoscitivo è stato redatto un elaborato denominato “intervisibilità teorica dei crinali” (Elaborato C6.3) che oltre a delineare i crinali frutto dell’analisi del modello matematico TPI sopradescritto viene interpolato con i risultati dell’intervisibilità teorica assoluta e con quella ponderata limitatamente alle visuali dall’arenile, dall'autostrada e dai Viali XX settembre e Viale Galileo Galilei. In fase di redazione del progetto è stato definito il tracciato lineare (asse) della sommità dei crinali ritenuti meritevoli di tutela e si è provveduto a definire una fascia che rispetta le seguenti regole:

• Dimensione minima della fascia (buffer) 20 metri per lato dall’asse; • Dimensione della fascia fino a 40 metri per lato dall’asse ove sono presenti crinali come

riconosciuti dal modello TPI; • Dimensione della fascia fino a 80 metri per lato dall’asse ove sono presenti crinali come

riconosciuti dal modello TPI in presenza di intervisibilità teorica assoluta o ponderata rispetto a Arenile, Autostrada e Viali XX Settembre e Galilei dal ruolo alto (4) o molto alto (5).

Nelle aree dei “Crinali da tutelare” non è permessa alcuna lavorazione di cava in superficie. Le nuove attività estrattive e l’ampliamento delle attività estrattive esistenti possono avvenire solo in galleria con ingressi a quote inferiori a quelle dell’area da tutelare.

Il Piano detta inoltre una disciplina specifica sulle modalità di approfondimento

progettuale legato all’intervisibilità: negli elaborati C6.1 e C6.2 del PABE è contenuto uno specifico studio dell’intervisibilità del bacino estrattivo con l’individuazione di una serie di punti panoramici e di belvedere selezionati come indicatori visivi significativi o di maggiore intervisibilità, in specifica considerazione degli effetti cumulativi sul paesaggio. Ai fini della

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valutazione paesaggistica delle attività estrattive la domanda di autorizzazione deve contenere uno specifico studio dell’intervisibilità delle aree oggetto di intervento per valutare gli effetti cumulativi sul paesaggio determinati dagli interventi proposti comprensivi di simulazioni con rendering fotografico o fotomontaggio con confronto tra stato attuale, sviluppo massimo del progetto di coltivazione e stato finale post ripristino ambientale-paesaggistico. Le simulazioni sono realizzate da almeno due dei punti panoramici al fine di valutare gli effetti visivi. Per gli interventi che ricadono in aree in classe “alta” o “molto alta” della Carta dell’intervisibilità ponderata Tav. C6.2 è richiesta anche una simulazione da un punto di vista panoramico significativo quale, ad esempio, l’arenile, l’autostrada o la ferrovia al fine di valutare gli effetti sul quadro panoramico d’insieme.

Come già accennato il piano attuativo ha indagato le caratteristiche degli edifici esistenti compresi nei suoi perimetri e stabilisce una correlazione tra edifici classificati nelle tavole del Q.P. e classi di intervento determinate dal riconoscimento del valore storico, testimoniale e architettonico:

a) Edifici di valore storico testimoniale - Classe C1; b) Edifici di valore architettonico – Classe C2a; d) Edifici coerenti con il contesto – Classe C2b; e) Edifici privi di valore – Classe C3a. La disciplina di gestione del patrimonio edilizio è orientata a tutelare maggiormente gli

edifici di valore e permettendo trasformazioni più rilevanti sugli edifici privi di valore. In alcuni casi sono ammessi interventi di adeguamento anche mediante ampliamenti

volumetrici sempre connessi a specifiche necessità di utilizzo o riqualificazione degli immobili già presenti.

In generale non è ammassa la nuova costruzione. Al fine di incentivare la fruizione turistica del territorio il Piano Attuativo promuove le

attività turistiche utili alla fruizione del territorio interno ai bacini estrattivi riconoscendone un ruolo rilevante ai fini della promozione e diffusione della cultura del marmo e della sua lavorazione.

All’interno dei Bacini estrattivi, sugli edifici esistenti direttamente accessibili dalla viabilità pubblica sono ammessi mutamenti della destinazione esistente verso attività di pubblico esercizio, commerciale di vicinato, di commercializzazione di lavorati del marmo oppure di laboratorio artistico nei limiti degli interventi ammessi negli articoli precedenti per le rispettive classificazioni di edificio.

Al fine della valorizzazione turistica dei sentieri individuati nelle tavole del Q.P. in una

fascia di ampiezza non superiore ai 50 metri lineari rispetto all’asse del sentiero è consentito il recupero di manufatti e fabbricati destinandoli a rifugio escursionistico incrementando così lo sviluppo di attività connesse alla promozione turistica del territorio.

Il Piano Attuativo prevede inoltre (Art. 17 e seguenti delle NTA) una disciplina di

gestione di zone urbanistiche omogenee precisamente individuate nelle tavole progettuali ove sono ammessi interventi edilizi ed urbanistici compatibili con le attuali caratteristiche di quei luoghi o connessi a progetti pubblici e/o privati finalizzati alla valorizzazione culturale e turistica dei bacini estrattivi.

In particolare il Piano disciplina le seguenti zone urbanistiche: - Zone residenziali esistenti; - Zone espositive / Laboratori / Commercio;

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- Zone industriali/artigianali; - Zona Mercatale; - Zone per attività didattico/culturale; - Zone di interesse storico testimoniale. Il Piano individua le aree di particolare interesse ove si pone una specifica tutela: - Aree di margine: nelle tavole di progetto il piano individua alcune aree denominate “a-

ree di margine” già appartenenti al Parco Regionale delle Alpi Apuane fino alla modifica dei suoi confini avvenuta con Delibera del Consiglio Direttivo del Parco n. 21 del 30/11/2016 e Delibera del Consiglio Direttivo del Parco n. 50 del 15/11/2018. Il vigente Piano Strutturale approvato definitivamente con Delibera di consiglio Comunale n. 108 del 12/12/2012, prima dunque delle modifiche apportate ai perimetri del Parco di cui sopra, non prevede nuove at-tività estrattive in tali aree. Il Piano Attuativo coerentemente con il P.S. vigente, non ammet-te apertura di nuove cave o ampliamenti di quelle esistenti in tali aree.

- Area “Morfotipo Dorsale Carbonatica DOC”: in continuità con quanto definito dal PIT-PPR, il Piano perimetra le aree afferenti al suddetto morfotipo afferente alla I Invarian-te Strutturale del PIT-PPR ove non sono vietate l’apertura di nuove cave e l’ampliamento di quelle esistenti che possano interferire con i sistemi carsici ipogei.

4.3 Sintesi delle previsioni destinate alle attività estrattive e disciplina in materia

ambientale Il Piano Attuativo affronta in modo dettagliato le tematiche ambientali che possono

coinvolgere le attività estrattive e la loro gestione disciplinandole all’interno del Titolo IV. 4.3.1 Disciplina in materia ambientale

4.3.1.1 Tutela delle sorgenti e dei pozzi per uso idropotabile Grazie a numerosi studi idrogeologici eseguiti negli ultimi 20 anni ed oltre, il quadro

idrogeologico dei Bacini Marmiferi di Carrara è ben conosciuto e ha permesso di elaborare un sistema di tutela delle sorgenti molto articolato e puntuale.

Questo tema e la tutela dell’ambiente in generale, unito alle esigenze di escavazione e alla ricerca di moderne tecniche a basso impatto, costituisce i tratti fondamentali del presente piano.

Come vedremo, gli studi idrogeologici di dettaglio di elevato livello tecnico-scientifico hanno permesso la zonizzazione in aree a vulnerabilità decrescente alle quali sono associate norme specifiche volte anche allo sviluppo e sperimentazione di tecniche estrattive innovative e a basso impatto.

Parte dei dati di seguito esposta deriva dagli studi eseguiti dal Dott. G. Bruschi e A. Criscuolo per la redazione del Piano Strutturale del Comune di Carrara e per approfondimenti sulle aree di rispetto delle Sorgenti di Torano.

1) DESCRIZIONE DELLE SORGENTI DI CARRARA (AREA BACINI MARMIFERI)

CAPTATE PER SCOPI IDROPOTABILI Gruppo Sorgenti di Torano Le sorgenti di Torano captate ed allacciate all’acquedotto sono 4 e sono disposte lungo

l’alveo del Fosso di Bucceta - Boccanaglia. In ordine decrescente di quota sono:

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Denominazione sorgente

Quota (m s.l.m.)

Portata minima annua da Geoscience Srl (1994) (l/sec)

Portata media da Doveri (2008) (l/sec.)

Carbonera 230 55 80 Gorgoglio 170 20 40 Pizzuttello 166 10 20 Tana dei Tufi 154 20 40 Oltre alle sorgenti va anche annoverato il pozzo di Torano che si trova in prossimità delle

sorgenti stesse. L’emergenza delle acque di fondo è causata sia dalla profonda incisione del Fosso di

Boccanaglia-Bucceta che dalla presenza di formazioni impermeabili sub-affioranti, quali quelle dell’Unità di Massa (in alcuni studi più vecchi, ad es. Raggi e Giromini 1974, veniva indicata la formazione del Verrucano invece dell’Unità di Massa) riscontrate durante una perforazione condotta in prossimità dell’impianto di raccolta e potabilizzazione di Torano. Le sorgenti sono alimentate essenzialmente dalle acque che si infiltrano nei bacini marmiferi di Pescina-Pulcinacchia e di Torano.

La portata di base, prevalentemente alimentata dalle quote più alte, non è interessata da fenomeni di torbidità. I picchi di portata e di torbidità si osservano in occasione di eventi temporaleschi anche non particolarmente intensi, e si esauriscono molto rapidamente.

Secondo Doveri (2008), stante il fatto che l’Unità di Massa non affiora in quanto laminata nel sottosuolo lasciando in superficie a diretto contatto due unità idrogeologiche permeabili (Grezzoni e Calcare cavernoso), le sorgenti di Torano sono classificabili come sorgenti di emergenza; la venuta a giorno delle acque infatti è favorita dalla riduzione della sezione di deflusso sotterraneo per la presenza nel sottosuolo dei terreni impermeabili appartenenti all’Unità di Massa.

Di seguito si fornisce una puntuale descrizione delle opere di captazione desunta dallo studio eseguito da GEOSCIENCE Srl (1994) e confermata dai tecnici di GAIA Spa.

Sorgente Pizzutello L’opera di presa è ubicata sul versante sinistro del Fosso di Boccanaglia-Bucceta (detto

anche di Porcinacchia) ed è una delle più antiche risalendo al 1912. E’ costituita da una galleria a passo d’uomo in parte nuda ed in parte rivestita di mattoni, che segue, per circa 100 m e con andamento tortuoso, il contatto fra i grezzoni ed i conglomerati cementati. La galleria termina in una specie di grotta o fessura nei grezzoni da cui, attraverso due venute principali, scaturisce l’acqua che, dopo essere stata raccolta in una vasca di carico, viene immessa in un tubo di mandata.

Sorgente Gorgoglio L’opera di presa è costituita da un corridoio, lungo complessivamente 15 m, in parte

scavato in roccia ed in parte realizzato in muratura. La presa è ubicata sul fianco sinistro del Fosso di Boccanaglia-Bucceta ed è più o meno alla stessa quota e parallelo a questo. Internamente al cunicolo è stata realizzata una canaletta che raccoglie le numerose venute di portate diverse che fuoriescono direttamente dai calcari. La canaletta termina in una vasca di carico da cui parte la condotta di mandata.

Sorgente Carbonera

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E’ la sorgente della zona di Torano con portata più alta ma anche con escursioni di portata più elevate.

L’opera di presa è costituita da una galleria lunga 70 m, che va ad intercettare la vena d’acqua, è stata realizzata agli inizi del secolo scorso forse seguendo un’antica grotta posta sul versante sinistro del Fosso di Boccanaglia-Bucceta. Allo sbocco esterno della galleria, circa 1,5 m più in alto dell’alveo del torrente, è stato realizzato un casotto in muratura che contiene la vasca di carico della condotta di mandata in ghisa Ø 500 mm. In epoca più recente è stata aperta una seconda entrata, più a monte, che va ad intercettare la parte terminale della galleria. Da quest’ingresso, posto alla stessa quota dell’alveo del torrente, si scende per circa 3 m fino ad arrivare ad una grotta o fessura naturale nei calcari, da cui scaturisce l’acqua, questa ha un’immersione a 350° ed un’inclinazione di 40°.

Sorgente Tana dei Tufi L’opera di captazione di questa sorgente è la più recente (è stata realizzata nel 1960) ed è

ubicata sul versante destro del Fosso di Boccanaglia-Bucceta. L’opera è costituita da una galleria a passo d’uomo rivestita di calcestruzzo, lunga circa 130 m, che va ad intercettare un cunicolo naturale, con direzione circa parallela al corso del torrente, e che sbocca poco più a valle nel canale di Torano da cui sgorgava originariamente la sorgente. Tutto il versante destro di questa zona è sede di cavità e grotte naturali ampiamente ispezionate e rilevate dagli speleologi (Tarnone di Torano censita al n° 179 nella carta delle grotte delle Alpi Apuane). Anche in questo caso sul fondo della galleria vi è la vasca di carico da cui parte la condotta di mandata.

Gruppo sorgenti delle Canalie Le sorgenti del gruppo delle Canalie costituiscono la principale risorsa idrica del Comune

di Carrara. Le sorgenti captate per usi idropotabili sono 8:

Denominazione sorgente

Quota (m s.l.m.)

Portata minima annua da Geoscience Srl (1994) (l/sec)

Portata media da Doveri (2008) (l/sec.)

Cinque Fontane

Ospedale II 212 3 Ospedale I 210 4 5 Pero 206 6 10 Ravenna 204 10 10

Ratto Superiore 195 60 80 Ratto 180 100 100 Martana+ Martana inf. 200-206 5 (pozzo) 30

Le sorgenti di questo gruppo hanno quote medie di bacino molto simili tra di loro

comprese tra gli 800 ed i 1.000 m s.l.m., ad esclusione di Ravenna la cui alimentazione avviene da quote superiori.

I sistemi di circolazione che alimentano le sorgenti risultano meno sensibili agli eventi meteorici rispetto a quelli del gruppo Torano. In particolare la sorgente Ratto inferiore evidenzia una marcata stabilità nei contenuti isotopici.

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2) SINTESI STUDI IDROGEOLOGICI PRECEDENTI Studi a carattere generale Tramite cenni di alcuni dei più recenti studi condotti nell’area di Carrara si vuole

ricordare il progressivo approfondimento del quadro conoscitivo del locale assetto idrogeologico.

- Del 1967 è lo “Studio idrogeologico per potenziare le disponibilità idriche” eseguito dalla UNIGEO di Roma per conto dell’ACSPM (Azienda Carrarese Servizi Pubblici Municipalizzati), che fa seguito ai precedenti studi di L. Schiaffino. Descritta la situazione geo-tettonica, meteorologica e idrologica del bacino del Carrione, lo studio si sofferma sull’idrogeologia e sul bilancio idrologico a monte della città. In particolare vengono distinti terreni con circolazione idrica minima, quali quelli argillosi, terreni a circolazione mista con emergenze costanti ma modeste, rappresentati dagli affioramenti di Macigno e Scaglia Toscana, infine terreni a circolazione carsica quali le formazioni carbonatiche, con sorgenti a portata significativa ma irregolare. Lo studio evidenzia che nel marmo è presente una doppia circolazione carsica, una veloce e irregolare, connessa alla presenza di macrofessurazione superficiale, e una più lenta ma costante dovuta alla microfessurazione estesa in tutta l’area. Vengono già descritti fenomeni di intorbidamento delle sorgenti a monte. Nel lavoro viene eseguito il calcolo dell’infiltrazione efficace che alimenta la falda della zona costiera (24 milioni di mc/anno); tale calcolo porta a ipotizzare una sua portata potenziale di almeno 2 mc/sec con regime irregolare dovuto all’andamento della piovosità, e pertanto l’opportunità di realizzare idonei bacini artificiali di contenimento. Per avere comunque più dei 150 l/sec all’epoca richiesti viene proposto l’utilizzo di nuove sorgenti ancora non allacciate alla rete, il miglioramento delle prese esistenti (con impianto di filtraggio alla Carbonera), la realizzazione di nuovi pozzi nella piana, l’esplorazione della falda montana con un sondaggio profondo da ubicare a nord di Bedizzano (Belgia);

- Del 1974 è invece lo studio a firma Raggi-Giromini commissionato dalla ATNA (Azienda Trasporti Nettezza Urbana e Acquedotto): “Relazione idrogeologica sul gruppo di sorgenti dell’acquedotto di Carrara: delimitazione di aree di rispetto”. Viene qui delineato l’assetto idrogeologico dei bacini a monte con la descrizione di dettaglio delle sorgenti (vedi sezioni), con emergenze alla base del massiccio calcareo per la presenza delle formazioni impermeabili del Verrucano (negli studi più recenti viene invece indicata la presenza dell’Unità di Massa al posto del Verrucano). Nello studio viene stabilito che l’acquifero è suddiviso in una parte profonda, satura, e una superficiale a regime irregolare soggetta a fenomeni di torbidità e inquinamento. Secondo Raggi e Giromini il collegamento con le vicine attività estrattive è provato dalla presenza in sorgente di sabbia silicea, usata per il taglio con filo elicoidale, che riesce comunque a filtrare parte della frazione calcarea limosa prodotta dalle stesse lavorazioni. Per la protezione della sorgente Carbonera, soggetta a torbidità a causa dell’erosione superficiale dei terreni soprastanti, viene proposta la recinzione dell’area a monte dell’opera di presa e la sistemazione idraulica dei terreni e della strada soprastante. Per la sorgente Gorgoglio viene fatta presente la necessità di realizzare un’idonea rete fognaria per le vicine abitazioni di Pulcinacchia, possibile fonte d’inquinamento organico. All’epoca la sorgente Pizzutello non presentava problematiche mentre per la Tana dei Tufi, rifornita dall’acqua infiltratasi nei Calcari cavernosi della sponda destra e da quella corrente nel fosso di Boccanaglia-Bucceta, si rendeva necessario evitare possibili infiltrazioni dal canale e dagli scarichi del vicino impianto di lavorazione lapidea. Lo studio conclude che nell’area di protezione delle sorgenti, indicata a monte delle stesse con semplici criteri geometrici e morfologici, devono essere vietati lo scarico di

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liquami civili e/o industriali, il pascolo di bestiame, la concimazione dei campi agricoli e la movimentazione di ingenti volumi terrosi;

- Nel 1994 la Geoscience Srl (G. Chiocciora) produce per conto dell’AMIA (Azienda Municipale Igiene urbana e Acquedotto) lo “Studio sull’inquinamento delle principali sorgenti carsiche che approvvigionano l’acquedotto AMIA. Proposte operative per il risanamento e per la prevenzione”. In questi anni diventa più rilevante il fenomeno della torbidità, in genere dopo i maggiori eventi piovosi ma anche in periodi siccitosi con picchi anomali limitati nel tempo. Il confronto tra gli andamenti della piovosità con quelli delle portate e della torbidità mette in luce la correlazione tra la presenza di marmettola in sorgente e lo sviluppo delle attività estrattive con l’introduzione della tecnica di taglio a filo diamantato e con l’asportazione dei detriti marmorei dai ravaneti. Date le velocità d’infiltrazione riscontrate si presume che l’area d’influenza intorno alle sorgenti per i possibili inquinamenti possa essere di circa 1 km. Viene approfondito lo studio idrogeologico con caratterizzazione del sistema carsico e descrizione dei sistemi di fatturazione principali (carta strutturale da foto aree); si intuisce che il bacino di alimentazione idrogeologico ha un’estensione differente dal bacino idrografico del Carrione. In particolare vengono indagate delle cavità interferenti col sistema carsico e vengono prodotte sei schede descrittive delle situazioni più significative con proposte d’intervento (Piscinicchi-Muratella, Canal d’Abbia, cava Carbonara, cava Crestola a q.329, Torano-Facciata, Torano-Gorgoglio). Si propone il completamento del censimento delle cavità carsiche anche all’interno delle aree estrattive attive, l’uso di traccianti per la ricostruzione dei circuiti idrogeologici, l’analisi mineralogica e petrografica del sedimento raccolto in sorgente, la raccolta completa della marmettola prodotta in cava, il controllo degli idrocarburi e degli oli nonché delle asportazioni dai ravaneti;

- Nel 2007 il Centro di Geotecnologie dell’Università degli Studi di Siena (CGT), a seguito di convenzione con la Regione Toscana, produce lo “Studio idrogeologico prototipale del corpo idrico sotterraneo significativo dell’acquifero carbonatico delle Alpi Apuane, Monti d’Oltre Serchio e Santa Maria del Giudice”. Oltre all’inquadramento idrogeologico e idrostrutturale della regione apuana, con realizzazione di una banca-dati GIS e di carte geologiche e idrogeologiche corredate da relative sezioni, viene valutata la vulnerabilità intrinseca del Sistema Idrogeologico di Carrara all’inquinamento, utilizzando il sistema di valutazione parametrica COP (parametri relativi all’infiltrazione, alla copertura e alle precipitazioni), che verrà descritto nel capitolo riguardante la vulnerabilità delle sorgenti; - Nel 2008, M. Doveri pubblica lo “Studio idrogeologico e idrogeochimico dei sistemi acquiferi carbonatici nel bacino del Torrente Carrione (Alpi Apuane nord-occidentali)”; si tratta di una sintesi a carattere generale degli studi di dettaglio, meglio descritti in seguito, commissionati da AMIA nel 2000 e condotti dal CNR di Pisa (responsabile M. Mussi) congiuntamente al Comune di Carrara e ad AMIA.

Sulla base dell’analisi delle caratteristiche idrostrutturali, chimiche e isotopiche della falda sotterranea, nonché la raccolta dei dati ottenuti da una vasta campagna di tracciamento, viene delineato un preciso modello idrogeologico. Il deflusso delle acque è regolato dall’assetto tettonico della regione (piegamenti e discontinuità), dal carsismo ipogeo e dalla diversa permeabilità delle formazioni rocciose (con un basamento e un tetto praticamente impermeabili, un acquifero costituito prevalentemente dai Grezzoni e dai Marmi, un orizzonte con caratteristiche di acquitard corrispondente ai Calcari selciferi). I terreni impermeabili dell’Unità di Massa, sub-affioranti nell’area di Torano e affioranti nell’area delle Canalie, determinano la diversa classificazione dei due gruppi di sorgenti (di emergenza nel primo caso e di sbarramento nel secondo). Vengono inoltre individuati tre

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distinti sistemi di circolazione delle acque per le sorgenti di Torano, per lo più indipendenti (Linara, Carbonera-Tana dei Tufi, Gorgoglio-Pizzutello), con differenti quote medie di alimentazione che attestano l’apporto di acque infiltratesi nel retroversante apuano. Altri tre circuiti vengono individuati per il gruppo delle sorgenti delle Canalie mentre parte della falda presente nel bacino di Colonnata defluisce verso la zona di Massa. Particolarmente importante risulta il ruolo attribuito alla fascia di Calcari selciferi presenti nella sinclinale di Carrara, che secondo lo studio costituiscono una parziale barriera al deflusso sotterraneo proveniente da monte stabilizzando il flusso di base con tempi di ricarica annuali; diverso il comportamento del circuito che si attiva nella parte inferiore del bacino, a valle della sinclinale, con tempi d’arrivo rapidi, portate variabili ed episodi di torbidità dipendenti dagli eventi piovosi.

Studi idrogeologici significativi per la determinazione della vulnerabilità delle sorgenti

e del modello idrogeologico di dettaglio Gli studi di dettaglio svolti nell’area sono stati eseguiti principalmente per la redazione

del “progetto di bonifica dei ravaneti perimetrati dal Ministero dell’Ambiente come siti di bonifica di interesse nazionale (D.M. 21/12/99)”; alcuni approfondimenti relativi ad aree specifiche sono inoltre proseguiti come obbligo, imposto in sede di V.I.A., alle aziende escavatrici più prossime alle sorgenti. Inoltre una serie di sopralluoghi e prove idrogeologiche puntuali sono stati realizzati negli ultimi anni per contrastare specifici fenomeni di inquinamento delle sorgenti in esame.

Le campagne di studio più di dettaglio ad oggi eseguite sono state: a) prove idrogeologiche nel Canale di Boccanaglia; b) studio isotopico della circolazione idrica; c) campagne attraverso traccianti atossici; d) prove di taglio presso attività estrattive. Lo studio isotopico delle acque di pioggia e di sorgente ha permesso di differenziare due

componenti della falda, una principale (deflusso di base) non soggetta a particolari fenomeni di inquinamento ed una secondaria (carsica) responsabile dell’intorbidamento delle sorgenti. Inoltre è stato possibile definire le aree di infiltrazione delle componenti stesse. Le campagne attraverso traccianti sono servite a definire in maniera puntuale le connessioni idrauliche tra aree specifiche e torrenti con le sorgenti in esame.

Le prove di taglio eseguite nelle aree di cava hanno permesso di identificare un collegamento causa-effetto tra alcune attività di cava ed intorbidamento delle sorgenti in particolari condizioni.

a) Bomba d’acqua nel Canale di Boccanaglia Per determinare eventuali connessioni idrauliche del torrente Boccanaglia con le sorgenti

inferiori del gruppo di Torano (Tana dei Tufi, Pizzuttello, Gorgoglio) tecnici del Comune di Carrara e di AMIA hanno immesso acqua nel canale in un periodo di secca (23/06/01), monitorando l’effetto dell’immissione sulle portate delle sorgenti.

L’acqua necessaria per la prova è stata ottenuta mettendo in scarico all’interno del canale tutta la portata della sorgente Carbonera, situata circa 500 m a monte delle sorgenti inferiori di Torano (Fig.4). La prova ha dimostrato una rilevante connessione idraulica tra il Canale di Boccanaglia e la sorgente Tana dei Tufi, le altre sorgenti Gorgoglio e Pizzuttello non hanno mostrato sensibili variazioni di portata.

Come illustrato nel grafico di Fig.3 dopo circa 1-1,5 ore dall’immissione dell’acqua nel canale, si è registrato un aumento di portata superiore al 10% nella sorgente Tana dei Tufi.

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Fine immissione

Fig. 3- Portata Tana dei Tufi (23-24/06/01) a seguito di immissione acqua nel C. Boccanaglia. b) Studio isotopico-idrodinamico delle principali sorgenti carsiche situate nel

Comune di Carrara Lo studio è stato commissionato al C.N.R. di Pisa dall’AMIA S.p.a. ed è stato curato da

Mario Mussi. Lo studio è stato svolto negli anni 2000-2002 con il supporto operativo del Comune di Carrara e di AMIA. Oltre a fornire dati idrogeologici di base, l’obiettivo principale del lavoro è stato quello di individuare le aree di alimentazione interessate da un’infiltrazione d’acqua che trasporta materiali in sospensione, e che pertanto provoca l’intorbidamento delle emergenze captate dall’AMIA. Una sintesi di questo studio è stata pubblicata da Doveri (2005).

L’approccio innovativo di questo studio è stato quello di utilizzare gli isotopi stabili e radioattivi, naturalmente presenti nelle acque (2H, 3H, 18O), quali traccianti per evidenziare le varie componenti che entrano in gioco nella risposta degli acquiferi in occasione di precipitazioni. Il principio su cui si basa lo studio parte dal presupposto che durante i processi di condensazione la fase liquida che si forma è più ricca di isotopi pesanti rispetto al vapore da cui ha avuto origine. In pratica ciò si traduce in precipitazioni che, partendo dal vapore originario, presentano valori di D/H e 18O/16O sempre più negativi all’aumentare della quota.

Lo studio si è sviluppato attraverso la determinazione dei contenuti in isotopi stabili nelle acque sotterranee, ed in vari torrenti e la successiva correlazione con le variazioni della composizione isotopica delle acque di precipitazione (campionate a varie quote), in modo da calcolare la quota dell’area di ricarica delle sorgenti.

La campagna di indagini si è articolata prelevando oltre 250 campioni per i quali è stato determinato il rapporto isotopico dell’ossigeno e dell’idrogeno (Fig.4). Su 10 campioni è stato determinato anche il contenuto in trizio per risalire all’età delle acque sorgive.

Di seguito si riporta la tabella dei contenuti isotopici dei punti d’acqua del settore di Torano relativa alla caratterizzazione isotopica della falda di base. I valori riportati sono relativi pertanto a campioni eseguiti in momenti preceduti da un sufficiente periodo a nulla o scarsa piovosità.

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Data e ______ parametro

Campione isotopico/Quota

30 ago 2000 29 set 2000 20 feb 2001 18 mag 2001 20 giu 2001

δ O18‰ δ

H2‰

U.T. err.

di mis.

δ

O18‰ δ H2‰ δ O18‰

δ

H2‰ δ

O18‰ δ H2‰ δ

O18‰ δ

H2‰

Sorgente Carbonera / 255 -6.77 -41.6 8,00,9 -6.87 -38.8 -6.72 -37.6 -6.79 -40.8 -6.69 -39,5

Sorgente Gorgoglio / 170 -7.30 -43.3 6.40.8 -7.27 -43.8 -7.31 -42.8 -7.37 -43.6 n.c.

Sorgente Pizzutello / 170 -7.31 -44.5 6.00.8 -7.17 -42.1 -7.34 -42.5 -7.35 -43.6 n.c.

Sorgente Tana dei Tufi / 160 -6.84 -41.8 5.50.8 -6.66 -38.8 -7.33 -43.3 -6.65 -39.4 -6.63 -38,2

Sorgente Linara / 145 * n.c. n.c. -6.40 -36.7 -6.45 -31.3 n.c.

Pozzo Torano n.c. n.c. -7.05 -41.9 -7.13 -43.1 n.c. Torrente Torano (a valle di Carbonera) secco Secco -6.72 -39.3 -6.74 -41.0 n.c.

Canale Boccanaglia n.c. n.c. n.c. secco n.c.

Fosso Calacata n.c. n.c. n.c. n.c. n.c. Valle confluenza Boccanaglia – Calacata n.c. n.c. n.c. secco n.c.

Canale La Piastra secco secco -6.39 -36.7 -6.25 -35.7 n.c. errore standard: Oss.18 ±0.10‰; Deut. ±1.0‰ Tabella 1: contenuti isotopici dei punti d’acqua studiati appartenenti al settore Torano (Mussi, 2002 rivisitata). *Questa emergenza non appartiene al bacino di Torano ma all’adiacente bacino di Gragnana; è stata analizzata poiché la relativa alimentazione avviene con buona probabilità dal M. d’Istro dal quale non sono da escludere dei contributi anche alle quattro sorgenti del gruppo Torano. n.c. = non campionato

I principali risultati dello studio isotopico-idrodinamico sono stati i seguenti:

Gruppo di Torano Per le sorgenti del gruppo di Torano è ben evidente la presenza di una componente

primaria (o deflusso di base), prevalentemente alimentata dalle quote più alte, e di una componente secondaria (o componente carsica s.s.) “perturbante”, alimentata dalle zone immediatamente a monte delle emergenze. Questo significa che i settori principali degli acquiferi (e quindi la maggior parte dei volumi d’acqua erogati dalle suddette sorgenti) non sono interessati da fenomeni di torbidità o comunque che gli acquiferi stessi riescono ad esercitare un’azione filtrante prima che le acque infiltratesi alle quote superiori con i materiali in sospensione raggiungano le emergenze. I picchi di portata e di torbidità che si osservano in occasione di piogge, sia per Carbonera che per Pizzutello e Gorgoglio sono generati dal rapido apporto di volumi d’acqua infiltratisi da superfici poco estese (se confrontate con gli interi bacini d’alimentazione) che coprono settori immediatamente a monte delle emergenze. In particolare gli ordini di grandezza e gli intervalli di quota di tali aree risultano rispettivamente per Carbonera, Gorgoglio e Pizzutello di 100.000 m2 ÷ 260-500 m s.l.m., 15.000 m2 ÷ 170-450 m s.l.m. e 2.000 m2 ÷ 170-450 m s.l.m.

Dall’analisi dei dati di torbidità e di portata risultano possibili contributi da parte di acque di torrente, probabilmente dal canale della Piastra per le sorgenti Pizzuttello e Gorgoglio anche se in quantità minime, e dal fosso Boccanaglia-Bucceta per la sorgente Tana dei Tufi.

Settore Cinque Fontane (Canalie) I punti d’acqua esaminati denotano quote medie di bacino molto simili tra di loro ad

esclusione della sorgente Ravenna la cui alimentazione avviene da quote superiori. In particolare le quote medie di alimentazione ammontano a 1175 m s.l.m. per Ravenna, 975 m

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s.l.m. per Pozzo 5 Fontane, 925 m s.l.m. per Ospedale e Ratto superiore e 850 m s.l.m. per Ratto inferiore.

I sistemi di circolazione che alimentano i suddetti punti d’acqua risultano meno sensibili agli eventi meteorici rispetto a quelli del gruppo Torano. In particolare la sorgente Ratto inferiore ha evidenziato una marcata stabilità nei contenuti isotopici, mentre per le sorgenti Ravenna, Ospedale e Ratto superiore e per il Pozzo 5 Fontane sono state registrate piccole variazioni.

Le quote di infiltrazione della componente carsica, responsabile degli aumenti di torbidità delle sorgenti, si aggirano tra la quota di captazione a circa 450 m s.l.m. per la sorgente Ravenna ed il Pozzo 5 Fontane, mentre risulta probabile una miscelazione con le acque del Fosso di Canal Grande e delle emergenze minori.

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Fig. 4 Ubicazione punti di campionamento studio isotopico e bomba d’acqua c) Campagna attraverso l’utilizzo di traccianti Lo studio è il risultato di due specifiche convenzione di ricerca tra il Comune di Carrara e

l’Università degli Studi di Pisa (Roberto Spandre, 2001; Bruna Baldi, 2004). Gli studi coordinati dal Prof. Roberto Spandre del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, sono stati eseguiti per la redazione del “progetto di bonifica dei ravaneti perimetrati dal Ministero dell’Ambiente come siti di bonifica di interesse nazionale (D.M. 21/12/99)”.

Altre prove idrogeologiche, utilizzando lo stesso metodo, sono state imposte dal Comune in sede di V.I.A. alle ditte di escavazione che operano in prossimità delle sorgenti captate.

Considerando che le sorgenti in esame sono tutte captate per usi idropotabili si è cercato

di utilizzare il tracciante a minor impatto specialmente sotto il profilo igienico sanitario. Come tracciante si è scelto di utilizzare delle spore di Lycopodium clavatum, il cui uso principale è nel campo dell’omeopatia, colorate con coloranti per uso alimentare. Successivamente sono state costruite delle trappole-filtro in grado di trattenere le spore, che hanno dimensioni di circa 30 µm, ed immerse nelle sorgenti.

La prova si conclude con l’osservazione al microscopio del residuo trattenuto nella trappola e dall’eventuale conta delle spore catturate.

Nel 2001 sono state eseguite cinque prove; i traccianti sono stati immessi nei ravaneti perimetrati dal D.M. 21/12/99 e nel Canale di Boccanaglia, scegliendo punti di immissione con maggiori probabilità di successo, ossia immettendo le spore nei torrenti poco a monte del tombamento del canale da parte dei ravaneti.

Durante la campagna del 2003-2004 l’area di indagine è stata estesa anche a zone esterne alle aree perimetrale dal D.M. 21/12/99 con lo scopo di definire più precisamente i

limiti idrogeologici dei bacini e sottobacini di alimentazione delle sorgenti. In particolare sono state eseguite tre prove sempre in aree di pertinenza del progetto di bonifica dei ravaneti ed altre sette prove all’interno di cave e nella zona di spartiacque.

Inoltre negli anni, attraverso le procedure di VIA e di verifica di VIA (L.R. 10/10, e prima L.R. 79/98) è stato imposto ad oltre 15 cave che svolgono la loro attività principalmente sul fianco rovescio della sinclinale di Carrara, area prossima alle sorgenti, l’esecuzione di prove idrogeologiche utilizzando il metodo del Lycopodium clavatum.

Solo in due casi non si sono state rinvenute le spore presso le sorgenti (prova di Boccanaglia e una prova di Sponda), in considerazione però delle numerose prove positive nelle aree circostanti tali risultati sono stati ritenuti non significativi (non coerenti con l’assetto idrostrutturale dell’area) e non considerati nel presente studio. Riguardo a questo argomento risulta importante sottolineare che è determinante la scelta delle fratture dove vengono immessi i traccianti, che possono essere chiuse poco sotto la superficie e non permettere l’infiltrazione dei traccianti. Del resto l’interpretazione di qualsiasi prova idrogeologica con traccianti deve essere coerente con il modello generale geologico dell’area.

Le prove con traccianti (Fig. 5) hanno stabilito le connessioni idrauliche tra area di ricarica e sorgenti ed in generale hanno confermato l’influenza sull’intorbidamento delle sorgenti da parte dei ravaneti che tombano la rete idrografica o su cui si è impostata una rete di ruscellamento concentrata.

Lo studio è inoltre servito per meglio definire i limiti dello spartiacque idrogeologico dei bacini di alimentazione delle sorgenti, infatti le prove eseguite nel bacino di Colonnata, ed in particolare nell’area di Gioia, hanno avuto esito negativo, indicando presumibilmente che

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queste aree non incidono sul comportamento delle sorgenti del Comune di Carrara. Inoltre è stato meglio definito anche il ruolo della fascia di Calcari selciferi che costituiscono il nucleo della sinclinale di Carrara e che attraversano i bacini marmiferi. Sembra, come del resto confermato anche da altri studi, che questo litotipo, con permeabilità inferiore ai eserciti una specie di “effetto tampone” sull’acquifero; infatti, al di sopra del nucleo della sinclinale i tempi di corrivazione aumentano sensibilmente e la quota di affioramento del selcifero corrisponde al limite superiore dell’area di assorbimento della cosiddetta “componente carsica”, identificata dagli studi isotopici come diretta responsabile degli aumenti repentini di portata e torbidità a seguito di piogge.

d) Prove di taglio presso le attività estrattive Come meglio riferito in seguito negli ultimi anni si è assistito a fenomeni di

intorbidamento delle sorgenti in periodi non piovosi ed in fase con le attività antropiche. Per cercare di comprendere le cause ed il luogo di origine di tali fenomeni i tecnici del Comune di Carrara, dell’ARPAT e di GAIA Spa, hanno eseguito una serie di prove idrogeologiche presso le attività estrattive presenti nell’area delle sorgenti colpite da fenomeni di intorbidamento.

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Fig. 5. Ubicazione prove con traccianti e principali aree soggette ad ordinanze sindacali

Le prove principali sono consistite nel cercare un meccanismo causa-effetto attraverso la sospensione mirata e a rotazione delle attività di taglio al monte in varie cave presenti nelle aree delle sorgenti. In particolare si è provveduto in giorni predeterminati a far operare tagli delle bancate con utilizzo di acqua solo ad una cava alla volta e a monitorare l’andamento della torbidità delle sorgenti in concomitanza con i tagli; nel caso di aumento di torbidità concomitante con i tagli (considerando tempi di corrivazione di alcune ore) le prove sono state considerate positive e pertanto determinata la causa dell’intorbidamento. Sulla base di queste indagini sono state emesse le ordinanze sindacali del 10/07/07 (prot. n° 32343), del 10/12/07 (prot. n° 57337), del 4/05/2009 (prot. n° 20606) e del 25/05/2010 (prot. n° 25916), con le quali, al fine di tutelare le risorse idriche destinate al consumo umano, sono state disposte delle prescrizioni per alcune aree di cava, tra le quali il divieto di utilizzare tecniche di taglio che prevedono l’uso di acqua e liquidi in genere (vede precedente Fig. 5).

Le ordinanze richiamate riguardano parte delle aree del complesso estrattivo di tre cave presenti nella zona di Crestola, ma in precedenza, nel 2001, un’ordinanza sindacale (prot. n° 37569 del 27/09/01) era stata emessa anche nei confronti di una cava della zona di Pratazzolo, a causa di frequenti intorbidamenti della sorgente Carbonera (Fig. 5).

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3) CARTA DELLA VULNERABILITÀ IDROGEOLOGICA DELLE SORGENTI E

DELIMITAZIONE DELLE ZONE DI RISPETTO Al fine di salvaguardare le sorgenti e i pozzi captati per scopi idropotabili, il Piano

Attuativo identificano zone alle quali sono state associate specifiche norme di tutela ambientale per la salvaguardia idrogeologica dell’acquifero carsico collegato con le sorgenti di interesse.

La definizione delle aree vulnerabili rispetto alle sorgenti di interesse, grazie alla gran mole dei dati a disposizione rispetto alla relativa ristrettezza del territorio esaminato, deriva in gran parte da prove idrogeologiche eseguite sul campo.

L’individuazione delle aree vulnerabili è stata pertanto eseguita utilizzando un sistema inedito che deriva dai risultati delle specifiche prove idrogeologiche descritte in precedenza e dalla individuazione sul campo di particolari elementi geologici che favoriscono l’infiltrazione delle acque.

Nello specifico, le aree vulnerabili rispetto alle sorgenti in esame sono state individuate considerando i seguenti elementi:

- aree a quote inferiori ai 450-500 m s.l.m.; importante limite quota componente carsica perturbante degli studi isotopici;

- aree poste a valle della fascia dei Calcari selciferi, che nel modello idrogeologico esercita un’effetto tampone rispetto alla parte alta del bacino di alimentazione;

- prove di taglio presso le attività estrattive positive; aree in cui vigono ordinanze sindacali per la tutela delle risorse idriche;

- prove con traccianti positive presso le sorgenti di interesse; ovviamente per delimitare le aree vulnerabili sono state prese in considerazione le prove con bassi tempi di corrivazione eseguite a valle del contatto Marmi-Calcari selciferi. Le altre prove, a monte del contatto Marmi-Calcari selciferi, non sono di facile interpretazione anche per eventuali correlazioni con le acque superficiali, mostrano in genere alti tempi di corrivazione; tali prove sono comunque servite per definire i limiti dei sistemi idrogeologici. Non sono stati considerati i rari casi di prove negative non coerenti con l’assetto geostrutturale dell’area;

Il Piano, nel tavole di quadro progettuale, sulla base degli elementi di cui sopra, individua le seguenti aree alle quali corrispondono norme specifiche (art. 27 e seguenti delle NTA):

- Aree A1 “zone di rispetto”, corrispondo alle zone di rispetto di cui all’art. 94 del D. lgs 152/2006 e s.m.i, e sono estese per un raggio di 200 metri dal punto di captazione.

- Aree A2 “vulnerabilità elevata”, si estendono rispetto all’opera di captazione con un raggio di 300 m.

- Aree A3 “vulnerabilità medio-elevata” aree a quote inferiori a quota ai 450-500 m s.l.m. (quota superiore area perturbante componente carsica) o a valle del contatto Marmi-Calcari selciferi, dove in effetti sono stati registrati negli anni una serie di eventi che hanno in qualche modo perturbato le sorgenti ivi esistenti.

- Aree A4 “vulnerabilità media” quelle prevalentemente all’interno della formazione dei Calcari selciferi, oppure a monte degli stessi ma con quota inferiore ai 450-500 m s.l.m. (a seconda delle sorgenti interessate); in questo modo, oltre a tenere in debita considerazione il limite di quota della componente carsica perturbante definita dagli studi isotopici, si è cercato di porre sotto tutela i tratti significativi delle aree a monte idrogeologico che potrebbero trasferire velocemente, tramite le acque superficiali, eventuali inquinanti dalle parti più alte del bacino alle aree ad alta vulnerabilità.

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4.3.1.2. Acque di lavorazione, acque superficiali e rischio idraulico La tutela delle acque superficiali si realizza mediante sistemi di raccolta e trattenimento

dei materiali fini in uscita dalle singole attività. La predisposizione di tali sistemi è prevista anche per la viabilità delle cave che in molti casi interessa anche tratti di vecchi ravaneti esistenti.

Al fine di evitare il trascinamento dei materiali fini all’esterno dei siti estrattivi viene prevista la realizzazione delle opere necessarie al contenimento del trascinamento del materiale fine all’esterno dei siti estrattivi attraverso la previsione di appositi presidi ambientali, quali vasche di decantazione, opere di trattenuta e di sedimentazione in genere volte alla separazione della frazione fine dalle acque.

Per quanto riguarda la gestione delle acque di lavorazione derivanti dalle attività di taglio al monte e dalla riquadratura dei blocchi, è prevista l’adozione di idonei sistemi di raccolta e convogliamento delle stesse verso gli impianti di trattamento al fine di evitarne la dispersione incontrollata sui piazzali di cava.

In merito alla valutazione del rischio idraulico, la millenaria escavazione ha prodotto situazioni idrauliche del tutto anomale ma che allo stato attuale possono produrre effetti positivi per il rallentamento dello scorrimento delle acque verso valle. Negli anni si sono create delle vere e proprie casse di laminazione che risulta importante mantenere; pertanto è stata definita una tutela specifica delle aree destinate alla mitigazione delle piene, prevedendo in particolare nelle zone indicate come “Aree di immagazzinamento idrico”, aree depresse che hanno funzione di immagazzinamento delle acque durante le precipitazioni, il divieto di riempimento permanente.

4.3.1.3. Ravaneti da sottoporre a tutela Un’attenzione particolare è stata posta nei confronti della definizione dei ravaneti

sottoposti a tutela e dei criteri adottati per la definizione dei vincoli e delle tutele cui assoggettare i ravaneti del Comune di Carrara, nell’ambito del procedimento di formazione dei Piani Attuativi dei bacini estrattivi.

I ravaneti di fatto costituiscono vere e proprie forme di deposito antropiche, che hanno assunto nel corso dei secoli di lavorazioni dei bacini marmiferi di Carrara, valenza geomorfologica determinando sia un’azione positiva di rallentamento del deflusso idrico e di laminazione delle piene, sia problematiche inerenti la genesi di flussi detritici in occasione di fenomeni precipitativi particolarmente intensi.

L’articolato normativo studiato per la gestione dei ravaneti tiene in considerazione questi aspetti ed in particolare si pone l’obiettivo del mantenimento dell’effetto di riduzione e rallentamento del ruscellamento idrico superficiale riducendo al contempo le problematiche di stabilità dei ravaneti a rischio geomorfologico elevato.

L’individuazione dei ravaneti da sottoporre a tutela e valorizzazione in rapporto alla loro valenza paesaggistica e idrogeologica è il risultato degli esiti delle ricerche geomorfologiche applicate ai ravaneti del Comune di Carrara svolte nell’ambito dell’Accordo di collaborazione scientifica tra Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Università di Pisa e il Comune di Carrara (delibera della Giunta Comunale n° 294 del 14 giugno 2018).

Nell’ambito di tale studio, riportato integralmente nell’elaborato A1.2 del Piano Attuativo, si è proceduto innanzi tutto alla mappatura dei ravaneti procedendo successivamente ad una loro catalogazione in base alla caratteristiche granulometriche, di copertura vegetale e di ossidazione della superficie.

Lo studio, al quale si rimanda per puntuali approfondimenti, evidenzia come i ravaneti si presentano in maniera molto differenziata in base alla granulometria, alla tessitura e alla

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permeabilità. La notevole variabilità che si osserva nei sedimenti costituenti i depositi è principalmente legata alle diverse tipologie di lavorazione e tecniche estrattive del marmo che si sono succedute nella storia. Ad esempio i ravaneti antichi affioranti, la cui produzione risale per lo più al periodo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, sono costituiti da pezzatura media di circa 20 cm ed accumulati all’interno di bastioni e muri a secco; molti di questi sono ancora oggi in posto e risultano omogenei. Essi presentano una intrinseca stabilità e capacità di drenaggio delle acque.

I ravaneti più recenti presentano invece detriti di pezzatura eterogenea, con presenza di blocchi anche di alcune decine di cm di diametro frammisti a polveri e abbondante matrice molto fine. In molti casi tali depositi subiscono una continua rimobilizzazione, dovuta a movimenti di versante (principalmente osservabili sottoforma di solchi di erosione e colate detritiche) favoriti dalla forte acclività, che può superare i 30°. Tali dissesti, favoriti dalla presenza di matrice fine, maggiormente soggetta a fenomeni di saturazione, compromettono la stabilità dei versanti in caso di forti piogge.

Lo studio svolto dall’ Università di Pisa ha prodotto una “carta geomorfologica dei ravaneti dei bacini marmiferi di Carrara” cui è associato un geodatabase che contiene informazioni circa la tessitura e la copertura vegetale di ciascun ravaneto.

Per quanto riguarda la tessitura dei ravaneti sono state distinte tre classi granulometriche (tessitura grossolana, media, fine) così come osservabili dalle orto fotografie. In prima approssimazione la tessitura grossolana corrisponde alla presenza di massi di dimensioni superiori al metro, la media prevalentemente comprende la tessitura a testa d’uomo (30 cm) ma può contenere anche blocchi di dimensioni comunque inferiori al metro, la tessitura fine corrisponde mediamente a dimensioni inferiori ai 30 cm.

Rilevante ai fini della caratterizzazione è la delimitazione delle porzioni dei ravaneti che presentano copertura vegetale. Sulla base del portamento della copertura dominante, sono state distinte attraverso l’analisi delle immagini aeree 4 classi principali: 1) privo di copertura vegetale, 2) copertura arborea, 3) copertura arbustiva ed 4) copertura erbacea. La tipologia di vegetazione che ricopre un ravaneto deriva dall’età del ravaneto stesso e determina la risposta del ravaneto agli input pluviometrici. In linea generale a parità di granulometria, ad un maggiore sviluppo della copertura vegetale corrisponde una minore propensione al dissesto e a fenomeni erosivi.

A partire dalla carta geomorfologica, tutti i dati raccolti sono stati presi in considerazione per individuare parametri quanto più oggettivi per selezionare i ravaneti da sottoporre a tutela. Il gruppo di lavoro ha inizialmente individuato come fattore di “prima” selezione l’assenza di forme evidenti di dissesto sui ravaneti.

A questa prima scrematura è seguito un criterio di selezione basato sul grado di sviluppo della copertura vegetale, assumendo che tale informazione sia strettamente correlata al potenziale effetto stabilizzante che la vegetazione può avere sui depositi di cava. Tale scelta è stata effettuata nella prospettiva di privilegiare la conservazione di quei depositi che mostrano una più bassa propensione al dissesto e un minor contributo alla produzione di sedimenti fini che interessano il bacino imbrifero.

Pertanto, è stata elaborata la “Carta dei parametri di selezione dei ravaneti da sottoporre a tutela considerando i seguenti parametri:

- tessitura dei ravaneti, presenza di successione di massicciate - presenza di copertura vegetale, in particolare arborea e subordinatamente arbustiva; - contenuto in acqua gravimetrica media (mm), dai dati forniti da Lorenzo Gardin e Fabio

Castelli, (Regione Toscana, 2018). Il risultato di tali elaborazioni è esemplificato nella Tavola 2 dello studio UNIPI - Carta

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dei parametri di selezione dei ravaneti. A seguito dell’elaborazione della carta dei parametri di selezione, sono state individuate

le aree da sottoporre a tutela: - Classe R1: Totalmente o in parte con copertura arborea senza evidenze di dissesto.

Tutela. Possibilità di messa in sicurezza senza asporto completo; - Classe R2: In buona parte con copertura arbustiva o elevato effetto storage. Tutela.

Possibilità di rimozione ma con compensazione idraulica. Permesso anche il riposizionamento del materiale grossolano.

Per le classi R1 è quindi riconosciuta una elevata valenza sia paesaggistica che idrogeologica, mentre per la classe R2 la tutela proposta deriva anche dal mantenimento dell’effetto di rallentamento del deflusso idrico.

Per i dettagli del metodo di ricerca utilizzato, si rimanda allo studio svolto dall’Università degli Studi di Pisa.

Il Settore Servizi Ambientali/Marmo, sulla base dello studio fornito dall’Università di Pisa, ha provveduto ad un’ulteriore elaborazione cercando di dare unità fisiografica alle tutele. In particolare sono state estese le tutele R2 anche alle porzioni di ravaneto che rimanevano intercluse e contigue in aree già tutelate.

4.3.1.4. Aree S.I.N. / S.I.R. A seguito del Decreto Ministeriale del 21 dicembre 1999 i ravaneti di Sponda, Ponti di

Vara e Canale di Boccanaglia siti nel Comune di Carrara, sono stati inseriti all’interno della perimetrazione del Sito di bonifica di Interesse Nazionale di "Massa e Carrara".

Gli interventi di bonifica dei ravaneti sopracitati sono stati eseguiti, in parte dal comune di Carrara ed in parte da privati, sulla base di un progetto suddiviso in due lotti stralcio funzionali: un primo lotto riguardante il Ravaneto di Sponda e Canale di Boccanaglia ed un secondo lotto riguardante il Ravaneto di Ponti di Vara.

I lavori di bonifica relativi al lotto stralcio funzionale di Sponda e Canale di Boccanaglia sono stati realizzati tra il luglio 2011 ed il novembre 2013ed a seguito del loro completamento, il comune di Carrara ha richiesto ed ottenuto la certificazione di avvenuta bonifica ai sensi dell’art. 242 del D. lgs 152/2006 rilasciata con determinazione n° 3094 del 13/10/2015 del settore Ambiente – Energia – Difesa del Suolo della Provincia di Massa e Carrara.

Le opere di bonifica relative al secondo lotto stralcio funzionale Ponti di Vara sono state avviate nel 2015 e si sono concluse a fine 2017. Ad oggi si sta provvedendo alla richiesta della certificazione di avvenuta bonifica per quanto riguarda la parte di competenza pubblica. Tali aree inoltre con Decreto Ministeriale del 29 ottobre 2013, che ha ridefinito i perimetri del S.I.N. di Massa e Carrara, attualmente rientrano nelle aree escluse dalla nuova perimetrazione del Sito di bonifica di Interesse Nazionale di Massa e Carrara e pertanto la titolarità delle procedure di bonifica ai sensi dell’art. 242 è stata attribuita alla Regione Toscana.

Per le suddette aree il Piano Attuativo prevede che, sino all’ottenimento della certificazione di avvenuta bonifica di cui all’art. 242 del D.lgs 152/2006 e smi, non siano ammesse nuove attività estrattive ed eventuali richieste di varianti per quelle esistenti in contrasto con la vigente normativa di settore.

4.3.2. Disciplina generale delle attività estrattive Il Titolo V del presente Piano stabilisce quali siano le norme, oltre a quanto previsto dalla

normativa regionale di settore (l.r. 35/2015), a cui le attività estrattive, esistenti e di nuova o

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prossima apertura, sono sottoposte nel corso delle fasi di autorizzazione e varianti. 4.3.2.1. Resa in blocchi delle attività estrattive Il Piano introduce il dimensionamento dei quantitativi minimi da destinare alla

trasformazione in blocchi e materiali da taglio, ponendo il limite della resa previsionale per le attività estrattive del Comune di Carrara pari al 25%, prevedendo la possibilità di ridurre tale percentuale in virtù della approvazione e realizzazione di appositi progetti rivolti all’incremento occupazionale e alle filiere connesse al mondo lapideo (articoli 37 e seguenti delle NTA).

A tal proposito il Piano propone alcune tipologie di progetto, tra cui rientrano le attività culturali, espositive, turistiche e commerciali sul territorio comunale finalizzate alla promozione e valorizzazione del materiale, delle lavorazioni che esso subisce e del legame con il territorio stesso, rimandando la definizione delle loro specifiche e delle modalità di presentazione ad un successivo atto amministrativo da adottarsi entro dodici mesi dall’approvazione del Piano stesso.

Il valore di resa previsionale, pari al 25%, è comunque stabilito in attesa della realizzazione di un dettagliato studio sulle caratteristiche litologiche e geologico-strutturali dei giacimenti e dello stato di fratturazione che permetta di definire i quantitativi minimi da destinare alla trasformazione in blocchi (percentuali minime di resa) eventualmente diversificato per ambiti estrattivi.

4.3.2.2. Quantità sostenibili e misure di mitigazione e compensazione Il presente Piano Attuativo, di iniziativa pubblica del Comune di Carrara elaborato nel

rispetto delle prescrizioni e degli obiettivi di qualità paesaggistica del PIT/PPR e degli artt. 113 e 114 della l.r. 65/2014, definisce, con l'obiettivo di salvaguardare le Alpi Apuane in quanto paesaggio naturale e antropico unico e non riproducibile, le quantità sostenibili, per dieci anni di vigenza del Piano, sotto il profilo paesaggistico e nel rispetto del dimensionamento massimo previsto dalla normativa di settore.

Le quantità sostenibili, quantificate in modo da garantire il corretto sfruttamento della risorsa lapidea, sono state definite sulla base delle risultanze del Quadro Conoscitivo e del Quadro Progettuale del Piano.

Il riferimento per il dimensionamento massimo attribuito ai bacini estrattivi di Carrara è derivato dagli obiettivi di produzione sostenibile riportati nell’Allegato A alla Disciplina di Piano della proposta di adozione del Piano Regionale Cave, trasmessa dalla Giunta Regionale al Consiglio (proposta di deliberazione C.R. n. 41 del 18/02/2019). Nella proposta di PRC per il comparto del marmo delle Alpi Apuane sono state considerate le produzioni pregresse degli ultimi quattro anni, ed è stato preso in considerazione il rapporto di resa tra blocchi e derivati e si è ipotizzato un tasso di crescita coerente con il modello econometrico e legato alle stime legate alle esportazioni.

Per le cave di Carrara oltre al metodo dello storico delle produzioni, utilizzato dalla Regione, si è inserito anche un ulteriore metodo che tenga in considerazione le rese in blocchi.

In particolare è stata effettuata una mediazione dei dati ottenuti dall’applicazione di due criteri differenti (articoli 39 e seguenti):

- il primo ricavabile dalla media aritmetica delle produzioni relative agli ultimi quat-tro anni (dal 2014 al 2017 compresi) attribuita ad ogni attività estrattiva;

- il secondo derivante dall’applicazione della stima di una resa percentuale minima di blocchi estratti pari al 25% (valore plausibile ed auspicabile per i bacini estrattivi di

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Carrara) Il dato medio annuale per ogni attività estrattiva così ottenuto è stato applicato all’intera

durata del PABE (dieci anni). Primo criterio – valutazione storica delle produzioni Per l’elaborazione del dato derivante dalle quantità medie prodotte negli ultimi quattro

anni sono stati utilizzati i dati in peso (tonnellate) a disposizione del comune sulla base del passaggio dei materiali estratti (blocchi e detriti) alle pese comunali. Tale dato è stato trasformato in volumi (metri cubi) utilizzando i pesi specifici validati a livello regionale per tipologia di materiale (2,7 ton/mc per i blocchi; 2,6 ton/mc per scaglie e detriti; 1,8 ton/mc per terre e tout venant; vedi Delib.Giunta Regionale n. 618/2018).

Per l’applicazione di questo criterio si sono inoltre resi necessari alcuni accorgimenti che tenessero conto di annualità in cui, a causa di fenomeni non imputabili direttamente all’attività estrattiva stessa, si fossero verificate produzioni nulle o anomale e marginali, intendendo come produzione marginale una produzione inferiore al 50% rispetto alla produzione media degli ultimi quattro anni.

In questi particolari casi è stata prevista l’applicazione di appositi correttivi che andassero a colmare queste anomalie:

a) nel caso di cave senza nessuna produzione negli ultimi quattro, sono stati utilizzati i dati desunti dal progetto di coltivazione approvato, ripartendo le volumetrie approvate per la durata del progetto presentato, ed applicando il dato annuale così ottenuto alla durata del presente piano (dieci anni);

b) nel caso di cave con produzione marginale per un massimo di due anni, la media annuale è stata ricavata dalle produzioni dei rimanenti anni nel periodo di osservazione (dal 2014 al 2017 compresi), ed applicando tale quantità media alla durata del presente piano (dieci anni);

c) nel caso di cave con tre annualità con produzioni marginali o nulle la quantità media annuale nel periodo di osservazione (dal 2014 al 2017 compresi) è stata ottenuta colmando le produzioni anomale rispettivamente per due anni con il quantitativo desunto dal progetto di coltivazione approvato e per un anno con la produzione non marginale, ed applicando tale quantità media alla durata del presente piano (dieci anni).

Il dato derivante da questa prima valutazione (media delle produzioni annuali relative ad ogni attività estrattiva nel periodo di osservazione) propone un quadro basato su dati realistici ma può di fatto non considerare in modo adeguato un aspetto rilevante che permetta di favorire un’escavazione sostenibile e finalizzata a definire i quantitativi minimi da destinarsi esclusivamente alla trasformazione in blocchi (percentuali minime di resa).

Secondo criterio – resa percentuale minima del 25% È stato pertanto introdotto un secondo criterio che, partendo dalla produzione media in

blocchi di ogni attività estrattiva durante il periodo di osservazione, sulla base di una resa percentuale minima di blocchi estratti posta pari al 25%, ha permesso di calcolare la quantità annua di materia estratta da attribuire ad ogni cava presente nei bacini estrattivi.

Anche per questo secondo criterio si è resa necessaria l’applicazione di alcuni correttivi. Nel caso di cave con produzioni annuali di blocchi nulle è stata stimata una produzione

annuale di materia estratta che tenesse in considerazione anche la forza lavoro impiegata (numero di addetti in cava) attribuendo un quantitativo annuo di blocchi pari a 1.200 tonnellate ad addetto per i bacini estrattivi di cui alla Scheda 15 dell'Allegato 5 del Piano Paesaggistico Regionale (PIT/PPR) della Regione Toscana e pari a 1.000 tonnellate ad

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addetto per i bacini estrattivi di cui alla Scheda 14 e 17 dell'Allegato 5 del Piano Paesaggistico Regionale (PIT/PPR) della Regione Toscana.

La media delle quantità ottenute dall’applicazione dei due criteri (produzione media di materia estratta degli ultimi quattro anni e materia estratta sulla base di una resa minima di produzione in blocchi del 25%) permette di contemperare il metodo aritmetico della produzione dell’attività estrattiva, intesa come blocchi più derivati, così come eseguito dalla Regione Toscana per la stesura del Piano Regionale Cave (P.R.C.), ed il metodo della resa in blocchi, che si incardina sull’attribuzione di una resa minima in blocchi pari al 25%.

Al fine di incentivare la crescita delle attività estrattive ad oggi di dimensione ridotte (produzioni annuali inferiori agli 8.000 mc) e di favorire la ripresa ed espansione delle attività esistenti aperte o riattivate nel corso dell’ultimo quinquennio, sono state previste ulteriori quote in termini di quantità di materia estratta pari rispettivamente al 20% del dato medio ottenuto dai due criteri sopradescritti..

Nel presente Piano è stato introdotto un sistema di premialità (art. 40) che, tenendo conto anche degli indicatori elaborati dallo studio socio economico dell’Istituto IRTA - Leonardo di Pisa, si basa sulla valutazione di soluzioni progettuali di compensazione socio-economica, ambientale e paesaggistica volte all’incremento dell’occupazione ed allo sviluppo di filiere connesse al mondo del lapideo, anche non strettamente connesse alle fasi estrattive.

In tal senso si sviluppa pertanto il concetto di filiera corta e la fattiva ricaduta sul territorio locale della risorsa lapidea e dell’indotto dell’attività estrattiva.

4.3.2.3. I derivati dei materiali da taglio Il Piano disciplina i derivati dei materiali da taglio, definiti dalla normativa regionale di

settore, prevedendo un loro prioritario riutilizzo in cicli produttivi esterni, nella costruzione di infrastrutture e in attività similari e, solo in misura strettamente necessaria, nel riutilizzo in attività di cava.

Al fine di una gestione accurata dei derivati e per facilitarne l’attività di controllo, la disciplina del Piano impone che le aree di stoccaggio provvisorio siano individuate all’interno del progetto di coltivazione e che l’impresa istituisca dei registri di cava dove vengano annotate le quantità stimate per tipologia del materiale in entrata ed in uscita dall’area di stoccaggio e le quantità utilizzate in attività di cava (riempimenti, rampe, strade, etc.).

5. Le condizioni ambientali e geologiche 5.1. Sintesi del Rapporto Ambientale La Dir. 01/42/CEE, approvata il 27/06/2001, nota come Direttiva sulla Valutazione

Ambientale Strategica (VAS), introduce la VALUTAZIONE AMBIENTALE quale strumento chiave per assumere la sostenibilità come obiettivo determinante nel processo di carattere pubblico di pianificazione e programmazione nella consapevolezza che i cambiamenti ambientali sono causati non solo dalla realizzazione di nuovi progetti, ma anche dalla messa in atto delle decisioni strategiche. Obiettivi di detta Direttiva (Art. 1) sono: - garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente

- contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicuran-

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do che, venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che pos-sono avere effetti significativi sull'ambiente”

La Dir 01/42/CE è stata recepita dal D.Lgs. 152 del 03/04/2006 “Norme in materia ambientale” e, a livello regionale dalla L.R. 10/2010 e s.m.i. (Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza).

La VAS concerne un processo decisionale, qualificato della pubblica amministrazione che, partendo da un determinato quadro normativo, da un certo contesto socio-economico, territoriale e ambientale e confrontandosi con la società, compie scelte e assume decisioni. La VAS è un PROCESSO sistematico abbastanza articolato che accompagna e guida l’attività di formazione e approvazione del piano. Come specificato dall’art. 7 della L.R. 10/2010, il procedimento per la VAS è ricompreso all'interno di quello previsto per l'elaborazione, l'adozione, l'approvazione del Piano stesso.

In data 05/07/2016 è stato avviato il procedimento di VAS dei Piani attuativi dei Bacini estrattivi del Comune di Carrara con l’invio, ai soggetti competenti in materia ambientale (SCA) ed all’Autorità competente, del Documento preliminare ai sensi dell’Art. 23 della L.R. n° 10/2010. Si tratta di un unico documento preliminare relativo ai piani attuativi di tutte e 3 le Schede del PIT ai fini dell'omogeneità delle valutazioni, dei potenziali effetti sinergici e cumulativi. Per giungere ad approvazione dei PABE è stato optato di procedere in modo indipendente (anche se in parallelo) per ciascuna Scheda del PIT seguendo pertanto distinte procedure di VAS.

Ai sensi dell’art. 5 della Dir 01/42/CE (Art. 9 del D.Lgs 152/06) nel rapporto ambientale sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma stesso.

Il Rapporto Ambientale segue quanto richiesto nell’allegato 2 alla L.R. 10/2010 e riporta tutte le informazioni utili, nei limiti in cui possono essere ragionevolmente richieste, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano. Per evitare duplicazioni della valutazione, sono stati utilizzati, se pertinenti, approfondimenti già effettuati e informazioni ottenute nell’ambito di altri livelli decisionali, acquisite in attuazione di altre disposizioni normative (ad es. studi di impatto ambientale, studi di incidenza) o studi forniti dalle ditte titolari di concessioni di escavazione. Sono stati consultati studi settoriali specifici più o meno recenti che hanno costituito riferimento e materiale utile per la costruzione del quadro conoscitivo. Nel documento è precisata la fonte di acquisizione del dato.

Per gli approfondimenti di quadro conoscitivo si è tenuto conto di quanto richiesto dall’Allegato IV del PIT (Linee guida per la valutazione paesaggistica delle attività estrattive) e dall’Allegato V (Schede dei bacini estrattivi) che, oltre a contenere norme comuni per i bacini estrattivi delle Alpi Apuane individua criticità e obiettivi di qualità per ciascuna Scheda in cui gli stessi bacini sono articolati. Tali riferimenti sono necessari per la verifica di compatibilità con i valori (statutari/patrimoniali) espressi dal territorio riconosciuti dalle elaborazioni del PIT/PPR stesso.

Il Rapporto Ambientale della Scheda PIT/PPR n° 15 comprende anche lo Studio di Incidenza in applicazione della L.R. 30/2015 e s.m.i., data la prossimità/contiguità dei confini dei bacini estrattivi con i Siti della Rete Natura 2000 (ZSC M. Borla Rocca di Tenerano; ZSC M. Sagro; ZPS Praterie Primarie e Secondarie delle Alpi Apuane). Per disporre di dati funzionali a una più puntuale valutazione, nel corso dell’estate del 12017

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sono stati svolti rilievi speditivi nelle aree poste in prossimità dei confini tra bacini estrattivi e Rete Natura 2000 al fine di indagare in via preliminare, la presenza di habitat e specie di valenza conservazionistica che potessero essere oggetto di incidenza (Antonella Grazzini, Alessandra Sani, Luca Puglisi). Inoltre, per meglio caratterizzare gli elementi della seconda invariante del PIT/PPR, è stata elaborata una specifica carta forestale a scala del comprensorio estrattivo del Comune di Carrara dalla quale sono stati ricavati anche dati relativi ai principali morfotipi ecosistemici presenti.

Le analisi conoscitive hanno consentito di evidenziare le criticità e i punti di forza allo stato attuale e di elaborare obiettivi di sostenibilità ambientale funzionali alla risoluzione delle problematiche; al contempo gli stessi obiettivi costituiscono riferimento per la valutazione degli effetti ambientali determinati dalle previsioni di PABE sulle componenti del paesaggio, anche in senso sinergico e cumulativo incrementale (per la presenza di più pressioni agenti nello stesso contesto territoriale e per quanto evidenziato in sede di quadro conoscitivo). Il Rapporto Ambientale analizza le azioni di Piano nel dettaglio, mettendo in relazione le minacce emerse con le risposte date attraverso le strategie e la disciplina espressa dalle norme tecniche di attuazione. Ove si ritenga necessario, sono approfondite le misure di mitigazione comunque necessarie per risolvere elementi di particolare complessità e criticità che, nella maggior parte die caso, si rivolgono alla successiva progettazione. Per la verifica della efficienza ed efficacia delle risposte date attraverso la disciplina di Piano e le ulteriori mitigazioni individuate in sede di Rapporto Ambientale, risulta di fondamentale importanza la fase di monitoraggio che può consentire di ragionare sull’opportunità di apportare modifiche/correttivi per garantire il rispetto degli stessi obiettivi di sostenibilità in fase attuativa. Il Rapporto Ambientale fa proprie le analisi svolte nell’ambito dello studio socio-economico redatto da IRTA –Leonardo (Elaborato A1.1) individuando specifici obiettivi di sostenibilità e indicatori di contesto e di monitoraggio utili per una corretta verifica della sostenibilità ambientale ed economica del PABE.

5.2 sintesi delle indagini geologiche Gli elaborati tecnici geologici di corredo ai Piani Attuativi dei Bacini Estrattivi sono stati

predisposti secondo le direttive del DPGR.n.53R/2011 “Regolamento di attuazione dell’art.62 della L.R. n.51/2005 in materia di indagini geologiche”.

I piani attuativi interessano complessivamente un territorio montano di circa 11,5 Kmq destinato dagli strumenti della pianificazione territoriale e urbanistica a zona industriale estrattiva. Questa vasta area è prevalentemente utilizzata per le attività di estrazione del marmo che, storicamente, seppure con fasi alterne, ha rappresentato la principale attività economica del Comune e che lo pone come principale polo internazionale di escavazione e lavorazione del marmo.

Il quadro conoscitivo geologico dei PABE è stato costruito attraverso l’acquisizione e/o aggiornamento degli studi esistenti anche di recentissima approvazione con particolare riferimento alla “Carta geomorfologica e carta della pericolosità geologica dell’intero territorio comunale” redatta nell’ambito del POC ed approvata con DCC n°37 del 09/04/2019.

La carta geologica utilizzata (per l’analisi delle unità litostratigrafiche pre quaternarie), è quella del "Continuum Geologico" della Regione Toscana che si basa sulla cartografia, verificata e corretta, del progetto “CARG”. I dati contenuti sono quindi aggiornati alle ultime conoscenze acquisite sulle diverse formazioni geologiche ed i relativi rapporti

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stratigrafici. Per quanto riguarda i depositi quaternari invece, in considerazione dei rilievi condotti sul campo oltre che delle informazioni desunte dalle indagini geognostiche disponibili, è stato condotto un rilievo ex novo.

Tenendo conto degli indirizzi tecnici dettati dalla normativa di settore (53/R e PAI), la metodologia di analisi utilizzata per la definizione della pericolosità geologica (pericolosità relativa) del territorio dei PABE è quella nota in letteratura come metodo o approccio geomorfologico. A seguito di un attenta analisi di coerenza con le direttive tecniche regionali disciplinate dal DPGR n°53/R del 2011 e dal PAI Toscana Nord, è stata definita una classificazione della pericolosità geologica attraverso l’articolazione dell’intero territorio dei PABE in quattro aree omogenee a crescente pericolosità G.3a, G.3l, G.3b e G.4.

La carta delle aree a pericolosità idraulica dei PABE deriva invece dalla carta del PS vigente approvato con DCC n°28 del 16/03/2012. Le aree perimetrate ricadenti nel perimetro dei PABE sono state definite sulla base di criteri geometrici fissati dall’ex D.P.G.R. n. 26/R del 27.04.07 e non discendono quindi da specifiche analisi e/o modellazioni idrauliche.

Per quanto riguarda la valutazione degli effetti sismici locali, si è proceduto alla definizione delle zone suscettibili di instabilità o di amplificazione sismica in maniera qualitativa attraverso l’individuazione di aree a comportamento sismico omogeneo, sfruttando il quadro conoscitivo esistente ed in particolare la carta geomorfologica, che individua compiutamente le tipologie di coperture e il grado di attività dei fenomeni franosi.

Le zone di cui sopra sono perimetrate nella “Carta degli elementi generali con rilevanza sismica” che consente di evidenziare le situazioni di criticità sulle quali porre attenzione, al fine di una corretta progettazione.

I PABE oltre a disciplinare l’attività estrattiva si occupano anche della gestione, riqualificazione e recupero del patrimonio edilizio esistente la cui trasformazione è resa possibile attraverso la realizzazione di una serie di interventi edilizi di tipo diretto che le Norme tecniche di Attuazione disciplinano in maniera puntuale.

La valutazione della Fattibilità di un intervento si ottiene, in linea generale, dalla sovrapposizione della pericolosità dell’area con la tipologia di intervento in previsione.

La Fattibilità geologica, idraulica e sismica di un qualsiasi intervento ammesso dai PABE viene disciplinata attraverso specifiche Norme tecnico geologiche (Elaborato A3.1). Tali Norme tecnico geologiche (NTG) costituiscono parte integrante delle NTA dei PABE e costituiscono il riferimento prioritario per la corretta modalità di attuazione degli interventi ammessi e previsti dai Piani Attuativi dei Bacini Estrattivi di Carrara.

Al fine di poter normare l’attuazione delle “trasformazioni” ammesse (estrattive ed edilizie) è stata definita una Matrice della Fattibilità, così come disciplinata dall’art. 17 delle NTG, dalla quale è possibile assegnare, tramite l’intersezione tra classe di pericolosità e tipologia d’intervento prevista, la classe di Fattibilità da applicarsi alle single tipologie di intervento prescelte.

L’utilizzo della Matrice della Fattibilità permette di sintetizzare al meglio le diverse casistiche che possono venire a crearsi sul territorio attraverso la connessione di un’ampia tipologia di interventi ammessi con le classi di pericolosità definite dai PABE nelle rispettive carte tematiche (Carta della pericolosità geologica, idraulica e sismica).

L'attuazione della singola attività estrattiva come quella di ciascun intervento edilizio di tipo diretto è subordinata al recepimento, in fase progettuale, delle limitazioni, approfondimenti e prescrizioni associate a ciascuna delle tre classi di fattibilità risultanti in seguito all’applicazione della Matrici di cui sopra.

La Fattibilità di ciascun intervento è perciò legata all'ambito di pericolosità del contesto

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in cui questo si inserisce in modo da imporre un progressivo aumento del livello di attenzione rispetto alle problematiche geologiche idrauliche e sismiche cui ciascun intervento dovrà fare fronte con specifiche indagini e soluzioni progettuali che dimostrino il superamento della pericolosità senza comportare un aggravio per le aree circostanti e le strutture esistenti

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