A cura di Eugenio Moscetti - associazionenomentana.com · di Diana Nemorense a Nemi, oltre a villa...

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*Il notiziario, iniziato negli “annali” 1995, pubblica notizie relati- ve a interventi e scavi regolari della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, a rinvenimenti occasionali e nuove acquisi- zioni su monumenti già noti. Alcune delle schede pubblicate si rife- riscono a ritrovamenti recentissimi o a scavi ancora in corso, per cui devono necessariamente essere considerate note preliminari. Al Soprintendente dott. Marina Sapelli Ragni e al Funzionario di zona dott. Benedetta Adembri va il nostro più vivo ringraziamen- to per la loro liberalità. FONTE NUOVA Comando Carabinieri Tutela patrimonio Culturale. Operazione Iside In seguito a indagini nell’area compresa tra le vie Tiburtina e Nomentana, motivate da segnalazioni di scavi clandestini e dan- neggiamenti di strutture archeologiche in tale territorio, il Comando Carabinieri TPC ha operato alcune perquisizioni domi- ciliari che hanno permesso di recuperare numerosi reperti partico- larmente importanti dal punto di vista storico-archeologico, costi- tuiti principalmente da oggetti marmorei di età romana. Tra questi spiccano una testina egizia di un sacerdote di Iside e una lastra con un’iscrizione sepolcrale di età imperiale romana. TESTINA EGIZIA DI SACERDOTE ISIACO DI ETÀ TOLEMAICA Testina virile (h cm 14), in granito scuro, spezzata all’altezza del collo, con la superficie scheggiata e corrosa in molti punti. Sul retro rimane la traccia della parte finale a forma tronco piramidale del pilastrino del dorso che finisce all’altezza della nuca. I caratteri stilistici della figura che presenta cranio appena rigon- fio e posteriormente allungato, forma del volto dal perfetto ovale, con punto focale delineato da grandi occhi a mandorla, sopracciglia che risalgono in corrispondenza della prominenza dell’osso frontale, naso a base larga, bocca piccola con labbra mosse in un marca- to sorriso, permettono un confronto stringente con analoghe statue della fine della XXX dinastia – inizio dell’epoca tolemaica (IV secolo a.C.). Sembra verosimile che la testina appartenesse ad una statua di sacerdote raffigurato in posizione stante e forse recante nelle mani un piccolo tempio (naoforo), secondo una iconografia nota e bene attestata nella statuaria egiziana di Bassa Epoca, destinata prevalen- temente in ambito templare. La moda di importare in Italia manufatti egizi ebbe inizio nel I secolo a.C. in seguito alla conquista romana dell’Egitto, e conobbe un notevole incremento in età imperiale tra la fine del I e l’inizio del II sec. d.C., a seguito della crescente diffusione e popolarità dei culti isiaci in Occidente e a Roma in particolare. Gli imperatori fece- ro trasportare a Roma dall’Egitto - ormai provin- cia imperiale, o meglio un possedimento personale dell’imperatore - obeli- schi, sfingi e statue farao- niche monumentali che fecero collocare all’inter- no dei luoghi di culto riservati a Iside e a Serapide. I Ricchi romani, da parte loro, depredaro- no i templi egiziani del Delta di ogni sorta di sta- tuine, arredi e piccoli manufatti per ornare piccoli sacelli e larari familiari o collocarli come oggetti votivi in santuari pubblici dedicati a divinità femmini- li romane identificate con Iside. Iside era infatti la divinità egizia che godeva di maggior favore presso i romani che vedevano in lei una divinità a cui rivolgersi per ottenere protezione dal destino. In età imperiale Iside, pur conservando i tipici aspetti sincretistici della religione egizia, può essere considerata come una divinità nuova, divenuta Iside-Myronoma, Iside dai molti nomi, adorata in tutto l’impero come Iside-Demetra, Iside-Atena e Iside Afrodite, o anche Iside-Albula nell’area tiburtina. Questi processi di identificazione annoverano numerosi esempi nell’entroterra laziale tra cui il san- tuario della Fortuna Primigenia a Preneste (Palestrina) e il santuario di Diana Nemorense a Nemi, oltre a villa Adriana che ha restituito molti reperti egizi ed egittizzanti. Inoltre, particolarmente in età tardo-antica, le ville signorili aveva- no sacelli privati domestici in cui venivano frequentemente venerate divinità sincretistiche orientali, tra cui Iside era una delle preferite; il suo culto prevedeva la presenza di materiali originali o di imitazione quali statue, bronzetti, terrecotte, e oggetti con valore magico. La nostra testina proviene dal territorio dell’odierna Mentana e precisamente dalla frazione di Casali in località “Romitorio”, dove sono state localizzate le rovine dell’antica Nomentum 1 , un antico centro preromano di origine sabina o latina poi divenuto municipio dopo la conquista romana: un territorio che presenta un quadro archeologico-religioso sicuramente complesso e ricco di risvolti. Il sito di provenienza rende particolarmente importante il reper- to, perché conferma quanto attestato da due iscrizioni provenienti dal territorio dell’antica Nomentum, sulla presenza di luoghi di culto dedicati a Iside e Serapide in questo centro. La prima delle due iscrizioni è una piccola ara in marmo con dedica a Iside e Serapide 2 , oggi conservata all’Accademia Americana Annali 2009 41 NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO* A cura di Eugenio Moscetti Testina Egizia Testina Egizia

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*Il notiziario, iniziato negli “annali” 1995, pubblica notizie relati-ve a interventi e scavi regolari della Soprintendenza per i beniarcheologici del Lazio, a rinvenimenti occasionali e nuove acquisi-zioni su monumenti già noti. Alcune delle schede pubblicate si rife-riscono a ritrovamenti recentissimi o a scavi ancora in corso, percui devono necessariamente essere considerate note preliminari.Al Soprintendente dott. Marina Sapelli Ragni e al Funzionario dizona dott. Benedetta Adembri va il nostro più vivo ringraziamen-to per la loro liberalità.

FONTE NUOVA

Comando CarabinieriTutela patrimonio Culturale.Operazione Iside

In seguito a indagini nell’area compresa tra le vie Tiburtina eNomentana, motivate da segnalazioni di scavi clandestini e dan-neggiamenti di strutture archeologiche in tale territorio, ilComando Carabinieri TPC ha operato alcune perquisizioni domi-ciliari che hanno permesso di recuperare numerosi reperti partico-larmente importanti dal punto di vista storico-archeologico, costi-tuiti principalmente da oggetti marmorei di età romana. Tra questispiccano una testina egizia di un sacerdote di Iside e una lastra conun’iscrizione sepolcrale di età imperiale romana.

TESTINA EGIZIA DI SACERDOTE ISIACO DI ETÀ TOLEMAICA Testina virile (h cm 14), in granito scuro, spezzata all’altezza del

collo, con la superficie scheggiata e corrosa in molti punti. Sul retrorimane la traccia della parte finale a forma tronco piramidale delpilastrino del dorso che finisce all’altezza della nuca.

I caratteri stilistici della figura che presenta cranio appena rigon-fio e posteriormenteallungato, forma del voltodal perfetto ovale, conpunto focale delineato dagrandi occhi a mandorla,sopracciglia che risalgonoin corrispondenza dellaprominenza dell’ossofrontale, naso a baselarga, bocca piccola conlabbra mosse in un marca-to sorriso, permettono unconfronto stringente conanaloghe statue della finedella XXX dinastia – inizio

dell’epoca tolemaica (IV secolo a.C.).Sembra verosimile che la testina appartenesse ad una statua di

sacerdote raffigurato in posizione stante e forse recante nelle maniun piccolo tempio (naoforo), secondo una iconografia nota e bene

attestata nella statuaria egiziana di Bassa Epoca, destinata prevalen-temente in ambito templare.

La moda di importare in Italia manufatti egizi ebbe inizio nel Isecolo a.C. in seguito alla conquista romana dell’Egitto, e conobbeun notevole incremento in età imperiale tra la fine del I e l’iniziodel II sec. d.C., a seguito della crescente diffusione e popolarità deiculti isiaci in Occidente e a Roma in particolare. Gli imperatori fece-ro trasportare a Romadall’Egitto - ormai provin-cia imperiale, o meglio unpossedimento personaledell’imperatore - obeli-schi, sfingi e statue farao-niche monumentali chefecero collocare all’inter-no dei luoghi di cultoriservati a Iside e aSerapide. I Ricchi romani,da parte loro, depredaro-no i templi egiziani delDelta di ogni sorta di sta-tuine, arredi e piccolimanufatti per ornare piccoli sacelli e larari familiari o collocarlicome oggetti votivi in santuari pubblici dedicati a divinità femmini-li romane identificate con Iside. Iside era infatti la divinità egizia chegodeva di maggior favore presso i romani che vedevano in lei unadivinità a cui rivolgersi per ottenere protezione dal destino. In etàimperiale Iside, pur conservando i tipici aspetti sincretistici dellareligione egizia, può essere considerata come una divinità nuova,divenuta Iside-Myronoma, Iside dai molti nomi, adorata in tuttol’impero come Iside-Demetra, Iside-Atena e Iside Afrodite, o ancheIside-Albula nell’area tiburtina. Questi processi di identificazioneannoverano numerosi esempi nell’entroterra laziale tra cui il san-tuario della Fortuna Primigenia a Preneste (Palestrina) e il santuariodi Diana Nemorense a Nemi, oltre a villa Adriana che ha restituitomolti reperti egizi ed egittizzanti.

Inoltre, particolarmente in età tardo-antica, le ville signorili aveva-no sacelli privati domestici in cui venivano frequentemente veneratedivinità sincretistiche orientali, tra cui Iside era una delle preferite; ilsuo culto prevedeva la presenza di materiali originali o di imitazionequali statue, bronzetti, terrecotte, e oggetti con valore magico.

La nostra testina proviene dal territorio dell’odierna Mentana eprecisamente dalla frazione di Casali in località “Romitorio”, dovesono state localizzate le rovine dell’antica Nomentum1, un anticocentro preromano di origine sabina o latina poi divenuto municipiodopo la conquista romana: un territorio che presenta un quadroarcheologico-religioso sicuramente complesso e ricco di risvolti.

Il sito di provenienza rende particolarmente importante il reper-to, perché conferma quanto attestato da due iscrizioni provenientidal territorio dell’antica Nomentum, sulla presenza di luoghi diculto dedicati a Iside e Serapide in questo centro.

La prima delle due iscrizioni è una piccola ara in marmo condedica a Iside e Serapide2, oggi conservata all’Accademia Americana

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NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO*A cura di Eugenio Moscetti

Testina Egizia

Testina Egizia

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a Roma, rinvenuta, nel lontano 1829 dai Borghese, proprio nellostesso luogo - Casali di Mentana, località Romitorio - indicato per latestina Egizia. L’iscrizione attesta che D. Valerio Proculo - personag-gio di grande rilievo nel municipio di Nomentum, avendo ricoper-to le cariche di edile, dictator e di questore degli alimenta, diedein dono alle divinità egizie Iside e Serapide un hydraeum d’oro(ornamento femminile) ornato di gemme.

La seconda iscrizione è un’ara marmorea con dedica alla MagnaMater3, rivenuta nel territorio di Mentana, forse in località VignaSantucci, e attualmente conservata ai Musei Vaticani, menzionanteun sacerdote consacrato, oltre che a Cibele, a Iside, come attestatochiaramente dalla presenza ai due lati dell’ara stessa del sistro esoprattutto della situla.

Infine va ricordata la grande tavola scorniciata – recuperata sempredal Comando Carabinieri TPC nel 1997 - con dedica posta all’impe-ratore Adriano4 da parte della res publica Nomentanorum per averfatto restaurare alcuni edifici sacri a Nomentum; tra questi edifici sacriera probabilmente da annoverare anche quello dedicato ad Iside.

EPIGRAFE SEPOLCRALERimane la parte centrale di una lastra marmorea (cm 35x32h) con

cornice a listello e gola rovescia, parzialmente conservata lungo ilmargine inferiore:

- - - - - -[- - -pa]rentes fecer[unt- - -][- - -fil]iae Antoniae dul[cissimae- - -][- - -vi]xit annis VIIII . m.(ensibus) [- - -][- - -Ae/Aure]lio Aug(usti) lib(erto) Glyce[rio- - -][- - -]et incomparabil[i- - -][- - -][proc(uratori) r]at(ionis) voluptarensi. qui. v[ixit annos- - -][- - p]arentes fecerunt qui s[- - -]Si tratta sicuramente di un’iscrizione a carattere funerario con

dedica dei genitori (parentes fecerunt) che hanno curato la sepol-tura, come leggeremo in seguito, dei due figli. Forse la prima rigaconservata era preceduta da una o due altre righe che menzionava-no appunto i nomi dei due genitori.

Alle rr.2-5 seguono i nomi dei due figli defunti: la piccolaAntonia, vissuta solo 9 anni e alcuni mesi e Glycerius, che, schiavoimperiale, aveva ottenuto dal principe la libertà (Augusti libertus).Purtroppo la lacuna a sinistra non permette di stabilire con sicurez-za il gentilizio di entrambi i defunti, che doveva essere lo stesso:

rimane infatti l’incertezza tra [Ae]lius/[Ae]lia e [Aure]lius/[Aur]elia.Glycerius dovrebbe quindi essere un liberto imperiale di uno dei

sovrani tra Adriano e Caracalla, con conseguente datazione del-l’iscrizione tra la metà del II sec d.C. e i primi decenni del III.

Gli ultimi due versi sono troppo frammentari per poter essereintegrati ma la penultima riga è particolarmente importante perchésembra indicare che il libero imperiale Glycerius sia da mettere inrelazione con la carica di procuratore della ratio urbica volupta-rensis. A proposito di questa carica sappiamo che fu ricoperta da unaltro liberto imperiale di nome M. Aurelius Faustus, procuratored’Arabia e Cilicia5.

Sempre le ultime due righe, forse con andamento metrico,potrebbero contenere un’attestazione del dolore dei genitori chesono stati costretti dal fato, contro la loro volontà, a erigere unatomba per i loro figli.

L’iscrizione sembra sia stata rinvenuta nell’area sepolcrale circo-stante il sepolcro a pianta circolare, gravitante lungo il percorsodella via Nomentana antica, noto come “La Torricella”6, che in passa-to ha restituito altre iscrizioni sepolcrali di liberi imperiali – poi tra-fugate negli anni ottanta7 - tra cui spiccano le due grandi are gemel-le di T. Flavio Delfico e della moglie Ulpia Euodia8.

FONTE NUOVAVia I maggio. Villa

Nel corso dei lavori di scavo effettuati nel 2009 per il risanamen-to fognario nel comune di Fonte Nuova, in via I maggio è statorimesso in luce un insediamento a carattere residenziale risalentealla prima età imperiale9.

Il complesso antico occupa - per quanto sino ad ora rimesso inluce - un’area di metri 4x9 ca., con strutture murarie dispostesecondo orientamenti EO e NS; nell’area di scavo, eseguita peralloggiare il nuovo sistema fognario, è venuto alla luce, alla profon-dità di ca. 0,30 m dal piano di campagna, un nucleo di ambienti chela tipologia dei pavimenti, i materiali architettonici rinvenuti e iframmenti di intonaco raccolti negli strati di crollo-abbandono con-figurano come un settore a carattere residenziale, alquanto ricco.

Le opere murarie, messe in evidenza nell’area pertinente agliinterventi di risanamento10, delimitano due ambienti rettangolaripavimentati uno in mosaico (ambiente A) e l’altro in coccio pesto(ambiente B); i muri perimetrali si presentano gravemente danneg-giati e piuttosto rasati, tanto che ne rimane solo l’assise di fondazio-ne e, in un unico caso, uno spiccato di appena 10 cm nel versanteO del sito.

L’ambiente A (quadrante S) misura m 2x2 circa11 e risulta di parti-

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Iscrizione sepolcrale

Villa, Via I Maggio. Posizionamento

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colare interesse per il rinvenimento, nella struttura muraria che nedelimita l’angolo NO, di una nicchia di forma irregolarmente rettan-golare e cuspidata nel suo lato breve a O. Tale struttura, che risultainclusa all’interno del muro, presenta un rivestimento in lateriziocon tracce di intonaco dipinto in rosso pompeiano12.

Durante le operazioni di pulitura, all’interno della nicchia, sonostati recuperati diversi frammenti di ceramica d’uso comune13, non-ché porzioni di crollo del muro. I ritrovamenti ceramici sembranopoter avvalorare l’ipotesi di un uso votivo della nicchia.

La struttura muraria che custodisce la nicchia risulta gravementedanneggiata tanto che nel versante O non se ne conserva più traccia14;il muro, che delimita, nel versante NO, l’ambiente B, è realizzato inopera cementizia e si presenta rasato fino alla quota di calpestio. Su di

esso poggia in direzione NS un muro a chiusura del lato O del vanoA; la struttura, anch’essa particolarmente rasata, misura m 0,35 x 1,30ca. e se ne conserva l’elevato per ca.0,10 m dalla pavimentazione. Iltipo di muratura in opus caementicium presenta un paramento inmattoni che conserva tracce di intonaco dipinto di rosso15.

La pavimentazione in cocciopesto, piuttosto danneggiata, risulta-va coperta da uno strato disomogeneo di laterizi, frammenti dimalta, frammenti di intonaco dipinto e materiale moderno, rimuo-vendo il quale è stato rinvenuto un asse neroniano16.

L’ambiente A, nel versante E, è chiuso da un allineamento di bloc-chi di basalto di forma rettangolare17; procedendo verso E, è stataidentificata un’area che non presenta tracce di pavimentazione18.Per la messa in opera della tubazione ACEA è stato necessario sca-vare tale area, mettendo in luce un intervento di canalizzazione cheattraversa in direzione EO l’intero vano19.

L’angolo NE della medesima area è occupato da una porzione dicrollo del muro di chiusura dell’ambiente; quest’ultimo, in operacementizia, poggia su un altro della medesima tecnica costruttiva.Entrambe le opere sono particolarmente rasate e mostrano segni dispoliazione nel versante E; non è stato possibile stabilire con chia-rezza se le due opere murarie sono coeve oppure eseguite a distan-za di tempo, in una fase successiva di utilizzo del sito.

L’ambiente B (quadrante NO), si caratterizza in particolare per lapavimentazione a mosaico con un motivo geometrico di tesserebianche e nere; il tassellato, rinvenuto gravemente danneggiato, siestende per ca.6 m in direzione NS ed è chiuso nel versante SSE damuri in opera cementizia rasati fino alla quota di calpestio. È tutta-via ben riconoscibile il motivo geometrico formato da triangolialternativamente bianchi e neri, che nell’insieme formano deirombi. Il tappeto musivo, inoltre, è chiuso ad E da un motivo afascia bianca e nera rinvenuto molto frammentato20. Il mosaico, perle caratteristiche stilistiche e tipologiche, sembra databile alla primaetà imperiale.

Nel corso della rimozione dello strato che copriva l’area dell’am-biente B, sono stati ritrovati vari frammenti ceramici che attestanola frequentazione del sito nella prima età imperiale21.

Infine da segnalare il rinvenimento, a ca. 50 m a N degli ambien-ti , di una sepoltura alla cappuccina, verosimilmente legata alla villa.

In conclusione, per quanto è stato possibile estendere l’indagine,sembra ipotizzabile che le strutture rinvenute appartengano ad unavilla rustico-residenziale databile alla prima età imperiale

Leonardo Magrì, Eugenio Moscetti

GUIDONIALocalità Martellona-Don Uva. Villa

Nel settembre del 2008 sono ripresi i lavori di scavo archeologi-co, iniziati nel 1999, nel terreno attiguo all’ex ospedale psichiatricoOpera Don Uva, in località Martellona.

In una prima fase sono state effettuate otto trincee esplorativecon direzione E/O allo scopo di approfondire quanto emerso dagliultimi due saggi preventivi effettuati nel 200122 a S/E della cisternaemergente dal terreno. Successivamente, a seguito dei numerosirinvenimenti, lo scavo è proseguito in modo estensivo.

Durante lo scavo delle trincee è stata rinvenuta in uno strato poli-genico parte di una grande lastra (cm 67x35 h), riutilizzata comesoglia, in cui rimaneva una sola riga di un’iscrizione: Decur. Vic.Iovis. pequ[- - -] (fig. 2)23.

Come già segnalato, tutto il terreno è stato interessato da lavoriagricoli per la coltivazione di vigne ed alberi che hanno notevol-

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Villa, Via I Maggio. Mosaico

Villa, Via I Maggio. Pianta

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mente rasato molte delle murature ed intaccato buona parte deglistrati archeologici.

L’area indagata è stata suddivisa in due grandi zone, quella a N,interessata dai settori 1, 2, 3, 4, 6, e quella S, costituita dalla Trincea6 e dal Settore 5. Per facilitare la descrizione topografica verrà primaillustrato il Settore 4, per poi proseguire in senso antiorario con i

settori 1, 6, 2 e 3 (fig.1). Settore 4

Il settore 4, ancora parzialmente da indagare, ha orientamentoNO/SE ed è delimitato da due murature in reticolato: una con dire-zione EO, l’altra con orientamento NS.

Partendo da S sono presenti una serie di ambienti attigui (U, V,X1, T) con orientamento NS, rintracciati solo su 3 lati.

Nell’ambiente V, sono stati rinvenuti due lacerti di pavimentazio-

ne in cocciopesto a quote diverse, uno con tesseroni di mosaicobianco, l’altro con crustae marmoree. Il vano X1, che separa l’am-biente U da quello T, è delimitato da murature in opera cementizia24

e presenta una pavimentazione in cocciopesto. L’ambiente O), in buono stato di conservazione, ha una forma

semirettangolare di 7,80 x 8 m, ancora totalmente da indagare sullato occidentale (fig.3). Di notevole interesse è il rinvenimento del-l’impluvium con il puteale, entrambi in travertino. Il puteale ha l’im-bocco allettato su un cordolo di malta che poggia su tre lastre di tra-vertino di 1,50 x 1,50 m. L’impluvium (3,60 x 3,10 m) si componedi quattro elementi, di 45 cm di larghezza, finemente modanati atoro e gola internamente. Quest’ultimo in una fase successiva è statoriempito di cocciopesto, creando un piano sul quale è stata costrui-ta una vaschetta in opera mista25, fratturata nel lato corto, che con-serva al centro un piccolo canale di scolo che si dirige verso il putea-le. L’ambiente, pavimentato in cocciopesto con crustae marmoree, èinteressato da diverse lacune sia a N del pozzo, dove è visibile unfognolo di tubi fittili ad incastro che vanno in direzione NO-SE, sia aS dove è stato rintracciato l’incasso per una fistula plumbea cheparte dal puteale e si dirige verso SO. Una muratura in reticolato dicalcare delimita a S l’ambiente, mentre a N è presente un muro costi-tuito da blocchetti parallelepipedi di calcare disposti ad assise oriz-zontali, che taglia i lati corti di una vaschetta rinvenuta nell’ambien-te attiguo K. Questa, con ricorsi alternati di blocchetti di calcare elaterizi triangolari è rivestita internamente di cocciopesto.

Ad E l’ambiente O è delimitato da una muratura con diverse tec-niche edilizie, un reticolato di calcare lungo 1,65 m a N ed uno in

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1 - Martellona, villa. Planimetria dell’area

2 - Martellona, villa. Iscrizione

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cementizio lungo 1,30 m a S, con un’apertura di 3,60 m delimitatada due muretti,di 50 cm e 30 cm, con assise orizzontali di blocchet-ti in calcare alternati a liste di assise in laterizio, che lo mette incomunicazione con l’ambiente O1.

Nell’ambiente O1, di 3,58 x 4,65 m, è conservato qualche lacertodi pavimentazione in opus sectile di tipo geometrico con tesserealternate a rombi ed ottagoni, questi ultimi incorniciati da listellirettilinei di lavagna. I marmi usati sono: giallo antico, serpentino,pavonazzetto, cipollino, eufotide e porfido (fig. 4). Il pavimento, dicui non è possibile definire l’originaria estensione, è stato poi obli-terato da una muratura di forma rettangolare (2,05 x 4, 60 m) inopera cementizia, nella quale sono ricavati tre scalini lunghi 2,50 m,larghi 30 cm, con bipedali alternati ad elementi squadrati di calca-re. Questa si appoggia a tre murature in opera cementizia, intona-cate, che delimitano l’ambiente a N , S ed E. Su questi tre lati, comesi può ravvisare dalla pianta, si affiancano tre vani di forma allunga-ta: Z e Z1, ancora oggetto d’indagine e quello X, con pavimentazio-ne in cocciopesto, interessato ad E da una muratura a secco congrossi scapoli di calcare intonacati.

Attiguo al vano Z1, sul lato settentrionale è presente l’ambienteN, di forma rettangolare (3,90 x 4,65 m) delimitato a N ed O damurature in cementizio con sbatacciature di malta nella facciavista,mentre a S e ad E, da murature a secco con grandi scapoli di calca-re rivestite di intonaco impermeabile (fig. 5). Nell’angolo formatoda queste due ultime murature è collocata una vaschetta rettango-lare (3,65 x 1,60 m), chiusa da due muretti molto rasati, eseguiti asecco, con massi ben squadrati in calcare. All’interno di questa,sulle pareti, sono visibili lacerti di un cordolo in cocciopesto che siappoggia direttamente sul pavimento in opus spicatum tessellatoconservato in traccia solo sugli angoli, mentre nella parte centrale,è visibile parte dello strato di malta sul quale erano allettati i mat-toncini dello spiccato e uno degli strati di preparazione del pavi-mento fatto di calce, pietrisco e frammenti ceramici. La vaschetta èinteressata a N da un lacerto di pavimentazione simile a questa maad una quota leggermente più alta e ad O da una canaletta costitui-ta da due cordoli in muratura baulati di 85 cm di lunghezza,entrambi fratturati, con fondo rivestito in cocciopesto (18 cm di lar-ghezza) che comunica con la vaschetta per mezzo di un condotto.

Nella lato NO del settore, troviamo l’ambiente F, riconducibile adun torcularium, di 4,85 x 2,95 m, pavimentato in opus spicatum tes-sellato, coperto in alcuni punti da qualche traccia di cocciopesto.Nell’angolo formato da una muratura in reticolato di calcare ed unacon ricorsi alternati di blocchetti di calcare e laterizi triangolari, sitrova il lapis pedicinus (1,35 x 80 m) in travertino con gli alloggi pergli arbores. Accanto a questo, è visibile il cordolo perimetrale del-l’ara, dalla quale si dipartono i canali rotundas, che si dirigonoverso una muratura in reticolato di calcare nel lato E (fig. 6). Il pavi-mento, interrotto sul lato S, presenta diversi segni lasciati dal passag-gio dell’aratro ed un foro rettangolare per l’alloggio dei tiranti davigna, mentre i denti di una benna hanno compromesso l’angoloN/E del lapis pedicinus con il pavimento e parte del muro attiguo.

L’ambiente D di forma rettangolare (5,15 x 2,70), è delimitato aN da una doppia muratura, in opera cementizia e a S da una mura-tura a secco, con grandi scapoli di calcare, alla quale si lega una incementizio. All’interno dell’ambiente, sono stati rinvenuti un con-dotto ipogeo ed una vasca, entrambi scavati nello strato di argilla(fig.7). Il condotto è costituito, nel tratto visibile, da una strutturaorientata NO-SE (2,60 x 0,90 m), di forma rettangolare, in operacementizia, coperta da lastre di calcare legate da malta. Questo ha

l’imbocco nell’angolo SE, chiuso dalle stesse lastre con cui è coper-to. All’interno si presenta rivestito di intonaco impermeabile ed èpossibile seguirne il percorso per m. 1.50, dopo i quali gira adangolo retto verso O. Sul lato orientale, a quota più alta rispetto alcondotto, è visibile parte di una vasca, obliterata dalle fondazioni diuna muratura in cementizio che contemporaneamente delimital’ambiente. La vasca ha le murature di malta e scapoli di calcare conqualche laterizio, con le pareti svasate verso l’interno ed un picco-lo canale ricavato sul lato corto del labrum che sembra dirigersiverso il cunicolo.

Nella parte settentrionale, il settore si conclude con gli ambientiA, Y ed E, che si dispongono intorno a quello D, rispettivamente adE, N ed O. Questi, ancora in corso di scavo, sono tutti delimitati sullato N da una muratura in reticolato, lunga m 16,50. Nel lato orien-tale, si trova il corridoio G di 16 x 3,80 m ca., interessato a N da unmuro in cementizio. Ad O comunica con l’ambiente S di 3,50 x 4,65m e quello R di 3,50 x 5,70 m, entrambi costituiti da murature incementizio con apertura centrale. Ad E il corridoio è delimitato dauna muratura in reticolatum di calcare, che lo divide dal settore I.

Settore 1All’interno del settore sono state individuate alcune opere idrau-

liche di notevole interesse. Nell’ambiente M, delimitato ad O da unamuratura in opus reticolatum di calcare sulla facciavista E ed a N daun muretto in opera mista, è stata rinvenuta una fontana di formasemitriangolare di 2,50 x 2,50 m chiusa da un cordolo in operamista., con apertura centrale, di 3,60 m di lunghezza. Internamenteè presente un rivestimento di cocciopesto sul fondo e sul cordolodi chiusura, mentre il muro in reticolato è rivestito di intonacorosso e quello in opera mista di intonaco azzurro (fig. 8).

Di notevole interesse è il rinvenimento di una fistula plumbea recu-perata nel riempimento della fontana con la timbratura Ser. Sulpici.Zosimi, perché già nota dalle precedenti campagne di scavo e chepotrebbe indicare il concessionario delle acque e anche della villa26.

La fontana doveva essere alimentata da una canaletta, rintraccia-ta nell’ambiente L, con direzione NS di 3,30 m di lunghezza. Questaha le due spallette di contenimento in opera mista che si appoggia-no sul lato occidentale al muro in reticolato mentre su quello orien-tale ad un muretto in caementicium con direzione OE. Il fondo èlargo 25 cm ed è composto da 8 bipedali. Una grossa fistula incas-sata sotto il muretto in opera mista, collegava la canaletta con l’atti-gua fontana mentre a N, sotto il muro in reticolato di chiusura del-l’ambiente M27, è stata asportata.

Si segnala infine nel settore L la presenza di una canaletta di traverti-no, che va in direzione E, rimessa in luce solo per 60 cm di lunghezza.

Settore 6All’estremità meridionale, sono stati individuati i resti di opere di

canalizzazioni, sia in direzione EO che in quella NS, ricavate nelbanco di travertino con tracce di muratura in pessimo stato di con-servazione. Queste si trovano a ridosso di una muratura, con orien-tamento EO, in opera cementizia lunga 5,5 m, che gira ad angoloretto verso N, proseguendo per 7 m28, poi verso E continuando peraltri 5 m fino a legarsi ad una muratura in reticolato di calcare29.Attiguo a questa, sul lato S, sono state rinvenute tracce di una sepol-tura infantile in anfora, distrutta da un’aratura, che ha comunquerestituito qualche perlina in pasta vitrea verde ed una moneta illeg-gibile facenti parte del corredo.

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Settore 2Il settore, ancora totalmente da indagare, al momento è interes-

sato solamente dal passaggio del muro in reticolata con il cordolo. Settore 3

Partendo dal lato orientale il vano B, di forma quadrata (2,30?2,30 m), è chiuso, nei lati a N e ad oO, da due doppie murature.Quelle più interne sono in opera mista, mentre quelle esterne incaementicium (fig. 9).

A N del vano B è presente il corridoio W di 0,95 x 3,30 m ca.,aperto verso O ed interessato nel lato breve ad E da una muraturain cementizio.

Sul lato O, si trova l’ambiente C, di forma pressoché rettangolare(5 x 15 m ca.), interessato ad O da una struttura in cementizio e aN da una muratura con orientamento NO-SE composta da assiseorizzontali di blocchetti in calcare alternati a liste di assise in lateri-zio. Di notevole interesse è la parte occidentale dell’ambiente nellaquale, in uno strato di argilla molto compatto, sono state rinvenutefinora sei impronte di dolia, di cui si sono recuperati i frammenti,tre a ridosso della muratura a N ed altre tre, speculari a queste,accanto al muro in reticolato, sul lato S. Attigua a quest’ultimamuratura, a ridosso del cordolo con spalletta30, sotto lo strato argil-loso è stato rimesso in luce un tratto di una canaletta con fondo incocciopesto largo 30 cm e spallette di contenimento in opera mista(lunga 4, 20 m) che si dirige verso O per poi curvare leggermenteverso N.

Infine tra gli ambienti H e P, si trova una parte di muratura condirezione NS in opera mista31. Trincea 6

Lo scavo della trincea ha permesso di rimettere in luce due cana-lette, una in travertino e l’altra in muratura.

Quella in travertino32 con direzione NO-SE di 5, 50 m di lunghez-za composta da 4 elementi assemblati. La struttura è appoggiatasopra una preesistente canaletta che segue la medesima direzionecon fondo in cocciopesto (largo 50 cm.) e spallette in cementizio(larghe 45 cm) rintracciata per 20 m di lunghezza (fig.10).All’interno della trincea vi sono un’altra canalizzazione, rimessasolo parzialmente in luce, e due murature in opera cementizia cheviaggiano parallele, tutte con orientamento N-S.

Settore 5Posizionato all’estremità meridionale dell’area di scavo, il settore è

interessato dalla presenza di una grande vasca rettangolare in operacementizia con direzione NO-SE di oltre 30 m di lunghezza per 15 di

larghezza (fig. 11). Al momento sono stati individuati parte dei duelati lunghi, interrotti ad O da un muro moderno, ed uno dei due laticorti. Le murature esterne sono in cattivo stato di conservazione per

il passaggio delle arature mentre quelle interne, rivestite di cocciope-sto, sono state interessate dalla presenza di grosse formazioni di testi-na, molto tenace, che le ha in parte sigillate. All’interno della vasca,nell’angolo orientale, sono stati rimessi in luce 4 gradini ad L rivesti-ti di cocciopesto di 1, 70 m di lunghezza per 0,50 m di larghezza (fig.13). All’interno della vasca è stata rinvenuta una tegola recante un

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3 - Martellona, villa. Ambiente O1

4 - Martellona, villa. Ambiente O1. Particolare dell’opus sectile

5 - Martellona, villa. Ambiente N. Particolare della vaschetta

6 - Martellona, villa. Ambiente N. Particolare del torcularium

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bollo orbicolare: Q. Oppi Iusti Fortuna(tus) serv(us) fecit / Vero III etAmb(ibulo) / cos. (fig. 12)33. La vasca, che solo in questo punto è statascavata fino al fondo (1, 45 m di altezza) conserva una pavimentazio-ne in cocciopesto con i cordoli lungo le murature.

All’esterno della vasca sono stati individuati diversi impianti idrau-lici. Sul lato settentrionale si conserva una canaletta, orientata EO,rintracciata per 36 m., con fondo largo 30 cm e spallette di conteni-

mento in cementizio (larghe 25 cm) . Sul lato opposto, nell’angoloSE della vasca, è stato rimesso in luce un pozzetto con assise oriz-zontali di blocchetti in calcare e qualche laterizio di 90 x 90 cm, chemette in collegamento, per mezzo di una fistula plumbea, la vascacon una canaletta a semiluna in cementizio con fondo rivestito dibipedali (fig. 14). Infine, lungo il lato E sono visibili i resti di unamuratura orientata NS e rintracciata per 4 m di lunghezza probabil-

mente da mettere in collegamento con un pozzetto (60x60cm) e conun cordolo di muratura sul quale è stata rinvenuta una fistula plum-bea.

A N della vasca si segnala infine la presenza di una fontana (2, 40x 3, 80 m) con muretti in opera mista, internamente rivestita di lastredi travertino con al centro e sull’angolo meridionale le fistulaeplumbee ancora in situ (fig.15).

Solo l’ultimazione dello scavo potrà definire la funzione e l’effet-tiva estensione della vasca e delle canalizzazioni. Per quanto emerso

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7 - Martellona, villa. Ambiente D. Particolare della vasca

8 - Martellona, villa. Ambiente I. Particolare della fontana

9 - Martellona, villa. Ambienti B, C, A, Y

10 - Martellona, villa. Trincea VI

11 - Martellona, villa. Lato N della vasca

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fino ad sembra ipotiz-zabile che la vasca,vista la modesta pro-fondità (h.1,45 m),fosse destinata, piùche a conserva d’ac-qua a cielo aperto34 opiscina natatoria -come sembrerebbesuggerire la presenzadelle scale - all’alleva-mento dei pesci(peschiera), comequelle di Centocelle35

detta “della Piscina” e di Quarto Cappello del Prete36.In conclusione lo scavo ha rimesso parzialmente in luce una villa

a carattere rustico-residenziale di notevole ricchezza e livello pro-duttivo. Allo stato attuale delle ricerche l’edificio sembra aver cono-sciuto almeno tre fasi edilizie con conseguenti obliterazioni e rifaci-menti: la prima in età tardo-repubblicana, la seconda e più impor-

tante in età adrianea e infine l’ultima, prima del definitivo abbando-no, in età tardo antica

Eugenio Moscetti, Valentina Cipollari,Carmelo Interdonato

GUIDONIALoc. Martellona-Pentagono. Via Tiburtina antica

Nel Novembre 2008 al Km 20,00 dell’odierna statale Tiburtina, aseguito dell’apertura di una grande trincea per la messa in opera diuna condotta fognaria per la raccolta delle acque piovane, propriodi fronte al mobilificio “Pentagono”, sul lato destro della stradamoderna in direzione Tivoli, è stato rinvenuto un breve tratto deltracciato antico della via Tiburtina.

La scoperta è avvenuta nei pressi del Fosso dei Sordi sotto unastradina che corre parallela alla via moderna37.

È stato effettuato uno scavo di emergenza38 che ha rimesso inluce, ad una quota di 1,60 m di profondità, un tratto di basolatoantico di m. 4,60 di lunghezza per 5,45 di larghezza (con crepidi-ne), con orientamento NO/SE. Il pavimentum (m 4,60) in pietrabasaltica, ancora in buono stato di conservazione, è leggermentebaulato e presenta numerose tracce di rimaneggiamenti con inzep-pature di selci sbozzate ed il riutilizzo di alcuni basoli, sui qualisono presenti i solchi non allineati lasciati dalle ruote dei carri.

Nel lato N la crepidine e parte del basolato non si sono conserva-ti a causa del passaggio di una condotta per il metano39, mentre,nella parte meridionale, è visibile solo la muratura per l’alloggiodegli umbones, di 40 cm di larghezza. Attigua a questa, ad una quotapiù bassa, è presente un lacerto di muratura, di cm. 20 di larghezza,lungo il quale sono stati rinvenuti alcuni basoli divelti.

La preparazione su cui poggia il pavimentum è composta solo dalrudus (us 8), uno strato di terra marrone con inclusi di conci dimuratura misti a frammenti fittili e pietrisco, spesso 58 cm., che pog-giava direttamente su un banco di “testina” molto compatta (us 10).

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12 - Martellona, villa. Bollo laterizio

13 - Martellona, villa. Particolare dei gradini della vasca

15 - Martellona, villa. Fontana settore V

14 - Martellona, villa. Canaletta a semiluna

Via Tiburtina antica. Posizionamento foto aerea

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La lettura della sezione stratigrafica, nel taglio SE della trincea, hapermesso di individuare, ad una profondità di 70 cm dal piano dicalpestio, un allineamento di sampietrini, pertinente ad un antico

tracciato viario, per una lunghezza complessiva di m. 2.55 (Us 2) conrudus di pozzolana rossa di 24 cm di spessore (us 3) che poggiava-no su uno strato argilloso con sporadici frustuli ceramici (us 4)40.

Eugenio Moscetti, Valentina Cipollari,Carmelo Interdonato

GUIDONIALocalità “Cesi Ranni”. Villa. Necropoli

A partire dal mese di agosto 2008 sono stati eseguiti saggi di scavoarcheologici in località, “Cesi Ranni”41 a Guidonia Montecelio nel ter-reno di proprietà della Buzzi-Unicem42. Già nel settembre 1993 laSoprintendenza Archeologica del Lazio era intervenuta nell’area

denominata Cesi Ranni43, per bloccare i lavori per l’apertura di unastrada nell’area mineraria del cementificio, che minacciavano didistruggere alcune strutture antiche44. La zona incolta e brulla, inantico adibita a pascolo, si trova sulla sinistra del km 1,00 ca. dellastrada moderna (S. Pr. 24bis, Guidonia-Montecelio, già via Romana)per chi si dirige verso Montecelio, a ca. tre chilometri dal paese.

Già in passato in seguito a lavori di aratura erano emersi basoli cal-carei pertinenti ad un tracciato antico che sembra il proseguimentodel tratto venuto in luce presso il ponte di Formello nel 192045 e chepoi doveva proseguire verso le ville romane in località Torretta ePoscina46; a Cesi Ranni il tracciato doveva scorrere quasi parallelo allastrada moderna.

La zona delle presenze antiche era segnalata da un alto pioppo,circondato da altri più giovani, cresciuto proprio all’interno di unapiccola costruzione in opera quasi reticolata a pianta triabsidata47.Essa fu notata già dall’Ashby48 e dal Piccolini49, al quale si deve ancheuna pianta in scala pubblicata poi dal Carella50, dalla quale si ricava-vano le seguenti misure: lunghezza m 11, larghezza m 5,30, spesso-re muri m 0,60; profondità abside maggiore m 3,20, larghezza m3,80; diam. absidiole m 1, 50. Tale schizzo anche se notevolmente

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Via Tiburtina antica. Posizionamento

Via Tiburtina antica. Basolato

Via Tiburtina antica. Pianta e sezione

Grafica V. Cipollari

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inesatto51 ci permetteva di avere un’idea più esatta dell’edificio, di cui- in seguito ai lavori di cui si è detto - potemmo vedere soltanto,emergenti per un’altezza non superiore a m 0, 70, parte dell’absidemaggiore e dell’absidiola a O con lo spigolo interposto.

Incerta la funzione dell’ambiente: il Piccolini e il Carella sulla basedi una intercapedine, visibile al di sotto della pavimentazione,hanno ipotizzato che si trattasse di un ambiente termale pertinentead una villa.

La Sperandio52, invece, sulla base del rinvenimento di ceramicafuneraria e ossa e del tracciato viario di cui si è detto sopra, ritene-va, come vedremo erroneamente, che le strutture fossero pertinen-ti ad un sepolcro eretto lungo la strada.

L’ipotesi del Piccolini venne rafforzata dal rinvenimento nel 1974,sul lato opposto della strada moderna, di materiale edilizio53; anchei lavori di cava eseguiti nel 1993 avevano rivelato la presenza distrutture murarie interrate sul lato O dell’edificio che confermava-no la presenza di una villa che su questo lato doveva occupare tuttal’area pianeggiante fino al declivio di colle Largo

All’inizio dell’indagine archeologica54, l’area dello scavo si pre-sentava, in gran parte, coperta da fitta vegetazione, mentre gli uniciresti visibili, affioranti per ca.cm 50/60, erano relativi alle superficidi crollo dell’abside maggiore della struttura in opera quasi-retico-lata ritenuta, come sopra detto, un sepolcro, un piccolo edificio ter-male o un tempietto pagano. I resti della struttura erano parzial-mente coperti e circondati da una grande quantità di pietre calca-ree, irregolari e di medie dimensioni, a cui si aggiungevano nume-rosi cubilia calcarei, pertinenti al crollo della struttura stessa, ealcuni frammenti di tegole e ossa di animali. Le prime operazionisono state finalizzate a liberare i resti affioranti dagli strati di crolloe, successivamente, a determinare il perimetro della struttura, lavo-rando inizialmente all’interno della stessa.

Lo scavo ha messo dapprima in evidenza l’abside maggiore sulsuo lato interno, fino alla fondazione, evidenziando, al di sopra diun cordolo di rinforzo, tre fori per l’adduzione dell’acqua (cm15x18h), praticati uno al centro dell’abside e due ai lati della stes-sa. Tale constatazione ha permesso di ipotizzare quasi subito unadiversa destinazione d’uso della struttura, facendo propendere per

un ninfeo, che, verosimilmente, doveva essere in origine parte diuna più ampia struttura, quale il viridarium di una villa.

Successivamente, si sono messe in evidenza, prima ad E e poi adO, due absidi più piccole, affiancate a quella maggiore e realizzatecon la stessa tecnica edilizia (confermando quanto notato dai pre-cedenti autori in relazione alla pianta della struttura); anche questedue nicchie laterali mostrano un foro per l’adduzione dell’acqua inposizione centrale. Addossato alle pareti delle absidi più piccole,come già notato per l’abside maggiore, è stato rinvenuto moltomateriale lapideo, relativo in parte al crollo della struttura e in partead attività di riporto. Procedendo con il lavoro verso S, la strutturaprogressivamente portata alla luce, un ampio vano rettangolareprivo di ingressi, ha mostrato un’articolazione interna dei singolielementi costruttivi più complessa di quanto si potesse prevederein un primo momento, confermando le ipotesi iniziali e facendoabbandonare del tutto le ricostruzioni dei precedenti autori che,per lo più in base a ricognizioni di superficie, avevano identificatonella struttura triabsidata un monumento funebre o una terma. Lastruttura presenta, infatti, alcuni stretti canali interni pavimentati incocciopesto, con pendenza NS: due di questi, i più lunghi (m 4.75),corrono lateralmente alla vasca, partendo dalle absidi laterali e svi-luppandosi verso S, fino al muro perimetrale meridionale dellastruttura stessa. Tali canali prevedevano canalizzazioni minori55 che,probabilmente, dovevano connetterli alla parte centrale della vasca,la quale è stata purtroppo oggetto di precedenti scavi compiuti nel1857,come risulta da ricerche effettuate presso l’Archivio di Stato diRoma (periodo preunitario)56, che ne hanno distrutto l’originariapavimentazione (della quale, per altro, non è stata rinvenuta nessu-na traccia o frammento all’interno della vasca stessa). Appare evi-dente, infatti, come la pavimentazione in cocciopesto, conservataall’interno dei canali, si interrompa bruscamente in corrisponden-za delle due absidi laterali57.

E’ forse da imputare a precedenti interventi, anche la mancanzapressoché totale di materiali all’interno della struttura a tricora,dove sono state rinvenuti unicamente frammenti ossei umani, deltutto scomposti, e riconducibili ad almeno due inumazioni58. Taliresti erano concentrati in due punti distinti, ma vicini tra loro,lungo il canale O della struttura e non erano associati ad altri mate-riali, fatta eccezione per alcuni frammenti di tegole che lascianoipotizzare una semplice protezione per le sepolture.

Un terzo canale, coperto superiormente da due grosse lastre cal-caree, si apre nel muro perimetrale S del ninfeo, mettendolo incomunicazione con un’ampia vasca rettangolare, la quale presentaorientamento EO e un solido rivestimento in cocciopesto; essamostra due fasi costruttive, chiaramente distinguibili: la prima coevaalla vasca principale, con la quale forma un omogeneo impiantocostruttivo, la seconda relativa ad un ampliamento verso O.

Lo scavo all’esterno delle due vasche comunicanti ha consentitoinnanzitutto di mettere in luce la bella struttura esterna dell’absidemaggiore, caratterizzata per tutta la sua estensione da un ampio cor-dolo di rinforzo in cementizio, sopra il quale si imposta il paramen-to in opus quasi-reticulatum. Ben visibili sul lato esterno, subito aldi sopra della risega del cordolo, tre fori per il passaggio dell’acqua,due dei quali disposti lateralmente, a destra e a sinistra della nicchiaabsidale, e uno nel punto di massima estensione della stessa. Ad E ead O della vasca si sono, inoltre, evidenziati due ambienti quadrango-lari posti immediatamente a S delle absidiole laterali. L’ambiente piùgrande (ambiente E; m 3.50 x 3.50), posto ad O della vasca triabsida-ta e a N della vasca rettangolare (o meglio del suo ampliamento), con-

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Cesi Ranni, villa. Planimetria generale

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Cesi Ranni, villa. Pianta

Grafica S. Greggi

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serva nell’angolo nord-orientale parte di un pavimento a mosaico,costituito da tessere calcaree bianche di piccole dimensioni59 inqua-drate, lungo il margine settentrionale a contatto con il muro, da unacornice liscia bianca spessa cm 4. L’ambiente corrispondente ad E60

(ambiente F), di dimensioni leggermente inferiori (m 2.30 x ca. 3.00),conserva un ampio tratto di una preparazione pavimentale in coccio-pesto61 sulla quale sono rimasti due piccoli frammenti di pavimenta-zione musiva posta, grosso modo, alla stessa quota del mosaico del-l’ambiente E. E’ probabile dunque che entrambe gli ambienti ai lati

del ninfeo fossero caratterizzati da un pavimento decorato con unmosaico a tessere bianco-nere, forse disposte a formare semplicimotivi geometrici; si può ipotizzare che l’effetto decorativo dell’insie-me fosse giocato sulla bicromia bianco-nero: la prima dominante nel-l’ambiente occidentale, la seconda in quello orientale.

A N e ad O dell’ambiente E, e ad esso adiacente, si apre unambiente a forma di “L” pavimentato in cocciopesto (ambiente D),all’interno del quale sono stati rinvenuti diversi frammenti ceramici,pertinenti in larga parte a grandi dolia per derrate alimentari; unodi questi si è parzialmente conservato in situ in prossimità dell’absi-dila O del ninfeo, quasi a diretto contatto con il muro perimetrale Ndell’ambiente E.

Nel muro perimetrale occidentale dell’ambiente D, prossimo allalinea di avanzamento della cava, è stata evidenziata una soglia d’in-gresso, ampia m 1.50 e ben definita da angolari ai due lati del muronel quale si apre; in essa era stata posta, probabilmente in unaseconda fase di vita dell’edificio, una fistula plumbea62 bloccata dauna grossa pietra e protetta da frammenti di tegole e dolia dispostiin piano, che in un primo momento avevano fatto pensare allacopertura di una sepoltura povera. La fistula era posta in pendenzaverso l’esterno dell’ambiente, forse con lo scopo di scaricare leacque in eccedenza accumulatesi nell’ambiente che, verosimilmentedestinato allo stoccaggio di generi alimentari, doveva configurarsigià in origine come un cortile aperto. Durante le operazioni chehanno portato al rinvenimento della condotta in piombo, si sonorecuperati anche un frammento di antefissa con decorazione a pal-metta, simile a quelli rinvenuti a N dell’abside maggiore del ninfeo,e due frammenti pertinenti a due distinti bolli rettangolari già piùvolte recuperati nello scavo della villa (v. supra)

A S del ninfeo triabsidato, tra gli ambienti E ed F e la grande vascarettangolare, si è individuata un’area, divisa in due parti (G, H) dalcanale centrale che mette in comunicazione le due vasche, caratte-rizzata unicamente da uno strato compatto di tufo e argilla; la faccia-vista dei muri che danno su quest’area si presenta particolarmenterozza e non rifinita. Tale considerazione, unita all’assoluta mancan-za di materiale o di tracce di pavimentazione in questo settore, hafatto pensare, in via del tutto ipotetica, ad uno spazio aperto adibitoad hortus.

L’indagine a N del ninfeo, in particolare a ridosso della nicchiaabsidata maggiore e di quella più piccola ad O, ha portato all’eviden-ziazione di quello che inizialmente sembrava essere un esteso stratodi crollo, costituito per lo più da frammenti di grosse tegole ecoppi63. Lo scavo in profondità, che ha permesso di accertare l’incoe-renza del terreno, ha reso evidente che si trattava in larga parte dimateriale di riporto, deposto in gran quantità e disordinatamentelungo il lato N della struttura64, tanto da permettere di ipotizzare chefosse il risultato dello “svuotamento” della vasca operato nel 1857dai Borghese (v. supra)

A conferma di ciò potrebbero essere citati anche i numerosi fram-menti ossei, molti dei quali certamente umani, trovati sparsi all’in-terno dei diversi strati di materiale rinvenuti in questo settore. I restischeletrici potrebbero essere quanto rimane delle sepolture povereche, in una fase di abbandono della struttura, avevano trovato pro-tezione tra i canali interni del bacino d’acqua, come confermerebbe-ro le poche ossa, largamente scomposte, recuperate in corrispon-denza del canale occidentale della vasca65.

La progressiva rimozione dei diversi strati di accumulo, estrema-

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Cesi Ranni, villa. Veduta generale

Cesi Ranni, villa. Vasca da E

Cesi Ranni, villa. Ambiente a tricora

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mente lenta per la grande quantità di materiale rinvenuto, ha ripor-tato alla luce tre segmenti murari che dividono l’area immediata-mente a N del ninfeo in altrettanti piccoli ambienti (B, A, C) deiquali, al momento, non è ben chiara la destinazione d’uso.

Il primo muro, che divide l’ambiente B dall’ambiente A, è realiz-zato in opera quasi-reticolata e presenta un angolare terminale bensquadrato, ha andamento NS e si lega alla struttura orientata EO,anch’essa in quasi-reticolato, che prosegue verso occidente il rinfor-zo laterale O dell’abside maggiore. Il secondo muro, in uno stato diconservazione meno buono, parte direttamente dal lato occidentaledella nicchia absidale maggiore e si sviluppa verso N per una lun-

ghezza uguale a quella del primo (ca. m 5.00). Il terzo muro, chechiude versoEl’ambiente C, presenta un andamento ad “L”, con iltratto più lungo NS parallelo ai due muri precedentemente ricorda-ti, e quello più breve che, in corrispondenza dell’estremità setten-trionale del muro stesso, volge verso O per ca. 2.00 prima di inter-rompersi bruscamente.

Tra i materiali rinvenuti nello scavo dei tre ambienti a N dell’absidemaggiore del ninfeo, oltre a molti frammenti di ceramica comune perti-nenti per lo più a grossi contenitori (anfore, dolia, olle) e a piccoli fram-menti di ceramica a vernice nera66, si segnalano in particolare bolli sutegole, antefisse fittili decorate con palmette stilizzate, due gocciolatoifittili (ambiente A), un sesterzio di Treboniano Gallo67 (ambiente A), unpeso da telaio fittile (ambiente B) e due frammenti combacianti inmarmo bianco, lavorati con un bel motivo floreale, probabilmente per-tinenti alla decorazione di una fontana (ambiente B).

Per quanto riguarda i bolli laterizi rinvenuti, essi sono tutti diforma rettangolare e unilineari, con lettere a rilievo e riconducibiliad almeno quattro officine, attive in età tardo repubblicana-primoimperiale e ben attestate, con le loro produzioni, nell’area di

Guidonia Montecelio68. Le antefisse, negli esemplari meglio conser-vati, mostrano una decorazione a palmetta costituita da 11 lobi: unocentrale, verticale e più alto degli altri, e cinque laterali, posti sim-metricamente a destra e a sinistra del primo, con terminazioni ricur-ve verso l’esterno; tale palmetta si sviluppa da un calice centraleaffiancato nel punto d’origine da due ampie volute contrapposteche, a loro volta, poggiano gli arrotolamenti finali su una bassa basedecorata da scanalature verticali. Particolare interesse rivestono idue gocciolatoi in terracotta a protome canina, realizzati a matrice einquadrabili tra la fine del I sec. a.C. e gli inizi del I d.C. L’esemplaremeglio conservato, privo delle orecchie, presenta il canale di scoloaperto inquadrato dalle zampe anteriori ben evidenziate e una cri-niera caratterizzata da lunghe ciocche ai lati del muso, rese in modopiuttosto approssimativo. Al collo si intravede un collare dal qualeforse pende un piccolo pendaglio (tintinnabulum?). Il soggetto ico-nografico, scelto probabilmente in qualità di custode della dimora,è particolarmente frequente nell’edilizia privata del Lazio e dell’areacampana d’età tardo repubblicana–primo imperiale69. Del secondogocciolatoio, simile al primo, rimangono unicamente le zampe ante-riori e parte del pelo della criniera che sembra continuare, con unaserie di incisioni, su un frammento della lastra retrostante, sullaquale è rappresentata anche una piccola foglia stilizzata. L’indagine,proseguita a N, ad O e a NO del ninfeo70, ha portato al progressivorinvenimento di una serie di ambienti e strutture che per tipologiacostruttiva e materiali rinvenuti, sono stati identificati come i resti diquello che doveva essere il settore rustico-produttivo della villa.

In particolare, subito a N degli ambienti denominati A, B e C, loscavo ha messo in luce una canaletta con i margini in pietre calcareesquadrate. Essa, lunga ca.m 11.00 e con andamento EO, ad E inter-rompe il suo percorso in corrispondenza del muro orientale inopera quasi-reticolata dell’ambiente B, mentre ad O, con una legge-ra curva verso S del tratto finale, finisce ad di sotto di un muro orien-tato NS, che costituisce, a sua volta, il limite orientale delle strutturemesse in luce; poco oltre quest’ultimo muro, infatti, è stata realizza-ta la viabilità interna della cava, che di fatto divide l’area dello scavodalla strada provinciale 24/bis. A N, oltre la canaletta, si apre quellache è stata interpretata come una vasta corte aperta (ambiente I),adibita forse allo smistamento e alla lavorazione di prodotti agricoli.A sostegno di quest’ipotesi, unitamente ai materiali rinvenuti71 vi èl’individuazione lungo il limite orientale di un ampio ingresso (ca. m3.00), delimitato a destra e a sinistra da grosse pietre calcaree bensquadrate, che farebbero pensare ad una porta carraia rivolta versol’antico percorso stradale che, al momento attuale delle conoscenze,doveva scorrere quasi parallelo all’asse odierno. Non distanti da taleingresso sono stati rinvenuti due grossi elementi cilindrici in calca-re, molto simili per tipologia ai cippi terminali. Uno dei due, postoorizzontalmente, non è nella sua collocazione originaria e non pre-senta alcuna caratteristica di rilievo, mentre l’altro, che sembra esse-re in situ, è posto verticalmente a rinforzare l’angolo sud-occidenta-le di un piccolo ambiente, non ancora completamente messo in luce(ambiente L). Questo secondo cippo presenta al centro della partesuperiore una leggera scanalatura e due fori circolari, abbastanzaregolari ma non corrispondenti tra loro, su due lati. Le dimensionie il peso notevoli dei due elementi, la cui funzione al centro dell’im-pianto non è ancora ben chiara, farebbero escludere un loro reperi-mento in zone eccessivamente lontane dal luogo di rinvenimento.Ancora a N rispetto ai due cippi, a ca.m 10.00 dalla canaletta conmargini in calcare, si individuano almeno altri tre ambienti (M, N, O)di cui quello centrale, il maggiore, si apre con un ampio ingresso

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Cesi Ranni, villa. Ambienti D e E da S.

Cesi Ranni, villa. Ambienti A e B da S.

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sulla corte centrale. Dai tre ambienti sono stati recuperati diversiframmenti di grossi dolia, in particolare orli e pareti, e pochi fram-menti di tegole; un’eccezione costituisce l’ambiente più ad O(ambiente O), all’interno del quale è stata rinvenuta, a fianco dell’in-gresso orientale, una piccola lucerna tardo-repubblicana integra.

Tornando al settore più a S nella descrizione delle strutture fin oramesse in luce, dai due lati dell’abside maggiore, in corrispondenzadegli spigoli interposti tra quest’ultima e le due absidiole laterali,ben visibili all’interno della vasca, si sviluppano, verso E e verso O,due brevi segmenti murari (ca. m 1.70), posti a rinforzo della strut-tura e realizzati anch’essi in opera quasi-reticolata, completata dacatene angolari in opera quadrata di calcare. La risega individuataalla base della nicchia absidale principale, prosegue senza interru-zione su entrambi i rinforzi laterali, diversamente inseriti all’internodell’impianto costruttivo; infatti, se il rinforzo sul lato orientaleappare isolato72, senza altre strutture annesse, sul lato occidentale ad

esso si lega un tratto murario in opera quasi-reticolata. Tale unitàcostruttiva procede per poco più di m 5.00 verso O.

In un primo momento questo segmento murario doveva esserel’unico elemento di separazione tra gli ambienti B e D, che quindierano in diretta comunicazione tra loro. Successivamente essi sonostati divisi tramite una solida tamponatura in cementizio, chiara-mente visibile, appoggiata all’angolare del muro in opera quasi-reticolata. Quest’ultimo è stato così prolungato di ca.m 2.00 versoO, fino ad intersecare un ulteriore tratto murario, con direzioneNS, realizzato con una muratura di grosse pietre irregolari lavora-te nella facciavista e allettate a secco73, che sembra dividere la partedella struttura di maggior impegno costruttivo, quella cioè del nin-feo, dal settore più occidentale, prossimo all’attuale fronte di cava.

Lungo questo muro, realizzati con la stessa tecnica costruttiva,

si dispongono una serie di ambienti quadrangolari, di dimensio-ni simili, posti uno di seguito all’altro (ambienti P-V ). In uno diquesti (ambiente Q) è stata messa in luce una piccola parte di unpavimento realizzato con mattoncini di forma approssimativa-mente quadrangolare (cm 2.5 x 3), inseriti in un compatto stratodi preparazione Il contiguo ambiente R, ha portato al rinveni-mento di una sepoltura povera (T.2) inserita nel muro perimetra-le orientale.

La tomba 2 era stata parzialmente intercettata nello scavo del-l’ambiente B, che aveva portato all’individuazione degli arti infe-riori del defunto, privi di copertura, in prossimità dei quali eranostati recuperati un chiodo di ferro e un frammento di lucernaCome accennato la tomba era perfettamente inserita nel muroorientale dell’ambiente R, che potrebbe essere stato appositamen-te rotto per alloggiare la parte centrale dell’inumazione

Nell’angolo nord-orientale del medesimo ambiente, lungo lo stes-so muro in cui insisteva la tomba 2, è stato individuato un foro (cm18 x 12) per lo scorrimento delle acque internamente rivestito da uncoppo. Tale canaletta si colloca idealmente sulla stessa linea di quel-la più ampia rinvenuta dietro l’abside maggiore, anche se nessuncollegamento diretto è stato riscontrato tra le due condotte.

Generalmente questi ambienti potrebbero essere identificati conuna serie di cubicula destinati alla servitù o, con riferimento aimateriali rinvenuti (soprattutto frammenti di contenitori qualianfore e grossi dolia unitamente ad alcuni frammenti di ossa ani-mali), con magazzini per derrate alimentari.

Gli ambienti S-V sono affiancati lungo il lato occidentale da unpiù vasto ambiente rettangolare (ambiente Z) nel quale sono statirinvenuti pochissimi materiali (frammenti di tegole e di anfore edolia) e nel quale affiora direttamente il banco naturale di tufo. Inquesto ambiente, addossato al muro di separazione con gli ambien-ti U e V, è stato individuato un allineamento NS di frammenti ditegole, poste in piano e con le alette rivolte verso il basso, che sem-bra proseguire al di sotto del risparmio di terra dell’area non inda-gata. Si può solo notare come tale struttura, non definita nella suareale estensione, appaia troppo lunga (oltre m 2.00 solo quellamessa in luce) per indicare la copertura di una sepoltura.

Contiguo agli ambienti Q ed R, si apre un vasto ambiente a formadi “L” interamente pavimentato in cocciopesto74 (ambiente X) bendelimitato su tutti i lati ad eccezione di quello meridionale, il cuisvolgimento è stato probabilmente interrotto dall’avanzamento delfronte di cava. L’ambiente X è in diretto contatto con l’ambiente Rtramite un ampio ingresso (m 2.20) delimitato a N da un breve settomurario inquadrato da un grosso angolare in calcare squadrato e aS da un secondo angolare, simile al primo per forma e dimensioni,

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Cesi Ranni, villa. Bollo laterizio

Cesi Ranni, villa. Antefissa a palmetta

Cesi Ranni, villa. Gocciolatoio a protome canina

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che circoscrive un fossa quadrangolare scavata nel tufo (cm 70 x 50;prof. cm 35), del tutto priva di materiali, il cui utilizzo in relazionealle strutture individuate non appare ben chiaro. Lungo il muro peri-metrale N dell’ambiente, direttamente adagiata sul pavimento incocciopesto, è stata rinvenuta parte di un’inumazione povera, privadi elementi di copertura e di corredo (tomba 6).

Il muro perimetrale N dell’ambiente X prosegue verso O per ca.m12.00 per terminare con un grosso angolare squadrato in calcare75;esso nel suo percorso versoocostituisce la delimitazione perimetraleN di un altro ambiente (ambiente Y ) anch’esso, come il contiguoambiente X, pavimentato in cocciopesto76. All’interno dell’ambienteY, addossata al muro N e a m 4.00 dalla tomba 6, è stata rinvenutauna sepoltura infantile in anfora (tomba 7)77. La piccola inumazione78,orientata con la testa ad E, era parzialmente sconnessa ed incomple-ta: oltre alla testa, abbastanza ben conservata, sono stati recuperatisolo alcuni frammenti di costole, gli omeri e i due femori.

A S dell’ambiente Y e a SO dell’ambiente X insistono altri due pic-coli ambienti (W, J), di incerta destinazione. Mentre integro apparel’ambiente W, meno conservato è l’ambiente J, il cui muro perime-trale S è stato rinvenuto parzialmente distrutto, forse a causa del-l’avanzamento del fronte di cava.

Entrambe gli ambienti hanno portato al rinvenimento di nume-rosi frammenti di intonaco colorato, simili a quelli rinvenuti nelvicino ambiente Y.

Spostandosi ancora più ad O, oltre la linea costituita dai muri dichiusura occidentali della serie di ambienti sopra indicati, si apreun più vasto ambiente, a forma di “L” e ben pavimentato in coccio-pesto, all’interno del quale, ai lati di quello che doveva essere ilmuro perimetrale E79, si sono portati alla luce due pozzetti quadran-golari di dimensioni simili realizzati, nella parte esterna, con grossiblocchi squadrati in calcare. Il muro perimetrale N di tale ambienteprosegue verso O, oltre il pavimento in cocciopesto, per ca. m 12.00per terminare con un grosso angolare squadrato in calcare, senzache sia stato possibile intercettare altre strutture ad esso legate oconnesse. Dal lato N dell’ambiente ad “L”, parte un segmento mura-rio (lungh. m 3.70), con direzione NS, che nel paramento esternoriutilizzava parte di un cippo o piccola ara iscritto. L’iscrizione80,unilineare, è mancante a sinistra; le poche lettere conservate adestra sono chiare e ben leggibili, fatta eccezione per la prima, forseuna M: [- - -]M. Opis. Difficile stabilire, al momento attuale, da dovesia stata prelevata l’iscrizione, anche se è verosimile che non siastata trasportata da lontano a causa del peso consistente della pie-tra81.

Il muro NS che riutilizzava l’iscrizione sopra descritta, si inter-rompe in corrispondenza della prima di una serie di grosse lastre

calcaree rettangolari poste in piano, una di seguito all’altra,anch’esse con sviluppo NS che potrebbero individuare un ingressoalla struttura sul lato O, preceduto, come sembra, da un’ampiacorte aperta. In particolare, tra la prima e la seconda lastra82 e dopol’ultima, si sono individuati tre elementi cilindrici affioranti perpochi centimetri dal terreno: essi sembrano simili a quelli rinvenu-ti al centro dell’area di scavo, è pertanto verosimile una loro prove-nienza proprio da questa struttura.

A ca.m 3.50 dalla lastra più settentrionale, si è individuato un quar-to elemento cilindrico quasi completamente interrato e addossato aduna struttura muraria orientata EO, simile per tipologia costruttiva aquelle fin ora individuate. Tale struttura, non scavata nel suo proba-bile svolgimento verso E, è stata scoperta per ca.m 7.00 nella direzio-ne opposta dove, in corrispondenza di un grosso angolare83, giraverso N a formare un ambiente che non è stato indagato al suo inter-no e che sembra essere l’ultimo di tre vasche rivestite in cocciopesto,individuate in questo settore nord-occidentale dell’area di scavo. Unadi queste presenta lungo il muro perimetrale N una fistula plumbea(lungh. m 3.70) ben conservata che attraversa tutto l’ambiente da EadO. Essa ad O sembra terminare il suo percorso all’interno dell’am-biente non indagato (v. supra), mentre ad Econfluisce in un ambien-te, anch’esso non scavato, che conserva parte di una pavimentazionein cocciopesto e, ad un livello leggermente più elevato, parte di unpavimento in opus spicatum, abbastanza ben conservato e caratteriz-zato da alcuni elementi in selce inseriti tra quelli in laterizio. Al disopra del pavimento in spicato è stato individuata parte di un ulterio-re rivestimento in cocciopesto, ma il mancato proseguimento delleindagini in questo settore non ha consentito di stabilire dimensioni ecaratteristiche dello stesso.

In conclusione, in base alla tecnica edilizia e al materiale rinvenu-

to le strutture riportate in luce sembrano indicare che la villa, di tiporustico-produttivo, edificata in età medio repubblicana, fu ampliatae arricchita con l’ambiente a tricora verso la II metà del I sec. a. C,per essere poi abbandonata già all’inizio dell’età imperiale.

Area funeraria della villaUn cenno a parte merita l’area funeraria adiacente. Infatti le trin-

cee esplorative aperte a N delle strutture della villa, hanno portatoall’individuazione di alcune sepolture. In particolare la trincea n. 3mostrava in sezione numerosi frammenti ossei e parte della struttu-ra di una tomba in muratura, mentre nella parte più orientale dellastessa trincea erano visibili alcune tegole, una delle quali integra eposta in piano, che lasciavano ipotizzare la presenza di almeno duecappuccine. L’allargamento della trincea, finalizzato all’individua-zione di altre sepolture eventualmente presenti, ha effettivamente

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Cesi Ranni, villa. Iscrizione

Cesi Ranni, villa. Ambienta a NO con tubatura in piombo

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portato al rinvenimento di due nuove cappuccine (tomba 2 e tomba3), distanti ca.m 4.00 dalla tomba 1. Nello stesso tempo, ha consen-tito di verificare che i frammenti di tegole individuati nella parteorientale della trincea n.3, erano riferibili ad un’unica sepoltura(tomba 4). La piccola necropoli messa in luce mostra caratteristichecomuni nelle strutture tombali che, ad eccezione della tomba 1costituita da un cassone in muratura, presentano tutte la tipicacopertura “a cappuccina”.

Lo scavo della tomba 1 ha evidenziato una sepoltura complessa,all’interno della quale erano collocate, in modo apparentementedisordinato, diverse inumazioni che non è stato possibile definiresingolarmente. La sezione mostrava abbastanza chiaramente unasovrapposizione di deposizioni, in particolare in un primo momen-to erano ben evidenti due crani frammentari posti uno sull’altro etre diverse colonne vertebrali, anch’esse sovrapposte.

I bolli84 rinvenuti sulle tegole di alcune di esse (in particolare letombe 2 e 4), corrispondono a quelli recuperati durante lo scavodegli strati di crollo della villa (v. supra), e sembrano dimostrare unprobabile riutilizzo di materiali di spoglio della villa; circostanzaipotizzabile anche per i blocchi calcarei squadrati impiegati nellacostruzione della tomba 1. Tutte le tombe, con l’eccezione della n.3, hanno portato al rinvenimento di elementi di corredo, che nelcaso della tomba 1 si presenta abbastanza ricco, caratterizzato daelementi bronzei (armille orecchini) e vitrei (vaghi di collana fram-menti di balsamari) e ossei (aghi crinali) riconducibili al mondofemminile. Per quanto riguarda le inumazioni, le meglio conservaterisultano essere quelle della tomba 2 (bisoma), l’unica a non esse-re stata violata. Caratteristica comune delle diverse deposizionisembra essere l’orientamento dei defunti ad O, con l’eccezionedella tomba 3, dove i pochi frammenti ossei recuperati non hannopermesso nessuna valutazione in merito85.

Eugenio Moscetti, Silvia Greggi

NOTE

1 - A. LA PORTA, E. MOSCETTI, Nomentum, Storia e archeolo-gia, in Nomentum, Lamentane, Mentana, Roma 2000, pp.11-52

2 - S. GREGGI, La documentazione epigrafica dell’anticaNomentum, in AANSA 2007, p. 41, n.3 (con bibl.).

3 - S. GREGGI, La documentazione epigrafica dell’anticaNomentum, in AANSA 2007, pag. 45 n. 15 (con bibl.)

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Cesi Ranni, villa. Necropoli

Cesi Ranni, villa. Necropoli, tomba 1 pianta e sezione

Grafica S. Greggi

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4 - S. GREGGI, La documentazione epigrafica dell’anticaNomentum, in AANSA 2007, pag. 50 n. 29 (con bibl.)

5 - AE, 1930, 96; Sul procurator rationis urbicae voluptarensisv. G. BOULVERT, Domestique et fonctionnaire sous le HaultEmpire Romain, Paris 1974, pp 138,166.

6 - F. BONO, La Torricella: un monumento funerario sulla viaNomentana, in AANSA 2001, pp. 58-68

7 - S. GREGGI, La documentazione epigrafica dell’anticaNomentum, in AANSA 2007, nn. 91,117,128,129.

8 - M. G. GRANINO CECERE, T. Flavius Delphicus, un libertoimperiale esperto di amministrazione finanziaria, in Lazioe Sabina 4, Atti del quarto incontro di studi sul Lazio e laSabina, Roma 2006, pp. 57-62.

9 - Il territorio di Fonte Nuova ha subito negli anni trascorsiuna radicale trasformazione ambientale e paesaggistica, pas-sando da un ecosistema ager ad un ecosistema urbs. Si trat-ta, comunque, del tipico paesaggio collinare dell’agro lazia-le; in particolare, il luogo dei ritrovamenti si configura comela sommità di una dorsale collinare allungata in senso EO edelimitata verso N da un fosso. Il sito del ritrovamento èstato in passato oggetto di coltivazioni agricole intensive,che hanno provocato danneggiamenti alle strutture archeo-logiche venute in luce, quasi tutte rasate o conservate perpoche decine di centimetri nell’elevato.

10 - I lavori di risanamento fognario hanno interessato varie viedel comune di Fonte Nuova; l’area di scavo pertinente a talilavori è stata commisurata al diametro delle tubature daposizionare che avevano, nella fattispecie, un diametro di0,15 m per una lunghezza di 6 m, tanto che la trincea scava-ta per l’alloggiamento dei tubi non ha superato 0,60 m dilarghezza, per una profondità al massimo di 1,50 m. In via IMaggio, l’area dei ritrovamenti si colloca al limite di unaproprietà privata, per cui l’allargamento dello scavo è statoeffettuato fino a dove e per quanto consentito dai permessidella ditta appaltatrice ACEA.

11 - Tali dimensioni, ovviamente, si riferiscono esclusivamenteall’area che è stato possibile indagare.

12 - In situ sono stati trovati tre laterizi che foderavano la nicchiaper tre lati, rispettivamente lunghi 0,50 m, 0,25 m e 0,15 m.Rimosso lo strato di crollo che la riempiva, la nicchia è risul-tata profonda ca.0,15 m.

13 - Si tratta di diversi frammenti riconducibili, tuttavia, ad unmedesimo manufatto: è un’olla ansata da mensa, ad orloingrossato superiormente appiattito, internamente incava-to, con anse ripiegate ad andamento sinuoso e costolate(Tipo I – Ostia III, 340). Le attestazioni di tali manufatti ini-ziano ad Ostia in età neroniana e durano fino alla tarda etàantonina (I-II sec. d.C.).

14 - La struttura muraria nel versante O è stata completamentetagliata nel corso della realizzazione di una strada privatache fa angolo con via I Maggio.

15 - Potrebbe trattarsi di opus mixtum. Quanto ritrovato delparamento è troppo esiguo per potersi pronunciare conuna ragionevole sicurezza. Se si trattasse veramente di opusmixtum, ciò costituirebbe un’ulteriore conferma della data-zione del sito alla prima età imperiale, dato peraltro fornitoanche dalle ceramiche rinvenute (cfr supra nota 13 e, qui diseguito, nota 21).

16 - L’asse sul recto presenta il ritratto dell’imperatore Nerone

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57Cesi Ranni, villa. Necropoli, tomba 1, strato 3

Cesi Ranni, villa. Necropoli, tomba 2 bisoma

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con il nome ben leggibile, sul verso, oltre alla consuetaabbreviazione S.C., è raffigurata una Vittoria in volo versosinistra che sorregge con le mani uno scudo con la scritta SP Q R.

17 - Di tale allineamento quattro basoli rimangono in giacituraprimaria, per il resto risultano mancanti, sebbene l’allinea-mento continui poi in sezione sul limite S dell’area di inda-gine.

18 - Forse è pertinente alla fase di abbandono del sito, ma nonè nemmeno escluso che la pavimentazione non sia mai statacompiuta oppure che, nel corso dei secoli, essa sia stata gra-vemente danneggiata o rimossa.

19 - Al fine di portare avanti il lavoro di risanamento fognario, inaccordo con la Sopr. Arch. Lazio, è stato deciso di verificarese al di sotto di questo strato ci fossero altre strutture mura-rie e, in caso negativo, di procedere intervenendo sugli stra-ti sterili, quindi sul banco tufaceo, salvaguardando i muri ele rispettive fondazioni. Nel corso dello scavo è stato rinve-nuto un intervento di canalizzazione che fu eseguito conte-stualmente alla realizzazione del vano pavimentato in coc-ciopesto, in quanto in sezione i basoli che lo delimitano adE sono apparsi lavorati e tagliati in modo da permettere l’al-loggiamento della canaletta. Essa è stata realizzata tagliandoil banco di tufo ed ha una copertura di doppie tegole dispo-ste in piano a poggiare su spallette realizzate in mattonilegati con malta; sul piano di scorrimento è scavato diretta-mente nel banco lo speco mediano. A sigillare la canalettauno strato composto di malta pozzolanica.

20 - Al momento, anche di questo vano non è stato possibileindividuare la destinazione d’uso.

21 - In particolare è stato possibile identificare un frammento dicoppa in Terra Sigillata Italica, riferibile alla forma XXXVII,che presenta un listello sporgente sulla parete esterna(forse varietà 4 per il listello ingrossato e l’assenza di solcointerno sotto l’orlo); tale ceramica è comunissima in tutto ilI sec. d.C. ed arriva fino al II. Inoltre, vorrei menzionare unframmento a pareti sottili, che presenta una decorazionegenericamente di tipo 5 (decorazione a rotella costituita datratti paralleli fra loro e leggermente obliqui); potrebbe trat-tarsi di un bicchiere ovoide con orlo rivolto all’esterno,quasi piatto e appena ingrossato sul labbro; l’argilla è piut-tosto grezza e di colore rosato all’interno; la cronologia nonè certa, ma forse riferibile al I-II sec. d.C. (tipo I/40 =MAYET IV ?)

22 - E. MOSCETTI, Notiziario archeologico, in AANSA 2001, pp.112-113; S. DI SANTE, G. PRESEN, Note di scavo in locali-tà Martellona, in AANSA 2002, pp. 88-89

23 - L’iscrizione e è in corso di studio da parte della prof. MariaGrazia Granino Cecere.

24 - Tutte le murature rintracciate in opus caementicium pre-sentano scapoli di calcare.

25 - Le murature in opera mista mettono in opera scapoli di cal-care e spezzoni di laterizi sparsi.

26 - E. MOSCETTI, Notiziario archeologico, in AANSA 2001, p.113. Il ritrovamento della fistula conferma che l’acquedot-to venuto in luce nel settore II dello scavo del 2001 (v. S. DISANTE, G. PRESEN, Note di scavo in località Martellona, inAANSA 2002, pp. 88-89) aveva lo scopo di rifornire d’acquala villa e la grande vasca.

27 - In questo tratto sulla muratura sono presenti tracce di into-naco nero e frammenti ceramici nella preparazione.

28 - A NE dell’angolo formato da queste due murature, ad unadistanza tra i 40 e i 50 cm, parte di un cordolo con spallet-ta in opera mista che oltre ad interessare il settore VI è statorintracciato in quelli II e III.

29 - La muratura è stata rintracciata anche nei settori II e III peruna lunghezza totale di 38,5 m.

30 - Vedi Sett. VI31 - Già segnalata nella campagna di scavo 2001/2002.32 - Lo stesso tipo di canaletta, è stata rivenuta nel settore 1. 33 - CIL, XV, 1343. M. Annius Verus e C. Eggius Eggius

Ambibulus furono creati consoli ordinari il I gennaio del126 d. C.. Cfr. M. Steinby, La conologiia delle “figlinae”doliari urbane, in BC LXXXIV, 1974-5, pp.45, 54.

34 - Come quella, di notevole estensione e profondità (m.3 ca.)della villa dell’Ercole Fanciullo, sempre a Guidonia sullaTiburtina, nella vicina Tenuta del Cavaliere. Cfr.

35 - M. DE FRANCESCHINI, Ville dell’Agro romano, Roma 2005,n. 60, pp.172-174

36 - M. DE FRANCESCHINI, Ville dell’Agro romano, Roma 2005,n. 55, pp. 161-163

37 - Da notare che secondo Z. MARI, Tibur III, Firenze 1983(pianta), la Tiburtina antica in questo tratto passerebbe a Ndel percorso moderno e non a S, come dimostrato dall’at-tuale scoperta. Sulle recenti scoperte del tracciato dellaTiburtina antica a Setteville di Guidonia v. E. MOSCETTI,Nuove acquisizioni sul percorso delle antiche vie Tiburtinae Cornicolana a Setteville di Guidonia, Lazio e Sabina,Scoperte Scavi Ricerche 5 (Atti del Convegno, 3-5 dicembre2007), Roma 2009, pp. 23-30.

38 - Diretto dalla dott. Benedetta Adembri, direttore archeologodi zona della Sopr. Arch. Lazio

39 - La tubatura è stata messa in opera negli anni 80 dalla SNAM,e la scoperta, con relativo danneggiamento, non è statadenunciata alla Sopr. Arch. Lazio. Nel tratto di NO sono statirinvenuti 10 basoli divelti rimossi durante il passaggio delcondotto; di conseguenza la strada è conservata per soli 3,20 m di larghezza.

40 - Dopo la documentazione, i basoli sono stati numerati peressere temporaneamente rimossi, così da permettere ilcompletamento dei lavori per il passaggio delle tubature, edinfine, rimessi in opera su un letto di terra e pietrisco e rein-terrati. La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazioha prescritto al comune di Guidonia la sistemazione del-l’area a verde pubblico, con indicazione del tracciato anticoe l’istallazione di un pannello didattico che illustri la scoperta.

41 - Catasto del comune di Guidonia Montecelio, sez.Montecelio, F. 15, partt. 66, 131, 235, 248, 100.

42 - Per accertare la compatibilità della situazione archeologicadell’area col progetto di escavazione del calcare occorrenteall’attività del cementificio

43 - La località doveva in passato essere ricoperta di boschi,come indica il toponimo Cesi (da Caedo).

44 - E. MOSCETTI, Notiziario archeologico, Guidonia, loc. CesiRanni. Edificio triabsidato, in AANSA 1999, p. 132.

45 - C. PICCOLINI, Montecelio, Tivoli 1974 (ristampa), p. 35, loidentifica con un diverticolo della Tiburtino-Cornicolana.Sul percorso della Tiburtino-Cornicolana v. E. MOSCETTI,

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Notiziario archeologico, “AANSA” III, 1997, p. 144-45.46 - PICCOLINI, o. c., p. 35 e 37.47 - La pianta a tricora è comune nell’architettura romana,

essendo spesso usata nei triclini (cfr. F. W. DEICHMANN,Cella trichora, in Reallexicon für Antike und Khristentum,col. 944); è presente, ad esempio a villa Adriana a Tivoli. Unaltro esempio significativo nel territorio circostante di edifi-cio a tricora è la basilica minor, dedicata alla martireSinforosa (cfr. E. MOSCETTI, La basilica martiriale di S.Sinforosa al IX miglio della via Tiburtina, in AANSA 1998,pp. 41-62), ubicata al IX miglio della via Tiburtina, pocooltre l’odierna Setteville, databile alla fine del V sec. d. C.

48 - TH. ASHBY, La Via Tiburtina, Tivoli 1928, p. 143, n.2; M.SPERANDIO, “Thomas Ashby: un archeologo fotografa laCampagna romana tra ‘800 e ‘900”,, n. 55, pp. 75-76

49 - PICCOLINI, o. c., .p. 3550 - V. CARELLA, Note geologiche e storiche sul territorio corni-

colano, Roma 1941, tav. IV. 51 - Stando ai rilievi eseguiti da M. Sperandio all’inizio degli

anni Settanta (M. SPERANDIO, Topografia antica diMontecelio, tesi di laurea in Topografia antica, Universitàdegli Studi di Roma, anno accademico 1973-74, f. 14), sial’abside maggiore che le due absidiole laterali risultavanonotevolmente più profonde di quelle pubblicate dal Carella.

52 - M. SPERANDIO, “Thomas Ashby: un archeologo fotografala Campagna romana tra ‘800 e ‘900”, n. 55, pp. 75-76.

53 - In seguito a lavori di scasso sono stati rinvenuti spaccaticementizi, blocchi di travertino, cubilia di reticolato, fram-menti di sigillata.

54 - Lo scavo - diretto dalla dott. Benedetta Adembri funzionariodi zona della SBAL - in una prima fase, è stato volto soprat-tutto a delimitare l’area di estensione occupata dalle strut-ture e a definire le principali componenti edilizie dell’insie-me. In un secondo momento, sarà opportuno approfondirele ricerche all’interno dell’area individuata per precisareulteriormente, ove possibile, le ripartizioni interne, le desti-nazioni d’uso e le fasi cronologiche dei diversi ambientimessi in luce, avvalendosi anche di un più approfondito stu-dio dei materiali rinvenuti.

55 - Resti di ulteriori ripartizioni interne, infatti, si osservano inprossimità dei primi tratti dei due canali laterali, in corri-spondenza cioè delle due absidi minori. Qui due piccolicanali orientati EO e rivestiti in cocciopesto, confluisconoverso il centro della vasca ma si interrompono bruscamentedopo un percorso di pochi centimetri; è probabile cheanch’essi siano stati distrutti nei precedenti interventi discavo che, a quanto pare, hanno insistito all’interno dellastruttura, particolarmente nella sua parte centrale, distrug-gendo del tutto, o forse asportando, l’originaria pavimenta-zione.

56 - Pietro Cerasoli, nipote di Luigi, ex-amministratoreBorghese, divenuto ormai proprietario di gran parte deibeni baronali, chiede ed ottiene (1857) dal Ministero LavoriPubblici di scavare in un suo fondo in loc. “Cese Grandi”,dove sono già venuti alla luce “...da un lato delli frantumi diossa umane ed un mezzano condotto di piombo, il quale sidiresse verso l’indicati ruderi; dal che si puole arguire cheverso quella parte possono esservi stati dei bagni”. Degliscavi Cerasoli purtroppo si ignora l’esito E’ probabile che i

Borghese, come ampiamente attestato altrove, abbiano sca-vato l’area alla ricerca di oggetti d’arte adatti a decorarepalazzi e giardini. L’area è stata inoltre oggetto in tempi piùrecenti di scavi clandestini

57 - Probabilmente il pavimento musivo fu completamenteasportato durante gli scavi del Cerasoli nel 1857

58 - Difficile stabilire se le sepolture fossero in giacitura prima-ria o se siano state sconvolte e gettate in modo confusoall’interno della vasca durante gli scavi del 1857.

59 - Il rinvenimento di due tessere nere all’interno dello stessoambiente farebbe pensare ad un caratteristico mosaico bian-co-nero, forse con figurazioni di tipo geometrico.

60 - L’ambiente ad E della vasca principale del ninfeo, presentaun perimetro meno definito del corrispettivo ambiente adO, in quanto il tratto murario che, verosimilmente, chiude-va la stanza verso N non si è conservato, se non per unalieve traccia sul muro perimetrale E del ninfeo stesso. Ilmuro perimetrale E dell’ambiente, inoltre, prosegue senzasoluzione di continuità verso S, oltre l’angolo SE della gran-de vasca rettangolare; tale struttura muraria non è stata deltutto indagata.

61 - Tale rivestimento, seppur lesionato, è visibile in quasi tuttol’ambiente. Grossi frammenti di un pavimento molto similea questo, anche nello spessore (cm 7/8), sono stati rinvenu-ti nello scavo delle strutture immediatamente a N dell’absi-de maggiore; tale circostanza avvalorerebbe l’ipotesi, perquesto settore, di uno scarico di materiale provenientedallo scavo del ninfeo e dei suoi ambienti laterali, forse ope-rato durante gli scavi Borghese.

62 - La fistula, priva di iscrizioni, misurava in situ ca. cm 90 dilunghezza; è stata recuperata in tre frammenti combaciantimisuranti rispettivamente cm 31.05, cm 27.05, cm 30.

63 - Abbastanza numerosi anche i laterizi tagliati in quarti irrego-lari, nella forma tipica utilizzata nella costruzione di colonnein muratura la cui diffusione è attestata in età repubblicana,quando l’uso del marmo non era ancora generalizzato.

64 - Lo scarico di materiali dietro l’abside maggiore raggiungeun’ altezza di ca. m 1.00, misurata dalla superficie di distru-zione del muro dell’abside all’inizio della fondazione dellastessa, individuata ma non messa in luce.

65 - Anche i chiodi in ferro, ugualmente recuperati in questo set-tore, potrebbero rimandare alla stessa situazione, essendospesso associati a sepolture povere.

66 - Si tratta per lo più di frammenti relativi a pareti riconduci-bili a forme aperte; tra i vari frammenti si distingue unfondo di una coppetta con piede ad anello con stampigliocentrale nella parte interna rinvenuto addossato al muroperimetrale O dell’ambiente B.

67 - Metà III sec. d. C. (251-253 d. C.). La moneta poteva essereassociata ad una delle inumazioni che, verosimilmente, tro-varono protezione all’interno del ninfeo dopo l’abbandonodella villa e che furono forse distrutte in precedenti inter-venti di scavo.

68 - E. MOSCETTI, I bolli laterizi dell’Antiquarium comunale edel Museo della via Cornicolana a Guidonia, in AANSA2002, p. 66, n. 6; p. 69, n. 49; p. 71, nn. 65, 66, 70; p. 70, n.54.

69 - P. PENSABENE, Terrecotte del Museo Nazionale Romano, I.Gocciolatoi e protomi da sime, Roma 1999, p. 48 sgg.

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70 - L’area ad E e a NE del ninfeo non è stata indagata per la pre-senza della viabilità interna della cava; si nota, in ogni caso,che nessuna delle strutture rinvenute sembra proseguire inquesta direzione.

71 - Si tratta in particolar modo di frammenti di grossi conteni-tori per derrate alimentari quali anfore, olle e, soprattutto,dolia, anche se non mancano diversi frammenti di cerami-ca sigillata italica, alcuni dei quali con decorazioni a rilievodi particolare interesse. I frammenti di sigillata sono con-centrati quasi esclusivamente nell’angolo NO dell’area, inprossimità dell’ingresso all’ambiente O, suggerendo l’ipote-si di uno scarico di materiale.

72 - Allo stato attuale delle ricerche il settore orientale, in parti-colare nel tratto corrispondente all’absidiola E, appare dan-neggiato, è pertanto possibile che anche su questo lato,quello cioè verso la strada provinciale 24/bis, ci fosserostrutture che in qualche modo chiudessero o completasse-ro l’impianto.

73 - Ad eccezione del ninfeo e delle strutture ad esso diretta-mente collegate, tutti i muri individuati all’interno dell’areaindagata sembrano seguire questa tecnica costruttiva, chesolo in qualche caso utilizza calce come legante.

74 - La pavimentazione è ben conservata in tutto l’ambiente conl’eccezione di tre piccole lacune nel settore centrale: duecircolari e una, la maggiore, di forma allungata (m 1.00 x0.15).

75 - Il muro termina in modo netto e ben definito dall’angolare;esso appare isolato e non in connessione con altre struttu-re, delimitando forse anche su questo lato un’ampia corteaperta.

76 - All’interno dell’ambiente sono stati rinvenuti numerosiframmenti di intonaco parietale di diversi colori (rosso, gial-lo, viola, verde).

77 - Dimensioni anfora in situ: lungh. totale cm 76; largh. cm26/28; profondità rispetto alla superficie di distruzione delmuro settentrionale dell’ambiente Y cm 20.

78 - Lunghezza totale resti ossei: cm 40.79 - Questo tratto murario, di cui si vede abbastanza chiaramen-

te l’impronta sul terreno, non si è conservato.80 - Misure: supporto cm 37 x 20 x 18; campo epigrafico cm 17

x 6.5; alt. lettere cm 4.5/5.81 - L’iscrizione, dopo essere stata posizionata in pianta e docu-

mentata in loco, è stata rimossa dal paramento murario etrasportata all’ Antiquarium comunale di Montecelio, insie-me a tutti gli altri materiali provenienti dallo scavo. Il muro,da cui l’iscrizione è stata prelevata, è stato provvisoriamen-te risistemato con pietre proveniente dai relativi strati dicrollo, al fine di garantire la stabilità della struttura stessa.

82 - In prossimità di queste lastre, lungo il loro lato occidentale,è stata rinvenuta un’antefissa con decorazione a palmettasimile a quelle rinvenute in corrispondenza dell’absidemaggiore del ninfeo.

83 - L’individuazione di un secondo angolare (che presenta trac-ce di muratura ben visibili sul lato occidentale) posto sullastessa linea del precedente ma due metri più ad O, lascereb-be ipotizzare l’originaria esistenza di un altro tratto murariocon sviluppo EO non conservato al momento dello scavo.

84 - M. Tulli M. L. e M. Tuli (retrogrado)85 - Difficile interpretare la situazione della tomba 1 dove, a fian-

co di sepolture con la testa volta ad O, ce ne sono altre diorientamento opposto. L’estrema frammentarietà dei resti,rinvenuti non in connessione ma in modo piuttosto disordi-nato e confuso, rende per altro solo probabile l’orientamen-to indicato per alcune deposizioni. A far ritenere sicuro unorientamento ad O almeno delle sepolture originarie, è lategola usata come poggia testa nel piano di deposizione.Annali

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