A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della...

20
Il regalo più grande on questo numero termina la mia direzione responsabile de Il Por- tico. Fosse dipeso solo da me, avrei lasciato ad altri il compito già ad aprile dello scorso anno, in coinci- denza del cambio dell’editore: per i giorna- li è un fatto normalissimo. Mons. Miglio ha deciso ora la sostituzione. Sono contento, e orgoglioso, di avere avuto anch’io i miei “tempi supplementari”. Nove anni (dieci per la registrazione in Tri- bunale) sono un periodo sufficientemente lungo in un incarico così complesso, prova- te a pensare a quante cose sono accadute: so- no cambiati tre Papi, due arcivescovi, ma anche due sindaci e numerosi presidenti di Regione. Due Pontefici hanno fatto visita a Cagliari: e noi c’eravamo. Mi era stato chiesto di far nascere - da zero - e crescere un giornale con l’ambizione e l’o- biettivo di raccontare tutto ciò che di bello c’è nella Chiesa. E fatti di amicizia. Anche in que- sto momento di distacco, in me nulla cambia rispetto all’amore iniziale. Per i dettagli tec- nici vi rimando all’articolo di pagina 2. In queste righe voglio ringraziare prima di tutti mons. Giuseppe Mani: nove anni fa ha avuto il coraggio – l’ho capito dopo, mi è sempre più chiaro adesso – di affidare un compito così delicato ad un giovane laico, giornalista anche nella vita. E scopro ogni giorno di più quanto quella scelta fosse im- pegnativa e profetica, per nulla scontata, as- solutamente controcorrente. Ringrazio C SERGIO NUVOLI mons. Miglio perché – con l’indicazione del mio successore – rende storica la decisione del suo predecessore: sono il primo, e per ora resto l’unico, laico ad avere avuto l’ono- re di dirigere il settimanale diocesano di Ca- gliari. Grazie a don Francesco Mariani, amico e maestro: senza di lui tutto questo semplice- mente non sarebbe stato possibile. Ringrazio la Chiesa, che mi ha fatto un rega- lo grandissimo. Ha consentito a me, e con me ai miei collaboratori, di applicare da laici il criterio con il quale sono stato educato nel- l’esperienza ecclesiale che mi ha reso adul- to nella fede: “Vagliate tutto, e trattenete il va- lore”. Ma ho sempre avvertito, in ogni mo- mento di questa avventura, anche tutto il calore di quell’amore che nella parrocchia dove sono cresciuto mi ha generato all’e- sperienza cristiana, nella persona e nell’af- fetto di mons. Gavino Pala: con l’esempio appena un anno e mezzo fa ha mostrato a me e a tanti altri cosa significa obbedire. Non mi sono mai sentito solo. Ringrazio con stima sincera, ed un pizzico di vera ammirazione, i collaboratori di questi anni, ad uno ad uno: con ciascuno di loro abbiamo fatto un pezzo di strada, tutti in- sieme abbiamo vissuto una straordinaria esperienza umana e professionale. Abbiamo innovato, nel mondo dei settimanali cattolici, con un progetto grafico ecceziona- le e la volontà di inviare nelle vostre case un giornale di qualità. Mai autoreferenziali (il cancro dell’informazione, non solo diocesa- na), mai dilettanti e approssimativi, sempre li- beri e autonomi, convinti che l’Incontro che cambia la vita dà un criterio per giudicare tut- to ciò che accade. L’abbiamo sperimentato: è davvero così. Un’identità così chiara ha reso possibile trasformare Il Portico in uno spazio aperto che non ha mai temuto il confronto, anche con posizioni molto distanti dalle no- stre. Il mio orgoglio professionale più grande ha il nome di Antonietta Demurtas e di Anto- nella Pilia: due ragazze che hanno comincia- to a vivere questa professione con Il Portico, e oggi stanno la prima a Milano, dove scrive - dopo Panorama e IlSole24ore - per Lettera43 e coordina in questi giorni dibattiti sulla vio- lenza sulle donne, la seconda a Roma, dove collabora con Radio Vaticana. Nella loro cas- setta degli attrezzi hanno certamente anche l’esperienza fatta con noi, come gli altri che – con noi – si sono iscritti all’Ordine dei gior- nalisti. Oggi siamo tanti sotto Il Portico. Porto nel cuore i volti e le storie delle centinaia di persone che abbiamo incontrato e vi ab- biamo raccontato su queste pagine. Ho co- nosciuto uomini e donne eccezionali: di al- cuni conservo gelosamente l’amicizia, con altri nutro la misteriosa comunione generata dall’appartenenza a Cristo anche a migliaia di chilometri. “Ciascuno trova il suo bene – ha detto il mio amico don Giovanni Diaz ad Igle- sias, quattro anni fa, pochi mesi prima di mo- rire – aderendo al progetto che Dio ha su di lui. Ed è lieto: magari stanco, ma lieto”. La Chie- sa, tutta la Chiesa, sa che in ogni momento della mia vita potrà continuare a contare sul mio servizio. Auguri a tutti. [email protected] DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 1.00 ANNO X N .43 S ETTIMANALE D IOCESANO DI C AGLIARI Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari Ascolta! FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it Il saluto dell’arcivescovo Nel momento in cui avviene l'avvicenda- mento nella direzione de Il Portico desi- dero anzitutto esprimere grande ricono- scenza al dott. Sergio Nuvoli per il servi- zio offerto per lunghi anni al settimanale diocesano e alla vita della Diocesi, un servizio competente e fedele, caratteriz- zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale. Gli subentra d. Roberto Piredda, una fir- ma nota ai lettori de Il Portico, che as- sume questo nuovo servizio portando la ricchezza della sua esperienza pastorale sia nel mondo della scuola sia nella par- rocchia della Madonna della Fede a Cagliari Pirri e prima ancora nella parroc- chia di Quartu S. Elena e nel Seminario Regionale. Auguro al settimanale diocesano di es- sere sempre più strumento di conoscen- za e di comunicazione reciproca tra le parrocchie e tutte le realtà ecclesiali del- la Diocesi, in particolare sinergia con i media della realtà cattolica cagliaritana, ma anche in modo speciale con tutte le realtà culturali e sociali del territorio. Nel mondo vario e complesso della comuni- cazione possa essere come il granello di senape di cui parla il Vangelo, un seme piccolo ma capace di sviluppare spazi di dialogo sereno e costruttivo. + Arrigo Miglio

Transcript of A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della...

Page 1: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

Il regalo più grandeon questo numero termina la miadirezione responsabile de Il Por-tico. Fosse dipeso solo da me,avrei lasciato ad altri il compito

già ad aprile dello scorso anno, in coinci-denza del cambio dell’editore: per i giorna-li è un fatto normalissimo. Mons. Miglio hadeciso ora la sostituzione. Sono contento, eorgoglioso, di avere avuto anch’io i miei“tempi supplementari”.Nove anni (dieci per la registrazione in Tri-bunale) sono un periodo sufficientementelungo in un incarico così complesso, prova-te a pensare a quante cose sono accadute: so-no cambiati tre Papi, due arcivescovi, maanche due sindaci e numerosi presidenti diRegione. Due Pontefici hanno fatto visita aCagliari: e noi c’eravamo. Mi era stato chiesto di far nascere - da zero -e crescere un giornale con l’ambizione e l’o-biettivo di raccontare tutto ciò che di bello c’ènella Chiesa. E fatti di amicizia. Anche in que-sto momento di distacco, in me nulla cambiarispetto all’amore iniziale. Per i dettagli tec-nici vi rimando all’articolo di pagina 2. In queste righe voglio ringraziare prima ditutti mons. Giuseppe Mani: nove anni fa haavuto il coraggio – l’ho capito dopo, mi èsempre più chiaro adesso – di affidare uncompito così delicato ad un giovane laico,giornalista anche nella vita. E scopro ognigiorno di più quanto quella scelta fosse im-pegnativa e profetica, per nulla scontata, as-solutamente controcorrente. Ringrazio

CSERGIO NUVOLI

mons. Miglio perché – con l’indicazione delmio successore – rende storica la decisionedel suo predecessore: sono il primo, e perora resto l’unico, laico ad avere avuto l’ono-re di dirigere il settimanale diocesano di Ca-gliari.Grazie a don Francesco Mariani, amico emaestro: senza di lui tutto questo semplice-mente non sarebbe stato possibile. Ringrazio la Chiesa, che mi ha fatto un rega-lo grandissimo. Ha consentito a me, e con meai miei collaboratori, di applicare da laici ilcriterio con il quale sono stato educato nel-l’esperienza ecclesiale che mi ha reso adul-to nella fede: “Vagliate tutto, e trattenete il va-lore”. Ma ho sempre avvertito, in ogni mo-mento di questa avventura, anche tutto ilcalore di quell’amore che nella parrocchiadove sono cresciuto mi ha generato all’e-sperienza cristiana, nella persona e nell’af-fetto di mons. Gavino Pala: con l’esempioappena un anno e mezzo fa ha mostrato ame e a tanti altri cosa significa obbedire. Nonmi sono mai sentito solo.Ringrazio con stima sincera, ed un pizzico divera ammirazione, i collaboratori di questianni, ad uno ad uno: con ciascuno di loroabbiamo fatto un pezzo di strada, tutti in-sieme abbiamo vissuto una straordinariaesperienza umana e professionale. Abbiamo innovato, nel mondo dei settimanalicattolici, con un progetto grafico ecceziona-le e la volontà di inviare nelle vostre case ungiornale di qualità. Mai autoreferenziali (ilcancro dell’informazione, non solo diocesa-na), mai dilettanti e approssimativi, sempre li-

beri e autonomi, convinti che l’Incontro checambia la vita dà un criterio per giudicare tut-to ciò che accade. L’abbiamo sperimentato: èdavvero così. Un’identità così chiara ha resopossibile trasformare Il Portico in uno spazioaperto che non ha mai temuto il confronto,anche con posizioni molto distanti dalle no-stre. Il mio orgoglio professionale più grandeha il nome di Antonietta Demurtas e di Anto-nella Pilia: due ragazze che hanno comincia-to a vivere questa professione con Il Portico,e oggi stanno la prima a Milano, dove scrive -dopo Panoramae IlSole24ore - per Lettera43e coordina in questi giorni dibattiti sulla vio-lenza sulle donne, la seconda a Roma, dovecollabora con Radio Vaticana. Nella loro cas-setta degli attrezzi hanno certamente anchel’esperienza fatta con noi, come gli altri che –con noi – si sono iscritti all’Ordine dei gior-nalisti. Oggi siamo tanti sotto Il Portico. Porto nel cuore i volti e le storie delle centinaiadi persone che abbiamo incontrato e vi ab-biamo raccontato su queste pagine. Ho co-nosciuto uomini e donne eccezionali: di al-cuni conservo gelosamente l’amicizia, conaltri nutro la misteriosa comunione generatadall’appartenenza a Cristo anche a migliaia dichilometri. “Ciascuno trova il suo bene – hadetto il mio amico don Giovanni Diaz ad Igle-sias, quattro anni fa, pochi mesi prima di mo-rire – aderendo al progetto che Dio ha su di lui.Ed è lieto: magari stanco, ma lieto”. La Chie-sa, tutta la Chiesa, sa che in ogni momentodella mia vita potrà continuare a contare sulmio servizio. Auguri a tutti.

[email protected]

DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013

€ 1.00ANNO X N.43 S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O D I C A G L I A R I

Poste Italiane SpA

- Sp

edizione in

abb.to postale D. L. 353

/200

3(con

v. in L. 27/02

/04 n. 46) Art. 1

comma 1 - D

CB Cag

liari

Ascol ta!

FM: 95,000 - 97,500 - 99,900102,200 - 104,000

Tel. 070 523162Fax 070 523844

www. radiokalaritana.it

Il saluto dell’arcivescovoNel momento in cui avviene l'avvicenda-mento nella direzione de Il Portico desi-dero anzitutto esprimere grande ricono-scenza al dott. Sergio Nuvoli per il servi-zio offerto per lunghi anni al settimanalediocesano e alla vita della Diocesi, unservizio competente e fedele, caratteriz-zato dalla sua sensibilità culturale e dallasua esperienza professionale. Gli subentra d. Roberto Piredda, una fir-ma nota ai lettori de Il Portico, che as-sume questo nuovo servizio portando laricchezza della sua esperienza pastoralesia nel mondo della scuola sia nella par-rocchia della Madonna della Fede aCagliari Pirri e prima ancora nella parroc-chia di Quartu S. Elena e nel SeminarioRegionale.Auguro al settimanale diocesano di es-sere sempre più strumento di conoscen-za e di comunicazione reciproca tra leparrocchie e tutte le realtà ecclesiali del-la Diocesi, in particolare sinergia con imedia della realtà cattolica cagliaritana,ma anche in modo speciale con tutte lerealtà culturali e sociali del territorio. Nelmondo vario e complesso della comuni-cazione possa essere come il granello disenape di cui parla il Vangelo, un semepiccolo ma capace di sviluppare spazidi dialogo sereno e costruttivo.

+ Arrigo Miglio

Page 2: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

iL PortiCo domeniCa 24 novembre 20132 IL PORTICO DEL TEMPO

C

Professionisti che creano legàmiComunicazione. La missione dei giornalisti, e della stampa cattolica, nelle parole del Papa ai dipendenti Ctv.

dalla testimonianza di uno stile che sia ge-nerato dalla necessità di essere portatoridella Parola tra gli ultimi degli ultimi. Que-sto può e deve essere fatto con la massimaprofessionalità, dando luce alla capacità dinarrare e far crescere, aborrendo la vana-gloria con la discrezione e con l’inserimen-to appieno nella vita reale. Troppo spesso ri-schiamo di assistere ad una replica scarsa emal riuscita della spettacolarità chiassosa evolgare della comunicazione generalista,laddove non c’è la notizia ma si deve farechiasso, produrre lustrini, presentare unarealtà che non è quella del cristiano che è nelmondo ma non ne è proprietà. Il secondo aspetto da rileggere del discorso

del Papa al CTV è quello in cui esprime la ne-cessità di non essere mai battitori liberi, mainvece pedine di un articolato congegnomeccanico nel quale l’opera di tutti si esal-ta con l’opera del singolo: “Giocate comesquadra. L’efficacia della pastorale della co-municazione è possibile creando legami,facendo convergere attorno a progetti con-divisi una serie di soggetti; una «unione diintenti e di forze» (Decr. Inter mirifica, 21).Sappiamo che questo non è facile, ma se viaiutate insieme a fare squadra tutto diven-ta più leggero e, soprattutto, anche lo stiledel vostro lavoro sarà una testimonianza dicomunione”. Un concetto tanto semplice quanto desue-

MASSIMO LAVENA

Papa Francesco riceve in udienza dirigenti, dipendenti e collaboratori del Centro Televisivo Vaticano.

BBIAMOGIÀ SCRITTO SUqueste pa-gine del trentennale dalla fon-dazione del Centro TelevisivoVaticano.

L’occasione della recente udienza concessadal Santo Padre ai dipendenti ed ai colla-boratori, tutti con le loro famiglie, diviene lospunto per una riflessione sul signifcatodell’essere oggi comunicatori cristiani. Neldiscorso, due punti in particolare sono sta-ti indicati da Papa Francesco come fonda-mentali per la riuscita del lavoro del CTV, eper traslato possiamo allargare il discorso achiunque si dedichi all’evangelizzazione,alla missione, all’apostolato attraverso imezzi di comunicazione. In primo luogo il Papa ha espresso l’impor-tanza della preparazione e della coscienzadel proprio ruolo, che si deve esprimere conla massima professionalità e preparazionepossibile, lasciando da parte improvvisa-zioni e banalità: “Voglio ringraziarvi, nonsolo per la professionalità oggi riconosciu-ta in tutto il mondo, ma soprattutto per la di-sponibilità e la discrezione che ogni giornomi testimoniate e con cui mi accompagna-te [..]Siate professionisti al servizio dellaChiesa. Il vostro lavoro è di grande qualità,e così dev’essere per il compito che vi è as-segnato. Ma la professionalità per voi siasempre servizio alla Chiesa, in tutto: nelle ri-prese, nella regia, nelle scelte editoriali, nel-l’amministrazione… Tutto può essere fattocon uno stile, una prospettiva che è quellaecclesiale”. Il concetto è forte e deve far pensare chiun-que si occupi, in ogni ordine e grado, laico oordinato, di comunicazione ecclesiale cheprimariamente non deve apparire per il suopersonale tornaconto, la sua gloria, ma “lamaggior gloria di Dio” citando il motto “admajorem Dei gloriam” della Compagnia diGesù. L’essere comunicatori cristiani deveessere piuttosto un modo di proporsi ai let-tori, agli spettatori a partire dal Vangelo,

to e spesso dimenticato da chi ritiene che lasua realizzazione possa passare attraversola comunicazione di Gesù e della Chiesa:troppo spesso si assiste alla scarsità di ar-gomenti, alla incapacità di reagire ad unaviolazione della vita, della carità, dell’amo-re solo e soltanto perché ci si allontana dalprimario senso della comunità evangelica,che deve accompagnare tutti, nel propriolavoro alla realizzazione del regno di Dio. Ecco allora che il Papa richiama chiunquesi faccia antenna trasmittente della Chie-sa ad un pudore comportamentale che di-viene forza solo e soltanto nella condivi-sione degli intenti, senza strilli e senza au-toreferenzialità.

A

Instancabile apertura, incrollabile fedeltàinalmente un laico”. Così Mario Gi-rau commentava su La Nuova Sar-degna la mia nomina - “scelta oppor-

tuna e innovativa”, la definiva il collega - a di-rettore de Il Portico, sottolineando come al-la guida dei settimanali diocesani negli ulti-mi 50 anni ci sia sempre stato un prete. E de-scriveva la nascita del giornale che ho con-tribuito a fondare come “un rinnovamentonella continuità”. Nasceva in quei giorni del 2004, intorno ad ungruppo di laici e sacerdoti la nuova testata,che ha visto fino a questo numero la collabo-razione di una quarantina tra giornalisti, liberiprofessionisti, analisti finanziari, medici, fo-tografi, docenti universitari e preti, intornoad un nucleo stabile, redazionale, di sei per-sone. Ogni settimana un numero più o menoequivalente di persone (40) ha ricevuto il gior-nale in anteprima per commentarlo e soste-nerlo. In nove anni sono state iscritte all’Or-dine dei Giornalisti una quindicina di perso-ne (l’ultimo, Matteo Meloni, venerdì scorso)che hanno cominciato questa professionecon noi: un numero altissimo, rapportato agli

anni necessari per iscriversi. “Nulla ci eestra-neo – era la mia dichiarazione riportata daGiacomo Mameli sul numero di ottobre 2004di Sardinews – perche l’appartenenza allaChiesa, cordialmente vissuta, porta con seun criterio nuovo con cui giudicare tutto cioche accade: e quello che vogliamo fare, of-frendo ai nostri lettori un prodotto realizzatocon criteri assolutamente professionali”. Co-sì, anche grazie all’aiuto e ai consigli di gior-nalisti professionisti più avanti di noi, siamopartiti in un’avventura entusiasmante. Finoad oggi Il Porticoha proposto il chiaro puntodi vista della Chiesa sulle cose: si sono ag-giunte nuove firme, finendo per costituire unluogo di dialogo con tutti (anche questo nu-mero ne è un esempio) e facendo del giorna-le della diocesi un interlocutore ricercato eascoltato. Abbiamo fatto informazione, e tan-ta, e battaglie importanti: l’ultima, in ordine ditempo, sul sostegno scolastico negato (pochimesi fa), ma non minore importanza ha avu-to la denuncia del razzismo strisciante in città,o la paziente costruzione della proposta dilegge regionale su affido e adozione. Sono so-

F lo alcuni esempi, spesso ripresi dai quotidia-ni: i lettori sanno di cosa parliamo. E - in ob-bedienza al mandato ricevuto - abbiamo rac-contato la Bellezza, ovunque la incontrassi-mo: fuori e dentro la Chiesa. Non c’è comu-nità, movimento, parrocchia, ufficio dioce-sano, espressione ecclesiale che non sia stataraccontata su queste pagine. Non abbiamomai pubblicato notizie di agenzia, il copia-incolla non ha abitato qui. Ultima annotazione: lascio un giornale in sa-lute, anche finanziaria. Oggi abbiamo due-mila abbonati (su circa 4mila copie stampa-te, la tiratura è stabile), e ogni numero si ri-paga da solo due volte e mezzo con le vendi-te (senza contare la pubblicità, lascio con-tratti già firmati da miei amici imprenditori).Frutto di un’organizzazione ben affinata chevede, oltre alle persone citate, Natalina Abisgestire abbonamenti e parrocchie, FrancoNieddu affiancarci nella realizzazione grafi-ca (dopo Guido Pusceddu), e Marco Ghianistampare un giornale sempre bello (nellaconsegna non ha mai sgarrato un numero).Un grande grazie di cuore anche a loro (sn).

Page 3: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DEGLI EVENTI 3domeniCa 24 novembre 2013 iL PortiCo

aerei

Tutto si avvera. La geniale idea-zione della attuale continuità ter-ritoriale aerea manifesta la suafaccia crudele e devastante che,ogni giorno che passa, peggio-ra pesantemente la qualità del-la vita dei sardi. Attenzione: se dovete partire, sedovete decidere un viaggio, chesia di piacere, di lavoro, di ur-gente necessità sanitaria potetecominciare a pregare che, nel-l’ordine: se partite da CagliariAlitalia non faccia sciopero o chei biglietti dei voli siano disponi-bili. Se partite da Olbia pregate cheMeridiana esista ancora e che ivetusti MD80 assicurino ancoradi reggere per tante ore. Se partite da Alghero pregateche la compagnia New Living-ston non faccia la fine della pre-cedente compagnia con lo stes-so nome, che si vide cancellatala licenza di volo per gravi diffi-coltà finanziarie. Ecco a chi laRegione Sardegna ha conse-gnato il futuro dei trasporti aerei:e soprattutto il futuro dei sardiche viaggiano, qual che ne sia ilmotivo. I voli sono di meno, non c’è lacertezza di trovare i posti, c’è lasensazione che tutto andrà peg-gio quando arriveranno i mesiestivi ed i prezzi saranno diffe-renziati tra residenti e tutti gli al-tri. Sono cose scritte, dette, eripetute. Eppure davanti alla messe di la-mentele per liste di attesa ine-vase dalle tre compagnie; da-vanti al rifiuto a partecipare albando per la cosiddetta Conti-nuità territoriale 2 per le altretratte nazionali (Verona, Napoli,Bari, Torino ecc.); davanti all’ac-condiscendenza delle istituzio-ni sarde prone a qualsiasi prete-sa dei vettori aerei (e non parlia-mo delle compagnie di naviga-zione marina) tanto da permet-tere che se un volo non dovesseessere pieno al 50% può essercancellato; davanti alla costan-te minaccia dei licenziamenti,della cassa integrazione, dellaperdita di posti di lavoro, delladistruzione di un comparto fon-damentale per la ripresa dellaSardegna, non si vede alcunavolontà di creare un piano chepermetta all’Isola di non allon-tanarsi sempre di più dal Conti-nente. Davanti all’assoluta mancanzadi prospettive, con pendolari ab-bandonati a se stessi, costretti asperare nelle compagnie inter-nazionali low cost, con gli emi-grati che non possono conti-nuare a sentirsi figli di un Sar-dus Pater minore (o sarebbe me-glio dire abbandonati dal Sar-dus Pater); bene, davanti a tuttociò la costernazione è assolutaper la svendita dei diritti di tutti isardi da parte di chi dovrebbedifenderli, la Regione, offrendoopportunità di crescita e di la-voro, e non di disperazione e didelusione.

Massimo Lavena

Breviario minimoper chi vuole volare

LA DISCONTINUITÀ

L’intervento. Silvano Tagliagambe spiega le conseguenze negative del blocco del progetto

A CRISI che stiamo vivendorende insostenibile permolte famiglie, specie senumerose, i crescenti costi

dell’istruzione, sia scolastica, sia uni-versitaria. In Sardegna era stato mes-so a punto ed era ormai in fase didecollo un progetto, poi inspiega-bilmente bloccato nella sua realiz-zazione, che, almeno per quanto ri-guarda l’istruzione scolastica, avreb-be drasticamente ridotto e pratica-mente azzerato l’onere a carico del-le famiglie. I cardini e i punti qualifi-canti del progetto, denominato Se-mid@s, “Scuola digitale in Sardegna”,possono essere così sintetizzati:- Banda larga per l’e-lerning nellescuole; nuovi materiali didattici di-gitali, appositamente progettati erealizzati per la migliore efficacia deiprocessi d’insegnamento e di ap-prendimento; Lavagne InterattiveMultimediali; nuovi ambienti di ap-prendimento; servizi in rete a bene-ficio degli studenti bisognosi di so-stegno per il recupero dei debiti sco-lastici; modalità digitali per l’accer-tamento delle competenze e degliapprendimenti: innovazione nellagestione degli spazi e del tempo diinsegnamento e apprendimentomediante l’applicazione delle nuo-ve tecnologie della comunicazione;uso delle tecnologie per la gestionedei gruppi di studenti (di livello, dicompito o elettivi) e per la effettivapersonalizzazione dei percorsi di

LSILVANO TAGLIAGAMBE

apprendimento; Innovazione dellepratiche della funzione docente me-diante l’utilizzo delle strumentazio-ni infotelematiche; formazione spe-cifica e “mirata” di tutti i docenti delsistema scolastico regionale; age-volazione e semplificazione dei rap-porti con le famiglie grazie alla co-municazione digitale e al tutorag-gio telematico dei docenti per i com-piti a casa.La realizzazione del progetto, cosìcome era previsto dal Bando di garapubblicato il 27 aprile del 2012 e poirevocato, senza motivazioni con-vincenti, dalla Giunta regionale condeliberazione del 31 luglio 2012,avrebbe comportato un notevole ri-sparmio sia per le famiglie, comedetto, sia per la stessa amministra-zione regionale. Per quanto riguardai materiali didattici il bando preve-deva espressamente:- La produzione di contenuti didat-

tici digitali originali per tutte le di-scipline e per tutti gli ordini di scuo-la appositamente progettati e rea-lizzati per essere fruibili in modi di-versi, quindi realmente personaliz-zabili, grazie a un innovativo pro-cesso redazionale che consentissedi trattare fonti grezze per trasfor-marle in contenuti aggregati flessibilie in grado di sfruttare la multicana-lità; - La produzione di contenuti didat-tici digitali mirati a sviluppare le ca-pacità e le competenze di base (sa-per ragionare, saper argomentare,saper comunicare, saper sostenereuna discussione portando validemotivazioni a sostegno del propriopunto di vista;- La creazione di un centro di com-petenze in grado di fare il punto sul-le innovazioni di prodotto e di pro-cesso di carattere tecnologico e me-todologico via via emerse, di rece-pire quelle più significative e di fa-vorirne il trasferimento al sistemascolastico regionale. Queste scelteerano scaturite dall’ampio confron-to con la comunità scolastica regio-nale che l’Assessorato aveva com-piuto presentando la proposta pro-gettuale in tutte le province primadi emetterne la versione definitiva.Da questo confronto era appuntoemersa l’opzione in favore di mate-riali didattici modulari da struttura-re e organizzare secondo le specifi-che esigenze didattiche dei docenti. Tutto ciò - si diceva esplicitamentenel Capitolato tecnico - “al fine digarantire un alto livello di persona-lizzazione al docente, che può navi-gare tra i contenuti e costruire per-corsi didattici tarati sui bisogni del-la classe. La scomposizione dei con-tenuti didattici digitali editoriali inasset (atomi di contenuto) aggrega-bili liberamente da parte dei docen-ti - prosegue il capitolato - è il pas-saggio-chiave per la trasformazio-ne del tradizionale libro di testo car-taceo in materiale aperto e “calibra-to” sui bisogni dello studente”.Il risparmio per la Regione risultaevidente da una clausola espressa-mente prevista nei documenti di Ga-ra. In particolare, il Capitolato tec-nico stabiliva che, a fronte dei 20 mi-lioni di euro complessivi assegnatiper la produzione dei contenuti (ar-ticolata in 12 lotti e con un limitemassimo di 2 lotti di aggiudicazioneda parte dello stesso concorrente,

I mancati benefici per le famigliedi Semid@s, Scuola digitale in Sardegna

in modo da evitare situazioni di mo-nopolio o comunque dominanti) eche: la Regione si assicurava la pro-prietà dei materiali acquisiti, in mo-do da poterne disporre senza limitidi tempo o di utilizzo. Questa scelta,oltre a essere on linea con la filosofiacomplessiva del progetto, era tra l’al-tro imposta dall’Unione europea,che diversamente avrebbe consi-derato «aiuti di stato» all’editoriascolastica le risorse erogate; i vinci-tori della gara avrebbero dovuto ag-giornare gratuitamente per cinqueanni i contenuti didattici e poi ren-derli disponibili per l’aggiornamen-to successivo da parte del sistemascolastico regionale, in modo chefossero sempre al passo con i tempi.Pertanto, avendone la libera dispo-nibilità, la Sardegna avrebbe potutoesportarli e renderli fruibili in altreRegioni, previ accordi di collabora-zione e scambio di servizi che già sicominciavano a impostare e realiz-zare, e anche con altri Stati, essendoi contenuti in inglese, oltre che initaliano e in sardo. Con questo in-vestimento la Regione si sarebbequindi assicurata la disponibilitàdell’archivio dei contenuti didatticidigitali per tutte le discipline e pertutti gli ordini e i gradi di scuola. La spesa di 20 milioni di euro corri-spondeva a una spesa per studentee per anno pari ad euro 49,57, con-tro una spesa media che per le su-periori supera ormai i 500 euro. Inol-tre l’amministrazione regionaleavrebbe in breve recuperato l’interacifra investita considerando cheogni anno vengono spesi 2.500.000euro per la fornitura di libri in co-modato d’uso (L.R. 1/2006, art. 8,comma1 lett. B) ed euro 3.338.801per la fornitura gratuita e semigra-tuita di libri di testo (L. R. 448/1998).Con un risparmio complessivo inun triennio di euro 17.516.403, aiquali andavano aggiunti gli altri dueanni di aggiornamento gratuito deimateriali prodotti richiesti agli ag-giudicatari, il che avrebbe portato ilrisparmio complessivo ad euro28.694.005, che avrebbe coperto l’in-tero ammontare dei 20 milioni dieuro messi a gara e degli 8 milioni dieuro di cui era prevista l’erogazioneal sistema scolastico regionale perl’autoproduzione dei contenuti. Le famiglie, grazie a questo inter-vento, sarebbero state a loro voltasgravate totalmente e definitiva-mente del costo, sempre più onero-so, dei libri di testo.Un altro consistente risparmio per lefamiglie era quello reso possibiledall’Azione C del bando (importo abase d’asta 6.033.057,85), che pre-vedeva la Costituzione di un Centrodi competenze per l’erogazione diservizi di eccellenza, tra i quali il giàcitato servizio di tutoraggio on line,che avrebbe consentito agli studen-ti con debiti formativi di recuperar-li nel corso dell’anno con un sup-porto gratuito e qualificato. Ciòavrebbe significato l’eliminazionedelle ripetizioni private e l’azzera-mento dei relativi costi.

elle settimane scorse una de-legazione di ANFN Sardegnaha incontrato Silvano Ta-

gliagambe, già direttore scientificodel Progetto “Semid@s – Scuola Di-gitale in Sardegna”. Il Prof. Taglia-gambe ci ha parlato del progetto edella sue incredibili peripezie. Esso, articolato in diverse misure (ac-quisto hardware e software, connet-tività, formazione degli insegnanti,servizi di tutoraggio per il recuperodei debiti formativi, acquisizione deicontenuti didattici) era dotato di uningente finanziamento provenientedall'Unione Europea e da fondi dibilancio della Regione e prevedevala realizzazione di una rete per laconnessione ad alta velocità di tuttele scuole, la fornitura di un tablet aglistudenti delle scuole medie e supe-riori e il loro interfacciamento con leL.I.M. (Lavagne Interattive Multi-mediali) installate nelle classi scola-

stiche di tutta la Sardegna. La piat-taforma tecnologica era funzionale aveicolare i contenuti didattici in for-mato digitale, contenuti che sareb-bero stati acquisiti direttamente dal-la Regione dagli autori e dagli edito-ri per circa 20 milioni di euro. E' evi-dente come una simile strategiaavrebbe rivoluzionato la didattica elo stesso modo di fare scuola ma so-prattutto, prevedendo la fornituragratuita dei libri di testo sui tablet,in modalità aperta avrebbe sgravatole famiglie dall'onere rilevantissimodell'acquisto dei testi scolastici. Il pro-getto, per ragioni misteriose è sparitodalla programmazione regionale eil bando per l'acquisto dei contenutieditoriali è stato revocato. Si dice an-che che il finanziamento sia andatoperduto o dirottato verso altri lidi.Abbiamo chiesto al Presidente dellaRegione e all'Assessore alla PubblicaIstruzione un incontro per fare chia-rezza sulla sorte di Scuola Digitale,ma non abbiamo ricevuto risposta.

La lettera alla Regionedelle Famiglie numerose

EUGENIO LAO

N

Chiedono un incontro a Governatore e assessore

Page 4: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

4 IL PORTICO DEL TEMPIOiL PortiCo domeniCa 24 novembre 2013

LL’ANGELUS IL SANTO Padresi è soffermato sul vange-lo domenicale (Lc 21, 5-19) che presentava un di-

scorso di Gesù sugli ultimi tempi:«questo discorso di Gesù è sempreattuale, anche per noi che viviamonel XXI secolo. Egli ci ripete: “Bada-te di non lasciarvi ingannare. Moltiinfatti verranno nel mio nome” (v.8). È un invito al discernimento, que-sta virtù cristiana di capire dove è lospirito del Signore e dove è il cattivospirito. Anche oggi, infatti, ci sonofalsi "salvatori", che tentano di so-stituirsi a Gesù: leader di questomondo, santoni, anche stregoni,personaggi che vogliono attirare asé le menti e i cuori, specialmentedei giovani».Il Papa sottolinea nel testo evangeli-co il riferimento che Gesù fa alla per-severanza nella fede in mezzo alleprove: «pensiamo a tanti fratelli esorelle cristiani, che soffrono perse-cuzioni a causa della loro fede. Cene sono tanti. Forse molti di più deiprimi secoli. Gesù è con loro».Al termine dell’Angelus Papa Fran-cesco ha spiegato il significato dellaconsegna in Piazza San Pietro di unapiccola scatola la “Misericordina”,simile a quella di un medicinale, checonteneva un rosario e un’immagi-ne di Gesù misericordioso: «è unamedicina speciale per concretizza-re i frutti dell’Anno della Fede, chevolge al termine».In settimana all’Udienza generale

A

Papa Francesco ha approfondito ilSacramento del Battesimo, mo-strando anche il suo legame conquello della Penitenza: «nel giornodel Battesimo ci ha aperto la por-ta della sua Chiesa. Al tempo stes-so, al Battesimo è legata la nostrafede nella remissione dei peccati.Il Sacramento della Penitenza oConfessione è, infatti, come un"secondo battesimo", che riman-da sempre al primo per consoli-darlo e rinnovarlo».Durante la settimana si è svolta alQuirinale la visita di Papa France-sco al Presidente della RepubblicaItaliana Giorgio Napolitano. Nel suodiscorso il Santo Padre, richiaman-dosi anche alle parole di Benedetto

XVI in una precedente visita, ha ri-cordato il senso della presenza del-la Chiesa nella società italiana: «vor-rei ricordare l’inserimento nella Co-stituzione repubblicana dei Patti La-teranensi e l’Accordo di revisionedel Concordato. […] Abbiamo qui ilsolido quadro di riferimento nor-mativo per uno sviluppo sereno deirapporti tra Stato e Chiesa in Italia,quadro che riflette e sostiene la quo-tidiana collaborazione al serviziodella persona umana in vista del be-ne comune, nella distinzione dei ri-spettivi ruoli e ambiti d’azione». Inmodo particolare il Papa ha sottoli-neato i temi della mancanza di la-voro e della promozione della fami-glia: «il momento attuale è segnato

dalla crisi economica che fatica adessere superata e che, tra gli effettipiù dolorosi, ha quello di una insuf-ficiente disponibilità di lavoro. È ne-cessario moltiplicare gli sforzi peralleviarne le conseguenze e per co-gliere ed irrobustire ogni segno di ri-presa. Il compito primario che spet-ta alla Chiesa è quello di testimo-niare la misericordia di Dio e di in-coraggiare generose risposte di soli-darietà per aprire a un futuro di spe-ranza; perché là dove cresce la spe-ranza si moltiplicano anche le ener-gie e l’impegno per la costruzionedi un ordine sociale e civile più uma-no e più giusto, ed emergono nuovepotenzialità per uno sviluppo so-stenibile e sano […] Con rinnovataconvinzione, la Chiesa, continua apromuovere l’impegno di tutti, sin-goli ed istituzioni, per il sostegno al-la famiglia, che è il luogo primario incui si forma e cresce l’essere umano,in cui si apprendono i valori e gliesempi che li rendono credibili. Lafamiglia ha bisogno della stabilità ericonoscibilità dei legami reciproci,per dispiegare pienamente il suo in-sostituibile compito e realizzare lasua missione. Mentre mette a di-sposizione della società le sue ener-gie, essa chiede di essere apprezza-ta, valorizzata e tutelata».Nei giorni scorsi il Papa in un vi-deo-messaggio rivolto ai parteci-panti ad un incontro che si svolge-va in Messico al Santuario di N.S.di Guadalupe ha proposto una ri-flessione sul tema della nuovaevangelizzazione.

Il Papa.Videomessaggio ai partecipanti all’incontro al Santuario di N. S. di Guadalupe.

“Stato e Chiesa collaborinoal servizio della persona umana”

ROBERTO PIREDDA

Il Papa mostra la scatola della “Misericordina”.

Massimo Lavena, giornalista professionista del Centro Televisivo Vaticano, Eugenio Lao,coordinatore regionale Famiglie numerose - Sardegna, Silvano Tagliagambe, filosofo ed

epistemologo, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religio-ne al Liceo Dettori e parroco della Madonna della Fede, Alessandra De Valle, laureata in Scienze politiche e mamma di quattro figli,Matteo Meloni, giornalista pubblicista e laureato in Governance e Sistema Globale, Matteo Venturelli, giornalista pubblicista, donAndrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Franco Camba, segretario del Rettore del Seminario Regionale Sardo e in-segnante di religione, Lidia Lai, laureata in Lettere moderne e mediatrice civile, Laura Cabras, presidente dell’associazione “Il colle ver-de”, Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, Maria Grazia Catte, salesiana cooperatrice e catechistadella parrocchia SS. Redentore (Monserrato), Gianni Loy, professore ordinario di Diritto del lavoro all’Università degli studi di Cagliari,Massimo Pettinau, insegnante di religione al Liceo Pacinotti di Cagliari, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere mo-derne, mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri.

Il direttore della testata, Sergio Nuvoli, è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica. La tiratura di questo numero è stata di 3900 copie. Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.

Hanno collaborato a questo numero:

La tentazione del clericalismo, ostacolo per lo sviluppo della maturità

“La tentazione del clericalismo, che tanto danno fa alla Chiesa in America Latina, è un ostacolo per lo svilup-po della maturità e della responsabilità cristiana di buona parte del laicato. Il clericalismo implica un atteggia-mento autoreferenziale, un atteggiamento di gruppo, che impoverisce la proiezione verso l’incontro delSignore, che ci fa discepoli, e verso gli uomini che aspettano l’annuncio. Perciò, credo che sia importante,urgente, formare ministri capaci di prossimità, di incontro, che sappiano infiammare il cuore della gente,camminare con loro, entrare in dialogo con le sue speranze ed i suoi timori. Questo lavoro, i Vescovi non lopossono delegare. Lo devono assumere come qualcosa di fondamentale per la vita della Chiesa, senza ri-sparmiare sforzi, attenzioni e accompagnamento. Inoltre, una formazione di qualità richiede strutture solide edurature che preparino ad affrontare le sfide dei nostri giorni e a portare la luce del Vangelo alle diverse situa-zioni che i presbiteri, i consacrati, le consacrate ed i laici incontreranno nella loro azione pastorale.La cultura di oggi esige una formazione seria, bene organizzata. Ed io mi chiedo se abbiamo la capacitàautocritica sufficiente per valutare i risultati di seminari molto piccoli, con carenza di personale formativosufficiente”.

Videomessaggio di Papa Francesco al Pellegrinaggio e incontro di Guadalupe, 16 novembre 2013

curiositàRegistrazione Tribunale Cagliari

n. 13 del 13 aprile 2004

S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O

D I C A G L I A R I

QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISCFEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Direttore responsabileSergio NuvoliEditoreAssociazione culturale “Il Portico”via Mons. Cogoni, 9 CagliariSegreteria e Ufficio abbonamentiNatalina Abis- Tel. 070/5511462Segreteria telefonica attiva 24h- su24h [email protected] Il Portico, Lidia Lai, Ro-berto Pili

Amministrazionevia Mons. Cogoni, 9 CagliariTel.-fax 070/523844 [email protected](Lun. - Mar. 10.00-11.30)

Pubblicità:[email protected]

StampaGrafiche Ghiani - Monastir (CA)

Hanno collaborato a questo numero: Massimo Lavena, Eugenio Lao, Sil-vano Tagliagambe, Alessandra DeValle, Matteo Venturelli, FrancoCamba, Matteo Meloni, Roberto Pi-redda, Roberto Comparetti, AndreaBusia, Lidia Lai, Maria Grazia Catte,Laura Cabras, Gianni Loi, MassimoPettinau, Francesco Furcas, ToreRuggiu.

L’Editore garantisce la massima riser-vatezza dei dati forniti dagli abbonatie la possibilità di richiederne gratuita-mente la rettifica o la cancellazionescrivendo a Associazione culturale IlPortico, via mons. Cogoni, 9 09121Cagliari. Le informazioni custoditenell’archivio elettronico verrannoutilizzate al solo scopo di inviare agliabbonati la testata (L. 193/03).

48 numeri a soli 30 euro

1. conto corrente postaleVersamento sul CONTO CORRENTE POSTALE n.53481776 intestato a: Associazione culturale “IlPortico” - via Mons. Cogoni,9 09121Cagliari.

2. bonifico bancarioVersamento sul CONTO CORRENTE BANCARIO n.1292 intestato a: Associazione culturale “IlPortico” via Mons. Cogoni, 909121Cagliari presso BancaProssima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 00000001 292

3. L’abbonamento verrà immediatamente attivato

Inviando tramite fax la rice-vuta di pagamento allo 070523844

Abbònati a Il Portico

Page 5: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

5IL PORTICO DEGLI EVENTIdomeniCa 24 novembre 2013 iL PortiCo

sempre un volume aperto. Uno spa-zio fisico aperto all’infinito che sti-mola il dialogo per interrogarsi an-che su se stessi. Un’opera d’arte puòconsiderarsi tale solo se ti “parla”, sepuò esser interpretata al di là dellasua apparenza e ti ci puoi ricono-scere dentro, se ti porta a rifletteresulla tua vita, sul tuo scopo, il tuo va-lore. Se ci puoi crescere dentro, allo-ra è arte. Da questo punto di vista ilpercorso artistico, per quanto si di-chiari laico, ha una forte dimensio-ne religiosa: invita a fare silenzio per“pensare se stessi” in relazione almondo e a gli altri e arrivare infine auna condivisione autentica. Noi sia-mo solo un punto in un telaio infi-nito, ma siamo insostituibili. Maria Lai perciò invita attraversol’arte ad ascoltare la realtà per com-prendere se stessi e il proprio posto? La funzione dell’arte è invitarci a ri-flettere sul nostro ruolo non solo nelmondo, ma nell’Essere.

Arte e cultura. Colloquio con Sofia, la nipote di Maria Lai: “Le sue opere si stanno lentamente deteriorando”.

ONOSTANTE LA grandezzadella sua arte Maria Lai,anche per sua scelta, nonè “famosa” come merite-

rebbe. Perfino la Presidente della Ca-mera Laura Boldrini ha scoperto ilgenio della sua arte solo recente-mente, ma ne è rimasta affascina-ta, come testimoniano le sue ap-passionate parole: «Era una donnadi poche parole, Maria, e di moltopensiero; di raffinata sensibilitàumana e di profonda saldezza inte-riore, capace di sentimenti intensie mai ostentati. E' forse in ragione diquesta indole che dopo la poesia,scoperta e assimilata negli anni gio-vanili, è la scultura ad attrarla: un'ar-te difficile, in cui il vuoto ha la stessadignità del pieno. All'inizio, tuttosembra ostile, scoraggiante e senzaprospettive. E' stata dura la sua in-fanzia, come duri saranno i suoi an-ni di studio all'Accademia di Vene-zia, fra il 1942 ed il 1945. Eppure - di-ce Maria - "in quegli anni ero caricadi futuro"; e quella carica le consen-tirà di intraprendere, nell'immedia-

NALESSANDRA DE VALLE

to dopoguerra, un proprio itinerariodi maturazione artistica alla costan-te ricerca di una propria originalecifra espressiva. Non è stata certouna donna distante dalla realtà, oche sfuggisse ai suoi drammi per cer-care conforto nella fantasia». Il Porticoha chiesto alla nipote So-fia di suggerirci quale scultura rap-presenti meglio Maria Lai.Ulassai, 1600 abitanti, dispone di ungran numero di opere molto signifi-cative, tra le quali “La Scarpata” ri-cavata su una parete obliqua dallabonifica di una discarica: «In unaprima fascia Maria ha riprodotto loscheletro di un dinosauro, come unriaffiorare di preistoria che non pos-

siamo ignorare, nella seconda fasciac’è un grande cielo stellato su fondonero con delle pietre bianche e nel-la terza fascia un traliccio con deiprismi di acciaio che capta la luce ela riflette. Il significato è chiaro: dal-la preistoria in poi abbiamo sempreguardato il cielo in cerca di indiziche possano dimostrarci l’esisten-za di altre vite nell’universo… comeuna necessità di essere capiti, di ave-re un dialogo con un altrove, e an-cora oggi siamo invitati a guardare ilcielo, ad alzare lo sguardo. In un gior-no di vento il traliccio è crollato, maMaria ha voluto lascarlo giù, per in-dicare che da una frana si può rina-scere e che anche da un crollo può

“Noi siamo soltanto un punto in un telaio,ma siamo pure insostituibili per l’Infinito”

continuare a sorgere una richiesta:gli specchi continuano infatti a ri-flettere il sole, anche se sono a terra.Purtroppo anche questa, come tan-te altre sue opere sparse nel territo-rio, si sta deteriorando e le bandeche avrebbero dovuto essere neresono grigie: vorrei sottolineare chericordare Maria significa anche tu-telare le sue opere che si sono rive-late in tutti i sensi una risorsa per ilpaese. Mi rivolgo alle istituzioni, maanche ai privati: sarebbe bello, eneanche troppo oneroso, se in tan-ti adottassero una sua opera e se neprendessero cura una volta all’an-no, contribuendo alla conservazio-ne di questo enorme patrimonio».Qual era la funzione dell’arte perMaria Lai in relazione alla terra e al-l’uomo? Tra le sue opere anche la “La stradadel rito”, lungo la strada che collegail paese e la chiesa di Santa Barbara,è emblematica del modo di creare diMaria, perché si rifà alla tradizione eai riti della terra, utilizza materialidel suo tempo come il cemento edesprime il forte senso del ritmo pre-sente in tutte le sue opere. Ma in fon-do in ogni sua creazione si trova

NRITOANTICOEMOLTOsentitosi è ripetuto in modo del tut-to particolare nei primi gior-

ni di novembre a Ulassai dove latradizionale questua dei bambiniper il bene delle anime si è unita alricordo della sua artista più illustrescomparsa lo scorso aprile all’etàdi 93 anni. Per tre giorni poesie, mu-sica e immagini si sono susseguitenell’evento “Is Animas… e tributoper Maria Lai”: la compagnia Fued-du e Gestu ha portato in scena lafavola di Maria Lai “Lucertolina” altermine della quale le donne hannoofferto il pane de is animas, mentrela Coop Tessile Su Marmuri ha of-ferto un omaggio agli artisti inter-venuti, e illustri esperti hanno gui-dato la visita alle opere dell’artista.Significativo il percorso che hacoinvolto i bambini e Sergio Flore,uno dei responsabili del museo Ni-

vola: dopo aver rappresentato leproprie paure in una serie di disegniche confluiranno in un calendario,hanno realizzato delle barchette dicarta, un simbolo molto caro a Ma-ria Lai, che vi riconosceva il sensodella speranza del viaggio nono-stante la sua evidente fragilità. Lebarchette, idealmente pronte a sal-pare, sono state poi portate sulla sualapide al posto dei fiori. Lì un nastroazzurro ha voluto evocare, spiega lanipote Sofia Pisu, una delle sue ope-re più clamorose, quando Maria, in-vece di realizzare il richiesto monu-mento ai caduti, riuscì a coinvolge-re l’intero paese nella realizzazionedi “Legarsi alla Montagna”. Per tregiorni la popolazione tagliò la stof-fa azzurra, annodò l’una all’altra lecase segnando i legami di amiciziacon un pane decorato e con il sem-plice passaggio del nastro i confinidel rispetto tra le famiglie avverse.Infine lo portò, legandolo alla statua

Quel sottile filo azzurroannodato alla Madonna

A. D. V.

Udella Madonna nel giorno di MariaBambina del 1981, ai piedi dellamontagna che sovrasta Ulassai do-ve un gruppo di scalatori ne fissòl’ultimo capo alla vetta. Fili, pane, passi, storie, stoffa: i ma-teriali semplici e quotidiani dellatradizione sono spesso stati l’in-treccio su cui l’artista ulassese haprofuso, come un dono trasmesso,la sua capacità di ascoltare e tra-durre in “preghiera delle mani” (an-che se lei si definiva laica) i segretidella natura, il ricordo dell’eternità,i fecondi dilemmi dell’umanità. La nipote dell’artista, che con lei havissuto e ha lavorato a lungo, par-lando de “Is Animas...” ha spiegato:“Il nastro azzurro non solo ci legaalla montagna e ci lega l’uno all’altro

da vivi, ma ci deve anche legare conchi non c’è più… noi siamo il risul-tato di quelle vite, di quelle espe-rienze, di quel coraggio che ci hapreceduto,… noi non siamo altroche un filo nel telaio che Maria hatante volte rappresentato: un filoche conduce all’infinito”.E un “filo” di commozione condu-ceva queste sue parole mentre siconcludeva la conferenza comme-morativa “Maria Lai –L’arte tra gio-co e magia” aperta il 17 ottobre dal-la Presidente Laura Boldrini nellaSala della Regina della Camera deiDeputati gremita da centinaia dipersone. Prima dell’intervento deiprestigiosi ospiti e della proiezionedel documentario “La tela Infinita”,le parole della Presidente esprimo-

Il nastro celeste che ci lega tutti, il miracolo di Maria

no tutto il suo apprezzamento: “L'o-nore di aprire i lavori […] mi offre lapreziosa opportunita' di accoglie-re, simbolicamente, Maria Lai, inquesta sede istituzionale, dopo cheuna delle sue opere piu' significati-ve, le ''Orme di leggi'', vincitrice del''Premio Camera dei deputati per il150* dell'Unita' d'Italia'', vi ha gia'fatto ingresso e si trova oggi nellanuova Aula dei gruppi parlamenta-ri. Ma dopo la sua opera, e' lei inpersona che, nel ricordo, mi piace-rebbe oggi accogliere […]. Lo sguar-do penetrante della sua sensibilita'artistica la porto' presto a maturareuna profonda consapevolezza del-la precarieta', della solitudine, dellafatica e della sofferenza della con-dizione umana. Nasce certamenteda questa consapevolezza il suo fa-moso 'nastro celeste', per legare tut-te le cose tra loro in segno di solida-rieta' e superamento delle barriere.[…] all'immobilita' di un monu-mento preferi' un'azione per i vivi enon solo per i morti, 'un'azione acui potessero partecipare tutti'. […]Fu un ''miracolo laico'', come soloMaria Lai poteva fare'' […] E’ questoil senso della presenza di Maria Lainella sede della Camera dei depu-tati, in un tempo in cui c'e' tanto bi-sogno di figure femminili positivepensanti, capaci di guardare avanti”.

Appena poche settimane fa una bellissima testimonianza al Convegno pastorale dio-cesano. Beppe e Alessandra avevano raccontato la loro storia d’amore: 26 anni che il

Signore ha benedetto con la nascita di quattro figli, l’ultimo - Filippo - di appena un anno e mezzo. Venerdì scorso Beppe è morto improvvisa-mente: un fatto che butterebbe giù tutti, contrastato dalla Grazia di poter assistere - sabato a La Palma - al saluto funebre, nel dolore ma nellacertezza granitica della Resurrezione. Un evento di fede difficile da dimenticare, vissuto con il dolore del distacco ma da veri figli di Dio. Beppeera un grande: nonostante problemi di salute, continuava come un trattore ad annunciare Cristo nel carisma del Cammino neocatecumenale,con il pallino dei giovani. Perfettamente integrato in parrocchia, ha fondato anche un’associazione - la Didakè - che ora continuerà nel suo no-me. Alessandra ha firmato questa stupenda pagina su Maria Lai, poche ore prima che il suo sposo se ne andasse. A lei, a Beppe, ai figli, ai fra-telli del Cammino il nostro più affettuoso ringraziamento per la testimonianza offertaci, con la promessa di una preghiera in comune (sn).

Lo stupore grato per la comunione dei santi

Page 6: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DEL TEMPOiL PortiCo domeniCa 24 novembre 20136

La guerra dell’acqua. Giuseppe Stocchino spiega il senso della battaglia contro un provvedimento della Giunta.

L DIRITTO DI ACCESSO all’acquapubblica è alla base della no-stra società, non possiamo per-mettere che i privati gestiscano

una risorsa così preziosa”. Le paroledel consigliere regionale GiuseppeStocchino sono ferme e decise: lasua battaglia è contro la delibera del-la Giunta di via Roma che prevede lapossibilità di cessione al mercato diAbbanoa: “Va in direzione oppostarispetto al referendum del giugno2011, e non è possibile dimenticar-si del volere dei sardi come se nien-te fosse”.Come si è giunti a questa situazio-ne?Abbanoa nasce con lo spirito di rac-cogliere le esigenze dei vari territoridella Sardegna, unendo tutti gli en-

MATTEO MELONI

“La privatizzazione provocherebbe il caoscon distorsioni sociali nefaste e inaccettabili”E a pagare il costo di cattive decisioni sarebbero ancora una volta i lavoratori.“L’acqua è un bene primario che deverimanere pubblico”

ti di gestione delle acque a livello re-gionale. Il management della societàha toppato negli obiettivi di razio-nalizzazione che si era prefissato,ma come al solito rischiano di pa-gare per le cattive decisioni non i di-rigenti, bensì i lavoratori. E il falli-mento di Abbanoa ha portato la Re-gione Sardegna al suo salvataggio,con i soldi dei contribuenti. L’Unio-ne Europea non ha potuto accetta-re quello che si è rivelato un aiuto diStato, imponendo così le misure che

Cappellacci, senza batter ciglio, haaccettato ed imposto con la delibe-razione di agosto. Faccio notare chei rischi ai quali va incontro Abbanoasono i rischi del popolo sardo: in pri-mis, la privatizzazione della gestio-ne dell’acqua. Con risultati impre-vedibili: nei Paesi dove è stata presauna misura di privatizzazione, ab-biamo assistito a distorsioni socialigravissime, come i meno abbientidoversi recare ai fiumi per poter ave-re accesso all’acqua. Non è questo

I

NCORAUNAVOLTA ILdiritto al-l’acqua pubblica sembraessere in pericolo. Nono-

stante il referendum regionale del12 e 13 giugno 2011 abbia sancitocon largo consenso il divieto all’af-fidamento a soggetti privati dellagestione delle risorse idriche, unadelibera della Regione Sardegna ri-schia di comprometterne l’esito. Abbanoa, la società che ha in cari-co la gestione della rete idrica iso-lana, versa in una nota condizionedi difficoltà contabile e finanziaria,fatto che sarebbe addirittura in gra-do di compromettere non solo ilsoddisfacimento di centinaia dicreditori, ma la stessa continuitànel servizio di distribuzione e po-tabilizzazione delle acque. E la de-libera regionale del 28 agosto 2013“Provvedimenti urgenti per la con-tinuità dell’erogazione del serviziopubblico di acquedotto, fognaturae depurazione” sembra andare ver-so una concessione ai privati dellequote societarie di Abbanoa, fattoche renderebbe vano il referendumdel giugno 2011. Giuseppe Stocchino, ConsigliereRegionale di Rifondazione Comu-

nista appartenente al Gruppo Mi-sto, ha presentato una interpellan-za nella quale si legge che il docu-mento dell'Esecutivo regionale“Oltre a prevedere una proceduraconcordata con la Commissioneeuropea per la concessione di fi-nanziamenti milionari senza chequesti vengano considerati “aiutidi Stato indebiti”, prevede di poteraffidare al mercato il futuro dellasocietà per azioni “Abbanoa” unavolta che venga a scadenza la con-cessione da lei posseduta e suc-cessivamente al raggiungimentodello status di “socio di maggio-ranza” da parte della Regione Sar-degna”. La delibera regionale, così,contrasterebbe col volere del po-polo sardo, creando un conflittocol territorio e portando la materiaanche a livello europeo.

L’interpellanza propone alcuniquesiti cruciali alla Giunta Regio-nale e, nello specifico, chiede qua-li azioni intenda intraprendere perevitare che la gestione del servizioidrico finisca nelle mani di investi-tori privati; se intende rivedere leparti della deliberazione de quo ingrado di entrare in contrasto con ilrisultato del referendum abrogati-vo nazionale del giugno 2011; seritiene compatibile con i principi di

efficacia ed efficienza ammini-strativa la situazione in cui versa“Abbanoa”, azienda che è addirit-tura costretta a ricorrere ad una so-cietà di revisione perché non è ingrado di quantificare i propri debi-ti; se è capace di fornire rassicura-zioni in merito alla continuazionedel servizio pubblico di distribu-zione della risorsa idrica così co-me chiesto durante i mesi estividalla Prefettura di Cagliari; se in-

tende presentare un proprio dise-gno di legge con sui sancire – unavolta e per tutte – il divieto di con-cessione ad investitori privati del-la gestione delle acque presenti sulterritorio sardo. All’iniziativa consiliare di Stocchinosi aggiunge l’azione politica che iComunisti porteranno avanti intutta la Sardegna. In una nota, Giovannino Deriu eAlessandro Corona spiegano che sipartirà a livello territoriale con unaproposta di Deliberazione che saràpresentata nei Consigli Comunali eProvinciali. “Cappellacci – diconoCorona e Deriu – sancisce la sven-dita dell’acqua dei sardi. Promettedi abbassare le accise sui carburantima si dimentica di spiegare che vor-rebbe privatizzare l'acqua. Noi in-vece continuiamo a ritenere chel’acqua sia un bene comune chenon deve essere lasciato alla ge-stione privata, così come chiara-mente espresso con i Referendumdel 2011. Faremo in modo – conti-nuano i dirigenti di PRC e Pdci – difavorire un fronte compatto con-tro il tentativo di Cappellacci di pri-vatizzare l’acqua dei sardi, a parti-re dai Comuni”.

MAT. MEL.

A

che vogliamo: la globalizzazione ele multinazionali aspettano deci-sioni simili, e il volere delle popola-zioni verrebbe così calpestato. An-che Papa Francesco ha parlato deldiritto ai beni comuni dell’essereumano: diritto alla terra e alla salva-guardia dell’ambiente, insieme albisogno di giustizia.Il Referendum del giugno 2011 havisto la schiacciante vittoria delfronte del sì all’abrogazione della“Modalità di affidamento e gestionedei servizi pubblici locali di rile-vanza economica”.La vittoria del 2011 ha sancito lafiducia dei cittadini verso lo Statoper la gestione delle acque: per-ché tornare indietro su una deci-sione così popolare? Do-vremmo, semmai, spinge-re per una maggiore effi-cienza degli enti che gesti-scono – e gestiranno – lerisorse idriche. Al contra-rio, le misure imposte dal-l’Europa, viste nella deli-berazione della Giunta,avranno due effetti: la chiusura an-ticipata di tre anni di Abbanoa, e lasua messa in vendita, con un ban-do a livello europeo. A quel puntol’ente diventerà privato. La que-stione della privatizzazione dei be-

ni considerati pubblici è ampia,non solo relativa all’acqua. Se par-liamo, ad esempio, dei trasporti,un caso pratico è quello della GranBretagna e della concessione del-la rete ferroviaria ai privati: servizidiminuiti, manutenzione scarsa,maggior numero di incidenti. Og-gi sta avvenendo il passaggio con-trario: il mercato privato ha fallito,e i sudditi di Sua Maestà devonocoprire i buchi di bilancio, lasciatialla collettività.Volete far luce, dunque, sul caso so-cietario di Abbanoa?Chiediamo dei chiarimenti rispettoalla gestione della società. La que-stione è da inserire all’interno delproblema della proliferazione degli

enti, buchi neri che attingo-no alle risorse regionali im-poverendo i vari settori. E laSardegna ha un disperato bi-sogno di fondi, non di spre-chi: serve un piano di rilan-cio per il lavoro e per la scuo-la, legare quindi il tema del-la giusta spendita dei soldi a

quello di una riorganizzazione com-plessiva. Abbanoa si è dimostratacome il classico “carrozzone”: nonè di questo che ha bisogno la Sarde-gna, e tantomeno di un ente per lagestione delle acque privatizzato.

Il pericolo concretodi avviare una derivaUna delibera che va contro il risultato del referendum

A parlare apertamente di “guerra dell’acqua” a Cagliari è statoPapa Francesco. Nel suo discorso in Facoltà teologica il 22 set-

tembre aveva detto: “Ogni epoca della storia porta in sé elementi critici, ma, almeno negli ultimi quattro secoli, nonsi sono viste così scosse le certezze fondamentali che costituiscono la vita degli esseri umani come nella nostra epo-ca. Penso al deterioramento dell’ambiente: questo è pericoloso, pensiamo un po’ avanti, alla guerra dell’acqua cheviene; agli squilibri sociali; alla terribile potenza delle armi – ne abbiamo parlato tanto, in questi giorni; al sistema eco-nomico-finanziario, il quale ha al centro non l’uomo, ma il denaro, il dio denaro; allo sviluppo e al peso dei mezzi diinformazione, con tutta la loro positività, di comunicazione, di trasporto. È un cambiamento che riguarda il modostesso in cui l’umanità porta avanti la sua esistenza nel mondo”.

Quel riferimento passato inosservato

Page 7: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

domeniCa 24 novembre 2013 7IL PORTICO DI CAGLIARI iL PortiCo

In Comune. A metà mandato è imminente il rimpasto, non solo per Bilancio e Personale.

ERMASSIMO ZEDDA sonogiorni di bilanci: da dueanni e mezzo è sindacodi Cagliari. Da qualche

mese ha l’interim degli assesso-rati al bilancio e al personale: perquesto – e non solo – si è guada-gnato più di un mugugno, anchedalla maggioranza che lo sostie-ne.Sindaco, qualcuno sostiene che leinon è Supermario: non può teneredue assessorati per sé.Ho sempre preferito Tex.Scherzi a parte, il rimpasto?Non posso certamente tenere le de-leghe che ho: ci sarà senz’altro qual-che modifica e qualche nuovo in-gresso. Spero di fare presto.Gli attacchi le arrivano dal fuocoamico. Che succede?Alcune critiche sono giuste.Quali?Bisogna fare di più, ma mi dispiaceche non si riconoscano i risultati enon si gioisca insieme, consci chein alcuni settori ci sono ancora diffi-coltà. Il mandato dura cinque anni:alcune critiche sono cominciate tremesi dopo le elezioni. Altri sono eter-ni commentatori della fatica altrui.Come si sta al centro di una pole-mica continua?Ènormale, specie in una fase difficileper famiglie e tessuto economico. Isindaci vengono ancora visti come

PSERGIO NUVOLI

vicini ai cittadini, rispetto al distac-co degli altri livelli. Preferisco il con-trasto e la critica, la richiesta di con-fronto, all’indifferenza nella perce-zione che tanto nulla possa cam-biare. In tutta Italia ci si rivolge aisindaci: stiamo colmando il deficit dipolitica lasciato da altre istituzioni.Sono passati due anni e mezzo. Chebilancio stila?Intanto un conto è ciò che si vede,un conto è ciò che è programma-to. Sono certo che alla fine delmandato i cagliaritani vedrannouna città trasformata, dai serviziper la pulizia delle strade alle ma-nutenzioni stradali (portati da700mila euro a 15 milioni di euro

in tre anni), dal lungomare Poettoe Sant’Elia alla riqualificazione diedifici da sempre coperti da im-palcature (Palazzo sorcesco e l’e-dificio di Piazza Yenne). Sicuro che i risultati si vedranno?Alcuni cantieri finiranno prima: sivedrà una città che cambia. Sull’e-dilizia privata stiamo recuperandoritardi storici, e abbiamo stanziato 6milioni per il microcredito e 9 per lestart-up di imprese.Cosa non va?Ci siamo concentrati molto sul bi-lancio e sulle strategie future: ades-so bisogna intervenire su alcuni set-tori. Ad esempio, i servizi sociali de-vono diventare politiche sociali, sia

Il sindaco fa il tagliando e riparte:“I risultati arriveranno presto”

per rispondere a chi è in difficoltà, siaper creare percorsi di autonomia.Che effetto fa vedere un interventocosì frequente della magistraturasulla politica?Quando la politica perde il senso e sidistacca dalle esigenze dei cittadi-ni, altre istituzioni colmano il vuoto.Percepisce il pericolo di una derivaverso l’antipolitica?Fortissimo. Quando i partiti sonoin difficoltà e la politica si occupad’altro, sorgono altri gruppi checavalcano l’onda del dissenso.Preferisco il movimento Cinque-stelle, che almeno in Italia ha ar-ginato il dissenso che in altre par-ti d’Europa è andato verso movi-menti neonazisti. Almeno tiene ilconsenso dentro l’alveo demo-cratico del vivere civile.C’è un momento in questi due annie mezzo in cui ha pensato “Chi mel’ha fatto fare?”Ho deciso da me di rinunciare a unposto superpagato e al vitalizio perfare il sindaco. Quindi non c’è statofinora un momento così, anche senon aiutano a stare sereni le vicendedel Lirico, specie quando si è con-vinti di aver agito bene.Come se ne esce?Quando sono arrivato, gli stipendinon venivano pagati. Ora non è piùcosì: abbiamo salvaguardato il teatroe le risorse. Nessuno mi può chie-dere di usare risorse pubbliche perfinalità che non sono tali.

REGIORNIINTENSIdi preghierae festa hanno caratterizzatol’inizio di novembre per

molti giovani di San Sperate e le lorofamiglie in occasione dell’anniver-sario della nascita della Congrega-zione del Santissimo Redentore av-venuta il 9 novembre 1732. “Quest’anno la festa della PGVR –sostiene Padre Vito Lombardi, supe-riore della comunità sansperatina eresponsabile dei giovani- ha assun-to per tutti noi un significato più for-te. Oltre a essere un continuo del de-cimo meeting dei giovani redentori-sti, ha aperto qua a San Sperate tut-te le iniziative per l’anno delle voca-

zioni Redentoriste. Durante il mee-ting abbiamo vissuto la ProfessioneTemporanea di Massimiliano Mura,in questi tre giorni invece gli studen-ti professi Daniele Carta e Habib Ba-dran hanno ricevuto il Lettorato. Sia-mo molto fortunati a vivere questimomenti qua a San Sperate poichésono una gran testimonianza per inostri giovani e danno un significa-to più forte alla nostra festa”. Il programma della tre giorni ha vistol’alternarsi di momenti forti come lacelebrazione eucaristica per il letto-rato o l’adorazione notturna per igiovani, con momenti di convivia-lità e incontri di studio e formazione.“La risposta dei ragazzi è stata nu-merosa. Son rimasto - chiarisce pa-dre Vito - molto felice della loro par-tecipazione sia per i momenti di pre-ghiera, per la sola adorazione not-turna si sono alternati circa 30 gio-vani, sia per i momenti ricreativi co-me il pranzo con le famiglie che hacoinvolto più di 200 amici. Partico-larmente significativa è stata inoltrela partecipazione del nostro parro-co don Mario Montis, ormai consi-

San Sperate in festacon i padri redentoristi

MATTEO VENTURELLI

T derato da noi e dai ragazzi un nuovoredentorista, ma altrettanto impor-tante è stata la risposta della popo-lazione, tanti in questi giorni hannopartecipato alle attività. Non possoche ringraziare il Signore per le gioiericevute”. Una formula quella dellaPastorale giovanile vocazionale re-dentorista che nel corso degli anninon conosce crisi ma rimane cen-trale nella vita di molti giovani dellacomunità. “La PGVR è ormai ben consolidataall’interno del paese – spiega IlariaPili, storica responsabile dei giova-ni - e son tante le attività che portaavanti con la collaborazione di mol-ti volontari. Son ripartiti i camminiformativi per i gruppi e la prepara-zione dell’ottava edizione del pre-sepe vivente che oltre allo scopo difar riscoprire il Natale ha uno scopocaritatevole in favore delle famigliein difficoltà del paese. Inoltre moltidi noi, motivati dal cammino re-dentorista, scelgono di mettersi a

disposizione della vita Parrocchia-le come catechisti o animatori. Altriinvece hanno avuto la grazia e lafortuna di poter partecipare comelaici alle Missioni popolari ani-mando momenti di formazione,centri d’ascolto, attività oratoriali edi intrattenimento”. Parole confer-mate dalla preziosa testimonianzadi alcuni giovani. “Attraverso i pa-dri e gli animatori – confessa Gia-como, 19 anni - non ho trovato chicerca di abbindolarmi con parolonima chi con zelo e semplicità è riu-scito ad arrivare a me testimonian-domi la quotidianità del Vangelo”. Invece per Valentina, studentessa di-ciottenne “i Padri Redentoristi han-no un gran carisma, riescono ad ar-rivarti al cuore ma soprattutto trovi inloro la tua seconda casa e nel gruppoPGVR la tua seconda famiglia. Troviun gruppo dove non preghi e basta,ma cresci insieme e ti sostieni l’unocon l’altro nella scoperta della pro-pria vocazione”.

Padre Vito Lombardi: “Una testimonianza per i giovani”

blocnotesCapitale europea,Cagliari è finalista

MENTRE ARRIVA IL RIMPASTO

La spilla da appuntare al petto èl’essere entrati tra le sei città finali-ste per la Capitale europea dellacultura 2019: nella prestigiosa com-petizione il capoluogo ha superatol’agguerrita concorrenza di altricentri, inizialmente favoriti per il ri-sultato finale.Merito della presentazione del pro-getto - a Roma nei giorni scorsi - edella rete di enti schierati insiemeper centrare l’obiettivo.Anche l’immagine nazionale delgiovane sindaco non è mai statasfiorata dalle beghe interne. Le gra-ne si chiamano Teatro lirico e Poet-to, mentre la questione stadio - co-me riferito su queste pagine - è ri-dotta ad un problema di tempi.Sul fronte dei problemi, c’è da re-gistrare l’ennesimo atto d’accusada parte del capogruppo Pd inConsiglio comunale, Davide Carta,con una lettera aperta pubblicatasui quotidiani. Conoscendo il primo cittadino, l’ef-fetto della missiva di Carta sarà conogni probabilità quello di ritardareun rimpasto di giunta giunto ormaiquasi al completamento nella testadel sindaco.Zedda non si nasconde: comespiega nell’intervista qui a lato, nonsi tratta soltanto di occupare le ca-selle vuote con alcuni nomi, ma-gari suggeriti o imposti dai partiti.C’è da dare nuove linfa ad alcunisettori rimasti indietro in questi dueanni e mezzo.

Il perchè è presto detto: si tratta diassessorati - come quello ai Servi-zi sociali, non è più un mistero enessuno si offenda - in cui la novitàproprio non si vede.Un abbozzo di mini-riorganizza-zione interna ha prodotto solo mu-gugni tra gli operatori del settore egli stessi dipendenti comunali. E,quel che è peggio, ha finito per in-gessare molte azioni in corso, conritardi inammissibili specie quan-do - come ripete Zedda - i destina-tari sono famiglie in condizione dibisogno, spesso estremo.Mentre alcuni altri settori corrono(Strade e Commercio su tutti), neiservizi sociali c’è da cominciare apensare in modo nuovo, da ag-giornare le strategie di interventoe rimotivare nel minor tempo pos-sibile le ottime professionalità di cuil’assessorato dispone da tempo,proprio quando si stanno comple-tando i concorsi per alcune figure fi-nora carenti. C’è da scommetteresu nuove linee di intervento, connuova linfa e nuove idee, ma - fa ca-pire il sindaco - le novità sarannoanche altre.

Il sindaco Massimo Zedda.

Page 8: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DE iL PortiCo8

n quel tempo, dopo che ebbero croci-fisso Gesù, il popolo stava a vedere; icapi invece deridevano Gesù dicendo:«Ha salvato altri! Salvi se stesso, se èlui il Cristo di Dio, l'eletto».Anche i soldati lo deridevano, gli si ac-costavano per porgergli dell'aceto e di-cevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salvate stesso». Sopra di lui c'era anche unascritta: «Costui è il re dei Giudei».Uno dei malfattori appesi alla crocelo insultava: «Non sei tu il Cristo? Sal-va te stesso e noi!». L'altro invece lorimproverava dicendo: «Non hai al-cun timore di Dio. tu che sei condan-nato alla stessa pena? Noi, giusta-mente, perché riceviamo quello cheabbiamo meritato per le nostre azioni;egli invece non ha fatto nulla di male».E disse: «Gesù, ricordati di me quandoentrerai nel tuo regno». Gli rispose: «Inverità io ti dico: oggi con me sarai nelparadiso».Lc 23, 35-43

I

SOLEN NITA’ DI CRISTO RE (ANNO C)

dal Vangelo secondo Luca Non sei tu il Cristo?...

P er la solennità di Cristo Re quest’anno civiene proposto il vangelo della crocifissio-ne, o meglio ci viene proposto di meditaresu ciò che Gesù fa, vede e sente mentre sitrova sulla croce. Ciò che il brano evidenziain primo luogo sono i titoli con cui Gesù vie-ne chiamato: i capi usano per lui il titolo di“Cristo” e di “eletto” e implicitamente quel-lo di “salvatore”, i soldati quello di “re dei giu-dei” e Pilato, attraverso il titolo della croce(cioè il pezzo di legno su cui era scritta lamotivazione della condanna affinché fos-se nota pubblicamente) lo chiama anch’e-gli “re dei giudei”. Nella frase rivolta dal mal-fattore “impenitente” troviamo ancora duedi questi titoli: “Cristo” e, ancora implicita-mente, “salvatore”. In tutti questi casi, anchese in misura minore nel caso della scritta so-pra la croce, questi titoli sono usati in sen-

so dispregiativo per evidenziare la grandedistanza tra il “potere” significato da quei ti-toli e “l’impotenza” di un uomo condan-nato a morte e posto sulla croce, impossi-bilitato a fare qualsiasi movimento impor-tante. Il malfattore non usa nessuno di que-sti titoli visti finora, implicitamente usa il ti-tolo di “giusto” (“non ha fatto nulla di ma-le”) e quello di “re” (“nel tuo regno”) ma so-prattutto si rivolge a lui usando il suo nome.È paradossale che un malfattore, condan-nato alla crocifissione probabilmente an-che per aver ucciso innocenti durante lesue scorribande, un uomo probabilmenteincolto, sia l’unico capace di vedere: da unlato è in grado di riconoscere un uomo die-tro quella maschera di sangue, ricono-scergli un umanità che nessuna autoritàumana potrai mai togliergli, il chiamarloper nome, con il nome che gli aveva datoGiuseppe, ha proprio questo effetto: rico-

noscere che accanto a lui c’è un uomo, nonun semplice condannato a morte, non unoda deridere e insultare, non uno da cui sem-plicemente pretendere di essere salvati (co-me faceva il malfattore impenitente). L’in-vocazione “Gesù” con cui il brigante si ri-volge a Gesù è unica in tutto il vangelo diLuca, in nessun altro passo qualcuno chia-ma Gesù usando il suo nome. La secondacosa che fa è riconoscersi peccatore: in uncontesto in cui tutti coloro che vengonopresentati sono dei peccatori che perseve-rano nel loro male (non si parla infatti quidi Maria, di Giovanni e delle altre donne aipiedi della croce), un brigante è l’unico cheriesce a fare verità della sua vita e ricono-scere che la sua pena è rispondente allasua colpa. La preghiera del buon ladrone ri-conosce a Gesù il suo potere, lo riconoscecome veramente “re”, ma non semplice-mente questo: lo riconosce come “re mi-

sericordioso”: leggendo la sua richiesta (“ricor-dati di me”) risuona, per il lettore del vangelo, ilcanto di Zaccaria: “Egli ha concesso misericor-dia ai nostri padri e si è ricordato della sua san-ta alleanza” (Lc 1,72). Il ricordo di Dio si mani-festa sempre in uno sguardo premuroso versocolui che viene ricordato. Un conto è però spe-rare in uno sguardo di misericordia, in una pe-na non troppo severa, ma grande deve esserestata la sorpresa nel sentirsi dire che quel ricor-do avrebbe avuto effetti immediati e radicalisulla sua persona. “Ci sono alcuni tra gli ultimiche saranno primi e alcuni tra i primi che sa-ranno ultimi” (Lc 13,30) aveva detto Gesù, ecco:i capi (o molti di loro) che erano sicuramente trai primi hanno rifiutato il Cristo, mentre un bri-gante, peraltro conosciuto alla fine della vitaterrena di Gesù, risulta essere nel vangelo di Lu-ca il “primo” ad entrare in paradiso. Colui chenon ha rifiutato Gesù si trova ad essere con Ge-sù nel suo “oggi” e per l’eternità.

Quando una persona si apre autenticamente alla fede per-cepisce con chiarezza come non possa trattenere questotesoro unicamente per sé, si sente immediatamente portataa condividerlo con gli altri. In diversi passaggi della Lumenfidei Papa Francesco ha mostrato come la fede sia “ascol-to” e “visione”, di conseguenza essa si diffonde come “pa-rola” e “luce”: «la parola ricevuta si fa risposta, confessionee, in questo modo, risuona per gli altri, invitandoli a crede-re […] La luce di Gesù brilla, come in uno specchio, sul vol-to dei cristiani e così si diffonde, così arriva fino a noi, per-ché anche noi possiamo partecipare a questa visione e ri-flettere ad altri la sua luce, come nella liturgia di Pasqua la lu-ce del cero accende tante altre candele. La fede si tra-smette, per così dire, nella forma del contatto, da personaa persona, come una fiamma si accende da un’altra fiam-ma» (LF, 37).L’incontro con Cristo può accadere oggi perché grazie ad

una catena ininterrotta di testimoni ci arriva il messaggio del-la fede. A questo punto ci si potrebbe chiedere come siapossibile conoscere con sicurezza, dopo tanti secoli, il ve-ro Gesù. Il Papa risponde facendo riferimento al fatto che lapersona viva sempre in relazione: «anche la propria cono-scenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale, ed èlegata ad altri che ci hanno preceduto: in primo luogo i no-stri genitori, che ci hanno dato la vita e il nome. Il linguaggiostesso, le parole con cui interpretiamo la nostra vita e la no-stra realtà, ci arriva attraverso altri, preservato nella memo-ria viva di altri. La conoscenza di noi stessi è possibile soloquando partecipiamo a una memoria più grande» (LF, 38).Questa prospettiva si applica anche alla fede: «il passato del-la fede, quell’atto di amore di Gesù che ha generato nel mon-do una nuova vita, ci arriva nella memoria di altri, dei testi-moni, conservato vivo in quel soggetto unico di memoria cheè la Chiesa. La Chiesa è una Madre che ci insegna a parla-

re il linguaggio della fede» (ibidem). Il riferimento alla Chiesa ci ricorda come la fede non siasoltanto una scelta individuale che avviene nell’interiorità delsingolo credente ma è una realtà per sua natura sempre in-terna alla comunione della Chiesa. A tale proposito PapaFrancesco si collega alla forma dialogata del Credo batte-simale: «il credere si esprime come risposta a un invito, aduna parola che deve essere ascoltata e non procede da me,e per questo si inserisce all’interno di un dialogo, non puòessere una mera confessione che nasce dal singolo. È pos-sibile rispondere in prima persona, "credo", solo perché siappartiene a una comunione grande, solo perché si dice an-che "crediamo". Questa apertura al "noi" ecclesiale avvie-ne secondo l’apertura propria dell’amore di Dio, che non èsolo rapporto tra Padre e Figlio, tra "io" e "tu", ma nello Spi-rito è anche un "noi", una comunione di persone» (LF, 39).

di don Roberto Pireddail portico della fede UNA CATENA ININTERROTTA DI TESTIMONI

DON ANDREA BUSIA

Page 9: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

ELLA FAMIGLIA domeniCa 24 novembre 2013 9

ignor Presidente!Con viva gratitudine ricam-bio oggi la cordiale visita che

Ella ha voluto farmi lo scorso 8 giugnoin Vaticano. La ringrazio per le corte-si espressioni di benvenuto con cuimi ha accolto, facendosi interpretedei sentimenti del Popolo italiano.Nella consuetudine istituzionale deirapporti tra Italia e Santa Sede, que-sta mia visita conferma l’eccellentestato delle reciproche relazioni, e pri-ma ancora intende esprimere un se-gno di amicizia. Infatti, già in questiprimi otto mesi del mio servizio pe-trino ho potuto sperimentare da par-te Sua, Signor Presidente, tanti gesti diattenzione. Essi si aggiungono aimolti che Ella ha progressivamentemanifestato, durante il Suo primosettennato, nei confronti del mio pre-decessore Benedetto XVI. A lui desi-dero rivolgere in questo momento ilnostro pensiero e il nostro affetto, nelricordo della sua visita al Quirinale,che in quell’occasione egli definì«simbolica casa di tutti gli italiani»(Discorso del 4 ottobre 2008). Ren-dendoLe visita in questo luogo cosìcarico di simboli e di storia, vorreiidealmente bussare alla porta di ogniabitante di questo Paese, dove si tro-vano le radici della mia famiglia ter-rena, e offrire a tutti la parola risana-trice e sempre nuova del Vangelo. Ri-pensando ai momenti salienti nellerelazioni tra lo Stato italiano e la San-ta Sede, vorrei ricordare l’inserimen-to nella Costituzione repubblicanadei Patti Lateranensi e l’Accordo direvisione del Concordato. Di tale Ac-cordo ricorrerà tra poche settimaneil trentesimo anniversario. Abbiamoqui il solido quadro di riferimentonormativo per uno sviluppo serenodei rapporti tra Stato e Chiesa in Ita-lia, quadro che riflette e sostiene laquotidiana collaborazione al servi-zio della persona umana in vista delbene comune, nella distinzione deirispettivi ruoli e ambiti d’azione. Tan-te sono le questioni di fronte alle qua-li le nostre preoccupazioni sono co-muni e le risposte possono essereconvergenti. Il momento attuale èsegnato dalla crisi economica che fa-tica ad essere superata e che, tra gli ef-fetti più dolorosi, ha quello di una in-sufficiente disponibilità di lavoro. E’necessario moltiplicare gli sforzi peralleviarne le conseguenze e per co-gliere ed irrobustire ogni segno di ri-presa.Il compito primario che spetta alla

Chiesa è quello di testimoniare la mi-sericordia di Dio e di incoraggiare ge-nerose risposte di solidarietà per apri-re a un futuro di speranza; perché làdove cresce la speranza si moltipli-cano anche le energie e l’impegnoper la costruzione di un ordine so-ciale e civile più umano e più giusto,ed emergono nuove potenzialità peruno sviluppo sostenibile e sano. So-no impresse nella mia mente le pri-me visite pastorali che ho potutocompiere in Italia. A Lampedusa, an-zitutto, dove ho incontrato da vicinola sofferenza di coloro che, a causadelle guerre o della miseria, si avvia-no verso l’emigrazione in condizionispesso disperate; e dove ho visto l’en-comiabile testimonianza di solida-rietà di tanti che si prodigano nell’o-pera di accoglienza. Ricordo poi lavisita a Cagliari, per pregare davantialla Madonna di Bonaria; e quella adAssisi, per venerare il Santo che del-l’Italia è patrono e di cui ho preso ilnome. Anche in questi luoghi ho toc-cato con mano le ferite che affliggo-no oggi tanta gente.Al centro delle speranze e delle diffi-coltà sociali, c’è la famiglia. Con rin-novata convinzione, la Chiesa, con-tinua a promuovere l’impegno di tut-ti, singoli ed istituzioni, per il sostegnoalla famiglia, che è il luogo primario incui si forma e cresce l’essere umano,in cui si apprendono i valori e gliesempi che li rendono credibili. Lafamiglia ha bisogno della stabilità e ri-conoscibilità dei legami reciproci,per dispiegare pienamente il suo in-sostituibile compito e realizzare lasua missione. Mentre mette a dispo-sizione della società le sue energie,essa chiede di essere apprezzata, va-lorizzata e tutelata.Signor Presidente, in questa circo-stanza mi è caro formulare l’auspicio,sostenuto dalla preghiera, che l’Italia,attingendo dal suo ricco patrimoniodi valori civili e spirituali, sappia nuo-vamente trovare la creatività e la con-cordia necessarie al suo armoniososviluppo, a promuovere il bene co-mune e la dignità di ogni persona, ead offrire nel consesso internaziona-le il suo contributo per la pace e lagiustizia. Mi è particolarmente gra-dito infine associarmi alla stima e al-l’affetto che il Popolo italiano nutreper la Sua persona e rinnovarLe i mieiauguri più cordiali per l’assolvimen-to dei doveri propri della Sua altissi-ma carica. Iddio protegga l’Italia etutti i suoi abitanti.

Al centroc’è la famiglia

S

Lo storico discorso del Papa al Quirinale.

RISC

RITT

URE

«Donna, non piangere!». Che cosa inimmaginabile è cheDio – “Dio”, Colui che fa tutto il mondo in questo mo-mento –, vedendo e ascoltando l’uomo, possa dire: «Uo-mo, non piangere!», «Tu, non piangere!», «Non piangere,perché non è per la morte, ma per la vita che ti ho fatto!Io ti ho messo al mondo e ti ho messo in una compagniagrande di gente!». Uomo, donna, ragazzo, ragazza, tu, voi, non piangete!Non piangete! C’è uno sguardo e un cuore che vi pene-tra fino nel midollo delle ossa e vi ama fin nel vostro de-stino, uno sguardo e un cuore che nessuno può fuorvia-re, nessuno può rendere incapace di dire quel che pen-sa e quel che sente, nessuno può rendere impotente!«Gloria Dei vivens homo». La gloria di Dio, la grandezzadi Colui che fa le stelle del cielo, che mette nel maregoccia a goccia tutto l’azzurro che lo definisce, è l’uomoche vive.

Non c’è nulla che possa sospendere quell’impeto im-mediato di amore, di attaccamento, di stima, di speran-za. Perché è diventato speranza per ognuno che Lo havisto, che ha sentito: «Donna, non piangere!», che ha udi-to Gesù dir così: «Donna, non piangere!».Non c’è nulla che possa fermare la sicurezza di un destinomisterioso e buono!Noi siamo insieme dicendoci: «Tu, non t’ho mai visto, nonso chi sei: non piangere!». Perché il pianto è il tuo desti-no, sembra essere il tuo destino inevitabile: «Uomo, nonpiangere!».«Gloria Dei vivens homo»: la gloria di Dio – quella per cuisorregge il mondo, l’universo – è l’uomo che vive, ogni uo-mo che vive: l’uomo che vive, la donna che piange, ladonna che sorride, il bambino, la donna che muore ma-dre.

Luigi Giussani

DONNA, NON PIANGERE!

Luogo primario in cui nasce e cresce l’essere umano

Page 10: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

iL PortiCo domeniCa 24 novembre 2013IL PORTICO DEI LETTORI10

LETTERE A IL PORTICORiceviamo e pubblichiamo.

Gentili Famiglie della Parrocchia“Sacra Famiglia”Ho letto con simpatia la vs corteselettera indirizzatami tramite il setti-manale “Il Portico” ed ho molto ap-prezzato le motivazioni sulla neces-sita, cosiurgente ai nostri tempi, del-l’educazione dei nostri giovani ed igravosi compiti che vengono lascia-ti interamente sulle famiglie e pochialtri, lasciati troppo spesso soli.Le Istituzioni scolastiche non sonoproprietarie dei locali che utilizzano;questi vengono ad esse assegnati,per quello che riguarda gli Istituti se-condari di II grado, dalla Provincia.L’utilizzo dei locali e da questa re-golamentato e le richieste per l’uti-lizzo della palestra (ad es.) arrivanotramite la Provincia stessa, che ri-chiede a noi solo il “nulla osta”.Le Istituzioni scolastiche possonorilasciare il benestare ad utilizzo deilocali in condizioni differenti (p. es.onerose, come capita per enti di for-mazione professionale, che lo scor-so anno lo hanno richiesto con insi-stenza) solo entro la regolamenta-zione dalla Provincia predisposta.Mi scuso per questa precisazione,forse noiosa, ma e per evidenziarecome, se si uscisse da questa deli-mitazione, le richieste di utilizzo deilocali da parte di associazioni, enti ealtre organizzazioni che potrebberoutilmente usufruirne, al di fuori deltempo scolastico, sarebbe frequen-te e sarebbe difficile discriminare inquali casi sia opportuno dire si ed inquali no. L’anno scorso il nostro Isti-tuto, a fronte di varie richieste di En-ti di formazione professionale perl’uso dei locali (con pagamento dicorrispettivo orario) ha risposto no atutti. Fatta questa premessa vengo alvostro problema concreto:a) Sarebbe stato utile se la Provinciaavesse presentato la vostra richiesta,richiedendo la concessione di nulla

osta all’uso dei locali (come fa per leassociazioni sportive per l’utilizzodella palestra): ma, tranne che peruna conversazione telefonica avve-nuta nel mese di giugno con l’alloraPresidente f.f., nessuna comunica-zione o richiesta e pervenuta da es-sa;b) Il Consiglio di Istituto e l’unica or-gano che ha titolo per concedere ilnulla osta all’utilizzo dei locali: la suadecisione puo essere valutata daciascuno come crede (d’altronde estata presa a maggioranza), ma ecertamente una decisione legittima,presa da persone, sino a prova con-traria, non animate da pregiudizi, mavalutano l’interesse della scuola;c) Il nostro Istituto si trova in una si-tuazione difficile: non voglio annoiarvia descriverla, ma certamente questanon ha indotto a prendere una deci-sione coraggiosa ed ha spinto a unadecisione prudente; posso chieder-vi una preghiera per i nostri 380 allievidel settore alberghiero che non han-no i laboratori nella loro scuola e pergli altri 70 che da via Codroipo homandato (con mia decisione perso-nale) in via Sulcis, perche li vi sono la-boratori adeguati al biennio tecnolo-gico, ma che torneranno in via Co-droipo per il triennio?d) Chiedero al Presidente del Consi-glio di Istituto (che non sara certa-mente contrario) di riportare all’o.d.g.la vostra richiesta e presentero la vo-stra lettera (vi pregherei di inviarlaanche per posta): certamente alcunegaranzie (per me ovvie, ma per qual-cuno, legittimamente no) in essacontenute (la temporaneita della ri-chiesta e la vigilanza degli educato-ri) sono fattori che potrebbero faremutare la decisione;e) E’ opportuno che la Parrocchiarinnovi la richiesta alla Provincia, eche questa fornisca quanto menoun parere (non mi risulta lo abbia finoad ora fatto): occorre ricordare che ela Provincia che paga luce, acqua eservizi, il suo parere non e superfluo;

f) Infine, vi chiederei di essere certiche non si tratta affatto di “niet” ver-so i cattolici: al contrario, forse e lapreoccupazione che se si dice “da”a qualcuno, occorre dire “da” a tutti;e questo e, per una scuola, davverocomplicato a farsi.Vi ringrazio per la cortesia e saluto voie don Fabrizio con stima e simpatia

Vincenzo Porra

Sorvoliamo volentieri su alcune con-traddizioni contenute nella lettera, easpettiamo i fatti, caro Preside. Nelfrattempo preghiamo per una cosa:perchè ciascuno faccia il suo dovere.

Caro direttore,leggo su un quotidiano dell’isola lanotizia che un professore/preside,con il pallino dell’integrazione, deci-de di non far partecipare ad una ma-nifestazione a carattere forse religio-so, due classi della scuola, sul pre-supposto che alcuni studenti di di-versa estrazione religiosa (mussul-mani nel caso concreto). Si badi be-ne una manifestazione tesa ed or-ganizzata al fine di ricordare i cadutiin guerra il 4 novembre.L’accaduto ha dell’incredibile per-ché proposto da insegnanti che in-tendevano così “integrare” i giovanidelle classi; decisione presa malde-stramente ( come quando si decidesulla pelle della scuola e dei giovani!)di fatto un chiaro esempio di non in-tegrazione, vera e propria ghettiz-zazione per tutti i giovani delle clas-si, checché ne dica lo storico chia-mato ad esprimere il suo pensiero: hainteso sostenere come normale edovuta l’imposizione della rinunciaagli studenti alla loro identità religio-sa (una imposizione di stampo poli-tico laicista antireligiosa di altri tem-pi). Io che insegnante non sono, ri-tengo che una vera integrazione po-teva proporsi organizzando una ma-nifestazione che contemperasse lediversità religiose dei giovani, da te-nersi ad esempio avanti alla stele del

milite ignoto, ove i rappresentanti deidue gruppi di studenti, anche se-guendo propri riti potessero espri-mersi sulla guerra ed i danni incalco-labili che comporta. O anche chie-dendo ai giovani di diversa estrazio-ne religiosa se intendessero parteci-pare a quella manifestazione (od ai lo-ro genitori): per rispettarsi tra loro de-vono imparare a stare insieme, anchenel corso delle manifestazioni di di-verso culto e paese. Assurdi com-portamenti che troviamo financhenella asserita libera Norvegia oveuna giornalista della TV nazionale èstata licenziata in quanto presenta-tasi in una trasmissione con una pic-colissima croce al collo; fatto questoche ha scatenato le ire di una mino-ranza di diversa estrazione religiosa.Operosità del tutto assurda e irrazio-nale, anche perché dimostrante unaintegrazione mai avvenuta, o non vo-luta da parte di quella minoranza;una scarsa democraticità, forsancheuna voluta ghettizzazione di cristiani.Fa parte della democrazia che ognu-no si vesta come crede (se non ol-trepassa la linea del pudore) e cheuna maggioranza organizzi una ma-nifestazione nei limiti del lecito; atte-so che una piccola croce od unamessa non possono considerarsi of-fesa o mancanza di rispetto. La veraragione è che i temi religione e giovanisono diventati tabù e scottanti e ledecisioni prese in maniera frettolosae maldestra: quando il nostro mini-stro ha deciso di proporre le ore disessuologia nelle scuole medie cer-tamente non ha pensato alla diversitàdi religione, ancor meno alla diversitàdi maturazione degli studenti.

Carlo Ponticelli

Totalmente d’accordo (sn).

Caro direttore,abbiamo accompagnato Beppe nelsuo ultimo viaggio; proprio lui, cheaveva sempre il trolley al seguito, cheincontrandoci sulle scale diceva di

voler avere sempre la valigia pronta,che prima o poi per lui sarebbe arri-vato un treno: il suo. Venerdì mattinalo aveva svegliato il piccolo Filippo,infilandosi nel letto tra lui e Alessan-dra, felice di riaddormentarsi tra i ge-nitori; e Beppe gli aveva sussurrato:“Ricòrdati, Filippo, che papà ci saràsempre, anche se non lo vedi, io cisarò sempre”. Beppe era prepara-to, lui, ma noi no! Noi, che nel con-dominio lo vedevamo spesso affati-cato, andando e tornando da casaalla macchina, da lì di nuovo a casa,e così via. Sulle scale, sempre, in-contrandolo, incontravamo il suo sor-riso aperto e ironico: se la prendevabonariamente con le fatiche della fa-miglia, ma si vedeva che la amava,come amava tutti noi. E si fermavacon i nostri figli, informandosi su co-sa facessero, cosa li appassionasse,come un padre che allargava a di-smisura la sua paternità, e questo gliriusciva benissimo e senza alcunafatica. Diceva sempre di essere unmiracolato dal Cielo, dalla bontà di-vina: lo aveva infatti salvato da unaemorragia che avrebbe portato viachiunque; lui, no! Dio gli ha quindi, eci ha, regalato 26 anni ancora tra noi,e con Alessandra, e i suoi figli, e gli al-tri che ha idealmente adottato, nelnostro condominio, come fosserosuoi. E allora noi tutti, in questo pic-colo condominio che ha avuto la for-tuna di conoscere lui, la sua famigliabella e numerosa, la loro testimo-nianza, vogliamo ringraziare il Signoreche ce lo ha lasciato in tutti questianni, e lo vogliamo ricordare come luipreferiva sempre farsi riconoscere ericordare: il suo caldo e affettuososorriso. Arrivederci, Beppe.

Un condomino di via Borea

Grazie, di cuore, per la testimonian-za immediata della grandezza di unuomo. Sono questi i fatti che porte-remo sempre nel cuore: fatti di ami-cizia, di cui questo giornale è stato te-stimone continuo (sn).

uscito nelle scorse settimane il vo-lume “Il Settecento in Sardegna trafede e storia”, curato da padre Fa-brizio Congiu e contenente gli atti

del convegno di studi sul francescanesimoin Sardegna svoltosi a Laconi il 12 maggiodello scorso anno. Il libro,uscito per i tipi della colla-na della Facoltà teologicadella Sardegna, è uno stru-mento imperdibile percomprendere meglio ilcontesto storico e cultura-le in cui visse ed operòSant’Ignazio da Laconi,attraverso i saggi dedicatialla sua figura scritti daTonino Cabizzosu, Gianni Murgia, UmbertoZucca e Antonio Piras, tutti molto profondi e

Uno scrigno prezioso

fecondi di riflessioni.Si tratta di un volume che - come scrive Rai-mondo Turtas nella prefazione - “si trova inbuona compagnia”: il riferimento è alla mo-numentale opera di padre Leonardo Pisanu(il frate recentemente scomparso) su I Fratiminori in Sardegna, composta di ben 18 vo-lumi e all’opera di padre Umberto Zucca sui

Frati minori conventuali.Attraverso la ricostruzione della società del-l’epoca, il volume curato da padre Congiu per-mette di capire bene in quale contesto il santocappuccino formò la sua coscienza, in un am-biente evidentemente permeato da sentimen-ti profondamente religiosi, e un approccio al-la vita certamente intriso di devozione popo-

lare e di fede autentica.“Non si può fare riflessione teologica - avverteinfatti mons. Cabizzosu - senza un’adeguataanalisi storica, non si può cogliere la sua ma-trice spirituale e il carisma che ha guidato lasua esistenza senza un’adeguata ricostruzionedei maggiori fermenti spirituali e sociali pre-senti nell’arco di tempo in cui visse”. “I santi so-no coloro che meglio dei vescovi, dei preti e deireligiosi - conclude il direttore dell’Archiviostorico diocesano di Cagliari - hanno saputogettare un ponte tra Chiesa e società sarda, fa-cendo propri i problemi della gente, rimboc-candosi le maniche e indicando valori moltoalti”.La memoria storica della Chiesa va difesa econservata anche a costo di sacrifici, perchè èla storia di un popolo: questo libro ne è una te-stimonianza palpitante.

“il Settecento in Sardegna tra fede e storia”, di Fabrizio CongiuÈdi SERGIO NUVOLI

Page 11: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DI CAGLIARI 11domeniCa 24 novembre 2013 iL PortiCo

Sulaiman Hijazi con il giocatore del Cagliari Andrea Cossu.

editoriaL’eco del Regionale,un nuovo numero

L’ALLEGATO AL NUMERO 42

«Non camminate da soli!». È conquesta esortazione di Papa Fran-cesco, ripresa dal discorso pro-nunciato ai seminaristi del Semi-nario regionale in occasione dellavisita a Cagliari, che viene titolatol’editoriale dell’ultimo numero delperiodico L’Eco del Regionale, or-gano di studio, formazione e colle-gamento del Pontificio SeminarioRegionale Sardo, la cui pubblica-zione è ripresa due anni e mezzo fa.A scriverlo è monsignor Gian Fran-co Saba, rettore del Seminario re-gionale: ripercorrendo le due oretrascorse da Papa Francesco nelSeminario di via Monsignor Parra-

guez, l’articolo offre dei fotogram-mi ricchi di spunti e messaggi per lariflessione sulla formazione sacer-dotale. Con un inserto speciale sul-la visita di Papa Francesco a Ca-gliari ed un ricordo di monsignorEfisio Spettu, il numero di novem-bre, oltre alle consuete rubriche, trale quali quella dedicata alle recen-sioni bibliografiche, è ricco di articolisulla vita in seminario e sulla Chie-sa sarda, tra cui un’intervista amonsignor Ignazio Sanna, arcive-scovo di Oristano, sulla realtà so-cio-economica sarda.Scritto interamente dai seminaristie dagli animatori del seminariomaggiore, L’Eco del Regionale siinserisce nell’ambito delle attivitàdel Progetto educativo del Semi-nario, realtà pedagogica ed eccle-siale che, anche attraverso questostrumento, dimostra di saper af-frontare le sfide della cultura digi-tale, in piena sintonia con l’identitàdella missione sacerdotale e con lefinalità formative dello stesso se-minario. «La redazione del giorna-le – afferma monsignor Gian Fran-co Saba – si presenta come un la-boratorio di pensiero, ancor primache di composizione di testi o dinotizie, spazio di incontro e di con-fronto, rispettoso dell’umana inte-riorità e di un costante esercizionella distinzione tra opinioni frutto dimode e di emozioni e nella ricercadella verità e dei valori dell’umane-simo cristiano». Un progetto for-mativo elevato e impegnativo quel-lo dell’organo di informazione delSeminario regionale, ma colmo difiducia nelle energie spirituali e in-tellettuali dei giovani seminaristi,impegnati anche nella gestione delproprio sito internet (www.semina-rioregionalesardo.com).Quanti sono interessati a ricevereuna copia de L’Eco del Regionalepossono richiederla telefonando alnumero 070.504768 oppure in-viando una e-mail a [email protected].

Franco Camba

Personaggi. Parla il portavoce della comunità musulmana di Cagliari, Sulaiman Hijazi.

L PORTAVOCE DELLA Comunitàmusulmana di Cagliari, Sulai-man Hijazi, spiega a Il Porticole differenze esistenti tra i Pae-

si a maggioranza islamica rispettoai temi della libertà religiosa, e qua-li sono i punti d’incontro tra l’Islame le altre religioni.Cosa pensa degli Stati che non con-sentono l’espressione libera del pro-prio credo?Per rispondere a questa domandapartirei dalla mia terra, la Palestina,e in particolare dalla mia città, He-bron, dove risiedono 17 cristiani.Abbiamo una bellissima chiesa,grande quanto quella di Monte Ur-pinu. A Betlemme, per ogni mo-schea c’è una chiesa. In Giordania,solo ad Amman sono presenti 8chiese, e in Egitto il 30% della popo-lazione è cristiana. C’è un grande ri-spetto reciproco: quando sentonoil richiamo alla preghiera del Muez-zin, i cristiani spengono, ad esempio,l’autoradio. Chi compie gesti vio-

IMATTEO MELONI

lenti, come bruciare le chiese o uc-cidere cristiani, non lo fa in nomedell’Islam, ma di una logica di mor-te estranea alla nostra religione. Può spiegarsi meglio?Certi detti del Corano sono moltoforti, e se vengono mal interpretati,non capendo la storia della frase pre-sente nel nostro Libro sacro, si arri-va a compiere azioni malvagie, co-me quelle dell’11 settembre. I pro-blemi esistono negli Stati governatisecondo la tradizione; mi riferisco, inparticolare, ad Arabia Saudita e Af-ghanistan. Questi Paesi sono lette-ralmente in mano a beduini. Allar-gando il discorso alla condizionedella donna, se nell’antichità il ge-nere femminile era consideratoquello debole, secondo questi po-poli oggi ancora è, e dev’essere, co-

sì. È bene ricordare, però, che nelmondo arabo contemporaneo inpolitica è presente il 15% delle don-ne, mentre in Italia solo il 3%: perquesto ritengo che non si possa ge-neralizzare quando si trattano certiargomenti, ma è necessario analiz-zare, Paese per Paese, quali sono levarie realtà.Che valore può avere, per il bene del-la società, il dialogo tra cattolici emusulmani?Sono in tanti a non credere nel dia-logo, ma già con la recente elezionedi Papa Francesco vedo nuove pro-spettive nei rapporti tra il mondocattolico e quello musulmano. Sonoconvinto che Francesco sia l’uomogiusto al momento giusto: una figu-ra sobria, umile, capace di unire enon di dividere. È la figura che do-

“Con Papa Francesco nuove prospettivedi dialogo tra i cattolici e i musulmani”

vrebbe rappresentare ogni religio-ne: non una persona intoccabile, mache sta tra la gente. Saranno tantis-simi i cristiani che torneranno a pra-ticare la loro fede. Questo ha riflessianche verso le altre confessioni. Esono tanti i punti d’incontro tra ilcredo cattolico e quello musulmano.Quali?Fondamentalmente le due religioninascono dagli stessi principi; nell’I-slam, Gesù è uno dei profeti più im-portanti, e Maria la donna più pura.I capi musulmani di Milano, Geno-va e Roma negli ultimi mesi hannopreso parte a numerosi eventi di ca-rattere interreligioso con la Chiesa.Le questioni sociali sono quelle checoncretamente faranno la differen-za, perché sia i cattolici che i musul-mani credono nel miglioramentodella vita delle persone. C’è da direche la comunità musulmana italia-na, giovane e formatasi abbastanzarecentemente, è povera. Questocomporta una serie di situazioni dif-ficili da gestire. Per quanto riguardala sfera prettamente religiosa, adesempio, manca ancora un Imamche riunisca l’intera comunità ita-liana, e anche questo è un problema.In Francia, dove i flussi migratori dalmondo arabo – e non solo – ha por-tato a situazioni e realtà completa-mente differenti, i musulmani pre-senti sono numerosissimi, e c’è unadiversa concezione anche della di-versità religiosa, dei costumi, e delmodo di rapportarsi dello Stato fran-cese con la comunità.

A Milano, Genova e Romasono numerosi i momentiinterreligiosi di confronto.Il problema degli Statigovernati secondo la tradizione, come ArabiaSaudita e Afghanistan

n fondo, la Sardegna non è mol-to diversa dalla Palestina, anchese qui non ci sono i check-

point…”, sorride Sulaiman Hijazi,portavoce della Comunità Musul-mana di Cagliari. In Sardegna dal2006, Sulaiman racconta, per la pri-ma volta, la sua storia di vita, che siintreccia in un melting pot fatto diesperienze felici, tragiche, e costrut-tive. “Il primo giorno di scuola gene-ralmente i bambini piangono per l’e-mozione, o perché fanno i capricci.Io e i miei compagni, invece, piange-vamo dalla paura perché i militariisraeliani iniziarono a sparare controla scuola: ancora non sappiamo ilmotivo di quel gesto. Vivere senza si-curezze – continua Sulaiman – ti se-gna per tutta la vita. Per fortuna, es-sendo cresciuto in una famiglia uni-ta e numerosa, ho sempre avuto laforza di andare avanti nonostante ledifficoltà”. Ricorda con dolore i gior-ni successivi all’attentato della mo-schea di Hebron, la sua città, al qua-le seguirono 45 giorni di coprifuoco, di

cui 18 senza poter mai uscire di casa.In tanti morirono di fame e di stenti,perché non ci si poteva rifornire nem-meno dei generi alimentari. Con ladecisione dell’esercito israeliano ven-ne intaccato il tessuto sociale dellacittà: un lungo coprifuoco segna l’e-conomia, e la vita della gente. Nell’a-dolescenza, Sulaiman si appassionòalla musica, divenendo membro diun gruppo che suonava canzoni pa-triottiche. “Un giorno arrivò a casauna lettera dell’esercito. Convocaronomio padre in caserma, e un generalegli disse che se non avessi smesso dicantare, gli sarebbe stato ritirato ilpermesso per andare a trovare la so-rella a Gaza. Così, il mio sogno musi-cale si infranse”. Dopo tale delusio-ne, portò avanti studi di carattere re-ligioso, fino a quando decise di emi-grare in Europa per non pesare sullafamiglia. “Lasciare la Palestina – rac-conta Hijazi – è stato il momento piùduro della mia vita, come lasciarerealmente una parte di me stesso”.Lavorerà in Francia, in Germania, inSvezia, per poi scegliere di stabilirsiin Sardegna. “A Cagliari ho subito

“Paghiamo il pesodella disinformazione”

MAT. MEL.

I chiesto della comunità musulmana.All’epoca la situazione era terribile:la sala di Via del Collegio era mal or-ganizzata, e con poca cura per la pu-lizia – ricorda l’attuale portavoce –.Serviva, soprattutto, una guida cheportasse avanti le istanze dei musul-mani residenti in città. Specialmentedopo l’11 settembre, era necessariospiegare che i gesti compiuti dai ter-roristi non avevano nulla a che farecon l’Islam: ancora oggi paghiamo ilpeso della disinformazione. Si parlasempre dell’Islam come della religio-ne che mette regole ed obblighi. Non ècosì: vivere da musulmano è seguire ilnormale rispetto verso la vita. Ho duesorelle: una mette il velo, l’altra no.L’Islam lascia libertà di scelta all’in-dividuo, che sia maschio o femmi-na”. E a Cagliari, così come in altregrandi città, la questione della co-munità islamica sta divenendo sem-pre più importante perché il numerodi fedeli cresce di giorno in giorno.

“Non c’è abbastanza spazio nell’at-tuale centro di preghiera, e siamo co-stretti a pregare per strada: in estatesotto il sole, e d’inverno sotto la piog-gia. Ma sono convinto che un giornoCagliari avrà la sua moschea”. Sonoanni che si discute sui fondi per la co-struzione di un luogo di culto per imusulmani. “La colpa di questa si-tuazione è da spartire al 50 per centotra comunità musulmana e Comune– sostiene Hijazi –. Spesso, noi siamoi primi a dividerci sulle scelte impor-tanti. Al tempo della giunta di EmilioFloris c’erano i soldi pubblici per la co-struzione della moschea, ma non lavolontà politica. Ora non ci sono piùle risorse economiche statali, e conl’elezione di Massimo Zedda crede-vamo che ci sarebbe stato un cam-biamento di rotta. Quando il Sultanodell’Oman venne in visita a Cagliari– racconta Hijazi – gli scrissi una let-tera nella quale spiegavo la situazio-ne della nostra comunità. Inaspetta-tamente il Sultano rispose, affer-mando che avrebbe contribuito allacostruzione della moschea in città so-lo ed esclusivamente se il Comunefosse stato propenso a darci le con-cessioni, e se avessimo avuto, o indi-viduato, un terreno sul quale eriger-la. Purtroppo – conclude il portavocedella comunità – non abbiamo vistol’intervento concreto del Sindaco sul-la questione: basterebbe una chia-mata al Sultano, e i tempi per la co-struzione della moschea si accorce-rebbero repentinamente”.

La speranza di avere un giorno un luogo per pregare

Page 12: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DELLA DIOCESIiL PortiCo domeniCa 24 novembre 201312

IUNTA AL XXXIV ANNO divita la Scuola di forma-zione per catechisti diSestu ripropone i suoi

appuntamenti formativi. “Alla ba-se dell’iniziativa – ha detto FrancoUsai, diacono permanente dellaparrocchia di San Giorgio e ani-matore della Scuola - c’è la forma-zione permanente con una chiaraaccentuazione catechistica chetende a promuovere una menta-lità nuova che favorisca l’organi-cità e la sistematicità della forma-zione dei catechisti”.I partecipanti alla scuola proven-gono dalle parrocchie di Sestu,San Giorgio martire e Nostra Si-gnora delle Grazie, da quelle di SanSebastiano ad Elmas, di San Seba-stiano ad Ussana e di San Tarcisioa Pirri. I docenti sono della Facoltàdi Teologia e dell’Istituto di Scien-ze Religiose, che nel corso delle le-zioni proporranno, ai circa 70 - 80partecipanti, temi che attingonoda diverse discipline: dalla SacraScritture alla Liturgia, dalla Meto-dologia alla Pedagogia fino alla

ROBERTO COMPARETTI

Un progetto integrato nella diocesiper offrire formazione permanenteRipartono i momentiproposti dall’iniziativaorganizzata di concertocon l’Ufficio catechistico.I docenti dalla FacoltàTeologica e dall’Istituto di Scienze religiose

Teologia Dogmatica. Al termine diogni è previsto un esame scritto,mentre alla fine del terzo anno siconsegue l’attestato di catechista. Alla consegna degli attestati an-che quest’anno era presente l’Ar-civescovo, monsignor Arrigo Mi-glio che, dopo la celebrazione eu-caristica in parrocchia nel vicinosalone di San Giorgio, prima di da-re i diplomi, ha voluto ricordarel’importanza della formazionenon solo per i catechisti. “Il PadreNostro ed il Credo che andrete adapprofondire quest’anno – ha af-fermato l’Arcivescovo - non sonosolo delle formule o delle parolema sono condensato di Vangeloche deve tradursi in esperienzaquotidiana. Vivere ciò che il Van-gelo ci suggerisce e testimoniarlo atutti: è l’esperienza che voi cate-

chisti, noi pastori ed i credenti tut-ti devono portare avanti. La vostraScuola deve indirizzarsi su questastrada”.Nella sua riflessione monsignorMiglio, da fine biblista, ha propo-sto anche una breve disamina sul-le differenze del Credo, nelle sueversioni: quello niceno costanti-nopolitano ed il simbolo apostoli-co. Due versioni ma un’unica so-stanza al di là delle formule: quel-la del Credo che deve essere fattapropria da tutti.Una scuola, come quella di Sestu,trova le sue fonti bibliografichenella Bibbia, nei documenti delConcilio Vaticano II, in quelli delConcilio Plenario Sardo, nei cate-chismi CEI, nel direttorio Genera-le per la catechesi, nel testo “Il rin-novamento della Catechesi”, nel

G

Catechismo della Chiesa Cattolicae negli Orientamenti Pastorali del-la CEI.“La scuola – ha concluso FrancoUsai – è realizzata grazie alla col-laborazione di tutti i parroci cheinviano i catechisti per la forma-zione e che quindi dimostrano dicredere nel progetto. La nostrarealtà è organizzata sempre di con-certo con l’Ufficio catechistico dio-cesano e con quello delle scuole, ilcui direttore è responsabile anchedella nostra Scuola di Catechi-smo”. Un progetto integrato nella vitadella Diocesi che vuole offrire spa-zi formativi per chi desidera cre-scere: da 34 anni questo è il finedella scuola per catechisti di Se-stu.

Iniziative. i catechisti di cinque parrocchie allla XXXiv edizione della Scuola aperta a Sestu.brevi

Esercizi spiritualicon padre Deidda

POZZO DI SICHAR 1 DICEMBRE

L’Opera Esercizi Spirituali di Ca-gliari informa che dalle ore 16 disabato 30 novembre al pranzodella domenica primo dicembre,padre Enrico Deidda sj (nella foto)terrà il Ritiro di Avvento sul tema:“Maria va da Elisabetta: e il tuocammino ver-so il Natale?”.Il luogo sarà laCasa di Eser-cizi Spirituali“Pozzo di Si-char” loc. Ca-pitana – via dei Ginepri, 32 Quar-tu S. Elena (tel. 070 805236)Per informazioni e adesioni: Ma-risa tel. 070 403108.

Nelle immagini, due momenti della presentazione.

Conclusionedell’Anno della fede

IL 24 NOVEMBRE ALLE 17

Domenica 24 novembre alle ore17, nella Cattedrale di Cagliari,si terrà la celebrazione eucaristi-ca presieduta dall’Arcivescovoin occasione della festa di CristoRe e della conclusione dell’Annodella fe-de. In questac i r c o -stanza sicelebreràil manda-to dioce-sano aglioperatoripastorali dei diversi ambiti diazione ecclesiale. Nell’occasione mons. Miglio faràdono a tutti i presenti dell’enci-clica Lumen Fidei del Santo Pa-dre Francesco.

Page 13: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DI CAGLIARIdomeniCa 24 novembre 2013 iL PortiCo 13

Personaggi. Dialogo aperto con Michele Antonio Ziccheddu, maestro iconografo sassarese, sull’arte visiva.

ICONOGRAFIA È UN cam-mino di fede, prima cheun percorso artistico, èmolto esigente e richie-de le giuste motivazio-

ni”. Questo il punto di partenza perparlare di iconografia con Miche-le Antonio Ziccheddu, giovanemaestro iconografo sassarese chesu quest’arte tiene da alcuni annicorsi tra l’Emilia e la Sardegna.Come si sviluppa la sua passioneper l’arte iconografica?Fin dalla mia infanzia, grazie almaestro delle scuole elementari:ottimo pittore, mi seppe trasmet-tere l’amore per la pittura comeper la letteratura. Mi accorsi presto

L’di riuscire a esprimere bene i mieipensieri e i miei sentimenti attra-verso questi due linguaggi. A que-sto si affiancò più tardi un deside-rio crescente di preghiera e spiri-tualità che sfociò nella scelta di en-trare in un Ordine religioso dovecontinuare un cammino di ricercavocazionale. Durante gli anni diformazione ebbi la grazia di poterfrequentare un corso di Teologiadell’Icona con il prof. GiancarloPellegrini in Facoltà teologica a Bo-logna, dove poi ho conseguito il

baccalaureato in Teologia. Nel fre-quentare i corsi d’iconografia, nel-lo studio, nella preghiera e nel con-fronto con iconografi di alto livel-lo, iniziai a capire che il Signore mistava chiamando a servirlo pro-prio su questa via di santità. Un'al-tra esperienza fondamentale perle mie scelte di vita fu un viaggio-studio sul Monte Athos.Che cosa accadde?Nel dialogo con i monaci e gli “zoo-grafi” – maestri iconografi che di-rigono i laboratori, veri maestri di

Per capire tutti i segreti dell’iconografia,la strada alla Bellezza possibile per tutti

vita spirituale – scoprii e imparaiche l’Iconografia è parte integran-te della spiritualità della Chiesa eche non è solo un’arte decorativa asoggetto religioso, ma è l’arte sacraper eccellenza, l’arte liturgica, chesi comprende solo all’interno del-la vita liturgica della Chiesa. In se-guito, confrontandomi col mio pa-dre spirituale, capii che, se vera-mente sentivo che il Signore michiamava a percorrere questa “Viadella bellezza”, dovevo dedicare lamia vita in maniera esclusiva al-l’Iconografia. Cos’è un’Icona?Il termine “icona” deriva dal greco“eikon”, che significa “immagine”,da cui “iconografia”, cioè “Scrittu-ra dell’Immagine”, dove per “scrit-tura” s’intende l’atto proprio diesecuzione di un’icona che, es-sendo un trattato di teologia a co-lori, richiede di essere scritto conun particolare linguaggio simboli-co e conseguentemente letto nel-la maniera corretta, anche perchéogni icona si fonda sulla SacraScrittura, per cui gli antichi maestriparlavano anche di “dipingere laParola (di Dio)”. Il termine greco“graphein”, infatti, indica sia l’atto

dello scrivere che quello del di-pingere. Oltre che alla Sacra Scrit-tura l’icona è inscindibilmente le-gata alla Tradizione della Chiesa.Come nasce?L’icona come tale nasce dalla pre-ghiera e senza la preghiera non vipuò essere una vera icona: perquesto motivo anticamente gli ico-nografi digiunavano e pregavanofino a quando lo Spirito Santo –iconografo divino poiché è coluiche opera l’Incarnazione del Fi-glio, Immagine (icona) del Padre– non scriveva nella loro animal’Immagine divina da dipingere.Attraverso una lunga e continuaesperienza di studio, fede e pre-ghiera, l’immagine prende formanell’interiorità della persona chepuò rappresentarla esteriormentecon la materia solo dopo averla di-pinta interiormente. Un’icona nonnasce quindi solo dalla copiaturameccanica di modelli antichi o dalsemplice accostamento e compa-razione di modelli, ma scaturiscedall’anima dell’iconografo cherappresenta, nella luce della Tra-sfigurazione, prefigurazione dellaGloria del paradiso, la Bellezza diDio.

ARTE ICONOGRAFICA, comespiega il maestro MicheleAntonio Ziccheddu, èprofondamente intrisa di

simbologia, tanto nei materialiquanto nelle immagini rappre-sentate: “Le tecniche classichedella pittura su tavola si riduconosostanzialmente alla tempera auovo e all’encausto, oggi utilizza-to raramente per via delle diffi-coltà tecniche che presenta. Ne èun esempio l’icona del Cristo Pan-tokrator conservata al monasterodi santa Caterina al Sinai. Primache su tavola l’iconografia cristia-

na si sviluppa su affresco e mosai-co, e solo in seguito le icone di-ventano “trasportabili”. Tutto nell’icona ha valore simbo-lico: il legno della tavola rimandaa quello della Santa Croce e del-l’Arca dell’Alleanza, poiché desti-nato a ospitare la Presenza divi-na; la tela che s’incolla sulla tavo-la rimanda alla Sindone e ai liniche avvolsero il corpo di Cristonella deposizione; il gesso che vie-ne posto sulla tavola telata ripor-ta alla memoria la solidità dellaroccia e della “pietra angolare”,che è Gesù, come pure la pietrasepolcrale su cui è adagiato il cor-po del Signore. L’uovo che si mi-

Un’arte anticaintrisa di simbologia

FRA. FUR.

L’

schia ai pigmenti minerali naturalirimanda alla simbologia della vitae della risurrezione. Ogni coloreha poi un suo significato specifico:il rosso il martirio, il bianco la pu-rezza, il blu la trascendenza divi-na, il verde la vita, il nero la mortee gli inferi. L’oro si usa per indica-

re la Luce divina, la gloria. Ognisanto ha i suoi colori e le sue ca-ratteristiche specifiche che loidentificano e aiutano a ricono-scerlo”.Chi volesse avvicinarsi a quest’ar-te può partecipare a corsi specifi-ci: “Quello di base, per princi-

pianti, è aperto a tutti, in partico-lare a chi ha un ruolo formativonella Chiesa – precisa il maestroZiccheddu – ma chi vuole parteci-pare deve accettare determinateregole, come la preghiera, il silen-zio e il raccoglimento durante ilcorso, e deve dimostrare perlo-meno il desiderio di impegnarsiin una più profonda ricerca di fe-de. Non sono richieste particolariesperienze artistiche, anche per-ché le tecniche pittoriche usate iniconografia sono totalmente dif-ferenti da quelle comunementeconosciute. Una buona attitudi-ne al disegno, sia tecnico che arti-stico, può aiutare, ma all’inizionon è fondamentale. Per chi inve-ce dopo il primo corso vorrà pro-seguire in questo cammino e fre-quentare i corsi di livello superio-re, sarà valutato se è in grado dipoter andare avanti e, nel caso,quale percorso di studio conven-ga, sia sotto l’aspetto teorico chepratico: più si va avanti e più lapreparazione teologico-spiritualee tecnico-artistica deve crescere”.

Ogni particolare ha un significato che va oltre l’opera

Michele Antonio Ziccheddu, giovane iconografo sassarese.

FRANCESCO FURCAS

Nelle immagini un verotrattato di teologiada studiare con moltacura e attenzione.Insostituibile la preghiera,da cui l’icona nascee prende pian piano forma

Sabato 16 novembre, a Villasor - San Biagio -, abbiamo avuto la solenne celebrazione delle Sante Cresime di40 ragazzi-adolescenti: il nostro Vescovo mons. Arrigo Miglio ci ha trovati ben accoglienti e e in grande attesa,nella parrocchiale, e tutto il rito liturgico si è svolto nel fervore e nell'attenzione religiosa dell'assemblea che, co-me in tanti altri momenti hanno gremito la nostra bella chiesa, rinnovata per l'occasione, e ben luminosa con lagioia dei nostri cresimati, delle loro famiglie e del nostro popolo, in particolare dei nostri Catechisti che hannovisto coronato il loro impegno costante, durato parecchi anni: per loro e per i ragazzi e per tutta la Comunità,chiediamo ancora tante benedizioni e l'abbondanza di doni del Divino Spirito Santo, tanto preziosi e necessa-ri e sempre ben accolti da tutte le categorie del nostro popolo sorrese.

I catechisti col parroco don Salvatore Collu

Cresime a Villasor: grande attesa e fervore religioso

Page 14: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

14 IL PORTICO DEI PAESI TUOIiL PortiCo domeniCa 24 novembre 2013

ONOSTATEASSEGNATEnellaparrocchia di S. Isidoro aSinnai le borse di studioin onore di monsignor

Erasmo Pintus, il parroco fondato-re della comunità nell’omonimorione del paese.“Nel corso della solenne inaugura-zione dell’Anno Catechistico – hadetto il parroco don Walter Onano -alla presenza di genitori e bambini,abbiamo assegnato le borse di stu-dio intitolate alla memoria del caromonsignor Erasmo. Il concorso, diconcerto con l’associazione dellascuola materna “S. Isidoro”, è desti-nato ai bambini ed ai ragazzi dellescuole elementari e medie inferio-ri. Lo abbiamo indetto perché vo-gliamo onorare la memoria delcompianto e amato parroco mon-signor Pintus, venuto a mancare treanni fa. Vogliamo ricordarne e ri-scoprirne il forte messaggio educa-tivo e culturale, che ha sempre vo-luto trasmettere ed infondere neiragazzi”.Monsignor Erasmo Pintus ha fon-dato e guidato la comunità dal 1968al 2009. Per ben 42 anni è stato rife-rimento per quella zona di Sinnai,che è man mano cresciuta semprepiù, per via dell’espansione urba-nistica.“La figura di monsignor Pintus è unmodello da seguire – ha affermatoancora don Walter - è stato e puòancora essere un esempio per legiovani generazioni. Ai ragazzi au-guro di imparare i valori dell'impe-gno, della coerenza e della tenacianel lavoro, come dell'onestà e della

R. C.

Un modo per incentivare lo studioe sostenere con fiducia i più giovani

solidarietà nei rapporti con gli altri,tutti elementi presenti nell’operatodel compianto monsignor Erasmo”.Altro obiettivo dell’iniziativa avvia-ta dal parroco è quello di incenti-vare nei giovani la prosecuzione de-gli studi. Infatti i premi in denarosono buoni acquisto per libri scola-stici e materiale didattico. L’idea delparroco è quindi quella di sostene-re, di valorizzare e di premiare il me-rito scolastico fra i ragazzi e le fami-glie della parrocchia sinnaese. Tra i vincitori per l’anno scolastico2012/2013 tre bambini delle scuoleelementari, e tre ragazzi delle scuo-le medie. Tra loro Rebecca Spanuche così racconta del premio rice-vuto. “Credo – dice – che la figura didon Erasmo sia stata importanteper Sinnai. Per noi della parrocchiadi Sant’Isidoro è stato un riferi-mento per tutti. Voglio continuaread impegnarmi a scuola così come

ci chiede don Walter, perché prepa-randoci bene riusciremo ad affron-tare meglio le cose quando andre-mo alle scuole medie e poi alle su-

Speriori. Saremmo preparati e quin-di studieremo meglio”.Dello stesso parere anche LorenzoAlberti, uno dei tre premiati per lascuola media. “Sono contento per ilpremio ma ancor di più per i risul-tati a scuola. Mi piace sapere chequanto riesco a realizzare sia in li-nea con ciò che il nostro don Era-smo ci diceva sempre, “Studiateperché vi servirà di certo”. È quelloche sto cercando di fare anche per-ché i miei genitori sono contenti”.Anche se fuori concorso, don Walterha voluto rinnovare quest’anno ilpremio a due giovani delle scuolesuperiori, collaboratori attivi nellavita parrocchiale, distintisi per l'im-pegno e i risultati raggiunti. I pre-miati sono Marini Marta e Uda Mat-teo. Un ulteriore motivo di ricono-scenza per la comunità parrocchia-le che continua ad essere riferi-mento per giovani e adulti di Sin-nai.

Iniziative. assegnate nella parrocchia di Sant’isidoro le borse di studio intitolate a mons. PintusstampaL’informazione sardaè in emergenza

LA NUOVA CHIUDE A CAGLIARI

Come anticipato su queste co-lonne dal segretario della Federa-zione Nazionale della Stampa Ita-liana, Franco Siddi, non è un belmomento per l’informazione inSardegna.

Alla chiusura di SardegnaQuoti-diano e di alcune altre realtà edi-toriali, si affianca ora la cancella-zione delle pagine de La NuovaSardegna dedicate a Cagliari, ela profonda revisione de L’UnioneSarda, che dal 10 dicembre avràuna nuova foliazione e una nuovastruttura, con cambiamenti signi-ficativi nella distribuzione dei col-leghi nei reparti del giornale.Il quotidiano di Sassari, sotto laguida peraltro saggia ed equili-brata di Andrea Filippi, cede le ar-mi all’omologo cagliaritano, che -come detto - vedrà una nuova ri-partizione delle pagine.I colleghi che finora si occupa-vano delle cronache cagliarita-ne vengono distribuiti in questigiorni in altre parti: chi alla politi-ca regionale, chi al web. Spiaceche colleghi con una grandissimaprofessionalità debbano affron-tare profonde modifiche nell’or-ganizzazione di un lavoro chehanno sempre mostrato di saperfare rispetto anche ai diretti con-correnti. Ma pare che - ultima-mente - queste siano doti pocorichieste e apprezzate, da piùparti, purtroppo.Resta tuttora sul campo anchel’amara vicenda di Sardegna1, latelevisione che l’imprenditore-banchiere Giorgio Mazzella avreb-be ceduto ad un trio di suoi di-pendenti, i quali dichiarano di nonessere in grado neppure di paga-re gli stipendi. Stimati e validi pro-fessionisti, già in contratto di so-lidarietà, non percepiscono lo sti-pendio da troppi mesi, nell’indif-ferenza quasi generale della so-cietà sarda. La redazione del tgdi via Venturi, guidata da MarioCabasino, sta inanellando nume-rosi giorni di sciopero, mentre nonsi contano quelli di assembleapermanente per protestare controla situazione, ma soprattutto atti-rare l’attenzione di una classe po-litica sorda ai troppi disastri la-sciati spesso da imprenditori conpochi scrupoli.In Regione sono troppo occupa-ti con le inchieste che squassanola tranquilla quiete, per occupar-si anche di queste vicende.

ASO ROSSO, ARIADAgiocolierepresentatore e pitone al col-lo. Gli occhi invece riman-

gono quelli di chi portando avanti latradizione riesce a far sognare ognigiorno centinaia di bambini in tut-ta l’isola. Il ritratto è di Priamo Casu,maestro circense che con tenaciamantiene in vita l’ultimo circo sar-do. Ospite per una serata nei localidella parrocchia del Carmine ad As-semini, Priamo è riuscito ancorauna volta nella magia di stupire unnutrito pubblico di bambini sempremeno abituati alla spontaneità del-le cose semplici e sempre più pri-gionieri di un mondo a misura disoli grandi. “Il nostro circo – rac-conta Priamo - è stato il primo circo

nato in Sardegna, parliamo infattidegli anni ’30 del secolo scorso. Ilfondatore fu mio zio e successiva-mente intorno agli anni ’40, persfuggire a un destino segnato nelleminiere, si unì anche mio padre Pie-ro del famoso circo Piero Bello-bel-lo. L’incontro con mia madre, delCirco Fiacca, ha fatto si che si con-solidasse negli anni questa tradi-zione. I più grandi si ricordano dinoi per il famoso cavallino Paolino,il cavallo che sa far di conto. Siamostati i primi e ora purtroppo rima-niamo l’ultimo circo sardo”. Uno spettacolo unico, dai sapori diun mondo di una volta che oggi confatica ci sforziamo di ricordare. “Inumeri che portiamo in scena – ri-vela il maestro – sono semplici maentusiasmanti. Dal mangiafuocoal-

Ad Assemini spopolala magia del circo sardo

MAT. VENT.

Nla comicità, senza trascurare Tom-masinoun altro cavallino capace digiocare con la matematica o i ser-penti. Il centro dello spettacolo peròsono i giochi con i bambini. Oggi ipiù piccoli hanno bisogno di essereprotagonisti nella vita e non spetta-tori. Sono abituati a stare davanti al-la televisione a guardare gli altri chesi divertono. Realizzare quindi unospettacolo dove loro sono i prota-gonisti che si mettono in gioco, siconfrontano in modo sano permet-te anche alle famiglie di andar viacon gli occhi lucidi per la bella sera-

ta”. I problemi però soprattutto inquesto periodo non mancano. “ L’o-stacolo più grosso sono le spese.Cerchiamo di affrontarle come me-glio possiamo. Non abbiamo un bi-glietto di ingresso per i più piccolima semplicemente un offerta. Sepoi un bambino non ha i soldi in ta-sca come è naturale entra lo stesso.Un altro problema preoccupante è ilrapporto con il territorio. Un tem-po era naturale lavorare con le scuo-le. Essere ospitati dalle scuole in mo-do da poter raggiungere quanti piùbambini possibile oggi è diventatomolto difficile. I direttori hanno di-menticato quanto fosse bello per lo-ro il circo da bambini. Troviamo ri-sposte invece nei parroci che si di-mostrano più sensibili nell’offriregli spazi”.A giudicare dall’entusiasmo dei piùpiccoli a fine serata, il Circo Sardopuò continuare il giro dei centridell’isola sicuro di far breccia. “ Lamagia – conclude Priamo – è que-sta. Con poco è ancora possibilefare sognare i bambini. Non c’è bi-sogno di grandi cose per un bam-bino, basta poco anche solo unozucchero filato”.

Il maestro circense Priamo Casu ospite al Carmine

Page 15: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DEI PAESI TUOIdomeniCa 24 novembre 2013 iL PortiCo 15

OMENICA 10 novembredon Sergio Manunza hacelebrato al mattino lasanta messa di lode e

ringraziamento in occasione del29mo anniversario dell’ordina-zione sacerdotale e del 14mo annodall’ingresso nella parrocchia delSS. Redentore. I ragazzi del cate-chismo nella preghiera dei fedeli,porgendogli gli auguri per il dop-pio anniversario, lo hanno ringra-ziato per l’impegno loro dedica-to, invocando la protezione dellaMadonna per il suo ministero sa-cerdotale.

MARIA GRAZIA CATTE

Discepolo innamorato di Gesù Cristo,missionario ardente servitore di vitaUna messa di lodeper ringraziare dei doniricevuti e una bella festa con i tanti che lo seguono.Da 14 anni è la guidaamata della parrocchiadel Santissimo Redentore

Alla Santa Messa vespertina, con-celebrata con don Angelo Cardia,presenti i familiari, numerosi par-rocchiani e amici anche prove-nienti dalla parrocchia di Villamar,don Sergio ha ricordato che il sa-cerdote è configurato a CristoBuon Pastore nelle due dimensio-ni: ad intra come discepolo inna-morato di Gesù Cristo, e ad extra

come missionario ardente e ser-vitore della vita. Come ha detto Pa-pa Francesco il sacerdote deve cor-rispondere all’attesa del popolofedele, che “ci vuole pastori di po-polo e non chierici di Stato, fun-zionari”, “presbiteri che si difen-dono dalla ruggine della monda-nità spirituale”. L’intera assemblea ha espresso a

D

don Sergio il ringraziamento peril servizio prestato nella comunità,senza mai mostrare stanchezza,non mancando di assicurargli pre-ghiere. Al termine della celebra-zione don Sergio ha incontrato tut-ti i presenti rivolgendo loro paroledi ringraziamento ed affetto.

Anniversari. don Sergio manunza ha tagliato il traguardo dei 29 anni di ordinazione sacerdotale breviIl centenariodi Giuseppe Dossetti

MEIC

Sarà Giovanni Bianchi, presidentee fondatore dei Circoli Dossetti, inpassato presidente nazionale del-le Acli e parlamentare ad interveni-re al convegno organizzato dalMeic (Movimento ecclesiale di im-pegno culturale) giovedì 28 no-

vembre alle 18 nell’Aula Magna del-la Facoltà teologica (in via Sanjust).L’iniziativa cade nel centenario diGiuseppe Dossetti, e rientra nel fit-to programma proposto con con-vinzione dall’associazione.

Due iniziativeper le famiglie

A ORISTANO E A CAGLIARI

L’Ufficio Diocesano per la Pastora-le Familiare organizza un Ritiro spi-rituale per famiglie presso la Par-rocchia di San Pietro (Settimo SanPietro) il primo dicembre dalle 17.30alle 20.Sempre per la prima domenicad’Avvento la Conferenza Episco-pale Sarda - Commissione Regio-nale per la Pastorale della Famiglia- ha organizzato un Incontro di for-mazione e condivisione per le fa-miglie della Sardegna,sul tema: “A 50 anni dal ConcilioVaticano II - Papa Francesco: un Si-nodo per la famiglia” che si terrà aOristano, nei locali della Parrocchiadi san Giovanni Evangelista.Per info: Stefano Galletta, Presi-dente dell’Associazione Oltre laPorta, tel. 3292965383, Sonia Can-nas, Vice-Presidente 3280549744,P. Christian-M. Steiner op - Diret-tore 3337468785. E’ possibile man-dare una mail a: [email protected].

Page 16: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

DOMANDE E RISPOSTESULLE OFFERTE INSIEME AI SACERDOTI

Ognuno di noi è parte della Chiesa. La Chiesaè cosa mia, io le appartengo e lei mi appartie-ne. Se credo in Gesù Cristo, se ho questa spe-ranza dentro il cuore, e non la disperazione, èmerito suo, è della Chiesa che mi ha accolto.Perciò mi sento responsabile: tocca anche ame contribuire perché questa Chiesa possaaccogliere tanti altri come me.

Al cuore di tutto l’Eucarestia. E con Essa i sacer-doti. Vicini. E lontani, lontanissimi, che maivedrò ma che esistono e hanno bisogno di me,perché io appartengo a loro e loro a me.

Don Donato, a Roma è parroco di una delle26.000 parrocchie italiane, e fa parte dellaChiesa. Così come anche don Luigi a Rimini,

don Giancarlo a Lamezia Terme, don Antonioa Napoli e via via, insieme a tutti i 37.000sacerdoti diocesani, compresi quelli anziani emalati. Tutti sono nel cuore della nostra Chiesa.

La responsabilità di provvedere economica-mente al loro sostentamento torna su ognifedele, proprio come un tempo, alle origini,quando tutto cominciò. Questione di “dovere”penserà qualcuno. Giusto. Prima ancora è que-stione di “fede” e di “affetto”, che danno sensoal dovere.Innanzitutto c’è questo pensiero. Allora l’offer-ta, destinata esclusivamente al loro sostenta-mento, smette di essere un semplice esborsodi denaro e diventa un gesto di comunione.Questo il senso della Giornata Nazionale chesi celebra il 24 novembre.

Comunione e libertà di donare. Il tempodonato è un gesto d’amore importante, versoil prossimo e verso Dio. E il Signore ama chidona e chi “si” dona con gioia. Siamo liberi didonare tempo, sorrisi, confortare e aiutare. Eliberi di sostenere economicamente la Chiesaanche tramite una piccola offerta destinatanon solo al nostro parroco, ma a ogni “don”che si è offerto di servire Gesù e la Chiesaattraverso un “sì” alla Sua chiamata.

Maria Grazia Bambino

ESISTONO REALTÀ IN CUI I SACERDOTI SONO L'UNICA LUCE. AIUTALI A TENERLA ACCESAA difesa delle creature, di terra e acqua, donodi Dio. Don Maurizio Patriciello, parroco di SanPaolo apostolo a Caivano, è oggi voce di tantisenza voce nella Terra dei fuochi. Un’area didue milioni di abitanti tra le province di Napolie Caserta, dove da anni bruciano senza sostaroghi tossici, controllati dalla camorra. Unbusiness senza fine, alimentato dallo smalti-mento illegale di rifiuti tossici da parte diimprese di tutta Italia, nel silenzio di ammini-stratori e politici corrotti o collusi con i clan.“L’anticamera dell’inferno” l’ha definita uncomandante del Corpo Forestale. Oggi la mor-talità sul territorio è doppia rispetto al restodel Paese. Non c’è ormai una famiglia che nonconti uno o due vittime. Hanno dai 9 ai 55anni i nomi di quelli che don Maurizio ricordanelle celebrazioni. “La terra avvelenata e tradita avvelena e tradi-sce l’uomo - dice il sacerdote - oggi i rifiuti ven-gono sia interrati, sia bruciati per non lasciare

tracce”. In Italia, tra diffuse violazioni ambien-tali e cambiamenti climatici, sono sempre piùnumerosi i preti diocesani che si dedicano aquesta nuova evangelizzazione, attraverso lacustodia del creato. Perché dalla salvaguardiadel patrimonio naturale dipendiamo per lasalute e la vita. Don Patriciello non è solo.L’intera Chiesa è con lui. Dai vescovi e parrocicampani a tutti i fedeli italiani che sostengonola sua missione, anche attraverso le Offerte peril sostentamento. Segno di vicinanza e corre-sponsabilità verso i nostri preti diocesani, chesi fanno pane spezzato nell’annuncio delVangelo e nel servizio ai più deboli.

VICINO AI SACERDOTI, VICINO AL CUORE DELLA CHIESA

I SACERDOTI FANNO TANTO PER TUTTI NOICon un’Offerta possiamo ringraziarli tutti

CHI PUÒ DONARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI?Ognuno di noi. Per se stesso, ma anche a nome della famigliao di un gruppo parrocchiale. Importante è che il nome deldonatore corrisponda ad una persona fisica.

COME POSSO DONARE?� Con conto corrente postale n. 57803009 intestato a

“Istituto centrale sostentamento clero – Erogazioni liberali, viaAurelia 796 00165 Roma”

� Con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte,indicati sul sito www.insiemeaisacerdoti.it

� Con un contributo diretto all’Istituto sostentamentoclero della tua diocesi.La lista degli IDSC è su www.insiemeaisacerdoti.it

� Con carta di credito CartaSì, chiamandoil numero verde CartaSì 800-825 000 o donando on line suwww.insiemeaisacerdoti.it

DOVE VANNO LE OFFERTE DONATE?All’Istituto Centrale Sostentamento Clero, a Roma. Che le distribuisce equamente tra i circa 37 mila preti diocesani.Assicura così una remunerazione mensile tra 883 euro netti almese per un sacerdote appena ordinato, e 1.380 euro per unvescovo ai limiti della pensione. Le Offerte sostengono anchecirca 3 mila preti ormai anziani o malati, dopo una vita interaa servizio del Vangelo e del prossimo. E 600 missionari nelTerzo mondo.

PERCHÉ OGNI PARROCCHIA NON PUÒ PROVVEDERE DASOLA AL SUO PRETE?L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdotie fedeli, e delle parrocchie tra loro. Per dare alle comunità piùpiccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadrodella “Chiesa-comunione” delineata dal Concilio Vaticano II.

CHE DIFFERENZA C’È TRA OFFERTE PER I SACERDOTI E L’OBOLO RACCOLTO DURANTE LA MESSA?È diversa la destinazione. Ogni parrocchia infatti dà il suo con-tributo al parroco. Che può trattenere dalla cassa parrocchialeuna piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento. Èpari a 0,0723 euro al mese per abitante. E nella maggior partedelle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitan-ti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offerte e l’8xmillevengono allora in aiuto alla quota capitaria.

PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE C’È GIÀ L’8XMILLE?Offerte e 8xmille sono nati insieme. Nel 1984, con l’applica-zione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille oggiè uno strumento ben noto, e non costa nulla in più ai fedeli.Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazio-ne: comportano un piccolo esborso in più ma indicano unascelta di vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta copre circa il 3% delfabbisogno, e dunque per remunerare i nostri sacerdoti biso-gna ancora far riferimento all'8xmille. Ma vale la pena farconoscere le Offerte perché questo dono indica una sceltaconsapevole di vita ecclesiale. E raggiunge anche i sacerdotidi parrocchie piccole e lontane.

PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”?Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nelladichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 eurol’anno.

Page 17: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

domeniCa 24 novembre 2013 17IL PORTICO DEI PAESI TUOI iL PortiCo

opereAmici di fra’ Lorenzoè ormai una realtà

ASSOCIAZIONI

Amici di fra Lorenzo onlus è ormaiuna realtà. Un’associazione non as-sistenziale ma caritatevole comeda insegnamento francescano difra Lorenzo Pinna, frate cappucci-no. L’associazione permea il suoscopo in 4 punti essenziali: assi-stere la persona nella necessità an-che materiale, sempre e comun-que nel pieno rispetto e nella di-gnità della stessa; promuovere edincentivare l’opera di ascolto e diaccoglienze; rivolgere la propriaoperosità ed i servizi connessi aibambini di età scolare, ai giovani, al-le famiglie e agli anziani e ai malati;ideare, creare, organizzare e gesti-re iniziative, servizi, attività artisti-che, culturali, sportive, ricreative at-te a soddisfare i fini primari dell’as-sociazione e le esigenze di cono-scenza-formazione per la persona.Dopo l’inaugurazione della sede diSardara il 26 giugno scorso, altridue punti di riferimento son statiaperti: uno a Burcei ed uno a Sinnai.Le aspettative son andate ben oltreciò che si pensava, ossia alla finedel mese scorso ha raggiunto glioltre 500 iscritti.I soci posso esser di due tipi: 1) be-

nemeriti-sostenito-ri sono tutti co-loro che sondisposti adoperare nel-l’associa-zione per ilraggiungi-mento dello

scopo istituzio-nale e che vengo-

no insigniti di tale qualifica dal con-siglio direttivo, non hanno diritto divoto ne obblighi, anche se contri-buiscono dinamicamente al reperi-mento dei fondi necessari al so-stentamento; 2) i soci ordinari cheinvece hanno doveri e diritti versol’associazione compreso il diritto divoto oltreché una partecipazionepiù coinvolgente anche come vo-lontari. Per esser soci si chiede l’i-scrizione attraverso un modulo dacompilare e versando, per questoanno corrente, la quota di un euro,il direttivo poi registra il richiedenteal libro soci. Attualmente l’associa-zione sta lavorando per trovare unasede per Cagliari, in comodato aduso gratuito, e poi sta organizzandocon i volontari-soci ed alcuni artistidei lavori per il Santo Natale cheverranno esposti e venduti, per re-perire i fondi, presso la Fiera Nata-le di v.le Diaz a Cagliari. I lavori sondiversi come diversi son i materialiusati: polistirolo, creta, conchiglie-capesante ed altro, tutti hanno incomune la natività. Proprio questoscorso fine settimana nella sede diSardara si è lavorato per la realiz-zazione di questa iniziativa. Chi volesse avere informazioni ul-teriori può contattare l’associazioneattraverso l’indirizzo di posta elet-tronica [email protected].

Laura Cabras

Storia e fede. Il culto per San Basilio Magno, un vero pilastro della devozione popolare.

ANBASILIOMAGNOè sicura-mente una delle figure piùimportanti all'interno del-la Chiesa.

Nacque intorno al 330 a Cesarea diCappadocia, in una famiglia di san-ti, ebbe grandissime doti quali in-telligenza, bontà, senso organizza-tivo, capacità realizzatrice, energia,moderazione e straordinario equili-brio; fu uno degli uomini più com-pleti della Chiesa, detto «il grande» e«un romano fra i greci». Compiuti gli studi inferiori in patria,andò a perfezionarsi prima a Co-stantinopoli, poi ad Atene, dove in-contrò il suo compagno Gregoriodi Nazianzo. Ecco cosa scrive dellaloro amicizia, nei «Discorsi» di sanGregorio Nazianzeno,vescovo: ”Era-vamo ad Atene, partiti dalla stessapatria, divisi, come il corso di un fiu-me, in diverse regioni per bramad’imparare, e di nuovo insieme, co-me per non accordo, ma in realtàper disposizione divina. Allora nonsolo io mi sentivo preso da venera-zione verso il mio grande Basilio perla serietà dei suoi costumi e per lamaturità e saggezza dei suoi discor-si inducevo a fare altrettanto anchealtri che ancora non lo conosceva-no”. Ritornato in patria, si dedicò al-la vita ascetica. Costruì un mona-stero e compose due regole: una piùestesa, l'altra più breve. Per questo èconsiderato l'organizzatore della vi-ta monastica in Asia Minore.Presto, però, il suo vescovo lo vollecome collaboratore e alla sua morte,nel 370, venne chiamato a succe-dergli. Basilio prese molto sul serio ilsuo ufficio di vescovo di Cesarea eprimate della Cappadocia. Infattidiede un contributo davvero im-portante sul piano dottrinale, conla precisazione del dogma trinita-rio, e alla definizione della divinitàdello Spirito Santo. Intervenne poi nella vita della Chie-sa denunciando gli abusi e adope-randosi per far eleggere vescovi de-gni del proprio ruolo. Lottò contro lamiseria ed organizzò istituzioni dibeneficenza aperte a tutti. Fu un rappresentante di una emi-nente e facoltosa famiglia e congrande coraggio divenne difensore epadre dei poveri. Uomo di cultura,Basilio aiutò i cristiani a superare lasfiducia verso l'eredità greco-latina.Nel Trattato ai giovani difese l'esi-genza di una buona formazioneclassica come presupposto dellostudio della Bibbia e della teologia.Monaco a 28 anni, riformò il mona-

SLIDIA LAI

chesimo perché non si estraniassedal mondo, ma vi esercitasse un vi-tale influsso cristiano. Coltissimo, a 40 anni vescovo dellasua città natale, Cesarea di Cappa-docia (in Turchia), organizzò la Chie-sa in autonomia dal potere civile e ladifese contro le invadenze imperia-li. Vigoroso predicatore,andò con-tro l’avidità dei ricchi e le manche-volezze dei cristiani,dimentichi deiloro doveri. Riformò il culto liturgico e consigliòla comunione quotidiana. Fondauna vera «città» per i poveri, conospedali, scuole, opifici, manifattu-re; e fonda in tutte le chiese dipen-

denti da lui, degli ospizi per ogni ne-cessità. Le sue omelie e i trattati diteologia ne fanno uno dei quattrograndi dottori della Chiesa orienta-le. Dottore della Chiesa, Basilio è unadelle più belle figure di cristiano, mo-naco e vescovo. Figura importantissima che spessosi associa a Lui è proprio quella delsuo più caro amico: Gregorio di Na-zianzo, legati dall'amore allo studioe dalla dignità episcopale. Poco do-tato per il governo, Gregorio ebbesensibilità poetica. Viene chiamato "il teologo" per ilprofondo senso del mistero di Dio.Morì a 49 anni, bruciato dal suo ze-

Una fede intatta, forte e duraturavive ancora oggi nei nostri paesi

lo. In Sardegna queste due figuresono molto venerate: San Basilio eSan Gregorio insieme a Maracala-gonis, mentre San Basilio accom-pagnato dalla Madonna a Decimo-putzu. Qui il suo un culto è anti-chissimo, e risale al 1365 ; nelle ren-dite pisane si parla per la prima vol-ta della Iglesia de Santu Basili nelborgo di Deximo Putzus. Nel 1642 in un atto notarile, del 24marzo, si espone lavolontà di co-struire l'edificio, con le mura ugualia quelle della chiesa di San Pietro,accrescendo lievemente l'altezza e lalunghezza ed innalzando il campa-nile. Nel 1661 è registrata la sommadi due lire per la festa e l'anno suc-cessivo, vengono spese 12 lire ed 8soldi per intonacare l'edificio. Dalle Respuestas del 1777 si ap-prende che la chiesetta possedevadodici starelli di terra aratoria, 60vacche, 35 capre ed altri armenti.Una piccola curiosità: anche neglianni più vicini a noi esisteva il greg-ge di San Basilio, ogni anno gli al-levatori donavano un capo ovinoper crearne un gregge. Si stava perun intera settimana nella loca-lità di campagna a vivere in cor-dialità e in preghiera. E' pur ve-ro che da allora, ancora oggi,ogni anno nella seconda metàdi settembre, i festeggiamentidi san Basilio, hanno subito tan-te variazioni... l'unicità sta nel fat-to che la fede, l'amore,la devozionein questo santo è viva da allora finoai nostri giorni, rimasta intatta, for-te, duratura.

L’affetto della popolazioneper uno dei più grandisanti della Chiesa mostraquanto il fatto religiososi saldi ancora con forzaall’identità dei centrie delle tradizioni dell’Isola

Ogni anno sono i comitati insieme al parroco a gestirei festeggiamenti. Quest'anno un ringraziamento par-ticolare va a tutti i componenti del comitato in onore diSan Basilio:

Alessandro Stara (presidente) – Daniela Meloni Dino Scano (vicepresidente) – Rita PirasMarco Piscedda (segretario) – Cristina EnaEfisio Corona (vicesegretario) – Daniela MunzittuAdolivo MancaEfisio Pibia – Maria Carmen AtzoriRiccardo Ena – Delia Scanu

Andrea Bellu – Stefania SchirruAntonello Ena – Manola RuvioliAntonio Concas – Katiuscia MarongiuAntonio Deidda – Patrizia EnaAntonio Mereu – Maria Laura OrrùMariano Ena – Licia BasciuMassimo Meli – Mariagrazia SannaRenzo Piras – Antonella Moi

e chiaramente a tutti i collaboratori parrocchiali che de-dicano il loro tempo per la buona riuscita dei festeg-giamenti.

Page 18: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DEL TEMPIOiL PortiCo domeniCa 24 novembre 201318

La Chiesa oggi. Solo dal basso, dalle famiglie e dagli ultimi, può germogliare il desiderato rinnovamento.

LLABEATAMADRETeresa furichiesto una volta di direquale fosse, secondo lei,la prima cosa da cambia-

re nella Chiesa. La sua risposta fu:Lei ed io! Qual è la strada evangelicaper il rinnovamento della Chiesa?Noi crediamo che la Chiesa è il Cor-po Mistico di Nostro Signore GesùCristo che cammina sulle strade diquesto mondo. Il demonio ha fatto e fa ma non ha ilpotere di distruggere la Chiesa. Puòattrarre e conquistare papi, cardi-nali, vescovi, preti, diaconi, frati, suo-re, laiche e laici ma niente può con-tro la potenza che lo Spirito Santodà alla Chiesa guidata dal suo CapoGesù Cristo. In questi ultimi 200 anni essa si èspesso lasciata omogeneizzare dalmondo che ha saputo approfittaredelle sue debolezze umane. Nellostesso tempo donne e uomini diChiesa hanno attraversato il mondocon una vita santa al servizio di Dioe della salvezza, con quel silenzio at-

AMASSIMO PETTINAU

tivo, operoso e amorevole che con-traddistingue chi lavora per Gesù.Per molti anche oggi non essere ab-bandonati dalla Chiesa è la provaevidente del non essere abbando-nati da Dio: “Là dove sono io saràanche il mio servo”. Al contrario di ciò che pensano tan-ti, è vero quello che dice Madre Te-resa e cioè che dal basso germoglia ildesiderato rinnovamento dellaChiesa. Dallo Spirito Santo e dal Ca-po della Chiesa, Gesù, arrivano con-tinui soffi vitali e forza d’Amore, masono i singoli e le comunità a dover-li testimoniare. Papa, cardinali e vescovi, sono esat-tamente il prodotto delle predica-zioni ordinarie e dell’opera delle fa-miglie cristiane. La Chiesa, nella suaparte umana, nasce in famiglia, pri-ma che nelle parrocchie e nei semi-nari. Il bambino, che Dio poi chia-

merà ad essere sacerdote o suora ogenitore, deve poter conoscere Dioin casa, in famiglia. E come potrà conoscerlo se di Dio glisi mostrerà una faccia inesistente? Ilpopolo di Dio in questi tempi, al-meno nei nostri territori, appare ca-techizzato e sacramentalizzato piut-tosto che evangelizzato. Prima le fa-miglie compivano davvero la primaevangelizzazione, ora si limitano adiscrivere i figli al catechismo. Solol’Amore riconosce e fa riconoscereGesù. Non l’altruismo, non l’uma-nitarismo, non le buone maniere,non i buoni sentimenti. O i senti-menti sono gli stessi di Gesù o si stada un’altra parte rispetto ai suoi pia-ni di salvezza. Le Chiese non sonomusei e Gesù Cristo non è unamummia. Non si tratta di andare “avedere” un reperto autentico, stori-camente datato e non più vivo, ma ci

Quando la Chiesa è accolta e tolleratasubisce la violenza occulta dell’apatia

troviamo di fronte a chi in CorpoSangue, Anima e Divinità continuaa rimanere tra noi vivo per salvarciad uno ad uno e tutti insieme. LaChiesa è il luogo di incontro con Dio:chi entra in una parrocchia, chi in-contra un sacerdote, una religiosa oun fedele laico deve poter incontra-re Nostro Signore. Siamo noi a doverseguire Lui e non Lui a doversi met-tere dietro di noi. In questi ultimi200 anni, e anche oggi, solo sotto unregime oppressivo emerge il verocristianesimo e la forza mite ma in-vincibile del Vangelo. Ma quando laChiesa è accolta, tollerata, come neipaesi della prima evangelizzazione,subisce la violenza occulta dell’apa-tia, dell’invito all’apostasia silenzio-sa e dell’idolatria consumistica; lecarezze dei privilegi per le chiese,con l’apparenza di ciò che è legale, inun modo che svela l’operare occul-to del demonio padre della menzo-gna e della tolleranza e di tante leg-gi firmate anche dai cristiani. Se adun cristiano si chiede di parteciparead una messa, di fare un rosario oun pellegrinaggio, magari dice di sìed è contento. Se invece gli si chiede di rinunciare apensare come vuole lui, di ancorar-si alle parole del Vangelo e del SantoPadre, allora le cose si fanno com-plicate. Entra in causa la coscienza eciò che conviene. Così, in questomodo, è facile essere cristiani unavolta alla settimana e lasciare tutto ilresto del tempo a se stessi. Ma Dio èil Nostro Signore in ogni momentodella nostra vita e solo Lui deve es-

Benedetto XVI ammonivache “al centro della fedec’è un’intelligenza chechiama in causa il cuore:abbiamo bisognodi uomini e donne cheparlino con la loro vita”

L RISCHIO È DI RIMANERE con lamiccia in mano, con la bombapronta ad esplodere”. Non l’ha

mandata a dire don Marco Lai, di-rettore di Caritas diocesana e re-gionale, nei giorni scorsi al con-vegno per la presentazione delDossier Immigrazione. Il riferi-mento è all’emergenza Nord Afri-ca, e ai passaggi successivi: “Pertre anni un certo assessorato nonè riuscito a mettere in mano le ri-sorse ai comuni. E qualche irre-sponsabile oggi cavalca il conflit-to sociale tra i poveri”. “Sul tappeto restano problemienormi - ha proseguito il sacer-dote - nonostante le promesse e itavoli costituiti”. E’ stato messo suun modello di accoglienza, nondi massa: tantissimi volontari sisono impegnati - notte e giorno -per un’accoglienza a misura fa-miliare. “Invece da parte delle isti-

tuzioni nessuna presenza con-creta e solo ritardi”, ha denuncia-to don Marco.“E’ mancato il governo di questaaccoglienza in Sardegna. C’è unvuoto oggi, facciamo una diffi-coltà enorme: bisogna rovesciareil pregiudizio, non mettere semprele mani avanti, chiusi negli ufficiblindati perchè tanto la cosa nonci riguarda finchè non abbiamogli immigrati sotto casa”.Durante la presentazione dei da-ti da parte dell’Unar, quella deldirettore della Caritas è stata unadenuncia secca, relativa anchealla situazione quotidiana: “Nesanno qualcosa le famigliole diimmigrati che escono dall’e-mergenza del primo periodo, efanno i conti con l’assenza di po-litiche serie”.“Serve una nuova pedagogia - haquindi aggiunto - La sfida vera ènella nostra testa, non possiamosfuggire. Sono convinto che dal

Immigrazione, nessunogoverna l’esistente

S. N.

I basso le cose possano ancoracambiare: università, scuola, as-sociazionismo, Chiesa. Cerchia-mo di fare opinione perchè le co-se possano cambiare velocemen-te”. Ricordando poi il viaggio delPapa a Lampedusa, don Marco harichiamato il rischio dell’indiffe-renza: “L’Italia ha norme bellissi-me, eppure su questioni come irom, non riusciamo a gestire se-renamente una comunità di 200persone, il cui 80% è costituito daminorenni. Bisogna chiedere chel’Unar (l’Ufficio dell’Onu che sioccupa delle minoranze, ndr)apra un ufficio anche a Cagliari”.Infine il ruolo della Chiesa: “Nonsiamo uno Stato parallelo, la re-sponsabilità è di tutti, pensate aquei politici che trattano i rom an-cora come nomadi”.

Denuncia di don Marco Lai alla presentazione del dossier

sere al primo posto. Niente, nem-meno la nostra coscienza può so-vrastarlo, perché certamente Lui ri-spetta la nostra libertà di coscienza.Ma è proprio Lui che quella co-scienza ci ha dato e a Lui dovremo ri-spondere di ogni parola e azione.Della fede professata e testimoniatae di quella fatta spegnere. E’ qui cherisalta la domanda di Gesù che chie-de: ”Il Figlio dell'uomo, quandoverrà, troverà la fede sulla terra”? (Lc18, 8). “Per quanto attiene alla fedecome dono di Dio, la fede che operaattraverso la carità, questa passa at-traverso motivi di credibilità, per-ché l’atto di fede non annulla la ra-gione, non è un salto nell’assurdo.Ma i motivi ragionevoli non sonosufficienti a costringere l’intelligen-za umana alla fede. L’uomo entra inessa attraverso una sorta d’umiltà, diabbandono. Al cuore della fede co-me dono c’è un atto di amore: nonc’è semplicemente l’intelligenza chericonosce un fatto oggettivo, comenel caso dei demoni, ma un’intelli-genza che chiama in causa il cuore eimplica un atto di volontà. Alla fine,solo l’amore è degno di fede e risul-ta credibile. La vita dei santi, dei mar-tiri, mostra una singolare bellezzache affascina e attira, perché una vi-ta cristiana vissuta in pienezza par-la senza parole. Abbiamo bisognodi uomini e donne che parlino con laloro vita, che sappiano comunicareil Vangelo, con chiarezza e coraggio,con la trasparenza delle azioni, conla passione gioiosa della carità” (Be-nedetto XVI).

er rispondere all’appellolanciato da Papa France-sco nei giorni scorsi: «Ri-

cordiamo le Filippine, il Vietnam el’intera regione colpita dal tifoneHaiyan. Siate generosi nella pre-ghiera e con l’aiuto concreto», an-che la nostra Caritas diocesana, suinvito dell’Arcivescovo di Caglia-ri, Mons. Arrigo Miglio- promuoveuna raccolta fondi (e non di mate-riale) a favore di queste popola-zioni, da organizzare domenica 24novembre, in tutta la Diocesi diCagliari”. Lo scrive il direttore del-la Caritas, don Marco Lai, a tutte leparrocchie diocesane. “Un’iniziativa in linea con Cari-tas Italiana (attiva da decenni nel-le Filippine, in particolare nel-l’ambito delle ricorrenti emergen-ze naturali) che ha messo a dispo-sizione 100mila euro - proseguedon Marco - attivando una rac-

colta fondi a sostegno degli inter-venti Caritas nelle zone colpite, econ la Presidenza della Conferen-za Episcopale Italiana (CEI) cheha stanziato per la prima emer-genza tre milioni di euro dai fondiderivanti dall’otto per mille e haindetto una colletta ‘straordinaria’nazionale per il prossimo 1 di-cembre”. I fondi raccolti grazie allacolletta promossa dalla Caritas sa-ranno finalizzati a sostenere l’a-zione di Caritas Filippine, in col-laborazione con le altre realtà lo-cali, e permetterà la promozionedi progetti di ricostruzione, anchenelle fasi successive. La colletta potrà essere versata sulconto intestato a Arcidiocesi di Ca-gliari - Caritas Diocesana IBANIT70Z0335901600100000070158. È possibile chiedere ulteriori infor-mazioni mandando una mail a:[email protected], op-pure telefonando al numero070/52843238.

Colletta diocesanaper le Filippine

I. P.

P

Si terrà domenica 24 novembre in tutte le parrocchie

Page 19: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

IL PORTICO DELL’ANIMA 19domeniCa 24 novembre 2013 iL PortiCo

Fra i peccati più gravi sono la falsità, lacalunnia e la diffamazione, fatti che so-no anche reati perseguibili penalmente(art. 368 c.p. la calunnia e art. 595 c.p. ladiffamazione), perché offendono la ono-rabilità della persona e perfino lo Statointerviene a tutela e in difesa delle vitti-me. I giornali possono scrivere di tutto esu tutti? No, certamente, tant’è che nonsono poche le querele nei confronti deigiornalisti e dei direttori per i quali, pe-raltro, la diffamazione è una ipotesi ag-gravata di reato (art. 56 c.p.). Di recenteun parroco è stato accusato di non ave-re permesso la processione in onore diun Santo. La pseudo giornalista (nonrisulta sia neppure pubblicista ma unasemplice corrispondente di zona), nelcaso specifico ha con arte “inventato” lanotizia. A parte che sarebbe stato suffi-ciente telefonare al parroco che avreb-be spiegato che non c’è stato nessun di-vieto ma, semplicemente, una decisio-ne presa dal comitato perché a corto disoldi per sovvenzionare i gruppi. Tutta-via, pur accertatasi che questa era laverità, avendo dialogato a lungo con icomponenti del comitato, con testar-daggine e arroganza ha pubblicato nelquotidiano locale, addebitando le colpeal parroco e mettendo tra virgoletteespressioni che sembrerebbero prove-nire dal parroco, senza averlo assoluta-mente sentito. Questi, basito, ha cercatoinutilmente di contattare l’autrice e ladirezione. Ora non resta che procedereper vie legali, perché le falsità non sipossono e non si devono sempre la-sciar passare come se nulla fosse. Inol-tre, sempre la stessa corrispondente,disinformata (o male informata) in tutto,ha scritto nell’articolo che perfino il Co-mune non aveva contribuito per la festa.Falso! Il Sindaco assicura a persone fi-date, con esibizione di documenti, unasovvenzione di 1.200 €. Un’ultima ac-cusa, sempre della pseudo giornalista,è che il parroco pretende che le feste sicelebrino nel giorno stabilito dal calen-dario liturgico pastorale: dov’è la cosastrana? In tutte le parrocchie le feste sicelebrano il giorno loro proprio. Non èforse normale festeggiare il proprio com-pleanno il giorno in cui uno è nato? O vo-gliano celebrare il Natale, che ne so?,magari il 30 dicembre anziché il 25? Co-me si è conclusa la faccenda di cui so-pra? Il parroco, la sera stessa della pub-blicazione dell’articolo, ha ricevuto undocumento olografo in cui i compo-nenti del comitato, attestano di avere ri-chiesto espressamente che non ci fos-se la processione folcloristica, lascian-do quella strettamente spirituale delrientro del Santo dalla chiesa parroc-chiale alla sua chiesetta, dopo la Mes-sa solenne, in raccoglimento e pre-ghiera, cosa che ha meravigliato lapseudo giornalista. Evidentemente ca-pisce poco di processioni e riti liturgici(“cosas de cresia”, per capirci). Il comi-tato, nel documento di cui sopra, espri-me al parroco solidarietà e ringrazia-menti, come al sindaco e a tutta l’am-ministrazione comunale e a tutti coloroche hanno contribuito alla festa che si èsvolta in tutti i particolari in modo ma-gnifico. Un po’ di gassosa in meno inquesta e in altre feste religiose non gua-sterebbe, poiché ogni sacerdote ha ildovere, oltre che il diritto, di ricordare chesi tratta pur sempre di una azione sacrae che, come tale, è vincolata al rispettodelle regole della chiesa.

detto tra noi

di D. TORE RUGGIU

Quando l’informazioneè falsa

Un racconto. Un anziano gesuita, quattro persone e la forza autentica della preghiera.

NACAPPADINUVOLEsovra-stava la città di BuenosAires, all’alba del 20 apri-le del 2005. L’autunno

aveva preso possesso della città. Cri-stina uscì di casa di primo mattino,come d’abitudine, per recarsi nellavicina chiesa del Salvador, nell’ave-nida Callao. Alle 7,30 del mattinopadre Nicolas avrebbe celebrato lamessa. Padre Nicolas era un anzianogesuita, alto e magro, con pochi ca-pelli bianchi a decorargli la nuca. Lafronte ed il cranio, al pari delle mani,mostravano le macchie che, perl’età, avevano conquistato la sua pel-le. Il morbo di Parkinson si era im-padronito del corpo, ma aveva la-sciato indenne la mente dell’anzia-no sacerdote.Cristina frequentava quella messamattutina da quasi 15 anni, occu-pava sempre lo stesso posto, nellaseconda fila della cappella. Anchepadre Nicolas era consuetudinario,rigido nel rispettare i tempi che siera imposto: la messa sarebbe du-rata 20 minuti, l’omelia non avrebbesuperato i 7. Amava ripetere che 7minuti sono più che sufficienti pertrattare qualsiasi argomento. Argo-menti che affrontava in maniera di-retta, a volte rude. Quella mattinaaveva interrogato i fedeli: immagi-nate che la morte vi colga all’im-provviso, avete fatto un bilancio ditutto il tempo che avete sprecato du-rante la vostra vita? Dopo l’omeliasempre tre minuti di silenzio, pertutti. Al termine della messa, quelgiorno, aveva riservato ai fedeliun’ultima ammonizione: andate inpace e non peccate più!Padre Nicolas veniva dalla lontanaCroazia, ma la sua casa era ormai inArgentina. La sua casa terrena, a vol-te scomoda, perché chi è fatto perl’altra vita, era solito ricordare, po-trebbe trovarsi non del tutto a suoagio in questa terra.Dopo la messa, Cristina uscì dallachiesa per recarsi nel collegio dei ge-suiti, che si trova, anch’esso, nell’a-venida Callao, poco più avanti, nel-la quinta manzana, il quinto isolato. Un rito che ripeteva ormai da quasiquindici anni. Tutte le mattine, dopola messa, si intratteneva per un bre-ve colloquio con il proprio padre spi-rituale, a volte nella sacrestia dellachiesa, a volte nei locali del collegio.Si dice che i gesuiti non amino ledonne. Per questo considerava unafortuna quella di essere stata am-messa nel piccolo gruppo di 4 per-sone, due sacerdoti e due laici, unmaschio ed una femmina, che padreNicolas dirigeva spiritualmente. Una fortuna, perché a padre Nicolaspotevano mancare dei carismi, nonaveva il dono delle lingue, ad esem-pio, ma aveva un carisma partico-lare, quello della profezia. Per questasua dote era diventato un impor-tante punto di riferimento per con-fratelli e per fedeli che accorrevanoper un consiglio, o soltanto per una

UGIANNI LOY

preghiera, perché la preghiera, perquell’anziano gesuita croato, avevadavvero il potere di cambiare il mon-do. Era una specie di santone, in-somma, una di quelle persone ca-paci di guardare le cose con altri oc-chi.Cristina salì i pochi gradini che in-troducono in una lunga sala d’atte-sa e si sedette. Quando la porta sulfondo del corridoio, alla sinistra del-la sala d’attesa, si socchiuse Cristinacapì che padre Nicolas era prontoper riceverla. Entrò nel parlatorio,come migliaia di altre volte. Quelgiorno, tuttavia, si respirava un climaparticolare.Padre Nicolas l’attendeva in piedi.Indossava, come spesso gli capitava,un paio di jeans blu chiaro, di fattu-ra grossolana, sartoria popolare, ec-cessivamente larghi le sue esili gam-be, passeggiava nervosamente nel-la stanza. All’ingresso di Cristina sifermò, sollevò entrambe le bracciasino all’altezza della vita, poi le la-sciò ricadere pesantemente sullegambe. Si rivolse a Cristina scari-cando la propria tensione: Hai vi-sto? Begoglio non è stato eletto Papa!La sera prima, a Roma, la fumatabianca che si era levata dal comi-gnolo della cappella Sistina avevaannunciato l’elezione a Papa di JosefRatzinger.Padre Nicolas, che appariva visibil-mente irritato, sembrava attendereuna risposta.Cristina, superato lo stupore inizia-le, rispose con queste parole: Il Car-dinal Bergoglio? Non mi sembra po-tesse essere la persona adatta per fa-re il Papa, è un pescado frio (pescefreddo).Non si trattava, come si compren-derà dal seguito, di una battuta sul-le cose che passano nel mondo, madi un momento critico della vicendache, da oltre 10 anni, con risvolti per-sonali, si consumava in quel parla-torio o, alternativamente, in una sa-letta accanto alla sacrestia della chie-sa del Salvador. Padre Nicolas, Cri-stina e Mario Bergolio erano impli-cati in una storia comune.Mario Bergolio, infatti, era una del-le quattro persone che, ormai damolti anni, si erano affidate alla di-rezione spirituale di padre Nicolas,

era uno dei due sacerdoti. Anch’egli,quasi tutte le mattine, incominciavala giornata aprendo il proprio animoa quella specie di santone croato in-cartapecorito che si era assunto ilcompito di indicare la strada del be-ne a quel piccolo gruppo. Qualchevolta, quando gli impegni di vesco-vo non gli consentivano di recarsinella manzanadell’avenida Callao,era padre Nicolas a recarsi da lui inepiscopio.Per questo motivo, a Cristina era ca-pitato spesso di incontrarlo nella sa-la d’aspetto della casa dei gesuiti,nell’attesa di essere ricevuti. In qual-che occasione, padre Nicolas li ave-va ricevuti assieme per l’eserciziospirituale. Ma un giorno, molti anni prima diquel mercoledì, dopo aver pregatocongiuntamente per un’intenzionedi Cristina, padre Nicolas si era ri-volto a lei: Ed ora preghiamo perun’altra intenzione. Preghiamo per-ché Mario Bergoglio possa diventa-re Papa. Ciò era avvenuto, per la pri-ma volta, in una data imprecisatadegli anni ’90 del secolo scorso. A partire da quel giorno, quella pre-ghiera, evidentemente indirizzataallo Spirito Santo, era diventata unaconsuetudine. Cristina aveva pre-gato, ed avrebbe continuato a pre-gare, perché Mario Begoglio diven-tasse Papa. Eppure quel giorno, chis-sà per stemperare la delusione che siera impadronita del padre spiritua-le, non aveva dato importanza all’e-sito di un Conclave che deludeva leaspettative di quelle preghiere.Le preghiere levate al cielo perchéMario Bergoglio diventasse Papa,non erano state soltanto quelle diCristina, evidentemente. Padre Ni-colas aveva esteso quell’auspicio al-l’interno dell’ordine dei gesuiti edal di fuori di esso. Si può dire cheaveva creato un’aspettativa ai piùgenerale.Per questo, quel giorno, padre Ni-colas non poteva nascondere la de-lusione. La risposta di Cristina, chepure aveva pregato, per anni, per in-vocare quella elezione, lo aveva irri-tato, o profondamente deluso. Sifermò davanti a lei, la fissò con se-verità, con tono di rimprovero le dis-se: Ma con che occhi guardi? Per ca-

Il segreto di Padre Nicholase l’elezione a Papa di Mario Bergoglio

pire le cose occorre saper guardarecon occhi giusti. Solo chi guarda conocchi giusti può comprendere larealtà.

………….

Dopo quell’episodio, Cristina con-tinuò a pregare quasi quotidiana-mente, per anni, sotto la direzione dipadre Nicolas, perché Mario Ber-goglio diventasse Papa. Poi l’età e la malattia presero il so-pravvento sul fisico del padre gesui-ta. Arrivò il momento in cui dovettecongedarsi da Cristina e dalle altrepersone che dirigeva spiritualmen-te, per trasferirsi a S. Miguel, in unaresidenza dei gesuiti che ospita iconfratelli vecchi o malati.Cristina, per discrezione, non andòa trovarlo. Qualche mese fa, nel 2013,fu lui a farsi sentire inviandole unmessaggio con un comune amico.Hai visto? Le mandò a dire qualchesettimana dopo la fumata biancache aveva annunciato l’elezione aPapa di Mario Bergoglio. Ho visto con occhi diversi, pensòCristina, ripensando a quanto le ave-va insegnato padre Nicolas quellamattina del 20 aprile 2005. Si eracompiuta la profezia? Lo Spirito San-to aveva scelto quel lungo percorsoper manifestarsi?Cristina ricordò un episodio. Ungiorno, padre Nicolas le promise chesi sarebbe trattenuto a pregare per ilbuon esito di un problema che l’an-gustiava. Dopo che l’episodio si fuconcluso positivamente, le avevachiesto: Sotto quale veste si è pre-sentato l’angelo del Signore?E ricordò di come padre Nicolas in-sistesse sul concetto che il peccato famale. A volte accompagnava quel-l’ammonimento, quasi a voler ma-terializzare il concetto, stringendocon l’artiglio delle sue mani l’omerodi Cristina, certamente lo aveva fat-to anche con il futuro Papa, sino aprovocare dolore. Ora Buenos Aires si prepara alla pri-mavera. Cristina, nel congedarsi, miha chiesto un piccolo favore, mi hafatto fare una promessa: Se ti capitadi incontrare Papa Francesco, perfavore, non dirgli di quella mia in-felice uscita del 20 aprile del 2005.Ora, come mi ha insegnato padreNicolas, guardo con altri occhi…

Gianni LoyBuenos Aires 9-10 novembre 2013

Page 20: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · diocesano e alla vita della Diocesi, un ... zato dalla sua sensibilità culturale e dalla sua esperienza professionale.

ghiani