A CACCIA DELLA NOTIZIA. N° 1 - liceomascalucia.it caddella/giornalino 1.pdf · con la propria...

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Continua da pag. 1 sono stati anche lanci di uova e vernice, nonché qual-che tafferuglio, ma nessun incidente di rilievo. L'infla-zione percepita è il doppio di quella rilevata dall'Istat. Bankitalia: crescita debole della nostra economia. Dif-ficile situazione economica per l’Italia, la crisi colpisce le famiglie. Focolai di rivolta si dipanano quasi quotidia-namente nei confronti del governo. Cresce il malcon-tento. Nel frattempo le rivolte in Grecia contro l’austerity del governo hanno dato il via libera ad una serie di sommosse che hanno visto come protagonisti Algeria, Tunisia, Marocco, Libia, Egitto e adesso anche l’Italia. La situazione all’interno dei nostri confini nazio-nali è ancora “sotto controllo”, ma preoccupante è ciò che è avvenuto in Tunisia dove il numero dei morti e dei feriti durante gli scontri è stato significativo. I citta-dini, spiazzati dal continuo rincaro del prezzo del pane, si sono mobilitati dopo l’eclatante segno di ribellione di un giovane tunisino che, dopo essere stato costretto a chiudere la propria bancarella con la quale si mantene-va, si è dato fuoco pubblicamente. «Il crollo dell'Rcd, il partito di governo dell'era di Ben Ali, ma anche le di-missioni dell'attuale governo di unità nazionale, la co-stituzione di un governo per la vera salvaguardia del Paese». Queste le richieste dei cittadini. I moti tunisini hanno contagiato anche l’Egitto. Qui la popolazione, esasperata dal regime (camuffato sotto forma di de-mocrazia) del presidente Mubarak in carica dal 1981, è scesa in piazza per manifestare il proprio disagio. L’ex presidente ha risposto vietando ogni tipo di prote-

sta. Rivolte si sono registrate anche in Algeria il 4 gen-naio scorso a causa dei recenti aumenti dei prodotti alimentari di largo consumo. Scontri tra polizia e mani-festanti si sono registrati in tutti i quartieri della capita-le. Elevato il numero dei feriti. Dopo le rivolte, il mini-stero del Commercio ha deciso di abolire la tassa sui prodotti alimentari. E che dire dell’inquietante caso Gheddafi in Libia? Veniamo ora al caso italiano: scontri accesi hanno caratterizzato le principali città della peni-sola che hanno visto come protagonisti un gran nume-ro di studenti, docenti e ricercatori universitari che so-no scesi in piazza per dire “no!” ai continui tagli, so-prattutto alla scuola e alla cultura, attuati dal governo in carica. A portare avanti una protesta pacifica sono stati anche i magistrati che, durante i due giorni di ce-rimonia che hanno aperto il nuovo anno giudiziario (28 e 29 gennaio), hanno indossato la toga e con in mano una copia della Costituzione sono usciti polemicamente dall’aula. Assidui anche gli scioperi proclamati dalla FIOM (Federazione in difesa dei metalmeccanici dan-neggiati dagli accordi di Mirafiori e Pomigliano). Diver-se dunque le motivazioni di un malcontento che sa di frustrazione da parte dei cittadini. Con i dovuti distin-guo, possiamo quindi accostare la situazione di tensio-ne sociale nostrana con quella dei sopracitati paesi nordafricani? Non è del tutto infondato il timore che il perdurare di tali tensioni, unitamente ad una grave crisi politica e istituzionale, possa sfociare di qui a poco in disordini incontrollabili anche all’interno dei nostri confini nazionali.

Cecilia Corsaro, I AC

MAL D’AFRICA

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�Vorrei essere libero, libero come un uomo. Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia, che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà. La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione�.

G . G aber, La libertà.

Continua da pag. 1 Nell’augurare buon lavoro alla reda-zione del Giornale d’Istituto del Liceo “Concetto Marche-si”, mi piace ricor-dare una poesia di Paul Eluard:

Maria Luisa Indelicato*

*Dirigente Scolastico del Liceo C. Marchesi

Non verremo alla meta Non verremo alla meta ad uno ad uno Ma a due a due. Se ci conosceremo a due a due, noi ci conosceremo tutti, noi ci ameremo tutti e i figli un giorno rideranno della leggenda nera dove un uomo lacrima in solitudine

Milano del 1628 ai tempi del Manzoni. “…Non mancava altro che un'occasione, una spinta, un avviamento qualunque, per ridurre le parole a fatti; e non tardò molto. Uscivano, sul far del giorno, dalle botteghe de' fornai i garzoni che, con una gerla carica di pane, andavano a portar-ne alle solite case. Il primo comparire d'uno di que' malcapitati ragazzi dov'era un crocchio di gente, fu come il cadere d'un salterello acceso in una polveriera. - Ecco se c'è il pane! - gridarono cento voci insieme. - Sì, per i tiranni, che notano nell'abbondanza, e voglion far morir noi di fame, - dice uno…” E cosa si sentono rispondere gli affamati in rivolta? “Giudizio, figliuoli! badate bene! siete ancora a tempo. Via, andate, tornate a casa. Pane, ne avrete; ma non è questa la ma-niera”.

Attualità

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Continua da pag. 1 per avere la meglio su scetticismo, indifferenza e qua-lunquismo. La notizia dell’approvazione del nuovo progetto volto alla realizzazione del nuovo plesso scolastico, che na-scerà in via Alcide de Gasperi a Mascalucia, ha comin-ciato a circolare sia negli ambienti scolastici che tra gli addetti ai lavori a partire dalla metà di gennaio. Gli studenti del “Marchesi” erano reduci dall’ennesima ma-nifestazione in grande stile svoltasi nelle piazze di Ma-scalucia. In quell’occasione sono state raccolte centi-naia di firme finalizzate ad indurre gli organi competen-ti, e segnatamente il presidente della Provincia, On. Giuseppe Castiglione, a provvedere in tempi rapidi per sbloccare l’iter procedurale e sbrogliare l’ingarbugliata matassa. «Siamo entusiasti di aver constatato la dispo-nibilità e la collaborazione che abbiamo lungamente auspicato - ha commentato a posteriori la Preside dell’istituto, Maria Luisa Indelicato - e a questo punto siamo sicuri che, dall’avvio del prossimo anno scolasti-co, potremo contare su una sede efficiente e a nor-ma». Ma quali erano (e sono) le enormi ed evidenti criticità che presentano i tre plessi del “Marchesi”? Si-curezza. Spazi angusti. Condizioni igienico – sanitarie a dir poco precarie. Carenze croniche di spazi riservati alle riunioni dei professori. Latitanza di aree ricreative a beneficio degli studenti. Ed ancora: dispersione scola-stica, dato che le tre sedi di via dei Villini, via Chillei e del PIME, non consentono allo stato attuale processi di socializzazione tra i giovani. Tale situazione è andata avanti per molti anni e i succitati problemi, che rappre-sentano solo una parte delle contraddizioni logistiche che presenta ancora l’istituto, sono stati lungamente osteggiati dal dirigente scolastico che alla lunga ha mediato con successo tra l’amministrazione provinciale e la “rabbia contenuta” degli studenti. Nello stesso tempo sono aumentate le iscrizioni all’istituto che ri-

schiava di collassare sotto il profilo delle strutture e dei servizi. Il liceo di Mascalucia, nato quasi un decennio orsono, sede autonoma da tre anni, rappresenta ormai una realtà radicata nel territorio, una risposta concreta per le famiglie dei paesi etnei, prima costrette ad iscri-vere i propri figli a scuole lontane con dispendio di tempo e mezzi. Da questo punto di vista, il comitato degli studenti, che ha avuto un ruolo determinante per la definizione del progetto, così come del resto il comi-tato dei genitori, plaude alla «risoluzione decisiva dell’amministrazione provinciale», ed è convinto che sia stata «l’importante offerta formativa del “Marchesi”» a risultare decisiva. Ed ora uno sguardo al prossimo futu-ro. Il nuovo plesso che si snoderà su 4 livelli e su 4 mila mq, potrà vantare almeno 36 aule, 5 laboratori di scienze, fisica, multimedialità, informatica e un’aula da disegno. La sede, munita di tutte le adeguate misure di sicurezza, sarà inoltre dotata di tutti gli uffici di segre-teria necessari, spazi dedicati alle attività motorie e assembleari, sale riunioni, aule professori. «E’ un suc-cesso prima di tutto degli studenti stessi; – evidenzia la signora Grazia Di Guardo, rappresentante dei genitori – dopo molte difficoltà e proteste sempre civili e compo-ste,i nostri ragazzi finalmente potranno usufruire di strutture e servizi adeguati allo spessore del servizio scolastico». Essenziale è stata anche l’opera di organiz-zazione e coinvolgimento di (quasi) tutti gli studenti da parte dei rappresentanti d’istituto: Emanuele Lunelio, Beatrice Costantino, Fabrizio Sciacca e Damiano Messi-na. E’ stato scongiurato l’esodo del liceo di Mascalucia. Occorre adesso solo avere un po’ di pazienza e poi le porte del nuovo plesso si schiuderanno per gli “attori” di questa vicenda che ha rischiato per lunghi mesi di finire sul palcoscenico del teatro dell’assurdo.

Erika Catalano, II AC

UNA SEDE TUTTA NOSTRAUNA SEDE TUTTA NOSTRAUNA SEDE TUTTA NOSTRAUNA SEDE TUTTA NOSTRA

Manifestazioni, speranze, illusioni e … alla fine una scuola tutta degna della serietà dell’offerta formativa del Marchesi.

Gli studenti del Marchesi per le vie di Mascalucia: una prova di vivacità e buona educazione per una giusta causa.

Vita di scuola

«Ragazzi, godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova re-sistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consape-voli». Con la citazione del mai dimenticato magi-strato Antonino Caponnetto, la Preside del liceo

“Concetto Marchesi”, Maria Luisa Indelicato, ha av-viato la conferenza “Sulla via della legalità”, tenutasi il 6 dicembre all’Auditorium comunale di Mascalucia. L’incontro - moderato dal giornalista Biagio Scaletta - ha inaugurato il ciclo di conferenze previsto dal progetto Focus Giovani, tra sistema educativo e mondo del lavoro. Il giornalista Antonio Condorelli ha invitato i giovani a riflettere, a non essere fruitori passivi dell’informazione, ma a diventare protagonisti della

lotta contro la mafia attraverso le piccole scelte di ogni giorno. «La mafia è frutto di un interesse economico di pochi a danno dell’intera collettività: rompiamo questo meccanismo» ha ribadito più volte Linda Russo. Alle sue riflessioni ha fatto eco l’imprenditore e attivista dell’Asaec Filippo Casella, che ha raccontato la sua esperienza «faccia a faccia con gli estorsori, che non sono un esercito e si possono sconfiggere solo se tutti insieme facciamo squadra e lottiamo per una causa co-mune». Il prof. Giuseppe Vinci di Libera Catania ha invitato i giovani al dialogo per prendere posizione con-tro l’indifferenza e contrastare insieme le mafie. «Non c’è una strada per la pace ma la pace è la strada. Allo stesso modo - ha dichiarato Vinci parafrasando il Mahatma Gandhi - noi percorriamo insieme la via della legalità, perché è questa l’unica via che si può seguire». Come fare? Non uno ma tanti esempi cita Rosario Lu-po di Addiopizzo Catania, spiegando cosa significa “consumo critico” o che cos’è la lista di imprenditori “pizzo-free”. «Grazie ai giovani volontari – ha eviden-ziato Lupo - adesso più di cinquanta commercianti pizzo-free a Catania sono sostenuti da consumatori critici». Davide Catalano, direttore artistico di “Corti in Cor-tile”, ha presentato un interessante cortometraggio: “Turi dell’Olio”. È la storia vera di un giovane catanese che è riuscito a sottrarsi alla morsa della criminalità or-ganizzata e che per mantenere la sua famiglia si è in-ventato un lavoro: mettere l’olio sulle saracinesche dei negozi. «Perché i miei coetanei vanno a rubare, perché non possono trovare un lavoro semplice come il mio?». «Lavorare - ha concluso Davide Catalano - è scegliere di essere persone oneste percorrendo la via della legalità».

Maria Elisa Catalano, I AC

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Vita di scuola 4

NON C’É UNA STRADA PER LA LEGALITÀ:

LA LEGALITÀ È LA STRADA

Da sinistra Filippo Casella, Serena Panebianco, Linda Russo, Antonio Condorelli, Biagio Scaletta, Maria Luisa Indelicato, Giuseppe Vinci, Davide Catalano.

«Non dimostratevi sotto-messi a loro ragazzi, mai. E

non abbiate paura: sono loro in real-tà che ne hanno parecchia». Esordi-sce con queste parole Filippo Ca-sella, attivista dell’ASAEC (associazione antiestorsione di Cata-nia nata in memoria di Libero Gras-si), all’incontro con la redazione giornalistica del “Concetto Marchesi” il 13 gennaio scorso. Casella aveva già partecipato in precedenza alla conferenza “Sulla via della Legalità” del 6 dicembre all’Auditorium comu-nale di Mascalucia. Di cosa si occupava quando la mafia ha bussato alle porte del-la sua impresa? «Ho ricevuto la prima telefonata nel gennaio del 1998 allora come anco-ra oggi ero il proprietario di un’azienda di trasporti. Non potrò mai dimenticare le loro parole: 300 milioni o saltate in aria. Ho provato

a mantenere la calma, ma non ho trovato il coraggio di denunciarli e ogni mese quei signori pretendeva-no sempre di più». Si sono presentati quando l’hanno chiamata? «No, loro non lasciano parlare: usa-no parole dirette per minacciarti e per prendere il denaro mandano le loro teste di legno, giovani corrotti e sfruttati dai boss mafiosi, che si ser-vono di loro per non rischiare troppo in prima persona». Sono mai arrivati ad agire al di là delle minacce? «Dopo il mio primo rifiuto, rapinaro-no uno dei miei camion con 50 mi-lioni di lire di merce all’interno e mia moglie, per paura di subire altre minacce, li pagò a mia insaputa. Dopo altre due rapine, nel 2002, decisi di denunciarli. Molti vennero arrestati e molti altri ancora inter-cettati».

Qual è stata la molla che l’ha indotta a denunciarli? «All’inizio non mi fidavo di nessuno e altri imprenditori mi consigliavano di subire in silenzio. Non sapevo cosa fare, essendo cresciuto con questo timore per via di mio padre, che aveva subito lo stesso tratta-mento. Ma con il passare del tempo, accorgendomi che portavano via all’azienda sempre più denaro, capii che la situazione doveva finire: l’azienda era mia e della mia fami-glia, non loro. Così con l’aiuto dell’ASAEC trovai la determinazione e il coraggio di testimoniare in tribu-nale». Cosa ci dice dell’ASAEC? «Il mondo è pieno di gente che fin-ge di lavorare in difesa della legalità e della giustizia, ma non sempre è così e ormai non ci si può fidare dei buoni propositi ventilati un po’ ovun-que. L’ASAEC è un’associazione di

«ECCO PERCHE’ HO DETTO NO AL PIZZO»«ECCO PERCHE’ HO DETTO NO AL PIZZO»«ECCO PERCHE’ HO DETTO NO AL PIZZO»

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«Bisogna avere coscienza di essere artefici della pro-pria incolumità». Il comandante della Compagnia dei carabinieri di Gravina Giuseppe Pasquale esordisce così al convegno tenutosi il 19 Febbraio, presso l’auditorium di Mascalucia. All’incontro sono intervenuti il rappresentante dell’associazione italiana Onlus Vitti-me della strada Salvo Capuano e il rappresentante della Polstrada Giovanni Oliva; a fare gli onori di casa la preside del Marchesi Maria Luisa Indelicato, moderatore Biagio Scaletta. La strada è al giorno d’oggi uno dei luoghi che miete più vittime. Statistiche e dati sugli “omicidi in strada” sono sconvolgenti se si riflette su quanto tempo della propria giornata ognuno di noi trascorre su un mezzo di trasporto. Le infrazioni commesse non devono e non possono passare inos-servate: troppe famiglie precipitano nel dolore e nella sofferenza per incidenti evitabili rispettando le norme basilari della sicurezza in strada. Conoscenza e rispetto delle regole sulla sicurezza in strada richiedono con-trollo costante e capillare. «Il controllo serve per ac-certare se la regola viene infranta o rispettata, cinture e casco devono sempre essere utilizzati. Ci deve esse-re uno sforzo comune per la sicurezza reciproca» ag-giunge Pasquale. Comportamenti moralmente sbagliati

e incoscienti non sempre danno una seconda opportu-nità. Oltre ottomila pedoni in Europa vengono ogni anno falciati in incidenti dall’esito mortale a causa del comportamento scorretto del conducente. Ai molti quesiti posti dagli studenti, i relatori hanno risposto ribadendo la fondamentale importanza di comporta-menti corretti. Tra le cause principali oltre ai già citati problemi per fumo e alcool vanno aggiunti anche alcu-ni videogiochi che, secondo studi scientifici, inducono l’individuo alla violenza corporale e stradale. «La nostra vita è preziosa, piccoli accorgimenti posso-no evitare grandi conseguenze» spiega Salvo Capua-no, raccontando la sua drammatica testimonianza di padre che ha subito la perdita di un figlio ucciso da pirati della strada. Da quella dolorosa esperienza ha tratto la forza per lottare e cercare di cambiare le co-se. Nel 2003 ha ottenuto il riconoscimento della pro-pria associazione ed è diventato parte civile in nume-rosi processi. Dopo la proiezione di un video nel quale un ubriaco investe uno sfortunato pedone, prende la parola Giovanni Oliva: «Guidare un veicolo è come avere un’arma che può stroncare ad un tratto la vita, i numeri contano poco, sono le vite che contano».

Giovanni D’Antoni, ICC

persone serie, che credono in quello che fanno, e

grazie a loro io non mi sento mai solo. Loro com-battono con me e io non ho paura». Cosa ne pensa la sua famiglia della sua colla-borazione con l’ASAEC? «Ormai tutti conoscono la mia storia e mi stimano per il coraggio con cui ho combattuto questa “guerra”. Se prima la mia famiglia temeva per me, adesso mi incoraggia e mi sostiene nel continuare questa lotta contro la criminalità. E’ bello sapere che i tuoi figli sono fieri di te - conclude il signor Casella - ma la lotta non si ferma qui». Per noi giovani un messaggio forte e chiaro a mantenere sempre un atteggiamento coraggioso e onesto.

Maria Elisa Catalano, I AC

Filippo Casella e la Redazione. Da destra le docenti responsabi-li del Giornale d’Istituto: le docenti responsabili Mimma Fur-neri e Nunzia Giuffrida, l’esperto esterno dott. Biagio Scaletta.

Multiculturalismo: attributo di rispetto reciproco, sino-nimo di tolleranza e limpido invito per un mutuo inter-scambio. E’ la parola chiave che ha aperto l’incontro di sabato 29 gennaio all’Auditorium di Mascalucia. Il gior-nalista Biagio Scaletta, moderatore della conferenza, ha dato il via al convegno stuzzicando l’attenzione dei giovani interlocutori sulla realtà del “villaggio globale” a cui apparteniamo e sulla vastità di informazioni che ci piovono addosso ogni giorno. Il cineasta Fino La Leggia, autore del cortometraggio “Terra mia terra di tutti”, ha affrontato le umilianti condizioni in cui si im-battono milioni di clandestini che arrivano ogni giorno sulle coste di Lampedusa. «Viviamo in una realtà in cui non sappiamo dove cominciano gli usi e i costumi di

un popolo e finiscano quelli di un altro» ha sot-tolineato la preside Maria Luisa Indelicato. Per Pasquale Musarra, psicologo e poeta, «l’interazione è l’unica soluzione possibile per superare le nostre barriere mentali». Elvira Iovino, rappresentante del Centro Astalli per l’immigrazione di Catania, ha fatto riferimento ai «bisogni pisco-fisici da parte degli immigrati che sono tanti e i fondi, oggettivamente pochi e insufficienti a coprire le spese per vitto e alloggio». Una testimonian-za “da pelle d’oca” è stata fornita dal giovane afghano Jamal, costretto a fuggire dal “suo” Afghanistan e da un clima di intolleranza e violenza.

G iovanna Lo Faro IVB S

IMMIGRAZIONE E MULTICULTURALISMO Il “Concetto Marchesi” faccia a faccia con una realtà plurale

TUTTI UNITI PER LA SICUREZZA

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Vita di scuola

Per chi al mare preferisce la montagna non c’è problema. Per gli studenti delle quarte lo sci di fondo regala emozioni ad alta quota, sull’Etna, presso Piano Vetore. Si tratta di una disciplina sportiva diversa dallo sci in discesa: si sperimenta e si entra in intimo contatto con la montagna e con i suoi boschi innevati.

Federica Tancredi, I CC

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ATTIVITA’ SPORTIVE DEL

“CONCETTO MARCHESI”

Dalla Neve alla Nave :

dallo Ionio al Vulcano

Credevate che solo i college inglesi o america-ni offrissero attività simili? Beh, sbagliavate! All’ombra del Vulcano il Liceo Marchesi offre agli studenti la possibilità di conoscere e vive-re le magnifiche risorse naturali del territorio attraverso canoa, vela e sci di fondo. É l’accoppiata vincente di mare e montagna che rende affascinante la nostra città, situata in uno scenario unico tra Ionio ed Etna. Non una semplice cartolina illustrata da ammirare – si è pensato - ma una natura tutta da sco-prire e vivere. E che cosa meglio dello sport può permettere di godere spiritualmente e fisicamente di un ambiente naturale così sug-gestivo? Nasce così il progetto sportivo Dalla Neve alla Nave, fiore all’occhiello dell’offerta

formativa del liceo Marchesi. «Scopo del progetto - afferma il prof. Rocco Capone-ra, responsabile dell’iniziativa - è avvici-nare i ragazzi alla co-noscenza del territorio. Conoscerne e goderne le innumerevoli possibi-lità di fruizione significa imparare ad amarlo e

difenderlo». «E’ un progetto nato dalla volontà e dall’impegno degli insegnanti di educazione fisica e condiviso da tutti i docenti del liceo Marchesi affinché gli studenti sappiano fruire del nostro territorio in modo non solo ludico ma anche costruttivo, vivendo esperienze sportive di vario genere». La prof.ssa Maria Pia Diolosà, docente di educazione fisica, presentando con entusiasmo le attività attra-verso le quali molti studenti possono speri-mentare modi nuovi di trascorrere il tempo libero, di guadagnare in benessere e - non è da poco - di scoprire l’altra faccia di ambienti che credevano di conoscere ma che svelano inaspettati tesori.

La Redazione

Per gli studenti interessati a canoa e vela appuntamento al porto di Catania. La vela - che coinvolge alunni del biennio - richiede comunica-zione e collaborazione con tutto l’equipaggio. Sviluppa la capaci-tà di saper gestire l'imbarcazio-ne e di interpretare contempo-raneamente le condizioni am-bientali (come i venti, le cor-renti marine, le condizioni me-teorologiche) ed il proprio posi-zionamento sul campo di rega-

ta in rela-zione agli altri con-correnti. La canoa – rivolta agli stu-denti del terzo an-no - ri-chiede un

lavoro per lo più individuale per cercare di “sentire” l’onda ed il vento per non cadere dall’imbarcazione. In entrambi i casi, canoa e ve-la, «percepire ed ascoltare le onde del mare e del vento, stando in simbiosi con gli ele-menti naturali», sono le sensa-zioni uniche assicurate dai par-tecipanti. De gustibus!

Federica Tancredi, I CC

CANOA E VELA

SCI DI FONDO

ATTIVITA’ DEL GRUPPO SPORTIVO

Tra le altre attivi-tà spiccano: atle-tica leggera su pista, nuoto, sci, canoa, vela, ten-nis da tavolo, equitazione. Tra le varie se-zioni una è dedi-cata alla com-pianta e mai di-menticata prof.ssa Lella Arcaria. E tanti i risultati ottenuti: ottimi piazzamenti nella corsa campe-stre (6° juniores femminili e allievi maschili, 13° allievi fem-

minili). Piccoli e grandi atleti cre-scono!

Federica Tancredi, I CC

Canoa, vela, sci di fondo e tante altre at-tività sportive per scoprire le mille risor-se del territo-rio etneo.

Vita di scuola

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Un progetto ormai divenuto realtà decennale ben radi-cata in quel di Mascalucia è la società di calcio a 5, condotta sapientemente dal presidente Nicola Caruso, Atletico Mascalucia. Da sette anni questo gruppo milita stabilmente nel campionato di serie C2 sfiorando spesso la promozione in C1, categoria che rappresenta il salto di qualità che la squadra cerca di raggiungere con la passione e il lavoro assiduo degli allenamenti. Quest’anno più degli altri la promozione è un must: i tifosi, l’allenatore Uberto Previti, che può annoverare nel suo curriculum numerose panchine in categorie superiori come la C1 e la B, e la rosa completa in ogni reparto, impongono la conquista della tanto agognata promozione. È un gruppo che non ha nulla da invidiare alle concorrenti, quali il “Real Fiumefreddo”e il ”S.Lucia del Mela” e che vanta tra le sue fila Danilo Mangano, Ivano Turrisi, Giuseppe Caruso, Salvo Arena, Valerio Sanfilippo, Antonino Pellegrino, Sergio Leo, Giuseppe Iudica, Daniele Bosco, Francesco Reina ed il capitano e bandiera della squadra Massimo Catania. Ma la volontà di far nascere un gruppo di giovani che vivesse il calcio in modo differente da quello proposto solitamente dai media ha dato la vita alla categoria “Juniores”, guidata dall’energico mister Vito La Torre, allenatore della prima squadra per sei anni. Protagoni-

sti giovani di Mascalucia: Giacomo Contarino, Carmelo Vinciguerra (portieri), Marco Fisicaro, Diego Addamo, Carmine Coppola, Vincenzo Granata, Fabrizio Amato, Luca Riela, Damiano Squillaci, Anthony Recupero e i già aggregati alla prima squadra, Salvo Sapienza e A-lessio Patti, che vantano numerose convocazioni e tan-tissima voglia di dimostrare, sebbene giovanissimi, il proprio talento. I giovani del “Concetto Marchesi” possono assistere alle partite casalinghe dell’ Atletico Mascalucia il sabato alle ore 15, nel palazzetto dello sport adibito alle lezioni di educazione fisica. Una gran bella realtà che andrebbe seguita e supportata dai mascaluciesi e non solo.

Alessio Patti, Luca Mazzeo, II BC

ATLETICO MASCALUCIA NOME: A.S.D. Atletico Mascalucia SPORT: Calcio a 5 DIVISIONE: Serie C2 siciliana ANNO DI NASCITA: 2000 STAFF: Nicola Caruso (Presidente), Luigi Greco (Vice-presidente), Antonio Rapisarda (Direttore Sportivo), Manlio Grimaldi (Medico specialista), Giuseppe Castiglia (Dirigente accompagnatore), Uberto Previti (Allenatore), Vito La Torre (Allenatore giovanili).

Ha preso il via presso il nostro liceo il Pon intitolato “La scuola di musica e di vita”, tenuto dal maestro Sergio Giuffrida presso i locali di Via dei Villini. Incuriositi dalla notizia e dallo spirito dell’iniziativa, siamo andati ad intervistare il maestro e alcuni corsisti riguardo ai contenuti del corso e al valore che la musica riveste nella loro vita. Entusiasta, il maestro trasmette subito la sua grande passione musicale con qualche aneddoto sulla sua vita artistica; obbiettivo del corso è proprio quello di comu-nicare questa grande passione per la musica e per la vita. La prima lezione è stata dedicata all’improvvisazione: i ragazzi si sono ritrovati a suonare insieme per la prima volta. Claudio Consoli, chitarri-sta, dice al riguardo: «Riuscire a parlare la stessa lin-gua con persone che non avevi mai visto prima è una cosa fantastica, che solo la musica permette di fare».

Mario D’Aquino, trombettista, subito dopo la prima lezione dichiara: «Sono veramente felice di partecipare a questo progetto, perché credo superi il valore della semplice didattica musicale e penso che possa inse-gnarmi qualcosa per la vita di tutti i giorni». Valerio Pellegrino e Giovanni Scuderi, rispettiva-mente batterista e percussionista, sono tra gli studenti più anziani del corso, ma non per questo meno disposti ad imparare e a darsi da fare. Entrambi suonano da parecchio tempo ma sono rimasti colpiti e affascinati dalla natura del corso, che si rivela anche per loro un esperienza nuova e coinvolgente. «Credo che l’interesse artistico nel corso della crescita - afferma Danny Sofia, bassista e chitarrista - possa cambiare un essere umano; non soltanto nella dimen-sione propriamente artistica, ma anche nell’approccio alla vita di ogni giorno, nel modo di percepire se stes-si». Alla fine della prima lezione la preside si è complimen-tata con i ragazzi lodandoli per l’impegno e la bravura ma soprattutto perché «Grazie a voi ho avuto l’impressione di far parte di una scuola viva!». La conclusione del corso, prevista per i primi giorni di maggio, si preannuncia assolutamente brillante, con un grande concerto, al quale prenderanno parte questi giovani artisti che si esibiranno insieme dando vita alla prima orchestra del Concetto Marchesi.

Giovanni Giuffrida, I AC

A SCUOLA DI MUSICA E DI VITA In cantiere la prima orchestra del liceo Concetto MarchesiIn cantiere la prima orchestra del liceo Concetto MarchesiIn cantiere la prima orchestra del liceo Concetto MarchesiIn cantiere la prima orchestra del liceo Concetto Marchesi

I musicisti del Marchesi all’opera con il maestro Giuffrida

Scuola e dintorni

Tra i film pro-posti dal “David giova-ni”, “20 siga-rette” ha colpi-to gli studenti per la realistica trattazione di fatti realmente accaduti. «C’è chi fuma per vizio, chi per darsi un tono, chi per-ché proprio gli piace. Io a dirla tutta sento che questa sigaretta fa schifo, eppure non riesco a farne a meno!». Comincia così il film “20 sigarette”, tratto dall’omonimo libro. Protagonista e regista della fortunata pellicola Au-reliano Amadei, il cui esordio cinematografico, tra imperfezioni stilistiche e qualche polemica, appare pro-mettente. Aureliano, 28enne anarchico e antimilitarista, video-maker desideroso di “mordere il mondo prima che il mondo morda lui”, riceve una proposta di lavoro come aiuto regista e parte alla volta dell’Iraq a seguito del regista Stefano Rolla. Non fa in tempo a finire un pac-chetto di sigarette, che si ritrova al centro dell’attentato alla caserma di Nassirya. E’ il 12 novembre 2003. Affrontare una tematica tanto controversa di riflesso,

attraverso la figura di un civile, si rivela una scelta sapiente per non essere tra-volti dalla retorica sull’importanza delle missioni di pace. Ciò nonostante, la storia coinvolge lo spettatore, trasfe-rendolo in una dimensione tanto cruen-

ta quanto realistica, all’interno della quale le immagini forti e violente non sono mai fuori luogo. Tecnicamente, alcuni movimenti della camera appaiono poco efficaci: le riprese dell’attentato, dal punto di vista soggettivo, stentano a suscitare il pathos delle inquadrature ester-ne. Aureliano passa dall’ospedale americano di Nassirya a quello del Celio di Roma. Durante il percorso lungo la via Appia risultano essere fondamentali gli interventi comici dell’infermiere che stemperano la tensione. Il ragazzo si ritrova assediato da politici e giornalisti che si susseguono attraverso delle inquadrature veloci e sfo-cate: si rivela, così, il carattere di denuncia del film. La pellicola ha rischiato di non essere proiettata nelle sale a seguito di un intervento del ministero degli esteri che ha cercato di impedirne la diffusione. Il film, però, ha le carte in regola per il successo.

Martina Sapone, IIAC

“VENTI SIGARETTE” A NASSIRYA: TRA CENSURA E DENUNCIA,

ATTRAVERSO LA MICROSTORIA

Esordio cinematografico vincente per

l�attore-regista Aureliano Amadei

Tra le iniziative proposte dall’Istituto, ricordiamo il “Progetto Cinema”, “David Giovani”, promosso dall’Agiscuola, con il patrocinio della direzione Generale per il Cinema del Ministe-ro per i Beni e le Attività Culturali, per favorire la conoscen-za di opere cinematografiche recenti, sviluppare la capacità di analisi e di critica nei ragazzi che costituiscono il futuro del pubblico del cinema. I ragazzi formano una vera e propria giuria che esprimerà il proprio parere al termine del ciclo di proiezioni. «Il futuro del pubblico del cinema deve investire sulle capacità di lettura dei comportamenti culturali dei gio-

vani che oggi si trovano a vivere, da protagonisti e interpreti, la progressiva complessità dell’offerta mediale e culturale» afferma Deborah Sapienza, segretaria dell’Agiscuola di Cata-nia. Il responsabile del progetto, Dott. Franco la Magna, ag-giunge che «le strategie di accesso al mondo, per i giovani, passano anche attraverso il consumo dei media; fondamentale è quindi la formazione che può portare, nel tempo, a percorsi individuali motivati e interessanti».

La Responsabile del Progetto Cinema “David Giovani”

Prof.ssa Nunzia Giuffrida

CINEMA, CHE PASSIONE!

L’ultimo sabato di novembre, da or-mai quindici anni, i supermercati ita-liani si popolano di migliaia di volon-tari per la “Giornata della Colletta Alimentare”. Grazie ad una generosi-tà sempre più diffusa, quest’anno sono state raccolte ben 9.400 tonnel-late di generi alimentari, nei giorni successivi distribuiti ai tanti bisognosi sostenuti dal Banco Alimentare. Anche cinquanta ragazzi della nostra scuola hanno partecipato da volontari all’iniziativa, proposta in tutte le classi da alcuni studenti, autorizzati ben volentieri dalla Dirigente. Il desiderio di mettersi in gioco in un pomeriggio di solito dedicato al tempo libero, nasce dal voler donare, sia alla gente che si incontra, sia al povero cui sa-ranno indirizzati gli alimenti, una “carezza” morale e materiale, di cui

tutti abbiamo bisogno per sentirci davvero uomini. «E’ bello donare li-beramente il proprio tempo - afferma Giovanni - per dei volti sconosciuti ma vicini». «Durante la Colletta abbiamo avuto la possibilità di sperimentare - ag-giungono Mara e Roberta - la bellez-za del regalare col cuore la propria fatica agli altri». Si tratta di un “gesto di tenerezza” innanzitutto verso noi stessi che ci ricordauna delle dimensioni essenziali della vita: la carità. «Da questo sem-plice gesto - constata Maria Elisa - sono nate e cresciute amicizie vere, che mi stanno aiutando ogni giorno a vivere meglio».

Lidia Santoro,

Salvatore Vergone, III AC

Il Banco Alimentare è una fondazione ONLUS, nata nel 1989 dall’incontro di don Luigi Giussani, fondatore del mo-vimento ecclesiale di “Comunione e Liberazione”, con l’industriale Danilo Fossati, fondatore della STAR. Il suo scopo è la raccolta delle eccedenze alimentari e la redistribuzione delle

UN GESTO DI TENEREZZA PER SÉ E PER GLI ALTRI Studenti del Marchesi volontari per il Banco Alimentare

Un gruppo di volontari: tra loro, rispettivamente secondo e quinta da destra, Salvatore Vergone e Lidia Santoro.

8 Scuola e dintorni

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Alunni IV BS

Centocinquant’anni…punto e a capo

In base ad un recente sondaggio a cura del sito inglese “MyVoucherCodes.co.uk”, oggi non sono più le madri a rimproverare e a discutere con le figlie per il look un tantino sopra le righe. In una sorta di “piramide rovesciata”, oggi sono proprio le teenagers a storcere il naso di fronte all’abbigliamento materno, al punto che molte volte ne sono talmente imbarazzate da voler quasi «sparire sotto terra quando sono costrette a uscire con la genitrice abbigliata come una ventenne». Ebbene care mamme, le vostre figlie si vergognano delle scelte poco fashion che vi concedete! Solo un quinto delle giovani intervistate infatti, considera la propria madre alla moda, o comunque, ritiene che sappia vestirsi in modo appropriato; tutte le altre sono convinte che il look della maggior parte delle “mamme moderne” faccia letteralmente a pugni con la loro età. I loro vestiti infatti, sono quasi sempre troppo “rivelatori”. Perché le madri di oggi si ostinano a vestirsi in modo così provocante? Sarà

forse un disperato tenta-tivo di apparire più gio-vani? Forse la paura di invecchiare e di perdere fascino le divora. “Il mi-to dell’eterna giovinez-za”: così lo chiamano in molti. La 53enne Ma-donna e sua figlia Lour-des, tredici anni, appaio-no in numerose foto visibili in rete in cui ri-schiano di essere scam-biate per sorelle. Per non parlare di Jerry Hall che si è presentata agghindata come la figlia Lizzy Jag-ger, più giovane di ventotto anni, all’apertura dei saldi di Harrods. A risolvere la confusione ci stanno provando in tanti, con alterne fortune. Mark Pear-son, presidente del sito che ha commissionato l’inchiesta ritiene che «forse le figlie dovrebbero aiutare le madri a fare shopping così da trovare vestiti che vadano bene a entrambe e che non pro-vochino imbarazzo».

Maria Elisa Catalano, I AC

Le madri di oggi e il loro look provocante

IL

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17 marzo 1861. Una memoria storica collettiva, un nuovo e rivoluzionario immaginario popolare, fatto di simboli, di emblemi, di eroi, risvegliano, o forse, foggiano la coscienza nazionale degli italiani. Per quell’Italia un tempo “serva e di dolore ostello”, si apre una nuova era rivoluzionaria, - eterna a-vrebbero giurato i nostri padri - l’Unità! 17 marzo 2011: intercettazioni, scandali sessuali, liti, reciproche delegittimazioni fra i poteri dello Sta-to, conducono l’Italia in una fase di stallo, paraliz-zano la vita del governo: la crepa su un muro ap-pare il giusto mezzo per farlo crollare mentre un vortice di particolarismi travolge l’etica pubblica. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha chiesto le dimissioni di Gianfranco Fini, presiden-te della Camera dei deputati e capo di un nuovo partito (Fli) e tra le telefonate del premier alle varie trasmissioni televisive, i cittadini o forse il “pubblico” italiano è chiamato dal mondo politico alle urne, insomma a televotare! «Le notizie che emergono da Milano ci dicono una cosa chiara - afferma Pierluigi Bersani leader del partito democratico - non può stare un minuto di più in un ruolo pubblico che ha indecorosamente

tradito. L'Italia ha dei problemi che devono essere finalmente affrontati in un clima di serietà e di im-pegno», come a dire “Ruby maior, minor cessat”. E mentre il premier si difende dalle accuse di concus-sione e prostituzione minorile, rivendicando l’eleganza e la sobrietà delle “Arcore’s night”, da più fronti provengono inviti alla moderazione e all’equilibrio. «Fondamentale un rinnovato spirito di coesione sociale e nazionale» afferma il capo dello Stato Giorgio Napolitano ricordando inoltre l’“evento terribile” della seconda guerra mondiale, quando «l’Italia era stata divisa terribilmente, san-guinosamente in due. C’era da dubitare di tutto». Nel clima incandescente degli scontri tra istituzioni, democrazia e populismo, giustizia e giustizialismo, gossip e cronaca si confondono, oscurando la criti-cità della condizione economica e sociale del nostro Paese. Per alcuni è imminente la fine del berlusco-nismo, per altri l’ennesima vittoria del premier ma, forse, in un’ottica tanto machiavelliana andrebbe ricordato che, come sosteneva Tolstoj, “il fine giu-stifica i mezzi solo se esiste qualcosa che giustifichi il fine”.

Martina Sapone, II AC

Giovanna Lo Faro

Il pungolo...

Recensioni 10

«Una vita senza sogni è come un giardino senza fiori, ma una vita di sogni impossibili è come un giardino di fiori fin-ti». Una frase emblematica del romanzo di Alessandro D’Avenia. Il romanzo di Alessandro D’Avenia racconta la storia di un ragazzo di primo liceo classico, Leo, fiero della sua criniera costantemente scompigliata come i suoi pen-sieri. Il protagonista, Leo è bianco. Il bianco è il vuoto, la mancanza di pensieri, il nulla sconfinato, la malinconia, la tristezza. Il bianco si accosta ad altri due colori. Il rosso, che racconta l’amore, la passio- ne, il sangue, è il segno particolare di Beatrice, “il rosso sangue” di Leo. E poi c’è Silvia. Lei è azzurra, ed è que- sto il colore degli amici. Silvia rappre- senta per Leo la salvezza, il suo an- gelo custode, il suo punto fermo. I colo- ri si mescolano. Il bianco “leukos” e il sangue “aima” si fondono dando ori- gine alla leucemia. Questa terribile ma- lattia colpisce Bea-trice, strappandola via da Leo e dai suoi cari. Durante il percorso che Leo intraprende per cono-scere se stesso e per colorare quell’insignificante bianco, incontra la figura che lo sprona a credere nei sogni, a cam-biare, a dare un senso alla sua vita: è il “Sognatore”, que-sto il soprannome affibbiato al professore di storia e filoso-fia. L’adolescente ferito nel suo percorso di formazione impara che «i sogni colorano qualsiasi bianco». Alla fine del romanzo Leonardo si rende conto di essere «nato il pri-mo giorno di scuola, cresciuto e invecchiato in soli duecento giorni», perché nelle tante situazioni vissute durante l’anno scolastico l’adolescente di pochi mesi prima è maturato, ha acquisito un senso di responsabilità che lo proietta già nella dimensione adulta. La lettura è scorrevole, coinvolgente. Il libro ha ottenuto notevole successo, probabilmente perché è narrata la “normalità” degli adolescenti. Sono pagine di vita, colori, lacrime, amore.

Erika Catalano, II AC

BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE

Dolce e scorrevole romanzo di formazione

«Non so nulla, neppure il significa-to delle cose più naturali della vi-ta». Così inizia il secondo memoire di Emma la Spina, scrittrice cata-nese classe 1960, pubblicato in 280 pagine nell’aprile del 2010 per Piemme, dopo il successo della sua prima fatica letteraria, “Il suo-no di mille silenzi”. La vicenda della giovane donna inizierà pro-prio il giorno del suo diciottesimo compleanno quando, in modo dav-vero tragico, sarà cacciata dal collegio in cui è cre-sciuta, ritrovandosi sola, senza un luogo in cui anda-re e senza alcun punto di riferimento. La giovane cercherà sostegno nelle poche persone incontrate nei suoi rari momenti di svago, fino a sposarsi proprio con un ragazzo conosciuto qualche anno prima e a divorziare poco dopo. Grazie a Padre Marco, Emma troverà lavoro in un’azienda agricola nel ruolo di se-gretaria. Lì conoscerà l’amore in Gianluca e l’odio in Matteo Bossi, suo datore di lavoro, il quale si rivelerà una figura malvagia e ambigua che tormenterà Em-ma fino a rapirla e tentare in più di un’occasione di ucciderla a causa del suo rifiuto. Una storia che lascia dentro il suono straziante delle parole di una donna forte ma anche, per certi aspet-ti, davvero fragile. Una vicenda narrata con un lin-guaggio scorrevole, capace di descrivere i sentimenti più dolorosi con una semplicità quasi infantile. Emer-ge la figura di un’eroina intrepida che, pur tra mille difficoltà, è riuscita a vincere la sua lotta contro l’umana brutalità. Una lotta che oggi ci racconta mo-strandoci le indelebili cicatrici della sua anima.

Alberto Portera, IV AS

FACCIA A FACCIA CON LE CICATRICI

DI EMMA LA SPINA

Dopo il racconto degli anni vissuti in orfanotrofio

Emma affronta le brutalità dell’animo umano

«Essere geniali, in circostanze difficili, può es-sere un problema, per gli altri, soprattutto». Parte da questa considerazione la rivisitazione teatrale della figura di Galileo, proposta da Marco Paolini e Francesco Niccolini, al teatro Verga di Catania. Galileo indaga sulla natura e le sue forze, cer-cando una risposta al “come” e mai al “perché”. Egli è l’espressione di come dovrebbe essere lo scienziato moderno: abile nel dimostrare, scal-tro nell’esporre. La logica galileiana e la sua modernità non verranno intaccate nemmeno quando i suoi

discepoli si allontaneranno a causa dell’abiura interpretata co-me segno di pavidità. In realtà fu una messa in scena ben giocata: sapendo di essersi spinto troppo oltre, fa un passo indietro e lascia che sia la Chiesa a mostrarsi co-me vincitrice indomabile, in un perfetto gioco di ruoli in cui non esistono né vincitori, né vinti.

Giovanna Lo Faro IV BS

A TEATRO CON GALILEO In scena per gli studenti lo spet-tacolo di Marco Paolini sul pa-dre della rivoluzione scientifica

Marco Paolini (55 anni), attore e regista ed autore tra i più ori-ginali del panorama italiano.

Succede a Bologna, ma non se ne parla. O quasi. Sergio Focardi è un fisico di cali-bro, già preside della Facoltà di Scienze di Bologna. Andrea Rossi è un ingegnere. Il 13 gennaio di quest'anno si sono presentati al pubblico scelto di giornalisti, esperti ed accademici, riunito in un capan-none nella zona industriale di Bolo-gna, per mostrare la loro creatura: un catalizzatore che realizza una fusione nucleare a freddo. Sono passati diversi anni da quando Fleshmann e Pons avevano annun-ciato al mondo di aver realizzato il sogno di una produzione di energia pulita con fusione di nuclei a tem-peratura ambiente, ma il tutto si rivelò un’illusione che vanificò le tante speranze accese. Oggi quegli auspici tornano a rinvi-gorirsi. Si tratta di un dispositivo che fonde atomi di nichel e di idro-geno, a temperatura ambiente, pro-ducendo rame e liberando energia. Le stime prodotte da Giuseppe Levi, dell'Istituto Nazionale di Fisica, pon-derano un guadagno energetico pari a 31. «In due ore di funziona-mento del prototipo – spiega Rossi

- si sono ottenuti 12 mila Wh, con-sumandone solo 600». Tutto risol-to? Neanche a parlarne. I due sono coscienti di aver messo a punto qualcosa che funziona, ma non sanno dire come. Manca del tutto una spiegazione che rimandi ad un quadro teorico che possa dar conto degli effetti. Il prototipo è stato brevettato e sarà sviluppato in una forma che possa attirare l'at-tenzione industriale per la commer-

cializzazione. La comunità scientifica però, non potendo indagare liberamente sul congegno, perché per adesso c'è un segreto industriale che non può essere violato, si è mostrata molto prudente e a tratti addirittura scet-tica. I tentativi di spiegazione proposti negli articoli delle riviste scientifiche internazionali da Rossi e Focardi sono stati rigettati, ma questo po-trebbe avere motivazioni di natura extra scientifica, come potrà com-prendere meglio chi conosce le di-namiche accademiche. Si sono aperte delle prospettive positive e innovative e gli artefici sono dei cervelli italiani, però c'è da aspettare che il tutto trovi conferme e applicazioni, ma resta la rabbia nel considerare la politica depaupe-rativa nei confronti della ricerca scientifica in Italia e il sordo silenzio che i media nostrani, interessati più a sordide cronache nere e squallori vari, hanno mantenuto nell'acco-gliere una notizia simile..

Ambra Santonocito, Eugenia Lo Porto, IV DS

11 Cultura

Quando arriva quel vuoto di memoria pro-p r i o sull’argomento che avevi ripas-sato così a lun-go il pomeriggio prima o quando lo sguardo ca-stigatorio del Professore si abbatte su di

te: allora vorresti tanto poter aver la memoria di un computer. Com’è possibile che un ricordo o un’informazione svanisca dalla no-stra memoria in breve tempo? O

perché rispondiamo a stento a chi ci chiede cosa abbiamo mangiato la sera prima? Quali segreti si nascon-dono dietro certi complessi mecca-nismi? La parte del nostro cervello adibita alla memorizzazione delle informazioni è divisa in due sezioni: una è la memoria a breve termine e l’altra quella a lungo termine. La parte della memoria che ci è utile a scuola è proprio quest’ultima. Essa fissa le informazioni nel nostro cer-vello in modo che vengano dimenti-cate il più lentamente possibile. Fino ad ora l’unico sistema cono-sciuto per memorizzare informazio-ni per tempi relativamente lunghi era ripeterle più volte, ma da oggi

nuove speranze si aprono per noi studenti e non solo. Al dipartimento di neuroscienze della Mount Sinai School of Medicine di New York si studia l’importante ruolo della pro-teina IGF II (Insulin like Growth Factor) nella conservazione dei ri-cordi. Bloccando la sintetizzazione di tale proteina si è infatti rilevato un calo nella formazione della me-moria a lungo termine; diventa così necessaria la somministrazione di questa proteina per aumentare la capacità di memorizzazione. Sono però ancora sconosciuti i meccani-smi d’azione di tale proteina o i possibili danni causati da una sua eccessiva somministrazione. Dovre-mo quindi aspettare parecchio pri-ma di poter mettere nello zaino una bottiglietta contenente, anziché acqua, una soluzione di IGF II!

Eugenia Lo Porto, IVDS

PICO DELLA MIRANDOLA & COMPANY

FUSIONE NUCLEARE A FREDDO TUTTA ITALIANA?

Sant’Aituzza bedda!

Quest’anno S.Agata è rientrata a casa tardi, troppo tardi. Mai si sarebbe immaginata di andare a riposare a mezzogiorno del 6 febbra-io. La città è solita vedere il rientro della “Santuzza” per antonomasia verso le sei del mattino. Il comune cittadino si chiede il per-ché di questo ritardo e, soprattutto, cosa sia diventata la festa in onore della venerata “Santuzza”. Certo la festa è un’attrazione per il flusso turistico aumentato negli ultimi anni. Un’ordinanza del sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli ha imposto di far procedere la processione a passo d’uomo per via degli inci-denti drammatici verificatisi negli anni passati. Una decina di anni fa il rituale era diverso: il rientro della Santa si svolgeva durante le ore notturne e le strade non erano “infestate” dai cosiddetti “arrusta e mangia” o da venditori ambulanti. I nostri nonni ci raccontano che, ai loro tempi, per rispetto della Santa, si preferi-va lasciare le vie della città sgombre. E che dire di quei devoti che, tenendo in spalla i loro ceri, conversavano amabilmente tramite tele-fonino? Dov’è finito il devoto che procede al grido di “Siamo tutti devoti tutti”? Qualcuno ci considererà ingenui, ma siamo convinti che il commercio e il consumismo compulsivo siano da rigettare, almeno per la festa dell’amata “Santuzza”.

Manuel Ferrara, II AC

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Cara redazione, scrivo per parlare degli stati d’animo degli studenti durante le ore scolastiche, in altre parole i problemi di sempre. Una strana forma di nervosismo contagia gli studenti durante le lezioni, con reazioni che, a volte, hanno dell’incredibile. Mi riferisco ad attacchi di panico, a malori im-provvisi e, a volte - udite udite - anche ad eventi paranormali! Essendo uno studente so bene che cosa si prova prima o duran-te un’interrogazione ma non pos-so che biasimare la sindrome del malato immaginario. Ragazzi maturi all’improvviso diventano ridicoli, perfino comici (nemmeno Molière saprebbe fare di meglio). Parlo di eventi strani: studenti che sembrano essere giunti all’ultimo istante di vita dopo un’euforica ricreazione (?!), sve-nimenti improvvisi con successi-ve cure che si prolungano anche per ore, sparizioni durante le lezioni… Talora, credetemi, le apparizioni degli UFO nei cieli catanesi farebbero meno scalpo-re! Ma dipende tutto davvero

dallo stress e dall’ansia? Facendo una piccola indagine tra gli stu-denti del nostro istituto, risulta che nell’80% dei casi si tratta di finti malori, furbate per evitare le verifiche. Che fare invece quando avviene un evento che rientra nel restante 20%? La domanda sorge spontanea, e ancora più spontanea scaturisce la risposta: bisogna saper ascoltare i ragazzi. Questa, secondo me, la vicenda vista dalla parte dello studente, ma dalla parte dei prof? Il pro-fessore, nella maggior parte dei casi, si accorge in genere del finto malore, altre volte però ca-de nel tranello architettato dal suo antagonista di sempre: lo studente furbacchione. Il sotto-scritto si rivolge agli uni e agli altri nella speranza che, affron-tando il problema, i malati imma-ginari diminuiscano e i dottori possano liberare dedicarsi ai veri malati.

Antonio Torrisi, I CC

Scuola e fenomeni…paranormali

Direttore Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Luisa Indelicato Docenti responsabili Progetto Pof Giornale d’Istituto Prof.ssa Mimma Furneri Prof.ssa Nunzia Giuffrida Esperto Progetto Pof Giornale d’Istituto Dott. Biagio Scaletta Redazione Erika Catalano, Maria Elisa Catalano, Cecilia Corsaro, Beatrice Costantino, Giovanni D’Antoni, Manuel Ferrara, Giovanni Giuffrida, Giovanna Lo Faro, Eugenia Lo Porto, Alberto Portera, Ambra Santonocito, Martina Sapone, Federica Tancredi, Antonio Torrisi Collaboratori Luca Mazzeo, Alessio Patti, Lidia Santoro, Sal-vatore Vergone, Alunni IV BS Impaginazione e grafica Prof.ssa Mimma Furneri Pubblicazione sul sito dell’Istituzione scolastica Prof. Alessandro Salerno Stampa Liceo Classico e Scientifico Concetto Marchesi di MASCALUCIA