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LA RIVOLUZIONE DELLA MISURAZIONE DELLA POTENZA METABOLICA NEL CALCIO TRAMITE GPS O VIDEOANALISI.

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LA RIVOLUZIONE DELLA MISURAZIONE DELLA POTENZA METABOLICA NEL CALCIO TRAMITE GPS O VIDEOANALISI. una metodica moderna per valutare la concordanza degli allenamenti tecnici e fisici con la biologia del calcio

A cura di

Roberto Colli

Emanuele Marra

Cristian Savoia

Vito Azzone

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Nel numero 8 e 9 della rivista Scienza & Sport è esplosa una bomba: il prof. Di Prampero e i suoi collaboratori hanno messo a punto un metodo che, pur con ancora qualche margine di errore, consente finalmente agli operatori di entrare nel dettaglio di ciò che avviene durante una partita di calcio (da adesso per brevità lo chiameremo sistema DP). Tutti sappiamo oramai che in una partita abbiamo molte accelerazione e decelerazioni, seguite o precedute da fasi di cammino o corsa a media-bassa velocità, ma non avevamo mai potuto quantizzare indirettamente la potenza erogata da queste variazioni. Per anni, e ancora oggi, si continua a far riferimento ai km percorsi oppure quanta strada fa il calciatore quando va oltre i 22 km/h. Addirittura tali indici sono stati soggetti a valutazione dello stato di forma del calciatore stesso: in pratica più metri fai a quella velocità, più sei in forma.

È sufficiente pensare che per raggiungere tale velocità partendo da fermo un calciatore impiega quasi 2 secondi e la sua potenza massima la sviluppa

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tra i 10 ed i 16 km/h. Quindi se per qualche motivo tattico lui arrivasse a 21 km/h, avrebbe sviluppato per due secondi una potenza metabolica di oltre 50 watt/kg pari a circa 3 volte il suo VO2max, ma nessuno se ne accorgerebbe perché non ha superato i 22 km/h. L’assurdo di questa situazione è che nel cosiddetto “mondo scientifico” ciò è stato accettato e costituisce elemento di validazione dello studio. Ergo tutti gli studi che hanno usato questo metodo andrebbero buttati nel cestino e sarebbe anche interessante che i referees di tali studi facessero un’autocritica pubblica, ma sappiamo che non andrà così.

Visto che a noi il mondo scientifico per ciò che riguarda le scienze motorie e l’allenamento non ci ha mai convinto del tutto, abbiamo preso il lavoro del prof. Di Prampero e coll. e abbiamo cercato di capire anzitutto i vari passaggi necessari ad arrivare al calcolo della potenza e poi se con i sistemi GPS in nostro possesso avremmo ottenuto gli stessi risultati come da modello prestativo; inoltre abbiamo studiato se alcuni semplici metodi di allenamento

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spesso utilizzati nel calcio sarebbero stati corrispondenti al modello o su che cosa avrebbero differito.

Facciamo presente che per poter leggere questo articolo bisogna per forza di cose leggere l’articolo in italiano a firma Osgnach C. etc. sulla rivista Scienza & Sport n 8 e 9 , a cui noi come nomenclatura facciamo riferimento e diamo per scontato che sia conosciuto e studiato con accortezza nei particolari.

Il primo passo è stato quello di analizzare se i dati proposti dal prof. Di Prampero nel suo studio del 2005 sul costo energetico della corsa in salita fossero applicabili ed in che misura ai sistemi GPS. In pratica abbiamo preso un po’ di giovani calciatori della Primavera, li abbiamo dotati di GPS e gli abbiamo fatto compiere tutta una serie di sprint su 10 e 20 metri in linea ed a navetta; inoltre gli abbiamo chiesto anche di compiere sulle stesse distanze attività submassimali. Al fine di non rendere troppo pesante questo articolo divulgativo vi proponiamo solo alcuni tracciati di tali corse che reputiamo più chiarificatori:

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Grafico 1

Come notiamo dal grafico 1, i dati da noi visti sul singolo calciatore durante uno sprint mostrano che tende ad avere la stessa accelerazione misurata da Di Prampero (nella legenda: DP) sui velocisti, ma già dopo 10 metri risulta abbastanza incapace di incrementare la velocità, presumibilmente perché raramente in partita raggiunge picchi così alti in quanto le sue accelerazioni si svolgono su spazi brevi e la sua andatura è dettata dalla posizione del pallone e non certo dal cronometro. Ciò in misura molto simile è accaduto a tutti i ragazzi che abbiamo testato. In pratica, per l’accelerazione prodotta, questo ragazzo potrebbe raggiungere una velocità

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massima sopra i 30 km/h ma di fatto non è allenato coordinativamente e muscolarmente a svilupparla.

L’altro dato interessante visibile dal grafico riguarda la maggiore variabilità dell’accelerazione dello sprint con il GPS rispetto al dato di Di Prampero che invece risulta perfettamente parabolico. Quest’ultimo è frutto naturalmente di una regressione e può essere letto come se il ragazzo corresse su un binario, mentre sappiamo che nella corsa abbiamo una fase propulsiva dove acceleriamo (quando abbiamo il piede per terra) ed una fase dove deceleriamo per effetto della componente gravitazionale durante la fase di volo. Non stupiamoci quindi se a 5 hertz di campionamento notiamo questo “sali e scendi” dell’accelerazione. Volendo confrontare i dati con quelli del prof. Di Prampero non dobbiamo far altro che sviluppare anche noi una regressione parabolica che “annulli” tutti i saliscendi insiti nel movimento della corsa.

Crediamo comunque che sia molto interessante vedere in vivo l’andamento della potenza che tende a salire nei primi 5 metri raggiungendo un picco di circa

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70 watt/kg per poi ridiscendere quando il ragazzo accelera in misura molto ridotta rispetto ai primi metri. Da qui possiamo valutare quanto sia più costosa la corsa nei primi 10 metri (52 W/kg medi) quando la velocità è ancora medio-bassa, rispetto a quando il ragazzo è ormai lanciato nei successivi 10 m (38 W/kg medi).

Non rientra negli scopi di questo articolo ma abbiamo studiato questo fenomeno anche con i GPS a 15 Hz, ma data l’amplificazione di questo fenomeno accelerativo abbiamo preferito usare sempre da un GPS a 15 Hz uno smoothing a 5 Hz, avendo valutato comparativamente che i dati alla fine estrapolati nel totale erano del tutto simili. Questa cosa invece non si può fare con i GPS ad 1 Hz, dove di fatto non si può valutare in maniera corretta l’accelerazione.

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Grafico 2

Se analizziamo con il GPS anche una navetta 20+20 metri (grafico 2) fatta dai calciatori vediamo qualche altra cosa interessante: la frenata avviene in uno spazio molto breve ± 2-3 metri, preceduta però da un controllo della velocità; praticamente il soggetto tende a mantenere la velocità dopo circa 10 metri perché sa che dovrà fermarsi e quindi non gli conviene andare troppo veloce. Se proponete questa esercitazione ad un velocista vi accorgerete che questi tentano sempre di raggiungere velocità elevate, con risultati disastrosi nella frenata e ripartenza che avviene in maniera goffa e lenta.

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Quindi la frenata eccentrica è molto più rapida (ed economica) dell’accelerazione positiva. Questo è molto importante per vari motivi, uno tra i quali, come indicato dagli stessi autori, è che il sistema da loro utilizzato per il calcolo della potenza funziona solo fino ad accelerazioni negative di circa -5 m/s2. Attualmente abbiamo sostituito l’equazione di 5° grado proposta da Minetti ( riferita al C r della corsa in salita e discesa ) con una piu “ comoda “ di 3° grado dove anche superando i limiti di inclinazione di + 45% , continuiamo ad avere dei dati positivi di costo energetico . Come vedremo più avanti, le frenate a tale intensità ( <-5m/s 2 ) non sono poi così numerose nel calcio (5% circa di tutte le frenate ); prevalgono le frenate ad intensità media e quindi l’errore di tale valutazione è sopportabile.

Naturalmente a questo punto abbiamo capito che il GPS ci può aiutare moltissimo durante le situazioni di valutazione, perché in questo modo possiamo valutare anche tratti non obbligatoriamente lineari o con cambio di senso, misurare velocità, accelerazioni

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e potenze su percorsi misti con CdD (cambi di direzione).

Invitiamo tutti a filmare tali percorsi-test, perché è molto più facile che il problema di una carenza di velocità sia da ascrivere ad un assetto posturale sbagliato che aumenta le difficoltà coordinative piuttosto che a carenze muscolari o peggio ancora metaboliche.

Ci auspichiamo che il prezzo dei GPS si abbassi considerevolmente, oltre soprattutto a fornire un software adeguato per la lettura della potenza metabolica, parametro ancora oggi sconosciuto da chi commercia in tale materia.

Il secondo step è stato quello di analizzare alcune partite con i sistemi GPS per verificare se i dati che ottenevamo erano simili a quelli ottenuti con la video analisi. Sappiamo perfettamente che i GPS possono essere indossati solo in competizioni amichevoli e non ufficiali, quindi reputiamo che il miglior modo per analizzare le partite sia sicuramente la video analisi, mentre il modo più economico (anche se sembra strano, la video analisi è a tutt’oggi molto costosa)

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per controllare l’allenamento risulta essere la tecnologia GPS, che dopo la spesa iniziale, non costa più nulla se non la fatica di analizzare i dati.

La tabella 1 che segue mostra come il confronto tra i nostri dati rilevati su alcune partite di una categoria Primavera (30 rilevazioni) siano molto simili a quelli ottenuti dallo studio del prof. Di Prampero, con una lieve differenza di maggior impegno nella zona media dei nostri giocatori.

Stiamo continuando a raccogliere dati su partite amichevoli anche per seguire l’evolversi del precampionato e quindi questi dati sono suscettibili di ulteriori (ma crediamo piccole) modificazioni.

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Tabella 1

Ciò ci ha confortato ed abbiamo tratto quindi delle conclusioni molto simili sulla gara, del tutto sovrapponibili a quelle dello studio svolto con la video analisi. Ci fa piacere sottolineare comunque alcuni punti chiave di questo lavoro, che soprattutto evidenzia come il basarsi sulle velocità elevate risulta essere un errore madornale per qualsiasi valutazione dell’impegno metabolico dei calciatori.

Seguendo le proposte di DP, non abbiamo fatto altro che ricompilare la tabella da lui proposta con i dati ricavati dai GPS ottenendo la seguente tabella 2:

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Tabella 2

• se valutiamo erroneamente solo le velocità superiori alla MPA o VAM (>16 km/h) queste occupano “solo” il 4,3% del tempo totale;

• il giocatore sviluppa il 14,3% del tempo ad una potenza metabolica superiore alla MPA (massima potenza aerobica stabilita a 20 W/kg pari a circa 57 mLkg-1min-1 di O2);

• la spesa energetica (EE = Energy expenditure) dipende per il 42,4% dalle azioni superiori alla MPA, a fronte di un tempo sopra la MPA pari al 14,3%;

• la potenza metabolica media durante la partita è di 12 W/kg corrispondenti a 34,3 mlkg-1min-1 d’ossigeno netto;

• la spesa energetica (EE) della partita è pari a 65 kj/kg che per un giocatore di 70 kg è 4550 kJ pari a circa 1100 kcal;

• per oltre 50 minuti il giocatore tende a camminare (fino a 6 km/h) ma solo per 2-3 minuti è completamente fermo.

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Tabella 3

Avendo ora il sistema DP che ci consente di calcolare la potenza, vediamo quanto siano inutili i tentativi di costruttori, softwaristi della video analisi e degli “scienziati” di dare un’indicazione di intensità tramite la velocità.

Nella tabella 3 abbiamo semplicemente convertito le varie zone di potenza di un giocatore come se corresse a velocità costante: se fino a 16 km/h c’è una certa somiglianza tra i dati della velocità e della

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potenza (escluso a 0-6 km/h), ci accorgiamo che oltre 16 km/h il rapporto tende a differirsi completamente, tanto che con potenze superiori a 35 W/kg non esiste alcuna velocità che le giustifichi. Quindi, dobbiamo assolutamente pensare che quello che è stato fatto fino ad oggi usando le velocità oltre una certa soglia variabile da ditta a ditta e da “scienziato” a “scienziato”, ha un valore scarsissimo per indicare lo sforzo fatto dal calciatore.

Se negli anni ’70 il dato della distanza percorsa in partita, corrispondente a circa 10-12 km con circa 1000 m oltre 20 km/h ci ha aiutato (non a tutti in verità!!!) a capire che il calcio si gioca a velocità variabile, adesso questi dati non servono più a niente, oltretutto ottenuti con costi veramente elevati.

Ci siamo posti qualche problema da allenatori come ad esempio: ogni quanto avviene un’azione intensa? Quanto dura e soprattutto come viene distribuito il recupero?

Abbiamo quindi effettuato su questi dati un ulteriore approfondimento che crediamo sia molto utile oltre che originale.

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Tabella 4

Appare interessante notare (tabella 4) come il 62% delle azioni sopra la MPA (>20 W/kg) si esaurisca entro 2 secondi; dopo questi 2” il calciatore si sposta nella zona più “aerobica” della sua prestazione, recuperando lo sforzo fatto, ma molto brevemente. Infatti notiamo che il passaggio tra azione aerobica ed anaerobica avviene con una certa frequenza e con un recupero medio di 10”, anche se sarà più utile vedere la distribuzione dei tempi di tale recupero in quanto la deviazione standard ci appare molto variabile. Solamente il 6,6% delle azioni dura per un tempo superiore ai 6” ed è interessante notare che quando lo sforzo si prolunga oltre i 2” la potenza media

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erogata cresce e tende ad aumentare anche il tempo di recupero.

Per rendere ancora più chiaro, tra le massime durate di queste azioni sopra la MPA, solo lo 0,8% dura oltre 10” ed il massimo riscontrato è stato di 14 secondi.

Grafico 3

Entrando nel dettaglio dei recuperi (grafico 3), ci accorgiamo che le azioni sopra la MPA una volta su due vengono reiterate entro 5” e questo è un dato estremamente importante per l’allenamento. È infatti sotto gli occhi di tutti che un giocatore, finché è interessato all’azione, tende ad occupare lo spazio e quindi a fare azioni intense separate da brevi pause;

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questo per evitare un ricorso eccessivo alla glicolisi anaerobica e utilizzare maggiormente il creatinfosfato (CP) che può essere ripristinato in pochi secondi. Quando poi la palla passa in un altro settore dove è meno interessato, il giocatore si prende le sue pause più lunghe.

Molte altre cose che abbiamo notato sono estremamente utili per indirizzare l’allenamento finalmente con conoscenza di causa e non scopiazzando metodi che provengono da altri sport o hanno riferimenti unicamente fisiologici. Il dato che comunque ci ha ulteriormente sorpreso è che anche ciò che per un po’ abbiamo creduto essere più vicino al modello di prestazione come la RSA (repeated sprint ability), risulta totalmente fasullo nel suo costrutto per il calcio. Infatti:

• azioni max di 6” sono molto rare e soprattutto non sono mai così consecutive;

• nella prima ripetizione della RSA, il sistema aerobico è intorno al basale raggiungendo il valore standard della partita intorno alla 2a-3a rip.: ciò induce ulteriormente un’elevata

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produzione di energia per via anaerobica con un’ampia e immotivata (per il modello) produzione di lattato precoce;

• nel test si parte da fermo mentre quasi tutte le azioni accelerative nel calcio partono da velocità medie di 5-12 km/h;

• nella fase di recupero la RSA prevede pause da fermo mentre nel calcio si cammina o corre a medio-basse velocità e si fanno anche azioni di media ed elevata intensità.

È quindi chiaro che come sistemi di valutazione dobbiamo trovare qualcosa che sia più attinente allo sforzo anche da un punto di vista biomeccanico, e soprattutto, che non conduca all’esaurimento il giocatore di calcio (che nella gara si guarda bene dal raggiungerlo) facendogli produrre quote ingenti di acido lattico che mai potranno essere ottenute in partita.

Già da molti anni (2001) avevamo puntato il dito sui sistemi di rilevazione video che seppur molto costosi non facevano altro che confermare gli studi di

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Thomas Reilly degli anni ‘70, dando solo i valori di spostamento e di velocità. Abbiamo anche pubblicato un articolo su Scienza & Sport dove si indicava l’importanza della frequenza di rilevazione del GPS a 5 Hz per poter visualizzare le corrette accelerazioni.

Avendo a disposizione queste nuove partite abbiamo comunque provato a ricatalogare le accelerazioni e decelerazioni perché anch’esse forniscono un modello di riferimento importante da poter poi confrontare con gli allenamenti.

Anzitutto valutiamo un aspetto teorico e pratico molto importante che ci viene dal grafico 4:

Grafico 4

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L’accelerazione non è assoluta perché se il soggetto sta a velocità bassissime (0-8 km/h) accelera molto fino anche a 5-7 m/s2, ma se si trova a 18-22 km/h la sua accelerazione sarà solo di 2-3 m/s2, pur se massimale. Dobbiamo quindi essere in grado durante la partita di leggere insieme i due valori e poter stabilire se il giocatore sta accelerando al massimo con due velocità molto diverse.

Il grafico ci dice che anche se aumenta la velocità massima raggiunta dal soggetto, la pendenza della retta tra velocità ed accelerazione non cambia (l’equazione della velocità in accelerazione è sempre quella di P.E. di Prampero).

Ecco perché in partita abbiamo usato questo indice di accelerazione massimale dipendente dalla velocità ed abbiamo ottenuto questa tabella (5):

Acc < 50% max 80,1%

Acc > 50% max 19,9%Tabella 5

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praticamente in partita si sviluppano il 20% delle accelerazioni oltre il 50% della massima possibile, a qualsiasi velocità, mentre tutte le altre sono azioni di accelerazione moderata. Molte analisi sono possibili anche sulle frenate, ma per adesso crediamo che questa semplice tabella (6) ci possa aiutare a capire cosa succede durante una partita: solo per il 5% delle decelerazioni il calciatore frena massimamente (<-5 m/s2); molte di più (37%) sono le decelerazioni medie importanti ma non massimali. Proprio a tal fine , essendo molte le azioni di frenata tra -2 e -3 m/s2

abbiamo ridotto ,nelle rilevazioni successive ,questo parametro introducendo il parametro di decelerazione intensa da -3m/s2

Facciamo presente che il concetto del rapporto tra velocità ed accelerazione (grafico 4) non ci risulta nelle frenate, intendendo che quando il soggetto decide di frenare nel minor tempo possibile, riesce ad applicare anche a velocità alte (≥20 km/h) decelerazioni considerevoli dell’ordine di -10/-12ms-

2 (vedi grafico 2).

In

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effetti, le frenate avvengono a parità di velocità molto più rapidamente delle accelerazioni (es. frenare da 20 km/h può avvenire in 500 ms mentre accelerare fino a raggiungere velocità di 20 km/h avviene in ≈ 1”5 -2”).

Tabella 6 -12 < Dec < -3 m/s2 13%

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I CAMBI DI DIREZIONE Anche questa parte sarà soggetta a piccole revisioni nel prossimo mese avendo cambiato la modalità di analisi , senza per altro essere stravolta nei suoi concetti base

Un altro parametro interessante riguarda i cambi di direzione (CdD), la loro ampiezza ed il rapporto con la potenza e la velocità. I CdD (tabella 7) sono presenti in misura elevatissima (circa 1000 con angoli superiori ai 30°) e oltre 800 sono con angoli > 30° ma anche sviluppati a potenze superiori ai 20 watt/kg.

In pratica sviluppiamo un CdD > 30° e a W/kg > 20 ogni 30”. Chi ha scioccamente pensato di soddisfare l’allenamento facendo fare una corsa in linea dovrebbe meditare a lungo.

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Tabella 7

Crediamo sia importante mettere in rapporto il CdD sia con la potenza (visto che ora possiamo calcolarla) che con la velocità.

La tabella 8 ci mostra che per CdD ad angoli abbastanza aperti (fino a 30°) vi sono circa il 17% di azioni sopra la MPA che diminuiscono sotto al 10% se invece l’angolo del CdD è più chiuso di 90° e di conseguenza più impegnativo.

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Tabella 8

Ciò significa che non dobbiamo trascurare il CdD con piccola ampiezza perché molto spesso con esso avviene un’azione di intensità elevata e soprattutto a velocità elevata.

In questo caso ci viene in aiuto la tabella 9 dei CdD in rapporto alla velocità: quando effettuiamo un CdD oltre 90° quasi sempre la velocità è molto bassa (55,6% entro 4 km/h) perché evidentemente dobbiamo frenare per poter effettuare tale azione.

Tabella 9

Con gli angoli più aperti fino a circa 60° siamo in grado di effettuare qualche CdD anche a velocità più elevata, ma sempre massimo un 15%, mentre la

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velocità con cui spesso effettuiamo i CdD a questi angoli è compresa tra 4 e 8 km/h.

CONFRONTO DEL MODELLO CON ALCUNI ESERCIZI DI ALLENAMENTO

Questa parte si riferisce a lavori valutati lo scorso anno , a breve introdurremo anche gli allenamenti monitorati quest’anno .

Crediamo fermamente che lo sbocco finale dell’uso del GPS sia quello di controllare ciò che accade durante l’allenamento e di quanto ci si allontani dal modello nelle diverse esercitazioni; ciò al fine di identificare e classificare, specie per le esercitazioni con la palla, quali abbiano una maggiore correlazione non solo metabolica ma anche e soprattutto coordinativa e muscolare con il gioco.

Iniziamo ad analizzare un esercizio a secco molto usato dai preparatori e cioè gli allunghi che descriviamo brevemente:

- allunghi svolti in linea su distanze che andavano dai 20-40-60-80 m in “vai e torna” con velocità che variavano dal 100% al 60% della max;

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- prima e dopo la distanza percorsa in allungo venivano effettuati 5 m di rallentamento

- micropause di 15”-20”;

- macropause 1’-1’30”.

Di questa esercitazione abbiamo 30 rilevazioni. Appare chiaro dalla tabella 10 che gli allunghi così costruiti, oltre a non soddisfare l’impegno metabolico, risentono di una notevole mancanza di situazioni con CdD e soprattutto di frenate intense rispetto alla partita.

Parametri ALLUNGHI GARAVO2 (ml/min/kg) 27 ± 2,7 34,3 ± 1,1Tempo a vel > 16 km/h 14,4% ± 2,4 4,3% ± 1,1Tempo a W/kg > 20 16,1% ± 2,5 14,3% ± 0,8EE a W/kg > 20 60% ± 5 42,4% ± 0,6Distanza effettiva (m/min) 94 ± 14 104 ± 3Distanza equivalente (m/min) 113 ± 11 144 ± 4(CdD > 30° e W/kg > 20)/min 0,9 ± 0,3 2.0 ± 0.5Acc >50% max 11.2% 19,9%Dec < -2 m/s2 8.1% 42%

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Tabella 10

Dalla tabella (11) della distribuzione dello sforzo nelle zone di potenza, notiamo come la quantità di tempo dedicata alle azioni di intensità superiori ai 35 W/kg sia nettamente superiore a quella gara (10,5% vs 4,3%), non dovute all’accelerazione, quindi il giocatore tende a mantenere per un tempo prolungato velocità alte sopra i 16 km/h; di contro, notiamo come l’intensità blanda (dove si cammina o si sta fermi), è considerevolmente più elevata della gara, tanto da avere per quasi il 30% dell’esercitazione il giocatore fermo mentre in partita questa “fase” dura al massimo il 3-5% del tempo totale di gara.

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Tabella 11

In termini di energy expenditure (EE) la zona di potenza media viene scarsamente toccata da questa esercitazione. In pratica, si sviluppa un notevole lavoro anaerobico che farà ricorso alla glicolisi con ampia produzione di lattato poiché tale attività risulta più prolungata di 2”-3”. Risulterebbe quindi più consigliabile invece che raggiungere velocità molto elevate su ampie distanze, variare molto più spesso la velocità (e la direzione) sul tratto, in modo da indurre anche frenate e CdD, puntando anche su situazioni di recupero dove il giocatore non sia completamente fermo (come accade in questa esercitazione) ma, pur camminando, effettui ancora attività. Con pochi accorgimenti (paletti, cinesini etc. per effettuare CdD) e situazioni di frenate più rapide ed intense al termine dell’azione di corsa, possiamo meglio avvicinarci al modello dando quindi anche uno stimolo alla forza e alla coordinazione, non solo all’aspetto metabolico. Quindi, bisognerebbe introdurre nelle situazioni di allungo delle variazioni di accelerazione e decelerazione con CdD, ma anche corse a velocità media farebbero avvicinare di più

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questa esercitazione a secco al modello metabolico, muscolare e coordinativo del calcio; fermo restando la mancanza della palla!!!

Esercitazioni di possesso palla

Sono stati proposti vari tipo di possesso palla con differenti obiettivi tecnico-tattici (meta, gol etc);

abbiamo effettuato dei 10 vs 10 in uno spazio di 60 x 65 m;

il lavoro era composto da 2-3 serie di 2’-4’; la pausa tra le serie era di 60”.

Possiamo notare come nelle esercitazioni di possesso palla da noi analizzate l’impegno metabolico sia modesto, circa il 70% della potenza gara (tabella 12).

Inoltre il numero dei CdD > 30° e svolti sopra i 20 W/kg sono solo il 30% di ciò che accade in partita. Anche per ciò che riguarda l’impegno muscolare e coordinativo, le accelerazioni intense sono circa il

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40% di quelle gara ed ancor meno sono le decelerazioni intense: circa il 25% di quelle gara.

Parametri POSSESSO GARAVO2 (ml/min/kg) 27,4 ± 3,2 34,3 ± 1,1Tempo a vel > 16 km/h 3,5% ± 2,2 4,3% ± 1,1Tempo a W/kg > 20 10,2% ± 2,6 14,3% ± 0,8EE a W/kg > 20 38% ± 6 42,4% ± 0,6Distanza effettiva (m/min) 93 ± 16 104 ± 3Distanza equivalente (m/min) 109 ± 17 144 ± 4(CdD > 30° e W/kg > 20)/min 2.1 ± 0,5 2.0 ± 0.5Acc >50% max 7,4% 19,9%Dec < -2 m/s2 10.8% 42%

Tabella 12

La distanza media al minuto percorsa dal giocatore non raggiunge neanche i 100 m/min e questo dato, unito con le scarse azioni intensive, ci fa affermare che tale esercitazione non ha i requisiti minimi del modello e quindi deve essere ristrutturata.

La modalità con cui viene eseguita tale esercitazione sviluppa una EE del 38% sopra la MPA contro il 42,4% (gara), ma aumenta anche notevolmente la fase di andatura blanda rispetto alla partita e ciò è dovuto in

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parte allo scarso coinvolgimento vicino alla palla del giocatore visto che si gioca praticamente a ranghi quasi completi su un campo ridotto, sviluppando quindi queste esercitazioni ad un impegno metabolico più basso (tabella 13).

Tabella 13

È già probabile che un semplice aumento della superficie del campo o di converso la diminuzione del numero dei giocatori, potrebbe modificare in positivo questa esercitazione, ma ciò va verificato.

Inoltre, anche la durata delle stesse serie rese più intense, sono assolutamente da allungare anche se siamo convinti che durante l’allenamento, se si vuole

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sviluppare il modello, dobbiamo essere quantomeno qualche punto di VO2 sopra quello gara.

Esercitazione di partite 10 vs 10 su campo 60 X 65 (porte ai limiti dell’area di rigore)

Quasi tutti gli allenamenti terminano con una partitina a campo ridotto che probabilmente incontra il favore dei giocatori e dura circa 15-30’. Molto spesso è libera da vincoli tecnici o limitata dai tocchi di palla. Tale attività prosegue con al massimo 1-2 piccole pause di 60” per dare delle indicazioni tattiche.

Molto spesso si pensa che se facciamo giocare durante l’allenamento, otteniamo un impegno mentale, coordinativo e metabolico maggiore da parte dei giocatori. Ciò, si può ottenere se i parametri della gara vengono in parte rispettati (tabella 14).

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Parametri PARTITA ALLENAMENTO GARA

VO2 (ml/min/kg) 28,2 ± 1,3 34,3 ± 1,1Tempo a vel > 16 km/h 4% ± 1,5 4,3% ± 1,1Tempo a W/kg > 20 11,4% ± 1,4 14,3% ± 0,8EE a W/kg > 20 39% ± 3 42,4% ± 0,6Distanza effettiva (m/min) 103 ± 8 104 ± 3Distanza equivalente (m/min) 118 ± 6 144 ± 4(CdD > 30° e W/kg > 20)/min 1,1 ± 0,3 2.0 ± 0,5Acc >50% max 11,2% 19,9%Dec < -2 m/s2 11.0% 42%

Tabella 14

La tendenza invece è quella che la partitella di fine allenamento venga sviluppata spesso su superfici molto più modeste, dove ogni singolo giocatore, che nella gara vera deve coprire circa 300 m2 di campo, a volte ne deve coprire solo 100-150 m2. Ciò cambia molto come vediamo da questi dati (tabella 15), dove si nota che l’impegno metabolico è molto basso (simile ai possessi palla); anche le azioni muscolari e coordinative come accelerazioni, decelerazioni intense e CdD sono neanche la metà di quelle che vengono sviluppate in partita.

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A conferma di ciò, notiamo che in queste partitelle finali i giocatori tendono a prendersi soprattutto delle pause di recupero molto più lunghe della gara.

Tabella 15

Quando i giocatori ricevono palla, o la palla è dalle loro parti, hanno un impegno metabolico simile alla gara producendo potenze sopra la MPA del 37%; viene però nettamente penalizzata la fase a velocità media, quando il giocatore, persa la palla, deve correre per coprire lo spazio che lo separa dai compagni della difesa. Viceversa, per sostenere l’attacco (ma se lo spazio è ridotto non c’è), necessita di questo stesso impegno.