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1 ANNO IV – N. 2 – MARZO 2008 COPIA OMAGGIO PERIODICO DI INFORMAZIONE, POLITICA E CULTURA A CURA DEL CENTRO STUDI UMANISTICI E SCIENTIFICI ARAMONI WWW.ARAMONI.IT “Se non si spera l’insperabile, non lo si riconoscerà mai” Eraclito mcm IL RICORDO I DOLOROSI ADDII AL DOTTORE MICHELE IANNELLO E AL FARMACISTA MICHELE PURITA LA STORIA DEL CAPORALMAGGIORE DOMENICO RUSSO Commento al sondaggio Paolo Caia A COLPI DI TAMBURELLO SUL PIANO INCLINATO DELLA DECADENZA Individualismo, sfiducia, pessimismo, rifiuto della tradizione, paura del futuro, sono i tratti essenziali di una società che fa duramente i conti con l’attualità. Sono le cause o le conseguenze della crisi ? Di che natura è questa “crisi” ? Antropologica? Economica ? La maldicenza dilaga senza incontrare freno alcuno. L’ipocrisia è elevata a stile di vita. La speranza, soffocata. Di fronte a un quadro così desolante urge una reazione decisa e convincente. “Il patriottismo - ha scritto Samuel Johnson - è l’ultimo rifugio delle canaglie”. Non è un ottimo biglietto da visita per quanti “hanno a cuore le sorti del paese”. Tanto più se si considera che all’orizzonte non si scorgono idee dirompenti. La creatività non può continuare a essere considerata un optional. Specie in politica. Idee innovative, audaci e fantasiose , ovvero GIOVANI RISORSE Per affrontare i bisogni concreti e proiettarsi nel futuro Scuola di Zambrone Recita di beneficenza Scuola di San Giovanni Dolci melodie e messaggi di gioia Scuola di Daffinà e Daffinacello I bambini simbolo di speranza LA TESTIMONIANZA DI SUOR COSTANZA COLACE VIAGGIO NELLA STORIA DI ZAMBRONE EGIDIO SERGI IL SINDACO DELLA GENTE Salvatore L’Andolina Iniziativa IL CONCERTO DEL QUARTETTO D’ARCHI “VERA MINERVA”

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ANNO IV – N. 2 – MARZO 2008 COPIA OMAGGIO

PERIODICO DI INFORMAZIONE, POLITICA E CULTURA A CURA DEL CENTRO STUDI UMANISTICI E SCIENTIFICI ARAMONI

WWW.ARAMONI.IT

“Se non si spera l’insperabile, non lo si riconoscerà mai” Eraclito

A

mcm

IL RICORDO

I DOLOROSI ADDII AL DOTTORE MICHELE IANNELLO

E AL FARMACISTA MICHELE PURITA

LA STORIA DEL CAPORALMAGGIORE DOMENICO RUSSO

Commento al sondaggio Paolo Caia

A COLPI DI TAMBURELLO

SUL PIANO INCLINATO DELLA

DECADENZA Individualismo, sfiducia, pessimismo, rifiuto della tradizione, paura del futuro, sono i tratti essenziali di una società che fa duramente i conti con l’attualità. Sono le cause o le conseguenze della crisi ? Di che natura è questa “crisi” ? Antropologica? Economica ? La maldicenza dilaga senza incontrare freno alcuno. L’ipocrisia è elevata a stile di vita. La speranza, soffocata. Di fronte a un quadro così desolante urge una reazione decisa e convincente. “Il patriottismo - ha scritto Samuel Johnson - è l’ultimo rifugio delle canaglie”. Non è un ottimo biglietto da visita per quanti “hanno a cuore le sorti del paese”. Tanto più se si considera che all’orizzonte non si scorgono idee dirompenti. La creatività non può continuare a essere considerata un optional. Specie in politica.

Idee innovative, audaci e fantasiose , ovvero

GIOVANI RISORSE

Per affrontare i bisogni concreti e proiettarsi nel futuro

Scuola di Zambrone

Recita di beneficenza

Scuola di San Giovanni

Dolci melodie e messaggi di gioia

Scuola di Daffinà e Daffinacello

I bambini simbolo di

speranza

LA TESTIMONIANZA DI SUOR COSTANZA COLACE

VIAGGIO NELLA STORIA DI ZAMBRONE

EGIDIO SERGI IL SINDACO DELLA GENTE

Salvatore L’Andolina

Iniziativa IL CONCERTO DEL QUARTETTO D’ARCHI

“VERA MINERVA”

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MARZO 2008 ATTUALITA’ CRONACHE ARAMONESI

GIOVANI RISORSE

Indicazioni per il futuro Onestà. Un dato da molti considerato solo ed esclusivamente in termini giuridici. E invece il concetto è ben più ampio. “Un colpo al cerchio e uno alla botte” cosa c’è di più disonesto che agire, osservando, sempre, questo adagio ? Decidere di non decidere, essere sempre accomodanti, sull’esempio dello struzzo, calare la testa sotto la sabbia. Tutto sommato, secondo un antico adagio popolare: “è bene essere amici di tutti”. Dimentichi che, spesso, comportarsi da “amici di tutti” significa essere nemici di se stessi. I compromessi così formulati, non arrecano nessun beneficio. Al contrario, essi fanno la fortuna di chi vuole che le cose rimangano immutate. Per l’eternità, o giù di lì. Una voce ridotta al silenzio è quanto di più umiliante possa accadere a una persona. Coraggio. E’ un altro elemento che dovrebbe caratterizzare l’agire politico. Ai tanti don Abbondio in circolazione, bisognerebbe spiegare che il loro passaggio, in questo mondo, rischia di divenire un fatto trascurabile. La maldicenza e l’ipocrisia assurgono a sovrane quando manca il coraggio, appunto. Le battaglie si conducono a viso aperto e senza tentennamenti. Non serve a nulla dichiarare “qui non funziona nulla” e poi non muovere un dito per cambiare lo status quo. Ai soloni del quieto vivere occorre ricordare quanto scritto in merito alla vicenda degli studenti di Theran che con la contestazione al presidente Ajmenidejad hanno dimostrato quanto travolgente sia l’onda d’urto della libertà: “Le stelle si vedono al buio”. La passione. Tutte le conquiste sociali sono state determinate da impellenti impulsi dell’animo. Una politica senza passione é degradata a banale affaruccio. Forse, lo scopo ultimo della vita è farsi dimenticare. Ma il primo, è viverla intensamente. Abramo Lincoln affermò: “Non vorrei essere uno schiavo, ma nemmeno un padrone.

Questo esprime la mia idea di democrazia”. I giovani non possono essere né padroni, né schiavi dell’ignavia e dell’indifferenza. La tacita accettazione di una realtà asfittica e priva di prospettive non può interessare le nuove generazioni. Futuro. Per capitalizzarlo occorrerebbe investire su se stessi. La prospettiva, implica l’assunzione di qualche rischio. Si è disposti a correrlo? O si preferisce intraprendere la strada della rinuncia e della cancellazione della propria personalità ? In taluni casi, anche quella che conduce alla perdita dell’identità ? E’ meglio essere lo zerbino dentro una lussuosa casa o piuttosto stare sulla strada a “sudarsi il pane quotidiano”? Un paese così antico non può rassegnarsi a un destino di decadenza. L’attuale contesto socio-economico, non offre riferimenti solidi. Ma ciò non implica, sic et sempliciter, la grigia adesione alla mediocrità dei tempi. Fantasia. La costruzione di una prospettiva d’avvenire, richiede fervida immaginazione. Non fantasticherie inconcludenti, ma idee innovative, lungimiranti, capaci di offrire una scossa alle attuali dinamiche socio-economiche. Insomma, proposte dirompenti, audaci, che proiettino il territorio in una dimensione adeguata alla modernità. Un indirizzo programmatico che potrebbe essere serenamente sottoscritto da “tutti gli uomini di buona volontà”. Zambrone: i giovani e la politica. Il futuro dipenderà dal loro connubio

d’Altavilla

BENAZIR BHUTTO

Martire della libertà

Bellissima, coraggiosa, emancipata, moderna, educata in Occidente. Da sempre odiata sia dai fondamentalisti islamici perché donna e simbolo di una fede religiosa ma laica, sia dai militari per il suo spirito combattivo, indipendente e l’amore incondizionato verso la democrazia. La leader pakistana è stata uccisa a soli 54 anni lo scorso 27 dicembre a Rawalpindi. Era stata la prima donna di un paese musulmano a diventare capo del governo, a trentaquattro anni. Erede di una famiglia che aveva già pagato alla causa democratica un alto prezzo: l’assassinio del padre e dei due fratelli. La sua forza derivava non solo dalle consolidate tradizioni familiari, ma anche dal coraggio delle proprie idee e dalla coerenza tra pensiero e vita. Benazir Butto ha insegnato, ancora una volta, il valore intangibile della libertà che si realizza solo nella democrazia. “Mia madre - ha dichiarato il figlio Bilawal - ha sempre detto che la democrazia è la migliore vendetta”. E vendetta sia ! Benazir Buttho è morta eroicamente per un Pakistan migliore e per un mondo più libero e giusto.

Benazir Bhutto (foto Ansa)

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MARZO 2008 INIZIATIVA E CORSIVO CRONACHE ARAMONESI

LE NOTE EMOZIONANTI DEL QUARTETTO D’ARCHI

“VERA MINERVA”

Il concerto che si è svolto lo scorso 27 dicembre, voluto e sponsorizzato dall’amministrazione comunale, si è caratterizzato per la sua rara intensità emotiva. Note capaci di penetrare nel cuore degli astanti. Suggestioni d’altri tempi evocate dalla musica, linguaggio universale per antonomasia. Teatro dell’evento la Chiesa Santa Marina Vergine di San Giovanni di Zambrone. Protagonista, il quartetto d’archi “Vera Minerva” composto da: Candida Durante (violino) Miriam Iaccarino (secondo violino) Eleonora Ciervo (viola) e Assunta Gigantino (violoncello). Il concerto è stato impreziosito ulteriormente dalla presenza del soprano Anna Picerno. Il quartetto vanta numerose collaborazioni con istituzioni di primo livello, fra cui i teatri san Carlo di Napoli e Giuseppe Verdi di Salerno e la “Nuova orchestra Scarlatti”. In osservanza alle direttive ecclesiali, sono stati eseguiti soltanto canti di natura religiosa. I brani interpretati dalle talentuose artiste, sono stati: “Ninna nanna” di Johannes Brahams, “Canone” di Johann Palchelbel, “Astro del ciel” di Joseph Mohr, “Quando nascette ninno” e “Tu scendi dalle stelle” di Alfonso Maria de Liguori, “In notte placida” di Francois Couperin, “Adagio in sol minore” di Tommaso Albinoni, “Aria sulla quarta corda” di Johann Sebastian Bach, “Panis angelicus” di Cesar Frank, “Fratello sole, sorella luna” di Riz Ortolani, “Ante verum” di Wolfang Amedeus Mozart, “Ave Maria” di Charles Gounod, il canto tradizionale “Adeste fidelis” e “Fantasia di Natale”. Le composizioni musicali sono state presentate da don Giuseppe La Rosa, arciprete di Panaia di Spilinga. Durante gli intermezzi, il sacerdote ha proposto riflessioni sul santo Natale e sul suo significato nella società contemporanea. Don Pasquale Sposaro, guida spirituale di San Giovanni, infine, ha rammentato che: “il canto contribuisce, in maniera significativa, a veicolare la parola di Dio”.

Il quartetto d’archi “Vera Minerva” nella chiesa di San Giovanni

LITURGIA E MUSICA SACRA NEL TERZO MILLENNIO

Il cardinale Joseph Ratzinger prima di salire sul soglio pietrino dichiarò: “Sono convinto che la crisi in cui oggi ci troviamo dipenda in gran parte dal crollo della liturgia”. L’attuale problema della musica sacra è quello di non essere né abbastanza sacra, né contemporanea. Non è sacra perché contaminata da strumenti e strumentazioni profane. Non è moderna, perché prende come riferimento le canzoni degli anni Sessanta. La ragione di questa scelta risiede nel “Novus Ordo Missae”. Atto introdotto nel 1969 su suggerimento della commissione presieduta da monsignor Annibale Bugnini che, prendendo come modello alcuni aspetti della riforma protestante, ha impoverito il canto sacro. La spiritualità delle chiese moderne è ben poca cosa rispetto a quelle antiche, arricchite, durante le funzioni liturgiche, dal canto gregoriano, diffuso in Europa specie attraverso l’ordine di san Benedetto. Il canto, comunque, rimane una preghiera fondamentale tanto che da ispirare qualche composizione anche nei grandi santi. Si pensi al “Jesus, dulcis memoria” di san Bernardo o ai canti popolari di straordinaria dolcezza, scritti da Alfonso Maria de Liguori, moralista e doctor zelantissimus della Chiesa.

Sant’Agostino nelle sue “Confessioni” scrisse: “Quante lacrime sparsi sentendomi abbracciare il cuore dalla soave melodia degli inni e dei cantici risonanti nella tua casa !”. Poi concluse: “Chi canta, prega due volte”; ma bisogna cantare in proprio, ascoltare il canto altrui è un esercizio passivo e inutile. In epoca moderna, troppe volte sono state intonate canzonette dai motivetti banali e fuori luogo. L’illusione di calamitare l’attenzione dei giovani ha indotto l’uso, in molte cerimonie, di motivetti scanzonati, sdolcinati, dal sapore vagamente pacifista. Canzoni, insomma, da intonare a una festa di diciotto anni, niente di più. Talvolta, un umanesimo dai contorni incerti e indefiniti o un cristianesimo imperniato sul “buonismo” ha preso il posto alla grandezza di Dio e al “Panis angelicus”. Si è giunti, persino, a canticchiare, nella Casa di Gesù, “Imagine” dove si auspica un mondo senza cielo e religione ! Addirittura, il Padre nostro è stato insegnato sull’aria dell’ultima canzonetta rock. Risultato ? La gente non canta più e prega sempre meno.

Corrado L’Andolina

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MARZO 2008 RVIAGGIO NELLA STORIA DI ZAMBRONE CRONACHE ARAMONESI

Continua l’indagine sui sindaci del passato; grandi uomini che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia locale. Egidio Sergi nato a Palmi (Rc) il 29 giugno 1920 e deceduto il 7 aprile 2003 è stato il quarto sindaco della locale comunità nell’era repubblicana. Più precisamente, ha ricoperto tale carica dal 13 giugno 1956 al 31 dicembre 1960. Il rinvenimento della fotografia è merito esclusivo del lavoro puntuale e generoso di Maria Francica, alla quale CA esprime un sincero ringraziamento.

EGIDIO SERGI

IL SINDACO DELLA GENTE A seguito delle elezioni amministrative svoltesi nella primavera del 1956, si insediò il nuovo consiglio comunale, composto da elementi provenienti da Zambrone (nettamente maggioritari) e dalle frazioni. La contrapposizione della campagna elettorale era stata modesta e, praticamente, la lista della Democrazia cristiana non aveva avuto avversari che potessero mettere in discussione il prevedibile risultato. Fu eletto sindaco, come tutti si aspettavano, Egidio Sergi, figlio di un coltivatore diretto, insegnante elementare, di origini briaticesi ma da moltissimi anni residente a Zambrone, dove aveva trovato moglie. Suo malgrado lo chiamavano tutti “professore” ma il personaggio era totalmente privo di superbia, amava la compagnia e si intratteneva volentieri con tutti. Non gli dispiacevano le cene a casa sua o in casa degli amici, apprezzava i consigli di tutti ma si dimostrava energico e determinato nel momento delle decisioni, che assumeva d’istinto senza curarsi troppo delle conseguenze. La sua amministra-

Egidio Sergi

-zione, tuttavia, non subì mai alcun contraccolpo negativo sia perché egli aveva combattuto la Seconda guerra mondiale, godeva di un elevato prestigio personale che lo poneva al riparo dalle critiche sia perché aveva una notevole perspicacia e un senso dell’organizzazione che gli zambronesi sperimentavano per la prima volta. Gli anni del sindaco Sergi furono di intenso lavoro. Il “professore” capiva che i tempi stavano cambiando e che era necessario suscitare la partecipazione popolare coinvolgendo i giovani e ricorrendo anche alle manifestazioni popolari per ottenere ciò di cui il Comune era carente. Il problema principale erano le baracche e la mancanza di case ? Il sindaco, per la prima volta nella storia della comunità zambronese, organizzò una forte manifestazione popolare per rappresentare il problema alle autorità riuscendo ad ottenere altri fondi per la costruzione di alloggi popolari di cui si avvantaggiò soprattutto la frazione San Giovanni. Come insegnante si rendeva conto della necessità dell’istruzione e della cultura. Ma cosa poteva fare un piccolo Comune, privo di mezzi, con un bilancio poverissimo e senza

grandi collegamenti con le strutture amministrative provinciali e nazionali ? Ed ecco che il sindaco riuscì quasi miracolosamente ad ottenere i fondi per l’istituzione di un’unità mobile di lettura. Quasi tutti i Comuni vicini (Zungri, Filandari, Briatico) avevano una fiera, mercato annuale che, in qualche misura, movimentava l’economia locale ed ecco che il sindaco Sergi faceva deliberare al Consiglio comunale l’istituzione di una fiera mercato, anche del bestiame, da tenersi il primo settembre di ogni anno. Impegnandosi personalmente anche nell’organizzare una raccolta di fondi tra i cittadini per gli adempimenti onerosi. Che la fiera ricadesse il primo settembre, nel giorno di san Egidio, era un chiaro intento di essere ricordato in futuro come il sindaco che la aveva istituita. L’amministrazione Sergi si adoperò per consolidare il territorio, specialmente all’altezza della località “Palombaro”, punto nevralgico del collegamento con la marina e la stazione ferroviaria. Da secoli il “Palombaro” costitutiva un problema a causa della franosità dell’area dovuta alle infiltrazioni piovane e alla debolezza del terreno. Non c’erano, tuttavia, finanziamenti che permettessero di risolvere definitivamente il problema, per cui si cercava di riparare con frequenti cantieri scuola, proposti dall’amministrazione e sostenuti dal locale Ufficio del lavoro, diretto da Corrado L’Andolina, tra gli amici più vicini e più cari del sindaco. Non era molto, ma i cantieri scuola permettevano non solo di risolvere, sia pure provvisoriamente, qualche piccolo problema ma anche di far lavorare gli operai rispetto al

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MARZO 2008 2 VIAGGIO NELLA STORIA DI ZAMBRONE CRONACHE ARAMONESI

gran bisogno di occupazione di questo periodo, che vide, tra l’altro, la ripresa forte dell’emigrazione verso l’Argentina. Tra il 1955 e il 1957 intere famiglie e centinaia di persone chiesero ai parenti già residenti in quel lontano Paese, l’Atto di chiamata per ottenere il passaporto e il permesso di emigrare. Si svuotarono Zambrone e Daffinà e anche San Giovanni conobbe un forte impoverimento della popolazione. L’amministrazione poteva fare ben poco per arginare un fenomeno di proporzioni bibliche ma quel poco servì ad assicurare un minimo di occupazione e un piccolo sollievo a coloro che rimanevano. Il periodo di questa amministrazione vide l’arrivo della modernità e del progresso. Cominciava a circolare qualche automobile anche per le strade cittadine e furono installati i primi apparecchi televisivi in alcune case. Vidi per la prima volta un televisore a Zambrone proprio a casa del sindaco Sergi nella vecchia abitazione alla fine di Via della Vittoria. Fu un avvenimento a suo modo storico. Non mi rendevo conto come immagini provenienti da tanto lontano potessero finire poi su quella scatola con un piccolo schermo che ci appariva come il lenzuolo di un cinema. Tutto quello che avevamo visto noi ragazzi di Zambrone erano i film all’aperto in occasione della festa patronale. Le immagini delle prime partite di calcio della nazionale (Italia- Cecoslovacchia, Italia – Inghilterra, Italia – Spagna) tornano ancora oggi alla memoria per rinnovare lo strano miracolo delle prime tv. E, tuttavia, si notava che qualcosa di nuovo si muoveva nell’aria. Quasi tutte le famiglie possedevano ormai la radio, che

favorì la diffusione dell’informazione e delle canzoni. La domenica mattina quasi tutti gli apparecchi erano accesi ad alto volume, tutti sintonizzati sulla stazione che trasmetteva le canzoni dell’ultimo festival di Sanremo e tutti sentivamo la voce di Claudio Villa che intonava “Il torrente” o di Franca Raimondi che consigliava “Aprite le finestre al nuovo sole”. Il sindaco Sergi ebbe il merito di introdurre la prima innovazione veramente importante nella mentalità del paese. La sua umanità era tale che ne favoriva il rapporto confidenziale con la gente e la sua cultura, e soprattutto la sua attività di educatore, gli permettevano di essere visto ed accettato come persona che sapeva tenere insieme il valore dell’amicizia e quello dell’autorità. Dedicava il tempo libero al rapporto con i cittadini, magari giocando a carte (imparai da lui a giocare a 500) con tutti e ricordo le interminabili partite di scopone a casa mia con Egidio Sergi, Micuccio Carrozzo, Pasquale Francica e mio padre. Erano momenti in cui si sprecavano battute di spirito e sfottò. A volte si interrompeva per mangiare e bere il vino delle nostre contrade e si introducevano discorsi di alta politica o di alta cultura. Noi ragazzi ascoltavamo meravigliati e rispettosi di tanta sapienza ed esperienza. Tutti avevano qualcosa da raccontare, episodi della guerra, cui avevano partecipato o di viaggi in luoghi lontani e sconosciuti. Non ci rendevamo conto che quello che teneva insieme quegli uomini era il sentimento forte dell’amicizia e il valore dell’umanità che li aveva formati nel bisogno, nella sofferenza e nella povertà. E che adesso stavano lavorando per liberarci da tutto questo. E che

TANTI AUGURI Di un felice matrimonio a Lucia Rocco e Paolo Galeano Un caloroso benvenuto ai neonati Marco Rosario Macrì

Marina Nadile Micheal Rocco

il sindaco Egidio Sergi, con la sua aria un po’ svagata, con la sua ironia fervida e la sua cultura ci stava indicando nuove strade … quelle che un gruppo di ragazzi avrebbe tra poco cominciato a percorrere.

Salvatore L’Andolina

L’ANGOLO DELLA POESIA

L’AUTUNNO C’ERA L’autunno c’era/ Triste com’era/ Malinconico e colorato/ dalle foglie di tutti i colori,/ spettacoli rimasti nei cuori/ di tutti i bambini/ calmi e birichini./ L’autunno c’era/ triste com’era/ ma per triste che era/ era bello.

Asia Minutolo

ALLA MAMMA

Mamma ti voglio bene/ mamma sei dolce come il miele/ sei la forza del mio cuore,/ sei la stella del mio amore./ Mamma sei una stella/Mamma sei molto bella.

Vincenza Giannini

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MARZO 2008 2ZAMBRONESI NEL MONDO CRONACHE ARAMONESI

UN DIVERSO PUNTO DI VISTA Concetta Colace é una zambronese che ha percorso la Terra in una maniera un pò inusuale. Ciò comporta un insolito modo di considerare la vita. Come suora della Carità, Concetta ha partecipato a diverse missioni in territori appartenenti al cosiddetto Terzo mondo devastati da guerre e carestie e attanagliati da una povertà estrema. Il suo, come si può immaginare, è un altro modo di vedere il globo, probabilmente da una prospettiva inversa rispetto a quella abituale per gli occidentali. Dal suo racconto emerge chiaramente la convinzione, la forza d’animo, nonché la fede che l’ hanno sempre sostenuta nelle sue missioni. Ma c’è posto anche per un autentico e forte attaccamento al suo paese natio e alle sue radici.

Maria Colace

LE MIE RADICI NEL MONDO Sono nata il 7 novembre 1944, alla fine delle Seconda guerra mondiale. Ultimogenita di quattro fratelli e tre sorelle. Battezzata con il nome di Concetta, il 13 novembre 1944. La mia infanzia è trascorsa serenamente, in seno ad una famiglia profondamente cristiana e praticante. La sera dopo cena, mio padre iniziava la preghiera del santo Rosario, la mamma pregava “ripezzandu”. Amavo molto i bambini. Per questo andavo dai vicini che avevano bambini piccoli, come cummari Pascalina e cummari Micuccia. Confezionavo bambole di pezza e passavo molto tempo a giocare con loro. Queste bambole, preparate con tanto amore, però, duravano poco: i miei fratelli Carru e Peppino, in qualunque posto le nascondevo, riuscivano a trovarle e, per farmi dispetto, le rompevano. Per farmi arrabbiare, mi chiamavano “occhi di gatto”. A scuola ero una frana. Facevo parte

Suor Concetta Colace fra i bambini africani

della schiera dei ciucci ! Solo dopo tanti anni, con fatica, sono riuscita a liberarmi dalla convinzione, che non ero poi tanto ciuccia … Si fa presto a condizionare mentalmente un bambino o una bambina. Vorrei dire, o meglio affermare ad alta voce, agli insegnanti, ai genitori, agli adulti: non etichettate i bambini. Incoraggiateli, sosteneteli, aiutateli a scoprire il loro talento e, sicuramente, faranno miracoli ! Ancora oggi, mi accompagna il ricordo amoroso, riconoscente, di stima per le persone che mi hanno incoraggiata, sostenuta, dato fiducia, mostrato interesse. Colgo l’occasione per dire loro: grazie ! Ho ereditato da madre natura, un’energia che mi spinge ad andare sempre più avanti. Andare dove ? Tutti sappiamo che la vocazione è una chiamata. Ognuno di noi è libero di rispondere o meno. Gesù ha detto: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi...” (Giovanni cap.15,16). Chiamata esigente, totalitaria: servire Gesù, nella persona dei poveri, nella congregazione delle Suore della Carità di San Giovanna Antida. Sulla parola di Gesù, come Pietro, ho “gettato le reti”, senza voltarmi indietro, come la brava gente della mia amata terra. Ho preso il largo nell'agosto del 1960. Prima tappa: Reggio Calabria, poi

Napoli, Torino, Catanzaro, Cava dei Tirreni, Taurianova, Foggia, cercando di servire Gesù, nella persona dei poveri, nei reparti di pediatria degli ospedali civili. Nel 1983, un’altra chiamata: la missione ad Gentes, in Sudan. Quando sono arrivata a Kartoum capitale del Sudan, ho pensato: “sono arrivata in capo al mondo”. Qui, è avvenuto un azzeramento ! Passato lo shock, ho cominciato a studiare la lingua araba, a conoscere gli usi, i costumi, le religioni. Neanche l’adattamento fisico è stato facile. Il clima di 50 gradi all’ombra, le tempeste di sabbia, le crisi di malaria, dormire all’aperto. Anche a Kartoum ho lavorato nell’ospedale, reparto di pediatria. Il contatto con i sudanesi mi ha fatto gustare la gioia della condivisione, l’ottimismo, la religiosità, la fiducia nella Provvidenza, il forte senso di appartenenza alla grande famiglia, che è la tribù. Loro ripetono sempre: Dio è grande ! Grande, è la loro capacità di sopportare il dolore fisico e morale, senza lamentarsi. La maggior parte delle donne sono circoncise, quindi non possono partorire senza episiotomia bilaterale. Dopo due ore dal parto, l’ospedale le dimette. Queste povere donne, con i punti, dopo il travaglio del parto, prendono in braccio il loro “fagottino” e, a piedi

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MARZO 2008 ZAMBRONESI NEL MONDO CRONACHE ARAMONESI

sotto il sole, vanno a casa. Da bambina, ho creduto che la mia famiglia fosse povera, a Kartoum ho realizzato che non ci è mai mancato l’essenziale. Tutte le volte che andavo a fare le visite a domicilio, mi sembrava un miracolo la sopravvivenza di questi poveri sudanesi. Le capanne sono completamente spoglie e i suoi abitanti dormono per terra. Una coperta per ripararsi dagli insetti, condivisa da tutti i membri della famiglia. Comprano l’acqua per bere, cucinare, lavarsi, lavare. Quando preparano qualcosa da mangiare chi è presente condivide, “chi tardi arriva - come recita un vecchio adagio zambronese - male alloggia”. Due esempi affiorano nella mia mente mentre scrivo. Una mattina Ali ha detto: “oggi non mi chiedere di fare nessun lavoro, perché sono stanco”. Gli ho chiesto cosa avesse e mi ha risposto: “stanotte, non ho dormito perché ieri sera sono arrivato a casa tardi, non ho mangiato niente e, a stomaco vuoto, non si dorme”. Giorgio, un nostro amico, un venerdì è venuto a salutarmi, aveva in mano una busta. Ho chiesto: “Giorgio hai comprato il pesce?” Ha aperto la busta che aveva in mano, erano solo le teste dei pesci, che aveva raccolto vicino alle persone addette a pulirlo, per fare la zuppa ai suoi figli. No comment ! Per strada abbiamo sempre trovato aiuto per cambiare la ruota o per altri problemi di macchina. Quasi sempre, dopo aver cambiato la ruota spariva il set, crik e il resto. Dopo uno o due giorni, venivano due ragazzini a venderci i nostri stessi arnesi. Fa parte dello “Sharing” ! In Africa ho imparato che niente nella vita è dato per scontato. Ho imparato a dire grazie, ad essere riconoscente. Tutto ciò che abbiamo è puro dono gratuito. Grazie per l’acqua e per tutte le facilitazioni, che uso con parsimonia, sapendo che ci sono persone che mancano dell’essenziale. A marzo del 2001, ho lasciato Kartoum, per una nuova missione, nel Sud Sudan, precisamente a Raja. Fino a Nyala, siamo andati in aereo, poi abbiamo proseguito il viaggio, con una macchina stracarica di persone, animali, petrolio, oggetti vari. Abbiamo viaggiato tre giorni, in piena foresta. Ammiravo l’abilità dell’autista, un uomo tutto fare: cambio della ruota, riparazione della camera d’aria, riempimento del serbatoio di benzina con un piccolo tubo di gomma e, soprattutto,

grande capacità di orientamento. Ci fermavano per passare la notte, in qualche villaggio. I sudanesi sono molto ospitali, condividono con gioia quello che hanno preparato per loro. In un villaggio, abbiamo incontrato un giovane che era stato morso da una iena alla guancia destra. La ferita trascurata si è infettata formando una fistola, comunicante con l’esterno della guancia. Oltre al notevole deturpamento fisico, era costretto, quando mangiava o beveva, a chiudere con la mano, il foro che la fistola gli aveva provocato. Sono passati tanti anni ma non dimentico quel volto. Un altro episodio, ben impresso nella mia mente è la vista di tanti serpenti: di tutti i colori, dimensioni e forme. A volte, famiglie intere attraversavano la strada, l’autista si fermava per lasciarli passare. Grazie a Dio siamo arrivate a Raja. Mi sono trovata nella missione che da sempre ho desiderato. In mezzo alla gente, in semplicità e grande povertà. Lavoravo con grande gioia, nel dispensario unico per Raja e dintorni. La gente era molto contenta, perché si sentiva considerata, amata. Una mattina, mentre stavamo celebrando la santa messa, abbiamo sentito i colpi di cannone e gente arrivare di corsa in chiesa, gridando: “la guerra, la guerra...”. Quando siamo usciti fuori, abbiamo visto la devastazione. Nello stesso pomeriggio, è arrivato l’aereo che ha bombardato Raja, completando l’opera di distruzione. I pacifici abitanti di questa terra sono le vittime silenziose, dimenticate, travolte da un dolore che non si vede, non si ascolta in tv, non si legge sui giornali. Poi è arrivato anche per noi, l’ordine di partire. Con grande pena, abbiamo dovuto lasciato Raja. Un nuovo appello, l’India del

Sud, nella regione del Tamilnadu. Anche questa missione, di breve durata, perché mi hanno rifiutato il visto di residenza. Ed eccomi in Etiopia, nel nord est, nella regione del Tigri, ai confini con l’Eritrea e il Sudan. L’Etiopia è un Paese di antichissima cultura e tradizioni. Axum è la città della regina di Saba. L’Etiopia è riconosciuta come uno dei paesi più poveri del mondo. A questa realtà, si aggiungono le conseguenze della guerra, la mancanza d’istruzione e di formazione. Le tradizioni sono molto rispettate, per esempio: asportare l’ugola ai neonati, la circoncisione, il rifiuto dei farmaci iniettabili, etc. Le comuni malattie per gli etiopi diventano letali, a causa del deperimento fisico e della denutrizione. La tubercolosi e l’Aids mietono molte vittime. Stiamo organizzando una clinica, accogliamo tutti, ma riserviamo un’attenzione particolare ai bambini orfani, malnutriti, le cui mamme sono affette da tubercolosi o Aids. Oltre che per il deperimento organico, le mamme non allattano per non contagiare i bambini. È veramente emozionante, incoraggiante vedere questi bambini aumentare di peso, crescere, recuperare forze, salute e sorriso. C’è più gioia nel dare che nel ricevere. Se volete provare la gioia di offrire una scatola di latte per un bambino, il Guigoz 1 costa 10 euro. Se riuscite ad arrivare alla fine della lettera siete veramente bravi ! Con San Paolo, oso dire: “Per grazia di Dio sono quello che sono ... ho faticato, non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (1 Corinti cap. 15,10)”. Onore, gloria, azione di grazie, benedizione, al nostro Dio e Padre, che vive e regna, nei secoli dei secoli, amen. Saluto con affetto e gioia tutte le persone del mio amato paesello, in particolare la redazione che mi ha offerto questa bella opportunità e di dire: vi voglio bene ! Il Signore vi benedica e vi custodisca nel Suo immenso, infinito amore.

Concetta, da religiosa Sr Costanza Colace

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MARZO 2008 RUBRICHE CRONACHE ARAMONESI

UN PRESEPE DAI TRATTI INCANTEVOLI

Secondo la tradizione l’idea del presepe appartiene a San Francesco d’Assisi. L’intenzione del santo era far rivivere la Natività. Nel 1223 a Greccio, in Umbria, la messa di Natale venne arricchita con la presenza di un presepio vivente, episodio poi ripreso da Giotto nell’affresco della Basilica Superiore di Assisi. Esistono, al riguardo, anche testimonianze di segno diverso, secondo cui la chiesa vietò la rappresentazione. La funzione, sarebbe stata, pertanto, tenuta in una grotta. L’idea venne comunque valorizzata nel III secolo da papa Liberio (352-255) che fece erigere a Roma, nella basilica detta “Santa Maria ad presepe” una tettoia in legno retta da tronchi d’albero. Veniva così riprodotto lo schema di una stalla di fronte alla quale celebrare Messa solenne nella notte del 24 dicembre. La tradizione del presepe non è stata per niente scalzata da quella dell’albero di Natale di più recente e nordica origine. Prova ne é la sua presenza in ogni casa e in tutti i paesi. A Daffinacello, ormai da due anni viene allestito, nelle vicinanze della chiesa San Nicola, un presepe artigianale, armonico nelle forme e dimensioni e dal forte impatto evocativo. I dodici pezzi di cui si compone, realizzati in vetroresina, sono alti un metro e inseriti in un contesto di Natività costruito con dovizia di particolari da operai e artigiani del posto, sapientemente coordinati da don Nicola Berardi, titolare della locale parrocchia.

Presepe di Daffinacello, Natale 2007

PREMIO LETTERARIO

L’11^ edizione del “Premio di poesia Enotrio” svoltosi in San Costantino Calabro lo scorso 22 dicembre 2007 ha premiato la seguente poesia elaborata da una studentessa modello appartenente alla classe quinta della scuola primaria di San Giovanni.

PAPA’ Papà, oggi è la tua festa,/ e tanti ricordi mi son tornati in testa./ Quando ho paura mi stringi al tuo cuore/ ed io, mi sento subito felice, perché, mi trasmetti tanto amore./ Tu sei per me un guerriero/ cha protegge la bambina impaurita che sono e che ero./ Solo tu hai un cuore sincero/ e ti comporti da uomo vero./ Anche se tu non puoi parlare,/ io riesco a capirti e per sempre ti voglio amare./ Anche se tu non puoi sentire,/ quello che voglio dirti, riesci a capire./ Anche se tu sei sordomuto,/ io già a tre anni, parlarti con dei gesti, ho saputo./ Tu sai fare tanti lavori,/ e quando ti vedo sorridere mi viene in mente un arcobaleno di tutti i colori./ Per me sei importante/ e, sei anche affascinante./ Oh Papà ! Oh Papino !/ Non mi sono mai accorta quanto fossi carino !

Domenica Chiara Grillo

COMMENTO AL SONDAGGIO

Il sondaggio proposto nelle scorse settimane sul sito www.aramoni.it: “A Zambrone, il nuovo anno porterà …” ha prodotto i seguenti risultati: a) Una epocale svolta politica, voti 8 (pari al 9%); b) Una significativa inversione della vita pubblica, voti 7 (pari all’8%); c) Piccoli cambiamenti ma nulla di importante, voti 13 (pari al 15%); d) Niente di buono, voti 58 (pari al (67%). Insomma, nonostante le “occasioni” offerte da uno scenario politico sconvolto dalla crisi governativa e da un’improvvisa accelerazio -ne verso il bipolarismo (se non verso il bipartitismo) domina, incontrastato, un sentimento di diffuso pessimismo. Sarebbe interessante scoprire le ragioni di questo strisciante malessere per capire dove, come e in che misura intervenire per cambiare rotta. Il sistema politico è sempre più vecchio e logoro. Spesso, ci si trova di fronte ad un panorama che offre soltanto scelte di risulta. Urge una radicale inversione di tendenza per proiettare Zambrone nel terzo millennio, con rinnovato entusiasmo e ottimismo. Il prossimo sondaggio proposto è il seguente: “Rispetto a quella dei comuni limitrofi, come giudichi la realtà sociale, culturale e politica di Zambrone ?” a) Migliore; b) Peggiore; c) Uguale

Paolo Caia

Suggestioni poetiche

L’ESTATE E’ FINITA O bella stagione che sei per tutti la distrazione/ Sei volata via/ lasciando un profumo/ di nostalgia./ La mente si sofferma su quella brezza mattutina/ spesso un po’ frizzantina/ e su quel mare che all’imbrunire/ diventa lo specchio del sole./ Questa è la magia/ Di questa estate mia/ che troppo presto è volata via.

Celeste Satriano

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MARZO 2008 SOCIETA’ CRONACHE ARAMONESI

La confraternita

“SACRO CUORE DI GESU’ ” TRA FEDE E TRADIZIONE

Prima assemblea generale della “Confraternita Sacro Cuore di Gesù” di San Giovanni di Zambrone. La confraternita ha una storia e radici antichissime, ma è stata istituzionalizzata con atto pubblico soltanto negli anni Ottanta. Lo storico “priore” è Francesco Giannini che ha dedicato una parte significativa della sua vita all’attività e al funzionamento della stessa. Il segretario, invece, è Nazzareno Giuseppe Grillo, figura carismatica, apprezzata e stimata da tutta la comunità sangiovannese per le sue doti umane. L’organizzazione religiosa conta oltre quattrocento iscritti. L’assemblea è stata presieduta da don Pasquale Sposaro che ha sottolineato come “Il precipuo obiettivo della confraternita non è la sepoltura dei defunti. Lo scopo mutualistico è certamente importante, ma la sua prioritaria finalità deve essere quella di contribuire a un percorso di fede maturo e consapevole”. Nel corso della riunione che si è svolta nella chiesa Santa Marina Vergine di San Giovanni sono stati definiti alcuni aspetti pragmatici del rito funebre. L’età per la vestizione dei “fratelli”, inoltre, è stata innalzata fino a settant’anni. E’ stato approvato, poi, il bilancio consuntivo dell’anno passato. Il funzionamento delle confraternite della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea è disciplinato dal decreto emesso dal vescovo Domenico Tarcisio Cortese il 2 aprile 1995 che reca il titolo “Promulgazione dello Statuto Diocesano delle Confraternite”. L’assemblea si è impegnata, infine, per il futuro, ad elaborare e approvare un regolamento interno ad integrazione di quello diocesano, per regolare, nel dettaglio, l’attività dell’ente.

Il caporalmaggiore Domenico Russo

poi descritto alcune fasi del corso e le sensazioni provenienti dal profondo del suo animo: “per ottenere il brevetto ho anche effettuato tre voli da un aereo a 500 metri di altezza. Un’emozione che non credevo di potere più vivere. Il sogno, per me, è diventato realtà”. Il curriculum di Domenico Russo è di tutto rispetto. Nel 1999 durante un’esercitazione d’assalto a fuoco svoltasi a Capo Teulada, è rimasto ferito gravemente. Precedentemente, aveva frequentato nell’esercito italiano il corso di Fuciliere scelto presso la Scuola di fanteria, dove è stato assegnato alla 9^ Compagnia fucilieri dell’8 Rgt Bersaglieri. Nel 2000 è stato congedato per causa di servizio ed è stato iscritto al Ruolo d’onore con possibilità di essere richiamato in servizio dopo la maturazione del grado di servizio permanente. Domenico Russo, infine, ha indicato il suo prossimo traguardo: “il mio obiettivo è quello di rientrare nell’esercito. Continuerò a inseguire questo sogno. Un risultato davvero difficile da raggiungere; dalla vita, però, ho imparato che non bisogna arrendersi mai”.

L’esperienza

DAL SOGNO ALLA REALTA’

Domenico Russo conquista il brevetto di paracadutista

Il caporalmaggiore Domenico Russo, dopo avere effettuato il corso di addestramento, ha ottenuto il tanto inseguito brevetto di paracadutista riconosciuto dall’Esercito italiano. Il corso è stato organizzato dall’associazione nazionale paracadutisti d’Italia, ente riconosciuto al termine della Seconda guerra mondiale con decreto del Presidente della repubblica del 10 febbraio 1956 numero 620. Un’organizzazione che annovera tra le proprie file non solo chi è appartenuto all’Arma, ma anche i giovani aspiranti alla carriera militare e sulla quale risulta utile spendere qualche parola. L’ente, infatti, è il fulcro sul quale ruotano tutti i paracadutisti italiani. Tra i suoi principali fini statutari, vanno citati: la fedeltà alla patria e il ricordo dei tanti paracadutisti caduti in guerra e in pace nell’adempimento del loro dovere; il mantenimento del vincolo solidale con le Forze armate, la salvaguardia della pace, la diffusione del paracadutismo tra i giovani mediante esercitazioni e manifestazioni. Il neoparacadutista, raggiante, ha

Sentimenti in versi

La Natura

W la natura/ Che mantiene l’aria pura,/ e di noi si prende cura./ W la natura che ci apre il suo cuore/ con tantissimo amore./ W il mondo/ che con noi fa il girotondo.

Francesca La Bella

La natura

La natura/ non fa paura/ anzi è misteriosa/ e molto graziosa./ La natura è fatta di piante e fiori,/ prati pieni di canti e di colori.

Francesca Vecchio

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MARZO 2008 SCUOLE CRONACHE ARAMONESI

Il concerto degli allievi di San Giovanni

RECITA DI BENEFICENZA A

ZAMBRONE “Occorre chiedersi per chi è nato Gesù. Per i poveri, certamente, ma anche per i ricchi, per i buoni, ma anche per i malvagi, per i credenti e anche per i miscredenti, ma soprattutto per i sofferenti”. Con queste parole l’insegnante Anna Collia ha salutato la recita scolastica natalizia di fine anno. Nell’ambito della manifestazione è stata organizzata una riffa di beneficenza i cui ricavati sono stati devoluti alle missioni dehoniane per la realizzazione, in Madagascar, di una rete di approvvigionamento idrico. La rappresentazione è stata liberamente tratta dall’opera “Natale sei tu Gesù” di Angelo Di Mario e Carlo Recalcati. Molte battute, ambientazioni e riflessioni sono state tratte, in realtà, dalla vita quotidiana del contesto sociale locale. Una storia di oltre duemila anni è stata proiettata nella attualità. I piccoli interpre-

-ti contro la dirompente deriva consumistica hanno invitato il folto pubblico a riflettere sul fatto che Gesù è nato nell’umiltà, povertà e semplicità. Le altre insegnanti della suola dell’infanzia e primaria di Zambrone che hanno collaborato alla attuazione del progetto educativo sono state: Antonietta Carrozzo, Luigina Fazio, Carmela Francica, Stefania Lucà, Domenica Mamone, Fortunata Mondella, Anna Pantano, Laura Pontoriero, Margherita Serra e Assunta Tallarico. Il personale non docente, Cosimo Gerace, Giovanna Letizia, Giuseppe Mazzotta e Lisa Russo, ha offerto la propria esperienza allo allestimento delle scene teatrali. Presente anche il dirigente scolastico Francesco Laganà, il padre dehoniano Trifone Labbelarte e il vice-sindaco Quintina Vecchio.

DOLCI MELODIE E MESSAGGI DI

GIOIA La Chiesa santa Marina Vergine di San Giovanni di Zambrone è stata teatro del concerto di fine anno tenuto dagli alunni della scuola primaria e dell’infanzia. I canti hanno avuto natura strettamente religiosa. I cinquantasette allievi sangiovannesi hanno intonato: “Fermano i cieli”, “Bianco Natale”, “Tu scendi dalle stelle” e “Adeste fidelis”. Anche gli strumenti musicali utilizzati hanno riprodotto sonorità rigorosamente rispettose della sacralità del luogo. Le dolci melodie natalizie sono state intervallate da brevi e incisive riflessioni sui valori del messaggio evangelico nella società contemporanea, proposte direttamente dagli allievi. All’evento ha partecipato la quasi totalità delle famiglie

sangiovannesi. Prezioso anche il contributo offerto dal personale non docente: Stella Bagnato, Domenico Grillo e Vito Boragina. La sapiente regia è stata curata dalle insegnanti: Ida Bagnato, Lucia Crisafio, Maria Francica, Domenica Giannini, Felicia Iannelli, Laura Loiacono, Domenica Mamone, Mimma Mirenda, Anna Pantano, Laura Pontoriero, Maria Immacolata Restagno, Daniela Salerno e Concetta Vallone. In particolare, Ida Bagnato ha sottolineato che gli sforzi organizzativi sono stati mirati a far sì che: “La voce dei bambini uscisse dalla scuola e unisse la comunità nella speranza”. Presenti anche don Pasquale Sposaro, guida spirituale di San Giovanni e il dirigente scolastico Francesco Laganà.

Un momento della recita

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MARZO 2008 SCUOLE CRONACHE ARAMONESI

Bonocore e Mario Spasaro, ha offerto il proprio contributo allo allestimento dello spettacolo. Graziella Caracciolo che ha curato le coreografie ha sottolineato che lo scopo della recita è stato: “Educare i bambini a scoprire il vero senso di Gesù. La candela presente nella danza è la rappresentazione di Gesù, luce del mondo”. Maria Grazia Vecchio, invece, ha esaltato la capacità interpretativa degli allievi e la ricchezza offerta dalla loro “genuina semplicità”. Professionalità e dedizione hanno caratterizzato il lavoro preparatorio delle altre insegnanti: Maria Ciriacò, Lucia Crisafio, Lisa Lico, Lucia Nardone, Anna Pantano e Quintina Vecchio. Il palpabile coinvolgi- mento emotivo dei genitori e dei nonni dei piccoli alunni ha suggellato una serata vissuta all’insegna della spensieratezza e dell’armonia.

I MESSAGGI ALLEGORICI DEI

RAGAZZI DI ZUNGRI

Il Sommo pontefice nell’enciclica “Spe salvi” ha affermato: “Il Vangelo non soltanto è una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia vita”. La recita rappresentata lo scorso 21 dicembre dagli allievi della scuola primaria di Zungri “Natale al settimo cielo” di Daniela Cologgi, s’inquadra, perfettamente nel contesto socio-religioso contemporaneo. L’autrice immagina che gli angeli siano impossibilitati a intonare le dolci melodie natalizie per motivi di salute. La via d’uscita è individuata nella possibilità che ogni fanciullo pensi a un angelo. Un’impresa resa ardua dalle tante distrazioni offerte da una società annebbiata da frivolezze e caducità. Ma il mira-

-colo del Natale, prenderà il sopravvento. Racconto ricco di allegorie e spunti originali che gli alunni hanno rappresentato con efficacia recitativa. Intensa la partecipazione degli alunni e delle loro famiglie. Presente alla manifestazione anche il dirigente scolastico Vincenzo Pezzo. Il giorno prima della recita, gli allievi dei tre ordini della scuola dell’Istituto comprensivo di Zungri, si erano esibiti nel tradizionale concerto di Natale presso la sala parrocchiale messa a disposizione da don Felice La Rosa guida spirituale zungrese. Da sottolineare che le musiche sono state direttamente eseguite dai giovani allievi della scuola secondaria di primo grado, istruiti dai docenti: Francesco Aldo Arena, Cristiano Brunella e Caterina Piperno, coordinati da Toni Greco per il profilo musicale e da Vittoria Massara per l’organizzazione.

Un momento della rappresentazione

Iole Bagnato e Rosa Maria Stassi con gli allievi zungresi

DAFFINA’ E DAFFINACELLO, I

BAMBINI SIMBOLO DI SPERANZA

Gli allievi della scuola primaria e materna di Daffinà e Daffinacello hanno chiuso l’anno 2007 con la rappresentazione della recita “Natale al settimo cielo”, liberamente ispirata dall’omonimo racconto di Daniela Cologgi. L’autrice immagina che gli angeli nell’aldilà siano stati contagiati da una epidemica sindrome influenzale. Il rischio è che la nascita del Salvatore trascorra senza che possano intonare le dolci melodie natalizie. La purezza e l’innocenza dei bambini svelerà agli uomini il significato più profondo del Natale. Gli angeli, così, potranno intonare i loro celestiali inni per la nascita di Gesù. Piena soddisfazione è stata manifestata dal dirigente Franco Laganà che ha invitato gli astanti: “A scoprire i valori cristiani della pace e dell’amore”. Il personale non docente, composto da Gaetano

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MARZO 2008 IL RICORDO CRONACHE ARAMONESI

L’ULTIMO DOLOROSO SALUTO AL DOTTORE

MICHELE IANNELLO

Una comunità in lutto. Un dolore grande che ha colpito tutti. La scomparsa di Michele Iannello ha commosso l’intera popolazione zambronese. A Zambrone svolse l’attività di medico di base. Il giovane dottore si caratterizzò per l’encomiabile professionalità e l’intensa l’umanità. Poi optò per l’impiego presso il Centro di igiene mentale dell’ospedale di Tropea. Un modo nobile di onorare il giuramento d’Ippocrate. Una parte importante della sua vita fu certamente rappresentata dalla politica. Nella sua gioventù interpretò con sanguigna partecipazione, le istanze di una società assetata di giustizia. Nella sua maturità, ricoprì ruoli di prestigio che culminarono con l’elezione alla carica di consigliere provinciale. Venne eletto nelle file del Ppi, partito sorto dopo il terremoto di “Tangentopoli”, da una componente rilevante della vecchia Democrazia cristiana. Alle prime elezioni per la nomina del Consiglio provinciale di Vibo Valentia, risultò il primo degli eletti. Successivamente, interpretò ruoli di prim’ordine nella dialettica politica locale. Una folla notevole ha accompagnato il feretro per l’ultimo saluto, lo scorso 27 gennaio nella chiesa di San Carlo Borromeo di Zambrone. Michele Iannello è stato stroncato a soli 54 anni da un male incurabile. Ha affrontato la malattia con coraggio e spirito combattivo. Alla fine, però, si è dovuto arrendere a un destino avaro e ingiusto. Egli aveva scelto di vivere in una delle località più suggestive della provincia di Vibo Valentia: Madama, piccolissimo villaggio con poco più di cento anime. La sua amata casa, immersa nella quiete della campagna e affacciante sul mare azzurro del Tirreno, era il segno più tangibile del suo amore per la natura, la frugalità e l’essenzialità della vita. Il suo sorriso, la volontà di spendersi per una società migliore, il senso dell’umorismo, una fitta rete di affetti, stima e simpatia, rimarranno, a giudizio unanime di quanti lo hanno conosciuto, le sue più preziose eredità.

Il dottore Michele Iannello

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ADDIO AL DOTTOR MICHELE PURITA, PRIMO TITOLARE DI FARMACIA A

ZAMBRONE In silenzio, con il garbo e la signorilità che erano stati i tratti caratteristici della sua esistenza, se n’è andato il 18 febbraio scorso il dottor Michele Purita. E’ stato il primo titolare di farmacia che Zambrone abbia avuto. Per molti anni nella sua figura si sono ritrovati il professionista coscienzioso, l’amico della povera gente, l’uomo perbene. E’ una perdita grave per tutto il paese. Per il vuoto che lascia nel cuore di quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato, ma anche perché con lui scompare un altro personaggio -uno degli ultimi- che ha contribuito alla storia migliore della comunità. Uomo di una pasta antica e solida, in cui coerenza di vita e lealtà nei rapporti umani si intrecciavano per determinare una linea di condotta altamente dignitosa e ricca di insegnamenti per tutti. Il suo senso della famiglia, la sua innata sensibilità umana e la sua fiducia nel futuro ce lo faranno ricordare per sempre, insieme ai suoi cari.