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URBANISTICA Rivista trimestrale ottobre-dicembre 2011 N. 42 reg. trib. Roma a three monthly journal october-december 2011 23,00 INU 148 serie storica LXIII INU Edizioni - N. 42 reg. trib. Roma, Sped. in abb. postale. Dl 353/03 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art. 1 c. 1, Poste Terni CPO Dunia Mittner Cina: migrazioni urbane, nuove città China: urban migrations, new towns Assunta Martone, Marichela Sepe Il progetto di rivitalizzazione delle rive della Garonna: rigenerazione urbana, economica e sociale The revitalization project on the banks of the Garonne: a case of urban, economic and social regeneration Carmelina Bevilacqua, Massimo Clemente, Gabriella Esposito De Vita, Tara Florence, Patricia Freedman, Saul Golden, Michael Hegarty, Ciaran Mackel, Alona Martinez-Perez, Gerry Millar, Stefania Oppido, Mike Smith, Claudia Trillo La rigenerazione urbana a Belfast nell’Europa che guarda avanti The urban regeneration in Belfast in Europe that looks ahead Marta Bottero, Claudia Cassatella, Francesca Finotto, Attilia Peano, Angioletta Voghera, Mauro Volpiano Indicatori per il paesaggio A tool for evaluation Claudia Cassatella, Bianca Maria Seardo Pianificare paesaggi multifunzionali: dalla scala vasta al progetto Planning multifunctional landscapes: from large-scale to project Chiara Ortolani I quartieri come leverage points tra urbanistica e trasporti Neighborhoods as leverage points between urban planning and transport planning Anna Richiedei, Maurizio Tira Monte Netto: un piano territoriale per un rilievo unico nella pianura Monte Netto: a Masterplan for one hill in a plain Giulia Fini, Nausica Pezzoni Il Piano strutturale di Anversa. Un nuovo linguaggio urbanistico per la città del XXI secolo The Antwerp structure Plan. A new planning language for the twenty-first century city Federico Savini 1996-2011: l’odissea della programmazione negoziata nelle aree ex Falck di Sesto San Giovanni 1996-2011: the odissey of ex areas Falck at Sesto San Giovanni Giovanni Caudo La città pubblica The public city Rosario Pavia Eco-città Eco-Cities ISSN 0042-1022 URBANISTICA 148 Istituto Nazionale di Urbanistica Concorso riservato ai giovani IL RACCONTO DELLA CITTÀ. DISEGNA UN POSTER Poster ammessi: Marcello Della Valle, New York; Mariangela Martellotta, La città invisibile; Francesco Evangelisti, Angles; Alessandro Pastorelli e Francesca Nesti, La città rinasce nella piazza; Lorenzo Linthout, City; Antonio Salvatore Serra, Consigli dalla città per la città; Anna Luciani, La vita della città; Cecilia Carattoni, Guarda den- tro la città; Giuseppe Lettieri, La città; Simone Zurli, Globalità, ecosostenibilità, contraddizioni; Alessandro Dellara, Sogno di una città di pazza ecosostenibilità umana; Elisa Paungger, Una finestra sulla città; Gianpaolo Di Costanzo, Città bifronte; Gianluca De Francisci, Rigenerazione urbana verso città sostenibili; Giacomo Nardelli, Order disorder; Isabella Stama, L’impronta della città del futuro; Gianfranco Toso, La città ordinaria; Oriana Orabona, senza titolo Vincitore: La giuria ha indicato come vincitore del concorso il poster Città bifronte di Gianpaolo Di Costanzo per- ché ha saputo rendere, con buona grafica e sapiente uso del colore, e con una efficace sintesi comunicativa, la rappresentazione di un intrinseco carattere duale attribuito dall’autore alla città contemporanea.

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URBANISTICA

Rivista trimestraleottobre-dicembre 2011N. 42 reg. trib. Roma

a three monthly journaloctober-december 2011

€ 23,00

INU

148serie storica

LXIII

INU Ed

izion

i - N

. 42 reg. trib

. Rom

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d. in

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. postale.

Dl 353

/03 (con

v. in

L. 2

7/2/04

n. 4

6) art. 1

c. 1

, Poste Terni CPO

Dunia MittnerCina: migrazioni urbane, nuove cittàChina: urban migrations, new towns

Assunta Martone, Marichela SepeIl progetto di rivitalizzazione delle rive della Garonna: rigenerazione urbana, economica e socialeThe revitalization project on the banks of the Garonne: a case of urban, economic and social regeneration

Carmelina Bevilacqua, Massimo Clemente, Gabriella Esposito De Vita, Tara Florence,Patricia Freedman, Saul Golden, Michael Hegarty, Ciaran Mackel, Alona Martinez-Perez,Gerry Millar, Stefania Oppido, Mike Smith, Claudia TrilloLa rigenerazione urbana a Belfast nell’Europa che guarda avantiThe urban regeneration in Belfast in Europe that looks ahead

Marta Bottero, Claudia Cassatella, Francesca Finotto, Attilia Peano, Angioletta Voghera,Mauro VolpianoIndicatori per il paesaggioA tool for evaluation

Claudia Cassatella, Bianca Maria SeardoPianificare paesaggi multifunzionali: dalla scala vasta al progettoPlanning multifunctional landscapes: from large-scale to project

Chiara OrtolaniI quartieri come leverage points tra urbanistica e trasportiNeighborhoods as leverage points between urban planning and transport planning

Anna Richiedei, Maurizio TiraMonte Netto: un piano territoriale per un rilievo unico nella pianuraMonte Netto: a Masterplan for one hill in a plain

Giulia Fini, Nausica PezzoniIl Piano strutturale di Anversa. Un nuovo linguaggio urbanistico per la città del XXI secoloThe Antwerp structure Plan. A new planning language for the twenty-first century city

Federico Savini1996-2011: l’odissea della programmazione negoziata nelle aree ex Falck di SestoSan Giovanni1996-2011: the odissey of ex areas Falck at Sesto San Giovanni

Giovanni CaudoLa città pubblicaThe public city

Rosario PaviaEco-cittàEco-Cities

ISSN

004

2-10

22

UR

BA

NIS

TIC

A

148

Istituto Nazionale di Urbanistica

Concorso riservato ai giovani

IL RACCONTO DELLA CITTÀ. DISEGNA UN POSTER

Poster ammessi: Marcello Della Valle, New York; Mariangela Martellotta, La città invisibile; Francesco Evangelisti,Angles; Alessandro Pastorelli e Francesca Nesti, La città rinasce nella piazza; Lorenzo Linthout, City; AntonioSalvatore Serra, Consigli dalla città per la città; Anna Luciani, La vita della città; Cecilia Carattoni, Guarda den-tro la città; Giuseppe Lettieri, La città; Simone Zurli, Globalità, ecosostenibilità, contraddizioni; AlessandroDellara, Sogno di una città di pazza ecosostenibilità umana; Elisa Paungger, Una finestra sulla città; GianpaoloDi Costanzo, Città bifronte; Gianluca De Francisci, Rigenerazione urbana verso città sostenibili; Giacomo Nardelli,Order disorder; Isabella Stama, L’impronta della città del futuro; Gianfranco Toso, La città ordinaria; OrianaOrabona, senza titolo

Vincitore: La giuria ha indicato come vincitore del concorso il poster Città bifronte di Gianpaolo Di Costanzo per-ché ha saputo rendere, con buona grafica e sapiente uso del colore, e con una efficace sintesi comunicativa, larappresentazione di un intrinseco carattere duale attribuito dall’autore alla città contemporanea.

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URBANISTICA

148

Rivista trimestrale dell'Istituto Nazionaledi Urbanistica

Numero 148 ottobre-dicembre 2011

DirettorePaolo Avarello ([email protected])

Direttore responsabilePaolo Avarello

Comitato scientifico e direttivo nazionale Inu: G. Campos Venuti (presidente onorario), C.A. Barbieri, S. Bitti, R. Bobbio, D. Cecchini,C. Centanni, E. Coppola, G. De Luca, G. Dri,V. Fabietti, M. Fantin, G. Ferina, R. Gerundo,M. Giudice, G. Leoni, R. Lo Giudice, F. Man-goni, F. Marini, V. Mininni, S. Moglie, P. No-bile, F. Oliva, S. Ombuen, F. Pace, F. Pagano,M. Piccinini, C. Polo, P. Properzi, F. Rossi, N. Savarese, F. Sbetti, S. Stanghellini, M. Stramandinoli, M. Talia, G. Trombino, G. Ulrici, S. Viviani, Comune di Roma (O. Campo), Provincia di Ancona (R. Renzi),Regione Toscana (A. Marson)

Redazione tecnico-scientificaPaolo Galuzzi ([email protected])Roberto Gerundo ([email protected])Mariavaleria Mininni ([email protected])Federico Oliva ([email protected])Manuela Ricci ([email protected])Marichela Sepe ([email protected])

Coordinamento redazionale:Germana Minesi [email protected] Persi

Corrispondenti regionali del comitato scientifico:Piemonte-Valle d'Aosta: S. Saccomani;Lombardia: I. Rossi; Veneto: R. Baiocco;Alto Adige: P. Morello; Trentino: B. Zanon;Friuli Venezia Giulia: G. Dri; Liguria: G. Lombardini; Emilia-Romagna: S. Tondelli;Toscana: Rignanese L. Pingitore; Marche: G. Rosellini; Umbria: A. Bruni; Lazio: L. Nucci; Abruzzo: R. Radoccia; Campania:E. Coppola; Puglia: C. Torre; Basilicata: P. Pontrandolfi; Calabria: C. Fallanca; Sicilia:T. Cannarozzo; Sardegna: A. Casu

Editing e impaginazioneStudio Associato GerAld

Progetto graficoGiovanna Vitale

SupervisioneGiovanni Anceschi

Anno LXIIILa numerazione storica prende avvio dallaregistrazione del Tribunale di Torino nel 1949.La serie corrente riprende con il n. 1 registra-to presso il Tribunale di Roma nel 1997

Editore: INU Edizioni Srl

Direzione e amministrazione Inu Edizioni Srl, piazza Farnese 44, 00186 Roma tel. 06/68134341, 06/8195562, fax 06/68214773 [email protected],[email protected]

Iscrizione Tribunale di Roma n. 3563/1995 Cciaa di Roma n. 814190

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Segreteria centrale, promozioni editoriali:Cristina Buttinelli, tel. 06/68195562

Registrazione presso il Tribunale della stam-pa di Roma n. 126 del 7/3/1997.Registrazione serie storica presso il Tribunaledella stampa di Torino n. 468 del 5/7/1949,Roc n. 3915/2001

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© La riproduzione degli articoli è ammessacon obbligo di citazione della fonte

Associato all’Unione stampa periodica italiana

In copertina: Città bifronte, disegno di GianpaoloDi Costanzo

Finito di stampare il 4 gennaio 2012

Sommario

Problemi, politiche, ricerche

Progetti e realizzazioni

Profili e pratiche

Metodi e strumenti

Errata CorrigeNell’indice del n. 145 il titolo delservizio di Chiara Merlini a p. 18‘Tante case, pochi effetti’ per unrefuso e diventato ‘Tante case,pochi difetti’. Ce ne scusiamo conl’autrice e con i lettori.

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Pierluigi Properzi Mediazione politica vs mediazione disciplinare 4

La città pubblica 118

Eco-città 122

Pianificare paesaggi multifunzionali: dalla scala vasta al progetto 75

Natura e paesaggio: coerenze e conflitti nel concetto di multifunzionalità 75

La multifunzionalità nella legge federale per la protezione della natura 80e la cura del paesaggio

Giovanni Caudo

Rosario Pavia

Bianca Maria Seardo

Claudia Cassatella

Bianca Maria Seardo

Chiara Ortolani

Attilia Peano, Claudia Cassatella

Attilia Peano

Claudia Cassatella

Marta Bottero, Claudia Cassatella, Francesca Finotto,Angioletta Voghera, Mauro Volpiano

Il Piano strutturale di Anversa. Un nuovo linguaggio urbanistico 90per la città del XXI secoloAnversa, “were it is possible to live together”. 98Intervista a Bernardo Secchi e Paola Viganò

I quartieri come leverage points tra urbanistica e trasporti 83

Anna Richiedei, Maurizio Tira

Giulia Fini, Nausica Pezzoni

Giulia Fini, Nausica Pezzoni

Federico Savini

Monte Netto: un piano territoriale per un rilievo unico nella pianura 87

1996-2011: l’odissea della programmazione negoziata 104nelle aree ex Falck di Sesto San Giovanni

Indicatori per il paesaggio 65

Uno strumento per la valutazione 65

La valutazione del paesaggio tramite indicatori, lavori in corso in Europa 68

Indicatori del cambiamento del paesaggio: un’esperienza britannica 70

Un set di indicatori di paesaggio: una sperimentazione 71per la Regione Piemonte

Dunia Mittner

Assunta Martone, Marichela Sepe

Claudia Trillo, Gabriella Esposito De Vita

Claudia Trillo, Gabriella Esposito De Vita

Claudia Trillo

Gerry Millar

Tara Florence

Mike Smith

Saul Golden, Patricia Freedman

Ciaran Mackel

Michael Hegarty

Alona Martinez-Perez

Gabriella Esposito De Vita

Massimo Clemente, Stefania Oppido

Carmelina Bevilacqua

Cina: migrazioni urbane, nuove città 9

Il progetto di rivitalizzazione delle rive della Garonna: 17rigenerazione urbana, economica e socialeIl progetto Darwin 20

La rigenerazione urbana a Belfast nell’Europa che guarda avanti 28

Belfast: rigenerare la città per ricostruire l’identità divisa 28

Gli strumenti di pianificazione: il governo coordinato della rigenerazione 32

Gli strumenti di attuazione e gestione: l’approccio delle 3 P 34

Transforming Belfast 37

Titanic quarter: motore dei privati per costruire il futuro (partendo) dal passato 39

Cathedral quarter Belfast: strategie pubbliche per la rigenerazione 42

La manifestazione fisica del conflitto nel costruito 46

La matrice culturale delle città nordirlandesi e le nuove traiettorie progettuali 49

(Ri) modellare Belfast 53

Esperienze di waterfront regeneration a Belfast: per unire una città divisa 56

Salpando da Belfast verso nuovi orizzonti di ricerca 59

Learning from Belfast 62

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Gli autori /AuthorsAttilia PeanoDipartimento interateneo territorio,Politecnico di [email protected]

Nausica PezzoniDipartimento di architettura e pianificazione, Politecnico di [email protected]

Anna RichiedeiUniversità degli Studi di Brescia,Facoltà di ingegneria Dicata. [email protected].

Federico SaviniAmsterdam Institute for Social ScienceResearch Università di [email protected]

Bianca Maria SeardoDipartimento interateneo territorio,Politecnico di [email protected]

Marichela SepeIrat-Cnr, Dpuu Università di Napoli Federico II,[email protected]

Mike SmithTitanic Quarter [email protected]

Maurizio Tiraordinario di tecnica e pianificazioneurbanistica, Università degli Studi di Brescia,Facoltà di ingegneria [email protected].

Claudia TrilloUniversità Federico II di Napoli [email protected]

Angioletta VogheraDipartimento interateneo territorio,[email protected]

Mauro VolpianoDipartimento Casa Città, Politecnico di [email protected]

Contents

Projects and implementation

Profiles and practices

Methods and tools

Carmelina BevilacquaUniversità Mediterranea di [email protected]

Marta Botteroricercatore in Estimo, Dipartimento CasaCittà, Politecnico di [email protected]

Claudia CassatellaDipartimento interateneo territorio,Politecnico di [email protected]

Giovanni Caudo Dipartimento di studi urbani, Università degli Studi, Roma Tre [email protected]

Massimo ClementeIstituto ricerche attività terziarie [email protected]

Gabriella Esposito De VitaIstituto ricerche attività terziarie [email protected]

Giulia FiniDipartimento di architettura e pianificazione, Politecnico di Milano [email protected]

Francesca FinottoRegione [email protected]

Tara FlorenceARD [email protected]

Patricia FreedmanBelfast City [email protected]

Saul GoldenUniversity of [email protected] [email protected]

Ciaran MackelARD Studio/University of [email protected];[email protected]

Alona Martinez-PerezUniversity of [email protected]

Assunta MartoneIstituto ricerche attività terziarie [email protected]

Gerry MillarBelfast City [email protected]

Dunia [email protected]

Stefania OppidoIstituto ricerche attività terziarie [email protected]

Chiara Ortolanicollabora con il Laboratorio “Abitare la città” del Centro studi Critevat,Università Roma la [email protected]

Rosario Paviaordinario in urbanisticaFacoltà di architettura di [email protected]

Problems, policies, and research

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Pierluigi Properzi Political mediation vs disciplinary mediation 5

The public city 119

Eco-cities 123

Planning multifunctional landscapes: from large-scale to project 75

Nature and landscape: coherences and conflicts within the concept 76of multifunctionality

Giovanni Caudo

Rosario Pavia

Bianca Maria Seardo

Claudia Cassatella

Chiara Ortolani

Attilia Peano, Claudia Cassatella

Attilia Peano

Claudia Cassatella

Marta Bottero, Claudia Cassatella, Francesca Finotto,Angioletta Voghera, Mauro Volpiano

The Antwerp structure plan. A new planning language 91for the twenty-first century cityAntwerp, ‘were it is possible to live together’. 99An interview with Bernardo Secchi and Paola Viganò

Neighborhoods as leverage points betweeen urban planning 84and transport planning

Anna Richiedei, Maurizio Tira

Giulia Fini, Nausica Pezzoni

Giulia Fini, Nausica Pezzoni

Federico Savini

Monte Netto: a Masterplan for one hill in a plain 88

1996-2011: the odissey of ex areas Falck at Sesto San Giovanni 105

Indicator for the landscape 65

A tool for evaluation 66

Landscape evaluation using indicators, work in progress in Europe 68

Proposal for a set of landscape indicators at the regional scale: 71an application for the Piedmont Region

Dunia Mittner

Assunta Martone, Marichela Sepe

Claudia Trillo, Gabriella Esposito De Vita

Claudia Trillo, Gabriella Esposito De Vita

Claudia Trillo

Gerry Millar

Tara Florence

Mike Smith

Saul Golden, Patricia Freedman

Ciaran Mackel

Michael Hegarty

Alona Martinez-Perez

Gabriella Esposito De Vita

Massimo Clemente, Stefania Oppido

Carmelina Bevilacqua

China: urban migrations, new towns 10

The revitalization project on the banks of the Garonne: 18a case of urban, economic and social regeneration

The urban regeneration in Belfast in Europe that looks ahead 28

Belfast: regenerate the city to rebuild divided identity 29

Coordinating urban regeneration strategies: the planning framework 32

Implementation and management tools: the 3 Ps approach 34

Transforming Belfast 36

Titanic quarter: the private engine to build the future (starting) from the past 39

Cathedral quarter Belfast: public regeneration strategies 42

The physical manifestation of conflict on built form 46

The cultural matrix of cities in northern Ireland and the new trajectori design 49

(Re) shaping Belfast 52

Experiences of waterfront regeneration in Belfast: unifyng a divided city 56

Union and division in cities by the sea: 59sailing from Belfast to new horizons of research

Learning from Belfast 62

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Nel quadro di una retorica dicrisi dell’urbanistica, che emer-ge da discorsi sempre più fre-quenti sull’incapacità di in-cidere nel disegno della cittàcontemporanea1, il Pianostrutturale (Ps) di Anversa, diBernardo Secchi e Paola Viga-nò, offre uno spunto per os-servare come alcuni progettististiano cercando di innescarenuove logiche di trasformazio-ne, scardinando il tradizionalelinguaggio urbanistico dall’in-terno di un piano.Il Ps di Anversa nasce dallarichiesta di definire una nuo-va immagine per una città dadecenni in condizioni di ab-bandono da una parte dellapopolazione e priva di strate-gie da parte dell’amministra-zione, fondando le sue radicinella presa d’atto della neces-sità di attingere a categorieconcettuali riferite anche adaltri ambiti disciplinari, peraffrontare i diversi temi e il‘progetto’ della città contem-poranea, traendo da questaconsapevolezza lo slancio persperimentare nuovi dispositiviprogettuali2. A seguire si descrivono i con-cetti e gli strumenti introdottidagli autori per ‘piegare’ il tra-

dizionale piano urbanistico,aprendone le maglie e co-struendo nuove categorie in-terpretative, per leggere e tra-sformare quella che può essereconsiderata un esempio para-digmatico della città contem-poranea3.Il piano di Anversa muovedunque dalla consapevolezzache non sia più possibileavanzare ‘previsioni’, definen-do a priori lo sviluppo del ter-ritorio urbanizzato. Le ‘previ-sioni’ degli urbanisti sono sta-te a lungo fondate sull’analisidegli andamenti demografici,che costituivano la variabilepiù stabile, con tassi di natalitànoti e flussi migratori di cui siconoscevano origini e destina-zioni. Nella città europea con-temporanea questo tipo di pre-visioni non risulta più affida-bile. Anversa, in particolare,negli ultimi anni ha soffertodell’abbandono di una quotaconsistente di abitanti ‘storici’(fiamminghi) e del massiccioafflusso di popolazioni immi-grate, insediatesi nelle particentrali della città, in ‘ghettiseparati’ che progressivamentesono entrati in conflitto.Il piano, dunque, ha dovutoanzitutto affrontare queste tra-

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sformazioni impreviste e inve-ce delle ‘previsioni’ urbanisti-che ha fatto ricorso a immagi-ni, scenari e strategie, introdu-cendo categorie concettuali eoperative che corrispondono adiversi livelli d’intervento, a di-verse certezze e tempi di rea-lizzazione delle trasformazioni.La città è stata interpretataattraverso sette immagini, chesono al contempo interpreta-zioni della condizione esistentee proiezioni verso il futuro, in-dividuate in relazione agli ele-menti strutturanti del territoriocome una sorta di guida per lesue trasformazioni.Attraverso questa struttura delpiano4 vengono lasciati ‘mar-gini di trasformabilità’, indivi-duati dagli autori come una di-mensione di ‘vaghezza’, checonsentono di lasciare apertialcuni elementi, senza doverdefinire tutte le parti in detta-glio e permettendo che altri, neltempo, possano inserire pro-getti differenti, in base all’in-dirizzo dato dalle immagini.Questa impostazione consentedi pensare alla città come unoggetto non chiuso, dato chel’immagine può essere diversa-mente interpretata: è una ‘fi-gura dello sguardo’ consegna-

Progetti e realizzazioni/ Projects and implementation

Il Piano strutturale di Anversa. Un nuovo linguaggio urbanistico per la città del XXI secolo

a cura di/edited byGiulia Fini, Nausica Pezzoni

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ta alla città, affinché ne acqui-sisca i contenuti, ma interpre-tandone liberamente i risvoltiprogettuali. L’urbanista devequindi accettare il rischio chel’interpretazione da parte dellacittà possa essere avanzata, ar-ticolata o anche banale. E ac-cettare questo rischio, lasciarequesta sospensione, significalasciare aperto il progettoall’imprevedibile interazione dialtri attori.Un’altra questione fondamen-tale, legata al procedere perimmagini, scenari e strategie,è poter intercettare, con unaforma complessa del piano, lacomplessità della città con-temporanea, definendo alcunipunti in modo preciso, strate-gico, ma lasciando un disegnocomplessivo di sfondo piùaperto. Questo metodo implicail pensare la città come un si-stema complesso, in cui ognipunto è in relazione con l’in-tero sistema. Il progetto si fon-da dunque sul presupposto che

in ogni ambito progettato delsistema urbano possano inne-scarsi ulteriori trasformazioni,che si riverberano e influisco-no sul sistema complessivo.Un metodo progettuale, dun-que, che comporta di procede-re per luoghi catalizzatori,come nel caso dello Spoor-noord park, il progetto di unparco in un’area ferroviariadismessa, che ha fatto da in-nesco della trasformazione diuna parte ampia e problemati-ca della città, in una zonamarginale abitata da moltistranieri.Nel nuovo parco, attraverso ilprogetto degli spazi aperti,delle connessioni e con po-chissimi elementi costruiti, si èformato un nuovo ‘dispositivodi convivenza’, un luogo incui si intrecciano le pratiche dimolte popolazioni (fiamminghie immigrati), dove numerosispazi gioco per i bambini co-stituiscono il primo livello disperimentazione di una nuova

convivenza urbana. Un luogoche è stato curato e che si èfatto più aperto, attraverso unulteriore strumento introdottodal piano, considerando il pro-getto come un dispositivo ca-pace di produrre nuova cono-scenza, coinvolgendo gli abi-tanti in alcuni passaggi pro-gettuali e offrendo loro la pos-sibilità di riconoscersi nel pro-getto stesso, appropriandosicosì del territorio in via di tra-sformazione.Infine il concetto di ‘porosità’(una delle sette immagini cheinterpretano Anversa è appun-to la ‘città porosa’) utilizzatocome tema chiave per il pro-getto di città. Il carattere dicittà porosa deriva da ragioniantiche della storia di Anver-sa: gli spazi aperti dai pesantibombardamenti nella secondaguerra mondiale e non piùricostruiti, gli spazi dismessidelle fabbriche del cioccolato edel tabacco nel tessuto urba-no, l’abbandono delle popola-

The Antwerp structure Plan. A new planning language for the twenty-first century cityGiulia Fini, Nausica Pezzoni

The Antwerp structure plan devisedby Bernardo Secchi and Paola Viganòprovides an opportunity to observehow some urban planners and de-signers are trying to ‘trigger’ newtransformative logics by disruptingplanning language by means of atechnical instrument. The plan hasbeen developed following the requestto define a new image for a city thatfor decades had been abandoned by alarge part of its population andwhose administration was short onstrategies. The structure plan ofAntwerp takes cognizance of theneed for new conceptual categoriesfrom other disciplines to address theissues and the design of the contem-porary city. From this standpoint, thePlan experiments with new designand planning solutions. The followingpages describe the concepts and toolsintroduced by the authors in order to‘bend’ the structure of the traditionalurban plan, building new interpreta-tive categories to read and transformthe city which can be seen as a para-digmatic example of the contempo-rary city.The first task for the plan was there-fore to deal with unexpected phe-

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La rete viaria di Anversa (in nerofino al 1970; arancione, le addizionifino al 2003), risultato di una seriedi addizioni, che testimonia il pas-saggio dalla città compatta a unacittà rivolta al territorio, fonte:Secchi e Viganò (2009, eds.) daTopographic Vector Database (TOP10V-CIS), National GeographicInstitute.

The street network of Antwerp. (black:the situation up to the end of 1970.orange: additions up to the end of2003). The street network infrastructurehas resulted in a complex series of in-cremental additions and testify to thepassing from a compact city to a citythat is open to the territory and to howthese relate to each other, source: Secchie Viganò (2009, eds.) da TopographicVector Database (TOP 10V-CIS), NationalGeographic Institute.

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zioni originarie. Una città che,pur essendo nel centro dell’Eu-ropa, ricca e meta di turisti,aveva un problema di spazivuoti di notevoli dimensionianche nelle aree centrali.Il concetto di porosità è dun-que un dispositivo di lettura einterpretazione della città e alcontempo è inteso come ele-mento progettuale, che si espli-ca nell’intercettare le trasfor-mazioni di questi spazi, mante-nendone il carattere poroso,ovvero lasciando margini ditrasformabilità. Un’immagine,infine, che coinvolge diversipiani di lettura e non solo lacittà fisica, a cui si ricorre perinterpretare rotture e disconti-nuità che caratterizzano lacittà contemporanea, facendodi queste un elemento proget-tuale.

Convivenza

Il Ps di Anversa può dunqueessere considerato come unnuovo dispositivo di convi-

venza nella città contempora-nea. Come molte altre cittàeuropee, dagli anni SettantaAnversa è divenuta meta diintensi flussi migratori: dap-prima popolazioni marocchinee maghrebine, in seguito altrepopolazioni africane, balcani-che ed est europee, infine tur-che e indiane. Gli abitantifiamminghi, di fronte a questofortissimo fenomeno migrato-rio, hanno avuto una duplicereazione: una parte consisten-te ha abbandonato la città,scegliendo di vivere nei terri-tori della dispersione, a bassadensità abitativa ed elevatolivello di benessere (inseguen-do anche il mito belga dellacasa singola su lotto, moltoforte dagli anni Cinquanta);un’altra parte ha scelto unapolitica di separazione, che haportato a realizzare, entro iltessuto urbano, aree connotateetnicamente e socialmente,innescando un processo cheha trasformato Anversa in unasorta di puzzle, in cui ogni

tessera è rivolta al propriointerno e si pone in conflittolungo i propri margini5.Scardinare questo processo diautoisolamento è stato uno deiprincipali obiettivi del piano.Attraverso un lavoro su piùlivelli d’intervento (fisico-spa-ziale, sociale, simbolico) e apiù scale di progetto, entro undisegno complessivo di aper-tura e ‘riappropriazione’ dellacittà da parte dei suoi abitanti,si è cercato di disattivare imeccanismi di esclusione e, diconseguenza, il degrado che siera consolidato nel tempo.Il progetto di riqualificazionedi alcuni luoghi strategici, chepotessero innescare trasforma-zioni a scala più ampia, coin-volgendo gli abitanti in alcunefasi del processo di piano, in-troducendo le ‘immagini’ comestrumenti di condivisione, ri-spetto a scenari di trasforma-zione che potessero entrare afar parte dell’immaginario col-lettivo, a cui corrispondonodiversi livelli di interventosulla città che, in un processosinergico, hanno portato arompere lo schema in cui An-versa restava una città chiusae in declino.A seguito della prima attua-zione del Ps, si è assistito in-fatti a un, seppur timido, ri-torno delle popolazioni fiam-minghe nel centro storico enei tessuti urbani consolidati e alla condivisione di alcunispazi urbani importanti, comeil parco di Spoornoord6, o lapiazza centrale del TheaterPlein, che da luoghi abbando-nati sono diventati punti diincontro per le diverse popo-lazioni che vivono al loro in-torno. Ma soprattutto si è in-staurata una nuova atmosfera,in cui le condizioni di scambioe di coabitazione, in alcunispazi urbani, hanno modifica-to le prospettive anche in ter-mini politici, contribuendo afermare l’avanzata del partitonazionalista Vlaams Belang7e con questo le aspettative diuna città che pensava se stes-sa come inevitabilmente fram-mentata in enclaves e che si è scoperta disposta ad aprir-

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92nomena of transformation. Instead offorecast images, scenarios and strate-gies were used, introducing concep-tual and operational categories whichcorresponded to different levels ofthe project and to different stages ofits realization. The city has been in-terpreted through seven images thatare both interpretations of the exist-ing conditions and projections intothe future: these elements representa guide for the transformation of theterritory. In this structure there isroom for possible transformation, in-dicated by the authors as a dimen-sion of ‘vagueness’, that allows someelements to be left ‘open’: the plan isnot completely defined in detail, toallow others to complete the projectslater on the basis of a common framegiven by the images. This settingallows us to see the city as an objectthat is not closed, since the imagescan be differently interpreted.Another too introduced by the planconsists in considering the Plan as adevice capable of producing newknowledge. The residents were in-volved in some parts of the park'sdesign, giving them the possibility to

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si a nuove possibilità di convi-venza.

Immagini

Nel Ps Anversa è interpretataattraverso sette immagini, lacui definizione costituisce unprocesso selettivo, che ha im-plicato importanti scelte pro-gettuali. Il lavoro sull’immagi-nario collettivo e individualecostituisce una «proposta diprogetto articolato in nuovaimmagine, o un nuovo insiemedi immagini, per la città»8.Ridefinendo alcune pratiche dipartecipazione degli abitantigià sperimentate nei piani pre-cedenti9, gli autori definisconoil lavoro sull’immaginariocompiuto per Anversa comeun «percorso istruttorio e diprovocazione guidato», in cuile immagini lavorano su pianidifferenti: indicando i caratteriproblematici della città attuale,insieme alle rappresentazionifuture della collettività. Leimmagini sono al contempo

interpretazione dell’esistente,figure dello sguardo e proie-zioni verso il futuro10; appar-tengono allo stato delle cose,ma svolgono un ruolo guidaper il progetto della città e delterritorio, spingendo a ricono-scere i supporti territoriali,«non solo definendo alcuniriferimenti comuni, ma ancheinnovando o ripensando in uncontesto mutato parti di questielementi»11.Le sette immagini di Anversadefinite nel piano sono quelledi Waterstad, Spoorstad, Ha-venstad, Megastad, Villagesand Metropolis, Ecostad e Po-reuzestad. La Waterstad, cittàdell’acqua, è un’immagineemblematica per Anversa eprende corpo attraverso la ri-lettura del sistema idrico e ilriconoscimento della Scheldacome elemento strutturantedella regione12. Spoorstad eHavenstad, città dei binari edel porto, sono essenziali percomprendere il precedenteprogetto belga di costruzione

del territorio e suggeriscono ledimensioni di un deposito in-frastrutturale di larga scala, lecui reali dimensioni e implica-zioni non sarebbero altrimentiimmediatamente percepibili13.Le immagini di Megastad e deiVillages and Metropolis esplo-rano l’attuale condizione diAnversa, parte di una delle re-gioni europee più popolate econ fenomeni di diffusioneurbana tra i più consistenti:una città che fa parte, contem-poraneamente, di diverse retiterritoriali, che danno originea diverse geografie. Ecostadrisponde alle richieste dellasocietà contemporanea, legateai temi della qualità e dellavalorizzazione ambientale.L’immagine di Anversa Poreu-zestad (città porosa), intercettagli spazi urbani vuoti, alle di-verse scale del tessuto e deigrandi vuoti urbani della di-smissione industriale, interpre-tandola non come oggetto sta-tico ma come un organismo,che ha conosciuto profondi

recognize themselves in the plan and,through this recognition, to take forthemselves the territory that waschanging.

Living togetherThe structural plan of Antwerp can beconsidered as a new device for livingtogether in the contemporary city.Like many other european cities,Antwerp since the 1970s has been aplace of intense migration flows. TheFlemish inhabitants, faced with thisvery strong migration, had a two foldreaction: a substantial number leftthe city, choosing to live in the terri-tories of the dispersion, whereas oth-ers followed a policy of separation,which led to the construction ofurban areas demarcated both ethni-cally and socially. Disrupting thisprocess of self-isolation was one ofthe main purposes of the plan.Through a multi-layered work (physi-cal, spatial, social, symbolic) and amulti-scale project within an overallplan of opening and reclamation ofthe city by its inhabitants, the mech-anisms of ex.clusion and the consequent degrada-

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Spazi urbani di Anversa abbandona-ti, prima dei fenomeni di riuso. Areeindustriali vuote (nero) e altre ab-bandonate (rosso); edifici in cattivecondizioni (azzurro) ed edifici abban-donati (blu) o dichiarati non utilizza-bili per la residenza (verde). A destrai nuovi spazi residenziali o di lavoro,fonte: Secchi e Viganò (2009, eds).

The abandoned spaces in Antwerp priorto their reuse. Empty industrial areas(black), other abandoned areas (red);buildings in a bad state (blue); buildingsdeclared not utilizable for residentialpurposes (green). On the right: examplesof new residential and workspaceswithin the abandoned city fabric, source: Secchi e Viganò (2009, eds).

Nella pagina a fronte, AnversaEcostad. Si individuano gli usi delsuolo e gli elementi vegetazionali:foreste e boschi (rosso); arbusti ecespugli (arancione); aree incolte(nero) e coltivate (grigio scuro), prati(grigio chiaro), piantumazioni lineari(linee rosse), fonte: Secchi e Viganò(2009, eds.).

Opposite page, Antwerp as Ecostad.Identification of the various uses of theland and different vegetation areas:forests and woods (red), bushes andshrubs (orange), uncultivated areas(dark grey), fields (light grey), linearplantations (red lines), source: Secchi eViganò (2009, eds.).

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cambiamenti economici, socia-li e spaziali, ridefinendo daquesto carattere un nuovo pro-getto, individuale e collettivo.

Attuazione

Uno dei risultati più innovatividel Ps è che la stessa ammini-strazione di Anversa si è ri-strutturata in funzione delprogetto di piano. Un pianopensato come ‘progetto inte-grato’, in cui i diversi temi(rappresentati dalle rispettiveimmagini), le differenti scaledi intervento, gli scenari e lestrategie sono strettamenteinterrelati, entro un disegnocomplessivo di trasformazioneurbana. E ciò necessita di unapparato operativo, altrettantocomplesso e strutturato incoerenza con i fini di un’at-tuazione coordinata dei diversiprogetti e livelli di interventoprevisti. Il sindaco e la giuntamunicipale, che hanno accom-pagnato la costruzione del

piano, sono stati in grado digovernare il processo di cam-biamento modificando i propriapparati tecnico-organizzativiper realizzare il piano.Invece di procedere per settori,delegando la gestione di cia-scun tema (verde, strade, dise-gno degli spazi pubblici, ecc.)ai rispettivi funzionari, con inoti problemi di coordinamen-to ed eventuali conflitti sullepriorità d’intervento, l’ammini-strazione si è riorganizzata inmodo mirato all’attuazione dei‘progetti strategici’. Un gruppodi lavoro, formato apposita-mente per realizzare tali pro-getti, affianca il lavoro sulle‘politiche generiche’, che inte-ressano i tessuti connettivi sucui si appoggiano i progettistrategici. Ogni project leadersegue la realizzazione di unprogetto in tutte le sue dimen-sioni, quale referente di un di-segno complesso da realizzarenelle sue diverse componenti.In tal modo l’amministrazione

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Anversa nella Megastadt, della Northwest metropolitan area (Nwma), unamegacity che comprende Bruxelles eL'Aia, i porti di Rotterdam e Anversa,grandi città (Amsterdam, Anversa,Maasatricht e Rotterdam) e città sto-riche (Delft, Haarlem, Breda, Ghent,Leida, Lovanio, Utrecht), fonte: Sec-chi e Viganò (2009, eds.).

Antwerp within a Megastadt. The city ispart of the North west metropolitanarea urban network (Nwma): a megacitywhich includes national capital cities(Bruxelles and The Hague), the twomajor European ports (Rotterdam andAntwerp), a few important regionalcapital cities (Amsterdam, Maasatricht,Rotterdam) and cities with an importanthistorical past (Delft, Haarlem, Breda,Ghent, Leida, Leuven, Utrecht), source:Secchi e Viganò (2009, eds.).

Nella pagina a fronte, il parco diSpoornoord: planimetria di progettoe due viste del parco, fonte: Secchi eViganò, (2009, eds.).

Opposite page, the Spoornoord Park: theproject's masterplan and two images ofthe realized project, source: Secchi B.,Viganò P. (2009, eds.).

A p. 96, gli spazi strategici indivi-duati nel Ps: la Hard spine (rosso earancio), la Soft spine (blu e azzur-ro), il Living canal (grigio), la Greensingel (verde), il Lower network e ilCivic centres (nero, con le infrastrut-ture), fonte: Secchi e Viganò, (2009,eds.).

On p. 96, the strategic spaces and rela-ted strategic projects. The Hard spine(red and orange), the Soft spine (blueand ligh blue), the Living canal (grey),the Green Singel (green), the Lower net-work and the Civic centres (areas inblack and infrastructural elements). Thestrategic spaces are developed throughstrategic programmes and projects, acti-ve and generic policies, source: Secchi eViganò (2009, eds.).

assume un ruolo attivo dive-nendo essa stessa, attraverso ipropri tecnici, promotrice delprogetto, mantenendo peròuna visione complessiva delletrasformazioni del territorio eseguendo in progress l’imple-mentazione delle varie partidel piano.

Conoscenza

Il tema della conoscenza dellacittà è stato affrontato in duedirezioni: la prima orientataad approfondire la conoscenzadel contesto locale per gli au-tori del piano, la seconda cen-trata sulla fondamentale capa-cità del progetto di produrrenuova conoscenza, incremen-tando la consapevolezza delterritorio anche per i suoi abi-tanti. Questo duplice approccioall’aspetto conoscitivo delpiano si sviluppa in due strate-gie parallele, che trovano ilcomun denominatore nel coin-volgere gli abitanti in alcune

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fasi progettuali.L’acquisizione e l’approfondi-mento delle informazioni sul-la realtà del contesto localesono stati condotti come ‘ri-torno all’esperienza comefonte primaria di conoscenza’,una conoscenza dal basso edall’interno, che ha comporta-to la scelta di vivere nella cit-tà, per poterne cogliere le spe-cificità e le problematiche.Durante la costruzione delpiano, infatti, gli autori sisono trasferiti ad Anversa, sta-bilendovi uno studio, in cui icollaboratori sono rimasti alungo, partecipando alle prati-che ordinarie dell’abitare e in-serendosi nel ritmo del luogo.A questo processo di ambien-tamento si è affiancato un la-voro di ascolto, tramite inter-viste agli abitanti e ai tecnicicoinvolti nei diversi ambitilegati al progetto di riqualifi-cazione urbana (architetti, in-gegneri, geologi, sociologi edesperti delle politiche sociali).

Per incrementare la capacitàdel progetto di produrre co-noscenza sono stati sviluppatiprocessi di partecipazione (riu-nioni con gli abitanti, semina-ri, momenti di discussione sulpiano, ma anche eventi ludici)intorno ad alcuni progetti stra-tegici, in modo da permettereai cittadini di potersi ricono-scere in quei progetti e, pro-gressivamente, di acquisire eprodurre ulteriori conoscenze.Il progetto del Parco di Spoor-noord ne è un esempio: gliabitanti sono stati invitati econdotti ad appropriarsi del-l’immagine della città e in par-ticolare di una sua parte moltoproblematica, dove si sarebberealizzato un nuovo parco,divenendo essi stessi arteficidel progetto attraverso questa‘appropriazione’.

Territorio

Il Ps si colloca entro i confinimunicipali di Anversa ma,

attraverso le immagini elabo-rate per la città e il territorio,la sequenza degli spazi strate-gici e la definizione di ‘politi-che generiche’, propone anchevisioni, progetti e linee guidache interessano una scala piùampia. Considerando questastruttura del piano alcune del-le immagini elaborate per An-versa si fondano su importantisupporti territoriali, comenuove occasioni di interpreta-zione e progetto (il fiume e larete idrica minore; la sequenzadegli spazi portuali che af-fianca il tessuto urbano danord a sud; le reti ecologiche edi naturalità diffusa). A que-ste immagini, che creano se-quenze di spazi per politiche eprogetti, anche non stretta-mente riconducibili ai confinimunicipali, si affianca l’imma-gine di Anversa nella Mega-stad (Antwerp in a Megastad),che affronta la dimensioneterritoriale allargata in cui sicolloca la città14.

tion were defused.The redevelopment of some strategicplaces which could trigger changes ona larger scale, the involvement of resi-dents in some stages of the plan, theintroduction of the ‘images’ as tools for sharing the transformation scenar-ios, are different levels in a synergisticprocess, a process that swept away the idea of Antwerp as a closed city indecline.

ImagesIn the structure plan, Antwerp wasinterpreted through seven images,whose definition is a selective processthat involved important design choices.The images describe the city's prob-lematic character along with collectiverepresentations of its future. The sevenimages defined in the plan are: Water-stad, Spoorstad, Havenstad, Villagesand Metropolis, Ecostad, Poreuzestadand Antwerp in the Megastad.The Waterstad, the city of water, takesshape through a re-reading of thewater system and a new recognitionof the Scheldt river as the region’s structuring element. The Spoorstad and

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Havenstad, the city of the port andcity of the tracks, are identified asessential for understanding the previ-ous Belgian territorial planning poli-cies. These images suggest the realdimension of an infrastructural stor-age, whose implications would other-wise not be immediately recognized. The two images of Villages and Me-tropolis and Antwerp in the Mega-stad explore Antwerp's contemporarycondition: it is part of one of Europe'smost populated regions where theurban diffusion phenomena are moredeveloped. The Ecostad (ecologicalcity) has to meet the demands ofcontemporary society related to en-vironmental issues and ecologicalways of life. The image of Antwerp asa porous city (Poreuzestad) works on

entro la megacity belga-olan-dese, tuttora in via di defini-zione.Per comprendere le relazioniterritoriali della città oggi sonoalmeno quattro le dimensionida considerare: che è parte diuna più ampia regione fluviale(la Delta region); della Northwest metropolitan area (Nwma);della Flemish Diamond, e inultimo alla regione belga delleFiandre16. Nella descrizione diquesto territorio BernardoSecchi ha sottolineato come laNorth west metropolitan areacostituisca una nuova mega-city («una nuova forma urbana… che segnerà probabilmenteuna rottura nella storia del-

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l’urbanizzazione europea»(Secchi, Viganò, a cura, 2009,p. 145; Secchi, 2005)17, entrocui l’accento non è più sullapossibilità di riconoscere e de-scrivere una nuova megacity,ma sull’opportunità di formu-lare un nuovo progetto, attra-verso inedite concatenazionispaziali, reti istituzionali e di-spositivi progettuali18.A livello amministrativo il Ps di Anversa si coordina conle municipalità vicine, attra-verso il Flemish region strate-gic plan (Rsv), di cui recepisceindicazioni e previsioni. Mal’immagine della Megastadsuggerisce anche alcune poli-tiche attive, che riguardano icollegamenti internazionali, le maggiori infrastrutture me-tropolitane, la presenza di at-trezzature a scala sovralocale(scuole secondarie, ospedali,università, funzioni culturali ericreative). Sullo sfondo si de-lineano gli obiettivi di aumen-tare l’attrattività delle particentrali della città, entro i tes-suti storici e consolidati, ridur-re l’impatto dei fenomeni didiffusione urbana, aumentarele attrezzature sul territorio, in accordo con la premessa «of eliminating peripherieswithin a polycentric territory»(Ibidem, p. 161).

Porosità

Anversa è descritta come ‘cit-tà porosa’ (‘Antwerp is a po-reuzestad, a porous city’, ibi-dem, p. 103), una delle imma-gini caratterizzanti per inter-pretare le trasformazioni e ledinamiche in corso. Il concettodi porosità, nella duplice ver-sione di concetto e di metafo-ra, può essere delineato comeuno strumento «che appareoggi utile a molti per descrive-re e progettare la città e i ter-ritori contemporanei: utile aintersecare e rilevare i grandimutamenti a cui essi sonooggi sottoposti» (Viganò, 2010,p. 191)19.Se nella conversazione conSecchi e Viganò sono chiara-mente esplicitati i motivi chehanno dato origine al tessuto

Le stesse vicende storiche dellosviluppo di Anversa hannomodificato nei secoli lo statusdella città, la presa e le rela-zioni con il territorio circo-stante, articolandone le rela-zioni di prossimità territoriale.Durante il XVII secolo Anver-sa è stata una ‘città mondo’15,luogo di scambi a grande rag-gio, grazie al porto, ai mer-canti e alle rotte ‘globali’ delcommercio. All’inizio del XXIsecolo è seguito un breve maintenso periodo di crescita efermento culturale, in cui lacittà è stata identificata comeparte di una nascente areametropolitana. Infine il ruoloattuale e futuro di Anversa,

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* Il testo è stato elaborato in comune, tut-tavia i paragrafi II, IV, V sono da attribui-re a N. Pezzoni e i paragrafi III, VI, VII aG. Fini. Il paragrafo introduttivo, redattoda entrambe, muove da una lettura criticadel Ps di Anversa, presentata da N. Pezzo-ni a un seminario del ciclo I seminari in-Assenza 2010-2011, Centro studi Assenzadi Milano, 24 febbraio 2011.

Note1. Il riferimento è ad alcuni recenti di-

battiti e seminari, svoltisi presso il Politec-nico di Milano e l’Università Iuav di Vene-zia e in particolare alla conversazione traB. Secchi, N. Portas, P.C. Palermo e P. Ga-bellini nell’incontro Sulla città europea.Conversazioni tra Italia e Portogallo, rela-tori N. Portas e B. Secchi, Politecnico diMilano, 15 febbraio 2011.2. Il Ps di Anversa è stato elaborato

dall’aprile 2003 al luglio 2006 da duegruppi di lavoro: all’internal team dell’am-ministrazione di Anversa (projectleader, K.van der Veken; general supervisor, J. vanden Broeck; planning advisor, J. Verhaert)si è affiancato l’external team, Studio ant-werpen ruimtelijk structuurplan, delloStudio associato Secchi e Viganò (coordi-namento e direzione), collaboratori: N. Dattomo, M. Ballarin, P. Pellegrini, F. Vanin, A. Calò, C. Nitti e Iris Consulting(D. Lauwers, G. De Smets, R. Dotremont, P. Roothaer).3. I caratteri generalizzabili di Anversa,

come caso paradigmatico della città e delterritorio contemporanei, sono in Secchi eViganò (2009). Le questioni legate allacittà centrale e alle sue parti consolidatesono trattate nello scenario gas versus so-lid, che pone al centro il tema della densi-tà e il desiderio di urbanità. Lo scenarioisotropy versus tunneling affronta il temadelle infrastrutture e i rapporti con il terri-torio, intendendo le stesse come supportodella riproduzione sociale, che può modi-ficare le geografie di inclusione ed esclu-sione.4. Il Ps si articola in scenari, immagini

e strategie che, insieme alle microstorie,sono le categorie concettuali e operativeche hanno dato forma ad analisi e propo-ste del piano (Secchi, Viganò 2009, p. 9).Il Ps non considera il territorio in modoomogeneo, ma seleziona gli spazi di tra-sformazione strategici per il futuro dellacittà. La Hard spine, la Soft spine, il Lowernetwork and the civic centers, il GreenSingel e il Living canal sono sequenze dispazi strategici che ridefiniscono la strut-tura urbana, selezionando le azioni rile-vanti da sviluppare.5. La prima area che ha connotato etni-

camente Anversa è il quartiere ebraico,formatosi nel XVI secolo, quando Anversaè divenuta capitale della lavorazione deidiamanti, insediandosi nel centro dellacittà (cfr. Secchi 2006).6. Il progetto dello Spoornoord Park è

stato redatto, per il concorso, da: B. Secchie P. Viganò (con E. Alfier, K. Boon, F.D’Agnano, G. De Roia, U. Dufour, L. Fa-bian, A. Moro, G. Zaccariotto); B. Secchi eP. Viganò (con K. Arioka, A. Carlesso, T.Fait, S. Geeraert, P. Ochelen, P. Kromwijke Iris consulting) per il progetto definitivoe la sua realizzazione.7. Vlaams belang (Interesse fiammingo),

erede del vecchio Vlaams block (Bloccofiammingo), che dovette cambiare nomeper ragioni costituzionali, si è caratterizza-to per la xenofobia e aveva la maggioran-za relativa nella città.

8. P. Viganò, nell’intervista. Il primopiano in cui gli autori mettono a puntouna ‘immagine’ è il Piano territoriale perla Provincia di Pescara, caratterizzato dal-l’immagine del π greco, al contempo de-scrizione e figura progettuale (Bianchetti,Secchi, Viganò 1998). Il π greco restituivale principali forme territoriali, le maggioriinfrastrutture, i luoghi forti dell’economialocale e lo spazio strategico dei futuri pro-getti. Per ricostruire il ruolo delle immagi-ni nella riflessione territoriale (il π greco,ma anche la città reticolare, il territorioisotropo, il territorio come parco, ecc.) cfr.Viganò (2010, pp. 209-214). Per il Ps diAnversa gli autori hanno sottolineato laimportanza di una strategia avviata ri-correndo alle immagini e all’immaginario,poiché «la città e gli amministratori eranoperfettamente consapevoli di mancare diuna visione per il futuro» (B. Secchi, P. Vi-ganò, intervista). L’esplorazione per imma-gini è stata riconosciuto dalla municipalitàcome una possibilità di formulare unastrategia condivisa per il futuro, dopoanni di abbandono di larghi strati dellapopolazione.9. Il riferimento è all’insieme di attività

sviluppate, a partire dal piano di Prato, cheper i temi della partecipazione ha costitui-to un’esperienza fondante e nello stessotempo critica. La costruzione del piano,dal 1993 al 1997, è stata accompagnatada eventi, seminari, conferenze, mostre,sopralluoghi, walking e campagne foto-grafiche, coordinati dal Laboratorio PratoPrg, in cui venivano sottoposti a cittadinie amministratori alcuni temi esplorativi,cogliendone reazioni e le possibilità dicostruire un discorso e un immaginariocomune.10. «Scenario, visione, immagine non

sono sinonimi, nonostante vengano tal-volta usati in maniera intercambiabile, siain urbanistica sia nel planning ... Le imma-gini … mobilitate in piani, progetti, e sem-pre più spesso, anche in programmi e po-litiche ... possono coltivare il versante del-la conoscenza o dell’azione, appoggiarsipiù alla cognizione che alla percezione,trasmettersi attraverso metafore astratte osu base fisica». Cfr. Secchi (2002), Gabel-lini (2010).11. P. Viganò, nell’intervista.12. «The form of Antwerp’s territory,

revealed through reading and interpretingthe water system, lies at the heart of theStructure Plan as the key factor in direc-ting choices, policies, actions and in recon-structing a new territorial image» (Secchi,Viganò 2009, p. 27).13. La rilettura dei depositi infrastrut-

turali sul territorio risulta cruciale perdefinire le due immagini. «The Havenstadimage reinterprets the heritage of existingcanals in light of new market expectationsand builds new and different separationsbetween the harbour space and that of the rest of the city» (ivi) o ancora:«Interest in the Spoorstad image today liesin reclaiming this important patrimony, anextraordinary fixed social capital, and inredefining the goals which could justifyinvestment in its maintenance and exten-sion» (ivi).14. Gli autori sottolineano come sia

stata questa l’immagine più difficile datrasformare in ‘progetto per il futuro’, seb-bene fosse legata a parte delle pratichedella popolazione e agli spostamenti quo-tidiani su un territorio allargato (B. Secchi,intervista).15. «Antwerp has reinvented itself and

the empty spaces of the city, at dif-ferent levels of the urban fabric andthe large empty industrial space.

ImplementationOne of the most innovative elementsof the structure plan is the restruc-ture of Antwerp’s administration. Themayor and the city were able todirect the transformation process bymodifying their technical equipmentand staff to implement the Plan.Instead of each aspect of the Planbeing delegated to the respectivesectoral officers, the administrationhas been reorganized to target theimplementation of the strategic pro-jects. A working group specificallyresponsible for such projects supportsthe work on ‘general policies’ thatconstitutes the connective tissuewhich links the strategic projectsthemselves. Each project leader hasto monitor the implementation of aproject in all its dimensions as a ref-erent of a complex design to be im-plemented with all its various com-ponents. Consequently, the adminis-tration assumes an active role bybecoming, a promoter of the project,as well as maintaining an overallview of the transformations on itsown territory, following the gradualimplementation of the various partsof the plan.

KnowledgeThe topic of ‘knowledge’ about thecity has been approached from twodifferent directions. The first was di-rect to increase the territory’s knowl-edge by the authors of the Plan, thesecond was centred on the capacityof the project to produce new knowl-edge and, therefore, this strategy wasaimed at increasing awareness of theinhabitants. This double approach tothe cognitive aspect of the plan wasdeveloped through two differentwork strategies. The acquisition anddeepening of knowledge on the localenvironmental context were achievedthrough a ‘return of experience as aprimary source of knowledge’. Thisapproach has led the planners to thechoice to live in the city so as to beable to grasp the specificities and theproblems of living in it. The work onthe capacity of the project to producenew knowledge was carried outthrough participation processes, suchas meetings, seminars, opportunitiesfor discussion, leisure events with the

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‘poroso’ nella città di Anver-sa20, interessa qui sottolinearele diverse scale a cui tale po-rosità è riconosciuta. Da unlato una condizione più tradi-zionale, riconducibile alla di-smissione delle grandi aree in-dustriali, causata dal lento mainesorabile spostamento delleattività portuali verso le aree anord dei bacini. Dall’altro latole trasformazioni minute neisingoli lotti, prima abbando-nati, che hanno ripropostoparti e tessuti della città con-solidata, in particolare quellidella cintura del XIX secolo, alcentro del dibattito sull’abitare(Ibidem, p. 193). Si tratta digrane diverse del tessuto urba-no, che richiedono strategiespecifiche (di modificazione,riuso, tecniche di infiltrazio-ne), le prime certamente piùconsolidate e documentatedelle seconde.La riflessione messa in giocodal concetto di porosità è digrande interesse, perché ri-flette, nonostante l’abbandono,su «una nuova disposizionedel tessuto ad essere interpre-tato» (ibidem, p. 197). In que-sto modo si riconosce unospazio di modificazione menouniformato agli sforzi di re-cupero supportati dalla manopubblica, tuttavia «coerente eaperto a strategie di percola-zione individuale, ai progettialla scala della famiglia» (Ibi-dem, p. 207). Alle diverse sca-le, la porosità esprime quindila capacità di assorbire prati-che e trasformazioni di diversanatura, individuali e colletti-ve21, riconoscendo il ruolo deisingoli individui nelle trasfor-mazioni dello spazio e interro-gandosi su come i frammenta-ti cambiamenti in corso possa-no essere reinterpretati in unprogetto comune. I numerosi progetti documen-tati nel piano (le trasformazio-ni di maggiori dimensioni e lemicrostorie sul riuso degli spa-zi vuoti nella cintura urbanadel XIX secolo) testimonianola possibilità di un progetto,individuale e collettivo, daricomporre e interpretareattraverso il piano stesso.

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inhabitants related to strategic pro-jects, such as allowing citizens torecognize themselves in the projectsand, in a process of progressive re-cognition and appropriation, to ac-quire and produce further knowledge.

TerritoryThe structure plan works within themunicipal boundaries of Antwerp butit also offers projects and guidelineson a larger scale, through images,strategic spaces and the definition ofgeneral policies elaborated for thecity and its region. The image of theMegastad specifically deals with aterritorially enlarged dimension inwhich the city is located. Today thereare at least four dimensions to beconsidered in understanding the city'sspatial relationships with the sur-rounding territories. It is part of awider river region (the Delta region);the Northwest metropolitan area(Nwma); the Flemish Diamond andfinally the Belgian Flanders region.The Megastad image also suggests anumber of ‘active policies’ regardinginternational connections, the majormetropolitan infrastructures, thepresence of facilities beyond a localscale (secondary schools, hospitals,universities, cultural and recreationalfunctions).

PorosityAntwerp is described as a ‘porouscity’ an image used to interpret thedynamics and transformations thatare taking place in the urban fabric.It is interesting to underline the dif-ferent levels on which the porosity isrecognized. On the one hand, it is acondition referable to the large in-dustrial areas. It is caused by the slowbut inexorable port activities' shifttoward the areas in the north of thedock. On the other, porosity refers tominute changes within individual lotspreviously abandoned. The strategicreflection used by Secchi and Viganòreflects on ‘a new possibility of theurban tissue to be interpreted’ de-spite the abandonment process. Atdifferent levels the porosity expressesthe ability to absorb changes and dif-ferent practices, individual and col-lective, acknowledging the role of theindividual transformations in thespace and asking how the currentfragmented changes can be reinter-preted in a new collective project.

its relations with the outside world manytimes over the course of its history» (Ibi-dem, p. 145). ‘Città mondo’ è un’espressio-ne di F. Braudel, usata da Secchi (2002;2005) per le città nel cui tessuto sociale eurbano si rappresentava l’articolazione delmondo conosciuto, città con una lungatradizione di accoglienza di popolazioniprovenienti da altre aree del mondo.16. La Delta region è costituita da An-

versa, Rotterdam e Ostenda e dai delta deifiumi Schelda e Nieuwe Maas. La Northwest metropolitan area (Nwma) compren-de le regioni di Anversa, Amsterdam,Bruxelles e Genth. La Flemish Diamond, laparte della Nwma con la maggiore densitàdi infrastrutture, specialmente ferroviarie,comprende Anversa, Bruxelles e altre cittàminori (Genth e Lovanio). Un’area in cercadi una definizione più precisa del proprioruolo, spesso ricondotto a quello di piatta-forma logistica nazionale e internazionale.Infine la regione delle Fiandre, di cui fan-no parte Ostenda, Kotrijk, Mechelen eLovanio.17. Una descrizione della Nwma è in

Secchi (2005, pp. 163-68), dove si sottoli-nea come non sia «un insieme di città, mauna nuova forma di grande città ..., unvasto parco abitato, nel quale è possibilericonoscere, annegati nella dispersionedegli insediamenti, alcuni nodi più densi:città compatte di media dimensione ...,importanti attività direzionali e produttive,attrezzature culturali, sportive scolastichee sanitarie , molti luoghi del loisir».18. La riflessione su un progetto di

ricomposizione per nuove catene territo-riali emergenti (‘nuove città’) è anche inGabellini (2010, p. 48): «processi economi-ci, relazioni sociali, espressioni culturali esimboliche, dai tratti tipicamente urbanigenerano sistemi che ricompongono innuove catene, fisiche e di senso, gli spazidi vita delle popolazioni contemporanee».19. Il concetto di porosità esprime «fe-

nomeni di infiltrazione e percolazione, chenon attraversano un vuoto perfetto, maaltri corpi» (Viganò 2010, p. 205). L’autricedistingue tra ‘porosità di materiale’ e ‘po-rosità di frattura’. La prima ha a che farecon la struttura di un materiale, la secon-da è il risultato di eventi traumatici. Laporosità, che emerge alla conclusione diun ciclo economico o sociale permette diripensare la città a partire dall’estensione edall’importanza della frattura che si è ve-rificata.20. Qui solo brevemente ripresi: la crisi

del modello insediativo della mixitè, inizioanni Settanta, con la compresenza di tes-suti residenziali e produttivi; lo sposta-mento verso l’esterno delle popolazionifiamminghe, con l’acquisto di nuove casesu lotto; l’immissione, negli stessi anni, dipopolazioni straniere nelle aree centrali.Una spirale negativa che ha ridotto ineso-rabilmente l’attrattiva della città.21. Lo studio della porosità, nella città

di Anversa, sottende tre ipotesi forti: laprima, che il ritorno a vivere in città perle giovani coppie non si dovesse a un’ideanostalgica di comunità; la seconda, che lapossibilità di trovare spazi idioritmiciabbia permesso alle giovani famiglie dispostarsi; la terza, che la città europearappresenti ancora una vasta piattaformaattrezzata per le forme di abitare contem-poraneo.

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Anversa, “where it is possibleto live together”.Intervista a BernardoSecchi e Paola Viganò

Giulia Fini, Nausica Pezzoni

Giulia Fini, Nausica Pezzoni:Nel Ps Anversa è descrittaattraverso sette immagini, chetrattano lo spazio fisico e lepratiche dell’abitare, i progettistrategici e le politiche gene-rali per la città. Come sonostate sviluppate le interpre-tazioni che hanno portato adefinire le immagini e qualielementi strutturanti aveteconsiderato nel formularle?Bernardo Secchi: Si è trattatodi un doppio sistema di im-magini: quelle che ci consen-tono di capire la città attualee i suoi caratteri problematicie quelle che indicano come lepersone vorrebbero fosse lacittà futura. Ad Anversa que-sta strategia di conoscenza harichiesto un lungo lavoro diprovocazione in cui, parlandocon la gente ed esplorando lastoria della città, abbiamocercato di isolare alcune im-magini.Alcune derivano dallo statodelle cose. ‘Anversa cittàd’acqua’ rivela quanta acquac’era ad Anversa ed è statanascosta interrandola, incana-landola, intubandola e comequesto nasconderla abbia pro-vocato una serie di problemi.È un modo di rivelare unacondizione che non è del tut-to presente alla coscienza dicittadini e amministratori.Altre sono immagini proiet-tate nel futuro, che voglionoguidare l’immaginario collet-tivo verso il progetto dellacittà. Per esempio, si può sot-tolineare che Anversa potreb-be essere una ‘città ecologica’,o come si collochi in una re-gione che ha la più alta den-sità di trasporto pubblico delmondo1. Questi elementi sonopropri della storia del Belgio,dove non sono state favorite

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grandi concentrazioni urbane,cercando piuttosto le condi-zioni per poter vivere e lavo-rare su tutto il territorio, ecostituiscono una grande ri-sorsa, che permette di pensareil tema della mobilità puntan-do sulla densità del trasportopubblico esistente. Le setteimmagini per Anversa sono alcontempo interpretazioni del-l’esistente e proiezioni verso ilfuturo e sono state una guidaper la riflessione sulla città.

G. F., N. P.: Come avete sot-tolineato, la costruzione diun’immagine condivisa di unacittà riguarda «la coalizionedi differenti gruppi e soggettisociali intorno a una visionedi lungo termine»2. Cosa hasignificato ad Anversa lavo-rare su un’immagine condi-visa, in una città che per de-cenni era stata abbandonata etrascurata da larghi strati del-la sua popolazione?Paola Viganò: Le immaginiche abbiamo cercato di inter-pretare erano già nell’imma-ginario collettivo, ma nonerano esplicitate e temevamonon venissero colte nei lorocontenuti innovativi.L’immagine dell’acqua sem-brava chiara, ma è stato ne-cessario far emergere comenon fosse solo un modo diripensare il grande passatodella città, legato all’acqua eal porto, ma si trattasse in-vece di ricostruire un nuovorapporto con l’acqua, a frontedei cambiamenti climatici edell’innalzarsi delle maree.Per questo tutto il fronte sul-l’acqua di Anversa deve es-sere protetto, attraverso pro-getti di grandi dimensioni, incui si agisce con dispositividiversi: rialzando le piatta-forme o con nuove vasche diespansione idrica in un pro-getto urbano e territoriale.Anche la ‘città dei binari’ nonha significato solo il riuso deldeposito infrastrutturale, maha comportato domandarsiquale progetto di territorio sisarebbe potuto trasmettere. Il Belgio è stato una grande‘periferia verde’, strutturata

dalle linee tramviarie e fer-roviarie, ma non è più il terri-torio industriale per cui quelleinfrastrutture erano state pro-gettate. Il senso di questodeposito, oggi, deve essereripensato, perché il prece-dente progetto infrastrutturalenon funziona più e molte li-nee ferroviarie sono state ta-gliate o ridotte. In molti casile immagini costringono ariconoscere i supporti territo-riali: il fiume, il trasportopubblico ferroviario e tram-viario, l’ecocity, per la qualeabbiamo ripreso gli scenaridella growing nature3, intesicome grandi infrastruttureterritoriali.

G. F., N. P.: Come viene svi-luppato nel Ps di Anversa ilrapporto tra il ruolo guidadelle immagini e la dimen-sione di ‘vaghezza’ propria diun piano strutturale? Ovvero,come viene inclusa l’impossi-bilità di definire subito alcuneparti importanti delle trasfor-mazioni?B. S.: L’immagine è ambigua,nel senso che può essere in-terpretata e consegnata allacittà perché la interpreti,ammettendo il rischio che lainterpreti in modo avanzato,denso e articolato o che labanalizzi. Questo rischio c’èsempre. Bisogna fare atten-zione perché il Ps di Anversa,che considero un piano im-portante e innovativo, non ècomposto solo da immagini,ma anche da una serie dicostruzioni strategiche anco-rate alle immagini.P. V.: Credo che un aspettofondamentale del progetto siaaccettare proprio questa di-mensione di vaghezza; unacondizione importante che ciconsente di lasciare apertialcuni elementi, di non doverdefinire tutto in dettaglio, dipermettere che altri inserisca-no progetti diversi. Si pensiancora ad Anversa come cittàd’acqua: un’immagine vaga,che consente però di indiriz-zare nuovi progetti. Il ruolodell’immagine non è solo rap-presentare un elemento comu-

ne, ma è quello di agire intro-ducendo azioni possibili nellatrasformazione del territorio.

G. F., N. P.: Il Ps di Anversatende a caratterizzare forte-mente le parti urbane centrali,ma affronta anche la dimen-sione territoriale, con strate-gie ed elementi che interes-sano un campo più ampio.Con quale condizione territo-riale specifica si è dovutoconfrontare il progetto perAnversa e quali rapporti sonostati definiti con il networkurbano a cui la città appar-tiene?B. S.: Anversa fa parte di unamegacity, che da Lilla passaper Bruxelles, fino a Rotter-dam. Noi sosteniamo sia unanuova forma di metropoli,diversa da Parigi o da NewYork, in cui ci sono cittàgrandi e piccole, ognuna conuna propria storia. La con-sapevolezza di appartenere aun quadro più vasto e trans-nazionale, forse il quadrodella metropoli del XXI seco-lo, non è immediata. Gli am-ministratori e molto spessoanche i cittadini, preferisconolimitarsi a considerare i con-fini municipali. L’immaginedella megacity è stata quellapiù difficile, non tanto dacomunicare, perché tutti sape-vano che Anversa è una me-tropoli, una città mondo dalXVI secolo, ma da far di-ventare un progetto per ilfuturo.

G. F., N. P.: Nel raccontodelle diverse strategie adottateper il Ps avete sottolineatocome sia stato adottato unapproccio di renovatio urbis,abbandonando il formato del‘piano comprensivo’. Ma piùche un processo di trasforma-zioni puntuali, sembra unapproccio di renovatio urbisnell’accezione usata da BrunoZevi per descrivere l’Addizio-ne erculea di Ferrara, doveBiagio Rossetti introdusseun’urbanistica per luoghi de-putati, trasformando la cittàcon una proposta organica,che puntava sui nodi strategi-

Antwerp, ‘where it is possible to live together’. An interview with Bernardo Secchi and Paola ViganòGiulia Fini, Nausica Pezzoni

G. F., N.P.: In the structure plan, Ant-werp is described by seven imagesrelated to physical spaces and thepractices of living, strategic projectsand the general policies for the city.How was the generative process forthe definition of the different imagesdeveloped? B. S.: It was a ‘double system’ ofimages. Some allow us to understandthe city and its problematic character,whereas others show how peoplewould like their future city to be. Thisknowledge strategy has required along work of involvement of the citi-zens. We have tried to isolate someimages and some of these belong to a present condition. The image of Ant-werp as a ‘city of water’ shows ushow much water was present andhas been hidden in Antwerp and howthis has led to a series of latent prob-lems. It is a way to reveal a conditionnot totally present in the conscious-ness of citizens and administrators.Other images are projections into thefuture. They are meant to be a guidefor the collective imagination and forfuture urban projects. For example, itcould be emphasized that Antwerpcould be an ecological city or that itis located in a region that has thehighest density of public transport inthe world. These legacies allow us tothink about the mobility issue andfocus on the density of the existingpublic transport. The seven images ofAntwerp are therefore both interpre-tations of the existing conditions andprojects for the future.

G. F., N. P.: The Antwerp structure planhas strong emphasis on the centralparts of the city. At the same time itdeals with a territorial dimensionthrough strategies and elements on abroader scale. What is the specificterritorial condition of this territory? P. V.: Antwerp is part of a huge megacity region which passes from Lille toBrussels and Rotterdam. We think it is a new kind of metropolis, differentfrom Paris and New York, insidewhich there are cities and towns,each with its own long history. Theawareness of belonging to a largercontext (a transnational framework,perhaps the framework of the metro-

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polis of the twenty-first century) isnot immediate. The image of the‘megacity’ was difficult not so muchto communicate (because everyoneknows that Antwerp is a metropolis,a ‘world city’ since the sixteenth cen-tury) as to present it as a vision forthe future.

G. F., N. P.: Speaking about the differ-ent strategies, you have emphasizedthat a renovatio urbis approach wasadopted in the plan, the comprehen-sive planning format being aban-doned. This approach seems to besimilar to that of Biagio Rossetti forthe Erculea expansion in Ferrara, de-scribed by Bruno Zevi. How did youuse the concept of renovatio urbis inthe plan?B. S.: The setting of the plan goesbeyond the renovatio urbis approachyou mention. The idea of proceedingwith singular transformations did notseem to be convincing. The role ofimages was in fact to create a framewithin which the renovatio urbiswould be possible. The lack of a uni-fied vision, that was very strong inAntwerp, could not be addressed onlyby the idea of singular transforma-tions, although they are important. Itwas necessary to build connections,relations between the various partiesand between the different themes. The images were used as a guidewhereby strategic projects are or willbe developed. The projects are notonly strongly connected to a singleimage, but cut cross other images,too. This procedure was essential in acity in decline such as Antwerp, whichneeded to be completely rethoughtand to regain confidence in its abilityto regenerate itself. From this per-spective Antwerp is one of the citiesof the renovatio urbis of the sixteenthcentury.

G. F., N. P.: Do you think this approachcould be an effective tool to dealwith the complexity of the contem-porary city? B. S.: In the last decades Europe ex-pected to improve urban conditionsthrough a series of architectural pro-jects in order to enhance some cityareas. We have now reached a stateof saturation in the cities, with aseries of projects that have no coher-ence between themselves. We thinkthat time is over: after having learnedmany things from these specific pro-

ci, ma entro un disegno uni-tario, che ha canalizzato neisecoli lo sviluppo urbano.Come avete declinato il con-cetto di renovatio urbis nelpiano di Anversa?P. V.: L’impostazione del Ps diAnversa va oltre un atteggia-mento, che pure viene citatorichiamando il concetto di re-novatio urbis. L’idea di proce-dere per trasformazioni pun-tuali non ci sembrava convin-cente, e il ruolo delle immagi-ni è stato anche quello di co-struire una sorta di frame, en-tro cui collocare la renovatiourbis. La mancanza di unavisione unitaria, fortissimanel connotare la situazione diAnversa, non avrebbe potutoessere affrontata solo pertrasformazioni puntuali, an-che se importanti. È statoquindi necessario costruire leconnessioni e relazioni tra levarie parti e i vari temi. Leimmagini sono state usatecome guida, entro cui inserirei progetti strategici, che nonsono connessi a una sola im-magine, ma incrociano di-verse immagini. Questo pro-cedimento è stato fondamen-tale in una città in declinocome Anversa, che aveva lanecessità di ripensarsi com-pletamente e di riprenderefiducia nella propria capacitàdi rigenerarsi. In questa pro-spettiva Anversa è una cittàdella renovatio urbis del XVIsecolo.

G. F., N. P.: Altre città euro-pee (in particolare Milano chesi è dotata recentemente delnuovo Pgt, ora nuovamentein discussione) propongonopiani strutturati attraversotrasformazioni puntuali, di-screte, con un disegno com-plessivo di sfondo, dove lavisione strategica dovrebbeprecedere lo sviluppo per epi-centri a scala locale. Riteneteche questa articolazione siauno strumento efficace perintercettare la complessitàdella città contemporanea?B. S.: Negli ultimi decenni delsecolo scorso in tutta Europasi è pensato di riscattare la si-

tuazione urbana attraversouna serie di progetti architet-tonici puntuali, con lo scopodi far funzionare differente-mente le città o alcune loroparti. In questa fase ha domi-nato una riflessione sull’ar-chitettura, che ha lasciato insecondo piano una progettua-lità più ampia dello spaziourbano, riempiendo le città diprogetti. Siamo ora arrivati auna condizione di quasi satu-razione delle città, con unaserie di progetti che non han-no alcuna coerenza. Secondonoi quel periodo è finito: dopoaver imparato tante cose, daquesti interventi puntuali, ènecessario chiedersi quale vi-sione costruiscano e hannocostruito, per la città. Io credodi poter interpretare quelloche sta succedendo a Parigi, aNew York, ad Amsterdam,come tentativi di andare oltrela renovatio urbis, intesa solocome approccio basato su in-terventi puntuali. Abbiamoutilizzato questo termine perun debito intellettuale neiconfronti di Manfredo Tafu-ri4; Manuel de Solà Moralesla chiamava ‘agopuntura’,facendone perdere con questalocuzione lo spessore. Neitesti storici, al contrario, larenovatio urbis è intesa pro-prio come una riflessionetotale sulla città, a cui con-tribuivano intellettuali, scrit-tori, poeti, giuristi e architetti.

G. F., N. P.: Il carattere di ‘po-rosità’ è un concetto chiaveattraverso cui è stata inter-pretata Anversa e che attra-versa le diverse scale, permet-tendo di affrontare le questio-ni del vivere insieme «secondouna idea di libertà sostanzialedell’individuo, che non è op-positiva a quella di coesionesociale»5. Quali sono le pecu-liarità di Anversa ‘città poro-sa’, da dove ha origine ecome si è sviluppato questocarattere dello spazio nellacittà contemporanea?B. S.: Ad Anversa la porositàha avuto tre origini. La primasono i bombardamenti: negliultimi giorni di guerra la città

è stata bombardata feroce-mente, perché i tedeschi im-maginavano che lo sbarcodegli alleati sarebbe avvenutoin linea diretta per Berlino. Cisono ancora molti luoghi ededifici demoliti dai bombar-damenti e non più ricostruiti. Il secondo fattore è che adAnversa si producevano cioc-colato e tabacco, entro gliisolati, con un sistema di pic-cole e medie imprese. Vi era-no anche altre lavorazioniimportanti (editoria, diamantie spazi per i tagliatori) ma so-prattutto il cioccolato e iltabacco, lavorazioni che pro-ducevano molto odore e chelentamente sono state espulsedalla città.Il terzo fattore è che la popo-lazione autoctona ha comin-ciato a spostarsi fuori città,privilegiando la casa isolatain campagna, seguendo unamitologia fortissima in Belgio.In seguito, come anche inaltre città europee, i figli dellecoppie che si erano spostatenegli anni Cinquanta hannocominciato timidamente atornare in città, occupandoproprio gli spazi della pro-duzione lasciati liberi neglianni precedenti e costruen-dosi all’interno degli isolaticase stupende6. Un fenomenoabbastanza ridotto, che tut-tavia è stato certamente unindice importante del cambia-mento.

G. F., N. P.: Affermate come«porosity is not a static con-dition»7. Come si relaziona ilconcetto di porosità con losviluppo della città e con letrasformazioni impreviste? Iprogetti legati alla porositàpossono essere consideraticome la formulazione di‘nuovi dispositivi del vivereinsieme’?P. V.: Il processo di rioccupa-zione degli spazi centrali daparte dei giovani che tornanoad abitare in città è impor-tante, ma ancora molto fra-gile. Alcune delle giovani fa-miglie intervistate durante lacostruzione del piano sonoinfatti tornate in campagna.

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Il problema della coesistenzacon le popolazioni immigrateè stato in questo caso rile-vante. I giovani fiamminghi hannocomprato a prezzi bassissimicase di grandi superfici, intessuti urbani semiabbando-nati e poi, con un lavoro diautocostruzione, hanno pro-gettato le proprie casa con ungrande investimento perso-nale. Nonostante questoimpegno, l’aver realizzato lacasa dei propri sogni e averacquisito alcune convenienzelegate all’abitare in città, ilcontesto esterno ha continua-to a essere per loro un luogopericoloso e a porre problemidi convivenza. La qualitàdella casa non è stata suffi-ciente e non è riuscita a scar-dinare un’immagine consoli-data di Anversa come cittàformata da isole connotateetnicamente, da enclavesentro le quali si crea pocomix tra le popolazioni.

G. F., N. P.: Nel racconto del-l’esperienza di piano sottoli-neate due strategie per appro-fondire la conoscenza delcontesto locale. La primaconsiste nel ritorno all’espe-rienza ‘dal basso e dall’inter-no’, la seconda nella capacitàdel progetto di produrre nuo-va conoscenza. Attraversoquali passaggi queste strate-gie hanno preso forma nellacostruzione del piano?Rispetto alla connotazione diAnversa quale città di encla-ves, come sono state inclusel’esperienza delle popolazioniimmigrate e le dinamiche cheesse hanno innescato?P. V.: Durante la costruzionedel piano ci siamo trasferitiad Anversa, avevamo unostudio e una casa, dove i no-stri collaboratori sono rimastia lungo. La conoscenza ‘dalbasso’, vivendo nella città, èuna scelta determinante, con-siderando anche che non par-liamo fiammingo. Abbiamocomunque partecipato allepratiche ordinarie dell’abitaredi Anversa e fatto molte in-terviste, a sociologi ed esperti

di politiche sociali, che intutti i settori urbani si occu-pavano di riqualificazione diparti del tessuto urbano.Non è stato facile coinvolgerele popolazioni straniere nellacostruzione dei progetti.Questa difficoltà è stata evi-dente nel progetto di Spoor-noord, un grande parco, nellaparte più povera di Anversa.L’amministrazione ha fatto ungrosso sforzo per incontrarele popolazioni che vivevanointorno all’area, che avevanoanche partecipato ad alcunieventi ludici per i bambini,ma non venivano alle riu-nioni organizzate in fase didiscussione del piano e aiseminari organizzati per ilprogetto. Vivendo in modoseparato, rispetto alla comu-nità fiamminga, era difficileintercettarle. Il caso di Spoor-noord è stato per noi moltoimportante proprio perché èriuscito ad ‘aprire’ questecomunità, a farle interveniree a partecipare all’uso delparco: adesso c’è una mixitèsociale molto significativarispetto alla condizioneiniziale.

G. F., N. P.: Possiamo inter-pretare Spoornoord come unprogetto in cui i processi dicambiamento alle due scale,quella dei progetti strategici equella dell’intero sistemaurbano, si sono innescati inmodo più evidente? Possiamoconsiderare questo progettocome un esperimento, rispettoalla grande questione dellaconvivenza del XXI secolo?P. V.: Sì, questo lavoro ascale differenti si è rivelatomolto utile, oltre che digrande fascino. Il progetto diSpoornoord, partito un po’prima, rispetto al Ps, ci hadato subito un riscontro, of-frendoci l’occasione di lavorosu uno spazio pubblico fra ipiù importanti della città. AdAnversa il degrado degli spazicollettivi era generalizzato,sebbene la città avesse tenta-to, grazie ai programmi Ur-ban, di accedere ai finanzia-menti europei per progetti di

riqualificazione. Ciò cheemergeva era che i luoghi del‘vivere insieme’ non funzio-navano e che questa dimen-sione era altamente proble-matica: i primi interventi deiprogrammi Urban sono statiinfatti rapidamente vandaliz-zati. Il progetto del parco diSpoornoord è stato significa-tivo perché si trova nellaparte più difficile della città,ma doveva al contempo ri-spondere ad ambizioni metro-politane. Abbiamo adottato loslogan villages e metropolesperché l’ambizione della mu-nicipalità era realizzare ilnuovo parco del XXI secolo.

G. F., N. P.: Un progetto chenon fissi la forma della città,predeterminandone ogniscelta di sviluppo, consente dilasciare un margine di trasfor-mabilità in relazione ai pro-cessi evolutivi in corso. Comepuò il piano di una città con-temporanea prendere in con-siderazione fenomeni di tra-sformazione sociali, spazialied economici imprevisti?B. S.: Il piano e i progetti perAnversa sono stati costruitisu differenti layers interagentie con diversi gradi di defini-zione. Le immagini, comedetto, sono vaghe e soggettea interpretazione, ma il pro-cedimento di individuazionedi una serie di spazi e pro-getti strategici implica inveceuna scelta. Significa definireche cosa è prioritario e cosainvece non lo è; è una delledimensioni in cui interagirecon i cittadini; è la parte del piano più soggetta a veri-fiche, perché è qui che simisura la capacità di inter-pretare le domande dellacittà. La dimensione dellastrategia non può quindiessere, come spesso nei pia-ni strategici italiani, una pre-visione troppo vaga. Lastrategia deve consentireall’amministrazione di com-piere le scelte e di definire le priorità, discriminando fradiversi attori e diversi interes-si. In questo senso è la partepiù delicata.

jects, now we must ask ourselveswhat vision these projects build andhave built for the city. I think we caninterpret what is happening in Paris,New York and Amsterdam as an at-tempt to go beyond the renovatiourbis approach (if we see it as anapproach only based on specificinterventions). We used this term foran intellectual debt with ManfredoTafuri. Renovatio urbis means in thehistorical texts a ‘total reflection’ onthe city, to which intellectuals, writ-ers, poets, lawyers and architectscontributed.

G. F., N. P.: The characteristic featureof ‘porosity’ is one of the key conceptsthrough which Antwerp has beeninterpreted. It is a concept that runson different scales and allows theissues arising from different popula-tions ‘living together’ inside the cityto be treated. What are the peculiari-ties of Antwerp as a porous city?Where does the porosity come fromand how has this spatial characterdeveloped in the contemporary city?B. S.: The porosity has three differentorigins in Antwerp. The first is thebombings: during the last days of theSecond world war Antwerp wasfiercely bombed, because the germansimagined that the allied landingwould take place in a direct line toBerlin. There are still many areas andbuildings demolished by bombs thathave not been rebuilt. The secondfactor is that in Antwerp chocolateand tobacco were produced withinthe urban blocks by a system of smalland medium-sized enterprises. Therewere also other important industries,such as publishing and diamond, cut-ting and their related working areas,but chocolate and tobacco in par-ticular produce smells and wereslowly expelled from the city. Thethird factor is that the urban popula-tion began to move outside the city,choosing a detached house in thecountryside or in the periurban areas,and following a strong belgian tradi-tion of ‘living in the green’. As inother european cities, the children of couples who moved during the1950s have begun a gradual return to the city, occupying the vacant pro-duction space and building beautifulhomes inside the blocks. It is actuallyquite a small phenomenon, but it iscertainly an important indicator ofchange.

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G. F., N. P.: Can we interpret the pro-ject of the Spoornoord park as a pro-ject where changes on two scales(that of the individual strategic pro-ject and that of the entire urban sys-tem) have worked better together? P.V.: Yes, this work on two differentscales has been very useful and is ofgreat charm. The Spoornoord projectstarted slightly earlier than the struc-ture plan. This was one of the mostimportant public spaces in the city. In Antwerp the deterioration of pub-lic spaces was widespread, althoughthe town had tried to access euro-pean funding for regeneration pro-jects through the Urban programmes.What emerged was that ‘living to-gether’ did not work and that thisurban dimension was highly problem-atic for the city. In fact, the first pro-jects which followed the Urban pro-grammes were soon vandalized. Thenew park project was significant be-cause Spoornoord was the hardestpart of the city and had to respond toboth metropolitan and urban ambi-tions. Therefore we adopted the slo-gan ‘villages and metropoles’ becausethe idea, promoted by the municipali-ty, was that it would represent thenew park of the twenty-first century.

G. F., N. P.: One of the most innovativefactors of the Antwerp structure planis that the administration has re-structured its function according tothe strategic projects. How was theplan implemented? B.S.: Looking at the structural reorga-nization process undertaken by theAntwerp municipality, each of theproject leaders monitor the imple-mentation of a strategic plan in allits aspects. The property developertherefore has to deal only with anofficer, an architect or an urban plan-ner, who leads the whole project andhas the role of coordinating the workof both the promoter and the techni-cians responsible for different sectors.Each project has a referent with acomplex design that is to be imple-mented in all its parts. What the ad-ministration did was to place side byside the previous technical officerswith a new group dedicated to theimplementation of the strategic pro-jects.

G. F., N. P.: The structure plan ad-dresses some strategic projects, but italso addresses issues related to the

G. F., N. P.: Uno dei fattoridel Ps che sembrano più in-novativi è che l’amministra-zione abbia ristrutturato sestessa in funzione dei progettistrategici. Come è stato con-dotto il processo di attuazionedel piano e qual è stato l’ap-porto delle nuove componentidella struttura amministrativain questo processo di costru-zione?B. S.: Nel processo di riorga-nizzazione della municipalitàdi Anversa, per gestire il pia-no e in particolare per i pro-getti strategici, ciascuno deiprojects leaders che dirige gliuffici dell’amministrazionesegue la realizzazione di unprogetto strategico in tutte lesue dimensioni. Il promotoreimmobiliare non si trova difronte un funzionario che sioccupa solo di una compo-nente, per esempio la strada erimanda a un altro per ciòche riguarda gli altri aspettidel progetto, ma si relazionainvece con un architetto o unurban planner che guida l’in-tero progetto, che convocatutti gli uffici e che ha il ruo-lo di coordinare sia il promo-tore sia i tecnici responsabilidei diversi settori. Ciascunprogetto ha un referente, conun disegno complesso da rea-lizzare in tutte le sue parti.P. V.: Le pratiche urbanistichesviluppate per molto tempo inItalia hanno rappresentanouna ‘urbanistica passiva’, incui l’urbanista redigeva unostrumento e attendeva chequesto venisse attuato. AdAnversa abbiamo sperimenta-to un’urbanistica che potrem-mo definire ‘attiva’, in cuil’amministrazione realizza ilprogetto e definisce chi po-trebbe svilupparlo, racco-gliendo intorno a un tavologli interessati all’attuazione,seguendo l’implementazionedelle diverse parti del piano.Quello che ha fatto l’ammi-nistrazione di Anversa è statoaffiancare agli uffici tecniciun nuovo gruppo, dedicatoall’attuazione dei progettistrategici. E questo è statopossibile perché, poco dopo

l’assegnazione dell’incarico dipiano, è stato eletto un nuovosindaco, molto popolare, unapersona che si è sempre occu-pata di comunicazione e hasaputo gestire, ma anche co-municare e condividere, i pro-fondi cambiamenti in corso8.

G. F., N. P.: Il Ps si ancora auna serie di progetti strategi-ci, ma affronta anche temilegati alla gestione ordinariadelle trasformazioni, alla ma-nutenzione degli spazi, a uncodice di riconoscimento co-mune per gli spazi pubblici ele attrezzature. Oltre ai pro-getti strategici, in che modol’amministrazione comunaleha gestito le linee generali delprogetto di trasformazioneurbana?P. V.: L’amministrazione diAnversa non ha solo formatoun gruppo di lavoro sui pro-getti strategici, ma anche ungruppo sulle linee guida ge-nerali, definite ‘politiche ge-neriche’, intese come politicheche possono interessare l’in-tero territorio. Un gruppo piùpiccolo (circa dodici persone,rispetto alle quarantacinquedei progetti strategici) si oc-cupa delle connessioni verdi,che si sviluppano nei cinqueparchi dei progetti strategici,e nell’idea dell’ecocity; studiagli spazi non inseriti tra iprogetti strategici, ma che po-trebbero divenirlo in futuro;segue le modifiche del regola-mento edilizio, del modo incui si deve costruire (peresempio ecocity riguarda an-che il consumo energeticodelle abitazioni); si occupa ditutti gli aspetti non specifici,ma che riguardano la città nelsuo insieme e rappresentanoil ‘connettivo’ su cui si ap-poggia lo sviluppo dei proget-ti strategici9.

G. F., N. P.: Rispetto alla ca-pacità sviluppata dal progettodi ‘produrre nuova conoscen-za’10, come viene inclusa lapossibilità, per gli abitanti, diriconoscersi nei progetti e, inun processo di progressivaappropriazione, di acquisire e

produrre ulteriore conoscen-za? Il progetto di Spoornoordè stato un’occasione per i cit-tadini di appropriarsi dell’im-magine della città e quindi didiventare anch’essi artefici delprogetto attraverso questo ‘ri-conoscimento’?B. S.: Arrivando ad Anversaabbiamo trovato una cittàmolto ‘dura’, dove il conflittointeretnico produceva forticonseguenze sul piano politi-co, come la crescita nelleFiandre del Vlaams Blok, di-ventato il partito di maggio-ranza relativa. A seguito deiflussi migratori, ad Anversa idiversi gruppi etnici si sonoinsediati in varie parti dellacittà: una costruzione perparti etnicamente omogeneedi vecchissima data, che hadato origine a conflitti, manmano che le aree si sonoespanse e si sono saldate.È stato un problema rilevanteed è per questo che il temadel ‘vivere insieme’ è cruciale:tutta la politica con cui ab-biamo intrapreso il progettodegli spazi pubblici cercava disuperare questa conflittualità.Quando abbiamo progettatoSpoornoord, sul sito di unoscalo merci dismesso, chel’amministrazione voleva ri-qualificare, tutti ne sottolinea-vano le condizioni di criticità,perché si trovava in un quar-tiere difficile, con radicatiproblemi di spaccio e di vio-lenza. Ancora in fase di con-corso abbiamo ricevuto moltecritiche ed eravamo preoccu-pati perché la popolazionemusulmana non partecipavaalle riunioni degli abitanti. Ilgiorno dell’inaugurazione in-vece c’erano tutte le popola-zioni residenti intorno al par-co, fiamminghi e musulmani,una partecipazione davverosignificativa, che poi si è con-cretizzata in nuovi usi e pra-tiche nel parco.

G. F., N. P.: Possiamo dunqueparlare di Spoornoord comeun luogo catalizzatore di ul-teriori modificazioni, con piùlivelli di trasformazione cheaprono, non solo dal punto di

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vista fisico, una realtà chiusae conflittuale?P. V.: Spoornoord era unluogo in cui non credeva nes-suno. L’intorno non è ancoracompleto, ma il parco fun-ziona già molto bene. Il pro-getto del sistema di piazze perMechelen presentava condi-zioni simili11. Come ad An-versa, nel centro di questapiccola città fiamminga eranorimasti solo gli immigrati,mentre la popolazione belgasi era spostata. Questi inter-venti sullo spazio pubblico,insieme a numerosi altriprogetti realizzati in Belgionegli ultimi anni, sono statimolto importanti per fermarel’avanzata del Vlaams Blok,testimoniando come ci sia unvalore politico anche in unprogetto. Non si tratta solo diprogettare spazi più accogli-enti, ma di costruire le con-dizioni di scambio e di con-vivenza, realizzando un luogodove poter stare tranquilla-mente tra diversi, fruendodegli stessi spazi.

G. F., N. P.: Il concetto diporosità, tema chiave attra-verso cui è stata progettataAnversa, quali innovazioni haapportato, rispetto al modo dipensare la condizione dellacittà del XX secolo? Si puòdire che questo concetto è unmodo per interpretare la rot-tura e le discontinuità checaratterizzano la città con-temporanea, facendo di que-ste un elemento progettuale?B. S.: I nostri progetti sonostati letti anche come progetti‘pacificatori’, che cercano dieliminare conflitti e violenzeconnaturati alla città contem-poranea. Certamente rifiutia-mo un’interpretazione dida-scalica della violenza e delconflitto, quella che si inse-gna nelle scuole di architet-tura degli Stati Uniti o delSud America, attraversoforme architettoniche comel’angolo spezzato, l’angoloacuto, la diagonale, in cui latensione e il conflitto ven-gono evidenziati ed enfatizza-ti nel disegno della città.

P. V.: Attraverso il concettodi porosità, il conflitto vieneaffrontato dall’interno. Laporosità è l’accettazione delfatto che esiste la rottura eche con questa rottura sipossa fare qualcos’altro, sipossa lavorare, non cercandodi ricondurre tutto a unità,ma includendo le dinamicheche attraversano lo spaziourbano in un progetto che letrasformi in qualcosa d’altro.Sempre ricordando che siamoall’interno di un processo di-namico, che la porosità con-tinua a modificarsi e che an-che le trasformazioni intro-dotte verranno ripensate infuturo. E questo fa parte del-l’idea che la città non è maifinita e che vi sia sempre unmargine di modificazione.

Milano, 22 novembre 2010

Note1. L’organizzazione di Anversa e del

suo territorio, lungo le linee tramviariee ferroviarie, è rappresentativa del con-testo sociopolitico del Belgio. All’iniziodel XX secolo le reti ferroviarie sonostate il principale fattore di sviluppoeconomico e urbano, al tempo stessoorigine e risultato della rivoluzioneindustriale e della crescita della peri-phérie verte belga. Attraverso il conso-lidarsi della relazione tra trasportopubblico e sviluppo urbano l’interopaesaggio è stato fortemente struttura-to dalle linee ferroviarie e relativi nodi.Dagli anni Cinquanta lo sviluppo dellamobilità è stato invece sostenuto dallarealizzazione della rete autostradale,favorendo il trasporto privato e portan-do ad abbandonare le reti su ferro e lepiccole stazioni. Ripensando al sistemadi trasporto pubblico, il Ps prevede ilriuso dell’ampio patrimonio esistente,con interventi di mantenimento eampliamento, riduzione delle emissioni,assicurando mobilità e accessibilità perdiversi gruppi sociali.2. Cfr. B. Secchi, P. Viganò (a cura,

2009), p. 6.3. Lo scenario della growing nature

ipotizza l’espansione delle aree pro-tette, di quelle boschive e di elevatovalore biologico, fino a lambire o in-tersecare le aree urbane non abitate osottoutilizzate e i corridoi infrastrut-turali. Il Ps propone uno spostamentodal concetto di ‘natura’ a quello di‘infrastruttura ecologica’, tema rile-vante in un territorio fortemente urba-nizzato. Elementi della growing naturesono: la Schelda e il suo sistema dicanali (individuati come il maggiorveicolo di biodiversità); i parchi urbani,quelli degli antichi castelli e le strut-ture militari dismesse (elementi forte-mente distintivi del paesaggio); i ter-reni agricoli residui, a colture estensivee gli orti urbani (cultivated patches); learee soggette a maree, quelle umide e

quelle lungo i canali e i boschi (fragileand valuable ecological patches). Areedifferenti, con in comune la fragilità,l’alto valore e il potenziale funzionale.Il disegno delle aree destinate a svilup-pare gli spazi naturali, «aree di possi-bile percolazione ed espansione dellanatura» (ibidem, p. 59), individua lagrowing nature come obiettivo impor-tante per le ‘politiche generiche’ del Ps,criticando di fatto il disegno degli am-biti naturali attraverso contorni rigidi.Lo scenario della growing nature si ri-ferisce a un processo di crescita com-plessivo, ma anche alla sequenza diazioni specifiche, proponendo spazi eprogetti strategici per riconnettere idiversi elementi, rinforzandone l’etero-geneità (Ivi).4. Il riferimento è al termine cinque-

centesco. Cfr. Tafuri (1984) e Secchi(2006), pp. 240-241.5. Viganò (2010), p. 206.6. Lo studio sul riuso degli spazi

vuoti, nei quartieri del XIX secolo, de-stinati a nuove abitazioni per giovanicoppie fiamminghe, è stato presentatoall’esposizione MStad/MCity, Europeancityscape, Kunsthaus, Graz, 2005; cfr.Viganò, 2005) e Pellegrini, Viganò (acura, 2006), Viganò (2010). Alloggi espazi produttivi abbandonati sono statiil punto di partenza per una nuova ‘po-rosità’ del tessuto urbano. Le nuovecase accolgono un’idea dell’abitare en-tro il tessuto urbano storico consolida-to, ma con grandi superfici, dotate dicomfort, servizi e privacy. Cfr. Alber-tijn, De Vroey (2006).7. B. Secchi, P. Viganò (a cura), p. 30.8. La realizzazione del Ps è stata

accompagnata da una campagna dicomunicazione intesa a ridefinire l’im-magine della città e i prodotti elaboratidall’amministrazione. L’immagine coor-dinata di Anversa è simboleggiata dallogo della ‘A’ con i raggi solari, ripro-posto nel marketing urbano. Sulle pos-sibilità di ‘comunicare l’urbanistica’ cfr.Gabellini (2010), pp. 81-84.9. «Questa distinzione fra progetti

strategici e progetti generici ha avutoconseguenze interessantissime sul pia-no. È emersa una filosofia … che nonavevamo preconizzato. Si è delineata lavolontà che in tutto lo spazio genericovi fosse un vocabolario, una sintassianaloga, a cui si aggiungevano le spe-cificità dei progetti strategici. Oltre allespecificità dei luoghi è molto impor-tante anche l’uniformità, perché vuoldire recuperare … una riflessione sullacittà, già fatta, tipicamente nel XIXsecolo, ma all’inverso, riconoscendouna continuità e delle discontinuità», B. Secchi, intervista, Milano 22 novem-bre 2010.10. Cfr. P. Viganò (2010).11. Il progetto di sistemazione della

Grande Place e degli spazi pubblicicentrali di Mechelen (Grote Markt eWeemark) è stato realizzato dallo Stu-dio associato Secchi-Viganò dal 2000al 2005.

ordinary transformation administra-tion, building maintenance, a commoncode for the public spaces and facili-ties. How has the city Council man-aged the general guidelines for thetransformation of the city?P. V.: The administration has not onlyformed a working group on thestrategic projects, but a group ongeneral guidelines, which constitute‘general policy’ and are defined aspolicies that may affect the wholeurban territory. A smaller group ofabout twelve people deals with thegreen connections, studies the spacesthat are not included in the list ofthe main strategic projects and noteschanges to building regulations. Itcovers all the aspects that are notspecific but are related to the city asa whole and represent the ‘connec-tive’ tissue on which the developmentof the strategic projects relies.

G. F., N. P.: What innovations has theporosity concept brought into thethinking on the urban condition of the twenty-first century? Is this con-cept is a way to interpret the ruptureand the discontinuity transformingthem into an urban design element?B.S.: Our projects have been read as‘peacemaking’ projects that seek toeliminate the conflict and violencethat are deeply-rooted in the con-temporary city. We certainly reject adidactic interpretation of violenceand conflict (the one that is taught inthe schools of architecture in theUnited States or South America): aninterpretation revealed through formssuch as the diagonal, the broken orthe acute angle, the tensions andconflicts. P.V.: Through the concept of porositythe conflict is dealt with from theinside. The porosity is the acceptancethat there is a breaking-point andthat with this break we can do some-thing else. We can work by includingthe dynamics of spaces in a newurban project and transforming theminto something else, always remem-bering that we are in a dynamicprocess that continues to change. Theporosity and the changes introducedwill be reconsidered in the future: this is part of the idea that the city is never finished and that there isalways room for subsequent modifi-cation.

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