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1 Insieme Notiziario delle comunità parrocchiali di Blello, Berbenno e Selino Alto NATALE 2014 Andiamo fino a Betlemme

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InsiemeNotiziario delle comunità parrocchiali

di Blello, Berbenno e Selino Alto

NATALE 2014

Andiamo finoa Betlemme

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InsiemeAnno III - Numero 5Dicembre 2014

Direttore responsabile:Don Luca Gattoni

Direttore di redazione:Romina Tamerici

Redazione: don Luca Gattoni, Giu-lia Colombo, Maria Locatelli, Mau-ra Locatelli, Nino Loconte, Luana Nava, Stefania Pozzi, Federica Sal-vi, Romina Tamerici.

Altri collaboratori: Diego Mosca, Gian Maria Salvi, Benedetta Vanotti

Foto a cura della Redazione

Stampa Tipolitografia ALGIGRAF Brusaporto (BG) - Tel. [email protected]

Si ringraziano tutte le persone che hanno collaborato.

INDICEAndiAmo fino A Betlemme ................................................. pag. 3

in primo piAno

Non più schiavi, ma fratelli ................................................ pag. 5

In Gesù Cristo il nuovo umanesimo ................................... pag. 8

Programma natalizio .......................................................... pag. 10

Offri il tuo mattone per chi non ha casa ............................. pag. 11

Per ricordare don Romeo .................................................. pag. 12

VitA di comunità

Le nostre comunità camminano insieme ............................ pag. 14

La festa dell’Immacolata a Ca’ Previtali .............................. pag. 16

diArio dellA comunità

La cena della legalità e solidarietà ...................................... pag. 18

La festa dei diciottenni di Berbenno ................................... pag. 23

Un’avventura, una sfida, un cammino tutto da vivere ........ pag. 24

I Mercatini di Natale .......................................................... pag. 26

Cre-Azione del logo dell’Unità pastorale .............................. pag. 28

Stefano campione in campo e nella vita ............................. pag. 29

Trionfano ai rigori nella finale di calcio ............................... pag. 30

Buon Natale da tutti gli ospiti di Casa Santa Maria ............. pag. 32

Pane e giustizia ................................................................. pag. 33

Cesto alimentare... ne hai già sentito parlare? ..................... pag. 34

cAlendArio gennAio - feBBrAio ........................................ pag. 35

tempo per lo Spirito .......................................................... pag. 37

pAppA reAle - felicità: iStruzioni per l’uSo

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InsiemeNotiziario delle comunità parrocchiali

di Blello, Berbenno e Selino Alto

NATALE 2014

Andiamo finoa Betlemme

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Andiamo fino a Betlemme

Andiamo fino a Betlemme

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».

Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.

(Lc 2, 15-16)

Una casa e un pane. Sono le due immagini at-traverso le quali vorrei farvi gli auguri di Na-tale.

La casa è solo una povera stalla, dove una madre e un padre, al termine di un lungo viaggio, depongono il loro primogenito in una mangiatoia.

Il pane è ciò che la vita di questo bambino significa: deposto nella mangiatoia, offerto, donato all’umanità, come un pane buono che deve essere mangiato.

Bet-lehem - La casa del pane è il luogo che unisce simbolicamente le due immagini: in questo sperduto villaggio in Galilea, Gesù Cristo assume le sembianze di un bambino, si fa uomo come noi. Nutrendoci di Gesù, il pane disceso dal cielo, la vita che viviamo nel-le nostre case assume il suo senso pieno e l’autentica felicità. Partecipando all’Eucaristia domenicale, come ci ha ricordato nella sua Lettera pastorale il Vescovo Francesco, prende forma la vita delle nostre case.

Andiamo fino a Betlemme. È un viaggio lungo, co-minciato con il tempo di Avvento, nel quale siamo stati invitati ad aprire le nostre case, per fare spazio al Si-gnore Gesù che viene: ora siamo invitati a uscire dalle nostre case, come hanno fatto i pastori, per arrivare alla capanna di Gesù. Fidandosi della parola dell’an-gelo, in quella santa notte si sono abbassati sulle orec-chie il copricapo di lana, hanno impugnato il bastone e sono scesi giù per le gole della Giudea. A noi viene chiesto di muovere solo pochi passi per raggiungere la nostra chiesa parrocchiale: ma spesso ne sentiamo

sempre più il peso, la fatica, magari anche l’apparente inutilità...

Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è faticoso, lo so. I pastori non dovettero lasciare altro che le ceneri del bivacco e le pecore ruminanti tra i dirupi dei monti. Noi, invece, dobbiamo abban-donare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raf-finatissimi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste, l’illusione in fondo in fondo di

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Andiamo fino a Betlemme

poter fare a meno di Dio... Metterci in viaggio per andare a trovare che cosa? «Un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è difficile, lo so. Ai pastori bastarono il canto delle schiere celesti e la luce da cui furono avvolti per mettersi in cammino. Noi, invece, siamo disperatamente in cerca di pace e di felicità, ma travolti, disorientati, sconvolti dai quotidiani messaggi di una violenza che sembra inarrestabile, che arriva fin dentro le mura domestiche, lì dove ci sono gli af-fetti più cari. E il luogo della serenità e della sicurezza, la nostra casa appunto, spesso si trasforma in luogo di separazioni, divisioni, incomprensioni, egoismi, individualità. Così, ogni passo verso Betlemme sembra un salto nel buio...

Andiamo fino a Betlemme. È un viaggio lungo, faticoso, difficile, lo so. Ma questo, che dobbia-mo compiere all’indietro, è l’unico viaggio che può farci andare avanti sulla strada della felicità. Quella felicità che stiamo inseguendo da una vita e che cerchiamo di tradurre con il linguaggio dei presepi costruiti nelle nostre case: in essi la limpidezza dei ruscelli, il verde intenso del muschio, i fiocchi di neve sugli abeti sono divenuti frammenti simbolici che imprigionano non si sa bene se le nostre nostalgie di trasparenze perdute o i sogni di un futuro riscattato dall’ipoteca della morte. Natale è festa di gioia, di vita, di speranza, in un mondo troppo spesso sommerso in quella inquietante e sempre più rumorosa cultura di morte che ci circonda... Dobbiamo avere il coraggio di aprire porte e finestre delle nostre case, per lasciare entrare l’aria della vita, della novità, della speranza!

Andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L’importante è muoversi. Per Gesù Cristo vale la pena lasciare la sicurezza delle nostre case: ve lo assicuro! E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso. Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della po-vertà sono divenuti i simboli nuovi della onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l’amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. E saremo beati se sapremo riconoscere il tempo della sua visita.

Mettiamoci in cammino, dunque, senza paura. Il Natale di quest’anno ci farà trovare Gesù, il pane buono della nostra vita. Abbiamo bisogna di nutrirci di Lui, di sfamarci della sua Parola e della sua Vita. Sentiamo fortemente il bisogno di stringerci a Gesù, perché solo in Lui possiamo riscroprire il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell’essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell’impegno, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera.

Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero di smog, privo di segni di morte e illuminato di stelle. E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.

Auguri di Buon Natale

don Luca con don Donato, don Sandro,Madre Giuseppina, Madre Carla e Madre Mariangela

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in primo piano

1. All’inizio di un nuovo anno, che accogliamo come una grazia e un dono di Dio all’umanità, de-sidero rivolgere ad ogni uomo e donna i miei fer-vidi auguri di pace, che accompagno con la mia preghiera affinché cessino le guerre, i conflitti e le tante sofferenze provocate sia dalla mano dell’uo-mo sia da vecchie e nuove epidemie e dagli effetti devastanti delle calamità naturali. Prego in modo particolare perché, rispondendo alla nostra comu-ne vocazione di collaborare con Dio e con tutti gli uomini di buona volontà per la promozione della concordia e della pace nel mondo, sappiamo resi-stere alla tentazione di comportarci in modo non degno della nostra umanità.

Nel messaggio per il 1° gennaio scorso, avevo osservato che al «desiderio di una vita piena … ap-partiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da ac-cogliere ed abbracciare». Essendo l’uomo un essere relazionale, destinato a realizzarsi nel contesto di rapporti interpersonali ispirati a giustizia e carità, è fondamentale per il suo sviluppo che siano ri-conosciute e rispettate la sua dignità, libertà e au-tonomia. Purtroppo, la sempre diffusa piaga dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo ferisce gravemente la vita di comunione e la vocazione a tessere relazioni interpersonali improntate a rispet-to, giustizia e carità. Tale abominevole fenomeno, che conduce a calpestare i diritti fondamentali dell’altro e ad annientarne la libertà e dignità, as-sume molteplici forme sulle quali desidero breve-mente riflettere, affinché, alla luce della Parola di Dio, possiamo considerare tutti gli uomini non più schiavi, ma fratelli.

In ascolto del progetto di Dio sull’umanità

2. Il tema che ho scelto per il presente messag-gio richiama la Lettera di san Paolo a Filemone, nella quale l’Apostolo chiede al suo collaboratore

di accogliere Onesimo, già schiavo dello stesso Fi-lemone e ora diventato cristiano e, quindi, secondo Paolo, meritevole di essere considerato un fratello. Così scrive l’Apostolo delle genti: «È stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sem-pre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo» (Fm 15-16). Onesi-mo è diventato fratello di Filemone diventando cri-stiano. Così la conversione a Cristo, l’inizio di una vita di discepolato in Cristo, costituisce una nuova nascita che rigenera la fraternità quale vincolo fon-dante della vita familiare e basamento della vita sociale.

Nel Libro della Genesi (cfr 1,27-28) leggiamo che Dio creò l’uomo maschio e femmina e li bene-disse, affinché crescessero e si moltiplicassero: Egli fece di Adamo ed Eva dei genitori, i quali, genera-rono la prima fraternità, quella di Caino e Abele. Ma la fraternità esprime anche la molteplicità e la differenza che esiste tra i fratelli. In quanto fratelli e sorelle tutte le persone sono per natura in relazio-ne con le altre, dalle quali si differenziano ma con cui condividono la stessa origine, natura e dignità. È in forza di ciò che la fraternità costituisce la rete di relazioni fondamentali per la costruzione della famiglia umana creata da Dio.

Purtroppo, tra la prima creazione narrata nel Libro della Genesi e la nuova nascita in Cristo, vi è la realtà negativa del peccato, che più volte in-terrompe la fraternità creaturale e continuamente deforma la bellezza e la nobiltà dell’essere fratelli e sorelle della stessa famiglia umana. Non soltanto Caino non sopporta suo fratello Abele, ma lo uc-cide per invidia commettendo il primo fratricidio.

Anche nella storia della famiglia di Noè e dei suoi figli (cfr Gen 9,18-27), è l’empietà di Cam nei confronti del padre Noè che spinge quest’ultimo a maledire il figlio irriverente e a benedire gli al-tri, quelli che lo avevano onorato, dando luogo così a una disuguaglianza tra fratelli nati dallo stesso grembo.

Non più schiavi, ma fratelliMessaggio del Santo Padre Francesco per la

XLVIII Giornata Mondiale di Preghiera per la pace

1 Gennaio 2015

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in primo piano

Penso anche alle condizioni di vita di molti mi-granti che, nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame, vengono privati della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmen-te. Penso a quelli tra di loro che sono detenuti in condizioni a volte disumane. Penso a quelli tra loro che accettano di vivere e lavorare in condizioni in-degne, specie quando le legislazioni nazionali cre-ano o consentono una dipendenza strutturale del lavoratore migrante rispetto al datore di lavoro, ad esempio condizionando la legalità del soggiorno al contratto di lavoro… Sì, penso al “lavoro schiavo”.

Penso alle persone costrette a prostituirsi, tra cui ci sono molti minori, ed alle schiave e agli schiavi sessuali; alle donne forzate a sposarsi, a quelle ven-dute in vista del matrimonio o a quelle trasmesse in successione ad un familiare alla morte del mari-to senza che abbiano il diritto di dare o non dare il proprio consenso.

Non posso non pensare a quanti, minori e adul-ti, sono fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali co-me la produzione o vendita di stupefacenti, o per forme mascherate di adozione internazionale.

Penso infine a tutti coloro che vengono rapiti e tenuti in cattività da gruppi terroristici, asserviti ai loro scopi come combattenti o, soprattutto per quanto riguarda le ragazze e le donne, come schia-ve sessuali. Tanti di loro spariscono, alcuni vengo-no venduti più volte, seviziati, mutilati, o uccisi.

Alcune cause profonde della schiavitù

4. Oggi come ieri, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un ogget-to. Quando il peccato corrompe il cuore dell’uomo e lo allontana dal suo Creatore e dai suoi simili, questi ultimi non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti.

Accanto a questa causa altre cause concorrono a spiegare le forme contemporanee di schiavitù: la povertà, il sottosviluppo, il mancato accesso all’e-ducazione, le scarse, se non inesistenti, opportu-nità di lavoro. Non di rado, le vittime di traffico e di asservimento sono persone che hanno cercato un modo per uscire da una condizione di povertà estrema e sono cadute nelle mani delle reti crimi-nali che gestiscono il traffico di esseri umani. Que-ste reti utilizzano abilmente le moderne tecnologie

Nel racconto delle origini della famiglia umana, il peccato di allontanamento da Dio, dalla figura del padre e dal fratello diventa un’espressione del rifiuto della comunione e si traduce nella cultura dell’asservimento (cfr Gen 9,25-27), con le con-seguenze che ciò implica e che si protraggono di generazione in generazione: rifiuto dell’altro, mal-trattamento delle persone, violazione della dignità e dei diritti fondamentali, istituzionalizzazione di diseguaglianze. Di qui, la necessità di una conver-sione continua all’Alleanza, compiuta dall’oblazio-ne di Cristo sulla croce.

Non si diventa però cristiani, figli del Padre e fratelli in Cristo, senza l’esercizio della libertà per-sonale, cioè senza convertirsi liberamente a Cristo. L’essere figlio di Dio segue l’imperativo della con-versione. La comunità cristiana è quindi il luogo della comunione vissuta nell’amore tra i fratelli.

Tutto ciò dimostra come la Buona Novella di Ge-sù Cristo sia anche capace di redimere le relazioni tra gli uomini, compresa quella tra uno schiavo e il suo padrone, mettendo in luce ciò che entrambi hanno in comune: la filiazione adottiva e il vincolo di fraternità in Cristo. Gesù stesso disse ai suoi di-scepoli: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15).

I molteplici volti della schiavitù ieri e oggi

3. Fin da tempi immemorabili, le diverse socie-tà umane conoscono il fenomeno dell’asservimen-to dell’uomo da parte dell’uomo. Ci sono state epo-che nella storia dell’umanità in cui l’istituto della schiavitù era generalmente accettato e regolato dal diritto: c’era chi nasceva libero e chi, invece, na-sceva schiavo. Lo schiavo poteva essere venduto e comprato, ceduto e acquistato come se fosse una merce. Oggi la schiavitù, reato di lesa umanità, è stata formalmente abolita nel mondo. Eppure, mal-grado la comunità internazionale abbia adottato numerosi accordi, ancora oggi milioni di persone – bambini, uomini e donne di ogni età – vengono private della libertà e costrette a vivere in condizio-ni assimilabili a quelle della schiavitù.

Penso a tanti lavoratori e lavoratrici, anche mi-nori, asserviti nei diversi settori, tanto nei Paesi in cui la legislazione del lavoro non è conforme alle norme e agli standard minimi internazionali, quan-to, sia pure illegalmente, in quelli la cui legislazione tutela il lavoratore.

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in primo piano

informatiche per adescare giovani e giovanissimi in ogni parte del mondo.

Anche la corruzione di coloro che sono disposti a tutto per arricchirsi va annoverata tra le cause della schiavitù. Questo succede quando al centro di un sistema economico c’è il dio denaro e non l’uo-mo, la persona umana. Altre cause della schiavitù sono i conflitti armati, le violenze, la criminalità e il terrorismo.

Un impegno comune per sconfiggere la schiavitù

5. Spesso, osservando il fenomeno della tratta delle persone, del traffico illegale dei migranti e di altri volti conosciuti e sconosciuti della schiavitù, si ha l’impressione che esso abbia luogo nell’indiffe-renza generale.

Se questo è, purtroppo, in gran parte vero, vor-rei ricordare l’enorme lavoro silenzioso che molte congregazioni religiose, specialmente femminili, portano avanti da tanti anni in favore delle vitti-me. Tali istituti operano in contesti difficili, domi-nati talvolta dalla violenza, cercando di spezzare le catene invisibili che tengono legate le vittime ai loro trafficanti e sfruttatori. Questo immenso lavo-ro, che richiede coraggio, pazienza e perseveranza, merita apprezzamento da parte di tutta la Chiesa e della società. Ma esso da solo non può natural-mente bastare per porre un termine alla piaga dello sfruttamento della persona umana. Occorre anche un triplice impegno a livello istituzionale di prevenzione, di protezione delle vittime e di azione giudiziaria nei confronti dei responsabili. Inoltre, come le organizzazioni criminali utilizzano reti glo-bali per raggiungere i loro scopi, così l’azione per sconfiggere questo fenomeno richiede uno sforzo comune e altrettanto globale da parte dei diversi attori che compongono la società.

Gli Stati dovrebbero vigilare affinché le proprie legislazioni nazionali siano realmente rispettose della dignità della persona. Sono necessarie leggi giuste, incentrate sulla persona umana, che difen-dano i suoi diritti fondamentali e li ripristinino se violati. È necessario anche che venga riconosciuto il ruolo della donna nella società, operando anche sul piano culturale e della comunicazione per otte-nere i risultati sperati.

Le organizzazioni intergovernative sono chiama-te ad attuare iniziative coordinate per combattere le reti transnazionali del crimine organizzato che gestiscono la tratta delle persone umane ed il traf-fico illegale dei migranti.

Le imprese hanno il dovere di garantire ai loro impiegati condizioni di lavoro dignitose e stipendi adeguati, ma anche di vigilare affinché forme di asservimento o traffico di persone umane non ab-biano luogo nelle catene di distribuzione.

Le organizzazioni della società civile hanno il compito di sensibilizzare e stimolare le coscienze sui passi necessari a contrastare e sradicare la cul-tura dell’asservimento.

Globalizzare la fraternità, non la schiavitù né l’indifferenza

6. La Chiesa si impegna costantemente nelle azioni di carattere caritativo a partire dalla verità sull’uomo. Essa ha il compito di mostrare a tutti il cammino verso la conversione, che induca a cam-biare lo sguardo verso il prossimo, a riconoscere nell’altro, chiunque sia, un fratello e una sorella in umanità, a riconoscerne la dignità intrinseca nella verità e nella libertà.

Dobbiamo riconoscere che siamo di fronte ad un fenomeno mondiale che supera le competenze di una sola comunità o nazione. Per sconfiggerlo, occorre una mobilitazione di dimensioni compara-bili a quelle del fenomeno stesso. Per questo moti-vo lancio un pressante appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, e a tutti coloro che, da vicino o da lontano, anche ai più alti livelli delle isti-tuzioni, sono testimoni della piaga della schiavitù contemporanea, di non rendersi complici di questo male, di non voltare lo sguardo di fronte alle soffe-renze dei loro fratelli e sorelle in umanità, privati della libertà e della dignità, ma di avere il coraggio di toccare la carne sofferente di Cristo, che si rende visibile attraverso i volti innumerevoli di coloro che Egli stesso chiama «questi miei fratelli più piccoli» (Mt 25,40.45).

Sappiamo che Dio chiederà a ciascuno di noi: “Che cosa hai fatto del tuo fratello?” (cfr Gen 4,9-10). La globalizzazione dell’indifferenza, che oggi pesa sulle vite di tante sorelle e di tanti fratelli, chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità, che possa ridare loro la speranza e far loro riprendere con coraggio il cammino attraverso i problemi del nostro tempo e le prospettive nuove che esso porta con sé e che Dio pone nelle nostre mani.

+Francesco

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in primo piano

In Gesù Cristo il nuovo umanesimo

V Convegno ecclesiale nazionale - Firenze 9/13 novembre 2015

Tra il 9 e il 13 novembre 2015, a Firenze, si terrà un nuovo Convegno Ecclesiale Na-zionale, che i Vescovi hanno titolato: In

Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Quello di Firenze sarà il quinto Convegno Ec-

clesiale Nazionale. Il primo si tenne nel 1976 a Ro-ma sul tema Evangelizzazione e promozione umana, quindi fu la volta di Loreto nel 1985 (Riconciliazio-ne cristiana e comunità degli uomini), Palermo nel 1995 (Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia) e Verona nel 2006 (Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo).

Di fatto nel nostro Paese i cinquant’anni dal Concilio sono stati cadenzati da questi eventi ec-clesiali, quasi a rimarcare con anniversari decen-nali l’eredità conciliare. In questa luce, il tema di ogni Convegno ha incrociato di volta in volta quello degli Orientamenti pastorali del decennio entro cui il Convegno stesso si collocava: Evangelizzazione e sacramenti per il primo decennio (gli anni Settan-ta), quindi Comunione e comunità (gli anni Ottanta), Evangelizzazione e testimonianza della carità (gli an-ni Novanta), Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2000-2010) ed Educare alla vita buona del Vangelo per il decennio in corso.

In tale cammino di rinnovamento non è diffici-le scorgere alcune costanti che complessivamente delineano il percorso delle nostre Chiese.

Al centro dell’attenzione è sempre rimasta l’e-vangelizzazione, attuata in spirito di dialogo con il contesto sociale italiano. Rispetto a questa mis-sione, dopo il Vaticano II, le nostre comunità si sono interpretate come segno della presenza sal-vifica del Signore sul territorio. La Chiesa, infatti, esiste non per parlare di sé né per parlarsi addos-so, bensì per annunciare il Dio di Gesù Cristo, per parlare di Lui al mondo e col mondo. La missione vive di questo «colloquio» – come scriveva Paolo VI nell’enciclica Ecclesiam suam – tramite il quale la Chiesa annuncia la ricapitolazione di tutti e di tutto in Cristo Gesù, decifrandone gli indizi nella storia

degli uomini e argomentandone i motivi alla luce del Vangelo.

Di conseguenza, sempre desta è stata anche l’attenzione nei riguardi dell’umano, chiamato in-sistentemente in causa: nella prospettiva della pro-mozione umana a Roma; nell’orizzonte comunita-rio e in quello sociale rispettivamente a Loreto e a Palermo; infine, a Verona, sotto le cifre esistenziali degli affetti, del lavoro e della festa, della fragili-tà, dell’educarsi vicendevolmente e del convivere nel rispetto di regole stabilite democraticamente. Il Vangelo annunciato dalla Chiesa illumina di senso

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il volto dell’uomo e permette di intuire le risposte meno scontate ai suoi interrogativi più profondi (cf. Gaudium et spes 41).

In consonanza con gli Orientamenti pastorali del decennio

La modernità ci consegna un mondo provato da

un individualismo che produce solitudine e abban-dono, nuove povertà e disuguaglianze, uno sfrut-tamento cieco del creato che mette a repentaglio i suoi equilibri.

È tempo di affrontare tale crisi antropologica con la proposta di un umanesimo profondamen-te radicato nell’orizzonte di una visione cristiana dell’uomo – della sua origine creaturale e della sua destinazione finale – ricavata dal messaggio bibli-co e dalla tradizione ecclesiale, e per questo capa-ce di dialogare col mondo. Tale relazione non può prescindere dai linguaggi dell’oggi, compreso quel-lo della tecnica e della comunicazione sociale, ma li integra con quelli dell’arte, della bellezza e della liturgia.

Perché questo dialogo col mondo sia possibile dobbiamo affrontare insieme quella che gli Orien-tamenti pastorali definiscono una vera e propria «emergenza educativa», «il cui punto cruciale sta nel superamento di quella falsa idea di autonomia che induce l’uomo a concepirsi come un “io” com-pleto in se stesso, laddove, invece, egli diventa “io” nella relazione con il “tu” e con il “noi”» (Educare alla vita buona del Vangelo, 9). Il tu e il noi – gli altri – nell’epoca in cui viviamo sono spesso avvertiti come una minaccia per l’integrità dell’io. La dif-ficoltà di vivere l’alterità emerge dalla frammenta-zione della persona, dalla perdita di tanti riferimen-ti comuni e da una crescente incomunicabilità.

I fraintendimenti più gravi sono, però, di carat-tere teologico: da una parte si presume che “Dio non è l’Altro”, per cui se ne misconosce la trascen-denza e lo si confonde col mondo stesso; per altro verso, si giunge a considerare che “Dio è l’Altro”, fino a ipotizzare la sua irrilevanza per il mondo e per l’uomo, o a mettere in contrapposizione Dio e l’uomo.

Come superare l’interruzione del rapporto con l’Altro, così nociva per la giusta comprensio-ne dell’uomo? Di questo interrogativo il Convegno ecclesiale di Firenze intende farsi carico per ripen-sare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomini tra di loro. Cosa significa, in

concreto, tutto questo? • Si tratta innanzitutto di riscoprire la consape-

volezza del nostro provenire da Dio: non siamo Dio, ma siamo da Dio e, conseguentemente, per Dio. Non possiamo più pensare: “O io, o Tu”, ma siamo spinti a riconoscere: “Io grazie a Te”. Riguadagnare la fiducia nel Nome di Dio, come Nome che ap-partiene a Lui ma che non risuona contro di noi, è condizione per diventare pienamente uomini.

• Esser uomo significa per ciascuno di noi fare i conti con l’esperienza dei nostri limiti, da intende-re non come dei rassicuranti confini cui rassegnar-ci, ma come una soglia da valicare continuamen-te, per incontrare e conoscere ciò che sta oltre noi e rientrare poi in noi e sedimentare nella nostra coscienza il senso dell’incontro e i contenuti della conoscenza.

L’umanesimo cristiano nella storia

Se partecipiamo di Cristo, Uomo nuovo, non possiamo che comportarci da uomini rinnovati: so-lidali a Lui, di Lui viviamo e con Lui camminiamo.

Oggi l’umanesimo cristiano sembra essere sol-tanto una variante minoritaria tra i numerosi e dif ferenti umanesimi che preferiscono non richia-marsi ad alcuna ispirazione evangelica. Secondo taluni pensatori saremmo entrati nell’epoca post-moderna, definita anche come epoca post-secola-re. Il processo di secolarizzazione, iniziato con la messa in discussione del cristianesimo quale prin-cipio sintetico dell’umanesimo, dopo vari tentativi di cercarvi alternative sembra ormai giunto al suo esaurimento. Oggi non esiste più un principio sin-tetico che possa costituire il fulcro di un nuovo uma-nesimo.

Per questo, pur nella consapevolezza della natu-ra plurale dell’odierna società, uno degli scopi del Convegno è quello di proporre alla libertà dell’uo-mo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo. Crediamo, infatti, che l’annun-cio dell’evento di Cristo sia capace di interagire con Chiese e confessioni cristiane, con le religioni e con le diverse visioni del mondo, valorizzando tutti gli elementi positivi che la modernità può offrire in abbondanza.

Siamo solo all’inizio del cammino di preparazio-ne: nei prossimi numeri del notiziario continueremo ad approfondire questo tema importantissimo.

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PROGRAMMA NATALIZIOCELEBRAZIONI PENITENZIALIVenerdì 19 16.30 Per i ragazzi a Selino Alto 20.30 Per adulti e giovani a Selino Alto

Martedì 23 9.00 Per tutti a Berbenno (fino alle 11.00) 15.00 Per tutti a Selino Alto (fino alle 16.30) 20.30 Per adulti e giovani a Berbenno

Mercoledì 24 9.00 Per tutti a Selino Alto (fino alle 11.00) 15.30 Per tutti a Berbenno (fino alle 18.00)

SANTE MESSE24 dicembre 7.30 A Berbenno 8.00 A Selino Alto 23.15 Veglia di Natale animata dagli adolescenti a Berbenno Veglia nella chiesa di Selino Alto e itinerante a Blello 24.00 Messa di mezzanotte nelle tre parrocchie

25 dicembre nAtAle del Signore - Sante messe secondo l’orario festivo

26 dicembre Santo Stefano - Sante messe: 9.00 Blello 10.00 Selino Alto - 11.00 (matrimonio) e 18.00 Berbenno

31 dicembre Vespri Solenni – Santa messa festiva della Santa Madre di Dio e canto del Te Deum di ringraziamento: • alle ore 16.00 a Blello • alle ore 17.30 a Selino Alto (messa alle 18.00) • alle ore 18.00 a Berbenno (messa alle 18.30)

1 gennaio 2015 mAriA SS. mAdre di dio - Sante messe: ore 9.00 Blello 10.00 Selino Alto – 10.30 e 18.00 Berbenno

6 gennaio Solennità dell’epifAniA - S. messe secondo orario festivo 14.30 Adorazione con i Magi in Chiesa Parrocchiale a Berbenno Bacio di Gesù Bambino - Consegna salvadanai di Avvento

ALTRE PROPOSTE24 dicembre 14.30 Benedizione delle statuine di Gesù Bambino e tombolata per i ragazzi all’oratorio di Berbenno

3 gennaio 19.30 Cena con i volontari all’oratorio di Selino Alto

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L’8 novembre 2013 il supertifone Haiyan ha de-vastato la regione delle Visayas, la parte centrale delle Filippine, che sono formate da circa sette mila isole! Molte persone sono morte, le case so-no state portate via dall’alluvione... Tante persone sono state ospitate nelle chiese e negli edifici delle parrocchie, dove i sacerdoti e i volontari assicurano a donne, anziani e bambini un pasto caldo.

Si stima che il tifone Haiyan abbia distrutto cir-ca il 70%-80% delle strutture e delle coltivazioni tra le province costiere di Leyte e Samar. Più di 4 milioni di persone (compreso più di 1 milione di bambini) hanno perso tutto, dovendo abbandona-re le proprie case distrutte e rifugiandosi in ripari di fortuna. Oltre ai drammi vissuti dalla popolazio-ne, i danni alle infrastrutture sono stati devastanti: numerose frane hanno distrutto le linee elettriche e le strade, e per molto tempo è mancata l’acqua potabile in numerose provincie.

Dopo i primi mesi in cui si è affrontata l’emer-genza, ora è cominciata la fase della ricostruzio-ne. La Caritas di Bergamo si è impegnata ad aiutare 180 famiglie che hanno perduto tutto nel tifone per costruire delle piccole case (metri 4 x 5, com-preso il bagno!), fatte in modo da poter resistere ad eventuali altri tifoni.

Offri il tuo mattoneper chi non ha casa

La proposta caritativa di Avvento e Natale

All’inizio dell’Avvento abbiamo distribuito ai bambini e ai ragazzi un foglio con l’invito a parte-cipare a questo progetto, costruendo una lattina - salvadanaio. Ci auguriamo che tutte le famiglie delle nostre comunità (dove si è festeggiata con tanti regali per bambini e ragazzi la festa di Santa Lucia...) abbiano aderito alla proposta di mettere da parte qualche risparmio in queste settimane di preparazione al Natale, da destinare proprio a que-sto progetto di ricostruzione.

Tutte le lattine saranno raccolte durante la Fe-sta del Dono, la solennità dell’Epifania, Martedì 6 Gennaio 2015, sia durante le sante messe del mattino, che nella celebrazione del Cammino dei Magi delle ore 14.30 a Berbenno. Come i Magi hanno regalato a Gesù oro, incenso e mirra, anche noi vogliamo regalare i nostri risparmi a queste fa-miglie filippine che non hanno più nulla. Aiutando queste persone a costruire la loro casa, vogliamo allargare la casa del nostro cuore per fare spazio a Gesù che viene a Natale, accogliendo quanti sono poveri e sfortunati.

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Per ricordare don Romeo

Le iniziative nel primo anniversario della morte

Mercoledì 26 novembre abbiamo ricordato il primo anniversario della morte di don Romeo e abbiamo pregato per lui nelle sante messe di do-menica 23 novembre a Blello e a Berbenno e di domenica 30 novembre a Selino Alto. Ma ci sono stati due momenti particolarmente significativi, in cui il ricordo e la riconoscenza si sono resi ancora più visibili:

• nel giorno della morte, il 26 novembre, con un gesto squisito di stima e fraternità sacerdotale, il Vescovo mons. Lino Belotti e i confratelli di don Romeo hanno celebrato l’Eucaristia di suffragio nella chiesa parrocchiale di Berbenno. È stato vera-

mente un gesto e un ricordo commovente, segno di grande stima nei confronti di don Romeo, cal-colando anche le precarie condizioni di salute del Vescovo Lino e degli altri confratelli... Una lezione importante anche per tutti noi: si è sempre pre-ti, non solo nel pieno vigore delle forze, ma anche quando l’età avanzata lascia il posto agli acciacchi e ai problemi di tutte le persone anziane;

• venerdì 28 novembre nel salone dell’oratorio di Berbenno si è tenuta la presentazione dei due volumi Preti tra i migranti - Esperienze pastorali del-la Chiesa di Bergamo nelle Missioni Cattoliche Italia-ne d’Europa. In questa serata don Massimo Rizzi, segretario dell’Ufficio Migranti della Diocesi, insie-me con Antonio Carminati, presidente del Cen-tro Studi Valle Imagna e la sig.ra Mirella Roncelli hanno presentato le pagine raccolte dall’intervista fatta personalmente a don Romeo, dove abbiamo potuto sentire viva la sua presenza e apprezzarne l’opera come prete e come uomo in mezzo ai mi-granti italiani in Svizzera. Don Eliseo Pasinelli, già vicario parrocchiale della comunità di Berbenno e collaboratore di don Romeo nella Missione in Sviz-zera, ha condiviso alcuni ricordi personali molto toccanti, in cui ci ha testimoniato la profonda uma-nità del nostro concittadino sacerdote, ma anche la sua intensa spiritualità sacerdotale. Rimane un solo rammarico: spiace che in paesi così ricchi di storie di emigranti come i nostri, solo uno sparuto gruppetto di persone (per la maggior parte anzia-ne...) abbia partecipato all’incontro. È stata un’oc-casione persa, per condividere quelle storie quoti-diane di umanità che rendono bella la nostra vita e ci ricordano che tutti noi siamo debitori del bene che abbiamo ricevuto dagli altri. Non riconoscerlo e non dire grazie è un grave errore di presunzione.

Continuiamo a tenere vivo il ricordo e l’opera di don Romeo. Tutti noi gli siamo debitori.

don Luca

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Vita di Comunità

Cari fratelli e sorelle,sono passate poche settimane dall’ul-

timo numero del notiziario... giusto il tempo di cominciare il cammino di Avvento, che ci ha condotto fino al Natale. Anche se abbiamo dovuto fare un po’ di corse, mi sembrava comun-que bello potervi raggiungere tutti ad uno ad uno, per potervi fare personalmente gli auguri di Natale.

• Ricordo anzitutto le celebrazioni legate alla Solennità di Tutti i Santi e alla Commemorazione dei fedeli defunti. Come sempre le celebrazioni hanno visto una grande e sentita partecipazione di molte persone. In particolare ricordiamo la cele-brazione di Domenica 2 novembre, durante la qua-le insieme ai bambini e ai ragazzi abbiamo ricorda-to i caduti di tutte le guerre e le persone che hanno perso la vita per garantire la pace e abbiamo invo-cato dal Signore il dono prezioso della pace;

• Domenica 30 novembre abbiamo cominciato il nuovo Anno liturgico e siamo entrati nel Tem-po di Avvento, aiutati dalle proposte di preghiera della nostra Diocesi di Bergamo sul tema «Una casa per Gesù», partendo dagli spunti e dalle provocazio-

Le nostre comunità camminano insieme...

Vita di comunità

ni che la Lettera del Vescovo Francesco ha offerto alle nostre parrocchie. Nelle nostre chiese parroc-chiali è apparsa una casa, che ci ricorda domenica dopo domenica il cammino verso il Natale che stia-mo compiendo insieme. Purtroppo bisogna notare la sempre maggiore fatica nella partecipazione ai momenti di preghiera proposti esplicitamente ai bambini e ai ragazzi: credo che una profonda ri-flessione sul senso della preghiera sia necessaria...

• Sabato 6 dicembre si sono svolti a Berbenno i mercatini di Natale. Nel pomeriggio la piazza si è animata di coloratissime bancarelle (peccato per il temporale sul più bello!). La sera c’è stato il Con-certo del coro Due Valli, realizzato grazie al contri-

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Vita di Comunità

In ricordo di Don Bosco e del XX anniversario dell’oratorio

Ricorrono in questo anno pastorale due avventimenti profondamente intrecciati tra di loro: il 20° anniversario della costruzione dell’oratorio di Berbenno (1994-2014) e i duecento anni dalla nascita di San Giovanni Bosco (1815-2015), cui l’oratorio è dedicato.

Abbiamo pensato di mettere in cantiere quattro iniziative importanti per ricordare questi due av-ventimenti:

• in primo luogo il pellegrinaggio a Roma, dal 26 al 30 dicembre. Cinquantatrè persone delle no-stre comunità hanno aderito a questa bella proposta, che ci porterà simbolicamente di fronte a Papa Francesco, proprio come vent’anni fa la comunità di Berbenno, guidata da don Luciano Colotti, fece visita a Papa Giovanni Paolo II. Pregheremo sulle tombe dei nostri grandi Papi, per affidare a loro in maniera speciali i nostri giovani, i ragazzi e le famiglie;

• dal 24 al 31 gennaio si terrà la Settimana di San Giovanni Bosco. Abbiamo in programma un concerto gospel, una serata con i campioni dello sport, un momento di incontro speciale per i genitori degli adolescenti e naturalmente la conclusione festosa dei Laboratori di don Bosco (quest’anno asso-lutamente nuovi e bellissimi!) e la sante messe solenni in onore del santo Patrono dell’oratorio;

• il Recital degli adolescenti, sabato 31 maggio 2015;• la fiaccolata - pellegrinaggio a piedi dalla nostre parrocchie fino a Torino, nelle giornate di lu-

nedì 1 e martedì 2 giugno. Oltre a chi si impegnerà a fare il percorso di corsa, organizzeremo il pullman che ci condurrà fino a Torino il 2 giugno. Lì celebreremo la Messa in onore di don Bosco, faremo visita ai suoi luoghi natali e nel pomeriggio visiteremo la Sacra Sindone, che proprio per ricordare i 200 anni della nascita di San Giovanni Bosco verrà solennemente esposta alla venerazione dei pellegrini.

Abbiamo bisogno dell’aiuto e della collaborazione di tante persone per la buona riuscita di tutti questi avventimenti: contiamo anche su di te!

buto dell’Amministrazione comunale. Veramente una bella giornata di festa, che ha iniziato a farci sentire l’aria di Natale...

• Domenica 7 dicembre nelle parrocchie del nostro vicariato abbiamo celebrato la Giornata del Seminario Diocesano. Un seminarista di Bergamo, Luca, ci ha ricordato come l’impegno di scoprire a che cosa ci chiama il Signore non è solo dei preti e delle suore, ma ognuno con la sua vita realizza la chiamata ricevuta nel Sacramento del Battesimo. Abbiamo raccolto 25 euro a Blello, 525 a Berbenno e 318 a Selino Alto. Grazie a tutti per le offerte!

• Nella stessa giornata di domenica 7 dicembre a Selino Alto e lunedì 8 dicembre a Berbenno si è svolta la presentazione dei bambini e dei ragazzi che si preparano a ricevere i Sacramenti della Ri-conciliazione, dell’Eucaristia e della Confermazio-ne. Non so se per qualche fraintendimento strano a troppe famiglie è sembrata insostenibile l’idea di partecipare alla messa per due giorni di seguito... Mi è profondamente dispiaciuto vedere che ci fos-sero pochissimi ragazzi la domenica a Berbenno e il lunedì a Selino Alto. Dobbiamo imparare ancora tanto dal Signore!

• Un grazie particolare a chi ha preparato, ani-mato e celebrato la Solennità dell’Immacolata a Ca’ Previtali. Un gruppo numeroso si è radunato per celebrare la Messa e vivere la Processione in onore di Maria Santissima. Grazie anche per il con-tributo di 1.001 euro per la parrocchia!

• Una ricchezza particolarmente grande e pie-na di belle sorprese è quella dei Gruppi biblici di ascolto: un centro a Blello, nove a Berbenno e uno a Selino Alto. Un’esperienza sempre molto bella e arricchente, che deve fare i conti con la poca vo-glia di uscire, incontrarsi, riflettere e pregare... In un momento in cui è sempre più in crisi la parte-cipazione degli adulti ai momenti formativi, credo che siamo chiamati a valorizzare sempre più que-ste proposte, dove è possibile condividere nel con-creto la propria vita, le proprie esperienze, i propri dubbi, le proprie domande...

Ed ora apriamo le porte del nostro cuore al Si-gnore Gesù, perché egli venga! Che il nostro Natale possa essere vero, vissuto nella preghiera, nella ri-conoscenza, nella gioia.

don Luca

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Vita di Comunità

Una magia da vivere e rivivere

La festa dell’Immacolata a Ca’ Previtali

Arriva l’8 dicembre e con lui la festa dell’Immacolata Concezione che, come tutti ben sapete, per la piccola frazione

di Ca’ Previtali è molto importante, visto che la sua chiesetta è a Lei dedicata.

La giornata è molto sentita dagli abitanti che si preparano tempo prima per addobbare la chiesa e le strade e per preparare tutto per i festeggiamen-ti. Tuttavia è sempre difficile trovare qualcosa da scrivere per parlarne, per essere un po’ originali e non ripetere ogni anno le solite parole, perché, in fondo, succedono sempre le stesse cose: ci sono la messa, la processione, la benedizione e poi il rin-fresco tra dolci e cose sfiziose e i premi delle ruote.

Insomma, alla ricerca di qualcosa di diverso di cui parlarvi, be’, mi sono resa conto che la cosa più bella di questa festa è che negli anni non cambia proprio niente! È un momento fuori dal tempo, in cui ogni cosa è semplicemente come deve essere: il replicarsi di una magia antica ma sempre nuova. Cambia qualche dettaglio, è vero, ma la sostanza

rimane e, quando le voci si uniscono nei canti del-la processione o negli Ave Maria dentro la chiesa, ogni cosa è armonia… e lo è proprio perché nel tempo tutto si replica uguale, come le stagioni che passano e poi ritornano.

Quest’anno in verità una novità c’è stata: la sta-tua della nostra amata Madonnina è stata restau-rata ed è tornata al suo antico splendore. Bella, dentro e fuori, questa Madre che ha saputo dare al mondo il figlio di Dio, proprio come ci ha ricorda-to Don Luca durante la predica, descrivendo Maria come donna con tre caratteristiche: la bellezza, il coraggio e la grande fede. La bellezza di Maria è una bellezza interiore che si fa anche fisica, infatti è sempre raffigurata bella. Da questa grande donna dobbiamo imparare il coraggio, il coraggio di affi-darci a Dio e rispondere sì alle sue chiamate, an-che quando non ci sentiamo all’altezza o preparati. Tutto ciò, però, ricordiamocelo, è possibile solo at-traverso una grande fede in Dio e nel suo disegno. In questa festa, come ogni anno, ci affidiamo alla nostra Madre Celeste sperando che ci doni un po’ della sua bellezza, del suo coraggio e della sua fede per affrontare un nuovo anno e per ritrovarci tutti qui, l’anno prossimo, a ripetere gli stessi gesti: non per abitudine o per routine ma per devozione e at-taccamento alle tradizioni della nostra terra.

Un sentito ringraziamento va infine a tutti colo-ro che hanno reso possibile questa festa, a chi ha addobbato le strade, a chi ha preparato i premi per la ruota e a chi ha venduto i biglietti, a chi ha pre-parato il cibo e le bevande per il rinfresco, a chi ha fatto il possibile e l’impossibile per replicare anche quest’anno questa bella festa. Citarli tutti sarebbe impossibile, quindi non faccio nomi, tranne uno (non me ne vogliano gli altri!): un grazie partico-lare alla nostra voce, Rachele, perché nel silenzio e senza mai vantarsi, giorno per giorno si occupa della nostra chiesina.

Romina Tamerici

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Vita di Comunità

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Diario della Comunità

Diario della comunità

La Cena della legalità e solidarietà

Carissimi lettori, eccoci arrivati al terzo an-niversario della Cena della legalità, che da quest’anno abbiamo voluto definire an-

che della solidarietà, per indicare il cammino per-corso dalla nostra comunità familiare da quando è nata fino ad oggi.

In questi primi due anni di attività abbiamo ac-colto sei ragazzi, che avete avuto modo di conosce-re e di incontrare qua e là per il paese. Abbiamo incrociato tante storie differenti, alcune simpatiche e leggere, altre più difficili da digerire; abbiamo col-laborato all’interno del progetto AccogliAmo 2014, in cui sei famiglie di Berbenno hanno accolto al-trettanti ragazzi rumeni dell’orfanotrofio di Salnic Moldova (Romania). La serata della legalità e della solidarietà è stata una stupenda occasione per fa-re il punto della situazione a 24 mesi dalla nostra apertura effettiva. Il bilancio è davvero positivo,

non solo per i ragazzi che abbiamo accolto ma an-che e soprattutto per come ci siamo sentiti accolti dalla comunità civile e parrocchiale di Berbenno.

Il 25 Ottobre è stata anche un’occasione pre-ziosa per incontrare amici che non si vedevano da tempo, per camminare con i responsabili dell’as-sociazione LIBERA del presidio della Valle Imagna, con i quali da tempo abbiamo aperto alcuni pro-getti e per costruire nuove collaborazioni, in primis con i Giovani della Barlafus Fest, che si sono resi disponibili per il servizio ai tavoli. Durante la serata sono intervenuti il sindaco di Berbenno, l’assesso-re Todeschini e Don Luca. Il ricavato della cena, di ben 1300 euro, raccolto attraverso la partecipazio-ne attiva di 120 persone è stato interamente utiliz-zato per il pagamento di una libreria separé, che ci ha consentito di creare un ingresso che all’occor-renza possa diventare anche aula studio; sapete, ora che siamo in sette lo spazio pro-capite è di-minuito e si necessità di un po’ più di privacy per studio e ripetizioni…

Grati per la partecipazione di quanti hanno vo-luto esserci e certi che continueremo a camminare insieme, vi rinnoviamo l’invito a venire a trovarci laggiù in via Milano alla casa gialla. Vi salutiamo con un grande abbraccio e vi auguriamo buone fe-ste natalizie.

Diego, Patrizia, Elisa e i ragazzi della casa famiglia.

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Da bambini, quando i nostri genitori ci leggevano le favole, impazzivamo per la fatidica frase che conclude ogni storia: E

vissero tutti felici e contenti. Questa frase ci riem-piva il cuore di gioia, pur non avendone compreso bene il significato.

Ma adesso, se rileggiamo una favola, compren-dendone le morali e focalizzando le situazioni, che spiegazione potremmo dare a questa ormai famo-sa frase finale?

La situazione media delle favole era quella in cui la servetta di turno sposava il principe azzur-ro, oppure che una bella e ingenua fanciulla veniva aiutata a liberarsi della dispotica matrigna cattiva grazie a qualche aiutante magico e simpatico... ma riflettendoci bene ci dobbiamo chiedere: davvero trovare l’amore può portare la felicità nelle nostre vite?

Sicuramente è uno dei tanti motivi che possia-mo collegare alla felicità delle persone, ma non tut-ti possono ricercarla nel solo amore (anche se ne è una conseguenza).

Ognuno la pensa diversamente su cosa sia ve-ramente la felicità: non possiamo di certo limitarci all’indecente spiegazione da dizionario! Se infatti la cerchiamo in uno di quei mattoni da 1000 pagi-ne e 40.000 vocaboli della lingua italiana, la defi-nizione sarà immancabilmente quella: sensazione

Pappa Reale

Felicità: istruzioni per l’uso

astratta. È uno dei copia-incolla più brutti nella sto-ria dell’umanità.

Infatti è piuttosto strano, perché non sembra che la felicità sia così estranea da non farci rendere partecipi dei suoi effetti.

Spesso e volentieri ci soffermiamo sulla doman-da: Cosa è la felicità? Eppure le risposte che riuscia-mo a dare sono solo nomi di cose materiali: soldi, lavoro, vacanze... Cose che possono migliorare la vita, certo, ma che non appagano, che non fanno raggiungere il vero paradiso che si crea quando sia-mo realmente felici.

Pensandoci bene, a volte la felicità è più nasco-sta di quanto si pensa ed è necessario scavare a fondo per poterla trovare.

Ecco un mini-manuale su come si può scovare questo bene così richiesto in questi tempi ma così misterioso.

• La felicità è il bene degli altri... e per gli altri

Nei momenti veramente felici, l’egocentrismo è bandito, l’egoismo è cancellato, l’invidia non si sa nemmeno cosa sia... Tutto ruota intorno alle perso-ne che ci stanno a cuore, prima e dopo di loro non esiste alcuna cosa. Ci si preoccupa solo della loro salute, della loro vita e dei loro bisogni e, quando esse ci sorridono, il cuore si riempie talmente tanto che ci sembra di volare.

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Pappa Reale

La felicità porta all’unione con i propri cari con o senza situazioni speciali. L’importante è che in quel momento loro possano avere tutto il bene del mondo. Ma non solo dobbiamo fermarci a chi conosciamo, ovviamente. Avete mai provato ad aiutare una vecchietta ad attraversare la strada, a cedere il vostro posto a una donna in dolce atte-sa sull’autobus pieno o a indicare la strada a un passante che non è pratico della zona? Come vi sentite quando vi ringraziano con un sorriso sulle labbra? Non vi sentite appagati e fieri di voi stessi? Ecco: questa può essere la felicità. Aiutare gli altri e vederli riconoscenti di avergli dato una mano. D’al-tronde, basta davvero poco, non trovate?

• La felicità è vivere ogni giorno con il sorriso

Di questi tempi più che mai, sono più i giorni no che quelli “in cui fila tutto liscio come l’olio”: tutto va per il verso sbagliato e non ce ne va mai bene una... Ci viene da dire più spontaneamente l’espressione ormai sempre più in voga Mai ‘na gioia che la più semplice parola Evviva! Quale è la conseguenza di tutto ciò? Non ci vuole un grande psicologo per capirlo: quando tutto va storto, ci si sente a terra e proprio non ci va di sorridere, anzi, appena si sente qualcuno ridere di gusto o qual-cuno che ci fa l’osservazione: «Ma che muso lungo che hai! Dovresti sorridere un po’ di più» l’istinto di cucire la bocca (come minimo...) a quella persona si fa reale. E allora come si può affrontare questa si-tuazione? Con le lacrime agli occhi e l’espressione

imbronciata? Ma dai, siamo seri: non si può ricer-care questa tanto agognata felicità con la tristez-za. Bisogna combatterla con il potere del sorriso. Scientificamente parlando, per sorridere vengono impiegati dodici muscoli della faccia (e non stia-mo neanche lì a elencare i nomi in latino, poiché tanto non ce li ricorderemmo lo stesso!). Ma il vero motivo che ci porta a sorridere è che qualcosa di bello sta accadendo, anche tra le cose negative che ci circondano. Per ogni piccola cosa non bella c’è sempre una grande ragione per cui essere felici!

• La felicità è saper amare ogni piccolo gesto (e poterlo ricambiare)

Diciamo che questo si collega un po’ al primo punto, ma ha un significato a sé stante: nella vita di tutti i giorni non mancano mai gli oggetti materiali che aiutano le persone, dai peccati di gola al dena-ro. Ma non si può vivere solo di questo: ok, potete dire i soldi non portano la felicità, ma possono aiu-tare, ma davvero possiamo aiutare la vita a percor-rere la strada della felicità solo con queste cose? La felicità si ricerca anche nei piccoli gesti delle perso-ne care, come una parola di conforto, una carezza o un abbraccio... Lo canta pure Albano che il solo tenersi per mano porta lontano e ci fa arrivare alla felicità. Ogni giorno, anche se noi non ci accorgia-mo, la vita ci dona gesti, parole, sensazioni...e a nostra volta, dobbiamo contemplarli, assaporar-li, studiarli attentamente e piano piano: solo così possiamo ricambiarli e solo così la nostra esistenza può avere un senso logico.

Soffermandoci su questi punti, dobbiamo capi-re che niente è più bello del sorriso di un bambino, di un’uscita con i propri amici, di poter esprimere il proprio amore verso i nostri cari. Niente può sosti-tuire queste cose, niente che sia materiale, seppure fatto con il cuore.

Cercare di essere felici è sempre stato nel DNA degli uomini, ma non sempre essi sanno trovare ciò che cercano: a volte si perde la strada, a volte si inciampa in qualcosa che apparentemente sembra donare questa sensazione e poi, dopo averla usata, la si snobba, certe volte invece si è così ciecamen-te convinti di averla già trovata che non si tenta nemmeno di iniziare questo percorso. Un percorso insidioso, sì, ma che vale la pena di percorrere.

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Pappa Reale

Forse parlare di felicità in questo periodo può essere troppo scontato, perché, almeno per la maggior parte della gente, il tempo di Natale è uno dei più felici all’anno. Ma è giusto cogliere questa occasione: siamo così presi dal sorridere davanti ai regali incartati, al pranzo con i parenti e alle vinci-te al classico tombolone familiare che poi, durante il resto dell’anno, non facciamo caso neanche alle cose più semplici che ci rendono felici e ci dimen-tichiamo a volte della parola stessa. La felicità c’è sempre, in qualsiasi momento, ma abbiamo impa-rato a non farci caso più di tanto: non è che arriva una volta all’anno scendendo dal camino e riem-piendo il vuoto sotto l’albero di Natale!

Dobbiamo sempre cercare di essere felici: un sorriso appaga più di mille lacrime e arrabbiature.

Sorridere è una delle cose più naturali al mon-do e a volte ci si innamora di ciò: del resto io non ho mai sentito nessuno dire che di una persona gli piace il modo in cui piange o il modo in cui tiene il broncio! E, a pensarci bene, le persone un po’ si complicano la vita con le lacrime o con la rabbia.

La felicità è una delle cose più semplici al mon-do: perché complicarla, se già è straordinaria così come è?

Buone feste a tutti!

Luana Nava

Il segreto della felicità

Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più Saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.

Invece di trovare un sant’uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un’attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c’era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.

Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore. «Nel frattempo, voglio chiederti un favore», concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d’olio. «Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l’olio».

Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio. «Allora», gli domandò questi, «hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?». Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d’olio che il Saggio gli aveva affidato. «Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo», disse il Saggio. «Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa».

Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, que-sta volta osservando tutte le opere d’arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d’arte era disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.

«Ma dove sono le due gocce d’olio che ti ho affidato?», domandò il Saggio. Guardando il cuc-chiaino, il ragazzo si accorse di averle versate. «Ebbene, questo è l’unico consiglio che ho da darti», concluse il più Saggio dei saggi. «Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d’olio nel cucchiaino».

Paulo Coelho

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Pappa Reale

La Nascita e le nascite

Mi sembra oggi di leggere una sorta di esitazione a confidare, ad abbandonarsi. Non voglio entrare nei motivi di questo disagio: immaginiamo come sarebbe triste, triste e spenta, una generazione che si muovesse solo a una condizione: avere una garanzia in mano. La vita, dicevo, ha nel suo dna, l’abbandonarsi. Gesù ci propone il bambino, non certo per la sua innocenza che non potremmo imitare, ma per la sua capacità di abbandonarsi. È così che si cresce nella vita. Se da piccoli non ci fossimo affidati, saremmo ancora al nastro di partenza. È dando fiducia che noi cresciamo e viviamo. Viene dagli occhi umidi dei bimbi questo invito a lasciare, a rischiare, ad aver fiducia. Pena l’intristirsi in un porto da cui non si ha mai il coraggio di salpare. Ma la Nascita, le nascite, ci fanno chini anche su un altro mistero, quello della fragilità.

Su un mistero di fragilità si chinarono nella notte Maria e Giuseppe. Ogni madre e ogni padre chini come ad adorare una vita che è soffio in pochi palmi di mani, le tue mani. Sfiori e quasi è paura di stringere, tanto la carne ha segno di debolezza. Ma il mistero della fragilità che abita ogni nascita di un cucciolo d’uomo, si inarcò a dismisura, la notte delle notti, e sembravano chinarsi i cieli in un trasalire di stelle. O era forse dare nomi di cieli e di stelle al trasalire degli occhi e del cuore che navigavano nel mistero della notte? Mistero di una fragilità umana sposata da Dio. Che Dio avesse scelto per la sua visita alla terra non la modalità frago-rosa e solenne, accecante, privilegio degli dei pagani, ma l’ingresso nel segno della debolezza e della fragilità, era sì segno da far stupire gli occhi e il cielo.

Da quella notte Dio diede appuntamento nella fragilità degli umani. Non vergognartene. Né della tua né di quella degli altri. Dio l’ha sposata, sposata per sempre, quella notte. E tutta la vita, la sua fu un chinarsi sul mistero della fragilità. Ha dato appuntamento, non cercarlo altrove, mancheresti l’appuntamento con Dio. Che è nella fragilità della carne di un neonato. Guardalo, non occorre altro per amarlo.

La Nascita, le nascite raccontano, ogni volta che accadono, questo mistero di una fragilità d’amare, di cui prendersi cura, da custodire. Confesso che per associazione - o dissociazione? - di pensieri e di emozioni, più di una volta la mente mi corre ai drammi che portano al contrario il segno di una disumanità. Là dove siamo soliti immaginare il colmo della tenerezza per la fragilità della carne di un bambino, la cronaca a volte pur-troppo ci racconta vicende e vicende di bambini violati e uccisi da mani di madri. E, ogni volta che le cronache raccontano l’antinatale, misuri sulla tua pelle la contrazione di una tristezza esistenziale, quasi fosse una devastante invasione. E si grida alla belva, si fa lamento e indignazione. Sacra e giustificata indignazione. Ma da un po’ di tempo a questa parte abitano il mio cuore interrogazioni cui non so dare sicurezza di risposta. Vengono dal fatto che spesso, troppo spesso, di queste madri che chiamiamo disumane, le cronache vanno dicendo che erano, fino a quel giorno, donne insospettabili.

E a me batte in cuore e non so scollarmelo un pensiero che diventa domande. Come si può arrivare a tanto? È solo segno di ferocia? O la devastazione dell’animo, la stanchezza e la disperazione, la fatica di vivere sono giunte in alcune creature a un livello di insopportabilità dell’animo umano?

E la domanda, la più inquietante, che non intende essere accusa, ma invito a pensare, è questa: come e perché può succedere che si viva accanto a persone che portano dentro il peso di fatiche inenarrabili senza che ci sfiori il più piccolo dei presentimenti? Lontana da me la pretesa di generalizzare, ma non può essere anche questo il segno di una stagione dove ci si sfiora, ma non ci si guarda negli occhi, non si legge la piega della sofferenza che segna un volto, non si misura la fatica di una madre? Si fanno declamazioni sulla famiglia, magari aggiungendo richiamo a richiamo, e non ci si china a sollevarne il peso? «Era - diciamo - una persona insospettabile», e non ci accorgiamo che con le nostre stesse parole silenziosamente, inconsciamente, mettia-mo sotto accusa un muro d’ombra che ci divide, un muro che qualche volta dovremmo chiamare col suo vero nome, indifferenza.

Come rompere il muro? Come far sì che una creatura possa dirti il peso insostenibile che le agghiaccia il cuore? Sembra che la Nascita, le nascite indichino una strada. l cuori si aprono e si raccontano se ti fai vicino, se il tuo volto non dice estraneità, lontananza o, peggio ancora, accusa, ma vicinanza. La Nascita, racconta la vicinanza di un Dio che ha sposato la nostra fragilità. Quella vicinanza solleva.

Creare vicinanza sembra essere invito buono, profumo di pane nei nostri inquieti giorni. Non sempre, quasi mai, ci sarà dato di togliere dalle spalle dell’altro il peso della vita. Neppure a Gesù riuscì tanto! Non sempre potè i miracoli, ma sempre raccontò con i suoi occhi la sua vicinanza. Ora tocca a noi raccontarla. Con i nostri occhi.

Don Angelo Casati - I giorni dello stupore. Meditazioni per tempo di Natale

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La festa dei diciottenni di Berbenno

Ogni anno un gruppo di baldi giovanotti e fresche ragazze delle nostre comuni-tà raggiunge la maggiore età. È un mo-

mento importante della vita, perché segna il pas-saggio all’età della responsabilità e delle scelte im-portanti. Una svolta da festeggiare doverosamente, non solo come facciamo ogni anno con l’incontro con l’amministrazione comunale, la celebrazione della santa messa e il pranzo in oratorio, ma con la consapevolezza che su questi giovani poggiano le basi per costruire la società del futuro.

Mettere questi giovani al centro della nostra at-tenzione per una domenica non risolve come per incanto il problema del domani, ricco per loro di tante domande, che hanno come comun deno-minatore l’incertezza su ciò che potrà essere del-la loro vita. Fare i conti con la provvisorietà delle

scelte lavorative e sentimentali non è affatto sem-plice, soprattutto quando a chiedere ai giovani di sacrificarsi sono spesso adulti che non rinunciano minimamente alle proprie comodità e non sono disposti a schiodarsi di un centrimetro dai privilegi della loro vita.

Mi auguro che le parole che abbiamo speso con questi giovani non cadano nel vuoto, che l’atten-zione a loro non si concluda con questa giornata di festa, che possiamo essere una comunità vera-mente attenta ai loro bisogni, attese, sogni, deside-ri... In un mondo fatto di tante parole e di discorsi vuoti, meritano di trovare adulti con la testa sulle spalle, il cuore in mano e qualche idea chiara in testa... Auguri, maggiorenni!

don Luca

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Un’avventura, una sfida, un cammino tutto da vivere

Gruppo adolescenti 2014/15

Carissimi lettori, è con grande gioia che noi animatori del gruppo adolescenti ci presentiamo alle nostre comunità e così

facendo, tentiamo di raccontarvi qualcosa di quel che facciamo nelle nostre serate del lunedì insieme ai ragazzi nati dal 2000 al 1997, gli adolescenti.

L’adolescenza è un’età tosta e piena di insidie; proprio per questo abbiamo pensato che ci fosse bisogno di rinnovare il nostro modo di fare cate-chismo con i ragazzi più grandi e per tale motivo quest’ anno abbiamo voluto cambiare un po’ le carte in tavola e abbiamo scelto di procedere con uno schema tutto nuovo. Ogni mese stiamo affron-tando un tema unico per tutti e quattro i gruppi (a ottobre l’intercultura, a novembre le paure, a di-

cembre i sogni e nel prossimo mese di gennaio l’a-more per se e per l’altro).

Il primo incontro è solitamente una catechesi classica; il secondo è un incontro con un testimo-ne (per ora abbiamo accolto Don Massimo Rizzi a ottobre e Giacomo Tomasoni a novembre); il terzo incontro sicuramente più leggero è caratterizzato da una cena di condivisione con annessa la visione di un film inerente il tema e con il quarto incontro concludiamo il nostro argomento con un intenso momento di preghiera... Voi vi domanderete, ma davvero i ragazzi sono disponibili a fare tutte que-ste cose? La nostra risposta è sì. Quest’anno sia-mo diventati un gruppo di animatori abbastanza folto: infatti ogni gruppo ha un animatore vecchia-rello e due o tre aiuto animatori più giovani. Forse pecchiamo un po’ d’inesperienza, ma la voglia di esserci e di far bene non ci manca e di questo i ragazzi se ne stanno rendendo conto. Ogni lunedì partecipano ai nostri incontri circa una cinquanti-na di ragazzi, numero più, numero meno.

Ovviamente siamo uniti, ma nel gestire i ragaz-zi siamo divisi per gruppi di classi e per ogni età

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cerchiamo di cadenzare il tema, certi che in una fase di vita così delicata, le esigenze di un quat-tordicenne sono molto diverse da un sedicenne o un diciottenne. Qua e là, in momenti destrutturati, stiamo cercando di creare attività di aggregazione semplici ma divertenti; abbiamo partecipato con gli adolescenti della Valle Imagna al pattinaggio sul ghiaccio a Bergamo, siamo stati alla palestra di Zogno a fare arrampicata tutti insieme, … Sono molti i progetti e le idee, infatti a partire da feb-braio inizieremo le prove per un simpatico recital che metteremo in scena il prossimo 31 maggio, in occasione della festa dei 20 anni dell’oratorio di Berbenno.

Colgo l’occasione di scrivere sulle pagine del bollettino per dire un grandissimo grazie agli ani-matori per l’impegno costante e attento che hanno avuto in questa prima parte dell’anno nei confronti di tutti i ragazzi; un grazie particolare a Catita e ad Anna che nonostante abbiano dato le dimissioni dal ruolo di animatrici, sappiamo che ci accompa-gnano sempre con la loro presenza amorevole. Un grazie speciale va a voi genitori che siete sempre disponibili ad accompagnare i vostri ragazzi e a sostenerli, sia quando il cammino pare semplice e facile, sia quando ci sono momenti di stanchez-za o di crisi. Insieme, sicuramente li riusciremo a crescere al meglio delle nostre possibilità e per il resto… ci penserà il Signore a tener loro una mano sulla testa.

Cari genitori, continuate quindi a spronare i vo-stri figli a partecipare al gruppo adolescenti della nostra neonata unità pastorale e vedrete che que-sto li farà piano piano sempre più felici...

Un abbraccio e buon Natale a tutti.

Diego Mosca

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I mercatini di Natale

La magia delle bancarelle, i suoni e i colori di sabato 6 dicembre ci hanno fatto già re-spirare il clima del Natale, a cui ci stiamo

preparando con gioia. Grazie alla disponibilità di molte persone e all’organizzazione perfetta della nostra Pro Loco, è stata allestita una bella giornata di festa in piazza: moltissime persone hanno alle-stito le loro bancarelle e altrettante sono venute per guardare, curiosare, sgranocchiare qualcosa, chiac-

chierare, incontrarsi... In una parola: stare insieme per fare festa! Peccato che il pomeriggio sia stato rovinato solo per un momento dal temporale che è arrivato proprio quando la piazza era piena di gente!

Il concerto del Coro Due Valli in chiesa parroc-chiale è arrivato a giusto coronamento di questa bella proposta. Canti natalizi popolari abbinati a melodie più ricercate, ci hanno fatto apprezzare e gustare la magia del Natale. Ringraziamo tutte le persone che si sono impegnate nell’allestimento dei mercatini!

Proprio nel momento di andare in stampa, ap-prendiamo della brutta disavventura che ha colpito Silvia Salvi. Anche se abbiamo detto scherzosamente che è scaduta come presidente della Pro Loco, le fac-ciamo un grosso in bocca al lupo, perchè la nostra comunità ha ancora bisogno di lei!

Ti aspettiamo, Silvia!

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Cre-Azione del logo dell’Unità pastorale

Un bellissimo concorso a premiper valorizzare l’unità tra le nostre parrocchie

Carissimi ragazzi, quest’ anno in occasione del ventesimo anno di fondazione dell’o-ratorio di Berbenno e all’avvio dell’avven-

tura della nostra Unità pastorale abbiamo pensato che fosse necessario partire con un restyling. Ab-biamo quindi indetto il concorso Un logo per l’unità pastorale a cui potranno partecipare tutti i ragazzi delle nostre quattro parrocchie dai 6 ai 19 anni.

REGOLAMENTO

• Il logo deve essere prodotto dai ragazzi su fo-glio A4, il disegno può essere monocromatico o a colori, di dimensione non inferiore ai 15x15 cm;

• Il logo deve rappresentare la nostra Unità pa-storale, attraverso simboli o rappresentazioni che valorizzino l’unità tra le nostre quattro parroc-chie.

• Al Concorso si può partecipare sia come per-sone singole, sia come gruppo.

• Termine ultimo di consegna dei disegni è sa-bato 24 gennaio 2015 presso la segreteria dell’o-ratorio di Berbenno. La partecipazione al concorso è gratuita.

• La scelta del vincitore avverrà attraverso una votazione pubblica in occasione della festa di San Giovanni Bosco il 25 Gennaio 2015.

• Il coordinamento dell’attività di disegno sarà a cura degli insegnanti della scuola (indipendente nel caso dei ragazzi delle scuole superiori).

• Il logo vincitore riceverà un bellissimo rico-noscimento. Sarà inoltre pubblicato sul notiziario parrocchiale. Il vincitore si impegna a cedere il suo logo alle parrocchie dell’unità pastorale, senza chiedere nulla in cambio.

• La premiazione del vincitore e la stampa dei gadgets (cappellini, magliette, felpe,ecc…) con il logo vincente e la relativa vendita sarà gestita dal gruppo adolescenti dell’unità pastorale.

• Il ricavato di questa manifestazione sarà utiliz-zato per finanziare le necessità delle parrocchie.

La manifestazione avrà successo se ognuno di noi parteciperà attivamente con il proprio logo o con il proprio voto il giorno della premiazione. Sia-mo quindi tutti invitati, nessuno escluso….e allora, buona Cre-Azione e buon divertimento…

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Stefano campione in campo e nella vita

Sono trascorsi pochi mesi da quando Stefa-no Baretti ci ha lasciati per un male incu-rabile. I familiari e gli amici lo ricordano

instancabile e pieno di vita, consapevole del cru-dele destino che lo aspettava ed era proprio lui a confortare sua moglie Raffaella e la sua amata figlia Daniela. Stefano era un quarantottenne di Berben-no, nato ad Alzano Lombardo il 22 gennaio 1966 da mamma Laura Mager e papà Ettore Baretti, fra-tello di Giampaolo di Sant’Omobono Terme.

Stefano è ricordato per l’attaccamento al suo impiego: lavorava come saldatore presso una ditta di Sant’Omobono Terme. Per lui lavoro e famiglia erano le fondamenta di un avvenire solido.

«Era un padre eccezionale» dice la figlia Daniela con la voce ancora rotta dal pianto «porterò sempre con me i suoi consigli».

Per ricordare Stefano, domenica 28 settembre 2014, per volere della famiglia si è dato vita a un incontro di calcio radunando sul campo della Poli-sportiva Berbenno tutti i suoi amici e quelli che lo conoscevano.

Stefano aveva la passione per lo sport e il cal-cio era il suo hobby preferito. I primi calci al pallo-ne li aveva dati nel Valle Imagna, dove il suo ruolo era quello del portiere, aveva poi militato nell’U.S. Berbennese dal ‘90 al ‘98 e nel campionato del ‘91/’92 vinse il torneo passando con i suoi amici in seconda categoria.

Ha inoltre giocato nei tornei di calcio notturni con ottime prestazioni, per esempio difendendo la porta del Ca’ Locatelli nei tornei delle Contrade di Berbenno, ricevendo premi ed elogi dal pubblico. Nel ‘93 è stato eletto dalla giuria quale Miglior Por-tiere al torneo Mazzoleni di Sant’Omobono grazie alle sue ottime parate. I suoi compagni di squadra lo ricordano come una persona sempre disponibi-le. Pertanto all’amichevole di calcio si sono pre-sentati amici anche dai paesi limitrofi di Brembilla, Capizzone, Selino Alto, Strozza e Sant’Omobono,

formando due squadre. Raffaella e Daniela hanno dato l’avvio con l’immancabile minuto di silenzio in memoria di Stefano che ha commosso tutti allo stadio. L’arbitro Carlotta Filippi ha diretto l’incontro all’insegna dell’amicizia e del fair-play.

Al termine, baci e abbracci per un evento al qua-le valeva la pena non mancare. Ovviamente molte persone sono intervenute come pubblico e ci sono stati anche molti striscioni per Stefano. Quello che ha colpito di più recitava: «L’uomo che mi ha inse-gnato la bellezza del mondo non con gli occhi, ma con il cuore, CIAO PAPO».

Dietro le quinte, ma con tanta commozione c’erano Adelaide e Gianmaria, pronti a confortare ognuno di noi mostrando tutte le foto di Stefano che si divertiva a giocare a calcio. L’esposizione, al-

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Al nostro amico Mimi (nomignolo del com-pianto Emilio Personeni, classe 1950) è intitolata la memoria della VII edizione

del trofeo di calcio (over 50) svoltosi il 12 ottobre 2014 a Selino Alto, voluto dai suoi familiari e amici.

Emilio Personeni abitava nella frazione di Cepi-no a Sant’Omobono Terme. Tragicamente se n’è andato in punta di piedi nel 2007 a causa di un tremendo male incurabile.

lestita a bordo del campo, è durata per tutta la gior-nata. Nel tendone era attiva una cucina casereccia con tanto di deejay, Sergio Salvi, che ha allietato il folto pubblico convenuto. Infine è stato il tempo delle tante torte portate dalle mamme di Berben-no; la più desiderata è stata quella decorata a for-ma di campo di calcio con una porta e un portiere con la seguente scritta: «Stefano campione in campo e nella vita».

Trionfano ai rigori nella finaledi calcio - Amiche di Sabina

Era un artigiano del legno: un bravo tornitore e falegname e, allo stesso tempo, aveva l’hobby di scolpire il legno, realizzando prestigiose sculture ed esponendole in diverse fiere. Era una persona stimata e amata, era un uomo di cuore, tanto da andare come volontario in Messico nei periodi in-vernali a San Luis de La Paz, mettendosi a disposi-zione dei ragazzi disagiati presso i centri di recupe-ro, ove insegnava il suo mestiere (e tuttora la sua

Qualche giorno dopo, presso il Centro Parroc-chiale, si sono riviste tutte le foto dell’intera gior-nata.

Un ringraziamento va a Raffaella e Daniela per l’indimenticabile giornata trascorsa insieme.

Stefano non sarai dimenticato: è una promessa di tutti noi. Adesso che sei un portiere del cielo e gio-chi nella squadra degli angeli, noi abbiamo una stella in più che brilla e che ci protegge...

Gian Maria Salvi

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famiglia, durante la giornata calcistica, raccoglie fondi monetari per aiutare il centro messicano).

Mimi era uno sportivo e il suo sport preferito era il calcio: da giovane giocava nel ruolo di difensore e, poi, come mediano con esiti positivi. Negli anni ‘70-’80, aveva giocato nelle formazioni della Poli-sportiva Valle Imagna e nell’U.S. Berbennese e si era distinto anche nei tornei notturni con prestigio-se vittorie, assieme ai suoi compagni di squadra.

La giornata è iniziata nella chiesetta di Sant’An-tonio a Brancilione con la Santa Messa in suffragio dell’amico Mimi, per poi dare vita all’incontro di calcio all’insegna del fair-play sul terreno di gioco di Selino Alto, gentilmente messo a disposizione dal suo presidente, Andrea Borella.

Le precedenti sei edizioni si erano svolte con le formazioni dei paesi di Berbenno, Locatello e Sant’Omobono e l’unica formazione femminile delle Amiche di Sabina giocando un girone all’italia-na. Quest’anno, purtroppo le tre squadre dei ma-schi avevano dei giocatori infortunati e, visto che l’età accettata è dai cinquant’anni in su, si sono uniti formando un’unica squadra per sfidare le ra-gazze.

La finalissima è arbitrata dall’amico Mario Loca-telli, coadiuvato dai segnalinee Antonio Rota e Gian Maria Salvi. L’onore del calcio d’inizio è della vedo-va, signora Naudin Martine, e avviene con tutti in cerchio per il minuto di silenzio alla memoria del nostro amico Emilio Personeni (Mimi).

La partita scorre dolce con i maschi che si porta-no in vantaggio con due reti, trastullandosi consa-pevoli di avere contro una formazione femminile e con la volontà di non infierire più di tanto. Il secon-do tempo, tuttavia, la musica cambia e le amiche di Sabina sovvertono con orgoglio il risultato, con tanta voglia calcistica di riuscire l’impossibile im-presa di vincere una volta il trofeo alla memoria di Papà Mimi (visto che Sabina è sua figlia). Sentono che il momento è quello giusto e con un ulteriore sforzo raggiungono la parità: sono a metà dell’o-pera, mancano solo i calci di rigori per assegnare il trofeo. La tensione è tanta: si sente anche dagli spalti. Sono momenti topici e ogni giocatore fa del suo meglio per realizzare goal dal dischetto. L’ulti-mo rigore dei maschi è però fatale, perché Marco Pelaratti tenta una sorta di calcio alla Totti con sca-vetto e l’attento portiere, Cristina Amadei, si im-possessa facilmente della sfera alzandola al cielo in segno di vittoria. Le ragazze finalmente si pos-sono abbracciare e con lacrime di gioia agli occhi

ora possono dire di aver vinto il trofeo di Mimi. I maschi intanto sportivamente accettano il verdet-to, complimentandosi con le ragazze per l’impresa sportiva, però qualche maligno ha voluto esagera-re dicendo che hanno affittato (tra virgolette) due maschi (Ezio Bonetali e Manuel Locatelli), ma, se vogliamo raccontarla giusta, era nell’aria una loro vittoria finale e questa volta con merito ce l’hanno fatta: brave!

Come di consueto, alla cerimonia delle premia-zione erano presenti la moglie di Mimi, la vedova Naudin Martine, e la figlia Sabina. Il figlio Sebastia-no per uno stato febbrile non era presente, ma ha lasciato un messaggio di saluto e ringraziamento a tutti i presenti. Mario Locatelli, Renzo Schiantarelli e Gian Maria Salvi, come organizzatori, sono stati premiati con medaglia ricordo della manifestazio-ne. Si è ricordato il compianto amico Gelfrido Fran-chini e sono stati premiati con targa personalizzata con Premio alla carriera calcistica i giocatori Ivana Capelli (classe 1962) e Renzo Schiantarelli (classe 1947). L’ambito premio Miglior giocatore è stato as-segnato dalla giuria alla giocatrice Paola Natali.

Durante le premiazioni, l’ex segretario dell’Inter Club Berbenno, Gian Maria Salvi, ha voluto con-segnare a Martine una pergamena personalizzata dedicata a Mimi, per le mitiche vittorie nei tornei di calcio a livello internazionale in Svizzera, preci-samente a Shoenenwerd. Ovviamente c’è stato an-che un omaggio floreale per Martine e Sabina che hanno ringraziato tutti per la buona riuscita della giornata in memoria di Emilio.

Va ricordato che le ragazze anni fa giocavano a Filago in serie B e poi nel campionato dilettanti nel Paladina, mentre ora si ritrovano tra di loro di-vertendosi e preparandosi a disputare ogni anno il torneo di Mimi, che era stato preparatore e accom-pagnatore nella squadra femminile.

Come di consuetudine, è doveroso elencare la formazione vincitrice del torneo, vale a dire la compagine delle Amiche di Sabina: Cristina Ama-dei, Claudia Gamba, Ivana Capelli, Giovanna Sala, Sabina Personeni, Paola Natali ( Ezio Bonetali e Ma-nuel Locatelli).

L’Albo d’Oro è pertanto così aggiornato: nel 2008/09 aveva vinto il Locatello, nel 2010/11 il Ber-benno, nel 2012 i Giornalisti di Bergamo, nel 2013 Berbenno e nel 2014 le Amiche di Sabina.

La giornata è stata vissuta all’insegna dell’amici-zia e del fair-play ed è proseguita con un banchetto conviviale, ricordando sopratutto i nostri amici Mi-mi e Gelfrido. Ci rivediamo per l’ottava edizione!

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Buon Natale da tutti gli ospitidi Casa Santa Maria

Salve a tutti!Natale, si sa, è un periodo di gran fer-

mento per tutti, anche per gli ospiti di Casa Santa Maria! In questo articolo vogliamo co-gliere l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno rallegrato le nostre giornate e ci hanno fatto compagnia durante le ultime giornate del 2014. Il 13 dicembre è stato animato dai nostri Alpini di Laxolo, dalla Banca Popolare di Brembilla e alle va-rie autorità del paese che hanno festeggiato con noi l’arrivo tanto atteso anche dai nostri ospiti di Santa Lucia e dei suoi doni. Un grazie sentito al Super Coretto di Laxolo che ci ha deliziato con cori e musiche natalizie. E per ultimo ma non meno importante (anzi!) è un ringraziamento sentito a tutti i nostri volontari che colorano e riempiono le giornate dei nostri anziani, anche con un sempli-ce sorriso o una parola di conforto! Buon Natale e buon inizio 2015 a tutti voi!

Le animatrici Cristina, Cinzia, Grazia

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Pane e giustizia

Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose,propone un’interessante riflessione sul cibo

Pensare e vivere il cibo come alimento condiviso significa comprendere in pro-fondità che ciò che ci fa vivere è il rap-

porto con l’altro, il dare e ricevere il cibo, non il semplice consumarlo. Oggi più che mai abbiamo chiara consapevolezza della dimensione globale le-gata alla condivisione o all’accaparramento degli alimenti. Ne conseguono richieste di giustizia e so-lidarietà, a cominciare dall’indispensabile rispetto per tutti gli uomini e le donne che lavorano nella filiera alimentare primaria e per i loro diritti inalie-nabili. Quanti coltivano, raccolgono, trasformano e cucinano gli alimenti che ogni giorno arrivano sulla nostra tavola, non sono e non devono essere estra-nei: sono infatti il prossimo che rende il cibo vicino a noi, alla nostra portata. Per questo il momento dell’assunzione del cibo dovrebbe sempre rivestire un carattere culturale, essere accompagnato da un ringraziamento per quanto ricevuto e da una con-creta condivisione della gioia del pasto. Non è vero nutrimento ciò che viene ingurgitato come sempli-ce carburante, senza consapevolezza, in una fretto-losa solitudine, senza parole, gesti, silenzi ricchi di senso. Ognuno è anche alimento dell’altro, lo nu-tre, lo fa vivere: è la prima esperienza che ciascuno di noi compie e fa compiere appena nato: se per il poppante il corpo della madre è cibo, per la madre la fame del bambino, il suo corpicino che cresce, è alimento ed energia vitale.

Ma, divenendo adulti, anche il reciproco legame vitale che unisce tra loro gli esseri umani conosce le patologie comunemente legate all’alimentazio-ne: la bulimia e l’anoressia. Bulimia di chi, nel trar-re nutrimento dall’altro, lo divora, lo consuma, ne nega l’alterità, ne cancella i diritti e la dignità, lo assimila senza rispettarne l’identità. Anoressia di chi rifiuta di considerare l’altro come alimento ed elemento vitale per la propria esistenza, di chi deli-beratamente riduce al minimo o addirittura azzera completamente l’assunzione del cibo che l’altro è per lui, si rinchiude nell’autosufficienza ignorando

il sapore dello scambio, il gusto di stare insieme. Le testimonianze di quanti hanno vissuto nei campi di concentramento o di prigionia ci ricordano co-me in tempi di dura carestia lo scarsissimo cibo mangiato dall’uno era un sottrarre all’altro il mini-mo vitale e condannarlo a morte. Oggi, nei nostri paesi dell’abbondanza, viviamo un paradossale ca-povolgimento: noi sottraiamo a quanti patiscono la fame, vicini o lontani da noi, non il cibo che man-giamo, bensì quello che sprechiamo. Li condannia-mo a morte non perché, attanagliati dall’istinto di sopravvivenza, mangiamo noi soli il cibo destinato anche a loro, ma perché buttiamo via quanto ci è superfluo e potrebbe sfamarli. Ecco allora l’attua-lità della parafrasi del Padre nostro: come in ogni autentica invocazione, quando il credente chiede a Dio di realizzare qualcosa, in realtà si impegna davanti a Dio a contribuire a tale realizzazione. Quindi Da’ a loro il nostro pane quotidiano significa mi impegno a dare a chi è nel bisogno il mio pane quotidiano, quel pane di cui non conosciamo più il sapore di condivisione che lo lega al mio fratello in umanità, quel Pane che i prigionieri di guerra scri-vevano con la lettera maiuscola nelle loro dramma-tiche missive ai familiari, quel pane che noi gettia-mo ogni giorno a quintali in discarica. L’espressio-ne pane quotidiano o, meglio ancora, pane di ogni giorno contiene anche l’idea della misura: mensura cibi, come recitano le regole monastiche.

Si, c’è una quantità stabilita e limitata di pane da mangiare, proprio perché lo si possa spezzare e condividere così che tutti ne abbiano. Oggi, in tem-po di opulenza, non siamo più sensibili alla misura, se non per ragioni dietetiche, ma in tempo e in luo-ghi di miseria a troppi poveri manca la possibilità di avere la misura necessaria di cibo. Capiamo allo-ra perché il pane è sempre nostro, non è mai mio. Ora, se è nostro è anche loro, perché appartiene a tutti: alla tavola del mondo tutti sono convocati per mangiare e bere insieme. Mai senza l’altro a tavola, perché essa è vita, è convivio, luogo del convivere.

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Cesto alimentare...ne hai già sentito parlare?

Su iniziativa del Gruppo Caritas Berbenno da qualche anno è possibile contribuire, con un piccolo gesto e davvero pochi euro,

a un bel progetto (che dura tutto l’anno). Nella chie-setta di Lourdes, sotto la statua della Madonna, c’è un cesto di vimini: chi vuole può donare pasta, ci-bo in scatola e alimenti di prima necessità. La col-letta è interamente devoluta a favore delle famiglie più fragili della nostra Valle, che spesso sono quelle con bambini piccoli. Per chi è particolarmente col-pito dalla crisi economica anche solo un piccolo aiuto, un piccolo pacco, è importante e aiuta a sen-

tire un po’ meno il peso dei problemi. E non c’è gesto più caritatevole che aiutarsi a vicenda, solo così la comunità può essere più unita e forte.

Un particolare ringraziamento va a chi segue personalmente alcuni casi di difficoltà, a chi inve-ste il proprio tempo e le proprie energie per trovare un modo di aiutare chi ne ha bisogno. I volontari del Gruppo Caritas vogliono ringraziare tutti coloro che con donazioni, offerte e disponibilità permet-tono di portare avanti tanti progetti, tra i quali ap-punto il cesto alimentare.

Maria Locatelli

Il notiziario Insieme è gratis!Allegata anche a questo numero del notiziario parrocchiale trovate la busta, dove ognuno può met-

tere liberamente la propria offerta per le opere delle parrocchie. Sottolineo l’avverbio liberamente (e ci tengo in modo particolare!) per evitare qualsiasi spiacevole equivoco o fraintendimento: nessuno deve sentirsi obbligato a mettere un’offerta per la parrocchia!

Il notiziario è gratis, non si paga in nessun modo. Non ci sono vincoli o abbonamenti, tasse da pa-gare per non sentirsi in colpa, non c’è bisogno di trovare giustificazioni. Dice san Paolo: «Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia».

Tutti conosciamo i bisogni e le necessità delle parrocchie: grazie di cuore a chi dà il suo contributo con gioia.

Offerte straordinarie per i lavori di ristrutturazione chiesa parrocchiale di Berbenno

TOTALE al 15 ottobre 2014 .................................................................€ 30.763,0010/09/14 In ringraziamento alla Madonna .............................................................. € 1.000,00 09/11/14 N.N. ............................................................................................................... € 20,00 12/11/14 Offerte visita ammalati ................................................................................ € 185,00 21/11/14 N.N. ............................................................................................................. € 300,00 01/12/14 Operazione Mato Grosso .............................................................................. € 220,00 04/12/14 N.N. .............................................................................................................. € 100,00 08/12/14 Motociclisti d’epoca Berbenno ...................................................................... € 103,00 09/12/14 N.N. ............................................................................................................. € 300,00 13/12/14 N.N. ............................................................................................................. € 500,0013/12/14 Offerte Festa Immacolata Ca’ Previtali ........................................................€ 1.001,35

TOTALE al 13 dicembre 2014 .............................................................€ 33.492,35

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Calendario gennaio 2015LITURGIA IMPEGNI PARROCCHIALI

1 Gio mAriA SS. mAdre di dio

2 Ven Santi Basilio e Gregorio

3 Sab17.00 Santa messa a Ca’ Passero19.30 Cena con i volontari della parrocchia (Selino Alto)

4 dom ii domenicA dopo nAtAle 14.30 Laboratori per i ragazzi in oratorio (Berbenno)5 Lun6 mAr Solennità dell’epifAniA 14.30 Cammino dei Magi (Berbenno)7 Mer8 Gio 20.30 Consiglio Pastorale Vicariale (Selino basso)9 Ven 20.45 Incontro genitori II media (Selino Alto)

10 Sab17.00 Santa Messa a Ca’ Previtali19.30 Cena con i volontari della parrocchia (Blello)

11 domSolennità del

BAtteSimo di geSù

10.00 Santa messa con celebrazione dei battesimi (Selino Alto)10.30 Santa messa con celebrazione dei battesimi (Berbenno)11.00 Santa Messa a Ceresola in onore di San Mauro14.30 Laboratori per i ragazzi in oratorio (Berbenno)15.00 Vespri e Processione in onore di San Mauro (Ceresola)

12 Lun

13 Mar20.00 Santa messa a Blello20.45 Incontro genitori IV e V elementare (Berbenno)

14 Mer dedicAzione dellA cAttedrAle 20.00 Messa in preparazione alla solennità di Sant’Antonio (Berbenno)

15 GioSanti Narno, Viatore e Giovanni

20.00 Messa in preparazione alla solennità di Sant’Antonio (Berbenno)20.45 Consiglio Pastorale parrocchiale (insieme le tre parrocchie)

16 Ven San Mauro 20.00 Messa in preparazione alla solennità di Sant’Antonio (Berbenno)17 Sab Sant’Antonio 17.00 Santa messa a Ca’ Passero

18 domii domenicA tempo ord. Solennità di SAnt’Antonio

10.30 Santa Messa solenne in onore di Sant’Antonio abate15.00 Vespri solenni e processione in onore di Sant’Antonio

19 Lun San Mario20 Mar 20.45 Incontro genitori I media (Berbenno)21 Mer Sant’Agnese 20.30 Incontro vicariale catechisti Cresima (Selino Basso)22 Gio San Vincenzo 20.45 Incontro con i lettori delle tre parrocchie (Berbenno)23 Ven 20.30 Incontro giovani, politica e lavoro (Corna Imagna)

24 Sab San Francesco di Sales17.00 Santa Messa a Ceresola

20.45Concerto gospel di apertura della Settimana di San Giovanni Bosco (Berbenno)

25 domiii domenicA tempo ord. feStA di SAn gioVAnni BoSco

10.30 Santa Messa solenne in onore di San Giovanni Bosco15.00 Spettacolo di San Giovanni Bosco in oratorio (Berbenno)

26 L Santi Timoteo e Tito 20.45 Serata con i campioni dello sport (Berbenno)27 M28 M San Tommaso d’Aquino29 G30 V 20.30 Incontro giovani, politica e lavoro (Corna Imagna)

31 S San Giovanni Bosco 20.00Santa Messa di chiusura della Settimana di San Giovanni Bosco (Berbenno)

Calendario Pastorale

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Calendario Pastorale

Calendario febbraio 2015LITURGIA IMPEGNI PARROCCHIALI

1 dom iV domenicA tempo ord.XXXVI Giornata per la vita

16.00 Incontro con le famiglie dei bambini battezzati nel 2014

2 Lun preSentAzione Al tempio

3 Mar San Biagio15.00 Confessioni per i ragazzi delle medie (Berbenno)

20.45 Incontro genitori III media (Berbenno)

4 Mer15.00 Confessioni per i ragazzi delle elementari (Berbenno)

20.30 Incontro del Gruppo liturgico (Berbenno)

5 Gio Sant’Agata 20.30 Consiglio pastorale vicariale (Selino Basso)

6 Ven San Paolo Miki e compagni16.30 Confessioni ragazzi elementari e medie (Selino Alto)

20.30 Incontro Caritas vicariale (Cepino)

7 Sab 17.00 Santa Messa a Ca’ Previtali

8 dom V domenicA tempo ord.

10.00 Santa messa con la celebrazione dei battesimi (Selino Alto)

Giornata con genitori e bambini I elementare a Selino Alto

20.00 Gruppo giovani

9 Lun

10 Mar Santa Scolastica 20.30 Incontro vicariale catechisti prima comunione (Rota Imagna)

11 MerBeata Maria Vergine di Lourdes

Giornata Mondiale del malato

20.30Messa con associazioni, volontari e operatori sanitari (Ponte Giurino)

12 Gio

13 Ven

14 Sab Santi Cirillo e Metodio 17.00 Santa Messa a Ca’ Passero

15 dom Vi domenicA tempo ord. 10.30 Santa messa con la celebrazione dei battesimi (Berbenno)

16 Lun

17 Mar 20.45 Incontro dei catechisti

18 merle SAcre ceneri inizio dellA QuAreSimA

16.30Celebrazione della Parola con imposizione delle Ceneri (Berbenno e Selino Alto)

20.00Santa Messa con imposizione delle ceneri (Blello e Selino Alto)

20.45 Santa Messa con imposizione delle ceneri (Berbenno)

19 Gio 20.45 Consiglio Pastorale vicariale (Selino basso)

20 Ven 20.30 Ritiro spirituale vicariale di inizio Quaresima a Cepino

21 Sab 17.00 Santa Messa a Ceresola

22 dom i domenicA di QuAreSimA

23 Lun San Policarpo

24 Mar 14.30 Ritiro bambini II elementare (Selino Alto)

25 Mer

26 Gio14.30 Ritiro ragazzi IV elementare (Berbenno)

20.45 Incontro con i genitori di III elementare (Berbenno)

27 Ven

28 Sab 17.00 Santa Messa a Ca’ Previtali

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Dal Principio all’Amen Gruppo di lettura continua della Bibbia

I Gruppi di Lettura Continua della Parola in Bergamo

¡n collaborazione con il vicariato della Valle Imagna

iniziano

LUNEDÌ 12 GENNAIO 2015

alle 15.30 all’Oratorio di Pontegiurino

Sono invitati a partecipare tutti coloro che desiderano conoscere meglio

la Bibbia attraverso un cammino di lettura di tutti i libri

da Genesi ad Apocalisse!

www.odos.altervista.org

e-mail: [email protected]

In principio

Dio

creò il cielo

e la terra.

(Gen 1,1)

Colui che attesta

queste cose

dice: «Sì,

vengo

presto!».

Amen.

(Ap 20,22)

Tempo per lo Spirito

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LE P ROPOST E DI ESERCIZ I SP IRI T UAL I IN DIOCESI

A CURA DI PER ISCRIVERSIVICARIATO DI TRESCORE

VICARIATO DI ROTA D’IMAGNA

PARROCCHIA DI MOZZO

VICARIATO DI ALBINO-NEMBRO

VICARIATO DI ALZANO

PARROCCHIA DI GRASSOBBIO

AZIONE CATTOLICA GIOVANI

VICARIATO DI ARDESIO - GROMO

VICARIATO DI SPIRANO-VERDELLO

PARROCCHIE DI BOCCALEONE E

S. ALESSANDRO IN COLONNA

FUCI

don Matteo Marcassoli 035 4253980/[email protected]

don Corrado Signori 3293857993

don Massimo Colombo035 4517390/3387128785

[email protected] Claudio Federici 035 770104/3339730553

[email protected] Tiziano Legrenzi

035 512360/ 340 [email protected]

don Luca Gambirasio035 525198/[email protected]

don Flavio Bruletti 338 [email protected]

www.azionecattolicabg.itdon Fabio Picinali

[email protected] 35000/3287089752

don Gabriele Bonzi035 4819067

[email protected]

don Stefano Ubbiali 3395282279035 310376 [email protected]

don Luca [email protected]

3339152316/035 248221

don James Organisti035 270615/3397495855

[email protected]

DATA DOVEVenerdì 12 - Domenica 14 Dicembre 2014

Venerdì 9 - Domenica 11 Gennaio 2015

Venerdì 23 - Domenica 25 Gennaio 2015

Venerdì 20 - Domenica 22 Febbraio 2015

Venerdì 27 Febbraio -Domenica 1 Marzo 2015

Venerdì 27 Febbraio -Domenica 1 Marzo 2015

Venerdì 6 - Domenica 8 Marzo 2015

Venerdì 13 - Domenica 15 Marzo 2015

Venerdì 13 - Domenica 15 Marzo 2015

Venerdì 20 - Domenica 22 Marzo 2015

Venerdì 29 - Domenica 31 Maggio 2015

Casa dei Padri Dehoniani di ALBINO

centro di spiritualità P. Somaschi - VERCURAGO

Garda Family House -Castelletto di Brenzone (VR)

CASALE

Centro di Spiritualità ‘Geltrude Comensoli’ – RANICA

Casa dei Padri Dehoniani di ALBINO

centro di spiritualità P. Somaschi - VERCURAGO

Casa parrocchiale di BANI

Seminario di BERGAMO

Seminario di BERGAMO

Abbazia Fontanella

ESERCIZIgiovaniX

TUTTE LE DATE SI RIFERISCONO DALLA SERA DEL VENERDÌ AL POMERIGGIO DELLA DOMENICANB è preferibile partecipare agli esercizi del proprio vicariato/zona o della propria parrocchia o della propria associazione. Nel caso fossi impossibilitato/a in quelle date oppure il tuo vicariato/zona non è tra quelli in elenco, contatta pure un’altra delle proposte di esercizi.

PER GIOVANI DAI 19 AI 35 ANNI

CONTEMPLARE la meraviglia del dono della vitaESERCIZI SPIRITUALI PER GIOVANI

UFFICIO TEMPI DELLO SPIRITODIOCESI DI BERGAMO

INFORMAZIONIDON CARLO NAVA

Via Garibaldi 10Bergamo

Tel. 035270657 Cell. 3347370404

[email protected]

Carissima, carissimo

nella tua vita, spesso di corsa, ti consiglio di mettere ogni tanto qualche tempo di preghiera e si-lenzio prolungato perché la tua storia riprenda il gusto della me-raviglia e tu ne possa contemplare la verità profonda. Gli esercizi spi-rituali possono essere ciò che cer-chi. Essi per il credente diventano esperienza di salvezza in Gesù. Si rivivono i misteri stessi della vita del Signore e così lo si incontra. Gesù è capace di dare risposta alle domande del cuore dell’uomo che si scopre da sempre amato da Lui.

Possono quindi essere per te una tappa spirituale particolarmente utile per fare unità e continuare il tuo cammino. Diventano l’in-contro con una Parola che è detta proprio per te e che ti (ri)-lancia nella vita.

All’interno di questo depliant trovi diverse possibilità per vivere que-sta esperienza. Ti invito a sceglier-ne una e a viverla in pienezza.

Ti chiedo il dono di una preghiera per me e per la nostra Chiesa di Bergamo

ESERCIZIgiovaniX

ESERCIZIgiovaniX

Tempo per lo Spirito

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il TEMPO della SPERANZAESERCIZI SPIRITUALI PER ANZIANI E AMMALATI

Ufficio Tempi dello SpiriTo

Ufficio per la paSTorale della SalUTe DIOCESI DI BERGAMO

MODALITÁ di PARTECIPAZIONE

Gli arrivi sono previsti entro le 19.00 di Venerdì 27 Marzo e la partenza nel tardo pomeriggio di Domenica 29 Marzo. Infor-mazioni maggiori verranno date all’atto dell’iscrizione.

Il carattere di itinerario spirituale del-la proposta richiede la presenza a tutta la durata del corso. Si escludono, perciò, do-mande di partecipazione parziale.

Sono necessari una Bibbia, un quaderno e l’occorrente per il pernottamento

Contributo per l’intero weekend (siste-mazione in stanze singole con servizi inter-ni): € 100,00

Per iscriversi telefonate al 338.1939411 dalle 9.00 alle 11.30 dal Lunedì al Venerdì entro Venerdì 20 Marzo 2015.

PER INFORMAZIONI

Direttore Ufficio per la pastorale Della salUte Don Michelangelo Finazzi

Piazza Beata Pierina Morosini 1 – Fiobbio (BG), Tel. 035.770005 – Cell. 348.8548099

[email protected]

Direttore tempi Dello spirito

don Carlo NavaVia Garibaldi 10- Bergamo

Tel. 035.270657 – Cell. 334.7370404 [email protected]

esercizi spir ammalati.indd 2-3 01/12/2014 16.17.48

La nostra Diocesi di Bergamo propone ogni anno giornate di ritiro, esercizi spirituali, momenti di rifles-sione e di preghiera. Sono occasioni preziosissime per prendersi cura di sè stessi e della propria interiorità. Esperienze che permettono di ritrovarsi, di stare in dialogo con Dio, di pregare, di riflettere, di far il punto sulla propria esistenza e ritornare alla vita quotidiana con slancio e generosità.

Segnalo in particolare la proposta degli Esercizi spirituali per i giovani del nostro vicariato, venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 Gennaio. Se qualcuno fosse interessato può prendere contatto con don Luca o chiamare direttamente don Corrado (il numero è indicato nella pagina a fianco).

Tempo per lo Spirito

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NOTIZIE UTILI

Don Luca Gattoni parrocoCasa parrocchiale via Roma, 8 tel. 035 861007 [email protected] [email protected]

Don Donato Baronchelli vicario parrocchialeVia S. Giovanni Bosco, 9 cell. 3336793073

Figlie della CaritàMadri Canossiane tel. 035 861087

Scuola d’Infanzia - Selino Alto tel 342.849.73.28

Sito web dell’oratoriowww.oratorioberbenno.altervista.org

ORARIO SANTE MESSE

Giorni festiviOre 17.00 Ceresola – Ca’ Previtali – Ca’ Passero (a rotazione ogni tre settimane)Ore 18.00 Selino Alto

Ore 7.30 BerbennoOre 9.00 BlelloOre 10.00 Selino AltoOre 10.30 BerbennoOre 18.00 Berbenno

Giorni feriali a BerbennoLunedì, mercoledì e giovedì ore 7.15 Lodi e S. Messa.Martedì e venerdì ore 19.45 Vespri e Santa Messa.

Giorni feriali a Selino AltoLunedì, mercoledì e giovedì alle ore 16.30.Martedì e venerdì ore 8.00

Mercoledì ore 20.00 a Blello (nella casa comunale)

Eventuali cambiamenti di orario o sospensioni per motivi

VEGLIONE Di

CAPODANNOoratorio DI BERBENNO

Insalata di seppie e patate - Salame nostranoSpeck del Tirolo - Pancetta nostrana

Insalata russa - Olive ascolane - Verdure pastellate

Tortelloni al burro e salvia - Risotto con porcini

Scaloppine con noci e patate fritte

Grana e taleggioGelato con frutti di bosco

Brindisi con panettone e pandoro

Bevande incluse

MENU ADULTI: € 30 MENU BAMBINI (fino a 10 anni): € 20

ISCRIZIONI IN ORATORIO ENTRO IL 29 DICEMBRE