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NUMERO II Anno scolastico 2016-2017 I.T. “G.C.FALCO” CAPUA e GRAZZANISE LA “VOCE” DEL FALCO Non “lasciatevi vivere” ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro. (Papa Giovanni Paolo II)

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NUMERO II

Anno scolastico 2016-2017

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Non “lasciatevi vivere” ma prendete nelle vostre mani

la vostra vita e vogliate decidere di farne

un autentico e personale capolavoro.

(Papa Giovanni Paolo II)

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Vincenzo Pozzuoli, IV AIN

Intervista ad un’ex alunna del “Falco”

Dopo l’intervista ad un ex professore del Falco, continuiamo con le

celebrazioni per il trentennale dell’istituto intervistando una ex alunna: Ma-riapia Caramiello.

Come è stata la tua esperienza in questa scuola? Bella, parliamo comunque di diversi anni fa, nel 92 mi sono diplomata; la scuola

era abbastanza diversa rispetto ad ora ma è stata comunque una bella esperien-za.

In che senso diversa? Nel senso che voi generazioni moderne avete un approccio diverso con i docenti,

proprio con l’istituzione scola-stica, c’è più confidenza dicia-

mo, parlate più liberamente dei vostri problemi.

In quel periodo c’erano al-

tre ragazze oltre te nell’i-stituto? E nella tua classe?

In quel periodo c’erano molte ragazze nei vari indirizzi. In

particolare nella mia classe, indirizzo telecomunicazioni,

eravamo 12 ragazze e 13 ra-gazzi.

Che cosa ti convinse a sce-gliere questo istituto?

Il fatto che l’Industriale è una scuola abbastanza completa e anche abbastanza ricca dal punto di vista dello studio… ma se fatta bene! Io ho studiato un italiano

che alcune mie amiche del liceo non hanno fatto in modo così approfondito, poi la matematica qui è molto più complessa e quando c’ero io si faceva fino al quar-

to anno e si concludeva con gli integrali. Mi convinse anche il fatto che il diploma

era finito, nel senso che anche se ti fossi fermato avevi comunque gli sbocchi adatti per lavorare per conto tuo. Secondo me questa scuola deve essere rivalu-

tata molto, ma per farlo bisogna studiare molto e spiegare, far capire che ti dà davvero tanto…

C’è un docente in particolare che ti è rimasto nel cuore? Si, due, il professore di matematica, Tarantino e la professoressa Costanzi, di

italiano. Pensa che con la professoressa sono ancora in contatto. Ho imparato molto da loro ed erano davvero preparati.

Ti ricordi un’esperienza scolastica che ti ha suscitato particolare interes-se?

Si, un anno fu organizzato un concorso di poesia, molto bello, a Sparanise e par-teciparono i ragazzi scelti dai docenti, ovviamente i più bravi. Io ero tra i prescel-

ti, andammo col treno alla premiazione e ci facemmo un sacco di risate... Per questo io dico sempre che dovete studiare perché studiando spronate anche più i

professori ad organizzare questi eventi, invece se vedono l’apatia nelle classi, di-

cono “che lo faccio a fare?”

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Articolo pubblicato su Capuaonline di Mercoledì 14 dicembre 2016 ed altri giornali locali:

Il 17 dicembre porte aperte all’Istituto Tecnico “G. C. Falco” di Capua - Grazzanise

Porte aperte all’istituto Tecnico “G. C. Falco” di Capua e di Grazzanise sabato 17 dicembre, dalle ore

10.00 alle ore 17.00!

Il primo appuntamento dell’Open Day e il

Culture day saranno le manifestazioni che

inaugureranno il TRENTENNALE della nuova

sede del Falco a Capua! Per l’occasione sarà

presente il dott. Rosario Pinna, referente fila-

telico Poste Italiane di Caserta 1 e 2, Bene-

vento e Napoli Nord. Questi illustrerà e con-

segnerà la cartolina “celebrativa” del 30° an-

niversario della nuova sede dell’IT “G. C. Fal-

co” di Capua, obliterata con l’annullo speciale

predisposto dalle Poste Italiane.

Durante la giornata, l'Istituto presenterà la

propria offerta formativa a tutti i potenziali nuovi iscritti per l'anno scolastico 2017/2018. Ad acco-

gliere gli alunni ed i genitori di terza media ci saranno il Dirigente Scolastico, prof. Paolo Tutore,

con il suo staff di presidenza: Giuseppe Sorgente, Angelina Sgueglia, Giuliana Sferragatta, Luigi

Mascolo, Antonio Picciola, M.Luisa Ricciardella, Mario Veltre, Teresa Golino, Carmine A. G. Lagnese,

Criscione Franco A., Ignazio I. De Rosa e Caterina Capitelli. Saranno, inoltre, presenti i docenti e il

personale ATA che hanno dato la disponibilità e gli studenti dell’ Istituto che, dopo un percorso gui-

dato all’interno dell’edificio, illustreranno l’offerta formativa della scuola.

La giornata avrà inizio con il Culture Day, appuntamento annuale che premia le eccellenze dell’isti-

tuto! Gli studenti che, nell’anno scolastico 2015/16, si sono distinti per impegno e profitto, e quelli

che hanno dato “lustro” all’istituto saranno i protagonisti, dopo il saluto delle autorità! Sono stati

invitati il dott. Eduardo Centore, sindaco di Capua, Sua Eccellenza Salvatore Visco, vescovo di Ca-

pua,il dott. Lucio Indrizzi, dirigente azienda ST Microelettronics, il Dott. Mauro Nemesio Rossi, pre-

sidente CeSAF-Maestri del lavoro, il dott. Michele Merola, presidente provinciale del Collegio dei Pe-

riti, e la prof.ssa Tiziana De Mizio, presidente del Consiglio d’Istituto. Nel corso della manifestazione

ci saranno anche altri autorevoli esponenti del mondo della scuola e del lavoro ed ex-alunni dell’isti-

tuto, già inseriti nel mondo del lavoro e/o universitari, pronti a testimoniare sulle opportunità che il

percorso formativo dell’istituto ha loro offerto. I ragazzi di terza media potranno partecipare a brevi

attività nei laboratori di Scienze, Fisica, Chimica, Tecnologia e Disegno, Inglese, Elettronica, Mecca-

nica, Informatica, Sistemi Automatici, Trasporti e Logistica, oltre a ricevere informazioni sui diversi

indirizzi della scuola. L’Istituto “G. C. FALCO”, oltre alle consolidate specializzazioni di Elettronica ed

Elettrotecnica, Informatica e Telecomunicazioni, Meccanica, Meccatronica ed Energia, Trasporti e

Logistica, è in attesa dell’autorizzazione di una nuova specializzazione Sistema Moda. Il nuovo indi-

rizzo, il suo piano di studi e gli sbocchi occupazionali saranno presentati ad ospiti, studenti e genito-

ri. I visitatori avranno, inoltre, accesso agli impianti sportivi per assistere ad esibizioni di basket,

pallavolo, tennis tavolo, calcetto, scherma, atletica. Sarà allestita anche un’esposizione di droni,

curata dai professori Luigi Mascolo, Gaspare Di Stasio e Antonio Ruggiero. La manifestazione si con-

cluderà con la performance “Gladiatores – La storia di Capua” e l’esibizione del gruppo folkloristico

“Taranterrae”.

Il secondo appuntamento dell’OPEN DAY è fissato per domenica 22 gennaio 2017. Il personale tutto

della scuola sarà a disposizione delle famiglie, dal 16 gennaio al 6 febbraio, per le iscrizioni online.

È un’occasione da non perdere! Sabato 17 dicembre, vi aspettiamo numerosi!

La redazione del giornalino online “La voce del Falco”

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Perché ho scelto un istituto tecnico, settore tecnologico

Abbiamo deciso di intervistare gli studenti di diversi istituti scolastici per fornire un

orientamento ai ragazzi che ancora non hanno deciso quale scuola frequentare.

Cominciamo con l’ Istituto Tecnico “G.C. Falco” di Capua, con la sede associata

di Grazzanise, dove oggi intervisterò uno dei ragazzi di quinta che mi illustrerà le diverse specia-

lizzazioni presenti in questo istituto. Fabrizio ha 18 anni e fra qualche mese sosterrà l’esame di

maturità e si è mostrato molto disponibile a concederci quest’intervista per raccontare la sua

esperienza in questa scuola.

Cominciamo la nostra chiacchierata chiedendogli perché a suo tempo ha scelto proprio un istituto

tecnico.

F. Sono sempre stato attratto dalle cose pratiche e che mi permettessero di creare e di stare a contatto con mezzi e materiali vari.

I. Quindi che specializzazione hai scelto? F. Trasporti e logistica e nello specifico, Conduzione del mezzo. In realtà non è stato

semplice decidere perché tutti gli indirizzi mi sembravano interessanti: elettronica, infor-matica e telecomunicazioni, meccanica. Poi però ho seguito le mie passioni e scelto la specializzazione aeronautica che mi piaceva di più.

I. Vedo che hai già le idee chiare, ma quali sono gli sbocchi lavorativi che ti per-mette questo corso di studi?

F. In realtà sono davvero molti. In ambito trasporti e logistica si può lavorare in un’a-zienda come direttore logistico o addetto ai trasporti o supervisore dei vari movimenti logistici. In ambito aeronautico si spazia dal pilota d’aereo agli assistenti di volo, al me-

teorologo ai controllori del traffico aereo. I. Devo dire che sono sorpresa. Non immaginavo ci fossero tante specializzazioni in que-

sto istituto e nemmeno credevo fosse frequentato da ragazze. Pensavo fosse una scuola al maschile. F. Molti lo pensano e si sbagliano. Le professioni che questa scuola ti consente di fare

sono adatte sia agli uomini che alle donne. Oggi le donne riescono anche meglio di noi in questi settori.

I. E’ un ragionamento molto sensato per un ragazzo della tua età, ma dimmi tu adesso cosa sceglierai di fare dopo il diploma? F. Io ho sempre avuto una passione grande quasi come quella della navigazione ed è la

cartografia. Vorrei riuscire ad approfondirla e chissà magari anche io un giorno riuscire a disegnare delle mappe.

I. Da quello che mi dici ho l’impressione che questa sia una scuola difficile, con materie complicate. La consiglieresti a tutti o solo a chi è molto motivato e ha molta voglia di studiare?

F. Niente è difficile se ci metti l’ impegno giusto. Le difficoltà si superano perché i profes-sori sono competenti e pronti ad aiutarti. I laboratori inoltre ci aiutano a sperimentare

nella realtà quello che studiamo con la teoria. Con l’alternanza scuola- lavoro poi comin-ciamo ad entrare nel mondo del lavoro e a provare sul campo quelle che saranno le no-stre future competenze.

I. Per chiudere questa intervista, spiegaci perché consiglieresti l’iscrizione a questo istituto.

F. La consiglio non solo perché le materie che si studiano sono interessanti ma anche perché più del 67% di coloro che conseguono un diploma negli isti-tuti tecnici trovano un impiego nell’arco di un anno. E quelli che

escono da Trasporti e Logistica anche prima, perché è un settore in costante crescita. Io in questa scuola ho trovato tanti amici e pro-

fessori molto in gamba e mi piacerebbe che anche altri facessero la mia stessa esperienza.

Eugenia SUMMA, classe 5 ACM, s.a. Grazzanise

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Perché ho scelto la specializzazione di ELETTRONICA ED ELETTROTECNICA…

Negli ultimi anni gli studenti provenienti dalla scuola media hanno spesso sottovalutato il valore

della formazione tecnica. Statistiche alla mano, invece, dicono che un Istituto Tecnico può aprire

molte più strade di altre scuole superiori.

Personalmente, ho scelto l’Istituto tecnico sia per passione verso le materie tecniche e sia per i

moltissimi sbocchi lavorativi che offre. Le specializzazioni presenti nella mia scuola sono le se-

guenti: Informatica, Elettronica ed Elettrotecnica, Meccanica e Meccatronica, Trasporto e Logisti-

ca, e recentemente nel mio istituto è stata introdotta Sistema moda.

Nel valutare l'indirizzo di studio si deve pensare concretamente a quale lavoro piacerebbe fare da

grande! Io ho scelto l’indirizzo Elettronica ed elettrotecnica perché penso che oggi l’elettronica sia

una tecnologia pervasiva, ormai ogni oggetto intorno a noi è costituito da applicazioni elettriche.

Questo indirizzo prevede nei primi due anni lo studio di materie più generali rispetto allo specifico

indirizzo, quali: tecnologie informatiche, fisica e tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica.

Dal terzo anno, si studiano materie professionalizzanti e proprie dello specifico indirizzo: Tecnolo-

gie e progettazione di sistemi elettrici ed elettronici, sistemi automatici e elettronica ed elettrotec-

nica.

Numerose sono le competenze specifiche che un diplomato in Elettronica ed Elettrotecnica conse-

gue alla fine del percorso di studio! Il nostro Paese è pieno di piccole e medie imprese sempre alla

ricerca di manodopera specializzata, e in alcune zone la domanda di lavoro per figure professio-

nali del settore tecnico è veramente molto alta!

Le scuole tecniche non devono essere considerate, come spesso accade, come scuole di secondo

piano, ma anzi una valida scelta per sbocchi lavorativi e anche per proseguire con qualsiasi per-

corso di studi universitari.

Uno studente che dopo cinque anni ha conseguito il diploma in Elettronica ed Elettrotecnica può,

inoltre, esercitare, previo Iscrizione all’Albo Professionale dei Periti, anche la libera professione

nel settore degli impianti tecnici e fare consulenze tecniche!

Numerose sono le attività che può svolgere un diplomato in Elettronica ed Elettrotecnica: tecnico

e progettista in aziende elettroniche; tecnico delle reti di computer; progettista e installatore di

impianti di telecomunicazioni (reti di computer); tecnico di automazione industriale in aziende di

vari settori (come l’Enel); operatore nei laboratori scientifici e di ricerca; collaudatore di dispositi-

vi e sistemi elettronici; insegnamento tecnico-pratico presso scuole tecnico-professionali; profes-

sioni tecnico-produttive; professioni nel settore commerciale, come venditori di prodotti elettrici

ed elettronici, assistenti tecnici alla clientela o tecnici informatici o elettronici; impiego come in-

stallatori, collaudatori e manutentori di impianti telefonici, reti telematiche o sistemi di automa-

zione.

Il diplomato in Elettronica ed Elettrotecnica può proseguire anche gli studi: corsi post-diploma;

facoltà universitarie; ITS (Istruzione Tecnica Superiore), sono le varie scelte!

L’indirizzo elettronico è quindi una scelta molto vantaggiosa, io consiglio di scegliere questo per-

corso di studi ed applicarsi con impegno e passione, per poi dare una svolta alla propria vita tro-

vando il lavoro che si è sempre sognato o aspirare, come me, a una figura professionale più ele-

vata frequentando l’Università!

Christian GALLO 5 BEL

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… Perché scegliere l’indirizzo MECCANICA E MECCATRONICA

Un famoso ingegnere meccanico disse: “La meccanica è vita”. Ebbene si, ave-

va ragione. La meccanica è dovunque, in ogni cosa che facciamo c’è la meccanica, anche nel nostro corpo: se non fosse per la meccanica noi non potremmo muoverci.

In questo indirizzo studiamo due tipi di meccanica: la meccanica classica e la mecca-tronica. La meccanica classica si occupa di fisica e matematica; la meccatronica, inve-ce, di meccanica informatica ed elettronica.

LA MECCANICA CLASSICA La meccanica classica descrive in modo sostanzialmente accurato gran parte dei feno-

meni meccanici osservabili direttamente nella nostra vita quotidiana ed è applicabile ai corpi continui, a velocità non prossime alla velocità della luce, e per dimensioni su-

periori a quelle atomiche o molecolari. Dove non sono validi questi studi, è possibile fare riferimento alle teorie meccaniche più recenti.

LA MECCATRONICA La meccatronica nasce dalla necessità di creare un know-how (competenza) negli am-

biti della modellistica, simulazione e prototipazione dei sistemi di controllo, orientan-dosi prevalentemente ai sistemi di controllo del movimento, definiti come Motion Con-

trol. I principali campi di applicazione sono la robotica, l'automazione industriale, la biomeccatronica (branca comune alla bionica e alla meccatronica che si occupa di ri-

produrre con tecnologie cibernetiche le funzioni motorie degli organismi viventi), l'a-vionica (tutti gli equipaggiamenti elettronici installati a bordo degli aeromobili e pre-

posti al pilotaggio), i sistemi meccanici automatici degli autoveicoli. L'ingegnere meccatronico, o l'esperto di settore, si occupa principalmente di progetta-re e realizzare sistemi di controllo automatico utilizzando come strumenti di lavoro sia

software di sviluppo sia centraline elettroniche per l'implementazione del sistema rea-le e la verifica del funzionamento in tempo reale.

Il classico sistema di controllo meccatronico può essere raffigurato da un anello chiu-so, retroazione, ed è costituito da diversi blocchi principali: l'impianto da controllare,

l'attuatore dell'impianto, il controllore dell'impianto progettato in ambiente di simula-zione e implementato su centralina, ed infine il sensore che misura uno stato del si-

stema. Questo corso di studio permette di conseguire un diploma finito, con cui si può entra-

re direttamente nel mondo del lavoro come diplomato nel settore tecnologico, specia-lizzazione meccanica e meccatronica. Lo studente diplomato presso il nostro istituto,

però, può anche scegliere di continuare gli studi iscrivendosi in qualunque tipo di università a seconda delle propensioni personali o accedendo, previo concorso ad un

ITS, che gli consentirebbe un ingresso diretto nel mondo del lavoro. Io frequento quest’istituto da tre anni. Attualmente sono un alunno della 3AMM e ho

scelto questo indirizzo perché volevo comprendere le cause dei fenomeni fisici e capi-re il funzionamento di meccanismi elettronici e strumentazioni meccaniche che usia-mo ogni giorno. Iniziando a studiare la meccanica, poi, mi sono interessato all’indagi-

ne del movimento dei corpi e alle funzioni delle apparecchiature elettroniche e ho capito che questa materia riesce a dare un nuovo

volto alla realtà, ma soprattutto essa si è rivelata una materia molto pratica e utile in una società in continua evoluzione e tra-

sformazione.

Francesco MARTONE 3 AMM

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Il Falco apre nuove frontiere: SISTEMA MODA è il nuovo indirizzo!

Il 2017 è l’anno della svolta: il Falco presenta per il prossimo anno scolastico il

nuovo indirizzo… SISTEMA MODA!

Un’ottima scelta per aprirsi a nuovi e

sempre più attuali sbocchi professiona-

li.

Questo indirizzo è adatto per tutti colo-

ro che hanno grandi doti creative e che

sono sempre attenti alle novità ed ai

dettagli della moda, ma anche per chi

vuole capire cosa c’è realmente dietro

un accessorio o un tessuto innovativo.

Praticamente, però, in che cosa consi-

ste e quali competenze assicura?

Durante il percorso di studi i ragazzi ac-

quisiranno metodo e competenze ri-

guardo i ruoli e le funzioni di ideazione

e progettazione di filati, tessuti, confe-

zioni, calzature ed accessori; impare-

ranno ad agire in termini di individua-

zione di strategie di marketing; acquisi-

ranno competenze creative, produttive

ed organizzative proprie del settore

della moda.

Alla conclusione degli studi, un tecnico

della moda dovrà avere competenze quali:

produrre testi argomentativi che hanno come target riviste del settore; saper

analizzare gli sviluppi della storia della moda del Novecento; analizzare il funzio-

namento di macchine di filiera e saper eseguire calcoli per i cicli tecnologici di

filatura, tessitura e confezione; gestire i macchinari della filiera con appositi

software; progettare collezioni moda; riconoscere e confrontare strategie azien-

dali di marketing di un’azienda.

Insomma, non è sicuramente un percorso semplice, ma che sembra calzare a

pennello a persone che hanno creatività e voglia di fare, spirito di iniziativa e

talento, ed è proprio questo tipo di persone che vogliamo “attirare” nel nostro

istituto! Il nostro sogno? Vorremmo che si iscrives-

Maria BARONE, 4 AIN

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Racconto di un’ attività di … ORIENTAMENTO! Come ogni anno il mio istituto, il “Falco” di Capua, ha organizzato l’Open day per presentare agli alunni e alle famiglie ciò che esso può offrire e in che modo può formare l'alunno. Il 25 Gennaio 2017, io che sono un alunno del quinto anno, insieme ad altri ragazzi della mia classe ho avuto il compito di illustrare nel laboratorio di elettronica alcune delle attività didattiche che facciamo a scuola ad un gruppo di alunni della scuola media che è venuto con i professori per attività di Open class! Nei laboratori delle varie specializzazioni c’erano alunni dell’istituto per spiegare il funzionamento dei vari strumenti e dei vari macchinari utilizzati nelle attività di esercitazione. Io con i miei compagni e i professori

ho realizzato un circuito crepuscolare per mostrare come una lampadina potesse illuminarsi in assenza di luce (un esempio sono i lampioni della luce che si trovano nelle città). Abbiamo, poi, spiegato i vari pro-grammi multimediali con i quali è possibile realizzare circuiti, interi impianti e osservarne il funzionamento (MULTISIM...).

È stato emozionante fare da “docente” a ragazzi più piccoli! Trasmettere 'le proprie conoscenze' e spiega-re le attività coinvolgenti ed interessanti che facciamo nel nostro istituto! Ragazzi venite nel nostro istituto perché sicuramente sarete preparati per entrare nel mondo del lavoro!

Michele ROTONDO, 5 BEL

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Il Falco è…. una “SCUOLA VIVA” Grazie al progetto “SCUOLA VIVA” finanziato dalla regione Campania, a partire da quest’anno, oltre la metà delle scuole della nostra Regione possono ampliare

l’offerta scolastica ed aprirsi al territorio con attività pomeridiane selezionate, di natura didattica, culturale e sociale. L’apertura delle scuole al pomeriggio si pone come

misura di contrasto all’abbandono scolastico e al dilagare della criminalità giovanile. Al con-tempo rappresenta un’opportunità per le scuole

campane di innalzamento dell’offerta e delle competenze, perché la scuola campana diventi

una scuola di eccellenza, capace di coniugare cultura, partecipazione e coesione sociale. Le attività che si svolgeranno in 454 istituti scola-

stici distribuiti in tutte le cinque province della Campania, sono rivolte agli studenti iscritti, agli

studenti degli altri istituti e ai giovani fino a 25 anni d’età, e prevedono il più ampio coinvolgi-mento delle diverse fasce di popolazione. Tra le

varie scuole candidate a svolgere questi corsi è stato scelto l’Istituto Tecnico “Giulio Cesare Fal-

co”. Le attività avviate nel nostro istituto riguardano i seguenti laboratori tecnologici: Realtà virtuali e aumentate & ambienti immersivi 3D, Coding & Scratch, Progettista in

fibra ottica e Web Tv. Noi abbiamo intrapreso il corso di Realtà virtuali e aumentate & ambienti immersivi 3D e finora ci sta appassionando molto. Il modulo ha la finalità prin-

cipale di avvicinare e far comprendere meglio ai ragazzi la realtà aumentata (AR: Aug-mented Reality). L’AR – Augmented Reality (in italiano realtà aumentata) consente di tracciare un’imma-

gine stampata su un foglio, un oggetto tridimensionale, un ambiente, una persona, un volto, aggiungendovi contenuti digitali 3D tempo reale.

Si tratta di una tecnologia estremamente versatile, sia in termini di contenuti, che per quanto riguarda gli ambiti di applicazione. La realtà aumentata può essere utilizzata

per app, web e mobile, totem multimediali, installazioni ed eventi live. Si adatta ai più disparati settori, dal marketing alla cultura, dalla ricerca alla formazione. Come funziona la realtà aumentata?

1. Una telecamera, una webcam, la fotocamera di uno smartphone/tablet, un visore im-

mersivo, riprendono l’ambiente circostante.

2. Una workstation, un personal computer o un dispositivo mobile sul quale gira il soft-

ware di Realtà Aumentata, rielabora il flusso video in tempo reale, aggiungendo conte-

nuti multimediali: audio, video, 2D, 3D. Attraverso uno schermo, il display di un dispositivo mobile o particolari visori, i contenuti interattivi sono visibili nell’ambiente circostante.

3 D MAPPING Illusioni ottiche spettacolari, da vedere ad occhio nudo: ecco la forza della tecnologia del mapping 3D, che proietta contenuti multimediali su superfici e oggetti,

coinvolgendo il pubblico in uno spettacolo originale e appassionante. Direttamente su pareti, edifici e oggetti vengono proiettate immagini, video, colori, luci e forme che ren-dono le riproduzioni in 3D una vera e propria scenografia animata. Gli elementi reali,

tracciati e riconosciuti dal sistema, vengono aumentati e trasformati con contenuti progettati appositamente dai nostri 3D artist, che vengono

proiettati direttamente sull’oggetto reale, restituendo un’illusione ottica visibile ad occhio nudo, senza dover indossare visori. Gli oggetti reali sem-brano mutare sotto lo sguardo stupito di chi guarda, col fiato sospeso,

un’animazione avvincente tra arte e tecnologia. Il mapping può essere in-tegrato con soluzioni interattive, per dialogare con pubblico o performer.

Luisa MORGERA e Ludovica UCCIERO 5 ACM, s.a.Grazzanise

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A TUTTO …

ORIENTAMENTO

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A TUTTO…

ORIENTAMENTO

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CULTURE DAY

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CULTURE DAY

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Settimana dello studente 2017

Il 2017 dell’IT G. C. Falco si è aperto con la Settimana dello studente

che si è svolta dal 9 gennaio al 14 gennaio. Un'iniziativa piena di attività, che, ol-

tre ad aver impegnato tutti gli studenti della sede centrale e della sede associata

in varie attività, li ha visti protagonisti nell’organizzazione del “tempo scuola”!.La

settimana dello studente è stata organizzata secondo un calendario sviluppato dai

rappresentanti d'istituto, sotto la guida attenta di un gruppo di professori, per

suddividere le varie attività in tutta la Scuola.

Gli alunni, infatti, hanno stilato un programma di attività della settimana: visione

di film con dibattiti, organizzazione della mostra per la Giornata della memoria

con realizzazione di filmati, cartelloni e lettura di brani, tornei di ping pong e cal-

cio balilla. Quest’ultimo ha visto sfidarsi professori ed alunni!

La Settimana dello studente è stata, però, anche un opportunità per gli alunni

con uno “scarso rendimento scolastico” di recupero scolastico. I docenti, infatti,

hanno svolto attività di supporto scolastico durante ore concordate dellamattina-

ta. Fatta eccezione per qualche problema organizzativo la settimana si è svolta

come programmato ottenendo i risultati sperati!

Pasquale ZIBELLA , 5 BEL

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The imitation game… La grande storia in un film

Durante la Settimana dello studente, abbiamo deciso di appro-fondire le nostre conoscenze in Storia e quindi abbiamo deciso di vedere in classe il Film “The Imitation game” ambientato durante la seconda guerra mondiale.

E’ un film che ci è piaciuto molto e ci ha permesso di riflettere su tante te-matiche importanti, per questo ne pro-pongo la trama. Il genio matematico e crittografo Alan Turing decide di met-tersi al servizio del proprio paese: la Gran Bretagna. Lo scopo è quello di condurre alla fine la guerra il prima possibile, decriptando dei codici segre-ti nazisti comunicati tramite una mac-china che gli Alleati avevano sopranno-minato “Enigma”. Turing si presenta come un uomo alquanto schivo e solitario, molto pignolo sul lavoro, entrando così spesso in conflitto con i suoi colla-boratori. La missione è ritenuta da parecchi impossibile poiché consi-ste nel decifrare codici la cui chiave di decriptazione viene cambiata

ogni giorno, annullando quindi tutto il lavoro fatto nell’arco di 24 ore. Dopo anni di tentativi, Turing costruisce una macchina in grado di eseguire più calcoli contemporaneamente, e sarà proprio in quel mo-mento che riuscirà a svelare il mistero dietro i messaggi tedeschi. Dopo la fine della guerra, Alan viene indagato e condannato per atti osceni, dato che a quei tempi l’omosessualità era considerata un rea-to. Dopo la scelta della castrazione chimica al posto della prigione, Turing si suicida un anno dopo, lasciandoci in eredità la macchina che attualmente chiamiamo computer. Proprio per questo motivo Turing è

considerato uno dei padri dell’informatica. Questo film riesce a concentrare l’attenzione del pubblico sulla macchina di Turing, ren-dendola importante quasi quanto i protagoni-sti della storia. Vuole oltretutto denunciare la discriminazione dell’epoca, motivo che ha portato Turing al suicidio.

Andrea D’ONOFRIO, 4 AMM

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Nel mezzo del cammino di nostra vita, mi ritrovai al… Falco

Non è nuovo sentir parlare di Dante Alighieri in un liceo, ma anche in un istituto

tecnico il sommo poeta ha la sua importanza al punto di incontrare il “Falco” in

uno dei suoi viaggi, ovvero nei canti del Purgatorio. Il Purgatorio è uno dei tre regni

dell’oltretomba raccontati nella Divina Commedia. Dante utilizza la simbologia dei numeri

tipicamente medievale, l’1 che rappresenta Dio e il 3 che rappresenta la Trinità, infatti l’o-

pera si compone di tre cantiche, ciascuna di 33 canti più uno introduttivo all’inferno, per

un totale di 100. Tre sono le fiere che attaccano Dante, il leone, il lupo e la lince e tre le

guide che lo accompagnano nei tre regni: Virgilio, Beatrice e San Bernardo. L’argomento

della Divina Commedia è il viaggio nell’aldilà che il poeta immagina di aver personalmente

compiuto nell’arco di una settimana. Il racconto comincia il venerdì santo, il giorno che ri-

corda la morte di Cristo. Dante peccatore si perde in una selva oscura minacciato da tre

fiere che gli impediscono di uscirne e viene soccorso da Virgilio. E questo è solo l’inizio, in-

fatti c’è davvero molto da parlare della Divina Commedia e proprio per questo la sede as-

sociata dell’I.T. “G.C.Falco” ha allestito uno spettacolo tratto da quest’opera, ricreando i

costumi del tempo e utilizzando l’ironia che ai ragazzi non manca mai. Lo spettacolo è sta-

to realizzato dagli studenti che hanno partecipato al corso di recitazione diretto dalla

prof.ssa Vigliano durante la Settimana dello studente e vi hanno assistito tutte le classi.

E’ stata un’esperienza molto simpatica e soprattutto educativa sia per gli attori che per gli

spettatori. Sarah FUMO 4 ACM, s.a. Grazzanise

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IL GIORNO DELLA MEMORIA AL FALCO DI CAPUA.

Il Giorno della Memoria è stato istituito 10 anni fa e si celebra il 27 gennaio perché in

questa giornata le forze alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi.

Ricordare perché non accada mai più. Questo è il senso della «Giornata della memoria», un

evento che si celebra per commemorare le vittime dei campi di concentramento nazisti. Il 27

gennaio è una data altamente simbolica: nel 1945, infatti, le avanguardie delle truppe sovieti-

che raggiunsero il campo di concentramento di Auschwitz (l'odierna Oswiecim, in Polonia). Per la

prima volta, l'orrore della «Soluzione finale» escogitata da Hitler e dai suoi gerarchi per liberarsi,

una volta per tutte, della «questione ebraica», apparve nella sua banale, allucinante realtà. Ad

Auschwitz trovarono la morte, uccisi nelle camere a gas, sei milioni di uomini, donne, bambini.

Quasi tutti ebrei. Ma furono sterminati anche zingari, omosessuali, testimoni di Geo-

va, oppositori politici e altri «nemici» del Reich millenario. Nel complesso, le vittime della Shoah,

o Olocausto, furono circa quindici milioni. Anche in Italia si celebra questa tragica data. Centi-

naia di eventi vengono organizzati nelle scuole, nelle piazze, nelle vie delle nostre città. Ma

la memoria è anche un dovere verso le giovani generazioni, alle quali si deve trasmettere

la consapevolezza e la conoscenza del passato, perché non siano private di quel patrimonio mo-

rale che è rappresentato dalla continuità della storia dell'uomo. Spetta alla famiglia, alla scuola,

alle istituzioni serbare nel profondo dell'animo di ognuno di noi e coltivare nei giovani il rispetto

della dignità di ogni essere umano.

Nella nostra scuola questa giornata si è celebrata nella Sala conferenze con la visione di alcuni

filmati sulla Shoah, realizzati da alunni dell’istituto, e l’allestimento di una mostra con cartelloni

raffiguranti quei tragici momenti. I cartelloni e i filmati sono stato il prodotto di ricerche, discus-

sioni e riflessioni che gli alunni di alcune classi dell’Istituto hanno fatto con i loro docenti di lette-

re.

Gli alunni delle classi quinte hanno, infine, ricercato e letto brani tratti da romanzi a tema. Alle

ore 12:00 si è tenuto un minuto di riflessione per pensare a tutte queste cose accadute.

Il Giorno della Memoria ha lo scopo di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la prigionia e la mor-

te di tante persone innocenti,… per far si che questo non accada più!

Nicola MADONNA e Angelo D'ANGELO, 5 AEL

Da "SE QUESTO È UN UOMO" di Primo Levi.

Dopo i primi giorni di capricciosi trasferimenti da blocco a blocco e da kommando a kommando,

a sera tarda, sono stato assegnato al blok 30, e mi viene indicata una cuccetta in cui già dorme

Diena. Diena si sveglia, e, benché esausto, mi fa posto e mi riceve amichevolmente. Io non ho

sonno, o per meglio dire il mio sonno e mascherato da uno stato di tensione e di ansia da cui

non sono ancora riuscito a liberarmi, e perciò parlo e parlo. Ho troppe cose da chiedere. Ho fa-

me, è quando do domani distribuiranno la zuppa, come farò a mangiarla senza cucchiaio? e co-

me si può avere un cucchiaio? e dove mi manderanno a lavorare? Diena ne sa quanto me, natu-

ralmente, e mi risponde con altre domande. Ma da sopra, da sotto, da vicino, da lontano, da tut-

ti gli angoli della baracca ormai bui, voci assonnate e iraconde mi gridano: - Ruhe, Ruhe! . Capi-

sco che mi si impone il silenzio, ma questa parola è per me nuova, e poiché non ne conosco il

senso è le implicazioni, la mia inquietudine cresce. La confusione delle lingue è una componente

fondamentale del modo di vivere di qua giù; si è circondati da una continua Babele, in cui tutti

urlano ordini e minacce in lingue mia prima udite, e guai a chi non afferrava a volo. Qui nessuno

ha tempo, nessuno ha pazienza, nessuno ti dà ascolto; noi ultimi venuti ci

raduniamo istintivamente negli angoli, contro i muri come fanno le pecore,

per sentirci le spalle materialmente coperte.

Stanislao PARISI 5AEL

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Dalla Prefazione di: “Se questo è un uomo” di Primo Levi

"Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel

1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da

eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenore di vita e so-spendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli. Per-ciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a

quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull'inquietante argomento dei campi di di-struzione. Esso non è stato allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto

fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritene-

re, più o meno consapevolmente, che - Ogni straniero è nemico.

Per lo più questa convinzione giace in fon-do agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordi-

nati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene,

quando il dogma inespresso diventa pre-messa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il

prodotto di una concezione del mondo por-tata alle sue conseguenze con rigorosa

coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire inte-

s a d a t u t t i c o m e u n s i n i s t r o s e g n a l e d i p e r i c o l o . Mi rendo conto e chiedo venia dei difetti strutturali del libro. Se non di fatto, come inten-

zione e come concezione esso è nato già fin dai giorni di Lager. Il bisogno di raccontare agli - altri -, di fare gli - altri - partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e

dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bi-sogni elementari; il libro è stato scritto per soddisfare a questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore. Di qui il suo carattere frammentario: i capitoli sono

stati scritti non in successione logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro di raccordo e di fusione è stato svolto su piano, ed è posteriore. Mi pare superfluo aggiungere che nessuno

dei fatti è inventato."

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Da “ESSERE SENZA DESTINO” di IMRE KERTESZ

… Il problema è proprio questo: io ci sono e so bene che, pur

di poter vivere il prezzo che pago è di accettare qualunque

punto di vista. Mia madre mi sta aspettando e probabilmen-

te sarà molto felice di rivedermi, la poveretta. Ricordo che

un tempo aveva in mente che io diventassi un giorno un in-

gegnere, un medico o qualcosa del genere. Probabilmente

succederà proprio come lei desidera; non esiste assurdità

che non possa essere vissuta con naturalezza e sul mio

cammino, lo so fin d'ora, la felicità mi aspetta come una

trappola inevitabile. Perché persino là, accanto ai camini,

nell'intervallo tra i tormenti c'era qualcosa che assomigliava

alla felicità.

Tutti mi chiedono dei mali, degli "orrori": sebbene per me,

forse, proprio questa sia l'esperienza più memorabile. Sì, è

di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossi-

ma volta che me lo chiederanno. Sempre se me lo chiedano. E se io, a mia volta, non

l'avrò dimenticata.

Gaetano D’AMICO 5 AEL

Per ricordare e non commettere gli stessi errori

E’ stata una vera strage, circa 15 milioni di persone furono vittime dell’olocausto.

Ogni anno il 27 Gennaio è dedicato al ricordo di queste vittime; perché proprio il 27? Il

27 gennaio 1945 il campo di sterminio di Auschwitz viene liberato dall’ Armata Rossa, l’a-

pertura dei cancelli mostrò al mondo intero gli strumenti di tortura e di annientamento

utilizzati dai nazisti, ma fu anche la liberazione di molti testimoni della tragedia.

Il racconto dell’orrore vissuto dai prigionieri sopravvissuti fa venire veramente la pelle

d’oca. Pur raccontando quello che è stato vissuto non potrà mai essere compreso da noi.

Oggi viviamo in un’epoca dove non c’è più sensibilità e rispetto verso le persone che han-

no provato veramente momenti di terrore. E’ uno schifo!!!.

Il “Giorno della Memoria” è un giorno in cui bisogna riflettere sul genocidio compiuto dai

nazisti ovvero gli atti commessi dall’uomo con l’intento di distruggere un gruppo naziona-

le, etnico, razziale o religioso; bisogna riflettere per non commettere gli stessi errori sca-

turiti da pazzie mentali. Ricordare le vittime di quegli anni tanto lontani può sembrare

che non ci tocca direttamente, in realtà non è così.

Questa giornata non serve solo a commemorare quelle milioni di vittime uccise brutal-

mente e crudelmente senza pietà, serve anche a ricordare che ogni giorno esistono tante

piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi! E noi siamo gli autori di queste

discriminazioni !

Quindi cerchiamo di migliorare il nostro carattere con un comportamento puro e sincero

rispettoso di tutti! Raffaele QUADRANO 5 AEL

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DALLA PREFAZIONE DI: “SE QUESTO E’ UN UOMO” DI PRIMO LEVI

...Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il go-

verno tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vi-

ta media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita

sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli. Perciò questo mio libro,

in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il

mondo sull’inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo

scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per un studio

pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di rite-

nere, più o meno consapevolmente, che <<ogni straniero è nemico>>. Per lo più questa

convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti

saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo

avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora,

al termine della catena, sta il Lager…. Il bisogno di raccontare agli <<altri>>, di fare gli

<<altri>> partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di

un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari: il

libro è stato scritto per soddisfare a questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di libe-

razione interiore…. Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato.

Gianmarco RUSSO 5AMM

GIORNO DELLA MEMORIA : La SHOAH raccontata ai giovani.

Shoah è un termine ebraico che significa “ tempesta devastante” e indica lo ster-minio del popolo ebraico durante il secondo conflitto mondiale . Esso indica la

commemorazione internazionale che ricorda il giorno in cui , nel 1945, le truppe sovietiche arrivarono ad Auschwitz e scoprirono l’ orrore del campo di concentra-

mento con i pochi sopravvissuti. “La Repubblica Italiana riconosce il giorno della memoria, al fine di ricordare la

shoah , le leggi razziali , la persecuzione dei cittadini ebrei , gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia , la morte, nonché’ coloro che , anche in campi

e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio. La memoria di quanto accadde a tutti coloro i quali vennero atrocemente persegui-

tati , perche’ considerati diversi: rom, omosessuali, disabili, sinti, testimoni di Geova, oppositori politici ecc. , ci deve aiutare a costruire un futuro migliore , in

cui quelle atrocità non si ripetano mai più.

A circa 70 anni dall’ apertura dei cancelli di Auschwitz , il 27 gennaio resta ancora difficile guardare indietro e raccontare.

Le domande restano molte , le risposte assenti!! Sicuramente, la shoah è stata una delle vicende più vergognose della storia uma-

na ed è importante non dimenticare le sofferenze di allora per poter scegliere di evitare nuove sofferenze oggi ad altri popoli , ad altre persone , in qualsiasi parte

del mondo . Celebrare, oggi, questa data significa esprimere un atteggiamento di rifiuto degli

atti di persecuzione perpetrati nei confronti di chi è considerato “diverso”.

Oreste NATALE, 3BIN

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Da “Ho sognato la cioccolata per anni” di Trudi Birger

… Ogni giorno qualcosa mi ricorda l'Olocausto. Di

solito sono in grado di controllarmi; so controlla-

re il mio comportamento, ma non ho nessun

controllo sulle immagini che mi ossessionano.

Nei sogni e nelle mie fantasticherie vedo spesso

l'edificio dell'ospedale militare. Può accadermi

quando uso una toilette pubblica. D'un tratto mi

rivedo china sulle mani e sulle ginocchia, a pulire

le sudicie latrine dell'ospedale. Occasionalmente

guardo il quadro di Axel Benz, che è appeso nel

mio soggiorno di Gerusalemme, e ricordo quel

l'unico cuore buono in mezzo a tutti i nostri ne-

mici. Gli sono ancora profondamente grata per

avermi regalato il suo orologio. Più di una volta è

accaduto che mentre Zeev e io stavamo posteg-

giando la macchina prima di un concerto, abbia

alzato gli occhi verso i camini dell'Hotel Hilton,

che si trova di fianco alla sala dei concerti, e ab-

bia pensato al crematorio di Stutthof. Quando

accade non riesco più a sentire la musica. Le mie

orecchie sono piene di grida di terrore e di soffe-

renza.

A volte non so nemmeno cosa inneschi questi

ricordi. L’immagine del ponte che immette nel

ghetto di Kovno, per esempio, non abbandona la

mia mente. Vedo la gente ammassata sul ponte, che si dibatte per trasportare le loro co-

se. Quando ci penso adesso ,sapendo quello che il destino aveva in serbo per loro, vorrei

gridare: << Abbandonate le vostre cose! Non vi serviranno! Trovate il modo di fuggire!

Non lasciate che i tedeschi vi uccidano! >>. Ma non possono sentire il mio avvertimento,

e se qualcuno li avesse avvertiti, quand’erano su quel ponte, non l’avrebbero creduto.

Nell’estate del 1941, sotto l’occupazione nazista, non c'era un posto dove un ebreo potes-

se riparare.

La vista di una patata mi ricorda sempre quei tempi. Sento ancora il gusto della brodaglia

piena di terra che ci davano nei campi. Come ero grata quando trovavo un pezzetto di

buccia che vi galleggiava! Ricordo che mi sentivo incredibilmente fortunata, quasi miliona-

ria, se mi capitava di raccogliere una patata in un campo, anche schiacciata o marcia e

riuscivo a trafugarla nel ghetto. Posso inoltre dire quando sono particolarmente ansiosa

prima ancora di accorgermene, perché inizio a comperare enormi quantità di pane e ad

accumularlo. Non riesco ancora ad abituarmi all’idea che una persona possa mangiare tut-

to il pane che vuole. E ogni volta che mio marito o qualcun altro mi chiede che strada vo-

glio fare, ridivento la bambina spaventata che stava per essere ammazzata dai nazisti nel

1934, perché disse a suo padre di prendere la strada panoramica invece dell’altra. Questi

ricordi sono così intensi e oppressivi che a volte mi chiedo: a che serve parlarne? Chi non

li ha vissuti può riuscire a capire?

Nessuno, eccetto un altro sopravvissuto all’Olocausto, può pienamente comprendere quel-

lo che ci è successo. Questi ricordi non sono come degli indumenti, qualcosa di cui ci si

può spogliare e mettere nell’armadio. Sono incisi sulla nostra pelle! Non possiamo liberar-

cene. Filomena Chiocca, 5 ACA

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Nel nostro come nella maggior parte degli istituti italiani abbiamo celebrato il

giorno della memoria. In particolare il mio istituto ha creato un quadro fisso per contribuire a non far dimenticare questa atrocità. Ogni 27 gennaio celebriamo il

giorno della memoria chiamato così per ricordare l’Olocausto degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, ma io mi chiedo: si può ricordare solo in un giorno

all’anno quello che è stato un dolore di tutta una vita per milioni di persone inno-centi?

La verità è che se pure volessimo, ciò che è stato fatto non si può cambiare, ed è brutto vedere come alcune persone lo danno per scontato o addirittura c’è chi non

sa niente a riguardo di quegli avvenimenti nonostante sia storia recente. Oltre 10 milioni di persone furono uccise dall’odio nazionalsocialista. I nazisti considerava-

no gli ebrei una razza impura che voleva dominare il mondo e quindi rappresenta-va un ostacolo, di conseguenza erano conviti che fosse loro obbligo morale elimi-

nare quegli avversari dai quali si sentivano minacciati. Da questa ideologia contor-ta nacquero le azioni più spregevoli che si potessero fare ad un uomo, mirate so-

prattutto a togliere alle vittime la loro dignità. Dopo tutti quei morti e quella soffe-

renza, però, ancora oggi nulla è cambiato. Basti pensare alla tratta degli esseri umani che è una delle peggiori schiavitù del XXI secolo. E riguarda il mondo inte-

ro. Ancora oggi lo sfruttamento di un altro essere umano, la schiavitù, le torture, le guerre sono presenti in ogni angolo del nostro pianeta e questo ci fa capire che

la storia non ha insegnato niente alla razza umana.

Sarah Fumo, 4 ACM, s.a. Grazzanise

IL GIORNO DELLA MEMORIA IN UN QUADRO

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Così mi salvai…

«Per me la giornata della memoria è ogni giorno e ogni notte»: così Arianna Szore-

ny, una degli ormai pochi sopravvissuti all'Olocausto, commenta la ricorrenza del

27 gennaio nel portare la sua testimonian-za. Nata da padre ebreo e madre italiana, nel 1944 fu deportata da San Daniele do-

ve la famiglia si era rifugiata e poi ad Au-schwitz con un trasferimento forzato a

piedi tristemente noto come “la marcia della morte”. Della sua famiglia, composta da ge-nitori e otto figli, sopravvissero soltanto lei e un fratello. La Szoreny afferma timidamente che «non so che cosa dire a questi ragazzi, nati sessant'anni dopo i fatti che racconto:

forse semplicemente di stare lontano dalla violenza, allora rappresentata dal fascismo, e che oggi assume tante altre forme più o meno esplicite». Arianna racconta la sua storia,

alternata dalla lettura di alcuni stralci del suo libro-intervista Il futuro spezzate da Una bambina ad Auschwitz: dal trasferimento in una zona più tranquilla al varo delle prime

leggi razziali, al non capire i motivi dell’arresto, non avevo mai saputo la differenza tra un ebreo e un non ebreo». Giunta ad Auschwitz, a salvare lei, le sorelle e la madre da una prima selezione fu il fatto che quest'ultima fosse ritenuta “ariana”; e a salvarla dalle suc-

cessive fu invece lo stratagemma inventato dalla sorella. Una notte, dato che gli Alleati avanzavano ormai verso Auschwitz –, vennero avviati a marce forzate verso Belsen: dopo

tre giorni e tre notti di cammino ininterrotto, a salvarla fu questa volta la sua scaltrezza con il tedesco. La storia forse più curiosa e commovente, però, risale al momento della liberazione del

campo, quando gli alleati arrivarono a distribuire provviste in quantità tale che alcuni pri-gionieri morirono per aver mangiato troppo: «Mangiai pochissimo di quel ben di Dio: lo

misi quasi tutto da parte per portarlo a casa a mia mamma e alle mie sorelle». Quest'ulti-ma volta a salvarla fu letteralmente l'amore per la famiglia; famiglia ormai sterminata in data ignota in quel di Auschwitz.

Veronica GRIMALDI, 5ACA

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IN QUESTA SEZIONE CI SONO ALCUNI DEI LAVORI REALIZZATI DAGLI ALUNNI

CHE HANNO FREQUENTATO I CORSI DI ITALIANO DEL PROGETTO:

RELAZIONE E CARTELLONI (CORSO DELLA PROF.SSA IENCO CARMELA)

Bullismo e Cyberbullismo: un fenomeno in crescita

Tutti sappiamo cosa si intende per bullismo ma non tutti conoscono l’esatta configurazione di un altro

fenomeno ad esso collegato: il Cyberbullismo. Come nel Bullismo tradizionale chi prevarica prende di

mira chi ritenuto “diverso”, solitamente per aspetto estetico, timidezza, orientamento sessuale e/o

religioso, abbigliamento, utilizzando i mezzi informatici (Computer, cellulare ecc..) Gli esiti di tale mo-

lestie sono talvolta tragici e implicano danni psicologici non indifferenti come la depressione o, nei casi

peggiori ideazioni e intensioni di suicidio. A testimonianza della diffusione del fenomeno ricordiamo

alcuni episodi Bullismo e Cyberbullismo che hanno colpito l’opinione pubblica. Si ricorda il caso di Ti-

ziana Cantone finito tragicamente e il caso della ragazza di Cagliari che ha aggredito una sua coeta-

nea. Riportiamo tre articoli di cronaca recenti.

Cagliari – Muravera

Un’alunna dell’Istituto Enogastronomico “G. Dessi” di Muravera ha aggredito una sua compagna di

classe in presenza di molte persone che, invece di intervenire in difesa della vittima, si sono limitate

ad assistere mentre qualcuno ha ripreso con il cellulare la scena e l’ha pubblicata su Facebook. Nel

giro di una giornata il video ha raggiunto quasi 4 Milioni di visualizzazioni con migliaia di commenti.

Sono poi intervenute le autorità che hanno rimosso il video e hanno aperto un’inchiesta.

La vicenda si è conclusa con il perdono da parte della vittima, che ha sentito il bisogno di invitare

chiunque subisca atti di bullismo a denunciare l’accaduto.

Milano

Un’insegnante di una scuola secondaria di primo grado dell’hinterland milanese ha segnalato alla re-

dazione di Repubblica un caso di bullismo verificatosi in una classe dove è stato creato un gruppo

Whatsapp per deridere una ragazzina musulmana. La ragazza è stata vittima di scherzi con tanto di

filmato, che poi è girato fra i vari alunni.

Roma

15 Luglio 2016, Flavia Rizza una diciassettenne romana è diventata testimonial della grande campa-

gna contro il bullismo e il cyberbullismo "Una vita da social", che la Polizia Postale sta portando in giro

per l’Italia. Tutto era iniziato alle scuole elementari quando la ragazza subiva gli insulti, minacce, an-

gherie dei suoi compagni di classe. Oggi ha superato le sue paure e spera di convincere altri a denun-

ciare atti di bullismo e a reagire con coraggio alle intimidazioni.

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Istituto Tecnico “Giulio Cesare Falco” –Capua –

PROGETTO AREE A RISCHIO art.9 “ Insieme per il successo formativo.2 “

Corso di Italiano per le classi prime

Anno scolastico 2015/2016

Corso della prof.ssa Silvana Dracone

NUMERO II - Anno scolastico 2016-2017

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IL VECCHIO SAGGIO

In un paesino lontano lontano viveva un vecchio saggio che, si diceva, fosse in grado di guarire uomini e ani-

mali dalle malattie. Ogni giorno, fuori della sua porta, si mettevano in fila persone di ogni grado sociale: dal po-

verello al re, dal giovane all’anziano, dal contadino che portava i suoi animali, unica ricchezza che possedeva, al

nobile cavaliere ferito in un duello. Insomma, era un via vai di gente dall’alba al tramonto. Ad ognuno offriva

una soluzione al problema: a chi dava un unguento, a chi una pozione, a chi del buon fieno mischiato con erbe

curative… Ah,dimenticavo: non chiedeva nulla in cambio…. ma, per tutti, valeva una condizione: dovevano avere

un cuore puro, altrimenti i rimedi non avrebbero fatto effetto!

In una città vicina, viveva un ricco signore che aveva costruito la sua fortuna sfruttando i contadini, costringen-

doli a lavorare nelle sue terre per tutta la giornata e dando loro una misera paga. Questo possidente aveva una

figlia, Aurora, giovane e bella, che aveva promesso in sposa ad un nobile più ricco di lui. Aurora soffriva per

questa imposizione paterna, anche perché era innamorata di Giacomo, un giovane pittore povero ma dall’animo

gentile. Ogni mattina si incontravano di nascosto al lago, dove il giovane si dilettava a dipingere il paesaggio e la

ragazza ricamava. Un giorno, mentre erano intenti ai loro passatempi, Aurora avvertì all’improvviso una fitta agli

occhi, li aprì e li chiuse più volte e si accorse di non vedere più distintamente davanti a sé. ”Giacomo, aiuto,

non vedo più niente, riesco a stento a distinguere la tua sagoma!” gridò, allarmata, la ragazza.

”Aurora, in che senso non vedi più?”.

“Mi è venuta all’improvviso una fitta agli occhi, e ora non vedo più!”.

”Forse sarà un disturbo passeggero, non preoccuparti” cercò di confortarla il giovane.

“Ho paura… accompagnami a casa”.

ll padre, informato subito dell’accaduto, chiamò i migliori specialisti, ma tutti furono concordi nell’affermare che

la ragazza sarebbe rimasta cieca. L’uomo non si dava pace, pensava ai progetti che aveva accarezzato per

quell’unica figlia, al matrimonio che si sarebbe dovuto celebrare da lì a qualche giorno, alla ricchezza che svani-

va. Non un pensiero al dramma che Aurora stava vivendo. Tormentato, alla ricerca di una soluzione, si ricordò

del vecchio saggio che la gente riteneva un guaritore. Una mattina, si presentò alla sua porta e, con un fare al-

tero, gli chiese un rimedio per la cecità di sua figlia:

”Vecchio, dammi una pozione che possa guarire mia figlia!”

L’uomo, dopo averlo a lungo osservato, gli rispose: ”Mi dispiace, ma non posso intervenire”. Allora il ricco signo-

re gli si rivolse prima con parole minacciose e poi supplichevoli: “Come osi rifiutarmi il tuo aiuto? Con la forza ti

porterò con me e guarirai mia figlia, se tieni alla vita”.

“Se vuoi, puoi uccidermi, io non ti ho mentito. Nulla posso fare per te. Tu solo puoi aiutarla “.

“ Mi prendi in giro?”

“No, ascolta: ti sei mostrato cieco con il tuo egoismo, la tua avidità, il tuo disprezzo verso la sofferenza del pros-

simo. Il tuo cuore non è puro e ogni mio rimedio è inefficace.”

“Abbi pietà di un padre disperato! ”.

“Tu, proprio tu, vieni a implorare pietà affinché io guarisca tua figlia. E hai forse avuto pietà per i tuoi servi

quando li hai percossi a morte? Hai avuto pietà di quella donna che hai lasciato morire di stenti perché ti aveva

rubato un sacco di farina?”.

Confuso e perplesso da queste parole, il signore lasciò il vecchio saggio e fece ritorno al suo palazzo. Si chiuse

nella sua stanza e, in un attimo, ripercorse tutta la sua vita. Ebbe orrore di sé stesso e deciso a farla finita, si

avvicinò la pistola alla tempia. Stava per premere il grilletto, quando sentì la voce della figlia che lo chiamava….e

ritornò in sé. Corse nella camera della ragazza e si inginocchiò davanti a lei.

“Figlia mia adorata, perdonami se non sono stato un buon padre. Ho pensato solo a me stesso, ho accumulato

ricchezze e sono odiato da tutti!”.

“Il vostro sincero pentimento mi rallegra il cuore. Ora non ho più paura del buio che mi circonda, perché ho ri-

trovato il padre che ho sempre sognato. E sono certa che saprete accogliere come un figlio il giovane che mi

ama. Da oggi nessuno vi odierà più.”

I due si abbracciarono e scoppiarono a piangere e, tra le lacrime che scendevano, Aurora ricominciò nuovamen-

te a vedere.

AUTORI:

Nicola Merola 1^ ATL

Nicola Centore 1^ ATL

Mario Germano 1^ ATL

Federico Fusco 1^ ATL

Alessandro Russo 1^ ATL

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LA STATUINA DI GESSO Forse non ci crederete, ma anche le streghe sono in bolletta in questo lungo periodo di crisi economica e le ma-

gie servono a poco quando ci sono tante tasse da pagare…

La strega Carolina aveva da mandare avanti una famiglia numerosa: due fratelli draghi che pensavano solo a divertirsi e a vestirsi all’ultima moda; il marito, l’orco Vinello, trascorreva le serate in osteria e quando tornava a casa ubriaco, nemmeno il fuoco dei cognati draghi lo fermava dal distruggere tutto ciò che gli capitava a tiro. Poi c’erano i figli, due pipistrelli nullafacenti che avevano ripetuto per ben tre volte la terza media e che trascor-revano le nottate a chattare su Facebook, invece di andare ad acchiappare lucertole. Non vi dico Carolina, quan-do riceveva l’ennesima cartella di Equitalia da pagare, pena il sequestro della scopa. Soltanto lei mandava avan-ti la famiglia e spesso rapiva i figli dei contadini, chiedendo in cambio della loro libertà: carne, latte, formaggi,

uova…insomma tutto ciò che poteva servire a nutrire la sua disgraziata famiglia. Ma i debiti aumentavano di giorno in giorno e allora decise di fare un colpo grosso: rapire la figlia del re, chiedere un consistente riscatto per poi fuggire lontano a godersi il malloppo. Ne parlò con i fratelli e con i figli (visto che il marito, come al soli-to, era all’osteria).”Ascoltatemi bene:sono stanca di pensare a tutto io e così non si può andare più avanti. Vi piace fare la bella vita a mie spese? Questa storia deve finire! Ho deciso di sistemarci una volta e per tutte!”

disse Carolina irritata. “Ci fa piacere che ci hai pensato tu. Abbiamo proprio bisogno di un po’ di soldini per i no-

stri sfizi…eheheh” risposero i fratelli in coro. “Basta fannulloni, vi abbandonerò in miseria se non mi aiuterete. Ascoltate piuttosto il mio piano…: mi travestirò da rappresentante di creme di bellezza e cercherò di entrare nel castello. Rapita la principessa, chiederò un riscatto. Voi mi aspetterete qui, pronti ad intervenire in caso di biso-gno. Una volta preso il malloppo, ce ne andremo in un posto lontano”. “OTTIMO PIANO” urlarono all’unisono i draghi e i pipistrelli nullafacenti che già assaporavano il sapore delle monete d’oro. Il mattino successivo, Caroli-na cercò di ripulirsi un po’ e con una cesta piena di barattolini di unguenti si recò al castello. Innanzitutto biso-gnava convincere le guardie a farla entrare e allora decise di sfoderare il suo più bel sorriso….”Salve bei giovani,

fatemi passare che la principessa mi aspetta, ho da mostrarle delle creme parigine che fanno miracoli”.Una delle due guardie osservandola ben bene disse: ”Se su di te, brutta vecchiaccia, non hanno fatto effetto, vuoi solo rubarle dei soldi. Vattene, prima di essere arrestata”. Carolina, con fare vezzoso: ”Fatemi entrare e ve ne rega-lerò per le vostre fidanzate…”. ”TE NE DEVI ANDARE” rispose l’altra guardia puntandole in faccia il fucile. Caroli-

na,si allontanò veloce ma decise allora di ricorrere ad una magia: si trasformò in zanzara ed entrò nella camera della principessa.

“Perbaccolina…qui ci vuole la mascherina

quel dannato maggiordomo ha inserito la piastrina” Si fermò sul davanzale della finestra e, ancora tossendo e sputacchiando, ritornò nei panni di rappresentante di creme. Intanto la principessa,intenta ad osservare il suo bel volto allo specchio, non si era accorta di nulla. La strega Carolina le si avvicinò e con modi gentili: ”Prova questo unguento,è magico: ti renderà ancora più bella e ti darà la giovinezza eterna”. La fanciulla fu ben felice e se ne impiastricciò il viso abbondantemente. Poi si sciacquò la faccia, prese uno specchio per ammirarsi e…: ”Che mi succede? Perché non mi vedo più?” disse.

“Ah,ah,ah, ti ho resa invisibile e ti porterò via con me! Tuo padre dovrà sborsare tante monete d’oro per riaver-ti! Ahahah”. La ragazza, terrorizzata, si mise ad urlare a squarciagola e la strega temendo l’arrivo delle guardie, la trasformò subito in una statuina di gesso.” Eccoti sistemata,adesso starai zitta!” e, lesta lesta, attraverso la finestra, fuggì

via a cavallo della scopa,tenendo ben stretta la statuina. Il re,disperato per la scomparsa della figlia, emanò un bando in tutto il paese: ”Chi ritroverà la principessa,avrà come ricompensa un sacco di monete d’oro e la sua mano”. Nel frattempo, la strega Carolina se la spassava, già

immaginando come sarebbe cambiata la sua vita. Ogni giorno controllava che nessuno della sua famiglia si avvi-cinasse alla statuina di gesso, soprattutto il marito, sempre pronto a rompere ogni cosa. Intanto, la notizia della scomparsa della principessa era arrivata anche a Ciruzzo, un giovane boscaiolo da sempre innamorato della ra-gazza.”Wow!” disse tra sé e sé ” la giovane principessa è stata rapita…se riuscissi a ritrovarla, potrei avere oltre la sua mano anche un bel sacco di monete D’ORO!!! E chi le ha viste mai?! E’ un’occasione unica,devo partire immediatamente,prima che la trovi qualcun altro!”.E subito si mise in cammino. Perlustrò i villaggi, le città, le campagne, ma della fanciulla nemmeno l’ombra. Una notte,trovandosi in un bosco, stanco e affamato, decise di

fermarsi sotto una quercia a riposare. Si addormentò e mentre stava sognando beato,fu svegliato di soprassalto dal verso di un gufo: UHUUHUUHU. “Ma proprio in testa a me si doveva mettere a cantare? Addio sonno !” pen-sò Ciruzzo, ma subito dopo sentì una voce che lo chiamava: ”Ciruzzo, Ciruzzo, guarda in alto, guarda in alto”. Il

giovane alzò gli occhi e vide tra i rami della quercia un gufo appollaiato.”E tu che vuoi? Non ti è bastato avermi svegliato?”. ”Sono il gufo Beniamino e so dove la strega tiene prigioniera la tua principessa. E’ nella sua stam-berga, nel villaggio che non c’è. Ti dono tre ghiande che ti torneranno utili quando sarai in difficoltà”. Detto ciò,

svolazzando se ne andò. Il ragazzo, poco aveva capito delle parole di Beniamino e, raccolte le ghiande, decise di rimettersi in cammino. Attraversato il bosco, si ritrovò in un villaggio abbandonato. Le capanne cadevano a pez-zi, le botteghe erano state incendiate, gli alberi rinsecchiti sembravano scheletri. ”Ma dove sono capitato” pensò il povero Ciruzzo, poi gli tornarono alla mente le parole del gufo ”…la stamberga della strega, nel villaggio che non c’è”. Allora è questo il villaggio che non c’è!!! Ma come farò a trovare la ragazza?”. Fu allora che si ricordò delle tre ghiande, ne prese una e la lanciò in aria, chiedendo dove fosse la casa della strega. Si materializzò una capannaccia, semidiroccata dove a guardia della porta c’erano due draghi che stavano giocando a car-

te.”Buonasera, draghi, scusate se vi distraggo dalla vostra partita” disse Ciruzzo con fare cordiale”. ”Cosa vuoi?!” gli urlò contro uno dei draghi. “E Ciruzzo: ”Continuate a giocare, non badate a me, faccio un salto den-

tro casa, prendo qualcosa che mi appartiene e tolgo il disturbo”. I due draghi, che non brillavano certo per intel-ligenza, stavano per rimettersi a giocare, quando ebbero un lampo di genio e cominciarono a sputargli contro lingue di fuoco. Ciruzzo, prontamente, lanciò in aria la seconda ghianda che produsse una pioggia torrenziale che atterrò i mostri.

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Il giovane riuscì ad entrare nella catapecchia della strega, ma il volteggiare di due pipistrellacci lo spaventò e, nel tentativo di scacciarli, afferrò la statuina di gesso per lanciargliela contro. Sentì un

lamento: ”Ahi,Ahi, non mi stringere, così mi fai male”. Il giovane si guardò intorno, cercando di capi-re da dove provenisse quella voce, ma non vide nessuno. ”Sono la figlia del re, rinchiusa in questa

statuina da un incantesimo di Carolina.Salvami,ti prego”. Lesto, nascose la statuina nello zaino e scappò via mentre i due pipistrelli si davano da fare a svegliare la madre e il padre orco. Ciruzzo, ritrovata la strada del bosco, vi si addentrò correndo e intanto pensava a come riportare in carne ed ossa la sua principessa. Die-tro di lui, sempre più ravvicinate, si sentivano le urla della strega che lo rincorreva insieme al suo seguito. ”Dove sei,maledetto ragazzo, Se ti acchiappo ti trasformo in un rospo e ti darò in pasto ai draghi…troverò il tuo nascondiglio, per te è la fine”. Il ragazzo sentiva le forze venirgli meno e allora decise di chiedere aiuto all’ultima ghianda che aveva. La lanciò in aria ed ecco comparire un mago dalla lunga barba azzurra:

”Ragazzo, la tua missione è compiuta. Non preoccuparti, a Carolina ci penso io…”. Di lì a poco arrivò la strega con tutta la sua famigliaccia e il mago con un incantesimo li trasformò in statue di gesso. Poi, con la sua bacchetta, toccò la statuina della principessa che ritornò in carne ed ossa. I due giovani si abbracciarono feli-ci e tenendosi per mano raggiunsero il castello.

AUTORI

Gabriele De Stefano 1^ BEE

Mario Guarino 1^ BEE

Francesco Pio Ambrosio 1^ AEE

Mario Criscuolo 1^ AEE

TURIDDU E LA STREGA CATENA

Si racconta che tanto tempo fa, a Palermo, viveva un falegname di nome Calogero che aveva una

bottega insieme al figlio Turiddu. Un giorno, di primo pomeriggio, mentre i due erano intenti al

loro lavoro, si sentì bussare alla porta:”Toc…Toc…”. ”Ma chi è a quest’ora?” disse Turiddu mentre

andò ad aprire. Ed ecco davanti a lui uno gnomo, vestito in modo buffo, dalla carnagione scura

scura, con un pennello di legno sotto il braccio. Entrò e si presentò: ”Bartolo sono, messaggero

del re. Sono venuto alle due, per trovarvi tutti e due”. E Turiddu: ”Mamma mia, quant’è brutto stu

cristianu, ma che vuo’? Chi ti manda?” Fu allora che il pennello di legno si trasformò in una perga-

mena e lo gnomo lesse:

Udite, brava gente:

“La principessa Rosalia

di Catena è in balìa

chiunque la salverà

in sposa l’avrà”

e detto ciò, salutati i presenti con uno sberleffo, Bartolo andò via. Turiddu, dopo un minuto di sbi-

gottimento, rivolgendosi al padre: ”Se le cose stanno così, andrò io a salvare la principessa”. E il

padre:”Sei sicuro di volerlo fare?” “Sì, la sposerò e diventerò ricchissimo!! Sarai fiero di me! Ora

mi preparo e mi avvio. Arrivederci caro padre,auguratemi buona fortuna”. Dopo un giorno di

cammino, a sera inoltrata, Turiddu si accampò su di un roccione. Dopo che ebbe mangiato, ecco

spuntare dall’erba un topolino che gli si avvicinò e disse:

”Sono Fofò…

ascoltami un po’

…tutto so

e aiutarti potrò!”

“Tu?! Proprio tu….un topo???” rispose il giovane, scoppiando a ridere. ”Sì, proprio io” ribadì Fofò

e aggiunse: ”Sono il migliore amico e consigliere della principessa e sono stato trasformato in to-

po dalla perfida Catena. La principessa è a Messina e puoi salvarla con questi doni. Prendi questa

scatola d’argento senza fondo: basterà pronunciare a bassa voce ciò che ti serve nel momento del

bisogno, per ottenerla. E conserva queste noccioline fatate, che ti serviranno ad affrontare le diffi-

coltà con energia e forza sovrumane.” Turiddu ringraziò e il topolino se ne andò. La mattina do-

po, il giovane arrivò a Messina, ma trovò la città distrutta da un terribile terremoto provocato dal-

la strega Catena. Nella piazza principale, dove sorgeva una fontana, c’era una grossa voragine.

Turiddu si armò di coraggio e vi penetrò. Scoprì, così, che lì vivevano la strega con i due fratelli

ciclopi, mostri terribili e spietati,che difendevano la gabbia in cui era stata rinchiusa la principessa

e ne custodivano la chiave. La strega Catena non c’era e Turiddu ne approfittò per usare i suoi

oggetti magici. Aprì la scatola d’argento e sussurrò la parola “sonnifero” e, subito, una polverina

bianca si materializzò nella sua mano. In punta di piedi si avvicinò ai ciclopi e urlando da far veni-

re un infarto,disse:”AHOOOO!! CICLOPI! Guardate ccaaa!!”. I due mostri,storditi, si girarono e il

giovane soffiò sotto i loro nasacci la polvere. Mentre l’uno crollava, subito addormentato, l’altro

riuscì a chiamare la strega:

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”CATENA,CATENA,CATENA!!”. Veloce, Turiddu si impossessò della chiave e liberò la princi-

pessa che, felice, l’abbracciò dicendo: ”O mio eroe, già sento che siamo fatti l’uno per l’al-

tra…”. Ma Turiddu l’interruppe: ”Dopo parliamo di matrimonio, ora dobbiamo scappare, perché la

stregaccia sta arrivannu!” Difatti, stavano per darsi alla fuga, quando si trovarono Catena di fronte.

”AH AH AH, ragazzino,credi davvero di potertene andare così facilmente? Ora affronterai la potenza

della PERFIDA STREGA CATENAAAA!!!! AH AH AH!!!”. ”Principessa annascunniteve dietro la roccia,ci

penso io a sta’ stregaccia maledetta!!” Iniziò così una grande battaglia, Turiddu si difendeva utiliz-

zando la scatola d’argento per neutralizzare ogni magia, ma un fulmine la colpì e si dissolse nell’a-

ria. Il nostro eroe rimase soltanto con una bacchetta magica spuntata e con uno specchio rifletten-

te. Catena ne approfittò per lanciargli l’ultimo potente incantesimo che avrebbe trasformato anche

lui in un topo. Prontamente il giovane si fece scudo con lo specchio,urlando: ”A te ritorna!”. Ed ecco

la strega e i due ciclopi trasformarsi in topi. Turiddu, stanco ma soddisfatto, parlando a sé stesso:

”Che forte sono stato, non aggiu nemmeno avuto bisogno delle noccioline fatate!”. Non furono paro-

le dette, che gli apparve Fofò: ”Sì, ragazzo mio, sei stato proprio coraggioso e dopo che ti sarai spo-

sato, ricordati di piantare le noccioline, crescerà un alberello che ti darà i frutti dell’eterna giovinez-

za e della prosperità. La mia missione ora è compiuta, a presto rivederci”. Turiddu, volgendo lo

sguardo verso la principessa, le disse: ”Bene… ora è venuto il momento di parlare di matrimonio… ”.

Poco tempo dopo, i due si sposarono e piantarono insieme le noccioline nell’immenso parco del ca-

stello. Ebbero numerosi figli che furono affidati a Calogero, ormai divenuto ricco e non più falegna-

me, ma consigliere in seconda di Fofò. I due sposi vissero felici, ricchi e contenti e di Catena rimase

solo un brutto ricordo.

AUTORI

Mario Germano 1^ ATL

Federico Fusco 1^ ATL

Alessandro Russo 1^ ATL

Luigi Carfagna 1^ AEE

Luigi Corrado 1^ AEE

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CORSO DELLA PROF.SSA VIGGIANO M. TERESA

Novelle realizzate dagli alunni: Cantiello Davide Chiesa Paolo Cocozza Enrico

Corrado Alberto Di Filippo Mario Maiello Antonio Merola Antonio Mirra Antonio Nardiello Alessandro Noviello Tammaro

Quadrano Paolo

Russo Nicola Singh Jasminder Tommasino Vincenzo

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LEONARDO E VANESSA

Nell’Ottocento in un paesino di campagna chiamato Capuavilla, viveva un ragazzo di nome

Leonardo. Era un contadino povero, che lavorava nei terreni di un ricco proprietario terriero chia-

mato Rinaldo. Aveva una figlia bellissima di nome Vanessa, che aveva gli occhi azzurri, i capelli

biondi e lunghi ed era molto alta. Un giorno Leonardo, mentre stava lavorando la terra nei terreni

di Rinaldo, sbadatamente fece aprire il recinto dei suini, facendoli scappare attraverso i campi.

I suini, fuggendo, fecero tanto rumore, da far svegliare Vanessa, la quale si affacciò dal terrazzo.

Leonardo, appena la vide, rimase incantato, non potendo credere che esistesse una ragazza tanto

bella come lei.

“Vuoi un po’ d’acqua?” disse Vanessa rivolgendosi a Leonardo.

“Si grazie”.

Da quel giorno Vanessa fece spesso compagnia a Leonardo mentre lavorava nei campi. I due ini-

ziarono a conoscersi e tra scherzi, chiacchiere e giochi, tra loro sbocciò un vero e proprio amore.

Iniziarono ad uscire, ma quando Rinaldo seppe della storia fra i due, licenziò subito Leonardo.

“Non avvicinarti più a mia figlia!” disse Rinaldo.

Leonardo però non si arrese, andava ogni notte sotto il balcone di Vanessa dove si scambiavano

qualche bacio e qualche parola.

“Domani partirò per l’America in cerca di fortuna” disse una sera Leonardo.

“Ma tornerai?” disse Vanessa.

“Si tornerò e ti sposerò” rispose Leonardo.

Leonardo in America trovò un lavoro come cameriere in una catena di ristoranti. Passarono tre

lunghi anni e Leonardo strinse amicizia con Mr. Smith il padrone del ristorante. Era un uomo an-

ziano, scapolo, simpatico e sempre alla moda. Dopo alcuni mesi Mr. Smith morì e lasciò tutta la

sua eredità a Leonardo perché lo considerava come un figlio. Leonardo dopo quattro anni tornò a

Capuavilla, incontrò il suo amico Marco e gli chiese:

“Dove sta Vanessa?”

“Sta a casa sua, da quando te ne sei andato lei esce poco” disse Marco.

Leonardo andò a casa di Vanessa, i due si abbracciarono e si misero a parlare, ma Rinaldo come

lo vide lo cacciò via. Il ragazzo, dalla gente del paese, venne a sapere che tutte le proprietà di Ri-

naldo stavano per essere vendute all’asta e così comprò tutto lui. Rinaldo, quindi, costretto a la-

sciare la sua lussuosa dimora e le sue terre, propose un accordo al ragazzo: Leonardo lo avrebbe

assunto come amministratore, in cambio, avrebbe sposato sua figlia Vanessa. Il ragazzo accettò e

il giorno dopo si celebrarono le nozze. I due sposi si trasferirono in America e vissero felici senza

insidie e senza problemi.

Realizzata da:

“NOVIELLO,RUSSO, DI FILIPPO,CORRADO,CHIESA,NARDIELLO.”

Un Amore Ritrovato

Cividale era un paesino del Friuli Venezia Giulia, dove viveva un sognatore, un ragazzo buono d’a-

nimo, che non accettava le ingiustizie; Si chiamava Benito, aveva gli occhi azzurri, i capelli bion-

di, molto alto e robusto , con un sogno che nutriva sin da piccolo, cioè quello di diventare un sol-

dato così come lo era stato suo padre. Passava la maggior parte delle giornate a giocare con la

sua amica Anna, una ragazza completamente diversa da lui, ma con la quale aveva un grande

feeling.

Anna aveva una carnagione dorata che metteva in risalto i suoi occhi verdi , una cascata di ca-

pelli lucenti color miele, lei era socievole, brillante e piena di iniziativa ma con nessun sogno nel

cassetto. Con gli anni Benito e Anna si innamorarono ma non esternarono mai i propri sentimen-

ti, per tutti erano solo amici. Un giorno Anna dovette lasciare quel piccolo paese dove era cresciu-

ta, senza nemmeno salutare Benito che ormai si era deciso a manifestare tutti i sentimenti che

provava per lei.

Il giovane era confuso e non riusciva a capire il perchè di quella improvvisa partenza e solo in un

secondo momento si ricordò che Anna gli aveva confessato che era ebrea e che se i Tedeschi

avessero avuto solo un piccolo dubbio su di lei e sulla sua famiglia, sarebbe stata costretta a

scappare. Passarono alcuni mesi, ma la situazione con Anna era ancora un punto interrogativo.

Era ormai scoppiata la seconda guerra mondiale e Benito, ormai maggiorenne, spinto dal suo pro-

fondo patriottismo, era pronto a dare il massimo per la sua patria. Al fronte Benito conobbe Pie-

tro, un ragazzo di umili origini con il quale scoprì di avere tante cose in comune. Un giorno, men-

tre Benito e Pietro stavano parlando, ci fu un attacco a sorpresa da parte dei Tedeschi.

Travolto dall’ offensiva nemica, Benito vide cadere Pietro prima di accasciarsi anche lui al suolo.

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Benito riprese i sensi in un capannone, dove venivano effettuati degli interventi di emer-

genza, si guardò intorno ma, tra le molteplici persone che urlavano doloranti sui lettini,

non vedeva Pietro. Allora cercò di alzarsi per andarlo a cercare, ma fu fermato da un’ infermiera che

lo riaccompagnò a letto.

“Signorina, come sta il mio amico?”

“Mi dispiace ma il tuo amico non ce l’ha fatta..”

Benito profondamente scosso da questa notizia, si abbandonò ad un pianto dirotto.

La ragazza lo abbracciò confortandolo.

Poi disse:” Sai.. mi ricordi un mio vecchio amico: Da dove vieni?”

Benito ancora sconvolto rispose “da Cividale”

“Benito sei proprio tu!”

“Io non so chi tu sia!”

“Non ricordi? Io sono la tua vecchia amica Anna!”

“ Anna... dove sei stata tutto questo tempo..?”

“I miei genitori, dopo essere scappati, sono stati catturati dai Tedeschi ed io sono stata accolta da

una famiglia non ebrea.”

Conclusa la guerra, Benito e Anna tornarono a Cividale con un rapporto ancora più forte di quando

erano ragazzi. Tempo dopo si sposarono e alla cerimonia venne anche la moglie di Pietro.

Tutto fu stupendo e da quel giorno Benito ed Anna si impegnarono affinché quel patto d’amore li

accompagnasse per anni lunghi e sereni.

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AZIENDE

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CONFINDUSTRIA

CASERTA

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OPEN DAY

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VADEMECUM CREDITI SCOLASTICI

Tutti conosciamo i cosiddetti crediti formativi e la loro importanza nell'ambito sco-

lastico, ma conosciamo realmente il loro utilizzo o come ottenerli?

Iniziamo col dire che i crediti si suddividono in due categorie, ovvero, CREDITI

SCOLASTICI che sono "punti" che si accumulano durante l'ultimo triennio delle

scuole superiori in base alla media ottenuta per un massimo di 25 punti che alla

fine verranno sommati ai punteggi ottenuti alle prove dell'esame di Maturità e i

CREDITI FORMATIVI che a differenza degli altri sono più complicati da acquisire.

Essi si ottengono grazie allo svolgimento di attività extra scolastiche e al consegui-

mento di attestati/brevetti che poi troveranno validità tramite il consiglio di classe,

il quale procederà alla loro valutazione sulla base di indicazioni e parametri indivi-

duati dal Collegio dei Docenti.

Le attività per conseguire questi brevetti sono molte e con caratteristiche diverse,

come per esempio Corsi di lingua che variano tra inglese, francese, tedesco e che

trovano la loro validità in base all'istituto frequentato, come anche i corsi di TEA-

TRO, EDUCAZIONE MUSICALE, SPORTIVI come ad esempio per il conseguimento

del BREVETTO DA ARBITRO FEDERALE, corsi di VOLONTARIATO, corsi di formazio-

ne tracui troviamo quelli per acquisire l'E.C.D.L o tra i brevetti più comuni quello di

ASSISTENTE BAGNANTI o di PARACADUTISTI.

Concludendo è bene sottolineare che se si vogliono ottenere crediti tramite il con-

seguimento di brevetti non bisogna dividersi in quattro per ottenerli, perché in ogni

caso non si potrà andare oltre la fascia dalla propria media scolastica.

Insomma, per i più "sfaticati" un attività sola basta e avanza.

Alessandro Sementini 5 ACM, s.a. Grazzanise

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Scie Chimiche: spettacolo o pericolo?

Per noi che studiamo in un indirizzo aero-nautico, conoscere tutto ciò che riguarda gli

aerei e l’aviazione in genere è molto impor-tante, perciò abbiamo deciso di approfondi-

re l’argomento delle scie chimiche che gli aerei lasciano dietro di sé quando volano. Una scia chimica è una zona di fluido

(liquido o gassoso) situata dietro un solido in movimento relativo rispetto al fluido

stesso, caratterizzata dal fatto che in essa il moto è prevalentemente formato d a vorti-ci. Tipici esempi di scie sono i solchi spu-

meggianti che un natante lascia nell’acqua dietro di sé (acqua ferma e solido in moto)

le scie di condensa che segnalano il passaggio di uno jet (aria ferma e solido in movi-mento). Queste ultime sono provocate dalla condensazione del vapore acqueo prodotto

dalla combustione del carburante causata dalle condizioni di umidità, pressione e tempe-ratura che si riscontrano ad alte quote di volo. La composizione ed il comportamento del-le scie dipendono principalmente dalla forma del solido, dalla viscosità e dalla densità del

fluido, dalla velocità relativa e dall’angolo secondo il quale essi si incontrano. Nel caso degli aeromobili, per esempio, la scia è animata da moti vorticosi che diventano più

marcati in corrispondenza delle variazioni della sagoma dell’aeromobile (per esempio nell’intersezione tra ala e fusoliera). Le scie bianche che lasciano gli ae-

rei, sono il risultato di condensazione degli scarichi degli aerei, composti in

prevalenza di acqua e ghiaccio le cui forme che assumono nel cielo sono d'attribuirsi ai venti che ne condizio-

nano le loro evoluzioni. Per la loro natura le scie di condensazione si

dissolvono in circa 30-50 secondi. Quelle che a ciascuno di noi è capitato di vedere sono scie diverse, più lun-

ghe e tanto persistenti da rimanere nell’aria anche alcune ore: sono

le chemtrail, le scie chimiche, da non confondere con altre normali forme di scarico di sostanze da aerei, come l'u-

so di diserbanti nei campi, lotta agli incendi o la stimolazione di precipitazioni. Tuttavia, sebbene il principio sia lo stesso, le

scie nei cieli possono nascondere qualcosa di molto pericoloso. Ciò che queste scie chimi-che possono determinare è la distruzione dell'ecosistema terrestre, della flora, della fau-na e della sua popolazione.

A tal proposito, Clifford Carnicom, da molti sostenuto un esperto sull'argomento, ha scritto una serie di rapporti impressionanti che dimostrano che la nostra atmosfera è at-

tualmente satura dei residui di bario, come conseguenza delle manipolazioni meteorolo-giche per opera dei militari. La presenza dei sali alcalini metallici nei campioni di pioggia, raccolti in tutti gli Stati Uniti, indica che il pH atmosferico si sta modifi-

cando velocemente, molto probabilmente a causa del bario. Quindi ogni volta che nel cielo vedete una di queste scie non ammiratele solo per la loro bellezza

ma chiedetevi quanto stanno modificando la nostra atmosfera.

Annamaria Cantiello e Ilaria Della Cioppa 4 ACM, s.a. Grazzanise

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TORNIO PARALLELO E TORNIO CNC

Nel nostro istituto sono presenti una serie di diverse macchine utensili, una per

ogni tipo di lavorazione. Da qualche anno è presente nei nostri laboratori una nuo-va macchina utensile, il tornio a controllo numerico a CNC. Questa macchina è in

grado di svolgere la maggior parte delle lavorazioni possibili riguardanti un pezzo. Prima di parlarne però è necessario descrivere il classico tornio parallelo e fare al-

cune differenze con il nuovo CNC. Il tornio parallelo è ancora una delle macchine utensili più usate nell'industria mec-

canica. Esso infatti permette di eseguire una grandissima varietà di lavori con utensili che

si montano facilmente. La lavorazione fondamentale al tornio consiste nella realiz-zazione di solidi di rivoluzione, cioè di superfici in cui tutte le sezioni perpendicolari

all'asse principale hanno forma circolare; in particolare, si possono eseguire super-fici cilindriche e coniche, fori, alesature, sfacciature, filettature, torniture sferiche, a

sagoma ecc. E’ tuttavia da tener presente che le perdite di tempo causate dalla so-

stituzione degli utensili passando da una fase di lavoro (ad esempio sgrossatura) alla successiva (ad esempio filettatura, finitura ecc.) non fanno del tornio parallelo

una macchina molto indicata per le lavorazioni in serie; per queste ultime si usano allora appositi torni speciali. Come il tornio CNC Controllo Numerico Computerizza-

to, è un tornio ad altissime prestazioni usato in particolare per lavorazioni indu-striali di serie.

Il tornio a controllo numerico, detto anche a CNC (dall’inglese Computer Numerical Control), rappresenta l’evoluzione moderna del tornio e attualmente il macchinario

utensile che incontra maggiore richiesta sul mercato sia del nuovo che dell’usato. Questo tipo di tornio può fare tutti i tipi di lavorazione dei torni descritti in prece-

denza ma con l’importante particolarità che tutte le operazioni sono controllate da un sistema computerizzato centrale. Tutti i parametri di lavorazione del pezzo ven-

gono inseriti prima di procedere nella lavorazione vera e propria nel programma e il computer detta i movimenti ai vari elementi della macchina. Questo tipo di tornio é

anche dotato di sensori che avvertono il computer centrale durante la lavorazione

in modo tale da controllare ad ogni istante il perfetto andamento del lavoro. Questo tipo di tornio consente altissime e precisissime prestazioni rilegando l’operato uma-

no al semplice controllo del pezzo finito e al settaggio dei parametri di lavorazione.

Pierluigi De Pari, 5 AMM

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Museo dello sbarco di Salerno Solo un' ora di viaggio in pullman per raggiungere la meta della nostra visita guidata, ovvero la città di Salerno. Qui ab-

biamo visitato il "Museo dello Sbarco”. A così breve distanza da noi vi è un "Parco della Memoria della Campania" e

ciò sta ad indicare che il passato nazi-fascista è ancora vivo nel ri-

cordo di chi l’ha vissuto.

Il Museo di Salerno offre a tutti i

visitatori , e soprattutto a noi alunni, l' occasione di ricordare i

tragici eventi vissuti dai nostri nonni. Sono eventi che rimandano

alla Shoah, cioè a tutti quei tragici e brutali avvenimenti della secon-

da guerra mondiale che riempiono la TV ogni anno durante gli ultimi

giorni di gennaio. Si commemora

la Shoah affinché non si dimenti-chi l' orrore nazista. Tale Museo è

luogo di memoria viva e l' atmosfera che vi si respira è utile a comprendere e quasi vivere ciò che per anni si è solo studiato nei libri di storia. La mostra conser-

va testimonianze che riguardano lo sbarco degli alleati Americani a Salerno; il successivo periodo di Salerno Capitale; il campo di concentramento ebreo di Cam-

pagna; le gloriose Quattro Giornate di Napoli; le criminali stragi di civili ad opera dei nazisti in molti comuni campani; le vittime dei bombardamenti; la battaglia di

Mignano Montelungo; l' Operazione Valanga e la trasferta del Governo italiano a Salerno avvenuta l' undici Febbraio del '44 affinché il nostro Paese potesse rina-

scere attraverso la Costituzione. Tale interessante visita si è conclusa con la visio-ne delle spettacolari luminarie di Salerno, e noi ragazzi abbiamo avuto modo di

rallegrarci dopo una mattinata vissuta all' insegna della storia.

Il “Falco” ancora una volta ci ha dato la possibilità di "toccare con mano" un pezzo

di storia del nostro Paese, del nostro Sud fornendoci in tal modo la competenza

vera di cittadinanza attiva. Christian DE LUCIA, 4 AMM

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Racconto di una...visita guidata

Il giorno 01/12/2016 i ragazzi del triennio, accompagnati dai loro docenti si sono

recati a Salerno per una visita guidata, avente come meta principale il museo

dello Sbarco, conosciuto anche come museo di Salerno Capitale. Il museo è una raccolta

di circa 200 reperti risalenti al periodo della seconda guerra mondiale. Possiamo, infatti,

trovarvi divise militari dell’esercito tedesco e americano, bandiere, elmi, medaglie, foto-

grafie, armi da guerra tra cui cannoni e carri armati, questi ultimi esposti all’esterno della

struttura ove si trova anche un vagone ferroviario piombato utilizzato dai nazisti per con-

durre gli ebrei nei campi di concentramento. Di quest’ultimo reperto sono rimasti davvero

pochi esemplari, esso è principalmente usato come testimonianza delle pessime condizio-

ni in cui gli ebrei venivano deportati ad Auschwitz, molti di questi morivano durante il

viaggio proprio per queste condizioni.

Visita dall’interno del museo dello sbarco. Il vagone usato per il trasporto degli ebrei.

Giunti a destinazione, gli alunni sono stati accolti dal Direttore del museo, una persona

molto colta e preparata che, ha dapprima guidato il gruppo in una visita generale dei re-

perti esposti all’interno del museo, di cui i ragazzi sono rimasti particolarmente affascina-

ti. Successivamente, ha raccolto tutti nella sala principale del museo dove ha esposto gli

eventi principali che hanno caratterizzato lo sbarco, ovvero gli eventi tra il 1943 e il 1944

che videro Salerno protagonista dello sbarco e poi capitale d’Italia con il trasferimento

del governo l’11 febbraio 1944 proprio in questa provincia, trasferimento che vide le basi

per la rinascita del nostro Paese. Un altro evento principale, illustratoci, risale all’8 luglio

1944, che vede la convocazione di un Referendum Istituzionale con l’elezione dell’Assem-

blea costituente. Abbiamo così la Costituzione dei tempi attuali in sostituzione dello Sta-

tuto Albertino. Successivamente, è stato proiettato un video in cui venivano mostrati gli

eventi precedentemente esposti a voce dal direttore del museo ed alcuni degli eventi

principali della seconda guerra mondiale tra cui l’olocausto.

Dopo qualche minuto di intervallo, la scolaresca è stata accompagnata all’esterno del

museo, questa volta da una guida, qui vi erano esposte armi da guerra di grandi dimen-

sioni: cannoni, carri armati e il vagone usato per trasportare gli ebrei nei campi di con-

centramento, il famigerato “cavalli 8 uomini 40”, ad evidenziare la logica nazista che

considerava gli ebrei delle “bestie”.

Antonio SEPOLVERE, 3 AMM

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...E LA VISITA A SALERNO CONTINUA

Dopo questa interessante visita al museo dello Sbarco, gli studenti e gli

insegnanti si sono incamminati verso la

seconda e ultima tappa didattica della gi-

ta, ovvero la cattedrale di Santa Maria de-

gli Angeli, nonché il principale luogo di

culto cattolico della provincia di Salerno.

Arrivati al Duomo, questo presentava una

struttura molto imponente con una vasta

area esterna circondata da mura e colon-

ne, con un campanile di otto campane,

questa cattedrale è una testimonianza

della fusione arabo-normanna del XI se-

colo costruita tra il 1080 e il 1085.

All’interno della

cattedrale vi sono monumenti funebri, affreschi e

mosaici, che hanno affascinato gli studenti che cu-

riosavano girovagando il lungo e in largo per l’edifi-

cio dirigendosi infine alla cripta, parte della catte-

drale che custodisce le spoglie di San Matteo.

Scuritosi il cielo è stato possibile ammirare la bellez-

za della città di Salerno, illuminata in tutte le strade

dalle luci natalizie, che mostravano tutto il loro

splendore, in parti-

colare nella villa co-

munale.

La giornata, agli studenti, è parsa particolar-

mente breve per la bellissima esperienza didat-

tica vissuta fuori dalle mura della scuola ap-

prendendo in modo diverso dal consueto, in un

ambiente motivante dal punto di vista esperien-

ziale per i discenti che auspicano che possano

vivere ancora la scuola senza necessariamente

studiare sui libri chiusi tra quattro mura.

Antonio SEPOLVERE, 3 AMM

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UNO SPORT IN EVOLUZIONE: IL PATTINAGGIO ARTISTICO A ROTELLE

L'Italia è campionessa e ancora non tutti lo sanno~ Il pattinaggio artistico a rotelle

è uno sport che può essere praticato singolarmente, in coppia o in gruppo, Le sue

origini non sono certe anche se la sua prima ap-

parizione ci fu circa nel 1743. Le difficoltà tecni-

che di questo affascinante sport sono analoghe

a quelle del pattinaggio sul ghiaccio e vengono

suddivise in salti,trottole e passi,anche se Molto

importante è l'espressione e la musicalità che si

ha durante la prestazione che solitamente varia

dai 3 ai 4 minuti e mezzo. La performance puó

essere trasformata in una vera e propria "arte"

che fa spettacolo e ammalia chi lo sa guardare...

I pattinatori e le pattinatrici sono atleti ricchi di

forza, carica e vitalità, a volte anche "attori" il

loro compito,infatti, oltre a fare acrobazie su 8

ruote è anche quello di saper emozionare gli spettatori, cosa non sempre facile ma che i patti-

natori italiani sanno fare alla grande! È uno sport molto complesso non riconosciuto alle Olim-

piadi in quanto sostituito dal pattinaggio sul ghiaccio. Ebbene, anche se forse questo sia uno

degli sport più sottovalutati del mondo, soppiantato da calcio, nuoto e tanto altro ... L'Italia è

la nazione più potente. Nell'ultimo mondiale di pattinaggio artistico a rotelle, tenutosi que-

st'anno a Novara, l'Italia ha vinto ben 13 ori, 13 argenti e 8 bronzi con un totale di 34 meda-

glie, seguita solo dalle 12 medaglie totali dell'argentina e 4 statunitensi. Risultati davvero no-

tevoli, a cui gli italiani non danno la giusta importanza. Molti sono i pattinatori e pattinatrici a

rotelle che sognano che il loro sport venga riconosciuto come olimpionico, fino ad allora, que-

sti atleti sono spinti e sovvenzionati solo dalla loro grande passione che fa del loro sport uno

stile di vita. Prima o poi anche il pattinaggio a rotelle avrà delle soddisfazioni... È solo que-

stione di tempo. Francesco COSTANZO , 5 BEL

Ippei Watanabe nuovo Recordman Giapponese

Ippei Watanabe giovanissimo atleta nato il 18 marzo del 1997 in Giappone . All’età di 16 anni partecipò ai giochi giovanili dove riuscì a vincere

la medaglia d’oro nel 2014. Successivamente partecipò alle Olimpiadi estive maschili, gareg-giando per i 100m. a rana dove sfortunatamente

non riuscì a qualifi-carsi per

le gare definitive. Per l’at-

leta si presentò l’opportunità di partecipare Al Kosuke Kita-jima Cup a Tokyo nel 2016, dove non solo riuscì a

qualificarsi, ma riuscì anche a stabilire un nuovo re-cord sui 200m. a rana in 2’06”67, il 9 agosto, riu-scendo a scavalcare il connazionale Akihiro Yamagu-

chi, che nel 2012 era sceso a 2’07”01.

Domenico DI CAPRIO 5 BEL

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GLI INCONVENIENTI DELLO SPORT

É importante e fondamentale che i giovani pratichino uno sport, soprat-

tutto se è di squadra,

perché serve a tenersi

in forma e a mantener-

si in buona salute. É

molto utile nella vita

essere abili ed avere

buoni riflessi, ma anche

se si pratica uno sport

costantemente si può

incorrere in traumi. Le

più comuni lesioni negli

sport sono quelle relati-

ve agli apparati del mo-

vimento, scheletrico e

muscolare, con contusioni, distorsioni, lesioni a tendini, lussazioni...

Lo strappo muscolare ad esempio si verifica quando uno o più muscoli

sono stati super estesi o strappati in seguito ad un movimento improv-

viso. É caratterizzato da dolore violento e improvviso a livello della le-

sione con rigidità del muscolo e crampi. É importante in questo caso far

assumere all'infortunato la posizione più comoda e applicare del ghiac-

cio.

La distorsione invece si verifica a livello di un'articolazione quando si

ha uno stiramento o una lesione della capsula articolare e dei legamen-

ti, provoca dolore e ipersensibilità, edema e comparsa di ecchimosi. In

questo caso é importante mettere a nudo l'articolazione e applicarvi del

ghiaccio in attesa del primo soccorso.

La lussazione é la perdita permanente, per distacco violento, dei rap-

porti fra capi articolari. L' infortunato accusa dolore molto intenso nella

zona dell' articolazione. Il movimento é impossibile, l' articolazione lesa

sembra deformata, con ulteriore presenza di edema o ecchimosi.

La frattura è l' interruzione della continuità di un osso. Le fratture pos-

sono essere chiuse se non lesionano la superfice cutanea, si dicono

esposte quando l' estremità di un osso rotto é uscita all' esterno. Il soc-

corritore in questo caso deve impedire qualsiasi movimento fino all' arri-

vo del soccorso qualificato. Antonio TERRIBILE, 5 AMM

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Il rock and roll vede le sue origini durante

gli anni 40 e 50 negli Stati Uniti, e non è

altro che un miscuglio di vari generi musi-

cali di origine europea e africana, incon-

tratosi durante il boom di immigrazione

che vedeva come meta principale l’Ameri-

ca. I due generi che hanno contribuito alla

nascita del rock sono stati la black music

e la hillbilly (successivamente chiamata

rhythm and blues e country).

Il rock, nonostante le molteplici modifiche

ed influenzamenti, ha pur sempre un suo-

no incentrato sull’uso della chitarra elet-

trica, accompagnata a sua volta dal basso elettrico e la batteria.

Durante gli anni il termine rock si è trasformato in un nome generico

per indicare una miriade di sottogeneri di esso. Così, a partire dagli

anni 60, si sono viste nascere numerose diramazioni del rock come: il

pop rock, l’hard rock, l’heavy metal, alternative rock, ecc.

Questo vasto tipo di musica ha contribuito, anche, alla nascita di alcu-

ni movimenti culturali come i mod e gli hippie, iniziando come espres-

sione di protesta giovanile contro il consumismo e il conformismo.

Come ogni genere musicale, anche il

rock, ha avuto i suoi “King” che hanno la-

sciato un’indelebile segno nella sua storia

e in quella della musica in generale.

Tra questi ricordiamo:

CHUCK BERRY (uno dei precursori del

rock)

JERRY LEE LEWIS

ELVIS PRESLEY

GIMMY HANDRIX

Alessandro CUCARANO, 4

AMM

LE ORIGINI DEL ROCK AND ROLL

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Come le nuvole

Le nuvole fanno male

Il mare attraversa il cuore

Il cuore un oceano di ricordi

Spero che sia per sempre

Ricordi

Promesse

Ansie

Paure

Sperano che sia per sempre

Ci sarà anche qualcosa di noi già

Scritto

Già fatto

Io ho paura

Ci pensi al mare in tempesta

Le nuvole si riempiono di vapore e poi

Con il tempo, piano piano. Accumulano sempre di più. Dopo un po’

Le nuvole

Esplodono e creano tempeste.

Un po’ come le persone.

Accumulano lacrime per poi esplodere all’improvviso.

Liberiamoci di tutta questa acqua.

Come le nuvole.

La pioggia rilassa.

Il mio posto

Il posto mio

Le tue braccia strette in una morsa

Una morsa di quelle leggere che non uccidono

Il mio posto sei tu.

Promesse

Il sole fa spegnere le promesse.

Quindi tu

Amore mio

Non sorridere

Piangi come ho fatto io

Come l’amore ha attraversato il mio cuore.

Ed è arrivato a te, come il mare in tempesta.

L’hai accudito, non capito.

Ci sei.

Per me ora che la pioggia è cessata.

Il sole ha smesso di scaldare.

Ora c’è solo un enorme buio.

Mi odio

Sarà per la ruggine nelle vene

Il cuore più freddo

Più metallico

Sarà perché non c’è spazio

E’ pieno

Pieno di te

Non entra luce non entra altro

Entri tu

Cambiando serratura

Saranno gli anni che passano

Ma tu no

Non passi mai

E mi odio quando sbaglio

Ma ti amo quando sbagli

L'ANGOLO

DELLA POESIA

Giovanni PIANTADOSI

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L'ANGOLO

DEI DISEGNI

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Francesco ENTROTTI

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L'ANGOLO

DEI DISEGNI

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Kais FIRAS

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Giornalisti:

SEDE DI CAPUA:

Oreste NATALE 3 BIN

Francesco MARTONE 3 AMM

Antonio SEPOLVERE 3 AMM

Maria BARONE 4 AIN

Giovanni PIANTADOSI 4 AIN

Vincenzo POZZUOLI 4 AIN

Alessandro CUCARANO 4 AMM

Christian DE LUCIA 4 AMM

Andrea D’ONOFRIO 4 AMM

Francesco ENTROTTI 4 AMM

Filomena CHIOCCA 5 ACA

Veronica GRIMALDI 5 ACA

Gaetano D’AMICO 5 AEL

Angelo D’ANGELO 5 AEL

Nicola MADONNA 5 AEL

Raffaele QUADRANO 5 AEL

Stanislao PARISI 5 AEL

Antonio TERRIBILE 5 AMM

Pierluigi DE PARI 5 AMM

Gianmarco RUSSO 5 AMM

Francesco COSTANZO 5 BEL

Domenico DI CAPRIO 5 BEL

Christian GALLO 5 BEL

Michele ROTONDO 5 BEL

Pasquale ZIBELLA 5 BEL

LA REDAZIONE

Referenti articoli :

Docenti di Materie letterarie dell’Istituto

Grafico/Impaginatore

Giorgio BOVENZI 5 BEL

Coordinatori e Responsabili:

Prof.ssa Angelina SGUEGLIA

Prof.ssa Antonella POZZUOLI

SEDE DI GRAZZANISE:

Annamaria CANTIELLO 4 ACM GRAZZANISE

Ilaria DELLA CIOPPA 4 ACM GRAZZANISE

Sarah FUMO 4 ACM GRAZZANISE

Kais FIRAS 5 ACM GRAZZANISE

Luisa MORGERA 5 ACM GRAZZANISE

Alessandro SEMENTINI 5 ACM GRAZZANISE

Eugenia SUMMA 5 ACM GRAZZANISE

Ludovica UCCIERO 5 ACM GRAZZANISE

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