antonia lucchese · e cercava urgentemente di trovare un bandolo. ... viene meno e le anime segrete...

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antonia lucchese Libreria TRAME Bologna - 2007

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antonialucchese

Libreria TRAMEBologna - 2007

Antonia Lucchese

Antonia Lucchese è arrivata alla pittura per vie complesse (e probabilmente imprevedibili a lei stessa) a fine anni Novanta. Ci è arrivata non perché provasse una passione particolare per quel linguaggio, ma perché doveva assolutamente sistemare delle questioni ingarbugliate che aveva con quello che sentiva e vedeva e cercava urgentemente di trovare un bandolo. Poteva forse cercare di risolvere il problema con la fotografia, ma in concreto ha trovato la via d’uscita nel linguaggio dell’acquerello imparato all’Accademia di Bologna.Quale problema angustiava Antonia? Una scontentezza generale per quello che faceva e quello che vedeva intorno a sé. Se ne rendeva conto nei momenti morti del lavoro e delle azioni quotidiane, quando si ritrovava con i suoi pensieri nel tram che la portava a scuola, andava per far la spesa o a trovare un amico. In quei frangenti le percezioni perdevano il loro aspetto abituale e sembravano

muoversi, accelerare o rallentare in modo innaturale, con l’effetto di incombere o scappar via. Allora le certezze pratiche non bastavano più e occorrevano nuovi strumenti per governare slittamenti che potevano farsi pericolosi. In quel frangente l’acquerello si è rivelato uno strumento di navigazione fenomenale. Ad esso Antonia ha cominciato ad affidare le sue visioni, stendendo progressivamente la mappa di ingigantimenti e rimpicciolimenti, fughe di prospettive e apparizioni, luci e fantasmi. Questo antico e nobile linguaggio si è rivelato non solo capace di catturare le variazioni interminabili del reale, ma anche di conquistare, alla fine, una calma impagabile. Ben presto la confidenza con questo mezzo espressivo si è fatta grandissima e l’artista si è impadronita con rara velocità di molti dei suoi segreti.Quando nel 1999 mi sono imbattuto per la prima volta con gli acquerelli di Antonia Lucchese la mole del suo lavoro era già ingente. In essa spiccavano delle vedute di Bologna, dove le strade o le

A n t o n i a L u c c h e s e | | B l u

piazze della città si presentavano inaspettatamente come gusci vuoti, avvolti o tagliati di netto da luci di volta in volta appannate e avvolgenti, o radenti e teatrali. Era una città che la fotografia non poteva documentare, uscita dalla memoria e dal vissuto dei brevi istanti in cui il rumore della vita viene meno e le anime segrete dei luoghi escono all’improvviso in superficie. Antonia ha realizzato una serie grandissima di vedute di Bologna, che non vale solo per le sue percezioni soggettive. Quel suo diario personale diventa una mappa aperta per molti attraversamenti possibili e per inedite proiezioni.Scarti analoghi a quelli prodotti negli acquerelli su Bologna sono tornati successivamente anche in altri soggetti. Dal compulsivo diario visivo della pittrice sono uscite ben presto immagini di periferie e luoghi marginali, ponti attraverso i quali passava l’autobus che andava a scuola, strisce d’asfalto di autostrade e strade di periferia, edifici industriali. In quelle immagini tornava a dominare la solitudine.

Infatti è la forma stessa di quei luoghi a mostrare estraneità alle relazioni. Col tempo il rapporto tra l’artista e quei luoghi si è fatto più consapevole, rivelandosi una chiave per attraversare zone di estraneità e desolazione interiore. Come era già accaduto per le vedute di Bologna, anche quegli spazi sono diventati correlativi di interiorità nei quali potevamo rifletterci anche noi. Quelle apparizioni improvvise, dure e taglienti nei loro profili più acuti (“i fili tagliano il cielo”, ha titolato un suo intervento su Lucchese Gregorio Scalise), sono anche avvolgenti nelle loro anse di colore tonico e cangiante. Questa capacità di ergersi e incidere, e insieme accogliere e ascoltare, torna sempre nelle carte segnate dall’artista in una pratica ormai decennale, fissandosi come la sua personale cifra stilistica.Questa mostra presenta un gruppo scelto di ‘periferie’, una variazione da un celebre quadro di Boucher e un gruppo di teste femminili realizzate con segno sintetico di un solo colore, il blu.

Come già è accaduto con le vedute di Bologna e le periferie il processo conoscitivo dell’artista va dall’abbraccio avvolgente a messe a fuoco successive, fino a scavare dalla visione un’immagine di valenza più generale.Quindi anche queste teste femminili tendono a fissarsi in stemmi, emblemi e allegorie. Non a caso la maggior parte di esse proviene da foto degli anni Trenta del Novecento ricavate dalle relazioni, gli incontri e gli scambi di Dora Maar e Picasso e del loro ristretto gruppo di amici. Le foto di quel periodo ci trasmettono immagini in bianco e nero di forte plasticità, dove quel gruppo, disposto a giocarsi amori, scambi intellettuali e azzardi di vita, si carica di un fortissimo pathos. I ricalchi di Antonia Lucchese hanno prodotto matrici ulteriormente aperte e allusive. In questo modo la disposizione autobiografica iniziale della pittrice è scivolata in qualcosa d’altro, un laboratorio di cesellatura di simboli quotidiani, dove la distanza temporale della matrice può rivelarsi utile

a produrre distacco, sintesi e consapevolezza.Di fronte a queste ridefinizioni di immagini la domanda può essere se esista una possibile meta, un obiettivo finale dei processi. Detto in altri termini: la griglia simbolizzante che depura le immagini di Lucchese ha una impronta originaria che la guida sotterraneamente? A me pare che i profili taglienti come lame di rasoio che profilano le profondità dei cieli di molte sue composizioni ne facciano intravederne un tratto possibile. Ma ulteriori elementi verranno dal laboratorio dell’artista che trasforma le visioni e le apparizioni in cifre ed emblemi, in mappe del nostro riconoscerci nel tempo, in solitudine.

Dario Trento

Ritratto2006

acquerello su carta30 x 30 cm.

paradiso, 2007

Ritratto2006

acquerello su carta23 x 30,5 cm.

Ritratto2006

acquerello su carta23 x 30,5 cm.

Après Boucher, 2007, acquerello su carta, 76 x 57 cm.

Paesaggio2006

acquerello su carta76 x 57 cm.

Paesaggio2006

acquerello su carta23 x 30,5 cm.

Paesaggio2006

acquerello su carta23 x 30,5 cm.

Paesaggio2006

acquerello su carta23 x 30,5 cm.

Mostre personali

1999, Acquerelli, Cabaret Voltaire, curata e presentata da Dario Trento, Bologna2001, Acquerelli, saletta culturale San Francesco, Modena2002, Periferie, Biblioteca Lame, Bologna2003, Vintage, Sesto Senso, Bologna2004, Donne, Libreria Modo Infoshop, Bologna2005, Acquerelli, Galleria Paradisino, Modena2007, Blu, Libreria Trame, curata e presentata da Dario Trento, Bologna

Antonia Lucchese è nata a Padova e ha trascorso infanzia e adolescenza a Venezia. Laureata a Bologna vi risiede e lavora e a Bologna ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, dove ha studiato l’acquerello.Nel 2001 ha realizzato in un’abitazione privata di Venezia una decorazione liberamente ispirata al Trionfo di Venezia di Paolo Veronese. Vive e lavora a Bologna, in Via Brizio n°2.

Mostre collettive

2000, Telethon, Banca Nazionale del Lavoro, Bologna2004, 20 x 20, Galleria De Marchi, Bologna2004, Forme e colori, Baraccano, Aula Museale, Bologna2004, Al caro Giorgio Gaber, Libreria Bocca, Milano; Galleria Bianca, Milano; Galleria Scoglio di Quarto, Milano

Bibliografia

M. Fuoco, Tra le figure di Panighi e Lucchese, “La Gazzetta di Modena”, 1° Aprile 2001.Al Paradisino tra i paesaggi e le ballerine, “La Gazzetta di Modena”, 22 Settembre 2005.S. Pasquini, Vintage, acquerelli di Antonia Lucchese, Sesto Senso, Bologna 2003.Donne, acquerelli di Antonia Lucchese, Libreria Modo Infoshop, Bologna 2004.La ricerca del tempo perduto – Antonia Lucchese e la ricerca di libertà, Catalogo della mostra, Galleria Paradisino, Modena 2005.Happy Days, “NewYorkArts”, Maggio 2003.G. Scalise, I fili tagliano il cielo, Catalogo della mostra, Galleria Paradisino, Modena 2005.Forme e colori al Baraccano. Collettiva per undici artisti, “Il Domani di Bologna”, 6 Febbraio 2004.

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