A n n o X X X I - N u m e r o 2 8 5 – F e b b r a i o 2 ... · ... con una pro-spettiva nuova:...

8
ma, con l’aiuto della Parola di Dio, vuole essere un tempo di Grazia, perché accomunati dal Battesimo, nella testimo- nianza della fede, filialmente, accogliamo lo Spirito Santo che muove i cuori alla riconciliazione, che prima che si realizzi tra gli uomini è necessario che ci si riconcili con Dio. E allora la gioia, è gioia, che sgorga dal cuore, capace di restaurare le ferite dell’anima e dare modo di poter rin- novare lo sguardo verso Dio e se stesso/a e quindi con gli altri. Il tempo della riconciliazione non è una proposta da catalo- gare come: proposta religiosa proposta morale, ma è la proposta per l’uomo, perché possa riacquistare la dignità che spesso viene invalidata. E allora, se da una parte: l’egoismo, l’orgoglio, sono stimo- li che disumanizzano l’uomo, Cristo Gesù con l’annuncio del Vangelo viene per ricreare il cuore, e far si che possa vibrare di luce di speranza nuova. Auguro a ciascuno un buon cammino il vostro Parroco don Michele Palermo Cari parrocchiani, “è questo il tempo favorevole per riconciliarci con Dio” e con l’umanità di cui ne siamo parte. Ma che si intende dicendo che: è questo il tempo favore- vole? Il tempo della nostra vita, non è solo scorrevole, che passa, che si consuma. Il tempo della vita di ogni uomo, è gravido di tanti beni spirituali e corporali, che poi, nel rapportarsi con la quotidianità della vita, con gesti, situazioni, scelte, costruisce la vita. Ma l’esperien- za ci insegna, che non sempre la persona umana è capace di riconoscersi positivamente con se stessa, come un be- ne perfetto, e quindi capace di agire sempre e solo bene. La persona umana, proprio perché umana è fragile, è imperfetta, erra. E allora il tempo favorevole, spesso si riempie di male, che poi assume spigolature diverse che fanno male, e procurano male. Cristianamente parlando, questa verità non motiva il fal- limento dell’uomo, ma anzi, la presa di coscienza che si può mettere mano a questa verità, ribaltandola. Dio, il nostro Creatore, avendo cura di ogni sua creatura, l’uomo, viene a ciascuno per aiutarlo/a a combattere il male, e ogni agire di peccato. Come? Corrispondendo al Suo Amore. Ciò significa, avere fiducia in Lui, e in se stessi, e allora nel cammino della vita, anche se non sempre è possibile capire tutto, si cammina, e si cammina alla presenza del Signore. E’ allora possibile camminare con i fratelli con una pro- spettiva nuova: volere prima di tutto il bene degli altri, e agendo per il bene per gli altri. Il tempo della Quaresi- Anno XXXI-Numero 285 – Febbraio 2018 Web : www.parrocchiaspiritosantoeur.it Archivio Comunità Viva : www.parrocchiaspiritosantoeur.it/cv Viale Cesare Pavese 180 / Via Rocco Scotellaro 11 - Tel. 06-5015591 Fax. 06-5003394 Email: [email protected] Carisma ed istituzione nei movimenti e comunità ecclesiali. tato ciò che è buono e saper discernere e valutarne i conte- nuti e l’apostolato, perché in un mondo sempre più secola- rizzato i movimenti possono rivitalizzare le parrocchie e far sì che sia facilitata la vicinanza alle famiglie. Il moderatore Card. Coccopalmerio invita poi Mons. Coda a svolgere la prima relazione. L’intervento poggia su 5 fasi: la prima, il modo di apparire dei movimenti, la seconda, l’accompa- gnamento nella formazione, la terza, il percorso, che dopo la fondazione porta talvolta in mezzo ad un guado periglio- so. Ma la storia dice che la Chiesa non viene mai meno nell’accensione delle coscienze e trova sempre il pungolo per una pastorale di orientamento. La quarta, il rinnova- mento nella continuità, che è un processo che si deve impa- rare perché solo i princìpi restano, ma tutto è soggetto al cambiamento. Quinto, le realtà carismatiche creano siner- gie e la sinodalità è come una piramide, parte tutto dal bas- so ma nel mettere a frutto le realtà i movimenti recepiscono sempre la luce dello Spirito Santo. Segue la relazione di Mons. Navarro che ritiene storica questa giornata, prima di tutto per le forme di riconoscimento, per i princìpi del dirit- Si può ritornare a scuola anche in età adulta? La ri- sposta è affermativa perché è come rinavigare in un mare mosso ed affrontare ogni onda con la consapevolezza che abbiamo ancora tanto da imparare. Il riferimento è con- creto perché la giornata trascorsa il 18 gennaio scorso a palazzo della Cancelleria è stata ricca di “colpi di vento e di aria nuova” dato che si è venuti a conoscenza di quanti carismi cristiani in seno alle comunità ed ai movimenti ecclesiali, esistono. Dopo che tutti i presenti hanno letto l’invocazione rivolta allo Spirito Santo, affinché scendes- se su loro, e dopo il saluto di Maria Voce, presidente dei Focolarini, il Card. Kevin Farrel ha aperto i lavori. Il suo richiamo verso la bellezza dei movimenti è paragonabile alla gioiosità dei giovani, anche se talvolta si ha una vi- sione sbagliata verso ciò che è nuovo. Va ricordato che il Verbo incarnato e lo Spirito Santo si compenetrano a vicenda, quindi quei doni, porteranno sempre verso la gioia salvifica perché è un cibo essenziale per distribuire l’amore. L’invito è ai pastori della Chiesa perché non abbandonino sul nascere questi carismi, andrà però valu-

Transcript of A n n o X X X I - N u m e r o 2 8 5 – F e b b r a i o 2 ... · ... con una pro-spettiva nuova:...

ma, con l’aiuto della Parola di Dio, vuole essere un tempo di Grazia, perché accomunati dal Battesimo, nella testimo-nianza della fede, filialmente, accogliamo lo Spirito Santo che muove i cuori alla riconciliazione, che prima che si realizzi tra gli uomini è necessario che ci si riconcili con Dio. E allora la gioia, è gioia, che sgorga dal cuore, capace di restaurare le ferite dell’anima e dare modo di poter rin-novare lo sguardo verso Dio e se stesso/a e quindi con gli altri. Il tempo della riconciliazione non è una proposta da catalo-gare come: proposta religiosa – proposta morale, ma è la proposta per l’uomo, perché possa riacquistare la dignità che spesso viene invalidata. E allora, se da una parte: l’egoismo, l’orgoglio, sono stimo-li che disumanizzano l’uomo, Cristo Gesù con l’annuncio del Vangelo viene per ricreare il cuore, e far si che possa vibrare di luce di speranza nuova. Auguro a ciascuno un buon cammino

il vostro Parroco don Michele Palermo

Cari parrocchiani, “è questo il tempo favorevole per riconciliarci con Dio” e con l’umanità di cui ne siamo parte. Ma che si intende dicendo che: è questo il tempo favore-vole? Il tempo della nostra vita, non è solo scorrevole, che passa, che si consuma. Il tempo della vita di ogni uomo, è gravido di tanti beni spirituali e corporali, che poi, nel rapportarsi con la quotidianità della vita, con gesti, situazioni, scelte, costruisce la vita. Ma l’esperien-za ci insegna, che non sempre la persona umana è capace di riconoscersi positivamente con se stessa, come un be-ne perfetto, e quindi capace di agire sempre e solo bene. La persona umana, proprio perché umana è fragile, è imperfetta, erra. E allora il tempo favorevole, spesso si riempie di male, che poi assume spigolature diverse che fanno male, e procurano male. Cristianamente parlando, questa verità non motiva il fal-limento dell’uomo, ma anzi, la presa di coscienza che si può mettere mano a questa verità, ribaltandola. Dio, il nostro Creatore, avendo cura di ogni sua creatura, l’uomo, viene a ciascuno per aiutarlo/a a combattere il male, e ogni agire di peccato. Come? Corrispondendo al Suo Amore. Ciò significa, avere fiducia in Lui, e in se stessi, e allora nel cammino della vita, anche se non sempre è possibile capire tutto, si cammina, e si cammina alla presenza del Signore. E’ allora possibile camminare con i fratelli con una pro-spettiva nuova: volere prima di tutto il bene degli altri, e agendo per il bene per gli altri. Il tempo della Quaresi-

A n n o X X X I - N u m e r o 2 8 5 – F e b b r a i o 2 0 1 8

Web : www.parrocchiaspiritosantoeur.it Archivio Comunità Viva : www.parrocchiaspiritosantoeur.it/cv

Viale Cesare Pavese 180 / Via Rocco Scotellaro 11 - Tel. 06-5015591 Fax. 06-5003394 Email: [email protected]

Carisma ed istituzione nei movimenti e comunità ecclesiali.

tato ciò che è buono e saper discernere e valutarne i conte-nuti e l’apostolato, perché in un mondo sempre più secola-rizzato i movimenti possono rivitalizzare le parrocchie e far sì che sia facilitata la vicinanza alle famiglie. Il moderatore Card. Coccopalmerio invita poi Mons. Coda a svolgere la prima relazione. L’intervento poggia su 5 fasi: la prima, il modo di apparire dei movimenti, la seconda, l’accompa-gnamento nella formazione, la terza, il percorso, che dopo la fondazione porta talvolta in mezzo ad un guado periglio-so. Ma la storia dice che la Chiesa non viene mai meno nell’accensione delle coscienze e trova sempre il pungolo per una pastorale di orientamento. La quarta, il rinnova-mento nella continuità, che è un processo che si deve impa-rare perché solo i princìpi restano, ma tutto è soggetto al cambiamento. Quinto, le realtà carismatiche creano siner-gie e la sinodalità è come una piramide, parte tutto dal bas-so ma nel mettere a frutto le realtà i movimenti recepiscono sempre la luce dello Spirito Santo. Segue la relazione di Mons. Navarro che ritiene storica questa giornata, prima di tutto per le forme di riconoscimento, per i princìpi del dirit-

Si può ritornare a scuola anche in età adulta? La ri-sposta è affermativa perché è come rinavigare in un mare mosso ed affrontare ogni onda con la consapevolezza che abbiamo ancora tanto da imparare. Il riferimento è con-creto perché la giornata trascorsa il 18 gennaio scorso a palazzo della Cancelleria è stata ricca di “colpi di vento e di aria nuova” dato che si è venuti a conoscenza di quanti carismi cristiani in seno alle comunità ed ai movimenti ecclesiali, esistono. Dopo che tutti i presenti hanno letto l’invocazione rivolta allo Spirito Santo, affinché scendes-se su loro, e dopo il saluto di Maria Voce, presidente dei Focolarini, il Card. Kevin Farrel ha aperto i lavori. Il suo richiamo verso la bellezza dei movimenti è paragonabile alla gioiosità dei giovani, anche se talvolta si ha una vi-sione sbagliata verso ciò che è nuovo. Va ricordato che il Verbo incarnato e lo Spirito Santo si compenetrano a vicenda, quindi quei doni, porteranno sempre verso la gioia salvifica perché è un cibo essenziale per distribuire l’amore. L’invito è ai pastori della Chiesa perché non abbandonino sul nascere questi carismi, andrà però valu-

Pagina 2

sempre di pari passo. All’interno di esso vi sono 500 “Cavalieri della Luce” che interpretano al meglio il compi-to assegnato. La fondatrice ha ideato un programma speci-fico sotto la voce: arte di amare e testimoniare la gioia di Gesù Risorto. "La famiglia della speranza" è diffusa in 18 paesi, ove i 1000 aderenti accolgono coloro che non hanno speranza. In origine hanno seguito gli insegnamenti di Chiara Lubich e S. Francesco. Nata in Brasile si è proposta di responsabilizzare le parrocchie e sulla incredibile parola "gratuità" ha fondato tutto il suo lavoro affinché passi il messaggio evangelico e che le opere missionarie in paesi isolati e privi di oni cosa ricevano i doni provenienti dalla speranza umanizzata " La Comunità cattolica Shalom" fondata da Moysès Louro de Azevedofilho nel 1982 come associazione privata è oggi presente in 60 diocesi brasilia-ne. Preghiera, apostolato, condivisione dei problemi giova-nili, sono realtà poliedriche ma che si fondano come libera scelta di fare del Vangelo un modo di vivere. Il percorso è ricco di diversità ma al tirare delle somme i risultati otte-nuti sono sempre positivi. "Comunità dell'Emmanuele" conosciuto in 60 paesi è composto da 11.000 membri, 300 sono i sacerdoti e 100 i seminaristi. Il fondatore ha avuto molto coraggio perché ha posto ai suoi adepti un modello da seguire: Gesù, e devono imitarlo, ma rinnovare e portare agli altri la Sua parola adeguandola con termini e significati comprensibili alla società d'oggi. Il loro motto è "Dio è con noi nella vita quotidiana" "La comunità Papa Giovanni XXIII" fondata nel 1968 da Oreste Benzi, infaticabile apo-stolo della carità, è presente in 35 paesi. E' questo un cari-sma che si basa su case famiglia che accolgono bimbi han-dicappati e diventano padri, madri, fratelli e sorelle in Cri-sto perché la loro è una vita quotidiana dove essere piccoli e servi è la normalità. Così la lezione alla quale abbiamo assistito ci ha lasciato questo pensiero e sul quale ragionia-mo. L'evoluzione dei carismi può portare a nuove esperien-ze senza però relativizzare le cose ministeriali del cristiane-simo. E' la riconquista della forza della Fede in un mondo minimalista, peccaminoso e freddo. E' l'uomo Dio che parla a tutti, ma se la condizione è la differenza tra gli uomini, pensare di avvicinarli fa sì che questa differenza diventi una missione essenziale perché il nuovo patto di condivi-sione sia il traguardo nel quale convergere tutte le buone idee e le forze dell'uomo d'oggi. Senza conflitti non si vin-ce la guerra, ma quando la guerra si vince vuol dire che si è raggiunto il successo auspicato.

Maria Teresa Sanguineti.

to acquisito nel rispetto della peculiarità ecclesiale e poi per conoscere ed individuare le carenze giuridiche, re-stando sempre consapevoli del carisma esistente. Rispet-tare la dignità delle persone perché seguire un carisma non vuol dire annullarsi, né sottomettersi ad imposizioni, ma vivere in modo degno, avere un lavoro libero e gode-re degli spazi per la preghiera personale. La terza relazio-ne, molto tecnica, fatta da Padre Gianfranco Ghirlanda, ha spaziato sulle questioni e attribuzioni dei poteri di governo, temi che percorrono l’ordine e la giurisdizione, la differenza tra il grado dell’ordinazione e l’esercizio della potestà di governo. E pensare che un tempo erano addirittura le badesse che nominavano i parroci! Oggi i fedeli laici possono operare nei giudizi ecclesiali, la pote-stà data loro nelle associazioni viene concessa in virtù dello statuto di ogni gruppo perché considerata come una delega spirituale. Nella quarta relazione interviene il ve-scovo Christoph Hegge che riporta il pensiero sulla sino-dalità nelle decisioni da prendere. Chi ha fondato il grup-po chiama tutti ad una responsabilità proveniente dal bat-tesimo, e ad accettare tutti gli stati di vita che la Chiesa propone. Tutti sono invitati a vivere come Chiesa, come vicinanza e spiritualità, affinché il messaggio universale di Cristo oltrepassi qualsiasi muro. Ci è concesso di par-lare con tutti, anche con gli atei, rispettando la storia e la cultura di ogni persona. Il movimento è un soggetto che fa camminare la Chiesa “insieme”. Risvegliare questo spirito di sinodalità, perché così si possono attivare i ca-rismi veri che sono sempre fondati tra fede, speranza e carità. L’ascolto è il modo per una buona partenza verso la fraternità e legare così il rapporto fino a creare nuovi apostoli.

Dopo l’intervallo per il pranzo, guidata dal moderatore avv. Fusco, si è aperta la seconda sessione degli interven-ti. La conoscenza dei 6 movimenti presentati ha aperto una finestra per guardarli dall’interno. I focolarini sono conosciuti da molto tempo, il movimento fondato da Chiara Lubich in tempo di guerra ha preso il nome come opera di Maria ed è diffusa in 182 nazioni. Per capire la grande forza che ha, basta custodirne l’autenticità e rima-nervi fedele perché la parla “fuoco” presa in prestito fin dall’origine, vuol dire capire che con la gioia e l’amore reciproco ogni comunità vivrà perché nessuno sarà più solo. Il gruppo “Nuovi Orizzonti” nato nel 1987 per ini-ziativa di Chiara Amirante, ha oggi 615 punti di riferi-mento in Italia ove accoglienza e disponibilità vanno

Notizie

— C O M U N I T A ’ V I V A —

INCENDIO. Lo scorso 24 gennaio è divampato un incendio che ha bruciato parte del tetto della Sacra di S. Michele, millenaria basilica nella quale Rosmini si ritirò in preghiera e dove scrisse le Regole dell'istituto della Carità. La basilica è stata affidata ai Rosminiani. E' anche nota per essere stato luogo nel quale è ambientato il celebre romanzo “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Al momento erano in corso lavori di ristrutturazione. Si ipotizza che si sia verificato un cor-to circuito. Sulla Sacra pubblichiamo appresso un articolo della nostra parrocchiana M.. Teresa Sanguineti.

“RISORGERE: insieme è possibile”. A 50 anni dal disastroso terremoto del Belice (15 gennaio 1968-2018) è stata pubblicata per le Edizioni Rosminane una rielaborazione della tesi di laurea in Storia delle dottrine politiche discussa da P. Vito Nardin, già nostro parroco, ora Preposito Generale dell’I.C. Il sisma colpì duramente il paese di Santa Ninfa, do-ve già allora i rosminiani avevano la cura pastorale della omonima parrocchia, guidata da don Antonio Riboldi, col quale

collaborava come vice parroco lo stesso don Vito. Lo scopo della pubblicazione, oltre che rafforzarne la memoria, è

Pagina 3

— A N N O X X X I - N U M E R O 2 8 5 - F E B B R A I O 2 0 1 8 —

“TRAFFICO CONGESTIONATO”. Noi lo sapevamo!

Di recente ho sentito alla radio, tra le notizie riguardanti “Onda Verde”-”Traffico e mobilità” “traffico congestionato tra V.le America e V. Oceano Pacifico” Il nostro piccolo quartiere è assurto al rango di zone fortemente penalizzate per il traffico: bivio tra Pero e Cormano, Rioreggio e Roncobilaccio, tangenziale di Genova, Portonaccio e l'autostrada per L'Aquila, l'uscita da Roma Sud dell'autostrada e l'imbocco del Raccordo... Questi snodi provocano imbottigliamenti quo-tidiani, dipendendo il traffico non dall'aumentato afflusso di veicoli ma dal fatto che sfociano in strade che non le assor-bono. La stessa cosa sta capitando a noi. Chi non ha mai assistito all'uscita da EurRoma2?: da V.le O. Pacifico inizia una bolla che si espande fino a V.le Egeo. O Via O. Atlantico a fine lavoro?: un corteo che deve imboccare la Laurentina o magari raggiungere l'Ardeatina; un concerto di clacson. Il nostro territorio è prodigo di consolari: Ardeatina, Laurentina, Pontina, Colombo, Via del mare, Ostiense, tutte arterie che riversano interi paesi sull'Eur, dai colli a Latina -Pomezia-

Ardea, Palocco-Ostia... Noi lo sapevamo: già a ridosso degli anni '80 si prevedeva un Asse Attrezzato, mai decollato; si manifestò per il terminal a Laurentina; si dichiarò la contrarietà alla mole di PUP realizzati nel nostro territorio, inven-duti nei box sotterranei, con diminuiti parcheggi aperti in piazza; si espressero dubbi sulla Nuvola, essendo già in pos-sesso del Palazzo dei Congressi; si assistette impotenti all'intensiva realizzazione di palazzi (Ministero Salute, due Torri, Provincia, Sedi societarie...) in V.le Avignone. Un palazzo era stato costruito con produzione di potenza eolica; ora l'eli-ca non gira più per mancanza di vento. Noi l'avevamo detto; noi lo sapevamo. Da giornali di quartiere apprendiamo che La Lama (l'hotel di lusso a un palmo dalla Nuvola, 439 stanze su 19 piani serviti da 12 ascensori, 4 sale conferenze, una caffetteria, un ristorante, un centro benessere) è stato venduto alla Icarus spa dell'Hilton per più di 50mil. Nuova linfa per l'Eur City di Roma? Dove passerà, se troverà spazio, il programmato collegamento per l'aeroporto di Fiumicino? Chi pagherà, ancora, le spese per il notevole incremento del traffico nel quadrante? Viene prima l'interesse economico o quello pubblico? si chiedono gli editorialisti. L'Eur è il miglior quartiere di Roma per il verde, il silenzio, la quiete, la signorilità... O, meglio, lo era. O, meglio ancora, lo è tuttora nelle parti lasciate originarie.

8 Marzo Festa della donna

SULLE DONNE

quello di indicare oggi come vigilare responsabilmente sulla azione dei politici e funzionari pubblici perchè venga ri-spettata la dignità di popolazioni colpite da calamità e non pratichi vergognosa corruzione speculando sulla loro pelle.

ALTRA TESTIMONIANZA SUL BELICE. Riordinando casa, ho ritrovato a distanza di 50 anni una busta contenen-te, tra l'altro, un foglio del “Giornale di Sicilia” del 18.6.1968, con l'elenco delle Commissioni di maturità in Sicilia, del-le quali feci parte per la sede di Sciacca (AG). Era il luglio del 1968, anno del terremoto in Sicilia nella zona della valle del fiume Belice, dove fui inviata come commissaria agli esami di maturità preso il Liceo classico “Flanello”. Le case di Sciacca, solo sfiorata dal terremoto, erano contrassegnate sulle porte da segni particolari in vernice rossa, come ad esempio una X, o un cerchio, che avevano un significato particolare per identificare lo stato di stabilità degli edifici, ri-chiamando alla mente le case degli appestati o degli ebrei in procinto di lasciare l'Egitto. Sciacca, inoltre, aveva ed ha una bella villa alberata pubblica con vista sul mare. Alla sera, la gente si radunava nella villa presa come rifugio per ti-more di nuove scosse. Quelle macerie, osservate da vicino, suscitarono in me una desolazione immensa. A settembre del 1968, trovandomi di nuovo a Sciacca per gli esami della sessione autunnale, decisi di tornarci. Gli scheletri delle case di Santa Ninfa rasa al suolo e degli altri paesi erano lì a testimoniare l'immane tragedia che aveva causato anche numerose vittime. In aperta campagna, nel frattempo, erano stati allestiti i prefabbricati come riparo provvisorio per i senza tetto. Entrai in una di queste casette abitata da una famiglia amica di uno dei colleghi che mi accompagnavano. Ciò che mag-giormente mi colpì fu il terrore che si leggeva ancora nelle occhi delle persone. Costatai che le scosse telluriche scon-quassarono non solo gli edifici, ma sopratutto l'animo della gente. Mai avrei immaginato che la Vallata del Belice e Santa Ninfa sarebbero entrate nella mia vita: essa infatti era retta dai rosminiani, che dal 1980 incontrai a Ferratella! Rosaria Di Fatta Corona

della creazione. Nella prima (Gen. 1, 26-27) Dio, dopo aver creato la luce e le tenebre, il mare e l'asciutto, il sole e la luna, erbe e animali... corona la creazione con l'uomo (inteso come “persona”): “facciamo l'uomo... a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò”. La persona, quindi, fu creata a immagine di Dio, maschio e femmina. La seconda narrazione della creazione (Gen. 2,4-3, 24) for-se per spiegare più discorsivamente agli uomini ignoranti l'operato di Dio e la sua bontà che constata che non è bene che l'uomo sia solo; lo fa addormentare e da una costola ne estrae una donna. Inesatto vedere in questa paradossale spiegazione che la donna deriva e dipende dall'uomo, quan-

Sulle donne, e sugli uomini, è stato detto, scritto, pen-sato tanto. E sulle loro specificità e sulla loro reciproca natura sono state avanzate affermazioni in parte vere, spesso scontate e gratuite ma difficilmente credibili e condivisibili per non avere – come la scienza esige ed insegna – sempre le medesime conseguenze e gli stessi effetti a fronte di eguali cause. Pertanto noi, dall'alto del-la nostra piccolezza, proviamo a dare il nostro contribu-to. Le origini. La più famosa narrazione della creazione dell'uomo la fornisce la Bibbia. Forse non tutti sanno o ricordano che nel libro della Genesi vi sono due versioni

Pagina 4

strina, o sarte, cuoche, lavandaie... fino alle moderne ho-stess, letterine, vallette...(emarginando i maschi!?) Molti i libri in materia: dal classico “Le donne nella Bibbia”, a “Italiane” (edito dal Poligrafico dello Stato), “Le donne in Italia” (di Mimma De Leo-Fiorenza Taricone, Liguori edi-tore, Napoli 1992), “Super donne che hanno fatto la Scien-za” e “Sei donne che hanno cambiato il mondo. Le grandi scienziate della fisica del XX secolo”(di Gabriella Greison, Salani e Bollati Boringhieri)... ed altri ancora... Religione e società. Le religioni imposero propri principi e regole di comportamento conformi allo spirito della religio-ne medesima: la circoncisione per i primogeniti maschi, il velo o burqa per coprire le forme del corpo delle donne islamiche, le spose bambine, le mutilazioni genitali femmi-nili... ed una serie di comportamenti conseguenti: il velo alle donne in chiesa, il capo scoperto per gli uomini cattoli-ci, coperto da berretto per gli ebrei, scalzi i mussulmani, sezioni separate per maschi e femmine..chi ammetteva e ammette la poligamia, chi pratica la monogamia... . In par-

ticolare, la chiesa cattolica cercò di divulgare il disegno di Dio, riconoscendo la pari dignità tra uomo e donna, spronando gli sposi a genera-re prole, preservando sempre la vita, predicando che l'unio-ne sessuale tra maschio e femmina è lecita solo nel ma-trimonio e limitatamente allo scopo di produrre nuove vi-te..; difese il matrimonio, la sua indissolubilità... . La so-cietà, da parte sua, creò usan-ze (come lo sventolio in pub-blico d'un panno macchiato di sangue a seguito del primo coito tra marito e moglie a riprova che la donna era ver-gine), il delitto d'onore per vendicare tradimenti, gli stu-

pri di guerra, ignorò o regolò la prostituzione...; il diritto di famiglia disciplinava e disciplina i rapporti tra coniugi, tra essi e la prole, attribuendo compiti e responsabilità...; il diritto matrimoniale disciplina le tipologie d'unione tra i coniugi (matrimonio civile, religioso, concordatario, sepa-razione, divorzio...e le diverse ripercussioni e destinazione sui figli...), nonché, oggi, le diverse modalità di feconda-zione della donna (inseminazione, utero in affitto...) con conseguente modalità di attribuzione della paternità e pure della maternità e tant'altro ancora. Inutile dire che religione e società operarono secondo pre-giudizi e remore dell'ora, provocando concezioni e situa-zioni lontane dai principi originali e naturali. La donna, perchè passibile di rimanere incinta al di fuori delle regole, fu fatta oggetto di restrizioni della sua libertà, di spregevoli giudizi, di demoniache accuse (essere “strega”)..., creando una frattura, un muro tra maschi e femmine. Il riscatto. Il lento e faticoso superamento di tale stato di cose iniziò all'indomani dell'avvento della industrializza-zione. L'esplodere delle fabbriche comportò l'abbandono dei campi e il trasferimento nelle città dove avevano sedi le industrie. Ciò comportava la necessità di andare a lavorare sotto padrone e possibilmente in due, marito e moglie, per affrontare i costi della città. Lavoratori e lavoratrici si ac-

do il senso è proprio che essi sono una cosa sola. Per ta-luni, complica la questione la frase paolina: “le donne siano sottomesse ai loro mariti”; ma non è così, in quanto sottomesse sta per siano amorevoli, docili, dolci, accon-discendenti... e non serve e schiave. I giorni del paradiso furono proprio all'insegna della pari-tà e reciprocità: nudi senza vergogna, vicini con amici-zia, partecipi alle passeggiate che Dio faceva con loro al tramonto! Il peccato. La famosa mela che insieme colsero e man-giarono, il timore delle possibili conseguenze nei ri-guardi di Dio, la cacciata dal paradiso e lo scaravento sulla terra, con la pesante punizione: tu, uomo, ti guada-gnerai il pane col sudore della tua fronte; e tu donna par-torirai nel dolore e per ambedue la terribile predizione: morirete! La storia. Fu Dio a designare l'uomo al lavoro e la donna alla procreazione? O fu una scelta “naturale”? Da allora e fino a 100-150 anni fa, cioè ieri, all'umanità è sembrato logico che l'uomo sopperisse ai bisogni della donna, la qua-le per fisico e natura è artefice della vita attraverso la gravi-danza, il puerperio, l'allatta-mento, l'allevamento dei fi-gli... Il che non toglie che, una volta cresciuta la prole, la donna poteva e doveva fare anche i lavori necessari al buon andamento della fami-glia: zappare e lavorare la terra, accudire gli animali, fornirsi di legna per cucinare e riscaldarsi... La donna, quindi, non era relegata a cu-cinare e cucire, come da mol-te parti è stato detto, ed aveva tanto e vario da fare. Pari-menti l'uomo, doveva curare la terra, andare a caccia, riparare e mi-gliorare la grotta, palafitta, capanna, casa d'abitazione, costruirsi arnesi, spade, carretti, legni o barche per navi-gare.. Io (che ho visto i secoli passati e intravisto il futu-ro) ricordo con tenerezza poveri mariti e mogli che parla-vano bene l'uno dell'altra, si contentavano e appagavano del bene reciproco e partecipavano ambedue ai sacrifici e progressi della famiglia. Tutto ciò valeva per i ceti più poveri. Donne e uomini ignoranti ed analfabeti erano destinati a ereditare povertà, lavoro, prole numerosa, per-chè braccia utili a lavorare. Le “nostre” donne casalin-ghe, contadine.. non hanno mai avuto scarpe a spillo, si mettevano la chiave di casa “in piette”, (tra le sise), sen-za malizia... I ricchi, i potenti, i prepotenti iniziavano a conquistare, acquistare, soggiogare... E se oggi si fatica a imporre il nome di sindaca, avvocata (o avvocatessa), vigilessa (il computer ancora mi segnala errore) del fuo-co... agli albori della storia c'erano già re e regine, duchi e duchesse... come pure “first ladys” (Cleopatra, Salo-mè, Petacci, Jacqueline…) Ed anche, poetesse (Saffo), sacerdotesse e vestali, condottiere...; insomma anche le donne (quelle poche che erano in condizione di farlo) potevano esplicare attività di qualunque specie e campo. Addirittura certi lavori erano svolti per secoli esclusiva-mente o per lo più da donne, quali la levatrice e la mae-

— C O M U N I T A ’ V I V A —

Gabriella, di M. Luigi Lazzeretti

Pagina 5

sibilità di concentrarsi su ciò che sta attorno a lui...Il corpo della donna ha in sé la possibilità di nutrire..., la donna si interroga sul suo essere fatta per diventare cibo e nutrimen-to per gli altri...; l'uomo provvede al nutrimento del figlio … L'amore femminile è possessivo e avvolgente, non per niente c'è il cordone ombelicale... l'amore femminile sedu-ce, attira a sé... è più “affettivo”... l'amore maschile è più “sociale”... la comunicazione femminile dice e non dice, suggerisce, insinua, fa intuire più che esprimere... lui va diritto al cuore della questione... il dialogo per l'uomo è “prendere decisioni comuni”... per la donna è “l'essenza del rapporto stesso, in cui si condivide tutta la vita”. Queste nobili e circostanziate testimonianze delle peculiari-tà delle donne ci inducono ad approfondire e verificare le diversità tra uomo e donna alla luce delle specificità deri-vanti dalla prima e più grande differenza esistente tra ma-schio e femmina. Quali “frutti” psico-socio-caratteriali produce questa natu-rale e fondamentale differenza tra maschio e femmina? Al-cuni, sufficientemente attendibili, sono stati or ora su ac-cennati. Proviamo a delinearne altri, senza pretese, come un florilegio, mai generalizzando. Il comportamento della mamma e del papà nel seguire i propri figli, la donna è più “chioccia”, prendendo in braccio il piccolino o tenendo d'occhio quelli che camminano; l'uomo è più “cagnolino” o “pecora”, prediligendo l'accompagno, la sequela, il grup-petto; I ragazzi fanno “gruppo”, le ragazze “comunella” , cioè si abbracciano, si confidano; le ragazze partecipano alle amiche esperienze, stati d'animo come confidenza, qua-si a voler un giudizio o suggerimento, i ragazzi narrano loro vicende come “conquiste”, capitolazioni... attendendo plau-so e consenso. La donna preferisce stendersi tra le braccia dell'uomo; il quale predilige assopirsi sul suo seno. Se l'uo-mo vuole entrare nel pensiero e sentimento d'una donna, la fissa negli occhi; la donna, da par suo, mira al cuore. La “malizia” femminile è lunga, quella maschile pretesto per arrivare allo scopo. Le donne sono inclini a sottolineare il lato emotivo d'un problema di dialogo, mentre gli uomini tendono ad analizzare le situazioni e gli aspetti razionali. Le donne, sposando un uomo che non ebbe o perse la mamma, oltre al ruolo di moglie prendono anche quello di madre, mentre difficilmente un marito fa anche da padre alla pro-pria moglie. Rapportandosi a Dio, le donne preferiscono assumere una relazione filiale mentre i maschi quella frater-na. Una minuzia: da ragazzino, vedendo le donne portare, anziché per la mano, la borsetta appesa al centro del brac-cio leggermente teso e rivolto in alto, pensavo: chi gli e l'ha insegnato? ; da quale loro esigenza deriva ciò?; che risulta-to vuole il corpo conseguire con questo peculiare atteggia-mento? Conclusione e aspettative. Riscopriamo le origini: uomo e donna sono due persone, di pari dignità; l'uno è maschio, l'altra è femmina. La diversità di sesso non comporta disuguaglianza ma specificità; con-seguenze naturali connesse all' essere maschio o femmina (quali il partorire, l'allattamento, il lavoro...) non determina-no discriminazioni ma specializzazioni. Chi scrive, riferen-dosi alla nascita delle loro figlie, dice: “Quando partorim-mo”: io vidi il frutto del mio seme, mia moglie vide il for-marsi della vita nel suo grembo. Nel corso della storia, come per tutte le relazioni umane, il sesso fu stravolto, deformato, accusato... con l'utilizzo sba-gliato di leggi, usanze, diritti, morale... in parte sopra ac-cennate. Non fu l'uomo contro la donna, ma il ricco, il po-

corsero ben presto di essere sfruttati/e ed iniziarono a reclamare diritti, dall'orario di lavoro, alla retribuzione, alla tutela in caso di malattia... Le donne dimostrarono che erano capaci di fare tutto, come gli uomini, pur non potendo rinunciare alla figliolanza e alla famiglia. Gli uomini hanno imparato a fare la spesa, cucinare, tirare il passeggino... Ricordo che attorno agli anni '60 bisognava fare attenzione a non chiedere ad una donna: “Lavori?, bensì “lavori “fuori casa”! Rammento pure che alcune donne affermavano che andavano a lavorare “per dispor-re di soldi per esigenze personali”. Non poche, poi, han-no iniziato a lavorare e dopo un certo tempo si sono di-messe e tornate a casa a fare la mamma. Ancor oggi, che maternità e infanzia è tutelata, le donne, nel privato, in-contrano difficoltà (è noto che taluni fanno firmare un impegno in materia) dal momento che l'assenza della dipendente per gravidanza, puerperio, allattamento, per-messi per malattia del bambino... sono un “costo” per l'imprenditore che, anche per questo, eroga un salario inferiore dovendo concederle i diritti ma sopperire con una sostituta. La donna ha rivendicato diritti sindacali e diritti esisten-ziali. Lo Stato ha via via legiferato su nascite (ricordate il “figlio di N.N,”?) , aborto (e la “ruota” delle suore), matrimonio, separazione, divorzio, unioni civili... Mi chiedo: tutti questi istituti sono “riforme” deliberate per vox populi, ed hanno comportato miglioramento o peg-gioramento nel campo delle relazioni uomo-donna che stiamo trattando? Di fatto, oggi, la famiglia non è più pietra angolare della società (i famosi “fuochi” d' inizio), ci si sposa in età matura (si è passati dai 18-21 anni ai 35-45), si fanno pochi figli (dalla dozzina d'un tempo a due, max, d'ora), Questi pochi input per porre l'attenzione alla sterminata distanza intervenuta tra l'unione paradisiaca e quella at-tuale. E' pertanto necessario ripercorrere l'esame delle uguaglianze e differenza tra uomo e donna. Differenza fisica tra maschio e femmina. Do la parola ad altre, alle donne medesime. Silvia Ceccarelli (in “San Francesco”, gennaio 2017, pag. 58) per interpretare la grandezza di S. Francesco nel fatto che “visse seguendo l'archetipo di una maternità spirituale, amando e serven-do gli uomini come una madre è solita fare con i propri figli”, scrive:...” la donna è sopratutto madre; il Signore le ha fatto dono di un corpo, nel quale sono racchiusi i misteri carnali e divini dell'amore” . E Cecilia Perrone (in “Noi famiglia e vita, marzo 2017, pag. 16), afferma: “La donna ha un corpo fatto per portare dentro, per con-tenere, per accogliere, sia che nella sua vita abbia figli, sia che non li abbia... Il ragazzo è portatore di un appara-to genitale esterno...” Da questa differenza, fanno deriva-re il senso e significato della “femminilità”. La Ceccarel-li deduce: “la donna racchiude nel suo corpo “una pura coscienza, da cui scaturiscono quei principi... per mezzo dei quali si presta in modo del tutto naturale a nutrire e a proteggere i suoi figli anche laddove questi non siano frutto del suo grembo ma del suo cuore.”. “Osserva la Perrone: “la femminilità è più interiore... la mascolinità è più portata all'esterno perchè è proiettata fuori di sé... egli sperimenta il dare, il consegnare. Il ragazzo è più immediatamente eccitabile e stimolabile... Le ragazze si rapportano col fenomeno sofferto e privatissimo del me-struo... la donna è portatrice della vita, attraverso l'espe-rienza del dolore... L'uomo, “libero dal dolore” ha la pos-

— A N N O X X X I - N U M E R O 2 8 5 - F E B B R A I O 2 0 1 8 —

Pagina 6

di Maria alle nozze di Cana, scorge ciò che “manca”, fa-cendosi mediatrice di una nuova pienezza... La donna, an-che quando l'argomentare teologico si inerpica nei sentieri profondi di Dio, sa farsi custode del senso del “mistero”... Suor Alessandra Smerilli (docente di Economia all'Auxi-lium e all'Università Cattolica): “Il femminile porta con sé alcuni primati...: quello della vita sulla legge, della prassi sulla teoria. La donna vive i rapporti umani non solo stru-mentalmente ma come fine in sé. Oggi la domanda di beni relazionali (riconosciuti come beni economici) è in crescita e l'offerta in famiglia, nel lavoro, nel mercato è profonda-mente legata anche alla donna e al suo “genio” (Bollettino Salesiano, febbraio 2017). Roberta Rocelli, diventata primo direttore donna (meglio direttrice) del Festival biblico, ha dichiarato di voler porta-re in esso competenze e sensibilità proprie della maternità “che è dimensione femminile e generativa, l'atteggiamento che custodisce qualcosa di importante fino a metterlo al mondo; creare un progetto che porta i tuoi tratti senza ap-partenerti; che, anzi deve sapersi muovere secondo il pro-prio valore culturale” (Vita pastorale febbraio 2017). Massimo Recalcati, nel suo libro “Le mani della ma-dre” (Feltrinelli), esamina “i volti diversi della maternità”. Le mani della madre non puniscono, né castigano o umilia-no... sono “nude” che tendono verso altre. E così fa analiz-zando gran parte del corpo femminile materno: il volto, lo sguardo, la lingua, il seno; e gli atteggiamenti: la presenza/assenza, la cura, l'eredità (del sentimento), il dono (del re-spiro fiducioso sul mondo). Sono alcune dichiarazioni d'intento, propositi, auspici. Mancano alcune condizioni, quali un laicato efficiente, una affermazione delle donne che sia “miglioramento” e non “usurpamento” di posti e ruoli. Dispiace constatare che non si avverte aria di genio femminile, pur essendo le don-ne in ogni genere di attività e assurte ai massimi livelli di potere politico (premier in Inghilterra, Germania, Svezia), economico, industriale...E' come ascoltare una splendida melodia senza capirne le parole! Una sentita, concreta, gagliarda espressione di sentire fem-minile l'ho riscontrata nelle vicende di Ilaria Cucchi (sorella di Stefano), nella moglie di Piero Marrazzo, in Claudia Zanetta (moglie di Fausto Brizzi) le quali hanno dimostrato un tenero, discreto e sicuro afflato femminile nei confronti dei propri cari, presentati all'opinione pubbli-ca quali “presunti” autori di gravi comportamenti, qual leo-nesse a difesa dei propri cuccioli, lupe che in presenza di pericolo nascondono il lupachiotto portandolo con la boc-ca in luogo sicuro (dal quale l'espressione “in bocca al lu-po”)... Ignazia Satta , nel libro “Madre? Specie a rischio” (San Paolo 2017), constatando che oggi la madre ormai può es-sere biologica, genetica, giuridica, come può non esserci (per la presenza di due padri) o raddoppiarsi) dice: “Noi donne stiamo cedendo, in cambio di nulla, un tratto impor-tante della nostra differenza femminile”. Care donne: noi (uomini) vi vogliamo bene, abbiamo desi-derio di stare accanto a voi, riconosciamo i vostri valori, bramiamo scoprirne altri, necessitiamo del vostro contribu-to. Sogniamo un mondo di amichevoli, vicendevoli, scam-bievoli rapporti tra uomini e donne che siano di aiuto e di sviluppo degli uni alle altre. Non basta auspicare: come la pace non si realizza senza giustizia e uguaglianza, così il rapporto uomo-donna e l'esplicazione dei reciproci carismi

tente.. contro il povero, il misero... Ne è un esempio il recente “scandalo” delle “molestie sessuali”, dove si ba-rattava la prestazione con l'assunzione o la carriera nel lavoro. Al riguardo mi corre l'obbligo di precisare che il fenomeno si è verificato in tutti gli ambienti da tempo immemorabili; che al gruppo di donne che hanno denun-ciato si è contrapposto un altro di donne che esortano gli uomini a non demordere dal fare loro complimenti e cor-te; e che in concomitanza con detto scandalo morì il fon-datore di Playboy, Hugh Hefner: molte attrici lo hanno ricordato con espressioni quali: “è stata una scelta positi-va e non volgare”, “avevo 26 anni, una figlia di 2 che tiravo su da sola e bisogno di soldi”, “Usarono quelle foto a mia insaputa... Sono orgogliosa, invece, di aver posato nuda per Helmut Newton”, “Hefner è stato il pro-motore di una nuova visione dell'eros. Credo che la liber-tà sessuale delle donne passi anche dal diritto di usare il proprio corpo a fini commerciali” (Gente 17.10,2017, pag. 50) Altro attuale esempio è la genesi del femminicidio. Tale deprecabile delitto viene perpetrato contro la partner non in quanto donna ma è conseguenza del crollo della fami-glia e del matrimonio (che si basa sull'unione, sulla pro-creazione, sull'affezione che segue all'innamoramento), avendo reso facilmente e legalmente fruibile la conviven-za, la separazione, il divorzio; tutti eventi che possono pure risolvere a pieno o in parte la ricerca del reciproco accordo o la decisione della fine del rapporto, ma che a fronte dei problemi, delle discussioni, delle chiusure pos-sono determinare traumatiche conseguenze (abbandono della casa coniugale, assegno di mantenimento, proble-matica frequentazione dei figli...) che sconvolgono la vita dell'uomo ridotto in povertà, che si fa giustizia come chi opera per legittima difesa. Il riscatto della donna è stato legittimo; lo stesso è stato indirizzato alle istituzioni, al mondo del lavoro, Sbagliate sono state talune affermazioni e forme. Ad esempio, Quando Simone De Beauvoir scriveva il nobilissimo pensiero “Donne non si nasce, lo si diventa”, interpretan-do il sostantivo “donna” come “signora”, intendeva, spe-ro, che “si nasce femmine e si diventa donne”, come “si nasce maschi e si diventa uomini” e signori. Le donne hanno voluto sentirsi tali senza confondersi con l'essere anche mamme, figlie, sorelle. Una signora operata all'u-tero mi disse: “Non sono più donna”. E il resto? Le don-ne hanno messo i calzoni ma non hanno smesso la gonna (rappresentata dalla camicia che fuoriesce da maglia o giacca fino ai reni). Concordano che “tenere dentro il grembo lascia il segno, la maternità non si cancella, ri-mane indelebile” pur soccombendo, se indesiderato, all'aborto. Da sempre è stata riconosciuta la dignità e specificità della donna. Dai carismi di Paolo al “genio femminile” di Giovanni Paolo II, l'umanità ha sete delle doti femmi-nili. Noi uomini, che amiamo stare con le donne, ora che esse prendono parola e iniziativa, siamo lieti e appagati di integrare il nostro col loro io. Diversi sono stati gli auspici. Alcuni esempi. Religiose e consacrate, Suor Manuela Vargiu (La Gregoria-na, 43/2012, pag. 38) “vorrei contribuire a delineare i tratti femminili del volto della teologia! Un volto che può e deve manifestare la bellezza e la ricchezza di un Dio che ci ha creati a sua immagine, “maschio e femmina”. Mi piace pensare alla donna come a colei che, sull' esempio

— C O M U N I T A ’ V I V A —

Pagina 7

come sancì lo stesso Dio, come è vietato ai morti parlare coi vivi, così è impossibile che una donna descriva compiu-tamente il mistero della nascita della vita. Antonio Pillucci

non si realizza se il dire e il fare non sia pregno di verità, buona volontà, servizio, sostegno, perdono, gratuità... Come Galileo, Leonardo ed altri si avventurarono per scoprire e seguire le forze della natura e i “massimi siste-mi” dell'universo, così io bramo entrare nell'intimo della donna per vedere e accompagnare l'evoluzione di quella parte di me che depongo nel loro corpo che lo custodisce e trasforma, fino a renderlo persona, che riesce alla luce. Si: voglio rientrare nel grembo di mia madre e riscoprir-mi fanciullo per accedere nel regno promesso. Ma forse,

— A N N O X X X I - N U M E R O 2 8 5 - F E B B R A I O 2 0 1 8 —

La Sacra di S. Michele e l’incendio del 24 gennaio 2018

Per anni questa splendida costruzione andò incontro a deva-stazioni e declino, fino a quando Carlo Alberto di Savoia, intervenne con restauri e grandi lavori, recuperando le parti originali del manufatto che avevano significatamente uno stile gotico. Vi fece traslare 24 salme di reali di casa Sa-voia nel 1836, la consegnò ad una congregazione religiosa, ed il Papa Gregorio XVI, l'affidò ai padri rosminiani. Ecco quindi che la figura di Antonio Rosmini, grande filosofo della politica e del diritto, che scrisse "Costituzione secon-do la giustizia sociale", prende visibilità ai giorni nostri. Si parla tanto di libertà e democrazia, ma parlarne nel 1800 era molto difficile, per il Rosmini vi era solo amore per la verità, che è l'essenziale di ogni virtù. Avere la forza di vi-verla e non abbandonarla è già vivere da persone libere. E lassù, nella Sacra di S. Michele, in cima ad una montagna incantata, ci si rende conto che tutti siamo creati per il be-ne. Troppo vicino il cielo per non contemplarlo, anche per-ché è infinito, e proprio se guardi in alto, ti accorgi che la vita è solo una interpretazione momentanea di una comme-dia il cui finale non lo conosce nessuno.

Maria Teresa Sanguineti.

Aveva colpito tutti, non solo i piemontesi, vedere le fiamme sul tetto dell’abbazia della Chiesa. E poi quel fumo nero che saliva al cielo aveva recato angoscia ai padri rosminiani che sono delegati alla sua custodia. Si era pensato che una malvagia mano dell’uomo fosse col-pevole, o che forse dei maldestri lavori in corso per por-tare migliorie al tetto ove l’acqua aveva prodotto infiltra-zioni, avessero causato qualche corto circuito, e si fosse così prodotto, sull’antica costruzione, qualche danno irreparabile. Grazie però all’intervento immediato e mol-to coraggioso dei vigili del fuoco, l’incendio era stato domato in poche ore. Oggi sappiamo che, pur essendo ancora in corso accertamenti più approfonditi, le cause e l’ipotesi più plausibile del fatto, è da attribuire dal catra-me troppo bollente usato dalla ditta addetta ai lavori di manutenzione. Il fuoco è dunque scaturito da un cannello utilizzato per stendere il catrame. Lo strato di questo ma-teriale era rovente, nonostante le basse temperature ester-ne, e steso sul lastrico del tetto ha innescato il rogo. Fin da subito si sono attivate molte persone, il sindaco, la soprintendenza alle belle arti, architetti, le autorità reli-giose, tutti pronti affinché questo patrimonio venga ripri-stinato al più presto e rimesso tra i siti turistici da visitare essendo uno tra i più importanti della regione Piemonte. La Sacra di S Michele (foto) è un'abbazia arroccata sulla vetta del monte Pirchiriano, è un monumento eminente, da sempre considerato quale transito tra Italia e Francia, ed è visitato in media da oltre 100.00 persone, ogni anno. Una lapide testimonia la sua esistenza già in epoca roma-na perché in effetti doveva essere un presidio militare. Una leggenda narra che sarebbe stato l'arcangelo Miche-le, apparso a S. Giovanni Vincenzo, allora eremita, a sollecitarlo a costruire un santuario, e gli studiosi attri-buiscono proprio a S. Giovanni la realizzazione delle nicchie e delle colonne che sono simili a quelle ritrovate in quel di Bisanzio. Una chiesetta vi fu eretta nel VI se-colo e fu dedicata proprio a S. Michele, ma la costruzio-ne di una nuova abbazia è datata ed identificata tra il 983 e il 987. I benedettini la presero in consegna e i pellegri-ni che percorrevano la via Francigena, venivano ospitati tra quelle mura. Divenne quindi tappa obbligata per i ritiri spirituali ed ospitò molti eremiti dediti alla preghie-ra. Un complesso più grande, in stile romanico fu poi costruito tra il 1110 ed il 1255, e gli elementi architetto-nici furono arricchiti da finestre bifore e da volte poste all'interno. Crollate queste ultime nel XVI secolo, furono sostituite da un'unica volta nella navata centrale che però venne demolita nel '800 e solo nel 1937 una triplice volta a crociera prenderà il suo posto nella Chiesa attuale.

— C O M U N I T A ’ V I V A —

Notiziario della Parrocchia Spirito Santo alla Ferratella - Padri Rosminiani Direttore Responsabile: Don Vito Nardin Direttore editoriale: Don Michele Palermo

Redazione: A.Pillucci Progetto grafico: A.Cerroni Reg. Tribunale di Roma: n°565 del 03.10.1990 - Stampa in proprio - Distribuzione gratuita

QUARESIMA

gnore, cercate sempre il suo volto”... Anch'io ho sempre cercato le vestigia del Cristo sulla terra... E mi era parso veder balenare il suo sguardo negli occhi casti e ridenti dei bimbi... nel pallido e stanco sorriso dei vecchi... Avevo cer-cato di cogliere l'accento della sua voce nel discorso dolen-te... dei poveri... Ma quelli erano soltanto aspetti diversi del tuo volto, Gesù... Bisognava … che suonasse l'ora della grande guerra. … Era un ferito grave e già presso a morire. Quando gli tolsero... la giubba, apparve la veste atroce e gioconda del sangue... Mi guardò: Il suoi occhi erano colmi di dolore... Al fondo vi tremava... la luce di visioni beate e lontane. Come un bimbo che si addormenta poco a poco. Non altrimenti dovette guardare Gesù dall'alto della croce. Quel volto chiaro e virile dell'alpino,... diceva un dolore così vergine e forte... che ne provai improvviso il brivido gaudioso e lancinante della Veronica, quando vide prodi-giosamente fiorire il volto di Cristo sul suo lino bianco. Da quel giorno, la memoria … dell'irrevocabile incontro mi guidò d'istinto a scoprire i segni caratteristici del Cristo sot-to la maschera … di ogni uomo percosso e denudato dal dolore”

Profittiamo di questa quaresima per implorare: “Quando o Signore vedrò la tua faccia?”. Allora sarà una:

BUONA, SANTA, FELICE PASQUA!

Per vivere proficuamente il tempo di quaresima, tem-po di introspezione, presentiamo stralci di uno scritto, d'altissima tensione e profonda partecipazione, di don Carlo Gnocchi nel quale delinea la sua ricerca del volto di Cristo, talora intravisto, ma incontrato nel sofferente, piagato, sudato e insanguinato come Cristo. Introduzione: don Gnocchi, all'inizio della I° guerra mondiale, chiese di esercitare il suo ministero sacerdota-le come Cappellano dei soldati al fronte. Nel libro “Diario di un cappellano scrive: “Passa ultimo e frettoloso un giovane ufficiale, Ricono-sce il Cappellano. “Ciao, gli dice sottovoce, hai il Signo-re?” . “Si”. “Dammelo da baciare”. Un balenio metallico della piccola teca tratta di sotto la divisa; un bacio inten-so e poi via animosamente. Verso la battaglia...Quando … il dolore si fa più fondo, la mano corre istintivamente alla piccola teca che racchiude il Cristo... Così vai e non sai bene se Egli sia che ti porta o tu che porti Lui. … Vai sollecito e ansioso di dare allo strazio dei feriti il confor-to... e a quelli che cadono il solo e valido Compagno che sappia tutte le vie oscure della morte e della vita...”

La “scoperta” del volto di Cristo. “Al fondo di ogni fe-de... è facile trovare … la pretesa febbrile dell'Innomina-to. “Dio! Dio!Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi!” Le pa-gine... della Bibbia... implorano: “Cercate sempre il Si-