A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano...

24
· Apagina3 · Apagina7 · Allepagine8e9 · Allepagine12e13 · Allepagina14e15 · Allepagine18e19 Il dramma nel 1993 La morte è in agguato in autostrada Le origini Aspirante ciclista e poi partigiano L’arrivo a Viareggio Col fratello al Marco Polo L’idea Festival L’epopea Da Carosone a Mina: il mito si realizza Bussola mondiale Peppino, Ray Charles: serate memorabili Bussoladomani L’idea geniale del tendone Poi il declino

Transcript of A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano...

Page 1: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

·A pagina 3

·A pagina 7

·Alle pagine 8 e 9

·Alle pagine 12 e 13

·Alle pagina 14 e 15

·Alle pagine 18 e 19

Il dramma nel 1993

Lamorteè in agguatoinautostrada

Le origini

Aspiranteciclista epoipartigiano

L’arrivo a Viareggio

Col fratelloalMarco PoloL’idea Festival

L’epopea

Da Carosonea Mina: il mitosi realizza

Bussola mondiale

Peppino,RayCharles: seratememorabili

Bussoladomani

L’idea genialedel tendonePoi il declino

Page 2: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 2 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

Page 3: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••320ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

di CHIARA SACCHETTI

LA NOTIZIA arrivò come un fulmi-ne a ciel sereno... è vero avevamo sapu-to che Sergio Bernardini aveva avutoun incidente stradale mentre si recavaal matrimonio del nipote a Torino, in-sieme alla sorella. Era successo il saba-to, il 2 ottobre 1993, verso le 15. Lasua Bmw aveva sbandato a causa diuna pozzanghera d’acqua, creata dauna pioggia torrenziale. Un testa co-da, un urto frontale con una Dedra,ma l’incidente non sembrava così gra-ve, tanto che le persone che viaggianosull’altra auto erano rimaste illese. In-vece Sergio e sua sorella Adilia eranostati trasportati all’ospedale di Asti:Adilia con una frattura ad un spalla eSergio con ferite e contusioni in varie

parti del corpo che non apparivanopreoccupanti. Era stato lui stesso a te-lefonare al nipote Marco dicendo dinon annullare la cerimonia perché sa-rebbe stato dimesso. Ecco perchéquando le condizioni si aggravarono efu trasferito nella notte nel reparto dirianimazione, la sorpresa fu collettiva.La moglie Bruna Mazzucchelli e i fi-gli Mario e Guido erano volati adAsti, avvertiti dell’incidente a telefo-no, da Bernardini stesso. Poi l’esito ne-fasto, provocato da lesioni interne, inun primo momento non evidenti.Sergio Bernardini aveva 68 anni, eranato a Parigi da una famiglia emigratain Francia in cerca di lavoro ma origi-naria della Toscana interna, di Margi-none di Altopascio.Aveva trascorso la sua gioventù a Tori-ni , lavorando nel ristorante del padre.Ma il suo desiderio era di respirareun’altra aria, quella di mare, e con la

sua grande esuberanza e colmo di ideearrivò in Versilia nel 1947, con pochisoldi e tanti sogni.A Torino era rimasta una parte dellafamiglia e proprio nella città piemon-tese si stava dirigendo nell’ultimogiorno della sua vita, alle nozze diMarco Bernardini, allora inviato diTuttosport.I funerali di Bernardini slittarono dialcuni giorni, perché fu chiesta l’au-topsia proprio per verificare la causedel decesso, quel peggioramento im-provviso a cinque ore di distanzadall’incidente. L’esame necroscopicosi svolse martedì 5, e il feretro giunsenell’abitazione di via Vittor Pisani 10,al quartiere Marco Polo, mercoledì 6,solo qualche ora prima del funerale.“Il commosso abbraccio di una città”è il titolo di apertura della pagina diViareggio di giovedì 7 ottobre che ilnostro giornale dedica alla cerimoniafunebre: nella grandi foto che accom-pagnano l’articolo si riconoscono Zuc-chero e Gino Paoli, due dei personag-gi dello spettacolo che omaggiaronola salma del grande impresario. Manell’articolo si citano anche Delia Sca-la, Gianni Minà, Sandro Ciotti, Fer-ruccio Valcareggi, Mimmo D’Alessan-dro, Paolo e Cesare Maldini. Omaggifloreali giunsero anche da AdrianoAragozzini , Stefania Sandrelli e natu-ralmente dal sindaco di Viareggio, al-lora Andrea Palestini.A salutare con affetto Sergio c’eranoperò anche tantissimi viareggini , gen-te comune che volle accompagnarlonella sua ultima dimora, perché la suacittà adottiva gli voleva bene. Oltreduemila, riporta il cronista, con occhilucidi e fazzoletti in mano, che riempi-rono la grande chiesa di Don Bosco.Molti rimasero sul sagrato e il feretrofu accompagnato al suo ingresso inchiesa da numerosi applausi. Il parro-co di allora , don Roberrto Picchinell’omelia disse: “Tu hai dato tantoalla Versilia, forse non sei stato corri-sposto” e si augurò che qualcun altropotesse raccoglierne l’eredità.

LA TRAGEDIA

Il dramma si consuma nella notteL’incidente sembrava leggero. Poi l’agonia e una morte assurda

Poche ore dopo rimbalzòin Versilia e in tutta Italia.

Un cordoglio unanimeespresso alla moglie

Bruna e ai figli Mario eGuido

“2 OTTOBRE 1993

La notizia

Le cure

Sergio andava a Torino almatrimonio del nipote.all’altezza di Asti l’auto

sbanda per la pioggia. Loschianto, non sembrava

nulla. Invece...

Lo scontro

Con lui c’era la sorellaAdilia che si ruppe una

spalla. Sergio avevalesioni interne. Quando le

scoprirono fu troppotardi

I FUNERALI L’OMELIA DI DON ROBERTO PICCHI

«Hai dato tanto alla tuaterra ma forse non seistato corrisposto»

GIANNI MINA’

Uno dei primi a mandare un tele-gramma di cordoglio alla famigliaper la scomparsa di Sergio Bernar-dini, fu l’allora sindaco di Pietra-santa, Manrico Nicolai: “La Ver-silia e la città di Pietrasanta perdo-no un uomo di valore che ha ama-to e saputo valorizzare questa ter-ra, con lui stesso avara di ricono-scenza. La sua memora rimarràindelebile nella storia dello spetta-colo internazionale..”. Le associa-zioni dei balneari, dei commer-cianti , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-to la terra della Versilia...Con Ber-nardini, scompare una parte dellanostra storia”, commentano , invi-tando a riflettere sullepotenzialità della Versilia che Ber-nardini, non versiliese, seppe intu-ire e valorizzare.Al funerale si attendevano molti

vip dela mondo della spettacolo,dello sport, insomma lo star sy-stem. In primis Mina Mazzini,già scomparsa dalle scene. Minanon venne per non trasformare ilfunerale in un “happening ad uso

di giornalisti e fotografi”, com-mentò Gianni Minà. Vittorio Gas-sman fu costretto a rinunciare perun impegno di lavoro all’estero.Renato Carosone, dispiaciuto,non venne per motivi di salute.Altri mandarono fiori, telegram-mi, pensieri.Furono notati molti gestori di lo-cali dell’intrattenimento versilie-se , e molte persone che avevanolavorato con Bernardini nei suoidue locali di spicco, la Bussola e

Bussoladomani.Tra i possibili eredi di Bernardi-ni, presente al suo funerale c’eraMimmo D’Alessandro, che si sa,dopo un po’ di tentativi in Versi-lia, ha deciso di emigrare per altrilidi per le sue grandi manifestazio-ni di spettacolo. In tal senso appa-iono profetiche le parole di Gian-ni Minà , riportate dall’articolo dicronaca della Nazione , proprio ilgionro dei funerali di Bernardini,riguardo al possibile erede: “Mim-mo D’Alessandro come erede diSergio Bernardini? Se deve supe-rare tutti gli ostacoli che ha incon-trato Sergio...”. E forse gli ostacolisono stati ancora maggiori seD’Alessandro si è comunque arre-so molto prima di quanto non fe-ce Bernardini, fino in fondo osti-nato nel suo amore ed interesseper la Versilia.

C.S.

IL SUO EREDE SARA’ MIMMOD’ALESSANDRO MA DOVRA’SUPERARE TANTI OSTACOLI

L’ADDIO L’estremo saluto a Sergio Bernardini. In altoZucchero e qui sopra Gino Paoli con Mauro Donati del Ciucheba

CORDOGLIOIn tantissimi alle esequieanche se di personaggi c’eranosolo Gino Paoli e Zucchero

DESTINO BEFFARDOAveva telefonato a chi lo attendevadicendo che sarebbe stato prestodimesso. Poi la crisi fatale

MINA Anna Mazzini, in ar-te Mina, doveva moltissimodella sua carriera a SergioBernardini, al palco dellaBussola. Ecco perché la can-tante che in quel periodo eradi casa in Versilia, si intrave-deva spesso soprattutto alForte per lo shopping, era at-tesa per i funerali di Bernar-dini. Un tributo dovuto alpatron, che per alcuni gior-ni tenne in attesa tutti. Macome riportano le cronache,Mina non venne, o almenonon si fece vedere tra la fol-la, per non trasformare ungrave lutto in un evento me-diatico, probabilmente.

Ma la grandeMinanon fu vistaalla cerimonia

Page 4: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 4 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

I DUE LIBRI DI RIFERIMENTO

LA CAMPAGNA TOSCANA LA GENIALITA’

Marco, il nipote diSergio Bernardini,

racconta gli anni d’orodella mitica Bussola

vissuta personalmentema anche la storia

dell’intera famiglia chesi intreccia con le

vicende dellospettacolo italiano

UN libro divertente,scorrevole,

appassionante. unaminiera di

informazioni raccoltoda Aldo Valleroni, il

cantore di un periodoirripetibile. “Versiliaanni ruggenti” è una

’bibbia’ imperdibile

LE ORIGINI L’EQUIVOCO SUL NOME DI BATTESIMOE LA NASCITA NELLA CAPITALE FRANCESENEL 1925; IL PADRE ERA GIARDINIERE

E’ IL LUOGO D’ORIGINE DEL CLAN E ANCHE QUELLODOVE SI TORNAVA NEI MOMENTI DECISIVI. EMIGRATIPER TRADIZIONE, MA CON LE RADICI BEN SALDE

E’ UN TRATTO EREDITATO CON IL SANGUE, INSIEMEA UN PIZZICO DI ESTROSA IRREGOLARITÀ. LA FORZADI CARATTERE DELLA MADRE FU ESEMPLARE

CONTADINI

TERRA di emigranti, Altopascio. Come buo-na parte della provincia di Lucca. Così i geni-tori di Sergio Bernardini, Italo e Virginia, co-me abbiamo visto, si trovano in Francia, neglianni Venti, a servizio dei Lumière. Sergio(pardon, Antonio) nasce nel 1925, ma primadella seconda guerra mondiale i Bernardini so-no tornati in Italia, a Torino, a far fruttare ilgruzzolo guadagnato faticosamente come emi-granti. E nel dopoguerra torneranno a Margi-none, la piccola patria.

ALTRI PARENTI avevano preso la via delleAmeriche: il padre di Italo era arrivato a Chi-

cago, dove era sepolto. Altri congiunti aveva-no preso la via dell’Argentina. Tutti lavorato-ri, animati dalla volontà di riuscire, di miglio-rare le loro condizioni economiche e sociali.Sono queste le solide radici di Sergio Bernar-dini che, spinto da voglia di fare e da una soli-da fiducia nei propri mezzi, riuscirà a scalareil successo. Da Torino alla Versilia. Da Viareg-gio alla Bussola e a Bussodomani. Fino a di-ventare il più grande organizzatore di spetta-coli del nostro paese.Nella foto: i genitori di Sergio, Italo e Virgi-nia Bernardini, fotografati davanti all’inse-gna della Bussola

Antonio, anzi Sergio, natoI primi anni all’estero: la madre fece da balia

“UN DITO NEL SEDERE DELLA GALLINA PER VEDERESE QUELLA MATTINA AVEVA PRODOTTO QUALCOSADI BUONO”. ERA, QUELLA, LA “PROVA DELL’UOVO”

UN OMAGGIOCOL CUORE

a Parigi da una famiglia emigrataai figli di Louis Lumière, l’inventore del cinematografo

MARCO BERNARDI-NI, nato a Torino nel1947, è il figlio di Giusep-pe Pino Bernardini, fratel-lo di Sergio, dunque è ilnipote dell’inventore del-la Bussola. Dopo aver in-seguito, negli anni giova-nili, la carriera teatrale,entra alla “Gazzetta delPopolo” e diventa giorna-lista: ancora ricorda lasua intervista a SalvatorAllende, tre giorni primadel golpe. Ha lavorato

con “Tuttosport” e “Ra-dio24”, collabora al “Cor-riere della Sera”, edizioneToscana. E’ autore di varilibri. L’ultimo, ‘Li abbia-mo fatti cantare’ (Robinedizioni), è una rievoca-zione personale e toccan-te della vita di Sergio.

L’AUTORE però vuolesubito togliere di mezzoil sospetto di essere statospinto da un sentimentonostalgico: «Non mi inte-ressava fare un’operazio-ne nostalgia, respingoquesta visione. Ho amatomolto quello spot televisi-vo per una marca di auto-mobili in cui si vedonopersonaggi del passato co-me John Lennon o Mari-lyn Monroe e si invita il

pubblico a guardare al fu-turo con gli occhi di colo-ro che vogliono coglierele cose belle del passatoper andare avanti. Questaè la chiave del libro. Direiche la Versilia ha bisognodi un approccio simile.C’è un’estrema necessitàdi costruire futuro, un fu-turo che non potrà, perforza di cose, ricalcare glianni ’50 e ’60. Credo chesarebbe utile innestare suquelle splendide radiciun progetto che favoriscaun nuovo boom della Ver-silia”.

E CE N’È anche per i po-litici: “Dovrebbero —prosegue Marco Bernardi-ni — spogliarsi dell’arro-ganza e di quella forma dicampanilismo che oltread essere storicamenteinattuale fa pure venirel’orticaria. La chiave l’haindicata Sergio, quandodiceva: ‘Io sono un botte-gaio, devo coccolare iclienti’. Il turista va cocco-lato, solo così la Versiliapotrebbe diventare la Flo-rida d’Europa”.

TORNANDO al libro:“Ho cercato di convocareidealmente i protagonistidi una grande stagionedella spettacolo, collocan-doli per una volta in pla-tea per farli assistere auna grande saga familia-re. Grazie a questa sagamolti di loro sono statilanciati nel firmamentodelle stelle”.

I GENITORI LE FIGURE DI ITALO E VIRGINIA SONO STATE CENTRALI E DECISIVE

Da Marginone alla Francia, e ritorno

RICORDO ancora il gelo che calòin redazione quella domenica di ini-zio ottobre nel momento in cui arri-vò la notizia della improvvisa mor-te di Sergio Bernardini. Ricordo ildolore di due grandi colleghi chenon ci sono più e che delle gesta diSergio avevano parlato con l’enfasie la capacità che li avevano contrad-distinti. Ugo Dotti e Aldo Valleronipiangevano un amico che era ancheun amico di tutti noi. Il destino cru-dele — e qualcosa di più — aveva-no portato via un protagonista verodi un periodo irripetibile, di unaVersilia irripetibile. Vent’anni sonopassati e sembra ieri. Abbiamo deci-so, insieme all’amico Marco, di ri-cordare una figura che ha segnatoun’epoca e che dopo che è mancatonon è mai stato celebrato dalle istitu-zioni e dal suo mondo per quello chemeritava. Perché questa terra devemolto a Sergio, alle sue intuizionistraordinarie, da autentico genio del-lo spettacolo che anteponeva la for-za delle idee ai facili guadagni. Chequando aveva in mente qualcosa(ed era raro che sbagliasse) mettevatutto se stesso in quel progetto anchese poi sapeva che l’incasso nonavrebbe coperto le spese, perché sitrattava di qualcosa di straordina-riamente grande.Ma l’importante per lui era fare,portare in Versilia il meglio chec’era, dare alla sua gente e al turi-smo la ribalta dei mass media chenon erano certo quelli del mondo incui viviamo adesso, dove tutto diven-ta notizia anche la cosa più banaleche facciamo ogni giorno.Ecco. Inventare, mettersi sempre ingioco alle ricerche di vie nuove, ave-re gli stimoli, guardare al futuro conl’entusiasmo di un ragazzino anchese hai alle tue spalle un vissuto diquelli che consiglierebbero un’esi-stenza ormai tranquilla. Sergio eraquesto. L’esatto contrario di quantoaccade adesso, ad esempio in mon-do come quello della Tv dove tuttisono stereotipati e nessuno inventapiù nulla. Perché c’è il rischio di sba-gliare e allora neglio andare sul sicu-ro. Ma l’eredità che ci ha lasciatoBernardini non deve andare disper-sa, anche se siamo consapevoli chetutto è cambiato. Il modello di riferi-mento dell’Italia e della Versilia delboom è purtroppo sopraffatto dauna crisi che ci attanaglia, che ci im-pedisce di divertirsi con quella spen-sieratezza che i nostri genitori han-no avuto. Che Sergio ha fatto viverecon le sue serate capaci di segnareun’epoca. E speriamo che lo ricordi-no con l’affetto che ci abbiamo mes-so noi anche tutti quei personaggidello spettacolo, e sono tanti, che glidevono essere grati. E che inquell’inizio ottobre del 1993 non sen-tirono il bisogno neanche di fare unsalto a Viareggio per tributargli l’ul-timo, doveroso, saluto.

UN GRAZIE

ANEDDOTOFu il medico d’Oltralpea scegliere il nome di Antonioma lui preferì sempre Sergio

LA FAMIGLIAQuella volta che il babboItalo uscì di casa e tornò doposei mesi: era stato negli Usa

PARLAL’AUTORE

“Le mie memorienon inseguonola nostalgia»

di ENRICOSALVADORI

SE E’ stato possibilerealizzare questospeciale, lo si deve allacollaborazione di moltepersone. Un grazieparticolare, dunque, va aMario Bernardini, il figliodi Sergio, per averfornito informazioni ericordi. E’ lui ad averidealmente raccolto iltestimone dal padre,anche comeorganizzatore di eventi dispettacolo. Grazie aVincenzo Iannone, che haconsentito di utilizzarebrani e fotografie trattedal libro “Versilia anniruggenti”, rieditato daMarina Poggesi Valleroninel 2008.Un rigraziamento ancheal collega Umberto Guidiper la collaborazionenella raccolta di notizie eal fotografo ColomboFrancesconi, il cuiapporto è statoinsostituibile.

LA PRIMA cosa da sapere è cheSergio non si chiamava Sergio, ben-sì Antonio. Antonio Bernardini,nato a Parigi il 7 maggio 1925. E’Marco Bernardini, il nipote, a rac-contare alcuni gustosi dettagli nelsuo libro “Li abbiamo fatti canta-re” (Robin edizioni, 2013): “L’ana-grafe – scrive – non mente. L’avevosentita ormai un sacco di volte quellastoria. Eppure non avrei mai finito diascoltarla perché, oltre a trovarla affa-scinante come un’autentica fiaba, senti-vo che mi apparteneva certamente perdiritto di discendenza”. Secondo par-ticolare gustoso: la mamma di Ser-gio, Virginia, durante il periodofrancese, era stata assunta come ta-ta dei figli di Louis Lumière, unodei due inventori del cinema. Unacoincidenza notevole, per la madredi un futuro protagonista della sto-ria dello spettacolo italiano ed euro-peo.

MA SENTIAMOLA direttamen-te dalle parole di Sergio Bernardi-ni, così come le rievoca il nipoteMarco, questa fiaba familiare: “E’un poco come la favola del brutto ana-troccolo. E che fossi da buttare tantoero piccolo e secco e con le gambe stortelo conferma ancora oggi (siamo neglianni Cinquanta, n.d.r.), nonna Virgi-nia. Lei che un giorno nella villa di Be-auvillage, dove era stata assunta dallafamiglia Lumière come tata e dove al-lattava i due neonati figli del padre delcinema Louis, si ritrovò incinta. Italo,tuo nonno, faceva il giardiniere. Trauna potata al pesco e una riordinata al-le piante delle rose nella villa pariginaaveva trovato il tempo di ingravidarela moglie per la terza volta. E’ così che,il sette maggio del millenovecentoventi-cinque nasco io, in ospedale. AntonioBernardini, figlio di italianissimi tosca-ni e di nazionalità francese. Come vie-ne fuori il nome di Sergio, allora? Piùo meno così, se me l’hanno raccontatagiusta. Signora, che nome desidera persuo figlio? Fa il medico alla Virginia.Voglio si chiami Sergio, risponde mam-ma. Risata del dottore. Ma come, voiitaliani siete tutti Antonio. Il prete ob-bedisce al medico. Roba da matti. An-

che se, in casa, nessuno mi ha mai chia-mato così il nome di Antonio mi perse-guita”.

MARCO Bernardini racconta chequesta faccenda del doppio nome(per tutti Sergio, sui documenti An-tonio) turbava un poco Bernardini.La Virginia, dunque, era la madre

di Sergio. Originaria come il mari-to Italo di Marginone, un paesinodi mille abitanti, frazione del comu-ne di Altopascio, in provincia diLucca. Uno dei luoghi simboliciper Sergio Bernardini, come vedre-mo più avanti. Virginia era unacontadina di robusto buon senso enotevole bellezza, così la ricorda ilnipote Marco. La osserva, da picco-lo, quando “rigoverna” il pollaio ementre fa “la prova dell’uovo”: “undito nel sedere della gallina per verifica-re se avrebbe prodotto qualcosa di buo-no quella mattina”. E poi Italo. Scri-ve Marco che Sergio, dal padre Ita-lo “aveva ricevuto in dono lo stampino

della genialità un poco stravagante etalvolta biliosa”.

A RIPROVA di questa stranezza,l’episodio reale che vide Italo an-nunciare alla moglie che voleva an-dare a vedere una corsa ciclistica.Uscì e partì per l’America, lascian-do la moglie e i tre figli per sei mesi.Disse che era andato a vedere dove

era sepolto il padre, proprio ac-canto alla tomba di Al Capo-ne. La Virginia non disse nul-la, salvo ripagare il maritodella stessa moneta. Dopoqualche tempo si imbarcòsul piroscafo Bianca-mano e andò in visi-ta ai parenti a Chi-cago. Per sei me-si. Italo accettò,la loro unionesembrava – edera –indissolubi-le.

AUTORE Marco Bernardini. Il suo libro sarà il filoconduttore della rievocazione della carriera diSergio Bernardini. I brani citati sono in corsivo.Ringraziamo l’editore e l’autore per la concessione

IL NIPOTEAdesso è il momentoche la Versilia tornia guardare il futuro

Li abbiamofatti cantare

Versiliaanni ruggenti

I L C O M M E N T O

RITORNOAL PASSATODue immeginisimbolo di duecittà che hannofatto parte dellastoria di Sergio:a sinistra laTorre Eiffelsimbolo diParigi e quiaccanto piazzaSan Carlo,centro di quellaTorino doveBernardini ècresciuto. Quisotto i fratelliLumiere. Lamamma diSergio fece loroda balia

Page 5: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••520ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

I DUE LIBRI DI RIFERIMENTO

LA CAMPAGNA TOSCANA LA GENIALITA’

Marco, il nipote diSergio Bernardini,

racconta gli anni d’orodella mitica Bussola

vissuta personalmentema anche la storia

dell’intera famiglia chesi intreccia con le

vicende dellospettacolo italiano

UN libro divertente,scorrevole,

appassionante. unaminiera di

informazioni raccoltoda Aldo Valleroni, il

cantore di un periodoirripetibile. “Versiliaanni ruggenti” è una

’bibbia’ imperdibile

LE ORIGINI L’EQUIVOCO SUL NOME DI BATTESIMOE LA NASCITA NELLA CAPITALE FRANCESENEL 1925; IL PADRE ERA GIARDINIERE

E’ IL LUOGO D’ORIGINE DEL CLAN E ANCHE QUELLODOVE SI TORNAVA NEI MOMENTI DECISIVI. EMIGRATIPER TRADIZIONE, MA CON LE RADICI BEN SALDE

E’ UN TRATTO EREDITATO CON IL SANGUE, INSIEMEA UN PIZZICO DI ESTROSA IRREGOLARITÀ. LA FORZADI CARATTERE DELLA MADRE FU ESEMPLARE

CONTADINI

TERRA di emigranti, Altopascio. Come buo-na parte della provincia di Lucca. Così i geni-tori di Sergio Bernardini, Italo e Virginia, co-me abbiamo visto, si trovano in Francia, neglianni Venti, a servizio dei Lumière. Sergio(pardon, Antonio) nasce nel 1925, ma primadella seconda guerra mondiale i Bernardini so-no tornati in Italia, a Torino, a far fruttare ilgruzzolo guadagnato faticosamente come emi-granti. E nel dopoguerra torneranno a Margi-none, la piccola patria.

ALTRI PARENTI avevano preso la via delleAmeriche: il padre di Italo era arrivato a Chi-

cago, dove era sepolto. Altri congiunti aveva-no preso la via dell’Argentina. Tutti lavorato-ri, animati dalla volontà di riuscire, di miglio-rare le loro condizioni economiche e sociali.Sono queste le solide radici di Sergio Bernar-dini che, spinto da voglia di fare e da una soli-da fiducia nei propri mezzi, riuscirà a scalareil successo. Da Torino alla Versilia. Da Viareg-gio alla Bussola e a Bussodomani. Fino a di-ventare il più grande organizzatore di spetta-coli del nostro paese.Nella foto: i genitori di Sergio, Italo e Virgi-nia Bernardini, fotografati davanti all’inse-gna della Bussola

Antonio, anzi Sergio, natoI primi anni all’estero: la madre fece da balia

“UN DITO NEL SEDERE DELLA GALLINA PER VEDERESE QUELLA MATTINA AVEVA PRODOTTO QUALCOSADI BUONO”. ERA, QUELLA, LA “PROVA DELL’UOVO”

UN OMAGGIOCOL CUORE

a Parigi da una famiglia emigrataai figli di Louis Lumière, l’inventore del cinematografo

MARCO BERNARDI-NI, nato a Torino nel1947, è il figlio di Giusep-pe Pino Bernardini, fratel-lo di Sergio, dunque è ilnipote dell’inventore del-la Bussola. Dopo aver in-seguito, negli anni giova-nili, la carriera teatrale,entra alla “Gazzetta delPopolo” e diventa giorna-lista: ancora ricorda lasua intervista a SalvatorAllende, tre giorni primadel golpe. Ha lavorato

con “Tuttosport” e “Ra-dio24”, collabora al “Cor-riere della Sera”, edizioneToscana. E’ autore di varilibri. L’ultimo, ‘Li abbia-mo fatti cantare’ (Robinedizioni), è una rievoca-zione personale e toccan-te della vita di Sergio.

L’AUTORE però vuolesubito togliere di mezzoil sospetto di essere statospinto da un sentimentonostalgico: «Non mi inte-ressava fare un’operazio-ne nostalgia, respingoquesta visione. Ho amatomolto quello spot televisi-vo per una marca di auto-mobili in cui si vedonopersonaggi del passato co-me John Lennon o Mari-lyn Monroe e si invita il

pubblico a guardare al fu-turo con gli occhi di colo-ro che vogliono coglierele cose belle del passatoper andare avanti. Questaè la chiave del libro. Direiche la Versilia ha bisognodi un approccio simile.C’è un’estrema necessitàdi costruire futuro, un fu-turo che non potrà, perforza di cose, ricalcare glianni ’50 e ’60. Credo chesarebbe utile innestare suquelle splendide radiciun progetto che favoriscaun nuovo boom della Ver-silia”.

E CE N’È anche per i po-litici: “Dovrebbero —prosegue Marco Bernardi-ni — spogliarsi dell’arro-ganza e di quella forma dicampanilismo che oltread essere storicamenteinattuale fa pure venirel’orticaria. La chiave l’haindicata Sergio, quandodiceva: ‘Io sono un botte-gaio, devo coccolare iclienti’. Il turista va cocco-lato, solo così la Versiliapotrebbe diventare la Flo-rida d’Europa”.

TORNANDO al libro:“Ho cercato di convocareidealmente i protagonistidi una grande stagionedella spettacolo, collocan-doli per una volta in pla-tea per farli assistere auna grande saga familia-re. Grazie a questa sagamolti di loro sono statilanciati nel firmamentodelle stelle”.

I GENITORI LE FIGURE DI ITALO E VIRGINIA SONO STATE CENTRALI E DECISIVE

Da Marginone alla Francia, e ritorno

RICORDO ancora il gelo che calòin redazione quella domenica di ini-zio ottobre nel momento in cui arri-vò la notizia della improvvisa mor-te di Sergio Bernardini. Ricordo ildolore di due grandi colleghi chenon ci sono più e che delle gesta diSergio avevano parlato con l’enfasie la capacità che li avevano contrad-distinti. Ugo Dotti e Aldo Valleronipiangevano un amico che era ancheun amico di tutti noi. Il destino cru-dele — e qualcosa di più — aveva-no portato via un protagonista verodi un periodo irripetibile, di unaVersilia irripetibile. Vent’anni sonopassati e sembra ieri. Abbiamo deci-so, insieme all’amico Marco, di ri-cordare una figura che ha segnatoun’epoca e che dopo che è mancatonon è mai stato celebrato dalle istitu-zioni e dal suo mondo per quello chemeritava. Perché questa terra devemolto a Sergio, alle sue intuizionistraordinarie, da autentico genio del-lo spettacolo che anteponeva la for-za delle idee ai facili guadagni. Chequando aveva in mente qualcosa(ed era raro che sbagliasse) mettevatutto se stesso in quel progetto anchese poi sapeva che l’incasso nonavrebbe coperto le spese, perché sitrattava di qualcosa di straordina-riamente grande.Ma l’importante per lui era fare,portare in Versilia il meglio chec’era, dare alla sua gente e al turi-smo la ribalta dei mass media chenon erano certo quelli del mondo incui viviamo adesso, dove tutto diven-ta notizia anche la cosa più banaleche facciamo ogni giorno.Ecco. Inventare, mettersi sempre ingioco alle ricerche di vie nuove, ave-re gli stimoli, guardare al futuro conl’entusiasmo di un ragazzino anchese hai alle tue spalle un vissuto diquelli che consiglierebbero un’esi-stenza ormai tranquilla. Sergio eraquesto. L’esatto contrario di quantoaccade adesso, ad esempio in mon-do come quello della Tv dove tuttisono stereotipati e nessuno inventapiù nulla. Perché c’è il rischio di sba-gliare e allora neglio andare sul sicu-ro. Ma l’eredità che ci ha lasciatoBernardini non deve andare disper-sa, anche se siamo consapevoli chetutto è cambiato. Il modello di riferi-mento dell’Italia e della Versilia delboom è purtroppo sopraffatto dauna crisi che ci attanaglia, che ci im-pedisce di divertirsi con quella spen-sieratezza che i nostri genitori han-no avuto. Che Sergio ha fatto viverecon le sue serate capaci di segnareun’epoca. E speriamo che lo ricordi-no con l’affetto che ci abbiamo mes-so noi anche tutti quei personaggidello spettacolo, e sono tanti, che glidevono essere grati. E che inquell’inizio ottobre del 1993 non sen-tirono il bisogno neanche di fare unsalto a Viareggio per tributargli l’ul-timo, doveroso, saluto.

UN GRAZIE

ANEDDOTOFu il medico d’Oltralpea scegliere il nome di Antonioma lui preferì sempre Sergio

LA FAMIGLIAQuella volta che il babboItalo uscì di casa e tornò doposei mesi: era stato negli Usa

PARLAL’AUTORE

“Le mie memorienon inseguonola nostalgia»

di ENRICOSALVADORI

SE E’ stato possibilerealizzare questospeciale, lo si deve allacollaborazione di moltepersone. Un grazieparticolare, dunque, va aMario Bernardini, il figliodi Sergio, per averfornito informazioni ericordi. E’ lui ad averidealmente raccolto iltestimone dal padre,anche comeorganizzatore di eventi dispettacolo. Grazie aVincenzo Iannone, che haconsentito di utilizzarebrani e fotografie trattedal libro “Versilia anniruggenti”, rieditato daMarina Poggesi Valleroninel 2008.Un rigraziamento ancheal collega Umberto Guidiper la collaborazionenella raccolta di notizie eal fotografo ColomboFrancesconi, il cuiapporto è statoinsostituibile.

LA PRIMA cosa da sapere è cheSergio non si chiamava Sergio, ben-sì Antonio. Antonio Bernardini,nato a Parigi il 7 maggio 1925. E’Marco Bernardini, il nipote, a rac-contare alcuni gustosi dettagli nelsuo libro “Li abbiamo fatti canta-re” (Robin edizioni, 2013): “L’ana-grafe – scrive – non mente. L’avevosentita ormai un sacco di volte quellastoria. Eppure non avrei mai finito diascoltarla perché, oltre a trovarla affa-scinante come un’autentica fiaba, senti-vo che mi apparteneva certamente perdiritto di discendenza”. Secondo par-ticolare gustoso: la mamma di Ser-gio, Virginia, durante il periodofrancese, era stata assunta come ta-ta dei figli di Louis Lumière, unodei due inventori del cinema. Unacoincidenza notevole, per la madredi un futuro protagonista della sto-ria dello spettacolo italiano ed euro-peo.

MA SENTIAMOLA direttamen-te dalle parole di Sergio Bernardi-ni, così come le rievoca il nipoteMarco, questa fiaba familiare: “E’un poco come la favola del brutto ana-troccolo. E che fossi da buttare tantoero piccolo e secco e con le gambe stortelo conferma ancora oggi (siamo neglianni Cinquanta, n.d.r.), nonna Virgi-nia. Lei che un giorno nella villa di Be-auvillage, dove era stata assunta dallafamiglia Lumière come tata e dove al-lattava i due neonati figli del padre delcinema Louis, si ritrovò incinta. Italo,tuo nonno, faceva il giardiniere. Trauna potata al pesco e una riordinata al-le piante delle rose nella villa pariginaaveva trovato il tempo di ingravidarela moglie per la terza volta. E’ così che,il sette maggio del millenovecentoventi-cinque nasco io, in ospedale. AntonioBernardini, figlio di italianissimi tosca-ni e di nazionalità francese. Come vie-ne fuori il nome di Sergio, allora? Piùo meno così, se me l’hanno raccontatagiusta. Signora, che nome desidera persuo figlio? Fa il medico alla Virginia.Voglio si chiami Sergio, risponde mam-ma. Risata del dottore. Ma come, voiitaliani siete tutti Antonio. Il prete ob-bedisce al medico. Roba da matti. An-

che se, in casa, nessuno mi ha mai chia-mato così il nome di Antonio mi perse-guita”.

MARCO Bernardini racconta chequesta faccenda del doppio nome(per tutti Sergio, sui documenti An-tonio) turbava un poco Bernardini.La Virginia, dunque, era la madre

di Sergio. Originaria come il mari-to Italo di Marginone, un paesinodi mille abitanti, frazione del comu-ne di Altopascio, in provincia diLucca. Uno dei luoghi simboliciper Sergio Bernardini, come vedre-mo più avanti. Virginia era unacontadina di robusto buon senso enotevole bellezza, così la ricorda ilnipote Marco. La osserva, da picco-lo, quando “rigoverna” il pollaio ementre fa “la prova dell’uovo”: “undito nel sedere della gallina per verifica-re se avrebbe prodotto qualcosa di buo-no quella mattina”. E poi Italo. Scri-ve Marco che Sergio, dal padre Ita-lo “aveva ricevuto in dono lo stampino

della genialità un poco stravagante etalvolta biliosa”.

A RIPROVA di questa stranezza,l’episodio reale che vide Italo an-nunciare alla moglie che voleva an-dare a vedere una corsa ciclistica.Uscì e partì per l’America, lascian-do la moglie e i tre figli per sei mesi.Disse che era andato a vedere dove

era sepolto il padre, proprio ac-canto alla tomba di Al Capo-ne. La Virginia non disse nul-la, salvo ripagare il maritodella stessa moneta. Dopoqualche tempo si imbarcòsul piroscafo Bianca-mano e andò in visi-ta ai parenti a Chi-cago. Per sei me-si. Italo accettò,la loro unionesembrava – edera –indissolubi-le.

AUTORE Marco Bernardini. Il suo libro sarà il filoconduttore della rievocazione della carriera diSergio Bernardini. I brani citati sono in corsivo.Ringraziamo l’editore e l’autore per la concessione

IL NIPOTEAdesso è il momentoche la Versilia tornia guardare il futuro

Li abbiamofatti cantare

Versiliaanni ruggenti

I L C O M M E N T O

RITORNOAL PASSATODue immeginisimbolo di duecittà che hannofatto parte dellastoria di Sergio:a sinistra laTorre Eiffelsimbolo diParigi e quiaccanto piazzaSan Carlo,centro di quellaTorino doveBernardini ècresciuto. Quisotto i fratelliLumiere. Lamamma diSergio fece loroda balia

Page 6: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 6 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

Page 7: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••720ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

LA GUERRA “DAL LIBROANIME IRREQUIETE E PASTICCIONE...SERGIO E PINO (FOTO), PRIGIONIERIDEI LORO SOGNI, CANTANO ALLA LUNA

A diciotto anni si unì ai partigiani sui montiIl padre lo difese davanti a un tedesco: “Spari a me, lasci andare mio figlio”

IL SECONDO conflitto mondia-le finisce lasciando dietro di sè idolori, i lutti, le distruzioni. Ma lavita riprende, deve riprendere. E’giusto così. “Piero Angela al piano-forte, Gigi Marsico alla batteria, luial basso. Una volta al mese proprioquando, quasi tutti i giorni, si ritrova-vano in uno scantinato di via Rossini,alle spalle della Mole Antonelliana,per fare jazz. Piero e Gigi sono giorna-listi in Rai e vanno a caccia di noti-zie. Sergio vive a Viareggio e ciondolaper il mondo in cerca di pezzi da no-vanta, come chiama lui gli artisti adat-ti per la sua Bussola. Ma quell’appun-tamento musicale e poi conviviale inun ristorante sulla collina di Pecetto,paese delle ciliegie e delle belle mada-min, tra i tre amici di matita continue-rà ancora per parecchio tempo”.

GLI ANNI del dopoguerra sono

molto particolari. Lutti e distru-zioni, ma l’Italia trova dentro di séla forza di ripartire.

I DUE giovani di casa Bernardinicercano la loro strada, in quella se-conda metà degli anni Quarantache per il nostro paese coincidonocon il ritorno della speranza:“Anime irrequiete e dccisamente pa-sticcione, quelle dei fratelli Bernardi-

ni. Lilia è l’unica che, forse, viaggiadritta lungo i binari del buon senso.Sergio e Pino il più delle volte, prigio-nieri dei loro sogni, sparano nel buio ecantano alla luna. Deragliano, insom-ma. Cercano ancora la loro strada chenon è certamente quella del ristoranteLepanto, in centro a Torino, dove Ita-lo e Virginia danno da mangiare piat-ti toscani alla media borghesia dellacittà. Pino, in cucina, soffre e si agitacome un cane randagio catturato emesso in gabbia. Sergio manco si la-scia sedurre un pelo da babbo e mam-ma. Svicola al mattino presto, torna asera già inoltrata. Italo e Giuseppe, ri-spettivi padre e suocero, impegnanoalolora le loro maglie di lana intrise disudore autentico per fare in modo che i

due giovani possano giocare le lorocarte sul tavolo professionale che piùpreferiscono” .

E COSI’ Sergio Bernardini, chenon ne vuol sapere di scommette-re il suo futuro sul ristorante che igenitori gestivano a Torino, finoal loro ritorno definitivo a Margi-none, guardava ad altri lidi. Piùprecisamente al mare di Viareggioe della Versilia, dove puntava ognivolta che poteva, scavalcando i tor-nanti del Bracco, desideroso di lan-ciarsi nello “show business”, quan-to mai promettente in quegli annidi ricostruzione e di ritrovata vo-glia di vivere e gioire.

IL PADRE Italo aveva capito:“Quando Sergio gli aveva confidatola propria la propria volontà di imbar-carsi in quell’avventura, lui aveva im-piegato un amen ad aprire il cassettosegreto dove teneva i contanti e a infi-lare nella tasca della giacca del figliotre preziosissimi fogli da centomila li-re. Praticamente tutto ciò che era riu-scito a mettere da parte, all’oscuro diVirginia. Il fatto è che Italo sentivaanche un poco suo quel locale, pertransfert emotivo e per una sottile for-ma di protagonismo trasversale”.

ANNI PIU’ tardi, quando Sergiosarà al timone della Bussola, a Ita-lo piacerà “farsi fotografare dal papa-razzo ufficiale della Versilia, il bravoColombo, sotto i cartelloni che annun-ciavano la star della serata e, ancoradi più, accanto alla luminosa piazza-ta all’esterno davanti al lungomare laquale indicava alla gente che era arri-vata alla ‘Bussola di Bernardini’”.

ENTRAMBI i fratelli, nei loro annigiovanili, sognano di fare lo sport. Pinogioca a calcio nella squadrasemiprofessionale del Volpiano. Hacominciato con Boniperti e con Parola,nei ragazzini della Juventus. “Facevo golcalciando direttamente dalla bandierinadel corner”. Poi la guerra, che cambiatutto. Anche Sergio coltivavaun’ambizione sportiva: voleva fare ilciclista, ha conservato a lungo unabicicletta da velodromo. Poi la vita, perentrambi, ha deciso diversamente.Come spesso accade a molti.

RICOSTRUZIONEI Bernardini gestivanoun ristorante a Torino, maSergio meditava la fuga

IL DOPOGUERRA in Ita-lia segna, lentamente e inmezzo a gravi problemi esquilibri, il ritorno al benes-sere e alla normalità. Il pia-no Marshall, operativo sinoal 1953, aveva dato una pri-ma spinta alla ricostruzionedel paese che iniziò a proce-dere rapidamente e con lesue forze verso lo sviluppoeconomico a partire dal1954 sino all’entrata nelMercato comune nel 1957.Nel giro di pochi anni l’Ita-lia divenne una nazione pre-valentemente urbana e indu-striale, sino a posizionarsi alsettimo posto tra i paesi piùindustrializzati. Bassi salarie differenze sociali ed econo-miche fra il Nord e il Sud so-no gli squilibri che segnanoquesta stagione.

“ANCHE TORINO, comeil resto dell’Italia, sta cam-biando faccia molto veloce-mente, al passo spedito e ca-denzato dell’esercito di ‘te-run’ reclutati dagli uominidell’Avvocato per il previstoboom dell’automobile. Nonsi affitta ai meridionali checoltivano il basilico nella va-sca da bagno, pensano e dico-no i boogianen autoctoni. EValletta assembla per loro al-veari da riserva pellerossa.La gente va di fretta e la Sei-cento, perlopiù in tinta cartada zucchero, non è più unlusso esclusivo anche se nonè ancora una necessità”

IL DOPOGUERRA

Il boom a Torinofra gli squilibri

LE AMBIZIONI SPORTIVE

Un calciatoree un ciclista

TEMPI DURIQuando scoppia

la secondaguerra mondiale

la famigliaBernardini è da

tempo rientratain Italia, più

precisamente aTorino. Il

giovane Sergio siunisce in

montagna allaResistenza. Poi

gli anni dellaricostruzione

LA GUERRA trova i Bernardini a Tori-no. Quando viene annunciato l’armisti-zio, nel 1943, Sergio ha 18 anni e seguen-do un giusto impulso si unisce ai partigia-ni sulle montagne del Piemonte. Il libro ri-evoca un episodio toccante, quando il pa-dre Italo gioca il tutto e per tutto per salva-

re il figlio Sergio:

«PER LUI si era inginocchiato, urlando di-sperato, davanti a un ufficiale nazista conla rivoltella in mano: ‘Spari a me, lasci an-dare il mio figliolo’. Così Sergio era riuscitoa saltare dalla finestra al primo piano della

casa di Dronero dove suo padre gli avevadato appuntamento per fargli avere vinoolio e una forma di pecorino da portare sul-le montagne del Cuneese dove il giovane siera aggregato con i partigiani. Non sparò anessuno, il tedesco. Era destino, si vede. Siaccontentò dell’olio, del vino e della formadi pecorino”.

PARTIGIANI Papà Bernardini si interpose tra un figlio e un tedesco

SERGIO e Giuseppe ciprovano già a Torino, agestire un locale da ballo.Rilevano l’Estoril, unnight club che però nonriescono a portare alsuccesso. Bernardinisoffrirà molto per questofallimento, cadendo inuno stato di autenticadepressione.

NELLACITTA’DELLA MOLE

L’Estoril è statoil primo locale

Page 8: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 8 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

Direttore responsabile:Gabriele Canè

Vice direttori: Mauro AvelliniMarcello Mancini

Responsabile della Redazione:Enrico SalvadoriInserto a cura di:

Enrico Salvadori,Giovanni Lorenzini,

Umberto Guidi,Chiara Sacchetti, Sandro Bugialli

Foto Aldo Umicini e tratte dailibri «Versilia anni ruggenti»e «Li abbiamo fatti cantare»

Redazione: via Regia 53☎ 0584 / 438.811

(Fax 0584 / 438.817).E Mail:

[email protected] la pubblicità

Società Pubblicità Editoriale Spa,via Regia 53, ☎ 0584 / 962.557(Fax 0584 / 962.558) E Mail:[email protected]

Editore: Poligrafici EditorialeSpa

LA REDAZIONE

“ “ “L’ARRIVO A VIAREGGIO

MOLTIPLICA PER 5I TRE “B” E LA EPOR

LA PRIMA STAGIONE SI DISTINSE SUBITOPER ORIGINALITÀ, INVENTIVA, CAPACITÀDI CATTURARE L’ATTENZIONE NAZIONALE

NELL’IMMEDIATO dopoguer-ra con il suo ciuffo ribelle e tantebuone intenzioni, Sergio Bernar-dini arrivò a Viareggio da Torino,dove risiedeva la famiglia. Avevain tasca due buoni del tesoro dimezzo milione ciascuno, e il suoprimo ‘ successo’ fu quello di con-vincere la proprietaria della Ca-pannina del Marco Polo, che ave-va già subito due gestioni falli-mentari, a concedergli il locale.

ALDO VALLERONI raccontanel suo libro “Versilia anni rug-genti” che furono le parole di Ber-nardini a convincerla: “Le chie-do la Capannina perché intendo

lavorare sodo. Ho l’ambizione didiventare qualcuno. Non abbia ti-more, l’affitto io lo pago anticipa-tamente. Per tutto il periodo dellagestione. Va bene così?”E andò subito molto bene, con po-chi soldi e molto ingegno da aguz-zare per far quadrare il bilancio.Intanto il risparmio cominciò daun’orchestra di dilettanti che sa-pevano suonare più a orecchioche altro, motivetti jazz e pocopiù. Giovani simpatici e comuni-cativi come il pianista Peter Ange-la, divenuto poi il famoso divulga-tore scientifico Piero Angela, ilchitarrista Gigi Marsico, futuroradiocronista, e così via. L’assonella manica però fu Raffa, ovve-ro Raffaello Giachini, un omonepratese che divenne il direttore disala trascinando i tanti giovaniammiratori in vacanza con la sua

agilità di ballerino, nonostante lamole, la sua verve nel presentaregli ospiti, nel raccontare le barzel-lette, o nell’inventare le serate a te-ma.

FIN DALL’INAUGURAZIO-NE la Capannina partì alla gran-de, diventando in poche settima-ne il locale più alla moda dellaspiaggia viareggina. In quel 1948,l’attentato a Togliatti, in piena sta-gione, fu un evento drammaticoche fece temere per la democra-zia, ma dopo due giorni di tensio-ne, ecco di nuovo ritornare la vo-glia di divertimento.

TANTO CHE per il sabato e ladomenica si doveva far ricorso adun prestito , addirittura dalla par-rocchia di San Paolino, per averele sedie necessarie per i frequenta-tori della Capannina. Il parrocofu subito disponibile a noleggiareil necessario a quindici lire a se-dia. Un introito per la chiesa eun’urgenza per il locale da ballo.Bernardini cercava sempre nuovimodi per ‘svecchiare’ il locale erenderlo appetibile soprattutto aigiovani, e per questo invitò da Pa-rigi delle indossatrici , come sichiamavano allora, per una sfilatadi Christian Dior, oppure si im-provvisavano programmi musica-li insoliti, con lo stesso Sergio con-trabbassista d’occasione.Finché non giunse all’orecchiodell’impresario che si pensava dicreare un festival della canzoneitaliana. Aldo Valleroni, SergioBernardini e Alberto Sargentini,allora presidente del Comitato fe-steggiamenti , che si occupava diCarnevale e di promozione turisti-ca , si misero d’accordo, non sen-za una vivace discussione: il Co-mitato avrebbe sovvenzionato

con centomila lire, altre cinquan-tamila ne avrebbe messe Bernardi-ni, oltre alla disponibilità del loca-le. Il bando musicale era pronto,già inviato alle varie edizioni mu-sicali. La ciliegina sulla torta ful’accordo con la Rai – ovviamenteparliamo di radio, la Tv dovevaancora debuttare – che dopo ripe-tuti incontri a Firenze fu siglatoper la messa in onda della serataconclusiva del festival. Superati iproblemi tecnici per la trasmissio-ne, fu scelto Francesco Ferrari co-me direttore d’orchestra, Ameri-go Gomez, come radiocronista.Le difficoltà nelle linee elettriche,non del tutto ripristinate dopo la

guerra, rendevano la trasmissionepiù problematica del previsto, maarrivarono gli americani: sì, Sar-gentini non si perse d’animo e daCamp Darby portò con sé una filadi camion con potenti accumula-tori di corrente.

COMPLESSA fu anche la sele-zione dei numerosi brani che era-no giunti da tutta Italia. Alla fine,il 25 agosto 1948 il primo festivaldella canzone italiana post- belli-co andò in scena alla Capanninadi Bernardini. Il pubblico seguìcon entusiasmo la serata e decretòcome vincitrice “Serenata al pri-mo amore”, di Pino Moschini. Ec-co la prima stagione della Capan-nina di Bernardini che si distinsesubito per originalità, inventiva,attenzione già a livello nazionale.

C.S.

GLI ALTRI RITROVI

IL SUCCESSO FU TALE CHE SI DOVETTEROPRENDERE IN AFFITTO DELLE SEDIE DALLAPARROCCHIA DI SAN PAOLINO

1953: dopo i nuovi localiche hanno consacrato laVersilia come il luogo dellevacanze, della musica dalvivo, del divertimento giànell’estate precedente,nasce la società “Epor”, unsodalizio tra Bernardini,Beneforti e Beccari pergestire e lanciare bencinque locali. SergioBernardini ha già portatofortuna alla Capannina diMarco Polo, adessoinsieme ai soci arrivano ilCaprice, sulla terrazzadella Repubblica, il CasinòPiemonte, il Gatto nero el’Eden Danze.

FRED BUSCAGLIONEinaugura la stagione alPiemonte, mentre dallamente vulcanica diBernardini escono iburattini di Podrecca, alGatto Nero, per la felicitàdei bambini.“Sui cartelloni degli oltrecinquanta locali dislocatilungo la fascia costiera,appaiono ogni giorno nominuovi. Piccoli e grandi didanno battaglia: la guerradei neon porta il nomedella Versilia per tuttal’Europa…” racconta AldoValleroni nel suo libro“Versilia anni ruggenti”.Tra le serate memorabilidi quella stagione, alCaprice si esibiscono tuttiinsieme Gary Cooper, LexBaxter, Sabù, RalphMurphy e Paul Muni.

A FINE STAGIONE peròla società si scioglie,probabilmente peropinioni diverse sullamaniera di gestire i locali,ma nessuno dei tre siarrende ed a quel punto lacompetizione diventainevitabile : Benforti puntasul Caprice, Beccariritorna in quel di Torino adirigere un altro locale, eBernardini resta saldo allaguida della Capannina, maanche del Gatto Nero edell’Eden Danze. Intantonei mesi invernali, nasceun accordo tra Bernardiniealtri imprenditori perlanciare un altro nightparticolare, a Marina diPietrasanta , tra le cabinedi uno stabilimentobalneare, che avrà il nomedi Carillon e molta fortunanegli anni a venire. Comesi vede da questa brevesintesi , Bernardini era a‘caccia’ di qualcosa dispeciale e lo troverà prestocon la ‘sua’ Bussola diFocette.

C.S.

LE SERATE CONSEGNATE AI RICORDI:QUELL’ESTATE DEL 1948 FU TURBATA DAIDISORDINI PER TOGLIATTI

DUNQUE il Festival della Canzone italiana, il seme dalquale sarebbe germogliato Sanremo, nacque effettivamente aViareggio, alla Capannina del Marco Polo, nell’estate del1948. In meno di tre anni sarebbe già ‘emigrato’ nella cittàdei fiori, contribuendo a creare il mito di Viareggio comecittà delle occasioni perdute. Intanto, l’estate seguentel’esperienza venne ripetuta e riuscì ancora meglio. Piùcanzoni, più accurata le selezione artistica, archiviati iproblemi tecnici: la Rai diffuse via radio la serata del 25agosto 1949, che vide il successo di Gastone Parigi,interprete del brano “Il topo di campagna”, un motivo aritmo di samba. Il festival sembrava avviato a unaprogressione entusiasmante, ma il diavolo ci mise lozampino. Il Carnevale del 1950 fu disturbato dal maltempo:pioggia e freddo fecero crollare gli incassi e alla resa deiconti l’allora Comitato Carnevale (si chiamava Comitato deiFesteggiamenti) dovette tagliare il finanziamento allemanifestazioni estive, tra le quali il Festival della canzone.Inutilmente Bernardini e il presidente del ComitatoSargentini cercarono di convincere l’Azienda autonoma disoggiorno a sostenere la manifestazione. Il «no» fu secco eirremovibile. Così, l’estate del 1950 non vide la terza edizionedel festival: in compenso arrivò a Viareggio Pier Busseti,patron del Casinò di Sanremo. Visto che i viareggini nonpotevano o non volevano organizzare il festival non si potevatrasferirlo a Sanremo? Fatto sta che la città non seppesalvare la manifestazione e nel novembre del 1950 il festival,accordo con la Rai compreso, era già sotto il controllo delCasinò di Sanremo. Il resto è storia: il 29 gennaio 1951debuttava il primo Festival di Saremo, vinto da Nilla Pizzicon “Grazie dei fiori”.

FRATELLI Pino (a sinistra) e Sergio Bernardini. I cominciarono agestire insieme locali da ballo in Versilia; il primo fu la Capannina diMarco Polo. Poi decisero di separarsi: Sergio alla Bussola, Pino aTorino, con l’intesa che durante l’estate quest’ultimo sarebbetornato in zona per dare una mano al fratello

Polo fu subito successo travolgenteponente. Lì nacque il primo Festival della canzone italiana

NELL’ESTATE DEL 1948L’orchestra con PieroAngela e l’animazionedell’istrionico “Raffa”

DIRETTA RADIOLa serata del concorsodi canzoni venne trasmessadalla Rai il 25 agosto

VICENDA EMBLEMATICA SOLO DUE EDIZIONI

E la kermesse canora‘emigrò’ a Sanremo

STORIA Nilla Pizzi, prima vincitrice a Sanremo nel 1951

MA ECCO come Marco Bermar-dini rievoca l’arrivo a Viareggiodei due fratelli, Sergio e Pino. Ri-spettivamente, lo zio e il padre. Ar-rivo che viene immediatamente“benedetto” da Aldo Valleroni,giornalista di razza e futuro canto-re delle fortune del grande Sergio,lo “Zigfield italiano”. Siamo nel1948.

“‘DUE RAGAZZI che arrivano daTorino ma che sono toscani autentici,si preparano ad affrontare la scalatadel successo nel mondo dello spettacoloin Versilia. Credo che molto presto sen-tiremo parlare di loro. Tenete a menteil loro cognome, Bernardini’. AldoValleroni è il santone dei giornalisti lo-cali. Quello che scrive lui, sulle pagine

regionali de ‘La Nazione’, è un pococome il vangelo per i suoi affezionatilettori. Le luci della notte, poi, sonodavvero la sua specialità. Non è sol-tanto un cronista, è anche un artista.Le parole della canzone ‘Una rotonda

sul mare’, che porta Fred Bongusto alvertice della hit estiva e che farà inna-morare generazioni di coppiette, le hascritte lui. Possiede un fiuto particola-re, Aldo, per tutto ciò che profuma dispettacolo vincente. Il suo articolo com-

pare sul quotidiano toscano il giornosuccessivo a quello che, per la Versilia,si è posto come un avvenimento sul se-rio unico. Dalla Capannina in Pine-ta, infatti, la sera prima era andato inonda via etere con la partecipazionedella Rai, intesa come radio, quelloche in futuro sarà uno degli avveni-menti irrinunciabili per la TelevisioneItaliana. Il festival della canzone,nientemeno”.

L’IDEA DEL festival della canzo-ne — spiega Marco Bernardini —era venuta proprio ad Aldo Vallero-ni, che ne aveva parlato ad un altropersonaggio strepitoso, il «mitico»Gian Carlo Fusco. Serviva però unlocale adatto ad ospitare questa ma-nifestazione, destinata a diventare

il seme dal quale sarebbe poi germi-nato il Festival di Sanremo, pochianni dopo. C’era da trovare il loca-le e anche le persone giuste:

«SERGIO e Pino Bernardini. natu-ralmente, erano perfetti. I due fratelliche, arrivati da Torino, avevano presoin gestione una balera nella pineta del

Marco Polo. La Capannina, il cui no-me voleva ricordare persino sfacciata-mente quello del già leggendario dan-cing di Franceschi a Forte dei Mar-mi”.

A VIAREGGIO i fratelli Bernardi-ni incontrarono il successo e benpresto il “marchio” Bernardini si

estese ad altri locali. a Viareggio ein altri luoghi della Versilia. Di lì apochi anni sarebbe arrivato il saltodefinitivo: la Bussola. Lasciamoancora la parola al libro di MarcoBernardini:

«DOPO L’EXPLOIT della Capan-nina in pineta, le quotazioni della ‘dit-ta’ Bernardini hanno subito un rialzovertiginoso. I proprietari di altri localiviareggini fanno a gara per affidare lagestione dei loro piccoli templi del bal-lo ai due ingegnosi e geniali fratelli. Al-la lista, dunque, si aggiungono in ordi-ne di tempo il ‘Gatto nero’, il ‘Caril-lon’ e la sala danze del ‘Principe diPiemonte’ che è l’albergo più Vip diViareggio. Pino si occupa principal-mente del primo locale, anche quello

in pineta come la Capannina. Sergio,animo inquieto e portato a gestire piùdi una situazione alla volta, fa la spo-la tra uno e l’altro. Tutto sembra fun-zionare a meraviglia fino a quandonon arriva, dal Benelli, l’offerta checambierà la vita ai due fratelli. Sergioacquisisce la Bussola, non più in ge-stione ma come unico proprietario, ePino resta per un poco al ‘Gatto nero’insieme con il socio Raffa e quindi de-cide di tornare a Torino per tentare diviaggiare da solo nel mondo dei nightclub, lavoro per il quale si sente mag-giormente portato. Si lasciano con unapromessa. Quella di ritrovarsi nei duemesi estivi più ‘caldi’. Luglio e agosto,quando Pino darà una mano a Sergiooccupandosi, insieme con il Bellandi,della sala in Bussola”.

DAL LIBRO “LI ABBIAMO FATTI CANTARE” MOLTO PRESTO SENTIREMO

Aldo Valleroni, da cronista di razzaPARLARE DI QUESTI RAGAZZI TORINESI. DOPO L’EXPLOIT IN PINETA VENNERO ALTRI RITROVI

puntò senza esitazioni su Sergio Bernardini

Alla Capannina di MarcoI due fratelli sbancarono nel locale in pineta di

DOPOGUERRA Due immagini della Viareggio di quegli anni: leferite della guerra furono rimarginate: già si preparava il “boom”

PERSONAGGIO Aldo Valleroniè stato il cantore della Versilia

LABUSSOLACostruitanel 1948,decollòsoltanto nel1955 conBernardini

ASPETTANDO LA BUSSOLASergio e Pino presero ingestione il Gatto nero, ilCarillon e il Principe

Page 9: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••920ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

Direttore responsabile:Gabriele Canè

Vice direttori: Mauro AvelliniMarcello Mancini

Responsabile della Redazione:Enrico SalvadoriInserto a cura di:

Enrico Salvadori,Giovanni Lorenzini,

Umberto Guidi,Chiara Sacchetti, Sandro Bugialli

Foto Aldo Umicini e tratte dailibri «Versilia anni ruggenti»e «Li abbiamo fatti cantare»

Redazione: via Regia 53☎ 0584 / 438.811

(Fax 0584 / 438.817).E Mail:

[email protected] la pubblicità

Società Pubblicità Editoriale Spa,via Regia 53, ☎ 0584 / 962.557(Fax 0584 / 962.558) E Mail:[email protected]

Editore: Poligrafici EditorialeSpa

LA REDAZIONE

“ “ “L’ARRIVO A VIAREGGIO

MOLTIPLICA PER 5I TRE “B” E LA EPOR

LA PRIMA STAGIONE SI DISTINSE SUBITOPER ORIGINALITÀ, INVENTIVA, CAPACITÀDI CATTURARE L’ATTENZIONE NAZIONALE

NELL’IMMEDIATO dopoguer-ra con il suo ciuffo ribelle e tantebuone intenzioni, Sergio Bernar-dini arrivò a Viareggio da Torino,dove risiedeva la famiglia. Avevain tasca due buoni del tesoro dimezzo milione ciascuno, e il suoprimo ‘ successo’ fu quello di con-vincere la proprietaria della Ca-pannina del Marco Polo, che ave-va già subito due gestioni falli-mentari, a concedergli il locale.

ALDO VALLERONI raccontanel suo libro “Versilia anni rug-genti” che furono le parole di Ber-nardini a convincerla: “Le chie-do la Capannina perché intendo

lavorare sodo. Ho l’ambizione didiventare qualcuno. Non abbia ti-more, l’affitto io lo pago anticipa-tamente. Per tutto il periodo dellagestione. Va bene così?”E andò subito molto bene, con po-chi soldi e molto ingegno da aguz-zare per far quadrare il bilancio.Intanto il risparmio cominciò daun’orchestra di dilettanti che sa-pevano suonare più a orecchioche altro, motivetti jazz e pocopiù. Giovani simpatici e comuni-cativi come il pianista Peter Ange-la, divenuto poi il famoso divulga-tore scientifico Piero Angela, ilchitarrista Gigi Marsico, futuroradiocronista, e così via. L’assonella manica però fu Raffa, ovve-ro Raffaello Giachini, un omonepratese che divenne il direttore disala trascinando i tanti giovaniammiratori in vacanza con la sua

agilità di ballerino, nonostante lamole, la sua verve nel presentaregli ospiti, nel raccontare le barzel-lette, o nell’inventare le serate a te-ma.

FIN DALL’INAUGURAZIO-NE la Capannina partì alla gran-de, diventando in poche settima-ne il locale più alla moda dellaspiaggia viareggina. In quel 1948,l’attentato a Togliatti, in piena sta-gione, fu un evento drammaticoche fece temere per la democra-zia, ma dopo due giorni di tensio-ne, ecco di nuovo ritornare la vo-glia di divertimento.

TANTO CHE per il sabato e ladomenica si doveva far ricorso adun prestito , addirittura dalla par-rocchia di San Paolino, per averele sedie necessarie per i frequenta-tori della Capannina. Il parrocofu subito disponibile a noleggiareil necessario a quindici lire a se-dia. Un introito per la chiesa eun’urgenza per il locale da ballo.Bernardini cercava sempre nuovimodi per ‘svecchiare’ il locale erenderlo appetibile soprattutto aigiovani, e per questo invitò da Pa-rigi delle indossatrici , come sichiamavano allora, per una sfilatadi Christian Dior, oppure si im-provvisavano programmi musica-li insoliti, con lo stesso Sergio con-trabbassista d’occasione.Finché non giunse all’orecchiodell’impresario che si pensava dicreare un festival della canzoneitaliana. Aldo Valleroni, SergioBernardini e Alberto Sargentini,allora presidente del Comitato fe-steggiamenti , che si occupava diCarnevale e di promozione turisti-ca , si misero d’accordo, non sen-za una vivace discussione: il Co-mitato avrebbe sovvenzionato

con centomila lire, altre cinquan-tamila ne avrebbe messe Bernardi-ni, oltre alla disponibilità del loca-le. Il bando musicale era pronto,già inviato alle varie edizioni mu-sicali. La ciliegina sulla torta ful’accordo con la Rai – ovviamenteparliamo di radio, la Tv dovevaancora debuttare – che dopo ripe-tuti incontri a Firenze fu siglatoper la messa in onda della serataconclusiva del festival. Superati iproblemi tecnici per la trasmissio-ne, fu scelto Francesco Ferrari co-me direttore d’orchestra, Ameri-go Gomez, come radiocronista.Le difficoltà nelle linee elettriche,non del tutto ripristinate dopo la

guerra, rendevano la trasmissionepiù problematica del previsto, maarrivarono gli americani: sì, Sar-gentini non si perse d’animo e daCamp Darby portò con sé una filadi camion con potenti accumula-tori di corrente.

COMPLESSA fu anche la sele-zione dei numerosi brani che era-no giunti da tutta Italia. Alla fine,il 25 agosto 1948 il primo festivaldella canzone italiana post- belli-co andò in scena alla Capanninadi Bernardini. Il pubblico seguìcon entusiasmo la serata e decretòcome vincitrice “Serenata al pri-mo amore”, di Pino Moschini. Ec-co la prima stagione della Capan-nina di Bernardini che si distinsesubito per originalità, inventiva,attenzione già a livello nazionale.

C.S.

GLI ALTRI RITROVI

IL SUCCESSO FU TALE CHE SI DOVETTEROPRENDERE IN AFFITTO DELLE SEDIE DALLAPARROCCHIA DI SAN PAOLINO

1953: dopo i nuovi localiche hanno consacrato laVersilia come il luogo dellevacanze, della musica dalvivo, del divertimento giànell’estate precedente,nasce la società “Epor”, unsodalizio tra Bernardini,Beneforti e Beccari pergestire e lanciare bencinque locali. SergioBernardini ha già portatofortuna alla Capannina diMarco Polo, adessoinsieme ai soci arrivano ilCaprice, sulla terrazzadella Repubblica, il CasinòPiemonte, il Gatto nero el’Eden Danze.

FRED BUSCAGLIONEinaugura la stagione alPiemonte, mentre dallamente vulcanica diBernardini escono iburattini di Podrecca, alGatto Nero, per la felicitàdei bambini.“Sui cartelloni degli oltrecinquanta locali dislocatilungo la fascia costiera,appaiono ogni giorno nominuovi. Piccoli e grandi didanno battaglia: la guerradei neon porta il nomedella Versilia per tuttal’Europa…” racconta AldoValleroni nel suo libro“Versilia anni ruggenti”.Tra le serate memorabilidi quella stagione, alCaprice si esibiscono tuttiinsieme Gary Cooper, LexBaxter, Sabù, RalphMurphy e Paul Muni.

A FINE STAGIONE peròla società si scioglie,probabilmente peropinioni diverse sullamaniera di gestire i locali,ma nessuno dei tre siarrende ed a quel punto lacompetizione diventainevitabile : Benforti puntasul Caprice, Beccariritorna in quel di Torino adirigere un altro locale, eBernardini resta saldo allaguida della Capannina, maanche del Gatto Nero edell’Eden Danze. Intantonei mesi invernali, nasceun accordo tra Bernardiniealtri imprenditori perlanciare un altro nightparticolare, a Marina diPietrasanta , tra le cabinedi uno stabilimentobalneare, che avrà il nomedi Carillon e molta fortunanegli anni a venire. Comesi vede da questa brevesintesi , Bernardini era a‘caccia’ di qualcosa dispeciale e lo troverà prestocon la ‘sua’ Bussola diFocette.

C.S.

LE SERATE CONSEGNATE AI RICORDI:QUELL’ESTATE DEL 1948 FU TURBATA DAIDISORDINI PER TOGLIATTI

DUNQUE il Festival della Canzone italiana, il seme dalquale sarebbe germogliato Sanremo, nacque effettivamente aViareggio, alla Capannina del Marco Polo, nell’estate del1948. In meno di tre anni sarebbe già ‘emigrato’ nella cittàdei fiori, contribuendo a creare il mito di Viareggio comecittà delle occasioni perdute. Intanto, l’estate seguentel’esperienza venne ripetuta e riuscì ancora meglio. Piùcanzoni, più accurata le selezione artistica, archiviati iproblemi tecnici: la Rai diffuse via radio la serata del 25agosto 1949, che vide il successo di Gastone Parigi,interprete del brano “Il topo di campagna”, un motivo aritmo di samba. Il festival sembrava avviato a unaprogressione entusiasmante, ma il diavolo ci mise lozampino. Il Carnevale del 1950 fu disturbato dal maltempo:pioggia e freddo fecero crollare gli incassi e alla resa deiconti l’allora Comitato Carnevale (si chiamava Comitato deiFesteggiamenti) dovette tagliare il finanziamento allemanifestazioni estive, tra le quali il Festival della canzone.Inutilmente Bernardini e il presidente del ComitatoSargentini cercarono di convincere l’Azienda autonoma disoggiorno a sostenere la manifestazione. Il «no» fu secco eirremovibile. Così, l’estate del 1950 non vide la terza edizionedel festival: in compenso arrivò a Viareggio Pier Busseti,patron del Casinò di Sanremo. Visto che i viareggini nonpotevano o non volevano organizzare il festival non si potevatrasferirlo a Sanremo? Fatto sta che la città non seppesalvare la manifestazione e nel novembre del 1950 il festival,accordo con la Rai compreso, era già sotto il controllo delCasinò di Sanremo. Il resto è storia: il 29 gennaio 1951debuttava il primo Festival di Saremo, vinto da Nilla Pizzicon “Grazie dei fiori”.

FRATELLI Pino (a sinistra) e Sergio Bernardini. I cominciarono agestire insieme locali da ballo in Versilia; il primo fu la Capannina diMarco Polo. Poi decisero di separarsi: Sergio alla Bussola, Pino aTorino, con l’intesa che durante l’estate quest’ultimo sarebbetornato in zona per dare una mano al fratello

Polo fu subito successo travolgenteponente. Lì nacque il primo Festival della canzone italiana

NELL’ESTATE DEL 1948L’orchestra con PieroAngela e l’animazionedell’istrionico “Raffa”

DIRETTA RADIOLa serata del concorsodi canzoni venne trasmessadalla Rai il 25 agosto

VICENDA EMBLEMATICA SOLO DUE EDIZIONI

E la kermesse canora‘emigrò’ a Sanremo

STORIA Nilla Pizzi, prima vincitrice a Sanremo nel 1951

MA ECCO come Marco Bermar-dini rievoca l’arrivo a Viareggiodei due fratelli, Sergio e Pino. Ri-spettivamente, lo zio e il padre. Ar-rivo che viene immediatamente“benedetto” da Aldo Valleroni,giornalista di razza e futuro canto-re delle fortune del grande Sergio,lo “Zigfield italiano”. Siamo nel1948.

“‘DUE RAGAZZI che arrivano daTorino ma che sono toscani autentici,si preparano ad affrontare la scalatadel successo nel mondo dello spettacoloin Versilia. Credo che molto presto sen-tiremo parlare di loro. Tenete a menteil loro cognome, Bernardini’. AldoValleroni è il santone dei giornalisti lo-cali. Quello che scrive lui, sulle pagine

regionali de ‘La Nazione’, è un pococome il vangelo per i suoi affezionatilettori. Le luci della notte, poi, sonodavvero la sua specialità. Non è sol-tanto un cronista, è anche un artista.Le parole della canzone ‘Una rotonda

sul mare’, che porta Fred Bongusto alvertice della hit estiva e che farà inna-morare generazioni di coppiette, le hascritte lui. Possiede un fiuto particola-re, Aldo, per tutto ciò che profuma dispettacolo vincente. Il suo articolo com-

pare sul quotidiano toscano il giornosuccessivo a quello che, per la Versilia,si è posto come un avvenimento sul se-rio unico. Dalla Capannina in Pine-ta, infatti, la sera prima era andato inonda via etere con la partecipazionedella Rai, intesa come radio, quelloche in futuro sarà uno degli avveni-menti irrinunciabili per la TelevisioneItaliana. Il festival della canzone,nientemeno”.

L’IDEA DEL festival della canzo-ne — spiega Marco Bernardini —era venuta proprio ad Aldo Vallero-ni, che ne aveva parlato ad un altropersonaggio strepitoso, il «mitico»Gian Carlo Fusco. Serviva però unlocale adatto ad ospitare questa ma-nifestazione, destinata a diventare

il seme dal quale sarebbe poi germi-nato il Festival di Sanremo, pochianni dopo. C’era da trovare il loca-le e anche le persone giuste:

«SERGIO e Pino Bernardini. natu-ralmente, erano perfetti. I due fratelliche, arrivati da Torino, avevano presoin gestione una balera nella pineta del

Marco Polo. La Capannina, il cui no-me voleva ricordare persino sfacciata-mente quello del già leggendario dan-cing di Franceschi a Forte dei Mar-mi”.

A VIAREGGIO i fratelli Bernardi-ni incontrarono il successo e benpresto il “marchio” Bernardini si

estese ad altri locali. a Viareggio ein altri luoghi della Versilia. Di lì apochi anni sarebbe arrivato il saltodefinitivo: la Bussola. Lasciamoancora la parola al libro di MarcoBernardini:

«DOPO L’EXPLOIT della Capan-nina in pineta, le quotazioni della ‘dit-ta’ Bernardini hanno subito un rialzovertiginoso. I proprietari di altri localiviareggini fanno a gara per affidare lagestione dei loro piccoli templi del bal-lo ai due ingegnosi e geniali fratelli. Al-la lista, dunque, si aggiungono in ordi-ne di tempo il ‘Gatto nero’, il ‘Caril-lon’ e la sala danze del ‘Principe diPiemonte’ che è l’albergo più Vip diViareggio. Pino si occupa principal-mente del primo locale, anche quello

in pineta come la Capannina. Sergio,animo inquieto e portato a gestire piùdi una situazione alla volta, fa la spo-la tra uno e l’altro. Tutto sembra fun-zionare a meraviglia fino a quandonon arriva, dal Benelli, l’offerta checambierà la vita ai due fratelli. Sergioacquisisce la Bussola, non più in ge-stione ma come unico proprietario, ePino resta per un poco al ‘Gatto nero’insieme con il socio Raffa e quindi de-cide di tornare a Torino per tentare diviaggiare da solo nel mondo dei nightclub, lavoro per il quale si sente mag-giormente portato. Si lasciano con unapromessa. Quella di ritrovarsi nei duemesi estivi più ‘caldi’. Luglio e agosto,quando Pino darà una mano a Sergiooccupandosi, insieme con il Bellandi,della sala in Bussola”.

DAL LIBRO “LI ABBIAMO FATTI CANTARE” MOLTO PRESTO SENTIREMO

Aldo Valleroni, da cronista di razzaPARLARE DI QUESTI RAGAZZI TORINESI. DOPO L’EXPLOIT IN PINETA VENNERO ALTRI RITROVI

puntò senza esitazioni su Sergio Bernardini

Alla Capannina di MarcoI due fratelli sbancarono nel locale in pineta di

DOPOGUERRA Due immagini della Viareggio di quegli anni: leferite della guerra furono rimarginate: già si preparava il “boom”

PERSONAGGIO Aldo Valleroniè stato il cantore della Versilia

LABUSSOLACostruitanel 1948,decollòsoltanto nel1955 conBernardini

ASPETTANDO LA BUSSOLASergio e Pino presero ingestione il Gatto nero, ilCarillon e il Principe

Page 10: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 10 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

Page 11: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••1120ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

NELLA SAGA dei Bernardinic’è un luogo magico, che rivesteun ruolo centrale. E’ Marginone,frazione di Altopascio, il paesed’origine dei genitori. Negli anniCinquanta, al tempo del vertigino-so decollo della Bussola, Italo eVirginia hanno fatto ritorno al pa-ese natìo. Poche decine di chilo-metri più a ovest c’è la costa dellaVersilia, lo scintillante lungoma-re dalle mille luci. E la luce più in-tensa di tutte è la Bussola. I geni-tori di Sergio ci vanno spesso, pervedere e rivedere il gioiello creatodal loro figliolo di genio. E ancheSergio non perde di vista Margi-none. Come scrive Marco Bernar-dini nel libro “Li abbiamo fatticantare”:

«ERA UN RITO più o meno setti-manale. Una di quelle idee che a Ser-gio venivano in mente lipperlì e che,se poi funzionano, erano destinate acontinuare nel tempo con regolarescansione e con precisa puntualità.Non esisteva un giorno prestabilito.Tutto dipendeva da come era andatala serata appena consumata in Busso-la. Se si era risolta in un trionfo, nonsoltanto per quel che aveva riguarda-to il botteghino, allora era tempo diandare a far baldoria come si deve ealla grande.‘Tutti a Marginone, dai miei. Vi faròmangiare cose dai sapori che mancovi sognate. E il vino rosso di babbo, viassicuro, è insuperabile’».

DAL PARCHEGGIO della Bus-sola si muoveva una colonna diautomobili. Mezz’ora dopo variartisti, al seguito di Sergio, arriva-vano a destinazione per consuma-re una super cena, consumata inorari più adatti a una prima cola-zione. Ribollita, preparata pertempo da mamma Virginia, e pol-lo fritto cucinato sul momento.L’artista preferito da Virginia eraFred Buscaglione, arrivato al vo-lante di una grossa Thunderbirdrosa confetto. Fred si confidavacon Virginia, perché lei sapevaprendere il cantante di “Eri picco-

la” e di tanti altri successi. Tantoda fargli confessare che aveva pre-so una sbandata per la bellissimaScilla Gabel.

FINO a quel febbraio del 1960,quando la macchina di Buscaglio-ne si schiantò contro un camion eFred morì sul colpo, in una fred-da alba nel quartiere Parioli a Ro-ma. Virginia volle andare ai fune-rali insieme al figlio Sergio e almarito Italo. Era un legame auten-ticamente umano, quello fra lei eBuscaglione, un personaggio oggiconsegnato al mito.

L’«OASI» DI MARGINONE

Quel pollo fritto cucinato e mangiato all’albaDopo una serata di successo, tutti a festeggiare alla fattoria di Italo e Virginia

“IL GRANDE FRED

Il cantante di “Eripiccola” e “Che bambola”

amava confidarsi con lamadre di Sergio durantele baldorie nella casa di

campagna vicino adAltopascio. Confessò a leiil suo amore per la Gabel

Tragica morte

Personaggio

Morì nel febbraio del1960, in un incidente

stradale a Roma. MammaVirginia volle

assolutamentepartecipare ai funerali. Siera instaurato un legame

umano e profondo

SERGIO BERNARDINIVI FARÒ MANGIARE COSE DAI SAPORICHE MANCO VI SOGNATE. E IL VINODI BABBO È INSUPERABILE

FINE (O INIZIO?) DI UN MITO La Thunderbird di FredBuscaglione si schiantò all’alba del 3 febbraio del 1960

«QUEL piccolo paese dimille abitanti, Marginone,dove non era vissutosolamente per caso e per latendenza al nomadismo cheaveva sempre guidatobabbo e mamma versosituazioni diverse.Sicuramente più per il gustodell’avventura che non perreale necessità. Le case tuttebasse. Le cascine nascostedal verde degli ulivi. SottoMontecarlo, vino ottimo eresti medievali. La veraMontecarlo del mondo,altroché il Principato. Citeneva da morire, Sergio.Tutti i suoi amici dovevanovedere da vicino quellacartolina vivente. Tuttidovevano conoscere i vecchicapi tribù. Nessuno, dunque poteva rifiutare uninvito che era praticamenteun ordine».

DAL LIBRO

Case bassecascine celatefra gli ulivi

Page 12: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 12 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

Alla sua corte quelloche oggi si direbbe iljet set. Dalla finanzaall’industria al mondodello sport. Quelli checontano non potevanomancare

Bel mondo

UN COVO DI VIP

AlbertoneSordi, che osserva lelocandine del suospettacolo insieme aSergio, si è esibito dapar suo suscitandol’entusiasmo delpubblico

LA SCALATA

Sono infiniti: dalla lovestory fra la quindicenne

Stefania Sandrelli e il piùadulto Gino Paoli, che

sbocciò proprio qui, allerichieste particolari di

Marlene che pretese difare pipì dentro un

secchiello di ghiaccio

CELENTANO, MINA E I PIÙ LUMINOSINOMI DELLA CANZONE SI SONO ESIBITINEL MITICO RITROVO DI MARINA

Tutte le più grandiinterpreti della canzone e

della scenainternazionale sarebbero

passate dal locale diFocette: da Ornella

Vanoni (nella foto) aFranca Valeri, Franca

Rame, fino alla Dietrich

LA MITICA BUSSOLA (1)

Quando il patron aveva inmente in obiettivo, facevadi tutto per raggiungerlo

e non mollava mai. Inquesto modo ha ottenuto

il “sì” dai più grandiprotagonisti dello

spettacolo mondialePochissimi i big che gli

hanno detto di no

DEBUTTORENATO, CON LA SUA BAND, NON NE VOLEVASAPERE DI TRASFERIRSI IN VERSILIA. DOPOL’EXPLOIT BRINDARONO E RUPPERO I BICCHIERI

BRUNO MARTINOSPAZIO AI CANTAUTORICOME L’EX JAZZISTA CHEFU FAMOSO CON ‘ESTATE’

CENTOSESSANTAMILA lirea sera: un’offerta pazzesca, chenon si poteva rifiutare. E così Re-nato Carosone con la sua fantasti-ca orchestra cedette e si convinsead accettare la proposta di SergioBernardini per esibirsi alla Busso-la di Focette. Per il patron non ba-stavano i lavori di ammoderna-mento per lanciare il locale appe-na preso in gestione, ci voleva unpersonaggio speciale: quello era ilmusicista napoletano che avevaformato un quintetto strepitosoed era nel suo momento d’oro. Al-do Valleroni ricorda nel suo libro“Versilia anni ruggenti” che ilcontratto si concluse davanti adun piatto di cacciucco e con l’ag-

giunta di mettere all’esterno dellocale un’insegna luminosa con ilnome del pianista, la prima inse-gna per un’orchestra in Versilia.

E IL SEGRETO di Bernardini ,oltre ai guizzi geniali , era la tena-cia: quando perseguiva uno sco-po, riusciva ad ottenerlo con ladialettica, le promesse, le previsio-ni per il futuro e quando nientefunzionava c’era l’ultima chance:aprire i cordoni della borsa. Suc-cesse con Carosone come con mol-ti altri. Il 2 luglio 1955, la Bussola,gestione Bernardini, era pronta,Renato Carosone che aveva giàriempito il locale per la curiosità:dalle 21.30 alle quattro del matti-no, divertimento assicurato. Ber-

nardini e l’artista napoletano brin-darono al successo con le coppe dichampagne, che poi spaccarono,rito scaramantico ripetuto poi adogni debutto.

E FINO AL 1978, quando il gran-de Sergio lascerà la Bussola perBussoladomani, i debutti, le sera-te speciali, i personaggi straordi-nari del panorama nazionale e in-

ternazionale si susseguono senzasosta sul palcoscenico delle Focet-te: da Mina, la regina del locale, aAdriano Celentano, Fred Busca-glione, Nicola Arigliano, VittorioGassman, Walter Chiari, CarloDapporto, Gino Paoli, Renato Ra-scel, Giorgio Albertazzi, DarioFo, Franca Rame, Alberto Sordi,Franca Valeri, solo per citare qual-che italiano. Per gli stranieri ricor-

diamo i big: Charles Aznavour,Ella Fitzgerald, Louis Arm-strong, Chet Baker, Tom Jones,Miram Makeba, Jerry Lewis, Gin-ger Rogers e Marlene Dietrich.

INFINITI gli aneddoti che ac-compagnano la storia di quegli an-ni dorati. Si racconta che l’amore‘scandaloso’ tra la quindicenneStefania Sandrelli e il ventisetten-ne Gino Paoli sbocciò proprio al-le Bussola nel 1961, dove il cantau-tore di esibiva con occhiali scuri eabito nero, stile il ‘bel tenebroso’ed a cui avrebbe lanciato la sua im-mortale “Sapore di mare”. Oppu-re che Marlene Dietrich pretesedi fare la pipì in camerino, in unsecchiello di champagne colmo dighiaccio. O Vittorio Gassman chedalla spiaggia in cui prendeva ilsole come cliente , salì sul palco esi esibì come un vero Mattatore.Dalla Bussola di Bernardini pas-sò il bel mondo: industriali, nobi-li , artisti e persino poeti. Era diffi-cile rimanere immuni dal suo fa-scino, vuoi del locale , del luogo edella grande musica di cui diven-ne il tempio più solido e allo stes-so modo sempre al passo con itempi.

Chiara Sacchetti

Carosone, l’arma segreta per lanciare in orbitaIl 2 luglio 1955 il clamoroso esordio. 160mila lire a serata per convincere il

il locale di Focetteriluttante musicista napoletano

Accordo

Tenacia

Prime donne

Aneddoti

VENTITRE ANNILA MARCIA TRIONFALE PROSEGUI’ FINO AL 1978QUANDO PER I CAMBIAMENTI NELLO SPETTACOLONACQUE A LIDO BUSSOLADOMANI

STATUARIA Una bella immagine di Mina alla Bussola. I suoiconcerti erano sempre da tutto esaurito (Foto Colombo)

Il contratto d’affittoprevedeva il riscatto di

una parte della proprietà,che nel frattempo si era

arricchita anche dellostabilimento balneare.

Un vero affare, con unasola richiesta in cambio:portare il locale in vetta

alla classifica.

UN LITORALE semiselvag-gio cantato da D’Annunzio,quasi sconosciuto alla massa.Ma il Dopoguerra è in Italia ilmomento delle idee, di chi osaimmaginare un Paese diverso.Così Alpo e Augusto Benelliosano costruire un locale a me-tà tra Viareggio e Forte dei Mar-mi. Un locale da ballo, con unagrande pista, con una bella pe-dana per l’esibizione dell’orche-stra, allora rigorosamente dal vi-vo, un posto elegante e unico.Per sette anni però la Bussola ri-mane un locale come tanti altri,fino a quando arriva il patronper eccellenza, il “geniale im-prenditore dell’intrattenimen-to” come fu definito Sergio Ber-nardini.

IL PROGETTO del locale, da-tato 1948, era dell’architettoMaurizio Tempestini (lo stessoche disegnò la Capannina diFranceschi della ricostruzione,nel 1939) e la realizzazione diAlfredo Pedonese, un costrutto-re che aveva la piena fiducia deidue proprietari e che suggerìpersino il nome. L’opera fu con-clusa quasi in tempo record allafine di maggio, pronta per la sta-gione estiva, ma l’interesse de-gli investitori era soprattuttoquello di valorizzare una zonadove possedevano molti terre-ni. Già dalla prima estate i vil-leggianti di un certo tono fre-quentarono la Bussola, un dan-cing con ristorante. Ma il decol-

lo vero e proprio non avvennecome sperato anche nelle stagio-ni successive, nonostante l’arri-vo di un orchestra direttamenteda Cuba, o il raddoppio deigruppi musaicali del 1952. Sitentò anche di venderla ai Fran-ceschi, quelli della Capannina,ma i successi di Bernardini coni locali che gestiva erano ormaievidenti.

PER QUESTO alla finedell’estate del 1953 Alpo Benel-li decise di parlare direttamen-te con l’imprenditore dello spet-tacolo, addirittura recandosi acasa sua a Viareggio. Senza mez-ze misure gli disse che dovevaprendere le Bussola, si sarebbe-ro trovati d’accordo sul prezzo.

CHET BAKER e gli altri. Quelli come Wal-ter Chiari, un asso del palcoscenico, che ebbe-ro problemi con la tossicodipendenza. Alloraun fenomeno meno “di massa”, ma presentenel modo dello spettacolo. Scrive Marco Ber-nardini: “Difficilmente è accaduto che Sergio, intutta la sua vita professionale, si sia lasciato coin-volgere emotivamente dalle vicende personali degliartisti che ingaggiava per la Bussola o per il Busso-lotto”.

LA BUSSOLA era, in un certo senso, ha rac-contato a Marco Bernardini Pierpaolo Velani,maitre storico del locale di Focette, “una pina-coteca di vizi e di virtù”: Leggiamo ancora dallibro del nipote di Sergio:

“AD ESEMPIO, tutti sapevano che il grandeWalter Chiari aveva preso la cattiva abitudine del-la cocaina e che, spesso, prima di entrare in scena

doveva sniffare nel camerino. Bene, Sergio maiuna sola volta si permise di toccare. né con lui nécon gli altri, quell’argomento così delicato, e a qual-cuno di noi che, preoccupato dalle possibili conse-guenze, tentava di parlarne rispondeva mandando-ci a quel paese: l’importante è che Walter sia sem-

pre puntuale e bravo quando lavora”.

ED ECCO l’episodio di Chet Baker, il trom-bettista americano che finì in carcere per abu-so di droga, sempre raccontato da Velani:“Posteggiata davanti all’autogrill c’è una Giuliet-

ta bianca impossibile da non riconoscere. Accanto,un’ambulanza della Misericordia con luce a inter-mittenza accesa sul tetto. E’ su quella che hannocaricato Chet. Svenuto. Anzi, più in di là che nondi qua. Camiciotto a fiori, pantaloni blu stropiccia-ti e lisi, le sue solite calze bianche, che già hannocominciato a fare tendenza fra gli intellettuali piùvip e snob, a coprire i piedi infilati dentro un paiodi sandali alla moda francescana. Lo ha trovatocosì, riverso nel cesso e con infilata nell’avambrac-cio destro una siringa, la donna incaricata delle pu-lizie. Era stato semplicemente stupendo, quella serae cioè poche ore prima, al Bussolotto. Non l’avevomai sentito suonare così bene e con una tale intensi-tà emotiva. Dopo l’esecuzione di My Fanny Valen-tine tutta la gente si era alzata in piedi per tributar-gli un applauso che sembrava non dover finire mai.Una scena consueta per la Bussola, ma non per ilBussolotto. Era stato il suo ultimo brindisi in onoredel suo pubblico della Versilia”.

IL CASO IL GRANDE TROMBETTISTA AMERICANO FINI’ IN CARCERE DOPO UN CLAMOROSO PROCESSO

Chet Baker nel turbine della tossicodipenza

UN RITROVO NATO COME SCOMMESSA

La sfida di Alpo e Augusto BenelliChiesero a Sergio: rilanciala tu

VOCE REGINAMina Mazzini siesibì la primavolta per gioco nellocale diBernardini,quando eraancora unaragazza invacanza. Diventòpoi la “tigre diCremona”

GRANDI NOMIProprio qui mosse i primipassi Mina, che diventòun’attrazione fissa

WALTER CHIARIAnche l’asso italiano del palcoscenicoebbe problemi con la cocaina. “Ma erasempre presente e bravissimo”

BRINDISIA sinistra: Renato

Carosone conArmando Trovajoli.

A destra, ungiovane SergioBernardini. Si

brinda al successodel locale di Focette

Page 13: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••1320ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

Alla sua corte quelloche oggi si direbbe iljet set. Dalla finanzaall’industria al mondodello sport. Quelli checontano non potevanomancare

Bel mondo

UN COVO DI VIP

AlbertoneSordi, che osserva lelocandine del suospettacolo insieme aSergio, si è esibito dapar suo suscitandol’entusiasmo delpubblico

LA SCALATA

Sono infiniti: dalla lovestory fra la quindicenne

Stefania Sandrelli e il piùadulto Gino Paoli, che

sbocciò proprio qui, allerichieste particolari di

Marlene che pretese difare pipì dentro un

secchiello di ghiaccio

CELENTANO, MINA E I PIÙ LUMINOSINOMI DELLA CANZONE SI SONO ESIBITINEL MITICO RITROVO DI MARINA

Tutte le più grandiinterpreti della canzone e

della scenainternazionale sarebbero

passate dal locale diFocette: da Ornella

Vanoni (nella foto) aFranca Valeri, Franca

Rame, fino alla Dietrich

LA MITICA BUSSOLA (1)

Quando il patron aveva inmente in obiettivo, facevadi tutto per raggiungerlo

e non mollava mai. Inquesto modo ha ottenuto

il “sì” dai più grandiprotagonisti dello

spettacolo mondialePochissimi i big che gli

hanno detto di no

DEBUTTORENATO, CON LA SUA BAND, NON NE VOLEVASAPERE DI TRASFERIRSI IN VERSILIA. DOPOL’EXPLOIT BRINDARONO E RUPPERO I BICCHIERI

BRUNO MARTINOSPAZIO AI CANTAUTORICOME L’EX JAZZISTA CHEFU FAMOSO CON ‘ESTATE’

CENTOSESSANTAMILA lirea sera: un’offerta pazzesca, chenon si poteva rifiutare. E così Re-nato Carosone con la sua fantasti-ca orchestra cedette e si convinsead accettare la proposta di SergioBernardini per esibirsi alla Busso-la di Focette. Per il patron non ba-stavano i lavori di ammoderna-mento per lanciare il locale appe-na preso in gestione, ci voleva unpersonaggio speciale: quello era ilmusicista napoletano che avevaformato un quintetto strepitosoed era nel suo momento d’oro. Al-do Valleroni ricorda nel suo libro“Versilia anni ruggenti” che ilcontratto si concluse davanti adun piatto di cacciucco e con l’ag-

giunta di mettere all’esterno dellocale un’insegna luminosa con ilnome del pianista, la prima inse-gna per un’orchestra in Versilia.

E IL SEGRETO di Bernardini ,oltre ai guizzi geniali , era la tena-cia: quando perseguiva uno sco-po, riusciva ad ottenerlo con ladialettica, le promesse, le previsio-ni per il futuro e quando nientefunzionava c’era l’ultima chance:aprire i cordoni della borsa. Suc-cesse con Carosone come con mol-ti altri. Il 2 luglio 1955, la Bussola,gestione Bernardini, era pronta,Renato Carosone che aveva giàriempito il locale per la curiosità:dalle 21.30 alle quattro del matti-no, divertimento assicurato. Ber-

nardini e l’artista napoletano brin-darono al successo con le coppe dichampagne, che poi spaccarono,rito scaramantico ripetuto poi adogni debutto.

E FINO AL 1978, quando il gran-de Sergio lascerà la Bussola perBussoladomani, i debutti, le sera-te speciali, i personaggi straordi-nari del panorama nazionale e in-

ternazionale si susseguono senzasosta sul palcoscenico delle Focet-te: da Mina, la regina del locale, aAdriano Celentano, Fred Busca-glione, Nicola Arigliano, VittorioGassman, Walter Chiari, CarloDapporto, Gino Paoli, Renato Ra-scel, Giorgio Albertazzi, DarioFo, Franca Rame, Alberto Sordi,Franca Valeri, solo per citare qual-che italiano. Per gli stranieri ricor-

diamo i big: Charles Aznavour,Ella Fitzgerald, Louis Arm-strong, Chet Baker, Tom Jones,Miram Makeba, Jerry Lewis, Gin-ger Rogers e Marlene Dietrich.

INFINITI gli aneddoti che ac-compagnano la storia di quegli an-ni dorati. Si racconta che l’amore‘scandaloso’ tra la quindicenneStefania Sandrelli e il ventisetten-ne Gino Paoli sbocciò proprio al-le Bussola nel 1961, dove il cantau-tore di esibiva con occhiali scuri eabito nero, stile il ‘bel tenebroso’ed a cui avrebbe lanciato la sua im-mortale “Sapore di mare”. Oppu-re che Marlene Dietrich pretesedi fare la pipì in camerino, in unsecchiello di champagne colmo dighiaccio. O Vittorio Gassman chedalla spiaggia in cui prendeva ilsole come cliente , salì sul palco esi esibì come un vero Mattatore.Dalla Bussola di Bernardini pas-sò il bel mondo: industriali, nobi-li , artisti e persino poeti. Era diffi-cile rimanere immuni dal suo fa-scino, vuoi del locale , del luogo edella grande musica di cui diven-ne il tempio più solido e allo stes-so modo sempre al passo con itempi.

Chiara Sacchetti

Carosone, l’arma segreta per lanciare in orbitaIl 2 luglio 1955 il clamoroso esordio. 160mila lire a serata per convincere il

il locale di Focetteriluttante musicista napoletano

Accordo

Tenacia

Prime donne

Aneddoti

VENTITRE ANNILA MARCIA TRIONFALE PROSEGUI’ FINO AL 1978QUANDO PER I CAMBIAMENTI NELLO SPETTACOLONACQUE A LIDO BUSSOLADOMANI

STATUARIA Una bella immagine di Mina alla Bussola. I suoiconcerti erano sempre da tutto esaurito (Foto Colombo)

Il contratto d’affittoprevedeva il riscatto di

una parte della proprietà,che nel frattempo si era

arricchita anche dellostabilimento balneare.

Un vero affare, con unasola richiesta in cambio:portare il locale in vetta

alla classifica.

UN LITORALE semiselvag-gio cantato da D’Annunzio,quasi sconosciuto alla massa.Ma il Dopoguerra è in Italia ilmomento delle idee, di chi osaimmaginare un Paese diverso.Così Alpo e Augusto Benelliosano costruire un locale a me-tà tra Viareggio e Forte dei Mar-mi. Un locale da ballo, con unagrande pista, con una bella pe-dana per l’esibizione dell’orche-stra, allora rigorosamente dal vi-vo, un posto elegante e unico.Per sette anni però la Bussola ri-mane un locale come tanti altri,fino a quando arriva il patronper eccellenza, il “geniale im-prenditore dell’intrattenimen-to” come fu definito Sergio Ber-nardini.

IL PROGETTO del locale, da-tato 1948, era dell’architettoMaurizio Tempestini (lo stessoche disegnò la Capannina diFranceschi della ricostruzione,nel 1939) e la realizzazione diAlfredo Pedonese, un costrutto-re che aveva la piena fiducia deidue proprietari e che suggerìpersino il nome. L’opera fu con-clusa quasi in tempo record allafine di maggio, pronta per la sta-gione estiva, ma l’interesse de-gli investitori era soprattuttoquello di valorizzare una zonadove possedevano molti terre-ni. Già dalla prima estate i vil-leggianti di un certo tono fre-quentarono la Bussola, un dan-cing con ristorante. Ma il decol-

lo vero e proprio non avvennecome sperato anche nelle stagio-ni successive, nonostante l’arri-vo di un orchestra direttamenteda Cuba, o il raddoppio deigruppi musaicali del 1952. Sitentò anche di venderla ai Fran-ceschi, quelli della Capannina,ma i successi di Bernardini coni locali che gestiva erano ormaievidenti.

PER QUESTO alla finedell’estate del 1953 Alpo Benel-li decise di parlare direttamen-te con l’imprenditore dello spet-tacolo, addirittura recandosi acasa sua a Viareggio. Senza mez-ze misure gli disse che dovevaprendere le Bussola, si sarebbe-ro trovati d’accordo sul prezzo.

CHET BAKER e gli altri. Quelli come Wal-ter Chiari, un asso del palcoscenico, che ebbe-ro problemi con la tossicodipendenza. Alloraun fenomeno meno “di massa”, ma presentenel modo dello spettacolo. Scrive Marco Ber-nardini: “Difficilmente è accaduto che Sergio, intutta la sua vita professionale, si sia lasciato coin-volgere emotivamente dalle vicende personali degliartisti che ingaggiava per la Bussola o per il Busso-lotto”.

LA BUSSOLA era, in un certo senso, ha rac-contato a Marco Bernardini Pierpaolo Velani,maitre storico del locale di Focette, “una pina-coteca di vizi e di virtù”: Leggiamo ancora dallibro del nipote di Sergio:

“AD ESEMPIO, tutti sapevano che il grandeWalter Chiari aveva preso la cattiva abitudine del-la cocaina e che, spesso, prima di entrare in scena

doveva sniffare nel camerino. Bene, Sergio maiuna sola volta si permise di toccare. né con lui nécon gli altri, quell’argomento così delicato, e a qual-cuno di noi che, preoccupato dalle possibili conse-guenze, tentava di parlarne rispondeva mandando-ci a quel paese: l’importante è che Walter sia sem-

pre puntuale e bravo quando lavora”.

ED ECCO l’episodio di Chet Baker, il trom-bettista americano che finì in carcere per abu-so di droga, sempre raccontato da Velani:“Posteggiata davanti all’autogrill c’è una Giuliet-

ta bianca impossibile da non riconoscere. Accanto,un’ambulanza della Misericordia con luce a inter-mittenza accesa sul tetto. E’ su quella che hannocaricato Chet. Svenuto. Anzi, più in di là che nondi qua. Camiciotto a fiori, pantaloni blu stropiccia-ti e lisi, le sue solite calze bianche, che già hannocominciato a fare tendenza fra gli intellettuali piùvip e snob, a coprire i piedi infilati dentro un paiodi sandali alla moda francescana. Lo ha trovatocosì, riverso nel cesso e con infilata nell’avambrac-cio destro una siringa, la donna incaricata delle pu-lizie. Era stato semplicemente stupendo, quella serae cioè poche ore prima, al Bussolotto. Non l’avevomai sentito suonare così bene e con una tale intensi-tà emotiva. Dopo l’esecuzione di My Fanny Valen-tine tutta la gente si era alzata in piedi per tributar-gli un applauso che sembrava non dover finire mai.Una scena consueta per la Bussola, ma non per ilBussolotto. Era stato il suo ultimo brindisi in onoredel suo pubblico della Versilia”.

IL CASO IL GRANDE TROMBETTISTA AMERICANO FINI’ IN CARCERE DOPO UN CLAMOROSO PROCESSO

Chet Baker nel turbine della tossicodipenza

UN RITROVO NATO COME SCOMMESSA

La sfida di Alpo e Augusto BenelliChiesero a Sergio: rilanciala tu

VOCE REGINAMina Mazzini siesibì la primavolta per gioco nellocale diBernardini,quando eraancora unaragazza invacanza. Diventòpoi la “tigre diCremona”

GRANDI NOMIProprio qui mosse i primipassi Mina, che diventòun’attrazione fissa

WALTER CHIARIAnche l’asso italiano del palcoscenicoebbe problemi con la cocaina. “Ma erasempre presente e bravissimo”

BRINDISIA sinistra: Renato

Carosone conArmando Trovajoli.

A destra, ungiovane SergioBernardini. Si

brinda al successodel locale di Focette

Page 14: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 14 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

SERGIO LA ACCOGLIECALOROSAMENTE AL SUO ARRIVOPRIMA DI UN RECITAL MEMORABILE

DI CAPRISI SPOSO’ CON ROBERTA STOPPAALLE FOCETTE. A LEI HA DEDICATOUNA SUA GRANDE CANZONE

LIZA MINNELLIA COLLOQUIO CON BERNARDINIDURANTE SOPRALLUOGHIPER DELLE RIPRESE IN VERSILIA

PIER PAOLO PASOLINI

CARRELLATA

Peppino, Jerry Lewis, Ray Charles: serateBugialli: «Era un genio, la Versilia non ha ancora onorato il debito verso

LA MITICA BUSSOLA (2)

di SANDRO BUGIALLI

HO CONOSCIUTO l’amico Ser-gio in una estate dei favolosi anniSessanta. Anni memorabili, irripe-tibili, gli anni del boom. Gli anniche videro nascere il mito dellaVersilia. Un mito generato soprat-tutto dal grandissimo Sergio, un ge-nio nel suo campo, generoso, im-prevedibile, pazzo scatenato, sem-pre pronto a parlare e ad ascoltare,a rischiare tutto per raggiungere ilsuo scopo: quello di offrire alle fol-le di giovani e meno giovani chefrequentavano la sua Bussola, even-ti spettacolari unici, emozioni indi-menticabili, serate da ricordare pertutta la vita.L’occasione di conoscerlo fu unconcerto di Peppino Di Capri. Ilcantante decise di ospitare gratis alsuo tavolo proprio sotto il palcosce-nico un gruppo di giovanissimi fan(e io tra loro) che erano andati a tro-varlo in albergo (davanti alla Busso-la, dall’altra parte della strada) perdirgli che per loro la serata era trop-po cara e non se la potevano per-mettere. E Peppino (col placet diSergio) fece il grande gesto.Con Sergio, in seguito, ci siamo vi-sti e soprattutto sentiti un’infinitàdi volte. Lui immenso impresario(basta guardare i divi e le divineche sono passati dal palcoscenicodi Bussola e Bussoladomani) io di-ventato cronista del mondo delloshow. Sergio, un uomo senza pace

con la mente sempre piena di idee,mi raccontava dei suoi sogni (quel-lo irrealizzato di organizzare il festi-val di Sanremo) dei suoi progetti,delle sue immense intuizioni. Co-me quella di creare accanto allaBussola di Focette a Marina di Pe-trasanta, il magico tendone di Bus-soladomani al Lido di Camaiore.Grazie a Sergio, alla Bussola e aBussoladomani ho avuto l’opportu-nità di assistere per lavoro ad alcu-ni degli show più belli della mia

personale colonna sonora e spetta-colare: da Mina (ovviamente) a Li-za Minnelli, da Ray Charles a Gil-bert Bécaud, da Bongusto alla Va-noni, dai Platters a Neil Sedaka atanti, tanti altri nomi. Troppi.Avrei mille cose da raccontare diSergio. Ne voglio ricordare solouna per dire di come era fatto.Per uno show dell’ultimo dell’an-no a Bussoladomani (spero di noningannarmi, su Internet non hoavuto il riscontro) Sergio aveva in-gaggiato il leggendario Jerry Lewis(consiglio ai giovani che non lo co-noscono: andate a cercarlo sul web

e inchinatevi). Lewis doveva arriva-re a Roma, conferenza stampa po-che ore dopo all’hotel Hilton, e poitrasferimento in Versilia dove ilgiorno dopo si sarebbe svolto lospettacolo. Chiesi a Sergio se po-tevo avere da raccontare ai letto-ri qualcosa in più della solitaconferenza stampa. E Sergio,in segno di amicizia, mi ac-contentò. Mi dette appunta-mento alle sette e mezzo dimattina a Fiumicino perl’arrivo dell’aereo di JerryLewis. Quando l’attore ame-ricano uscì con la mogliedal terminal, Sergio lo accol-se con un abbraccio e mi pre-sentò come un suo carissimoamico, tralasciando di dire cheero un giornalista. E mi fece sali-re con loro due su un’auto guida-ta da un autista. Sergio ci stava die-tro con un’altra macchina, destina-zione Hilton. Così io potei ascolta-re (e annotare mentalmente) tuttala conversazione che avveniva traJerry Lewis e la moglie. Impressio-ni sull’Italia, su Roma e altro. Granparte della conversazione fraLewis e la consorte fu incentratasu quale piccolo monumento d’orodi Roma avrebbero potuto compra-re per il collare dell’adorata cagnet-ta. Un collare pieno zeppo di souve-nir d’oro che mister Lewis portavaa casa dalle tournée in tutto il mon-do. Quando il 2 ottobre del ’93, Ser-

gio morì in un incidente stradale,il direttore de “La Nazione” michiese di scrivere un ricordo su dilui. Oggi scrivo nel ventennale del-la sua scomparsa. Gli mando anco-ra un affettuoso abbraccio e ancorauna volta mi indigno a constatarecome le Versilia tutta (da Viareg-gio al Forte dei Marmi) non si siaancora decisa ad organizzare qual-cosa di significativo (gli è stato inte-stato un viale, ma a lui forse non sa-rebbe fregato niente) per celebrar-lo ogni anno in maniera degna. Ser-gio ha fatto tantissimo per la Versi-lia, col suo ingegno ha acceso i ri-flettori del mondo su questa stri-scia di costa, l’ha fatta diventare unmito. E la Versilia cosa ha fatto perlui?

rimaste nel cuore di tuttiun uomo che ha fatto davvero tanto

CI SONO EPISODI nellastoria di un Paese, come inquella personale, che dan-no una svolta. Nel bene onel male, qualcosa cambia enon si può ritornare alla si-tuazione precedente. Il1968 in Italia è l’inizio dellacontestazione e la fine dellaspensieratezza anni Sessan-ta, la fine del “boom” econo-mico, l’inizio della rivolu-zione culturale. Una datadopo la quale nulla è statopiù come prima, in positivoo in negativo appunto.

LA DEGNA conclusionedi un anno del genere siconsuma il 31 dicembre1968 alla Bussola di Focet-te, quando i giovani conte-statori di Potere Operaio,decidono come gesto sim-bolico e significativo di da-re l’assolto al “Capodannodei padroni”. Arrivano intreno da Pisa e si danno ap-puntamento davanti al loca-le cult per il lusso, la vacan-za, il bel mondo. C’era giàstato a Milano il lancio diuova marce agli impelliccia-ti della Scala, come MarioCapanna ha raccontato nelsuo libro “Formidabili que-gli anni”, ma a Focette le co-se degenerarono.Si cominciò con il solitolancio di ortaggi e di uova,poi gli slogan, la tensione ela degenerazione. Fu lo scat-to di un fotografo a far parti-re la rissa? Di fatto carabi-nieri e polizia si scontraro-no con i manifestanti e la

conclusione furono vari au-tomezzi delle forze dell’or-dine rovesciati e decine diferiti.

MA IL MOMENTO piùdrammatico fu quando ci siaccorse che il sedicenne pi-sano, Soriano Ceccanti, erarimasto a terra, gravemente

ferito. Secondo l’opinionepopolare Ceccanti, che ri-marrà paralizzato, era rima-sto ferito da un proiettile va-gante della polizia . Le inda-gini della magistratura con-clusero che non era possibi-le accertare con sicurezzachi avesse sparato.

LO CHOC PERÒ fu enor-me, per la Versilia, per l’Ita-lia intera e anche per il pa-tron della Bussola, SergioBernardini. Il Capodannoera stato annullato, la Bus-sola era salita all’attenzionedelle cronache per quel fat-to di sangue, insomma eracome se qualcosa si fosse in-crinato e ‘raggiustarlo’ nonfosse facile.La Bussola riprese a segna-re la rotta del divertimento,ma in un clima sociale mol-to cambiato, con minorespensieratezza. Ancora sicenava con vista mare, siascoltava la musica dal vi-vo, si ballava sulla grandepista, almeno per un’altradecina d’anni, quando Ber-nardini, con la sua acutasensibilità di imprenditoredello spettacolo, si accorseche i tempi erano ulterior-mente mutati. Adesso si fa-cevano spettacoli con gran-di folle negli stadi, nei gran-di teatri e non più in localisignorili e accoglienti comela Bussola, ma di dimensio-ni ridotte. Era venuto il mo-mento di partire per un’al-tra avventura, lasciando adaltri l’amata Bussola.

C.S.

E’ IL DECANO dei fotoreporterversiliesi. Ha cominciato a scattarefotografie nei luoghi frequentatidal bel mondo fin da ragazzo. Inin-terrottamente sulla breccia fin da-gli anni del dopoguerra, ColomboFrancesconi, 82 anni compiuti,puoi trovarlo ancora al bagno Bus-sola o in giro la sera, sorridente econ la macchina fotografica al col-lo. Colombo ha passato una vitacon l’occhio incollato al mirino del-la sua Leica o della reflex. Testimo-ne attento della mondanità versilie-se e protagonista da sempre sullascena della Bussola.

E’ UNO DEI testimoni più infor-mati, chiaramente, degli annid’oro del locale lanciato in orbitada Sergio Bernardini nel lontano1955. “Uno dei big più affezionatialla Bussola – ci racconta – era ilpresidente dell’Inter, Angelo Mo-

ratti. Qui a Focette venivano an-che i giocatori mitici di quel perio-do, come Nyers, Lorenzi, Sko-glund. In tempi più recenti Vitto-rio Gassman che alla Bussola è sem-

pre stato di casa, aveva la tenda allostabilimento balneare annesso al lo-cale. In origine veniva a vedere glispettacoli come cliente, poi salì sulpalcoscenico, per fare il Mattatore.Il poeta Eugenio Montale stava ingiardino, all’ombra di un albero.Poi gli industriali: Lebole, Felici-no Riva, i Benelli, i Pontello. I no-bili toscani come i conti De Miche-

li, ma anche i patrizi romani. In-somma, sono passati tutti di qui. Eio naturalmente li ho fotografati”.

LA NOTTE della contestazioneovviamente Francesconi c’era: im-possibile che mancasse alla Busso-la per immortalare con il suo obiet-tivo fotografico tutto ciò che avve-niva nel locale versiliese. Era in pri-ma linea, pronto allo scatto anchequel giorno fatidico che segnò la fi-ne della spensieratezza anni Sessan-ta. Ancora oggi Colombo si trovalà, tra lo stabilimento balneare e illocale e non ha dimenticato: “ Nonposso dimenticare quella sera. Fecipartire un flash, fui notato, natural-mente, e i contestatori mi saltaro-no addosso. Era in tanti e presi unbel po’ di botte. Ebbi la fortuna diessere soccorso e portato via dallamischia da un maresciallo dei cara-binieri”.

1968

PALCOSCENICO Un momento tranquillo per la Bussola di Focette. La sera del 31dicembre 1968 avrebbe cambiato tutto. Nel tondo, il giornalista Ugo Dotti

1961Lei 15 anni, lui 27

L’amore tra la futuraattrice e il

cantautore sbocciòdopo un concerto.

Dall’unione sarebbenata Amanda

Un valente musicistae un animale dapalcoscenico di

razza. Eccoli in unapausa di relax

Luttazzi intona unmotivo al piano

Le foto di questo speciale

1970A Bernardini sono

riusciti molti “colpi”.Uno dei più notevole

è aver scritturato ilcomico americano,che rimase colpito

dall’esperienza

Il San Silvestro del 1968:arriva la contestazione

Gravissimi incidenti e un giovane rimase paralizzato

Ugo Dotticronista Doc

EX CAPOREDATTOREIl giornalista della ‘Nazione’ricorda quando fu ammessosull’auto del grande comico

LE FOTO di questo speciale provengono dall’archivio della“Nazione”, dal volume “Versilia anni ruggenti” e dall’archiviodi Marco Bernardini. Numerose immagini d’epoca sono stateconcesse dal fotoreporter Colombo Francesconi, che hadocumentato decenni di storia della Bussola e al quale va unnostro ringraziamento particolare.

Il grande Jerry

Sandrelli & Paoli

Lelio e Walter

DECANO ANCORA OGGI FRANCESCONI E’ IN ZONA CON LA MACCHINA A TRACOLLA. ARCHIVIO VIVENTE

Colombo il fotoreporter, testimone del bel mondo

ESKIMOUn evento simbolicoche segna la finedi un’epoca spensierata

FRA i testimoni diquella rovente nottedi San Silvestro, tralacrimogeni,barricate, pietre,bastoni, manganelli epurtroppo anchespari, c’era ilgiornalista Ugo Dotti,caposervizio della“Nazione”.Testimone di primafila, raccontò quelloche aveva visto sullaprima paginanazionale della“Nazione”. I fattidella Bussola, comevennero chiamati,salirono alla ribalta intutta Italia.

“GINO Paoli ha appena finito dicantare una poesia di Jacques Brel,‘Ne me quitte pas’, riceve appena untimidissimo applauso da un gruppo diclienti seduti sugli sgabelli del bar infondo alla sala. ‘Siete una grandemanica di stronzi e non capite uncazzo di niente. Complimentivivissimi, cari borghesi di merda’.Gira i tacchi e se ne va, Gino. Il re,questa volta, non si diverte e reclamala testa del giullare. VirginiaMondadori, la più arrabbiata di tutti,minaccia di querelare Paoli e chiedel’appoggio della platea offesa. Loscandalo fa bene alla Bussola, però,che viene consacrata dai media e inparticolare dai novelladuemilistidell’epoca territorio esclusivo edirrinunciabile della ricca borghesiaitaliana”.

Ma Gino Paoli non fu l’unico alasciarsi andare ad intemperanzeverbali nei confronti del pubblicoblasonato della Bussola. AncheVittorio Gassman, inarrivabilemattatore e protagonista del cinemae del teatro insolentì — più o menoscherzosamente — gli spettatori.Una sera che si trovava in platea,Gassman fu pregato di esibirsi daBernardini, che doveva, come sidice, “tappare un buco”. Questo,ricorda Aldo Valleroni, fu l’esordiodel Mattatore: “Simpatici stronzibuona sera. Sia ben inteso, il piùstronzo di tutti sono io, che accettodi fare certe cose e pure devo pagareil conto…”. Questa volta perònessuno si offese, nessuno chiese lescuse o minacciò querele. Anzi, cifuono applausi a scena aperta.

LEGGENDEChet Baker inscena. Ebbegraviproblemi ditossicodipen-denza. Neltondo, TomJones, unaltro big

Una foto giovanile di Colombo

UNA MISSIONEHa cominciato da ragazzo afotografare la mondanità etuttora continua a 82 anni

C’era spazio anche per gli insultiPaoli e Gassman contro gli spettatori

Page 15: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••1520ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

SERGIO LA ACCOGLIECALOROSAMENTE AL SUO ARRIVOPRIMA DI UN RECITAL MEMORABILE

DI CAPRISI SPOSO’ CON ROBERTA STOPPAALLE FOCETTE. A LEI HA DEDICATOUNA SUA GRANDE CANZONE

LIZA MINNELLIA COLLOQUIO CON BERNARDINIDURANTE SOPRALLUOGHIPER DELLE RIPRESE IN VERSILIA

PIER PAOLO PASOLINI

CARRELLATA

Peppino, Jerry Lewis, Ray Charles: serateBugialli: «Era un genio, la Versilia non ha ancora onorato il debito verso

LA MITICA BUSSOLA (2)

di SANDRO BUGIALLI

HO CONOSCIUTO l’amico Ser-gio in una estate dei favolosi anniSessanta. Anni memorabili, irripe-tibili, gli anni del boom. Gli anniche videro nascere il mito dellaVersilia. Un mito generato soprat-tutto dal grandissimo Sergio, un ge-nio nel suo campo, generoso, im-prevedibile, pazzo scatenato, sem-pre pronto a parlare e ad ascoltare,a rischiare tutto per raggiungere ilsuo scopo: quello di offrire alle fol-le di giovani e meno giovani chefrequentavano la sua Bussola, even-ti spettacolari unici, emozioni indi-menticabili, serate da ricordare pertutta la vita.L’occasione di conoscerlo fu unconcerto di Peppino Di Capri. Ilcantante decise di ospitare gratis alsuo tavolo proprio sotto il palcosce-nico un gruppo di giovanissimi fan(e io tra loro) che erano andati a tro-varlo in albergo (davanti alla Busso-la, dall’altra parte della strada) perdirgli che per loro la serata era trop-po cara e non se la potevano per-mettere. E Peppino (col placet diSergio) fece il grande gesto.Con Sergio, in seguito, ci siamo vi-sti e soprattutto sentiti un’infinitàdi volte. Lui immenso impresario(basta guardare i divi e le divineche sono passati dal palcoscenicodi Bussola e Bussoladomani) io di-ventato cronista del mondo delloshow. Sergio, un uomo senza pace

con la mente sempre piena di idee,mi raccontava dei suoi sogni (quel-lo irrealizzato di organizzare il festi-val di Sanremo) dei suoi progetti,delle sue immense intuizioni. Co-me quella di creare accanto allaBussola di Focette a Marina di Pe-trasanta, il magico tendone di Bus-soladomani al Lido di Camaiore.Grazie a Sergio, alla Bussola e aBussoladomani ho avuto l’opportu-nità di assistere per lavoro ad alcu-ni degli show più belli della mia

personale colonna sonora e spetta-colare: da Mina (ovviamente) a Li-za Minnelli, da Ray Charles a Gil-bert Bécaud, da Bongusto alla Va-noni, dai Platters a Neil Sedaka atanti, tanti altri nomi. Troppi.Avrei mille cose da raccontare diSergio. Ne voglio ricordare solouna per dire di come era fatto.Per uno show dell’ultimo dell’an-no a Bussoladomani (spero di noningannarmi, su Internet non hoavuto il riscontro) Sergio aveva in-gaggiato il leggendario Jerry Lewis(consiglio ai giovani che non lo co-noscono: andate a cercarlo sul web

e inchinatevi). Lewis doveva arriva-re a Roma, conferenza stampa po-che ore dopo all’hotel Hilton, e poitrasferimento in Versilia dove ilgiorno dopo si sarebbe svolto lospettacolo. Chiesi a Sergio se po-tevo avere da raccontare ai letto-ri qualcosa in più della solitaconferenza stampa. E Sergio,in segno di amicizia, mi ac-contentò. Mi dette appunta-mento alle sette e mezzo dimattina a Fiumicino perl’arrivo dell’aereo di JerryLewis. Quando l’attore ame-ricano uscì con la mogliedal terminal, Sergio lo accol-se con un abbraccio e mi pre-sentò come un suo carissimoamico, tralasciando di dire cheero un giornalista. E mi fece sali-re con loro due su un’auto guida-ta da un autista. Sergio ci stava die-tro con un’altra macchina, destina-zione Hilton. Così io potei ascolta-re (e annotare mentalmente) tuttala conversazione che avveniva traJerry Lewis e la moglie. Impressio-ni sull’Italia, su Roma e altro. Granparte della conversazione fraLewis e la consorte fu incentratasu quale piccolo monumento d’orodi Roma avrebbero potuto compra-re per il collare dell’adorata cagnet-ta. Un collare pieno zeppo di souve-nir d’oro che mister Lewis portavaa casa dalle tournée in tutto il mon-do. Quando il 2 ottobre del ’93, Ser-

gio morì in un incidente stradale,il direttore de “La Nazione” michiese di scrivere un ricordo su dilui. Oggi scrivo nel ventennale del-la sua scomparsa. Gli mando anco-ra un affettuoso abbraccio e ancorauna volta mi indigno a constatarecome le Versilia tutta (da Viareg-gio al Forte dei Marmi) non si siaancora decisa ad organizzare qual-cosa di significativo (gli è stato inte-stato un viale, ma a lui forse non sa-rebbe fregato niente) per celebrar-lo ogni anno in maniera degna. Ser-gio ha fatto tantissimo per la Versi-lia, col suo ingegno ha acceso i ri-flettori del mondo su questa stri-scia di costa, l’ha fatta diventare unmito. E la Versilia cosa ha fatto perlui?

rimaste nel cuore di tuttiun uomo che ha fatto davvero tanto

CI SONO EPISODI nellastoria di un Paese, come inquella personale, che dan-no una svolta. Nel bene onel male, qualcosa cambia enon si può ritornare alla si-tuazione precedente. Il1968 in Italia è l’inizio dellacontestazione e la fine dellaspensieratezza anni Sessan-ta, la fine del “boom” econo-mico, l’inizio della rivolu-zione culturale. Una datadopo la quale nulla è statopiù come prima, in positivoo in negativo appunto.

LA DEGNA conclusionedi un anno del genere siconsuma il 31 dicembre1968 alla Bussola di Focet-te, quando i giovani conte-statori di Potere Operaio,decidono come gesto sim-bolico e significativo di da-re l’assolto al “Capodannodei padroni”. Arrivano intreno da Pisa e si danno ap-puntamento davanti al loca-le cult per il lusso, la vacan-za, il bel mondo. C’era giàstato a Milano il lancio diuova marce agli impelliccia-ti della Scala, come MarioCapanna ha raccontato nelsuo libro “Formidabili que-gli anni”, ma a Focette le co-se degenerarono.Si cominciò con il solitolancio di ortaggi e di uova,poi gli slogan, la tensione ela degenerazione. Fu lo scat-to di un fotografo a far parti-re la rissa? Di fatto carabi-nieri e polizia si scontraro-no con i manifestanti e la

conclusione furono vari au-tomezzi delle forze dell’or-dine rovesciati e decine diferiti.

MA IL MOMENTO piùdrammatico fu quando ci siaccorse che il sedicenne pi-sano, Soriano Ceccanti, erarimasto a terra, gravemente

ferito. Secondo l’opinionepopolare Ceccanti, che ri-marrà paralizzato, era rima-sto ferito da un proiettile va-gante della polizia . Le inda-gini della magistratura con-clusero che non era possibi-le accertare con sicurezzachi avesse sparato.

LO CHOC PERÒ fu enor-me, per la Versilia, per l’Ita-lia intera e anche per il pa-tron della Bussola, SergioBernardini. Il Capodannoera stato annullato, la Bus-sola era salita all’attenzionedelle cronache per quel fat-to di sangue, insomma eracome se qualcosa si fosse in-crinato e ‘raggiustarlo’ nonfosse facile.La Bussola riprese a segna-re la rotta del divertimento,ma in un clima sociale mol-to cambiato, con minorespensieratezza. Ancora sicenava con vista mare, siascoltava la musica dal vi-vo, si ballava sulla grandepista, almeno per un’altradecina d’anni, quando Ber-nardini, con la sua acutasensibilità di imprenditoredello spettacolo, si accorseche i tempi erano ulterior-mente mutati. Adesso si fa-cevano spettacoli con gran-di folle negli stadi, nei gran-di teatri e non più in localisignorili e accoglienti comela Bussola, ma di dimensio-ni ridotte. Era venuto il mo-mento di partire per un’al-tra avventura, lasciando adaltri l’amata Bussola.

C.S.

E’ IL DECANO dei fotoreporterversiliesi. Ha cominciato a scattarefotografie nei luoghi frequentatidal bel mondo fin da ragazzo. Inin-terrottamente sulla breccia fin da-gli anni del dopoguerra, ColomboFrancesconi, 82 anni compiuti,puoi trovarlo ancora al bagno Bus-sola o in giro la sera, sorridente econ la macchina fotografica al col-lo. Colombo ha passato una vitacon l’occhio incollato al mirino del-la sua Leica o della reflex. Testimo-ne attento della mondanità versilie-se e protagonista da sempre sullascena della Bussola.

E’ UNO DEI testimoni più infor-mati, chiaramente, degli annid’oro del locale lanciato in orbitada Sergio Bernardini nel lontano1955. “Uno dei big più affezionatialla Bussola – ci racconta – era ilpresidente dell’Inter, Angelo Mo-

ratti. Qui a Focette venivano an-che i giocatori mitici di quel perio-do, come Nyers, Lorenzi, Sko-glund. In tempi più recenti Vitto-rio Gassman che alla Bussola è sem-

pre stato di casa, aveva la tenda allostabilimento balneare annesso al lo-cale. In origine veniva a vedere glispettacoli come cliente, poi salì sulpalcoscenico, per fare il Mattatore.Il poeta Eugenio Montale stava ingiardino, all’ombra di un albero.Poi gli industriali: Lebole, Felici-no Riva, i Benelli, i Pontello. I no-bili toscani come i conti De Miche-

li, ma anche i patrizi romani. In-somma, sono passati tutti di qui. Eio naturalmente li ho fotografati”.

LA NOTTE della contestazioneovviamente Francesconi c’era: im-possibile che mancasse alla Busso-la per immortalare con il suo obiet-tivo fotografico tutto ciò che avve-niva nel locale versiliese. Era in pri-ma linea, pronto allo scatto anchequel giorno fatidico che segnò la fi-ne della spensieratezza anni Sessan-ta. Ancora oggi Colombo si trovalà, tra lo stabilimento balneare e illocale e non ha dimenticato: “ Nonposso dimenticare quella sera. Fecipartire un flash, fui notato, natural-mente, e i contestatori mi saltaro-no addosso. Era in tanti e presi unbel po’ di botte. Ebbi la fortuna diessere soccorso e portato via dallamischia da un maresciallo dei cara-binieri”.

1968

PALCOSCENICO Un momento tranquillo per la Bussola di Focette. La sera del 31dicembre 1968 avrebbe cambiato tutto. Nel tondo, il giornalista Ugo Dotti

1961Lei 15 anni, lui 27

L’amore tra la futuraattrice e il

cantautore sbocciòdopo un concerto.

Dall’unione sarebbenata Amanda

Un valente musicistae un animale dapalcoscenico di

razza. Eccoli in unapausa di relax

Luttazzi intona unmotivo al piano

Le foto di questo speciale

1970A Bernardini sono

riusciti molti “colpi”.Uno dei più notevole

è aver scritturato ilcomico americano,che rimase colpito

dall’esperienza

Il San Silvestro del 1968:arriva la contestazione

Gravissimi incidenti e un giovane rimase paralizzato

Ugo Dotticronista Doc

EX CAPOREDATTOREIl giornalista della ‘Nazione’ricorda quando fu ammessosull’auto del grande comico

LE FOTO di questo speciale provengono dall’archivio della“Nazione”, dal volume “Versilia anni ruggenti” e dall’archiviodi Marco Bernardini. Numerose immagini d’epoca sono stateconcesse dal fotoreporter Colombo Francesconi, che hadocumentato decenni di storia della Bussola e al quale va unnostro ringraziamento particolare.

Il grande Jerry

Sandrelli & Paoli

Lelio e Walter

DECANO ANCORA OGGI FRANCESCONI E’ IN ZONA CON LA MACCHINA A TRACOLLA. ARCHIVIO VIVENTE

Colombo il fotoreporter, testimone del bel mondo

ESKIMOUn evento simbolicoche segna la finedi un’epoca spensierata

FRA i testimoni diquella rovente nottedi San Silvestro, tralacrimogeni,barricate, pietre,bastoni, manganelli epurtroppo anchespari, c’era ilgiornalista Ugo Dotti,caposervizio della“Nazione”.Testimone di primafila, raccontò quelloche aveva visto sullaprima paginanazionale della“Nazione”. I fattidella Bussola, comevennero chiamati,salirono alla ribalta intutta Italia.

“GINO Paoli ha appena finito dicantare una poesia di Jacques Brel,‘Ne me quitte pas’, riceve appena untimidissimo applauso da un gruppo diclienti seduti sugli sgabelli del bar infondo alla sala. ‘Siete una grandemanica di stronzi e non capite uncazzo di niente. Complimentivivissimi, cari borghesi di merda’.Gira i tacchi e se ne va, Gino. Il re,questa volta, non si diverte e reclamala testa del giullare. VirginiaMondadori, la più arrabbiata di tutti,minaccia di querelare Paoli e chiedel’appoggio della platea offesa. Loscandalo fa bene alla Bussola, però,che viene consacrata dai media e inparticolare dai novelladuemilistidell’epoca territorio esclusivo edirrinunciabile della ricca borghesiaitaliana”.

Ma Gino Paoli non fu l’unico alasciarsi andare ad intemperanzeverbali nei confronti del pubblicoblasonato della Bussola. AncheVittorio Gassman, inarrivabilemattatore e protagonista del cinemae del teatro insolentì — più o menoscherzosamente — gli spettatori.Una sera che si trovava in platea,Gassman fu pregato di esibirsi daBernardini, che doveva, come sidice, “tappare un buco”. Questo,ricorda Aldo Valleroni, fu l’esordiodel Mattatore: “Simpatici stronzibuona sera. Sia ben inteso, il piùstronzo di tutti sono io, che accettodi fare certe cose e pure devo pagareil conto…”. Questa volta perònessuno si offese, nessuno chiese lescuse o minacciò querele. Anzi, cifuono applausi a scena aperta.

LEGGENDEChet Baker inscena. Ebbegraviproblemi ditossicodipen-denza. Neltondo, TomJones, unaltro big

Una foto giovanile di Colombo

UNA MISSIONEHa cominciato da ragazzo afotografare la mondanità etuttora continua a 82 anni

C’era spazio anche per gli insultiPaoli e Gassman contro gli spettatori

Page 16: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 16 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

Page 17: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••1720ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

L’AVVENTURA SPORTIVA

«Per il Pietrasanta è stato un periodo d’oro»Bruno Bartoli ricorda la passione di Sergio per il pallone. «Un vero signore con tutti»

“LE TAPPE

L’inizio

La fine

SECONDA metà degli anni ’60:la Versilia viveva serate ruggenti.Ma non lo sport. Soprattutto a Pie-trasanta, la storica società bianco-celeste viveva momenti... a pane ecompanatico. Con poche prospet-tive e ambizioni per il presente eil futuro. Ad un certo momento siaccese la luce. «Una delegazionedi sportivi — ricorda Bruno Bar-beri, che di quel gruppo facevaparte — andò a parlare con SergioBernardini alla Bussola per con-vincerlo ad ineressarsi del Pietra-santa: sapevamo che era uno spor-tivo e che per un certo periodoaveva fatto parte anche del consi-glio direttivo del Viareggio. Ma laBussola era alle Focette, comunedi Pietrasanta... Il primo incontroci fece capire che Sergio poteva es-sere coinvolto. Mise solo una con-dizione: se lui doveva fare il presi-dente, Silvestro Navari». Detto efatto. L’arrivo di Sergio Bernardi-ni a Pietrasanta ebbe l’effetto del-la vampata estiva per tutta la tifo-seria locale. «Sergio era anche co-gnato di Cesare Maldini del Mi-lan — ricorda Bartoli —: allac-ciammo diverse trattative per por-tare ragazzi della Primavera rosso-nera a Pietrasanta ma la nostra pe-sca non si rivelò particolarmenteazzeccata. In ogni caso con Sergioalla presidenza non c’era giocato-re toscano che rifiutava il trasferi-mento a Pietrasanta. Dopo ognivittoria, ci aspettava alla ‘Bussola’per seguire gli spettacoli».

UN PRESIDENTE generoso eentusiasta che stravedeva per tut-ti i suoi «ragazzi». Quando qualcu-no aveva un problema — anchedi natura personale —, lui interve-niva e trovava la quadratura delcerchio. «Era affezionatissimo atutti — ricorda Bartoli — ma

quando morì il povero Aimo Pic-chi in un incidente stradale sullaCisa, Sergio ci rimase malissimo:lo considerava quasi come un fi-glio». In quegli anni, Bernardiniriuscì a portare a Pietrasanta an-che un pezzo da novanta, Marcel-lo Tentorio, uno dei difensori-go-leador che hanno fatto la storianon solo del calcio biancocelestema anche del campionato cadet-to. «Fu un colpo sensazionale —ricorda ancora Bartoli — per queitempi. Tentorio veniva dalla serieB: Bernardini lo volle ‘regalare’ alPietrasanta per essere più comper-tivo. Attorno a Tentorio venne al-lestita la formazione che poi nellastagione 1978-79 conquistò per laprima volta la promozione in se-

rie C. Bernardini era al settimocielo». Era il Pietrasanta di Riccia-relli e Bruzzone (che poi passaro-no alla Fiorentina). L’anno dopoin seri C2, i biancoclesti lottaronofino in fondo per evitare il ritornonei Dilettanti. «Sergio che la do-menica andava in panchina —conclude Bartoli — soffriva le pe-ne dell’inferno: purtroppo non cisalvammo». E da quel momentocominciò il progressivo calo di at-tenzione di Bernardini per il Pie-trasanta fino al passaggio delleconsegne a Vittorio Focacci. Mail nome di Bernardini rimane col-pito nella storia per la prima voltadei biancocelesti fra i professioni-sti.

Giovanni Lorenzini

“TRATTAVA I GIOCATORI CONSIGNORILITA’: CHE DOLOREQUANDO MORI’ AIMO PICCHI

L’ATLETA SIMBOLO

«Cominciòcon un risottinoallo champagnealla Bussola...»

LACURIOSITA’

Quel giornoin elicottero...LA MODA dell’arrivare al-lo stadio o sui campi di alle-namento è stata inaugurataproprio da Sergio Bernardi-ni nella prima metà degli an-ni ’70 a Casciana Terme.«Quel giorno — ricorda Bar-toli — prima di un’amiche-vole con la squadra locale,vedemmo un elicottero chestava atterrando sul campo:scese Sergio fra la sorpresagenerale...».

MARCELLO TENTORIO

BRUNO BARTOLI, dirigente biancoceleste

Dopo la storicapromozione in serie C2,l’anno dopo ci fu laretrocessione neidilettanti: fu l’inizio dellafine del rapporto con lasocietà biancoceleste

OGNI DOMENICA ERA IN PANCHINAMA NON SI E’ MAI PERMESSO DIDARE UN CONSIGLIO ALL’ALLENATORE

ECCO come Marco Bernardini ri-evoca il rapporto dello zio con ilmondo del calcio e dello sport ingenerale nel volume ‘Li abbiamofatti cantare’.

“QUINDICI anni in tribuna d’ono-re, la domenica pomeriggio. UnaCoppa soltanto, ma bene in vista, nel-la bacheca dei ricordi della zia Bru-na. Quindici stagioni a capo di unapiccola società di calcio che, con lui,riesce addirittura a fare capolino nel-la serie C. Alè Pietrasanta! E svento-lano le bandiere biancorosse! E i tifo-si del minuscolo ma incantevole paesi-no d’arte che si trovano sotto monte co-minciano a sognare qualcosa di sporti-vamente molto importante. Sogniche, naturalmente, sono destinati a ri-manere tali. Il gioco del pallone ha

smesso da un bel po’ di tempo di esse-re soltanto palestra per il divertimen-to della brava gente e occasione perfar la ruota del pavone da parte di pic-coli imprenditori in cerca di pubblici-

tà o di guadagni indotti.

“SERGIO non può certamente reg-gere il confronto economico con il busi-ness in lestissima crescita. La domeni-ca si traveste da patron del Borgoros-so Football Club e recita meglio di Al-berto Sordi (...)”.

“LO SPIRITO che lo anima è asso-lutamente decoubertiniano e ci rimet-te anche parecchi quattrini. Ma glipiace. Gli piace da morire. La suaBussola, del resto, è meta quotidianadei più grandi campioni che lo sportitaliano possa mettere in fila, esatta-mente come la Versilia è casa loro. Ri-vera innamorato. Albertosi ipnotizza-to dalle carte per il poker. Valcareggiin perenne conferenza stampa. Anto-gnoni inseguito da giovani fans tenu-te a bada da Rita. Panatta e Berto-lucci che organizzano tornei di tennissenza fine. Sivori che palleggia con ilimoni. Charles che al microfono, sulpalco e con il locale vuoto, si divertetentando di imitare Armstrong” (...)Per Sergio è una festa continua (...) etutti lo chiamano presidente”.

TRIBUNA D’ONOREHa vissuto con piacerequesta esperienzaA suo agio con i campioni

Alla fine degli anni ’60 ungruppo di sportivi locali(Bruno Barberi, SilvestroNavari, Mario Tesconi ealtri) si rivolsero al patrondella Bussola chiedendoun aiuto per il Pietrasanta

IL RAPPORTO CON LO SPORT L’IMPORTANTE ERA PARTECIPARE, GLI PIACEVA FARE IL PATRON DELLA SQUADRA

Quindici anni vissuti con entusiasmo: era il Presidente

IN CAMPO Sergio Bernardinipresidente del Pietrasanta

UN RISOTTINO con lochampagne, una sera dietrol’altra alla Bussola per unacorte serrata che alla finevide... cedere MarcelloTentorio, difensoregoleador del Piacenza cheSergio Bernardini voleva atutti i costi portare aPietrasanta. «Andròproprio così — raccontaTentorio —: Sergio avevaun modo particolare pertrattare con la gente:stipulava contratti con igrandi artisti,immaginatevi con ungiocatore. Non nego chescendere di due categorieall’inizio mi lasciava un po’perplesso ma poi quandotrovai l’accordo, beh nonmi sono mai pentito diquella stretta di mano».Marcello Tentorio è statoper quasi un decennio labandiera del Pietrasantache ha veleggiato in serie Dper poi spiccare il salto fra iprofessionisti. «SergioBernardini era il presidenteideale per un giocatore dicalcio — ricorda —:intanto non era invadente,non aveva la presunzione dimettere bocca nellaformazione e per tutti igiocatori aveva sempre unaparola di incoraggiamento».Tentorio garantisce unfiume di aneddoti: regalispeciali dopo vittorieparticolarmente importanti,inviti alla Bussola per tuttala squadra dopo giornatenel quale avevamo datospettacolo. «Questi sono imiei ragazzi della domenica— ricorda Tentorio —: ‘cipresentava così’ ai suoiamici. Il giorno in cuiabbiamo conquistato lapromozione dalla serie Dalla serie C2 era commossonon solo per la vittoria maanche per la risposta delpubblico: lo stadioComunale di Pietrasantaera stracolmo di gente cheacclamava la squadra e ilpresidente. Sergio eracommosso. Un uomoindimenticabile non soloper il mondo dellospettacolo ma anche per losport e per il ‘suo’Pietrasanta».

G.L.

Page 18: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 18 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

SOTTO IL TEATRO TENDA NON MANCARONOLE VEDETTE INTERNAZIONALI. VENNE ANCHEBARRY WHITE, IDOLO DEGLI ANNI ’70-’80

IL SOGNO BUSSOLADOMANI FU APPLAUDITISSIMO IN UN CONCERTODOVE PRESENTO’ BRANI LIRICIE CANZONI TRADIZIONALI: UN VERO BIG

LA TELEVISIONE

i tempi e le modeil suo addio definitivo alle scene

BARRY WHITE

PICCOLO SCHERMO ERA AFFEZIONATO ANCHE SENTIMENTALMENTE AL RAPPORTO CON L’EMITTENTE PUBBLICA

«Quella volta che Sergio disse di no a Silvio Berlusconi»

La Rai effettuò numerosi collegamenti dalla nuova struttura messa in piedi sul vialeKennedy. Sembrava che ci fosse un futuro garantito come studio televisivo, mal’incidente di Mastelloni, nel 1984, segnò una clamorosa battuta d’arresto

LUCIANO PAVAROTTI

DOPO 23 ANNI di guida dellaBussola, Sergio Bernardini fiutal’aria e capisce che i tempi sonocambiati. La Versilia non è piùquella degli anni Sessanta e Set-tanta, i ceti sociali e il mondo del-lo spettacolo hanno subito profon-de trasformazioni. I concerti deibig musicali adesso si fanno neglistadi, per migliaia di spettatori, enon nei music hall per un nume-ro ridotto di ricchi danarosi.

COSÌ, nel 1978 inventa Bussola-

domani, un’ampia arena da seimi-la posti, ospitata in un tendone dacirco montato in una vasta area li-bera a Lido di Camaiore, non di-stante dalla sua Bussola. Il tendo-no lo ha affittato da Darix Togni,ed è uno dei primi e più importan-ti teatri tenda d’Italia.

QUESTO PROGETTO, sem-pre in anticipo sui tempi, segna ilpassaggio dagli spettacoli di elitealla musica di massa. Per realizzar-lo deve ovviamente superare osta-coli e resistenze frapposti da partedelle amministrazioni locali.L’iniziativa tuttavia decolla, e giàfin dalla prima edizione, quelladel 1978, Bussoladomani conqui-sta la prima pagina per la caraturadei protagonisti: Julio Iglesias,Ornella Vanoni, Johnny Dorelli,Charles Aznavour.

MA SOPRATTUTTO, Bussola-

domani è il teatro dell’ultima spet-tacolo dal vivo di Mina prima delritiro definitivo dalle scene. Così,il 23 agosto 1978, in un’atmosferada tutto esaurito, Walter Chiariannuncia: “Adesso arriva unadonna vera, con la sua età vera e isuoi sbagli veri”. Mormorii nelpubblico, appare Mina. Il fisicoappare appesantito ma la voce èsemplicemente straordinaria. Unconcerto da primadonna. Si con-geda dal pubblico in un tripudiodi applausi e una volta raggiuntoil camerino confida a un amico, ilgiornalista Gigi Vesigna, la deci-sione di lasciare: “Gigi, ho chiu-so. È finita”. Mina da quel mo-

mento non si esibirà più in con-certi e in televisione.

IN QUESTO modo, sotto l’egidadi Bernardini, si conclude la sta-gione delle esibizioni pubblichedi Mina, che era iniziata proprioalla Bussola trent’anni prima, a18 anni. Era una bella ragazza invacanza, mescolata al pubblicodella Bussola, che gli amici con-vinsero ad esibirsi per la sua mera-vigliosa voce.

MA LA STAGIONE di Bussola-domani, in quei tardi anni Settan-ta, continuava: il Balletto dell’Ar-mata Rossa di Mosca, le operette,

la lirica con Luciano Pavarotti. Eancora Raffaella Carrà, CaterinaValente, Ray Charles, Barry Whi-te, Tino Buazzelli, Gigi Proietti,Gastone Moschin, Renato Zero,Lindsay Kemp. Fino ad inventa-re “Holiday on ice” e gli artisti suipattini. Come avveniva alla Busso-la, Bernardini organizza spettaco-li televisivi di San Silvestro in col-laborazione con la Rai.

RENATO ZERO, come la suagrande amica Loredana Berté, so-

no di casa a Bussoladomani, pre-senze frequenti e affettuose. Cosìil 30 settembre del 1980 RenatoZero decide di festeggiare il suocompleanno sotto il tendone diBussoladomani. Un vero e pro-prio happening. Ecco cosa dichia-ra a caldo, subito dopo la festa.«Però, che casini che abbiamocombinato a Viareggio! Il poveroBernardini si guardava attor-no con aria smarrita: non sapevapiù cosa fare. E cosa avrebbe potu-to fare? La festa era mia, era vo-stra. Noi, noi soli eravamo i padro-ni per una notte del suo tendone,potevamo fare tutto quello che cipassava per la testa. A me era ve-nuta voglia di preparare una gran-de torta, a voi di mangiarla e poidi gettarvela addosso, come i tan-ti clown di un grande circo. Loavete fatto, in libertà, perché vole-vate farlo, così semplicemente,senza nessuno che ve lo proibis-se».

Il tendone nacque per restare al passo conE’ a Lido di Camaiore che nell’agosto del 1978 Mina tenne il concerto che segnò

L’INIZIO DELLA FINE, per Bussola-domani, ha una data precisa: il 22 genna-io 1984, giorno della prima bestemmiapronunciata in diretta televisiva nel no-stro paese. In quel periodo dal tendonedi Lido di Camaiore venivano realizzaticollegamenti in diretta nel corso di “Bli-tz”, rotocalco domenicale di Rai2 diGianni Minà. Quel giorno, per la rubrica“Sotto a chi tocca”, condotta dalla gior-nalista televisiva Stella Pende, è Leopol-do Mastelloni, fantasista e cantante napo-letano, omosessuale dichiarato, a doversisottoporre al fuoco di fila delle domandedel pubblico.

DOPO UNA CANZONE partono le do-mande, che insistono molto sul temadell’omosessualità. Pressato dal pubbli-co, Mastelloni a un certo punto perde lapazienza e si lascia sfuggire una bestem-mia. Subito esplode il caso. La stessa con-duttrice Pende, la cui reazione è giudica-ta incerta e tardiva da parte dei dirigentidella Rai, dovrà fare le spese di questo in-cidente. Mastelloni viene bandito dalpiccolo schermo, e poco importa che nelgiugno del 1985 il pretore di Viareggiolo assolva (era stato un avvocato locale adenunciarlo per blasfemia). Analoga sor-te toccò alla rubrica “Sotto a chi tocca”che venne soppressa (e con essa i collega-menti da Bussoladomani) e la stessa Stel-

la Pende venne “esiliata” dalla Rai finoal 1992.

L’INTEMPERANZA verbale di Ma-stelloni segna così la fine dei collegamen-ti televisivi da Bussoladomani, che or-mai si avvia alla decadenza. Il contrattocon la Rai che avrebbe dovuto garantirel’avvenire del tendone come studio tele-visivo (si parlava di cinque anni di colle-gamenti in diretta) venne rescisso. Uncolpo dal quale non si sarebbe ripresomai più. Continuarono le stagioni, finoai primi anni ’90, quando si arrivò allachiusura. Si erano intanto alternate va-rie gestioni ed esperimenti, tra i quali“Stellarium”, tentativo sfortunato dimettere in piedi un cartellone con la par-tecipazione di Renato Zero. Ci fu ancheun breve periodo nel quale il tendone di-venne una discoteca.

NEL 1992 sfuma l’ultima chance di ri-lanciare il tendone. Sergio e il figlio Ma-rio, con Mimmo D’Alessandro, hannoun accordo con la Rai per un program-ma collegato alla lotteria di Carnevale,“Alta classe”. Propongono al comune diCamaiore di recuperare il tendone, giàchiuso, ma l’accordo non si trova e loshow emigra a Viareggio, in zona darse-na. A questo punto è solo questione ditempo arrivare all’inagibilità definitiva ealla demolizione finale.

MONDANITA’ LA LOVE STORY TRA LA CANTANTE ITALIANA E IL TENNISTA SVEDESE FU RIVELATA DURANTE UN CONCERTO

Qui nacque il contrastato amore tra Berté e Borg

(

RENATO ZEROPresenza abituale, il 30settembre del 1980 festeggiaqui il suo 30˚ compleanno

TENDONE Per molti anni è stato il simbolo dello spettacolo a Lido di Camaiore

AMICICon Renato Zero;nel tondo,Mastelloni

RICCA OFFERTAArrivò attraverso il comuneamico Cesare Maldini,ma Bernardini declinò

SCOOPLa notizia venne datain esclusiva dalla “Nazione”Internet non c’era ancora

)

CONGEDO Mina durante il concerto del ’78 a Bussoladomani: l’ultima esibizione pubblica

L’INCIDENTE DI MASTELLONI IN DIRETTA SU RAI2 A “BLITZ“

La prima bestemmia in tvsegna l’inizio della fine

“MAMMA RAI è un diamante in-castonato nel cuore di Sergio. Lui,grazie al suo consolidato appeal diimpresario conosciuto e riconosciutoa livello internazionale, mette insie-me campioni e poi li consegna nellemani dell’Azienda che li fa giocaredentro il suo grande stadio popolare.Una sinergia perfetta. Un diamanteè per sempre, suggerisce la reclame.E’ più o meno vero. Fino a prova con-traria. Che puntualmente si presentaper bussare alla porta di chi fantasti-ca su di un mondo tutto latte e mie-le”.

CON QUESTE parole MarcoBernardini ricostruisce il profi-cuo e appassionato rapporto dellozio Sergio con la Rai. Ma il tem-

pio della musica eretto in riva almare faceva gola alla tv commer-ciale, che stava emergendo consempre maggiore evidenza:

“IL CAVALIERE, da tempo, ha

messo gli occhi addosso a quello che èil tempio assoluto per la celebrazionedegli eventi nazionalpopolari. Anchetramite Cesare (Maldini, amico diBernardini, ndr), fa sapere a Sergioche se avesse voglia di entrare a far

parte della sua grande famiglia trove-rebbe un viale tappezzato di rose. Ba-sterebbe soltanto chiedere per ottene-re. Ma Sergio, dietro quella scorza diimpresario appartentemente cinico,possiede una visione del mondo e deirapporti interpersonali di definitamarca sentimentale. Non dice maisoltanto Rai, ma sempre e soltantomamma Rai. Un sodalizio, quellotra la televisione di Stato e la Busso-la, che va ben oltre la pura collabora-zione mutualistica o sinegica. Dal

giorno in cui, erano i primordi delletrasmissioni in bianco e nero, SergioPugliese e Carlo Alberto Chiesa cheera il marito della Barzizza lo convo-carono nella sede di corso Sempionea Milano per comunicargli che laRai aveva in mente di piazzare le te-lecamere fisse in Bussola, ebbene daquella volta in poi il legame non siera mai più sciolto. Anzi, era diventa-to vieppiù tenace. Un vero e propriomatrimonio, per interesse ma ancheper amore”.

ECCO PERCHÉ Sergio declinòl’offerta di Berlusconi. Il rapportocon la Rai proseguì a Bussolado-mani, almeno fino alla sventuratabestemmia in diretta di LeopoldoMastelloni.

RENATO ZERO e LoredanaBerté, due affezionati di Bussola-domani. Il tendone del Lido, ol-tre che luogo di musica, è anchecrocevia di mondanità, talvolta digossip. E’ qui che emerge, 25 annifa, una storia sentimentale da co-pertina, quella tra Loredana Ber-té, signora del rock italiano e iltennista Bjorn Borg. In quella oc-casione fu “La Nazione” a riporta-re per prima la notizia, centrandouno ‘scoop’ poi ripreso dagli altriquotidiani e dai settimanali più omeno “rosa”.

ERA IL 21 agosto del 1988, unadomenica sera e il collega Umber-to Guidi, “comandato” dal giorna-le a seguire il concerto della Bertéin programma al tendone (debut-

tava un nuovo tour, con una bandnuova di zecca), ricevette dal ma-nager Mimmo D’Alessandroun’imbeccata giusta. La Bertè ave-va incontrato a Ibiza Borg e i duesi erano innamorati pazzamente.Dopo alcuni infuocati giorni dipassione a Ibiza, l’ex tennista sve-dese, giù numero uno mondialedella racchetta, aveva seguito Lo-redana in Versilia per accompa-gnarla nel debutto di Bussolado-mani. In effetti in prima fila c’era-no Borg, il figlioletto Robin, e i ge-

nitori del grande tennista. Loreda-na cantò con passione, con unaparticolare sottolineatura roman-tica e lanciò molti sguardi sul suonuovo compagno. Più tardi, in ca-merino, confermò l’inizio dellastoria d’amore.

MARTEDÌ 23 agosto 1988 “LaNazione” dava in anteprima la no-tizia. Non in tempo reale, ma coni ritmi tipografici di allora. Altritempi, Internet era ancora robaper Università e centri di studio,il Web aperto a tutti avrebbe mos-so i primi, timidi passi solo nel1993. La bella cantante italiana el’ex campione svedese trascorseroalcuni giorni del loro “stato na-scente” amoroso in Versilia. Poil’amore finì male, ma questa èun’altra storia.

UN’ALTRA IDEA GENIALELa struttura, noleggiata daDarix Togni, poteva accoglieremigliaia di spettatori

L’AVVENTURA va avan-ti per un decennio, ma altramonto degli anni Ottan-ta Sergio deve passare lamano. I tempi infatti conti-nuano a cambiare e l’im-pressione è che il poterepolitico locale non abbiacompreso a pieno la porta-ta del contributo di Bernar-dini.

DECLINO

I rapporti non facilicon i poteri locali

MISS ITALIA Un giovane Berlusconi (di spalle) nel giardino della Bussola

BORG-BERTE’ Una coppia che fece discutere

Page 19: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••1920ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

SOTTO IL TEATRO TENDA NON MANCARONOLE VEDETTE INTERNAZIONALI. VENNE ANCHEBARRY WHITE, IDOLO DEGLI ANNI ’70-’80

IL SOGNO BUSSOLADOMANI FU APPLAUDITISSIMO IN UN CONCERTODOVE PRESENTO’ BRANI LIRICIE CANZONI TRADIZIONALI: UN VERO BIG

LA TELEVISIONE

i tempi e le modeil suo addio definitivo alle scene

BARRY WHITE

PICCOLO SCHERMO ERA AFFEZIONATO ANCHE SENTIMENTALMENTE AL RAPPORTO CON L’EMITTENTE PUBBLICA

«Quella volta che Sergio disse di no a Silvio Berlusconi»

La Rai effettuò numerosi collegamenti dalla nuova struttura messa in piedi sul vialeKennedy. Sembrava che ci fosse un futuro garantito come studio televisivo, mal’incidente di Mastelloni, nel 1984, segnò una clamorosa battuta d’arresto

LUCIANO PAVAROTTI

DOPO 23 ANNI di guida dellaBussola, Sergio Bernardini fiutal’aria e capisce che i tempi sonocambiati. La Versilia non è piùquella degli anni Sessanta e Set-tanta, i ceti sociali e il mondo del-lo spettacolo hanno subito profon-de trasformazioni. I concerti deibig musicali adesso si fanno neglistadi, per migliaia di spettatori, enon nei music hall per un nume-ro ridotto di ricchi danarosi.

COSÌ, nel 1978 inventa Bussola-

domani, un’ampia arena da seimi-la posti, ospitata in un tendone dacirco montato in una vasta area li-bera a Lido di Camaiore, non di-stante dalla sua Bussola. Il tendo-no lo ha affittato da Darix Togni,ed è uno dei primi e più importan-ti teatri tenda d’Italia.

QUESTO PROGETTO, sem-pre in anticipo sui tempi, segna ilpassaggio dagli spettacoli di elitealla musica di massa. Per realizzar-lo deve ovviamente superare osta-coli e resistenze frapposti da partedelle amministrazioni locali.L’iniziativa tuttavia decolla, e giàfin dalla prima edizione, quelladel 1978, Bussoladomani conqui-sta la prima pagina per la caraturadei protagonisti: Julio Iglesias,Ornella Vanoni, Johnny Dorelli,Charles Aznavour.

MA SOPRATTUTTO, Bussola-

domani è il teatro dell’ultima spet-tacolo dal vivo di Mina prima delritiro definitivo dalle scene. Così,il 23 agosto 1978, in un’atmosferada tutto esaurito, Walter Chiariannuncia: “Adesso arriva unadonna vera, con la sua età vera e isuoi sbagli veri”. Mormorii nelpubblico, appare Mina. Il fisicoappare appesantito ma la voce èsemplicemente straordinaria. Unconcerto da primadonna. Si con-geda dal pubblico in un tripudiodi applausi e una volta raggiuntoil camerino confida a un amico, ilgiornalista Gigi Vesigna, la deci-sione di lasciare: “Gigi, ho chiu-so. È finita”. Mina da quel mo-

mento non si esibirà più in con-certi e in televisione.

IN QUESTO modo, sotto l’egidadi Bernardini, si conclude la sta-gione delle esibizioni pubblichedi Mina, che era iniziata proprioalla Bussola trent’anni prima, a18 anni. Era una bella ragazza invacanza, mescolata al pubblicodella Bussola, che gli amici con-vinsero ad esibirsi per la sua mera-vigliosa voce.

MA LA STAGIONE di Bussola-domani, in quei tardi anni Settan-ta, continuava: il Balletto dell’Ar-mata Rossa di Mosca, le operette,

la lirica con Luciano Pavarotti. Eancora Raffaella Carrà, CaterinaValente, Ray Charles, Barry Whi-te, Tino Buazzelli, Gigi Proietti,Gastone Moschin, Renato Zero,Lindsay Kemp. Fino ad inventa-re “Holiday on ice” e gli artisti suipattini. Come avveniva alla Busso-la, Bernardini organizza spettaco-li televisivi di San Silvestro in col-laborazione con la Rai.

RENATO ZERO, come la suagrande amica Loredana Berté, so-

no di casa a Bussoladomani, pre-senze frequenti e affettuose. Cosìil 30 settembre del 1980 RenatoZero decide di festeggiare il suocompleanno sotto il tendone diBussoladomani. Un vero e pro-prio happening. Ecco cosa dichia-ra a caldo, subito dopo la festa.«Però, che casini che abbiamocombinato a Viareggio! Il poveroBernardini si guardava attor-no con aria smarrita: non sapevapiù cosa fare. E cosa avrebbe potu-to fare? La festa era mia, era vo-stra. Noi, noi soli eravamo i padro-ni per una notte del suo tendone,potevamo fare tutto quello che cipassava per la testa. A me era ve-nuta voglia di preparare una gran-de torta, a voi di mangiarla e poidi gettarvela addosso, come i tan-ti clown di un grande circo. Loavete fatto, in libertà, perché vole-vate farlo, così semplicemente,senza nessuno che ve lo proibis-se».

Il tendone nacque per restare al passo conE’ a Lido di Camaiore che nell’agosto del 1978 Mina tenne il concerto che segnò

L’INIZIO DELLA FINE, per Bussola-domani, ha una data precisa: il 22 genna-io 1984, giorno della prima bestemmiapronunciata in diretta televisiva nel no-stro paese. In quel periodo dal tendonedi Lido di Camaiore venivano realizzaticollegamenti in diretta nel corso di “Bli-tz”, rotocalco domenicale di Rai2 diGianni Minà. Quel giorno, per la rubrica“Sotto a chi tocca”, condotta dalla gior-nalista televisiva Stella Pende, è Leopol-do Mastelloni, fantasista e cantante napo-letano, omosessuale dichiarato, a doversisottoporre al fuoco di fila delle domandedel pubblico.

DOPO UNA CANZONE partono le do-mande, che insistono molto sul temadell’omosessualità. Pressato dal pubbli-co, Mastelloni a un certo punto perde lapazienza e si lascia sfuggire una bestem-mia. Subito esplode il caso. La stessa con-duttrice Pende, la cui reazione è giudica-ta incerta e tardiva da parte dei dirigentidella Rai, dovrà fare le spese di questo in-cidente. Mastelloni viene bandito dalpiccolo schermo, e poco importa che nelgiugno del 1985 il pretore di Viareggiolo assolva (era stato un avvocato locale adenunciarlo per blasfemia). Analoga sor-te toccò alla rubrica “Sotto a chi tocca”che venne soppressa (e con essa i collega-menti da Bussoladomani) e la stessa Stel-

la Pende venne “esiliata” dalla Rai finoal 1992.

L’INTEMPERANZA verbale di Ma-stelloni segna così la fine dei collegamen-ti televisivi da Bussoladomani, che or-mai si avvia alla decadenza. Il contrattocon la Rai che avrebbe dovuto garantirel’avvenire del tendone come studio tele-visivo (si parlava di cinque anni di colle-gamenti in diretta) venne rescisso. Uncolpo dal quale non si sarebbe ripresomai più. Continuarono le stagioni, finoai primi anni ’90, quando si arrivò allachiusura. Si erano intanto alternate va-rie gestioni ed esperimenti, tra i quali“Stellarium”, tentativo sfortunato dimettere in piedi un cartellone con la par-tecipazione di Renato Zero. Ci fu ancheun breve periodo nel quale il tendone di-venne una discoteca.

NEL 1992 sfuma l’ultima chance di ri-lanciare il tendone. Sergio e il figlio Ma-rio, con Mimmo D’Alessandro, hannoun accordo con la Rai per un program-ma collegato alla lotteria di Carnevale,“Alta classe”. Propongono al comune diCamaiore di recuperare il tendone, giàchiuso, ma l’accordo non si trova e loshow emigra a Viareggio, in zona darse-na. A questo punto è solo questione ditempo arrivare all’inagibilità definitiva ealla demolizione finale.

MONDANITA’ LA LOVE STORY TRA LA CANTANTE ITALIANA E IL TENNISTA SVEDESE FU RIVELATA DURANTE UN CONCERTO

Qui nacque il contrastato amore tra Berté e Borg

(

RENATO ZEROPresenza abituale, il 30settembre del 1980 festeggiaqui il suo 30˚ compleanno

TENDONE Per molti anni è stato il simbolo dello spettacolo a Lido di Camaiore

AMICICon Renato Zero;nel tondo,Mastelloni

RICCA OFFERTAArrivò attraverso il comuneamico Cesare Maldini,ma Bernardini declinò

SCOOPLa notizia venne datain esclusiva dalla “Nazione”Internet non c’era ancora

)

CONGEDO Mina durante il concerto del ’78 a Bussoladomani: l’ultima esibizione pubblica

L’INCIDENTE DI MASTELLONI IN DIRETTA SU RAI2 A “BLITZ“

La prima bestemmia in tvsegna l’inizio della fine

“MAMMA RAI è un diamante in-castonato nel cuore di Sergio. Lui,grazie al suo consolidato appeal diimpresario conosciuto e riconosciutoa livello internazionale, mette insie-me campioni e poi li consegna nellemani dell’Azienda che li fa giocaredentro il suo grande stadio popolare.Una sinergia perfetta. Un diamanteè per sempre, suggerisce la reclame.E’ più o meno vero. Fino a prova con-traria. Che puntualmente si presentaper bussare alla porta di chi fantasti-ca su di un mondo tutto latte e mie-le”.

CON QUESTE parole MarcoBernardini ricostruisce il profi-cuo e appassionato rapporto dellozio Sergio con la Rai. Ma il tem-

pio della musica eretto in riva almare faceva gola alla tv commer-ciale, che stava emergendo consempre maggiore evidenza:

“IL CAVALIERE, da tempo, ha

messo gli occhi addosso a quello che èil tempio assoluto per la celebrazionedegli eventi nazionalpopolari. Anchetramite Cesare (Maldini, amico diBernardini, ndr), fa sapere a Sergioche se avesse voglia di entrare a far

parte della sua grande famiglia trove-rebbe un viale tappezzato di rose. Ba-sterebbe soltanto chiedere per ottene-re. Ma Sergio, dietro quella scorza diimpresario appartentemente cinico,possiede una visione del mondo e deirapporti interpersonali di definitamarca sentimentale. Non dice maisoltanto Rai, ma sempre e soltantomamma Rai. Un sodalizio, quellotra la televisione di Stato e la Busso-la, che va ben oltre la pura collabora-zione mutualistica o sinegica. Dal

giorno in cui, erano i primordi delletrasmissioni in bianco e nero, SergioPugliese e Carlo Alberto Chiesa cheera il marito della Barzizza lo convo-carono nella sede di corso Sempionea Milano per comunicargli che laRai aveva in mente di piazzare le te-lecamere fisse in Bussola, ebbene daquella volta in poi il legame non siera mai più sciolto. Anzi, era diventa-to vieppiù tenace. Un vero e propriomatrimonio, per interesse ma ancheper amore”.

ECCO PERCHÉ Sergio declinòl’offerta di Berlusconi. Il rapportocon la Rai proseguì a Bussolado-mani, almeno fino alla sventuratabestemmia in diretta di LeopoldoMastelloni.

RENATO ZERO e LoredanaBerté, due affezionati di Bussola-domani. Il tendone del Lido, ol-tre che luogo di musica, è anchecrocevia di mondanità, talvolta digossip. E’ qui che emerge, 25 annifa, una storia sentimentale da co-pertina, quella tra Loredana Ber-té, signora del rock italiano e iltennista Bjorn Borg. In quella oc-casione fu “La Nazione” a riporta-re per prima la notizia, centrandouno ‘scoop’ poi ripreso dagli altriquotidiani e dai settimanali più omeno “rosa”.

ERA IL 21 agosto del 1988, unadomenica sera e il collega Umber-to Guidi, “comandato” dal giorna-le a seguire il concerto della Bertéin programma al tendone (debut-

tava un nuovo tour, con una bandnuova di zecca), ricevette dal ma-nager Mimmo D’Alessandroun’imbeccata giusta. La Bertè ave-va incontrato a Ibiza Borg e i duesi erano innamorati pazzamente.Dopo alcuni infuocati giorni dipassione a Ibiza, l’ex tennista sve-dese, giù numero uno mondialedella racchetta, aveva seguito Lo-redana in Versilia per accompa-gnarla nel debutto di Bussolado-mani. In effetti in prima fila c’era-no Borg, il figlioletto Robin, e i ge-

nitori del grande tennista. Loreda-na cantò con passione, con unaparticolare sottolineatura roman-tica e lanciò molti sguardi sul suonuovo compagno. Più tardi, in ca-merino, confermò l’inizio dellastoria d’amore.

MARTEDÌ 23 agosto 1988 “LaNazione” dava in anteprima la no-tizia. Non in tempo reale, ma coni ritmi tipografici di allora. Altritempi, Internet era ancora robaper Università e centri di studio,il Web aperto a tutti avrebbe mos-so i primi, timidi passi solo nel1993. La bella cantante italiana el’ex campione svedese trascorseroalcuni giorni del loro “stato na-scente” amoroso in Versilia. Poil’amore finì male, ma questa èun’altra storia.

UN’ALTRA IDEA GENIALELa struttura, noleggiata daDarix Togni, poteva accoglieremigliaia di spettatori

L’AVVENTURA va avan-ti per un decennio, ma altramonto degli anni Ottan-ta Sergio deve passare lamano. I tempi infatti conti-nuano a cambiare e l’im-pressione è che il poterepolitico locale non abbiacompreso a pieno la porta-ta del contributo di Bernar-dini.

DECLINO

I rapporti non facilicon i poteri locali

MISS ITALIA Un giovane Berlusconi (di spalle) nel giardino della Bussola

BORG-BERTE’ Una coppia che fece discutere

Page 20: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 20 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

Page 21: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••2120ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

QUEL MALEDETTO 2 otto-bre 1993 Sergio Bernardini stavaviaggiando alla guida della suaBmw, diretto verso Chieri (Tori-no). Era invitato al matrimoniodel nipote, Marco Bernardini eper niente al mondo sarebbe man-cato. Il destino però decise diver-samente. Una pozzangherasull’asfalto, la macchina che sban-da, l’urto contro un’altra autovet-tura. Un incidente che sulle pri-me non sembrava particolarmen-te grave. Bernardini è lucido, tele-fona ai parenti per dire di non an-nullare la cerimonia. Poi l’improv-viso aggravamento e la morte, as-surda e imprevista, nella nottata.

SERGIO in quella chiesa non riu-scì mai ad arrivare. Nel suo libroche ha fatto da filo d’Arianna inquesta ricostruzione della vita diBernardini, il nipote Marco rac-conta l’ansia del novello sposo da-vanti all’altare che cerca con gliocchi lo zio durante la cerimoniadi nozze e non lo vede arrivare

“ANNA E IO abbiamo scelto la co-lonna sonora del film ‘Fratello Sole esorella Luna’, di Franco Zeffirelli, co-me base nel momento del raccogli-mento. Don Gianni, il parroco delDuomo che celebra il rito, ha dato ve-ramente il massimo con la sua omelia

cucita intorno alle nostre figure comeun abito di grande sartoria. La storiadel fraticello ex gaudente e poi conver-tito piace al sacerdote ed è anche suffi-cientemente calzante alla mia figura.Piccolo impasse al momento delloscambio delle fedi. Quella di Annanon vuole saperne di entrare e a tuttie due scappa un poco da ridere men-tre faccio forza sul suo anulare. Mal-grado sia assolutamente preso dallacerimonia, non riesco ad evitare divoltarmi indietro quasi di continuo.Spazio con lo sguardo tra i banchidella chiesa” (…)“Lilia e Sergio non li vedo. Lilia eSergio non ci sono. ‘Vabbè la sua cro-

nica impuntualità, ma questa voltasta esagerando’, penso, mentre un tuo-no più potente degli altri fa addirittu-ra tremare i vetri cattedrale della cu-pola del Duomo. Lilia la troverò, ilgiorno dopo, in un letto dell’ospedaledi Asti. Venti chilometri appena daChieri, dove aspettavo. Un braccio euna gamba rotti. Sergio lo guarderòdormire un sogno senza risveglio, di-steso su un tavolaccio in alluminiodella morgue. Il viso tumefatto e labocca ancora deformata dalla smor-fia di dolore e di impotente rabbia peruna vita che lo stava abbandonando,lesta, senza manco avergli concesso lostraccio di un preavviso”.

GIU’ IL SIPARIO

“L’ho aspettato invano al mio matrimonio”L’incidente mortale mentre Sergio andava in Piemonte alle nozze del nipote Marco

“DURANTE IL RITOMALGRADO SIA ASSOLUTAMENTEPRESO DALLA CERIMONIA, NON EVITODI VOLTARMI INDIETRO DI CONTINUO

PRESENTAZIONE Marco Bernardini ed Enrico Salvadori de LaNazione nel corso della presentazione del libro al Caffè della Versiliana

E’ IL CONGEDOdefinitivo perl’indimenticabile Sergio,affidato ancora una voltaalle pagine del libro diMarco Bernardini: “E lirivedo tutti i grandi cheabbiamo fatto cantare inriva al mare. Sono inplatea, questa volta. Eapplaudono, loro, questanostra strana compagnia digiro che si congeda con uninchino mandando avanti,in prima fila, il capocomico.Antonio detto Sergio, alquale spetta la standingovation. Mentre le luci sifanno sempre più tenuisulla scena dove, intanto,cala il sipario sopra unanuvola di fumo. Nonsmetterò mai con lesigarette, accidenti. Maneppure di guardare il cielo.Però, quante stelle e che belvento stasera”.

FINO all’ultimo Sergiocontinuava a lavorare e asfornare idee. Nel 1992 lacollaborazione con la Rairiparte con il programma“Alta classe – Vogliovivere così”, condotto daGianni Minà e realizzatoin un tendone ospitatoalla Marina di Levante.Sergio Bernardini, il figlioMario e MimmoD’Alessandro sono gliorganizzatori dello show,dedicato ai grandi dellamusica leggera e dellospettacolo. Si parte conRay Charles, seguonoZucchero, StefaniaSandrelli, MassimoTroisi, Pino Daniele,Chico Barque deHollanda, Toquinho,Paolo Villaggio.All’interno di ognipuntata è prevista lapromozione della lotteriadi Carnevale.

IL CONGEDO

“Rivedo i grandiche applaudonoil capocomico”

LE ULTIME IMPRESE

Nel 1992il tendonein zona Levante

Page 22: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 22 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013

I TEMPI sono cambiati ma laBussola resta. Anche se non è piùquel tipo di locale che era ai tempidi Sergio Bernardini. Anche per-ché sono cambiati i tempi e non ècertamente più possibile ipotizza-re nel 2013 una Bussola sullo stiledi quella degli anni Cinquanta-Sessanta. Del resto lo capì anchelo stesso Bernardini che creò iltendone di Bussoladomani.Ora Bussola-Versilia, così è la ve-ra denominazione, è un locale chepunta sia a una clientela giovaneche ad avventori più maturi mache tiene un trait d’union rispettoal passato rappresentato dallosplendido parco con piscina e lostabilimento balneare attiguo fre-quentato da una cluientela vip.E in quest’estate 2013 alla Bussolasi preannuncia un agosto ‘bollen-te’ in discvoteca. Ospiti speciali,animazione all’ultimo grido, unalocation unica e tanto divertimen-to sono solamente alcune delle ca-ratteristiche che renderanno indi-menticabile il mese di agosto del-la Principessa della Versilia.Tutti i giovedì - fino a settembre -‘Certe Notti’ continuerà ad essereun appuntamento fisso, eventoche si contraddistingue per la ca-pacità di unire generazioni diver-se, dando la possibilità di spaziarefra svariati generi musicali: dan-ce, commerciale, house e revival.La Bussola Garden, elegante spa-zio a bordo piscina completamen-te rinnovato, e l’area ‘On The Bea-ch’, che sorge direttamente sullaspiaggia, saranno le location idea-li per vivere a 360 gradi gli eventiestivi della Bussola.Dopo la grande inaugurazione

del 4 agosto, tutte le domenichedel mese sarà invece di scena larassegna di musica house ‘TenaxBeach’, nuova realtà che nasce incollaborazione con la discotecaTenax di Firenze, Reflex Boo-king, Glauco Ghelardoni GroupsEvents e Mora Mora After Tea. Inconsolle il leader dei Planet Funk

e celebre disc jockeyAlex Neri, che sarà af-fiancato da uno dei pro-duttori più importanti almondo e proprietariodell’etichetta ‘Ocean Trax’,Gianni Bini. Ma le sorprese nonfiniscono qui: dopo il successo diPasqua, giovedì 15 agosto il fasci-no dell’isola più ‘In’ del Mediter-raneo si materializzerà ancorauna volta nella storica discotecadi Focette: il party della Troya diIbiza, il più famoso al mondo, tor-nerà in esclusiva grazie al GlaucoGhelardoni Group Events Pro-duction, sorprendendo il pubbli-

co con una scenografia davvero ec-cezionale. Special Guest, diretta-mente dall’Amnesia di Ibiza, LesSchmitz e Kris Malavaka.Infine tutti i sabati di agosto mu-sica e divertimento con l’evento‘Summer is Magic’. Per info e pre-notazioni: 327.7012545 /340.7412787

LA BUSSOLA OGGI

Si cerca di non perdere divista l’attualità di unmondo del divertimentoche cambia dando sempreun occhio alla grandetradizione

LA BUSSOLA dal 1955 fa la sto-ria della musica e dello spettacoloa livello nazionale ed internazio-nale.Mostri sacri si sono esibiti sul pre-stigioso palcoscenico di Focette:Mina, Fred Bongusto, AdrianoCelentano, Patty Pravo e moltissi-mi altri hanno lasciato una taccaindelebile nella storia del locale.Oggi la Bussola che dal 2007 ha as-sunto la denominazione di “Bus-sola Versilia” guarda al futuro, epropone al suo affezionato pubbli-co un’offerta che spazia dall’hiphop, alla musica house, per passa-re al revival e commerciale, senzamai dimenticare il proprio glorio-so passato: una costellazione dieventi che si completa e soddisfaanche i gusti più difficili.

Il patron del locale, Gherardo Gui-di, negli anni ha fatto del mix tratradizione e innovazione la cartavincente della sua attività.

“LA BUSSOLA ha cambiato re-gistro, adeguandosi al mondo del-la musica — afferma Guidi —.Questo è un locale a cui sono mol-to affezionato, che negli anni miha dato veramente molto: qui sisono esibiti cantanti e musicistidi livello mondiale e non potrò

mai dimenticare le emozioni esoddisfazioni che mi hanno rega-lato”. Emozioni che Guidi ha vis-suto sia da giovane quando da affe-zionato cliente e anche da amantee conoscitore della musica fre-quentava la Bussola di Sergio Ber-nardini, che da patron di un loca-le.

“RICORDO ancora la grande gio-ia che ebbi quando acuisiì questolocale che grazie a Bernardini èentrato a far parte di diritto nonsolo della storia dello spettacoloma anche del costume del nostroPaese. basta che nomini il nomeBussola e tutti in Italia la associa-no a quel grande periodo che è ri-masto nel cuore di tutti noi».

ATTRAZIONIUn locale che guarda ai giovani e non soloDove si spazia in tutti i generi musicali

Resta immutato il fascino della ‘Principessa della Versilia’ della famiglia Guidi

Fino a settembre “Certenotti” sarà il trait d’uniontra le varie generazioni e itipi di ritmo che hannocaratterizzato le colonnesonore estive

GARDEN E OLTRE LOCATION UNICA

Ibiza sbarcherà in Versiliacon il party dedicato allaTroya con una scenografiadavvero speciale in arrivodalla grande località dellamovida spagnola

ORA IL LOCALE SI CHIAMABUSSOLA-VERSILIA. TANTELE PROPOSTE OFFERTE

LE BELLEZZE DELLA NATURAVERSILIESE E I GRANDI RITMIDALLE DANCE MONDIALE

EMOZIONI «RICORDO ANCORA LA GIOIA QUANDO SONO ARRIVATO AL TIMONE DI QUESTO LOCALE CHE FA PARTE DELLA STORIA D’ITALIA»

Da cliente a proprietario. Guidi: «Siamo al passo con i tempi»

Tenax Beach incollaborazione con ladiscoteca fiorentina in unarassegna specializzatanella musica house invoga tra i giovani

Ferragosto

I giovedì

PALCOSCENICO«A questo locale sonodavvero affezionato perchépasserella internazionale»

COME E’ OGGIUna veduta delmagico garden,una razza cheballa nel locale ea destra lascenografialegata al fuoco:immagini dallaBussola anno2013

Le domeniche

Attualità

NOVITA’ E TRADIZIONEIl bellissimo giardino conpiscina e lo stabilimentobalneare sono una chicca

MANAGER DELLO SPETTACOLO Gherardo Guidi (qui conRaffaella Fico) è proprietario di Bussola e Capannina (Fabrizio Nizza)

Page 23: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

••••2320ANNISENZASERGIOSABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

Page 24: A pagina 3 - Tutte le notizie in tempo reale di … , degli albergatori, della zo-na lo ricordano subito dopo: “Po-chi uomini come lui hanno ama-tolaterradellaVersilia...ConBer-

•••• 24 20ANNISENZASERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013