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Sete di Parola XXVIII SETTIMANA dal 13 al 19 ottobre 2013 VANGELO del giorno COMMENTO PREGHIERA IMPEGNO LA PAROLA DEL PAPA - ASSISI 4 OTTOBRE 2013 La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui. Da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo? Parte dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Francesco ha fatto questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damiano, pregando davanti al

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Sete di Parola

XXVIII SETTIMANAdal 13 al 19 ottobre

2013VANGELO del giorno

COMMENTO PREGHIERA IMPEGNO

LA PAROLA DEL PAPA - ASSISI 4 OTTOBRE 2013

La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui. Da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo? Parte dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Francesco ha fatto questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damiano, pregando davanti al crocifisso, che anch’io oggi potrò venerare. In quel crocifisso Gesù non appare morto, ma vivo! Il sangue scende dalle ferite delle mani, dei piedi e del costato, ma quel sangue esprime vita. Gesù non ha gli occhi chiusi, ma aperti, spalancati: uno sguardo che parla al cuore. E il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l’Amore di Dio incarnato, e l’Amore non

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muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». Da qui parte tutto: è l’esperienza della Grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori. Per questo Francesco può dire, come san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14).

Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare da Lui, a lasciarci perdonare, ricreare dal suo amore.

Domenica, 13 ottobre 2013Liturgia della Parola

2Re 5,14-17; Sal 97; 2Tm 2,8-13; Lc 17,11-19LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATALungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».…È MEDITATALa Parola che la liturgia ci regala questa domenica, ci riporta a meditare sulla nostra fede. La scorsa settimana, con l'esempio del granello di senape, Gesù ci ha fatto scoprire che la fede non è solo questione di quantità, ma di qualità. La verità del mio rapporto con Dio non è la somma di quella che faccio o di quello che non faccio, ma è un cammino in profondità, alla ricerca dell' autenticità della relazione figliale con il volto del

Padre rivelato dal Figlio. Oggi la Parola ci ributta in questa riflessione. I dieci lebbrosi sono ligi alle indicazioni della scrittura: si fermano a distanza e gridano per farsi sentire. Pure Gesù si mostra attento alla legge e li invia dai sacerdoti per la dichiarazione di guarigione avvenuta. In questo incontro, però, c'è qualcosa che non quadra. Gesù invia i lebbrosi dai sacerdoti del tempio ancora prima che essi siano guariti. I dieci,

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pieni di fiducia, si mettono in cammino e lungo la strada si scoprono purificati dalla loro tremenda malattia. Sembra quasi che la guarigione sia un dono per l'abbandono e la prontezza che essi hanno dimostrato nel seguire le parole del Rabbì. Ma di questi dieci, solo uno - un samaritano... - torna a ringraziare. La liberazione della malattia si è dimostrata di gran lunga più facile della guarigione dall'ingratitudine. I nove ex-lebbrosi sono un' immagine realistica di una fede ancora diffusa, che ricorre a Dio come un celeste taumaturgo, un grande mago potente e misterioso che dispensa guarigioni a suo piacimento. Un Dio da ingraziare e da convincere. Un Dio da tirare dalla propria parte con abbondanti prestazioni religiose. Insomma: un Dio che non c'azzecca un tubo con il Padre rivelato da Gesù. Per questo, dicevo, dobbiamo curare la qualità della nostra fede. I guariti sono dieci, ma solo il samaritano è tornato a ringraziare. Ciò che fa la differenza è la guarigione del cuore. Non è solo questione di pelle, c'è una lebbra più profonda da cui purificarci. I nove si sentono a posto, si fermano alla superficie, hanno già avuto quello che

volevano, perché tornare? Perché perdere tempo? Il samaritano, invece, torna dal Rabbì. Si inginocchia ai suoi piedi e lo ringrazia. Che bella questa gratitudine, quanto ne abbiamo bisogno! Siamo così anestetizzati, così assuefatti che diamo tutto per scontato e abbiamo perso la bellezza semplice della gratitudine verso Dio e fra di noi. Coraggio, cari amici! Mettiamo ancora sotto il vaglio del Vangelo la nostra fede, lasciamo che la Parola di Gesù trasfiguri e purifichi l'immagine di Dio che ci abita il cuore. Incamminiamoci sui sentieri della gratitudine e impariamo a lasciarci stupire dall'amore che ci circonda.-----------------------------------------------La voce di una martire dei nostri giorni Ai piedi di Dio noi ritroviamo ogni verità perduta, tutto ciò che era precipitato nel buio diventa luce, tutto ciò che era tempesta si acquieta, tutto ciò che sembrava un valore, ma che valore non è, appare nella sua veste vera e noi ci risvegliamo alla bellezza di una vita onesta, sincera, buona, fatta di cose e non di apparenze, intessuta di bene, aperta agli altri, affinché gli uomini siano una cosa sola.Annalena Tonelli

…È PREGATASignore Gesù, Tu conosci il mio cuore e sai quanta lebbra si annida nelle pieghe della mia vita: anch’io, come il lebbroso, ti invoco “Abbi pietà di me” e ti rendo lode perché hai dato la Tua vita perché io non solo potessi essere guarito, ma anche salvato; potessi essere partecipe della Tua stessa vita, coerede con Te del regno del Padre. Amen.…MI IMPEGNA

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"Gli altri nove dove sono?".È il cuore del Padre che scruta l'orizzonte sperando di vederli riapparire per poterli introdurre nuovamente nella casa che ha preparato anche per loro. È il cuore del Buon Pastore che si preoccupa della pecora smarrita e delle altre che non sono ancora rientrate nell'ovile. È il cuore di Dio che interpella il cristiano: i tuoi fratelli dove sono?

Lunedì, 14 ottobre 2013Liturgia della Parola Rm 1,1-7; Sal 97; Lc 11,29-32

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona» …È MEDITATAGesù ammonisce i suoi contemporanei con parole forti, dure, di pesante biasimo: li definisce una generazione malvagia, che cerca segni straordinari e non si accorge che il Messia atteso è già in mezzo a loro. Anche noi, spesso, cerchiamo dei segni straordinari e non ci rendiamo conto che abbiamo già ricevuto il dono più grande: Gesù ha dato la sua vita per ciascuno di noi e rinnova questo sacrificio - in maniera incruenta - ogni giorno nella celebrazione eucaristica! Nel suo infinito amore, inoltre, ci attende, con pazienza infinita, nell’umiltà dell’ostia consacrata,

riposta dentro il tabernacolo e ci accompagna nei gesti ordinari della nostra vita quotidiana. Allora, quali segni cercare se possiamo contemplare, adorare e addirittura cibarci dell’Amore? Gesù non è una dottrina, un personaggio storico e neanche un ideale: Gesù è la Via, la Verità e la Vita!-----------------------------------------------C’è un altro gruppo di cristiani senza Cristo: quelli che cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a delle rivelazioni private, mentre la Rivelazione si è conclusa con il Nuovo Testamento. In questi cristiani c’è la voglia di andare allo spettacolo della

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rivelazione, a sentire delle cose nuove. Ma prendi il Vangelo! Qual è dunque la regola per essere cristiano con Cristo? E qual è il «segno» che una persona è un cristiano con Cristo? Si tratta di una

regola molto semplice: è valido soltanto quello che ti porta a Gesù, e soltanto è valido quello che viene da Gesù. Gesù è il centro, il Signore, come lui stesso dice.Papa Francesco

…È PREGATASignore Gesù, grazie per il dono immenso dell’Eucarestia, grazie per esserti fatto piccolo, umile, affinché il mio cuore non si smarrisse davanti a tanto amore! Grazie perché non ti stanchi mai delle mie ribellioni, dei miei allontanamenti, ma sempre mi accogli e mi ricolmi di grazia! Amen.

…MI IMPEGNAOggi passando davanti ad una chiesa, entrerò a sostare per qualche minuto in adorazione davanti al SS Sacramento, ringraziando Gesù per ogni dono ricevuto.Martedì, 15 ottobre 2013

Santa Teresa d’Avila, vergine e dottore della Chiesa Nata nel 1515, fu donna di eccezionali talenti di mente e di cuore. Fuggendo da casa, entrò a vent'anni nel Carmelo di Avila, in Spagna. Faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua «conversione», a 39 anni. Ma l'incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione. Nel Carmelo concepì e attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un'intensa attività come riformatrice dell'Ordine carmelitano. Dopo il monastero di San Giuseppe in Avila, con l'autorizzazione del generale dell'Ordine si dedicò ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì al rinnovamento dell'intera comunità ecclesiale. Morì a Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582. Beatificata nel 1614, venne canonizzata nel 1622. Paolo VI, nel 1970, la proclamò Dottore della Chiesa.

Liturgia della Parola Rm 1,16-25; Sal 18; Lc 11,37-41LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

…È MEDITATAGesù, invitato a casa di un fariseo, non compie le prescrizioni rituali

prima del pasto. Questo comportamento gli procura severi

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giudizi. Gesù, accortosene, risponde al fariseo spostando la questione rituale su un altro piano, quello del cuore. E chiarisce che nella vita non conta l'apparire, fosse anche corretto, ma l'essere un uomo e una donna con il cuore misericordioso. Se il cuore è pieno di cattiveria anche l'agire sarà conseguente. Per questo, senza condannare l'agire, Gesù vuole ricondurre al cuore. Quello che conta è ciò che si ha nel cuore. A nulla vale osservare dei riti se poi si trasgredisce la giustizia e si è lontani dall'amore. Gesù esorta a "dare in elemosina quel che c'è

dentro", ossia a dare al mondo l'amore che è stato riversato nei nostri cuori. La ricchezza del discepolo non è la molteplicità dei riti che pratica, bensì avere un cuore misericordioso e pronto all'amore. Questo lo libera dai "guai" che si abbattono su coloro che amano solo se stessi e il proprio protagonismo.---------------------------------------------L’albero si riconosce dal suo frutto: così chi professa di appartenere a Cristo si riconosce dalla sua fede che opera amore.Ignazio di Antiochia

…È PREGATASignore Gesù, non permettere che il mio cuore si inaridisca nel perbenismo di chi vuole essere lodato per la sua “buona” condotta, ma rendimi capace di “sporcarmi” le mani, servendo i fratelli, per cercare di essere “pulito” nel cuore!

…MI IMPEGNALa voce di un parroco santo Giovanni Maria VianneyTutta la nostra religione non è che religione falsa e tutte le nostre virtù non sono altro che fantasmi; e siamo soltanto degli ipocriti agli occhi di Dio, se non abbiamo quella carità universale per tutti, per i buoni come per i cattivi, per i poveri come per i ricchi, per tutti quelli che ci fanno del male, come per quelli che ci fanno del bene.

Mercoledì, 16 ottobre 2013Santa Margherita Maria Alacoque, vergine

Liturgia della Parola Rm 2,1-11; Sal 61; Lc 11,42-46LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti

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nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». …È MEDITATAIn questa pagina, Gesù usa parole dure contro i farisei e i dottori della legge: avverte i primi che mettersi in mostra, primeggiare non serve se non si ricerca l’amore di Dio e non si pratica la giustizia. Ammonisce gli altri dal puntare il dito sulle fragilità e i peccati degli altri, schiacciandoli coi sensi di colpa e la disistima di sé. Un dottore della legge, ascoltando le dure parole di Gesù contro il ritualismo farisaico, ribatte che in quel modo offende anche lui e tutti i suoi colleghi. Con questa reazione egli mostra che, in verità, ha ascoltato Gesù con l'orgoglio di chi deve difendere la sua posizione e non come un uomo bisognoso d'aiuto. È vero che la Parola di Dio, come dice Paolo, è come una spada a doppio taglio che penetra sin nelle midolla e che non lascia indifferenti. Ma se è ascoltata con l'orgoglio e l'autosufficienza di chi vuole difendere se stesso viene sentita come un rimprovero che offende e non come una forza salutare e buona che cambia il cuore. Se si resta schiavi del proprio orgoglio è facile maltrattare i profeti e i giusti; è facile cioè

eliminare la loro voce, dimenticare la loro parola, in ogni caso allontanarla perché porta disturbo. E si giunge sino a farli tacere, magari costruendo delle belle tombe, purché non parlino. La "chiave" per entrare nelle Scrittura e nella vita è l'ascolto umile e docile.----------------------------------------------Il rischio nel cercare e trovare Dio in tutte le cose è dunque la volontà di esplicitare troppo, di dire con certezza umana e arroganza: “Dio è qui”. Troveremmo solamente un dio a nostra misura. L’atteggiamento corretto è quello agostiniano: cercare Dio per trovarlo, e trovarlo per cercarlo sempre. E spesso si cerca a tentoni. Sì, in questo cercare e trovare Dio in tutte le cose resta sempre una zona di incertezza. Deve esserci. Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non è sfiorata da un margine di incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave importante. Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui.  Papa Francesco

…È PREGATASalvami dalla presunzione di sapere tutto, dall'arroganza di chi non ammette dubbi; dalla durezza di chi non tollera ritardi; dal

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rigore di chi non perdona debolezze; dall'ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone..

…MI IMPEGNAOggi mi impegno a cercare di sottolineare e valorizzare i tanti talenti di chi mi sta accanto (marito, moglie, figli, fratelli, compagni di scuola, colleghi…) invece di rimproverarne i difetti o le manchevolezza.

Giovedì, 17 ottobre 2013Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire - Fu il terzo vescovo di Antiochia, in Siria, terza metropoli del mondo antico dopo Roma e Alessandria d'Egitto e di cui san Pietro era stato il primo vescovo. Non era cittadino romano, e pare che non fosse nato cristiano, convertendosi in età non più giovanissima. Mentre era vescovo ad Antiochia, l'Imperatore Traiano dette inizio alla sua persecuzione. Arrestato e condannato, Ignazio fu condotto, in catene, da Antiochia a Roma dove si allestivano feste in onore dell'Imperatore

e i cristiani dovevano servire da spettacolo, nel circo, sbranati dalle belve. Durante il viaggio da Antiochia a Roma, Ignazio scrisse sette lettere, in cui raccomandava di fuggire il peccato, di guardarsi dagli errori degli Gnostici, di mantenere l'unità della Chiesa. Di un'altra cosa poi si raccomandava, soprattutto ai cristiani di Roma: di non intervenire in suo favore e di non salvarlo dal martirio. Nell'anno 107 fu dunque sbranato dalle belve verso le quali dimostrò grande tenerezza. «Accarezzatele " scriveva " affinché siano la mia tomba e non faccian restare nulla del mio corpo, e i miei funerali non siano a carico di nessuno».

Liturgia della Parola Rm 3,21-30; Sal 129; Lc 11,47-54LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

…È MEDITATA

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Dalla «Lettera ai Romani» di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore.A nulla mi gioveranno i godimenti del mondo né i regni di questa terra. E' meglio per me morire per Gesù Cristo che estendere il mio impero fino ai confini della terra. Io cerco colui che è morto per noi, voglio colui che per noi è risorto. E' vicino il momento della mia nascita.Abbiate compassione di me, fratelli. Non impeditemi di vivere, non vogliate che io muoia. Non abbandonate al mondo e alle seduzioni della materia chi vuol essere di Dio. Lasciate che io raggiunga la pura luce; giunto là, sarò veramente un uomo. Lasciate che io imiti la passione del mio Dio. Se qualcuno lo ha in sé, comprenda quello che io voglio e mi compatisca, pensando all'angoscia che mi opprime.Il principe di questo mondo vuole portarmi via e soffocare la mia aspirazione verso Dio. Nessuno di voi gli dia mano; state piuttosto dalla mia parte, cioè da quella di Dio. Non siate di quelli che

professano Gesù Cristo e ancora amano il mondo. Non trovino posto in voi sentimenti meno buoni. Anche se vi supplicassi, quando sarà tra voi, non datemi ascolto: credete piuttosto a quanto vi scrivo ora nel pieno possesso della mia vita. Vi scrivo che desidero morire.Ogni mio desiderio terreno è crocifisso e non c'è più in me nessun'aspirazione per le realtà materiali, ma un'acqua viva mormora dentro di me e mi dice: «Vieni al Padre». Non mi diletto più di un cibo corruttibile, né dei piaceri di questa vita. Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di David; voglio per bevanda il suo sangue che è la carità incorruttibile.Non voglio più vivere la vita di quaggiù. E il mio desiderio si realizzerà, se voi lo vorrete. Vogliatelo, vi prego, per trovare anche voi benevolenza. Ve lo domando con poche parole: credetemi. Gesù Cristo vi farà comprendere che dico il vero: egli è la bocca verace per mezzo della quale il Padre ha parlato in verità. Chiedete per me che io possa raggiungerlo. Non vi scrivo secondo la carne, ma secondo il pensiero di Dio. Se subirò il martirio, ciò significherà che mi avete voluto bene. Se sarò rimesso in libertà, sarà segno che mi avete odiato. -----------------------------------------------Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è.-- Sant'Ignazio di Antiochia 

…È PREGATA

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Dio onnipotente ed eterno, che nel sacrificio dei martiri edifichi la tua Chiesa, mistico corpo del Cristo, fa’ che la gloriosa passione che meritò a sant’Ignazio una corona immortale, ci renda sempre forti nella fede perché con le parole e con le opere ci dimostriamo autentici cristiani. .…MI IMPEGNAE' meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo. Sant'Ignazio di Antiochia 

Venerdì, 18 ottobre 2013 SAN LUCA, evangelista - Figlio di pagani, Luca appartiene alla seconda generazione cristiana. Compagno e collaboratore di san Paolo, che lo chiama «il caro medico», è soprattutto l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Al suo Vangelo premette due capitoli nei quali racconta la nascita e l’infanzia di Gesù. In essi risalta la figura di Maria, la «serva del Signore, benedetta fra tutte le donne». Il cuore dell’opera, invece, è costituito da una serie di capitoli che riportano la predicazione da Gesù tenuta nel viaggio ideale che lo porta dalla Galilea a Gerusalemme. Anche gli Atti degli Apostoli descrivono un viaggio: la progressione gloriosa del

Vangelo da Gerusalemme all’Asia Minore, alla Grecia fino a Roma.Protagonisti di questa impresa esaltante sono Pietro e Paolo. A un livello superiore il vero protagonista è lo Spirito Santo, che a Pentecoste scende sugli Apostoli e li guida nell’annuncio del Vangelo agli Ebrei e ai pagani. Da osservatore attento, Luca conosce le debolezze della comunità cristiana così come ha preso atto che la venuta del Signore non è imminente. Dischiude dunque l’orizzonte storico della comunità cristiana, destinata a crescere e a moltiplicarsi per la diffusione del Vangelo. Secondo la tradizione, Luca morì martire a Patrasso in Grecia.

Liturgia della Parola 2Tm 4,10-17; Sal 144; Lc 10,1-9LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.  In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.  Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che

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vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

…È MEDITATAPrega con noi, oggi, san Luca. Il suo Vangelo è una meraviglia continua: traspare tutta la bontà e la misericordia di Gesù, aspetto, questo, che deve avere profondamente impressionato l'evangelista. Luca è un tipo straordinario: è di Antiochia, ha conosciuto Gesù attraverso la predicazione di Paolo e lo ha seguito in alcuni suoi viaggio missionari, è una persona colta, forse un medico, e scrive un'opera storica imponente sulla vita di Gesù e sulle origini della comunità cristiana. Il suo modo di scrivere è raffinato e lineare: si percepisce che ha una solida cultura di base. Se non avessimo il suo vangelo non conosceremmo la parabola del Buon Samaritano, della pecora perduta, non sapremmo chi sono il buon ladrone e Zaccheo, ci sfuggirebbe il particolare che Gesù era seguito e mantenuto da un gruppo di discepole, non sapremmo di quella adolescente di Nazareth, Maria, chiamata a diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo... e soprattutto non avremmo la pagina più eclatante del vangelo, quella di quei due figli famosi, uno che fugge e torna, l'altro indispettito dall'atteggiamento del Padre che ci svela il vero volto di Dio. Dante chiamava Luca scriba mansuetudinis Christi, lo scriba della mansuetudine di Cristo ed aveva colto nel segno. Il suo vangelo ci porta proprio a

conoscere il sorriso di Dio e la sua tenerezza, ma è stato anche usato come manuale di predicazione per i pagani o come manuale del missionario, del discepolo che annuncia la Buona novella. Chiediamogli, oggi, di potere conoscere, come lui, il volto misericordioso e compassionevole di Cristo. ----------------------------------------------Sogno una Chiesa madre e pastora. I ministri della Chiesa devono essere misericordiosi, farsi carico delle persone, accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo. Questo è Vangelo puro. Dio è più grande del peccato. Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo. La prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato. I vescovi, particolarmente, devono essere uomini capaci di sostenere con pazienza i passi di Dio nel suo popolo in modo che nessuno rimanga indietro, ma anche per accompagnare il gregge che ha il fiuto per trovare nuove strade».Invece di essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve tenendo

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le porte aperte, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la

frequenta, chi se n’è andato o è indifferente. Papa Francesco

…È PREGATAMadre del silenzio, che custodisce il mistero di Dio, liberaci dall'idolatria del presente, a cui si condanna chi dimentica. Purifica gli occhi dei Pastori con il collirio della memoria: torneremo alla freschezza delle origini, per una Chiesa orante e penitente. Madre della bellezza, che fiorisce dalla fedeltà al lavoro quotidiano,destaci dal torpore della pigrizia, della meschinità e del disfattismo.Rivesti i Pastori di quella compassione che unifica e integra: scopriremo la gioia di una Chiesa serva, umile e fraterna. Madre della tenerezza, che avvolge di pazienza e di misericordia, aiutaci a bruciare tristezze, impazienze e rigidità di chi non conosce appartenenza. Intercedi presso tuo Figlio perché siano agili le nostre mani, i nostri piedi e i nostri cuori: edificheremo la Chiesa con la verità nella carità.Madre, saremo il Popolo di Dio, pellegrinante verso il Regno. Amen - Papa Francesco …MI IMPEGNAOggi pregherò per tutti quei cristiani perseguitati nel mondo a causa della loro fede in Dio e per i missionari che, in condizioni a volte difficili e precarie, annunciano il Vangelo di Gesù.

Sabato, 19 ottobre 2013

Liturgia della Parola Rm 4,13.16-18; Sal 104; Lc 12,8-12LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

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…È MEDITATAGesù oggi nel vangelo, ci conforta e ci dice «Non preoccupatevi… perché lo Spirito Santo vi insegnerà…»: che parole soavi, che consolazione! Lo Spirito Santo è il lascito del Risorto, è l’Amore che circola tra il Padre e Il Figlio, è Sapienza, Bellezza, Forza! È il sigillo d’amore che ci custodisce e ci difende! Se vivessimo sotto l’influsso dello Spirito, veramente la faccia della terra sarebbe rinnovata! Allora lasciamo che lo Spirito viva in noi, che ci suggerisca la verità e guidi le nostre azioni perché un giorno possiamo essere accreditati presso il Padre. Gli Apostoli, primi testimoni dell'annuncio di salvezza operata da Cristo con la sua morte e risurrezione, anche dinanzi alle persecuzioni, anche quando venivano portati dinanzi ai tribunali, anche quando veniva loro ingiunto di non parlare più della nuova dottrina, affermavano con vigore: «non possiamo tacere». Ciò derivava dalla certezza della loro fede e dal mandato ricevuto dal Signore. Anche noi, battezzati in

Cristo, dal giorno del nostro battesimo ci impegniamo in prima persona e per tutta la vita ad essere suoi testimoni. Oggi siamo sollecitati da una ulteriore certezza ad adempiere questo sacrosanto dovere: «chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà». ---------------------------------------Gesù dice che la bestemmia contro Spirito Santo è imperdonabile. Cosa significa? Fiumi di inchiostro sono stati versati per interpretare questa Parola. Aggiungo la mia interpretazione: la bestemmia è attribuire a Dio un termine sconveniente o offensivo. Quante volte attribuiamo allo Spirito Santo ispirazioni fasulle, nostre intuizioni e ragionamenti, nostre scelte! Non bestemmiamo lo Spirito: siamo arrendevoli al suo potente soffio, anche quando è destabilizzante e ci conduce su sentieri che non sappiamo. Un cuore spalancato al vento dello Spirito, abitato dalla sua luce, rende gloria a Dio e opera la sua volontà! Paolo Curtaz

…È PREGATAVieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della Tua luce. Infondi in noi la forza del Tuo spirito creatore e la faccia della terra sarà rinnovata! Amen.

…MI IMPEGNAOggi pregherò soprattutto lo Spirito Santo perché guidi le mie azioni e io sappia prendere le decisioni giuste.

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PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALEMercoledì, 2 ottobre 2013

 Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nel «Credo», dopo aver professato: «Credo la Chiesa una», aggiungiamo l’aggettivo «santa»;

affermiamo cioè la santità della Chiesa, e questa è una caratteristica che è stata presente fin dagli inizi nella coscienza dei primi cristiani, i quali si chiamavano semplicemente “i santi”, perché avevano la certezza che è l’azione di Dio, lo Spirito Santo che santifica la Chiesa.Ma in che senso la Chiesa è santa se vediamo che la Chiesa storica, nel suo cammino lungo i secoli, ha avuto tante difficoltà, problemi, momenti bui? Come può essere santa una Chiesa fatta di esseri umani, di peccatori? Uomini peccatori, donne peccatrici, sacerdoti peccatori, suore peccatrici, Vescovi peccatori, Cardinali peccatori, Papa peccatore? Tutti. Come può essere santa una Chiesa così?1. Per rispondere alla domanda vorrei farmi guidare da un brano della Lettera di san Paolo ai cristiani di Efeso. L’Apostolo, prendendo come esempio i rapporti familiari, afferma che «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa». Cristo ha amato la Chiesa, donando tutto se stesso sulla croce. E questo significa che la Chiesa è santa perché procede da Dio che è santo, le è fedele e non l’abbandona in potere della morte e del male. E’ santa perché Gesù Cristo, il Santo di Dio, è unito in modo indissolubile ad essa; è santa perché è guidata dallo Spirito Santo che purifica, trasforma, rinnova. Non è santa per i nostri meriti, ma perché Dio la rende santa, è frutto dello Spirito Santo e dei suoi doni. Non siamo noi a farla santa. È Dio, lo Spirito Santo, che nel suo amore fa santa la Chiesa. 2. Voi potrete dirmi: ma la Chiesa è formata da peccatori, lo vediamo ogni giorno. E questo è vero: siamo una Chiesa di peccatori; e noi peccatori siamo chiamati a lasciarci trasformare, rinnovare, santificare da Dio. C’è stata nella storia la tentazione di alcuni che affermavano: la Chiesa è solo la Chiesa dei puri, di quelli che sono totalmente coerenti, e gli altri vanno allontanati. Questo non è vero! Questa è un'eresia! La Chiesa, che è santa, non rifiuta i peccatori; non rifiuta tutti noi; non rifiuta perché chiama tutti, li accoglie, è

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aperta anche ai più lontani, chiama tutti a lasciarsi avvolgere dalla misericordia, dalla tenerezza e dal perdono del Padre, che offre a tutti la possibilità di incontrarlo, di camminare verso la santità. “Mah! Padre, io sono un peccatore, ho grandi peccati, come posso sentirmi parte della Chiesa?”. Caro fratello, cara sorella, è proprio questo che desidera il Signore; che tu gli dica: “Signore sono qui, con i miei peccati”. Qualcuno di voi è qui senza i propri peccati? Qualcuno di voi? Nessuno, nessuno di noi. Tutti portiamo con noi i nostri peccati. Ma il Signore vuole sentire che gli diciamo: “Perdonami, aiutami a camminare, trasforma il mio cuore!”. E il Signore può trasformare il cuore. Nella Chiesa, il Dio che incontriamo non è un giudice spietato, ma è come il Padre della parabola evangelica. Puoi essere come il figlio che ha lasciato la casa, che ha toccato il fondo della lontananza da Dio. Quando hai la forza di dire: voglio tornare in casa, troverai la porta aperta, Dio ti viene incontro perché ti aspetta sempre, Dio ti aspetta sempre, Dio ti abbraccia, ti bacia e fa festa. Così è il Signore, così è la tenerezza del nostro Padre celeste. Il Signore ci vuole parte di una Chiesa che sa aprire le braccia per accogliere tutti, che non è la casa di pochi, ma la casa di tutti, dove tutti possono essere rinnovati, trasformati, santificati dal suo amore, i più forti e i più deboli, i peccatori, gli indifferenti, coloro che si sentono scoraggiati e perduti. La Chiesa a tutti offre la possibilità di percorrere la strada della santità, che è la strada del cristiano: ci fa incontrare Gesù Cristo nei Sacramenti, specialmente nella Confessione e nell’Eucaristia; ci comunica la Parola di Dio, ci fa vivere nella carità, nell’amore di Dio verso tutti. Chiediamoci, allora: ci lasciamo santificare? Siamo una Chiesa che chiama e accoglie a braccia aperte i peccatori, che dona coraggio, speranza, o siamo una Chiesa chiusa in se stessa? Siamo una Chiesa in cui si vive l’amore di Dio, in cui si ha attenzione verso l’altro, in cui si prega gli uni per gli altri?3. Un’ultima domanda: che cosa posso fare io che mi sento debole, fragile, peccatore? Dio ti dice: non avere paura della santità, non avere paura di puntare in alto, di lasciarti amare e purificare da Dio, non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. Lasciamoci contagiare dalla santità di Dio. Ogni cristiano è chiamato alla santità; e la santità non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio. E’ l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia e umiltà, per la gloria di Dio e nel servizio al prossimo. C’è una celebre frase dello scrittore francese Léon Bloy; negli ultimi momenti della sua vita diceva:

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«C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi». Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? Il Signore ci aspetta tutti, con le braccia aperte; ci aspetta per accompagnarci in questa strada della santità. Viviamo con gioia la nostra fede, lasciamoci amare dal Signore… chiediamo questo dono a Dio nella preghiera, per noi e per gli altri.

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INCONTRO CON I POVERI Sala della Spoliazione del Vescovado, Assisi 4 ottobre

Ha detto il mio fratello Vescovo che è la prima volta, in 800 anni, che un Papa viene qui. In questi giorni, sui giornali, sui mezzi di comunicazione, si facevano fantasie. “Il Papa andrà a spogliare la Chiesa, lì!”. “Di che cosa spoglierà la Chiesa?”. “Spoglierà gli abiti dei Vescovi, dei Cardinali; spoglierà se stesso”. Questa è una buona occasione per fare un invito alla Chiesa a spogliarsi. Ma la Chiesa siamo tutti! Tutti! Dal primo battezzato, tutti siamo Chiesa, e tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù, che ha percorso una strada di spogliazione, Lui stesso. E’ diventato servo, servitore; ha voluto essere umiliato fino alla Croce. E se noi vogliamo essere cristiani, non c’è un’altra strada. Ma non possiamo fare un cristianesimo un po’ più umano – dicono – senza croce, senza Gesù, senza spogliazione? In questo modo diventeremo cristiani di pasticceria, come belle torte, come belle cose dolci! Bellissimo, ma non cristiani davvero! Qualcuno dirà: “Ma di che cosa deve spogliarsi la Chiesa?”. Deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella

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Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. E’ un idolo! E l’idolatria è il peccato più forte! Quando nei media si parla della Chiesa, credono che la Chiesa siano i preti, le suore, i Vescovi, i Cardinali e il Papa.

Ma la Chiesa siamo tutti noi, come ho detto. E tutti noi dobbiamo spogliarci di questa mondanità: lo spirito contrario allo spirito delle beatitudini, lo spirito contrario allo spirito di Gesù. La mondanità ci fa male. È tanto triste trovare un cristiano mondano, sicuro – secondo lui – di quella sicurezza che gli dà la fede e sicuro della sicurezza che gli dà il mondo. Non si può lavorare nelle due parti. La Chiesa - tutti noi - deve spogliarsi della mondanità, che la porta alla vanità, all’orgoglio, che è l’idolatria. Gesù stesso ci diceva: “Non si può servire a due padroni: o servi Dio o servi il denaro” (cfr Mt 6,24). Nel denaro c’era tutto questo spirito mondano; denaro, vanità, orgoglio, quella strada… noi non possiamo… è triste cancellare con una mano quello che scriviamo con l’altra. Il Vangelo è il Vangelo! Dio è unico! E Gesù si è fatto servitore per noi e lo spirito del mondo non c’entra qui. Oggi sono qui con voi. Tanti di voi sono stati spogliati da questo mondo selvaggio, che non dà lavoro, che non aiuta; a cui non importa se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa; non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà. Con quanto dolore, tante volte, vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa: oggi è un giorno di pianto! Queste cose le fa lo spirito del mondo. È proprio ridicolo che un cristiano - un cristiano vero - che un prete, che una suora, che un Vescovo, che un Cardinale, che un Papa vogliano andare sulla strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. La mondanità spirituale uccide! Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa! Quando Francesco, qui, ha fatto quel gesto di spogliarsi era un ragazzo giovane, non aveva forza per questo. E’ stata la forza di Dio che lo ha spinto a fare questo, la forza di Dio che voleva ricordarci quello che Gesù ci diceva sullo spirito del mondo, quello che Gesù ha pregato al Padre, perché il Padre ci salvasse dallo spirito del mondo. Oggi, qui, chiediamo la grazia per tutti i cristiani. Che il Signore dia a tutti noi il coraggio di spogliarci, ma non di 20 lire, spogliarci dello spirito del mondo, che è la lebbra, è il cancro della società! È il cancro della rivelazione di Dio! Lo spirito del mondo è il nemico di Gesù! Chiedo al Signore che, a tutti noi, dia questa grazia di spogliarci. Grazie!

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Preghiera di san Francesco per Assisi, per l’Italia, per il mondo:

«Ti prego dunque, o Signore Gesù Cristo, padre delle misericordie, di non voler guardare alla nostra ingratitudine,

ma di ricordarti sempre della sovrabbondante pietà che in [questa città] hai mostrato, affinché sia sempre il luogo e la dimora di quelli che veramente ti conoscono e glorificano il tuo nome benedetto e gloriosissimo nei

secoli dei secoli. Amen»